1.1 - Geologia del Territorio del Comune di Modena e delle aree
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1.1 - Geologia del Territorio del Comune di Modena e delle aree
1. Pianificazione Urbanistica e pianificazione ambientale per l'espressione di unitarie linee di governo Il progetto Ambiente per la Variante Generale al PRG fa parte del gruppo "progetti di area" attraverso i quali diversi potenziali "centri di domanda" individuati all'interno dell'Amministrazione comunale e di altri Enti ed organi ad essa paralleli, sono stati investiti del compito di costruire la "committenza" del nuovo strumento urbanistico, così da assicurare un approccio sicuramente pluridisciplinare all'impostazione delle sue linee programmatiche, e da porre le premesse perché la successiva sintesi pianificatoria desse adeguate risposte ai bisogni individuati, in quanto direttamente o indirettamente correlabili al "campo di definizione" della strumentazione urbanistica: Progetto Casa, Progetto Insediamente produttivi, Progetto Servizi sportivi, etc.; e tra questi, anche il Progetto Ambiente. Ma tra i diversi progetti d'area, il "Progetto Ambiente" presenta elementi di singolarità che vale la pena di sottolineare ancor prima di entrare nel merito specifico delle analisi, delle elaborazioni e delle proposte formulate. Esso persegue infatti la duplice finalità di cercare le "rispondenze" sul piano urbanistico necessarie allo sviluppo delle politiche si settore in campo ambientale sui versanti del risanamento, della tutela e della valorizzazione dell'ambiente e delle risorse naturali; e di costruire, al tempo stesso, i percorsi metodologico-disciplinari, ed i concreti strumenti di verifica, finalizzati al conseguimento di un Piano Regolatore autenticamente improntato a principi di tutela ambientale preventiva: tale cioè che le sue opzioni risultino controllate alla luce dei principali parametri ambientali caratteristici della realtà territoriale su cui si opera, ancor prima del loro tradursi in scelte definitive, sia di tipo "strutturale" e/o d'assetto generale, sia in termini di specifici contenuti di zonizzazione e/o di prescrizioni normative. Se relativamente al primo profilo, - ferme restando le peculiarità delle problematiche e le più evidenti assonanze con la dimensione pianificatoria, (tanto le scienze ambientali quanto l'urbanistica tendono ad esprimere linee di governo del territorio, e presentano ampi spazi di sovrapposizione disciplinare) - il progetto Ambiente non si differenzia "strutturalmente" dagli altri progetti d'area, per quanto attiene invece il secondo aspetto, inerente la verifica di rispondenza a principi di tutela ambientale preventiva, esso si trova a dover necessariamente incrociare "tutte" le scelte di PRG, fino a risultare propositivo di criteri e metodi di elaborazione della strumentazione urbanistica. Il progetto Ambiente, attivato per "porre" la "domanda ambientale" al nuovo PRG ha finito quindi per "proporre", esso stesso, in larga misura, le possibili risposte - e si tratta, riteniamo, di "risposte possibili" - dello strumento urbanistico ai bisogni dell'Ambiente. Si è fatto cenno poco sopra agli ampi margini di sovrapposizione tematica tra scienze ambientali ed urbanistica, che sebbene entrambe applicate "sul" territorio e "per" il territorio, hanno tuttavia perseguito separatamente i propri obiettivi operando attraverso distinte "categorie" metodologiche; ambientalisti e pianificatori del territorio nella prassi corrente del nostro Paese hanno finora seguito la loro strada per lo più ignorandosi, quando non siano scesi addirittura in aperto contrasto. La fiducia di poter ricomporre questa frattura, - o almeno di saper ridurre tale documentata divaricazione - costituisce la "scommessa" su cui si fonda il Progetto Ambiente, che complessivamente si pone l'obiettivo di far rientrare a pieno titolo i coefficienti ambientali tra i fattori determinanti - degli indirizzi di gestione del territorio, non necessariamente in posizione dominante e "prevaricatrice", ma senz'altro neppure subordinata rispetto agli altri elementi cui ci si è storicamente ricondotti nella formazione dei processi decisionali. Si tratta d'altra parte di un'esigenza ormai generalmente avvertita, ed è proprio di questi giorni la ripresa della discussione e del dibattito tecnico politico sulla proposta di legge regionale, la cui prima stesura risale ormai al 1985, relativa all'introduzione delle procedure di valutazione dell'impatto ambientale sia per progetti di interventi ed opere, sia per strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica; ma a costo di apparire immodesti si deve qui dare atto del più articolato approccio del progetto Ambiente, che senza trascurare gli strumenti per una valutazione a posteriori delle ripercussioni ambientali delle scelte compiute, pone l'accento sulle "ricette" per conseguire un Piano Regolatore improntato fin dal suo nascere a principi di tutela ambientale preventiva: l'elemento di maggiore novità del progetto Ambiente è infatti rappresentato dalla costruzione dell'ordito del "vaglio ambientale" cui sottoporre le scelte pianificatorie, sia d'ordine generale e/o strutturale, sia di tipo specifico. 