- Nino Franco

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Veneto
SOMMELIER
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Anno 16 - Numero 1 - Aprile 2014 - Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A./Sped.A.P. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art.1 comma1 - NE/TV - Contiene I.P. - Prezzo di copertina € 2,5
Periodico informativo dell’Associazione Italiana Sommelier Veneto / www.aisveneto.it
IL VINO
SECONDO ME
PREMI E
CONCORSI
VIAGGI
ENOLOGICI
LA
DEGUSTAZIONE
LUCA ZAIA
SI RACCONTA
QUANDO LE AZIENDE
PROMUOVONO
LA CULTURA
UN TOUR
NELLA STRADA
DEL SAGRANTINO
LA GRANDE
VERTICALE DI
PRIMO FRANCO
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DEGUSTAZIONI
UN PROSECCO
DA DIMENTICARE...
IN CANTINA
Verticale del trentennale
di Primo Franco. Eccezionale
“tour storico” del prodotto
principe di uno dei viticoltori
di punta dell’area del Conegliano
Valdobbiadene Prosecco Superiore
,
di Wladimiro Gobbo
L
occasione era sicuramente da non perdere,
anche se poteva sembrare una delle tante
verticali. Non solo per l’onore di essere stati invitati assieme a una ristretta cerchia di amici
a degustare bottiglie della riserva di famiglia, ma
anche per la sua unicità. La singolarità dell’evento
sta nei vini proposti, che non sono né blasonati
rossi da bricchi Piemontesi né millesimi storici di
provenienza Toscana, tantomeno autoctoni passiti
“amari” o vulcanici “soavi”. La degustazione infatti
era focalizzata sulla bollicina che nell’anno appena
terminato è diventata la più prodotta al mondo oltre ad esser da qualche tempo la più apprezzata, a
dispetto dei Francesi, dei Trentini e di quelli della
Corte Franca.
E’ il Prosecco in questo caso, non uno qualunque ma quello Superiore e di Valdobbiadene. E’
un vostro diritto essere scettici come per noi appellarci alla vostra “doverosa” curiosità invitandovi a
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continuare la lettura senza essere prevenuti. Degustazione che pochi produttori, avanzano le dita di
una mano per contarli, si possono permettere, solo
coloro che di fatto hanno intrapreso un percorso di
qualità da diversi anni. Qualità non intesa solo come
ottima materia prima, lavorazione e stoccaggio ma
pure come ricerca e sperimentazione, per andare
oltre lo scibile allargando i confini del conosciuto.
Dato sfogo all’entusiasmo “trevigiano” andiamo con ordine: siamo all’azienda Nino Franco dove
per onorare le trenta candeline dalla prima bottiglia
di “Primo Franco” è stato ideato un tour mondiale
di verticali con altrettante tappe del loro prodotto
emblema. E non solo per festeggiarlo! Infatti, se in
questi decenni la destagionalizzazione della nostra
“versatile” bollicina si è compiuta trovando estimatori a qualsiasi ora e periodo dell’anno, se ne vuole
dimostrare anche la sua longevità con l’invito velato
a dotarsi di una propria riserva. A far gli onori di
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Casa Franco: la solare Silvia, quarta generazione in
cantina, l’elegante mamma Annalisa, il “Gambero
Rosso” di famiglia e il carismatico papà Primo, il
quale ripercorrendo la propria vita ci ha permesso di sbirciare nel suo rapporto intimo e profondo
con l’amato nettare: ...“Dopo gli studi in Enologia
e Agraria mio padre Nino mi permise di non aver
fretta concedendomi la possibilità di divertirmi
consapevolmente, apprezzando quanto di bello e
buono il mondo offriva, posando così le tessere di
quel mosaico di qualità che sarebbe diventato le
fondamenta su cui costruire il mio futuro con motivazioni forti, capaci di continuare e migliorare
quanto lui e il nonno Antonio avevano iniziato”.
Simpatico il ricordo dei compagni “moschettieri”, tale Fausto Maculan e Franco Anselmi,
soci nella condivisione di epiche bottiglie. E così fu.
Continua: ... “dal 1973, anno del mio ingresso nella
Nino Franco, radicali cambiamenti non solo produttivi e tecnologi, ma soprattutto di valorizzazione,
puntando su un solo prodotto, il Prosecco, che ho
sempre ritenuto unico ambasciatore di questo territorio”. Possiamo dire che il tempo gli ha dato ragione come pure l’ascesa verso la qualità, grazie alla
selezione delle uve e dei vigneti posti nella zona
Docg del Prosecco di Valdobbiadene di proprietà di
conferitori che negli anni sono diventati a tutti gli
effetti partner fondamentali nel successo dei suoi
vini. Un decennio per arrivare alla prima bottiglia
del “Primo Franco” battistrada di un modo diverso
di considerare il Prosecco. Prodotto con le uve di
una sola vigna, fu il primo a riportare in etichetta
l’annata e la firma del produttore. E’ importante
ricordare le ragioni che lo guidarono alle scelte del
dosaggio dry e della bollicina frizzante, proprio
quando il mercato si stava dirigendo verso maggiore secchezza e più intensa pressione atmosferica.
