Milano la città - Carta di Milano

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Milano la città - Carta di Milano
Le idee di Expo verso la Carta di Milano,
Report tavolo tematico 32
Milano la città che ospita Expo
Contributo n° 59
LE IDEE DI EXPO 2015 – VERSO LA CARTA DI MILANO
Milano, 7 febbraio 2015
TAVOLO N° 32
Tavolo di Lavoro:__ Milano, la città che ospita Expo ________
Coordinatore:
Ada De Cesaris, Vice Sindaco della Città di Milano
Rapporteur: Nunzia Borrelli (Fondazione Feltrinelli-Università di Milano Bicocca )
Partecipanti al Tavolo:
1. Prof. Andrea Sironi- Rettore Università Bocconi
2. Prof. Arch. Lionella Scazzosi - "Professore associato di Restauro Architettonico Politecnico di Milano,
Dip. ABC,"
3. P.ssa Ilaria Valente - "Preside della Scuola di Architettura e Società Politecnico di Milano"
4. Prof. Matteo Bolocan - Professore di Geografia Economico-Politica del Dipartimento di Architettura e
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Studi Urbani Politecnico di Milano e Presidente Centro Studi per la Programmazione Intercomunale
dell'Area Metropolitana
Prof. Sergio Urbani - "Segretario Generale Fondazione Cariplo CDP Investimenti SGR S.p.A. "
Arch. Cino Zucchi CZA Cino Zucchi
Dott. Fabio Benasso Consigliere Incaricato per Expo Assolombarda
Ing. Claudio De Albertis Presidente Assimpredilance
Prof. Stefano Pareglio Professore associato Ambiente e Energia Università Cattolica Sacro Cuore
Dario Olivero, Confederazione Italiana Agricoltori di Milano
Dott. Piero Bassetti Presidente di Globus et locus
SESSIONE MATTUTINA
Verbale narrativo della discussione del mattino (massimo 2.000 caratteri, spazi inclusi)
Obiettivo della mattinata è stato raccogliere osservazioni da parte di tutti gli ospiti al tavolo in merito al tema
“Milano, la città che ospita l’EXPO. Il lietmotif di tutta la discussione è stato che la città di Milano, e più in
generale tutte le grandi città, devono essere competitive e puntare sulla qualità. Il prepararsi alla
competizione può avvenire in maniera molto diversificata e facendo leva su capacità e potenzialità varie. Ad
esempio, partendo dal significato etimologico del termine Milano che sta per Midland, terra di mezzo, è
stato evidenziato che Milano è potenzialmente capace di riconcorrere l’ibridazione culturale, di mediare tra
locale e globale in un ottica glocal (Dr.Bassetti). Il tema del rapporto locale/globale è stato anche declinato
nelle problematiche relative alla costruzione di reti urbani. È stato, infatti, sottolineato che lo spazio urbano
nella contemporaneità è sofferente alla maglia amministrativa e di conseguenza è necessario riconfigurare
l’intercomunalità soprattutto rielaborando il concetto di reti urbane. In tal senso, si è parlato del networking
non solo come immagine descrittiva, ma operativa e progettuale che lavora sul fare agenda e mira alla coprogettazione combinando attori e risorse locali (prof. Bolocan). La competitività urbana è stata poi
associata all’attrattività. Si diventa attrattivi quando si hanno delle risorse, delle capacità, dei servizi da
offrire. Milano è una grande città universitario (il 13/14 % della popolazione è composta da studenti) ed è
anche un polo della ricerca (Milano è la città che ha ospitato più Grant dello European Research Council).
In questo contesto estremamente positivo per Milano, le Università si trovano ad affrontare delle sfide, sfide
legate alla mobilità. Molti studenti stranieri sono ammessi nelle nostre università, ma decidono di andare a
studiare altrove. La città di Milano deve diventare più attrattiva mettendo a sistema le potenzialità legate alle
risorse universitarie con il fare accoglienza (Prof. Sironi). Altra strategia per soddisfare l’esigenza di
competitività riguarda l’agevolare il fare impresa: creando un contesto che facilita l’innovazione. Il che
implica creare degli ambienti propensi alla collaborazione, utilizzando le potenzialità delle nuove tecnologie,
sull’esempio di alcuni casi di successo come Amsterdam (Dr. Fabio Benasso).
Per essere competitivi bisogna però anche essere capaci di produrre qualità. La qualità va intesa sia come
qualità della vita sia come qualità urbana.
