Digital Video HT - Marzo 2011

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Digital Video HT - Marzo 2011
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club
Cinversum
BlackWing Three
incipit del titolo non vi sorprenda: a
quanto so questo proiettore
CineVersum è su base JVC, ovvero
dovremmo parlare di D-ILA e non di LCoS,
così come per la serie precedente della
casa francese. Invece, e ne ignoro il motivo, dopo un excursus con una effettiva
macchina LCoS, il produttore definisce
questi nuovi BlackWing dotati appunto di
tecnologia Liquid Crystal on Silicon.
Dall’aspetto esterno, che questa volta non
è mutato tanto rispetto all’originale della
JVC dal quale deriva (a parte la ovvia personalizzazione effettuata dalla casa francese, come al solito gradevole), alla tecnologia con cui è realizzato, ai menu, che sono quelli del produttore giapponese: sembra tutto abbastanza simile. Ci sono poi
delle implementazioni, tipo la possibilità di
montare una lente anamorfica per la realizzazione di schermi 2.35:1. CineVersum
dichiara un rapporto di contrasto di
L’
dv
l’angolo di Andrea Manuti
92 dv
LCoS o D-ILA? Poco importa:
quello che conta è che questo
proiettore funziona molto
bene. La tecnologia è quella
dei cristalli liquidi riflessivi,
ed il risultato è di assoluta
eccellenza.
Vediamo come e perché.
50.000:1, lente con zoom, messa a fuoco e
shift completamente motorizzati, e la presenza del Crystal Motion, ossia il dispositivo di frame interpolation di cui vedremo il
funzionamento nella prova.
La finitura di questa macchina che, ripeto,
trovo personalmente del tutto gradevole,
è disponibile nei classici bianco e nero ed
in una esclusiva che prende il nome di
Four: in questo caso il rivestimento è in
una plastica che imita il carbonio, dandole
un look del tutto professionale e molto high-tech. Il contrasto dichiarato sale a
70.000:1 a motivo di una componentistica
selezionata a mano.
Ma andiamo a vedere cosa si nasconde
dietro l’estetica, ovvero le prestazioni di
cui questo proiettore è capace.
Come lo vediamo noi:
l’esterno e l’interno del proiettore
Abbiamo parlato di una linea personale e
che a mio parere è decisamente gradevole: il materiale plastico di cui è fatto il
BlackWing è ovviamente robusto e dotato
di un notevole feedback tattile, cosa che
si evince anche dal peso non indifferente:
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Ecco la linea di questo CineVersum BlackWing Three, dal profilo arrotondato e dalle
finiture in ABS. Bello, senza dubbio.
Ecco la sezione frontale, dove spicca un’ottica a controllo totalmente motorizzato dalle
prestazioni eccellenti.
dv
Il profilo nella parte posteriore riflette il concetto di “ala” che dà il nome alla serie.
al giorno d’oggi 13 kg sono quasi un record, e garantiscono comunque sull’appartenenza ad un settore dove la qualità costruttiva esiste. La vernice, che è la stessa
usata per le automobili, è spessa e viene
quasi a far parte del materiale in sé (capisco che questa affermazione sia difficile
da comprendere, così come non possa risultare evidente dalle foto: per averne la
contezza, bisogna vedere il BlackWing dal
vivo). Il profilo “ad ala” ricalca la linea della serie precedente, diciamo così con una
minor “apertura alare”, dato che negli altri modelli si andava direttamente verso
una sorta di vela spiegata, mentre qui l’effetto è appena accennato. Forse meglio,
per quanto mi riguarda, insieme ad un design che permette una migliore collocazione in ambiente, dato che risulta meno ingombrante rispetto all’unità capostipite
I FATTI
Diagonale di visione ottimale: da 60" a 200"
Larghezza ottimale dello schermo: da 130 a
440 cm
Tecnologia: Three chip engine, 0.7"" LCoS
Risoluzione: 1920 x 1080
Obiettivo: 1.4:1 - 2.8:1 (Standard)
Formato del chip: 16.09
Lampada: 150 W UHP
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Sul lato destro sono presenti solo le feritore di uscita dell’aria.
della serie.
Come al solito, girando intorno al Three
partiamo dalla zona frontale, dove l’obiettivo non è messo al centro, ma leggermente disassato. Poco male, perché lo
shift motorizzato (come del resto i comandi di zoom e messa a fuoco) permette
la correzione con un semplice tocco del
telecomando. Delle prestazioni della lente
diremo, ma vi posso anticipare che le incertezze dei primi JVC sono ampiamente
superate da questo vetro, che se la cava
egregiamente. Lo châssis del proiettore è
quasi un monoblocco, dato che non troviamo praticamente interruzioni nella linea:
sul frontale, oltre al citato obiettivo, si vede solo una feritoia, così come sul lato destro (ovviamente si tratta degli ingressi e
degli scarichi dell’aria). Sulla parte posteriore, la usuale sequenza di LED di segna-
lazione dello stato dell’apparecchio ed i
tasti per operare senza il telecomando in
fase di installazione della macchina, oltre
allo sportello che permette l’accesso al
vano della lampada.
A sinistra troviamo invece la sezione delle
connessioni, che appare ormai una entità
standardizzata in quasi tutti i proiettori, e
di cui parleremo nel box relativo. Il lato sinistro è quasi completamente occupato,
quindi non c’è spazio per altro che per il
connettore del cavo di alimentazione.
Da notare come il nuovo design abbia contribuito alla diminuzione del rumore, passato ora da 21 a 19 dB: al di là del dato dichiarato, a mio parere si tratta effettivamente di una macchina decisamente silenziosa, e la costruzione ne testimonia l’efficacia. Complimenti.
