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Anno II - Numero 91 - Mercoledì 17 aprile 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
LA STRAGE DI BOSTON NEL MISTERO
DOMANI COMINCIANO LE DANZE PER L'ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
SOLO GIOCHI DI PALAZZO PER IL COLLE Obama: “E’ terrorismo”
non c’è una pista
SENZA LA RIFORMA PRESIDENZIALISTA ma
Il bilancio degli attentati è di 3 morti
Torna a crederci D'Alema. In pista anche Amato e forse Bersani
di Francesco Storace
a ragione chi dice
che se votasse il
popolo probabilmente nessuno
dei candidati in
campo salirebbe al Quirinale.
Lo stesso successo di Milena
Gabanelli, giornalista faziosa
di Report, riguarda una platea
limitata di iscritti al Movimento
cinque balle. Non so se milioni
di italiani la sceglierebbero
per i successivi sette anni di
incarico al Colle. Non e' ca-
H
TERREMOTO IN IRAN
Centinaia
di morti?
suale che i sondaggi sulle
preferenze elettorali puntino
più su una come Emma Bonino.
Ha torto chi pensa che sia
sbagliato comunque far decidere al popolo l'elezione
del presidente della Repubblica e sarebbe invece molto
bello che per lo scrutinio che
comincia domani alla Camera
ci fossero dichiarazioni preventive favorevoli al Presidenzialismo da parte di ciascun
candidato. Ma l'ipocrisia nazionale non lo consente ed e'
Montalbano s’è fermato a Vigata
Montalbano sono”. E sono
anche un po’ meno visto e
parecchio più noioso. Dopo
la prima puntata della nuova serie
del Commissario Montalbano, trasmessa lunedì sera da Rai Uno,
non è tutto oro quello che luccica.
Certo, i 9 milioni e passa di spettatori per il primo dei quattro
nuovi episodi non sono noccioline.
Ma neanche c’è da stappare bottiglie di champagne come oggi
sicuramente faranno – vogliamo
scommetterci? – giornali e rotocalchi tv delle vite in diretta. Nonostante il battage del lancio,
infatti, il nuovo Montalbano non
ha neanche sfiorato il recente
“
Iran torna a tremare. E questa
volta lo fa in maniera veramente violenta. Un terremoto di
magnitudo 7.8 sulla scala Richter,
ha scosso l’intero Medio Oriente
e Asia centrale. L’epicentro è
stato registrato al confine con il
Pakistan, in una zona desertica,
a 86 km da Khash, dove le case
sono costruite con mattoni di
fango. E questa è stata quasi
una fortuna. 34 morti in una cittadina oltre il confine, Mashkail,
nella provincia di Baluchistan.
Altre 80 sono rimaste ferite. La
scossa si è sentita in India e addirittura a Dubai, dove i cittadini
sono scesi spaventati in strada.
La zona non è nuova a forti terremoti di questo genere.
Servizi a pagina 4
Un atto terroristico atroce e
codardo”. E’ il commento del
presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama. Sono servite 24 ore per
avere la conferma ufficiale che si
è trattato di un attacco voluto e
pianificato.
Maratona di Boston: gli ordigni
esplosivi erano solo due. Il bilancio
definitivo è di tre morti, tra cui un
bambino di 8 anni e 174 feriti. Ed i
fantasmi del passato che riprendono
vita, riportando alla mente la tragedia delle Torri Gemelle di 12
anni fa. Un’America sconvolta ed
in preda al panico, impegnata a
chiudere strade, stazioni della metropolitana, raddoppiare i controlli
negli aeroporti, alzando al massimo
il livello di controllo in quelli che
sono gli obiettivi sensibili, come
se il ‘nemico’ stesse per arrivare.
Marciapiedi sporchi di sangue,
“
Delude il primo episodio della nuova e tanto strombazzata serie tv del commissario
di Igor Traboni
L’
desolante che il Pdl non ponga la questione sul tavolo. Le
trattative di queste ore, i giochi
di Palazzo, concernono lo
scambio con il governo di
larghe intese e nulla sul versante riformatore. Se fossi in
Parlamento direi che voglio
votare chi giura di non mettersi a sabotare una riforma
presidenzialista non appena
asceso al Colle.
Invece, ci tocca sfogliare la
margherita e assistere allo
spettacolo di una politica bloccata e sbeffeggiata da Beppe
Grillo. Bersani e' massacrato
all'interno da Matteo Renzi, e
in fondo sono fatti suoi. Ma
diventano fatti nostri se per
ricompattare il partito si dovesse virare improvvisamente
su Romano Prodi. Oppure Rodota'. Al punto che negli ambienti del centrodestra si sta
a mani giunte in attesa di una
rosa di nomi che possa comprendere al suo interno Massimo D'Alema. Sindrome di
Stoccolma, si chiama...
E poi Anna Finocchiaro, Franco Marini, Giuliano Amato,
quest'ultimo l'altro favorito
della vigilia con i trentunmila
euro di pensione che gli vengono attribuiti, beato lui...
Ecco, attorno a questi nomi
potrebbe girare il gran ballo
del Quirinale, anche se vale
pure per la Presidenza della
Repubblica il detto utilizzato
in voga per il conclave: chi
entra Papa esce cardinale.
Speriamo comunque che siano sufficienti un paio di votazìoni al massimo: vorrebbe
dire che almeno si saranno
messi d'accordo su una candidatura condivisa e non imposta a colpi di maggioranza.
Ma i segnali che si scrutano
non sono dei migliori. E speriamo che non venga a Bersani la fregola di salire direttamente lui al Colle...
e 174 feriti, alcuni dei quali gravissimi
Scandalo Mps
successo della fiction su Domenico
Modugno “Volare” che, grazie anche all’interpretazione di Beppe
Fiorello, aveva fatto più di 11 milioni di spettatori. E lo stesso
Montalbano era andato addirittura
meglio in altri due episodi di altrettante serie precedenti. Insomma, c’hanno rotto i cabbasisi per
un paio di mesi con questi nuovi
episodi, compreso il pistolotto
iniziale di Andrea Camilleri, ma
poi, a dirla tutta, è andata così
così. E la concorrenza sulle altre
reti non era così spietata, anzi: la
Rai ovviamente ha fatto muro attorno al commissario di Vigata,
proponendo uno sconosciuto film
poliziesco e un documentario su
Sandro Pertini che sì e no l’avranno
Stragi mafiose
“Tesoretti” sequestrati Spatuzza confessa:
ai vertici della banca otto nuovi arresti
Federico Colosimo
a pag. 5
a pag. 5
visto i socialisti rimasti, con maxischermo montato in una cabina
telefonica. Mediaset ha invece rifilato l’ennesima replica de “Il diavolo veste Prada”, un telefilm
della serie “Arrow” (alzi la mano
chi sa di cosa si tratti) e la “Quinta
colonna” di Paolo Del Debbio,
programma di attualità decente
ma dagli ascolti bassini, come il
“Piazza pulita” su La 7. Certo,
c’era anche Lazio-Juve, ma solo
per gli abbonati Sky.
Ma Montalbano ha deluso, in questo primo episodio, soprattutto
per la lentezza narrativa: alla terza
scena anche lo scemo del villaggio
aveva indovinato che la colpevole
era la bellona di turno. Luca Zingaretti, poi, è apparso un po’…
zone transennate e negli occhi dei
presenti il terrore e lo smarrimento.
“Boston lo supererà” queste le parole del sindaco Thomas Menino.
Molteplici le piste seguite dal Fbi,
ma ancora nessun sospetto rilevante. Ma il capo del Bureau rassicura: “Andremo fino alla fine
del mondo per catturare il responsabile o i responsabili di
questo crimine”.
Intanto tutto il mondo si stringe
attorno alla città ‘ferita’. Parole di
cordoglio arrivano dall’Europa e
dai leader mondiali. I cittadini americani, ritrovano quell’unità e quello
spirito di unità, tipico dei momenti
più tragici. Sul web e sui giornali si
susseguono le storie dei testimoni,
tra paura e piccoli atti eroici.
Campoli , Parisi e Sarra
alle pagine 2 e 3
CAOS INDIANO
Marò: i tempi
si allungano
a Corte Suprema indiana ha
aggiornato a lunedi' prossimo
l'udienza per decidere se le nuove
indagini sul caso dei Maro' dovranno essere affidate alla polizia
criminale o all'antiterrorismo. Il
governo indiano ha sostenuto
che la prima ha "un carico eccessivo di lavoro", mentre i secondi
potrebbero completare l'inchiesta
in 60 giorni. Intanto l'Italia ha
presentato, sempre ieri,una memoria in cui si e' formalmente
opposta alla decisione della Agenzia nazionale di investigazione di
registrare il 5 aprile scorso una
denuncia preliminare nei confronti
dei maro' Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in cui si ipotizza
per loro l'utilizzazione della pena
di morte.
L
imbolsito, sempre meno siculo e
parecchio meno palestrato (la sua
vecchia-nuova fidanzata Livia, inoltre, lo fa sfigurare parecchio), con
alcune finzioni sceniche rimaste
appesa alla penna degli sceneggiatori, come le immagini di un
Montalbano di 15 anni prima praticamente identico a quello di
oggi. Resta solo Catarella con la
sua macchietta. Anche se Franco
Franchi era un’altra cosa.
Fiumicino
Elezioni in Friuli
Milano
Cocaina nel latte:
arrestata una mamma
Baritussio: i monti
come risorsa
Omicidio Garofalo:
“Uccisa in un raptus”
Valter Brogino
a pag. 8
Barbara Fruch
a pag. 9
Emma Moriconi
a pag. 10
La strage di Boston
2
Mercoledì 17 aprile 2013
Due potenti deflagrazioni all’arrivo della gara hanno ucciso tre persone, tra cui un bambino di 8 anni. Nessun altro ordigno inesploso
La maratona del terrore
Una festa sportiva che si trasforma in tragedia, lo spettro del terrorismo che torna
a sconvolgere gli Usa. “Il sangue ed i vetri rotti erano dappertutto” - Sono 176
i feriti, 17 in condizioni gravissime, alcuni hanno subito l’amputazioni degli arti
di Carola Parisi
America torna a
tremare. Colpita
di nuovo, alle
spalle. Un pugno
ben assestato,
pianificato, sul volto di un paese
ancora segnato da cicatrici profonde. Un giornata limpida quella di lunedì a Boston. Un cielo
terso che ricorda le immagini
dell’11 settembre di 12 anni fa,
quando due aerei squarciarono
il World Trade Center di New
L’
York. Il fantasma del terrorismo
riappare improvvisamente durante uno degli eventi sportivi
più importanti degli Stati Uniti.