2. Il Progetto Ambiente: principi generali L'elaborazione del progetto Ambiente è intervenuta attraverso due successive fasi; la prima, culminata nella redazione di un documento programmatico/metodologico, è stata prevalentemente dedicata alla costruzione dei criteri informatori della "domanda ambientale", all'individuazione degli obiettivi generali, alla sottolineatura degli aspetti scientifico/disciplinari e alla scelta delle tematiche su cui incentrare gli studi da avviare successivamente, essendosi contestualmente provveduto alla valutazione ed analisi dei dati già eventualmente disponibili e pronti per essere elaborati, coerentemente con gli obiettivi individuati. Nella seconda fase, a contenuto più marcatamente operativo, si sono invece sviluppati gli studi e le linee di ricerca finalizzati alla costruzione delle "risposte" che attraverso lo strumento urbanistico potevano derivare alle istanze di tipo ambientale; da un lato procedendo alla formazione di "progetti di settore" che muovendo da un "bisogno ambientale", attraverso l'analisi dello stato di fatto, la definizione di obiettivi specifici, (e se del caso, l'attivazione di una fase d'acquisizione di dati conoscitivi), si concludessero con la formulazione di proposte, da concretizzarsi in vincoli, e/o in ipotesi di zonizzazione, e/o in indicazioni normative; da un altro, in parallelo coi progetti di settore, e sempre con riferimento alle tematiche già individuate in sede di documento programmatico, dando luogo alla costruzione degli "strumenti di verifica". Tali strumenti di verifica sono costituiti per lo più da carte tematiche, rappresentative di insiemi omogenei di parametri ambientali, o della "capacità portante" del territorio nei confronti di insediamenti e attività umane, finalizzate all'accertamento della rispondenza delle scelte di PRG sia specifiche che generali, a principi di tutela ambientale preventiva. Il documento preliminare "Note per la costruzione della domanda ambientale al PRG" elaborato a conclusione della fase di impostazione metodologico disciplinare del Progetto Ambiente, ha espresso in termini largamente esaustivi il processo attraverso cui si è pervenuti all'individuazione degli ambiti tematici attorno ai quali costruire il Progetto stesso, muovendo dalle politiche di settore sviluppate in campo ambientale, con particolare riferimento ai programmi che trovano riscontro nell'Area 2 "Tutela dell'Ambiente ed uso razionale delle Risorse" del Piano Poliennale degli Investimenti, e dei nodi evidenziati come emergenti attraverso le attività di monitoraggio, di gestione tecnico amministrativa in campo ambientale, e di ricerca applicata. L'aggregazione in "ambiti tematici" di linee di ricerca talora apparentemente del tutto tra loro indipendenti, talora invece strettamente interconnesse, è il risultato di percorsi logici di tipo iterativo di scomposizione di temi complessi in problemi più elementari e di riaggregazione dei risultati ottenuti in termini tali da veder "riempiti" tutti i possibili campi di interesse delle discipline ambientali in grado di mostrare momenti di interrelazione con la dimensione della pianificazione territoriale nella nostra specifica realtà locale, senza per questo indirizzare la strumentazione urbanistica verso pericolosi e non ricercati sconfinamenti dal suo "dominio" tipico che è - e deve restare - quello della disciplina delle trasformazioni edilizie ed urbanistiche del territorio e del governo delle attività che nel territorio si insediano in conseguenza delle citate trasformazioni edilizie ed urbanistiche, previo accertamento del possesso da parte degli immobili dei requisiti richiesti fissati per l'instaurarsi delle attività stesse. Il processo di ricomposizione in ambiti tematici degli studi condotti e delle ricerche effettuate durante la fase "operativa" di realizzazione del "progetto Ambiente", impostato, ovviamente, già in fase di definizione metodologica, ha potuto perfezionarsi solo quando è stato possibile rileggere "in parallelo" tutti i risultati consegnati, sia relativi ai "Progetti di Settore", rappresentativi di precisi "stati di bisogno" connessi all'attuazione delle politiche ambientali e passibili di positive risposte attraverso la strumentazione urbanistica, sia relativi agli "strumenti di verifica", attraverso i quali valutare