I pannelli che costituiscono il motore di
LE CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE ED IL PREZZO
Durata: >3000 ore (in media)
Light Output: Tipica 900 ANSI Lumen
Contrast Ratio: >50 000:1
Zoom e fuoco: Motorizzato
Lens Shift: Motorizzato
Vertical Shift: da -80% a +80%
Horizontal Shift: da -34% a +34%
Ingressi: 2 HDMI version 1.3 con HDCP e CEC;
1 Component Video (3 x RCA); 1 Composite
Video (RCA); 1 S-Video (4 pin mini DIN); 1 VGA
(sub-D15 )
Controlli: RS232 Control
12 V Trigger: Sì
Rumorosità: <19 dBA
Tensione di ingresso: 100-240 V AC/50-60 Hz
Larghezza: 386 mm / 15.2"
Altezza: 202 mm / 8.0"
Profondità: 522 mm / 20.6"
Peso: 13 kg (28.7 lbs)
Prezzo di listino: ¤ 8520,00 IVA compresa
Costruttore e distributore per l’Italia:
Audiogamma S.p.A., V. Pietro Calvi 16, Milano;
tel. 02.55181610, fax 02.55181961
Sito web: www.audiogamma.it
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La sezione di pixel adjust non è poi così utile, in pratica:
ma è presente…
dv
Vi sembrerà un peccato, ma non ho toccato questa sezione: semplicemente, non ce n’era bisogno, visto che i colori sono
a posto per gli affari loro!
questa macchina sono dei D-ILA (ripeto, la
base è JVC e quindi non è corretto parlare
di LCoS e non chiedetemi per quale ragione, forse solo commerciale, il costruttore
lo faccia), ovviamente tre ed in risoluzione
1920 x 1080 (questa, diciamolo chiaramente, è una non-informazione, dato che di 4K
non se ne vedono ed anche le macchine
economiche sono a risoluzione piena).
Il processore video che equipaggia la serie
Black Wing è un HQV Reon-VX, che fornisce quindi le più ampie garanzie di un trattamento al di sopra di ogni sospetto: peccato solo che i suoi controlli interni siano
abbastanza limitati, come accade sempre
in questi casi, ed in alcuni casi disponibili
solo per segnali SD (con il che ovviamente
ci tagliamo fuori da parecchi elementi di
discussione, visto che l’uso preponderante
di questi proiettori deve, e lo sottolineo,
avvenire con materiale HD!). Ma d’altro
canto se volessimo qualcosa di diverso,
dovremmo passare per un processore
esterno, e questo non penso sia giustificato nella stragrande maggioranza dei casi.
Un particolare: al di là del fatto che i menu
siano JVC, se andate sul sito HQV vedrete
che le macchine che vengono citate come
licenziatarie del processore sono i JVC
RS25 e 35: e quindi…
Il Black Wing Three usa un sistema di Iris
elettronico ad apertura variabile. Ciò significa che non c’è Iris dinamico, dato che
il valore molto basso di nero che si ottiene
non lo rende affatto indispensabile, ma
94 dv
possiamo scendere con un’apertura fissa
che opera molto bene sul controllo del livello del nero. Promosso a pieni voti, direi.
È presente anche il famoso CMS, Color
Management System, ossia quel controllo
che non uso mai, per ragioni che non starò
a ripetere per la cinquantottesima volta.
Anche in questa occasione non ho potuto
fare a meno di lasciarlo lì sconsolato, a
sentirsi inutile: che bisogno c’era di lui, visto che i colori sono quelli che sono?
Anche il comando del pixel adjust rispetta
ciò che da sempre caratterizza le macchine JVC: c’è, ma in pratica qualunque deviazione rispetto alla posizione iniziale è
praticamente inutile. Sotto questo aspetto, non ci sono novità di rilievo da segnalare, purtroppo.
I menu software – Come usarli per
la calibrazione
Non si può dire che la progettazione originale di questo proiettore sia avvenuta non
tenendo conto delle esigenze di chi debba
metterlo puntigliosamente in assetto. Le
voci di controllo sono tante, e permettono
una buona capacità di personalizzazione.
A volte succede infatti che la escursione
reale della macchina sia più limitata di
quella che viene messa a disposizione, nel
senso che i controlli effettivi operano su
un range nettamente più limitato che nel
caso teorico: se vi spostate più di tanto,
non ottenete altro che… errori! Qui invece
il menu è costruito bene, nel senso che si
riesce ad arrivare ad un assetto stabile
anche attraverso varie posizioni dei controlli. Per fare un esempio, ho valutato a
lungo se fosse il caso di tenere la lampada
su high o su normal, perché comunque
l’equilibrio non era malvagio. Alla fine poi
è prevalsa l’impostazione “tradizionale”,
ma di fatto si poteva anche pensare, in
condizioni diverse, di scegliere l’altra strada senza che ci fossero delle mancanze di
equilibrio pesanti. Questo aspetto è quello
che a volte limita un po’ la versatilità di
una macchina, che, nonostante dei software particolarmente ampi dal punto di vista
delle scelte, si ritrovano ad equivalere… ad
un televisore, vista l’impossibilità di arrivare a valori di calibrazione simili da strade diverse. Spero che il discorso non vi risulti ostico: se avete avuto occasione di
calibrare qualche macchina penso che la
cosa dovrebbe filare abbastanza, dato che
uno stesso risultato finale si può ottenere
partendo da settaggi iniziali (e finali) completamente diversi tra loro.
