Donne che chiedono di abortire

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Donne che chiedono di abortire
IVG
Donne che chiedono
di abortire
Ipotesi di lavoro oltre l’analisi statistica
dei dati
Donatella Cantù - Psicologa Consultorio Familiare, Laura Vitale Assistente Sociale Consultorio Familiare, Stefania Arbizzoni Psicologa Consulente; ASL 3, Monza (MI)
In passato la mancanza di informazione corretta sui metodi di contraccezione poteva in parte essere la causa
del ricorso all aborto. Oggi non cos :
la diffusione delle conoscenze sui metodi contraccettivi risale agli anni 70
e da allora i Consultori Familiari hanno impiegato molte risorse a favore di
iniziative di informazione nelle scuole, nelle fabbriche, nelle diverse attivit di gruppi; un nuovo clima culturale, prontamente amplificato dai media,
ha inoltre contribuito alla divulgazione delle informazioni sulla contraccezione. I dati demografici ci dicono che
nascono sempre meno bambini, proprio perch esiste un attenzione alle
scelte di procreazione responsabile;
questa tendenza dei giorni nostri non
elimina per il fenomeno dell aborto,
anche quello ripetuto, quello chiesto
dalle donne che conoscono e usano i
servizi consultoriali.
La legge 194/78, che ha tolto dall illegalit l interruzione volontaria di
gravidanza, garantendo una tutela sanitaria alla donna che abortisce, solleva tuttora dibattiti tra i pro e contro.
I movimenti femministi la difendono, in nome di un diritto della donna a fare in autonomia proprie scelte,
dal momento che la donna personalmente che fa la richiesta (art. 12). I
ripetuti tentativi di ridiscuterla, in toto
o in parte, ad esempio per concedere
pi spazio decisionale al padre del
concepito, sono sentiti come una minaccia all autonomia della donna e ai
suoi movimenti emancipatori in una
cultura che solo recentemente le ha
dato un riconoscimento sociale. Questa posizione, politicamente connota10
ta, assolve e difende la donna vittima
di una situazione penalizzante.
Da qui frasi del tipo: mancano i
consultori, manca l informazione sulla contraccezione, manca l educazione
sessuale agli adolescenti. Ma i dati statistici regionali e nazionali non confermano questo stereotipo: la maggioranza delle donne che ricorrono all ivg
non sono adolescenti sprovvedute,
donne ignoranti o culturalmente svantaggiate, o vittime di violenze sessuali
(gruppo vuoto di casistica negli oltre
2000 certificati di ivg rilasciati dal
nostro C.F.), bens donne sposate, intorno ai trenta anni, di medio livello
culturale ed economico, spesso gi
utenti del C.F.
Dall altra parte una posizione moralmente connotata condanna la donna per la scelta che fa e, pur senza dichiararlo apertamente, anche per la
sua condotta sessuale. Da qui frasi del
tipo: nessuno pu negare il diritto alla
vita, una scelta egoistica, non c pi
il senso della famiglia, c troppa libert sessuale, c troppo materialismo. Ma mentre nella nostra societ il
materialismo cresce e la famiglia si
disgrega sempre pi , il ricorso all ivg
diminuisce ogni anno costantemente
in tutto il paese. L andamento dell ivg
in Italia ha infatti subito un calo costante dal 1982 ad oggi (da 234.801 a
138.379 nel 1995, -41.1%) Il tasso di
abortivit , che esprime quante donne
in et feconda ricorrono all ivg (n. ivg/
1000 donne 15-49 anni), ed ben utilizzabile per valutare la tendenza dell aborto, si ridotto del 42.4%. Il rapporto di abortivit , che mette in relazione il numero delle ivg con il nume-
ro dei nati vivi (n. ivg/n. nati vivi), si
ridotto del 29.1% (Arisi, 1997).
Anche gli operatori sociali e sanitari che si occupano dell ivg spesso aderiscono, seppur inconsapevolmente, ad
una di queste ideologie, con le posizioni che poi ne discendono: ora moralistica, ora paternalistica, ora complice,
ora collusiva delle motivazioni portate dalla donna. Ma un approccio a favore o contro fuorviante e non utile
alla comprensione di una realt che
esiste, che sempre esistita e che tocca le donne di qualunque identit sociale, ideologica e culturale. Il recente
flusso migratorio di persone provenienti da etnie e nazionalit , le une
diverse dalle altre, ha apportato ulteriori difficolt a chi tentava di sistematizzare un problema gi complesso e
poco generalizzabile.