Due esplosioni fortissime alle
14.50 (ora locale), hanno sconvolto il volto felice della maratona di Boston, lasciando a terra
tre morti, tra cui un bambino
di 8 anni, e 176 feriti di cui 17
gravissimi ed altri 10 che hanno
subito amputazioni degli arti.
Due ore dopo che il vincitore
aveva tagliato il traguardo, gli
ordigni sono esplosi a 12 se-
condi l’uno da l’altro.
Un evento storico quello che si
tiene, ogni anno, nella capitale
del Massachusetts, dal 1897
nel giorno in cui si celebra il
Patriot’s Day, la festa che ricorda
l’evacuazione degli inglesi da
Boston durante la Rivoluzione
Americana. Una festa popolare
che si è trasformata in un bagno
di sangue. Le immagini degli
atleti, dell’entusiasmo sono state
eclissate dietro visioni terribili
di un quartiere, quello di Back
Bay, con i marciapiedi insanguinati, con i soccorritori impegnati a trasportare e dare
assistenza ai feriti più gravi. “Si
sono uditi due potenti tuoni
nell’area del traguardo” così
ha descritto il momento un producer della Cnn.
“Il sangue ed i vetri rotti erano
dappertutto”- racconta uno dei
testimoni- “Le ambulanze andavano e venivano continuamente con le barelle”. Il panico
ed il terrore nei volti dei presenti, uomini e donne a terra,
caduti per le fortissime esplosioni, le grida ‘Scappa’ erano
le uniche parole comprensibili
oltre alle urla e alle sirene dei
veicoli di soccorso.
In conferenza stampa il capo
della polizia Ed Davis ha con-
PAROLE DI RASSICURAZIONE NEL DISCORSO DEL PRESIDENTE
Obama al Paese: “Li prenderemo”
oston, 14 e 50. Doveva essere una
giornata di festa. Passerà alla storia
invece come un momento da ricordare. In quegli attimi l’America – insieme
al mondo intero - ha rivissuto, e tutt’ora
sta vivendo, la paura dell’11 settembre.
“Troveremo i colpevoli e li costringeremo
a rispondere delle loro responsabilità”.
Queste le prime parole di Barack Obama
dopo l’attentato. Sono le 18 e 15 in punto.
In diretta tv il messaggio alla Nazione.
Dall’animo triste e pieno di rabbia ma
dallo sguardo deciso – nel periodo più
drammatico e difficile da quando è alla
guida Casa Bianca - il presidente degli
Stati Uniti nel suo breve discorso diffonde
speranza e determinazione agli americani:
“Non temete, li troveremo, qualunque individuo sia stato, qualsiasi gruppo, andremo
fino in fondo”. Parole di rassicurazione per la
sua gente. Sconvolta. Per la seconda volta.
Inoltre, ha sottolineato: “Scopriremo chi c’è
dietro e perché lo ha fatto”. Poi Obama ha aggiunto: “Li assicureremo alla giustizia”. Unità e
determinazione, un messaggio ben preciso all’America: “In un giorno come questo – ha
spiegato Obama - non ci sono democratici o
repubblicani”. Sulla matrice della strage si è
limitato a dire: “Non abbiamo ancora tutte le
risposte ma sappiamo che molte persone sono
rimaste ferite e alcune in mondo molto grave
nell'esplosione alla maratona di Boston”. E precisa: “Le indagini sono ancora in corso e non
bisogna saltare alle conclusioni prima di avere
chiari tutti i fatti. Il responsabile subirà tutto il
peso di questo”.
Il presidente degli Stati Uniti d’America ha
concluso: “Oggi (lunedì scorso, ndr) io e Mi-
B
fermato la presenza di altre
cinque bombe non esplose,
che gli artificieri sono riusciti a
disinnescare. Immediatamente,
sono stati chiusi i ponti e le
metropolitane della città. Bloccato anche lo spazio aereo sopra Boston, ed i cellulari per
paura di un possibile innesco
a distanza. “Esortiamo i cittadini
a rimanere a casa- ha continuato
Davis- ed i turisti a rimanere in
albergo”.
Subito lo stato di allerta si è
esteso alle altre città ‘sensibili’
dell’America: New York, Los
Angeles e Washington, dove
sono state rafforzate le misure
di sicurezza. I servizi segreti
hanno chiuso al traffico Pennsylvania Avenue, la strada di
fronte all’ingresso della Casa
Bianca. Pattuglie anti-terrorismo si sono poi dispiegate in
alberghi e luoghi considerati
a rischio. Misure rapide e estese
che rivelano il panico in cui
l’America è crollata in pochi
minuti.
Il quotidiano Boston Globe riferisce che in città vengono
impiegati agenti della polizia
dello Stato, unità della Guardia
Nazionale e unità di specialisti
dei team Swat appartenenti alla
polizia cittadina. "Le persone
che si recheranno al lavoro noteranno una aumentata presenza di forze di polizia in città",
ha annunciato l'ufficio del sindaco, invitando la popolazione
a "non allarmarsi" per le rafforzate misure di sicurezza.
Per stasera alle 20 (ora locale)
è stata annunciata una veglia
di preghiera per le vittime delle
esplosioni, nella chiesa di Arlington Street.
Tutto il mondo ha trattenuto il
fiato di fronte alle immagini che
arrivavano da Boston. Parole
di condanna arrivano dall’Europa: "Condanno gli atti orribili
e mi rammarico profondamente per la tragica perdita di vite
innocenti", ha detto il presidente del Consiglio europeo
Herman Van Rompuy, auspicando che "i responsabili di
questi atti atroci siano consegnati alla giustizia". "Sono rimasta sconvolta nell'apprendere del terribile attacco alla
maratona di Boston, diretto
deliberatamente a uomini,
donne e bambini che partecipavano ad un evento sportivo", ha fatto eco l'Alto rappresentante per la politica estera
e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, definendo "deprecabili" questi atti
e confermando che l'Ue è "al
fianco del governo e del popolo degli Stati Uniti".
LE TESTIMONIANZE DEGLI ATLETI ITALIANI
“Ho visto la morte in faccia”
Al momento non ci sono italiani coinvolti.” È
quanto afferma la Farnesina attraverso il Capo dell’Unità di crisi, Claudio Taffuri, che resta in costante
contatto con il console italiano a Boston, Giuseppe
Pastorelli.
Ma alcuni dei nostri connazionali lì c’erano. Tutti per la
maratona.
La gara della capitale del Massachusetts è una delle più
importanti del mondo con partecipanti da ogni parte del
globo: l’Italia conta 227 iscritti. Il console d’Italia a Boston
ha precisato: “Dalle notizie che abbiamo non ci sono tra i
23mila partecipanti atleti italiani coinvolti negli incidenti.
Ovviamente seguiamo l’evolversi della situazione e faremo
un aggiornamento nelle prossime ore”.
“Ho sentito un rumore enorme, la festa si è trasformata
in terrore e non ho più pensato a finire la gara”. È quanto
ha dichiarato Paolo Rossi, 48 anni, di Pistoia. Era lì ed ha
visto il traguardo della maratona e poi la morte in faccia:
“Della corsa ovviamente non m'importa, sono ore che
piango», racconta. Rossi fa parte di un gruppo di italiani
accompagnati alla maratona dal preparatore atletico
Fulvio Massini (dell'Agenzia ‘Born two run’). “Eravamo
una sessantina - spiega il podista - e per quel che risulta
a me stiamo tutti bene. Quanto agli italiani arrivati a
Boston con altre agenzie, non ho elementi per dire niente
di certo. Di sicuro restano il terrore e la tristezza che ho
“
chelle ci uniamo a tutta l'America nel piangere
le vittime di Boston”.
Durante il suo breve discorso al Paese, Obama
non ha mai utilizzato il termine “terrore” e neanche “attacco terroristico”. Di tutt’altro avviso
il portavoce della Casa Bianca:“Parliamo di un
atto di terrore – ha spiegato - perché è di
questo che si tratta quando vi sono esplosioni
multiple di ordigni fatti per uccidere”.
Successivamente Barack Obama si è intrattenuto
in un lungo vertice con il direttore della Fbi,
Robert Mueller, e il ministro della Homeland
Security, Janet Napolitano.
Con il passare dei minuti arrivano i primi bollettini. Cheryl Fiandaca, responsabile delle relazioni con la stampa della polizia di Boston,
ha reso noto che sono 144 i feriti (8 i bambini
rimasti colpiti), 19 in gravi condizioni di cui 10
hanno subito amputazione.
Giuseppe Sarra
provato: era vicinissimo il traguardo e questi assassini
hanno trasformato una festa in una tragedia. È scoppiato
il caos. Mia figlia, che aveva scavalcato una balaustra per
correre al mio fianco gli ultimi metri, ha cominciato a
piangere a dirotto, ci ha raggiunto di corsa mia moglie.
Tra le lacrime, non riuscivamo nemmeno a parlare. Incredibile. I soccorsi sono scattati subito - aggiunge Rossi
- e hanno isolato l'area dell'attentato. Così siamo tornati
subito in albergo, dove ci troviamo ora, in attesa di
notizie definitive su quello che è successo”.
