settembre musica

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settembre musica
Città
di Torino
Assessorato
per
la Cultura
Centro
Promozione
Musicale
lunedì 22 settembre 1986, ore 16
Gran Madre
Complesso Vocale
«Musica Laus»
Luigi Mulatero, direttore
Massimo Nosetti, organo
SETTEMBRE MUSICA
Il Complesso Vocale «Musica Laus» di Torino è stato f o n d a t o nel
1966 dal Maestro Luigi Mulatero, diplomato in musica corale e direzione di coro.
L'organico di tale complesso comprende circa venticinque elementi
e si configura come gruppo di studio impegnato a riscoprire e a presentare un repertorio di polifonia sacra e p r o f a n a dal Rinascimento ai nostri giorni.
H a tenuto concerti in diverse città italiane e ha partecipato per sei
anni alla Stagione Polifonica di Torino a Palazzo M a d a m a e per
due anni alla Rassegna Corale del Piccolo Regio.
Nel 1985 ha partecipato al V Festival Internazionale di Canto Corale di Nancy.
Massimo Nosetti, nato ad Alessandria si è diplomato presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino in organo e composizione
organistica, in musica corale e direzione di coro.
H a effettuato numerosi concerti in Italia e all'estero, esibendosi anche
nella Cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Si dedica inoltre all'attività compositiva ed è organista titolare del Santuario di Santa Rita
e direttore della cappella musicale della cattedrale di Torino.
Si occupa di progettazione, costruzione e restauro di organi ed è
attualmente docente di organo e composizione organistica presso
il Conservatorio " G i o v a n n i Pierluigi da Palestrina" di Cagliari.
Il Centro Promozione Musicale di Torino è nato nel 1983 con lo
scopo di facilitare ai giovani artisti l'avvio di carriera promuovendo
esecuzioni concertistiche in contesti e momenti diversi dai tradizionali.
In questi anni ha promosso manifestazioni quali "Musica nei quartieri", "Appuntamenti organistici in Duomo", "Le festività musicali", "Musica nei castelli", "Le promesse della musica". Direttore
artistico è il maestro Mauro Pappagallo, titolare della cattedra di
organo e composizione organistica presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino.
Andrea Gabrieli
(1510 ca. - 1586)
Missa brevis
Kyrie
Gloria
Credo
Sanctus-Hosanna
Benedictus-Hosanna
Agnus I
Agnus II
Girolamo Frescobaldi
(1583-1643)
Ego sum panis vivus
per due soprani, tenore e basso continuo
Jesu, rex admirabilis
per due soprani, tenore e basso continuo
Claudio Monteverdi
(1567-1643)
Agnus Dei
Venite, venite
Adriano Banchieri
(1568-1634)
Jubilate Deo
Andrea Gabrieli
Missa brevis a 4 voci miste
Principale esponente della civiltà musicale veneziana del rinascimento, discepolo di Adriano Willaert, cantore in San
Marco a partire dal 1536, ove successivamente, subentrando a Claudio Merulo ricoprì la carica di secondo organista,
Andrea Gabrieli, la cui figura suole venire menzionata accanto a quella del suo illustre nipote ed allievo, Giovanni,
fu compositore fecondo e versatile dagli ampi orizzonti culturali. Venuto a contatto con l'arte di Orlando di Lasso in
occasione di un viaggio in Baviera, Austria e Boemia, aperto agli eterogenei stimoli che gli provenivano da varie differenti aree geografiche, grazie altresì ad una spiccata sensibilità
artistica, intuì precocemente l'avvento di una nuova epoca;
sinceramente orientato verso un processo di "naturale semplificazione sonora" e di progressivo "distacco dalla tecnica strutturale tipica dei fiamminghi"
(Kunze), assimilata
perfettamente la lezione dei maestri suoi predecessori, Gabrieli seppe foggiarsi un proprio incisivo e personale idioma,
duttile e malleabile, in grado di piegarsi alle più diverse esigenze espressive. Sebbene nelle messe, in special modo, egli
mostri talora di attenersi alle maniere tradizionali, anche in
questo settore della cospicua sua produzione vocale — è stato osservato — "egli applica un naturale declamato delle parole, esperta tecnica combinatoria e strutture architettoniche
articolate chiaramente, con semplicità" (Gallico).