Come per altre situazioni di devianza e sofferenza affrontate dall operatore (perdita ripetuta del lavoro, droga,
atti delinquenziali degli adolescenti)
mettersi a favore o contro non aiuta a
capire il fenomeno e il disagio delle
persone che lo agiscono.
Esame di oltre 200 richieste
di IVG
Vengono esaminati i verbali del
colloquio che precede la visita ginecologica di oltre 200 donne che chiedono un certificato per un ivg; le motivazioni dichiarate dalla donna per la
richiesta di ivg vengono riunite in
quattro grandi categorie:
1) fattori esterni relazionali (mancanza di aiuto da parte del partner,
problemi di coppia, relazione troppo
recente e non consolidata, figli troppo
impegnativi);
2) fattori esterni materiali (difficolt economiche, inadeguatezza dell abitazione);
3) insufficienti risorse personali
(giovane o vecchia et , problemi psicologici, impossibilit a crescere il figlio da sola);
4) responsabilit personale (figlio
non programmato).
Sono anche evidenziate le percentuali di donne che ricorrono all aborto
volontario per la seconda o la terza
volta, o che sono gi utenti del C.F.,
n.17/1998 - Prospettive Sociali e Sanitarie
IVG
almeno per le prestazioni ostetrico-ginecologiche.
Percentuali relative alle richieste
di ivg
donne già utenti del C.F.
che chiedono una ivg
recidive, donne che hanno
fatto una o più ivg
25.4 %
18.8%
Motivazioni portate dalle donne al
colloquio
Fattori esterni relazionali
Fattori esterni materiali
Insufficienti risorse personali
Responsabilità personale
39.6%
27.2%
32.0%
1.2%
Sia l esperienza diretta nei colloqui
che l analisi dei dati fanno apparire
sempre pi chiaro che la donna arriva
all ivg solo in misura minima quando
non conosce i metodi contraccettivi. Il
25% delle donne che richiedono il certificato sono utenti del Consultorio, e
il 18% hanno gi effettuato una o pi
precedenti ivg. Entrambi questi gruppi hanno ricevuto, con chiarezza, informazioni sulla contraccezione, in
quanto regolarmente date dal personale sanitario del Servizio. Anche le altre sanno dell esistenza dei contraccettivi, che il pi delle volte hanno usato.
Evidentemente, allora, la donna non
usa la contraccezione o la usa in maniera inefficace.
Oltre a questi dati definiti, abbiamo
rilevato altre costanti, pur non avendone raccolto le percentuali relative. Frequentemente le donne durante il colloquio pronunciano alcune frasi, delle
quali le pi tipiche sono: prendevo la
pillola ma il medico mi ha consigliato
di smettere , oppure: usiamo il preservativo ma quella volta si rotto , e
mio marito non stato attento . C
poi un altra frase ricorrente: io sono
contraria all aborto, non sono come
quelle che lo fanno con leggerezza, nel
mio caso lo faccio perch devo, non
perch voglio; se potessi non lo farei .
Interessante anche la modalit con la
quale alcune di queste donne si relazionano con il personale del Consultorio: lasciano all operatore, liberandosene, l esito del proprio test di gravidanza; altre si siedono esordendo con
mi hanno detto che devo fare un colloquio con lei , e fanno poi seguire
n.17/1998 - Prospettive Sociali e Sanitarie
queste parole dal silenzio.
Quando la donna “si lascia
prendere” dalla gravidanza?
Ci sono donne per le quali i figli
arrivano . Per loro sembra non esistere la possibilit di fronteggiare il proprio destino; danno cos una risposta
con il corpo, pi che con la mente,
questa ultima non sufficientemente attrezzata per pensare la genitorialit .
