la morte di bearzot - Settore Tecnico

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la morte di bearzot - Settore Tecnico
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB ROMA
N° 6/2010
LA MORTE DI BEARZOT
IL NUOVO DIRETTIVO
DEL SETTORE TECNICO
CONSIGLIO DIRETTIVO
PRESIDENTE
VICE PRESIDENTI
Roberto Baggio
Osvaldo Carbonari (L.N.D.)
Enrico Demarchi (Lega Pro)
Giuseppe Marotta (L.N.P. Serie A)
COMPONENTI
Diego Bonavina (A.I.C.)
Giovanni Gardini (L.N.P. Serie B)
Vittorio Petrone (F.I.G.C.)
Giuliano Ragonesi (A.I.A.C.)
Gianni Rivera (S.G.S.)
Enrico Castellacci (L.A.M.I.C.A.)
Mario Marella (A.I.P.A.C.)
Cesare Prandelli (Commissario Tecnico Squadra Nazionale)
Carlo Regalia (A.DI.SE.)
Alfredo Trentalange (A.I.A.)
COMITATO ESECUTIVO
COMPONENTI
Roberto Baggio (Presidente)
Enrico Demarchi (Vicepresidente)
Diego Bonavina
Giuliano Ragonesi
Osvaldo Carbonari (Vicepresidente)
Giuseppe Marotta (Vicepresidente)
Vittorio Petrone
SEGRETARIO E DIRETTORE DEL CENTRO TECNICO FEDERALE
Paolo Piani
In prima fila, da sinistra: Antonello Valentini, direttore generale Figc; Enrico Demarchi; Roberto Baggio; il presidente federale Giancarlo Abete; Giuseppe Marotta.
In seconda fila: Barbara Moschini, capo ufficio stampa Figc; Vittorio Petrone; Osvaldo Carbonari; Giuliano Ragonesi; Alfredo Trentalange; Mario Marella; Giovanni Gardini.
In terza fila: Paolo Piani, segretario del Settore Tecnico e direttore del Centro federale di Coverciano; Renzo Ulivieri, direttore della Scuola allenatori; Carlo Regalia; Diego Bonavina; Cesare Prandelli.
SOMMARIO
IL RICORDO
CIAO ENZO
di Azeglio Vicini
4
PRIMO PIANO
BAGGIO, “WORLD PEACE AWARD 2010”
PER L’IMPEGNO UMANITARIO
a cura della Redazione
6
CESARE PRANDELLI E LA NAZIONALE
“LAVOREREMO PER TORNARE IN ALTO”
di Franco Morabito
7
NAZIONALI
CIRO FERRARA, NUOVO CT DELL’UNDER 21
a cura della Redazione
9
STORIA DEL CALCIO
DAGLI ANNI VENTI AGLI ANNI CINQUANTA
UN’EPOCA D’ORO DEL PALLONE
di Fabrizio Bertini
10
ALLENATORI VINCENTI
LUCIANO SPALLETTI, DOPPIO TRIONFO IN RUSSIA
a cura della Redazione
14
SEZIONE MEDICA
SPORT E SISTEMA IMMUNITARIO
di Jacopo Vecchiet, Katia Falasca
introduzione di Maria Grazia Rubenni
15
PRODOTTO CALCIO E RESPONSABILITÀ
DEGLI ALLENATORI
di Marco Viani
18
NEUROFISIOLOGIA
LA MACCHINA MOTORIA UMANA
di Mauro Testa
20
SCIENZE VISIVE
VEDERE MEGLIO PER VINCERE DI PIÙ
di Massimo Trevisol
28
CALCIO GIOVANILE
L’IMPORTANZA DELLE SCUOLE CALCIO
di Azeglio Vicini
32
PREPARAZIONE ATLETICA
ESERCITAZIONI TATTICHE IN REGIME
DI RESISTENZA: LE PARTITE A TEMA
di Claudio Albertini
33
di Isabella Croce
40
IL PERSONAGGIO
MARCHIO ED IMMAGINE
ALLENATORI ALLO SPECCHIO, GIUSEPPE SANNINO: “I MIEI GIOCATORI?
VORREI FARLI GIOCARE SEMPRE TUTTI”
L’INTERVISTA
UEFA NEWS
IMPARARE A LEGGERE IL GIOCO
di Marco Viani
44
PREMIO DI LAUREA
ARTEMIO FRANCHI
STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE
DELL’AZIENDA CALCIO
a cura della Redazione
46
DIRETTORI SPORTIVI
69 NUOVI ISCRITTI NELL’ELENCO SPECIALE
a cura della Redazione
48
LUTTO
LA MORTE DI AZELIO RACHINI
a cura della Redazione
50
Impaginazione,
disegni e stampa
Direttore
Roberto Baggio
Tutto il materiale inviato
non verrà restituito.
La riproduzione di articoli o
di immagini è autorizzata a
condizione che ne venga
citata la fonte.
Direttore Responsabile
Franco Morabito
Hanno collaborato a questo numero
Felice Accame, Antonio Acconcia, Claudio Albertini, Fabrizio Bertini,
Isabella Croce, Katia Falasca, Roberto Guidotti, Gianfranco Laperuta,
Paolo Piani, Maria Grazia Rubenni, Carlo Salvadori, Vanni Sartini, Mauro
Testa, Massimo Trevisol, Jacopo Vecchiet, Marco Viani, Azeglio Vicini
Tipografia Facciotti S.r.l.
Vicolo Pian Due Torri, 74
00146 Roma
Fotografie
Archivio Settore Tecnico FIGC
AS foto
Foto SABE
GMT
Maurizio Pittiglio
Sabattini
Ufficio Stampa FIGC
Poste Italiane s.p.a.
Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 2, DCB ROMA
Registrazione del Tribunale di Firenze
del 20 maggio 1968 n. 1911
Il n. 6/2010 del Notiziario è stato
chiuso in tipografia il 21 dicembre 2010
3
IL RICORDO
CIAO ENZO
di Azeglio Vicini*
L
a scomparsa di Enzo Bearzot mi addolora molto, ero un suo carissimo amico oltre che un suo grande estimatore. Di lui ho sempre
ammirato la profonda cultura, il modo di vivere, i suoi alti valori umani
e morali, l’attaccamento alla bandiera e la capacità di gestire il gruppo
dei giocatori con la fermezza di un capo e la bontà di un padre.
Iniziammo a conoscerci quando eravamo entrambi giocatori e ci eravamo affrontati più di una volta da avversari.
Poi, sul finire degli anni Sessanta entrammo in Federazione, chiamati
dall’allora presidente Artemio Franchi che assegnò a lui la guida della
nazionale under 23 ed a me gli under 21 e gli juniores.
Allora i tecnici delle squadre nazionali giovanili collaboravano strettamente col commissario tecnico della Nazionale maggiore e così sia io
Enzo Bearzot col Presidente della Repubblica Sandro Pertini subito dopo la vittoria del
Mondiale 1982
che Bearzot fummo a lungo assistenti di Ferruccio Valcareggi col quale
condividemmo molte avventure in azzurro fra cui quella dei Mondiali
messicani del ’70.
Quando il ciclo di Valcareggi si concluse lavorammo per un po’ di
tempo a fianco di Fulvio Bernardini fino a quando, nel 1975, Enzo fu
chiamato sulla panchina della Nazionale A e io, da commissario tecnico
della under 21, continuai ad essere il suo più stretto collaboratore.
Con lui ho vissuto esperienze bellissime e momenti indimenticabili sanciti dalla partecipazione a tre Mondiali.
È inutile che mi soffermi qua a ripercorrere le tappe più significative
della sua carriera culminata col trionfo mondiale in Spagna 1982, le
conosciamo tutti perché Enzo ha scritto pagine fra le più belle nella storia del calcio italiano, che resteranno per sempre indelebili nella memo-
Enzo Bearzot con Azeglio Vicini
ria di tutti. Veniva descritto come una persona riservata che parlava
pochissimo; non è vero, gli piaceva la compagnia, era allegro e con gli
amici era molto espansivo. Ciao Enzo, ci mancherai moltissimo.
4
*Dirigente benemerito FIGC, ex Commissario tecnico azzurro
ed ex Presidente del Settore Tecnico
Enzo Bearzot si è spento a Milano la mattina del 21 dicembre 2010,
poca) ma ben presto venne promosso ad assistente di Valcareggi nella
aveva compiuto da poco 83 anni. Guidò la Nazionale azzurra dal 1975
Nazionale maggiore e quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini. Nel
al 1986 vincendo il titolo mondiale nell’82 a Madrid. Dal 2002 al 2005
1975 venne nominato commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio
è stato anche Presidente del Settore Tecnico FIGC.
Bernardini fino al 1977). I primi importanti frutti del suo lavoro iniziarono a
vedersi ai mondiali del 1978, conclusi al quarto posto come l'Europeo casa-
Friulano d'origine, era nato ad Aiello del Friuli il 27 settembre 1927, giocò da
lingo del 1980.
mediano anche nell'Inter, prima di allenare con Rocco, Fabbri e Bernardini.
Il miracolo avviene in Spagna nel 1982: nonostante una critica feroce da
Alla guida della Nazionale conquistò il quarto posto ad Argentina '78 e vinse
parte dei giornalisti (che lo portò a introdurre la novità del silenzio stampa)
il Mondiale quattro anni dopo. Prima di diventare ct azzurro era stato gioca-
riuscì a portare la Nazionale sul tetto del mondo grazie alla compattezza del
tore vestendo le maglie di Pro Gorizia, Inter, Catania e Torino disputando
gruppo ed alla qualità tecnica di giocatori come Cabrini, Zoff, Conti,
complessivamente 251 partite nella massima serie.
Collovati, Scirea, Gentile, Bergomi, Oriali, Tardelli, Graziani, Rossi, Altobelli,
Al termine della sua carriera da giocatore, nel 1964, iniziò l'apprendistato
Antognoni. Dopo il Mondiale vinto, non riuscì a qualificarsi all'Europeo suc-
tecnico sulla panchina del Torino prima come preparatore dei portieri e poi
cessivo dimettendosi dopo il deludente Mondiale 1986. Il “Vecio”, sopran-
da assistente di Nereo Rocco, poi di Fabbri e, successivamente, nella stagione
nome con il quale era ormai famoso, non si riconosceva più in quel calcio in
1968-1969, divenne allenatore del Prato, in serie C. Entrò ben presto nei
cui il denaro stava diventando l'elemento più importante. Detiene il record
quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili (under 23 all'e-
di panchine azzurre: 104, davanti alle 97 di Vittorio Pozzo.
Enzo Bearzot con la Coppa di campioni del mondo 1982
Enzo Bearzot
5
PRIMO PIANO
BAGGIO, “WORLD PEACE AWARD 2010”
PER L’IMPEGNO UMANITARIO
a cura della Redazione
D
a “Pallone d’Oro” a “Uomo della Pace”: Roberto Baggio, ex giocatore e oggi presidente del Settore tecnico della Figc, ha ricevuto il
“World Peace Award 2010”, il prestigioso riconoscimento che annualmente viene assegnato da tutti i Premi Nobel per la pace alla personalità
che maggiormente si è impegnata nei confronti dei più bisognosi. Baggio
è stato scelto “per i suoi contributi alle organizzazioni di beneficenza in
tutto il mondo oltre ai finanziamenti agli ospedali, per il terremoto di
Haiti e per il suo impegno per la libertà di Aung San Suu Kyi”.
In passato il riconoscimento era stato assegnato a Annie Lennox, Bono,
George Clooney, Don Cheadle, Peter Gabriel, Bob Geldof, Cat Stevens,
e a Roberto Benigni.
Alla cerimonia di consegna del premio, avvenuta ad Hiroshima nello scorso mese di novembre per mano di Frederik Willem De Clerk, erano presenti, fra i tanti, il Dalai Lama, Mairead Corrigan Maguire, Mohamed El
Baradei, Jody Williams Shirin Ebadi.
“Non mi aspettavo un affetto così, essere qui con queste personalità che
hanno speso la loro vita per cause tanto nobili è qualcosa che mi tocca e
inorgoglisce”, ha detto Baggio a conclusione di un lungo discorso sul suo
impegno rivolto ai più deboli di tutto il mondo.
6
IL PERSONAGGIO
CESARE PRANDELLI E LA NAZIONALE
“LAVOREREMO PER TORNARE IN ALTO”
di Franco Morabito*
D
a calciatore ha vinto tutto: con la maglia della Juventus 3 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle
Coppe e 1 Supercoppa europea. Da allenatore ha centrato traguardi altrettanto importanti: scudetto e Torneo di Viareggio con
l’Atalanta Primavera, due promozioni in A col Verona e col Venezia,
tre quarti posti in campionato e gli ottavi di finale di Champions
League sulla panchina della Fiorentina. Ha vinto anche due
“Panchine d’oro” assegnategli dal Settore Tecnico di Coverciano su
indicazione dei colleghi.
E dall’estate di quest’anno Cesare Prandelli ha salito un altro scalino, subentrato a Marcello Lippi alla guida della Nazionale.
Qual è stato il suo primo rapporto con il calcio? In che circo-
I ricordi più belli della sua carriera calcistica? E da allenatore?
stanze è avvenuto?
“Da calciatore ricordo soprattutto le vittorie, lo spirito di squadra e
“Ho iniziato fin da piccolo, passavo pomeriggi interi a giocare col
la carica che mi dava il fatto di giocare a fianco di grandi campioni.
pallone in cortile o sui campetti dell’oratorio. Erano tempi bellissi-
Da allenatore, invece, il mio pensiero va agli inizi, il mio primo tor-
mi, che ricordo ancora con nostalgia, senza troppi grilli per la testa
neo di Montecchio disputato sulla panchina delle Giovanili”.
e con tanta voglia di divertirmi”.
La delusione più grande provata in tanti anni di carriera?
Quali persone le sono state vicine nel trasformare questo rap-
“Certo, non sono state tutte rose e fiori, ho attraversato anch’io
porto in una scelta consapevole? Cosa ricorda dei loro inse-
momenti difficili ma li ho quasi tutti rimossi, mi piace ricordare solo
gnamenti, dei valori che le hanno trasmesso?
le cose più belle”.
“Mio papà, soprattutto, che mi ha sempre incoraggiato nelle mie
scelte anche se, all’inizio, non voleva che giocassi al calcio; avrebbe
Gli allenatori che le hanno insegnato di più di quello che più
preferito che intraprendessi altre strade, che potessero garantirmi
tardi, nella sua nuova professione, le è servito?
un futuro sicuro.
“Ogni allenatore trasmette qualcosa. Ho avuto Angelini alla
Ma la mia passione è sempre stata più forte di tutto e così anche
Cremonese che è stato come un padre. Poi Tito Rota che mi ha
lui, alla fine, si è convinto e mi ha sostenuto”.
convinto a giocare in un certo modo, poi Trapattoni, il più completo in assoluto. Mondonico, geniale e stratega per come allenava;
Se dovesse ripensare al Prandelli calciatore, quali caratteristi-
Sonetti, un innovatore. Sono state tutte persone che mi hanno aiu-
che si attribuirebbe?
tato a crescere sia come uomo che nella professione”.
“Ero un giocatore duttile, all’occorrenza sapevo adattarmi alle varie
esigenze. Ma all'epoca c'erano ruoli prestabiliti, era difficile interpretarne altri; col calcio d’oggi mi sarei espresso molto di più”.
*Giornalista, Direttore Responsabile del Notiziario Settore Tecnico FIGC
7
IL PERSONAGGIO
Come è maturata in lei la scelta di fare l’allenatore?
Come vede l’evoluzione del calcio italiano dal punto di vista
“È stata una conseguenza naturale considerato che negli ultimi anni
strettamente tecnico?
da giocatore stavo diventando un punto di riferimento per i giovani
“Tutti sostengono che il rilancio del calcio italiano non possa pre-
della squadra. Così ho iniziato con i ragazzini dell'Atalanta e quell’e-
scindere da una attenzione maggiore rivolta all’insegnamento della
sperienza mi è piaciuta, tanto da convincermi a continuare”.
tecnica soprattutto nei più giovani. Io condivido, credo sia quella la
strada da percorrere”.
In che misura, a suo giudizio, l’istruire ed allenare i giovani è
importante nel ruolo di allenatore di professionisti adulti?
Ormai da tempo il calcio italiano attraversa momenti di diffi-
“Lo considero fondamentale nel percorso di crescita di ogni allena-
coltà. È considerato quasi fisiologico il fatto che in ogni sta-
tore perché ti permette di lavorare anche sui valori e sulle caratte-
gione alcune società professionistiche scompaiano, sopraffat-
ristiche soggettive dell’individuo oltre che sull’aspetto tecnico dei
te da dissesti economici. Alla luce della sua esperienza che
giocatori”.
soluzioni suggerirebbe?
“Investire molto sui vivai, sarà questa la salvezza del calcio in Italia,
Nel calcio attuale, quali sono le difficoltà principali da supe-
ma non solo da noi”.
rare per l’allenatore che opera nel calcio professionistico?
“Vivere con convinzione quello che stai facendo. Il fatto di essere
Dal punto di vista strettamente tecnico, i campionati del
troppo legati al risultato non ti permette, a volte, di lavorare in
mondo in Sudafrica cosa hanno rappresentato per l’evoluzio-
profondità e di guardare avanti”.
ne del calcio a livello internazionale?
“Due aspetti mi hanno colpito più di tutti gli altri. Il primo: la
Quali sono i mutamenti più significativi di cui è stato testimo-
Spagna ha coronato un sogno, quello di coniugare gioco, possesso
ne nel corso della sua carriera? A suo giudizio, ci sono stati
palla e risultato. Il secondo: la Germania, che rispetto al passato ha
mutamenti significativi nella metodologia dell’allenamento?
cambiato il modo di stare in campo non offrendo alcun punto di
“Negli ultimi dieci anni si sono registrati progressi enormi, in gran
riferimento agli avversari”.
parte dovuti al ruolo assunto dalla scuola allenatori che ha permesso, attraverso i suoi corsi sempre più qualificati, di acquisire una
Quali analogie e quali differenze riscontra nei ruoli di allena-
preparazione specifica che è indispensabile nel calcio di oggi”.
tore di club e di Commissario tecnico? Cosa la entusiasma di
più di questo nuovo ruolo?
Qual è secondo lei lo staff ideale per un tecnico? Come sce-
“Per quanto riguarda l’approccio alla gara non ci sono differenze
glie i collaboratori?
sostanziali: la preparazione all’evento e la concentrazione sono
“La soluzione ideale per ogni allenatore è quella di far gruppo con
praticamente le stesse sia che si giochi in Nazionale o in una squa-
i suoi collaboratori, il che avviene quando si hanno professionisti
dra di club.
seri e preparati che lavorano insieme per un obiettivo comune: la
Le problematiche maggiori stanno invece nel fatto che in Nazionale
crescita della squadra. Anch’io ho seguito sempre questo criterio:
si sta troppo poco insieme, con i calendari così affollati non ci sono
li ho scelti in base alle loro capacità professionali e alla poca voglia
spazi per i raduni e questo ci espone inevitabilmente a dei rischi,
di apparire”.
soprattutto quando in squadra ci sono dei nuovi innesti.
Ciò che mi entusiasma di più di questa mia nuova avventura è l’i-
8
In che misura utilizza la tecnologia informatica?
dea di poter contribuire a dare il via ad un nuovo ciclo coinvolgen-
“Al massimo, per quanto possibile. Siamo uno staff che si avvale
do giovani che possano anch’essi costruirsi in azzurro un futuro
altamente delle più moderne tecnologie, dobbiamo sempre essere
ricco di successi. E poi è stimolante il fatto di non rappresentare
a conoscenza di tutto”.
una squadra o una città ma l’intero Paese”.
NAZIONALI
CIRO FERRARA, NUOVO CT DELL’UNDER 21
a cura della Redazione
C
iro Ferrara è il nuovo allenatore della Nazionale
LA SCHEDA
Under 21. Lo ha nominato il
Napoletano, 43 anni, Ciro Ferrara è cresciuto nelle giovanili
presidente della FIGC Giancarlo
della sua città e ha giocato nel Napoli di Maradona negli anni
Abete d’intesa con il presidente
’80. Difensore, prima di destra e poi centrale, ha indossato per
del Club Italia Demetrio
dieci stagioni la maglia del Napoli collezionando 247 presenze
Albertini e il Coordinatore tecni-
e 12 gol e vincendo 2 scudetti, la Coppa Italia e la Coppa Uefa.
co delle Nazionali giovanili,
Arrigo Sacchi. Ferrara, che avrà in Angelo Peruzzi il suo vice, ha firmato un
Un altro decennio (dal 1994 al 2005) lo ha trascorso con la
contratto fino al 2013: “Questa avventura - sottolinea - non è un passo
maglia della Juventus (6 scudetti, compreso quello revocato
indietro, né un modo per ripartire dopo la parentesi alla Juve. È un'occa-
nel 2005; la Champions, l’Intercontinentale e la Supercoppa
sione di crescita ulteriore. È un ruolo delicato in un momento delicato del
europea), con 253 presenze e 15 gol. È stato anche 49 volte
calcio italiano. Ho visto l’Under 21 giocare e sono convinto che ci sia mate-
in azzurro prima di intraprendere la carriera di allenatore:
riale su cui lavorare, anche se questi giovani trovano poco spazio nei rispet-
prima come vice di Lippi ai Mondiali di Germania 2006, poi
tivi club. Importante è la collaborazione con le società: faremo una serie di
sulla panchina della Juve.
incontri periodici, per confrontarci e cercare una linea di rapporto che porti
ad un obiettivo comune e che miri alla valorizzazione dei giovani”.
Le difficoltà le ha messe in conto: “Non mancheranno - spiega - ma abbiamo anche la possibilità di pianificare e di lavorare sulla crescita di questi
ragazzi puntando sul confronto con altre realtà. Voglio che tutti sentano il
valore della maglia che indossano; lavorerò prima sulla mentalità, il modulo
IL NUOVO CICLO SI APRE CON UNA VITTORIA
viene dopo. Gli oriundi? Sono ben accetti, ma non penso di costruire una
È iniziata con una vittoria contro la Turchia (2-1, doppietta di
nazionale composta a maggioranza da oriundi”.
Macheda) l’avventura di Ciro Ferrara sulla panchina
dell’Under 21.