Simili tratti stilistici sono pienamente ravvisabili nelle singole parti della splendida Missa brevis la cui esecuzione è prevista in apertura del concerto odierno. Già l'amabile Kyrie
dall'evidente impianto imitativo, intessuto di spunti antifonali e frequenti richiami tra le singole parti, rivela le qualità
migliori della adamantina scrittura gabrieliana. Se il gioioso
ed animato Gloria meravigliosamente illustra l'essenziale semplicità del suo stile armonico, palesando una marcata predilezione per il trattamento sillabico del testo, il successivo
Credo, nel quale sono racchiusi non pochi momenti di intensa espressività in corrispondenza di punti di maggior pregnanza testuale, sembra configurarsi quale una sorta di felice
contaminazione tra le due differenti tecniche compositive. Più
articolata e complessa la struttura contrappuntistica del Sanctus ritmicamente alquanto frastagliato e concluso da un breve
vivace Hosanna, laddove al Benedictus segue una nuova, assai
più estesa e fantasiosa formulazione AeW'Hosanna stesso.
Spicca, infine, la presenza di due Agnus dei quali il secondo, ove l'autore ancora una volta mostra di saper pienamente
sfruttare le potenzialità foniche della compagine corale, ri-
velando una stupefacente maestria tecnica, altro non è che
un'elaborazione del primo dalla omogenea e lineare scrittura a 4 parti.
Girolamo Frescobaldi
Ego sum panis vivus
Jesu, rex admirabilis
E nel settore della musica strumentale, segnatamente organistica, che il genio di Girolamo Frescobaldi potè manifestarsi in tutta la sua grandezza; non a caso già i
contemporanei ne riconobbero l'eccezionale levatura intellettuale ed artistica. Stabilitosi definitivamente a Roma, compiuto dapprima un viaggio nelle Fiandre al seguito del suo
mecenate, il cardinale Bentivoglio, e trascorso quindi un breve
periodo nella città natale, il compositore ferrarese ebbe modo di conquistarsi ben presto una vasta fama di risonanza
europea ricoprendo il prestigioso incarico di organista presso la Cappella Giulia che mantenne poi fino alla morte; frattanto prestò inoltre servizio contemporaneamente presso gli
Aldobrandini. Se le numerose toccate, i ricercari, le canzoni, i capricci e molte altre composizioni ancora riunite in più
raccolte (tra le quali i Fiori musicali rappresentano sicuramente il vertice assoluto della parabola evolutiva frescobaldiana) evidenziano una lucida personalità creativa che si
estrinsecava nell'adozione di un linguaggio talora sorprendentemente moderno, non altrettanto può dirsi, invece, della restante esigua produzione vocale, genere questo, invero,
a lui ben poco congeniale. Tale settore comprende, oltre ad
una serie di madrigali a 5 voci pubblicati ad Anversa, un certo
numero di pagine a 2 o 3 voci e basso continuo, destinate
per lo più a venire incluse in antologie e sillogi di brani appartenenti ad autori vari, secondo una prassi all'epoca alquanto diffusa.
È il caso delle due composizioni inserite nel presente programma la prima delle quali, Ego sum panis vivus, venne edita
a Roma nel 1621 da G.B. Robletti all'interno di una raccolta dal poetico titolo Lilia campi, mentre la seconda, Jesu,
rex admirabilis, venne inserita quattro anni più tardi nell'antologia Sacri affetti curata dal Sammarugo per i tipi di Luca
Antonio Soldo; "due pagine — osserva Luigi Ronga — che
sembrano scritte per occasione, ma che, a ben guardare, si
palesano concepite con un senso di sincero interesse in quei
visibile pensiero di esprimere gli affetti deI testo poetico".
Troppo severo (benché sostanzialmente corretto) risulta infatti il giudizio di chi ritiene le composizioni vocali di Fre-
scobaldi " n o n rivelino per nulla la complessità polifonica e
l'intensità espressiva presenti invece nella sua produzione per
strumento a tastiera" (Newcomb); sicché ne deriverebbe
"un'impressione di freddezza quasi totale — osserva Carlo
Mosso — nonostante un certo progresso verso la tonalità moderna; questo, tuttavia, non compensa la totale assenza —
prosegue lo studioso — di quella che è stata definita la 'tonalità frescobaldiana', frutto straordinario ed uno dei maggiori segni distìntivi dì una eccezionale personalità".