In merito alla qualità urbana è stato sottolineato che la stessa va progettata a diversi livelli, prestando
maggiore attenzione agli spazi interclusi e lavorando non solo per un loro riuso, ma anche per una loro
riconnessione con altre parti di città e per rendere questi spazi occasioni di connessioni (Prof. Valente).
Riconfigurando l’edificato in un ottica sostenibile (Cino Zucchi). Ripensando il rapporto urbano rurale non
più in termini di opposizione, ma di integrazione (prof. Scazzosi). Investendo in qualità abitativa sia
considerando le esigenze dell’abitare quindi tenendo presente che abitare è creare “ambienti di vita” e, di
conseguenza è fondamentale lavorare con le comunità attraverso pratiche di partecipazione (Dr. Urbani);
sia concentrando l’attenzione sulle modalità dell’abitare e quindi lavorando su questioni spinose come la
sostituzione edilizia, la fiscalità immobiliare la riduzione degli sprechi. (Dr. Albertis).
Il tema della qualità della vita implica, invece, tra altro, la maturazione di nuove capacità, prima tra tutte
quella di abilitare le risorse che sono all’interno di un territorio. Costruendo delle politiche che, anche in
presenza di risorse scarse mettano tutti in condizione di accedere alle opportunità dei territori (prof. Stefano
Pareglio). Ma anche la capacità delle istituzioni di tendere al riequilibrio tenendo ben presente che talune
scelte a vantaggio del mercato, possono invece essere distanti e disattente ai bisogni locali (Olivero).
Elenco delle parole chiave/concetti raccolti e loro descrizione sintetica:
1. Attrattività. La competitività urbana può essere rincorsa lavorando sull’attrattività. Si diventa attrattivi
quando si hanno delle risorse, delle capacità, dei servizi da offrire. Milano è una grande città
universitaria ed è un polo della ricerca, deve diventare più consapevole di questo potenziale e per
diventare attrattiva deve investire di più in accoglienza e formazione (prof. Sironi).
2. Metropoli rurale, identità. Bisogna ripensare cosa sia la città. La città non è più solo il luogo
costruito, ipotizzando che altrove vi è il rurale, il territorio agricolo. Piuttosto, la città è
complementarietà, integrazione fisica tra territorio agricolo e edificazione compatta. Bisogna
pensare l’edificato e il territorio agricolo come unità anche se è sfrangiato. In tal senso, dunque, si
tratta di ridefinire le identità della metropoli contemporanea arricchendole della dimensione rurale
(prof. Scazzosi).
3. Spazi di relazione. La città contemporanea e quindi anche la città di Milano deve soffermarsi sugli
spazi interclusi, su gli spazi tra le cose, tra ciò che è edificato. Questi spazi sono in potenza spazi di
relazioni nel senso che possono riconnettere parti di città. Il concetto di spazio di relazione è un
invito a pensare alla riconfigurazione degli spazi comuni. Spazi comuni che non sempre sono
pubblici, ma spesso sono privati, in questo senso introdurre il concetto di spazio di relazione implica
anche un ripensamento del concetto di spazio pubblico (Prof. Valente).
4. Reti di città, fare agenda. Il concetto di reti urbane combinate a quello di fare agenda mira a
superare una visione del network come immagine descrittiva, per passare a quella del networking
come immagine operativa e progettuale. Da questo punto di vista si sottolinea la necessità di “fare
agenda”. Sfuggendo alle retoriche dominanti della vision si propone di aggiungere una determinate
operativa. Una nozione di strategico che rimanda alla capacità di co-progettare, ossia di combinare
risorse e attori (prof. Bolocan).
5. Abitare sostenibile, comunità. Abitare non significa solo costruire case e far convergere interessi
economici, ma è soprattutto fare comunità. Quando si parla di abitare non si parla solo di oggetti
fisici, ma soprattutto di persone che entrano in relazione in una città che è sempre più mista, ossia
caratterizzata dalla presenza di diverse etnie (Dr. Urbani).
