Newsletter ISE VB n 11

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Newsletter ISE VB n 11
A proposito di acqua…
La Newsletter del
CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania Pallanza
N. 11 del 31/01/2016
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Il livello del Lago Maggiore: alcune osservazioni
L’acqua nelle Alte Terre: una giornata all’ISE per parlare di montagna e di acqua
Alla scoperta della Crypta Baldi: antichi strumenti in mostra
Curiosità dall'Archivio Storico: 1943, l'Olocausto del Lago Maggiore
In ricordo di Ettore Grimaldi
I prossimi eventi
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Il basso livello del Lago Maggiore non è solo rilevato dai dati.
Foce del Torrente San Giovanni
Foce del Torrente San Giovanni
L’assenza per circa 62 giorni di precipitazioni sensibili è stata interrotta dalle brevi piogge dei primi giorni di gennaio, non
sufficienti a contrastare il trend in diminuzione dei livelli del Lago Maggiore, che dai 194,48 m s.l.m. registrati il 19 settembre
2015 è arrivato ai 192,84 m s.l.m. l’11 gennaio 2016.
Spiaggia di Feriolo
Lido di Suna
ISE Newsletter n° 11 – 31 gennaio 2016
Dall’11 gennaio al 31 gennaio, il livello del lago si è mantenuto tra i 192,84 e i 192,85 m s.l.m. Tuttavia non siamo al minimo
storico. Se si valutano i livelli storici del lago dal 1952 ad oggi, si possono evidenziare in particolare tre anni caratterizzati da valori
minimi importanti, registrati nel mese di gennaio: il 1965 (192,68 m s.l.m.), il 2006 (192,61 m s.l.m.), che fece registrare così il
minimo storico del mese, e il 2008 (192,76 m s.l.m.). E’ importante confrontare i valori attuali con quelli storici di riferimento
relativi allo stesso mese o al più alla stessa stagione. Tale confronto sarebbe fuorviante se fatto con dati misurati in altri mesi o
periodi o anche prendendo semplicemente un valore annuale medio o minimo; ogni stagione e/o mese ha caratteristiche meteoclimatiche specifiche che possono portare abbassamenti o innalzamenti del livello: è quindi rispetto a queste caratteristiche
medie, o storiche, che bisogna confrontare i dati attuali registrati.
Canneto di Fondotoce
Canneto di Fondotoce
Detto questo può essere interessante aggiungere che dal 1952 ad oggi il livello del lago ha raggiunto anche valori molto più bassi
di quelli storici riferiti al solo mese di gennaio. Ad esempio a ottobre del 1962 il lago ha raggiunto i 192,47 m s.l.m., valore minimo
assoluto, e a marzo 1963 ha raggiunto una quota di 192,54 m s.l.m., solo di poco superiore al precedente.
Se si valutano inoltre le escursioni medie mensili pluriannuali, ovvero la differenza tra il livello massimo mensile pluriannuale e
quello minimo, si nota come, per ogni mese, esse siano diverse e passino dai 167 cm di giugno ai 372 cm di ottobre, con 185 cm a
gennaio. Tali valori sono indicativi di una certa variabilità, indubbiamente legata, non soltanto alle condizioni meteo-climatiche
dell’ampio bacino del Lago Maggiore ma anche all’utilizzo delle sue acque a valle della diga della Miorina (Sesto Calende).
Canale emissario del Lago di Mergozzo a Fondotoce
Canneto di Fondotoce
Maggiori informazioni sono disponibili al link: http://www.ise.cnr.it/it/news/press-release/livello-lagomaggiore-gennaio2016
dove verranno pubblicati gli aggiornamenti e le valutazioni dello studio in atto.
Marzia Ciampittiello, Ricercatore CNR ISE Verbania; foto di Mario Contesini, Collaboratore Tecnico, CNR ISE Verbania
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ISE Newsletter n° 11 – 31 gennaio 2016
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La Dott.ssa Marina M. Manca, Direttore del CNR ISE, pronuncia il discorso di apertura del
Convegno sulle Terre Alte
Stefano Costa, Presidente Provincia VCO
Andrea Lami, Ricercatore CNR ISE
In virtù della forte connotazione alpina, il territorio del
VCO fa parte delle cosiddette Terre Alte, alle quali oggi si
guarda per una valorizzazione piena di quanto esse
rappresentano. A una settimana dalla giornata
internazionale della montagna, e in concomitanza con la
Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (COP 21), il
CNR ISE di Verbania ha organizzato, il 4 dicembre 2015, un
convegno sul tema delle acque nelle Terre Alte.