Anche un’altra italiana, Tite Togni, di Brescia si è barricata
in albergo per paura di altre esplosioni: “La polizia non
vuole che usciamo. Le bombe? Io sono passata in quel
punto 10 minuti prima che esplodessero. Sono sotto
choc.” Sembra un ‘miracolo’ quello descritto da un'altra
testimone, Vittoria Baracchi, che si è salvata per una fortunata coincidenza. Qualche minuto prima della detonazione,
racconta, "ero proprio nel luogo esatto dove c'è stata la
prima esplosione". "Poi ho ricevuto un messaggio alle 2 e
45 di mio fratello di raggiungerlo dall'altra parte. Per
poterlo fare, mi sono allontanata. Cinque minuti dopo è
esplosa la prima bomba".
Il consolato italiano a Boston, in stretto raccordo l'Unità
di crisi del ministero degli Esteri, ha attivato tutti i
necessari contatti per verificare la presenza e fornire asC.P.
sistenza ai nostri connazionali.
3
Mercoledì 17 aprile 2013
La strage di Boston
Pochi tentativi e ancora nessun successo. Le forze dell’ordine non sanno ancora su chi puntare il dito
La polizia statunitense brancola nel buio
Barack Obama: “Un atroce e codardo atto di terrorismo”. Il Fbi intanto chiede ai cittadini foto
e video, per trovare qualche indizio. La pista più accreditata è quella del terrorismo interno
di Federico Campoli
rmai è psicosi da
strage. A neanche
24 ore dal terribile
attentato di Boston,
l’aeroporto di Laguardia, a New York City, è
stato blindato per un sospetto
pacco bomba. Un aereo è
stato circondato, i voli sono
stati bloccati e il terminal centrale è stato evacuato. Le forze
dell’ordine hanno verificato
tutti i bagagli del velivolo.
Nonostante le prime caute
dichiarazioni di Obama, in
cui l’attacco non veniva identificato come “terroristico”,
ormai nessuno ha più remore
a chiamare le cose con il proprio nome. Neanche il Presidente stesso. Quello di Boston
è stato un atto di terrorismo.
“Atroce e codardo” aggiunge
l’inquilino della Casa Bianca.
Anche il Segretario della Difesa, Chuck Hagel, non esita
a definirlo un “crudele atto
di terrore”. Purtroppo, ancora
non si possono definire gli
identikit degli attentatori. Il
Fbi ha preso il comando delle
operazioni di indagine. Insieme al Dipartimento di Polizia
di Boston, sono state avviate
delle ricerche serrate per
O
scovare i responsabili del ferimento di 176 persone e
dell’omicidio di altre 3, tra
cui un bambino di 8 anni. Il
Sindaco della città, Thomas
Menino, insieme ad altri massimi rappresentanti delle forze
dell’ordine, hanno tenuto, nella
mattinata di martedì, una conferenza stampa. Ma l’esito
dell’incontro con i giornalisti
non ha dato i risultati sperati.
Sembra che nessuno abbia
le idee ben chiare su cosa
sia accaduto e l’impressione
generale è che stiano tutti
ancora brancolando nel buio.
Ma il capo del Fbi rassicura
la popolazione: “Andremo
fino alla fine del mondo per
catturare il responsabile o i
responsabili di questo crimine”. Anche il sindaco Menino
tenta di risollevare la città.
“Boston lo supererà”. Tutto il
mondo si stringe attorno alle
vittime delle tremende esplosioni, che hanno squarciato
l’America, facendo rivivere
momenti che tutti speravano
di essersi lasciati alle spalle
per sempre. Ma in questo
momento, il popolo americano si sta rivelando la proverbiale solidarietà ai loro
concittadini, che sono soliti
mostrare nei momenti più tra-
gici. Sono molte le storie, fornite alle maggiori testate giornalistiche statunitensi, di piccoli atti di eroismo compiuti,
non solo da poliziotti e pompieri, ma da gente comune.
Persone che si trovavano lì
SOCIALISTI E LIBERALISTI SI SONO AFFRONTATI CON SASSI E BASTONI
Scontri in Venezuela: 7 morti
Il voto di domenica ha spaccato in due il paese,
che ora si fronteggia nelle strade di Caracas
e il voto di domenica ha spezzato
in due il Venezuela, ieri se ne sono avute
le prove. Centinaia di
studenti, sostenitori del
leader del centrodestra
liberale, Henrique Capriles, sono scesi in
piazza per chiedere il
riconteggio delle schede. Le manifestazioni
si sono svolte principalmente sotto la sede
del Consiglio nazionale elettorale(Cne). Ma
qualcosa è andato storto. Le proteste hanno
avuto inizio già dal lunedì notte, quando alcune
decine di persone, tra cui molti giovanissimi,
hanno dato vita a violenti scontri con la polizia.
Ma anche i chavisti avrebbero preso parte
agli incidenti, per difendere il loro voto. Il bilancio dei tafferugli è di sette morti. Due a Miranda, la regione che include la capitale, Caracas. Una di queste in Tachira, al confine con
il Colombia. Altre morti sarebbero state registrate nello Stato di Zulia. Le fonti ufficiali
parlano poi di circa 135 arresti, mentre il neoeletto, Nicolas Maduro, parla di “tentativo di
colpo di Stato contro le istituzioni democratiche”. Il suo rivale, Henrique Capriles, ha
invece invitato i manifestanti a non proseguire
con azioni provocatorie, anche se è stato lui
stesso a convocare in piazza i cittadini, per
protestare contro il presunto inganno elettorale.
Anche nella capitale centinaia di studenti sono
scesi in piazza al grido di “frode frode”. Ma la
polizia ha tentato di disperderli, lanciando
S
gas lacrimogeno. L’erede di Hugo Chavez ha
acconsentito nei giorni scorsi a controllare
che tutto si sia svolto in modo corretto e
legale. Ma Maduro non ha acconsentito ancora
al riconteggio delle schede, così come vorrebbe l’opposizione liberalista. Di fronte alle
proteste, il presidente ad interim ha compiuto
un “appello alla pace”. “Faccio appello al popolo a combattere nella pace” ha detto Maduro
nel corso di una conferenza stampa. Sono seguite una guerra di dichiarazioni tra i due
leader delle maggiori coalizioni. Praticamente,
non hanno fatto altro che rendere evidente un
dato già noto da qualche tempo. Il Venezuela
è spaccato a metà. E non si tratta di una
frattura moderata, ma di un vero pericolo per
la stabilità sociale del paese. I liberalisti aspettano una rivincita da quindici anni sui chavisti.
Questa rivalsa non è arrivata neanche dopo
la morte del “Presidente Comandante”. Ma
Maduro non ha mai dimostrato una grande
attitudine al comando, né un carisma lontanamente paragonabile a quello del suo predecessore.
F.Ca.
solo per assistere o partecipare ad un evento sportivo.
Nel frattempo, la polizia sta
facendo di tutto per tenere
calmi gli animi dei concittadini. E’ stato schierato un importante numero di pattuglie
davanti a potenziali obiettivi.
Ma, a quanto riferiscono fonti
interne al Dipartimento di
Polizia, sarebbe solo per tranquillizzare gli abitanti, facendo vedere la propria presenza sul territorio. La via dell’attentato, Boylston Street, rimarrà chiusa per diversi giorni. Intanto, per condurre le
indagini è stata coinvolta anche la Guardia Nazionale,
che collaborerà con la polizia
e le guardie metropolitane
per il controllo delle aree a
rischio. Alcune zone della
città rimarranno chiuse fino
a martedì.
La dinamica dell’attentato ha
gettato in confusione le forze
di sicurezza. All’inizio i sospetti sono immediatamente
ricaduti su uno studente saudita, ricoverato all’ospedale
per aver riportato gravi ferite
nell’esplosione. Ma la pista
si è quasi subito rivelata falsa.
Il ragazzo non è stato condotto in stato di arresto. Le
indagini continuano. Durante
la conferenza stampa, i rappresentanti del Fbi, della polizia e del governo, hanno
chiarito alcuni punti chiave.
Le bombe sarebbero state
solamente due. Non sono
stati trovati altri ordigni attorno
al luogo dell’attentato. “Sono
state due e solo due le esplosioni” è quanto afferma il Governatore, Deval Patrick. “Si
è parlato di sette dispositivi.
Non è vero” conferma Rick
Deslauriers, agente speciale
in carica del Federal Bureau
Investigation. Ed è sempre
lui ad indicare che le piste
seguite sono molteplici. I suoi
colleghi si sono però rifiutati
di dire se ci fossero stati dei
sospetti o degli arresti. Sicuramente ci sono state delle
perquisizioni. Nella notte è
stata eseguito un controllo in
un appartamento a Revere,
a poco più di 6km a nord di
Boston. A quanto sembra dalle prime notizie, la polizia
cercava elementi riconducibili allo studente saudita. Ma
gli elementi trovati non hanno
portato a nulla. Ed Davis,
commissario della polizia di
Boston, ha invitato i cittadini
a consegnare quanto più materiale video e fotografico
possibile, così da poter ottenere qualche indizio in più.
Sono varie le piste seguite,
ma nessuna è quella prediletta. Appena le bombe sono
esplose, subito qualcuno ha
gridato ad al Al Qaeda. Solo
poche ore prima, infatti, era
uscito un comunicato del
gruppo terroristico, in cui si
diceva che i talebani avrebbero colpito gli Stati Uniti, la
Francia e l’Europa. Ma queste
dichiarazioni vengono rilasciate già da diversi mesi.
Ma sin dall’inizio, sembrava
troppo strana la modalità
dell’attentato per ricondurla
ai talebani. E infatti sono stati
loro stessi a stroncare i sospetti. Ehsanullah Ehsanil,
portavoce di uno dei maggiori gruppi di mujaheddin
pakistani, ha detto: “Siamo
convinti che si debbano attaccare gli Usa e i loro alleati,
ma non siamo coinvolti in
questo attentato”. Parole chiare, sulle quali non si ha motivo
di dubitare. Ora le piste seguite riguardano soprattutto
il terrorismo interno. Si pensa
anche ai suprematisti bianchi,
non nuovi a stragi ed attentati
di grandi proporzioni. Il più
famoso rimane quello di
Oklahoma City, nel 1995. M
ancora non c’è nessun elemento che faccia pensare ad
un coinvolgimento dei razzisti
americani. A questo punto,
si potrebbe pensare a del jihadismo made in Usa. Nulla
esclude, infatti, che si siano
attivate alcune cellule dormienti, che abbiano deciso
di compiere il loro “battesimo
del fuoco” con questo attentato. Si potrebbe anche pensare che, nel caso in cui la
matrice sia religiosa, i terroristi possano provenire dal
Canada. Da tempo infatti, la
nazione anglo-francese è diventata un covo insospettabile
di fondamentalisti islamici.
