il mudec | museo delle culture apre il 28 ottobre 2015 con l

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il mudec | museo delle culture apre il 28 ottobre 2015 con l
IL MUDEC | MUSEO DELLE CULTURE APRE IL 28 OTTOBRE
2015
CON
L’INAUGURAZIONE
DELLA
COLLEZIONE
PERMANENTE A INGRESSO GRATUITO FINO AL 31 AGOSTO
2016
Milano, 10 settembre 2015 – Dopo sei mesi di attività straordinaria e temporanea durante il
semestre di ExpoinCittà, il 28 ottobre 2015 il MUDEC Museo delle Culture apre finalmente
alla città la sua Collezione Permanente confermando così la propria identità museale e
dando il via, al tempo stesso, a un ampio programma di mostre, focus, approfondimenti,
programmi di ricerca, laboratori e corsi dedicati a tutte le culture del mondo e ai diversi
linguaggi delle loro espressioni. Contestualmente verrà inaugurata la caffetteria
completamente rinnovata e verrà aperto negli spazi della Stecca di fronte all’ingresso del
Museo il MUDEC JUNIOR, uno spazio interamente dedicato ai bambini concepito come
luogo d’incontro e di conoscenza delle diverse culture del mondo.
“Dal 28 ottobre Milano sarà ancora più attraente, grazie all’apertura definitiva della
collezione permanente del Museo delle Culture, che nasce come spazio di libertà, di dialogo,
di formazione globale. Una testimonianza preziosa e un patrimonio unico della nostra città,
proveniente dalle Raccolte etnografiche del Comune, che potrà ora essere conosciuto da
tutti. Grazie a questa collezione – afferma il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia – il MUDEC
si conferma all’altezza dei più grandi musei internazionali e rafforza uno degli aspetti più
veri dell’anima di Milano: l’apertura verso il mondo, la curiosità verso il nuovo”.
La Collezione Permanente è il cuore del Museo delle Culture e vede esposte oltre 200 tra
opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti, strumenti musicali, testimonianze preziose di culture
provenienti da medio ed estremo Oriente, America meridionale e centrale, Africa
occidentale e centrale, Sud Est asiatico e Oceania, coprendo un arco cronologico che va dal
1200 a.C. (Perù preispanico) al Novecento. Una selezione ragionata dai circa 8000 pezzi
delle Raccolte Etnografiche del Comune di Milano - alcuni in mostra per la prima volta e
tutti completamente restaurati - che presenta il risultato di nuovi e approfonditi studi e
rivela i molti differenti approcci che hanno condizionato la ricerca, la curiosità e l’approccio
dei collezionisti verso i mondi più lontani. (All. 1). È già comunque possibile visitare, con
visite su prenotazione, i depositi del MUDEC che conservano buona parte della Collezione
non esposta nelle sale museali, in un percorso suddiviso per aree geografiche di
provenienza.
Il programma espositivo vede una ricca programmazione declinata sui temi
dell’interculturalità e della contaminazione tra genti, culture e arti:
•
la mostra focus “A Beautiful Confluence”, dedicata ad “Anni and Josef Albers e
l’America Latina” e curata da Nicholas Fox Weber della Fondazione Albers in
collaborazione con lo staff curatoriale del MUDEC, presenta la produzione artistica di
due artisti annoverati tra i principali pionieri del modernismo del XX secolo ed è posta
in relazione con gli oggetti precolombiani collezionati con passione nel corso della loro
vita. La mostra è collocata in due sale che si trovano naturalmente e simbolicamente
alla fine del percorso espositivo della Collezione Permanente, dedicata appunto al
collezionismo del ‘900 e alla scoperta dell’arte non europea da parte delle Avanguardie.
(All. 2)
•
la mostra “Gauguin. Racconti dal paradiso”, promossa dal Comune di Milano|Cultura e
prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con Ny Carlsberg
Glyptotek, è curata da Line Clausen Pedersen e Flemming Friborg, rispettivamente
curatrice del Dipartimento di Arte Francese e Direttore della Ny Carlsberg Glyptotek di
Copenhagen. Le circa 70 opere esposte, provenienti da 12 musei e collezioni private
internazionali, permettono di riconoscere - grazie al confronto con oggetti, manufatti e
immagini dei luoghi visitati dall’artista - le fonti figurative dell’arte di Paul Gauguin, che
spaziano dall’arte popolare della Bretagna francese a quella dell’antico Egitto, dall’arte
peruviana delle culture Inca, passando per la cambogiana e la javanese, fino ad arrivare
alla vita e alla cultura polinesiana. (All. 3)
•
nello Spazio delle Culture, al piano terra del MUDEC, il Forum della Città Mondo
inaugura il proprio programma espositivo con una mostra fotografica di Alan Maglio e
Medhin Paolos dedicata alla comunità eritrea/etiope che vive a Milano. La mostra,
intitolata “Milano Città Mondo.# 1 La comunità eritrea/etiope ” è realizzata con il
sostegno del Comune di Milano|Cultura e costituisce la prima tappa di un percorso teso
a documentare la storia e le modalità di presenza, integrazione e cittadinanza delle
diverse comunità internazionali a Milano. Il focus attuale è sulla comunità
eritrea/etiope, da almeno mezzo secolo integrata nel tessuto cittadino in maniera
socialmente e culturalmente attiva. (All. 4)
•
“Barbie. The Icon” è il titolo della mostra prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE: la
fortuna globale della bambola che in 56 anni di vita è riuscita ad abbattere ogni
frontiera linguistica, culturale, sociale, antropologica è il soggetto del progetto curato
da Massimiliano Capella che spiegherà come Barbie si sia fatta interprete delle
trasformazioni estetiche e culturali della società lungo oltre mezzo secolo di storia e
come - a differenza di altre, o di altri miti della contemporaneità rimasti stritolati dallo
scorrere del tempo abbia avuto la fortuna di resistere allo scorrere degli anni e
attraversare epoche e terre lontane, rappresentando ben 50 diverse nazionalità. (All.5)
Il programma espositivo del MUDEC prevede già nel prossimo futuro, a partire dal 2016,
progetti espositivi dedicati a grandi artisti che hanno fatto del dialogo e del confronto con
culture “altre”, lontane nel tempo o nello spazio, la chiave di volta della loro cifra stilistica e
della loro produzione artistica: Joan Mirò, Jean-Michel Basquiat, Frida Kahlo. Saranno
mostre di grande qualità artistica e scientifica, con curatele prestigiose e altamente
specializzate che si avvarranno di competenze sia interne che esterne al Comune di Milano.
Entro la fine del 2015 sarà nominato un Comitato scientifico specifico, composto da cinque
membri, con compiti di indirizzo sulla futura attività del MUDEC.