Dopo aver perso in un solo colpo Europeo e Olimpiadi, la
squadra ha dimostrato ora di essere pronta a ripartire sotto
la guida di un tecnico passato anche lui per questa maglia, e
con il contributo di un gruppo di giovani che hanno voglia di
conoscersi e di imparare. Ferrara è soddisfatto: “Sono contento per l’impegno e la serietà che i ragazzi hanno dimostrato in campo, tutti hanno dato il massimo e li ringrazio
perché hanno capito lo spirito con il quale dobbiamo lavora-
Foto di gruppo: da sinistra il coordinatore delle nazionali giovanili Sacchi, il neo allenatore
dell'U21 Ferrara, il presidente della Figc Abete, il vice allenatore dell'U21 Peruzzi e il vice
presidente federale Albertini
re per il futuro”.
9
STORIA DEL CALCIO
DAGLI ANNI VENTI AGLI ANNI CINQUANTA
UN’EPOCA D’ORO DEL PALLONE
di Fabrizio Bertini*
ambiente del calcio solitamente è abbastanza ingrato nei confronti
L’
zazione sistematica dell’aspetto ludico del tempo libero degli italiani ed a
del passato più lontano e dunque della propria storia. Tutto quello
tal fine individua due ben distinte categorie in cui operare: uno sport di
che rimane del calcio di una volta è ormai relegato ad anonime fotografie
tipo elitario ed uno sport accessibile per tutti. Tra questi sport primeggia il
ingiallite e sbiadite dal tempo, oppure in quei frammenti di video che
calcio capace al tempo stesso d’essere luogo della spettacolarizzazione per
mostrano gente festante ed uomini vestiti in maniera bizzarra che sembra-
le masse, nonché veicolo ideale per la diffusione dei principi e della pro-
no correre freneticamente, come se la velocità fosse magicamente rad-
paganda di partito. Si crea tra le due parti un fruttuoso e reciproco accor-
doppiata rispetto al normale. Si dimenticano le storie degli uomini e delle
do. Lo scambio è alla pari: il regime dota questo sport di architetture orga-
istituzioni, di gesta e rivoluzioni che hanno fatto diventare questo gioco il
nizzative, istituzionali ed infrastrutturali, superando in questo modo un
più bello del mondo. Le fonti dirette di questa storia sono sempre più
dominio prettamente settentrionale che si era venuto a creare nella fase
abbandonate al proprio destino, la documentazione relativa è ormai
pioneristica, rendendo il gioco a rappresentazione e partecipazione geo-
appannaggio della sola stampa del tempo e diventa sempre più fonda-
grafica nazionale attraverso una serie di conquiste realizzate con una fitta
mentale intervenire con prontezza non solo nella scrittura scientifica e cri-
rete di interventi in materia legislativa.
tica del calcio con un’impronta decisa sull’elemento sociale di questo
Perseguendo la medesima politica di fascistizzazione degli enti adottata
sport, ma al contempo adottare un piano di conservazione di quanto è
comunemente negli altri settori, il Partito Nazionale Fascista inserisce un
rimasto affinché non vada perduto per sempre un tesoro inestimabile della
gerarca di fiducia, Lando Ferretti, alla guida del preesistente Comitato
nostra nazione. Molte regole e molti fattori che oggi sono dati per scontati
Olimpico Nazionale Italiano (CONI), sorto nel 1914 con il compito di super-
in realtà provengono da lunghi dibattiti, da battaglie intellettuali e dai
visionare ed organizzare le singole federazioni sportive, che viene plasma-
risultati che da esse sono stati raggiunti. Il gioco del calcio conosce una
to secondo l’esigenza e la tendenza del tempo: il Comitato, che fino ad
propria espansione in termini di diffusione e popolarità, permeando in
allora era stato praticamente snobbato dai governi precedentemente in
profondità ogni strato della società, a cavallo dei due conflitti mondiali
carica, viene dotato d’autorità e di una forte centralizzazione dei propri
grazie anche ad un diretto intervento politico. Dagli anni Venti agli anni
poteri costitutivi. Ad essa si affiancano due nuove istituzioni create ad hoc
Cinquanta il calcio vive un periodo che possiamo tranquillamente definire
per lo sport amatoriale e di massa: l’Opera Nazionale Dopolavoro, che
di transizione, diretto spartiacque ideale tra il periodo “pioneristico”, che
“cura l'elevazione morale e fisica del popolo, attraverso lo sport, l'escur-
solitamente viene fatto principiare con l’importazione del nuovo gioco
sionismo, il turismo, l'educazione artistica, la cultura popolare, l'assistenza
inglese open field in Italia e con l’esperienza in terra d’Albione di Edoardo
sociale, igienica, sanitaria, ed il perfezionamento professionale” e nello
Bosio che conduce alla fondazione della prima squadra calcistica,
specifico l’Unione Libera Italiana Calciatori.
(l’International Football Club di Torino nel 1891) e quello cosiddetto
Proprio al mandato di Lando Ferretti si deve la realizzazione di un corpus
moderno. Questo preciso arco vede il dominio al potere del Partito
normativo ed istituzionale capace di modificare il calcio in maniera radica-
Nazionale Fascista che ha il merito di intuire per primo le grandi potenzialità insite nell’attività agonistica.
Il fascismo vede nello sport, “nemico della lotta di classe, perché affratellatore e livellatore di gente proveniente dai più diversi ceti, gente tutta
presa da una passione comune e tesa verso la stessa meta”, un’ottima
occasione per la formazione di una disciplina comune attraverso la realiz10
*Laureato in Scienze Archivistiche presso la Scuola Speciale
per Archivisti e Bibliotecari dell'Università La Sapienza di Roma.
L’articolo è un estratto rielaborato della Tesi di Laurea Magistrale di Scienze
Archivistiche “Per una storia critica del calcio dagli anni Venti agli anni
Cinquanta: fonti e problematiche d’archivio”, discussa il 15 luglio 2010 presso
la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari (SSAB) dell’Università La
Sapienza di Roma. Relatore il Professore Giovanni Paoloni, correlatrice
Antonella Meniconi.
provinciali esistenti. Viene concesso per la prima volta un flusso nazionale
del calciomercato, evento in completa contrapposizione con il blocco degli
stranieri, deciso anch’esso dalla carta. L’iniziativa di italianizzazione del calcio, azione di chiaro indirizzo politico dal sapore nazionalista, era stata inizialmente intrapresa per la prima volta nel 1908 suscitando vibranti proteste da parte di molti club poiché allora le formazioni erano in larga parte
costituite da giocatori stranieri, principalmente inglesi e svizzeri. Proprio in
risposta a tale decisione vi è stata una secessione in seno al Milan che ha
decretato la nascita dell’Internazionale.
La nuova scelta del blocco riesce a trovare un terreno fertile in cui agire e
non incontra grandi resistenze, nonostante colpisca nel momento di maggior diffusione della scuola danubiana in Italia. Il cambiamento è graduale,
le, portando in esso un’impronta culturale nazionale. Egli è chiamato
nel giro di due anni viene dapprima concesso di avere in rosa due calciatori
difatti a sbrogliare una difficile e contraddittoria situazione dettata da anni
(anche se in realtà è possibile schierarne uno solamente), quindi viene
di forti proteste portate in Federazione da due fazioni contrapposte (quella
proibito categoricamente. La conseguenza è racchiusa in uno dei fenome-
delle squadre più facoltose che chiedono una riduzione del numero di par-
ni più rappresentativi del tempo, la tendenza delle squadre ad acquistare
tite e l’esclusione delle squadre minori, che fanno parte dell’altro gruppo
giocatori oriundi, ovvero calciatori che sono residenti all’estero (principal-
in lotta per la permanenza nella Prima Divisione), da un clima ostile e vio-
mente in Sudamerica) figli o discendenti degli immigrati italiani. Questa
lento per l’eccessivo campanilismo che spesso ha portato allo scontro tra
scelta è fortemente incoraggiata dal PNF che vede in questo atteggiamen-
tifoserie o all’aggressione dei direttori di gara che hanno contemporanea-
to una logica imperialista con una visione del fenomeno migratorio come
mente deciso di scioperare per le troppe accuse di parzialità ricevute.
influenza ed espansione dello stato nel mondo. Mediante il decreto rifor-
Il nuovo presidente del CONI risolve la situazione riunendo una commis-
mativo anche la Federazione Italiana Giuoco Calcio viene modificata in
sione formata da tre membri: Paolo Graziani, presidente del Bologna, uno
maniera severa: viene imposta una struttura centralizzata e fortemente
dei principali dirigenti sportivi romani, Italo Foschi ed il presidente
piramidale, sono disciolti gli organi precedenti, retaggio della secessione
dell’Associazione Italiana Arbitri Giovanni Mauro. Il risultato di questo
interna avvenuta nel 1922, sostituiti con altri selezionati dalla presidenza.
incontro è il documento storico che prende il nome di “Carta di
L’Associazione Italiana Arbitri, rea di aver scioperato, viene sostituita con
Viareggio”, importante atto di modernizzazione emanato il 2 Agosto
il Comitato Italiano Tecnico Arbitrale (CITA). Il nuovo ridimensionamento
1926, che apporta i seguenti cambiamenti: vengono mossi i primi passi
elimina di fatto ogni elettività delle cariche dirigenziali che provvedono a
verso la figura del calciatore professionista (figura già in vigore in
loro volta alla nomina diretta di persone di fiducia negli enti dipendenti,
Inghilterra da prima del 1900 ma ancora oggetto di discussione all’interno
liquidando interventi assembleari o societari.
della FIFA), i giocatori sono distinti in due categorie, i dilettanti e i “non
A carattere locale gli Enti Sportivi Provinciali Fascisti hanno il compito di
dilettanti”. Si tratta della realizzazione di un meccanismo che cerca attiva-
lasciare una sorta di benestare per ogni carica inerente a società affiliate
mente di arginare ed al contempo disciplinare una pratica scorretta larga-
al CONI, estromettendo personaggi ostili al regime. La nuova Federazione
mente diffusa, quella del professionismo mascherato attraverso manovre
viene affidata al gerarca Leandro Arpinati che ne sposta la sede da Torino
di ingaggi clandestini celati dietro spese di rimborso. A tal fine viene intro-
a Bologna ove ricopre il ruolo di podestà cittadino.
dotta la formula del “mancato guadagno”, sistema che secondo Hugo
Il suo compito principale è quello di far rispettare i dettami imposti dalla
Meisl, storico allenatore dell’Austria, determina la fine del “football dei
Carta, il suo intervento risulta tuttavia importante poiché grazie alla sua
gentiluomini”. Le liste di trasferimento, disciplinate per la prima volta nel
presidenza il calcio ottiene un altro importante traguardo: la conquista e
1922, subiscono una modifica territoriale che concede ai giocatori di mili-
la fissazione della formula del campionato a girone unico dopo decenni di
tare in formazioni appartenenti a tutta la penisola, abbattendo quei limiti
gironi sperimentali privi di una qualunque continuità organizzativa.
11
STORIA DEL CALCIO
far fronte ai problemi logistici propri del secondo dopoguerra che hanno
letteralmente diviso l’Italia in due tronconi all’altezza della linea gotica.
L’intervento di Arpinati sistema gran parte delle problematiche che erano
venute a crearsi, rendendo il calcio giocato nuovamente protagonista e
padrone del palcoscenico dell’attenzione. Sono infatti moltissime le storie
legate al mondo del pallone che si possono scrivere in questo periodo:
dalle prodezze di Levratto lo “sfondareti”, alle rovesciate di Piola fino ad
arrivare alle squadre leggendarie come il Bologna “che tremare il mondo
fa” ed il Grande Torino con cui si chiude tragicamente un’epoca d’oro. I
tifosi assistono ai grandi match assiepati presso lo stadio comunale, altra
creazione peculiare di questo momento.
Se la Carta di Viareggio rappresenta un grande cambiamento istituzionaLo stadio comunale di Bologna
le-organizzativo voluto dall’alto, uno stretto nodo culturale ed architettonico viene stretto tra la politica ed il calcio attraverso la Legge del 21
Nonostante un tentativo fallito nel primo decennio del Novecento, l’Italia
Giugno 1928. Si tratta di un provvedimento a lungo auspicato ma mai
raggiunge l’obiettivo del campionato unico a rappresentazione geografica
realizzato dai governi in carica prima del fascismo che vede nel pallone un
nazionale solamente nel 1929, fatto desolante se si pensa che nella madre
punto di partenza focale per la costruzione delle infrastrutture necessarie
patria del calcio, l’Inghilterra, il primo vero e proprio campionato è stato
in cui far convogliare le masse e in cui rappresentare una formazione attiva
giocato nel 1888-89.
votata alla costruzione della disciplina e alla fisicità dei futuri atleti d’Italia,
Invocando un livello maggiore delle compagini in gara, ma in realtà nel
portatori della fiaccola dell’ideologia. Mens Sana in corpore sano.
tentativo di abbattere l’eccessiva faziosità interna, viene incoraggiata la
12
strada dell’accorpamento tra squadre della medesima città. In questo
Nella pratica tale programma legislativo prevede la sistemazione o la
periodo nascono selezioni importanti come Fiorentina, Roma, Napoli, Bari
costruzione di centri polisportivi attraverso il finanziamento statale o pri-
e molte altre. Il progetto di riunificazione prevede inizialmente la parteci-
vato. Il fulcro del decreto è rappresentato dalla realizzazione di uno stadio
pazione di sedici squadre, ovvero le prime otto classificate nei due gironi
in ogni comune come punto di partenza. Questo spiega la compresenza
del campionato appena terminato. Tuttavia Lazio e Napoli, avendo accu-
di piste atletiche attorno ai verdi terreni di gioco. La crociata architettonica
mulato la stessa porzione di punti nella stagione precedente, terminano in
del PNF si realizza grazie all’attenta fissazione di standard minimi da rispet-
parità lo spareggio che avrebbe decretato quale delle due formazioni
tare grazie alla partecipazione diretta del segretario di partito, l'Onorevole
sarebbe rimasta nella maggiore serie. Il replay previsto viene annullato in
Turati, e alle donazioni prestigiose di gerarchi, come nel caso di Firenze e
seguito ad una decisione posteriore della Federazione che amplia il torneo
Bologna, oppure grazie a contributi spontanei della popolazione e/o delle
a diciotto partecipanti ripescando la Triestina per motivi patriottici dalla
aziende private, come nel caso di Genova. Le strutture polisportive vengo-
retrocessione.
no create e progettate rispettando solamente l'imposizione del duplice
La Divisione Nazionale Serie A può essere definita come un momento fon-
scopo con cui sono state ideate: funzionalità, con particolare attenzione
damentale per la storia del calcio poiché rappresenta definitivamente la
all’ordine e alla disposizione dello spettatore, e propaganda. L’architettura
morte di quel calcio sperimentale e pioneristico che già con la Carta di
degli edifici ed il canone del tempo esigono l’incontro tra il passato, quindi
Viareggio aveva ricevuto un colpo mortale. La neonata Ambriosana vince
l’esaltazione dell’Impero Romano di cui il PNF si pone come continuatore,
il primo titolo dell’èra del campionato nazionale a girone unico grazie ai
ed il presente innovatore e moderno, rappresentazione di una nuova arte
gol siglati dalla nuova stella del calcio: Giuseppe Meazza. Il torneo final-
con imponente valore ed impatto estetico. Nonostante queste linee guida
mente acquisisce una struttura fissa che non muterà fino al 1945 con la
i progetti godono di una certa libertà stilistica: ne sono conseguente ripro-
ripresa del tenzone agonistico in due gironi costituiti eccezionalmente per
va le diversità insite tra gli stadi presenti nelle maggiori città italiane, salvo
alcune eccezioni. Ai migliori impianti viene affidato il grande privilegio di
l’approccio al sistema sportivo. Edoardo Agnelli, rampollo della FIAT,
essere intitolati a nome del duce, onore che viene concesso per esempio
introduce nel club un'organizzazione di tipo manageriale pur ispirandosi
a Torino ma che invece viene rifiutato a Napoli. A solo due anni dal decre-
al modello ed ai principi anglosassoni del football, proprio come avviene
to, nel 1930, si contano 3.280 nuovi impianti realizzati in circa 2.000
nella vicina Francia con le esperienze di Jean Pierre Peugeot al Sochaux e
comuni; si tratta di un sistema a larga diffusione e all’avanguardia, un fiore
Jean Bernard Levy con il Racing Club di Parigi.
all'occhiello di cui farsi grande vanto in Europa.
Egli acquista, contravvenendo alle regole in materia, Virginio Rosetta (che
Un altro elemento culturale di non trascurabile importanza, capace di uni-
subisce comunque una squalifica) scatenando un vero e proprio caso. Ai
ficare i sempre più numerosi fruitori del mondo del calcio, è da rivedersi
propri giocatori consegna uno stipendio mascherato da rimborso spese, si
nell’imposizione di sostituzione dei termini tecnici o di uso corrente appar-
dota per primo di un sistema di dirigenti osservatori che portano all'acqui-
tenenti a lingue straniere con parole italiane attraverso un'apposita tradu-
sto di stranieri dotati come la Gazzella ungherese Ferenc Hirzer (autore di
zione alla lettera.
50 reti in 43 presenze con la maglia bianconera) e del connazionale, primo
La terminologia inglese, esportata in unico pacchetto assieme al football
allenatore della storia del club, Jeno Karoly prelevato dal Savona, poi sosti-
in Italia, viene forzosamente cambiata e la stessa sorte tocca alle squadre
tuito alla morte da Joszef Viola prelevato dallo Spezia. Il metodo Agnelli
con nome non completamente italico (vedi Genoa e Milan divenute poi
porta la Juventus alla conquista di cinque successi consecutivi, egli è da
Genova e Milano). Questa introduzione viene facilitata dall'intervento dei
considerarsi antesignano in Italia del football management moderno. Il
media e dalla generazione contemporanea di giornalisti e radiocronisti
mondo imprenditoriale, attraverso il suo trascorso, si affaccia in maniera
creatori, consapevoli o meno, di un'ulteriore unificazione della gente dello
diretta, e non più meramente pubblicistica, al pallone facendolo divenire
stivale: quella linguistica.
una specie di giocattolo dei ricchi ed, al contempo, un business. Forte di
Nuovi mezzi di comunicazione si affacciano sul panorama nazionale,
tutti questi presupposti e di questo radicato substrato, il calcio italiano
quindi successivamente si dedicano al portare le notizie calcistiche nelle
acquisisce un posto nell’Olimpo del pallone grazie ai successi acquisiti in
case degli italiani con tempi sempre più prossimi alla presa diretta. Nasce
campo internazionale, i primi nella sua lunga storia. Il cammino glorioso
infatti l’epopea della radiocronaca in tempo reale personificata nell’espe-
comincia nel 1928 con la medaglia di bronzo conquistata ad Amsterdam,
rienza di Niccolò Carosio, storico pioniere del commento calcistico.
ove l’Italia è sconfitta di misura dal calcio utilitaristico ed esotico
Mentre l’apparecchio radio diventa un must in ogni bar, ove si raccolgo-
dell’Uruguay, preludio di un’èra di ineguagliato trionfo e splendore: gli
no alla domenica numerosi tifosi e curiosi, incrementano di numero le
Azzurri conquistano la Coppa Internazionale (detta anche Coppa Svehla)
testate giornalistiche che si dedicano al calcio ed anche nel neonato cine-
a cadenza triennale imponendosi contro le squadre danubiane e, nono-
ma principiano a figurare soggetti e notizie relative. Il mondo dell’indu-
stante la mancata partecipazione al Mondiale di Calcio del 1930 per pro-
stria, notato l’ampliarsi del target legato al mondo del calcio, abbandona
blemi logistici e protesta, compie una vera e propria impresa conquistando
quel suo carattere sperimentale tipicamente mecenate, vedi l’esperienza
la Coppa Rimet sia nel 1934 (i primi mondiali svolti in Italia, che rappre-
di Piero Pirelli alla guida del Milan, acquisendo un mirato e preciso modus
sentano a loro volta un importante campo d’interesse storico in cui è pos-
operandi basato su una pianificazione a lungo tempo e non più sull’in-
sibile indagare largamente essendo questa competizione un’irripetibile
tuizione o lo sfruttamento di una singola manifestazione. Molti brand
occasione di sfoggio internazionale per il regime di Mussolini) e nel 1938
cominciano ad usufruire di giocatori di calcio come testimonial di beni di
con la felice parentesi dell’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Questo
largo consumo, cominciano anche le collezioni di figurine caricaturali e
periodo d’oro del calcio italiano solitamente si fa terminare con il mandato
molti prodotti principiano a sfruttare l’onda crescente del tifo realizzando
di presidenza alla guida del CONI di Giulio Onesti, in carica dal 1946 al
modelli con i colori sociali delle squadre aventi maggior seguito. Evento
1978, dirigente capace di restaurare e potenziare l’istituzione nonché di
cardine dell’incontro tra industria e calcio è dato dall’instaurazione della
catturare l’occasione di ampi introiti attraverso un’iniziativa che muterà in
famiglia Agnelli alla guida della Juventus che rappresenta l’inizio di un
maniera completa tale sport, facendolo entrare in una nuova èra: quella
periodo pieno di successi ed il susseguirsi di una vera e propria dinastia
moderna, guidata dall’introduzione del gioco più famoso legato al mondo
di presidenti societari, fattore che modifica nel profondo e per sempre
del pallone, il Totocalcio.
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ALLENATORI VINCENTI
LUCIANO SPALLETTI,
DOPPIO TRIONFO IN RUSSIA
a cura della Redazione
C’
era andato vicino con la Roma ma il primo scudetto della sua car-
riera Luciano Spalletti l’ha vinto lontano dall’Italia, in Russia, alla
guida dello Zenit San Pietroburgo che ha centrato così il terzo titolo
nazionale dopo quelli conquistati nel 1984 e nel 2007.
“È una grande soddisfazione vedere che i tecnici italiani continuano ad
avere successo all’estero - ha così commentato il presidente federale
Giancarlo Abete -. La bontà dei tecnici italiani è riconosciuta da tutti e lo
dimostra il fatto che un grande paese come l’Inghilterra pesca a piene
mani da noi. Ancelotti, Capello, Mancini e Di Matteo sono l’esempio più
evidente della qualità della scuola tecnica di Coverciano all’estero”.
“Sto vivendo un momento molto bello - ha detto Spalletti - per questi
Con questo scudetto il tecnico toscano - primo allenatore italiano nella sto-
successi arrivati grazie ad un gruppo di giocatori che si sono dimostrati
ria del calcio russo -, assistito dai collaboratori Marco Domenichini, Alberto
più bravi di tutti e ad una dirigenza che, sin dal mio arrivo, mi ha permes-
Bartali e Daniele Baldini, ha realizzato una storica doppietta giacché, sempre
so di lavorare nel modo giusto. Una dedica speciale la merita anche San
sulla panchina dello Zenit, aveva vinto anche la Coppa di Russia, il tutto
Pietroburgo, una città molto bella e sportiva, innamorata pazza della pro-
accompagnato dal record di 23 partite consecutive senza sconfitte.
pria squadra e nella quale mi sono trovato benissimo”.
