Prevenire e Curare la rottura delle relazioni genitoriali

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Prevenire e Curare la rottura delle relazioni genitoriali
Estratto dal Report annuale del Garante
dell’Infanzia e dell’Adolescenza
della Regione Lazio
Prevenire e Curare la
rottura delle relazioni
genitoriali
Un’indagine conoscitiva
Dr. Francesco Alvaro
Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza
della Regione Lazio
Prof.ssa M. Malagoli Togliatti
Dr.ssa A. Lubrano Lavadera
Sapienza Università di Roma
Prof.ssa Marisa Malagoli Togliatti
Ordinario di Psic. Din. delle Rel. Fam.
Sapienza, Università di Roma
Dr.ssa Anna Lubrano Lavadera
PhD, già Assegnista di Ricerca
Sapienza, Università di Roma
Prevenire e Curare la rottura delle relazioni genitoriali
Obiettivo della presente ricerca è stato il monitoraggio delle situazioni di rifiuto-alienazione presenti nel
territorio di Roma che sono giunti all’attenzione dei Servizi socio-sanitari di un campione di Municipalità
romane e/o dei Tribunali di competenza (Ordinario e Minori).
Oltre a delineare le caratteristiche in termini socio-demografici delle famiglie coinvolte, particolare
attenzione è stata dedicata all’analisi dei percorsi giudiziari e degli interventi psicologico-assistenziali
effettuati in queste situazioni. Sono state esaminate, altresì, le decisioni dei Tribunali e gli esiti delle diverse
situazioni.
La ricerca è stata condotta secondo una procedura di archivio e previo il rispetto delle norme etiche della
ricerca e del rispetto della privacy.
Costruzione dello strumento di raccolta dei dati
La prima fase del lavoro è consistita nel costruire lo strumento di analisi dei fascicoli oggetto dell’indagine.
Sulla base di precedenti lavori (Lubrano Lavadera, Malagoli Togliatti, Caravelli, 2009, 2011) e l’analisi della
letteratura specialistica è stata costruita una scheda di raccolta dei dati ad hoc, con 35 item a risposta
chiusa, che comprende: DATI STRUTTURALI (variabili socio-anagrafiche); DATI PROCEDURALI (variabili
relative al procedimento legale); AREA DELL’AFFIDAMENTO (variabili relative all’affidamento e alle relative
motivazioni del Giudice nel corso del procedimento giudiziario); AREA DEL REGIME DI FREQUENTAZIONE
(area relativa al regime di frequentazione dei figli); AREA DEI PERCORSI CLINICO-VALUTATIVI (area relativa
ai percorsi psico-sociali e all’ascolto del minore); AREA DEL DECRETO (area relativa al decreto); AREA DEGLI
INTERVENTI ED ESITI (variabili relative agli interventi effettuati e agli esiti degli interventi stessi).
Lo strumento è stato testato in una fase pilota per chiudere eventuali item aperti, aggiungere item
superflui, inserire item mancanti. Lo strumento è stato costruito in modo da limitare al massimo l’inferenza
da parte dello sperimentatore.
La versione definitiva dello strumento sarà fornita su eventuale richiesta.
Reclutamento del Campione
Il reclutamento è stato effettuato su un campione di 8 Servizi Sociali Municipali – Area Minori e i relativi
gruppi GIL (in collaborazione quindi anche con i Servizi Sanitari territoriali)-.
2
Nello specifico sono stati contattati i Servizi Sociali del:
-
Municipio II;
Municipio IV;
Municipio VI;
Municipio VII;
Municipio IX;
Municipio XII;
Municipio XIII;
Municipio XV.
La rilevazione dei casi al II non è stata effettuata esigenze operative del Servizio coinvolto, che ha
fornito comunque l’adesione al progetto. Gli operatori sono stati impossibilitati a fornire il materiale
necessario alla richiesta causa trasloco imminente.
I restanti Municipi indicati hanno fornito la loro adesione. Ad oggi il Municipio con la casistica più
numerosa, nell’ultimo triennio – 2008-2011-, è risultato essere il Municipio XIII.
Contemporaneamente è stata attivata una collaborazione con i Tribunali Ordinario e dei Minorenni. Per
il Tribunale Ordinario grazie all’accordo con il Presidente di Sezione, dr. Crescenzi, è stato possibile
individuare un campione casi in cui è presente rifiuto/alienazione del figlio sentenziati nell’ultimo
triennio – 2008-2011- nel medesimo Tribunale.
Analoga procedura è stata attivata presso il Tribunale dei Minorenni, grazie al Presidente dr.ssa Cavallo.