Partiamo nelle nostre considerazioni dal
controllo del gamma, che da sempre è uno
dei più importanti, soprattutto su un
proiettore come questo dove il livello del
nero è molto basso e quindi questo parametro assume un’importanza determinante. Non possiamo pretendere, e credo che
non mi sia mai successo, che ad un valore
di 2.2 corrisponda un analogo nell’ambiente nel quale state facendo la misura. È
chiaramente irrealistico, anche perché
nella maggioranza dei casi questi parametri vengono impostati facendo misure di illuminanza e non di luminanza, quindi con
la sonda girata verso il proiettore e tendenzialmente in ambienti trattati in modo
completo (stanze nere con riflessioni pari
quasi a zero, che sono l’equivalente video
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La struttura dei menu è tradizionale (ossia già vista su macchine JVC), ma funzionale. Le possibilità di personalizzazione sono parecchie e la versatilità operativa molto buona.
di una misura audio in una camera anecoica). Se doveste pensare di “scrivere” 2.2
sul proiettore, avere lo stesso risultato
una volta misurato e che questo debba
per giunta andare anche bene nel vostro
ambiente… beh, a mio parere avreste delle
disillusioni non da poco! A parte questo,
che è una considerazione generale ed abbastanza ovvia per chiunque abbia un minimo di esperienza in materia, i valori sono piuttosto lineari nella loro escursione.
Come se non bastasse, è anche possibile
agire sui singoli colori oltre che sul bianco,
rendendo la curva ancora più personalizzata. Qui va fatto un attimo di fermata, il
momento in cui vediamo che è anche possibile variare la curva per step successivi.
Devo confessare che qui ho sempre un momento di perplessità: in alcune situazioni
questo controllo è un aiuto non indifferente, ma in altre risulta oggettivamente difficile riuscire ad assumere perfettamente il
dominio di questa metodologia operativa.
Cercherò di spiegarmi: i problemi che si incontrano a volte (mi è successo anche di
recente) sono localizzati nel non riuscire a
“spostare” il valore, e non la forma, della
curva del gamma. Se ci sono macchine che
presentano sì delle “gobbe” che inducono
a valori non perfetti, il problema più comune è quello di non riuscire a scendere o salire nel valore che è il nostro obiettivo, che
a volte si pone come un limite irraggiungibile. Dico questo perché mi è capitato più
volte con D-ILA come questo, ed ho trovato una sorta di barriera alla quale mi sono
dovuto arrendere (non è questo il caso, come vedremo, ma solo il punto di partenza).
Questo grafico, che vedete nella foto, potrebbe apparire come la soluzione perfetta: in realtà non lo è, perché purtroppo è
sempre molto complicato andare a traslare
in modo uniforme una curva che è stata
progettata da una persona che non può
aver preso come riferimento un valore as-
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Ecco come è possibile variare punto per punto, o meglio, zona per zona, la curva del gamma.
soluto, ma ha “deciso” che quella pendenza corrispondesse a qualche variazione da
lui stabilita. Ecco perciò che modificare
l’intervallo 30-40% diventa un azzardo,
perché non sappiamo come si modifichi di
conseguenza il valore assoluto: e si può
andare incontro a sorprese poco piacevoli
che costringono magari a buttare ore ed
ore di lavoro intenso e disperato. Pertanto
cercate di operare su questo controllo con
la massima cautela, e di muovere le pedine
con circospezione; anche se a mio avviso
non dovrebbe nemmeno essere così necessario, vista la buona indole del Black Wing
Three.
Vediamo qualcosa di pratico per far capire
quali sono i limiti di ciò che ho detto, analizzando, oltre a quanto leggete nel riquadro delle misure, la situazione nelle varie
condizioni di partenza, prendendo come
riferimento soltanto la curva del gamma
ed i livelli RGB.
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l’angolo di Andrea Manuti
Cinema 1
Credo che la cosa più naturale da fare sia quella, per un appassionato di cinema, di partire dal settaggio definito “Cinema 1”. Ecco i risultati
che otteniamo.
Beh, onestamente vedere una curva del gamma così grottoluta e con compressioni alle basse luci ed espansioni alle alte non può dare
conforto; ed oltre tutto il valore è di 1.38! Questo significa avere una scarsa sfruttabilità del livello del nero, che con un gamma del genere
viene sollevato in modo inaccettabile (tanto più il valore si avvicina ad 1, tanto più andiamo verso una retta a 45° e quindi alziamo la parte
iniziale della curva, sollevando quindi la riproduzione della zona vicina al nero), che viene solo, e non correttamente, compensata dalla compressione sulla prima zona del grafico che vedete evidenziata. Quando parlo di “buona indole”, faccio riferimento ai colori: se osservate i livelli RGB, è comprensibile che con una partenza del genere la calibrazione sia estremamente facilitata e si arrivi senza difficoltà ad avere
un’ottima resa cromatica.
Se però pensate, senza strumenti, di usare questo banco come punto di partenza… avrete dei cattivi risultati! Il mio consiglio è quindi, a meno di non avere particolari ambienti dove una situazione del genere sia replicabile, di passare ad altro.
dv
Cinema 2
Passiamo ad una interpretazione del cinema che apparentemente dovrebbe essere simile alla precedente ma che in realtà se ne discosta parecchio.
Questo grafico (parlo del gamma, ovviamente: i commenti relativi ai livelli RGB sono del tutto analoghi a quelli già fatti prima e completamente lusinghieri, basta guardarlo per rendersene conto) è decisamente più lineare ed allineato al riferimento. Pur risultando troppo basso
(perché 1.85 fa correre il rischio di non riuscire, come dicevo prima, a portalo ad un valore superiore che è quasi sempre necessario) ci presenta una aderenza notevole che fa operare in maniera lineare sui controlli. In questo modo abbiamo una resa finale più stabile e consona
ad una riproduzione corretta dei livelli di grigio.
Cinema 3
Sembra essere tornati al Cinema 1, anche se stavolta il gamma arriva ad 1.61, ma la curva è decisamente ad “S”, il che porta con sé compressioni ed espansioni che non sono di certo sane. Unite questo ad un valore troppo basso, e capiamo da subito che nemmeno questa soluzione, a meno di notevoli sforzi ambientali, rappresenta un punto ideale di partenza.