GLI SCUDETTI DEGLI ALLENATORI ITALIANI ALL’ESTERO
GIOVANNI TRAPATTONI
Bayern Monaco (Germania)
1997
FABIO CAPELLO
Real Madrid (Spagna)
1997
ALBERTO BIGON
Sion (Svizzera)
1997
NEVIO SCALA
Skakhtar Donetsk (Ucraina)
2003
GIOVANNI TRAPATTONI
Benfica (Portogallo)
2005
WALTER ZENGA*
Stella Rossa (Serbia)
2006
FABIO CAPELLO
Real Madrid (Spagna)
2007
GIOVANNI TRAPATTONI
Salisburgo (Austria)
2007
CARLO ANCELOTTI
Chelsea (Inghilterra)
2010
ANDREA MANDORLINI
Cluj (Romania)
2010
LUCIANO SPALLETTI
Zenit San Pietroburgo (Russia)
2010
*ZENGA è stato l’artefice anche dello scudetto vinto dalla Steaua di Bucarest (Romania) al termine del campionato 2004/2005 ma venne sollevato dall’incarico a tre giornate dalla fine.
14
SEZIONE MEDICA
SPORT E SISTEMA IMMUNITARIO
di Jacopo Vecchiet*, Katia Falasca**
Il sistema immunitario è costituito da un insieme di cellule e sostanze in grado
geremmo nemmeno dell’infezione superata. Nel caso, invece, la nostra difesa
di rendere l’organismo vigile ed attento nei confronti di sostanze estranee,
non fosse riuscita a bloccare l’attacco che ci viene portato, allora entra in gioco
quelle sostanze riconosciute cioè come non appartenenti alle proprie strutture.
il meccanismo successivo, la seconda fase cioè rappresentata dalla difesa spe-
Ogni cellula del nostro organismo ha sulla sua superficie una proteina chiama-
cifica verso quel determinato agente. In questa fase entrano in gioco altri glo-
ta MHC, differente da organismo ad organismo, che rende riconoscibili le cel-
buli bianchi che sono i linfociti T e B. Questi agiscono con due diversi mecca-
lule come proprie. Ogni modifica del materiale genetico di una cellula, per
nismi: il primo di tipo “cellulare”, svolto dai linfociti T che aggrediscono diret-
un’infezione virale ad esempio o per trasformazione tumorale, comporta un
tamente l’agente estraneo distruggendolo, e l’altro di tipo cosiddetto “umo-
cambiamento di queste proteine di superficie e quindi la cellula interessata
rale”, svolto dai linfociti B attraverso la produzione di anticorpi. I linfociti B
viene vista dall’organismo come estranea. Così come estranei risultano i batteri
hanno in superficie una serie di anticorpi, non specifici, e sono in grado di
o le sostanze da questi prodotte e cioè le tossine. La capacità di riconoscere le
assemblarli variamente fino ad ottenere quello specifico per l’agente estraneo
proprie strutture, il cosiddetto “self”, da sostanze estranee, il cosiddetto “non
oggetto dell’aggressione. Da questo momento in poi si avrà una doppia linea
self”, è stata acquisita nel corso del processo evolutivo della specie e viene
di produzione, da un lato si differenzierà un linea di cellule deputate a produrre
acquisita nel periodo di sviluppo dell’embrione, quindi in fase pre-natale. Il cat-
gli anticorpi specifici necessari per contrastare l’infezione, dall’altro si avrà la
tivo funzionamento di questo complesso sistema può portare, nel caso di una
formazione di cellule linfocitarie di “memoria” che resteranno in circolo, e
sua carenza, ad uno stato più o meno importante di immuno-deficienza nel
anche a distanza di tempo saranno in grado di riconoscere ed immediatamen-
quale l’organismo, cioè, non è in grado di rispondere in maniera adeguata alle
te reagire all’aggressione di quell’agente particolare. In tutto questo sistema,
aggressioni esterne, e dall’altro ad uno stato di malfunzionamento con aggres-
qui molto semplificato, ma estremamente più complesso, svolgono inoltre un
sione nei confronti delle proprie strutture che non vengono più riconosciute
ruolo importantissimo anche fattori solubili presenti nel sangue e nei tessuti,
come “self”, dando luogo a quadri diversi a seconda delle strutture coinvolte,
quali interleuchine, complemento, interferone, che sono prodotti dai globuli
a cui si riconosce una origine quindi autoimmune.
bianchi, dai linfociti ed anche da altre cellule dei tessuti ed intervengono nelle
Questo composito sistema è rappresentato da organi, cellule e sostanze solu-
risposte infiammatorie, nei meccanismi di distruzione di agenti patogeni, nella
bili prodotte dalle cellule stesse. Il meccanismo è molto complesso, ma sempli-
distruzione di cellule tumorali, ecc. agendo da regolatori ed amplificatori della
ficando si può dire che consta di due fasi essenziali: una prima fase, immedia-
risposta immunitaria. Il discorso, che appare già complesso, si fa molto più
ta, di reazione non specifica nella quale intervengono i globuli bianchi (mono-
interessante alla luce dei più recenti studi riguardo l’esistenza delle molteplici
citi e granulociti) ed un gruppo di linfociti chiamati Natural Killer (NK) che come
interazioni esistenti tra sistema immunitario, sistema nervoso e sistema endo-
si dice “fagocitano” cioè inglobano le sostanze estranee, distruggendole, coa-
crino che hanno dato origine ad una nuova disciplina scientifica, la neuroim-
diuvati in questo da alcune proteine presenti nel sangue quali il “complemen-
munoendocrinologia, che considera i tre sistemi come un circuito integrato
to” ed altri mediatori infiammatori. Questa è quella che si definisce immunità
dove alla variazione dell’uno si ha la conseguente variazione dell’altro.
innata o immunità naturale, che interviene rapidamente in caso di infezione.
A questo punto il processo di difesa potrebbe terminare, e forse non ci accor-
Maria Grazia Rubenni
Sezione Medica Settore Tecnico FIGC
*Professore Associato Cattedra di Malattie Infettive Università
“G. D’Annunzio” Chieti-Pescara
**Ricercatore Cattedra di Malattie Infettive Università
“G. D’Annunzio” Chieti-Pescara
15
SEZIONE MEDICA
L’
obiettivo di questo articolo è fornire una sintesi sugli effetti
Nei lavori raccolti si evidenzia, oltre al contagio più diffuso tra i pra-
dell’esercizio fisico sulla funzioni immunitarie e quindi sul
ticanti sportivi, anche un decorso clinico peggiore se l’attività sporti-
rischio di contrarre infezioni.
va è effettuata durante il periodo di incubazione dell’infezione. Le
manifestazioni cliniche possono essere rappresentate da infezioni di
È ampiamente conosciuto che il sistema immunitario nell’uomo è
varia natura per lo più virali, da forma banali quali quelle erpetiche,
costituito da cellule (i linfociti, le plasmacellule e i loro precursori), da
a malattie delle prime vie respiratorie, tonsilliti, gastroenteriti, fino a
organi linfoidi primari (il timo è l’equivalente di un annesso all’appa-
forme gravi come la toxoplasmosi. Tali patologie possono avere una
rato gastroenterico degli uccelli detto “borsa di Fabrizio”), da organi
risoluzione clinica molto lenta con la tendenza alla recidiva.
linfoidi secondari (la milza, i linfonodi e il tessuto linfoide associato
alle mucose o MALT), da mediatori solubili ad azione specifica (le
Matthews e coll. hanno mostrato che l’attività fisica moderata di
immunoglobuline o anticorpi) e pleomorfa (le linfochine, le interleu-
circa 2 ore al giorno è associata ad una riduzione del 29% nel rischio
chine, ecc.). Si conosce inoltre moltissimo sulle varie tappe matura-
di infezione delle alte vie respiratorie rispetto ad uno stile di vita
tive delle cellule immunocompetenti e sulla specializzazione funzio-
sedentario. Al contrario, è stato segnalato che vi è un aumento del
nale delle varie cellule linfoidi; la grande suddivisione in B-linfociti
100-500% del rischio di raccogliere un’infezione in una settimana
(borso-dipendenti immunoglobuline-secernenti) e T-linfociti (timo-
dopo una corsa di resistenza ultra-competitiva. Tuttavia, ci sono
dipendenti), con varie sub-specializzazioni di funzione (citotossica,
studi su ampie coorti di maratoneti che dimostrano come non ci sia
regolatrice induttrice o “helper”, regolatrice soppressoria o “sup-
nessun rapporto tra l’allenamento prima di una corsa di maratona e
pressor”).
l’incidenza post-corsa di episodi di infezione delle alte vie respiratorie, e non vi è alcuna differenza d’incidenza d’infezione a tre setti-
L’esercizio fisico può avere sia effetti positivi che negativi sulla fun-
mane dopo una gara rispetto a prima. Interessante è anche l’osser-
zione immunitaria, infatti impegnarsi in un’attività moderata può
vazione per cui dopo una gara, l’incidenza di infezione delle alte vie
aumentare le nostre difese immunitarie rispetto a coloro che svolgo-
respiratorie nei corridori senza sintomi di tali infezioni nelle 3 setti-
no una vita sedentaria, mentre una quantità eccessiva e prolungata
mane precedenti la gara è del 16%; mentre i corridori che hanno
di attività fisica può compromettere la funzione immunitaria.
avuto un episodio di infezione delle alte vie respiratorie nelle tre set-
Sebbene vi siano pochi lavori scientifici che dimostrino come non ci
timane prima della gara, nel 33% svilupperà una tale infezione
sia una differenza clinicamente significativa della funzione immuni-
anche dopo la gara.
taria tra individui con una vita sedentaria e soggetti con attività fisica
moderatamente attiva; allo stesso tempo non vi sono prove certe
Questo suggerisce come lo stress da esercizio fisico può determinare
che una moderata attività fisica è associata ad una diminuzione d’in-
una riattivazione virale responsabile di infezioni prima di una gara.
cidenza di infezioni.
Inoltre, in nessuno di questi studi ci sono infezioni clinicamente confermate con esami sierologici o strumentali, ciò determina la non
Sono stati condotti numerosi studi sulla risposta immunitaria allo
esclusione di alcuni sintomi riferiti (ad esempio: mal di gola) che
sforzo fisico, senza che questi però abbiano criteri di omogeneità e
potrebbero avere cause non infettive, legate a secchezza del muco-
riproducibilità. Effettuando una revisione della Letteratura in materia
se delle vie aeree e/o ad inalazione di aria secca o sostanze inquinan-
si evidenziano molte variabili che interferiscono su indagini di questa
ti.
natura: il tipo di sforzo fatto praticare per caratteristiche di intensità,
16
durata e vie metaboliche utilizzate, la diversa prestazione fisica effet-
Molti studi riportano che le varie funzioni delle cellule immunitarie
tuata da un soggetto non allenato, da un praticante o da un atleta
sono temporaneamente compromesse a seguito di prolungati e
di livello internazionale. Un’altra variabile riguarda anche le tecniche
continui esercizi pesanti, e atleti impegnati in periodi di intenso alle-
immunologiche utilizzate nello studio.
namento di resistenza sembrano essere più suscettibili alle infezioni
minori. Infatti sintomi come il mal di gola e simil-influenzali sono più
le funzioni leucocitarie, compresi neutrofili e monociti, i linfociti T e
frequenti negli atleti rispetto alla popolazione generale, e, una volta
in particolare il rapporto CD4/CD8, la proliferazione dei linfociti e la
infettato, il decorso della malattia è più lungo. Questo è ovviamente
sintesi degli anticorpi e cellule NK ad attività citotossica, sono sensi-
un problema importante per gli atleti, in quanto anche infezioni
bili agli aumenti del carico di allenamento anche negli atleti ben alle-
minori possono causare un calo di rendimento nelle prestazioni e
nati. Si è osservato che dopo periodi relativamente brevi (1-3 setti-
nella capacità di sostenere performance pesanti. Inoltre, in uno stu-
mane) di attività fisica intensa, si ha una notevole riduzione delle
dio del prof. Leonardo Vecchiet del 1996 si è dimostrato come alcu-
funzioni dei neutrofili, della proliferazione dei linfociti, della secrezio-
ne infezioni virali possono causare lo sviluppo di sindrome da fatica
ne delle IgA, e del numero circolante di cellule T che producono IFN-
cronica.
gamma. Per cui periodi di intenso allenamento sono molto pesanti
per il nostro sistema immunitario che mostra delle depressioni sia
EFFETTI DI UN ESERCIZIO FISICO “ACUTO” SULLA FUNZIONE
nell’ambito dell’immunità innata che acquisita.
IMMUNITARIA
Un singolo ma prolungato esercizio fisico causa un effetto depressi-
Queste disfunzioni immunitarie però non mettono in pericolo gli
vo temporaneo del sistema immunitario e un esercizio fisico estremo
atleti a sviluppare gravi malattie, ma potrebbero essere sufficienti
come quello di un maratoneta o di un ultramaratoneta, si associa
per aumentare il rischio di infezioni comuni come quelle delle vie
con un’aumentata incidenza di infezioni nelle settimane che seguo-
aeree superiori e di influenza. Diversi studi longitudinali hanno
no l’evento. Inoltre un periodo di attività fisica si associa ad una
monitorato le funzioni immunitarie in atleti di alto livello come i cicli-
risposta immunitaria simile a quella indotta da infezioni, sepsi, o
sti, i nuotatori e i calciatori durante una stagione agonistica. I risultati
traumi. Infatti vi è un sostanziale aumento del numero dei leucociti
indicano una depressione significativa delle concentrazioni di immu-
circolanti (soprattutto linfociti e neutrofili), la cui entità è sempre
noglobuline nel sangue e nella saliva degli atleti sottoposti ad alle-
associata sia all’intensità che alla durata dell’esercizio. Sono stati
namenti intensi.
riscontrati anche aumenti di concentrazioni plasmatiche di varie
sostanze che sono conosciute come citochine, le quali influenzano
Al contrario ci sono prove che dimostrano come l’esercizio fisico ha
alcune funzioni dei leucociti e regolano il processo infiammatorio,
effetti anti-infiammatori. Le persone che sono fisicamente attive
attraverso le citochine pro-infiammatorie: il tumor necrosis factor
hanno una riduzione dei livelli di biomarcatori che vengono correlati
(TNF)-alfa, macrophage inflammatory protein (MIP)-1 e interleuchi-
con l’infiammazione sistemica. Per esempio, maggiori livelli di atti-
na (IL)-1beta; e le citochine anti-infiammatorie: IL-6, IL-10 e il recet-
vità fisica si associano a minore produzione di citochine infiammato-
tore dell’IL-1, e le proteine della fase acuta, tra cui la proteina C-reat-
rie, minore contenuto proteico infiammatorio nei muscoli scheletrici,
tiva (CRP).
più bassi livelli sierici di citochine e indici infiammatori come la proteina C-reattiva.
Sono stati evidenziati anche cambiamenti ormonali dopo un esercizio fisico. Infatti si è osservato un aumento delle concentrazioni pla-
SINTESI
smatiche di diversi ormoni come l’epinefrina (adrenalina), il cortisolo,
Sebbene l’attività sportiva sia stata tradizionalmente considerata
ormone della crescita, la prolattina, noti per avere azione immuno-
come una condizione recante benefici sulla salute, gli studi condotti
modulante.
da diversi Autori dimostrano che almeno per quanto riguarda il
sistema immunitario i dati non orientano in questo senso. Infatti si
EFFETTI DI UN ESERCIZIO FISICO “CRONICO” SULLA FUNZIONE
assiste alla comparsa dopo la prestazione sportiva di un quadro che
IMMUNITARIA
ricorda quello delle immunodeficienze; tale condizione è sicuramen-
Diversi studi negli ultimi anni hanno dimostrato gli effetti sulla fun-
te transitoria perché l’assetto immunitario è generalmente normale
zione immunitaria degli esercizi di resistenza. Gli autori indicano che
negli atleti a riposo.
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MARCHIO ED IMMAGINE
PRODOTTO CALCIO E RESPONSABILITÀ
DEGLI ALLENATORI
di Marco Viani*
“C
osa hanno in comune il Barcellona, David Beckham e la
Champions League?”. Se lo chiede un po’ provocatoriamen-
te Andy Roxburgh in uno dei suoi ultimi editoriali della pubblicazione
UEFA “The Technician”. Sono tutti dei marchi, risponde, come lo
sono oggi tutti i protagonisti (giocatori, club) e tutti gli eventi calcistici
di vertice. Ciò comporta, anzi esige, che ogni attore e ogni avvenimento abbiano un’identità, un timbro di fabbrica immediatamente
riconoscibile e, nello sport professionistico, vendibile. Si può dire che,
in non trascurabile misura, la popolarità dell’atleta, della società calcistica, del torneo dipenda dall'immagine del marchio: dalla maniera
in cui è percepito dal grande pubblico. Certo, non esiste alcunché
senza un prodotto e questo, nel calcio, è il gioco stesso, con i suoi
valori sportivi, sociali, storici. Di conseguenza, ma anche seguendo un
Andy Roxburgh
pensiero un po’ superficiale, questi temi possono apparire lontani dal
parte del pianeta e affidati alle interpretazioni, alle letture e agli esami
reale obiettivo di ogni allenatore di élite, il cui mestiere è uno solo:
più vari. Poiché il comportamento sul campo dei giocatori è il riflesso
vincere le partite.
dell’intera professionalità dell’allenatore, in quanto questi è il responsabile del modo di giocare e di esprimersi della sua squadra, è facile
In materia, alcune indicazioni giungono da altri contesti e sono oltremo-
valutare il peso e l’ampiezza dei suoi compiti e delle sue responsabi-
do significative. Chi si preoccupa di proteggere gelosamente il nome e
lità nella presentazione e nell’offerta di un calcio sempre più vero e
l’immagine del suo marchio è la National Football League assicurandosi
appagante. Avere o avvalersi di giocatori inclini a simulare falli e ad
che giocatori, tecnici e dirigenti rispettino le norme, il regolamento e le
indurre l’arbitro all’errore non aiuta certo il buon nome e la buona
direttive della Lega. Vincere le partite è solo una parte dell'equazione. In
immagine della squadra e di chi la guida.
Inghilterra, a seguito di scandali legati alla simulazione di lesioni fisiche
atte a ingannare avversari e arbitri, la Rugby Football Union ha creato un
“Dobbiamo amare il gioco e avere la volontà di condividere con i gio-
gruppo di lavoro denominandolo "Immagine del gioco". Stratagemmi,
catori un certo stile di vita e una visione del calcio”. Questa dichiara-
falli, violenze, invenzioni di infortuni hanno appannato nome e sostanza
zione di Arsène Wenger contiene un programma di impegni vastissi-
di uno sport che si vanta da sempre di essere interpretato da gentlemen.
mo la cui realizzazione richiede qualità umane, tecniche, psicologiche
Certo, il prodotto - il gioco stesso - ha sempre molto da offrire ma tali
e culturali da convogliare in una capacità di management e di leader-
comportamenti sono da configurarsi come autentici attentati alla sua
ship da esercitare su molteplici piani. Colpisce la sua ricerca di condi-
reputazione, con il rischio di perdita di fiducia e di interesse verso questa
visione, vista come condizione vitale, determinante per trasmettere
disciplina da parte di non pochi tifosi.
ad ogni suo atleta e collaboratore una precisa concezione di calcio e
un insieme di comportamenti atti a sostenerla. Wenger ci dice che “la
Oggi non c’è gesto, azione, parola e addirittura espressione di un
allenatore che non vengano resi pubblici e fatti vedere, diffusi in ogni
18
*Collaboratore Settore Tecnico FIGC
smettere un'immagine positiva anche durante i momenti difficili. Ma
attenzione: l’allenatore deve essere sincero e naturale, non il prodotto di
qualche consiglio di marketing o il replicante di un manuale di relazioni
pubbliche. Chi ama il calcio, il tifoso maturo, desidera conoscere la realtà
e non una sua caricatura, pur brillante e ben confezionata che sia.
Altri fenomeni che hanno un impatto negativo sull'immagine del
football sono ai margini delle responsabilità e delle competenze degli
allenatori, come quello degli hooligans e delle scommesse illegali, del
doping e altro di simile rilevanza. È però fondamentale che, in quanto
componenti di rilievo della comunità calcistica, gli allenatori offrano
ogni loro aiuto alle istanze dirigenti e alle autorità impegnate nella
Alex Ferguson
salvaguardia e per lo sviluppo di un gioco corretto, pulito, esemplare.
Tutte le persone che hanno a cuore il calcio hanno il dovere di preser-
squadra è il riflesso dell'allenatore” ma anche che “la faccia dell’alle-
varlo dallo sfruttamento, dalla manipolazione e dalla disonestà.
natore riflette la salute della squadra” rimandando non solo all’autenticità o meno di certe immagini televisive, quanto alla necessità per
“Se il prodotto è povero e l'immagine cattiva, il marchio sarà sempre
ogni tecnico di sorvegliare il suo linguaggio corporale al fine di tra-
più debole” afferma Andy Roxburgh a conclusione del suo editoriale.
smettere messaggi positivi ai giocatori, ai dirigenti e al pubblico attra-
“Ciò significa che allenatori e giocatori devono svolgere pienamente
verso l’intermediazione dei media.
il loro ruolo per la promozione e la protezione del gioco. Molti di loro
guadagnano denaro grazie ai diritti d'immagine, ma questi diritti
La necessità di veicolare buoni messaggi nello spogliatoio e sul campo di
comportano una responsabilità”. Termini nuovi (marchio, immagine,
allenamento è un imperativo anche di Alex Ferguson, racchiuso in queste
prodotto) non sostituiscono una storia antica e sempre attuale.
parole: “La motivazione, la sete di vittoria e la passione devono essere
Talento, autenticità, attrattività, fair-play rimangono le pietre angolari
dentro di noi, in modo che i giocatori percepiscano quanto noi vogliamo
del calcio e gli ingredienti fondamentali per gli spettatori, i clienti.
e viviamo tutto questo”. La costante proiezione di sir Alex verso un calcio
generoso nei confronti di tutti passa inevitabilmente da certe sue scelte
puramente tecniche (“Una formazione con difensori laterali offensivi a
fianco di tre difensori centrali è un’opzione offensiva molto meno aggressiva di quella che prevede il ricorso alle ali”) che riflettono indubbiamente
la volontà del suo club di offrire partite più avvincenti e spettacolari.