Descrivono il proprio corpo come occupato dall invasore-bambino, al quale si assoggettano, ma non si avvicinano emotivamente. Anna, 27 anni, ha
due bambini di sette e di tre; tra il primo e il secondo ha avuto anche un
aborto spontaneo. Ora nuovamente
incinta e dice che non se la sente di
proseguire la gravidanza; chiede timidamente se si pu fare (l aborto), altrimenti lei proseguir anche questa gravidanza, pur non essendo contenta e
sentendo di non farcela pi . Del primo
figlio dice: l ho tenuto, perch sono
contraria all aborto . Alla domanda
quanti figli avesse pensato di avere,
risponde stupita: quelli che sarebbero arrivati . Non di rado le richieste di
aborto stanno in cima ad una montagna di delusioni e fatiche, subite pi
che affrontate. Erminia si rivolge al
C.F. con una richiesta di aborto perch
rimasta incinta in seguito alla relazione con un giovane coetaneo. Si sta
separando dal marito e decide di proseguire la gravidanza, pensando cos
di avere anche un nuovo compagno.
Non riesce a farsi domande intorno al
suo rapporto, recente e senza certezze
sul futuro; quello che le preme costruirsi attorno una specie di famiglia.
Francesca, 32 anni, rimane incinta
ogni volta che si innamora di un nuovo partner.
Giovani donne spesso ricercano in
una maternit troppo precoce la ricostruzione di quella famiglia che non
hanno mai veramente avuto (Volpe,
Frescura, 1994). Quanto pi doloroso
e sofferto il proprio passato, tanto pi
stato violato il diritto di figlia ad esistere con la propria identit , tanto pi
la donna agisce la gravidanza inaspettata, dove sia la sua prosecuzione che
la sua interruzione succedono , come
altri eventi della vita incontrollabili.
Sonia, 22 anni, abbandonata dal suo
ragazzo e dimenticata dai genitori,
accarezza la sua pancia e dice: sono
sola, lui sar il mio unico affetto .
Monica ha peregrinato con la madre e
le sorelle dalla Puglia alla Lombardia;
alcuni suoi fratellastri sono rimasti al
Sud, lei un po con la nonna, un po
con gli zii. Abortisce due volte, ancora minorenne, in meno di un anno. A
distanza di poco terr il figlio della
terza gravidanza. Il partner un ragazzino, non hanno una casa, ma lei si
perde nello sguardo del proprio figlio
fantasticando un innamoramento che
la propria madre per lei non ha mai
avuto.
Quando la donna arriva
all’ivg?
Alcune donne fanno il gioco pericoloso e tutt altro che infrequente di
verificarsi nella fertilit , come rassicurazione sulle proprie capacit . Giovanna, appena uscita da una comunit per tossicodipendenti, rimane incinta in seguito ad una relazione occasionale. Si sorprende della possibilit che il suo corpo ha di fare bambini, non lo aveva immaginato, e ne
lusingata, ma con lucida rassegnazione dice: cosa faccio io con un bambino? E, come tutte le sue potenzialit -possibilit , anche questa va nella
direzione del fallimento.
Spesso le donne straniere (filippine, peruviane, albanesi, cinesi) poco
dopo il loro arrivo in Italia vengono in
Consultorio e richiedono l ivg. Per
raggiungere il marito e cercarsi un lavoro, hanno dovuto affrontare una
scelta lacerante, lasciando nel proprio
paese i figli gi nati, gli affetti, le cose
note. Queste gravidanze impreviste
sembrano avere il potere magico di
ridare alle donne una famiglia, essendo la loro dispersa in altre parti del
mondo, di negare il lutto, ricreando
almeno uno di quei figli dal quale cos
drammaticamente hanno dovuto separarsi. Il bambino stato per concepito in condizioni, sociali e ambientali,
che fanno ritenere loro impossibile la
nascita di un altro figlio (Pasini,
1975).
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IVG
Ci sono vicende che appaiono meno
complesse ma che presentano comunque, attraverso il sintomo dell ivg,
contraddizioni, dolori, sofferenze, timori che fanno parte di un mondo del
quale non sempre si ha la forza di contrastare le regole. Cristina, 39 anni,
legata da diversi anni ad un uomo sposato che non lascer mai la moglie e i
figli. Cristina, dopo diversi tentativi di
convincerlo, interrompe la pillola e
resta incinta, nell estremo tentativo di
tirarlo a s . Abortir vicino allo scadere del termine, rendendosi conto che
lui non modificher mai la sua posizione.