6. Densità e sostenibilità. Dire densità non significa necessariamente assenza di sostenibilità. È stato
dimostrato che anche la casa più green in un area suburbana è comunque poco sostenibile in
termini energetici. Densità non significa nemmeno densifichiamo tutto. Ma significa fare città
valorizzando la qualità delle interazioni sociali, controllando i rischi della gated-community,
realizzando la città di tutti, la città dello scambio con tutte le qualità ambientali (Prof. Cino Zucchi)
7. Collaborazione e innovazione. Le città diventano attrattive per le imprese allorquando si presentano
come un contesto che facilita l’innovazione. L’innovazione è oggi facilitata dalla collaborazione. Una
collaborazione che non deve essere casuale, ma strutturale (vedi caso Amsterdam) e che favorisce
la convergenza verso temi comuni (Dr. Benasso).
8. Coniugare smart e slow city. Introdurre nuove tecnologie è fondamentale ma non sufficiente a fare
sviluppo. È necessario lavorare anche su aspetti legati alla vivibilità, alla qualità della vita,
all’inclusione sociale. Bisogna pensare a delle città che siano in grado allo stesso tempo di
generare risorse, ma anche di migliorare la qualità della vita. È fondamentale ridurre gli sprechi e
mettere in circolo risorse naturali (dr. De Alberti)
9. Abilità, equità. Capacità di una città di abilitare le risorse che ha al suo interno. Costruendo delle
politiche degli accompagnamenti che anche in assenza di risorse mettano tutti in condizione di
accedere alle opportunità dei territori (prof. Pareglio).
10. Riequilibrio. Riequilibrio nel senso di riequilibrio delle scelte, non avvantaggiare solo il mercato ma
anche altri soggetti (Dario Olivero).
11. Glocalismo, città di mezzo. Milano deve far leva sulla sua capacità di stare nel mezzo di creare
ponti. Tra locale e globale, ma anche tra culture. In questo senso anche l’ibridismo culturale diventa
una parola chiave.
Descrizione delle case history segnalate:
1. Prof. Sirone: Milano Città Universitaria e della Ricerca. Milano è una grande città universitario il
13/14 % della popolazione di Milano è composta da studenti. Ed è anche un polo della ricerca e
questo lo si nota considerando i risultati che Milano ha sui grant dello European Research Council.
Milano è la città che ha ospitato il maggior numero di questi Grant. in questo contesto
estremamente positivo per Milano, le Università si trovano ad affrontare delle sfide, sfide legate alla
mobilità. Molti studenti stranieri sono ammessi nelle nostre università ma decidono di andare a
studiare altrove e al contempo molti ricercatori decidono di non rimanere in Italia e di accettare delle
proposte più allettanti in università straniere. Queste frizioni devono essere l’occasione per riflettere
sul potenziale della città di Milano. Il Progetto Camera di Commercio - Comune – Università lavora
in quest’ottica e mira a semplificare i servizi legati a permesso di soggiorno, adempimenti fiscali,
accesso ai servizi sanitari e accesso a offerta culturale città.
2. Prof. Valente “Ricerca progettuale sul margine ovest di Milano”. Si tratta di un’area oggetto del
progetto Riformare Milano che mira ad sviluppare pratiche di riuso di spazi in abbandono e/o
sottoutilizzati.
3. Dr. Urbani, Il progetto «Cenni di Cambiamento» nasce nel 2006 da una riflessione e una
domanda: è possibile attivare un processo edilizio finalizzato alla produzione di qualità sociale e di
un reale #abitaresostenibile? Si è trattato di un percorso innovativo sotto diversi profili: processi di
partnership pubblico-privata (PPP); strumenti finanziari (finanza paziente e a costi calmierati);
governo del territorio (urbanistica); design della comunità e dei suoi servizi; design architettonico;
modalità di appalto e tecniche realizzative; gestione – dal property al community management
4. Prof. Scazzosi, Milano Agricola. E’ in corso a Milano un processo di valorizzazione del territorio
agricolo (e dei suoi manufatti), di recupero/nuova costruzione del paesaggio agrario da parte di
cittadini e di agricoltori, come fonte di identità, oltre che come risorsa materiale. Ciò a cui si sta
mirando è l’attivarsi per una co-costruzione del paesaggio agrario, mediante forme di
collaborazione tra attori (cittadini, agricoltori + tecnici e amministrazioni) volte al consolidamento,
valorizzazione, ri-attribuzione di ruolo e funzioni, progetto e gestione congiunta (Ticinello, Risaie,
Muggiano, ecc.).
5. Prof. Bolocan, Città metropolitana. La città metropolitana di Milano è un laboratorio per
sperimentare una nuova dialettica tra i comuni e tra centro e periferia. Introducendo nuove forme di
comunicazione, nuove codici di comunicazione che superino gli schemi tradizionali e mirino alla
collaborazione ed alla co-progettazione.