Due di questi sono addirittura
stati trovati ad In Amenas, in
Algeria, quando si consumò
la strage del sito petrolifero.
Al momento, ancora non
giungono rivendicazioni,
mentre ogni possibile pista
rimane aperta. Sembra ancora troppo presto. Nonostante Le forze dell’ordine,
dall’11 settembre 2001 fino
ad oggi, abbiano stilato una
lista con circa 380 sospetti
estremisti, non hanno ancora
nessun sospettato. Di certo,
rimane indicativo che negli
archivi del Fbi, 51 di questi
potenziali terroristi siano
estremisti di destra, mentre
23 siano riconducibili all’area
del fondamentalismo islamico. Ed è difficile individuare
dei potenziali sospetti, anche
perché non si hanno basi solide per farlo. Negli ultimi 12
anni, non si sono registrati
importanti attacchi da parte
di gruppi suprematisti, mentre i jihadisti hanno sempre
agito in tutt’altro modo, utilizzando materiale molto più
sofisticato di quello usato a
Boston. Tutto ciò che Washington può fare, per adesso, è
tenere le bandiere a mezz’asta.
Attualità
4
Mercoledì 17 aprile 2013
Elezioni Quirinale: alla prima votazione
il Pdl voterà per Silvio Berlusconi
È quanto è stato stabilito nell’incontro avvenuto ieri sera tra il Cavaliere e i suoi uomini –
Intanto, ecco i retroscena del summit tra il leader del Pdl ed il sindaco di Firenze a Parma –
Oggi, possibile faccia a faccia tra l’ex premier ed il segretario del Pd, ma l’accordo è difficile
di Federico Colosimo
CORSIVO
lla prima votazione
per il Presidente della Repubblica, giovedì, a Montecitorio,
il Pdl voterà per Silvio Berlusconi al Quirinale. Ieri
sera, il Cavaliere, di rientro da
Parma, ha cenato con i “suoi”
uomini per definire i contorni
di un possibile nuovo incontro
con Bersani che potrebbe avvenire già questa sera.
Nel frattempo, facendo un passo
indietro, pare che l’incontro tra
Silvio Berlusconi e Matteo Renzi,
avvenuto lunedì 15 aprile al
Teatro Regio di Parma, sia andato a gonfie vele.
“Ben lieto di accogliere la sfida
del sindaco di Firenze”. Il Cavaliere ha commentato così il
colloquio avuto con l’esponente
politico del Pd. Di quale sfida,
promessa, o accordo si tratti,
però, non ci è dato saperlo. Di
certo c’è solo che gli uomini
più odiati dalla sinistra hanno
parlato a lungo nell’anticamera
del teatro. E la frase del presidente del Milan non si riferiva
assolutamente ad una eventuale
candidatura del giovane politico
quale leader del partito democratico alle (chissà) prossime
elezioni.
Entrambi, lontani da occhi indiscreti (Renzi ha fatto allontanare anche dei parlamentari
del Pd che lo accompagnavano) negano di aver discusso
A
Gabanelli: un Quirinale a 5 stelle
Milena Gabanelli
del prossimo Capo dello Stato.
“Lo farà con il segretario”, la
risposta dell’ex Presidente della
Provincia di Firenze, riferendosi
a Bersani. Una bugia, quella di
Renzi. Il sindaco di Firenze, infatti, avrebbe più volte fatto il
nome di Romano Prodi. Personalità tutt’altro che ben vista
dal leader del Pdl, che ha già
dichiarato che preferirebbe andare all’estero piuttosto che
averlo come presidente.
Ciò che è certo, è che i due
hanno parlato proprio del leader del Pd. L’ex ministro dei
Trasporti e della Navigazione
nei governi D’Alema II° e Amato II° è il primo obiettivo comune: sia Renzi che Berlusconi,
ormai è chiaro, vogliono sbarazzarsene. Il tutto per rimettere
in moto l’Italia e consentire al
Paese di esrazzarsene. Il tutto
per rimettere in moto l’Italia e
consentire al Paese di esraz-
zarsene. Il tutto per rimettere
in moto l’Italia e consentire al
Paese di essere governato
comsentire al Paese di essere
governato comsentire al Paese
di essere governato come si
deve. L’ex ministro dell’Industria, Bersani, lo sa e non sa
che contromisure adottare. Ormai Bersani è una piccola pecorella smarrita in cerca di
soccorsi. Aiuti che non riceverà
da nessuno.
UNA ROSA, MA ALLARGATISSIMA, DA PROPORRE AL CAVALIERE
Il Pd brancola nel buio: tanti nomi, nessun nome
on tutte le anime che si ritrova, figuriamoci se il partito democratico poteva ricompattarsi attorno ad una
eventuale figura da proporre come Presidente della Repubblica. Al massimo, tireranno fuori una rosa, che rischia però
di avere più petali (cioè) che candidati,
che spine (le correnti del partito), proprio
per non scontentare nessuno. Una rosa
che in giornata potrebbe anche prendere
la strada di via Dell’Umiltà (intesa però
come sede romana di Silvio Berlusconi)
e attorno alla quale stasera, praticamente
all’ultimo tuffo, i gruppi Pd di Camera e
Senato cercheranno di ritrovarsi, in un
incontro al teatro Capranica di Roma per
discutere proprio dell'elezione del Presidente della Repubblica.
E chissà se si parlerà anche dell’offerta,
in realtà molto più simile ad un ricatto,
arrivata ieri sera da Beppe Grillo. Il
comico aspirante politico ha fatto sapere
a Bersani: votate la Gabanelli al Quirinale
e questo sarà il primo passo per fare
un’alleanza di governo con voi. Tutto questo appena poche ore dopo aver detto
che il Pd voleva comprarsi alcuni deputati
5 stelle. Vallo a capire…
Intanto, il segretario Pier Luigi Bersani
ieri mattina ha incontrato Franco Marini.
Al centro dell'incontro - secondo quanto
C
Come al solito, certe manovre cripto-elettorali si
capiscono sempre a qualche
giorno di distanza. Così, quando la trasmissione Report di
domenica scorsa si è occupata
di demolire sistematicamente
la figura di Gianni Alemanno,
l’intento di Milena Gabanelli
non era apparso da subito
chiaro. Oggi, data la sua candidatura al Quirinale, proposta
dal Movimento 5 stelle, si capisce perfettamente il tempismo della puntata dall’evocativo titolo: “Romanzo Capitale”.
Per questa sua nomina fra i
possibili “scalatori” del Colle,
la conduttrice di Rai3 si è
detta “assolutamente commossa e anche sopravvalutata”. Questo è poco ma sicuro.
Sì, perché, come diceva giustamente Benedetto Croce,
“non basta essere persone
oneste per essere buoni politici”. Figuriamoci per essere
Presidente della Repubblica.
Ora, va bene tutto. Vanno bene
i candidati scelti su internet,
vanno bene le cantonate prese
dai capigruppo dei 5 stelle,
vanno bene perfino le foto degli apriscatole “postate” sui
social network alla prima seduta della Camera. Adesso,
però, è arrivato il momento
di dire basta. L’elezione del
Capo dello Stato è cosa seria,
anzi serissima. E di certo non
si può scegliere per questo
compito una giornalista, per
quanto brava, solo per le sue
inchieste. A maggior ragione
se costruite appositamente
per infangare un avversario
politico (questo è stato fatto
domenica a Report contro
Gianni Alemanno). Sì, perché
per definizione, il presidente
della Repubblica è “super partes”. Qui, invece, si sono pro-
“
si è appreso – proprio le
trattative in vista dell'elezione del presidente e le
tensioni all'interno del
Pd, dopo gli attacchi di
Matteo Renzi rivolti allo
stesso Marini, il cui nome
era circolato come possibile Capo dello Stato.
Il segretario del Pd ha
incontrato anche Luciano
Violante, responsabile riforme del partito, anche
lui nella rosa dei nomi
che potrebbero essere
indicati per il Quirinale.
Gli altri nomi spesi in queste ore dai Pd
sono i soliti, ovvero Giuliano Amato, Romano Prodi e Anna Finocchiaro, con la
new entry di Sabino Cassese.
E se la Finocchiaro è stata severamente
bocciata da Renzi, che ieri l’altro ha ritirato
fuori la storia assai poco ‘presidenziale’
della spesa all’Ikea con gli uomini della
spesa a spingere il carrello dell’onorevole
pd, anche Prodi non è che se la passi benissimo in quanto a gradimento. Bocciatissimo all’esterno (Berlusconi ha già fatto
sapere che sarebbe pronto ad emigrare
qualora il bolognesse salisse al Colle,
mentre ieri è arrivato il secco ‘no’ anche
dalla Lega), anche dentro il Pd il professore
ha un appeal vicino alle zero. E così lo
stesso Prodi ieri ha cercato di recuperare
qualche posizione, affermando, a chi gli
chiedeva come reagisce quando viene
etichettato alla stregua di un 'elemento
di divisione' per l'elezione del Presidente
della Repubblica? "Sorrido, chiedetelo a
mia moglie”. Essere tirato in ballo per il
Quirinale, ha aggiunto l'ex premier, non
gli fa "nessun effetto". E a dispetto di
quanto sostengono in molti, ritiene quelli
che stiamo vivendo dei "giorni semplicissimi" e non complicati.''.
Igor Traboni
prio prese le parti di un determinato schieramento e anche apertamente.