Attenzione particolare in questo Tribunale è stata dedicata ai casi di minori collocati in casa famiglia in
seguito a separazioni di coppie di fatto altamente conflittuali in cui è presente una situazione di
rifiuto/alienazione del figlio.
In tutti i contesti di rilevazione si ricorda che requisito di inclusione nel campione è stata una situazione
di separazione o divorzio legale (T.O.) o di fatto (T.M.), in cui un figlio rifiutava di incontrare
“immotivatamente” un genitore (sono escluse le situazioni in cui è stata verificata una situazione di
abuso/maltrattamento o di rifiuto “motivato” del figlio).
I fascicoli sono stati analizzati da personale laureato in psicologia e giurisprudenza (allievi del Master in
Diritto del Minore della Sapienza), formato all’uso dello strumento. Ciascun fascicolo reclutato è stato
esaminato da due esperti che si sono confrontati su eventuali disaccordi.
Analisi dei dati
Si è provveduto a costruire un data base ad hoc, attraverso il programma SPSS, per l’inserimento e la
successiva analisi dei dati raccolti attraverso l’analisi dei fascicoli.
Di seguito si riporta un’analisi descrittiva dei risultati in percentuali e medie relativi ai dati raccolti
relativi a 106 casi totali. Questi casi possono essere considerata la popolazione dei casi di rifiuto di un
genitore giunti all’attenzione dei Servizi sociali selezionati negli anni 2008-2011.
3
Risultati
Caratteristiche del campione
Nel triennio 2008-2011 sono state individuate 106 famiglie che presentano una problematica di rifiuto
di un figlio nei confronti di un genitore. Il genitore rifiutato è in 10 casi la madre (11%) e 77 casi il padre
(84,7%)1.
Nel 94% dei casi i padri sono di nazionalità italiana (N=93), nel 3%dei casi (N=3) provengono da paesi
europei, nell’1% (N=1) dall’Africa e nell’1% (N=1) dall’Asia. Le madri nel 95% dei casi sono di nazionalità
italiana (N=96); nel 3% (N=3) dei casi sono di nazionalità europea, nell’1 % Africana (N=1) e nell’1%
americana).
La maggior parte dei padri (59,3% N=54) ha un’età compresa tra i 41 e 60 anni mentre il 36,3% (N=33)
ha un’età compresa tra i 26 e i 40 anni; soltanto il 4,4% (N=4) dei padri ha un’età oltre i 60 anni di età.
Le madri nel 51% (N=49) dei casi hanno un’età compresa tra i 26 e i 40 anni e nei casi rimanenti tra 41 e
60 anni.
Sia le madri che i padri hanno un’istruzione superiore (diploma e laurea). Nella maggior parte dei casi
entrambi i genitori svolgono un lavoro dipendente (59,6% i padri N=53; 67,1% le madri N=57); il 31%
dei padri (N=28) è un libero professionista, contro l’11,8% (N=10)delle madri. Infine il 10,6% (N=9) delle
madri è casalinga.
Nel 65,4% dei casi (N=68) i genitori sono coniugati e nel 34,6% dei casi si tratta di unioni di fatto (N=36).
La durata delle unioni è stata in media di 101, 55 mesi (SD=67,84). I padri nel 13,3% (N=14) hanno avuto
un precedente matrimonio; le madri analogamente hanno avuto un precedente matrimonio solo
nell’8,6% dei casi (N=9). Nel 15,2% dei casi (N=16) i padri avevano già figli provenienti da precedenti
unioni; le madri altresì avevano avuto figli da precedenti unioni nel 12,4% (N=13).
Caratteristiche anagrafiche dei figli
Nel 60,4% (N=64) dei casi i nuclei familiari sono composti da 1 figlio; nel 30,2% dei casi (N=32) da 2 figli
e nel 9,4% dei casi (N=10) da 3 figli. Il totale dei figli coinvolti è quindi 158, di cui 69 maschi e 82
femmine. L’età dei figli è descritta in tab. 1.
Tab. 1. Età dei figlio al momento del ricorso
Età
1° Figlio
Percentuale
2° Figlio
Percentuale
3° figlio
Percentuale
0-2
8
21,4
3
7,3
2
22,2
3-5
15
14,3
7
17,6
3
33,3
6-10
42
50,0
15
36,6
3
33,3
11-14
19
14,3
13
31,7
1
11,1
15-18
10
10,3
3
7,3
0
0
>18
3
3,1
0
0
0
0
Totale
97
100,0
41
100,0
9
100
1
Questo dato andrà confrontato con quello relativo al collocamento del minore, che vedono la madre come
collocataria nell’84.9% dei casi.