Dynamic
Paradossale, la curva riportata nel grafico della pagina seguente! Vi assicuro che ho valutato se valesse la pena prenderla in considerazione
come prima scelta, dato che si parte da 1.67 di valore ma con un andamento estremamente lineare. Curioso il fatto che non siamo davanti a
ciò che accade abitualmente, ovvero la classica esaltazione delle alte luci, che vengono messe in una totale evidenza.
96 dv
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Qui invece abbiamo un equilibrio davvero rimarchevole, con solo una leggera tendenza ad “S”, ma nettamente inferiore a quanto invece visto nei casi precedenti. L’unico problema, e si vede subito, si rileva nella curva dei livelli RGB, che sono chiaramente spostati verso il blu.
Stavolta abbiamo il tipico comportamento dei settaggi “dinamici”, che esaltano appunto la riproduzione di questo colore a scapito del rosso
(cosa che vedete puntualmente verificarsi), e che alla fine mi ha reso questa strada meno immediata da percorrere.
Stage
Questo parametro, il cui nome non mi suggerisce altro che il palcoscenico di un teatro (e quindi mi rende la cosa un po’ difficile da comprendere), si colloca a metà tra Dynamic e gli altri. In che senso? Partendo sempre da un gamma troppo basso, perché 1.77 rimane tale, la linearità è molto buona, e tutto sommato anche questo potrebbe portare ad una discreta soluzione. Non fosse per questo equilibrio cromatico un
po’ troppo spostato verso il blu a scapito del rosso, ci si potrebbe pensare seriamente, e non è detto che questa soluzione non possa andare
bene in qualche ambiente.
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TH-PRO
Molto buono questo punto di partenza, che vede una curva decisamente regolare ed un valore tra i più alti proposti: 1.87 non è ancora ottimale per la maggioranza degli ambienti, ma rappresenta un considerevole vantaggio se consideriamo anche l’equilibrio cromatico praticamente perfetto che questo TH-PRO ci mostra.
Direi che partendo da qui è possibile arrivare ad un risultato molto valido di calibrazione, a condizione di riuscire a sollevare il gamma lasciando inalterata la linearità che qui vediamo.
User 1 e 2
Riporto ovviamente solo uno dei due settaggi di partenza, dato che sono uguali. Le considerazioni che possiamo fare sono analoghe a quelle
del TH-PRO, visto che la linearità è molto spinta, i colori sono eccellenti (osservate le curve che sono praticamente coincidenti, oltre quello
che normalmente può essere rilevato da un occhio anche esperto) e che, oltre alla consueta considerazione di un valore troppo basso di
partenza, direi che ci siamo: tra questi si può scegliere per partire per il nostro compito!
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l’angolo di Andrea Manuti
Parliamo ora un momento del Crystal
Motion Drive, ovvero del sistema che, operando a 120 Hz, a detta del costruttore dovrebbe rendere fluide e chiare le immagini
provenienti da materiale a 24p oppure da
film girati in HD a 60 Hz.
C’è. Esiste. Ha un bel nome.
Tutto qui.
Ho provato ad usarlo. L’ho tenuto acceso
cinque minuti, pensando che non si creassero artefatti. Dopo tre avevo già cambiato
idea, pur essendo un fanatico sostenitore di
questo tipo di elettronica. Traete voi le conclusioni in merito…
Qui a fianco vedete un esempio “dinamico”
della demo che si trova accedendo al menu
di servizio.
Parliamo allora un momento di questo aspetto, ovvero il menu che, come tutti i JVC, è
accessibile da una ben nota sequenza di tasti
che si premono da telecomando. Di solito
Ecco la demo del Crystal Motion Drive che si trova nel menu di servizio. Certo non per farvi apprezzare le differenze, ma
solo per capire che esiste. I commenti li leggete nell’articolo…
dv
Le voci del menu di servizio non sono nulla di particolarmente trascendentale, dato che replicano quelle esterne. Si possono impostare i parametri di partenza, nulla di più.
Il settore delle connessioni ed il telecomando
La parte sinistra del BlackWing Three è interamente
occupata dai connettori di ingresso: la regola è ormai
quasi uno standard, con la presenza di due HDMI, ai quali
si accompagnano un VGA, un component, un S-Video, un
videocomposito e la seriale di servizio. Non c’è nulla di
diverso dal solito, ed al tempo stesso è presente tutto
quello che serve, senza arrivare a chiedere un terzo HDMI
di back-up. Non ci sono ingressi su BNC, ma la domanda,
al giorno d’oggi, me la faccio da me: visto che nemmeno
io li uso più, a chi capiterà più di incontrarne uno al di
fuori del mondo professionale?
Il telecomando è stato sicuramente progettato per un uso
Home Theater, dato che presenta parecchi tasti a
chiamata diretta (picture mode, gamma, lens aperture,
color temperature e così via): gli elementi che distinguono
una unità da un’altra sono oramai solo questi, dato che,
come ho detto tante volte, si finisce per abituarsi alla
disposizione che trovate su quella del proiettore che
acquistate. L’organizzazione ed il layout dei tasti è qui
curata, anche se non si tratta di un telecomando high-end,
dato che l’apparenza è sicuramente “plasticosa”. Ciò che
conta, però, è l’efficacia nell’uso, e qui direi che ci siamo.
98 dv
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LE MISURE
TRIANGOLO DI GAMUT
LIVELLI DI NERO, GRIGIO E BIANCO
Il solito comportamento dei recenti JVC a partire
dall’HD1 in poi, con un triangolo del gamut molto
ampio e sovrasaturo. Non ho mai ritenuto necessario ridurne l’ampiezza per una corretta riproduzione cromatica, anche passando attraverso il CMS,
dato che la risposta della macchina è sana e fornisce dei colori molto validi, personali ma direi apprezzati da tutti. Una tranquillità, insomma.