Già in fase di lavorazione anche il progetto “Italiani sull’oceano”, promosso dal
MUDEC|Forum Città Mondo insieme al Museu de Arte Contemporânea da Universidade de
São Paulo e al Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di
Milano, che grazie a mostre, convegni, rassegne cinematografiche, concerti, pubblicazioni e
performance indagherà le relazioni artistiche tra Italia e Brasile durante tutto il Novecento.
“Si tratta dunque di un altro importante esempio degli effetti positivi che possono derivare
dalla collaborazione tra pubblico e privato, nella quale il Comune in questi anni ha
fortemente creduto. Il MUDEC – aggiunge il Sindaco – rappresenta un ulteriore
rafforzamento dell’offerta che Milano mette a disposizione dei cittadini e dei visitatori di
tutto il mondo”.
Il 2016 sarà infatti l’“Anno dell’Italia in America Latina”, un’iniziativa integrata di politica
estera promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che ha
l’obiettivo di valorizzare le relazioni tra i due Paesi, l’identità italiana e i talenti dell’Italia
contemporanea nei Paesi dell’America Latina. In questo quadro si colloca la già avviata
attività di ricerca su più fronti: “Il Museo sul campo”, che vede il MUDEC partecipare alla
missione archeologica e antropologica intitolata al più celebre pioniere italiano della ricerca
in America latina, il milanese Antonio Raimondi. Il progetto promuove ricerche scientifiche
in Perù da oltre dieci anni (zona delle Ande Centrali, sierra di Ancash) e più recentemente in
Argentina (zona di Salta) e ad oggi, tra l’altro, ha permesso di situare meglio i numerosi
materiali del museo arrivati senza provenienza nei loro contesti originari geografici e
cronologici; il “Progetto NACCA - New approaches in the conservation of contemporary
art" che ha lo scopo di formare una nuova generazione di conservatori e ricercatori
accademici. Il focus delle ricerche riguarda i problemi di conservazione comuni alle opere
d'arte contemporanea e ai materiali etnografici e antropologici; il “Progetto Digital
preservation e Archivio delle Culture”, che vede il MUDEC attivo sia nella raccolta di
testimonianze sulle culture “altre” - anche sotto forma di immagini, mappe, disegni,
registrazioni e video – che nella catalogazione digitale: una (già conclusa) riguarda tutte le
opere del patrimonio, mentre l'altra, in corso, riguarda l'archiviazione in digitale dei
supporti diversi quali le foto, i video, le registrazioni ma anche gli “appunti di campo” dei
ricercatori affiliati al museo che costituiscono un patrimonio fondamentale di corredo agli
oggetti.
“Siamo orgogliosi di aprire definitivamente uno spazio museale che non ha uguali in Italia,
un polo multidisciplinare dedicato alle diverse culture del mondo che insegue quella che è la
missione propria delle istituzioni culturali in tutto il mondo: ‘favorire la mutua comprensione
tra civiltà, riconoscerne le origini comuni ed evidenziarne l’arricchimento reciproco’, come
afferma Jean-Luc Martinez direttore del Louvre nell’introduzione al Rapporto annuale di
Federculture 2015 – dichiara l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Uno spazio
innovativo che produce senso e significato per la città non solo perché si pone come centro
di ricerca importante e qualificato per lo studio delle culture ‘altre’, ma anche per la sua
formula gestionale: una partnership tra pubblico e privato che è in grado di unire le proprie
energie per realizzare quel complesso di attività integrate di ampio respiro necessarie allo
sviluppo di un centro multidisciplinare. Solo in un luogo come questo – prosegue l’assessore
Del Corno – il Forum della Città Mondo poteva trovare uno spazio permanente per poter
esprimere le proprie potenzialità di crescita multiculturale della nostra comunità,
stimolando le interconnessioni con i propri Paesi d’origine e arricchendo così l’esperienza di
tutti in ogni campo dell’espressione artistica”.
“E’ una vera soddisfazione presentare il MUDEC nella sua completezza, con la sua collezione
etnografica, uno spazio interamente dedicato ai bambini e un ricco programma di mostre
temporanee. – afferma Natalina Costa, amministratore delegato di 24 ORE Cultura –
Gruppo 24 ORE – Il nostro Gruppo è attivo da decenni nel campo della cultura e oggi
affronta la sfida di fare impresa in un Museo, creando occasioni di business che riescano a
sostenere e rendere redditizia una struttura come MUDEC. Il tutto partecipando
attivamente alle scelte strategiche e progettuali della sua programmazione.”
Il MUDEC investe molte delle proprie energie anche per sensibilizzare, coinvolgere i
bambini e i ragazzi sulla conoscenza e la condivisione delle culture diverse e lontane:
l’attività del MUDEC LAB, già operativo per le mostre temporanee, si arricchirà infatti di una
proposta di laboratori tematici legati al percorso museale, offrendo un approccio originale
e divertente per riflettere sui temi dell’interculturalità e per entrare in contatto con le
peculiarità culturali di popolazioni diverse.
Concepito e voluto come un luogo d’incontro delle diverse culture, il MUDEC si arricchisce
di uno spazio nuovo, circa 200mq nella stecca dell’ex Ansaldo di fronte all’ingresso del
Museo, interamente dedicato ai bambini: il MUDEC JUNIOR, destinato a ospitare
esposizioni temporanee annuali dedicate alla scoperta delle culture contemporanee extraoccidentali. L’approccio, innovativo e coinvolgente, riprende l’esperienza del
Tropenmuseum Junior di Amsterdam ed è basato sul learning by doing e su un percorso
espositivo interattivo, ludico ed esperienziale. Il progetto d’avvio, che prende il via il
prossimo 28 ottobre, è dedicato a uno dei Paesi più ricchi di culture e tradizioni, che si
affaccia sulle rive del Mediterraneo, “Mosaico Marocco”, studiato per i bambini dai 4 ai 10
anni.
“Proprio per invitare i milanesi e i visitatori della nostra Città al MUDEC, e a scoprirne le sue
molte anime, i primi dieci mesi di apertura, dal 28 ottobre 2015 al 31 agosto 2016,
l’ingresso alla Collezione Permanente e alla mostra focus “A Beautiful Confluence. Anni and
Josef Albers e l’America Latina”, sarà gratuito: un’occasione importante per partecipare a
un progetto che vede tutti noi coinvolti e protagonisti: quello di costruire una comune
sensibilità più ricca e una cultura condivisa più cosmopolita per la Città Mondo che già
abitiamo”, ha concluso l’assessore Del Corno.
“Milano Città Mondo.# 1 La comunità eritrea/etiope”, come tutte le mostre e le iniziative
promosse dal Forum della Città Mondo, è realizzata con il sostegno del Comune di Milano |
Cultura ed è a ingresso gratuito.
Il biglietto d’ingresso alla mostra “Gauguin. Racconti dal paradiso” costa 12 euro, mentre
per la mostra “Barbie. The Icon” il prezzo è 10 euro.
