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Anno II - Numero 91 - Mercoledì 17 aprile 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 LA STRAGE DI BOSTON NEL MISTERO DOMANI COMINCIANO LE DANZE PER L'ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SOLO GIOCHI DI PALAZZO PER IL COLLE Obama: “E’ terrorismo” non c’è una pista SENZA LA RIFORMA PRESIDENZIALISTA ma Il bilancio degli attentati è di 3 morti Torna a crederci D'Alema. In pista anche Amato e forse Bersani di Francesco Storace a ragione chi dice che se votasse il popolo probabilmente nessuno dei candidati in campo salirebbe al Quirinale. Lo stesso successo di Milena Gabanelli, giornalista faziosa di Report, riguarda una platea limitata di iscritti al Movimento cinque balle. Non so se milioni di italiani la sceglierebbero per i successivi sette anni di incarico al Colle. Non e' ca- H TERREMOTO IN IRAN Centinaia di morti? suale che i sondaggi sulle preferenze elettorali puntino più su una come Emma Bonino. Ha torto chi pensa che sia sbagliato comunque far decidere al popolo l'elezione del presidente della Repubblica e sarebbe invece molto bello che per lo scrutinio che comincia domani alla Camera ci fossero dichiarazioni preventive favorevoli al Presidenzialismo da parte di ciascun candidato. Ma l'ipocrisia nazionale non lo consente ed e' Montalbano s’è fermato a Vigata Montalbano sono”. E sono anche un po’ meno visto e parecchio più noioso. Dopo la prima puntata della nuova serie del Commissario Montalbano, trasmessa lunedì sera da Rai Uno, non è tutto oro quello che luccica. Certo, i 9 milioni e passa di spettatori per il primo dei quattro nuovi episodi non sono noccioline. Ma neanche c’è da stappare bottiglie di champagne come oggi sicuramente faranno – vogliamo scommetterci? – giornali e rotocalchi tv delle vite in diretta. Nonostante il battage del lancio, infatti, il nuovo Montalbano non ha neanche sfiorato il recente “ Iran torna a tremare. E questa volta lo fa in maniera veramente violenta. Un terremoto di magnitudo 7.8 sulla scala Richter, ha scosso l’intero Medio Oriente e Asia centrale. L’epicentro è stato registrato al confine con il Pakistan, in una zona desertica, a 86 km da Khash, dove le case sono costruite con mattoni di fango. E questa è stata quasi una fortuna. 34 morti in una cittadina oltre il confine, Mashkail, nella provincia di Baluchistan. Altre 80 sono rimaste ferite. La scossa si è sentita in India e addirittura a Dubai, dove i cittadini sono scesi spaventati in strada. La zona non è nuova a forti terremoti di questo genere. Servizi a pagina 4 Un atto terroristico atroce e codardo”. E’ il commento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Sono servite 24 ore per avere la conferma ufficiale che si è trattato di un attacco voluto e pianificato. Maratona di Boston: gli ordigni esplosivi erano solo due. Il bilancio definitivo è di tre morti, tra cui un bambino di 8 anni e 174 feriti. Ed i fantasmi del passato che riprendono vita, riportando alla mente la tragedia delle Torri Gemelle di 12 anni fa. Un’America sconvolta ed in preda al panico, impegnata a chiudere strade, stazioni della metropolitana, raddoppiare i controlli negli aeroporti, alzando al massimo il livello di controllo in quelli che sono gli obiettivi sensibili, come se il ‘nemico’ stesse per arrivare. Marciapiedi sporchi di sangue, “ Delude il primo episodio della nuova e tanto strombazzata serie tv del commissario di Igor Traboni L’ desolante che il Pdl non ponga la questione sul tavolo. Le trattative di queste ore, i giochi di Palazzo, concernono lo scambio con il governo di larghe intese e nulla sul versante riformatore. Se fossi in Parlamento direi che voglio votare chi giura di non mettersi a sabotare una riforma presidenzialista non appena asceso al Colle. Invece, ci tocca sfogliare la margherita e assistere allo spettacolo di una politica bloccata e sbeffeggiata da Beppe Grillo. Bersani e' massacrato all'interno da Matteo Renzi, e in fondo sono fatti suoi. Ma diventano fatti nostri se per ricompattare il partito si dovesse virare improvvisamente su Romano Prodi. Oppure Rodota'. Al punto che negli ambienti del centrodestra si sta a mani giunte in attesa di una rosa di nomi che possa comprendere al suo interno Massimo D'Alema. Sindrome di Stoccolma, si chiama... E poi Anna Finocchiaro, Franco Marini, Giuliano Amato, quest'ultimo l'altro favorito della vigilia con i trentunmila euro di pensione che gli vengono attribuiti, beato lui... Ecco, attorno a questi nomi potrebbe girare il gran ballo del Quirinale, anche se vale pure per la Presidenza della Repubblica il detto utilizzato in voga per il conclave: chi entra Papa esce cardinale. Speriamo comunque che siano sufficienti un paio di votazìoni al massimo: vorrebbe dire che almeno si saranno messi d'accordo su una candidatura condivisa e non imposta a colpi di maggioranza. Ma i segnali che si scrutano non sono dei migliori. E speriamo che non venga a Bersani la fregola di salire direttamente lui al Colle... e 174 feriti, alcuni dei quali gravissimi Scandalo Mps successo della fiction su Domenico Modugno “Volare” che, grazie anche all’interpretazione di Beppe Fiorello, aveva fatto più di 11 milioni di spettatori. E lo stesso Montalbano era andato addirittura meglio in altri due episodi di altrettante serie precedenti. Insomma, c’hanno rotto i cabbasisi per un paio di mesi con questi nuovi episodi, compreso il pistolotto iniziale di Andrea Camilleri, ma poi, a dirla tutta, è andata così così. E la concorrenza sulle altre reti non era così spietata, anzi: la Rai ovviamente ha fatto muro attorno al commissario di Vigata, proponendo uno sconosciuto film poliziesco e un documentario su Sandro Pertini che sì e no l’avranno Stragi mafiose “Tesoretti” sequestrati Spatuzza confessa: ai vertici della banca otto nuovi arresti Federico Colosimo a pag. 5 a pag. 5 visto i socialisti rimasti, con maxischermo montato in una cabina telefonica. Mediaset ha invece rifilato l’ennesima replica de “Il diavolo veste Prada”, un telefilm della serie “Arrow” (alzi la mano chi sa di cosa si tratti) e la “Quinta colonna” di Paolo Del Debbio, programma di attualità decente ma dagli ascolti bassini, come il “Piazza pulita” su La 7. Certo, c’era anche Lazio-Juve, ma solo per gli abbonati Sky. Ma Montalbano ha deluso, in questo primo episodio, soprattutto per la lentezza narrativa: alla terza scena anche lo scemo del villaggio aveva indovinato che la colpevole era la bellona di turno. Luca Zingaretti, poi, è apparso un po’… zone transennate e negli occhi dei presenti il terrore e lo smarrimento. “Boston lo supererà” queste le parole del sindaco Thomas Menino. Molteplici le piste seguite dal Fbi, ma ancora nessun sospetto rilevante. Ma il capo del Bureau rassicura: “Andremo fino alla fine del mondo per catturare il responsabile o i responsabili di questo crimine”. Intanto tutto il mondo si stringe attorno alla città ‘ferita’. Parole di cordoglio arrivano dall’Europa e dai leader mondiali. I cittadini americani, ritrovano quell’unità e quello spirito di unità, tipico dei momenti più tragici. Sul web e sui giornali si susseguono le storie dei testimoni, tra paura e piccoli atti eroici. Campoli , Parisi e Sarra alle pagine 2 e 3 CAOS INDIANO Marò: i tempi si allungano a Corte Suprema indiana ha aggiornato a lunedi' prossimo l'udienza per decidere se le nuove indagini sul caso dei Maro' dovranno essere affidate alla polizia criminale o all'antiterrorismo. Il governo indiano ha sostenuto che la prima ha "un carico eccessivo di lavoro", mentre i secondi potrebbero completare l'inchiesta in 60 giorni. Intanto l'Italia ha presentato, sempre ieri,una memoria in cui si e' formalmente opposta alla decisione della Agenzia nazionale di investigazione di registrare il 5 aprile scorso una denuncia preliminare nei confronti dei maro' Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in cui si ipotizza per loro l'utilizzazione della pena di morte. L imbolsito, sempre meno siculo e parecchio meno palestrato (la sua vecchia-nuova fidanzata Livia, inoltre, lo fa sfigurare parecchio), con alcune finzioni sceniche rimaste appesa alla penna degli sceneggiatori, come le immagini di un Montalbano di 15 anni prima praticamente identico a quello di oggi. Resta solo Catarella con la sua macchietta. Anche se Franco Franchi era un’altra cosa. Fiumicino Elezioni in Friuli Milano Cocaina nel latte: arrestata una mamma Baritussio: i monti come risorsa Omicidio Garofalo: “Uccisa in un raptus” Valter Brogino a pag. 8 Barbara Fruch a pag. 9 Emma Moriconi a pag. 10 La strage di Boston 2 Mercoledì 17 aprile 2013 Due potenti deflagrazioni all’arrivo della gara hanno ucciso tre persone, tra cui un bambino di 8 anni. Nessun altro ordigno inesploso La maratona del terrore Una festa sportiva che si trasforma in tragedia, lo spettro del terrorismo che torna a sconvolgere gli Usa. “Il sangue ed i vetri rotti erano dappertutto” - Sono 176 i feriti, 17 in condizioni gravissime, alcuni hanno subito l’amputazioni degli arti di Carola Parisi America torna a tremare. Colpita di nuovo, alle spalle. Un pugno ben assestato, pianificato, sul volto di un paese ancora segnato da cicatrici profonde. Un giornata limpida quella di lunedì a Boston. Un cielo terso che ricorda le immagini dell’11 settembre di 12 anni fa, quando due aerei squarciarono il World Trade Center di New L’ York. Il fantasma del terrorismo riappare improvvisamente durante uno degli eventi sportivi più importanti degli Stati Uniti. Due esplosioni fortissime alle 14.50 (ora locale), hanno sconvolto il volto felice della maratona di Boston, lasciando a terra tre morti, tra cui un bambino di 8 anni, e 176 feriti di cui 17 gravissimi ed altri 10 che hanno subito amputazioni degli arti. Due ore dopo che il vincitore aveva tagliato il traguardo, gli ordigni sono esplosi a 12 se- condi l’uno da l’altro. Un evento storico quello che si tiene, ogni anno, nella capitale del Massachusetts, dal 1897 nel giorno in cui si celebra il Patriot’s Day, la festa che ricorda l’evacuazione degli inglesi da Boston durante la Rivoluzione Americana. Una festa popolare che si è trasformata in un bagno di sangue. Le immagini degli atleti, dell’entusiasmo sono state eclissate dietro visioni terribili di un quartiere, quello di Back Bay, con i marciapiedi insanguinati, con i soccorritori impegnati a trasportare e dare assistenza ai feriti più gravi. “Si sono uditi due potenti tuoni nell’area del traguardo” così ha descritto il momento un producer della Cnn. “Il sangue ed i vetri rotti erano dappertutto”- racconta uno dei testimoni- “Le ambulanze andavano e venivano continuamente con le barelle”. Il panico ed il terrore nei volti dei presenti, uomini e donne a terra, caduti per le fortissime esplosioni, le grida ‘Scappa’ erano le uniche parole comprensibili oltre alle urla e alle sirene dei veicoli di soccorso. In conferenza stampa il capo della polizia Ed Davis ha con- PAROLE DI RASSICURAZIONE NEL DISCORSO DEL PRESIDENTE Obama al Paese: “Li prenderemo” oston, 14 e 50. Doveva essere una giornata di festa. Passerà alla storia invece come un momento da ricordare. In quegli attimi l’America – insieme al mondo intero - ha rivissuto, e tutt’ora sta vivendo, la paura dell’11 settembre. “Troveremo i colpevoli e li costringeremo a rispondere delle loro responsabilità”. Queste le prime parole di Barack Obama dopo l’attentato. Sono le 18 e 15 in punto. In diretta tv il messaggio alla Nazione. Dall’animo triste e pieno di rabbia ma dallo sguardo deciso – nel periodo più drammatico e difficile da quando è alla guida Casa Bianca - il presidente degli Stati Uniti nel suo breve discorso diffonde speranza e determinazione agli americani: “Non temete, li troveremo, qualunque individuo sia stato, qualsiasi gruppo, andremo fino in fondo”. Parole di rassicurazione per la sua gente. Sconvolta. Per la seconda volta. Inoltre, ha sottolineato: “Scopriremo chi c’è dietro e perché lo ha fatto”. Poi Obama ha aggiunto: “Li assicureremo alla giustizia”. Unità e determinazione, un messaggio ben preciso all’America: “In un giorno come questo – ha spiegato Obama - non ci sono democratici o repubblicani”. Sulla matrice della strage si è limitato a dire: “Non abbiamo ancora tutte le risposte ma sappiamo che molte persone sono rimaste ferite e alcune in mondo molto grave nell'esplosione alla maratona di Boston”. E precisa: “Le indagini sono ancora in corso e non bisogna saltare alle conclusioni prima di avere chiari tutti i fatti. Il responsabile subirà tutto il peso di questo”. Il presidente degli Stati Uniti d’America ha concluso: “Oggi (lunedì scorso, ndr) io e Mi- B fermato la presenza di altre cinque bombe non esplose, che gli artificieri sono riusciti a disinnescare. Immediatamente, sono stati chiusi i ponti e le metropolitane della città. Bloccato anche lo spazio aereo sopra Boston, ed i cellulari per paura di un possibile innesco a distanza. “Esortiamo i cittadini a rimanere a casa- ha continuato Davis- ed i turisti a rimanere in albergo”. Subito lo stato di allerta si è esteso alle altre città ‘sensibili’ dell’America: New York, Los Angeles e Washington, dove sono state rafforzate le misure di sicurezza. I servizi segreti hanno chiuso al traffico