Vorrei farvi notare come il comportamento del
gamma di default (un valore troppo basso e
che tende a sollevare i livelli) non possa che
condurre ad una situazione come quella che
vedete nel grafico dei Lumen rilevati nelle
condizioni di default: il valore al 40% è
sicuramente troppo alto, tant’è che nelle
condizioni di calibrazione, per riportare ad
una riproduzione lineare e corretta della scala
dei grigi, questo numero è dimezzato. Un
prezzo da pagare che però era necessario
mettere in conto, dato che passa per una
luminosità massima che si mantiene sempre a
livelli molto, ma molto elevati (500 Lumen per
una macchina da Home Theater sono sempre un’enormità) ed un livello del nero stratosferico. Ci siamo
arrivati: se osservate il dato in condizioni di calibrazione, vedete che arrivare a 0.013 Lumen è un’impresa
che riesce a pochi. Non sarà il fatto di avere recentemente stabilito un record a 0.008 Lumen a fare una
differenza straordinaria: questo proiettore produce un nero così profondo da poterlo considerare la sua
migliore caratteristica! Complimenti davvero per una realizzazione così valida.
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In analogia a quanto detto per il valore del
nero, il contrasto al 100% è siderale: quasi
40.000:1 era un rapporto che non avrei
pensato di misurare fino a qualche anno fa.
Non inganni la riduzione del CR40, per i
motivi detti prima commentando il livello del
grigio: 4500:1 denota una prestazione
formidabile che rende la macchina un
portento di operatività e rappresenta in ogni
caso una prestazione di livello assoluto.
Ancora complimenti.
I LIVELLI RGB E LA CURVA DEL GAMMA
Default conditions
Calibrated conditions
Gamma default = 1.88
Gamma calibrated= 2.21
Pochi i commenti relativi ai livelli RGB, dato che segnano un comportamento molto lineare e decisamente apprezzabile, che vi assicuro
ad occhio nudo non è distinguibile dalla perfezione. Apprezzare il 5%
di scostamento rispetto alla linearità del 100%, credetemi, è davvero
impossibile. Diverso il commento da fare sulla curva del gamma, che
parte da un valore decisamente basso e non centrato rispetto al riferimento. Se questo può essere accettato in ambienti particolari, 1.88
è un numero che mette in crisi la calibrazione in molti casi (la maggioranza, direi), anche se la curva dimostra di ricopiare perfettamente l’andamento ideale di quel valore. Ma quando parlo di buona indole
del proiettore ed osserviamo la curva del gamma penso sia facile capire cosa intendo: portare la macchina a questo risultato non è stato
nemmeno particolarmente difficile, dato che il tempo necessario si è
mantenuto all’interno del possibile (intendo qualche ora di lavoro).
Rimane solo qualche piccola compressione in basso, che sacrifica,
nella visione reale, una piccola percentuale di dettagli che vengono
affogati nelle basse luci. In ogni caso il risultato finale, che è quello
che conta, parla a favore di un comportamento che, unito alla prestazione del livello del nero, non può che farci emettere un plauso incondizionato per questo CineVersum.
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questo scatena i pruriti di tutti gli smanettoni, me compreso, in quanto vedo in questo
delle possibilità straordinarie di calibrazione
extra. Qui non avviene questo, dato che le
voci che trovate all’interno di questa area
sono le stesse che sono allocate nel menu
utente! L’unica cosa che potete fare è impostare un parametro di base come impostazione della macchina, ovvero personalizzare
i menu esterni con dei valori che decidete.
Si tratta in pratica di una ulteriore customizzazione della macchina, che in questo caso
non ha un valore particolarmente rilevante se
non per un fatto di comodità: avere una base
di partenza più flessibile è senz’altro utile dal
punto di vista dell’adattamento della macchina al nostro ambiente qualora sia necessario
creare più banchi di memoria oltre i tre personalizzabili che abbiamo già a disposizione. Ma
in questa occasione non si scoprono segreti
del Santo Graal, per intenderci…
Largo alle immagini!
La prova pratica
dv
Cerchiamo di capire, allora, come si comporta una macchina del genere una volta accesa, calibrata e compreso quali siano le sue
caratteristiche di funzionamento principali.
Diamo per scontato di partire da qui, accendere il proiettore e goderci un film, che sarà
poi l’obiettivo che ognuno di noi ha, al di là
della tecnologia, dell’investimento effettuato, del luogo di visione e del numero degli
spettatori che inviteremo.
Diciamo subito una cosa: questo proiettore
rappresenta un esempio del come e del perché, a mio parere, sia del tutto inutile ricorrere al 3-D per avere una visione gratificante. Il
perché mi sembra ovvio da quanto finora abbiamo detto in termini del pregio principale di
questo D-ILA. Quando abbiamo davanti un livello del nero di questa portata, oltretutto accompagnato da una linearità della curva del
gamma come quella esibita dal BlackWing
Three in condizioni di calibrazione, ci sono
poche scuse: la fedeltà della riproduzione è
quasi certamente assicurata. Dico “quasi”
perché manca sempre una riproduzione cromatica valida e corretta, senza la quale tutto
questo non ha molto senso: se fate riferimento alla recensione del SIM2 MICO 50 del mese
scorso penso sia semplice capire cosa intendo. È da queste tre grandezze che nasce, a
mio avviso, una eccellente godibilità delle immagini che escono da un Blu-ray o da una
trasmissione televisiva in HD.
