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IL CILIEGIO LUIGI CATALANO AGRICOLTURA OGGI 79 FOCUS SULLA CERASICOLTURA ITALIANA Originario dell’ area compresa tra il Mar Nero ed il Mar Caspio, fu introdotto in Italia dal console romano Lucio Licinio Lucullo. Oggi l’ Italia è il quarto Paese produttore e, in Puglia, è concentrata oltre il 50% della produzione nazionale. La disponibilità di prodotto italiano parte dalla prima metà di maggio fino ai primi di agosto, a seconda dell’ area di coltivazione.. Luigi Catalano I n passato, quando eravamo abituati alla stagionalità dei frutti della terra, il tempo delle ciliegie decretava l’inizio della bella stagione. E forse è proprio questo inconscio segnale proveniente da madre natura, alla base di tutti gli aneddoti su questo frutto voluttuoso. La sua dolcezza spinge alla voglia sfrenata di saziarsene a più non posso dopo i lunghi mesi invernali, una volta poveri di prodotti freschi. Anche il ciliegio - Prunus avium,”il frutto prunus degli uccelli” – ha origine in quell’area geografica comune ad altre drupacee quali albicocco, mandorlo, pesco e susino, compresa tra il Mar Nero ed il Mar Caspio, a cavallo tra i continenti europeo ed asiatico. In Europa, i ritrovamenti di noccioli in insediamenti umani dell’età preistorica testimoniano la sua presenza già in quei tempi. In Italia, ad opera di diversi autori latini, si hanno notizie della sua presenza in un periodo compreso tra il I secolo a.C ed il I secolo d.C. Secondo Plinio, ad introdurre nel nostro Paese la prima varietà di ciliegio dalla città di Girasum sul Mar Nero, fu il console romano Lucio Licinio Lucullo, al termine della guerra vinta contro Mitridate re del Ponto. Gli etimologi ritengono che il termine cerasus, che in latino significa “ciliegio” e che oggi ritroviamo nella nomenclatura botanica Prunus cerasus ad indicare il ciliegio acido, oltre che a costituire la radice della parola “cerase” di molti dialetti meridionali, provenga proprio da Girasum. Da allora il ciliegio si è diffuso dapprima in tutta Europa, isole britanniche comprese, e poi in tutti gli altri continenti A livello mondiale, i dati FAO assegnano all’Italia il 4° posto tra i Paesi produttivi, dopo Turchia, USA ed Iran, ma subito prima della Spagna che a livello UE rappresenta il più temibile competitor. Questa specie, considerata tra le “drupacee minori”, nella frutticoltura nazionale occupa pur sempre il IV posto dopo pesco, melo e pero, in quello che ancora oggi è il comparto più importante tra quelli dell’Unione Europea. La superficie coltivata a ciliegio in Italia, pur nella relatività dei dati statistici nazionali su superfici investite e produzioni realizzate, con valori discordanti tra gli anni, oscilla attorno ai 30.000 ha con oltre 1 milione di quintali/anno. In alcune aree frutticole del Paese il ciliegio ha il ruolo di specie fruttifera principale; la coltura continua la sua progressione in Puglia, con oltre 18.000 ha ed aumenta anche in altre aree tradizionali quali Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Di contro alcune storiche zone produttive - Campania e Veneto - appaiono in regressione. Il tessuto produttivo delle aziende italiane, alla pari di ciò che avviene per altre specie, si contraddistingue per la frammentazione e le dimensioni aziendali ridotte, il contrario di quanto si riscontra in altri Paesi produttori come Turchia e Spagna. SUPERFICIE E PRODUZIONE DI CILIEGIE IN ITALIA Regione Sup. tot. (ha) Prod. tot. (t.) Lombardia 245 21.745 Liguria863.273 Trentino Alto Adige 210 10.750 Veneto2.760166.939 Emilia-Romagna2.316 107.850 Toscana20613.402 Umbria201.140 Marche874.730 Lazio90028.090 Abruzzo22116.763 Campania 3.449 