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
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LA COLLEZIONE PERMANENTE
Il cuore della Collezione permanente del Museo delle Culture è costituito dalle Raccolte
etnografiche del Comune di Milano che raccolgono circa ottomila tra opere d’arte, oggetti
d’uso, tessuti, strumenti musicali, testimonianze preziose di culture provenienti da medio
ed estremo Oriente, America meridionale e centrale, Africa occidentale e centrale, Sud
Est asiatico e Oceania, coprendo un arco cronologico che va dal 1200 a.C. al Novecento.
Le Raccolte nel loro complesso hanno iniziato a costituire un corpus organico solo a partire
dal 1863, quando il Museo Civico di Storia Naturale (fondato nel 1838) decide l’Istituzione
di un registro delle Raccolte Etnografiche. Con lo spostamento della sede dei Musei Civici
presso il Castello Sforzesco nel 1900, confluiscono qui, a diverse riprese, tutte le collezioni
etnografiche, storiche e antropologiche precedentemente appartenute a diversi enti
pubblici milanesi: oltre allo stesso Museo Civico di Storia Naturale, il Museo Patrio
Archeologico (1867) e il Museo Artistico Municipale (1878). Ed è proprio al Castello che, a
causa dei bombardamenti del 1943, alcuni di questi nuclei hanno subìto danni gravissimi.
Per la prima volta dal Dopoguerra, dal 28 ottobre 2015 nelle sale al primo piano del Museo
delle Culture, si potrà ammirare una selezione di questo prezioso patrimonio, in
un’esposizione organica e ragionata, che propone una collezione completamente
restaurata e presenta il risultato di nuovi e approfonditi studi che hanno rivelato aspetti
inediti di molti capolavori, alcuni in mostra per la prima volta.
I molti nuclei delle Raccolte che compongono la Collezione del MUDEC sono entrati a far
parte del patrimonio del Comune di Milano in momenti storici diversi e a diverso titolo: il
percorso espositivo racconta la costituzione del patrimonio civico non solo ricostruendo
la cronologia della sua formazione, ma anche chiarendo il come e il perché questo
patrimonio – così vasto e apparentemente disomogeneo per contenuti e provenienza –
sia giunto a Milano, al fine di rivelare i molti differenti approcci che hanno condizionato la
ricerca e la curiosità dei collezionisti verso i mondi più lontani.
Il percorso espositivo rappresenta un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio
compiuto attraverso l’incontro/scontro con l’”altro da sé”, a partire dal XVII secolo fino ai
giorni nostri, e mette in mostra nelle quattro sale al primo piano del MUDEC oltre 200 tra
opere d’arte, oggetti e documenti selezionati non solo per lo straordinario valore
culturale ed estetico, ma anche, appunto, come testimonianza del sempre diverso
atteggiamento con il quale la nostra società ha guardato verso orizzonti culturali
sconosciuti: stupore per l’esotico (sezione 1), volontà di evangelizzazione e di scoperta
scientifica (sezione 2), di conquista (sezione 3), o ancora pressanti ragioni commerciali
(sezioni 4 e 5) hanno spinto le persone a viaggiare e a collezionare i manufatti più diversi,
testimoniando lo spirito della propria epoca.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, che segna un momento buio per la collezione che viene
in gran parte distrutta (sezione 6), un diverso modo di raccogliere etnografia si fa strada a
Milano, frutto di una più matura e complessa visione sulla produzione materiale e artistica
dell’“altro”. Questo segna la rinascita delle collezioni civiche (sezione 7), che oggi trovano
nel Museo delle Culture la loro nuova casa.
Sezione 1
L’esposizione inizia con un’ampia selezione della collezione del Canonico Manfredo Settala
(1600-1680) - collezionista milanese eclettico e vorace - che nel corso del XVII secolo riuscì a
riunire una ricca raccolta di naturalia (curiosità e reperti provenienti dal mondo animale,
vegetale, minerale), artificialia (naturalia trasformati dall’uomo in modo mostruoso o
artistico), mirabilia ed exotica (naturalia e artificialia capaci di suscitare stupore e
meraviglia, espressione di culture lontane e sconosciute): tutti pezzi provenienti da luoghi
all’epoca quasi inaccessibili, dalle Americhe, dal Vicino Oriente, dall’Africa Subsahariana,
dall’India e dalla Cina, a testimonianza del fascino subito dalle civiltà sconosciute e lontane.
La Collezione Settala, che rappresenta uno dei primi esempi di collezionismo di manufatti
non europei, è in buona parte costituita da preziose opere concesse in comodato d’uso
dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana ed è un caso emblematico di Wunderkammer, la
“Camera delle Meraviglie” che si diffuse in Europa a partire dal Cinquecento per custodire
e mostrare gli oggetti straordinari provenienti dal mondo della natura o creati dalle mani
dell'uomo in Paesi e culture diverse, rappresentando per molti il primo abbozzo,
concettuale ed estetico, dei musei moderni.
Sezione 2
La seconda sezione propone il nucleo primitivo dell’originaria Raccolta di Paleontologia ed
Etnografia istituita nel 1858 dal Museo Civico di Storia Naturale, dove confluirono oggetti
provenienti da esplorazioni e dalle missioni di alcuni ordini religiosi, come i padri
missionari di San Calocero. Tra gli esploratori troviamo i nomi di alcuni personaggi che
hanno fatto la storia della scienza nazionale: viaggiatori come Gaetano Osculati e Paolo
Mantegazza, il console del Regno d’Italia Cristoforo Robecchi o ancora l’esule politico
Antonio Raimondi, esperto conoscitore del Perù, che fu tra i primi a studiare
approfonditamente.
Sezione 3
Sempre nella stessa sala, la terza sezione è dedicata al periodo coloniale. Nuovi viaggiatori,
come Giuseppe Vigoni (1846-1914), senatore del Regno d’Italia e sindaco della città di
Milano, si muovono verso terre lontane non più con fini scientifici ma con l’obiettivo di fare
una sorta di ricognizione delle risorse sfruttabili in vista di una vera e propria conquista.
Nelle vetrine sarà esposto quel che rimane della sua raccolta, che fu visibile per un breve
periodo negli anni ’30 in una sala del Castello Sforzesco insieme ad altri “trofei coloniali”,
come la scenografica panoplia, un trofeo di corna animali e di armi africane di diversa
provenienza, ricostruita nell’ultima vetrina della sala.
Sezione 4
L’esposizione è dedicata a una dei più interessanti e peculiari momenti del collezionismo
lombardo. A metà dell’800, spinti da un’epidemia che colpì il baco da seta, alcuni
commercianti di tessuti esplorarono diverse zone dell’Asia orientale alla ricerca del
prezioso seme baco per la produzione del pregiato filato. Affascinati dall’artigianato
orientale, dalla sua perizia tecnica e dalla preziosità dei materiali, assieme agli insetti questi
pionieri portarono in Europa, e a Milano, importanti collezioni di oggetti d’arte cinese e
giapponese, qui esposti: sete, tessuti, kimoni, maschere da teatro, scatole da calligrafia,
scettri, porcellane dipinte e bronzi finemente cesellati.
