vico nel lazio

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vico nel lazio
VICO NEL LAZIO
Cenni Storici
Vico nel Lazio è situato su un colle calcareo a 721m s.l.m. sulla terra anticamente abitata dagli
Ernici. Le loro origini sono avvolte nel mistero come quelle degli Etruschi. Il poeta Virgilio racconta
che gli Ernici erano bravissimi a lanciare frecce, che andavano in guerra con il piede sinistro nudo
e il destro coperto da un calzare chiamato "pero" e che erano tiratori infallibili, miravano e
colpivano con precisione i bersagli, lanciando le frecce con il piede destro avanti e il sinistro dietro.
Alcuni storici sostengono che provenissero dalle lontane terre dell'Asia minore, altri invece,
ritengono che appartenessero alla grande famiglia delle popolazioni Osco-Sabelliche, fra le quali
c'erano i Sabini, i Marsi ed altri popoli italici, tanto che lo stesso Festo afferma che il nome "Ernici"
derivi dalla parola Herne che i Marsi usavano per indicare i sassi.
Fra le poche notizie che gli antichi ci tramandarono attorno al popolo ernico vi è quella dataci da
Ovidio secondo la quale presso di loro il mese di marzo sarebbe stato il sesto, quindi per gli ernici
l'anno cominciava nel mese di ottobre, come per gli Spartani e per i Fenici. Tale affermazione
avvalora la tesi dei sostenitori dell'origine semitica di molti popoli italiani, fra cui quello ernico.
Oscure le origini degli Ernici, oscure in gran parte le origini del nostro centro. Non è stato possibile
finora collocare in epoca storica le origini prime di Vico nel Lazio, da vari documenti risalenti
intorno all'anno 1000 emergono alcuni dati tali da far ritenere che il castello fosse già esistente.
Situato in una zona certamente strategica il suo aspetto e la posizione dominatrice sul territorio ne
dimostra il classico aspetto di castello medioevale dalle caratteristiche difensive con una
particolarità, la cinta muraria intatta racchiude il centro del paese con i suoi gioielli monumentali
che andremo a vedere. Certamente alcuni resti di opere romane aprono una luce sulla lontana
esistenza del centro. Ne sono esempio alcune opere di fattura romana che non sono distanti
dall'attuale cerchia delle mura e che in alcuni tratti ne fanno parte; stiamo parlando di un periodo
anteriore al III sec. a.C.
Epoca pre-Romana
Vico nel Lazio situato dirimpetto alla Castellania di Fumone è uno dei castelli minori che, come
quelli di Guarcino e di Collepardo, fecero parte, insieme ad altri, del territorio della Chiesa nel Lazio
meridionale. Tra i castelli ora nominati, il più caratteristico di questa parte della regione, percorsa
dal piccolo fiume Cosa, affluente del Sacco (l'antico Trero) è senza dubbio quello di Vico nel Lazio.
Il paese infatti esternamente è chiuso da una cerchia di mura merlate ancora intatte, mentre
all'interno conserva una caratteristica struttura medievale. Non è stato possibile, almeno fino ad
oggi, collocare in epoca storica le origini prime di Vico nel Lazio, mancando fonti certe. I primi
documenti cui possiamo prestare fede risalgono agli inizi del sec. XI d.C. È interessante perciò
inquadrare il periodo storico precedente di tutta la zona che lo circonda, nella quale Vico ebbe con
ogni probabilità una funzione strategico-difensiva.
In epoca storica gli Ernici abitarono nella zona collinosa che da Costantino in poi prese il nome di
Terra di Campagna.
Epoca Romana
L'origine dei centri abitati è certamente anteriore al III sec. a.C. e a testimonianza dell'occupazione
romana di questa regione abbiamo le possenti fortificazioni urbane (la data della loro costruzione,
ancora oggetto di studio si fa oscillare tra il VI e il III sec. a.C.). Uno studio particolare di Giuseppe
Lugli su tale argomento ha portato alla conclusione che solo alcuni tratti di mura si possono datare
al V sec. mentre la maggior parte di questi si devono attribuire al IV sec. a.C. (non senza
rifacimenti nei secoli successivi).
