Canali di vendita: prospettive
Transcript
Canali di vendita: prospettive
E noi? Avremo sempre Parigi... http://dx.doi.org/10.1390/GDL_201411_avremo_Parigi Canali di vendita: prospettive Lo scenario politico-culturale francese, le librerie, le tendenze del mercato È nel cuore del quartiere Saint-Michel di Parigi che occorre recarsi, per trovare la più grande libreria della prima catena indipendente di Francia, Gibert Joseph, che in una superficie di ben 3 mila mq offre una delle scelte più variegate del mercato francese, con 500 mila titoli in magazzino e ben 2 milioni di volumi a disposizione. Il gruppo nasce nel 1886, quando Joseph Gibert, professore di lettere classiche a Saint-Etienne, decise di trasferirsi a Parigi e inaugurare, lungo la banchina della Senna, in prossimità di piazza Saint-Michel, quattro bancarelle di libri, proponendosi come uno di quei bouquinistes che ancora oggi caratterizzano la ville lumière. Nel 1888 venne inaugurata la prima libreria a Saint-Michel, specializzata nella vendita di libri di scuola usati, ma è con l’avvento della scuola dell’obbligo che la libreria conosce un grande successo, divenendo protagonista dello scenario culturale parigino. Oggi, la libreria si presenta come la più grande di una catena indipendente, la prima di Francia, che conta 30 punti vendita in 18 città. Dal nuovo all’usato, dalla scolastica alla narrativa, Gibert Joseph è una catena dall’offerta generalista e diversificata, che affianca al libro (da cui ricava il 70% del fatturato), dischi e Dvd (20%), cartoleria e giochi educativi (10%). Decidiamo di partire da qui, per rivolgere uno sguardo al nuovo scenario politicoculturale francese, alle nuove iniziative promozionali e alle ultime tendenze del mercato. Ce ne parla il direttore commerciale e marketing della catena Gibert Joseph, Richard Dubois. Qual è l’andamento del mercato del libro francese? Il mercato del libro, come in Italia, vive una fase di decrescita. Il 2012 si è chiuso con un -2% nelle vendite di libri cartacei, il 2013 quasi con un -3%, mentre per quanto concerne l’e-book, la crescita è stata appena del +2% tra 2012 e 2013, dunque ancora debole per supportare il settore in modo consistente. Tentando un’analisi complessiva, dal 2011 al 2013 assistiamo a un calo costante: in tre anni abbiamo scontato una perdita media di fatturato del 2% annuo. È interessante osservare però come le vendite on line di prodotti culturali (libri, ma anche cd, Dvd, ecc.) abbiano raggiunto la quota del 17% del mercato, superando le vendite dirette totali di Fnac. Il 2014 è iniziato molto male, ma è in ripresa. Siamo intorno al -4% sul primo semestre e probabilmente l’anno si chiuderà con un altro -2%. Sono segnali preoccupanti, è vero, ma è un mercato che comunque tiene anche se alcune indagini hanno dimostrato come la clientela che perdiamo, purtroppo, sia quella dei lettori forti. Non è una crisi da spiegare e collegare quindi a quella economica, secondo lei? No, non credo il motivo sia questo. Mi sembra piuttosto una crisi generazionale: i giovani non leggono necessariamente meno, ma leggono poco. I 30-40enni non sono vissuti in un contesto culturale in cui il libro aveva un ruolo di riconoscimento sociale, di miglioramento del proprio status, di agiatezza, come avveniva per la generazione precedente. Quali tipologie di libri scontano maggiormente la crisi della lettura? Soprattutto i testi pedagogici, la scolastica e l’universitaria. Dopodiché 27 Giornale della libreria novembre 2014 Intervista a Richard Dubois Canali di vendita: prospettive ci sono molte altre considerazioni da mettere sul piatto: dalle ragioni economiche fino a motivazioni culturali assai preoccupanti come per esempio l’alto tasso di abbandono della scuola che sta raggiungendo livelli assai preoccupanti in Francia. Tenga conto che il settore scolastico pesa il 10% del fatturato del settore, e aver perso negli ultimi anni quasi il 50%, con un -13% solamente nel 2013, è significativo. Anche in Francia si sta verificando ciò che accade in Italia: la fruizione della cultura va diminuendo, perché il prodotto culturale non è più considerato un bene di prima necessità. In questo contesto il libro resiste meglio degli altri prodotti, basti pensare al settore audiovisivo dove, a causa dello streaming, il mercato ha perso tra il 20 e il 30%. I festival letterari possono aiutare? Ce ne sono moltissimi, non mi faccia dire che sono troppi, preferisco pensare che non ce ne siano mai abbastanza! Tra i più apprezzati, c’è il Festival America a Vincennes, e un altro in Provenza, Les Ecrivains en Provence. Quest’ultimo fa parlare molto dei libri ed è simile al Salone del libro, che resta ancora intatto, con migliaia di spettatori