L’obbiettivo era fare incontrare esperti, politici e
amministratori dei territori montani, perché è dalla
consapevolezza e dalle idee di chi li conosce e li vive che
possono nascere modelli di sviluppo nuovi e vincenti per il
futuro delle montagne.
Le montagne, o più in generale le Terre Alte, sono state
definite “torri d’acqua”, perché sorgenti primarie di
questo bene prezioso e inalienabile.
Aldo Marchetto, Ricercatore CNR ISE
Michela Rogora, Ricercatrice CNR ISE
L’acqua di sorgenti, fiumi e laghi in quota alimenta infatti una serie di attività, dall’irrigazione alla produzione di cibo, dalla
produzione industriale a quella di energia idroelettrica, oltre a rappresentare un elemento imprescindibile del paesaggio montano:
sorgenti, laghetti alpini, torrenti, pozze temporanee, sono tutti elementi di grande valore paesaggistico e ricreativo, oltre ad ospitare
specie animali e vegetali spesso uniche o peculiari perché adattate alla vita in quota. Le acque in ambiente alpino, o più in generale
in aree remote, si sono rivelate inoltre tra gli ecosistemi più sensibili alle pressioni antropiche, e di conseguenza ottimi indicatori dei
cambiamenti globali.
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Con l’intento di una piena valorizzazione delle prospettive rivolte allo studio degli ecosistemi acquatici alpini, mostrandone anche la
valenza storica, geografica e antropologica, i colleghi Maurizio Vitale e Maurizio Gentilini del Dipartimento per la Gestione
Documentale del CNR di Roma hanno evidenziato l’importanza di un approccio scientifico per l’archiviazione e conservazione delle
fonti storiche che sono di fondamentale importanza per poter comprendere il significato dei risultati della ricerca scientifica. A
seguire Aldo Marchetto, ricercatore del CNR ISE, ha quindi presentato un excursus delle ricerche condotte sui laghi alpini, dai primi
studi di Rina Monti fino ai giorni nostri, evidenziando come i risultati di tali studi abbiano avuto ricadute significative sulla società, ad
esempio denunciando l’impatto delle piogge acide su questi ambienti.
A questa prima sezione storica si sono succeduti una serie di
interventi tenuti da ricercatori del CNR ISE (Andrea Lami, Pietro
Volta, Diego Fontaneto e Michela Rogora) in cui sono state
presentate le attività di ricerca in corso e le connessioni di
queste attività sia con progetti di ricerca internazionali sia con la
gestione dell’ambiente nelle Terre Alte. In particolare si è
discusso della necessità di sostenere osservazioni sia a lungo
termine di siti rappresentativi che osservazioni in diverse aree
geografiche e di come il monitoraggio possa essere migliorato
grazie a nuove tecnologie o nuove concezioni.
Esempi in tal senso sono il Progetto PITAGORA
(www.ise.cnr.it/projects/pitagora),
il
progetto
SAILING
(http://www.ise.cnr.it/projects/sailing) e il progetto GHIACCIO
VIVO (http://www.ise.cnr.it/it/vb/webcam-belvedere), l’utilizzo
di droni e gli approcci di DNA metabarcoding.
Si è parlato anche di citizen science, letteralmente “scienza dei
cittadini”, ovvero una metodologia di ricerca che prevede il
coinvolgimento del pubblico nella raccolta di dati scientifici, o
più in generale l’impiego di volontari in progetti di ricerca.
Recentemente, un notevole input alla diffusione della citizen science è stato fornito dall’utilizzo di internet e dei dispositivi mobili
(telefoni cellulari e tablet) per la trasmissione dei dati in tempo reale. I laghi sono stati oggetto di attività di citizen science volte a
coinvolgere cittadini e studenti nella raccolta di alcuni dati limnologici di base. Ne sono un esempio le attività dell’azione COST
NETLAKE (NETworking LAKE Observatories in Europe) a cui il CNR ISE partecipa, e quelle del network di ricerca ecologica a lungo
termine LTER Italy.
Ai lavori del convegno è seguita la proiezione del filmato realizzato dal CNR sulla spedizione di Ardito Desio al K2 condotta nel 1954.