La stampa asservita alla faziosità politica, capitanata da
Il Fatto Quotidiano, da tre o
quattro giorni grida allo scandalo, proprio per la “mala gestio” che Alemanno avrebbe
fatto, a Roma, della “cosa
pubblica”. Inutile negarselo,
Gianni –soprannominato “AleDanno”- non è di certo stato
il migliore dei sindaci possibili,
ma metterlo sulla graticola
per gli “scandali” Atac e Ama,
è francamente ridicolo. E questo non perché le assunzioni
pilotate non siano gravi, ma
perché Roma, prima di Alemanno, era nelle mani di Walter Veltroni, l’uomo che si è
preoccupato più di investire
denaro e risorse pubbliche in
Africa (sic!), che nella Capitale.
Ma, cosa ancor più grave, la
“vergogna” della gestione-Alemanno sarebbe aver assunto
“ex terroristi di estrema destra”
nelle municipalizzate. Ora, si
decidano, tutti i giustizialisti
del Paese. O il carcere ha una
funzione rieducativa (come
prevede la Costituzione). E allora questo vale per tutti, da
sinistra a destra, per i comunisti così come per i fascisti.
Oppure si torna alla logica del
Ventennio e al carcere come
mera misura punitiva. Se si
sceglie questa seconda ipotesi,
però, è anche il caso che qualcuno si preoccupi di avvisare
Adriano Sofri, condannato in
via definitiva quale mandate
dell’omicidio di Luigi Calabresi,
che la smettesse di pontificare
dalle colonne de La Repubblica.
Che, fino a prova contraria,
come tutti i grandi quotidiani,
riceve finanziamenti pubblici.
Micol Paglia
5
Mercoledì 17 aprile 2013
Attualità
Mps: sequestrati i “tesoretti” di Mussari, Vigni e Baldassarri
La Gdf “congela” agli ex vertici dell’istituto di credito senese ben 14,5 milioni di euro – Indagati i dirigenti protempore di Nomura, Sayeed
e Ricci – I magistrati entrano nella sede centrale di Bankitalia, estranea al filone investigativo ma più volte al centro delle polemiche
candalo (rosso) Mps:
al peggio non c’è mai
fine. Gli ex vertici
dell’istituto di credito
senese, Giuseppe
Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri e i dirigenti
protempore di Nomura, Sadeq Sayeed e Raffaele Ricci,
sono indagati per “ostacolo
aggravato dell’esercizio delle
funzioni delle pubbliche autorità di vigilanza, infedeltà
patrimoniale aggravata e false
comunicazioni sociali aggravate in concorso tra di loro”.
Giornata turbolenta, quella
di ieri. Da una parte, infatti,
alcuni magistrati della Procura
di Siena, “accompagnati” dalla Gdf, sono entrati nella sede
della Banca d’Italia (che da
oltre un anno collabora alle
indagini in corso) a Roma.
Bankitalia è però estranea al
filone investigativo seguito in
questa fase. Ad alcuni dirigenti dell’istituto centrale verrebbero infatti notificati provvedimenti adottati a carico
di terzi. Per gli inquirenti “una
operazione tecnica in piena
collaborazione”. Sul ruolo di
Palazzo Koch, comunque, non
sono mancate già in passato
le polemiche per aver agito
S
con poca tempestività sul
Monte.
Dall’altra parte, invece, sempre ieri, sono scattati nuovi
sequestri importanti e, come
già detto, nuove ipotesi di
reato. Come la truffa e l’usura
aggravata in relazione al derivato Alexandria, architettato
dagli ex vertici dell’istituto di
credito senese (Mussari, Baldassarri e Vigni) con Banca
Nomura. Nei confronti di quest’ultima i militari hanno eseguito un maxi sequestro da
1,8 miliardi di euro. I fatti oggetto di indagine sono relativi
alla ristrutturazione del veicolo e al finanziamento da
parte di Nomura a favore di
Mps per l’acquisto di Btp italiani per 3,05 miliardi. Degli
1,8 miliardi, 88 milioni sono
costituiti da “commissioni occulte percepite dalla banca
giapponese” e 1,7 miliardi
di euro depositati da Mps in
favore di Nomura a titolo di
garanzia sul finanziamento
percepito dal Monte.
Inoltre, la Gdf ha sottoposto
a sequestro preventivo anche
2,3 milioni di euro all’ex presidente di banca Mps Mussari, 9,9 milioni di euro all’ex
dg Antonio Vigni e 2,2 milioni
di euro a Gianluca Baldassarri
(l’unico in carcere), ex capo
Area Finanza. Totale? 14,4 milioni di euro. Niente male.
Un vero boom si registra per
il turismo ecologico ed ambientale come dimostra il fatto
nei parchi e nelle aree protette il 20% dei visitatori sono
proprio i giovani in gita scolastica. Una scelta giustificata
dai costi contenuti, dall'elevato
valore educativo e dalla pluralità di mete disponibili senza
dover percorrere grandi distanze, in un Paese come l'Italia che può contare su ben
871 i parchi e aree naturali
protette.
La vera novità degli ultimi
anni sono però le fattorie didattiche che si sono moltiplicate nelle campagne diventando le mete più gettonate
delle gite organizzate soprattutto nelle scuole primarie.
Secondo il censimento della
Coldiretti con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e
della Ricerca sono presenti
in Italia 1300 fattorie didattiche
autorizzate dove gli alunni
delle scuole elementari e medie possono trascorre una
giornata all'aria aperta a diretto contatto con le coltivazioni e gli animali, che in
molti non hanno mai visto.
Federico Colosimo
Strage di Capaci: il commando di fuoco di Brancaccio responsabile dell’eccidio
L’ex reggente della cosca palermitana, il pentito Spatuzza, rivela i nomi degli esecutori – Scattano otto nuovi arresti – Per il procuratore
Lari non ci sono dubbi: “Tutto fu deciso da Riina, che dichiarò guerra allo Stato. Nessun mandante esterno, la mafia non prende ordini”
ecisero, prepararono ed eseguirono materialmente la strage di Capaci. Ventuno
anni dopo emerge un altro pezzo di
verità dai misteri del 1992. L’ultimo pentito di
Cosa Nostra, Gaspare Spatuzza, rivela i nomi
degli esecutori sfuggiti, fino a ieri, a tutte le
inchieste. Dopo le sue parole, pesanti come
un macigno, la direzione investigativa antimafia
ha eseguito 8 arresti emessi dal gip di Caltanissetta. Tra le persone coinvolte, boss e
gregari della cosca Brancaccio. Spatuzza ha
offerto agli inquirenti elementi di “assoluta
novità”, chiamando in causa alcuni fedelissimi
di Giuseppe Graviano, il capomafia del quartiere
palermitano. Come Salvo Madonia, già detenuto
al carcere duro e inquisito nell’ambito del
processo “Borsellino quater”. Poi Cosimo
D’Amato, un pescatore di Santa Flavia (Palermo), finito in manette nel novembre scorso
su ordine dei pm di Firenze che indagano
sulle stragi mafiose del ’93. Secondo gli inquirenti, avrebbe fornito l’esplosivo utilizzato
per gli attentati di Roma, Firenze e Milano. I
pm nisseni gli contestano di avere procurato
alle cosche anche il tritolo usato per l’eccidio
D
di Capaci. D’Amato avrebbe recuperato l’esplosivo da residuati bellici che erano in mare e lo
avrebbe consegnato al gruppo di sicari. In
manette, anche Giuseppe Barranca, Cristofaro
Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Tutti in carcere
da molto tempo, con condanne pesanti per
reati di mafia ed omicidio.
L’indagine – Di quel commando, denominato
dal procuratore Sergio Lari “gruppo di fuoco
di Brancaccio”, mai nessun pentito aveva
parlato nel corso dei processi celebrati per la
strage di Capaci, che si sono conclusi con
una quarantina di condanne, fra mandanti ed
esecutori. Graviano aveva ordinato massima
riservatezza per le operazioni di confezionamento
dell’esplosivo, e così avvenne: 200 chili di
tritolo furono consegnati a Giovanni Brusca
che, intanto, aveva procurato altri 200 chili di
esplosivo utilizzato nelle cave, “l’Euranfo 70”.
Per la sistemazione della carica finale, Brusca
si avvalse di due consulenti: il cugino, che lavorava con gli esplosivi nelle cave, e Pietro
Rampulla. Per il procuratore Lari, non ci sono
dubbi: “La strage di Capaci venne decisa nella
La crisi non dà fiducia alle banche che continuano a erogare denaro col contagocce
L’economia europea ha bisogno di ossigeno
Mario Draghi lancia un monito affinchè venga dato credito alle imprese con maggiore facilità
e banche non erogano
denaro “a tassi ragionevoli”: è questa l’accusa che lancia Mario Draghi
rivolgendosi all’Europa. Il
presidente della Bce in occasione di un meeting presso
l’Università di Amsterdam ha
denunciato una diffusa man-
L
canza di credito alle imprese
di piccole dimensioni, sprovviste di rifornimenti sul mercato dei capitali.“Quella dell'Eurozona- afferma Draghiè un'economia basata sulle
banche, dove circa tre quarti
dei finanziamenti alle imprese viene dalle banche. Per
questo se in alcuni Paesi non
prestano a tassi ragionevoli
le conseguenze per l'economia sono gravi”. Nonostante
gli istituti abbiano ottenuto
prestiti dalla Bce, non li hanno
utilizzati per finanziare l’economia reale ma, anzi, hanno
chiuso i rubinetti di eroga-
zione. La competitività è la
soluzione, ed è possibile, secondo Draghi, solo “perseguendo in modo determinato
e ambizioso un'agenda di riforme strutturali”. Tra tanto
allarmismo Draghi ha spazio
anche per messaggi di ottimismo:” ci sono motivi per
riunione del dicembre 1991, quando Cosa
Nostra si riunì durante la commissione regionale
per gli auguri di Natale. In quell’ occasione
Totò Riina sentenziò la stagione stragista. A
quella riunione era presente anche Antonio
Giuffrè. Fu Riina e solo lui a dichiarare guerra
allo Stato: bisognava uccidere non solo i
nemici storici, ma anche i traditori e gli inaffidabili. Ribadisco, come ho sempre detto, che
non ci sono mandanti esterni in ordine all’eccidio. La mafia non prende ordini da nessuno”.