In realtà anche in queste due brevi pagine è dato scorgere
traccia di quelle "durezze e legature", ovvero di quel gioco
singolare di dissonanze, ritardi e false relazioni che tanto ci
affascinano nelle toccate per organo e quelle trascoloranti,
vaghe armonie di sapore modale vivificate da frequenti increspature ritmiche e rese talora ancor più leggiadre dalla sapiente disposizione delle parti. Si "ascolti attentamente la
sezione conclusiva dei primo brano o ancora non pochi passi della seconda pagina: questa, caratterizzata da una evidente
alternanza di incisi in stile imitato e frasi rigorosamente sillabiche, si lascia apprezzare in special modo per la costante
aderenza al dettato testuale. La pagina risulta pervasa da
un'aura di commosso ed intenso misticismo che immediatamente si impone all'ascolto rappresentando la cifra stilistica
dell'intera composizione di fatto sinceramente ispirata, nella quale ogni ombra di algido accademismo pare davvero dei
tutto assente.
Claudio Monteverdi
Agnus Dei
Venite, venite
In terza posizione figurano due pagine poco note del sommo Claudio Monteverdi, entrambe posteriori al 1620, anno
cruciale nella biografia dell'artista "/ cui interessi compositivi — segnala Lorenzo Bianconi — presero in seguito indirizzi disparati, molteplici". La prima delle due composizioni,
l'Agnus Dei a 4 voci e organo, è desunta alla Messa a 4 voci
et Salmi concertati e parte a cappella, florilegio eterogeneo
la cui pubblicazione, postuma, venne curata a Venezia nel
1650 da Alessandro Vincenti. Intenzionalmente arcaicizzante, siffatta Messa, come eloquentemente mostra l'Agnus che
ascolteremo, si configura quale una sorta di "restauro cinquecentesco" tuttavia "riconciliato — osserva Claudio Gallico — con la musicalità coeva, il cromatismo, la dissonanza
emancipata, le progressioni, certe maniere madrigalesche, il
basso d'organo a tratti autonomo". La pagina, nella quale,
peraltro, "il ricalco stilistico è seguito con mano maestra e
consegue trasparenze leggere e spoglia semplicità essenziale", raggiunge culmini di intensa espressività che un equilibrio fonico pressoché perfetto potenzia ed amplifica, mentre
il rigore di una salda struttura formale risplende in tutto il
suo fulgore. Alla Seconda raccolta de' Sacri canti curata da
Lorenzo Calvi, risalente al 1624, appartiene invece il mottetto Venite sitientes.
Le tre pagine di cui si compone quest'ultima raccolta mostrano invariabilmente un evidente impianto strutturale; nel
brano in programma, in particolare, emerge, per la sua singolarità, la ripresa testuale, in chiusura, dell'intera prima parte. Nella pagina, così come già in analoghe composizioni di
non ampio respiro ed ospitate in varie miscellanee antologiche, "vi è attuata — è stato osservato — una più facile e diretta comunicazione, ma anche un più colorito spiegamento
di vibrante umanità, in rapporto con le parole" (Gallico).
Un'accurata lettura della composizione che, pur nell'esiguità della concezione, rivela inconfondibilmente la mano del
"divino Claudio", non potrà che confermare il lucido giudizio critico testé riprodotto.
Adriano Banchieri
Jubilate Deo
Copiosa e proteiforme fu l'attività del dotto monaco bolognese Adriano Banchieri, organista, compositore, teorico e
letterato che eccelse, in particolar modo, nel genere del cosiddetto madrigale dialogico o rappresentativo. In tale campo egli lasciò pagine di notevole efficacia e di arguta
freschezza, conformemente alla sua personalità incline alla
facezia ed alquanto propensa, per naturale predisposizione,
all' ironia del paradosso. Appena qualche scintilla del suo spirito umoristico e bizzarro traluce nel festoso mottetto Jubilate Deo estrapolato dalle Ecclesiastiche sinfonie date alle
stampe in Venezia nel 1607.
Di impostazione sostanzialmente tradizionale, il brano, punteggiato di argentini madrigalismi atti ad evidenziare lo spirito di lieto giubilo cui il testo esplicitamente allude, si segnala
per la sua incessante vivacità ritmica, nonché per una trasparente scorrevolezza di scrittura; il gioco dei pieni e dei vuoti, le continue corrispondenze antifoniche tra le singole voci,
inoltre, fanno sì che la pagina sortisca effetti di rara suggestione, convincendo del tutto ed avvincendo piacevolmente
per il suo accattivante dinamismo.