Maggiori informazioni sono disponibili ai seguenti link:
Convegno Alte Terre: http://www.ise.cnr.it/it/news/events/alte-terre
Andrea Lami e Michela Rogora, Ricercatori, CNR ISE Verbania
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L'ottocentesca Villa De Marchi, sede dell'Istituto italiano di Idrobiologia dal
1938, anno della sua fondazione, ospita in un angolo remoto del suo
giardino una antica ghiacciaia. Questa cripta sotterranea e nascosta è un
ipogeo artificiale che, nel XIX secolo, aveva la funzione di ambiente per la
conservazione del cibo. In esso, in inverno, veniva accumulata la neve che lì
rimaneva fino ai mesi estivi, permettendo così di mantenere al freddo gli
alimenti riposti. Questo uso fu abbandonato già nel secolo scorso con
l'avvento dei più pratici ed efficienti frigoriferi elettrici. La ghiacciaia
abbandonata si ridusse così a deposito di spazzatura e macerie. Negli anni
'90 l'ambiente fu ripulito e parzialmente risistemato sebbene nell'ultimo
ventennio fu utilizzato soltanto come magazzino.
Recentemente, però, questa cripta ha trovato una nuova funzione. Dopo un
restauro è, infatti, divenuta un piccolissimo museo ove conservare gli
strumenti antichi della limnologia, prima dispersi nei solai e cantine
dell'Idrobiologico, per usare il nome che i verbanesi da sempre danno
Crypta Baldi, ingresso esterno
all'istituto che ha sede a Villa De Marchi.
Qui dilettanti prima e professionisti poi, dalla fondazione dell'Istituto italiano di Idrobiologia alla sua trasformazione in Istituto per lo
Studio degli Ecosistemi, hanno studiato la scienza dei laghi, la limnologia appunto, per un secolo. Per salvare dall'abbandono e dalla
dimenticanza gli antichi strumenti della limnologia che si sono andati accumulando in un secolo di attività di ricerca, l'attuale
Direttore Marina M. Manca, consapevole dell'importanza della storia dell'istituto, ha consentito di raccoglierli nella ghiacciaia.
Questo ambiente è stato dedicato ad Edgardo Baldi, primo Direttore dell'Istituto, che nei periodi difficili della guerra e del
dopoguerra fu capace di dotare l’ente di strumenti indispensabili per la ricerca limnologica e per la sua divulgazione.
Panoramica dell'interno della Crypta Baldi
Il piccolo museo ha preso il nome di "Crypta Baldi" per assonanza con il
nome di un celebre monumento del centro storico di Roma, la Crypta
Balbi. Questo è un vasto portico annesso a un teatro eretto nel 13 a.C. da
Lucio Cornelio Balbo.
Il recupero di oltre cento strumenti ed apparecchi e l'allestimento del
museo sono stati curati da Roberto Bertoni, che ha anche descritto e
documentato fotograficamente tali strumenti in un museo virtuale, un
libro intitolato "Solai e cantine dell’Idrobiologico a Pallanza. Gli antichi
strumenti della scienza dei laghi" pubblicato nella collana Studi della Casa
Editrice Tararà di Verbania.
Crypta Baldi, la targa all'ingresso
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Crypta Baldi, corridoio di accesso e interno
Crypta Baldi, interno
Recentemente al museo virtuale cartaceo se n'è aggiunto uno virtuale online, progettato e gestito sempre da Roberto Bertoni
(www.silitaly.it/crypta/). Su questo sito è possibile visitare gli ambienti della crypta, osservare gli strumenti qui custoditi e leggere i
pannelli esplicativi che raccontano funzionalità, storia e curiosità dei vari oggetti. È presente anche una sezione nella quale sono
visibili alcuni filmati storici, che raccontano e documentano le attività scientifiche dell’Istituto dalla sua fondazione nel 1938.
Maggiori informazioni sono disponibili ai seguenti link:
Crypta Baldi: http://www.ise.cnr.it/it/vb/crypta-baldi
Museo online: www.silitaly.it/crypta/
Cineteca: http://www.silitaly.it/film/default.html
"Solai e cantine dell’Idrobiologico a Pallanza. Gli antichi strumenti della scienza dei laghi": http://www.tarara.it/libro.php?id=121
Roberto Bertoni, Ricercatore Associato, CNR ISE Verbania
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ISE Newsletter n° 11 – 31 gennaio 2016
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L'Archivio Storico del CNR ISE di Verbania costituisce la raccolta documentaria
ideale per conoscere la storia dell'Istituto stesso, ma è anche lo strumento
privilegiato per studiare e ripercorrere lo sviluppo della scienza limnologica in
Italia e non solo. Le caratteristiche di questo archivio sono state illustrate nelle
“News in pillole” della Newsletter n. 10 del 31 luglio 2015.