Pennsylvania Avenue, la strada di fronte all’ingresso della Casa Bianca. Pattuglie anti-terrorismo si sono poi dispiegate in alberghi e luoghi considerati a rischio. Misure rapide e estese che rivelano il panico in cui l’America è crollata in pochi minuti. Il quotidiano Boston Globe riferisce che in città vengono impiegati agenti della polizia dello Stato, unità della Guardia Nazionale e unità di specialisti dei team Swat appartenenti alla polizia cittadina. "Le persone che si recheranno al lavoro noteranno una aumentata presenza di forze di polizia in città", ha annunciato l'ufficio del sindaco, invitando la popolazione a "non allarmarsi" per le rafforzate misure di sicurezza. Per stasera alle 20 (ora locale) è stata annunciata una veglia di preghiera per le vittime delle esplosioni, nella chiesa di Arlington Street. Tutto il mondo ha trattenuto il fiato di fronte alle immagini che arrivavano da Boston. Parole di condanna arrivano dall’Europa: "Condanno gli atti orribili e mi rammarico profondamente per la tragica perdita di vite innocenti", ha detto il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, auspicando che "i responsabili di questi atti atroci siano consegnati alla giustizia". "Sono rimasta sconvolta nell'apprendere del terribile attacco alla maratona di Boston, diretto deliberatamente a uomini, donne e bambini che partecipavano ad un evento sportivo", ha fatto eco l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, definendo "deprecabili" questi atti e confermando che l'Ue è "al fianco del governo e del popolo degli Stati Uniti". LE TESTIMONIANZE DEGLI ATLETI ITALIANI “Ho visto la morte in faccia” Al momento non ci sono italiani coinvolti.” È quanto afferma la Farnesina attraverso il Capo dell’Unità di crisi, Claudio Taffuri, che resta in costante contatto con il console italiano a Boston, Giuseppe Pastorelli. Ma alcuni dei nostri connazionali lì c’erano. Tutti per la maratona. La gara della capitale del Massachusetts è una delle più importanti del mondo con partecipanti da ogni parte del globo: l’Italia conta 227 iscritti. Il console d’Italia a Boston ha precisato: “Dalle notizie che abbiamo non ci sono tra i 23mila partecipanti atleti italiani coinvolti negli incidenti. Ovviamente seguiamo l’evolversi della situazione e faremo un aggiornamento nelle prossime ore”. “Ho sentito un rumore enorme, la festa si è trasformata in terrore e non ho più pensato a finire la gara”. È quanto ha dichiarato Paolo Rossi, 48 anni, di Pistoia. Era lì ed ha visto il traguardo della maratona e poi la morte in faccia: “Della corsa ovviamente non m'importa, sono ore che piango», racconta. Rossi fa parte di un gruppo di italiani accompagnati alla maratona dal preparatore atletico Fulvio Massini (dell'Agenzia ‘Born two run’). “Eravamo una sessantina - spiega il podista - e per quel che risulta a me stiamo tutti bene. Quanto agli italiani arrivati a Boston con altre agenzie, non ho elementi per dire niente di certo. Di sicuro restano il terrore e la tristezza che ho “ chelle ci uniamo a tutta l'America nel piangere le vittime di Boston”. Durante il suo breve discorso al Paese, Obama non ha mai utilizzato il termine “terrore” e neanche “attacco terroristico”. Di tutt’altro avviso il portavoce della Casa Bianca:“Parliamo di un atto di terrore – ha spiegato - perché è di questo che si tratta quando vi sono esplosioni multiple di ordigni fatti per uccidere”. Successivamente Barack Obama si è intrattenuto in un lungo vertice con il direttore della Fbi, Robert Mueller, e il ministro della Homeland Security, Janet Napolitano. Con il passare dei minuti arrivano i primi bollettini. Cheryl Fiandaca, responsabile delle relazioni con la stampa della polizia di Boston, ha reso noto che sono 144 i feriti (8 i bambini rimasti colpiti), 19 in gravi condizioni di cui 10 hanno subito amputazione. Giuseppe Sarra provato: era vicinissimo il traguardo e questi assassini hanno trasformato una festa in una tragedia. È scoppiato il caos. Mia figlia, che aveva scavalcato una balaustra per correre al mio fianco gli ultimi metri, ha cominciato a piangere a dirotto, ci ha raggiunto di corsa mia moglie. Tra le lacrime, non riuscivamo nemmeno a parlare. Incredibile. I soccorsi sono scattati subito - aggiunge Rossi - e hanno isolato l'area dell'attentato. Così siamo tornati subito in albergo, dove ci troviamo ora, in attesa di notizie definitive su quello che è successo”. Anche un’altra italiana, Tite Togni, di Brescia si è barricata in albergo per paura di altre esplosioni: “La polizia non vuole che usciamo. Le bombe? Io sono passata in quel punto 10 minuti prima che esplodessero. Sono sotto choc.” Sembra un ‘miracolo’ quello descritto da un'altra testimone, Vittoria Baracchi, che si è salvata per una fortunata coincidenza. Qualche minuto prima della detonazione, racconta, "ero proprio nel luogo esatto dove c'è stata la prima esplosione". "Poi ho ricevuto un messaggio alle 2 e 45 di mio fratello di raggiungerlo dall'altra parte. Per poterlo fare, mi sono allontanata. Cinque minuti dopo è esplosa la prima bomba". Il consolato italiano a Boston, in stretto raccordo l'Unità di crisi del ministero degli Esteri, ha attivato tutti i necessari contatti per verificare la presenza e fornire asC.P. sistenza ai nostri connazionali. 3 Mercoledì 17 aprile 2013 La strage di Boston Pochi tentativi e ancora nessun successo. Le forze dell’ordine non sanno ancora su chi puntare il dito La polizia statunitense brancola nel buio Barack Obama: “Un atroce e codardo atto di terrorismo”. Il Fbi intanto chiede ai cittadini foto e video, per trovare qualche indizio. La pista più accreditata è quella del terrorismo interno di Federico Campoli rmai è psicosi da strage. A neanche 24 ore dal terribile attentato di Boston, l’aeroporto di Laguardia, a New York City, è stato blindato per un sospetto pacco bomba. Un aereo è stato circondato, i voli sono stati bloccati e il terminal centrale è stato evacuato. Le forze dell’ordine hanno verificato tutti i bagagli del velivolo. Nonostante le prime caute dichiarazioni di Obama, in cui l’attacco non veniva identificato come “terroristico”, ormai nessuno ha più remore a chiamare le cose con il proprio nome. Neanche il Presidente stesso. Quello di Boston è stato un atto di terrorismo. “Atroce e codardo” aggiunge l’inquilino della Casa Bianca. Anche il Segretario della Difesa, Chuck Hagel, non esita a definirlo un “crudele atto di terrore”. Purtroppo, ancora non si possono definire gli identikit degli attentatori. Il Fbi ha preso il comando delle operazioni di indagine. Insieme al Dipartimento di Polizia di Boston, sono state avviate delle ricerche serrate per O scovare i responsabili del ferimento di 176 persone e dell’omicidio di altre 3, tra cui un bambino di 8 anni. Il Sindaco della città, Thomas Menino, insieme ad altri massimi rappresentanti delle forze dell’ordine, hanno tenuto, nella mattinata di martedì, una conferenza stampa. Ma l’esito dell’incontro con i giornalisti non ha dato i risultati sperati. Sembra che nessuno abbia le idee ben chiare su cosa sia accaduto e l’impressione generale è che stiano tutti ancora brancolando nel buio. Ma il capo del Fbi rassicura la popolazione: “Andremo fino alla fine del mondo per catturare il responsabile o i responsabili di questo crimine”. Anche il sindaco Menino tenta di risollevare la città. “Boston lo supererà”. Tutto il mondo si stringe attorno alle vittime delle tremende esplosioni, che hanno squarciato l’America, facendo rivivere momenti che tutti speravano di essersi lasciati alle spalle per sempre. Ma in questo momento, il popolo americano si sta rivelando la proverbiale solidarietà ai loro concittadini, che sono soliti mostrare nei momenti più tra- gici. Sono molte le storie, fornite alle maggiori testate giornalistiche statunitensi, di piccoli atti di eroismo compiuti, non solo da poliziotti e pompieri, ma da gente comune. Persone che si trovavano lì SOCIALISTI E LIBERALISTI SI SONO AFFRONTATI CON SASSI E BASTONI Scontri in Venezuela: 7 morti Il voto di domenica ha spaccato in due il paese, che ora si fronteggia nelle strade di Caracas e il voto di domenica ha spezzato in due il Venezuela, ieri se ne sono avute le prove. Centinaia di studenti, sostenitori del leader del centrodestra liberale, Henrique Capriles, sono scesi in piazza per chiedere il riconteggio delle schede. Le manifestazioni si sono svolte principalmente sotto la sede del Consiglio nazionale elettorale(Cne). Ma qualcosa è andato storto. Le proteste hanno avuto inizio già dal lunedì notte, quando alcune decine di persone, tra cui molti giovanissimi, hanno dato vita a violenti scontri con la polizia. Ma anche i chavisti avrebbero preso parte agli incidenti, per difendere il loro voto. Il bilancio dei tafferugli è di sette morti. Due a Miranda, la regione che include la capitale, Caracas. Una di queste in Tachira, al confine con il Colombia. Altre morti sarebbero state registrate nello Stato di Zulia. Le fonti ufficiali parlano poi di circa 135 arresti, mentre il neoeletto, Nicolas Maduro, parla di “tentativo di colpo di Stato contro le istituzioni democratiche”. Il suo rivale, Henrique Capriles, ha invece invitato i manifestanti a non proseguire con azioni provocatorie, anche se è stato lui stesso a convocare in piazza i cittadini, per protestare contro il presunto inganno elettorale. Anche nella capitale centinaia di studenti sono scesi in piazza al grido di “frode frode”. Ma la polizia ha tentato di disperderli, lanciando S gas lacrimogeno. L’erede di Hugo Chavez ha acconsentito nei giorni scorsi a controllare che tutto si sia svolto in modo corretto e legale. Ma Maduro non ha acconsentito ancora al riconteggio delle schede, così come vorrebbe l’opposizione liberalista. Di fronte alle proteste, il presidente ad interim ha compiuto un “appello alla pace”. “Faccio appello al popolo a combattere nella pace” ha detto Maduro nel corso di una conferenza stampa. Sono seguite una guerra di dichiarazioni tra i due leader delle maggiori coalizioni. Praticamente, non hanno fatto altro che rendere evidente un dato già noto da qualche tempo. Il Venezuela è spaccato a metà. E non si tratta di una frattura moderata, ma di un vero pericolo per la stabilità sociale del paese. I liberalisti aspettano una rivincita da quindici anni sui chavisti. Questa rivalsa non è arrivata neanche dopo la morte del “Presidente Comandante”. Ma Maduro non ha mai dimostrato una grande attitudine al comando, né un carisma lontanamente paragonabile a quello del suo predecessore. F.Ca. solo per assistere o partecipare ad un evento sportivo. Nel frattempo, la polizia sta facendo di tutto per tenere calmi gli animi dei concittadini. E’ stato schierato un importante numero di pattuglie davanti a potenziali obiettivi. Ma, a quanto riferiscono fonti interne al Dipartimento di Polizia, sarebbe solo per tranquillizzare gli abitanti, facendo vedere la propria presenza sul territorio. La via dell’attentato, Boylston Street, rimarrà chiusa per diversi giorni. Intanto, per condurre le indagini è stata coinvolta anche la Guardia Nazionale, che collaborerà con la polizia e le guardie metropolitane per il controllo delle aree a rischio. Alcune zone della città rimarranno chiuse fino a martedì. La dinamica dell’attentato ha gettato in confusione le forze di sicurezza. All’inizio i sospetti sono immediatamente ricaduti su uno studente saudita, ricoverato all’ospedale per aver riportato gravi ferite nell’esplosione. Ma la pista si è quasi subito rivelata falsa. Il ragazzo non è stato condotto in stato di arresto. Le indagini continuano. Durante la conferenza stampa, i rappresentanti del Fbi, della polizia e del governo, hanno chiarito alcuni punti chiave. Le bombe sarebbero state solamente due. Non sono stati trovati altri ordigni attorno al luogo dell’attentato. “Sono state due e solo due le esplosioni” è quanto afferma il Governatore, Deval Patrick. “Si è parlato di sette dispositivi. Non è vero” conferma Rick Deslauriers, agente speciale in carica del Federal Bureau Investigation. Ed è sempre lui ad indicare che le piste seguite sono molteplici. I suoi colleghi si sono però rifiutati di dire se ci fossero stati dei sospetti o degli arresti. Sicuramente ci sono state delle perquisizioni. Nella notte è stata eseguito un controllo in un appartamento a Revere, a poco più di 6km a nord di Boston. A quanto sembra dalle prime notizie, la polizia cercava elementi riconducibili allo studente saudita. Ma gli elementi trovati non hanno portato a nulla. Ed Davis, commissario della polizia di Boston, ha invitato i cittadini a consegnare quanto più materiale video e fotografico possibile, così da poter ottenere qualche indizio in più. Sono varie le piste seguite, ma nessuna è quella prediletta. Appena le bombe sono esplose, subito qualcuno ha gridato ad al Al Qaeda. Solo poche ore prima, infatti, era uscito un comunicato del gruppo terroristico, in cui si diceva che i talebani avrebbero colpito gli Stati Uniti, la Francia e l’Europa. Ma queste dichiarazioni vengono rilasciate già da diversi mesi. Ma sin dall’inizio, sembrava troppo strana la modalità dell’attentato per ricondurla ai talebani. E infatti sono stati loro stessi a stroncare i sospetti. Ehsanullah