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Medioevo, Rinascimento ed Epoca Moderna
Con la rovina della civiltà romana ha inizio quel periodo oscuro detto Evo Medio, che si identifica
con le invasioni e le dominazioni barbariche. Le arti figurative hanno avuto il privilegio di illustrare
questo periodo prima delle opere letterarie.
Tale movimento storico non va attribuito tanto alle invasioni di Longobardi e Franchi, quanto al
profondo mutamento operato dal cristianesimo nel pensiero dell'uomo. Il cristianesimo si diffuse
inizialmente nelle classi basse e medie. L'opera di divulgazione era affidata, secondo la concezione
del cristianesimo primitivo, ad ogni cristiano. Secondo l'Harnack, storico dell'antichità cristiana, già
nel I sec. comunità cristiane esistevano nel Lazio meridionale e con la fine delle persecuzioni, il
cristianesimo si propagò tanto rapidamente da poter ipotizzare che le diocesi nel Lazio siano sorte
nei secoli V e VI. Possiamo affermare con certezza che il Lazio ha posseduto e possiede, rispetto
ad altre regioni italiane, il maggior numero di sedi vescovili. Ciò è dovuto ai continui rapporti con
Roma e spiega l'importanza che ha avuto il Papato per la storia di questa regione.
Le più antiche sedi episcopali del Lazio meridionale come quelle di Segni, Anagni, Alatri, Ferentino,
Veroli, ecc. divennero la base del potere spirituale e temporale della Chiesa. Dobbiamo inoltre
ricordare che a rendere più saldo il rapporto tra Roma e il Lazio meridionale, ci fu anche il
monachesimo occidentale di S. Benedetto (Subiaco VI sec.). Tale movimento spirituale strinse in
un nuovo legame il Lazio a Roma, favorendo la penetrazione reciproca delle diramazioni delle
famiglie romane e determinando influenze più o meno dirette del nuovo ordine monastico in Roma
stessa (Monastero di S. Erasmo al Celio e Monastero di Mica Aurea in Trastevere).
Tra il VII e il X sec. si vennero formando le grandi ricchezze e proprietà terriere della Chiesa. Nel
VII e VIII sec. la Chiesa, sebbene possedesse estesi territori, non aveva ancora un suo proprio
Stato, un vero e proprio dominio temporale, nonostante avesse acquisito, non ufficialmente, un
ruolo di preminenza, nei confronti dell'impero di Oriente. Il potere temporale assunse una
configurazione giuridica e politica con le donazioni di Liutprando, Pipino il Breve, Carlo Magno e
Lotario (nella donazione di Pipino il Breve del 755 era compresa la zona nella quale oggi sorge Vico
nel Lazio).
Da un atto di pubblica donazione e da documenti che attestano la presenza di cittadini di Vico
come testimoni a patti fra comuni sappiamo che Vico nel sec. XI aveva un'amministrazione
autonoma. Il Falco ci dà notizia di numerosi conflitti territoriali tra Alatri e Vico, avvenuti tra la fine
del XIII sec. e la metà del XVI sec. Citiamo ad esempio quello del 1282-83, nel quale intervenne
come intermediario lo stesso Papa Martino IV tramite il Rettore, Andrea Spiliati, essendo Vico
dominio della Chiesa; ricordiamo ancora la formazione, nel 1366, di una Lega tra le città di Alatri,
Ferentino, Veroli, e i castelli di Frosinone, Monte S. Giovanni, Bauco, Torrice, Ripi, Guarcino, Vico,
Collepardo, Trivigliano, Paliano e Serrone contro le costituzioni egidiane che limitavano troppo
l'autonomia dei comuni.