Stabilito che da quanto visto nel corso
dell’analisi tecnica di questa macchina si deduce abbastanza facilmente che questi elementi ci sono tutti, vediamo come indirizzarli per caratterizzare fisicamente l’acquirente tipo di un proiettore del genere, e chi
si potrebbe riconoscere e rimanere soddisfatto da un ipotetico profilo di proprietario
di un D-ILA così posizionato.
Ovviamente lo straordinario livello del nero,
che è modulabile attraverso l’uso dell’Iris e
100 dv
LE MISURE
RISPOSTA SPETTRALE
Default conditions
Calibrated conditions
40 IRE
40 IRE
60 IRE
60 IRE
80 IRE
80 IRE
100 IRE
100 IRE
Le caratteristiche di questa macchina sono comunque riflesse da una risposta spettrale
valida e ben delineata: il confronto tra il prima ed il dopo ci evidenzia una maggior presenza della componente del rosso, come era da aspettarsi cercando di ottimizzarne la caratteristiche in ottica Home Theater. Di certo si tratta di colori supportati da una presenza
del blu piuttosto forte, il che determina dei colori piuttosto accesi e decisi, e ciò è normalmente segno di una buona accettazione da parte del gusto medio degli appassionati.
che sarà adeguato all’ambiente di visione ed
alle condizioni (eventualmente variabili) nelle quali ci si trovi ad operare, è un punto di
partenza che porta questo CineVersum
nell’ambito dei fanatici del vero cinema in
casa. Non chi guarda un film con le luci accese, ma chi spegne tutto se non il proiettore e si appresta a godersi lo spettacolo. Se
quindi il vostro target sono le partite del fine settimana, lascerei perdere: questa macchina sarebbe sprecata.
Detto quindi che il poter raggiungere livelli
così bassi senza perdita di dettagli è foriero
di un conseguimento di eccellenti livelli di
dettaglio, diciamo anche, per onestà, che
qualche piccola ed inevitabile compressione
sulle basse luci si genera sempre (stiamo
parlando di unità reali, non di astrazioni da
laboratorio!). Ciò non toglie praticamente
nulla, se non qualche piccolo elemento di
contorno, ad una eccellente riproduzione. Vi
devo anche dire che, dopo la rilevazione
strumentale, mi sono reso conto che nella visione pratica per ovviare a questi piccoli problemi ho dovuto alzare leggermente il brightness, perché l’ottenimento di un nero così fondo andava a scapito della lettura di
qualche particolare. Nulla di trascendentale,
intendiamoci, ma visto che si è verificato almeno con un paio di film, forse mi sono lasciato prendere la mano dalle possibilità di
queste matrici e ho dato giù di Iris per arrivare più in basso che si potesse. È comunque
un fatto di scelte, che posiziona il Three verso il settore realmente high-end, ossia delle
prestazioni assolute, che vanno naturalmenn.131 Marzo 2011
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LE MISURE
RILEVAZIONE DELLE PRESTAZIONI DELL’OTTICA
Pattern totale
Centro
Centro destra
Basso destra
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Continuo a rimandarvi agli articoli su questo tema presentati poco tempo fa sia su Digital Video che su HTProjectors, per avere
un’idea più precisa del metodo di rilevazione seguito.
Devo dire di essere rimasto impressionato. Le perplessità che a
suo tempo mostrarono i primi JVC e le macchine da questi derivate sono svanite e si sono sciolte come neve al sole.
L’osservazione del pattern complessivo è illuminante, perché ci mostra una grande uniformità complessiva ed una pulizia d’assieme
notevole. Andando quindi ad osservare il particolare del centro, troviamo scansione quasi perfetta dell’alternanza tra le righe bianche
e nere, segno che il potere risolutivo dell’ottica è eccellente.
te di pari passo con la resa cromatica.
Vediamo questo aspetto, che è spesso determinante nella scelta di una soluzione tecnologica piuttosto che un’altra. I colori del
BlackWing sono molto belli: come detto, non
li trovo sovrasaturi, ma decisi sì: questo
quindi fa capire come la rilevanza della componente blu tenda ad “accenderli” in maniera quasi compensativa rispetto alla loro neutralità di base. A mio avviso questo spiega il
perché abbiano generalmente molto successo: non essendo taglienti come quelli di un
DLP, conservano però un loro appeal notevole, perché non sono pastello, ma vivaci. Ed
in questo capisco anche come abbia, alla fin
fine, preferito il SIM2 a LED rispetto a questa
soluzione, anche se lì il livello del nero era
più alto: oggi le soluzioni con quella tecnologia presentano colori che possono essere
modulati nella direzione del calore, ossia…
verso i CRT dai quali provengo! Dico questo
per cercare di posizionare questa macchina,
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Ma se vogliamo osservare la prestazione più eclatante direi di
soffermarci per un attimo sulle zone in basso ed al centro a destra, dove appare piuttosto evidente come le transizioni cromatiche, sia in verticale che in orizzontale, siano caratterizzate da un
nitore ed una pulizia che colpiscono. Il BlackWing sembra non
avere alcuna incertezza, appare muoversi a suo agio anche nelle
minime variazioni di colore che possiamo osservare, dando luogo
ad una prestazione davvero da primo della classe.
Complimenti per la realizzazione di un componente, l’obiettivo,
sul quale spesso si risparmia: qui invece possiamo dire di avere
davanti un esemplare di livello eccellente.
che per me rappresenta la scelta ideale di
chi venga da un altro proiettore digitale di
generazione precedente, oppure sia alla prima esperienza e voglia fare un esordio alla
grande, oppure vada alla ricerca di un livello
del nero da primato. Se invece la priorità è
quella di una riproduzione il più possibile
morbida ma “analogica”, allora una macchina a LED come il SIM2 (e non come il Vivitek,
che ha colori più robusti) è più indicata.