Ehsanil, portavoce di uno dei maggiori gruppi di mujaheddin pakistani, ha detto: “Siamo convinti che si debbano attaccare gli Usa e i loro alleati, ma non siamo coinvolti in questo attentato”. Parole chiare, sulle quali non si ha motivo di dubitare. Ora le piste seguite riguardano soprattutto il terrorismo interno. Si pensa anche ai suprematisti bianchi, non nuovi a stragi ed attentati di grandi proporzioni. Il più famoso rimane quello di Oklahoma City, nel 1995. M ancora non c’è nessun elemento che faccia pensare ad un coinvolgimento dei razzisti americani. A questo punto, si potrebbe pensare a del jihadismo made in Usa. Nulla esclude, infatti, che si siano attivate alcune cellule dormienti, che abbiano deciso di compiere il loro “battesimo del fuoco” con questo attentato. Si potrebbe anche pensare che, nel caso in cui la matrice sia religiosa, i terroristi possano provenire dal Canada. Da tempo infatti, la nazione anglo-francese è diventata un covo insospettabile di fondamentalisti islamici. Due di questi sono addirittura stati trovati ad In Amenas, in Algeria, quando si consumò la strage del sito petrolifero. Al momento, ancora non giungono rivendicazioni, mentre ogni possibile pista rimane aperta. Sembra ancora troppo presto. Nonostante Le forze dell’ordine, dall’11 settembre 2001 fino ad oggi, abbiano stilato una lista con circa 380 sospetti estremisti, non hanno ancora nessun sospettato. Di certo, rimane indicativo che negli archivi del Fbi, 51 di questi potenziali terroristi siano estremisti di destra, mentre 23 siano riconducibili all’area del fondamentalismo islamico. Ed è difficile individuare dei potenziali sospetti, anche perché non si hanno basi solide per farlo. Negli ultimi 12 anni, non si sono registrati importanti attacchi da parte di gruppi suprematisti, mentre i jihadisti hanno sempre agito in tutt’altro modo, utilizzando materiale molto più sofisticato di quello usato a Boston. Tutto ciò che Washington può fare, per adesso, è tenere le bandiere a mezz’asta. Attualità 4 Mercoledì 17 aprile 2013 Elezioni Quirinale: alla prima votazione il Pdl voterà per Silvio Berlusconi È quanto è stato stabilito nell’incontro avvenuto ieri sera tra il Cavaliere e i suoi uomini – Intanto, ecco i retroscena del summit tra il leader del Pdl ed il sindaco di Firenze a Parma – Oggi, possibile faccia a faccia tra l’ex premier ed il segretario del Pd, ma l’accordo è difficile di Federico Colosimo CORSIVO lla prima votazione per il Presidente della Repubblica, giovedì, a Montecitorio, il Pdl voterà per Silvio Berlusconi al Quirinale. Ieri sera, il Cavaliere, di rientro da Parma, ha cenato con i “suoi” uomini per definire i contorni di un possibile nuovo incontro con Bersani che potrebbe avvenire già questa sera. Nel frattempo, facendo un passo indietro, pare che l’incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, avvenuto lunedì 15 aprile al Teatro Regio di Parma, sia andato a gonfie vele. “Ben lieto di accogliere la sfida del sindaco di Firenze”. Il Cavaliere ha commentato così il colloquio avuto con l’esponente politico del Pd. Di quale sfida, promessa, o accordo si tratti, però, non ci è dato saperlo. Di certo c’è solo che gli uomini più odiati dalla sinistra hanno parlato a lungo nell’anticamera del teatro. E la frase del presidente del Milan non si riferiva assolutamente ad una eventuale candidatura del giovane politico quale leader del partito democratico alle (chissà) prossime elezioni. Entrambi, lontani da occhi indiscreti (Renzi ha fatto allontanare anche dei parlamentari del Pd che lo accompagnavano) negano di aver discusso A Gabanelli: un Quirinale a 5 stelle Milena Gabanelli del prossimo Capo dello Stato. “Lo farà con il segretario”, la risposta dell’ex Presidente della Provincia di Firenze, riferendosi a Bersani. Una bugia, quella di Renzi. Il sindaco di Firenze, infatti, avrebbe più volte fatto il nome di Romano Prodi. Personalità tutt’altro che ben vista dal leader del Pdl, che ha già dichiarato che preferirebbe andare all’estero piuttosto che averlo come presidente. Ciò che è certo, è che i due hanno parlato proprio del leader del Pd. L’ex ministro dei Trasporti e della Navigazione nei governi D’Alema II° e Amato II° è il primo obiettivo comune: sia Renzi che Berlusconi, ormai è chiaro, vogliono sbarazzarsene. Il tutto per rimettere in moto l’Italia e consentire al Paese di esrazzarsene. Il tutto per rimettere in moto l’Italia e consentire al Paese di esraz- zarsene. Il tutto per rimettere in moto l’Italia e consentire al Paese di essere governato comsentire al Paese di essere governato comsentire al Paese di essere governato come si deve. L’ex ministro dell’Industria, Bersani, lo sa e non sa che contromisure adottare. Ormai Bersani è una piccola pecorella smarrita in cerca di soccorsi. Aiuti che non riceverà da nessuno. UNA ROSA, MA ALLARGATISSIMA, DA PROPORRE AL CAVALIERE Il Pd brancola nel buio: tanti nomi, nessun nome on tutte le anime che si ritrova, figuriamoci se il partito democratico poteva ricompattarsi attorno ad una eventuale figura da proporre come Presidente della Repubblica. Al massimo, tireranno fuori una rosa, che rischia però di avere più petali (cioè) che candidati, che spine (le correnti del partito), proprio per non scontentare nessuno. Una rosa che in giornata potrebbe anche prendere la strada di via Dell’Umiltà (intesa però come sede romana di Silvio Berlusconi) e attorno alla quale stasera, praticamente all’ultimo tuffo, i gruppi Pd di Camera e Senato cercheranno di ritrovarsi, in un incontro al teatro Capranica di Roma per discutere proprio dell'elezione del Presidente della Repubblica. E chissà se si parlerà anche dell’offerta, in realtà molto più simile ad un ricatto, arrivata ieri sera da Beppe Grillo. Il comico aspirante politico ha fatto sapere a Bersani: votate la Gabanelli al Quirinale e questo sarà il primo passo per fare un’alleanza di governo con voi. Tutto questo appena poche ore dopo aver detto che il Pd voleva comprarsi alcuni deputati 5 stelle. Vallo a capire… Intanto, il segretario Pier Luigi Bersani ieri mattina ha incontrato Franco Marini. Al centro dell'incontro - secondo quanto C Come al solito, certe manovre cripto-elettorali si capiscono sempre a qualche giorno di distanza. Così, quando la trasmissione Report di domenica scorsa si è occupata di demolire sistematicamente la figura di Gianni Alemanno, l’intento di Milena Gabanelli non era apparso da subito chiaro. Oggi, data la sua candidatura al Quirinale, proposta dal Movimento 5 stelle, si capisce perfettamente il tempismo della puntata dall’evocativo titolo: “Romanzo Capitale”. Per questa sua nomina fra i possibili “scalatori” del Colle, la conduttrice di Rai3 si è detta “assolutamente commossa e anche sopravvalutata”. Questo è poco ma sicuro. Sì, perché, come diceva giustamente Benedetto Croce, “non basta essere persone oneste per essere buoni politici”. Figuriamoci per essere Presidente della Repubblica. Ora, va bene tutto. Vanno bene i candidati scelti su internet, vanno bene le cantonate prese dai capigruppo dei 5 stelle, vanno bene perfino le foto degli apriscatole “postate” sui social network alla prima seduta della Camera. Adesso, però, è arrivato il momento di dire basta. L’elezione del Capo dello Stato è cosa seria, anzi serissima. E di certo non si può scegliere per questo compito una giornalista, per quanto brava, solo per le sue inchieste. A maggior ragione se costruite appositamente per infangare un avversario politico (questo è stato fatto domenica a Report contro Gianni Alemanno). Sì, perché per definizione, il presidente della Repubblica è “super partes”. Qui, invece, si sono pro- “ si è appreso – proprio le trattative in vista dell'elezione del presidente e le tensioni all'interno del Pd, dopo gli attacchi di Matteo Renzi rivolti allo stesso Marini, il cui nome era circolato come possibile Capo dello Stato. Il segretario del Pd ha incontrato anche Luciano Violante, responsabile riforme del partito, anche lui nella rosa dei nomi che potrebbero essere indicati per il Quirinale. Gli altri nomi spesi in queste ore dai Pd sono i soliti, ovvero Giuliano Amato, Romano Prodi e Anna Finocchiaro, con la new entry di Sabino Cassese. E se la Finocchiaro è stata severamente bocciata da Renzi, che ieri l’altro ha ritirato fuori la storia assai poco ‘presidenziale’ della spesa all’Ikea con gli uomini della spesa a spingere il carrello dell’onorevole pd, anche Prodi non è che se la passi benissimo in quanto a gradimento. Bocciatissimo all’esterno (Berlusconi ha già fatto sapere che sarebbe pronto ad emigrare qualora il bolognesse salisse al Colle, mentre ieri è arrivato il secco ‘no’ anche dalla Lega), anche dentro il Pd il professore ha un appeal vicino alle zero. E così lo stesso Prodi ieri ha cercato di recuperare qualche posizione, affermando, a chi gli chiedeva come reagisce quando viene etichettato alla stregua di un 'elemento di divisione' per l'elezione del Presidente della Repubblica? "Sorrido, chiedetelo a mia moglie”. Essere tirato in ballo per il Quirinale, ha aggiunto l'ex premier, non gli fa "nessun effetto". E a dispetto di quanto sostengono in molti, ritiene quelli che stiamo vivendo dei "giorni semplicissimi" e non complicati.''. Igor Traboni prio prese le parti di un determinato schieramento e anche apertamente. La stampa asservita alla faziosità politica, capitanata da Il Fatto Quotidiano, da tre o quattro giorni grida allo scandalo, proprio per la “mala gestio” che Alemanno avrebbe fatto, a Roma, della “cosa pubblica”. Inutile negarselo, Gianni –soprannominato “AleDanno”- non è di certo stato il migliore dei sindaci possibili, ma metterlo sulla graticola per gli “scandali” Atac e Ama, è francamente ridicolo. E questo non perché le assunzioni pilotate non siano gravi, ma perché Roma, prima di Alemanno, era nelle mani di Walter Veltroni, l’uomo che si è preoccupato più di investire denaro e risorse pubbliche in Africa (sic!), che nella Capitale. Ma, cosa ancor più grave, la “vergogna” della gestione-Alemanno sarebbe aver assunto “ex terroristi di estrema destra” nelle municipalizzate. Ora, si decidano, tutti i giustizialisti del Paese. O il carcere ha una funzione rieducativa (come prevede la Costituzione). E allora questo vale per tutti, da sinistra a destra, per i comunisti così come per i fascisti. Oppure si torna alla logica del Ventennio e al carcere come mera misura punitiva. Se si sceglie questa seconda ipotesi, però, è anche il caso che qualcuno si preoccupi di avvisare Adriano Sofri, condannato in via definitiva quale mandate dell’omicidio di Luigi Calabresi, che la smettesse di pontificare dalle colonne de La Repubblica. Che, fino a prova contraria, come tutti i grandi quotidiani, riceve finanziamenti pubblici. Micol Paglia 5 Mercoledì 17 aprile 2013 Attualità Mps: sequestrati i “tesoretti” di Mussari, Vigni e Baldassarri La Gdf “congela” agli ex vertici dell’istituto di credito senese ben 14,5 milioni di euro – Indagati i dirigenti protempore di Nomura, Sayeed e Ricci – I magistrati entrano nella sede centrale di Bankitalia, estranea al filone investigativo ma più volte al centro delle polemiche candalo (rosso) Mps: al peggio non c’è mai fine. Gli ex vertici dell’istituto di credito senese, Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri e i dirigenti protempore di Nomura, Sadeq Sayeed e Raffaele Ricci, sono indagati per “ostacolo aggravato dell’esercizio delle funzioni delle pubbliche autorità di vigilanza, infedeltà patrimoniale aggravata e false comunicazioni sociali aggravate in concorso tra di loro”. Giornata turbolenta, quella di ieri. Da una parte, infatti, alcuni magistrati della Procura di Siena, “accompagnati” dalla Gdf, sono entrati nella sede della Banca d’Italia (che da oltre un anno collabora alle indagini in corso) a Roma. Bankitalia è però estranea al filone investigativo seguito in questa fase. Ad alcuni dirigenti dell’istituto centrale verrebbero infatti notificati provvedimenti adottati a carico di terzi. Per gli inquirenti “una operazione tecnica in piena collaborazione”. Sul ruolo di Palazzo Koch, comunque, non sono mancate già in passato le polemiche per aver agito S con poca tempestività sul Monte. Dall’altra parte, invece, sempre ieri, sono scattati nuovi sequestri importanti e, come già detto, nuove ipotesi di reato. Come la truffa e l’usura aggravata in relazione al derivato Alexandria, architettato dagli ex vertici dell’istituto di credito senese (Mussari, Baldassarri e Vigni) con Banca Nomura. Nei confronti di quest’ultima i militari hanno eseguito un maxi sequestro da 1,8 miliardi di euro. I fatti oggetto di indagine sono relativi alla ristrutturazione del veicolo e al finanziamento da parte di Nomura a favore di Mps per l’acquisto di Btp italiani per 3,05 miliardi. Degli 1,8 miliardi, 88 milioni sono costituiti da “commissioni occulte percepite dalla banca giapponese” e 1,7 miliardi di euro depositati da Mps in favore di Nomura a titolo di garanzia sul finanziamento percepito dal Monte. Inoltre, la Gdf ha sottoposto a sequestro preventivo anche 2,3 milioni di euro all’ex presidente di banca Mps Mussari, 9,9 milioni di euro all’ex dg Antonio Vigni e 2,2 milioni di euro a Gianluca Baldassarri (l’unico in carcere), ex capo Area Finanza. Totale? 