Sezione 5
Il sempre maggiore interesse del pensiero e della curiosità occidentali per l’Oriente fu
evidente anche nelle Grandi Esposizioni che vennero organizzate con sempre più
frequenza durante l’Ottocento e i primi del Novecento, raggiungendo l’apice, in Italia,
nell’Esposizione Internazionale di Milano del 1906: queste Esposizioni si rivelarono un
efficace mezzo di diffusione delle culture e delle arti non europee in Occidente e un ottimo
veicolo della migliore produzione artistica orientale, tanto da creare una vera e propria
moda orientalista. Parallelamente la produzione giapponese e cinese iniziò a realizzare
oggetti appositamente per le Esposizioni e per il mercato occidentale: molti esempi di
questa produzione sono conservati oggi nelle collezioni del MUDEC.
Sezione 6
La sala si apre con un video-racconto sui bombardamenti che nel 1943 colpirono Milano,
distruggendo una parte delle Raccolte Civiche che ai primi del Novecento erano confluite
nel Castello Sforzesco, restaurato da Luca Beltrami per diventare sede di tutti i Musei Civici.
Purtroppo, una parte consistente delle collezioni dell’Africa e del Pacifico furono distrutte o
danneggiate, mentre si salvarono le collezioni amerindiane e orientali, portate al sicuro
insieme ai materiali considerati “pregiati” nei depositi di Sondalo, vicino a Sondrio, prima
dell’accendersi del conflitto.
Completa la sezione, una selezione delle opere superstiti che recano ancora traccia dei
danni del conflitto, come la preziosa statua bronzea di Yamantaka, di produzione sinotibetana, restaurata per l’occasione.
Sezione 7
L’ultima sala del percorso è dedicata al collezionismo privato del Dopoguerra, influenzato
dall’interesse per l’arte non europea dimostrato dalle Avanguardie.
Dal Museo del Novecento si trasferirà, infatti, Femme nue di Pablo Picasso, uno degli studi
collaterali che l’artista realizzò per Les Demoiselles d’Avignon del 1907, dopo avere visitato
le collezioni etnografiche del Trocadero a Parigi: la visita impressionò indelebilmente
l’artista portandolo a concepire una nuova modalità espressiva debitrice all’arte africana
per la semplificazione e l’estremizzazione delle forme. Alle collezioni d’arte africana già
acquisite (Bassani) o concesse in precedenza in comodato (Passarè) si è quindi aggiunto ed
esposto, in dialogo con Picasso, l’importante nucleo di opere d’arte africana della famiglia
Monti.
In virtù dello stesso criterio viene esposta, in raffronto ai tessuti precolombiani della
collezione Balzarotti, un’opera astratta in tessuto della storica esponente della Bauhaus
Anni Albers, concessa in comodato dalla Fondazione Albers.
In occasione della inaugurazione delle Collezioni del Museo delle Culture, si è deciso di
dedicare ad Anni e Josef Albers e al loro interesse per l’arte precolombiana lo spazio
conclusivo del percorso, destinato ad esposizioni temporanee di ricerca promosse
direttamente dal Museo.
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
Sede
MUDEC – Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano
Periodo
Dal 28 ottobre 2015
Orari
LUN 14.30‐19.30; MAR, MER, VEN, DOM 09.30‐19.30; GIO, SAB 9.30‐22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Info e prenotazioni
T. +39 02 54917 | http://ww.ticket.it/mudec | www.mudec.it
UFFICI STAMPA
24 ORE CULTURA ‐ GRUPPO 24 ORE
Stefania Coltro | [email protected] | M. +39 349 6108183
Michela Beretta | [email protected] | M. +39 333 1749021
Elena Caslini | [email protected] | T. 02 30223643
Barbara Notaro Dietrich | [email protected] | M. +39 348 7946585
UFFICIO STAMPA COMUNE DI MILANO
Elena Conenna | [email protected] | T. +39 02 88453314
“A BEAUTIFUL CONFLUENCE”
ANNI AND JOSEF ALBERS E L’AMERICA LATINA
Il prossimo 28 ottobre, insieme alla Collezione del MUDEC, si apre al pubblico anche la
mostra focus “A Beautiful Confluence”, dedicata ad “Anni and Josef Albers e l’America
Latina”, che presenta la produzione artistica dei due artisti annoverati tra i principali pionieri
del modernismo del XX secolo, posta in relazione con gli oggetti precolombiani collezionati
con passione nel corso della loro vita: dal trasferimento in America nel 1933 fino alla morte di
Josef nel 1976.
La mostra è allestita in due sale collocate naturalmente e simbolicamente alla fine del
percorso espositivo permanente della Collezione, dedicata appunto al collezionismo del ‘900
e alla scoperta dell’arte non europea da parte delle Avanguardie.
Josef Albers è stato un autorevole insegnante, designer e pittore; la sua ricerca sulla teoria
dei colori influenzerà a lungo il modo di vedere e lavorare in ogni campo visivo.
Anni, disegnatrice di tessuti, tessitrice e scrittrice è considerata da molti come la più
innovativa ed influente artista tessile del XX secolo.
Nati in Germania, e cresciuti professionalmente nell’ambito della Bauhaus, si trasferiscono
negli Stati Uniti nel 1933, costretti dall’affermazione del regime nazista. Il trasferimento è
felice e fertile per i due artisti: riscoprono infatti i tesori Maya e Inca che avevano ammirato
al Museum für Völkerkunde di Berlino e trovano in Messico una seconda casa in cui dedicarsi
completamente alla loro ricerca, scoprendo un paese dove “l’arte è ovunque”.
Per Anni gli antichi tessuti precolombiani scoperti nelle Ande, la cui tradizione artistica si è
tramandata dall’antichità al presente, diventano un eccezionale motivo di ispirazione. Josef,
invece, trova grandi stimoli per lo sviluppo del suo linguaggio visuale nell’incontro con le
sculture Maya dell’antico Messico.
Con poche risorse, gli Albers accumulano una ricca collezione di reperti archeologici e il
legame tra quello che hanno acquisito e le loro opere personali diventa fortissimo.
“A Beautiful Confluence” – questo il titolo della mostra che aprirà il 28 ottobre 2015 al
Museo delle Culture – è quindi un’occasione straordinaria per approfondire l’incontro con
due artisti del ‘900 che hanno avuto per l’arte indigena americana lo stesso interesse di
alcuni collezionisti che, con le loro donazioni, stanno costruendo l’identità museale del
MUDEC.