6. Prof. Zucchi, Milano Portello: un recinto industriale aperto alla città. Venezia Junghans:
permanenza e cambiamento in un tessuto urbano delicato
7. Dr. Benasso, Amsterdam città metropolitana. Amsterdam è un noto caso di successo di smart
city. Si tratta di una città il cui successo è legato però non solo all’aver intrapreso un percorso
diverso la sostenibilità e la riduzione di CO2, ma anche se non soprattutto all’aver sperimentato
forme di collaborazione tra pubblico e privato il cosiddetto PPP (public-private partnership )
8. Prof. De Albertis, Pruitt-Igoe Mostra green life. È stato un grande progetto urbanistico sviluppato
tra il 1954 e il 1955 nella città statunitense di Saint Louis, Missouri. Poco dopo la costruzione, le
condizioni di vita del complesso Pruitt-Igoe cominciarono lentamente a decadere, e già nel 1960 la
zona versava in condizioni di estrema povertà. Nel 1972, il primo dei 33 giganteschi edifici fu
demolito dal governo federale. Gli altri 32 rimanenti vennero demoliti nei seguenti due anni. Le
dimensioni del fallimento di Pruitt-Igoe, che è diventato un punto di riferimento iconico, hanno
provocato un intenso dibattito sulla politica di edilizia residenziale pubblica
SESSIONE POMERIDIANA
Verbale narrativo della discussione del pomeriggio (tenersi intorno a massimo 2.000 caratteri, spazi
inclusi)
Il pomeriggio è stato organizzato in maniera tale da ragionare su quali fossero le questioni chiave
(successivamente declinate in impegni e partecipazione) su cui invitare a ragionare le diverse categorie di
soggetti a cui la carta di Milano è rivolta e tenendo conto del tema del tavolo. In questa ottica è stato messo
in evidenza che è fondamentale che i cittadini assumano atteggiamenti realmente collaborazionisti, il che
significa sostanzialmente rompere il dispositivo classico funzionalista secondo il quale la società chiede e le
istituzioni rispondono. Ciò significa mettersi nell’ottica di ripensare con le istituzioni cosa sia il pubblico,
aprendosi a forme sperimentali di gestione dei beni comuni sia materiali, sia immateriali. Introducendo
anche piattaforme che favoriscano le connessione e la circolazione di informazione. Le istituzioni sono
invece chiamate a trovare nuove motivazione al fine di definire nuovi codici di comunicazione. Le istituzioni
infatti devono imparare a collaborare nel senso proprio del termine di lavorare insieme ad altre istituzioni ed
ad altri stakeholders del territorio. Condividendo con questi ultimi la definizione degli obiettivi, ma anche la
responsabilità delle azioni ed allo stesso tempo assicurando la valutazione delle azioni e dei progetti
implementati. Allo stesso tempo devono eludere i problemi legati alla lentezza dei processi Altro aspetto
decisivo riguarda il farsi carico dell’attrattività dei territori valorizzando gli assets e creando le condizioni del
fare impresa.
Alle imprese, invece, è rivolto l’invito ad avere il senso della storia ed a essere responsabili nei confronti dei
territori nei quali operano, investendo in essi e scegliendo di stare in città (es. Lavazza Torino). Allo stesso
tempo è chiesto anche di consolidare il fare rete, facendo propria una mentalità collaborazionista ed attenta
ai bisogni sociali, soprattutto sul tema lavoro.
Infine, alle associazioni è chiesto di prendere coscienza del cambiamento, sforzandosi di riprofilarsi,
ridefinire il loro ruolo. Il che significa non perdere le componenti valoriali, ma ridefinirle e valorizzale anche
acquisendo delle competenze organizzative e manageriali. Alle associazioni così come a tutti gli altri
soggetti è quindi chiesto di predisporsi alla collaborazione, superando le prospettive proprie della
concertazione e mettendosi nell’ottica di un passaggio alla deliberazione.
Elenco degli impegni-raccomandazioni emersi nella discussione (laddove possibile divisi per i
cluster di riferimento della Carta – 1.cittadini, 2. associazioni, 3.imprese, 4.istituzioni)
Impegni-raccomandazioni per i Cittadini: essere costruttivi nel senso di esserci, partecipare ma anche
rispettare le scelte prese. Essere accoglienti ed aperti ai cambiamenti, alle trasformazioni. Comprendere la
diversità del vissuto agricolo. Aprirsi a forme sperimentali di gestione dei beni comuni sia materiali, sia
immateriali. Curare e riappropriarsi degli spazi. Fare propria la cultura della manutenzione: manutenzione e
cura dei manufatti e delle relazioni sociali.