14,4 milioni di euro. Niente male. Un vero boom si registra per il turismo ecologico ed ambientale come dimostra il fatto nei parchi e nelle aree protette il 20% dei visitatori sono proprio i giovani in gita scolastica. Una scelta giustificata dai costi contenuti, dall'elevato valore educativo e dalla pluralità di mete disponibili senza dover percorrere grandi distanze, in un Paese come l'Italia che può contare su ben 871 i parchi e aree naturali protette. La vera novità degli ultimi anni sono però le fattorie didattiche che si sono moltiplicate nelle campagne diventando le mete più gettonate delle gite organizzate soprattutto nelle scuole primarie. Secondo il censimento della Coldiretti con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca sono presenti in Italia 1300 fattorie didattiche autorizzate dove gli alunni delle scuole elementari e medie possono trascorre una giornata all'aria aperta a diretto contatto con le coltivazioni e gli animali, che in molti non hanno mai visto. Federico Colosimo Strage di Capaci: il commando di fuoco di Brancaccio responsabile dell’eccidio L’ex reggente della cosca palermitana, il pentito Spatuzza, rivela i nomi degli esecutori – Scattano otto nuovi arresti – Per il procuratore Lari non ci sono dubbi: “Tutto fu deciso da Riina, che dichiarò guerra allo Stato. Nessun mandante esterno, la mafia non prende ordini” ecisero, prepararono ed eseguirono materialmente la strage di Capaci. Ventuno anni dopo emerge un altro pezzo di verità dai misteri del 1992. L’ultimo pentito di Cosa Nostra, Gaspare Spatuzza, rivela i nomi degli esecutori sfuggiti, fino a ieri, a tutte le inchieste. Dopo le sue parole, pesanti come un macigno, la direzione investigativa antimafia ha eseguito 8 arresti emessi dal gip di Caltanissetta. Tra le persone coinvolte, boss e gregari della cosca Brancaccio. Spatuzza ha offerto agli inquirenti elementi di “assoluta novità”, chiamando in causa alcuni fedelissimi di Giuseppe Graviano, il capomafia del quartiere palermitano. Come Salvo Madonia, già detenuto al carcere duro e inquisito nell’ambito del processo “Borsellino quater”. Poi Cosimo D’Amato, un pescatore di Santa Flavia (Palermo), finito in manette nel novembre scorso su ordine dei pm di Firenze che indagano sulle stragi mafiose del ’93. Secondo gli inquirenti, avrebbe fornito l’esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze e Milano. I pm nisseni gli contestano di avere procurato alle cosche anche il tritolo usato per l’eccidio D di Capaci. D’Amato avrebbe recuperato l’esplosivo da residuati bellici che erano in mare e lo avrebbe consegnato al gruppo di sicari. In manette, anche Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Tutti in carcere da molto tempo, con condanne pesanti per reati di mafia ed omicidio. L’indagine – Di quel commando, denominato dal procuratore Sergio Lari “gruppo di fuoco di Brancaccio”, mai nessun pentito aveva parlato nel corso dei processi celebrati per la strage di Capaci, che si sono conclusi con una quarantina di condanne, fra mandanti ed esecutori. Graviano aveva ordinato massima riservatezza per le operazioni di confezionamento dell’esplosivo, e così avvenne: 200 chili di tritolo furono consegnati a Giovanni Brusca che, intanto, aveva procurato altri 200 chili di esplosivo utilizzato nelle cave, “l’Euranfo 70”. Per la sistemazione della carica finale, Brusca si avvalse di due consulenti: il cugino, che lavorava con gli esplosivi nelle cave, e Pietro Rampulla. Per il procuratore Lari, non ci sono dubbi: “La strage di Capaci venne decisa nella La crisi non dà fiducia alle banche che continuano a erogare denaro col contagocce L’economia europea ha bisogno di ossigeno Mario Draghi lancia un monito affinchè venga dato credito alle imprese con maggiore facilità e banche non erogano denaro “a tassi ragionevoli”: è questa l’accusa che lancia Mario Draghi rivolgendosi all’Europa. Il presidente della Bce in occasione di un meeting presso l’Università di Amsterdam ha denunciato una diffusa man- L canza di credito alle imprese di piccole dimensioni, sprovviste di rifornimenti sul mercato dei capitali.“Quella dell'Eurozona- afferma Draghiè un'economia basata sulle banche, dove circa tre quarti dei finanziamenti alle imprese viene dalle banche. Per questo se in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli le conseguenze per l'economia sono gravi”. Nonostante gli istituti abbiano ottenuto prestiti dalla Bce, non li hanno utilizzati per finanziare l’economia reale ma, anzi, hanno chiuso i rubinetti di eroga- zione. La competitività è la soluzione, ed è possibile, secondo Draghi, solo “perseguendo in modo determinato e ambizioso un'agenda di riforme strutturali”. Tra tanto allarmismo Draghi ha spazio anche per messaggi di ottimismo:” ci sono motivi per riunione del dicembre 1991, quando Cosa Nostra si riunì durante la commissione regionale per gli auguri di Natale. In quell’ occasione Totò Riina sentenziò la stagione stragista. A quella riunione era presente anche Antonio Giuffrè. Fu Riina e solo lui a dichiarare guerra allo Stato: bisognava uccidere non solo i nemici storici, ma anche i traditori e gli inaffidabili. Ribadisco, come ho sempre detto, che non ci sono mandanti esterni in ordine all’eccidio. La mafia non prende ordini da nessuno”. Le rivelazioni di Spatuzza – “L’esplosivo che macinavamo era solido, tra il giallo chiaro e il colore panna. Lo tritavamo schiacciandolo con un mazzuolo, lo setacciavamo con lo scolapasta sino a portarlo allo stato di sabbia”. Quell’esplosivo prelevato a Porticello, però, non bastò: “Ci recammo a prelevare altri due bidoni alla Cala, sempre legati a un peschereccio”, prosegue Spatuzza. “Una parte di quella micidiale carica fu consegnata poi a Graviano per la strage di Capaci, l’altra, invece, servì per l’eccidio Borsellino”. F.Co. avere fiducia” ,afferma, “la maggior parte degli elementi necessari per rimuovere le cause della crisi sono stati messi in moto”. Anche dall’Italia arrivano voci sull’ emergenza liquidità: a parlare è il direttore generale Confindustria, Marcella Panucci in un'audizione alla Camera sul decreto per il pagamento dei debiti scaduti della P.A: “ E' in corso la terza ondata di credit-crunch, dopo quelle del 2007-2009 e quella del 2011-2012- af- ferma Panucci- I prestiti alle imprese sono in caduta da piu' di un anno e mezzo: lo stock erogato si e' ridotto di 47 miliardi”. Bisogna erogare denaro e subito. "Il pagamento di ciò che spetta alle imprese, come segnalato dal presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, può essere il più potente stimolo alla ripresa- continua Panucci- Questa restituzione di liquidità darebbe ossigeno a molte aziende”. Francesca Ceccarelli Società 6 Mercoledì 17 aprile 2013 Dietro le quinte del Vaticano il potere si tinge sempre più di rosa Noi, donne di fede Suore, vertici di congregazioni e giornaliste: ecco il nuovo lato femminile della Chiesa di Francesca Ceccarelli immagine canonica del Vaticano è strettamente legata a quella di uomini religiosi che in stretto riserbo si aggirano per Piazza San Pietro: solo e quasi esclusivamente persone di sesso ma- L’ schile. Da alcuni anni però, precisamente dal Concilio Vaticano II, c’è stato vento di novità che ha sovvertito gli assetti clericali: la Chiesa infatti ha aperto le proprie porte anche alle donne, attraverso l’ammissione interna di 23 “madri”, 10 religiose e 13 laiche, convocate su richiesta diretta di Giovanni XXIII. Un primo passo che è stato solo l’anticipazione dell’odierna escalation delle donne in Vaticano: ricoprono infatti una percentuale del 20% le donne che ricoprono la porzione dei posti disponibili addirittura tra i vertici di governo. Ad esempio Nicoletta Vittoria Spezzati, sorella affiliata alle Suore ado- ratrici del Sangue di Cristo: la donna ricopre infatti il ruolo di sottosegretario generale della Congregazione dei religiosi. Subentrata in successione ad un’altra donna, suor Enrica Rosanna, su richiamo del diretto superiore, il cardinale brasiliano Braz de Aviz, suor Nicoletta non è solita però vestire l’abito religioso. Su a pieno la linea ‘progressista’ intrapresa dalle suore appartenenti alla conferenza delle superiori religiose degli Stati Uniti d’America, anch’esse promotrici della veste laica. Sono proprio le rappresentanti episcopali statunitensi a considerare la suora italiana una rappresentante e portavoce all’interno delle mura leonine, spesso chiuse alle loro richieste. E proprio oltreoceano a fare da portavoce della Conferenza episcopale statunitense è una donna: si tratta di Sister Mary Ann Walsh che ha coordinato anche i porporati americani nell’ultimo Conclave. La designazione all’alto incarico commissionato a Spezzati è stata delegata dal dimissionario Benedetto XVI, spez- FOCUS Papa Francesco: ”Le donne sono fondamentali” Il pontefice ha più volte sottolineato durante le sue omelie i grandi pregi delle figure femminili all’interno della società laica e religiosa a piazza San Pietro, papa Francesco ha fatto riferimento al racconto evangelico della risurrezione per rilanciare il ruolo "primario e fondamentale delle donne nella Chiesa delle origini e in quella odierna". Un trend questo portato avanti già dai suoi predecessori: Giovanni Paolo II aveva parlato del "genio femminile" e Benedetto XVI ha più volte elogiato figure femminili come santa Ildegarda di Bingen, Dorothy Day, Etty Hillesum. Addirittura Papa Francesco al carcere minorile di Casal del Marmo ha lavato i piedi a due giovani detenute: piccoli passi in avanti che non fanno però ancora presuppore il via libera al sacerdozio femminile. Sicuramente però Bergoglio dimostra un'attenzione particolare alla questione femminile: uno dei suoi teologi di fiducia, il cardinale tedesco Walter Kasper, si è recentemente domandato: "Non può la Chiesa fare oggi qualcosa di simile a ciò che avveniva nel III-IV secolo, quando ha creato una sorta di ministero 'sui generis' con le diaconesse per i battesimi delle donne adulte? Non si potrebbe quindi oggi, di fronte alle nuove sfide, prevedere un ministero per le donne, che non fosse quello del diacono, ma piuttosto avesse un proprio profilo, come in passato?". E l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola ha sottolineato che il richiamo odierno di Francesco sul ruolo delle donne "è un punto di grandissima importanza". All’apertura vaticana risponde invece un clima di denuncia nella sfera or- D todossa: il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, prla di «pericolo» del femminismo, denunciando l'esistenza di una «propaganda» che incoraggia le donne a svolgere ruoli che sacrificano l'impegno domestico e i doveri familiari. I timori russi sono giustificati forse dal clima di insurrezione e protesta che circola nel paese a seguito delle proteste del gruppo femminista Femen o delle Pussy Riot, il gruppo punk femminista la cui performance anti-Putin nella cattedrale di Mosca, è costata a due di loro una condanna a due anni di campo di lavoro. F.Ce. Ingrid Stampa, governatrice personale di Joseph Ratzinger zando così una lancia a favore della lotta contro il sessismo ancora dominante nelle sfere religiose. Un altro volto femminile è quello di Flaminia Giovanelli, laica esperta di economia e politiche sociali, che è riuscita a ricoprire una funzione di spessore come quella di sottosegretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace. Nata in una famiglia di diplomatici, la Giovannelli ha conseguito la laurea in Scienze Politiche alla Sapienza, quindi ha iniziato nel lontano 1974 a lavorare in Vaticano, dietro l’assunzione di Paolo VI. Fu lei a mantenere i contatti tra il neo eletto sindaco polacco di Solidarnose e l’allora pontefice Giovanni Paolo II. Protagonista indiscussa nell’ambito del volontariato, proprio a Trastevere è riconosciuta come uno dei profili più importanti dell’intero panorama ecclesiastico nazionale. Ma l’elenco rosa del Vaticano non si limita a due nomi: Silvia Guidi è infatti la prima redattrice donna ad essere stata assunta dall’autorevole Osservatore Romano, dopo essere già stata vice capo della sezione redazionale esteri di Libero. Risale al 2007, in occasione di un convegno presso la Cattolica di Milano dedicato a Giuseppe Dalla Torre, storico direttore dell’Osservatore, l’attuale sodalizio tra il direttore Gian Maria Vian e la giornalista Guidi. Ad arricchire la redazione dell’Osservatore Lucetta Scaraffia, storica e curatrice assieme a Ritanna Armeni e Giulia Galeotti che curano il neoprodotto editoriale “Donne Chiesa Mondo”, inserto al femminile da poco consultabile assieme alla storica rivista leonina. Ulteriori incarichi, sempre di grande prestigio, sono poi ricoperti da Maria Cristina Carlo-Stella, capo ufficio alla Fabbrica di San Pietro, storica d’arte e già presente all’appello tra i rappresentanti della Pontificia Commissione vaticana dei beni culturali. C’è poi Eurosia Bertolassi, assistente del segretario di stato Tarcisio Bertone: proveniente dalla corrente focolarina e stata per lungo tempo in forze alla Dottrina della fede; e ancora Barbara Iatta, capo Gabinetto delle stampe e dei disegni della Biblioteca Apostolica vaticana, grande esperta di testi antichi. Ognuna di queste donne ricopre comunque i diversi profili con una competenza e una dedizione che fanno del loro operato un esempio da tramandare e che resta sicuramente negli annali della storia vaticana. Per esempio Suor Pascalina Lehnert fedele collaboratrice di Pio XII, è stata ribattezzata addirittura “Signora del Vaticano”: celebre la sua incursione nel corso di un’udienza riservata con il segretario di stato americano John Dulles, semplicemente per ricordare a Sua Santità la minestra pronta in tavola. Anche Wanda Poltawska, la “Dusia”, amica del cuore, di Giovanni Paolo II, è stata al centro di episodi a loro modo risonanti, essendo lei la protagonista delle preghiere di padre Pio, richiestegli con insistenza dallo stesso Wojtyla, che a quanto pare contribuirono a salvare dal cancro. E infine in tempi recenti va ricordata Ingrid Stampa, governatrice personale di Joseph Ratzinger, esempio di grande devozione alla figura del Papa Emerito: sino alla nomina dell’attuale Pontefice Francesco, aiutava Ratzinger persino nella stesura in tedesco dei propri libri. Anche il Vaticano quindi, seppur coi suoi tempi, sembra aprire nuovi spiragli verso il mondo femminile da sempre simbolo di grande devozione e religiosità. Sarà possibile quindi vedere non più solo stuoli di suore, ma prima di tutto anche vere e proprie donne in carriera, che hanno finalmente l’opportunità di lasciare il dietro le quinte e diventare protagoniste principali della cronaca vaticana. 