project financing a brenzone

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project financing a brenzone
LEGAMBIENTE VERONA
COMUNICATO STAMPA
Nuova aggressione al territorio gardesano
PROJECT FINANCING A BRENZONE
TRA DEMAGOGIA E SPECULAZIONE
A distanza di alcuni mesi dalla proposta di rinnovare l’obsoleto e inutile impianto di risalita da
Prada al Monte Baldo, la Pubblica Amministrazione di Brenzone ha presentato un ulteriore e
certamente più devastante progetto, denominato “Valorizzazione e sviluppo delle attività turistiche
nel comune di Brenzone”, prevedendo la realizzazione di un impianto di risalita CastellettoPrada, con relative stazioni di arrivo e partenza, parcheggi multipiano e a raso per 350 posti auto e
78 posti moto oltre a quelli per gli autobus, snodi e intersezioni con la SR gardesana, un porto a
Brenzone per 200 imbarcazioni oltre a 40 ormeggi al largo, banchine in cemento armato, edifici di
servizio (bar, ristoranti, scuola di vela ect…) e l’immancabile ulteriore parcheggio per altre 255
auto.
Un imponente intervento che intende pretestuosamente risolvere inesistenti esigenze delle comunità
locali, in realtà alimentato esclusivamente da un mercato speculativo che porterà con sè elevatissimi
costi economici e ambientali, questi sì a carico dell’intera comunità.
Tra i principali obiettivi riportati a sostegno del progetto si sostiene che “… maggiori possibilità di
attracco … fanno assieme un sistema economico … catalizzatore per eventuali futuribili
espansioni”, che un collegamento rapido a Prada favorisce “… dinamiche di sviluppo turistico che
oggi non trovano una soluzione essendo le due località slegate… “, che “l’obiettivo pubblico… è la
risposta alle … nuove generazioni che chiedono un servizio che non gli può essere negato…”.
Sembrerebbe, per chi non conosce le dinamiche economiche e la pressione turistica del lago di
Garda, che sia indispensabile un tale progetto per rilanciare un’economia depressa per un’area
arretrata e sottosviluppata con una condizione giovanile da terzo mondo. Al contrario stiamo
parlando di un comune rivierasco gardesano che, pur avendo poca disponibilità di suolo utilizzabile
per condizioni morfologiche poco servibili, ha 400.000 presenze turistiche all’anno (160
presenze/ab), che provocano una perenne situazione di congestione stradale peraltro senza alcuna
soluzione di continuità, ha abitazioni civili per oltre 2/3 formate da seconde case oltre ad una
rilevante capacità ricettiva con alberghi e campeggi che occupano buona parte della costa
disponibile. Tutto questo in un contesto ad altissimo valore ambientale le cui potenzialità di
produrre un turismo “ecologico” sarebbero straordinarie. Infatti la superficie comunale (3053 ha)
per il 68,3% è occupata da boschi (2085 ha), di cui il 57,2% arricchiti da Siti di Importanza
Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) che ne confermano un elevato valore
aggiunto per la presenza di sistemi prioritari e endemismi unici, condizioni che, al contrario,
vengono vissuti speculativamente come punti di debolezza.
Appare quindi incomprensibile la necessità di “valorizzare” forme turistiche utilizzando modelli che
già hanno ampliamente dimostrato di produrre prevalentemente danni ambientali e paesaggistici
irreversibili.
Altrettanto incomprensibile appare la competitività territoriale con i comuni limitrofi che la PA di
Brenzone intende attivare, proponendo un uguale impianto di risalita da molti anni già in funzione
nel comune di Malcesine a poche centinaia di metri di distanza. Allo stesso modo la nuova
portualità si configura non come possibilità di decongestionare e distribuire gli attracchi
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razionalizzando e riorganizzando quelli esistenti, bensì come nuova offerta, quindi attirando nuovo
traffico e nuove criticità.
Anche il modo prescelto del project financing dimostra il profilo speculativo del progettato
intervento. È infatti un sistema in cui, a seguito di un accordo stipulato con la PA di Brenzone, il
privato (Tecnital che i veronesi ben conoscono perché onnipresente in tutte le grandi opere locali) si
assicura l’attuazione e la gestione degli impianti per 42 anni, comprendendo i primi quattro per la
realizzazione dell’opera, garantendosi profitti sicuri derivati dalla tariffa e dalle opere
compensative. Basta calibrare il tutto per garantire al concessionario un flusso di ricavi adeguato.
Infatti, come riportato nel PEF (Piano Economico Finanziario) a fronte di una spesa di 50,5 milioni
di euro il concessionario ricava il primo anno di gestione 4.730.000 euro netti, recuperando quindi il
capitale investito nei primi undici anni e garantendosi profitti certi, da rivalutare e da adeguare,
per i successivi ventisette anni.
E il beneficio pubblico? Nove addetti alla gestione e manutenzione degli impianti! Già, non è un
errore! Nove posti di lavoro previsti.
Altrettanto certe le esternalità negative che naturalmente il PEF non quantifica. Ma è abbastanza
facile fare delle facili previsioni, mettendo ai primi posti la cementificazione del territorio in
prossimità delle opere, con nuove seconde case e nuove strutture alberghiere, con conseguente
aggravio della congestione in fase di mobilità, il peggioramento della qualità dell’aria e soprattutto
la perdita di paesaggio, indiscussa vera ricchezza locale.
È un progetto, purtroppo, frutto del malaffare della politica che era riuscita a far inserire nel Piano
d’Area Baldo Garda art 28 comma 3 “…la Cremagliera di Brenzone, come mezzo di trasporto
idoneo ad incentivare un turismo di visitazione “lenta” dei luoghi…”, utilizzando la demagogia
della parola per interesse privato.
La sostenibilità consiste nel garantire alle future generazioni quanto ci è stato garantito dai nostri
padri, e non la si ottiene sottraendo altro paesaggio e lasciando in eredità un altro debito.
Lorenzo Albi
Presidente di Legambiente Verona
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Verona, 5 maggio 2014
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