4
Chi presenta il ricorso e Tribunale
Il ricorso per il procedimento in atto è presentato in egual misura da entrambi i genitori: nel 47%
(N=47) dei casi dalla madre nel 48% (N=48) dai padri; nel 4% dei casi (N=4) sono entrambi i genitori ad
aprire il procedimento.
Nel 57,5% dei casi (N= 61) è stato attivato il Tribunale Ordinario; nel 35,8% (N=38) il Tribunale per i
Minorenni e nel 6,6% (N=7) la Corte d’Appello.
I procedimenti in media durano 30,33 mesi (SD 19,21).
Nel 61.2% (N=63) dei casi sono attivati più procedimenti in contemporanea, di cui in 48 casi si tratta di
procedimenti penali (45.3%).
Motivazioni del ricorso
In quasi i tutti i casi il ricorso è stato motivato da problematiche nella gestione della frequentazione tra
genitore non collocatario e figli, con un gradiente differente di difficoltà. Nel 30,5% dei casi (N=32) il
ricorso, infatti, è stato motivato dalla necessità di regolamentare il diritto di frequentazione. Nel 36,2%
(N=38) dei casi il ricorso è motivato da difficoltà nell’incontrare il figlio; nel 29,5% (N=31) dei casi si
segnala un’interruzione della frequentazione e nel 3,8 % (N=4) dei casi viene segnalata una sottrazione
del minore. Soltanto in 11 casi viene chiesto di regolamentare anche la potestà genitoriale (10,5%).
Tra le motivazioni per i ricorsi in 36 casi (34,2%) si riscontra una “denuncia” di violenza nella relazione
di coppia (in 8 casi “ingiurie”, in 16 casi “maltrattamento fisico” e in 12 casi sono denunciate
“percosse” verso il partner). In 13 casi (14%) vi è un’accusa di maltrattamento verso i figli.
Nel 5,4% dei casi (N=5) vi è il desiderio che i figli non incontrino il nuovo partner dell’altro genitore.
Interessante risulta il dato relativo alla motivazione: “I figli vogliono stare con il genitore che
preferiscono” che compare nel 16,1 % dei casi (N=15); altresì nel 16,1% dei casi (N=15) vi è un’accusa di
psicopatologia da parte di un genitore nei confronti dell’altro.
Soltanto nel 26,5% (N=26) dei casi vi è una richiesta di addebito, principalmente da parte della madre
(N=16; 61%). Di questi casi, l’addebito è stato concesso nel 30,7% per violenza verso il partner.
Collocamento provvisorio del minore (inizio del procedimento)
Molto elevata, a fronte della legge sull’affidamento condiviso, risulta la richiesta di affidamento
monogenitoriale pari al 65% dei casi (N=56): in 33 casi è la madre a chiedere l’affidamento a sé; in 11
casi è il padre a chiedere l’affidamento monogenitoriale a sé e in 12 casi entrambi i genitori chiedono
l’affidamento a sé.
Nel 84,9% dei casi (N=79) il collocamento provvisorio del primo figlio è presso la madre; tale
percentuale raggiunge il 92,3% (N= 36)per il secondo figlio e il 90% dei casi (N=9) per il terzo figlio. Nei
casi rimanenti, i figli sono collocati presso il padre.
Affidamento del minore
Rispetto all’affidamento la situazione appare maggiormente variegata.
5
L’affidamento provvisorio relativamente al primo figlio è stato disposto in formula esclusiva alla madre
nel 36% dei casi (N=32), percentuale comunque più elevata rispetto alla media delle separazioni; nel
7,9% dei casi (N=7) l’affidamento è stato disposto al padre; nel 38,2% dei casi (N=34) è stata adottata
la formula dell’affidamento condiviso e nel 18% dei casi (N=16) l’affidamento è stato al Servizio sociale.
Percentuali simili si riscontrano per il 2° figlio, affidato nel 30% dei casi (N=12) alla madre, nel 5% (N=2)
al padre; nel 40% dei casi (N=16) in formula condivisa ad entrambi i genitori e nel restante 25% dei casi
(N=10) al Servizio Sociale.
Nel caso del 3° figlio, in 3 casi (30%) l’affidamento è stato disposto esclusivo alla madre; in 4 casi (40%)
l’affidamento disposto è stato condiviso e nel 30% dei casi (N=3) al Servizio Sociale.