7 Mercoledì 17 aprile 2013 Salta Maria Sabia, direttrice generale dell’Asl Roma E, donna di fiducia della Polverini Italia ROMA E LAZIO Curioso retroscena sul candidato del Pd nella vicenda del rinnovo dei vertici Sanità, Zingaretti comincia Marino, il “pro acqua pubblica” nominando tre commissari con 20mila euro di azioni Acea I S poil-system secondo alcuni, lottizzazione secondo altri. Fatto sta che è partito, con un primo giro, quello che potrebbe diventare presto un valzer di nomine nelle Asl laziali. La prima testa a saltare è stata quella di Maria Sabia, direttore generale della Roma E. Era una manager di fiducia di Renata Polverini. Zingaretti l’ha defenestrata con un provvedimento d’urgenza, giustificato dalla “gestione irrituale e inadeguata dei rapporti con la Regione e per la carenza di controlli sulle strutture private”. I nuovi vertici della Regione Lazio hanno sostituito la Sabia con Angelo Tanese, attualmente dirigente finanziario del Policlinico Umberto I, per il quale è stata disposta la nomina di commissario ad acta. Non solo: sono state già riempite due caselle della sanità regionale che potevano, in qualche misura, essere definite vuote: quella dell’Asl di Viterbo, che era guidata dal direttore generale dell’Ares 118 Antonio De Santis, sarà occupata da Luigi Macchitella; quella dell’Asl Roma F, che era gestita dal direttore generale Camillo Riccioni, è andata a Giuseppe Quintavalle, già direttore sanitario della stessa azienda sanitaria. Bruno Rossi ROMA VERSO IL VOTO L’Udc non c’è più: Ciocchetti “sposa” Alemanno o strappo è cosa fatta. L’Udc si polverizza alle porte delle elezioni di Roma e Luciano Ciocchetti, ex vice presidente regionale e uno dei suoi uomini più forti del territorio, ieri ha sancito l’alleanza con il sindaco uscente Gianni Alemanno. La conferenza è avvenuta nella sede della lista di Alemanno “Cittadini x Roma”. “Abbiamo provato a fare un centro autonomo ma questa operazione è stata bocciata dagli elettori – ha spiegato Ciocchetti – adesso si gioca un’altra partita dove si è L scelto con chi stare e cioè con il candidato sindaco del centrodestra Gianni Alemanno”. Quest’ultimo ha anche annunciato di voler “fare ticket” con Ciocchetti, investendolo quindi della candidatura a vice sindaco. Cosa che ha causato la reazione caustica del leader de La Destra, Francesco Storace. “Alemanno offre a Ciocchetti di fare il vicesindaco. Peccato che per una bella operazione politica sia necessario annunciare una poltrona”. Robert Vignola n questi giorni si fa un gran parlare del rinnovo dei vertici in Acea. I comitati pro acqua pubblica supportati dalla sinistra capitolina sono nuovamente scesi in piazza per ribadire il no alla svendita delle quote della municipalizzata come a voler rivendicare ancora una volta l’unico successo del Pd romano (quello che in occasione della discussa puntata di Report venne definito “il risveglio” dell’opposizione), in cui venne effettivamente scongiurata tale operazione voluta da Alemanno, e come se tale ricambio di vertici e Cda rappresentasse effettivamente un pericolo di questo genere. In pochi però si sono soffermati su un aspetto curioso di tutta la vicenda: la presenza di Ignazio Marino, candidato a sindaco della Capitale per il partito democratico, in qualità di socio azionario dell’azienda. In realtà, quella di infiltrarsi alle riunioni dei consigli di amministrazione per monitorare quanto accade è una tecnica non nuova, lanciata già da Beppe Grillo con Telecom e ripresa da altri. Solo che il caso del chirurgo è più singolare. Marino non si è infatti li- mitato a comprare la singola azione simbolica volta a garantirgli il diritto di partecipazione e tali assemblee, ma si è assicurato ben 20mila euro di azioni Acea, che con gli utili fatti registrare nell’ultima stagione, ne è aumentato il valore di circa il 20%. Ovviamente l’aspirante primo cittadino si è affrettato a promettere che venderà tali azioni qualora dovesse essere eletto ed ecco che almeno 3000 euro gli entreranno in tasca per il solo essersi intrufolato (in nome della trasparenza) in una delle tre municipalizzate più importanti del tessuto capitolino. Tuttavia Marino non si è limitato semplicemente a monitorare e ad assistere, ma ha preso parte attivamente all’assemblea dei soci chiedendo di rinviare il rinnovo del Cda a dopo il voto del 26 e 27 maggio. Peccato che alla sua richiesta si sia espresso con parere negativo il 94% dei soci, i quali ai giochi politici di cui ha tanta paura Marino, non danno molto peso, quanto piuttosto all’andamento della Borsa che ha infatti premiato la scelta della nomina del nuovo Cda. Ugo Cataluddi ASPETTANDO I RICORSI IL CONVEGNO Tagli in Regione, la via aperta da La Destra L’attualità delle idee di Romualdi u iniziativa di Francesco Storace e Fabrizio Santori (La Destra) e Olimpia Tarzia (Lista Storace) – durante la terza seduta - il Consiglio regionale del Lazio ha approvato ad unanimità la modifica dello Statuto per la riduzione del numero dei consiglieri da 70 a 50, mentre la proposta per il taglio dei membri della giunta da 16 a 10 è passata a maggioranza. Domani, invece, il Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso presentato dai Radicali, i Verdi e i primi dei “non eletti” del Pdl sulla richiesta di impugnazione dell’atto di proclamazione degli eletti alla Pisana, “ritenendo illegittima la contrazione a 50 dei consiglieri disposta con un decreto dell'ex presidente Renata Polverini”. “Ottimo lavoro svolto da La Destra e dalla Lista Storace a favore della credibilità, della trasparenza e del risparmio sui costi della politica”. Soddisfatto il capogruppo de La Destra, Fabrizio Santori, che al tempo stesso ha duramente attaccato il comportamento dei grillini, definendolo “sconcertante” e “incoerente” che pur avendo dato il via libera alla modifica dello Statuto, i rappresentanti del M5S “hanno votato, appellandosi a farraginose motivazioni, contro la modifica della legge elettorale che – ha aggiunto l’esponente de La Destra - taglia le poltrone del Consiglio regionale e degli assessori e ne blocca il possibile aumento”. Giuseppe Sarra C’ S è bisogno di Destra, quella vera, c’è bisogno di Europa, quella autentica. Da questi presupposti, dichiarati dai promotori, prende corpo l’idea del convegno, organizzato dal Movimento Roma Europa Sociale, “Adriano Romualdi: la Destra, l’Europa”, previsto per venerdì 19 aprile alle ore 18 presso la sede dell’Associazione Culturale Casale Europa, sita in Vicolo di Papa Leone 131. Secondo Andrea Roncella, responsabile del Movimento Roma Europa Sociale, sarà “un momento di formazione politica che prendendo spunto dalla figura di un grande uomo ed un fine intellettuale, di destra ed europeo, quale fu Adriano Romualdi, possa aiutarci a capire dove si è sbagliato finora e da quali punti sia necessario ripartire per costruire la base ideale di un mondo che può e deve ancora dire la sua sulle grandi sfide di natura economica, sociale ed etica che quest’epoca ci pone davanti. Insieme al professor Rodolfo Sideri capiremo l’esigenza di non augurarsi un ritorno al proprio orticello “nazionale” ma il bisogno impellente di proiettarsi verso l’Europa con l’intento di straparla dalle grinfie dei poteri forti che la stanno conducendo al macero e consegnarla nuovamente ai soli legittimi destinatari: i popoli.” “Il convegno” conclude Roncella “ha l’obiettivo ultimo di gettare un seme di speranza per poter guardare, in un domani speriamo sempre più prossimo, a un movimento/partito capace di dare risposte veramente di destra alle problematiche contemporanee”. 8 Mercoledì 17 aprile 2013 Italia DA ROMA E DAL LAZIO Sgominato a Fiumicino un traffico di stupefacenti proveniente dall’America Latina Cocaina nel latte in polvere della figlia Nel mirino delle forze dell’ordine una giovane madre di Como, che è stata arrestata In manette anche altri tre corrieri: sequestrati in tutto 43 chili, per un valore di 15 milioni Droga: convegno ad Anzio di Valter Brogino Il popolo sovrano e il libero mercato delle droghe”. Questo il tema del convegno organizzato dall’associazione “Nuovo Orizzonte Italia” che si terrà ad Anzio domani alle 17 e 30 presso l’Hotel dei Cesari in via Mantova. Durante l’incontro, inoltre, sarà presentato il libro “Cannabis medica 100 domande e risposte” di Fabio Bernabei, presidente dell’Osservatorio della Droga, e proiettato un video sulle “stragi del sabato sera” a cura del sindacato dei medici legali. All’evento interverranno l’onorevole Roberto Buonasorte, il senatore e candidato sindaco alle prossime amministrative della città anziate, Candido De Angelis, il presidente nazionale specialisti in Medicina Legale (S.I.S.M.L.A), Luisa Regimenti, e il presidente dell’associazione culturale giovanile “N.O.I”, Emilio Truocchio. Moderatore del convegno Maurizio Brugiatelli. “Riflessioni a confronto – spiegano gli organizzatori – sulla odierna minaccia posta dall’uso delle droghe, e dal narcotraffico, “ alla indipendenza della nazione italiana come democrazia sovrana. Esperti politici e amministratori si confronteranno sulla minaccia posta in essere dall’uso delle droghe, e dal narcotraffico, alla indipendenza della nazione italiana come democrazia sovrana”. “Il consumo della droga – aggiungono gli esponenti dell’associazione N.O.I - destabilizza il singolo assuntore, e spesso anche la sua famiglia, ed oggi ha moltiplicato i suoi effetti a livello politico-istituzionale al punto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato una dichiarazione presidenziale che invita i governi a considerare il traffico di droga come una delle più gravi minacce alla sicurezza internazionale e alla governance degli Stati sovrani”. Il convegno ha lo scopo di riportare al centro della opinione pubblica una maggiore consapevolezza del problema delle droghe; una questione sempre più immersa nella società civile italiana, soprattutto tra i giovani. Giuseppe Sarra n’immagine angosciante, quella della cocaina nascosta nel latte in polvere di una neonata. Ma è quella cui, purtroppo, ci si deve arrendere all’indomani della chiusura delle indagini sull’ennesimo, vasto traffico internazionale di stupefacenti sventato dalle forze dell’ordine. Il fatto è che il fiume di coca che arriva dall’America Latina non accenna ad arrestarsi, e s’inventa sempre nuovi modi per mascherarsi e superare le barriere dei controlli. E il vizio, insieme alla disperazione che esso a lungo comporta, non esita neanche davanti all’infamia di farsi scudo con il corpo di un bambino. Fatto sta che l’operazione congiunta nello scalo aereo di Fiumicino della Guardia di finanza di Napoli e della polizia, eseguita domenica scorsa, ha portato ad un bilancio di quattro arresti e U 43 chili di cocaina pura Secondo quanto spiega una nota diffusa a conclusione dell’intervento, la droga ha viaggiato su un volo atterrato all’aeroporto di Roma proveniente da Santo Domingo “mentre erano in corso controlli con Polaria, Sco e le Squadre Mobili di Frosinone e Roma. Così sono stati individuati tre corrieri venezuelani, un uomo e due donne, che hanno scortato un ingente quantitativo di cocaina durante il suddetto volo, trasportandolo all’interno dei loro bagagli”. Nelle loro valigie, infatti, è stata recuperata droga confezionata in panetti (ciascuno del peso di 1,3 chili), per un totale di circa 37 chili di cocaina. A finire nel mirino dei Poliziotti e dei Finanzieri anche una cittadina italiana di 23 anni della provincia di Como, che viaggiava sullo stesso volo in compagnia della propria figlia di un anno. “La ragazza ha subito mostrato agitazione, insof- ferenza e premura nel voler lasciare l’aerostazione; e nelle borse della donna sono stati trovati all’interno di confezioni di latte in polvere altri 6 chili di coca. Le