la congruenza ambientale delle ipotesi pianificatorie. Le tematiche generali di riferimento, cui è stato possibile ricondurre tutte le linee di ricerca avviate in occasione dell'impostazione del progetto Ambiente attengono i seguenti ambiti: Geologia, Morfologia, Geotecnica: non solo in risposta a precise disposizioni di legge che rendono obbligatoria la predisposizione della relazione geologica e relativi elaborati cartografici per gli strumenti urbanistici, ma come occasione per raccogliere e sistematizzare dati ed elementi conoscitivi fondamentali per una "lettura ambientale del territorio", come attestato del resto dall'utilizzazione che i dati di base acquisiti hanno trovato nelle altre linee di ricerca del progetto Ambiente; Idraulica del territorio: in relazione ai delicati equilibri del reticolo idrografico di superficie, che nell'areale modenese appare intimamente interconnesso col sistema fognario della zona urbanizzata ed alle conseguenti esigenze di analizzare i condizionamenti indotti dal reticolo idrografico all'uso del territorio, e viceversa, in relazione alle esigenze di risanamento, salvaguardia e tutela di una caratteristica morfologico-ambientale di primaria importanza nella compagine territoriale; Vulnerabilità degli acquiferi: si tratta delle esigenze di tutela e salvaguardia della più importante delle risorse naturali che caratterizzano il nostro contesto territoriale, da perseguirsi anche attraverso la pianificazione urbanistica - così come attraverso ogni altra modalità d'espressione di linee di governo del territorio - dando luogo agli strumenti di conoscenza e di analisi per operare scelte consapevoli; Pianificazione delle Risorse naturali: unificandosi sotto questa tematica gli strumenti settoriali di programmazione dell'uso e/o della valorizzazione delle risorse naturali presenti nel nostro contesto territoriale, costituite da: acque sotterranee, in ordine alle quali occorre porre vincoli, anche di natura urbanistica, per garantire l'espansione, la sostituzione e il rinnovo delle attuali captazioni a fini idropotabili; risorse litoidi, per la cui pianificazione si rende opportuna la revisione del PAE alla luce dei criteri di gestione nel frattempo sviluppati, dello stato di attuazione del piano esistente, e delle implicazioni connesse agli strumenti di indirizzo in fase di definizione ad opera degli Enti sovraordinati; emergenze naturalistiche, di fatto rappresentate dalle fasce fluviali, da valorizzare e rendere fruibili sulla base di progetti di riassetto integrale che a scala locale sviluppino indirizzi e metodi già individuati a livello di più estesi ambiti territoriali; Nodi dell'ambiente urbano: essendosi riunite sotto tale denominazione tanto le linee di ricerca sviluppate per garantire le risposte urbanistiche alla soluzione dei problemi settoriali indotti dalla presenza di un sistema insediativo "forte" e concentrato, come ad esempio la disponibilità di aree per gli impianti di smaltimento delle diverse tipologie di rifiuto, quanto gli studi tesi ad elevare la qualità della vita nell'ambiente urbano, in risposta ad un'esigenza sempre più esplicitamente posta dalla cittadinanza, della quale è rilevabile la crescente sensibilità nei confronti di fattori di impatto "interni" al sistema insediativo, come attività/produttive, rumore urbano, etc. 3. Le due fasi del Progetto Ambiente: contenuti metodologici e aspetti operativi Volendo entrare appena un poco più nel merito dei contenuti delle due successive fasi secondo cui si è articolata, l'attività, dovrà farsi almeno un cenno, per quanto attiene la prima fase, a tutto quello che non è stato concretizzato in elaborati "formali" di progetto, ma ne costituisce imprescindibile premessa: ci si riferisce in particolare alla rilettura operata delle politiche e delle gestioni in atto relative all'ambiente ed alle risorse naturali, al fine di identificarne le possibili implicazioni e correlazioni con i parametri più eminentemente ucbanistici, contestualmente analizzando lo strumento pianificatorio finora vigente, per rilevarne le eventuali - ed invero non infrequenti - "dissonanze" ambientali, ed evidenziare i limiti presenti nell'impalcato normativo rispetto ad un corretto approccio alla dimensione della tutela dell'ambiente. La stessa individuazione dei termini secondo cui costruire gli strumenti - e le modalità - per compiere la verifica di rispondenza delle scelte di Piano a principi di tutela ambientale preventiva, è intervenuta attraverso approssimazioni successive, senza mai perdere per altro di vista l'ancor più ambizioso obiettivo indirizzato al conseguimento di un "sistema di pianificazione" non solo in grado di esprimere scelte "compatibili" per quanto attiene l'uso delle risorse naturali, ma