Attilio Piovano
Girolamo Frescobaldi
Ego sum panis vivus
Ego sum panis vivus
qui de caelo descendi,
si quis manducaverit ex hoc
vivet in aeternum.
(Giovanni
6,51)
Jesu, rex admirabilis
Jesu rex admirabilis
et triumphator nobilis
dulcedo ineffabilis
totus desiderabìtis,
mane nobiscum Domine
et nos illustra lumine
pulsa mentis caligine
mundum replens dulcedine
quando cor nostrum visitas.
(S. Bernardo)
Claudio Monteverdi
Agnus Dei
Agnus Dei
qui tollis peccata mundi
miserere nobis,
dona nobis pacem.
Venite, venite
Venite venite,
sitientes ad aquas Domini.
Properate, emite sine argento
mei et lac.
Venite venite,
bibite vinum quod misuit vobis
ineffabilem sapientiam.
Comedite, bibite, amici,
divinum, mei et lac.
Quia me/iora sunt
ubera Dei vino
consolationis mundi.
Venite venite,
sitientes and aquas Domini
properate, emite sine argento
mei et lac.
Adriano Banchieri
Jubilate Deo
Jubilate Deo
omnis terra
Servite Domino
in laetitia.
Il concerto con
l'Orchestra da Camera di Torino
diretta da Enzo Ferraris
previsto alle ore 16
di martedì 23 settembre
presso la Chiesa di San Filippo
avrà invece luogo, nello stesso
giorno, alle ore 16,20
presso la Chiesa di
San Giovanni Evangelista
(Corso Vittorio Emanuele II, 15)
leggere di musica
Una valida introduzione ai compositori eseguiti in questo concerto
e rappresentata dal volume sul Seicento di Lorenzo Bianconi (1) la
cut impostazione particolare, privilegiante soprattutto la produzione
vocale del secolo XVII, risulta confacente al programma
presentato
Riguardo a Frescobaldi, segnaliamo subito quanto, dopo il libro di
Luigi Ronga (2) risalente al 1930, la musicologia italiana non abbia
Jatto grandi passi in avanti; per un'ampia e dettagliata monografia
dobbiamo dunque rivolgerci al volume dì Hammond (3), mentre
nella nostra lingua è stata pubblicata (in occasione del quarto
centenario della nascita del compositore una miscellanea di studi
interessante per lo sguardo panoramico che offre sul clima musicale
Jerrarese e per la presenza di una puntigliosa bibliografia dell'intera
opera Jrescobaldtana, secondo le edizioni originali (4) Per quanto
ri-guarda Banchieri, ricordiamo il profilo biografico compilato da
Mischiati (5); su Monteverdi esiste la minuziosa monografia di De
Paoli (6) e la raccolta di lettere dediche e prefazioni del compositore
sempre curata dallo studioso (7). Ancora, a tal proposito, ricordiamo
il volume di Gallico (8), il recente scritto di Fabbri (9) e l'analisi dello
stile e del linguaggio di Monteverdi compiuta dalla Gianturco (10).
Laura Cosso
(1) L. BIANCONI, Il Seicento, Torino, EDT 1982
(2) L. RONGA, Gerolamo Frescobaldi, Torino, Bocca 1930
(3) R. HAMMOND, Gerolamo Frescobaldi, Londra, Harvard Lniversity Press 1983
(4) A.A.V.V., Frescobaldi e il suo tempo, Venezia, Marsilio 1983
(5) O. MISCHIATI, Adriano Banchieri, Bologna, Riccardo Patron
1972 estratto da: Annuario 1965-70 del Conservatorio di musica
"G.B. Martini" di Bologna.
(6) D. DE PAOLI, Monteverdi, Milano, Rusconi 1979
(7) C. MONTEVERDI, Lettere, dediche e prefazioni, Roma De
Santis 1973
(8) C. GALLICO, Monteverdi, Torino, Einaudi 1979
(9) P. FABBRI, Monteverdi, Torino, EDT 1985
(10) C. G I A N T L R C O , Claudio Monteverdi, Stile e struttura, Mila-
La maggior parte dei testi indicati p u ò essere consultata presso la Civica Biblioteca Musicale "Andrea Della Corte" - Villa Tesoriera - corso
Francia, 192
Stampa: Tip. Artale s.n.c.