particolari caratteristiche di purezza conferiscono al ca- rico sequestrato un considerevole valore commerciale, stimato in circa 15 milioni di euro. I quattro dovranno rispondere di traffico internazionale di sostanze stupefacenti”, si conclude la nota. Centauri scivolano… sull’erba anno fatto i rilievi per un incidente e, durante gli accertamenti, hanno scoperto una coltivazione casalinga di cannabis. E' successo in piazza De La Salle. Due motociclisti, un polacco di ventisette anni e un italiano di ventiquattro, sono stati trasportati d'urgenza al Gemelli e al Santo Spirito. Gli agenti dell'infortunistica della Polizia Roma Capitale stavano concludendo i rilievi dell'incidente quando, durante la ricerca dei documenti e nella raccolta delle cose rinvenute, hanno H scovato una notevole quantità di marijuana nascosta nel borsello del polacco. Subito sono scattati gli accertamenti a carico dei centauri. Gli agenti del XVIII Gruppo, diretti dal comandante Davide Orlandi, hanno perquisito questa notte l'appartamento dell'italiano a Monte Mario dove era ospitato anche il polacco. In una stanza era stata allestita una vera e propria serra coibentata per la coltivazione della marijuana, completa di irrigatori automatici e lampade temporizzate. Bruno Rossi 9 Mercoledì 17 aprile 2013 Italia Bufera sull’Istituto di credito di Cividale (Ud) Friuli verso il voto: parla il candidato Franco Baritussio Estorsioni a clienti arrestato ex direttore di banca “La montagna da peso a risorsa” hiedeva soldi o case ai clienti della banca per concedere mutui o prestiti. Per questo è stato arrestato ieri a Udine dalla Guardia di Finanza l'ex direttore generale della Banca di Cividale, Luciano Di Bernardo. I militari hanno dato esecuzione ad una misura cautelare degli arresti domiciliari relative al reato di estorsione emessa dal Giudice delle indagini preliminari nei confronti del direttore generale, recentemente “dimissionario” dell’istituto (dopo aver subito una perquisizione in casa e nel suo ufficio in banca, nell'ambito di un'inchiesta che ipotizza a suo carico il concorso nel crack Fingestim). Indagati con Di Bernardo, sempre per estorsione, anche il presidente della Banca popolare di Cividale, Lorenzo Pelizzo, e il vicedirettore generale, Gianni Cibin. Sono quattro gli episodi di presunta estorsione su cui si concentrano le indagini non collegate tra loro, ad eccezione di uno che riguarda il presidente Pelizzo in concorso con Di Bernardo. Il tutto ha preso avvio dalle dichiarazioni di alcuni imprenditori che avevano dichiarato C MILANO San Raffaele 13 lavoratori sul tetto attinata tesa, quella di ieri, al San Raffaele di Milano, dove 13 lavoratori, tra cui le due coordinatrici della Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria), Daniela Rottoli e Graziella Monacelli, sono saliti sul tetto dell'edificio per protestare contro i licenziamenti. Un atto seguito agli scontri avuti fra una cinquantina di dipendenti che spingevano per entrare in accettazione e la polizia schierata davanti all'ingresso. Tre i contusi nello scontro, secondo quanto riferiscono dalla Rsu. “Ci sono 13 colleghi sul tetto - spiega Margherita Napoletano, delegata Usb della Rsu e si trovano all’altezza del settore C, vicino al simbolo Hsr. Noialtri continuiamo il nostro presidio qui vicino all’accettazione, e con noi ci sono anche molti dei colleghi che hanno ricevuto la lettera di licenziamento in questi giorni”. Lavoratori e sindacati chiedono infatti l’intervento di rappresentanti della Regione Lombardia, affinché vengano ritirati i licenziamenti e si riapra il tavolo della trattativa. E proprio l’assessore lombardo alla Sanità, Mario Mantovani, e l’intera Giunta lombarda sono da circa dieci giorni al lavoro sulla vertenza che riguarda l’ospedale. Mantovani è in contatto con il prefetto di Milano con cui sta valutando le iniziative da prendere. Intanto in mattinata la commissione consiliare Sanità, insediatasi proprio ieri, ha depositato come suo primo atto la richiesta di audizione della proprietà e dell’amministrazione dell'ospedale, C.B. e dell’assessore. che, con ripetute minacce di revocare (o per non concedere) affidamenti, mutui e prestiti, uno dei massimi esponenti dell’istituto bancario friulano, dal 2004 al 2008, era riuscito a farsi consegnare denaro per più di un milione di euro. Inoltre Di Bernardo, tramite una finanziaria di cui è stato socio e amministratore, avrebbe costretto ulteriori soggetti a farsi cedere gratuitamente degli immobili nel comprensorio di Lignano Sabbiadoro. Nella mattinata di ieri inoltre sono state effettuate altre perquisizioni nei confronti di altri dirigenti dell’istituto di credito (sempre indagati per estorsione) anch’essi coinvolti in anomale concessioni di consistenti finanziamenti ed affidamenti bancari. Le attività di perquisizione hanno interessato vari immobili degli indagati siti nei comuni di Cladrecis (Udine), Cividale del Friuli (Udine), Porcia (Pordenone), San Michele al Tagliamento (Venezia), Venezia, nonché la sede di una società di costruzioni con sede in Rossano Veneto (Vicenza), per far chiarezza sui rapporti tra quest’ultima e l’istituto bancario. Carlotta Bravo Necessario intervenire sulle risorse idriche e boschive del territorio, rilanciando anche il turismo e l’enogastronomia a montagna come risorsa. È questo uno dei punti principali del programma di Franco Baritussio, consigliere regionale uscente, candidato con La Destra alle imminenti elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia. Principalmente tre i passi da fare per rilanciare il territorio montano, visto sotto una duplice valenza: come fattore di spinta economica non sottovalutando però il fattore sicurezza (l’abbandono dei territori montani si ripercuote inevitabilmente anche sulle zone di pianura). “Anzitutto è necessario trasformare le risorse idriche e boschive del territorio in volano di sviluppo e di crescita locale anche attraverso il sistema delle filiere – spiega Baritussio – partendo quindi dal taglio e dalla raccolta della legna fino alla sua lavorazione. È stato già pianificato un regolamento, seguendo anche il Programma di Sviluppo Rurale (Psr), per potenziare la viabilità forestale, un piano già avviato da anni dalla Regione Friuli Venezia Giulia. È necessario, tuttavia, intervenire ancora per potenziare la vocazione produttiva di zone in cui l’accessibilità di base non è ancora assicurata o non è ottimale, e provvedere alla manu- L tenzione straordinaria delle strade esistenti. Oltre alla necessità di nuova viabilità, quella esistente non sempre è adeguata ai nuovi sistemi di meccanizzazione e alle nuove produzioni per dimensioni, standard costruttivi insufficienti e mancanza di piazzali”. I tempi per riuscire a realizzare tale filiera non sono di certo brevi, anche (ma non solo) per questo il candidato de La Destra ricorda la necessità di “nominare un Assessore alla montagna che sia espressione diretta di quel territorio – spiega Baritussio – ora più che mai c’è bisogno che le persone sentano vicine i loro rappresentanti e sappiano dove trovarli per qualsiasi problema. Inoltre una persona del territorio, che vive ed è cresciuto in montagna, la conosce e sa perfettamente quali sono i punti deboli e quelli di forza”. Il consigliere regionale uscente non ha potuto fare a meno di ricordare che la montagna friulana, essendo area di confine, necessita di interventi per riattivare la fiscalità di vantaggio e di sviluppo. Punto che è stato rilanciato anche dal segretario nazionale Francesco Storace. Infine, Baritussio ha ribadito anche l’importanza del turismo. “Dobbiamo migliorare e investire nell’accoglienza turistica per allinearci ai Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. M modelli più avanzati di altri Paesi e regioni dell’arco alpino - continua Baritussio – in una recente legge abbiamo proposto l’istituzione dei centri di turismo attivo (Cta): luoghi che devono essere presi come punti di riferimento in cui si possono trovare professionisti, ad esempio guide alpine e turistiche, che accompagnino i visitatori e i turisti alla scoperta dei nostri luoghi. Una iniziativa - ci tiene a precisare il candidato – verrà attivata non solo nel territorio montano ma anche collinare o marino, insomma dove il territorio, per le sue caratteristiche è frutto di attrazione. Una forma di offerta che comunque deve essere pianificata per tutto l’anno, anche nei periodi di bassa stagione”. Un’ultima freccia viene scoccata in favore del turismo enogastronomico e religioso. “Dobbiamo rilanciare i nostri prodotti, con marchi di qualità – conclude – così come dobbiamo lavorare sui luoghi di culto che abbiamo in regione, studiando dei pellegrinaggi che tocchino, ad esempio l’Isola di Barbana e Castelmonte”. Tutti punti a cui si potrà dar seguito se Renzo Tondo, sostenuto dal Centrodestra, verrà rieletto presidente della regione. Barbara Fruch VENEZIA Il calvario di un’anziana per una visita stata costretta non solo a raggiungere l’ospedale ben tre volte prima di ottenere la visita ma anche a pagare 200 euro per il trasporto in ambulanza, per ben cinque viaggi a vuoto. È quanto accaduto ad un’anziana, residente alla Giudecca (Venezia) con elevata percentuale di disabilità e ridotte capacità motorie, che si è vista costretta a pagare più di una volta il trasporto verso l’ospedale Civile di Venezia. Dopo un primo viaggio e l’attesa di ben 5 ore prima di poter esser visitata, verso le 19.30, il medico responsabile ha abbandonato il posto di lavoro per fine turno. Nuovo appuntamento due giorni dopo. A quel punto gli accompagnatori hanno richiesto un'idroambulanza per riportarla a casa, ma dopo le 19.30 non esiste la possibilità di usare il servizio sanitario pubblico. Per raggiungere l’abitazione, quindi, la donna è stata costretta a pagare il trasferimento con una spesa di 40 euro. Due giorni dopo la signora è stata nuovamente costretta a servirsi del servizio a pagamento, spendendo altri 40 euro, poiché le ambulanze erano occupate. Ma una volta giunta in ospedale per la visita ha scoperto che lo specialista non era presente in servizio. Nuovo viaggio con l’idroambulanza e via altri 40 euro. Solo due giorni dopo la paziente la visita si è tenuta regolarmente, ma anche questa volta ha dovuto sborsare i soldi del trasferiB.F. mento. È Il quotidiano è sempre straordinario. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. 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RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 10 Mercoledì 17 aprile 2013 Italia Lea Garofalo: Carlo Cosco, l’ex compagno, spiega in aula come il delitto non fu collegato alla 'ndrangheta “L’ho uccisa in preda ad un raptus” Intanto l'antropologa e patologa forense Cristina Cattaneo conferma: “I resti nel tombino appartengono alla donna” Non volevo uccidere la madre di mia figlia Denise”. E’ ciò che ha ripetuto più volte Carlo Cosco, il marito di Lea Garofalo condannato in primo grado a trent’anni per l’omicidio della moglie. Cosco ha ricostruito quanto accadde la sera del 24 novembre 2009 quando, stando al suo racconto, si trovò con Carmine Venturino e Lea Garofalo nell'abitazione di un loro amico, Massimo Floreale. “Volevo fare vedere quella casa a Lea perché poi a Natale volevo fare una sorpresa e portarci mia figlia Denise. Le ho mostrato il bagno e le stanze e, mentre ho detto a Venturino di fare un caffè, non so cos’è successo... Lea mi ha detto delle brutte parole e che non mi avrebbe più fatto vedere Denise e non ci ho visto più... L'ho presa a pugni e buttata per terra con la testa...”. Una brutta storia, quella di Lea. Una vicenda orribile che inizia nel 2002, quando la donna viene messa sotto protezione insieme alla figlia a seguito della sua decisione di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella di Cosco. Il fratello di Lea, Floriano, viene ucciso nel 2005: Lea attribuisce la paternità dell’omicidio a Giuseppe Cosco, suo cognato. Nel 2006 il programma di protezione le viene revocato, lei fa ricorso e torna sotto protezione nel 2007, ma nel- “ l’aprile del 2009 vi rinuncia spontaneamente e decide di tornare a Campobasso, andando a vivere in una casa che le è stata trovata proprio dall’ex marito. A novembre 2009 la attende un processo in cui potrebbe svelare coinvolgimenti del marito in situazioni sporche, e così a maggio subisce un primo tentativo di rapimento ed omicidio, al quale sfugge solo per il tempestivo intervento della figlia Denise. A novembre, però, l’agguato riesce, e Lea viene rapita, condotta in un luogo isolato, torturata per costringerla a parlare, e quindi uccisa per strangolamento. Il corpo viene poi bruciato e fatto sparire. Il 30 marzo 2012 i sei imputati con le accuse di sequestro di persona, omicidio e distruzione di cadavere sono tutti condannati: ergastolo con isolamento diurno per due anni per Carlo Cosco e per suo fratello Vito, ergastolo e un anno di isolamento per Giuseppe Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino, ex fidanzato di Denise. Una brutta storia, quella di Lea, che continua a destare orrore. I 2812 resti, in particolare frammenti ossei, rinvenuti in un tombino appartengono a lei. Lo ha stabilito l’antropologa e patologa forense Cristina Cattaneo, che ha aggiunto che i macabri resti sono compatibili con quanto riferito dal pentito Carmine Venturino, secondo il quale il cadavere della donna era stato bruciato e le ossa spezzate, mentre il cadavere era in fiamme, con una pala. L’antropologa ha confermato che le ossa sono state frantumate durante la combustione ed ha escluso che la donna sia stata sciolta nell’acido come era stato ipotizzato. Il marito della donna, Cosco, all’udienza di ieri ha dichiarato che si è trattato di “un delitto d’impeto, un raptus”, e non di un omicidio premeditato e imposto dalle leggi della ‘ndrangheta. Sempre stando al racconto dell’uomo, Venturino gli avrebbe detto ‘cosa stai facendo, l'ammazzi?’