Esso però è anche in grado di offrire spunti differenti, sul piano storico e su
quello umano. Talvolta, infatti, dalla consultazione e catalogazione di un
archivio di questo tipo, in mezzo a fascicoli di atti amministrativi passati che
poco riescono a solleticare la curiosità del ricercatore o dell'archivista,
emergono singole carte, se non addirittura solamente singoli nomi o frasi
all'interno di un foglio, che, agganciandosi a ricordi apparentemente sepolti nei
recessi della memoria, consentono di spalancare rapidamente la visione del
momento e illuminare quel documento con una luce del tutto nuova.
Alcuni documenti dell’archivio
A volte, come in questo caso, la Storia nei suoi aspetti più drammatici e cruenti bussa prepotentemente alla porta e mostra come
abbia toccato anche un Istituto di ricerca scientifica che si era magari immaginato immune da alcune di quelle vicende.
La distanza tra passato e presente è annullata. Il documento è vivo.
Prima lettera.
1° luglio 1943, il Direttore Edgardo Baldi scrive al Presidente del Consiglio di
Amministrazione Diego Martello: "Abbiamo una nuova acquisizione in Istituto:
una Signorina Luzzatto, figlia di un ingegnere attualmente risiedente a Baveno,
già universitaria e che ora desidera continuare la propria preparazione nel
nostro Istituto."
Seconda lettera.
21 ottobre 1943, ancora il Direttore al Presidente dell'Istituto: "Qui, le SS che
occupavano la zona si sono allontanate. Abbiamo perduto definitivamente uno
dei nostri interni."
Cosa lega questi due documenti? Cosa è successo tra il 1° luglio e il 21 ottobre
del 1943?
L'ingegnere Mario Luzzatto, uomo di origine ebraica che per anni aveva diretto
la filiale della Pirelli di Londra, aveva preferito rientrare in Italia prima dello
scoppio della guerra e dal 1943 si era ritirato, insieme alla moglie Bice e alle
figlie Silvia e Maria Grazia, nella villa "Il Castagneto" situata a Baveno, dove
veniva spesso ospitata anche la cognata Olga.
Dopo che l'8 settembre 1943 fu proclamato da Badoglio l'armistizio con gli
Alleati, le forze tedesche occuparono la Provincia di Novara, dove erano
presenti molte decine di ebrei.
La notte dell'11 settembre giunse sul Lago Maggiore il 1° battaglione del 2°
reggimento SS Leibstandarte, il cui comando si insediò a Baveno. Quel
manipolo di soldati fu responsabile del cosiddetto Olocausto del Lago
Maggiore: eliminò, tra il 13 settembre e l'8 ottobre, almeno 57 persone. Fu la
prima strage di ebrei compiuta in Italia.
Una delle prime famiglie ad essere sterminata fu proprio quella di Mario
Luzzatto, compresa la figlia Silvia di 20 anni, nella cui persona va
evidentemente individuata quella "Signorina Luzzatto" (il nome di battesimo
non è indicato nella documentazione consultata finora) segnalata da Baldi
Archivio Storico CNR ISE, lettera del 1° luglio 1943
nella lettera del 1° luglio ed elencata tra il personale interno all'Istituto.
I delitti compiuti in quelle settimane furono tenuti nascosti dai nazisti – per tranquillizzare gli animi il podestà di Baveno, attorniato
da ufficiali delle SS, lesse addirittura alla popolazione finte lettere dei capifamiglia rastrellati - per cui ci volle del tempo prima che la
verità di quanto avvenuto si diffondesse tra gli abitanti del lago.
Ecco perché solo a fine ottobre Baldi, avute notizie ormai sicure in merito alla sorte di Silvia Luzzatto, ma non potendo comunicare
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liberamente su una lettera ufficiale dell'Istituto, si espresse scrivendo laconicamente: "Abbiamo perduto definitivamente uno dei
nostri interni".