Impegni-raccomandazioni per le Istituzioni: garantire autonomia, avere fiducia nelle nuove iniziative,
favorire la raccolta e la circolazione delle informazioni, fare sintesi, capacità decisionale associata alla
capacità di controllare, monitorare e revisionare l’implementazione delle decisioni. Promuovere nuove
progettualità, innovare, favorire integrazione ed autonomia, saper comprendere la novità definendo nuovi
parametri, produrre alleanze in forma nuova ed in termini di corresponsabilizzazione. Farsi carico della
Milano Città della Nutrizione /città del cibo
Impegni-raccomandazioni per l’impresa: responsabilità sia restituendo ai territori quanto da questi si
prende sia avendo rispetto delle specificità dei luoghi. Innovare è necessario ma l’innovazione non deve
essere top-down, ma
bottom-up. Creare delle collaborazioni di filiera soprattutto con le Università. Scegliere di stare in città.
Scegliere la qualità e la professionalità. Avere consapevolezza dei cambiamenti da affrontare se si vuole
fare carico delle novità introdotte dal cibo e dalla nutrizione.
Impegni-raccomandazioni per le associazioni: meno autoreferenziali, dialogare con altri stakeholders,
riprofilarsi, avere il coraggio di ridefinire il loro ruolo, collaborare, suggerire dei possibili usi di spazi
abbandonati o non utilizzati. Rafforzarsi nella managerialità, acquisire capacità di mediare e collaborare alla
definizione di una politica nutrizionale. Mettersi nell’ottica di nascere per obiettivi e progetti specifici,
superare il modello della concertazione passando alla deliberazione.
Indicazione di eventi, iniziative, progetti, documenti segnalati durante i lavori del tavolo
Ricerca COST – Politecnico Milano evento Settembre 2015 (prof. Scazzosi)
SINTESI COMPLESSIVA dei lavori della giornata - max.2000 caratteri spazi inclusi
Obiettivo della giornata è stato quello di mettere insieme le diverse forze presenti nel territorio, imprenditori,
professori, esponenti del mondo politico e rappresentati di categoria, al fine di intercettare le questioni
chiave sulle quali la città di Milano (anche in occasione del grande evento EXPO,) ma più in generale le
città contemporanee devono concentrare la loro attenzione. È emerso che la competitività e la qualità nelle
differenti declinazioni di cui si è detto precedentemente hanno un ruolo essenziale nella definizione delle
progettualità urbane. Accanto a questi elementi si è evidenziato che nella contemporaneità ad avere un
ruolo essenziale è anche la collaborazione tra i diversi attori del territori, una collaborazione che deve allo
stesso tempo permettere di superare le barriere, favorire la fidelizzazione dei soggetti coinvolti e contribuire
alla maturazione della cultura progettuale.
L’implementazione di un modello di questo tipo, come ha sovente evidenziato la coordinatrice del tavolo,
necessita di un cambiamento del sistema di regole della governance, rendendo quest’ultima maggiormente
orientata all’obiettivo, meno ingessata e rallentata dalle regole e innovativa dal punto di vista dei
meccanismi fiscali.
Un altro aspetto da non trascurare è quello relativo alla sfida dell’equità. I territori urbani ed i loro sistemi di
governo devono diventare capaci di mobilitare le risorse che sono al loro interno, in maniera tale da
assicurare le stesse opportunità anche in caso di risorse scarse. L’equità è una sfida per tutti, soprattutto
per istituzioni, imprese e associazioni che devono assumersi la responsabilità di perseguirla.
Infine, fondamentale è la capacità dei territori di destreggiarsi tra passato, presente e futuro; e tra locale e
globale. Le città devono avere memoria, nel senso che devono essere coscienti di ciò che sono state, di ciò
che sono e di quello che possono diventare lavorando sui loro assets. Ed allo stesso tempo, devono porsi in
un ottica glocale, ossia devono agire come fossero un “Giano Bifronte” da una parte battersi ed essere in
grado al livello globale di competere, dall’altra parte non perdere di vista quelli che sono i bisogni locali e di
conseguenza salvaguardare la coesione sociale e territoriale.