La figura di Anni, tessitrice che riconosce nelle sue “maestre” andine le precorritrici del
proprio lavoro, è messa in relazione a quella di Federico Balzarotti, architetto e collezionista
di arte andina, con un particolare gusto per la composizione geometrica dei tessuti andini.
Questa relazione è rappresentata da un’opera di Anni, concessa in comodato dalla “Josef and
Anni Albers Foundation”, che dialogherà con i grandi tessuti preispanici della collezione
Balzarotti, nucleo importante del Museo, esposto nell’allestimento della Collezione
permanente.
Altri “incontri” si possono scoprire tra i lavori di Josef, in particolare tra i montaggi delle sue
foto nei siti archeologici messicani e i reperti appartenenti alla collezione permanente del
Museo delle Culture, provenienti dalla zona centroamericana.
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
Sede
MUDEC – Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano
Periodo
28 ottobre 2015 – 21 febbraio 2016
Orari
LUN 14.30‐19.30; MAR, MER, VEN, DOM 09.30‐19.30; GIO, SAB 9.30‐22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Info
T. +39 02 54917 | http://ww.ticket.it/mudec | www.mudec.it
UFFICI STAMPA
24 ORE CULTURA ‐ GRUPPO 24 ORE
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Michela Beretta | [email protected] | M. +39 333 1749021
Elena Caslini | [email protected] | T. 02 30223643
Barbara Notaro Dietrich | [email protected] | M. +39 348 7946585
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GAUGUIN. RACCONTI DAL PARADISO
a cura di Line Clausen Pedersen e Flemming Friborg
A partire dal 28 ottobre 2015 il Museo delle Culture di Milano ospita la mostra Gauguin.
Racconti dal paradiso, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con
Ny Carlsberg Glyptotek, promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura, e
curata da Line Clausen Pedersen e Flemming Friborg, rispettivamente curatrice del
Dipartimento di Arte Francese e Direttore della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen.
Le circa 70 opere esposte, provenienti da 12 musei e collezioni private internazionali,
insieme ad artefatti e immagini documentative dei luoghi visitati dall’artista, permettono di
riconoscere e analizzare le fonti figurative dell’arte di Paul Gauguin, che spaziano dall’arte
popolare della Bretagna francese, all’arte dell’antico Egitto, da quella peruviana delle
culture Inca passando per la cambogiana e la javanese, fino ad arrivare all’arte, alla vita e
alla cultura polinesiana. E’ proprio attraverso il confronto tra alcuni capolavori dell’artista e
le sue fonti d’ispirazione che la mostra si prefigge di dimostrare il suo approccio peculiare e
originale al “primitivismo”.
La fascinazione di Paul Gauguin per il “primitivismo” rappresentò una costante
fondamentale della sua produzione artistica. Il suo approccio al “primitivo” nacque da un
profondo desiderio di evasione dai dettami tradizionali della società a lui contemporanea e
dai canoni dell’Impressionismo francese, per raggiungere un più elevato grado di verità e
autenticità, sia nella vita che nell’arte. La personale visione di Gauguin del “primitivo” come
forza primigenia del mondo, come essenza fondamentale della natura umana, lo portarono
a combinare nella sua arte una serie infinita di fonti figurative tra loro lontane nello spazio e
nel tempo. Il suo iniziale interesse per l’arte medievale europea e, in particolare, danese fu
ben presto affiancato dall’attrattiva concreta di una vita a contatto con la natura e con
un’umanità ancora pura e inviolata. Fu questa necessità a spingerlo in un primo momento
nella Bretagna francese, luogo dalle tradizioni millenarie e dalla vita semplice e tradizionale,
e in Martinica, isola dalla natura esotica e incontaminata. Successivamente, a seguito
dell’incontro con artefatti tradizionali delle colonie francesi in mostra all’Esposizione
Universale del 1889, Paul Gauguin si spinse sempre più lontano, fino alle isole della
Polinesia francese, in cui egli tentò di realizzare l’illusione di una vita primitiva e ancestrale,
in cui arte e vita, simbolo e visione, si combinassero in un’unica realtà.
Proprio attraverso una serie di opere e manufatti realizzati da Paul Gauguin durante questi
suoi numerosi viaggi, la mostra intende ripercorrere l’evoluzione e sottolineare l’originalità
di approccio al “primitivismo” che l’artista sviluppò nel corso della sua vita e della sua
carriera. L’interesse di Gauguin per le “culture altre” si tradusse in una costante ricerca di
materiale originale da integrare e fondere nella sua produzione. Spaziando dai dipinti alle
sculture in legno, dalle ceramiche alle incisioni in mostra, le opere fanno quindi emergere
come il “primitivo” di Gauguin sia visione artistica, stile di vita, viaggio di evasione dalla
contemporaneità verso un mondo altro, incontaminato, carico di antichi significati, abitato
da forze e spiriti ancestrali.
La varietà dei mezzi artistici utilizzati da Gauguin si rivela essa stessa come prova della
creatività e complessità della sua visione e le opere in esposizione dimostrano come
l’approccio immaginativo e unico di Gauguin sia un prisma intorno al quale la tradizionale
visione occidentale del “primitivismo” può essere riletta secondo prospettive nuove e
insolite.
Questo percorso di scoperta nell’immaginario del “primitivismo” di Paul Gauguin si articola
in sei sezioni. Nella prima sezione della mostra un autoritratto di Paul Gauguin introduce la
sua figura all’interno del contesto storico e culturale francese ed Europeo di fine Ottocento.
La seconda sezione ripercorre il lavoro di Gauguin dal 1876 al 1892 circa, illustrando
l’ossessione dell’artista per l’arte e la cultura primitiva. La terza sezione vede esposti alcuni
lavori chiave, realizzati durante i viaggi in Bretagna (1886-1888), Danimarca (1884-85), a
Parigi e ad Arles (1888-89). Nella quarta sezione due opere Veliero alla luce della luna
(1878) e Arearea no varua Ino / Il divertimento dello Spirito maligno (1894) mostrano
l’evoluzione tecnica dell’arte di Gauguin dagli esordi agli anni della maturità artistica. La
quinta sezione esplora l’intersezione tra mito, fantasia, sogno e realtà nelle opere di
Gauguin, ponendo l’accento sui temi chiave che ricorrono nella sua arte in diversi periodi,
stili e luoghi. Infine, la sesta sezione evidenzia la costante ricerca dell’artista di raggiungere
un’arte più vicina alla vita e alla natura, lontana dalle costrizioni accademiche e
indipendente dagli schemi del gusto dell’Europa “civilizzata”.