274.205 Puglia18.015398.800 Calabria24713.697 Sicilia76031.610 ITALIA29.5221.092.994 PRODUZIONE MONDIALE DELLE CILIEGIE Stato Prod. (m.t.) Turchia 557.516 USA 385.656 Iran 306.525 Italia 143.367 Spagna 129.325 Austria 117.618 Uzbekistan104.244 Romania 104.043 Russia 96.616 Ukraina 92.548 Syria 79.066 Cile 77.659 Francia 61.125 Grecia 56.190 Polonia 48.288 Germania47.081 Cina 40.680 Bulgaria 38.218 Serbia 36.303 Libano 26.696 80 81 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO FASI FENOLOGICHE DEL CILEGIO Gemma ferma, rottura gemme e bottoni verdi. Fioritura e caduta petali. Bottoni fiorali visibili e palloncino bianco. Allegagione, invaiatura, maturazione e caduta foglie. 82 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO 83 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO Varietà Early Star. Ne deriva la difficoltà ad organizzare e realizzare politiche produttive, di promozione e marketing del prodotto aggressive ed efficienti, per meglio remunerare i vari attori della filiera produttiva. Pur con queste limitazioni, laddove si riscontrano le maggiori attenzioni verso questa coltura, il ciliegio da coltura secondaria negli ordinamenti aziendali o consociata ad altre specie, si afferma come coltura specializzata ad elevati contenuti tecnici e significativi investimenti finanziari Affianco a questa interpretazione moderna ed innovativa della coltura, coesistono le “tante cerasicolture locali” che permettono l’affermazione di produzioni di nicchia ad elevatissimo valore aggiunto. Nel ferrarese, l’esperienza della melicoltura e pericoltura intensiva è stata traslata anche su questa coltura, con l’attuazione di tecniche che esprimono il meglio del know how in frutticoltura. Ciò è la risultante di profonde acquisizioni tecniche sulla fisiologia della specie; sulle tecniche di conduzione di frutteti ad alta intensità con sistemi di allevamento a parete, associata alla disponibilità di portinnesti clonali deboli - Gisela 5 e Gisela 6 - (come l’M9 per il melo), oltre che di varietà che ben si adattano ad essere così coltivate. In tutte le zone cerasicole d’Italia, dai frutteti in pendio della Val Sugana, alle pianure veronesi e modenesi, fino alla assolate terre pugliesi, è ormai affermata la tendenza ad adottare sistemi di coltivazione che permettano la copertura per la difesa passiva contro il fenomeno del cracking (spaccatura dei frutti). Come accennato in precedenza, la Puglia oggi rappresenta la maggior area cerasicola nazionale. Nella terra che ha dato origine alla forma di allevamento a tendone per l’uva da tavola, che nel corso degli anni si è affinata per coltivazioni forzate per l’anticipo o il posticipo, la cerasicoltura è ormai interpretata secondo questi elevati standard tecnici specializzati. Non è infrequente trovare cerasicoltori che conducono impianti specializzati di decine di ettari con realizzazioni che niente hanno da invidiare a quanto fino a qualche anno fa si poteva ammirare solo in Spagna o in Turchia. La piattaforma varietale storica nazionale, in passato, era costituita da poche cultivar - Burlat (Moreau in Puglia), Giorgia, Van, Ferrovia e Lapins - che coprivano un calendario di maturazione di circa 5 settimane, a partire dalla prima metà di maggio fino ai primi di agosto, a seconda dell’area di coltivazione, dalla Puglia alle vallate alpine. A queste varietà si affiancavano ecotipi locali particolarmente apprezzati dai consumatori dei luoghi d’origine, ma non rispondenti alle caratteristiche richieste per essere proposte su mercati più ampi e lontani. Queste produzioni autoctone, che in molti casi costituiscono un interessante giacimento di biodiversità, strettamente legate al territorio, sono