anche di assegnare ai coefficienti ambientali un ruolo più trainante e propositivo nel complessivo disegno di organizzazione del territorio. Appartiene dunque alla prima fase l'impostazione teorica relativa a questo più originale approccio del Progetto Ambiente connesso all'introduzione di principi di tutela ambientale preventiva all'atto della formazione stessa dello strumento pianificatorio, e la definizione concettuale del contenuto e delle finalità dei cosiddetti "strumenti di verifica": non certo in contrapposizione coi pur indispensabili "progetti di settore", - mediante i quali si sono invece tradotte in linguaggio e in "ingredienti" urbanistici le politiche ambientali già formalizzate sebbene prima perseguite indipendentemente dalla strumentazione pianificatoria - ma a "complemento" di essi, e a "completamento" dei possibili modi di recepire la dimensione ambientale nell'attività di pianificazione del territorio. 4. L'introduzione dei principi di tutela ambientale preventiva nella strumentazione urbanistica Nel corso della prima fase di impostazione metodologica del Progetto Ambiente si sono approfonditi i temi delle modalità secondo cui garantirsi il conseguimento di un Piano Regolatore complessivamente improntato a criteri di tutela ambientale preventiva, così da minimizzare l'esigenza di successive valutazioni di impatto ambientale relative a singole scelte. Gli aspetti attinenti alla strumentazione urbanistica da sottoporre a verifica di compatibilità ambientale, o che possono trovare influenzata la relativa disciplina da considerazioni di tutela ambientale o di ottimale uso delle risorse possono essere così riaggregati: a - relativamente a ciascuna zonizzazione a.1 - elenco delle attività consentite; a.2 - criteri di classificazione/articolazione delle attività: che potranno risultare in taluni casi inadeguati alle reali esigenze ambientali; a.3 - modalità di intervento e in specie: - densità/indici edificatori - standards d'uso - trattamento aree di pertinenza - (eventuali) prescrizioni particolari; b - relativamente al complesso delle scelte b.1 - distribuzione territoriale degli insediamenti: da rendere quanto più coerente alla "reale" vocazione funzionale dei luoghi; b.2 - norme di carattere generale: (inerenti le procedure di approvazione, l'acquisizione di pareri, la scelta degli standards significativi, le garanzie, i dati conoscitivi e le documentazioni da fornire in sede di progettazione particolareggiata, etc.) Va poi definito l'elenco degli "indici ambientali" cui riferirsi, da un lato, per operare le citate verifiche di compatibilità; e da un'altro, per indirizzare, in termini propositivi e finalizzati ad un corretta risposta alla "domanda" dell'ambiente, la definizione di quegli aspetti ed elementi costitutivi della strumentazione urbanistica che abbiamo qui sopra sinteticamente elencato. In tal senso non può omettersi di aver presente che tra gli ostacoli più difficilmente superabili al definitivo decollo delle metodologie di impatto ambientale, quali ci vengono proposte da sperimentazioni ed esperienze altrove già in corso, va senza dubbio riconosciuta l'interminabile lunghezza delle "liste di controllo" su cui operare la valutazione; che rende problematico il momento "decisionale" e offusca la chiarezza del metodo per quanto attiene la pur necessaria gerarchia di valori. Tale considerazione assume anche maggior rilievo quando, come nel nostro caso, ci si ponga il problema di una valutazione "a priori", di tipo cioè preventivo, non su una singola opera (come una cava, una strada, una centrale elettrica, un impianto di trattamento rifiuti), ma su uno strumento urbanistico, per giunta in fase di definizione. Elemento fondamentale per rendere concretamente gestibile l'approccio proposto, ci sembra pertanto l'individuazione di un numero quanto più limitato di parametri significativi, e la loro definizione nell'ambito dei problemi "reali" del contesto territoriale su cui dovrà appllicarsi lo strumento pianificatorio. Gli "indici ambientali" da prendere in considerazione ci sembrano nella loro pluralità riconducibili a due sole tipologie, l'una afferente i "parametri di controllo" selezionati in modo da poter cogliere - e allineare - i principali fattori di impatto connessi all'esplicarsi delle attività umane, ai fini di rendere preliminarmente evidenti gli aspetti da verificare a monte del perfezionarsi delle proposte di P.R.G.; l'altra relativa a "indicatori vocazionali" in grado di rappresentare le caratteristiche intrinseche di ogni contesto territoriale e il grado di adattabilità del territorio alle sollecitazioni indottegli dal sistema insediativo. Per quanto riguarda la prima categoria, inerente la rappresentazione di possibili impatti connessi alle attività, gli