Questa scelta tecnica è molto di più di un semplice approccio strutturale:
è una filosofia che risponde ai desideri dei tifosi e alla passione per il
gioco del calcio che pervade quella società calcistica.
Gérard Houllier confessò un giorno che “il momento più importante della
settimana per un allenatore scatta trenta secondi dopo la fine della partita.
Questo è particolarmente vero - ebbe modo di spiegare - quando la tua
squadra ha perso in quanto ciò che tu dici raggiunge giocatori e loro famiglie, dirigenti, tifosi e prossimi avversari”. È dunque fondamentale tra-
Arsène Wenger
19
NEUROFISIOLOGIA
LA MACCHINA MOTORIA UMANA
di Mauro Testa*
L
a gru. Chi di noi non
ciò che è la macchina umana ed a come ad essa si pensa. Ma prima di
ne ha mai vista una?
spiegarci meglio è importante ricordare come questa mirabile opera fun-
Questa macchina costruita
zioni, attraverso una descrizione semplice dei principi fisiologici che chi
dall’uomo compie per lo
ha progettato la macchina medesima ha stabilito.
stesso lavori altrimenti
impossibili da portare a
La macchina motoria umana ha potenzialità vera-
compimento. Certo, nes-
mente incredibili e il suo equilibrio è fondamentale
suno di noi si sogna di rite-
per il suo buon funzionamento.
nerla superiore all’essere che l’ha creata o di ritenerla autonoma solo per-
Questo equilibrio si definisce come la sua omeo-
ché compie un lavoro che a noi come esseri umani risulta impossibile.
stasi e diversi fattori concorrono al suo manteni-
Nemmeno pensiamo che essa possa funzionare senza l’intervento e il
mento. Pensate ad
controllo dell’uomo stesso. Quindi, se dovessimo identificare la parte
esempio alla tempera-
prioritaria del funzionamento della gru, non avremmo difficoltà a identi-
tura corporea: sistemi come l’evaporazione
ficarla nel suo operatore, un essere umano.
del sudore quando questa si alza o un aumen-
Avrebbe senso quindi pensare ad una gru funzionante solo come a un
tato metabolismo o i brividi di freddo (contra-
insieme di leve e parti meccaniche, separate e indipendenti da chi le
zioni della muscolatura che contraendosi pro-
comanda? Avrebbe senso concentrarci sul lavoro che queste svolgono
duce calore) quando questa si abbassa, inter-
dimenticando chi le comanda? O peggio, nella progettazione della gru
vengono per mantenerla.
dimenticarci del sistema/posto di comando con relativi sistemi che lo col-
Le macchine che conosciamo funzionano attraverso l’uso di energia; era
leghino al sistema operativo? (Le leve in questo caso sono gli effettori del
movimento). Lasciamo le domande in sospeso sperando che il documento che state leggendo risponda ad esse.
Certi anche che sia comprensibile che parlando della gru la pensiamo come
sistema uomo/macchina, quindi
non togliamo l’importanza alle
leve o ai sistemi effettori ed alla
loro progettazione ma sottolineiamo l’importanza di ricordarci che
questi senza un sistema di controllo e gestione non funzionerebbero o mal funzionerebbero
anche se ben progettate.
Perché l’esempio della gru?
Perché questo è paragonabile a
20
*Ricercatore biomeccanico
un processo sconosciuto in natura? O unico? No, anche la macchina
umana funziona attraverso l’uso di energia e a differenza delle macchine
costruite dall’uomo questa ha bisogno di essere creata partendo dalle
sostanze che si inseriscono nella macchina umana; questo processo, che rappresenta il metabolismo della macchina umana, avviene per disgregazione
delle sostanze che ingeriamo, il catabolismo, ma a differenza delle macchine
motorie costruite dall’uomo la stessa fonte di nutrimento serve come raccolta
di materia prima per riparare, mantenere e sostituire parti della macchina stessa, l’anabolismo. Infatti dalle proteine che ingeriamo ricaviamo alcuni aminoacidi (sono i costituenti della catena proteica) essenziali per la vita che il nostro
corpo non è in grado di produrre.
Come una buona macchina, anche noi abbiamo dei serbatoi conservando quegli elementi indispensabili in caso di richiesta energetica suppleti-
ben consapevoli che quello che ingeriamo e metabolizziamo, poi, attraverso i fluidi ematici, verrà distribuito ai tessuti e quindi anche a muscoli
e cervello. Questi li utilizzeranno durante il gesto atletico consumandoli
per permettere ai muscoli stessi di funzionare; i crampi sono la conseguenza anche di una mancanza di ATP che irrigidisce il muscolo bloccando il ciclo dei ponti, quel meccanismo del sarcomero che sfruttando
l’accoppiamento delle proteine dell’actina e della miosina e l’energia
dell’ATP, permette la contrazione del muscolo e conseguentemente il
movimento. Quindi, un atleta ben allenato saprà utilizzare bene le sue
potenzialità contrattili e le sue riserve energetiche affaticando meno il
cuore (frequenza, gettata cardiaca) e permettendo inoltre una buona
ossigenazione dei tessuti con una frequenza respiratoria ottimale per l’attività che si sta svolgendo (debito d’ossigeno). Quindi sin qui è comprensibile, da questa semplice spiegazione, del perché ci si sia concentrati
nell’allenare gli aspetti energetici, il cuore e i polmoni, allo sforzo attra-
va, come avviene durante una attività fisica. Il nostro corpo ha bisogno di
verso l’allenamento funzionale o muscolare, cioè quello dei muscoli (gli
zuccheri (cervello e muscoli ne sono i principali usufruitori) e allora li con-
effettori del movimento). Ma proprio come nel nostro esempio iniziale
serviamo sotto forma di glicogeno nel fegato, pronto a trasformarli, e nei
non andrebbero dimenticati gli altri fattori.
muscoli, pronti ad usarli. Inoltre, sotto forma di trigliceridi, nel tessuto
Fattori come quello meccanico o biomeccanico e quello psicologico, seb-
adiposo immagazziniamo gli acidi grassi che verranno mobilizzati quan-
bene siano conosciuti, sono poco approfonditi e soprattutto utilizzati nel
do ci sarà bisogno di molta energia. Infatti questi ultimi, più degli zucche-
mondo sportivo allo scopo di incrementare performance e prevenire trau-
ri, attraverso il loro catabolismo possono produrre molta dell’energia che
mi. Soprattutto questi ultimi sono diventati per molti club un vero proble-
è usata per far funzionare la macchina umana, l’ATP. Senza che dimen-
ma; ha dunque senso tutto questo? Penso che la naturale risposta sia: NO.
tichiamo anche la produzione di CP, creatinfostato, che concorre con
l’ATP al mantenimento del flusso energetico al corpo. Perciò questa parte
Proviamo a fare un breve esempio per sottolineare questo aspetto prima
viene definita energetica in quanto quando la si considera o allena si
di addentrarci nel tema vero di questo documento; un normale stato di
pensa ad ottimizzarla.
ansia o di preoccupazione è normalmente presente in un atleta prima
Questa tiene anche conto dei valori di acqua persa e acqua introdotta,
della gara, questo aspetto psicologico (e con esso molti altri) agendo sul
21
NEUROFISIOLOGIA
sistema ortosimpatico può aumentare la frequenza cardiaca, introdurre
impulsi al cervello permettendoci di
un maggior numero di catecolamine in circolo che concorrono allo stesso
analizzare, capire e reagire a ciò
effetto, alterando con la frequenza anche la gettata sistolica e conse-
che ci circonda. Ci permettono,
guentemente quella cardiaca. L’aumento della velocità del flusso di san-
per esempio, di correlare noi
gue conseguente riduce la permanenza del sangue venoso (o meglio del
stessi al movimento di oggetti
globulo rosso) all’interno dell’alveolo ed essendo ridotto il suo tempo di
che osserviamo programmando
passaggio (generalmente 0,75 sec. necessari allo scambio dei gas in con-
di conseguenza il nostro gesto e le
dizioni normali) la perfusione d’ossigeno potrebbe risultare alterata. Dato
nostre reazioni.
che l’ossigeno è un elemento ossidativo necessario a produrre energia
Alcuni sensori sono invece sulla pelle, conducendo le informazioni relati-
sotto forma di ATP (nel contesto aerobico) comprendiamo come anche
ve a ciò che tocchiamo o, se nei piedi, al punto in cui mettiamo il nostro
semplici eventi emozionali o della ragione possano alterare la performan-
peso. Ognuno di essi media ad una risposta diversa: alcuni si adattano
ce, nonostante si sia lavorato ottimamente in settimana. Mentre nei con-
allo stimolo lentamente, tonici, conducendo anche lentamente il segnale
testi di anaerobiosi eventi emozionali possono giocare sulla motivazione
al cervello, altri invece inviano segnali al medesimo a velocità da Formula
ad eseguire un gesto alterando comunque la prestazione finale ottenuta,
1, con tempi di adattamento allo stimolo brevi, fasici; tutti questi, come
questo nonostante l’allenamento (degli aspetti psicologici relativi alla
video analisi si parlerà in altro documento).
Questo ci porta al Controllo,
cioè al sistema nervoso centrale (SNC) che presiede
tutte queste attività e quindi
anche quelle motorie.
Ma come fa il SNC a coordinare, elaborare ed eseguire un
gesto sottoposto a comando o
riflesso (autonomo)?
La macchina motoria umana è
dotata di molti sensori, alcuni
registrano e notificano al cervello dati relativi alla pressione,
vibrazione, altri relativi alla propriocezione (cioè alla posizione
del corpo), altri sono termici,
altri chimici, altri osmotici, altri
passano informazioni di pericolo
o di dolore, i nocicettori.
22
Alcuni di loro presiedono la perce-
in una ordinata rete stradale, danno precedenza ai segnali provenienti dai
zione di accelerazione, velocità ed
sensori del dolore che avvertono di un pericolo e sono in grado di creare
equilibrio o ci riferiscono circa i
stimoli riflessi di esecuzione rapidissima (0,40 msec) come l’allontana-
sapori, rumori e circa ciò che
mento di un arto da una fonte calda.
vediamo. Questi sensori inviano
Alcuni sono nei muscoli stessi e forniscono informazioni o mediano la
contrazione muscolare anche a
che spesso si attuano in attività motorie sportive? Ci dobbiamo aspettare
velocità differenti.
tempi più lunghi di risposta dovendo lo stimolo percorrere un tragitto più
Il complesso del Golgi, ad
lungo prima di dare il comando all’effettore, cioè al muscolo.
esempio, posto in serie rispetto
Infatti, i gesti conseguenti ad una attività volontaria possono avere anche
al muscolo, dà indicazioni circa
tempi di 0,200 millisecondi, nel caso dei più veloci come quelli balistici, arri-
un suo stiramento eccessivo
vando anche a tempi di esecuzione addirittura doppi rispetto a quello citato.
proteggendo il medesimo; il
fuso neuromuscolare dà infor-
Ma può l’apprendimento del
mazioni sullo stato di contrazio-
gesto ridurli? E se sì, come si ottie-
ne muscolare e permette il man-
ne e perché?
tenimento del tono che ci con-
Occorre cominciare a chiarire quali
sente di vivere vincendo la forza di gravità.
siano gli organi sensoriali coinvolti
Infatti questa tenderebbe a far cadere il tronco con piegamento delle
nell’analizzare il movimento, come
ginocchia ma lo stiramento muscolare attiva i sensori del muscolo, che lo
questo avviene, attraverso quali vie
contraggono permettendoci la stazione eretta o il mantenimento della
e quindi da questo concludere se
postura. Con questi sensori cooperano altri che sono allocati all’interno
l’apprendimento di un gesto possa
delle articolazioni; queste sinergie ci permettono il movimento volontario
ridurre i tempi esecutivi e qual è il metodo più efficace per ottenerlo.
attraverso riflessi involontari (il miotattico, ad esempio) che attivano
Perfezionare un gesto atletico anche complesso è senz’altro possibile, a
senza il bisogno di un nostro controllo diretto i fasci muscolari o meglio
molti di noi verrebbero in mente i ballerini di danza classica che provano e
le unità motorie più adatte a correggere tali disequilibri. Va detto che
riprovano il gesto o il movimento di fronte ad uno specchio osservandosi,
mentre i riflessi sono innati, i gesti ad esso correlati sono allenabili per
perché questo? L’osservazione di se stessi o di altri mentre mostrano il com-
tutta la durata della nostra vita essendo il nostro SNC molto plastico.
pito motorio da eseguire è uno dei sistemi di apprendimento più accettati,
Cosa manca dunque? Il collegamento tra ciò che percepiamo e ciò che
l’osservazione stimola una parte neuronale scoperta di recente, attraverso
facciamo. Come mostrato in figura lo stimolo afferente raggiunge il
studi sui macachi confermata poi sull’uomo con RMN, che non a caso si
corno posteriore del midollo spinale il quale, in modo diretto e quindi
chiama l’area dei neuroni a specchio. Si è visto che questi interagiscono
senza il coinvolgimento del SNC, invia un segnale attraverso un moto-
non solo nell’apprendimento vocale di una nuova lingua, ascoltandola, ma
neurone alfa, posto nel corno anteriore, al muscolo, il quadricipite in
anche nell’apprendimento motorio osservandolo. Quindi è nella fisiologia
questo caso, che contraendosi mantiene la postura eretta (effettore).
dei rapporti che l’occhio o la visione intrattiene con il SNC che dobbiamo
Questi stimoli, non necessitando di una risposta programmata, sono, come
cercare le nostre risposte.
già detto, velocissimi nella loro risposta. Se così non fosse sarebbe per noi
Nella corteccia cerebrale l’area visiva è ben rappresentata nella zona occi-
impossibile gestire l’equilibrio. Ma che dire se la risposta motoria necessita
pitale, quindi posteriore della testa.
di qualcosa di più complesso come nel caso degli stimoli e delle risposte
La parte centrale di quest’area corrisponde alla fovea oculare, l’area retinica maggiormente ricca di ricettori a
forma conica deputati alla visione
fine, quella centrale di fronte ai nostri
occhi posta in buona illuminazione;
le aree periferiche corrispondono alla
visione periferica o crepuscolare.
Quest’area, capovolgendo l’immagi23
NEUROFISIOLOGIA
ne retinica, elabora quello che percepiamo attraverso la vista inviandolo alle
Qual è il range visivo dell’occhio e della visione binoculare? Fino a dove
aree sensoriali, cioè a quelle aree che dal punto di vista della percezione
possiamo sviluppare la nostra capacità cinematica?
visiva costruiscono il movimento, danno continuità allo stesso permettendoci di vederlo non a scatti e ci consentono di vedere i gesti di esseri biologici che si muovono attorno a noi.
L’elaborazione sensoriale è così accurata e precisa (non solo per l’uso dell’occhio ma anche grazie al concorso degli altri sensori) che sulla cortec-
L’immagine sotto ci indica che fino a 62° siamo in grado di avere una
visione binoculare, centrata maggiormente nei punti della retina più
cia cerebrale potremo costruire un’immagine stilizzata di come vengono
ricca di bastoncelli, quindi con una definizione e chiarezza dell’immagi-
percepite le aree del nostro corpo; questa immagine si chiama homuncu-
ne non ottimale.
lus motorio ed è una rappresentazione somatotopica.
Abbiamo quindi sin qui evi-
Non a caso le aree maggiormente rappresentate sono quella del viso e
denziato l’importanza del-
della mano con quella degli arti inferiori; è stato appurato che questa
l’occhio come sensore nello
rappresentazione è plastica, cioè può variare nel corso della vita e l’alle-
stabilire forme, posizione e
namento motorio e l’apprendimento possono giocare a questo scopo un
movimento degli oggetti,
ruolo molto importante.
abbiamo visto che osservan-
Abbiamo visto che gli occhi sono la via principale d’ingresso del vissuto
do un altro possiamo impa-
da un punto di vista visivo, l’elaborazione continua dell’area visiva della
rare imitandolo o migliorarci
corteccia e la sinergia con le parti (come vedremo) motorie permettono
facendo meglio, abbiamo in
non solo di avere una perfetta rappresentazione del proprio corpo ma di
poche parole sviluppato
elaborare delle strategie di feedback e di feedforward.
una capacità cinematica,
La prima consente di ricordare errori e strategie errate commesse nel pas-
registrando una sorta di film
sato correggendo in questo modo il movimento mentre lo si esegue, la
che ci creerà a feedback
seconda consente di poter prevedere la strategia migliore di movimento
degli schemi di comporta-
basando la stessa sulle esperienze vissute.
mento e motori.
La relazione tra l’area della corteccia visiva e le aree sensoriali poste nella
zona parietale del cervello permette inoltre di costruire delle mappe rela-
Come dunque avviene la
tive al movimento; tali aree creano in sincronia schemi e percezioni modi-
trasformazione da questa
ficabili continuamente; se ad esempio il soggetto nella figura tenesse in
capacità cinematica a quel-
mano un’asta sarebbero interessate l’area della presa PGF e quella del
la cinetica?
braccio PAF e quest’ultima verrebbe estesa a tutta l’asta come se fosse
24
una continuazione del braccio stesso. Se siamo in macchina e stiamo
La corteccia del nostro cervel-
facendo un parcheggio complicato il nostro sistema sensoriale estende
lo è divisa per aree a seconda
l’area PEF a tutta la macchina permettendoci di parcheggiare.
del compito che quella zona
di corteccia deve presiedere. La collaborazione e la sinergia di queste aree si fa
giori saranno la facilità nell’eseguire il compito motorio e l’efficacia,
tanto più efficiente e fluida quanto più la si usa, quindi più stimoli passano dal-
riducendo rischi di errori nell’esecuzione dello stesso.
l’area somato sensoriale a quella motoria tanto più questi passeranno con minor
dispendio energetico e con efficacia.
Inoltre, da un punto di vista energetico è stato dimostrato che tale processo riduce affaticamento e sforzo.
Il flusso delle informazioni è nelle direzioni indicate nelle figure sotto riportate.
Dall’area somato sensoriale le informazioni vengono inviate all’area prefrontale, poi a quella premotoria.
L’immagine sopra mostra, a sinistra, le aree di sinaspsi che si stabiliscono
Alcune passano direttamente dall’area somato sensitiva a quella motoria
con l’apprendimento di un nuovo gesto, cioè quelle aree di collegamento
primaria.
tra neuroni dove l’assone di uno entra in contatto con il dendrite o il
corpo cellulare di un'altra cellula nervosa passando così il segnale elettrico
di depolarizzazione della membrana cellulare, che rappresenta l’informazione o il comando. Il dendrite (da dendros = albero) è quella parte della
cellula che ricorda i rami di un albero. A destra, invece, troviamo un grafico nel quale sulle ordinate (asse verticale) viene rappresentata la frequenza dei potenziali d’azione, cioè del segnale elettrico che passa da una cellula nervosa all’altra. Dato che il passaggio del segnale richiede l’uso di
energia (la depolarizzazione della membrana cellulare avviene attraverso
l’apertura dei canali del sodio e quella dei canali del calcio con l’uso poi
successivo della pompa del sodio per riportare la membrana a riposo ripo-
Per rafforzare i concetti sin qui espressi, cioè quelli relativi al passaggio
larizzandola con uso di ATP) una frequenza di scarica maggiore determina
delle informazioni tra un’area della corteccia e l’altra, possiamo para-
un incremento energetico quindi di deplezione delle sostanze che presie-
gonare tale flusso di informazioni all’acqua piovana che cadendo su
dono all’energetica del gesto (fatica). Sulle ascisse (asse orizzontale) il
una collina si crea il miglior percorso per arrivare a valle. Più acqua pas-
numero delle ripetizioni; ora ci è chiaro che maggiori sono le ripetizioni
serà in questo piccolo torrente d’acqua più il suo letto sarà profondo
maggiori sono sia l’apprendimento che l’ottimizzazione dell’energetica
quindi le sue sponde alte, con meno rischi che l’acqua nel rivolo esondi.
relativa al gesto stesso. Infatti, superato il 60esimo tentativo, la fatica men-
Lo stesso vale per il gesto ripetuto a cui è stato dato un input tale da
tale necessaria a rischematizzare il nuovo gesto diminuisce notevolmente.
indirizzarlo nel percorso ottimale per il raggiungimento del movimento
Questo dimostra che soggetti che compiono attività motoria sportiva a fini
finale; maggiori saranno i passaggi del segnale e, se preferite, le ripeti-
agonistici con cadenza periodica e che, quindi, con la medesima cadenza
zioni sottoposte a controllo del sistema visivo dello stesso atleta, mag-
si allenano potrebbero in tempi relativamente brevi migliorare e rinsaldare
25
NEUROFISIOLOGIA
la propria capacità motoria; ad esempio un cambio di direzione eseguito
Come si mappa dunque il movimento secondo questi principi fisiologici?
in modo errato a secco.
Non dovremo inoltre dimenticare che la creazione di schemi motori a cui
la corteccia frontale (quella del lobo frontale deputata agli schemi motori)
può attingere proteggerà anche l’atleta da eventi inaspettati ottimizzando la risposta a riflessi che come sappiamo sono per lo più automatizzati
ma che poi richiedono una risposta volontaria atta ad evitare danni o
cadute. Così vedendo la cosa, si può prospettare tale allenamento cinetico motorio come un elemento di prevenzione ai traumi.
Altre strutture importanti come strutture cooperanti alla programmazione al movimento sono i gangli della base, che svolgono un ruolo
Semplificando, la sequenza con la quale avvengono i passaggi e la velo-
di filtro; nei gangli troviamo il talamo, importante crocevia di tante
cità con cui vengono elaborati rappresenta il fattore in più per il miglio-
afferenze sensitive.
ramento della performance in gara. Infatti, quando il movimento è diven-
Anche il cervelletto collabora allo sviluppo del programma motorio
tato un’idea motoria (questo avviene dopo la costruzione di schemi
oltre che a presiedere l’equilibrio e la postura della macchina motoria.
motori controllati dall’individuo stesso attraverso la sua osservazione),
allora questo seguirà le vie sopracitate nella figura venendo esso costantemente sottoposto a controllo dalle vie di retroazione che afferiscono
alle strutture del SNC già citate come cervelletto e gangli della base.
Essendo un processo plastico, cioè modificabile, è quindi anche allenabile; perché dunque non farlo?
Per coloro che ancora possono nutrire dubbi al riguardo vale la pena ricordare che è esperienza comune restare stupiti dopo aver ascoltato la propria
voce; come la voce, spesso ipotizziamo ed immaginiamo il nostro movimento o gesto in modo difforme dalla realtà e solo guardandoci possiamo
apprezzare che la nostra idea di noi stessi e di come ci muoviamo andrebbe
modificata.