La situazione è cambiata nel decreto del Magistrato in quanto, l’affidamento alla madre è stato
stabilito per il 20% dei casi (N=16), nel 2,5% (N=2) al padre, nel 43,8% (N=35) l’affidamento è stato
condiviso e nel 33.8% (N=27) dei casi l’affidamento è stato ai Servizi sociali. Sono aumentati quindi gli
affidamenti al Servizio e quelli condivisi. Percentuali analoghe si riscontrano per il 2° figlio, dove
l’affidamento prevalente è stato al Servizio sociale nel 44,1% (N=15). Analogo trend si riscontra per il
3° figlio che tuttavia, in nessun caso, è stato affidato al padre.
Regime di frequentazione
Il regime di frequentazione con il genitore non residente è stato disposto “ampio” nel 24,6% dei casi
(N=17) relativamente al primo figlio; nel 20% (N=6) dei casi relativamente al secondo figlio e nel 33%
dei casi (N=2) relativamente al terzo figlio. Il regime di frequentazione “limitato” è stato decretato nel
14,5% (N=10) per il primo figlio, nel 9,7% dei casi (N=3) per il secondo figlio e in un solo caso per il 3°
figlio. Nei casi rimanenti è stata indicata una modalità “altro” che fa riferimento a frequentazioni
protette o al contrario si riferisce ad accordi tra i genitori.
Motivazione dei provvedimenti decretati2
Tali provvedimenti sono stati decretati dal giudice nella maggior parte dei casi sulla base del parere di
un Consulente Tecnico di Ufficio o del Servizio sociale nel 34.7% dei casi (N=25). In 11 casi (15,4%) il
giudice ha fatto riferimento all’inadeguatezza di un genitore; nel 22,2% dei casi, al contrario, ha
sottolineato la necessità di salvaguardare una particolare figura genitoriale. In generale le motivazioni
relative alla salvaguardia del rapporto tra il genitore e il figlio sono prevalenti: nello specifico si fa
riferimento al 41,6% dei casi (N=30) (es.: “necessità di salvaguardare il rapporto genitore-figlio”,
“garantire maggiore partecipazione del genitore non collocatario”). In 13 casi (18,1%) il giudice segnala
l’assenza di rapporto tra un genitore e il figlio. In 12 casi (17,4%) segnala l’inidoneità di entrambi i
genitori.
Residuali sono le motivazioni relativamente alla storia della coppia, alle preferenze esplicite del figlio
(N=5), alla psicopatologia di un genitore (N=3), all’età dei figli ( N=2).
2
Il totale delle percentuali può superare il 100% in quanto era possibile attribuire fino a 3 motivazioni per ciascun
caso.
6
In nessun caso il giudice ha riconosciuto la presenza di maltrattamento verso il figlio.
Percorsi disposti durante il procedimento
Nel 97,6% dei casi (N= 82) sono stati disposti dei percorsi specialistici durante il procedimento.
Di questi nel 89% dei casi (N= 73) è stata disposta l’indagine del Servizio Sociale, in 50 casi (55,6%) è
stata disposta una Ctu3. La mediazione familiare è stata effettuata in 17 casi (18,9%). L’indagine del
Servizio sociale è stata effettuata con una durata media di 10,5 mesi (10 incontri).
Il minore è stato ascoltato nel 58,4% dei casi (N=52).
Interventi suggeriti o prescritti dopo l’emissione del decreto4
Nel 42% dei casi (N=38) dopo l’emissione del decreto sono stati suggeriti i seguenti interventi:
-
mediazione familiare in 13 casi (14,3%);
-
terapia individuale alla madre in 16 casi (17,6%);
-
terapia individuale al minore in 14 casi (15,4%);
-
monitoraggio del servizio sociale in 1 caso (1%);
-
terapia familiare in 6 casi ( 6,6%);
-
spazio neutro in 7 casi (7,7%);
-
sostegno alla genitorialità in 11 casi (12,1%)
Nell’86,8% dei casi (N=79) sono stati prescritti i seguenti interventi5:
-
mediazione familiare in 11 casi (12%)
-
terapia individuale alla madre in 11 casi (12%);
-
terapia individuale al padre in 11 casi (12%)
-
terapia individuale al minore in 26 casi (28,6%);
-
monitoraggio del servizio sociale in 67 casi (73,6%);
-
terapia familiare in 13 casi ( 14,3%);
-
spazio neutro in 50 casi (54,9%);
3
In molti casi indagine del Servizio e CTU sono state disposte su uno stesso caso.
Anche in questo caso era possibile l’attivazione di più interventi in contemporanea.