In questa regione il sistema feudale si sviluppò con la sostituzione graduale del patrimonio
ecclesiastico su quello imperiale. Così man mano si formarono le signorie familiari controllate dalle
Castellanie della Chiesa e dai Comuni. L'aristocrazia locale, formatasi in seguito alle concessioni e
donazioni da parte della Chiesa, viveva nei propri castelli o entro le mura cittadine appoggiando i
comuni. La signoria dei Colonna è quella che governò Vico nel Lazio dal 1427 per concessione del
Papa Martino V (Oddone Colonna) fino alla metà del XVII secolo. I Colonna esercitavano la loro
autorità con la nomina di un governatore. Il 31 ottobre 1536, con l'approvazione di Marcantonio
Colonna, venne pubblicato lo Statuto di Vico nel Lazio. Una copia dell'originale in latino, trascritta a
mano con data del 1725, è attualmente conservata nell'Archivio della Certosa di Trisulti.
Lo statuto di Vico, come tutti gli altri dello Stato Pontificio (ad eccezione di quelli riguardanti il
corso delle acque, il pascolo, la coltivazione del territorio e i danni arrecati) fu abolito nel 1816 dal
papa Pio VII. Nella seconda metà del XVII secolo Marino, Vico e Giuliano, possedimenti dei
Colonna tornarono alle dirette dipendenze della Chiesa. Infatti Vico nel Lazio alla fine del XVII sec.
faceva parte di una delle cinque Castellanie della Chiesa, quella di Paliano, e tale situazione restò
immutata fino al 1870.
Le Castellanie erano proprietà esclusiva della Chiesa. Escluse da ogni dominio feudale di carattere
familiare erano concesse in enfiteusi per tre o quattro generazioni a famiglie che garantissero
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fedeltà e ubbidienza; oppure erano concesse a titolo di custodia e di assoluto riconoscimento di
vassallaggio alla Sede Apostolica.
Durante il Risorgimento l'immobilità sociale, causata dalla diffusione del latifondo, l'arretratezza
dell'agricoltura e l'imposizione di forti tasse ai contadini, proprietari di un pezzo di terra, crearono
nel Lazio meridionale un grave squilibrio nei rapporti sociali. Le calamità naturali e le carestie, che
si susseguirono con frequenza, causarono i fenomeni del brigantaggio e del contrabbando, favoriti
anche dalla conformazione del territorio. Vico nel Lazio non rimase estraneo a questi avvenimenti.
Dopo il 1870, con la fine dello Stato Pontificio, Vico nel Lazio entrò a far parte del Regno d'Italia.
Durante la prima guerra mondiale anche Vico nel Lazio diede il suo contributo di vite umane alla
patria. L'ultimo conflitto mondiale vide la Ciociaria teatro di dolorosi avvenimenti. Il fronte di
Cassino aveva le retrovie in questa zona e così anche Vico fu occupato dai tedeschi, che vi
insediarono un loro quartiere generale con funzioni di sussistenza. Il paese assistette alla ritirata
delle truppe tedesche dal fronte di Cassino che, attraverso la Valle del Cosa, si riversavano verso il
nord. A ricordo di tutti i suoi valorosi caduti è stato innalzato un monumento a fianco della Porta a
Monte (oggi Porta XXIV Maggio).
Cosa vedere
La Chiesa Collegiata di San Michele Arcangelo (XI sec)
A pianta e a croce latina con transetto, è a tre navate. Nel transetto di sinistra si trova la Cappella
delle reliquie con: il prezioso paliotto d'altare bizantino (sec. XII), proveniente da Santa Maria
Maggiore in Roma; sull'altare, candelabri in pietra scolpita di epoca barbarica; ai lati due colonnine
tortili del sec XVI; una croce di legno di ulivo completamente ricoperta di madreperla; il busto
argenteo di San Giorgio con le iniziali I(nclita) M(artire) G(iorgio) P(atrono) scolpite e la data 1716;
una tomba murata conserva il corpo del Servo di Dio Padre Francesco Pitocchi, redentorista,
direttore spirituale del beato Giovanni XXIII; 17 reliquie di santi. Sotto l'altare maggiore si conserva
il corpo di San Prospero martire. Nel soffitto a volta affreschi vari.