aspetti ritenuti significativi sono i seguenti: - caratteristiche quali/quantitative delle acque di scarico; - recapito degli scarichi idrici; - alterazioni alla permeabilltà dei suoli; - fabbisogno di dotazione idrica (con particolare riferimento all'autoapprovvigionamento); - alterazioni all'assetto idrogeologico; - alterazioni al chimismo dei suoli; - emissione di polveri e fumi; - grado di rumorosità. Sebbene l'uso di tali parametri sia teoricamente passibile di valutazioni e misure da condurre con tecniche e metodologie sofisticate, non può sfuggirci la discrezionalità e l'opinabilità di "pesi" e "punteggi" da assegnarsi a priori, cui dovremmo comunque far ricorso per "misurare" in termini (solo apparentemente) oggettivi ed omogenei i diversi gradi di impatto sull'ambiente. Riteniamo pertanto preferibile (almeno finché non avremo acquisito sufficiente sicurezza nell'applicazione del metodo) affidarci a criteri empirico/intuitivi, che sembrano in grado di consentirci ugualmente risultati positivi, quando l'analisi venga condotta con la necessaria sistematicità, e siano vagliati tutti gli aspetti dello strumento urbanistico, che abbiamo in precedenza elencato. Per taluni fattori di impatto; di cui appare utile verificare la effettiva distribuzione areale, è possibile costruire "mappe rappresentative" (es.: mappa degli scarichi, mappa dell'inquinamento delle acque superficiali, mappa dei prelievi idrici, mappa del rumore urbano, etc.) che, unitamente alla definizione di eventuali "soglie limite di ammissibilità" concorrano alla più oculata assunzione delle scelte. La seconda categoria, quella definita degli "indicatori vocazionali" è invece riconducibile all'esigenza di conoscere a monte delle scelte le caratteristiche intrinseche del territorio, al fine di poterne preventivamente valutare il grado di adattabilità agli insediamenti e/o all'esercizio delle diverse attività umane. L'azione pianificatoria potrà essere così condotta nella piena coscienza delle "reazioni" che potranno derivare dal proposto modello d'uso del territorio, e costituire al tempo stesso elemento motore per la ricomposizione di eventuali squilibri che meno attente valutazioni avessero in precedenza contribuito ad instaurare. Anche in questo caso da riferire ai nodi ambientali propri del contesto locale, gli indicatori rappresentativi della nostra realtà territoriale sono stati così individuati: - condizioni di carico idraulico dei bacini di scolo; - portanza dei suoli; - propensione al dissesto; - potenzialità produttiva agricola dei suoli; - vincoli geomorfologici; - vulnerabilità all'inquinamento. I primi quattro fattori tendono ad evidenziare una particolare caratteristica del contesto territoriale esaminato; gli ultimi due hanno invece carattere composito e possono assumere diverso peso e significato in funzione delle specifiche previsioni pianificatorie che si vadano ad operare. Tutti gli elementi indicati possono comunque essere rappresentati col supporto di adeguate carte tematiche - o, eventualmente, attraverso la lettura incrociata di più carte tematiche, come nel caso dei vincoli geomorfologici e della vulnerabilità all'inquinamento. Alcuni presentano una più preponderante connotazione in termini vincolistici, altri assumono maggior valore propositivo: nessuno ha carattere "assoluto" e nega spazio alla "progettualità" della definizione pianificatoria. Tutti insieme concorrono ad un'articolata definizione delle preferenziali vocazioni funzionale del territorio, per la cui scelta definitiva (la scelta di PRG) dovrà comunque farsi riferimento al primo gruppo di indici, relativo ai parametri di controllo; varrà la pena di ricordare poi che in un determinato contesto territoriale a caratteristiche note, una medesima ipotesi insediativa può generare ben diverse ripercussioni a seconda di come si siano articolate le attività consentite, o regolamentate le modalità di intervento; e viceversa. Gli aspetti individuati possono essere allineati, ed anche "visivamente" unificati, costruendo una "matrice" che tutti li comprende e che consente di evidenziare le principali relazioni intercorrenti delle quali è possibile anche intuitivamente valutare la potenza (almeno in termini di "valenza forte", "valenza media", "valenza debole"). aspetti urbanistici attività consentite indici ambientali caratteristiche quali/quantitative acque di scarico recapito degli scarichi alterazioni alla permeabilità dei suoli Acque sotterranee fabbisogno di dotazione idrica (per autoapprovvigionamento) Risorse ambientali alterazioni all'assetto Idrogeologico alterazioni al chimismo dei suoli Ambiente urbano Parametri di controllo Acque superficiali criteri di articolazione / classificazione delle attività densità indici edificatori