Le rivelazioni di Spatuzza – “L’esplosivo che
macinavamo era solido, tra il giallo chiaro e il
colore panna. Lo tritavamo schiacciandolo
con un mazzuolo, lo setacciavamo con lo scolapasta sino a portarlo allo stato di sabbia”.
Quell’esplosivo prelevato a Porticello, però,
non bastò: “Ci recammo a prelevare altri due
bidoni alla Cala, sempre legati a un peschereccio”, prosegue Spatuzza. “Una parte di
quella micidiale carica fu consegnata poi a
Graviano per la strage di Capaci, l’altra, invece,
servì per l’eccidio Borsellino”.
F.Co.
avere fiducia” ,afferma, “la
maggior parte degli elementi necessari per rimuovere
le cause della crisi sono stati
messi in moto”. Anche dall’Italia arrivano voci sull’
emergenza liquidità: a parlare è il direttore generale
Confindustria, Marcella Panucci in un'audizione alla Camera sul decreto per il pagamento dei debiti scaduti
della P.A: “ E' in corso la
terza ondata di credit-crunch,
dopo quelle del 2007-2009
e quella del 2011-2012- af-
ferma Panucci- I prestiti alle
imprese sono in caduta da
piu' di un anno e mezzo: lo
stock erogato si e' ridotto di
47 miliardi”. Bisogna erogare
denaro e subito. "Il pagamento di ciò che spetta alle
imprese, come segnalato dal
presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi,
può essere il più potente stimolo alla ripresa- continua
Panucci- Questa restituzione
di liquidità darebbe ossigeno
a molte aziende”.
Francesca Ceccarelli
Società
6
Mercoledì 17 aprile 2013
Dietro le quinte del Vaticano il potere si tinge sempre più di rosa
Noi, donne di fede
Suore, vertici di congregazioni e giornaliste:
ecco il nuovo lato femminile della Chiesa
di Francesca Ceccarelli
immagine canonica del Vaticano
è strettamente
legata a quella
di uomini religiosi che in stretto riserbo si
aggirano per Piazza San Pietro: solo e quasi esclusivamente persone di sesso ma-
L’
schile. Da alcuni anni però,
precisamente dal Concilio
Vaticano II, c’è stato vento di
novità che ha sovvertito gli
assetti clericali: la Chiesa infatti ha aperto le proprie porte anche alle donne, attraverso l’ammissione interna
di 23 “madri”, 10 religiose e
13 laiche, convocate su richiesta diretta di Giovanni
XXIII. Un primo passo che è
stato solo l’anticipazione
dell’odierna escalation delle
donne in Vaticano: ricoprono
infatti una percentuale del
20% le donne che ricoprono
la porzione dei posti disponibili addirittura tra i vertici
di governo. Ad esempio Nicoletta Vittoria Spezzati, sorella affiliata alle Suore ado-
ratrici del Sangue di Cristo:
la donna ricopre infatti il ruolo
di sottosegretario generale
della Congregazione dei religiosi. Subentrata in successione ad un’altra donna, suor
Enrica Rosanna, su richiamo
del diretto superiore, il cardinale brasiliano Braz de Aviz,
suor Nicoletta non è solita
però vestire l’abito religioso.
Su a pieno la linea ‘progressista’ intrapresa dalle suore
appartenenti alla conferenza
delle superiori religiose degli
Stati Uniti d’America, anch’esse promotrici della veste laica. Sono proprio le rappresentanti episcopali statunitensi a considerare la suora
italiana una rappresentante
e portavoce all’interno delle
mura leonine, spesso chiuse
alle loro richieste. E proprio
oltreoceano a fare da portavoce della Conferenza episcopale statunitense è una
donna: si tratta di Sister Mary
Ann Walsh che ha coordinato
anche i porporati americani
nell’ultimo Conclave. La designazione all’alto incarico
commissionato a Spezzati è
stata delegata dal dimissionario Benedetto XVI, spez-
FOCUS
Papa Francesco: ”Le donne sono fondamentali”
Il pontefice ha più volte sottolineato durante le sue omelie i grandi
pregi delle figure femminili all’interno della società laica e religiosa
a piazza San Pietro, papa
Francesco ha fatto riferimento al racconto evangelico della risurrezione per
rilanciare il ruolo "primario e
fondamentale delle donne nella Chiesa delle origini e in
quella odierna". Un trend questo portato avanti già dai suoi
predecessori: Giovanni Paolo
II aveva parlato del "genio femminile" e Benedetto XVI ha
più volte elogiato figure femminili come santa Ildegarda
di Bingen, Dorothy Day, Etty
Hillesum. Addirittura Papa
Francesco al carcere minorile
di Casal del Marmo ha lavato
i piedi a due giovani detenute:
piccoli passi in avanti che non
fanno però ancora presuppore
il via libera al sacerdozio femminile.
Sicuramente però Bergoglio
dimostra un'attenzione particolare alla questione femminile: uno dei suoi teologi di fiducia, il cardinale tedesco Walter Kasper, si è recentemente
domandato: "Non può la Chiesa fare oggi qualcosa di simile a
ciò che avveniva nel III-IV secolo, quando ha creato una sorta
di ministero 'sui generis' con le diaconesse per i battesimi
delle donne adulte? Non si potrebbe quindi oggi, di fronte alle
nuove sfide, prevedere un ministero per le donne, che non
fosse quello del diacono, ma piuttosto avesse un proprio profilo,
come in passato?". E l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola ha
sottolineato che il richiamo odierno di Francesco sul ruolo
delle donne "è un punto di grandissima importanza". All’apertura
vaticana risponde invece un clima di denuncia nella sfera or-
D
todossa: il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, prla di
«pericolo» del femminismo, denunciando l'esistenza di una
«propaganda» che incoraggia le donne a svolgere ruoli che
sacrificano l'impegno domestico e i doveri familiari.
I timori russi sono giustificati forse dal clima di insurrezione e
protesta che circola nel paese a seguito delle proteste del
gruppo femminista Femen o delle Pussy Riot, il gruppo punk
femminista la cui performance anti-Putin nella cattedrale di
Mosca, è costata a due di loro una condanna a due anni di
campo di lavoro.
F.Ce.
Ingrid Stampa, governatrice personale di Joseph Ratzinger
zando così una lancia a favore
della lotta contro il sessismo
ancora dominante nelle sfere
religiose. Un altro volto femminile è quello di Flaminia
Giovanelli, laica esperta di
economia e politiche sociali,
che è riuscita a ricoprire una
funzione di spessore come
quella di sottosegretario del
Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace. Nata in
una famiglia di diplomatici,
la Giovannelli ha conseguito
la laurea in Scienze Politiche
alla Sapienza, quindi ha iniziato nel lontano 1974 a lavorare in Vaticano, dietro l’assunzione di Paolo VI. Fu lei a
mantenere i contatti tra il neo
eletto sindaco polacco di Solidarnose e l’allora pontefice
Giovanni Paolo II. Protagonista
indiscussa nell’ambito del
volontariato, proprio a Trastevere è riconosciuta come
uno dei profili più importanti
dell’intero panorama ecclesiastico nazionale. Ma l’elenco
rosa del Vaticano non si limita
a due nomi: Silvia Guidi è
infatti la prima redattrice donna ad essere stata assunta
dall’autorevole Osservatore
Romano, dopo essere già stata vice capo della sezione
redazionale esteri di Libero.
Risale al 2007, in occasione
di un convegno presso la
Cattolica di Milano dedicato
a Giuseppe Dalla Torre, storico direttore dell’Osservatore, l’attuale sodalizio tra il
direttore Gian Maria Vian e
la giornalista Guidi. Ad arricchire la redazione dell’Osservatore Lucetta Scaraffia,
storica e curatrice assieme
a Ritanna Armeni e Giulia
Galeotti che curano il neoprodotto editoriale “Donne
Chiesa Mondo”, inserto al
femminile da poco consultabile assieme alla storica rivista leonina.
Ulteriori incarichi, sempre di
grande prestigio, sono poi
ricoperti da Maria Cristina
Carlo-Stella, capo ufficio alla
Fabbrica di San Pietro, storica
d’arte e già presente all’appello tra i rappresentanti della
Pontificia Commissione vaticana dei beni culturali. C’è
poi Eurosia Bertolassi, assistente del segretario di stato
Tarcisio Bertone: proveniente
dalla corrente focolarina e
stata per lungo tempo in forze
alla Dottrina della fede; e ancora Barbara Iatta, capo Gabinetto delle stampe e dei
disegni della Biblioteca Apostolica vaticana, grande
esperta di testi antichi. Ognuna di queste donne ricopre
comunque i diversi profili
con una competenza e una
dedizione che fanno del loro
operato un esempio da tramandare e che resta sicuramente negli annali della storia
vaticana. Per esempio Suor
Pascalina Lehnert fedele collaboratrice di Pio XII, è stata
ribattezzata addirittura “Signora del Vaticano”: celebre
la sua incursione nel corso
di un’udienza riservata con
il segretario di stato americano John Dulles, semplicemente per ricordare a Sua
Santità la minestra pronta in
tavola. Anche Wanda Poltawska, la “Dusia”, amica del
cuore, di Giovanni Paolo II, è
stata al centro di episodi a
loro modo risonanti, essendo
lei la protagonista delle preghiere di padre Pio, richiestegli con insistenza dallo
stesso Wojtyla, che a quanto
pare contribuirono a salvare
dal cancro.
E infine in tempi recenti va
ricordata Ingrid Stampa, governatrice personale di Joseph Ratzinger, esempio di
grande devozione alla figura
del Papa Emerito: sino alla
nomina dell’attuale Pontefice
Francesco, aiutava Ratzinger
persino nella stesura in tedesco dei propri libri. Anche
il Vaticano quindi, seppur coi
suoi tempi, sembra aprire
nuovi spiragli verso il mondo
femminile da sempre simbolo
di grande devozione e religiosità. Sarà possibile quindi
vedere non più solo stuoli di
suore, ma prima di tutto anche vere e proprie donne in
carriera, che hanno finalmente l’opportunità di lasciare il
dietro le quinte e diventare
protagoniste principali della
cronaca vaticana.