La Chiesa di San Giorgio (Patrono)
Le notizie sulla vita di S. Giorgio non hanno riferimenti storici certi. La sua nascita viene collocata
verso il 280 d.C. in Cappadocia. Divenne tribuno della guardia di Diocleziano e, giovanissimo, fu
martirizzato con decapitazione nel 303 a Lydda, in Palestina, per non aver voluto rinnegare la sua
fede cristiana a cui si era convertito.
Il suo culto si diffuse ben presto sia in Oriente sia in Occidente, diventando protettore di città e
nazioni, tra cui anche patrono del nostro piccolo paese.
Egli viene raffigurato dai vari artisti come un soldato a cavallo nell’atto di uccidere il drago, simbolo
del male. Ai Vicalotti questo Santo è particolarmente caro per aver salvato il paese dai
bombardamenti. Questi ultimi avvennero ad opera di aerei inglesi, ma le bombe caddero nella
disabitata collina di S. Nicola, a circa 200 m. a nord del paese.
Oggi sono in molti a ricordare l’evento miracoloso, ma in pochi a rispettare il digiuno e l’astinenza.
La comunità di Vico nel Lazio ha posto da secoli S. Giorgio a protezione della sua incolumità fisica
e a difesa della sua fede cristiana, erigendo in suo onore una chiesa sita a circa 100 m. a nord-est
della zona esterna rispetto alla cinta muraria.
Tale chiesa, a base rettangolare, ad una sola navata, con copertura a capanna, sostenuta da
capriate in legno; è stata costruita in epoca imprecisata, ma sicuramente prima del XV secolo, in
quanto la stessa viene citata negli Statuti di Vico nel Lazio.
Chiesa di Santa Maria con Cripta (XIII sec.)
Chiesa duecentesca di Santa Maria, forse la più antica del paese. Vi si possono ammirare: affreschi
particolari di scuola romana del XIV secolo; l'altare romanico, che mette in mostra una lastra
monoblocco di pietra; la sottostante cripta, armoniosamente tripartita da possenti e rudi pilastri e
arricchita da un affresco, di notevole interesse artistico, di San Giovanni Battista, XIV secolo.
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Chiesa della Madonna del Carmine (Madonnella)
La chiesetta è posta fuori della Porta Orticelli. Oggi nella chiesetta viene custodito con tanto
amore, dal comitato, il quadro della Santissima Trinità.
Chiesa della Madonna del Campo
Esterno al paese, a fianco alla chiesa di San Giorgio fuori le mura, dopo un chilometro di salita e in
parte su strada bianca, si raggiunge il Santuario della Madonna del Campo, a 762 m.s.l.m.
La chiesetta presenta una volta a botte, un prezioso affresco della Trinità raffigurante un raro Gesù
crocefisso. La chiesetta fu costruita probabilmente intorno al sec. XV-XVI, consacrata il 2 Luglio (si
ignora l'anno esatto), su un altare pagano in una splendida posizione paesaggistica; infatti è base
di partenza per numerosissime escursioni soprattutto verso i monti: La Monna alt. 1951, la
Forchetta e Rotonaria, oppure verso le numerose sorgenti e fontanili.
Chiesa di San'Antonio
Dalla Porta a monte, a piedi, si scende nel Piazzale San Giorgio, si gira a sinistra e si va a
Sant'Antonio.
Questa chiesa era dedicata alla Madonna delle Grazie perché la statua di Sant'Antonio prima si
trovava nella chiesa di San Rocco e successivamente è stata trasferita nella chiesa dove oggi riceve
il culto da parte dei fedeli di Vico.