standards d'uso / trattamento aree di pertinenza prescrizioni particolari norme a carattere generale distribuzione territoriale degli insediamenti modalità d'intervento emissioni di polveri e fumi grado di rumorosità portanza dei suoli propensione al dissesto (subsidenza) potenzialità produttiva agricola dei suoli vincoli geomorfologici vulnerabilità all'inquinamento La matrice Urbanistica / Ambientale indici ambientali e aspetti urbanistici Indicatori vocazionali condizioni di carico idraulico dei bacini di scolo La matrice urbanistica/ambiente presenta una triplice possibilità d'uso: a - muovendo aspetti: dalla lettura critica del Piano regolatore esistente, nei suoi diversi - per verificare la congruenza al locativa delle scelte di zonizzazione in precedenza adottate - per valutare il grado di rispondenza all'articolato normativo ai bisogni dell'ambiente rappresentati attraverso i relativi parametri di controllo ed indicatori vocazionali b - muovendo dagli indicatori vocazionali: - per definire un sistema di vincoli allocativi e normativi - per orientare scelte di zonizzazione - per verificare preventivamente la compatibilità delle scelte in procinto di essere assunte in armonia con la destinazione preferenziale riconoscibile ai luoghi tenuto conto dei potenziali impatti, con nessi alle diverse attività c - muovendo dai parametri di controllo - per proporre riaggregazioni dello attività consentite - per orientare la ridefinizione dell'ordito delle classificazioni di zona - per valutare relativamente ad ogni contesto il diverso grado di compatibilità del ventaglio delle possibili tipologie insediative - per acquisire elementi di riconsiderazione della struttura del corpus normativo in termini tali da minimizzare gli impatti del sistema insediativo sull'ambiente e favorire un più razionale impiego delle risorse L'analisi delle carte tematiche relative agli "indicatori vocazionali", che può dare significative indicazioni anche col tradizionale metodo "delle sovrapposizioni e degli scarti", se applicata sullo "stato di fatto" consente l'individuazione contestuale di una prima griglia di vincoli, e di elementi propositivi circa le preferenziali destinazioni del territorio. Si tratta di acquisizioni dotte di elevati livelli di "oggettività", da confrontare con l'uso reale di suoli e con le destinazioni previste dallo strumento urbanistico in vigore. Ne sortiranno valutazioni di compatibilità ambientale sulle scelte a suo tempo adottate e, conseguentemente, argomentazioni per una loro conferma o modifica: non può infatti sfuggirci che la parte preponderante della revisione di un Piano Regolatore, nel nostro contesto, consiste nell'analisi critica della situazione esistente, e nell'adozione dei provvedimenti conseguenti a tale ipotesi. Al tempo stesso le "mappe rappresentative" dei parametri di controllo potranno localizzare con immediata evidenza nodi ed aspetti problematici, di cui il nuovo strumento urbanistico dovrà farsi carico; mentre gli indici ambientali, allineati secondo una lista di controllo che determina une matrice con l'elenco dei diversi elementi costitutivi dello strumento urbanistico, consentono una verifica sistematica di ogni singola scelta di zonizzazione e di ogni formulazione di tipo normativo. Si dovranno in ogni caso ricercare articolazioni - della zonizzazione e della normativa - in grado di conseguire i massimi livelli di coerenza con gli aspetti significanti della dimensione ambientale e di minimizzare gli eventuali impatti negativi connessi alle opzioni operate (es.: previsione di barriere antirumore per arterie di grande traffico a ridosso di insediamenti, da conseguirsi sia attraverso prescrizioni normative, che garantendo, in sede di zonizzazione, adeguate fasce di rispetto per la concreta realizzazione dell'intervento). E' dunque puntando su un dispositivo molto semplice - una matrice da utilizzarsi con soli supporti empirico/intuitivi -, che si è definita la metodologia attraverso cui individuare immediate correlazioni tra "aspetti - e parametri – urbanistici" (es.: elenco delle attività consentite, modalità di intervento, indici, standards d'uso, trattamento aree di pertinenza, etc.) ed indici ambientali: a loro volta suddivisi in "parametri di controllo", relativi ai principali fattori di potenziale impatto connessi all'esplicarsi delle attività umane (caratteristiche quali/quantitative delle acque di scarico; recapito degli scarichi idrici; fabbisogno di dotazione idrica; alterazioni alla permeabilità dei suoli; emissioni di polveri e fumi, rumorosità, etc.) e in "indicatori vocazionali relativi invece alla capacità portante e al grado di adattabilità del territorio alle sollecitazioni indottegli dal sistema insediativo (condizioni di carico idraulico dei bacini di scolo; vincoli idrogeomorfologici; vulnerabilità all'inquinamento, etc. ). Gli indicatori vocazionali sono a loro volta rappresentabili attraverso cartografie tematiche - la cui effettiva elaborazione è potuta intervenire nella seconda fase del Progetto Ambiente -. La matrice proposta si sforza di costituire in definitiva, lo strumento operativo di "una cultura ambientale che prende in esame in modo unitario" - nei termini più semplici - "fattori e parametri molto complessi". 