Anche perché è proprio questo schema che ci induce a prendere decisioni
di tipo motorio che possono non essere in quel momento, alla nostra por26
tata, così si ingenera l’errore o il movimento scomposto che potrebbe
corni anteriori del midollo spinale (capitani) che tramite motoneuroni alfa
degenerare anche in un infortunio di tipo traumatico.
(sottotenenti) comandano il movimento. L’area di comando è rappresentata dai generali, i più alti in grado.
Il movimento a questo punto è conseguenza dello stimolo trasmesso dal
motoneurone alfa (sottotenente) che comanda le unità motorie, cioè
quel gruppo di fibre muscolari (il muscolo è come un mazzo di asparagi
dove ogni asparago è una fibra) che necessita reclutare per il movimento
e per le caratteristiche dello stesso, forza (generalmente fibre bianche o
intermedie), resistenza (le fibre rosse) o velocità (fibre bianche o pallide
esclusivamente glicolitiche anaerobiche). L’unità motoria è il maresciallo
maggiore. Come il muscolo nel suo insieme. Non dimentichiamoci che
internamente al muscolo ci sono fibre (strutture intra fusali) che lo controllano e lo coordinano, che funzionano da sensori posti in parallelo (fusi
neuro muscolari) o in serie (sistema del Golgi) e che queste sono i suoi
sottotenenti.
Quindi, ad esempio, nel decidere una sua azione un calciatore potrebbe
Il maresciallo a sua volta agisce su tendini, i caporali, i quali a loro volta
seguire questa sequenza:
a motivo della contrazione muscolare agiscono sulle strutture ossee del
sistema locomotore, i soldati.
Stando a questo esempio semplice ma efficace, chi stiamo allenando
oggi? Solo i sottufficiali e la truppa! È molto poco, solo la classe inferiore
degli ufficiali dimenticandoci completamente o quasi dei vertici! Ma
potrebbe un esercito reggersi ed essere efficace senza l’addestramento
RIASSUMENDO
anche dei suoi ufficiali e generali? La risposta è ovvia: rispondere positi-
Se volessimo seguire lo svolgimento e la programmazione del movimento
vamente andrebbe contro ogni logica e ogni esperienza comune. Ma
volontario o intenzionale e quindi volessimo ordinare per importanza le
questo è ciò che avviene oggi nello sport!
strutture ad esso proposte potremmo pensare ai gradi di un esercito.
Il sensore o i sensori percepiscono l’ambiente e la postura del corpo: essi
Sappiamo che ufficiali e generali sono allenabili nell’esercito che rappre-
sono i sottotenenti.
senta la macchina corporea umana e sappiamo che esistono metodi,
come la video analisi che lo permettono. Perché non avvalercene?
Le fibre nervose conducono il segnale al midollo: sono i tenenti.
Midollo spinale, le vie piramidali ed extrapiramidali conducono alla sede
Bibliografia
del comando: questi sono i capitani.
Fisiologia
La sede del comando, corteccia, cervelletto, tronco encefalico, talamo
G. Luigi Monticelli - Casa Editrice Ambrosiana.
ricevono le informazioni, le elaborano, le associano, le correlano al vissuto, le modificano o correggono e le salvano nell’area della memoria. Poi
Fisiologia
inviano il comando tramite fibre nervose discendenti (tenenti) al o ai
Un approccio integrato - D. U. Silverthorn - Casa Editrice Ambrosiana.
27
SCIENZE VISIVE
VEDERE MEGLIO PER VINCERE DI PIÙ
di Massimo Trevisol*
S
ono il responsabile del settore Sports Vision per il Milan Lab.
Purtroppo troppo frequentemente si pone scarsa importanza a come
Collaboro con un team di specialisti in varie discipline. Le conti-
si vede perché è così normale se non ovvio, che lo si dà per scontato
nue relazioni e confronti con molteplici e altrettanto importanti
senza rendersene conto.
realtà del mondo sportivo costituiscono occasioni di accrescimento
umano e professionale. “È stato un piacere incontrare una delega-
Mi capita spesso di parlare con allenatori e preparatori che inizialmente
zione del Centro di Coverciano (13-14 aprile 2010 - Stage del corso
trovano strano che ci sia qualcuno che si occupi della vista degli atleti
per Preparatori atletici, ndr) e con questo articolo vorrei informare e
ma poi quando dico: “Ritenete sia possibile andare a prendere la palla,
fornire spunti per approfondimenti sulla visione nella pratica sporti-
o colpirla, senza vedere bene dov’è?”, cambiano idea.
va, in particolare quella professionale”.
Quanto è importante una forma fisica perfetta, una muscolatura possente se la percezione visiva è lenta o imprecisa? Nell’afferrare, lanciare
La necessità di fruire di un servizio coordinato e programmato ine-
o colpire una palla, nell’effettuare un dribbling, nello scartare o antici-
rente la visione degli atleti risulta essere un elemento di primaria
pare l’avversario, in sostanza “nel trovarsi al momento giusto nel posto
importanza, non a caso paesi come Stati Uniti e Canada da sempre
giusto” una buona vista diventa fondamentale. Occhi che funzionano
orientati verso la ricerca più avanzata in ogni settore hanno da
bene, allenati, veloci, pronti, costituiscono quel vantaggio che si tradu-
tempo inserito i servizi di Sports Vision nei programmi di allenamen-
ce nel “prima degli altri” cioè “vincere”. Perché sono gli occhi a dirigere
to di molte discipline sportive. Anche nel nostro paese diversi atleti
il corpo e a fornire gli elementi per le decisioni mentali.
hanno praticato e stanno praticando programmi di Sports Vision.
Alcune squadre professionistiche in diversi sport hanno specialisti
Lavorando da molti anni nel particolare universo che è lo sport ne ho
che organizzano screening e analisi agli atleti. Rispetto ad altre
viste proprio di tutti i colori. Alcuni che avendo un difetto importante,
nazioni, in Italia l’attenzione a questo settore non è ancora una con-
quindi con una visione scarsa, giocavano dicendo “tanto la palla è
suetudine. Forse in ragione del fatto che i professionisti preparati
grande, la vedo”. Ma, guarda caso, commettevano errori che lasciava-
sono pochi. L’elemento positivo è che i pochi presenti hanno elevate
no sbigottiti tutti. Sistemando la condizione visiva magicamente si
capacità professionali che, unite all’intraprendenza tipicamente ita-
risolvevano le difficoltà e l’allenatore trovava le risposte a comporta-
liana, li rendono molto richiesti all’estero.
menti e risultati che pensava inspiegabili. Altri che avevano solo uno
dei due occhi ben funzionante ma occupavano un ruolo che li impe-
L’allenamento delle abilità visive nello sport ha avuto nel tempo varie
gnava sul lato dell’occhio critico, con relative problematiche. Altri che
definizioni in ambito agonistico: “l’ultima frontiera della performan-
muovendo gli occhi in certe direzioni perdevano l’equilibrio. Altri inve-
ce sotto pressione”, “l’anello mancante”, “l’elemento vincente”
ce che a metà partita vedevano tutto offuscato, e così via.
eccetera. Questo perché ogni azione motoria viene organizzata in
base alle informazioni visive raccolte che si assommano a quelle
Molti atleti consultando gli specialisti nelle scienze visive compren-
degli altri sensi ma rimangono comunque l’elemento primario. Già le
dono perché a volte non colpiscono con precisione la palla, non uti-
ricerche della Columbia University risalenti agli anni Sessanta eviden-
lizzano al meglio la visione periferica, si lasciano sfuggire dei passag-
ziarono che il 70-80% delle informazioni sensoriali utilizzate dai centri di elaborazione cerebrale provengono dal sistema visivo.
28
*Ottico optometrista, responsabile di Sports Vision
gi, non vedono il compagno libero al momento giusto, trovano dif-
ruolo. I componenti di una squadra hanno gli stessi organi di senso,
ficile mantenere la concentrazione per periodi prolungati.
ad esempio gli occhi, ma le richieste visive di un portiere sono ben
diverse da quelle di un suo compagno centrocampista o attaccante.
Nella solita misurazione della vista non ci si preoccupa del fatto che
Gli allenamenti visivi specifici possono incrementare l’attitudine per-
l’atleta poi dovrà vedere un oggetto in movimento, dovrà valutarne
cettiva, i comportamenti, l’abilità di interagire con l’ambiente, ridur-
la distanza, la velocità, la direzione ecc., e che in base a tutte le infor-
re le distrazioni, recepire maggior quantità di informazioni in minor
mazioni visive programmerà le proprie strategie e quindi tempi di
tempo, in sintesi a rispondere in modo più efficiente.
reazione, coordinazione del movimento del corpo e degli arti, programmazione delle azioni susseguenti, equilibrio dinamico ecc. La
TIPOLOGIA DI SERVIZI
coordinazione occhio-mano e occhio-piede, la visione periferica, la
1. Screening e analisi visive da utilizzare a scopo valutativo degli atle-
percezione di profondità, la localizzazione spaziale, così come tante
ti prima dell’ingaggio;
altre ancora, sono certo più importanti del vedere i classici 10\10, ma
2. Screening e analisi visive periodiche;
chi se ne occupa?
3. Programmi personalizzati di allenamenti di Sports Vision.
Dagli studi susseguitisi negli anni si è evidenziato che l’allenamento
o la costante pratica sportiva non era sufficiente a migliorare le pre-
OBIETTIVI
stazioni e che i risultati scientifici correlati ai test somministrati agli
1. Riduzione dei traumi nella pratica sportiva;
atleti di medie prestazioni evidenziava che le differenze rispetto agli
2. Monitoraggio della efficienza visiva e visuo-motoria;
altri con risultati migliori non erano semplicemente correlate alla pre-
3. Incremento delle prestazioni visive degli atleti;
stanza fisica o all’esperienza.
4. Incremento delle prestazioni visuo-motorie, di coordinazione, di
equilibrio, di reazione, nelle azioni visivamente guidate.
La costanza delle prestazioni atletiche risulta correlata in vario modo
con quelle visive.
ABILITÀ VISIVE DI INTERESSE NEL CALCIO
I servizi di Sports Vision costituiscono l’espressione pratica di conoscenze maturate in oltre cinquant’anni di ricerche e dei relativi rap-
1. ACUTEZZA VISIVA: generalmente viene valutata in modo statico.
porti con le altre funzioni fisiche e mentali. Mezzi e conoscenze uti-
Viene espressa in decimi, il valore medio è 10/10. Ma spesso viene
lizzate per migliorare atleti e squadre olimpiche, squadre professio-
superato, negli atleti è auspicabile che sia di almeno 14,15. Il cal-
nistiche e dilettantistiche, agenti dei corpi speciali, tiratori scelti
cio è uno sport prevalentemente in costante movimento per i gio-
dell’esercito, piloti dell’aviazione civile e militare.
catori e la palla, quindi l’acutezza visiva dinamica è un fattore
molto importante.
Attraverso i servizi di Sports Vision una serie di procedure scientifiche
codificate mette in risalto le prestazioni e il rendimento della funzio-
2. VISIONE PERIFERICA: questa è una abilità molto importante
ne visiva esplorando gli aspetti più intrinseci della percezione e del
nell’ambito delle performance di gioco, aiuta l’atleta ad evitare gli
comportamento umano, verificando altresì l’integrazione fra le varie
scontri e i traumi. Ogni giocatore prestando attenzione alla posi-
percezioni sensoriali e i cambiamenti indotti dallo stress della com-
zione della palla deve percepire dove si trovano o si muovono gli
petizione sulle prestazioni visive e le relazioni con la coordinazione
altri giocatori, alla loro posizione nel campo.
corporea e l’equilibrio dinamico.
3. FISSAZIONE: nel calcio, sport molto dinamico, la fissazione visiva
La pratica di ogni sport richiede delle buone abilità visive ma le carat-
viene cambiata in modo frequente e solo in rari casi si mantiene
teristiche peculiari di ognuno di essi pone in risalto la necessità che
protratta in modo costante. Viene collegata all’abilità visiva nei
il singolo atleta le utilizzi in relazione alla specificità del proprio
movimenti saccadici. Gli occhi dei giocatori sono per lo più in
29
SCIENZE VISIVE
costante movimento, impegnati in veloci cambi di fissazione, dalla
7. DOMINANZA OCULARE: la dominanza oculare non viene consi-
palla ai giocatori, ai riferimenti del campo, porta, linee ecc. Nei
derata, per il calcio, un fattore prioritario. Risulta però importante
calci di rimessa, d’angolo, punizioni ecc. il giocatore ha il tempo
nelle azioni raffinate in cui la dominanza di lateralità visiva con-
per analisi che comportano e richiedono precisioni elevate con fis-
corre a determinarne l’accuratezza e la precisione, come negli
sazioni protratte di spazi ristretti anche se contemplano ugual-
shooting, passaggi, dribbling e ricezioni. Ed anche nella disposi-
mente veloci cambi di visualizzazione. Considerando anche che
zione in campo per consentirne l’analisi migliore.
protrarre la fissazione sul “particolare” richiede una focalizzazione fine, sposta le valutazioni con modalità “centrale” in modo
8. CAPACITÀ E VELOCITÀ DI FOCALIZZAZIONE: importante in
elevato diminuendo le informazioni “periferiche”. Mantenere gli
relazione alla velocità della palla e degli altri giocatori. L’atleta
occhi sulla palla, seguirla nelle traiettorie e nei rapidi spostamenti
deve essere in grado di cambiare la focalizzazione da vicino a lon-
è importante. Anche in condizioni di affaticamento psicofisico
tano o a distanze intermedie, rapidamente, mantenendo questa
deve rimanere inalterata.
capacità efficiente per tutta la durata del gioco, nonostante gli
elevati livelli di dispendio energetico generale.
4. PERCEZIONE DI PROFONDITÀ O SENSO STEREOSCOPICO:
aspetto necessario nella precisione dei tiri e dei passaggi per giu-
9. CONSAPEVOLEZZA CENTRALE-PERIFERICA: è un’abilità essen-
dicare correttamente le distanze e le posizioni. Avviene grazie alla
ziale per un giocatore di calcio; nell’azione di dribbling deve guar-
capacità di fondere le immagini dei due occhi in un’unica perce-
dare dove sta andando, vedere da dove e come proviene l’attacco
zione. Il tempismo nel ricevere i passaggi, nelle azioni di risposta,
difensivo, utilizzando la percezione periferica per controllare la
come i colpi di testa, è una abilità correlata ad una buona perce-
palla fra i piedi mentre si muove, percepire la posizione dei com-
zione della profondità o dello spazio. Il giocatore deve essere abile
pagni per gli eventuali passaggi. Nel ruolo difensivo l’atleta deve
nel giudicare la velocità e la direzione della palla, come in quella
utilizzare la visione centrale per controllare l’attaccante e la palla,
relativa alla posizione e al movimento degli altri giocatori.
la visione periferica per analizzare le eventuali organizzazioni di
gioco che possano determinare un goal, le altre linee offensive
5. MOTILITÀ OCULARE: nello sport del calcio sono molto importan-
che avanzano.
ti i movimenti oculari sia di inseguimento che i saccadici, che
devono essere rapidi, precisi e accurati, per controllare e valutare
10. VISUALIZZAZIONE: è un aspetto molto importante per il calcia-
gli altri giocatori e la palla in movimento, in costante riferimento
tore sia nelle fasi di apprendimento degli schemi che negli ambiti
ad un ampio campo di percezione e confronto statico, quale lo
esecutivi dell’incontro. Molto utilizzata nel battere le punizioni,
stesso campo di gioco. Vari studi hanno evidenziato come gli atle-
le rimesse, i calci d’angolo ecc., è a tutti gli effetti un’elaborazio-
ti che in azione muovono molto la testa per difficoltà visive hanno
ne e proiezione visivo mentale che deve essere ben acquisita e
uno scarso livello di efficienza e prestazioni molto incostanti.
sviluppata per funzionare al meglio anche con brevi istanti a
disposizione per le scelte decisionali, come avviene nel calcio.
6. COORDINAZIONE OCCHI-CORPO-PIEDI: sono tutti sistemi
30
guida nelle azioni dei giocatori, indispensabili per segnare goal.
11. VELOCITÀ DI RICOGNIZIONE: nei passaggi di palla che devono
Tutte le azioni devono utilizzare la coordinazione occhio-corpo e
essere molto precisi, avanzando con la palla, nel controllo dei
specialmente occhio-piede mentre la coordinazione occhio-mano
contrasti analizzando il resto del campo ecc., l’atleta deve avere
viene più utile per sbilanciare o bloccare l’avversario o come nor-
dei tempi di acquisizione ed elaborazione delle informazioni visi-
malità per il portiere. La costante per tutti questi ambiti è che gli
ve molto rapidi, che portino a tempi di reazione da competizio-
occhi guidano tutto il sistema motorio.
ne, elemento di differenza tra vincenti e perdenti.
12. RECUPERO DA ABBAGLIAMENTO: occasionalmente la palla può
provenire da un campo visivo abbagliante dovuto alla luce del sole
CENNI STORICI DI SPORTS VISION
o delle luci artificiali. Se la retina non ha dei buoni tempi di recupe-
Facendo un po’ di storia, già nel 1960 il dottor Wolfe, un optome-
ro l’azione può risultare rallentata.
trista di Cincinnati (Ohio), venne ufficialmente assunto dalla squadra di baseball dei Cincinnati Reds per monitorare e allenare l’ef-
13. VISIONE CON ILLUMINAZIONE SCARSA: è un altro aspetto che
ficienza visiva degli atleti con notevole miglioramento dei risultati
dovrebbe essere oggetto di analisi anche se raramente il gioco
di tutta la squadra. Circa un anno più tardi anche molte altre squa-
avviene in condizioni di luce critiche. Potrebbe succedere che si arri-
dre adottarono optometristi e programmi di Sports Vision per
vi a fine partita in condizioni di luce scadente, oppure in condizioni
incrementare i successi portandoli a più alti livelli e diminuendo
di scarsa visibilità come con nebbia.
drasticamente i traumi e gli incidenti occorsi nelle competizioni.
Un caso emblematico con risultati straordinari si evidenziò nel
14. RESISTENZA ALL’AFFATICAMENTO VISIVO: aspetto da valutare
1971, quando una squadra professionistica di baseball, seguita
eseguendo i test con crescente livello di impegno, al fine di accer-
dall’Optometrista dottor Harrison, adottò programmi intensi di
tare gli eventuali cedimenti del sistema visivo, relativamente all’af-
Sports Vision. Nell’arco di un anno balzò dall’ultimo posto al primo
faticamento con impegni protratti.
nella graduatoria delle battute. Nel 1978 l’American Optometric
Association (A.O.A.), a seguito del notevole incremento delle
15. PERCEZIONE DEI COLORI: non costituisce un elemento molto
richieste di esperti professionisti per il settore sportivo, dovette
importante o critico nello sport del calcio. Viene utilizzata in parti-
fondare un dipartimento di ricerche e specializzazione in Sports
colare per una identificazione veloce dei giocatori della squadra
Vision. Sempre nel 1978 Harrison organizzò il primo screening ad
avversaria, nelle ispezioni visive inerenti ai passaggi e agli interventi
atleti olimpici degli USA. Nel 1985 l’Associazione Canadese di
difensivi.
esperti in Sports Vision fu coinvolta nelle XV Olimpiadi invernali a
Calgary (Canada) impiegando dieci professionisti all’interno
16. MEMORIA VISIVA: il giocatore deve avere una buona capacità nel
dell’Olympic Polyclinic. Nel 1986 L’Olympic Shooting Team statu-
richiamare velocemente i ricordi delle proprie esperienze acquisite
nitense adottò per tutti gli atleti dei continui programmi di allena-
nella pratica sportiva. Elaborarle ed applicarle nel migliore dei modi,
menti di Sports Vision. In seguito, al dottor Reichow e al dottor
in relazione alle condizioni dell’evento che sta vivendo e del quale
Coffey fu richiesto di organizzare un protocollo che divenne pro-
deve costantemente monitorare i continui cambiamenti. La visualiz-
cedura standardizzata per tutti gli atleti statunitensi convocati per
zazione rappresenta un elemento molto importante e significativo
i Giochi olimpici. Nel 1985 la squadra dei Chicago Bulls (N.B.A.) fu
per il livello della prestazione, con un ruolo di fondamentale impor-
allenata con programmi di Sports Vision presso l’Illinois College of
tanza nel complesso sistema di elaborazione che l’atleta deve man-
Optometry; varie ricerche eseguite, anche dall’oftalmologo e co-
tenere attivo per l’intera durata della competizione. La memoria visi-
proprietario della squadra, evidenziarono l’efficacia dei servizi rice-
va fornisce i maggiori contributi anche nei processi di visualizzazione.
vuti. Tra l’altro si comprese meglio come Michael Jordan potesse
compiere azioni fenomenali per i Bulls: le abilità visive di questo
17. LOCALIZZAZIONE SPAZIALE: attraverso questo processo l’atleta è
atleta erano nettamente superiori a quelle del resto dei compo-
consapevole della sua posizione relativamente agli altri elementi
nenti della squadra.
che lo circondano. Queste analisi gli consentono di poter vedere,
Molti altri ancora sono gli esempi tangibili che avvalorano la gran-
intraprendere azioni e arrivare dove altri non arrivano. Queste ela-
de utilità dei servizi visivi nella pratica sportiva, disponibili anche in
borazioni avvengono in contesti che evolvono costantemente in
banche dati.
relazione alla dinamicità: caratteristica dello sport del calcio.