Dovete sempre inquadrare il livello delle differenze che oggi distinguono i proiettori,
che hanno raggiunto un livello medio molto
alto: si tratta spesso di sfumature, di dettagli e particolari, che emergono spesso
dall’analisi affiancata e ravvicinata, nello
spazio e nel tempo. Questo per dire che se
uno fa una scelta in questa direzione, dopo
tre mesi di visione si sarà talmente assuefatto che, a meno di confronti quotidiani, gli
sarà molto difficile notare le stesse differenze che magari avrà visto poco tempo prima.
Diciamo ancora una cosa, che rientra nel
campo delle preferenze personali ma che oggi non possono essere taciute. Il Crystal
Motion Drive, ovvero il sistema di frame interpolation presentato da JVC. Come vi ho
detto, l’ho disinserito, ma vi voglio circostanziare un po’ il concetto. Sono un estimatore
di questi congegni, e per me rappresentano
oggi un possibile criterio di scelta nel differenziare i prodotti. Naturalmente devono
funzionare, come fanno quelli di Epson e
Sony, che pur perfetti non sono. Quando ho
visto che il CineVersum ne era dotato, ovviamente l’ho messo su High, per capire dove
arrivava. Nei primi due minuti ho pensato
“Ammazza’o’, anvedi…”, che, per i non romani, è espressione di sorpresa e compiacimento allo stesso tempo. Poi ho capito che si generavano comunque degli artefatti che non
mi rendevano assolutamente naturale il fluire delle immagini. A questo punto sono andato su Low: ci sono rimasto un minuto, ed
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ho compreso che non tutti i sistemi sono a
punto. Se la potenza elaborativa e gli algoritmi sottostanti non sono adeguati e non si
riesce a rendere fluido un movimento che
nasce a scatti (i 24 fps del cinema non sono
oggettivamente abbastanza per rendere in
modo naturale un qualunque spostamento
che avvenga nei normali tempi reali di un essere umano e non di un bradipo azzoppato),
tanto vale lasciare perdere. Detta in altro
modo: per me è come se questo dispositivo
non fosse proprio presente. Se nel caso di
Epson e Sony qualche errore ci può stare,
perché siamo tutto sommato ancora alle pri-
me versioni, qui l’esclusione è automatica, se
non vogliamo vedere un fiorire di errori che
fanno della proiezione una sofferenza. Tutto
qui, non si può essere perfetti, e magari
qualcuno di voi troverà accettabile od utile
questa feature: non abbiamo tutti gli stessi
occhi, ed in questo campo la soggettività è
Quando parlo di colori decisi e personali, ecco un
esempio: non sono accesi o violenti, ma di certo hanno
una caratura brillante. Si tratta di una scena molto facile,
è chiaro, ma che ho scelto per far comprendere come non
siamo in presenza di una riproduzione pastello, ma di una
abbastanza sostenuta. Mai innaturale od eccessiva,
comunque, e questo è un gran pregio.
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Direi che in questo fotogramma, anche se in uno spazio
molto ristretto e fermo restando che davvero non so cosa
si potrà vedere nella riproduzione su carta, abbiamo
pregi e l’unico difetto rilevante di questo CineVersum. La
linearità della macchina sulle basse ed anche sulle alte è
riprodotta molto bene nelle due zone della camicetta e
della gonna che si trovano una sopra l’altra. Viceversa,
abbiamo qualche compressione in quella a sinistra, che è
poco visibile. Nella foto si scorge ancora qualche
particolare anche a sinistra, ma si ha la percezione di
perdere qualcosa. E direi che in questo modo abbiamo
“dipinto” le prestazioni reali del BlackWing.
Bei colori. Ecco cosa intendo con questa affermazione,
dove qui va intesa nel senso di naturale e non forzato. In
particolare, il verde della maglia ed il rosso del
parchimetro sulla destra penso possano rappresentare
bene l’affermazione. Vedete che non si tratta di colori
finti o di interpretazioni, ma di una proposizione naturale
di una scena di vita quotidiana. La sensazione di cui parlo
è ovviamente accentuata nella visione reale del film,
dove il fluire delle immagini contribuisce a dare un
suggerimento di realtà.
Ancora una riproduzione senza coloriture specifiche delle
parti più complicate, ossia il viso. Qui siamo in luce
artificiale e con una scarsa illuminazione, ma spero siano
visibili tutti i dettagli del volto, che compongono una
“pittura” decisamente tridimensionale della realtà. Il
volto di Jennifer Aniston viene rappresentato con le
scolpiture tipiche di quando siamo presenti sull’evento,
con la persona davanti a noi: questa simulazione della
realtà è a mio parere decisamente più credibile che un 3D simulato male…
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Conclusioni
Una scelta sicura, su un prodotto che può dire
la sua come macchina di riferimento per splendide serate Home Theater. Livello del nero
stratosferico, ottima e ben bilanciata resa cromatica, possibilità di messa a punto notevole,
tale da creare delle condizioni d’uso flessibili
ed adatte a moltissimi ambienti, una bella linea
ed una costruzione ineccepibile, un’ottica che
sembra un rasoio. Cosa volete di più? Il sistema di frame interpolation non funziona benissimo in parecchie situazioni? Ma cosa ve ne
importa, fate finta che non ci sia: i pregi sono
talmente tanti che potete tranquillamente farne a meno. La validità di questa macchina è tale da metterla nella lista di quelle che si possono tenere a lungo, per svariati anni, sicuro che
le prestazioni che forniranno saranno sempre
adeguate. Complimenti, davvero. dv
in sintesi
dv i PRO e i CONTRO
PRO
CONTRO
• Livello del nero
• Sistemi di frame interpolation davvero
• Fedeltà cromatica e caratura dei colori
poco a punto, tanto da doverlo
• Prestazioni dell’ottica
disinserire
• Software di controllo versatile
• Qualche compressione ai bassi livelli
Costruzione originale e robusta
glossario
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esiste ancora
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enorme. Provate da soli, poi fatemi sapere.