5. La fase operativa del progetto Ambiente: Progetti di Settore e Strumenti di verifica Individuate le direttrici tematiche nel senso esposto ai precedenti paragrafi, la fase di impostazione preliminare del progetto Ambiente si è conclusa con la puntuale identificazione degli studi e delle indagini da sviluppare al fine di vedere effettivamente attuati tanto i Piani di Settore che gli "Strumenti di verifica". Per portare a compimento in parallelo questa pluralità di studi, alcuni dei quali hanno richiesto l'impostazione di preliminari fasi d'acquisizione di dati conoscitivi, certo eccedenti, almeno sul piano quantitativo, le potenzialità operative del Settore Risorse e Tutela Ambientale, è risultata (necessaria la definizione di un'apposita struttura operativa/organizzativa, che lasciando al Settore le funzioni di coordinamento generale e le responsabilità di direzione tecnica delle singole ricerche, prevedesse tuttavia il ricorso a qualificate consulenze professionali (ingg. A. Biondini e M. Grana per il censimento e la riclassificazioie del reticolo idrografico minore; arch. F. Alagna per il progetto di recupero e valorizzazione delle fasce fluviali; prof. V. Francani e collaboratori per la definizione delle zone di protezione delle captazioni idropotabili); ad una convenzione con l'Istituto di Geologia dell'Università per la redazione della cartografia geologica obbligatoria per gli strumenti urbanistici, e per una consulenza finalizzata alla redazione della cartografia tematica relativa alla vulnerabilità; e, infine, all'attivazione di incarichi di borsa di studio per gli studi riconducibili alle tematiche di idraulica del territorio e di tipo geologico, geotecnico e geomorfologico. Durante tutto il corso delle elaborazioni il Comitato Tecnico Scientifico per lo sviluppo delle politiche di settore in campo ambientale (prof. R. Gelmini, ing. L. Moratti, ing. A. Muratori, prof. M. Pellegrini, dott. A. Zavatti), ha svolto funzioni di referenza e garanzia scientifica, essendo stato ciascuno dei suoi componenti designato "relatore" per uno specifico ambito disciplinare, restando il coordinamento complessivo del Progetto Ambiente affidato al Capo Settore Risorse e Tutela Ambientale. Nè vanno trascurati; nel riferimento agli aspetti organizzativi ed operativi, i contributi derivanti da linee di ricerca attivate indipendentemente, ma contestualmente agli studi per il progetto Ambiente, sia ad opera dell'Amministrazione comunale (es.: Piano di Risanamento e riordino della rete fognaria urbana ed extraurbana) sia da altri organi, come la cartografia sul rumore urbano elaborata dall'USL n. 16 (settori Fisico Ambientale ed Igiene Ambientale) o lo studio sulla vulnerabilità degli acquiferi della pianura padana tuttora in corso ad opera di un'unità operativa del CNR - gruppo catastrofi idrogeologiche - costituita presso l'USL n. 16, con la quale è intervenuto un proficuo rapporto di collaborazione e di scambio di dati conoscitivi. Il programma di lavoro sviluppato è riassunto nel prospetto di seguito riportato, nel quale sono riportati i titoli degli studi effettuati raggruppati per ambiti tematici: Campo d'interesse Progetti di settore Strumenti di verifica Geologia - cartografia geologica obbligatoria per strumenti urbanistici - c.t.geotecnica portanza suoli Geomorfologia - c.t. idromorfologia del territorio Geotecnica Idraulica del territorio - censimento e riclassificazione reticolo idrografico minore - c.t. relativa alle condizioni di carico idraulico dei bacini urbani ed extra urbani Vulnerabilità acquiferi - definizione zone di protezione e captazioni idropotabili e relative norme di tutela - c.t.vulnecabilità intrinseca - piano spandimenti liquami zootecnici - c.t. rischio inquinamento Pianificazione risorse naturali - piano delle aree di riserva per l'espansione delle captazioni idropotabili - piano di recupero e valorizzazione delle fasce fluviali --------------------- - piano attività estrattive Nodi dell'Ambiente urbano - piano delle discariche controllate - piano insediamenti autorottamazione - Cartografia tematica del rumore urbano - normativa relativa agli impatti delle attività produttive e di servizio nel tessuto insediativo Si tratta in sostanza di quindici linee di ricerca, tra "progetti di