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
Sede
MUDEC – Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano
Periodo
28 ottobre 2015 – 21 febbraio 2016
Orari
LUN 14.30‐19.30; MAR, MER, VEN, DOM 09.30‐19.30; GIO, SAB 9.30‐22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Info e prenotazioni
T. +39 02 54917 | http://ww.ticket.it/mudec | www.mudec.it
UFFICI STAMPA
24 ORE CULTURA ‐ GRUPPO 24 ORE
Stefania Coltro | [email protected] | M. +39 349 6108183
Michela Beretta | [email protected] | M. +39 333 1749021
Elena Caslini | [email protected] | T. 02 30223643
Barbara Notaro Dietrich | [email protected] | M. +39 348 7946585
UFFICIO STAMPA COMUNE DI MILANO
Elena Conenna | [email protected] | T. +39 02 88453314
BARBIE. THE ICON
a cura di Massimiliano Capella
Il suo vero nome è Barbara Millicent Robert, ma per tutti è solo Barbie. Definirla una
bambola sarebbe riduttivo. Barbie è un’icona globale, che in 56 anni di vita è riuscita ad
abbattere ogni frontiera linguistica, culturale, sociale, antropologica. Per questo motivo il
Museo delle Culture di Milano le dedica una mostra, curata da Massimiliano Capella, dal
titolo Barbie. The Icon, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal
Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
Dal prossimo 28 ottobre al 13 marzo 2016, la mostra racconterà l’incredibile vita di questa
bambola che si è fatta interprete delle trasformazioni estetiche e culturali della società
lungo oltre mezzo secolo di storia, ma - a differenza di altre, o di altri miti della
contemporaneità che sono rimasti stritolati dallo scorrere del tempo - ha avuto il privilegio
di resistere allo scorrere degli anni e attraversare epoche e terre lontane, rappresentando
ben 50 diverse nazionalità, e rafforzando così la sua identità di specchio dell’immaginario
globale.
Dal giorno in cui è nata, esattamente il 9 marzo 1959, Barbie ha intrapreso mille diverse
professioni e attività, è andata sulla luna, è diventata ambasciatrice Unicef, ha indossato 1
miliardo di abiti per 980 milioni di metri di stoffa. Ma soprattutto Barbie è cambiata con il
cambiare del tempo, non solo delle mode o della moda, sempre al passo con il mondo. Ed è
diventata una vera e propria icona.
La mostra sarà articolata in 5 sezioni e preceduta da una sala introduttiva, Who is Barbie,
dove si troveranno i 7 pezzi iconici e rappresentativi per decadi dal 1959 ad oggi, oltre la
time line, le curiosità, i numeri e il making off globale di Barbie per sapere subito “chi è
Barbie”.
La prima sezione, Barbie è la moda, è dedicata a un aspetto centrale della vita di Barbie, la
moda. Barbie è prima di tutto un’icona di stile e questo viene dichiarato fin dalla sua
apparizione come Teen Age Fashion Model e, un anno dopo, come Fashion Editor (1960).
Il suo grande successo è da subito legato alla possibilità di comprare separatamente i
diversi outfits creati ogni anno per il suo guardaroba, lasciando alle bambine la libertà di
creare nuovi look e stili infiniti.
La seconda sezione presenta la famiglia e gli amici di Barbie e si intitola infatti Barbie Family.
La grande famiglia di Barbie è fatta di tre sorelle e un fratello, amici, animali (sei cavalli, uno
stallone arabo, tre pony, un levriero afgano, un barboncino, tre cagnolini e due gatti) e dal
leggendario fidanzato Ken.
La terza sezione Dolls of the world rende onore a uno degli aspetti più originali e moderni
della storia di Barbie: la ricerca, avviata fin dal 1964, di un legame tra le diverse culture, una
varietà multietnica intesa come valore contemporaneo imprescindibile.
Barbie è nata come modella e Fashion Editor ma in 56 anni di vita ha intrapreso 156
professioni all’insegna di quello è stato da sempre il suo motto: I Can Be. La quarta sezione
Barbie Careers, attraverso la collezione di carriere internazionali, mostra la filosofia di
Barbie che ha ispirato e incoraggiato tre generazioni di ragazze a sognare, scoprire ed
esplorare un mondo dove tutto è possibile.
La quinta e ultima sezione, Regina, diva e celebrity, Barbie icona globale racconta come nel
tempo Barbie si sia identificata e confrontata con molte delle eroine dei suoi tempi. Prima
di essersi identificata con le dive della contemporaneità, infatti, Barbie si è trasformata
anche in alcune delle leggendarie figure della storia, quelle donne e regine che, grazie alla
loro personalità, sono state vere e autentiche icone culturali: Cleopatra, Elisabetta I,
Caterina de’ Medici, Madame Pompadour.
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
Sede
MUDEC – Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano
Periodo
28 ottobre 2015 – 13 marzo 2016
Orari
LUN 14.30‐19.30; MAR, MER, VEN, DOM 09.30‐19.30; GIO, SAB 9.30‐22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Info e prenotazioni
T. +39 02 54917 | http://ww.ticket.it/MUDEC | www.MUDEC.it
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MILANO CITTA’ MONDO. #1 ERITREA/ETIOPIA
Per l’inaugurazione del MUDEC, il Forum della Città Mondo presenta al pubblico un
progetto fotografico di Alan Maglio e Medhin Paolos dedicato alla comunità eritrea/etiope
che vive a Milano. La mostra, promossa dal Forum della Città Mondo con il sostegno
dell’Assessorato Cultura del Comune di Milano, è allestita nello Spazio delle Culture, al
piano terra del MUDEC, dal 28 ottobre al 10 gennaio 2015.
La mostra costituisce la prima tappa di un progetto teso a documentare la storia e le
modalità di presenza, integrazione e cittadinanza delle diverse comunità internazionali a
Milano. Il focus attuale è sulla comunità eritrea/etiope, integrata nel tessuto cittadino in
maniera socialmente e culturalmente attiva da almeno mezzo secolo
Alan Maglio, che ha collaborato per più di due anni con il Forum della Città Mondo sul tema
delle comunità migranti e sulla rappresentazione della loro realtà attraverso immagini
fotografiche, ha svolto insieme a Medhin Paolos un lungo lavoro di ricerca sulla comunità
eritrea attraverso la raccolta di testimonianze dirette e la ricognizione di materiale
fotografico e audiovisivo in archivi sia istituzionali che privati.
Milano Città Mondo. #1 Eritrea/Etiopia presenta sia oggetti, documenti e testimonianze
provenienti dalle collezioni del Comune di Milano relativi al colonialismo italiano nel Corno
d’Africa; sia alcune fotografie realizzate nei primi anni ’80 da Vito Scifo e Lalla Golderer, poi
raccolte in una pubblicazione del 1985 Stranieri a Milano – conservate oggi nell’archivio di
Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, e, soprattutto, il nuovo progetto
fotografico di Alan Maglio e Medhin Paolos sulla comunità eritrea/etiope oggi a Milano.
La ricognizione degli anni ’80 di Scifo e Golderer è stata anche alla base del progetto
Asmarina, film documentario realizzato dagli stessi Maglio e Paolos e già presentato
nell’ultima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, che verrà
riproposto nel periodo di esposizione della mostra.