. “È successo quello che non doveva succedere, allora ho preso un lenzuolo nell'armadio - ha proseguito Cosco - e ce l'ho messa dentro, con gli stracci ho raccolto il sangue, ho preso i due telefoni di Lea dalla borsa. Venturino era completamente morto, gli ho dovuto buttare dell'acqua addosso perché non si riprendeva... poi gli ho detto di chiamare Rosario Curcio e farsi dare na vera e propria faida tra rom e pescaresi. Ancora altissima la tensione tra alcuni nomadi e un gruppo di tifosi del Pescara attorno all’omicidio di Domenico Rigante. Si è sfiorata la rissa, infatti ieri al Tribunale, nel corso dell’udienza preliminare a carico dei cinque Ciarelli accusati di aver freddato il giovane tifoso biancazzurro la sera del primo maggio 2012. L’imputato principale è Massimo Ciarelli, appartenente alla famiglia rom, accusato di aver sparato. Quando il gup Maria Carla Sacco ha rinviato l'udienza al prossimo 9 maggio, essendosi dichiarata incompatibile (nelle fasi delle indagini preliminari aveva infatti autorizzato delle intercettazioni telefoniche), tra alcuni componenti della famiglia Ciarelli e un gruppo di ultrà sono volate parole grosse, insulti e per poco non si è sfiorata la rissa. A riportare la calma, prima che i nomadi prendessero dei bastoni dalle loro auto, ci hanno pensato polizia e carabinieri. Offese anche all’indirizzo dell’avvocato Carlo Taormina, legale dei Ciarelli, preso a parolacce all’uscita dall’aula U dai tifosi. Oltre a Massimo Ciarelli devono rispondere di omicidio volontario premeditato e porto abusivo di arma, il nipote Domenico e i cugini Luigi, Antonio ed Angelo. All’udienza erano presenti anche i genitori e i parenti della vittima. “Hanno ammazzato nostro figlio, l’hanno fatto soffrire come un cane, sapete tutti come è andata. Quindi vogliamo giustizia in tempi brevissimi. Fuori c'è uno striscione con la scritta giustizia: noi questo vogliamo”, ha detto Pasquale Rigante, padre di Domenico che ha poi contestato i tempi lenti della giustizia: “stare ancora a questo punto non è una cosa bella da sopportare. Ecco come funzionano le cose in Italia, sembra che loro sono tutelati e noi no”. Poi ha aggiunto “Mi ha fatto male soprattutto vedere le loro facce, simpatiche, belle, tranquille e che ridevano anche. Questo è la cosa che non condivido della giustizia italiana”. Il giudice che seguirà la prossima udienza, che si celebrerà con il rito abbreviato, è il gup Gianluca Sarandrea. B.F. premeditazione. Cosco ha negato di appartenere alla mafia calabrese, come invece aveva sostenuto Venturino. “Io non avevo intenzione di uccidere la madre di mia figlia, questo lo ripeto per cento anni'', ha detto Cosco, spiegando tra l'altro che dall'estate del 2009 ''mi stavo riappacificando con Lea, avevamo rapporti intimi e ci volevamo rimettere insieme anche per il bene di nostra figlia”. La sera del 24 novembre, dopo aver ucciso Lea in preda ad un raptus, avrebbe detto a Carmine Venturino e Rosario Curcio, di ''aiutarmi'' a far sparire il cadavere. L'uomo ha scagionato nel suo racconto i suoi due fratelli Vito e Giuseppe Cosco. “Io non mi sono consegnato - ha aggiunto - per paura di perdere mia figlia, perché se non si trovava il corpo non perdevo mia figlia”. Emma Moriconi CASO CLAPS Sfiorata la rissa ieri al Tribunale di Pescara Omicidio Rigante: ultrà contro rom una mano per fare sparire il corpo”. Venturino, condannato all’ergastolo in primo grado, ha deciso poi di rivelare particolari inediti sull'omicidio dal carcere. Secondo il pentito, quello di Lea Garofalo fu un omicidio preceduto da pedinamenti e tentativi di eliminare la testimone di giustizia, colpevole di avere infranto le leggi della 'ndrangheta. Ma Cosco nega che ci sia stata Danilo Restivo in aula:“Sono innocente, voglio portare i fiori sulla tomba di Elisa” L'unico indagato per l'assassinio della ragazza legge al processo una lettera indirizzata alla madre della vittima Voglio portare i fiori sulla tomba di Elisa e pregare per lei”: così Danilo Restivo in aula durante il processo di appello in una lettera alla mamma di Elisa Claps. Siamo a Salerno, aula della Corte di Assise di Appello: Danilo Restivo ha chiesto di consentire a telecamere e giornalisti di assistere al processo. Richiesta accolta, del resto non si poteva fare altrimenti, lo prevede il codice di procedura penale. Non ci sta l’avvocato della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, perché la richiesta – dice - doveva essere fatta all’inizio del processo, non soltanto ora: “vuole far sentire solo la sua campana”, tuona. “Io non ho ucciso, e non ho idea di chi sia stato” continua Restivo. E poi, rivolgendosi all’assassino: “costituisciti, io sono in carcere da innocente”. Non gli crede Fiomena Iemma, la mamma di Elisa. Esce dall’aula sdegnata. Quella di ieri è solo una puntata di questo dramma senza fine, di questa tragedia che è il destino di Elisa Claps. È il 12 settembre 1993, Elisa si dirige in chiesa, ha un appuntamento con un ragazzo che le fa la corte. Lui ha 21 anni e si chiama Danilo Restivo. Solo Danilo uscirà da quella chiesa. Elisa svanisce per 17 lunghi anni. La troveranno il 17 marzo 2010 nel sottotetto della stessa chiesa. L’esame necroscopico ri- “ velerà che era stata uccisa con tredici colpi da arma da punta e taglio. Nel frattempo Restivo è a Londra, ed è lì che viene arrestato con l’accusa di aver massacrato una sua vicina di casa, Heather Barnett, nel 2002. Non è un bel soggetto, lo dimostra anche durante il processo: il 9 aprile in aula la mamma di Elisa mostra una foto della figlia e lui si altera, sbatte i fogli degli appunti che ha in mano. Nel frattempo sulle scrivanie della Corte di Assise di Appello passano foto, filmati, perizie… 76 faldoni di prove scientifiche che lo accusano. Nei prossimi giorni si conoscerà l’epilogo di questa brutta storia: il 23 aprile interverrà Bargi, uno dei legali di Restivo, poi, se non ci sarà la controreplica del pm, si riunirà la Camera di Consiglio che deciderà se emettere la sentenza o se accogliere il rinnovo del dibattimento richiesto dalla difesa di Restivo. Il pm ha chiesto la conferma della sentenza di condanna a 30 anni. E’ inevitabile fare un’associazione di idee: oggi Pietro Maso è tornato ad essere un uomo libero. Maso è il giovane che il 17 aprile del 1991 massacrò a morte i genitori. Fu condannato a 30 anni: ai quali vanno sottratti tre anni di indulto e 1800 giorni di libertà anticipata per “buona condotta”. In tutto ne ha scontati ventidue. E. M. Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) 06 94546475 11 Mercoledì 17 aprile 2013 Cultura Il romanzo “Ti odio da morire” subito al primo posto nella speciale classifica dei volumi più scaricati Nardone sbanca le librerie digitali “Non avevo un solo euro di budget per la promozione e così, visto che il social networking è il mio mestiere, ho pianificato una campagna sull’effetto sorpresa e sulle tante amicizie reali e virtuali” di Igor Traboni ominciamo dalla fine: l’ebook di “Ti odio da morire”, romanzo d’esordio di Alessandro Nardone, è stato pubblicato tre giorni fa su iBooks piazzandosi subito al primo posto della classifica dei libri gratuiti. Senza dubbio un successo, soprattutto se consideriamo che, quella di Apple, è di gran lunga la vetrina virtuale più cliccata da lettori e talent scout. Ma non è tutto qui, perché dietro “Ti odio da morire” c’è una storia cominciata nel 2009 - anno in cui, edito da Arduino Sacco, venne pubblicato nella sua versione cartacea – che lo ha visto diventare un vero e proprio caso letterario nazionale. Per ora intendo fermarmi qui, perché voglio che a parlarci del suo romanzo sia direttamente lui, Alessandro Nardone che, tra l’altro, qui al Giornale d’Italia conosciamo molto bene. Alessandro, verrebbe da dire che il tuo romanzo stia vivendo una seconda vita, come ci si sente da primi in classifica? Increduli ma anche felici, non c’è dubbio. Non voglio fare l’ipocrita, ovvio che quando mi cimento in qualcosa lo faccio per puntare ad ottenere il migliore dei risultati ma, con altrettanta onestà, ammetto che non mi sarei mai aspettato di trovarmi al primo posto dopo appena venti ore! Evidentemente si tratta di un genere particolarmente azzeccato per il contesto di iBooks, non C credi? Assolutamente, ma per esperienza credo che un risultato del genere non sia mai figlio di un solo fattore, perché sono molte le cose che possono incidere. Certo è che si tratta di una storia contemporanea, dal titolo accattivante e, a detta dei moltissimi lettori con cui mi sono confrontato, scritta in modo estremamente scorrevole e coinvolgente. A tutto questo, poi, va aggiunto quel potentissimo mezzo di comunicazione che è il passaparola sul web: recensioni di siti specializzati, social network, forum, blog e video virali. Insomma, nulla accade per caso. Vero, verissimo, ed era proprio qui che volevo arrivare, perché proprio grazie ad una campagna promozionale “viral” sei riuscito a far diventare “Ti odio da morire” un vero e proprio caso nazionale, finendo praticamente su tutti i giornali e vincendo anche, due anni fa, un premio letterario. Ci racconti come hai fatto? Beh, diciamo che ho dovuto fare di necessità virtù, perché ero sostanzialmente uno sconosciuto al suo esordio, e non avevo un solo euro di budget per promuoverlo, il mio libro. Così, visto che il social networking è anche il mio mestiere e che non difetto di fantasia, ho pianificato una campagna improntata soprattutto all’effetto sorpresa, sfruttando il passaparola delle tante amiche e dei tanti amici reali e virtuali. Il primo step fu il booktrailer, che girai interamente con il mio telefonino, e che aveva un incalzante sottofondo musicale realizzato LA STORIA DI FRANCESCO E DELLA MISTERIOSA SYLVIE Con il fiato sospeso fino all’ultima riga opo l’ottimo successo di pubblico ed un premio all’attivo, “Ti odio da morire”, romanzo d’esordio di Alessandro Nardone, e caso letterario nazionale, è ora scaricabile gratuitamente su iBooks, la libreria digitale di casa Apple. I più lo ricorderanno per quell’ormai celebre intervista che scatenò un vero e proprio putiferio facendo, di “Ti odio da morire”, un caso letterario di portata nazionale. Oggi, Alessandro Nardone (che, nel frattempo, ha pubblicato anche un saggio politico), ha deciso di fare del suo romanzo un ebook, con l’idea di condividerlo con un pubblico che fosse il più vasto possibile, da qui la scelta di regalarlo a chiunque voglia leggerlo, rinunciando anche ai canonici 99 centesimi. “Adoro regalare libri – racconta l’autore – ed ho sempre pensato che, in un certo qual modo, regalare una lettura che abbiamo apprezzato equivalga a donare una parte di noi stessi ad altri, affinchè a loro volta possano condividerlo. È esattamente questo lo spirito che mi ha spinto a non chiedere nemmeno un centesimo per la versione digitale del mio romanzo, perché l’idea di regalarlo ad un numero di persone potenzialmente smisurato mi affasciana enormemente”. “Ti odio da morire” è un romanzo contemporaneo, un vero e proprio spaccato dei giorni nostri nel quale l’autore dipinge un ritratto spietato della storia tra Francesco e la misteriosa Sylvie, avvalendosi di uno stile di scrittura estremamente fluido, accattivante e personale. Uno stile, quello di Alessandro Nardone, nel quale il lettore non potrà fare a meno d’immedesimarsi, immergendosi immediatamente in una storia che lo terrà con il fiato sospeso, fino all’ultima riga. D Edito da Arduino Sacco, “Ti odio da morire” ha fatto parlare moltissimo di se, anche e soprattutto grazie alla creatività di Alessandro Nardone che, senza un euro di budget, ha organizzato una campagna promozionale sul web improntata alla viralità, riuscendo a fare del suo romanzo un vero e proprio caso editoriale nazionale e vincendo, nel dicembre del 2011, il Premio Letterario Fondazione Minoprio. Il link per scaricare gratuitamente il romanzo: https://itunes.apple.com/it/book/ti-odio-damorire/id633265069?l=it&ls=1 I.T. dal mio amico Simone Tomassini (che ha anche scritto la presentazione del libro), e poi Sylvie… Già, Sylvie Giustinetti, misteriosa femme fatale di cui si sono occupati, tra gli altri, anche Novella 2000 e Dagospia, protagonista del tuo romanzo ma anche di un vero e proprio caso mediatico… L’idea di “dare vita” a Sylvie rappresentò la vera e propria svolta, per il mio romanzo. Cominciai creando il suo profilo su Facebook e, siccome si presentava come una donna particolarmente intrigante, riceveva (e riceve ancora) ogni giorno decine e decine di richieste d’amicizia. Allora, visto che moltissime