In conclusione, prima di proporvi qualche
immagine come di consueto, devo dire che
l’esperienza di questo proiettore è stata
davvero piacevole, tanto da tenerlo per un
tempo decisamente ampio: rappresenta una
sicurezza, dato che permette di arrivare ai
limiti oggettivi del contenuto riprodotto dal
supporto. Se l’immagine c’è, siete praticamente certi che con questo BlackWing sarà
riprodotta al meglio. E non mi pare poco!
I possibili
concorrenti
• Epson EH-R4000
• Sony VPL-VW90
• JVC DLA-HD990
• SIM2 MICO 50
• Vivitek H9080FD
per chi vuole sapere cosa sia...
Il triangolo di gamut
Fornisce l’informazione sulla resa dei colori primari RGB. Più ampio il
triangolo, tanto più elevata la capacità del proiettore di riprodurre sfumature cromatiche. Dato che questa misura viene fatta a 100 IRE (ossia
con un segnale al 100% della propria intensità, cioè rosso, verde e blu
alla massima potenza), il triangolo di gamut serve solo a dare un’indicazione del comportamento di una macchina da riproduzione al massimo della sua emissione luminosa e non una valutazione della accuratezza della sua riproduzione filmica.
I livelli RGB e la curva del gamma
Rappresentano le informazioni più importanti per comprendere come
si comporti un proiettore da Home Theater, insieme al livello del nero.
La curva dei livelli RGB esprime in ascissa una “sweeppata” da 0 a 100
IRE, con un andamento riferito, in ordinata, al valore corretto teorico
del valore a D65 (il riferimento della specifica). Lo scostamento percentuale rispetto al punto centrale rappresenta la “distanza” dalla linearità ottimale (un proiettore cromaticamente perfetto avrà come risposta una linea bianca, dove le curve RGB sono sovrapposte al centro).
Nella pratica, scostamenti dell’ordine del 10% (massimo) sono scarsamente avvertibili dall’occhio umano, mentre è da considerare un difetto vedere dei grafici con le curve che si intersecano ai vari livelli: questo perché un proiettore in queste condizioni sarà più difficile da portare ad una buona linearità.
La curva del gamma, ovvero la “funzione di trasferimento” che, dato
uno stimolo in ingresso, ci restituisce il comportamento del proiettore
in uscita, è fondamentale per caratterizzare la capacità di riprodurre in
modo accurato le basse, medie ed alte luci. Il valore di riferimento della
specifica è di 2.2, ma nella pratica è funzione dell’ambiente e delle condizioni di installazione. Tanto più sarà regolare la curva (indipendentemente dal valore numerico assoluto) tanto più il nostro proiettore sarà
in grado di riprodurre i dettagli. Si tratta di una grandezza fondamentale per la calibrazione, ma sulla quale bisogna agire con estrema attenzione per non distruggere, con pochi colpi di telecomando, qualunque
proiettore.
Black, gray e white level; contrast ratio
Il valore dei livelli di nero, grigio e bianco è estremamente importante
per la caratterizzazione di una macchina da Home Theater, soprattutto
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il primo, che definisce quanto riesca a restituire delle immagini pienamente contrastate e tridimensionali. Le grandezze sono espresse in
Lumen. Qual è la differenza? La sonda (DeltaOhm) viene girata verso il
proiettore, effettuando una misura di illuminanza (lux), che esprime
quanto arriva sullo schermo (nel caso di specie, 244 cm di base in 16:9)
in termini di intensità luminosa. Questo numero dipende ovviamente
dall’area di misura. Moltiplicandolo per l’area dello schermo stesso, si
ottiene una grandezza indipendente da questo, che prende il nome di
Lumen, più adatto a caratterizzare in modo assoluto un proiettore, senza dover tenere conto delle dimensioni di proiezione. Ovviamente, tanto più sarà basso, tanto meglio sarà… Per le alte e medie luci, invece,
non vale lo stesso concetto: un proiettore da Home Theater può essere
molto valido anche con 200 Lumen: basta che siano “buoni” e regolari…
Il rapporto di contrasto, misura ritenuta da molti fondamentale, è invece riportata per fare capire quanto sia… inutile! Non rappresenta una
indicazione assoluta della bontà di un proiettore, per il semplice fatto
che è un rapporto tra una grandezza che non serve (il bianco assoluto
al 100%) ed una che invece è determinante (il nero): per aumentare
questo rapporto, basta aumentare il numeratore (ossia il livello del
bianco). Facendo così si ottengono solo delle alte luci totalmente inguardabili e delle condizioni irrealistiche! Nelle prove vedrete spesso
che le condizioni di calibrazione, che tengono conto di svariati parametri e non solo di questo, avranno un rapporto di contrasto INFERIORE al
default. Ciò ne prova l’inutilità come valore assoluto di riferimento!
Riportiamo, ed è sicuramente più rilevante, lo stesso rapporto misurato
a 40 IRE, una condizione di osservazione di un proiettore molto più vicina alla realtà.
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La risposta spettrale
La spiegazione del “carattere” di un proiettore, ripreso da 40 a 100
IRE. La curva ideale, fatta a “panettone” (che emula la risposta dello
spettro solare), rappresenta il valore al quale tendere: tanto più ravvicinati e costanti saranno i valori, tanto meglio si vedrà il proiettore.
Teniamo presente che il livello del blu deve essere inferiore al verde, e
che la zona e l’estensione del rosso contribuiscono molto a rendere
l’immagine calda e pastosa. Dall’analisi di questi grafici si riescono a
trarre quantità di informazioni su come si comporti in realtà, ed una
risposta spettrale corretta ed ampia è SEMPRE sintomo di un eccellente proiettore.
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