La famiglia Luzzatto a Villa Il Castagneto. Silvia è la prima a destra.
Immagine tratta da: Leonardo Parachini, “Eccidio degli Ebrei sul lago Maggiore.
Baveno settembre 1943”, Verbania 2013.
Nel libro “Ebrei sotto Salò” di Giuseppe Mayda
(Feltrinelli 1978) viene riportata la testimonianza
del giardiniere di villa "Il Castagneto": “Era un
giorno grigio e piovoso di settembre, mi pare un
lunedì. All’improvviso arrivarono le SS. Una mi
comparve davanti e pronunciò una sola parola:
Luzzatto. Rispondendo per me, la guardia
comunale Temorelli, che accompagnava il
tedesco, disse che il dottore era sicuramente al
piano superiore. Entrarono nella villa e, cinque
minuti dopo, scesero col prigioniero. Li vidi
avviarsi a piedi verso Baveno, il dott. Luzzatto tra
il tedesco ed il vigile.” La notte successiva furono
prese anche la moglie, le figlie e la cognata
dell'uomo: “Portarono via le quattro donne. Non
le vidi, ma le sentii piangere mentre le
spingevano sul camion. Non ne sapemmo più
nulla.”
L'Olocausto del Lago Maggiore costituisce la seconda strage in Italia per numero di vittime, dopo l'Eccidio delle Fosse Ardeatine.
Dopo quelle funeste settimane, per molto tempo il lago continuò a restituire spoglie umane.
Scandalosamente nel 1970, dopo essere stati condannati all'ergastolo nel processo di Osnabrück del 1968, i capitani Hans Röhwer,
Hans Walter Krüger e Karl Herbert Schnelle, responsabili di quegli omicidi, furono scarcerati dalla Corte d'Appello di Berlino per
avvenuta prescrizione dei reati.
Si consiglia la visione di:
"Hotel Meina" (di Carlo Lizzani, Italia 2007)
"Even 1943. Olocausto sul Lago Maggiore" (di Lorenzo Camocardi e Gianmaria Ottolini, Italia 2010).
Maggiori informazioni relative all’archivio storico del CNR ISE:
http://www.ise.cnr.it/archivio
Massimiliano Cremona, Collaboratore, CNR ISE Verbania
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GRRIIM
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Per ricordare Ettore Grimaldi, il Commissariato Italiano per la Convenzione Italo-Svizzera sulla Pesca vara, in collaborazione con il
CNR ISE, l’iniziativa di pubblicare la ristampa anastatica del Suo libro "A Pesca con il professore", “volume oggi introvabile e che ben
ne rappresenta un'immagine autentica” (Dott. Marco Zacchera, Commissariato Italiano per la Convenzione Italo-Svizzera sulla
Pesca, lettera del 18 gennaio 2016).
Il volume raccoglierà anche le testimonianze di alcuni autori, invitati a ricordare gli aspetti più diversi, diretti e personali di Ettore.
Qui proponiamo in anteprima, uno di questi testi.
“Distese azzurre fra quinte di verdi monti e giardini, i grandi laghi prealpini sono certamente una delizia per gli occhi e una
consolazione per lo spirito; ma sono anche vasti bacini naturali che ospitano un’eccezionale biodiversità di vertebrati: i pesci.”
(Ettore Grimaldi, “Mari” delle Alpi, 1985).
Ettore sapeva usare la penna come pochi. Usava arguzia, umorismo e soprattutto poesia, per
porgere al vasto pubblico argomenti di vario tipo, che affrontava grazie ad una cultura vasta e
profonda, che gli permetteva di esprimere concetti importanti in modo lieve, mai banale. I suoi
articoli divulgativi si facevano leggere più e più volte, senza che ne venissero intaccate freschezza
e unicità. Con i suoi scritti, si veniva rapiti in un mondo nel quale, attraverso le parole,
prendevano vita gli elementi che permeavano il suo universo di studioso.
Così parlava, in un suo scritto del 1986, una goccia d’acqua, durante il suo cammino dai ghiacciai
al mare: “Adesso o mai più. Definitivo e totale – lo sento – è il mutamento che sta avvenendo in
me, rendendomi irriconoscibile a me stessa. Tra le infinite particelle di cui sono fatta, altre, di
tutt’altra natura, si vanno lentamente e irresistibilmente insinuando, scostandole e separandole
come infinitesimi cunei. Erano pochissime dapprima, e quasi non vi avevo fatto caso. Ma ora, in
questo mio sempre più stracco andare all’ingiù, esse si vanno vertiginosamente moltiplicando di
metro in metro; e, con loro, sentori inediti, echi infiniti di un mondo che avverto essere sconfinato
e nuovo si stanno via via impadronendo di me, dandomi la certezza di un’identità ormai perduta.