settore" e "strumenti di verifica" - nel merito dei cui contenuti si entrerà nei prossimi capitoli - , alcune tra loro strettamente interconnesse, altre caratterizzate da larghi margini di autonomia, ma tutte incardinate dalla rispondenza a preordinati obiettivi, ed accomunate dall'appartenenza ai cinque filoni tematici cui è possibile ricondurre i diversi problemi ambientali del territorio modenese che presentano documentabili valenze urbanistiche. In questi cenni introduttivi basterà appena richiamare l'attenzione sul fatto che fra le svariate linee di ricerca, alcune risultano propedeutiche a diverse altre: così ad esempio la cartografia geologica obbligatoria per strumenti urbanistici ai sensi della circolare regionale 11.2.1983, prot. n. 1288, che in quanto tale può essere classificata come "progetto di settore", riveste per altro importanza fondamentale per tutta una serie di studi, restando a fondamento tanto del, Piano delle Discariche Controllate, quanto del Piano degli Spandimenti dei Liquami Zootecnici, quanto del Piano delle Attività Estrattive; per non dire del suo ruolo nei confronti di alcuni strumenti di verifica, dalla cartografia tematica relativa alla caratterizzazione geotecnica, a quella sulla vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi. I Progetti di settore, quando non di tipo assolutamente particolare, come nel caso della già citata "cartografia geologica obbligatoria", o della "normativa relativa agli impatti delle attività produttive e di servizio nel tessuto insediativo" presentano in genere implicazioni tanto sul piano della zonizzazione che della normativa; gli strumenti di verifica, costituiti da carte tematiche alla cui luce verificare la coerenza ambientale delle opzioni pianificatorie, ovvero operare la scelta tra diverse possibili alternative, se letti in termini assoluti, e quindi al di fuori dell'utilizzo già illustrato connesso alla valutazione di scelte specifiche su cui operare un giudizio di ammissibilità, possono risultare essi stessi portatori di suggerimenti normativi, o di vincoli da esplicitarsi sulla cartografia del PRG, ovvero in grado di condizionarne gli strumenti attuativi è questo il caso della cartografia tematica relativa alle condizioni di carico idraulico dei bacini di scolo urbani ed extraurbani, rispetto al P.P.A. (Programma Pluriennale di Attuazione). Soprattutto nel campo degli "strumenti di verifica" le cartografie fin qui messe a punto non esauriscono le possibilità di lettura incrociata e di elaborazione dei dati acquisiti: in vista della "versione operativa" del PRG sono in corso di formazione la carta tematica relativa alle zone "ambientalmente sensibili", che correlando aspetti morfologici, condizioni idrogeologiche e geotecniche, trend del fenomeno di subsidenza, situazione di carico idraulico, risulterà propositiva di prescrizioni e vincoli per le singole zone omogenee individuate in sede di versione strutturale del PRG; ed una più puntuale versione della carta del rischio, che su un supporto di base a scala più dettagliata (1:10.000) e sulla scorta di un più articolato punteggio da attribuire ai "pesi" delle attività antropiche costituirà significativo presupposto - unitamente alla matrice relativa ai parametri urbanistici ed ai coefficienti ambientali di cui in precedenza si è detto - per la selezione delle attività da consentire nei diversi contesti, e per la definizione dei limiti e vincoli al consolidamento, quando previsto, delle zone già insediate. Nè va sottaciuto che nel corso del certo non breve periodo, durante il quale si è acquisita, sistematizzata ed assoggettata ad analisi "mirate" una formidabile massa di dati conoscitivi sul territorio e sui parametri ambientali, il Progetto Ambiente ha finito in parte per debordare dal suo originario campo di definizione - la dimensione urbanistica -, per porsi come catalizzatore di una più pregnante interazione tra scienze ambientali e strumenti - nel senso più lato del termine - di disciplina del territorio e della attività che su di esso si esplicano, quali possono essere, ad esempio Piani attuativi, Regolamenti, procedure autorizzatorie, funzioni di controllo: così da rendere i coefficienti ambientali capaci di più significativi influssi, anche sulla gestione del "quotidiano". I capitoli successivi che illustreranno partitamente e separatamente "Progetti di Settore" e "Strumenti di verifica" seguono l'ordine degli ambiti tematici precedentemente esposti, a partire dagli aspetti geologici/geomorfologici e geotecnici, per trascorrere al tema dell'idraulica del territorio e concludersi, dopo aver trattato delle problematiche della vulnerabilità degli acquiferi e della Pinificazione delle risorse naturali con le tematiche relative ai nodi dell'ambiente urbano.