Si ritorna per questo all’importanza degli amici e alle degustazioni condivise con la
tradizionale bottiglia “della staffa”. Era infatti un
fine serata del 1983 quando per congedarsi ne aprì
una del 1956 presa dalla riserva del nonno, che tra
stupore e orgoglio regalò originali quanto apprezzabili note evolute su un sorso dalla freschezza
ancora presente. Ebbene nel 1956 la tradizione
consegnava un Prosecco amabile e dalla bollicina
delicata, ricetta questa di lunga vita consegnata ai
posteri. Siffatte caratteristiche pur contribuendo
in modo importante alla longevità, nell’evoluzione
si perdono ai fini della percezione grazie alla loro
fusione nel liquido che diventa particolarmente
avvolgente ed equilibrato.
Iniziamo la degustazione quindi, premettendo, come avrete intuito dalla presentazione, che
l’originalità della referenza, sia per zuccheri residui
sia per CO2, ha consegnato colori e descrittori olfattivi talvolta inusuali capaci di evocare ricordi dalle
sfumature personali. Nuovi orizzonti si sono rivelati
grazie a intuizione, professionalità e passione. Non
disperate quindi se vi siete dimenticati una cassa di
Primo Franco in cantina.
LA DEGUSTAZIONE
Primo Franco 2013 - Istituzionale, nella lucentezza del paglierino tenue stuzzicato da fini bollicine. Canonico all’olfatto con polpa di frutta, pesca bianca, pera Williams e pompelmo, su fragranze floreali, gelsomino in primis. Palato spumoso, nel quale l’equilibrio si esprime elegantemente con amalgama
appagante, lunghezza di pera;
Primo Franco 2005 - Annata fresca, ricorda il signor Primo, lucente e oro trasparente. Inizia il
percorso nello sconosciuto, evoluzione degli acidi e degli zuccheri, fiori gialli e zagara, stecca di vaniglia,
crema al limone e frollini. Si conferma al palato con equilibrio appagante;
Primo Franco 2003 - Diversa dalla precedente l’annata, asciutta, calda e avara di escursioni. Si
ritrova il metallo prezioso nel colore come pure le florealità al naso accompagnata da richiami di cedro e tè
verde. Evoluzione nei ricordi di pasticceria con pasta lievitata appena sfornata ricca di uva passa. Solarità
che ritroviamo nella maggiore sensazione morbida del palato comunque lungo. Da apprezzare maggiormente se rapportato alla durezza del meteo;
Primo Franco 1997 - Prima annata che ha segnato l’aggiunta di lieviti selezionati, comunque neutri. Giallo, dall’originale quanto vivida tonalità. Défilé di terziari, ricamati da fine ossidazione, liquirizia in legnetto, buccia di agrume, essenza di chinotto, tutto presentato su mineralità nobile di idrocarburi. Avvolgente
e vivo nel sorso, nel quale la bollicina è un tutt’uno con il fluido, conferma la capacità di affinamento esibendo
persistenza di puro piacere.
Primo Franco 1995 - Quindi da soli lieviti indigeni in un contesto di annata umida con pioggia
anche in vendemmia. Nonostante questo, oro trasparente su nota d’ambra splendente di luce propria.
Sempre inaspettate le proposte olfattive dal ricordo di Marsala vergine, scorza di agrume essiccata, caramello capaci di aprirsi rinnovando emozioni soggettive. Il sorso abbraccia e spazia con freschezza presente
integrata a mineralità profonda, lunghissimo con ricordi di vaniglia Bourbon.
Primo Franco 1992 - L’apoteosi per questo splendente oro di antica manifattura. Ricorda subito
pregiato Cognac, zenzero fresco e via via frutta secca, tostature, pasticceria e cereali. Nonostante i precedenti degustati ancora ci stupisce, dissetante, dinamico nella sua ampiezza importante in una perfezione
di equilibrio. Persistenza permanete. Definito dal suo creatore con un solo aggettivo che condividiamo:
buonissimo!
Rive di S. Floriano 2013 - Si ritorna ai giorni nostri con un brut espressione della zona classica
del Valdobbiadene e dal dosaggio più “moderno”: paglierino tenue lucente, ricchezza di spuma e bollicine fini. Tra i sentori tipici, proposti con precisione, pera, agrume, bianca florealità, simpatici sentori di
caramella molle e fiori di camomilla. E’ la trama fresca a dirigere il sorso che, come da tradizione, ben si
tuffa in adeguata piacevole morbidezza.
Grave di Stecca 2010 - Frutto di un progetto che prevede intensità d’impianto e vecchi cloni
messi a dimora su terreno particolarmente sassoso. Oro giovane brillante stuzzicato da fini bollicine.
Intreccio olfattivo evoluto, originale: fiori di liquirizia, pompelmo giallo, sfoglia di pasticceria che alla
beva tracciano personalità ampia, equilibrata e determinata. Se ne apprezza la persistenza.
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