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Tra pochissimo, anche la memoria di ciò che sono stata si cancellerà, stemperandosi nell’universo denso e convulso che mi
fronteggia. Adesso o mai più, dunque, per richiamarla ancora una volta, l’ultima, e poi consegnarmi al mare” (da: Natura Oggi, n. 9,
1986).
All’Istituto Italiano di Idrobiologia, oggi CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, la Signora Tonolli, direttrice, lo definiva
semplicemente “la penna”. Con questo volendo sottolineare la capacità di trasformare, laddove richiesto, noiose relazioni tecnicoscientifiche dense di risultati in scritti godibilissimi, capaci di coniugare rigore, proprietà di linguaggio e chiarezza di esposizione,
con un elevato spessore letterario.
Allo stesso modo Ettore si esprimeva quando parlava con noi, colleghi e amici, o in luoghi pubblici, durante convegni scientifici o in
occasione della presentazione di un libro. L’argomento preferito era quasi sempre quello de “i pesci”, conosciuti per averli studiati
con passione, dapprima come studente e successivamente, per più di trent’anni, in qualità di docente presso la Facoltà di Medicina
Veterinaria di Milano.
Il suo innato senso dello humor era anche uno dei tratti peculiari della sua scrittura. Eccone un esempio:
“Saporoso impasto di italiano e dialetto, l’eloquio dei nostri vecchi era infarcito di paragoni, motti, sentenze, come una torta di
uvette. E di miti, puerili facezie che mietevano incondizionato successo in quella società tanto più ingenua e semplice della nostra.
Così quando in calzoni corti battevo le amene sponde del Lario, un casalingo nonsense vi recitava all’incirca così: “lo sai come si
distingue un pesce maschio da un pesce femmina?”…Semplice: butta del pane nel lago, se vien su lui a mangiarlo è un maschio, se
vien su lei, una femmina!!!”. Una barzelletta – si fa per dire – di una idiozia sconvolgente. Eppure, oggi che essa – non so in che
modo – è improvvisamente riemersa dai sedimenti della mia memoria mi rendo conto di come, alla sua origine, stesse senz’altro
una constatazione antica quanto l’uomo: la difficoltà di distinguere il sesso dei pesci”. (da: Natura Oggi, n. 5, 1987).
Ettore ha diretto l’istituto dal 1979 al 1983, in
una fase molto delicata, conseguente
all’annessione al Consiglio Nazionale delle
Ricerche (CNR) per volere della direttrice,
Professoressa Livia Tonolli, nel 1977.
Ettore prendeva il posto di Livia ereditandone il
ruolo da lei ricoperto per tanti anni,
successivamente alla morte del marito Vittorio.
Un’eredità pesante: i Tonolli erano espressione
dell’elite che aveva promosso la rapida crescita
della limnologia in Italia ed erano entrambi dotati
di grande carisma in ambito internazionale e
nazionale. Ettore seppe dirigere l’Istituto in
quegli anni con competenza e con grande
rispetto delle diverse realtà umane e scientifiche
che in esso erano rappresentate. Dimostrando
rare doti di sensibilità e attenzione nei confronti
del personale tutto aprendo il suo ufficio ai
collaboratori, anche attraverso un loro
coinvolgimento nella gestione delle attività.
Avviando l’organizzazione di periodiche assemblee del personale durante le quali poter discutere, in quello che oggi sarebbe
definito un regime di perfetta trasparenza, aspetti pratici della ricerca scientifica e rapporti di interazione con la sede romana del
CNR. Una realtà con la quale si rendeva necessario confrontarsi, e che veniva percepita, dai protagonisti della ricerca limnologica,
come lontana da quegli ideali ispiratori del progresso scientifico che dell’Istituto avevano promosso la nascita e il successivo
sviluppo, prima dell’annessione al CNR. Ettore aveva la capacità di confrontarsi con ognuno dei suoi collaboratori per farne
emergere la parte migliore, anche solo stemperando le difficoltà con una semplice, lieve, battuta.