L’assistente sociale nel
colloquio di ivg
In questi anni gli assistenti sociali
hanno acquisito una buona formazione professionale relativamente ai primi colloqui e alla gestione dei casi,
oltre che al lavoro di rete, sul quale
mettono a punto interventi sempre pi
raffinati; per la richiesta di aborto nei
consultori familiari non esiste invece
un solido bagaglio professionale al
quale gli assistenti sociali, che gestiscono una parte importante di questa
problematica, possono attingere. Nella maggior parte dei Consultori Familiari pubblici la richiesta di interruzione volontaria di gravidanza viene affrontata in prima battuta dagli assistenti sociali che conducono un colloquio sulle motivazioni verbalizzate
dalla donna o dalla coppia. Il colloquio di ivg, apparentemente una formalit o un passaggio obbligato nella
prassi, si rivela uno dei pi difficili,
ma anche dei pi stimolanti, quasi
una sfida per la professionalit dell operatore. Dietro questa richiesta
talvolta frettolosa, apparentemente
sanitaria, si nasconde ben altro, qualcosa di pi complesso. Con l aiuto
della letteratura in materia, la formazione professionale e la riflessione
personale, possibile rivedere un fenomeno poco definito, e che, fino a
quando non affluito ai servizi pubblici, rimasto sconosciuto, sia nelle
sue cause che nelle strategie di intervento possibili.
Nelle situazioni di ivg il colloquio
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ha il compito dell ascolto, nella ricerca di una indicazione possibile per la
comprensione dell evento. L operatore non deve solo mettere da parte le
proprie convinzioni etiche, religiose,
ideologiche, ma predisporre strategie
professionali che tengano conto prima
di tutto dell individualit dell altro,
perch l utente, mentre affronta questa esperienza difficile, possa trovare
qualche utilit nel lavoro relativo alla
domanda di ivg, qualunque scelta poi
decida di fare.
La gravidanza non desiderata un
momento di crisi, e come tutte le crisi, contiene in s oltre alla difficolt
anche la possibilit di cambiamento.
Pu allora diventare l occasione attraverso la quale l operatore aiuta le persone nel vedere le luci e le ombre del
loro vivere, nel dare un senso alle vicende, nel trovare le ragioni delle difficolt e degli insuccessi. L operatore
deve permettere che i partner possano
parlarsi, al di l del decidi tu , che si
raccontino l uno all altra cos per
loro il figlio in quel momento, che dicano cosa si aspettano l uno dall altro,
quali sono i timori legati alle storie
della propria famiglia. L aborto sta
dentro ad un percorso di vita costellato di rinunce, dolori, deprivazioni e
talvolta di cocenti fallimenti. Questi
buchi neri vengono da lontano, passati
di mano in mano nella famiglia, come
un testimone di quesiti oscuri e indecifrati in quanto rimandano alle emozioni suscitate dal sentirsi desiderata,
amata, voluta. Grovigli di domande
che la donna pu tentare di dipanare
con l aiuto dell operatore: che posto
ho all interno della mia famiglia, attuale e di provenienza, che posto ho
avuto nei pensieri dei miei genitori, di
quale importanza sono per le persone
che mi sono state e che ora mi sono
vicine, fino ad arrivare a che posto
posso dare a mio figlio dentro alla mia
vita, perch possa sentirsi desiderato,
amato, voluto .
Conclusioni
Sono state gi altrove esaminate le
ipotesi che rimandano il mancato uso
degli anticoncezionali e la condotta
abortiva a conflitti pi o meno profon-
di, e attinenti la femminilit e la generativit : angoscia di mettersi a disposizione un potenziale di piacere,
ambivalenza verso la maternit (Carini, Finzi, 1987), conflitti con la figura materna, difficolt di identificazione sessuale, bisogno di verificare la
fertilit e quello di sperimentarsi creative. Questo materiale ci stato indubbiamente d aiuto nel delineare la
vita psichica di queste donne.