l’anno. Le faccio un esempio comparativo: la gente compra sempre meno dischi, ma va più spesso ai concerti. Si tratta di uno spettacolo «vivente», il libro entra in un avvenimento, in un evento e le persone sono più interessate ad acquistarlo in queste tipo di manifestazioni. Giornale della libreria novembre 2014 28 In questo discorso, che ruolo gioca la presenza di un player così discusso, soprattutto in Francia, come Amazon? Amazon oggi è in una posizione dominante, ma la Francia resta più legata al libro cartaceo che all’e-book, come dimostra anche la legge recentemente approvata rispetto alla regolamentazione delle spese di trasporto. Amazon e Fnac spedivano gratuitamente glòi acquisti cumulando la gratuità delle spese di trasporto allo sconto del 5%, lo sconto massimo previsto dalla legge francese. La legge approvata elimina la gratuità delle spese di trasporto che di fatto rappresentavano un aggiramento della legge Lang, in quanto si traducevano in uno sconto complessivo del 7%. E Amazon cosa fa? Le fattura ad 1 centesimo. Il vero problema è che a Bruxelles i lobbisti di Amazon sono più numerosi di tutto il governo francese e questo, forse, va rimesso in discussione. Si potrebbero avere esiti più efficaci a livello europeo? Vincent Monadé, che dirige il Centro nazionale del libro in Francia, ha presentato una dichiarazione europea del libro che è stata sottoscritta a Francoforte da diversi paesi dell’Unione europea, tra cui lo stesso Centro per il libro e la lettura italiano, concernente la difesa dei diritti d’autore, le problematiche relative all’e-book, e le vicende tra Amazon e gli Stati Uniti. Secondo lei la guerra che si sta facendo contro Amazon interessa ai consumatori? Il prezzo è il prezzo: è ovvio che i lettori siano sensibili alla possibilità di poter pagare di meno. A mio giudizio, però, Amazon non guadagnerà ulteriori quote di mercato, almeno in Francia, e pertanto rivolgerà i propri investimenti più all’ebook che al cartaceo. Per quanto concerne il gruppo Gibert Joseph, con i suoi oltre trenta punti vendita, posso dire che, nonostante tutto, tiene bene: lo scorso anno abbiamo chiuso con un -1% e quest’anno la catena sta realizzando il +3%. Si tratta di un buon risultato anche se probabilmente influenzato da due vicende assai negative: la chiusura del gruppo Virgin Megastore (26 negozi, nel 2013) e del gruppo Chapitre (sono state chiuse 19 librerie su 57). È possibile ci siano troppi attori, ma è lo stesso mercato editoriale a essere in pericolo, dal momento che ci sono cose che Amazon non può e non sa vendere e che sono appannaggio delle librerie indipendenti, di giorno in giorno meno numerose. Qual è il peso delle catene in Francia, sulle librerie indipendenti ? Le librerie indipendenti rappresentano in Francia il 40% del mercato. Gibert Joseph ne fa parte, in quanto catena a gestione familiare, senza ingerenze azionarie esterne. Dopodiché, il 17% del mercato è rappresentato dall’on line, il resto va a Fnac che rappresenta circa il 15-20%, e alla grande distribuzione. Cosa ne pensa di Paris librairies, la rete di 83 librerie indipendenti parigine che punta a contrastare Amazon? Paris Librairies è una bella iniziativa che si propone di integrare le librerie fisiche nella vendita dei libri cartacei: basta cercare il titolo a cui si è interessati e il sito dice dove è disponibile, permette di localizzare la libreria più vicina e il gioco è fatto. Si può anche prenotare il libro on line, ma poi bisogna andare a prenderselo di persona. Paris Librairies si basa sul concetto di geolocalizzazione ma questo ne è anche il limite, perché il sito non ha applicazioni per smartphone o tablet. C’è poi un altro problema: è un’iniziativa che soffre molto in visibilità perché è una piattaforma che si può cercare solo con Google, e non c’è abbastanza budget per attivare adeguato web marketing e sviluppo delle applicazioni. Aurélie Filippetti si è dimessa, Fleure Pellerin l’ha sostituita. Cosa farà secondo lei il nuovo ministro: si allineerà alle posizioni anti-Amazon o sceglierà piuttosto la via del dialogo? Prima di diventare ministro della cultura Fleure Pellerin lavorava già sulle problematiche connesse al libro digitale, in più è certamente meno «attaccata» al libro cartaceo della Filippetti. Credo che dietro le dimissioni della precedente ministra vi siano più motivi politici, di disaccordo con gli orientamenti di François Hollande, che, come hanno insinuato alcuni giornali, una fuga da un ministero quasi privo di fondi. Quanto alla Pellerin, è ancora presto per dirlo, ma mi sembra che dalle dichiarazioni rilasciate emerga una certa continuità con la sua antecedente. (Intervista a cura di Valeria Pallotta) © RIPRODUZIONE RISERVATA