La mostra Milano Città Mondo. #1 Eritrea/Etiopia costituisce il primo passo di un progetto
che si svilupperà nel tempo. Ogni anno il Forum della Città Mondo realizzerà un focus su
una delle numerose comunità internazionali presenti a Milano. Nel 2016 protagonista sarà
la comunità cinese.
Tutti i materiali frutto del progetto saranno raccolti e archiviati, divenendo così
patrimonio del Museo.
FORUM DELLA CITTA’ MONDO
Il Forum della Città Mondo, istituito dal Comune di Milano nel 2011, è luogo di
partecipazione di oltre 500 associazioni rappresentative delle numerose comunità
internazionali del territorio.
Allo scopo di darsi una struttura di servizio per l’attuazione e la gestione di progetti con
istituzioni pubbliche e soggetti privati, il Forum ha promosso nel settembre 2013 la
costituzione di un organismo di secondo livello: l’Associazione Città Mondo.
Il Comune ha sottoscritto con l’Associazione Città Mondo una convenzione destinata a dare
sostanza alla natura interculturale del Museo tramite la partecipazione attiva delle
comunità internazionali alla programmazione delle sue attività.
La convenzione prevede la concessione di utilizzo di due spazi all’interno del MUDEC: uno
Spazio di Segreteria, sede delle attività amministrative e di progettazione, ed uno Spazio
Polivalente, per la realizzazione di attività culturali ed espositive coerenti con le finalità del
Museo.
La segreteria dell’Associazione Città Mondo sarà aperta tutti i lunedì e mercoledì dalle
10.30 alle 16.00, nella sala dedicata al piano terra del MUDEC, per informazioni,
coordinamento, attività.
Per info: tel. 02.884.56374 – [email protected]
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
Sede
MUDEC – Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano
Periodo
28 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016
Info
www.mudec.it
INGRESSO LIBERO
UFFICI STAMPA
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EDUCATION AL MUDEC
Concepito e voluto come un luogo d’incontro delle diverse culture, il MUDEC si arricchisce
di spazi interamente dedicati ai bambini: il MUDEC JUNIOR, destinato a ospitare progetti
annuali incentrate su culture contemporanee extra-occidentali allo scopo di rendere i
bambini curiosi e aperti nei confronti del mondo e il MUDEC LAB che amplia l’offerta
didattica inserendo nella programmazione laboratori legati al percorso museale, accanto
agli approfondimenti sulle esposizioni temporanee.
La ricerca didattica, lo studio costante delle eccellenze internazionali e l’innovazione sono i
tre asset che caratterizzano l’offerta education del Museo e che assicurano ai partecipanti
attività esperienziali immersive e un’analisi critica di quanto esposto al Museo.
MUDEC JUNIOR
L’approccio innovativo e coinvolgente riprende l’esperienza del Tropenmuseum Junior di
Amsterdam, basato sul learning by doing e su un percorso espositivo interattivo, ludico
ed esperienziale, si serve di una collezione hands-on di oggetti della cultura materiale e
contemporanea, di espressioni culturali che fanno parte del patrimonio immateriale, storie
reali di persone appartenenti alla cultura di riferimento, e di attività multidisciplinari e
pratiche che coinvolgono i cinque sensi.
Il modello è stato sviluppato grazie all’esperienza del team di lavoro che ha trascorso un
lungo stage presso il Tropenmuseum Junior nel corso del quale ha acquisito competenze e
conoscenze che hanno permesso, di concerto con lo staff del MUDEC, di trasformare lo
spazio museale in un set teatrale che rivisita le ambientazioni dei paesi restituendo una
realtà condensata che si pone in equilibrio fra realismo e astrattismo. Inoltre, valore unico e
insostituibile del metodo Tropenmuseum Junior, lo staff che “abita” il MUDEC JUNIOR e che
conduce le visite animate è originario del Paese di riferimento e guida i visitatori alla
scoperta della propria cultura dando immediatamente una senso di vicinanza e familiarità.
Il MUDEC JUNIOR avvia la propria attività il 28 ottobre 2015 con Mosaico Marocco, un
percorso dedicato al Marocco, un paese che già al suo interno racchiude pluri-identità
culturali: un paese arabo e africano al tempo stesso, che conserva origini e influenze
culturali ebraiche e mediterranee. La scelta di occuparsi del Marocco è data innanzitutto da
una ragione di ordine socio-culturale: in Italia, infatti, la comunità marocchina è la più
estesa fra le comunità di stranieri non-europei residenti. Una mostra per bambini sul
Marocco e la sua cultura non solo ha dunque particolare rilevanza nel favorire il rispetto
reciproco, la tolleranza e l’integrazione, ma offre la possibilità di cooperare e lavorare
insieme alla comunità marocchina nella realizzazione del progetto.
Rivolta a bambini dai 4 ai 10 anni, Mosaico Marocco vuole avvicinare i giovani visitatori alla
cultura dell’odierno Marocco, presentando la vita reale e contemporanea del Paese e dei
suoi abitanti, senza però tralasciare gli elementi tradizionali che, in quanto parte
dell’eredità culturale, influenzano ancora oggi la società e gli individui.
La mostra sviluppa un percorso in cui lo spazio, la scenografia e il design sono ispirati alle
ambientazioni di una città marocchina e affianca l’esposizione di una collezione di oggetti e
manufatti autentici con tecnologie audio e video volte a creare effetti scenici e suggestivi.
Accolti da una porta virtuale, che permetterà ai bambini di incontrare persone che abitano
il Marocco e di interagire con loro, i piccoli visitatori avranno poi modo di cimentarsi in tre
diverse attività laboratoriali focalizzate rispettivamente sulla calligrafia araba, la pratica dei
mosaici tipici degli zellij e infine l’arte dell’ospitalità marocchina.
I LABORATORI DI MOSAICO MAROCCO
L’OFFICINA DELLE LETTERE
In questa attività i bambini hanno la possibilità di scoprire e giocare con il segno e la grafia,
elementi fondamentali di ogni cultura e che nel mondo arabo sono particolarmente
importanti anche come elementi decorativi e ornamentali. L’attività prevede un
laboratorio di scrittura e calligrafia, arricchito da uno story-telling che coniuga storie e
testimonianze reali e contemporanee a informazioni sulla tradizione e la cultura antica.
L’ambientazione è quella di un’aula di una scuola elementare in Marocco, fornita di
numerosi supporti sui quali ammirare la sinuosità della grafia araba: tavole, libri illustrati,
manoscritti, ma anche mappamondi, vecchie cartine geografiche, immagini illustrate di
leggende e fiabe, fotografie, video etc.
RICAMI DI LUCE
Questo ambiente è dedicato al design, all’artigianato e alle arti applicate.