31
CALCIO GIOVANILE
L’IMPORTANZA DELLE SCUOLE CALCIO
di Azeglio Vicini*
Q
uando si affrontano le problematiche del calcio giovanile italiano sarebbe
opportuno fare delle precise distinzioni, suddividendo le questioni per età
e per categorie, perché sarebbe generico considerare l’argomento come una
cosa unica. Solitamente, infatti, si parla di settore giovanile indistintamente con
riferimento ai ragazzi delle squadre delle scuole calcio, a quelli delle formazioni
giovanili della Lega Dilettanti, ai giovani delle squadre professionistiche e a
quelli delle squadre nazionali della FIGC. Si tratta peraltro di organizzazioni con
tratti e con obiettivi diversi. Le scuole calcio hanno importanti finalità. Si sa, ma
va detto, che si paga per farne parte e che vengono tesserati tutti quelli che
vogliono giocare a pallone: qui si impara e ci si appassiona al gioco. In questa
tutte organizzate bene se non benissimo. I tecnici sono preparati, i ragazzi
parte del settore giovanile si ottiene una formazione dei ragazzi a tutto tondo;
fanno notevoli esperienze pur fra le difficoltà di conciliare il calcio con la scuola.
non solo si formano i giocatori destinati a tutte le categorie e a tutti i livelli, ma
Arrivano poi alle soglie della prima squadra, dove si matura, si migliora e si svi-
anche gli appassionati del domani, i tifosi che in futuro frequenteranno i campi
luppa la personalità a contatto con giocatori di alto livello, ma è una realtà in
sportivi, i grandi stadi e dei quali c’è un grande bisogno.
cui non è facile trovare spazio, per la poca propensione a utilizzare i giovani,
In questa fase, pertanto, i ragazzi si devono soprattutto divertire, devono gio-
preferendo giocatori esperti. E questo dimenticando che nel giro di pochi mesi
care partite e partitelle, ma anche fare tanta tecnica individuale. Poi, pian
i giovani possono fare grandi progressi, contribuendo così al miglioramento
piano, interverranno i loro allenatori sul gioco collettivo e sotto l’aspetto atleti-
della squadra. Infine, finalità speciali competono al settore giovanile della
co, ma questo aspetto deve cominciare in modo più importante dopo i dodici
Federazione, quello delle squadre nazionali. Anche in questo caso si deve forse
anni, anche in relazione alle attitudini, al fisico e alla abilità di ognuno.
fare una distinzione per la squadra Under 21, più vicina alla Nazionale A che
Il settore giovanile delle squadre della Lega Dilettanti è più impegnativo per
non alle altre formazioni del vivaio azzurro, che rimangono più promozionali.
numeri (sono oltre cinquantamila le squadre dei loro campionati) e qualità. Fare
A livello di giovani si dice spesso che si deve giocare bene, che non conta il risul-
parte delle formazioni giovanili delle società della LND e più difficile. I club
tato, ma in realtà alle prime sconfitte sono guai. Qui l’indirizzo lo deve dare la
fanno selezioni, prove e provini, bisogna avere una certa predisposizione, per-
Federazione. Lo scopo di queste squadre non deve essere solo di creare forma-
ché l’obiettivo è sì appassionare ma anche creare buoni giocatori. Per un ragaz-
zioni omogenee ma anche e soprattutto quello di creare dei giocatori di talento
zo farne parte è già motivo di soddisfazione. I campionati sono interessanti e
che garantiscano un futuro di qualità del nostro calcio: formare e puntare su
gli allenatori, diplomati e non, ci mettono passione e competenza per ottenere
atleti con personalità, spirito aggressivo e fantasia; poi i grandi allenatori pen-
miglioramenti e risultati perché - per natura - si compete per vincere.
seranno a rifinire il campione. In conclusione, ogni parte del settore giovanile
In questa fase l’aspetto più prettamente educativo è preferibile lasciarlo alle
rappresenta una fase importante ed indispensabile per la crescita del vivaio cal-
famiglie e alla scuola, puntando invece sull’insegnamento del Regolamento del
cistico; ciascuna ha obiettivi diversi ma che si completano tra loro nella finalità
gioco del calcio. Attraverso questo strumento si impartiscono norme fonda-
di portare alla formazione di bravi giocatori e di bravi sportivi. Soltanto così il
mentali per la formazione di un ragazzo: impara a rispettare le regole, le auto-
calcio italiano non invecchierà.
rità (l’arbitro e l’allenatore), il prossimo (i compagni e gli avversari), gli orari,
impara a non bestemmiare e tanto altro ancora.
Quanto al settore giovanile del grande calcio professionistico le società sono
32
*Dirigente benemerito FIGC, ex Commissario tecnico azzurro
ed ex Presidente del Settore Tecnico
PREPARAZIONE ATLETICA
ESERCITAZIONI TATTICHE IN REGIME
DI RESISTENZA: LE PARTITE A TEMA
di Claudio Albertini*
INTRODUZIONE
ESERCITAZIONI TATTICHE IN REGIME DI RESISTENZA
Cosa significa “allenare la tattica”?
Si potrebbe riassumere un concetto fondamentale con una semplice equazione:
TATTICA = RISOLUZIONE DI PROBLEMI
Allenare la tattica significa quindi allenare il singolo giocatore e il collettivo
a saper riconoscere le possibilità che offre la situazione in atto e ad agire di
conseguenza scegliendo la risposta più conveniente.
Le esercitazioni di tipo preordinato svolte senza interazioni oppositive con
degli avversari (vedi esempio nel riquadro), a cui ricorrono molti mister, non
possono rientrare nel novero delle esercitazioni tattiche e dovrebbero essere più correttamente definite come “esercitazioni di tecnica collettiva”.
L’attività neuropsicomotoria che viene ad essere attuata durante queste
esercitazioni non ha infatti nulla a che vedere con i processi cognitivi necessari alla risoluzione dei problemi che si presentano durante il gioco vero e
proprio. Essendo i movimenti della palla e dei giocatori predefiniti, per il giocatore non esiste la possibilità di “scegliere” tra più soluzioni, ovvero non vi
sono situazioni-problema da risolvere attuando un comportamento piuttosto
che un altro1. Le esercitazioni di tipo preordinato possono essere utili per insegnare ai giocatori come muoversi in campo, in che posizione collocarsi o dove
trovare un compagno una volta che la squadra entra in possesso di palla, non-
Esempio di esercizio di tipo preordinato:
Palla da A verso B, che finta di andare all’esterno, converge verso l’interno e trasmette a B il quale controlla e gli restituisce palla sul fondo, nei pressi dell’area
di rigore. Inserimento di C sul primo palo (con movimento a mezzaluna). D prima
accorcia, poi si inserisce in area di rigore sul secondo palo. Sullo sviluppo dell’azione, A accorcia e si inserisce a sua volta. B può scegliere se crossare rasoterra
sul primo palo, a parabola sul secondo o indietro al centro sull’inserimento a
rimorchio di A. I giocatori possono inserirsi in area anche diversamente da quanto riportato in figura, ma sempre muovendosi verso tre differenti direzioni.
Rientro in allungo nelle postazioni successive (A in B, B in C, C in D, D in A).
ché per migliorare i tempi di gioco, o la tecnica (stop, controllo orientato, passaggio, tiro, colpo di testa, ecc.). Possono inoltre configurarsi come ottimi
Citiamo dal libro “Mourinho. Questione di metodo” (Tropea ed.,
esercizi di preparazione atletica con la palla, ma non incidono sulla capacità
2009, pag. 184): “Nello stesso modo in cui l’organizzazione di gioco
del giocatore e dell’intera squadra di leggere le situazioni ed elaborare risposte
deve restare aperta a ciò che lo circonda, anche tutti gli esercizi
rapide e funzionali. Questo obiettivo può essere invece conseguito dalle “par-
devono rimanere aperti, e per quanto riguarda la natura del gioco,
tite a tema”. In queste esercitazioni due squadre si affrontano dovendo svol-
ciò implica sempre un maggiore o minore confronto con l’inaspetta-
gere compiti particolari o seguendo regole che impongono o favoriscono
to. […] la struttura degli eventi in allenamento deve riflettere la
risposte adattative in tempo reale di evidente valenza tattica.
struttura degli eventi in partita. […] È possibile, e auspicabile, considerare gli esercizi di allenamento come oggetti frattali2, indipenden-
Questo errore metodologico fu commesso anche nel Karate, disciplina dalla quale provengo, dove per anni si continuò ad utilizzare come mezzo elettivo per allenare il combattimento la ripetizione di tecniche di attacco e difesa organizzate in sequenze prestabilite da
eseguirsi in coppia o addirittura singolarmente a vuoto, senza avversario.
2
“Un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su
scale diverse” (fonte: wikipedia.it).
1
temente dalla loro maggiore o minore complessità, ognuno inteso
come parte che contenga dentro di sé il tutto”.
*Preparatore atletico
33
PREPARAZIONE ATLETICA
In parole più semplici: dobbiamo studiare esercitazioni che propongano situazioni
LA QUANTIFICAZIONE DEL CARICO DI ALLENAMENTO
problema analoghe a quelle che prevediamo si potranno incontrare durante la
Per la quantificazione del carico di allenamento è utilizzato il seguente calcolo
partita, allenando i giocatori a sviluppare la capacità di riconoscere i segnali
dell’Entità di Stimolo Assoluto (ESA), proposto dal prof. Riccardo Capanna:
significativi attraverso una selezione percettiva (cosa guardare) e a reagire di
ESU (Entità dello Stimolo Unitario)3 = Attività totale/ Pause di recupero totali
conseguenza operando la scelta migliore. Dobbiamo abituare i ragazzi a perce-
ESA (Entità dello Stimolo Assoluto) = (ESU x nº di ripetiz.) x (1 + coeff. di sforzo)
pire rapidamente ciò che sta succedendo in campo o meglio ancora “anticipar-
Questo sistema di calcolo permette in modo pratico e semplice di modu-
lo”. Nessun “dettato” motorio può conseguire questo risultato! Affinché siano
lare il carico esterno e di programmarne la progressione durante la sta-
stimolati i processi cognitivi di cui sopra, si deve operare in situazione aperta e
gione agonistica. Non esclude tuttavia il ricorso a ulteriori strumenti di
imprevedibile, in cui i movimenti della palla e dei giocatori siano assolutamente
controllo e verifica.
liberi, non stabiliti a priori! Le partite a tema, oltre a essere gli strumenti elettivi
I valori dei coefficienti di sforzo sono riportati nelle tabelle sottostanti4.
per migliorare la tattica individuale e collettiva, se opportunamente modulate
nella durata e nei recuperi possono garantire lo sviluppo delle qualità organiche
di resistenza. Non tutte le partite a tema che si trovano in letteratura sono tuttavia
facilmente “convertibili” in esercizi condizionali. Alcune sono ottime per conseguire obiettivi tattici, ma per svariati motivi non assicurano intensità e/o quantità
di lavoro ottimali o il carico di lavoro è difficilmente programmabile o misurabile.
Tra le tante possibili, si dovranno pertanto selezionare esercitazioni:
• semplici;
• motivanti per i giocatori;
• che garantiscano intensità e quantità di lavoro significative per tutti i giocatori coinvolti;
• che possano essere agevolmente quantificabili per poter permettere il cal-
PARTITE IN PARITÀ NUMERICA
1 contro 1
2 contro 2
3 contro 3
4 contro 4
5 contro 5
6 contro 6
7 contro 7
8 contro 8
9 contro 9
10 contro 10
11 contro 11
COEFFICIENTE DI SFORZO (K)
1
0.5
0.33
0.25
0.2
0.17
0.14
0.13
0.11
0.10
0.09
colo e la modulazione dei carichi di lavoro.
Durante tutto lo svolgimento del gioco affinché siano mantenuti livelli di qualità
e intensità ottimali, il mister e i suoi collaboratori dovranno far sentire la loro
“presenza”, incitando, correggendo, incoraggiando. Dovranno inoltre preoccuparsi di rimettere in gioco un nuovo pallone nel più breve tempo possibile ogni
qualvolta questo esce dal campo, viene segnata una rete, ecc.
Importante: tutte le esercitazioni devono essere “finalizzate”, cioè devono avere
come scopo ciò che deve essere realizzato durante la partita: nessun esercizio,
per quanto piacevole o bello, deve essere fine a sé stesso. Per questo motivo ai
possessi palla eseguiti in uno spazio indefinito, sono da preferirsi esercitazioni
“indirizzate” come le partite a tema, in cui si distinguono sempre uno spazio da
conquistare ed uno spazio da difendere. L’allenamento deve rispecchiare il più
possibile la realtà della gara ed essere funzionale ad essa!
L’ESU, esprimendo il rapporto tra tempi di lavoro e tempi di recupero, rappresenta l’Indice
di Densità dell’esercitazione.
4
Rispetto a quanto originariamente proposto dal prof. Capanna sono state introdotte
anche ulteriori modalità esecutive (es. doppia e tripla superiorità numerica, ecc.), di cui
sono stati calcolati i relativi coefficienti. Cfr. bibliografia.
3
34
PARTITE IN DISPARITÀ
NUMERICA
2 contro 1
3 contro 1
3 contro 2
4 contro 1
4 contro 2
4 contro 3
5 contro 2
5 contro 3
5 contro 4
6 contro 3
6 contro 4
6 contro 5
7 contro 4
7 contro 5
7 contro 6
8 contro 6
8 contro 7
K SQUADRA
IN SUPER. NUM.
0.33
0.2
0.25
0.14
0.17
0.2
0.13
0.14
0.17
0.11
0.13
0.14
0.1
0.11
0.13
0.1
0.11
K SQUADRA
IN INFER. NUM.
1.5
2
1
2
1.5
0.5
2
1
0.33
1.5
0.5
0.25
1
0.33
0.2
0.25
0.17
Fatta eccezione per i coefficienti 1.5 e 2 (2 è il massimo coefficiente di
Volendo organizzare una minipartita 4 contro 4, otterremo quanto segue:
sforzo applicabile), per calcolare i restanti coefficienti di sforzo nelle
Totale giocatori 8. Lunghezza 5 x 8 = 40 m. Larghezza 3 x 8 = 24 m.
partite in disparità numerica si procede come segue: ci si riferisce alla
I valori che si ricavano con questo calcolo sono solo indicativi e spesso
tabella delle partite in parità numerica.
per ragioni pratiche non coincidono assolutamente con le dimensioni
Per la squadra che gioca in superiorità numerica si applica il coefficiente
dei mini-campi utilizzati, a volte proprio perché il tema tattico di alcune
di sforzo di tante posizioni più basse quanto la differenza numerica di
esercitazioni richiede l’organizzazione del lavoro in spazi particolari (ad
giocatori con la squadra che gioca in inferiorità.
esempio la partita “fasce laterali libere”).
Per la squadra che gioca in inferiorità numerica si applica il coefficiente
di sforzo di tante posizioni più alte quanto la differenza numerica di
L’importante è che i valori scelti non si discostino troppo da quelli sug-
giocatori con la squadra che gioca in superiorità.
geriti: per raggiungere intensità di lavoro elevate i giocatori devono
Esempio: 5 contro 3. Per la squadra che gioca in superiorità si appli-
muoversi (cioè correre!) in spazi sufficientemente ampi.
cherà il coeff. del 7 contro 7, cioè 0.14. Per la squadra che gioca in
Per mantenere livelli di qualità e intensità ottimali la durata delle singo-
inferiorità si applicherà il coeff. del 1 contro 1, cioè 1.
le ripetizioni non deve essere eccessiva. I recuperi devono essere brevi
In alcune esercitazioni, qualora vengano eseguite azioni supplementari par-
e incompleti. Il numero di ripetizioni sufficientemente elevato, ma tale
ticolarmente intense (vedi ad es. i cambi di campo nel “back to back” o in
da non compromettere il livello ottimale della prestazione. Le ripetizioni
altre esercitazioni similari descritte nelle pagine che seguono) al valore
eventualmente si possono distribuire su diverse serie, separate tra loro
dell’ESA va sommata la cifra risultante da: Nº di Compiti Aggiuntivi/2
da pause più lunghe (macropause).
(cfr. il testo del prof. Alessandro Mariani, citato in bibliografia).
Modulando i diversi parametri che concorrono a definire l’entità del
carico (ESA), sarà possibile variare il “peso” delle esercitazioni durante
L’ORGANIZZAZIONE DELLE ESERCITAZIONI PRATICHE
la stagione a seconda delle necessità.
Per ogni esercitazione si devono definire:
1. Gli obiettivi;
PROPOSTE
2. Le regole (con eventuali varianti);
Nelle seguenti esercitazioni, il numero di giocatori, la durata del lavoro
3. Il numero di giocatori impiegati;
e dei recuperi, ecc., sono solo indicativi.
4. Lo spazio esercitativo;
Per quanto riguarda alcune modalità di gioco, quali il gioco a tocchi
5. I tempi di lavoro e di recupero, il numero di serie e di ripetizioni.
liberi o limitati, il gioco rasoterra obbligatorio, ecc., queste possono
essere variate liberamente per diversificare l’esercizio o per intensificar-
Lo spazio esercitativo varia in funzione del numero di giocatori impie-
lo, ma sarebbe preferibile che fossero decise in base a precise finalità
gati. Per riprodurre con una discreta approssimazione uno spazio di
tecnico-tattiche.
gioco proporzionale a quello di gara, consiglio di ricorrere a questo
semplice calcolo: Lunghezza del campo in metri = numero totale dei
Alcuni esempi:
giocatori impegnati (tranne i portieri) moltiplicato per 5.
• gioco a due/tre tocchi per velocizzare il gioco e i tempi di smarcamento;
Larghezza del campo in metri = numero totale dei giocatori impegnati
• tocchi liberi per favorire l’uno contro uno;
(tranne i portieri) moltiplicato per 3.
• gioco rasoterra per obbligare i giocatori a cercare lo smarcamento in
“zona luce”;
Prendendo in considerazione l’11 contro 11 di una normale partita (10
• passaggio obbligato al terzo uomo per migliorare la visione periferica, ecc.
contro 10, non conteggiando i portieri), applicando la regola di cui
sopra, otteniamo come risultato 20 x 5 = 100 m. e 20 x 3 = 60 m. Tali
Alcune delle proposte descritte qui di seguito fanno riferimento ai lavori
dimensioni non coincidono ma si approssimano molto alle dimensioni
di Capanna, Ferrari, Mariani e Viscidi, citati in bibliografia, ai quali si
di un campo regolamentare.
rimanda per un ulteriore approfondimento.
35
PREPARAZIONE ATLETICA
ESERCITAZIONE 1: CALCIO-RUGBY
ESERCITAZIONE 3: PALLA AVANTI – PALLA INDIETRO
Descrizione: Si gioca per condurre il pallone in “meta” oltre la linea di fondo avversaria.
Obiettivi: Pressione, pressing, fuorigioco, contromosse al fuorigioco, transizione positiva e
negativa. Obiettivo ulteriore se si inserisce la variante: gioco sullo scarico della prima punta.
Regole del gioco: Tocchi liberi. Vale la regola del fuorigioco. Gol valido solo se tutta la
squadra è salita oltre la propria linea dei 20 m. Gol subito vale doppio se un giocatore rimane sotto la linea dei 20 m. avversari. - Variante: con sponde verticali, costituite da due giocatori che non partecipano al gioco o dal mister e dal preparatore fisico, posizionate oltre
la linea di meta (giocano con la squadra che attacca).
Giocatori impiegati: 5 giocatori per squadra.
Spazio esercitativo: Campo 50 x 30 m. diviso in 3 zone.
Parametri del carico: 8 ripetizioni da 60”. Pause di 45”.
AT
Attività
tot.
480
PT
Pausa
tot.
280
NRip
N.
ripetiz.
8
K
Coeff.
sforzo
0,20
CA
Compiti
agg.
0
ESU
AT/PT
1,71
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
16,5
Descrizione: Partita con obbligo di alternare un passaggio in avanti con uno indietro. Passaggio in avanti obbligatorio al “terzo uomo”.
Come variante del “calcio-rugby” oppure con due porte e i portieri.
Obiettivi: Contromosse al pressing avversario. Ripartenza rapida con gioco a muro
accorciando la squadra in avanti sullo scarico e guadagnando spazio in avanti con
l’uomo senza palla.
Regole del gioco: Vale la regola del fuorigioco. Tocchi liberi. Perché il gol sia valido
tutti i giocatori devono trovarsi all’interno della metà campo avversaria. Il gol vale
doppio se un giocatore della squadra avversaria rimane sotto la linea di metà campo.
Giocatori impiegati: 6 giocatori per squadra + 2 portieri.
Spazio esercitativo: Campo 60 x 40 m.
Parametri del carico: 10 ripetizioni da 60”. Pause di 30”.
AT
Attività
tot.
600
PT
Pausa
tot.
270
NRip
N.
ripetiz.
10
K
Coeff.
sforzo
0,17
CA
Compiti
agg.
0
ESU
AT/PT
2,22
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
26,0
ESERCITAZIONE 2: RUBO E RIPARTO CON SPONDA
ESERCITAZIONE 4: 3 CONTRO 3
Descrizione: Una squadra attacca la porta, l’altra cerca di rubare palla e ripartire per
fare meta avvalendosi di una sponda verticale (mister/preparatore atletico). Nella proposta in figura: 4 centrocampisti e 2 attaccanti cercano di segnare nella porta difesa
dal portiere, mentre 4 difensori e 1 centrocampista cercano di portare la palla oltre la
linea di meta.
Obiettivi: Allenare le fasi di transizione.
Regole del gioco: Tocchi liberi. Vale la regola del fuorigioco.
- Variante: Gol e meta validi solo se tutta la squadra è salita oltre la propria linea dei
20 m. Gol e meta subiti valgono doppio se un giocatore rimane sotto la linea dei 20
m. avversari.
Giocatori impiegati: 6 giocatori per squadra + 1 portiere.
La sponda è considerata nel computo dei giocatori della squadra.
Spazio esercitativo: Campo 55 x 33 m. con una porta regolamentare.
Si delimitano due linee a 20 m. dalle linee di fondo nel caso in cui si giochi con la
variante.
Parametri del carico: 10 ripetizioni da 60”. Pause di 40”.
AT
Attività
tot.
600
36
PT
Pausa
tot.
360
NRip
N.
ripetiz.
10
K
Coeff.
sforzo
0,17
CA
Compiti
agg.
0
ESU
AT/PT
1,67
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
19,5
Descrizione: Si svolgono contemporaneamente su 3 campi 3 minipartite 3 >3 con
porticine, ruotando le 6 squadre secondo un calendario prestabilito.
Come variante del “calcio-rugby” oppure con due porte e i portieri.
Obiettivi: Dribbling, smarcamento, marcatura e copertura.
Regole del gioco: Si gioca a due tocchi rasoterra la prima serie, a tre tocchi rasoterra la seconda serie.
Vale la regola del fuorigioco.
Perché il gol sia valido tutti i giocatori devono trovarsi all’interno della metà campo
avversaria.
Il gol vale doppio se un giocatore della squadra avversaria rimane sotto la linea di
metà campo.
Giocatori impiegati: 3 giocatori per squadra. Tot. 18 giocatori.
Spazio esercitativo: 4 campi 20 x 30 m.
Parametri del carico: 13 ripetizioni da 60”. Pause di 35”.
AT
Attività
tot.
780
PT
Pausa
tot.
420
NRip
N.
ripetiz.
13
K
Coeff.
sforzo
0,33
CA
Compiti
agg.
0
ESU
AT/PT
1,86
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
32,1
ESERCITAZIONE 5: “AMERICANA” CON NAVETTA
ESERCITAZIONE 7: BACK TO BACK
Descrizione: Gioco all’americana 5>5 (a una porta difesa dal portiere).
Obiettivi: Allenare le fasi di transizione.