celebrate da ben 26 sagre in nome di sua maestà la ciliegia, che si svolgono in 9 differenti regioni (vedi apposito occhiello). Oggi la gamma varietale disponibile per il ciliegio è veramente ampia. Grazie ai programmi specializzati di breeding operanti in Canada, USA, Francia, Ungheria, Italia, ecc. nell’ultimo quarto di secolo sono state proposte oltre 600 nuove cultivar, il 75% delle quali di ciliegio dolce. Gli obiettivi del miglioramento genetico sono stati quelli di ottenere varietà autofertili, che allungassero il calendario di maturazione, che fossero resistenti al cracking o ad altre fitopatie e che fossero a basso fabbisogno in freddo per permettere la coltivazione anche nelle aree più calde. In questo settore l’Italia ha costituito valide proposte grazie al lavoro svolto da parte dell’Istituto Sperimentale di Frutticoltura di Verona e dal Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Bologna. Il primo ha costituito una decina di varietà, su tutte Giorgia, che ancora oggi costituisce una delle cultivar più apprezzate nel periodo medio-precoce. Interessanti sono anche le proposte di varietà per la raccolta meccanica di frutti senza picciolo - Enrica, Corinna - alla pari delle più famose Picotas spagnole, che tanta attenzione e soddisfazione commerciali hanno suscitato sui mercati internazionali. Il DCA di Bologna ha costituito varietà racchiuse nelle due serie Star e Sweet. La prima comprende 7 varietà autofertili che coprono oltre 4 settimane del calendario di raccolta: Sweet Early panaro1, Early Star panaro2, Grace Star, Blaze Star, Black Star, Lala Star e Big Star, alcune delle quali apprezzate e coltivate in tutti i continenti. La serie Sweet, che attualmente racchiude 5 nuove costituzioni – Sweet Aryana® PA1UNIBO, Sweet Lorenz® PA2UNIBO, Sweet Gabriel® PA3UNIBO, Sweet Valina® PA4UNIBO e Sweet Saretta® PA5UNIBO – è caratterizzata da frutti di grossa pezzatura e molto dolci, che maturano anche’essi nell’arco di 4 settimane circa. Tutte queste varietà, assieme ad altre famose ed altrettanto affermate nelle differenti cerasicolture nazionali ed estere– ad es. Rita, Early Bigi, Early Lory, Celeste, Carmen, Vera, Canada Giant, Sylvia, Kordia, Regina. Skeena, Late Lory, Alex e … tante altre ancora, sono propagate da aziende vivaistiche nazionali all’avanguardia in campo internazionale nel settore della propagazione, anche per questa specie. Pur con questa grande disponibilità varietale, i vari protagonisti della filiera ovvero i frutticoltori, gli operatori commerciali ed infine i consumatori apprezzano in maniera particolare i frutti della varietà Ferrovia. Essa è da tutti ritenuta “la regina delle ciliegie”, pur se molte volte non assicura produzioni certe a causa dell’essere autosterile e necessitare di apposite impollinazioni che non sempre si realizzano per il verificarsi di eventi climatici avversi nel delicato periodo della fioritura. Questa che noi riteniamo essere una varietà propria italiana, in realtà ha suoi sinonimi in svariati paesi europei ed orientali. Belge in Francia, Gemersdofer e Schnider in 84 85 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO Cerasicoltura Val Sugana. 