La chiesa è a navata unica e soffitto a capriate e misura m.6.70x15.40 le mura interne della chiesa
da pochi anni sono state tastate e si è visto che sotto la recente pittura giacciono notevoli affreschi
che piano piano verranno riportati al loro splendore.
La Madonna della Concordia
Sulla strada rotabile (strada che da Pitocco conduce a Vico) a 2 Km dal paese, vi è la chiesa della
Concordia, ampia e bella, con un maestoso altare stile barocco, vari quadri ad olio, pregevoli, anzi
che no, come può constatarsi da occhio anche profano della pittura. La metà del tempio, la parte
anteriore, fu costruita nella prima metà del secolo XVIII. Addossata al tempio vi è il nuovo cimitero
costruito nel 1875.
L’ampliamento fu completato nell’anno 1734.
Sito Internet della Madonna della Concordia: www.madonnadellaconcordia.it
La cinta muraria - il Castello di Vico
Vico nel Lazio, arroccata su un rilievo calcareo, ai piedi del monte Monna, è un raro e tipico
esempio di borgo medievale fortificato, monumento architettonico singolare.
Su un tracciato ovale di 300 metri di asse maggiore e 250 metri circa di asse minore si registrano
mura castellane in pietra calcarea con faccia piana, intervallate da 25 torri quadrate con merlatura
guelfa e tre porte di ingresso, due con arco a sesto acuto e una a tutto sesto, discretamente
conservate per un percorso di circa mille metri.
La cinta fortificata ripete l'assetto di un accampamento romano con le porte orientate ai punti
cardinali: inizia a svilupparsi intorno all'XI secolo e, probabilmente, nel XIII secolo, il possente
sistema difensivo viene ad assumere l'aspetto maestoso di oggi. Soprattutto nelle torri delle porte,
la pietra è tagliata alla perfezione sì da formare cubi e parallelepipedi, che disposti su strati
orizzontali, sono tenuti insieme da un sottilissimo strato di malta.
Gli angoli delle torri sono costruiti secondo la tecnica per testa e per taglio. L'opera appare
compatta e non sembra che presenti disomogeneità né nel materiale usato né nella tecnica della
lavorazione, pertanto si può ritenere che il circuito murario è stato costruito con intenti difensivi
ben precisi e in un arco di tempo non molto ampio.
La cinta muraria vicana richiama alla mente quella della nota città francese di Carcassonne.
Vico nel Lazio è "monumento nazionale e zona di rilevante interesse pubblico" (Ministero della
Pubblica Istruzione).
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Il Palazzo del governatore (XIII sec.)
E' sicuramente una delle costruzioni più importanti rimaste a testimoniare il passato di Vico nel
Lazio.
La pianta denota come il palazzo sia stato costruito seguendo il declivio naturale del terreno. È di
forma poligonale con due lati che formano un angolo acuto fortemente accentuato.
All'esterno, come le altre costruzioni, si nota l'edificazione con blocchi di pietra calcarea locale.
Il periodo di costruzione risale all'Alto Medioevo (XIII-XIV sec.).
Sono visibili delle stupende aperture studiate con vero senso artistico, alcune a forma di bifora con
arco a tutto sesto, altre a forma rettangolare mentre i portali si presentano ad arco acuto non
accentuato.
Il palazzo fu destinato dai Colonna a residenza del Governatore o Connestabile.
La Torretta
Nel Territorio vicano esistono due torri strategiche molto antiche: una alle pendici del monte
Monna, e al limite del bosco Moretta nell'area dell'oppio.
L'altra vicino al fiume Cosa, in contrada La Villa, quasi sulla linea di confine con il territorio del
comune di Guarcino.
La prima è nata a 855 m.s.l. da dove si scorge l'intera campagna che fu degli ernici, fino ai piedi
dei monti Lepini.
L'altra costruita a difesa della valle del Cosa, non lontana dal ponte romano su Fiume e a
protezione delle antiche vie romane Prenestina e Sublacense.
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