7
Mercoledì 17 aprile 2013
Salta Maria Sabia, direttrice generale dell’Asl Roma E, donna di fiducia della Polverini
Italia
ROMA E LAZIO
Curioso retroscena sul candidato del Pd
nella vicenda del rinnovo dei vertici
Sanità, Zingaretti comincia Marino, il “pro acqua pubblica”
nominando tre commissari con 20mila euro di azioni Acea
I
S
poil-system secondo alcuni, lottizzazione secondo altri. Fatto sta che
è partito, con un primo giro, quello
che potrebbe diventare presto un valzer
di nomine nelle Asl laziali. La prima testa
a saltare è stata quella di Maria Sabia,
direttore generale della Roma E. Era una
manager di fiducia di Renata Polverini.
Zingaretti l’ha defenestrata con un provvedimento d’urgenza, giustificato dalla
“gestione irrituale e inadeguata dei rapporti con la Regione e per la carenza di
controlli sulle strutture private”. I nuovi
vertici della Regione Lazio hanno sostituito
la Sabia con Angelo Tanese, attualmente
dirigente finanziario del Policlinico Umberto I, per il quale è stata disposta la
nomina di commissario ad acta. Non
solo: sono state già riempite due caselle
della sanità regionale che potevano, in
qualche misura, essere definite vuote:
quella dell’Asl di Viterbo, che era guidata
dal direttore generale dell’Ares 118 Antonio De Santis, sarà occupata da Luigi
Macchitella; quella dell’Asl Roma F, che
era gestita dal direttore generale Camillo
Riccioni, è andata a Giuseppe Quintavalle,
già direttore sanitario della stessa azienda
sanitaria.
Bruno Rossi
ROMA VERSO IL VOTO
L’Udc non c’è più: Ciocchetti “sposa” Alemanno
o strappo è cosa fatta. L’Udc
si polverizza alle porte delle
elezioni di Roma e Luciano
Ciocchetti, ex vice presidente regionale e uno dei suoi uomini più
forti del territorio, ieri ha sancito
l’alleanza con il sindaco uscente
Gianni Alemanno. La conferenza
è avvenuta nella sede della lista
di Alemanno “Cittadini x Roma”.
“Abbiamo provato a fare un centro
autonomo ma questa operazione
è stata bocciata dagli elettori –
ha spiegato Ciocchetti – adesso
si gioca un’altra partita dove si è
L
scelto con chi stare e cioè con il
candidato sindaco del centrodestra Gianni Alemanno”. Quest’ultimo ha anche annunciato di voler
“fare ticket” con Ciocchetti, investendolo quindi della candidatura a vice sindaco. Cosa che ha
causato la reazione caustica del
leader de La Destra, Francesco
Storace. “Alemanno offre a Ciocchetti di fare il vicesindaco. Peccato che per una bella operazione
politica sia necessario annunciare
una poltrona”.
Robert Vignola
n questi giorni si fa un gran
parlare del rinnovo dei vertici in
Acea. I comitati pro acqua pubblica supportati dalla sinistra capitolina sono nuovamente scesi in
piazza per ribadire il no alla svendita
delle quote della municipalizzata
come a voler rivendicare ancora
una volta l’unico successo del Pd
romano (quello che in occasione
della discussa puntata di Report
venne definito “il risveglio” dell’opposizione), in cui venne effettivamente scongiurata tale operazione voluta da Alemanno, e come
se tale ricambio di vertici e Cda
rappresentasse effettivamente un
pericolo di questo genere.
In pochi però si sono soffermati
su un aspetto curioso di tutta la
vicenda: la presenza di Ignazio
Marino, candidato a sindaco della
Capitale per il partito democratico,
in qualità di socio azionario dell’azienda.
In realtà, quella di infiltrarsi alle
riunioni dei consigli di amministrazione per monitorare quanto
accade è una tecnica non nuova,
lanciata già da Beppe Grillo con
Telecom e ripresa da altri. Solo
che il caso del chirurgo è più singolare. Marino non si è infatti li-
mitato a comprare la singola azione
simbolica volta a garantirgli il diritto
di partecipazione e tali assemblee,
ma si è assicurato ben 20mila
euro di azioni Acea, che con gli
utili fatti registrare nell’ultima stagione, ne è aumentato il valore di
circa il 20%.
Ovviamente l’aspirante primo cittadino si è affrettato a promettere
che venderà tali azioni qualora dovesse essere eletto ed ecco che
almeno 3000 euro gli entreranno
in tasca per il solo essersi intrufolato
(in nome della trasparenza) in una
delle tre municipalizzate più importanti del tessuto capitolino.
Tuttavia Marino non si è limitato
semplicemente a monitorare e ad
assistere, ma ha preso parte attivamente all’assemblea dei soci
chiedendo di rinviare il rinnovo del
Cda a dopo il voto del 26 e 27
maggio. Peccato che alla sua richiesta si sia espresso con parere
negativo il 94% dei soci, i quali ai
giochi politici di cui ha tanta paura
Marino, non danno molto peso,
quanto piuttosto all’andamento
della Borsa che ha infatti premiato
la scelta della nomina del nuovo
Cda.
Ugo Cataluddi
ASPETTANDO I RICORSI
IL CONVEGNO
Tagli in Regione,
la via aperta
da La Destra
L’attualità
delle idee
di Romualdi
u iniziativa di Francesco
Storace e Fabrizio Santori
(La Destra) e Olimpia Tarzia
(Lista Storace) – durante la
terza seduta - il Consiglio regionale del Lazio ha approvato
ad unanimità la modifica dello
Statuto per la riduzione del
numero dei consiglieri da 70
a 50, mentre la proposta per il
taglio dei membri della giunta
da 16 a 10 è passata a maggioranza. Domani, invece, il
Tar del Lazio si pronuncerà
sul ricorso presentato dai Radicali, i Verdi e i primi dei “non
eletti” del Pdl sulla richiesta di
impugnazione dell’atto di proclamazione degli eletti alla Pisana, “ritenendo illegittima la
contrazione a 50 dei consiglieri
disposta con un decreto dell'ex
presidente Renata Polverini”.
“Ottimo lavoro svolto da La
Destra e dalla Lista Storace a
favore della credibilità, della
trasparenza e del risparmio
sui costi della politica”. Soddisfatto il capogruppo de La
Destra, Fabrizio Santori, che
al tempo stesso ha duramente
attaccato il comportamento dei
grillini, definendolo “sconcertante” e “incoerente” che pur
avendo dato il via libera alla
modifica dello Statuto, i rappresentanti del M5S “hanno
votato, appellandosi a farraginose motivazioni, contro la
modifica della legge elettorale
che – ha aggiunto l’esponente
de La Destra - taglia le poltrone
del Consiglio regionale e degli
assessori e ne blocca il possibile aumento”.
Giuseppe Sarra
C’
S
è bisogno di Destra, quella
vera, c’è bisogno di Europa,
quella autentica. Da questi presupposti, dichiarati dai promotori,
prende corpo l’idea del convegno,
organizzato dal Movimento Roma
Europa Sociale, “Adriano Romualdi: la Destra, l’Europa”, previsto per venerdì 19 aprile alle
ore 18 presso la sede dell’Associazione Culturale Casale Europa,
sita in Vicolo di Papa Leone 131.
Secondo Andrea Roncella, responsabile del Movimento Roma
Europa Sociale, sarà “un momento di formazione politica che
prendendo spunto dalla figura di
un grande uomo ed un fine intellettuale, di destra ed europeo,
quale fu Adriano Romualdi, possa
aiutarci a capire dove si è sbagliato
finora e da quali punti sia necessario ripartire per costruire la
base ideale di un mondo che
può e deve ancora dire la sua
sulle grandi sfide di natura economica, sociale ed etica che
quest’epoca ci pone davanti. Insieme al professor Rodolfo Sideri
capiremo l’esigenza di non augurarsi un ritorno al proprio orticello “nazionale” ma il bisogno
impellente di proiettarsi verso
l’Europa con l’intento di straparla
dalle grinfie dei poteri forti che la
stanno conducendo al macero e
consegnarla nuovamente ai soli
legittimi destinatari: i popoli.”
“Il convegno” conclude Roncella
“ha l’obiettivo ultimo di gettare
un seme di speranza per poter
guardare, in un domani speriamo
sempre più prossimo, a un movimento/partito capace di dare
risposte veramente di destra alle
problematiche contemporanee”.
8
Mercoledì 17 aprile 2013
Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
Sgominato a Fiumicino un traffico di stupefacenti proveniente dall’America Latina
Cocaina nel latte in polvere della figlia
Nel mirino delle forze dell’ordine una giovane madre di Como, che è stata arrestata In manette anche altri tre corrieri: sequestrati in tutto 43 chili, per un valore di 15 milioni
Droga: convegno ad Anzio
di Valter Brogino
Il popolo sovrano e il libero
mercato delle droghe”. Questo il tema del convegno organizzato dall’associazione “Nuovo
Orizzonte Italia” che si terrà ad
Anzio domani alle 17 e 30 presso
l’Hotel dei Cesari in via Mantova.
Durante l’incontro, inoltre, sarà
presentato il libro “Cannabis medica
100 domande e risposte” di Fabio
Bernabei, presidente dell’Osservatorio della Droga, e proiettato
un video sulle “stragi del sabato
sera” a cura del sindacato dei medici legali. All’evento interverranno
l’onorevole Roberto Buonasorte,
il senatore e candidato sindaco
alle prossime amministrative della
città anziate, Candido De Angelis,
il presidente nazionale specialisti
in Medicina Legale (S.I.S.M.L.A),
Luisa Regimenti, e il presidente
dell’associazione culturale giovanile
“N.O.I”, Emilio Truocchio. Moderatore del convegno Maurizio Brugiatelli. “Riflessioni a confronto –
spiegano gli organizzatori – sulla
odierna minaccia posta dall’uso
delle droghe, e dal narcotraffico,
“
alla indipendenza della nazione
italiana come democrazia sovrana.