86 87 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO 88 89 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO Germania, Badacsony in Ungheria, Ziraat in Turchia e Noire de Meched in Iran sono infatti tutte varietà ritenute sinonimi o strettamente correlate alla nostra Ferrovia. La sua origine risale al periodo immediatamente successivo al II conflitto mondiale ed è avvolto da ovvie leggende locali, di cui si riferisce a parte (vedi ochiello). Per quanto riguarda invece il settore relativo ai portinnesti impiegati nella moderna cerasicoltura nazionale, il magaleppo (Prunus mahaleb) sia da seme, sia nella versione micropropagata in vitro – SL 64, è il portinnesto maggiormente utilizzato e quasi esclusivamente impiantato nei calcarei ed aridi terreni pugliesi. Altri portinnesti adottati sul territorio nazionale ed all’estero sono il franco di ciliegio, Gisela 5, Gisela 6, MaxMa Delbard®14 Brockforest e MaxMa Delbard®60 Brocksec, CAB 6P, Colt, ecc.. E così possibile costituire “ciliegeti su misura” nelle specifiche condizioni pedoclimatiche e per le più svariate destinazioni finali del prodotto. Per il ciliegio la produzione nazionale è minimamente convogliata in strutture di produttive organizzate. La produzione pugliese, che rappresenta oltre il 50% di quella nazionale, è quasi tutta condizionata, lavorata, confezionata e commercializzata da packing house private operanti nel barese che dispongono di impianti ad elevate tecnologie, provvisti di hydrocooling, grandi volumi per lo stoccaggio dei frutti a temperatura controllata ed impianti di selezionamento, cernita e calibratura fissi, in cui lavorano centinaia di operatori per turno di lavoro. Molti di essi hanno marchi e specifici packaging facilmente riconoscibili ed identificabili non solo sui mercati nazionali ed europei. Purtroppo molte volte la produzione locale è insufficiente o perché danneggiata da eventi atmosferici avversi, o per la scarsa produttività degli impianti. Giacchè il prodotto italiano “tira” sui mercati internazionali perché associato alle bellezze del nostro Paese, si ricorre a quello importato dalla Turchia o dalla Grecia che, una volta opportunamente lavorato, permette la prosecuzione della stagione commerciale. A livello nazionale è in atto il tentativo di organizzare la produzione e l’offerta secondo precise strategie. Il Consorzio Ciliegie d’Italia, formato dal “Consorzio della Ciliegia, della Susina e della Frutta Tipica di Vignola”, dal “Consorzio di tutela e valorizzazione della Ciliegia di Bisceglie” e dalla Cooperativa Sant’Orsola del Trentino Alto-Adige, è nato per garantire la provenienza e la qualità del prodotto pur mantenendo le sue singole peculiarità. Promozione e controllo dell’intera filiera, per soddisfare le richieste della grande distribuzione per un rifornimento continuo che vada oltre i canonici 40 giorni di stagionalità della singola zona produttiva, costituiscono le direttrici delle sue azioni. La filiera cerasicola in Italia mostra picchi di eccellenza nei vari settori, che però molte volte stentano però a fare sistema. Sia che si tratti di ricercati ecotipi locali che sollecitano ricordi e tempi passati, e costituiscono il mezzo per la valorizzazione di ampi territori rurali, come testimoniato dalle feste in proprio onore, sia dinanzi alle nuove varietà ammalianti ed ammiccanti, le ciliegie continueranno a segnare le stagioni, a deliziare i palati ed a costituire un prodotto che ben figura tra le eccellenze ortofrutticole nazionali. Tutto ciò nell’attesa di tempi migliori che si spera brevi e non biblici, affinchè il comparto faccia sistema ed assicuri a tutti i protagonisti della filiera una giusta ricompensa. LE CILIEGIE A MARCHIO IGP IN ITALIA Marostica La coltivazione delle ciliegie a Marostica risale alla prima metà del 1400. La tutela IGP alla ciliegia di Marostica viene riconosciuta dal 2001 alle produzioni sviluppate nelle zone collinari attorno a Bassano del Grappa, che comprende 8 diversi comuni. Le varietà ammesse si riferiscono alle precoci Sandra, le «francesi» Bigarreau (Moreau e Burlat); alle intermedie Roana e Durone precoce romana; alle tardive Milanese, Durone rosso, Ferrovia simile, Bella Italia, Sandra tardiva. Affianco