Regole del gioco: Se la palla è intercettata dai difensori, questi devono rilanciarla verso
il preparatore atletico, posto nel cerchio di centrocampo, andare a fare navetta sulla linea
dei cinesini a centrocampo, ricevere palla dal prof. e attaccare, mentre la squadra che ha
perso il possesso palla deve fare navetta sulla linea di fondo campo e difendere. La palla
viene rimessa in gioco dal preparatore atletico anche ogni volta che esce dal campo con
rimessa a favore della squadra che difende e dopo ogni conclusione a rete. Si può andare alla conclusione solo oltre la linea dei 20 m. delimitata dai cinesini. Tocchi liberi.
Giocatori impiegati: 5 giocatori per squadra + 1 portiere.
Spazio esercitativo: Campo 40 x 40 m. con una porta regolamentare.
Parametri del carico: 10 ripetizioni della durata di 90” con pause di recupero di 60”.
Compiti aggiuntivi stimati: 38.
AT
Attività
tot.
900
PT
Pausa
tot.
540
NRip
N.
ripetiz.
10
K
Coeff.
sforzo
0,20
CA
Compiti
agg.
38
ESU
AT/PT
1,67
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
39,0
ESERCITAZIONE 6: CAMBIO-CAMPO
Descrizione: Si svolgono contemporaneamente due minipartite 4>4 con porticine
su due campi separati da zona neutra.
Obiettivi: Allenare le fasi di transizione.
Regole del gioco: Immediato cambio campo delle 4 squadre ad ogni palla fuori o gol
in uno qualsiasi dei due campi (fischia l'arbitro corrispondente).
Gol valido solo se tutta la squadra che lo segna si trova all'interno del campo.
Gol subito vale doppio se la squadra che lo subisce non si trova tutta nel campo.
Almeno 2 passaggi prima della conclusione a rete.
Conclusione da effettuarsi oltre la linea dei 7 m.
Gioco obbligatorio rasoterra. Tocchi: max 3.
Giocatori impiegati: 4 giocatori per squadra. Tot. 16 giocatori.
Spazio esercitativo: 2 campi 25 x 40 m. separati da zona neutra di 18 m.
Parametri del carico: 2 serie da 4 ripetizioni della durata di 90”.
Micropause di 45”. Macropausa di 2’.
AT
Attività
tot.
900
PT
Pausa
tot.
540
NRip
N.
ripetiz.
10
K
Coeff.
sforzo
0,20
CA
Compiti
agg.
38
ESU
AT/PT
1,67
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
39,0
Descrizione: Gioco 6>6 + 2 portieri. Si deve segnare nelle porte posizionate “spalla
contro spalla” (vedi descrizione dello spazio esercitativo).
Obiettivi: Allenare le fasi di transizione.
Regole del gioco: La squadra dei rossi difende la propria porta difesa dal loro portiere n.
1 e attacca la porta al di là della metà campo, difesa dal portiere n. 12; i blu, viceversa. La
rete è valida se la squadra che segna è con tutto l’organico al di là della linea di porta delimitata dai cinesini. Se la squadra che ha subito il gol non ha tutti i suoi giocatori posizionati
nella propria metà campo, il gol subito vale doppio. Nella zona tratteggiata compresa tra le
due porte si situano il preparatore atletico e il mister con i palloni. In quella zona non è possibile giocare. Ogni qualvolta il pallone esce dal rettangolo di gioco viene rimesso in gioco
velocemente un pallone nella zona opposta del campo. I tocchi sono liberi.
Giocatori impiegati: 6 giocatori per squadra + 2 portieri.
Spazio esercitativo: Campo 40 x 70 m. con due porte regolamentari collocate tangenti
al cerchio di centrocampo, entrambe con il dorso rivolto verso il centro del campo.
Parametri del carico: 2 serie da 5 ripetizioni di 2’ con micropause tra le ripetizioni di 1’
e macropausa tra le serie di 3’. Compiti aggiuntivi stimati: 54.
AT
Attività
tot.
1200
PT
Pausa
tot.
660
NRip
N.
ripetiz.
10
K
Coeff.
sforzo
0,17
CA
Compiti
agg.
54
ESU
AT/PT
1,82
ESA
ESUxNRipx
(1+K)+CA/2
48,3
Progressione dell’Entità dello Stimolo Assoluto riferita agli esempi precedenti
ALTRE PROPOSTE CHE POSSONO ESSERE AGEVOLMENTE MODULATE…
PARTITA “VERTICALIZZAZIONE”
I due portieri stazionano alle spalle della zona avversaria. Si realizza un
gol ogni volta che la squadra riesce a passare la palla al proprio portiere.
Obiettivi: profondità, pressione sul possessore di palla per impedire la
verticalizzazione e pressing sugli appoggi.
37
PREPARAZIONE ATLETICA
PARTITA “OCCHIO AL GUARDALINEE”
Obiettivo: allenare le fasi di transizione.
Minipartita normale, con due porte e i portieri o con due porticine
Nella quantificazione del carico non viene conteggiato nessun compito
senza i portieri.
aggiuntivo.
Quando la palla esce dal campo, o dopo ogni tiro in porta, il mister, che
si trova all’interno dello stesso, consegna una seconda palla in una zona
PARTITA “10 SECONDI PER ANDARE ALLA CONCLUSIONE”
a caso alla squadra a cui spetta la rimessa. Obiettivo: allenare le fasi di
Due porte con i portieri. La squadra in possesso di palla ha 10” per anda-
transizione.
re alla conclusione, dopodiché il mister consegna una seconda palla alla
Nella quantificazione del carico non viene conteggiato nessun compito
squadra avversaria in una altra zona del campo, obbligando la prima
aggiuntivo.
squadra ad effettuare una veloce riorganizzazione difensiva. Obiettivo:
- Variante: con navette sui coni esterni. Prima di giocare la seconda palla
allenare le fasi di transizione.
i giocatori dovranno effettuare uno sprint con cambio di direzione verso
i coni posizionati all’esterno del campo. Sullo stesso cono può dirigersi
PARTITA “POSSESSO 4 CONTRO 4 CON 4 SPONDE”
un solo giocatore. Ogni navetta è computata come compito aggiuntivo.
Vince la squadra che effettua più passaggi consecutivi o quella che intercetta più palloni. Obiettivi: smarcamento, intercettamento/anticipo.
PARTITA “4 CONI”
Minipartita normale, con due porte e i portieri o con due porticine
PARTITA “POSSESSO E UNO-DUE”
senza i portieri.
Un punto ogni dieci passaggi consecutivi e ad ogni uno-due effettuato.
Al comando del mister, che chiama il colore del cono, la palla non vale
Obiettivo: smarcamento.
più e diventa buona quella posizionata dal cono indicato. Obiettivo: alle-
- Variante: con l’utilizzo di sponde esterne che giocano a un tocco. È
nare le fasi di transizione.
valido come punto l’uno-due effettuato avvalendosi della sponda
Nella quantificazione del carico non viene conteggiato nessun compito
esterna, mentre i passaggi tra giocatori e sponde non vengono consi-
aggiuntivo.
derati nel computo dei passaggi consecutivi.
PARTITA “POSSESSO CONTRO RIPARTENZA”
PARTITA “FASCE LATERALI LIBERE”
A una porta col portiere. Una squadra deve fare gol, l’altra possesso palla
Due porte con i portieri. Vengono lasciate due fasce laterali libere dove
(un gol ogni dieci passaggi consecutivi).
il giocatore può andare sul fondo e crossare. Obiettivi: ampiezza, attac-
Obiettivi: pressione, pressing, mantenimento del possesso palla (smarca-
co e difesa da cross dal fondo.
mento), transizione.
- Variante: uno contro uno sulla fascia.
- Variante: uno contro uno sulla fascia con possibilità di inserimento di
PARTITA “AMERICANA”
un compagno in sovrapposizione.
A una porta col portiere. Inizialmente una squadra attacca, l’altra difende. La squadra che si difende se conquista palla può a sua volta attaccare
PARTITA “CAMBIO GIOCO”
ma deve prima uscire tutta oltre una linea prefissata delimitata dai cine-
Due porte con i portieri. Sono delimitate due zone laterali. Oltre al gol,
sini che divide il minicampo a metà in senso trasversale. Obiettivo: alle-
un punto per ogni cambio gioco correttamente effettuato. Obiettivo:
nare le fasi di transizione. Non si conteggiano compiti aggiuntivi.
attirare la squadra avversaria in una zona laterale del campo per poi
attaccarla sul suo “lato debole” aprendo il gioco sulla fascia opposta.
PARTITA “A INVERSIONE”
38
Minipartita normale, su campo ridotto, con due porte e i portieri.
PARTITA “SOVRAPPOSIZIONE”
Al comando del mister, le due squadre attaccano e difendono in direzio-
Due porte con i portieri. Oltre al gol, un punto per ogni sovrapposizio-
ne opposta.
ne correttamente effettuata. Il tema tattico è evidente.
CONCLUSIONI
Come si sottolineava nell’introduzione: l’allenamento deve rispecchiare
il più possibile la realtà della gara ed essere funzionale ad essa.
L’obiettivo finale è ottenere giocatori che siano in grado di agire e reagire simultaneamente in funzione della medesima intenzione collettiva,
ovvero che siano in grado, durante la partita, di muoversi come un
organismo unico, inscindibile (come una squadra!).
Prendiamo ad esempio la partita “rubo e riparto con sponda”.
Possiamo organizzarla con un numero qualsiasi di giocatori, distribuiti
casualmente in due squadre. Oppure, supponendo di dover preparare
la partita contro una squadra che giochi con il modulo 4-4-2, possiamo
contrapporre, come nell’esempio riportato, 4 difensori + 1 centrocampista (se prevediamo di schierare un solo mediano davanti alla difesa) a
4 centrocampisti e 2 attaccanti, obbligando il nostro reparto difensivo
Capanna R.
Allenare oggi. Le quattro regole d’oro - Calzetti & Mariucci, Ponte S.Giovanni (Perugia), 2007.
Ferrari F.
Elementi di tattica calcistica, vol. 1 e vol. 2 - Edizioni Correre, Milano, 2001 e 2009.
Mariani A.
La preparazione speciale. Metodo, esercizi, carichi - Calzetti & Mariucci, Ponte S.Giovanni
(Perugia), 2008.
Piccareta F.
Intercampus, una finestra sul mondo - Notiziario del settore tecnico FIGC, n. 1/2009, Firenze.
Rampinini E., Impellizzeri F.M., Castagna C., Tibaudi A., Marcora S.
Variabili che influenzano l’intensità nelle esercitazioni con la palla - Notiziario del settore
tecnico FIGC, n. 1/2007, Firenze.
Viscidi M.
Allenare le transizioni - Edizioni www.allenatore.net, Lucca, 2009.
a difendersi in situazione di inferiorità numerica. Così facendo andremo
a riprodurre in allenamento una delle possibili situazioni che possono
presentarsi durante la partita, con ovvi vantaggi ai fini della preparazio-
L’AUTORE:
ne della gara.
Per dare un senso alle esercitazioni, le partite a tema in regime di resistenza dovranno quindi essere sempre elaborate attraverso la stretta
collaborazione tra il preparatore atletico e l’allenatore, sulla base delle
esigenze tecnico-tattiche definite da quest’ultimo.
Riferimenti bibliografici e sitografici
Albertini C.
Indicazioni metodologiche per la preparazione atletica del calciatore - www.assopreparatori.it,
www.robertosassi.it, 2007.
Amieiro N., Barreto R., Oliveira B., Resende N.
Mourinho. Questione di metodo. - Tropea ed., Milano, 2009.
Aschieri P.
Karate. Il combattimento - Sperling & Kupfer, Milano, 2000.
Bonfanti M., De Paoli M.
Lo spazio e il tempo nelle situazioni di gioco - Libreria dello Sport, Milano, 2003.
CLAUDIO ALBERTINI
Nato a Genova il 22 dicembre 1960.
Diplomato ISEF con 110/110 con Lode con una tesi sperimentale sullo
stretching PNF, ha conseguito l’abilitazione di Preparatore Atletico presso il Centro Tecnico di Coverciano con il punteggio di 60/60 con Lode
Capanna R.
Riflessioni e proposte per il gioco del calcio - Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello
(Perugia), 2000.
Capanna R., Onofri C., Ancona S.
L’allenamento funzionale per i giocatori ed il portiere - Calzetti & Mariucci, Ponte
S.Giovanni (Perugia), 2005.
discutendo la tesi su “I nuovi orientamenti metodologici nella preparazione atletica”. Attualmente svolge la mansione di Preparatore Atletico
nel Settore giovanile del Genoa CFC. È inoltre Maestro cintura nera
quinto dan di Karate e direttore tecnico della CSKA Genova (Centro
Specializzazione Karate Agonistico).
39
ALLENATORI ALLO SPECCHIO, L’INTERVISTA
GIUSEPPE SANNINO: “I MIEI GIOCATORI?
VORREI FARLI GIOCARE SEMPRE TUTTI”
di Isabella Croce*
Breve curriculum professionale
“Per quanto riguarda gli studi ho il diploma di terza media. Rispetto
alla mia formazione come allenatore ho seguito tutti e tre i corsi
della Federazione senza svolgere, al di fuori di questi, altro tipo di
aggiornamento. Il corso master l’ho ultimato quest’anno”.
Come e quando è nata l’idea di diventare allenatore?
“Ho giocato a calcio fin verso i trent’anni e pur avendo avuto una carriera
da modesto calciatore di serie C sono riuscito a trasformare la mia grande
passione per il calcio in un lavoro. Anche se non sono stato un calciatore
particolarmente dotato sono riuscito a diventare un’icona a Pavia ma, arrivata una certa età, ho deciso di scendere nei dilettanti. Non è stata un’esperienza positiva, il calcio non era più divertimento, mi stava stancando. Così
a trentun anni ho deciso di smettere. Le amicizie maturate negli anni tra-
Come definiresti il ruolo dell’allenatore?
scorsi a Voghera mi hanno dato l’opportunità di sedermi per la prima volta
“Se lavora nei settori giovanili deve essere una persona che deve fare
in panchina. Infatti mi è stata affidata la squadra Juniores. Ho iniziato da
capire cosa vuole dire intraprendere la carriera di calciatore. Deve illustra-
autodidatta, ricorrendo in parte alla mia esperienza di calciatore e poi osser-
re ai ragazzi, dicendo loro la verità, quali sono le problematiche a cui
vando il mister della “prima”. Era l’èra di Sacchi ed io avevo una gran voglia
andranno incontro. Il calcio non è solo una favola, senza sacrifici non si
di capire, di imparare, così, visto che lui era inavvicinabile per me, andavo a
esaudiscono i desideri e non si arriva a raggiungere nessun traguardo. È
studiare quello che da tutti era considerato il suo discepolo: Maurizio Viscidi,
importante che l’allenatore sia anche generoso nel dare consigli che esu-
allora allenatore della Primavera del Milan. Fare l’allenatore è una missione.
lano dal calcio in senso stretto, come incentivare lo studio e stimolare le
La passione ti fa cercare di rimanere nel mondo del calcio ma non basta,
ambizioni personali. I ragazzi devono trovare la strada giusta, magari dif-
allenare è una missione nel senso che devi trasmettere il tuo sapere a dei
ficile, senza lasciarsi tentare dalle scorciatoie.
ragazzi che iniziano a fare i calciatori. È importante capire subito se sei por-
Con gli adulti il lavoro è differente: bisogna capire quando è il momento
tato a fare questo tipo di lavoro. Io non pensavo alla prima squadra, sono
di dare tutto sul campo, di essere concentrati e quando, invece, è il
un uomo pratico, non ambizioso. Vivo il momento in cui mi trovo e cerco di
momento di staccare. In undici anni di prima squadra sono cambiato
fare le cose al meglio delle mie possibilità. Sono poi andato ad allenare gli
soprattutto io. Ho capito che essere troppo martellanti può essere noci-
allievi nazionali del Pavia e i ragazzi mi hanno fatto maturare la mia idea di
vo: c’è un momento di lavoro ed uno di stacco. Ai ragazzi piace stare sul
calcio e mi hanno permesso di andare ad allenare la Berretti del Monza. Lì
campo, loro non lo vivono ancora come un lavoro, ma il professionista sa
ho capito cosa voleva dire lavorare in un ambiente professionistico e sono
che c’è il rischio di andare in over. Io l’ho capito pagandola sulla mia
riuscito a fare il corso ad inviti di Seconda categoria a Coverciano. Dopo tre
pelle. La vita non è solo il campo. Per me è stata un’esperienza molto
splendide stagioni, come sempre soddisfatto ma non pago, ho pensato
significativa che ha modificato il mio carattere”.
fosse giunto il momento di chiudere la mia esperienza con i giovani. Mi sentivo pronto a misurarmi con i grandi”.
40
*Psicologa, specializzata in Psicologia dello sport
esempio mi piace chiamare il mio secondo “assistente”. Noi parliamo
molto di quello che succede ma non entro nella sfera della loro competenza, non mi permetterei mai.
Anche con i giocatori mi piace stabilire un rapporto di complicità. Io
non mi sento solo allenatore ma anche un animatore, mi piace
inventare delle storie, delle favole, ad esempio, per alzare la temperatura quando il clima è piatto. Un’altra cosa che mi piace fare è
quella di dire tutto in faccia, sia ai singoli che al gruppo, sia le cose
negative che quelle positive. Il problema che ho quest’anno è quello
di avere una rosa di 26 giocatori bravi e per me è difficile, mi dà
ansia, dover mettere qualcuno in tribuna. È il mio esame di quest’anno, vedere come riesco a gestire questa situazione. Io vorrei gratificare tutti perché il lavoro di tutti è determinante. Mi piace far sentire
Quali a tuo avviso i punti forti e i punti deboli di questa figura
i giocatori partecipi di un progetto, spero di riuscirci”.
al giorno d’oggi?
“Come punti forti sottolineerei la conoscenza, la competenza e la
Quali sono le caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere
personalità. Quest’ultima non deve essere intesa come l’essere auto-
un allenatore?
ritari per fare valere il proprio ruolo di capo. Non vuole dire fare pas-
“In questo momento una caratteristica che vedo bene è quella di
sare il messaggio “rischio io quindi si fa come dico io”. È invece
essere un leader dentro lo spogliatoio. Intendo dire che l’allenatore,
importante “saper entrare nelle teste” dei giocatori perché realizzino
con il proprio modo di essere e di fare, dovrebbe far sì che i propri
in campo l’idea di gioco che ha l’allenatore. Ci si riesce con l’empatia
giocatori gli attribuissero tale ruolo. Bisogna inoltre saper leggere
e i rapporti interpersonali. Il fulcro sono i calciatori e bisogna lavora-
dentro gli occhi dei ragazzi, dare loro certezze e sicurezze, capire i
re su questo.
bisogni del momento. Un altro aspetto fondamentale è quello della
Il punto debole è il doversi rapportare con persone della società o
competenza e per questo bisogna aggiornarsi continuamente”.
che aleggiano intorno ad essa guardando solo al risultato. Tante
volte mi sono scontrato e ho dato testate contro il muro. Adesso ho
Quali sono stati gli allenatori che sotto il profilo della gestione
imparato a gestire questo problema in maniera diversa. Mi confron-
tattica e umana hanno influenzato il tuo modo di allenare?
to in modo diverso, aspetto il momento giusto, pur non cambiando
“Ho cercato di prendere il meglio di tutti gli allenatori che ho avuto.
quello che sono”.
Bisogna considerare poi che ai miei tempi si guardava meno cosa un
allenatore ti poteva dare o meno. Veneri mi ha insegnato l’equilibrio.
Come si dovrebbero impostare i rapporti con gli altri ruoli?
Natale Surra, invece, mi ha fatto capire che il sacrificio dell’allena-
“Ho raggiunto il massimo dei risultati, negli ultimi quattro anni, cer-
mento ti porta a migliorare e non è detto che se non giochi non arri-
cando di avere un rapporto confidenziale. Se mi danno la possibilità
vi a niente. Infine non posso non nominare Sacchi perché ha portato
io voglio bene alle persone. Quando c’è troppa invidia invece i rap-
freschezza e ha fatto emergere un nuovo modo di vedere il calcio e
porti si possono deteriorare. Con il presidente tengo personalmente
di stare sul campo. Idee, schemi e mentalità sul campo assumevano
io i rapporti, mentre con il direttore sportivo mi piace creare un clima
considerazione calcistica almeno pari a quella delle doti dei singoli”.
di complicità. Penso che tutti e due abbiamo in mano le sorti tecniche della squadra. Fra di noi, quindi, deve scattare una bella scintilla,
Che cosa ti ha colpito maggiormente del loro modo di porsi?
anche al di fuori del calcio, nel quotidiano. Rispetto al rapporto con
“Di Sacchi mi è piaciuto il suo essere innovatore anche se poi l’hanno
il mio staff, li considero tutti dei professionisti seri e preparati. Ad
rinnegato e ha rischiato sulla sua pelle. Mi piaceva la sua cultura di
41
ALLENATORI ALLO SPECCHIO, L’INTERVISTA
“aggredire l’avversario”, di non avere la paura di aspettare che succe-
fino a quando eri calciatore vorresti farti conoscere per come sei. Per me
desse qualcosa, di andarli a prendere dall’altra parte del campo. Di
non è stato facile il rapporto con alcuni dirigenti. Non ero giudicato per
Sacchi parlo come allenatore che ho studiato ma che non ho conosciu-
quello che facevo in campo ma per quello che veniva raccontato al pre-
to. Veneri invece mi ha fatto capire che il calcio è solo una partita di
sidente. Poi ti vengono attaccate delle etichette ed è difficile togliersele
calcio. Lui non andava mai sopra le righe, non metteva pressione e
di dosso. Io ho sempre dovuto vincere sul campo, nessuno mi ha mai
dopo una sconfitta pensava già alla gara successiva. Mi ricordo che in
detto “mi piace come lavori, ti porto in serie B”. Naturalmente ho detto
pullman, dopo pochi chilometri, parlava di quello che era successo
serie B per fare un esempio, perché, nell’accettare un rapporto di lavoro,
durante la gara ma poi si concentrava soprattutto su quello che avrem-
non faccio mai un discorso di categoria ma tengo conto degli obiettivi
mo dovuto fare nella partita successiva. Io pensavo che il calcio fosse
di lavoro che mi propongono”.
una questione di vita o di morte e mi sono ridimensionato molto su
questo aspetto, capendo che c’è dell’altro e che è importante porsi in
Attualmente quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi del
modo sereno”.
processo formativo di un allenatore?