Ma c una caratteristica che colpisce e che accomuna la maggior parte
delle donne che abortiscono oggi in
una realt industriale o post-industriale come quella della Lombardia inurbata. Pur conoscendo loro la contraccezione, sappiamo infatti che non la
utilizzano. Ascoltando con attenzione
le loro parole si riesce a comprendere
il loro comportamento nei confronti
dei metodi contraccettivi: non attribuiscono il mancato uso ad una scelta
personale, bens a motivazioni e responsabilit altrui (danno alla salute
o fallimento del metodo contraccettivo). Inoltre, l analisi dei dati sulle motivazioni verbalizzate dalle donne evidenzia un apparente contraddizione:
pur trattandosi, ovviamente, di figli
non programmati, solo 1% delle donne presenta questa motivazione, mentre oltre il 70% la fa rientrare tra i fattori esterni, materiali o relazionali. E
ancora, la modalit pressante con la
quale alcune donne si presentano al
Consultorio sortisce spesso l effetto di
caricare gli operatori del problema, di
mettere loro fretta, di farli sentire impotenti, di angosciarli, mentre la donna appare inspiegabilmente serena e
inconsapevole.
Ecco che, magicamente, la gravidanza indesiderata diventata di altri,
depositata fuori di s , nel partner, nel
medico, nella societ , nell operatore.
D altra parte l agito ha proprio la caratteristica di non essere accompagnato dalla consapevolezza della responsabilit .
Coerentemente con questa modalit di pensiero, spesso le adolescenti e
le recidive non esprimono un autentico senso di colpa per aver aggredito il
proprio corpo attraverso l intervento
chirurgico. I loro sentimenti colpevoli possono comparire, non riconosciun.17/1998 - Prospettive Sociali e Sanitarie
IVG
ti, sotto la fantasia persecutoria di essere divenute sterili. Molte donne parlano invece facilmente della vergogna, rispetto all azione fatta sull embrione, in quanto moralmente e socialmente condannata.
Ø ipotizzabile che queste donne
non riescano ad eseguire compiutamente un esame della realt che comprenda, oltre agli aspetti pi formali,
anche i significati legati alla progettualit e al riconoscimento della causalit derivante dalle proprie scelte. Ø
per primo il pensiero che va incontro
all aborto, cos come altre azioni che
costellano la loro vita. Azioni pericolose di una vita complicata , dove
pi versanti sembrano gi essere loro
sfuggiti di mano: la relazione conflittuale con il partner, l insoddisfazione
legata al lavoro, le delusioni date dai
figli. L aborto appare allora nelle sue
forme, di malessere, di gioco di difese, di denuncia e copertura insieme di
un disagio.
Obiettivo del colloquio, prima e
dopo l ivg, dovr essere quello di permettere alle persone di comunicare a
riconoscersi protagoniste della propria esistenza. Dando un significato
all evento dell aborto, possono cos
vedere le eventuali alternative di vita,
non solo subire passivamente ci che
capita loro. Compito dell operatore
aiutare la donna a riconoscere le contraddizioni e trovare il bandolo della
matassa, ripensando e rivedendo se
stessa come proveniente dalla sua storia familiare e artefice della propria
scelta, personale o di coppia, di essere o non essere madre.
Per vedere tutto questo, gli ostacoli
non possono rimanere confinati fuori , negli altri. Le difficolt devono
potere essere portate dentro: dentro di
s , dentro la relazione con la famiglia
di origine, dentro alla relazione con il
partner. Non tutte le donne riescono
ad intraprendere questo cammino, che
non pu esaurirsi in un colloquio.
Lungo e complesso il lavoro che permette di trovare dentro di s lo spazio
per una gravidanza pensata, e non pi
di parlare solo di un bambino che arriva . Ø necessario riconoscere il proprio bisogno, impellente e inconsapevole, per poterlo trasformare nel desin.17/1998 - Prospettive Sociali e Sanitarie
derio, quello che si realizza secondo i
tempi imposti dalla realt . Il pensiero
magico potr allora cedere il passo al
pensiero progettuale, e il bambino
avr il proprio posto per nascere nella
mente della donna e della0 coppia
(Fornari, 1975).
Bibliografia
Arisi E., L interruzione volontaria di gravidan-
za , Il Consultorio Familiare 2, pp.57 - 62, 1997.
Carini R., Finzi I., Aborto volontario ripetuto
e desiderio di gravidanza, Franco Angeli, Milano, 1987.
Fornari F., Genitalit e Cultura, Feltrinelli,
Milano, 1975.
Pasini W., Contraccezione e desiderio di
maternit , Feltrinelli, Milano, 1975.
Volpe B., Frescura A., La maternit difficile:
l esperienza dell ostello materno infantile del
SEEF di Padova, Consultorio Familiare VIII (1)
pp.7-16, 1994.