a queste varietà a diffusione prevalentemente locale, sono altresì ammesse Van, Giorgia, Ferrovia, Durone nero I, Durone nero II e Mora di Cazzano, che sono coltivate in altre zone cerasicole nazionali. Un marchio IGP che non è “statico e mummificato” ma che, rafforzando la garanzia di provenienza, ha ampliato la gamma delle varietà ammesse ad altre cultivar con caratteristiche pomologiche richieste dal mercato: Bella di Pistoia (=Durone rosso), Black Star, Early Bigi, Grace Star, Kordia, Lapins, Marostegana, Prime Giant, Regina e Folfer. Dal 2006 per promuovere e valorizzare tali produzioni, è sorto il Consorzio di tutela della Ciliegia di Marostica IGP che, tra le tante iniziative, ha istituito la Strada dei Ciliegi che si snoda tra le splendide colline per una più generale promozione dell’intero territorio rurale. Vignola Nel 2012 l’Italia ha avuto il riconoscimento dell’IGP “Ciliegia di Vignola” alle produzioni che ricadono in 15 comuni della provincia di Modena ed 11 della provincia di Bologna. Queste produzioni sono contraddistinte Sagre delle ciliegie in Italia Sagra della Ciliegia Sagra delle Ciliegie Sagra delle Ciliegie Sagra delle Ciliegie Sagra della Ciliegia Sagra e mostra provinciale delle Ciliegie Festa delle Cerase Sagra della Ciliegia Festa della Ciliegia Mostra delle Ciliegie Sagra delle Ciliegie Sagra delle Ciliegie Sagra della Ciliegia Bella di Garbagna Sagra delle Ciliegie Sagra della Ciliegia e Festa Medievale Sagra delle Ciliegie e delle Rose Sagra delle Cerase Sagra della Ciliegie Sagra delle Ciliegie Festa provinciale della Ciliegia Montorese Sagra delle Ciliegie Sagra delle Ciliegie Cerase Sagra delle Cerase Festa della Ciliegia Sagra della Ciliegia Ferrovia Sagra delle Ciliegie 90 91 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO Bagnaria (PV) Bagnoli, frazione di S. Agata dei Goti (BN) Bollate (MI) Bracigliano (SA) Castelbianco (SV) Cazzano di Tremiglia (VR) Celleno (VT) Centurano (CE) Chiaiano (NA) Chiampo (VI) Civitella di Romagna (FC) Forchia (BN) Garbagna (AL) Lari (PI) Longiano (FC) Macchia, frazione di Giarre (CT) Maenza (LT) Marostica e Mason (VI) Monte Santa Maria, fraz. Poggio Nativo (RI) Montoro Inferiore (AV) Orignano, frazione di Baronissi (SA) Palombara Sabina (RM) Pastena (FR) Siano (SA) Turi (BA) Vignola (MO) LAVORAZIONE DELLE CILEGIE 92 93 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO Ferrovia. della Facoltà di Agraria di Bari negli anni ’60, indicano che “tra le 17 varietà brevemente descritte la Ferrovia, introdotta a Turi, si è rapidamente diffusa nei comuni di Conversano e Castellana Grotte (tutti nell’area sudest della provincia di Bari) da circa 15 anni, cioè dopo l’ultima guerra mondiale”. A questo punto, sulla base di questa testimonianza fondata su precise osservazioni, storia e leggenda si mescolano in innumerevoli versioni. Di seguito si riportano quelle maggiormente accreditate. La prima è quella che, di ritorno dalla prigionia in un campo di concentramento tedesco, un soldato abbia portato con sé una marza di ciliegio raccolta lungo la ferrovia, da cui deriva il nome. Un’altra, pur non spiegando l’ignota origine, ne spiega il nome proprio per la durezza dei frutti, particolarmente idonei al trasporto per ferrovia, al contrario di quanto invece era possibile con altre varietà autoctone come Fuciletta, Laffiona, Limone, Zuccaro, Forlì, ecc.. La testimonianza del sig. Giovanni Simone, decano degli operatori commerciali ortofrutticoli pugliesi, con la packing house riportante il proprio cognome, offre una versione più dettagliata. Il sig. Giovanni, secondo i racconti di suo nonno che dalla tipica lavorazione nel confezionamento, destinate al ricco mercato delle