“Per me i corsi sono importanti perché ti permettono di dare una “rin-
Qual è la tua filosofia calcistica?
frescata” alle tue conoscenze. Il confronto con i docenti e con i colleghi
“Per riprendere il discorso di prima, partendo dal gioco il calcio diventa
è un bel modo di tenersi aggiornati. Il mister non deve mai pensare di
innanzitutto un lavoro. È un lavoro bellissimo che ti fa crescere assieme ad
sapere tutto. Per me fra un corso e l’altro è passato un certo lasso di
altre persone. È questo il mio modo di intendere il calcio. Se ci si fa pren-
tempo e quindi mi sono stati utili tutti. Se proprio devo fare un appunto,
dere dal vortice si rischia di entrare in una centrifuga che ti assorbe com-
direi che si potrebbero fare maggiori incontri presso le diverse società
pletamente. Per questo bisogna buttarsi anima e corpo quando c’è da
per vedere dall’interno come lavorano e come sono organizzate”.
lavorare ma poi c’è la vita. Questo ti permette di trovare maggiori spunti
di riflessione ma poi si può vivere benissimo da persona normale”.
Se tu dovessi elencare per ordine di importanza le competenze
specifiche di un allenatore…
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate finora nel tuo
“Al primo posto metterei la competenza sia tecnica che di gestione del
percorso formativo?
gruppo. A seguire avere maggiori possibilità di lavorare a stretto contat-
“Sono partito da autodidatta e ho cercato di capire la mentalità di chi
to con il direttore sportivo durante il mercato. Ed infine, il poter essere
stava cambiando il calcio nel momento in cui ho iniziato ad allenare.
libero di operare all’interno dello spogliatoio”.
Quando cerchi di apprendere per rimanere in un mondo che è stato tuo
A tuo avviso come dovrebbe essere la formazione di un allenatore
dei settori giovanili? In che cosa dovrebbe essere maggiormente
supportato?
“Ho lavorato per dieci anni nei settori giovanili e non potrei mai allenare
le categorie che sono più giovani degli allievi nazionali. È fondamentale
capire con quale fascia d’età ci si sente più portati a lavorare. Io amo i
bambini ma so che se li allenassi sarei deleterio. Con i giovani è importante il modo di porsi, il riuscire a capire i loro bisogni, non ci si può
improvvisare. Una volta capito questo aspetto basilare è opportuno frequentare corsi specifici dedicati ai settori giovanili e aggiornarsi.
Troppo spesso ci si riempie la bocca di belle parole sui settori giovanili
ma, nella maggior parte delle società, soprattutto quelle delle categorie
inferiori, bisognerebbe che agissero persone più competenti”.
42
LA SCHEDA
GIUSEPPE SANNINO
nato il 30 aprile 1957 a Ottaviano (NA)
CURRICULUM CALCIATORE
STAGIONE
1977-78
1978-79
1979-80
1980-81
1981-82
1982-83
1983-84
1984-85
1985-86
1986-87
1987-88
SQUADRA
TRENTO
TRENTO
VOGHERESE
VOGHERESE
VOGHERESE
FANFULLA
FANFULLA
SPEZIA
VOGHERESE
VIGEVANO
ENTELLA
SERIE
C
C1
D
D
C2
C2
C1
C2
C2
D
C2
PRESENZE GOAL
30
3
21
3
32
34
30
24
34
6
5
1
1
0
1
CURRICULUM ALLENATORE
STAGIONE
1990-91
1991-92
1992-93
1993-94
1994-95
1995-96
1996-97
1997-98
1998-99
1999-00
2000-2001
2001-2002
2002-2003
2003-2004
2004-2005
2005-2006
2006-2007
2007-2008
2008-2009
2009-2010
2010-2011
SQUADRA
VOGHERESE
VOGHERESE
PAVIA S.R.L.
MONZA
MONZA
MONZA
OLTREPO
CALCIO COMO
CALCIO COMO
BIELLESE
SUDTIROL
MEDA
SANGIOVANNESE
Inattivo
Inattivo
LECCO
LECCO
PERGOCREMA
VARESE
VARESE
VARESE
SERIE
NOTR
C2
D
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Sq. minori
Sq. minori
Sq. minori
Sq. minori
Sq. minori
Sq. minori
Resp.1°Sq.
Sq. minori
Primavera
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Serie C2
Serie C2
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Resp.1°Sq.
Serie C2
Serie C2
Serie C2
II Divisione
I Divisione
Serie B
Eccellenza
Esonerato
Esonerato
1° Promosso in C2
Esonerato
6°
Esonerato/Richiamato 10°
2° promosso dopo i play off
1° promosso in C1
1° promosso in I Divisione
2° promosso dopo i play off
CURRICULUM STUDI
Corso Uefa B
Corso Uefa A
Corso Uefa Pro
maggio/giugno 1987 - Votazione 104/140
giugno/luglio 1996 - Votazione 95/120
giugno/luglio 2010 - Votazione 95/110
43
UEFA NEWS
IMPARARE A LEGGERE IL GIOCO
di Marco Viani*
È
possibile insegnare la lettura del gioco? I redattori di “The
Technician”, la pubblicazione dell’Uefa dalla quale è ripreso in
parte questo contributo, dicono che questa qualità è legata a una
buona visione, rimandando in particolare a quella periferica che permette di avere un punto di vista più ampio della situazione.
Riportano al riguardo quello che un giocatore dell'Arsenal disse a
proposito del suo compagno Cesc Fabregas: “Sembra riesca a vedere
tutto ciò che succede intorno a lui, come se avesse gli occhi anche
dietro la testa”. Si tratta, in un calciatore, di una dote che si associa
spesso alla sua capacità, da un lato, di individuare avversari e compagni e, dall'altro, di scoprire spazi e sfruttarli attraverso passaggi e
inserimenti.
“Leggere il gioco” sembra inoltre un’espressione più riferita a chi
opera in attacco che in difesa. Nella Nazionale francese degli anni
Michel Platini
’80 Michel Platini era affiancato in mezzo al campo da Alain Giresse
e Jean Tigana, due giocatori creativi i quali, in termini di qualità fisi-
“un'attitudine a convertire le immagini in messaggi e a tradurre
che e tecniche, possono benissimo essere paragonati a Xavi
immediatamente questi messaggi in azioni”.
Hernandez e Andres Iniesta, l’attuale coppia di centrocampisti cardine e creatività del Barcellona e della Spagna.
Diverso è l’impegno di chi siede in panchina. La “lettura del gioco” da
parte di un allenatore passa attraverso elaborazioni più ragionate e
Quando si parla di loro si tende a sottolineare o enfatizzare il loro
ponderate. Il passaggio dal ruolo di giocatore alla veste di tecnico è
contributo alla manovra offensiva sorvolando in genere sulla loro
paragonabile a quello di un giornalista spostato dal suo impiego di
abilità in materia di recupero del pallone.
commentatore televisivo in diretta alla funzione di redattore di articoli
di fondo per un giornale. In questo esercizio l’allenatore deve spesso
Quest’ultimo esercizio è legato non tanto al peso di una forte pre-
frenare la sua naturale e sollecitata propensione ad accumulare e fissare
senza fisica o al reiterarsi di contrasti muscolari, quanto ad una let-
i dettagli, e sforzarsi di filtrare il fiume di informazioni che riceve. È faci-
tura del gioco adeguatamente acuta e affinata, tale da permettere al
le infatti essere disorientati - o diventare confusi - alla luce della molti-
giocatore di anticipare ogni mossa, come pure il successivo movi-
tudine di dati minimi registrati. Leggere bene il gioco implica saper
mento o il successivo passaggio. Nel difensore questa capacità può
estrarre qualche frase essenziale da un'opera voluminosa.
rivelarsi nel modo di posizionarsi in certe situazioni e nella sua atti-
“The Technician” riporta a questo punto due esempi di “lettura del
tudine ad anticipare e a tagliare la traiettoria di un passaggio in
gioco” andata a buon fine. Sono entrambi tratti da partite della
profondità. In questo senso, al di là dell’impiego e dei compiti dei
vari giocatori, la “lettura del gioco” può essere definita come
44
*Collaboratore Settore Tecnico FIGC
Champions League, “la competizione dove gli allenatori, per loro
que punti i presupposti fondamentali per sviluppare nei bambini del
stessa ammissione, vanno oltre i loro limiti”.
minibasket la capacità di affrontare e risolvere le diverse situazioni di
gioco. Li riportiamo fedelmente specificando che si tratta di una pro-
Il primo è riferito a Claude Puel, tecnico del Lione, capace di imporre
posta integrata da applicazioni pratiche, proprio come avviene,
il pari (1-1 in rimonta) al Real Madrid al Bernabeu negli ottavi di fina-
attraverso esercitazioni specifiche, nei contributi di Fiorin e Mazzali.
le della scorsa edizione grazie a due cambi nel secondo tempo della
gara di ritorno e al conseguente passaggio dal 4-1-4-1 di partenza
1 - Educare a leggere le situazioni.
ad un 4-2-3-1, reso possibile facendo arretrare il suo pivot centrale
Le indicazioni e gli interventi dell’istruttore dovranno essere mira-
(Jerémy Toulalan) nella difesa a quattro e affidando a Kim Kallstrom
ti a far capire ai bambini come “leggere” quanto sta succedendo
e Maxime Gonalons il ruolo di mediani recuperatori. Una modifica
davanti ai loro occhi, perché “leggere la situazione” è collegato
della formazione tale da cambiare la fisionomia del gioco.
al secondo punto:
Il secondo esempio ha come artefice Alex Ferguson in occasione
2 - Individuare il problema.
della finale del 2008 tra il suo Manchester United e il Chelsea. A
La lettura della situazione permette di individuare il problema,
metà del secondo tempo gli avversari godono di un vantaggio terri-
ma se l’istruttore non riesce a far riflettere i bambini e a non far
toriale e si fanno davvero minacciosi. Sir Alex riorganizza allora il suo
capire che esiste il problema, essi non sono in grado di prenderne
sistema passando da un 4-2-1-3 a un 4-3-3 in grado di meglio fron-
coscienza.
teggiare i tre centrocampisti avversari, e piazza Wayne Rooney all’ala
destra e Carlos Tévez al vertice dell'attacco.
3 - Progettare la soluzione.
I bambini devono cominciare a trovare la soluzione, devono esse-
Confessa a cose fatte: “In quel momento della partita dovevamo assicu-
re stimolati a farlo, non inibiti, criticati o condizionati. Essi scel-
rarci che il Chelsea non prendesse il controllo del gioco perché sapevo
gono la soluzione che hanno progettato e come scelta va rispet-
che saremmo diventati più forti col passare dei minuti”. “In altre parole -
tata. Dopo aver progettato la soluzione, devono:
commenta “The Technician” - si tratta della sua risposta agli abili recuperi
di palla dei tre centrocampisti avversari. La sua astuta lettura del gioco gli
4 – Realizzare la propria scelta;
permette di anticipare lo sviluppo della gara. Ferguson sa decifrare i segni
precorritori del nuovo”.
5 – Far riflettere sulla propria scelta.
Tutti i presupposti precedenti sarebbero inutili se i bambini non venis-
Per un maggiore ed esplicativo approfondimento di questa rara e
sero abituati a riflettere sulle proprie scelte, sulle soluzioni ai problemi
complessa materia rimandiamo a due contributi apparsi nel nostro
che avevano individuato, altrimenti non esistono né “Feed-back”, né
“Notiziario”, a firma di Fulvio Fiorin e di Simone Mazzali, rispettiva-
capacità di confrontare la soluzione adottata al problema individuale.
mente nel numero 1 del 1999 e 6 del 2004, dal titolo “Il giocatore
“A mio avviso - sostiene Cremonini - non è un obiettivo difficile da rea-
pensante e lo sviluppo del pensiero tattico” e “Visione di gioco e let-
lizzare, però occorre farli pensare, ragionare, capire e interpretare. I
tura della partita”.
bambini devono essere i protagonisti, non gli istruttori che insistono
eccessivamente sulle proprie teorie, senza quindi un’adeguata apertura
Sarebbe interessante conoscere l’apporto di altri tecnici, ovvero di
mentale. I bambini sono i veri insegnanti, perché sono prodighi di indi-
altre discipline, all’analisi e alla comprensione di questo argomento.
cazioni, di spunti, di riflessioni che ogni istruttore dovrebbe cogliere, se
Una nostra sbrigativa ricerca “fuori porta” si è imbattuta in una ela-
intende essere un vero insegnante. Comportarsi da allenatori o da alle-
borazione del professor Maurizio Cremonini, dal titolo “Leggere,
vatori è tutta un’altra strada e molti la seguono con grande rigore e
scegliere, giocare” (www.minibasket.org), che ha sintetizzato in cin-
grande coerenza da parecchi anni”.
45
PREMIO DI LAUREA ARTEMIO FRANCHI
STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE
DELL’AZIENDA CALCIO
a cura della Redazione
È
stata assegnata allo studio di Mario Nicoliello “Stato dell’arte e
accompagnato dalla sorella Giovanna; il prefetto di Firenze Paolo
prospettive dell’azienda calcio in Italia: un approccio economi-
Padoin e l’assessore allo sport e vicesindaco di Firenze Dario
co aziendale”, che analizza la metamorfosi delle società calcistiche
Nardella.
italiane da semplici club sportivi ad aziende di produzione, la nona
edizione del premio di laurea “Artemio Franchi”, nato dalla collabo-
“Questa - ha commentato nel suo intervento Abete - è un’iniziativa
razione tra la Lega Pro e la Fondazione Franchi con la collaborazione
cui va il merito di ricordare una figura importante come Artemio
della Facoltà di Economia dell’Università di Firenze.
Franchi e di far crescere il rapporto tra il mondo universitario, in par-
Alla cerimonia di premiazione, che si è tenuta nella sede della Lega
ticolare gli studenti, e quello dello sport, del calcio in particolare. Le
Pro a Firenze, oltre al suo presidente (e vicepresidente federale)
tesi premiate negli ultimi anni hanno evidenziato come al centro del
Mario Macalli sono intervenuti: il presidente della Figc Giancarlo
calcio le tematiche economiche abbiano ormai assunto una dimen-
Abete; Demetrio Albertini, vicepresidente Figc; Marcello Nicchi, pre-
sione fondamentale. La Fondazione ha ormai una biblioteca di 300
sidente AIA; Renzo Ulivieri, presidente AIAC; Antonello Valentini,
tesi ed è opportuno ricordare che molti dei premiati di questi anni
direttore generale Figc; i rappresentanti della Fondazione con in
sono oggi nel calcio, funzionari nella federazione, collaboratori
testa il presidente Francesco Franchi, figlio del compianto dirigente,
degli organi di giustizia, dirigenti delle Divisioni nazionali, e si è con-
Il presidente Giancarlo Abete premia il vincitore Mario Nicoliello
46
Renzo Ulivieri, Marcello Nicchi, Mario Macalli e Giovanna Franchi
solidata in loro una passione e un’opportunità di impegno, a volte
tivo e finanziario nelle società di calcio professionale, problematiche
volontaristico a volte professionale”.
e possibili soluzioni”). Menzione di merito infine a Alessandro
Santini (“Calcio ed economia: scenario competitivo, finanza e stra-
Francesco Franchi, che ha ripercorso le origini del premio nato 16
tegie di crescita”). Gli altri lavori presentati si riferivano ad ulteriori
anni fa con l’allora presidente della Lega di serie C Giancarlo Abete,
temi come la preparazione atletica, la gestione degli stadi, la violen-
ha voluto quindi ringraziare a nome della propria famiglia “il mondo
za, comunicazione e marketing relazionale, diritto del lavoro e cir-
dello sport per come ancora ricorda, a distanza di tanti anni, ormai
colazione degli atleti stranieri, natura del vincolo di giustizia sporti-
27, la figura di mio padre”.
va, i Mondiali 2006, la riscossione delle imposte nei confronti delle
società, il titolo sportivo.
Al premio hanno concorso quest’anno diciassette tesi di laurea su
argomenti di natura giuridica, economica, sociale e di medicina
Al termine della premiazione è stata annunciata la decima edizione
sportiva con particolare riferimento al calcio. Secondo i giudizi della
del Premio, che permetterà di allargare la partecipazione a tesi di
Commissione, al secondo posto ex aequo sono stati selezionati i
laurea riferite allo sport degli ultimi 3 anni: saranno accolte dal
lavori di Alessandro Matroluca (“Play fair: calcio Tv e competitive
bando infatti le tesi discusse dal 1° gennaio 2008 al 31 luglio 2011.
balance”) e di Francesco Pitotto (“La ricerca dell’equilibrio competi-
I lavori dovranno essere consegnati entro il 30 settembre 2011.
47
DIRETTORI SPORTIVI
69 NUOVI ISCRITTI NELL’ELENCO SPECIALE
a cura della Redazione
C
on la discussione delle tesi che si è tenuta lo scorso 29 novembre al Centro
Andrea Russo (Modena) che sono stati promossi col punteggio di 110.
tecnico federale di Coverciano si è concluso il corso speciale per l’a-
Questi gli altri allievi diplomati: Guglielmo Accardi, Fabrizio
bilitazione a Direttore sportivo riservato a coloro che già svolgevano atti-
Alunni, Enrico Maria Amore, Giampiero Angelici, Silvio Argenio,
vità nella gestione sportiva di società della Lega Nazionale Professionisti
Michele Bacchi, Pietro Baffa, Marco Barghigiani, Stefano Bazzaco,
e della Lega Pro. Il corso, che era iniziato il 27 settembre, si è articolato
Fabrizio Benassi, Andrea Bernardelli, Marco Bosio, Ezio Castriota,
in 96 ore complessive di lezioni distribuite in 6 settimane.
Michele Catalani, Luca Cattani, Alberto Celario, Massimo
Corinaldesi, Fabio Corioni, Vincenzo D’Ambrosio, Giuseppe
I 69 allievi che hanno partecipato al corso sono stati promossi ottenendo
D’Aniello, Alessandro Desolda, Michele Di Bari, Matteo Fabris,
così il Diploma che consente loro l’iscrizione nell’apposito Elenco Speciale.
Daniele Faggiano, Marcella Ghilardi, Simone Giacchetta, Stefano
Giammarioli, Pasquale Gigliotti, Vincenzo Giuffrè, Francesco
48
Particolarmente brillante la prova dei candidati Leonardo Limatola
Lamazza, Marco Lancetti, Giuseppe Laneri, Rocco Maiorino,
(Fiorentina) e Maurizio Marin (Cesena) ai quali la Commissione d’esame ha
Giuseppe Mangiarano, Agostino Marras, Francesco Marroccu,
assegnato il massimo del punteggio: 110 e lode; si sono segnalati anche
Massimiliano Mazzetta, Francesco Micciola, Luigi Milani, Salvatore
Dario Baccin (Rimini), Giovanni Dolci (Novara), Daniel Maurizi (Ravenna) e
Monaco, Simone Montemari, Damiano Moscardi, Eugenio Olli,
Marco Palmieri, Giovanni Panetta, Enrico Paresce, Ricardo Pecini,
commissario tecnico della Nazionale italiana di basket e coach della
Omar Pezzotti, Michela Piccirillo, Nazario Pignotti, Marcello
Montepaschi Mens Sana Siena.
Pizzimenti, Giuseppe Pompilio, Luigi Porchia, Francesco Salucci,
Sono state organizzate anche tavole rotonde su argomenti di attualità e
Ernesto Salvini, Benito Siciliano, Matteo Stagno, Andrea Tassi, Mario
di interesse generale, come quella sul calcio giovanile cui hanno parteci-
Tesini, Alberto Toso, Stefano Toti, Emiliano Vaccari, Gottardo Zonta.
pato i maggiori esperti del settore; e quella su “I direttori sportivi e l’attualità del calcio italiano” alla quale sono intervenuti Pantaleo Corvino,
Molti i docenti che si sono alternati in cattedra nelle sei settimane del
direttore sportivo e responsabile dell’area tecnica della Fiorentina; Rino
corso; fra questi: Franco Baldini, general manager della Nazionale ingle-
Foschi, direttore sportivo del Padova; Fabrizio Lucchesi, direttore gene-
se; Gianluca Nani; Pietro Lo Monaco; il giudice sportivo Gianpaolo
rale del Pescara; Giorgio Perinetti, direttore sportivo del Siena; Giovanni
Tosel; i giornalisti Nicola Binda e Matteo Marani; Simone Pianigiani,
Sartori, responsabile dell’area tecnica del Chievo.
49
LUTTO
LA MORTE DI AZELIO RACHINI
a cura della Redazione
L
o scorso 25 novembre, nella sua villa di Badia al Pino (Arezzo) è morto
all’età di 87 anni Azelio Rachini, storico ed appassionato dirigente federale
e del Settore Tecnico, che fu a lungo anche accompagnatore delle Nazionali
giovanili. Era di casa a Coverciano, soprattutto nelle occasioni ufficiali ed alle
inaugurazioni dei vari corsi della Scuola allenatori.
Appena il giorno prima il Consiglio federale, su proposta del presidente
Giancarlo Abete, lo aveva nominato Dirigente benemerito della FIGC.
Da tempo colpito da una malattia incurabile, gli è rimasta accanto fino all’ultimo la moglie Mimmina con la quale ha condiviso i successi di uno dei marchi
più prestigiosi della moda italiana. Dirigente dell’Arezzo negli anni Sessanta e
Settanta, iniziò proprio in quel periodo la sua collaborazione con la Federcalcio
Azelio Rachini con il Presidente Federale Giancarlo Abete e il Presidente della LND Carlo Tavecchio
della quale era presidente Artemio Franchi cui Rachini era legato da una sincera
amicizia. Per tanti anni ha seguito come dirigente la Nazionale Militare, con la
quale ha vinto il Mondiale nel 1987 proprio ad Arezzo, e le Nazionali giovanili,
che accompagnava ovunque, sempre con grande impegno e passione.
Da anni era dirigente accompagnatore dell’Under 16; la sua ultima trasferta
risale a pochi mesi fa, quando nell’aprile 2010 volle essere presente a tutti i
costi a Gradisca d’Isonzo al Torneo delle Nazioni nonostante avesse già qualche
problema fisico. Grande appassionato di calcio, aveva portato per la prima ed
unica volta ad Arezzo la Nazionale Italiana nella fase di preparazione ad Italia
‘90. Prezioso collaboratore, ma anche gran signore, maestro di stile e di modi,
sempre sorridente e pronto alla battuta da buon toscano.
Azelio Rachini con Marcello Lippi
50
Azelio Rachini con Gianni Rivera
Azelio Rachini con Fabio Cannavaro
IL SITO UFFICIALE DEL SETTORE TECNICO
www.settoretecnico.figc.it
FORZA
AZZURRI
La Nazionale Under 21 di Ciro Ferrara