Sulla fauna ittica ha scritto pagine, saggi, articoli, capitoli di enciclopedie, libri, spesso alleggeriti e impreziositi da spettacolari
immagini subacquee di Gianfranco Giudice. Dalla lettura di questo “A pesca con il professore” che qui viene, con lodevole iniziativa
del Commissariato Italiano per la Convenzione Italo-Svizzera sulla Pesca, ristampato, emerge tutta la personalità di Ettore Grimaldi
uomo di scienza e di cultura, persona davvero speciale.
Ritiratosi in buon ordine, negli ultimi anni accettava con entusiasmo, ringraziando, gli inviti che gli venivano rivolti dalla direzione a
prendere parte a seminari, incontri, iniziative varie in Istituto. I suoi interventi sono così divenuti occasioni preziose nelle quali si è
potuto ascoltare il suo punto di vista e godere della sua bella, attiva presenza, fatta di quella leggerezza e profondità d’animo che
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ne hanno reso unica la figura, nel variegato panorama dei frequentatori dell’Istituto.
Questo suo ritorno ha anche offerto l’occasione per realizzare una serie di interviste informali: un’iniziativa della Signora Maria
Grazia Cuoghi, allora collaboratrice della biblioteca dell’Istituto e custode del suo archivio storico. Oggi, queste interviste rese da
Ettore nella saletta della vecchia biblioteca dell’Istituto, consentono di ripercorrere la sua storia personale di uomo e di studioso e
insieme, quella dell’Istituto, restituendo appieno, non solamente i fatti e le persone che ne hanno reso possibile la crescita, ma
anche, attraverso aneddoti e storie, l’atmosfera che ne ha permeato le mura.
Di questa atmosfera e delle conoscenze sui pesci e sui laghi, frutto di una passione spesa lungo tutta una vita, potranno godere
anche i lettori che oggi scorreranno le pagine di questo libro.
Grazie, Ettore per il patrimonio di parole e gesti, la simpatia e l’amicizia che hai dispensato a tutti noi negli anni
Ettore Grimaldi, il terzo in piedi da sinistra insieme ad alcuni Colleghi, vecchi e nuovi, dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi. Dicembre 2014.
Da sinistra in piedi: Mario Contesini, Vittorio Libera, Ettore, Nicola Di Chiano, Piero Guilizzoni, Andrea Ferrari, Giuliano Bonomi, Rosario Mosello.
In basso: Roberto Bertoni, Giuseppe Morabito, Gabriele Tartari.
Marina M. Manca, Direttore, e Piero Guilizzoni, Ricercatore Associato, CNR ISE Verbania
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I prossimi eventi:
The Polar Day – Aula Tonolli CNR ISE, 12/02/2016
Il 12 febbraio In Istituto alcuni ricercatori e tecnici del CNR ISE presenteranno al pubblico i
risultati delle diverse campagne scientifiche effettuate ai Poli, dalle Isole Svalbard (Alto Artico)
a Terra Vittoria (Antartide). L’obiettivo è quello di sottolineare, anche tramite le immagini e i
video, il significato e il valore delle ricerche ambientali ai Poli, anche attraverso un confronto
delle dinamiche dei processi ambientali che si svolgono in questi due luoghi estremi del Globo.
Per maggiori informazioni: http://www.ise.cnr.it/it/news/events/the-polar-day
33° Congresso SIL – Torino 31/07-05/08/2016
Si terrà a Torino dal 31 luglio al 5 agosto il 33° Congresso della Società Internazionale di
Limnologia (SIL).
Il congresso, che vede molti ricercatori dell’Istituto tra i principali organizzatori, avrà come tema
il ruolo della scienza nella pratica della gestione corretta degli ecosistemi acquatici perché
l’acqua è una risorsa minacciata, correttamente utilizzabile soltanto con il supporto di
adeguate conoscenze scientifiche. Per questo motivo il congresso si intitola “Science for
sustainable freshwater use”.
Per maggiori informazioni: http://www.ise.cnr.it/it/; http://www.sil2016.it/
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi
Largo Tonolli 50 - 28922 Verbania Pallanza (VB) - Tel. +39 0323 518300; Fax: +39 0323 556513
http://www.ise.cnr.it E-mail: [email protected]
Se non si desidera ricevere questa newsletter, scrivere a [email protected] o chiamare il numero 0323 518300.
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