La scenografia ricrea un odierno negozio marocchino che, fondendo tradizione e
modernità, espone oggetti di arredamento e di abbigliamento: tessuti, babbucce, telai,
lampade, suppellettili, etc. In particolare, le diverse lampade marocchine tradizionali
cesellate riflettono motivi luminosi sulle pareti tutto intorno. In questo spazio i bambini si
cimentano nella doppia composizione del mosaico marocchino, lo zellij, scomponendone i
due elementi principali: i motivi geometrici che si ripetono potenzialmente all’infinito e il
colore. Sono a disposizione anche abiti, tessuti e accessori provenienti da indossare in un
coinvolgente gioco di ruolo.
LA CUCINA DEI COLORI
Ricrea l’ambientazione di una moderna cucina marocchina, ponendo l’enfasi sui colori
delle spezie e sulle decorazioni degli utensili utilizzati nelle cucine e nella ristorazione di
questo Paese. Le attività, danno la possibilità ai bambini di sperimentare le usanze e le
abitudini dei marocchini legate al cibo e all’ospitalità: i bambini sono invitati ad allestire
una festa di compleanno, apparecchiare le tavole, addobbare l’ambiente e preparare
infine il tè alla menta alla maniera tradizionale.
MUDEC LAB
MUDEC LAB offre un modo originale e divertente per riflettere sui temi
dell’interculturalità, per rielaborare in modo personale le realtà presentate e per entrare
in contatto con le peculiarità culturali di popolazioni diverse. Il rapporto che verrà
instaurato con i partecipanti sarà di tipo dialogato e interlocutorio, con l’intento di
stimolare un coinvolgimento attivo dei partecipanti nella costruzione del proprio processo
di apprendimento.
Tutti i laboratori sono introdotti da una visita guidata focalizzata su alcuni reperti della
collezione e legati al tema scelto, ma che allo stesso tempo permette di percorrere tutte le
sale del museo e avere una panoramica globale della collezione. Seguono laboratori
tematici che prevedono l’utilizzo di strumenti digitali, come supporto per giochi di
elaborazione grafico/artistica, e il contatto con oggetti reali.
In un primo momento i partecipanti saranno chiamati a esplorare un archivio multimediale
e a comporre un tableau con immagini di oggetti riferiti al tema della visita guidata appena
conclusa: avranno a disposizione una libreria digitale d’immagini, che potranno essere
esplose consentendo la visione di brevi didascalie, testi informativi e fotografie. Questa
attività sarà poi seguita dal contatto diretto con gli oggetti; i visitatori si cimenteranno
infatti in una ricerca di oggetti e materiali disponibili in un archivio organizzato in scatole: gli
oggetti sono classificati e proposti per le analogie, i rimandi e le corrispondenze che posseggono rispetto agli oggetti in collezione. La selezione degli oggetti è particolarmente utile
per proporre un approccio interculturale che s’interessa a quelle tradizioni/pratiche, nuovi
usi e costumi nella vita contemporanea delle culture extra-occidentali.
Immagini stampa: http://bit.ly/1LPe06Z
Sede
MUDEC – Museo delle Culture | via Tortona 56, Milano
Periodo
Dal 28 ottobre 2015
Info e prenotazioni
T. 02 54917| www.mudec.it
UFFICI STAMPA
24 ORE CULTURA ‐ GRUPPO 24 ORE
Stefania Coltro | [email protected] | M. +39 349 6108183
Michela Beretta | [email protected] | M. +39 333 1749021
Elena Caslini | [email protected] | T. 02 30223643
Barbara Notaro Dietrich | [email protected] | M. +39 348 7946585
UFFICIO STAMPA COMUNE DI MILANO
Elena Conenna | [email protected] | T. +39 02 88453314
Contatti
Barbara Tagliaferri
Dario Esposito
Rossana Garavaglia
Ufficio Stampa Deloitte
Barabino & Partners
Barabino & Partners
Tel: +39 02 83326141
Tel: +39 02 72023535
Tel: +39 02 72023535
Email: [email protected]
Mob: +39 380 7360733
Mob: +39 333 63 09 139
Email: [email protected]
Email: [email protected]
Deloitte con Mudec per la promozione delle culture del mondo
Milano, 10 settembre 2015 - Deloitte è a fianco di Mudec in qualità di sponsor per il 2015. La
collaborazione è stata annunciata oggi a Milano alla presenza del Sindaco Giuliano Pisapia e
dell’Amministratore Delegato del Sole 24Ore Donatella Treu.
La scelta di Deloitte di sostenere, sin dalla sua fase iniziale, questa importante istituzione di livello
internazionale è coerente con il suo impegno per la scena artistica e culturale in tutto il mondo. Deloitte è
da anni impegnata a promuovere il patrimonio culturale dei Paesi in cui opera, dedicando particolare
attenzione alle risorse artistiche.
“Siamo particolarmente orgogliosi della partnership che abbiamo siglato con il Mudec, commenta Enrico
Ciai – CEO di Deloitte Italy – Siamo infatti consapevoli che sia, oggi più che mai, fondamentale per una
realtà come Deloitte partecipare e contribuire attivamente alla promozione e valorizzazione delle
differenze culturali quali patrimonio da preservare. Sposando appieno la filosofia e le finalità di questo
progetto, che vede peraltro il coinvolgimento di istituzioni locali ed enti di eccellenza, confermiamo ancora
una volta il nostro impegno a sostegno dell’incontro tra le diverse culture nel mondo”.
Deloitte è una tra le più grandi realtà nei servizi professionali alle imprese in Italia, dove è presente dal
1923. Vanta radici antiche, coniugando tradizione di qualità con metodologie e tecnologie innovative. I
servizi di audit, tax, consulting e financial advisory sono offerti da diverse società e studi specializzati in
singole aree professionali e tra loro separati e indipendenti, ma tutti facenti parte del network Deloitte.
Questo oggi conta 3.600 professionisti, i quali assistono i clienti nel raggiungimento di livelli d’eccellenza
grazie alla fiducia nell'alta qualità del servizio, all’offerta multidisciplinare e alla presenza capillare sul
territorio nazionale.
Grazie ad un network di società presenti in 150 Paesi, Deloitte porta i propri clienti al successo grazie al
suo know how di alta qualità e a una profonda conoscenza dei singoli mercati in cui è presente. Obiettivo
dei circa 200.000 professionisti di Deloitte è quello di mirare all’eccellenza dei servizi professionali forniti.
Il nome Deloitte si riferisce a una o più delle seguenti entità: Deloitte Touche Tohmatsu Limited, una
società inglese a responsabilità limitata, e le member firm aderenti al suo network, ciascuna delle quali è
un’entità giuridicamente separata e indipendente dalle altre. Si invita a leggere l’informativa completa
relativa alla descrizione della struttura legale di Deloitte Touche Tohmatsu Limited e delle sue member firm
all’indirizzo www.deloitte.com/about.
Deloitte Touche Tohmatsu Limited