NOTIZIE
- Curare e prendersi cura. La priorità
delle cure domiciliari è il titolo del convegno nazionale che si terrà a Jesi,
sabato 7 novembre 1998, organizzato dal Gruppo Solidarietà . Il convegno, che si rivolge ad operatori sanitari e sociali, dirigenti delle aziende
sanitarie e degli enti locali e a responsabili di cooperative e di associazioni
di volontariato, vuole mettere alla attenzione le ragioni etiche ed economiche che impongono un effettivo sviluppo delle cure domiciliari. Per informazioni e iscrizioni contattare il Gruppo Solidarietà, Via Salvo D’Acquisto
7, 60030 Moie di Maiolati (AN), Tel. e
Fax.- 0731/703327.
- Le Comunità Possibili. Azione Sociale e progettualità per la prevenzione
del disagio, è il titolo del convegno
che si terrà Venerdì 20 novembre,
dalle 8.30 alle 19.00, presso la Sala
Convegni di Città degli Studi, Corso
Pella 2, Biella. Il convegno è organizzato da: Regione Piemonte, Asl 12
Biella, Provincia di Biella e Città di
Cossato . Per informazioni: Ser.T.
Distretto di Cossato, Asl 12, Via G.
Marconi 23, 13900 Biella, Tel. 0159899853 - Fax. 015-925648 - E.mail:
[email protected].
- Lo Studio di Psichiatria e Psicoterapia della famiglia organizza: il Corso
triennale di formazione all’intervento relazionale sistemico per gli
operatori sociali e il Corso di formazione alla mediazione familiare .
Il primo, organizzato in collaborazione con il Centro Studi ed Intervento
Psicosociale, il secondo con Il Metalogo. I corsi, con calendario ancora
da definire, avranno inizio nel gennaio del 1999 e si terranno a Padova,
in Via Calvi 18. Per ulteriori informazioni consultare i n. 15/98 o 16/98 di
PSS oppure contattare la segreteria
al numero: 049/8721613.
- L’Istituto di ricerca e formazione
“Progetto Uomo” della Federazione
Italiana di Comunità Terapeutiche
(FICT) - Onlus, in collaborazione con
la Facoltà di scienze dell’educazione
dell’Università Pontificia Salesiana
(UPS) organizza il Corso Universitario di Educatore Professionale per
l’anno accademico 1998-99, mirato a
formare professionisti in grado di
operare nel campo della prevenzione
al disagio giovanile, nel recupero dei
tossicodipendenti e nel reinserimento sociale delle persone cosiddette
“svantaggiate”. Per informazioni: Via
Nomentana 355, 00162 Roma, Tel.
06/86328225-7 - Fax. 06/86328229 E.mail: [email protected].
- Ha sede presso la Fondazione Cecchini Pace, a Milano il network Salute e Relazione Sociale . Si tratta di
una rete associativa di docenti e ricercatori di scienze sociali e umane nonché di formatori, professionisti e operatori in ambito sociale, sanitario e
ambientale, della comunicazione e
campi affini, interessati allo sviluppo
di una visone complessa relazionale,
evolutiva della salute e agli apporti
che le scienze sociali e le loro applicazioni possono dare ad un miglioramento del benessere e della qualità
della vita in un’ottica transdisciplinare e multiculturale. Il network è coordinato da un comitato scientifico-organizzativo composto da sette o più
membri e mantiene i rapporti fra i soci
attraverso l’invio di avvisi, lettere circolari e la pubblicazione di una Newsletter periodica.
Segnaliamo inoltre alcuni dei prossimi incontri organizzati dalla Fondazione: tra il 15 gennaio e il 26 febbraio 1999 si terrà il corso di formazione: Disagio psichico e immigrazione
mentre dal 5 al 26 marzo si terrà il
corso di formazione Famiglie straniere e disagio. Tra il 5 e il 26 aprile 1999
si terrà invece il seminario: Promuovere i gruppi di mutuo-aiuto . Imparare a stare bene insieme .
Per ulteriori informazioni e iscrizioni:
Fondazione Cecchini Pace, Via Molino delle Armi 19, 20123 Milano, Tel.
02/58310299 - Fax. 02/58311389 E.mail: [email protected] - Internet:
www.FondazioneCecchiniPace.it.
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