5
Vedasi nota 4.
4
7
-
sostegno alla genitorialità 33 casi (36,3%) .
Gli interventi suggeriti/prescritti sono stati effettuati nel 93% dei casi. In 39 casi (45,3%) gli interventi
sono stati realizzati dal Servizio sociale competente per territorio, in 7 casi (8,1%) da un centro privato,
in 7 casi (8,1%) dalla ASL, in 23 casi (26,7%) in collaborazione tra servizi sociali e ASL e in 1 caso (1,2%)
in collaborazione tra un servizio sociale e 1 centro privato; in 9 casi (10,5%) vi è stata una
collaborazione tra servizio sociale, ASL e centro privato.
La mediazione familiare è stata effettuata in 16 casi (26,7%) con una durata media di 8 mesi. L’esito è
stato negativo o interrotto nel 100% dei casi.
Il sostegno alla genitorialità, rivolto prevalentemente alla coppia genitoriale o all’intero nucleo, è stato
effettuato in 16 casi (30,2%) con una durata media di 12 mesi. Ha avuto un esito positivo nel 33,3% dei
casi (N=6), un esito negativo/interrotto nei casi rimanenti.
La psicoterapia individuale è stata effettuata in 15 casi (25,9%) con una durata media di 3 mesi. In 5
casi tale intervento è stata effettuato dalla madre; in 4 casi dal figlio e in 6 casi dal padre.
Il padre ha interrotto la psicoterapia individuale nel 44,4 % dei casi; la madre nel 33,3% dei casi, così
come il figlio.
La terapia familiare è stata effettuata in soli 3 casi (5,7%) con una durata media di 1 mese. In tutti i casi
vi è stata un’interruzione.
Lo Spazio neutro è stato effettuato in 45 casi (69,2%) con una durata media di 15 mesi (23 incontri). A
tale intervento, in 27 casi (65,9%) ha partecipato il padre insieme al bambino. In 10 casi (24,4%) è stato
coinvolto l’intero nucleo familiare e in 4 casi (9,8%) soltanto la madre insieme al bambino.
Nel 28% dei casi (N=14) vi è stata un’evoluzione positiva, nel restante dei casi l’intervento è stato
interrotto.
Discussione
I genitori “rifiutati” sono per la maggior parte i padri. Si tenga presente che questo dato va correlato al
fatto che le madri sono i genitori collocatari prevalenti. Quindi si conferma il dato che il genitore
rifiutato è solitamente quello non collocatario.
Spesso sono presenti accuse di maltrattamento verso il partner, che solo in pochi casi si
accompagnano ad accuse di maltrattamento verso il figlio, tuttavia non riscontrato.
In tutti gli anni esaminati il Tribunale fa ricorso all’affidamento al Servizio sociale come strategia per
affrontare i casi in cui è presente un rifiuto di un figlio. Più elevata della media è la percentuale di
affidamenti monogenitoriali, riconoscendo nell’estrema conflittualità una controindicazione per
l’affidamento condiviso. Nelle situazioni in cui viene riconosciuta l’inadeguatezza parziale di entrambi i
genitori viene disposto l’affidamento al Servizio territoriale.
Nelle motivazioni sono privilegiate quelle che fanno riferimento alla tutela di entrambe le stirpi
genitoriali.
8
In tutti o quasi i casi sono stati effettuati interventi specialistici nel corso del procedimento. Tali
interventi hanno riguardato una fase valutativa (attraverso l’indagine e/o la CTU) ed una fase
successiva di intervento. L’intervento più praticato è stato lo Spazio neutro, con esiti tuttavia spesso
non efficaci.
È stata sempre fallimentare la mediazione familiare, coerentemente del resto con i criteri di medi
abilità, che rendono questi casi ad elevata conflittualità di per sé poco rispondenti alle caratteristiche
della mediazione familiare.
In tutti i casi è stato necessario attivare più interventi e con una lunga durata, tanto che anche dopo il
decreto definitivo sono stati suggeriti o prescritti ulteriori interventi specialistici, il più delle volte
combinati.
Gli interventi prevalenti riguardano ancora il monitoraggio del Servizio sociale e lo Spazio neutro.
Spesso viene prescritta – più che suggerita – una psicoterapia per il figlio a dimostrare la condizione di
rischio evolutivo o danno già in atto in cui si trovano questi minori.
Si sottolinea la necessità di interventi specialistici per affrontare queste situazioni ad elevata
conflittualità verso cui gli interventi tradizionalmente adottati non sembrano essere pienamente
efficaci.
9
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