boutique della frutta. Le varietà ammesse sono le precoci: Bigarreau Moreau e Mora di Vignola; quelle a maturazione intermedia Durone dell’Anella, Anellone, Giorgia, Durone Nero I, Samba, Van; le tardive: Durone Nero II, Durone della Marca, Lapins, Ferrovia, Sweet Heart. A promuovere e tutelare la ciliegia è il Consorzio della Ciliegia, della Susina e della Frutta tipica di Vignola che dopo le verifiche sul rispetto dei disciplinari di produzione su tutte le fasi della filiera produttiva, rilascia il marchio che attesta l’origine e la qualità della produzione. Anche in questo caso la promozione del territorio in senso più ampio e coinvolgente altre realtà economiche ed imprenditoriali della zona, oltre che enti locali, passa attraverso la Strada Vini e Sapori Città Castelli e Ciliegi. L’ORIGINE DELLA CILIEGIA FERROVIA, TRA LEGGENDA E DATI CERTI. La varietà Ferrovia è ritenuta originaria nel comune di Turi (Ba). Alcuni indagini condotte dal prof. Giacinto Donno Ferrovia. 94 95 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO IL CILIEGIO LUIGI CATALANO terra di ciliegie buone, uniche, tipiche visse tra il 1868 ed 1953, riferisce che l’origine della ciliegia Ferrovia prodotta a Turi risale agli anni ’30. Suo nonno fu il precursore dell’attività commerciale dei prodotti della terra che trasmise prima a suo padre, e poi ad egli stesso ed ai propri figli. Negli anni ’30 – ’40, le varietà maggiormente commercializzate nella zona erano Forlì, Fuciletta o Ruva (proveniente dalla zona di Ruvo di Puglia, a nord di Bari), Molfettese, Testa di Serpe o Graffione, Masciarola. Ma, fra tutte queste, si distingueva una varietà molto bella, grande di pezzatura, di gusto eccellente e di produzione molto limitata, che il nonno acquistava da Matteo Di Venere, suo carissimo amico e coetaneo. I pregi di tale varietà spinsero suo nonno a chiedere all’amico Matteo la provenienza. Egli raccontò di essersi rifornito di marze da un albero nato spontaneamente sulla scarpata prospiciente un fondo di sua proprietà, lungo la linea ferroviaria locale tra Turi e Sammichele di Bari. Da quel momento, per far riferimento ai bei frutti di quella varietà, i due amici scherzosamente le battezzarono Ciliegie della Ferrovia. La bontà e la fama di tali frutti fecero sì che nel corso degli anni questa varietà fu molto propagata per mezzo di innesti effettuati in campo su piante di magaleppo, comunemente indicato come “nera”. Grazie a questo aneddoto ed alla testimonianza di molti produttori ancora in vita, il sig. Giovanni tranquillamente afferma la veridicità delle origini turesi della varietà Ferrovia. Con il passare degli anni, grazie alla disponibilità di quantitativi sempre più cospicui, ci furono i primi timidi tentativi di collocare questo prodotto sui mercati internazionali, anche per creare nuovi sbocchi commerciali alle produzioni locali. Durante gli anni ’60-’70 ci furono le prime esportazioni, con gli importatori europei che però non avevano alcuna notizia di questa nuova varietà. La resistenza al trasporto, la lucentezza e l’esuberanza, la dolcezza ed il gusto, convinsero appieno gli acquirenti delle indubbie qualità del prodotto. Alcuni operatori tedeschi, nell’esaltarne i pregi, per la robustezza e l’affidabilità (mancanza di frutti danneggiati) paragonarono le ciliegie alle loro auto Mercedes e consigliarono il sig. Giovanni a valorizzarle, specificandone l’origine. Così nella dicitura varietale delle ciliegie commercializzate dalla ditta Simone srl, sin dagli anni ’70, comparve la denominazione Ciliegia Ferrovia di Turi. Luigi Catalano Agrimeca Grape and Fruit Consulting srl Turi (Bari) 96 IL CILIEGIO LUIGI CATALANO GRUPPO BPER il Conzorzio si fa in due