persone cominciarono a domandarmi se Sylvie esistesse davvero oppure no, pensai di giocare sull’equivoco, facendola vivere sul serio, almeno sul web: Sylvie scriveva battute, Sylvie pubblicava le foto dei suoi viaggi, Sylvie rispondeva a tutti, sempre in modo assai provocante, ma mai volgare. Insomma, veniva percepita alla stregua di un personaggio in carne ed ossa. Potenza dei social network. Poi ci fu quella famosa intervista che sollevò un vespaio, che successe? A quel tempo avevo un blog molto seguito, che si chiamava ItalianPeople. Erano i giorni dello scandalo relativo al cosiddetto “Noemi gate” (oggi tornato alla ribalta) scaturito dai presunti rapporti di Silvio Berlusconi con Noemi Letizia. Visto che i giornali (soprattutto alcuni) riempivano le prime dieci o quindici pagine di presunti scoop scandalistici, pensai che un intervento di Sylvie ci sarebbe stato benissimo, così scrissi un’intervista in cui le feci dire che fu avvicinata da un politico di primissimo piano, che le propose una candidatura in cambio di… una sculacciata. La pubblicai sul mio blog e sui social network ed il giorno dopo me la ritrovai sulla prima pagina de Il Riformista, in un editoriale in cui venivano citati alcuni virgolettati della “misteriosa pittrice Sylvie Giustinetti”, ovviamente il pezzo venne subito rilanciato anche da Dagospia e poi… Arrivò Novella 2000. Esatto. Marianna Aprile fiutò la cosa, contattò Sylvie (ovvero me) tramite Facebook, e facemmo un’intervista di una pagina in cui svelai che Sylvie Giustinetti altri non era che un personaggio di fantasia, la protagonista femminile del mio romanzo e che, ovviamente, quell’intervista era totalmente inventata. Da li in poi, furono moltissimi i giornali ed i blog che si occuparono di “Ti odio da morire” a tal punto che, nell’estate del 2010, fui chiamato a presentarlo insieme a Pierangelo Maurizio del TG5 ai Salotti Letterari di “All’ombra del Colosseo”, occasione per la quale c’inventammo “l’uscita allo scoperto di Sylvie” che, magistralmente interpretata dalla bravissima Alessandro Nardone Cristina Parovel, diede vita ad un vero e proprio coupe de théâtre al quale, ancora una volta, i media diedero grande risalto. Devo ammettere che avevi ragione quando dicevi che la fantasia non ti manca di certo. Ma proseguiamo: nel dicembre del 2011, con “Ti odio da morire” vinci il Premio Letterario “Fondazione Minoprio” ed oggi, a quattro anni esatti dalla sua pubblicazione, te lo ritrovi primo nella classifica di iBooks. Come mai hai deciso di pubblicarlo gratuitamente? Innanzitutto mi affascina l’idea di condividerlo con un numero di lettori potenzialmente smisurato, e poi anche perché ho sempre adorato regalare libri, in quanto ritengo che donare una lettura equivalga un po’ a regalare un pezzettino di noi stessi. Ecco, visto che “Ti odio da morire” mi ha regalato tante soddisfazioni, ho pensato che renderlo disponibile gratuitamente a chiunque abbia voglia di leggerlo potesse essere un bel gesto, anche considerando che non stiamo attraversando esattamente un periodo florido, dal punto di vista economico. Chi volesse scaricarlo come deve fare? Facilissimo, basta andare su iBooks e digitare “Ti odio da morire”, oppure cliccare sul link che si trova sul sito del romanzo: www.tiodiodamorire.com. In conclusione, Alessandro, potresti riassumerci in “un tweet” (giusto per rimanere in tema) la trama del romanzo? Certamente: è una grande storia d’amore che si trasforma in odio, la dimostrazione che, in certi casi, bisogna avere i coraggio di dire basta, se si vuole riprendere in mano la propria vita. Non si vive davvero, se non si è vivi anche dentro. Tecnologia 12 Mercoledì 17 aprile 2013 Sta rivoluzionando il modo di fruizione della musica, nato nel 2008, conta in Italia 55 milioni di canzoni ascoltate in un mese Spotify, un nuovo modello di ascolto Il sistema guadagna dalla pubblicità oppure dagli abbonamenti. Dichiara di pagare alle case discografiche il 70 % di quello che incassa. Facile ed immediato consente di trovare i brani preferiti con un solo click di Carola Parisi a tecnologia, si sa, ci cambia. Stavolta ad essere rivoluzionate sono le nostre abitudini musicali. All’alba dei tempi furono i dischi, poi si passò alle cassette, fino ad arrivare ad i cd ed infine il grande balzo nell’epoca degli Mp3. La musica c’è ma non si vede, inghiottita com- L pletamente dal virtuale. Ora c’è Spotify. Utilizzato in tutto il mondo, e da pochi mesi anche in Italia, è un sistema online che consente di ascoltare qualsiasi canzone e genere musicale in streaming direttamente dal computer. Un po’ come avere tutto a disposizione ma non possedere nulla. Non si può scaricare, ma si può accedere ad un catalogo di oltre 20 milioni di brani originali, ascoltandoli per intero, gratuitamente. Unica condizione: essere collegati alla rete. Un sistema unico nel suo genere. Un nuovo modello di fruizione della musica si sta affermando: i brani non si acquistano ma sono disponibile illimitatamente nella Rete. Come funziona. Bisogna collegarsi al sito Internet di Spotify e cliccare sul pulsante Scarica Spotify gratis per scaricare il programma sul tuo PC. Accedendo alla schermata iniziale di può cominciare cercando il titolo di una canzone, un album o il nome di un artista nella barra di ricerca che si trova in alto a sinistra. Clicca sul risultato della ricerca che più ti interessa ed avvia la riproduzione dei brani come si fa in iTunes o Windows Media Player. Proviamo a cercare Lucio Battisti. Nel tempo di un click Spotify fa apparire sullo schermo, in maniera immediatamente comprensibile, tutti gli album del cantautore, più le copertine che contengono le singole tracce. Aggiunge poi in fondo i singoli INSIEME PER AREE D’INTERESSE I siti più strani per trovare l’anima gemella in rete ncontrare l'anima gemella non è semplice. Neanche con l'aiuto della Rete. Per questo, i nuovi portali d'incontro hanno cominciato ad aggregare i single per aree d'interesse. Dalle più spirituali alle più stravaganti. Condividere la fede. Punta alla condivisione di principi di fede e valori cristiani il Cantico dei Cantici, sito d’incontri d’ispirazione cattolica che mette in contatto chi cerca l'anima gemella per costruire, si legge tra le linee guida, «una famiglia cristiana capace di testimoniare Cristo sulla terra». Gli fa concorrenza Amici Cristiani che, rispetto al competitor, è più flessibile sulle relazioni che si vengono a creare fra gli utenti del portale. Infatti, malgrado auspichi una relazione duratura fra gli utenti che si incontrano, nel codice di regolamentazioni concede anche brevi avventure fra i single che si mettono in gioco. Non sono ammesse, invece, relazioni extraconiugali o unioni omosessuali, che non sono considerate in linea con i valori che guidano Amici Cristiani. Per alti e bassi. Ma a facilitare l'incontro della persona giusta non devono essere per forza valori spirituali. Può bastare anche una caratteristica fisica. Il sito canadese Tall Friends, per esempio è diventato il punto di riferimento per le persone molto alte, mentre in Usa Date a Little è dedicato a coloro che chi è molto basso o affetto da nanismo. Ha raggiunto i 33 mila iscritti, in Usa, STDFriends, un sito che facilita gli incontri tra chi è affetto da malattie facilmente trasmettibili. Incontrarsi in carcere. Sempre negli Stati Uniti, ha grande successo nelle prigioni Meet An Inmate, un sito che organizza incontri con carcerati. Questi ultimi hanno la possibilità di inserire un I proprio profilo con descrizioni e foto, facendosi notare dagli utenti che navigano sul sito. Chi è interessato a una persona reclusa può iniziare un rapporto di corrispondenza e poi, dopo diversi mesi, avere un incontro privato che dura un intero giorno. Meet An Inmate è rivolto a carcerati sia maschi sia femmine e punta più sull’amicizia che sul rapporto intimo. Solo al gentil sesso è invece dedicato Women Behind Bars, un sito che si occupa di combinare incontri alle donne che si trovano nei centri di reclusione americani. Solo nerd e dark. A facilitare l'incontro dell'altra metà della mela possono essere anche interessi curiosi. Su Vamperonals, il sito numero uno al mondo dedicato a chi ama lo stile gotico e le atmosfere dark. Equestrian Cupid, invece, mette in contatto chi ha la passione per i cavalli. Ancora più particolare è Trek Passions, un sito d’incontri rivolto esclusivamente ai fan di Star Trek. Infine, sul web non poteva mancare uno dei luoghi d’incontro prediletti dai nerd di tutto il mondo, in perfetto stile The Big Bang Theory. Su Date Craft, gli amanti di videogiochi e affini possono trovare l’anima gemella con modalità 2.0 senza mai staccarsi dal computer. C.P. Italia, 50esimo posto per investimenti nella tecnologia lop per l'Italia, che arriva 50esima nella classifica mondiale dei paesi che investono nella tecnologia digitale per favorire la crescita economica. L'elenco viene stilato ogni anno dal Global Information Technology Report, presentato dal World Economic Forum. Il rapporto redige una classifica dei paesi dove internet ha un maggiore peso sulle economie, basandosi su un indice elaborato partendo da 54 parametri tra cui, per esempio, la diffusione e l’utilizzo degli smartphone, la penetrazione della rete internet o la disponibilità di capitali. Secondo il World Economic Forum un aumento del 10% dell’indice, equivale ad un aumento del Pil di ogni nazione pari allo 0,75%. Proprio per questa forte correlazione tra internet e ricchezza, molti paesi hanno incentivato fortemente l’espandersi dell’informazione ‘tecnologica’, aiutando a creare posti di lavoro e quindi ricchezza. L’Italia, in base al rapporto, è solo al 50° posto della classifica, su 144 nazioni esaminate ed è davanti solo alla Grecia ma viene superata da paesi considerati esotici come le isole Barbados, la Giordania e Panama oltre che da tutti i competitor diretti. Con un indice di 5,98 la regina dei paesi dove internet incide sull’economia è la Finlandia (l’anno scorso era al terzo posto), seguita da Singapore con un indice di 5,91 mentre, al terzo posto, chiude la Svezia. Olanda, Norvegia, Svizzera, Gran Bretagna, Danimarca, Usa e Taiwan completano la top ten del Global Information Technology Report. “In Europa – approfondisce il rapporto – l‘indice rivela una profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi che è preoccupante. Non basta migliorare l’accesso alle tecnologie, bisogna creare migliori condizioni per le imprese e l’innovazione” e lancia un argomento molto importante su cui far riflettere la classe politica: ”La digitalizzazione ha aumentato il Pil mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro – viene spiegato nel rapporto – un aumento del 10% dell’indice di digitalizzazione di un paese porta a una crescita dello 0,75% del Pil procapite, e C.P. a una diminuzione della disoccupazione dell’1,02%”. F e le compilation in cui appaiono brani. Tutto molto facile e completo. Per quanto riguarda le funzionalità social, si può visualizzare la lista delle canzoni ascoltate e/o aggiunte ai preferiti degli amici di Facebook nella barra laterale di destra, mentre recandoti nella sezione ‘Amici’ (in alto a sinistra) puoi visualizzare in dettaglio tutte le playlist e i brani preferiti su Spotify da un amico semplicemente cliccando sulla sua foto. Si può condividere su Facebook una canzone ascoltata su Spotify o inviarla ad un amico iscritto al servizio, con un semplice click. C’è anche la possibilità di ascoltare delle radio online e creare delle playlist personalizzate con le tue canzoni preferite, basta cliccare sulle apposite voci presenti nella barra laterale, nella parte sinistra di Spotify. Nasce nel 2008. Nato in Svezia nel 2008, ha avuto un boom internazionale ed ha aperto gli uffici da gennaio anche a Milano. Ma chi c'è dietro questa novità? La giovane Veronica Diquattro, responsabile italiano: “In una settimana dall'apertura abbiamo contato circa 11 milioni di canzoni ascoltate solo in Italia”. Spotify guadagna dalla pubblicità oppure dagli abbonamenti. Dichiara di pagare alle case discografiche il 70 % di quello che incassa. Veronica spiega che dal 2008 l'azienda ha versato 500 milioni di dollari alla discografia internazionale e altrettanti sono previsti per il solo 2013. Riesce ad essere accettato dal sistema, perché paga. Non è tuttavia altrettanto amato dai musicisti. Alcuni nomi illustri, fra cui il batterista dei Black Keys, affermano che il guadagno per gli autori è ridicolo. Spotify controbatte sottolineando che sono le case discografiche a pagare troppo poco i loro artisti e che la loro è una vetrina che oltre a promuoverli in streaming, disincentiva l'ascolto della musica in maniera anarchica e illegale. E che il guadagno si deve calcolare sulla lunga distanza temporale. Boom in Italia. Nel primo mese dal lancio di Spotify in Italia gli utenti hanno ascoltato più di 55 milioni di canzoni. La città regina dello streaming è Milano, seguita da Roma e Torino. Sono questi i dati forniti dal servizio di streaming musicale on-demand sbarcato anche nel nostro Paese durante Sanremo, che da ieri ha attivato la funzione 'Follow'. Permette agli utenti di seguire i propri artisti, musicisti, personaggi famosi e marchi preferiti.