Esperti politici e amministratori si
confronteranno sulla minaccia posta in essere dall’uso delle droghe,
e dal narcotraffico, alla indipendenza della nazione italiana come
democrazia sovrana”. “Il consumo
della droga – aggiungono gli esponenti dell’associazione N.O.I - destabilizza il singolo assuntore, e
spesso anche la sua famiglia, ed
oggi ha moltiplicato i suoi effetti a
livello politico-istituzionale al punto
che il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite ha votato una dichiarazione presidenziale che invita
i governi a considerare il traffico
di droga come una delle più gravi
minacce alla sicurezza internazionale e alla governance degli Stati
sovrani”.
Il convegno ha lo scopo di riportare
al centro della opinione pubblica
una maggiore consapevolezza del
problema delle droghe; una questione sempre più immersa nella
società civile italiana, soprattutto
tra i giovani. Giuseppe Sarra
n’immagine angosciante, quella della
cocaina nascosta nel
latte in polvere di una
neonata. Ma è quella cui,
purtroppo, ci si deve arrendere all’indomani della chiusura delle indagini sull’ennesimo, vasto traffico internazionale di stupefacenti
sventato dalle forze dell’ordine.
Il fatto è che il fiume di coca
che arriva dall’America Latina non accenna ad arrestarsi, e s’inventa sempre
nuovi modi per mascherarsi
e superare le barriere dei
controlli. E il vizio, insieme
alla disperazione che esso
a lungo comporta, non esita
neanche davanti all’infamia
di farsi scudo con il corpo
di un bambino.
Fatto sta che l’operazione
congiunta nello scalo aereo
di Fiumicino della Guardia
di finanza di Napoli e della
polizia, eseguita domenica
scorsa, ha portato ad un bilancio di quattro arresti e
U
43 chili di cocaina pura
Secondo quanto spiega una
nota diffusa a conclusione
dell’intervento, la droga ha
viaggiato su un volo atterrato all’aeroporto di Roma
proveniente da Santo Domingo “mentre erano in corso controlli con Polaria, Sco
e le Squadre Mobili di Frosinone e Roma. Così sono
stati individuati tre corrieri
venezuelani, un uomo e due
donne, che hanno scortato
un ingente quantitativo di
cocaina durante il suddetto
volo, trasportandolo all’interno dei loro bagagli”.
Nelle loro valigie, infatti, è
stata recuperata droga confezionata in panetti (ciascuno del peso di 1,3 chili),
per un totale di circa 37
chili di cocaina.
A finire nel mirino dei Poliziotti e dei Finanzieri anche
una cittadina italiana di 23
anni della provincia di
Como, che viaggiava sullo
stesso volo in compagnia
della propria figlia di un
anno. “La ragazza ha subito
mostrato agitazione, insof-
ferenza e premura nel voler
lasciare l’aerostazione; e
nelle borse della donna
sono stati trovati all’interno
di confezioni di latte in polvere altri 6 chili di coca. Le
particolari caratteristiche di
purezza conferiscono al ca-
rico sequestrato un considerevole valore commerciale, stimato in circa 15 milioni di euro. I quattro dovranno rispondere di traffico
internazionale di sostanze
stupefacenti”, si conclude
la nota.
Centauri scivolano… sull’erba
anno fatto i rilievi per
un incidente e, durante
gli accertamenti, hanno
scoperto una coltivazione
casalinga di cannabis. E'
successo in piazza De La
Salle. Due motociclisti, un
polacco di ventisette anni e
un italiano di ventiquattro,
sono stati trasportati
d'urgenza al Gemelli e al
Santo Spirito.
Gli agenti dell'infortunistica
della Polizia Roma Capitale
stavano concludendo i rilievi
dell'incidente quando,
durante la ricerca dei
documenti e nella raccolta
delle cose rinvenute, hanno
H
scovato una notevole quantità
di marijuana nascosta nel
borsello del polacco. Subito
sono scattati gli accertamenti
a carico dei centauri. Gli
agenti del XVIII Gruppo,
diretti dal comandante Davide
Orlandi, hanno perquisito
questa notte l'appartamento
dell'italiano a Monte Mario
dove era ospitato anche il
polacco. In una stanza era
stata allestita una vera e
propria serra coibentata per
la coltivazione della
marijuana, completa di
irrigatori automatici e
lampade temporizzate.
Bruno Rossi
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Mercoledì 17 aprile 2013
Italia
Bufera sull’Istituto di credito di Cividale (Ud)
Friuli verso il voto: parla il candidato Franco Baritussio
Estorsioni a clienti
arrestato ex direttore di banca
“La montagna da peso a risorsa”
hiedeva soldi o case ai clienti
della banca per concedere
mutui o prestiti. Per questo
è stato arrestato ieri a Udine dalla
Guardia di Finanza l'ex direttore
generale della Banca di Cividale,
Luciano Di Bernardo. I militari
hanno dato esecuzione ad una
misura cautelare degli arresti
domiciliari relative al reato di
estorsione emessa dal Giudice
delle indagini preliminari nei confronti del direttore generale, recentemente “dimissionario” dell’istituto (dopo aver subito una
perquisizione in casa e nel suo
ufficio in banca, nell'ambito di
un'inchiesta che ipotizza a suo
carico il concorso nel crack Fingestim). Indagati con Di Bernardo,
sempre per estorsione, anche il
presidente della Banca popolare
di Cividale, Lorenzo Pelizzo, e il
vicedirettore generale, Gianni Cibin. Sono quattro gli episodi di
presunta estorsione su cui si
concentrano le indagini non collegate tra loro, ad eccezione di
uno che riguarda il presidente
Pelizzo in concorso con Di Bernardo. Il tutto ha preso avvio
dalle dichiarazioni di alcuni imprenditori che avevano dichiarato
C
MILANO
San Raffaele
13 lavoratori
sul tetto
attinata tesa, quella di ieri,
al San Raffaele di Milano,
dove 13 lavoratori, tra cui le due
coordinatrici della Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria), Daniela Rottoli e Graziella Monacelli,
sono saliti sul tetto dell'edificio
per protestare contro i licenziamenti. Un atto seguito agli scontri
avuti fra una cinquantina di dipendenti che spingevano per entrare in accettazione e la polizia
schierata davanti all'ingresso.
Tre i contusi nello scontro, secondo quanto riferiscono dalla
Rsu. “Ci sono 13 colleghi sul
tetto - spiega Margherita Napoletano, delegata Usb della Rsu e si trovano all’altezza del settore
C, vicino al simbolo Hsr. Noialtri
continuiamo il nostro presidio
qui vicino all’accettazione, e con
noi ci sono anche molti dei colleghi che hanno ricevuto la
lettera di licenziamento in questi
giorni”. Lavoratori e sindacati
chiedono infatti l’intervento di
rappresentanti della Regione
Lombardia, affinché vengano
ritirati i licenziamenti e si riapra
il tavolo della trattativa. E proprio
l’assessore lombardo alla Sanità,
Mario Mantovani, e l’intera Giunta lombarda sono da circa dieci
giorni al lavoro sulla vertenza
che riguarda l’ospedale. Mantovani è in contatto con il prefetto
di Milano con cui sta valutando
le iniziative da prendere. Intanto
in mattinata la commissione
consiliare Sanità, insediatasi
proprio ieri, ha depositato come
suo primo atto la richiesta di
audizione della proprietà e dell’amministrazione dell'ospedale,
C.B.
e dell’assessore.
che, con ripetute minacce di revocare (o per non concedere)
affidamenti, mutui e prestiti, uno
dei massimi esponenti dell’istituto
bancario friulano, dal 2004 al
2008, era riuscito a farsi consegnare denaro per più di un milione
di euro. Inoltre Di Bernardo, tramite una finanziaria di cui è stato
socio e amministratore, avrebbe
costretto ulteriori soggetti a farsi
cedere gratuitamente degli immobili nel comprensorio di Lignano Sabbiadoro. Nella mattinata
di ieri inoltre sono state effettuate
altre perquisizioni nei confronti
di altri dirigenti dell’istituto di credito (sempre indagati per estorsione) anch’essi coinvolti in anomale concessioni di consistenti
finanziamenti ed affidamenti bancari. Le attività di perquisizione
hanno interessato vari immobili
degli indagati siti nei comuni di
Cladrecis (Udine), Cividale del
Friuli (Udine), Porcia (Pordenone),
San Michele al Tagliamento (Venezia), Venezia, nonché la sede
di una società di costruzioni con
sede in Rossano Veneto (Vicenza),
per far chiarezza sui rapporti tra
quest’ultima e l’istituto bancario.
Carlotta Bravo
Necessario intervenire sulle risorse idriche e boschive
del territorio, rilanciando anche il turismo e l’enogastronomia
a montagna come risorsa. È
questo uno dei punti principali
del programma di Franco Baritussio, consigliere regionale
uscente, candidato con La Destra alle imminenti elezioni regionali in
Friuli Venezia Giulia. Principalmente tre i
passi da fare per rilanciare il territorio
montano, visto sotto una duplice valenza:
come fattore di spinta economica non
sottovalutando però il fattore sicurezza
(l’abbandono dei territori montani si ripercuote inevitabilmente anche sulle zone
di pianura). “Anzitutto è necessario trasformare le risorse idriche e boschive
del territorio in volano di sviluppo e di
crescita locale anche attraverso il sistema
delle filiere – spiega Baritussio – partendo
quindi dal taglio e dalla raccolta della
legna fino alla sua lavorazione. È stato
già pianificato un regolamento, seguendo
anche il Programma di Sviluppo Rurale
(Psr), per potenziare la viabilità forestale,
un piano già avviato da anni dalla Regione
Friuli Venezia Giulia. È necessario, tuttavia,
intervenire ancora per potenziare la vocazione produttiva di zone in cui l’accessibilità di base non è ancora assicurata o
non è ottimale, e provvedere alla manu-
L
tenzione straordinaria delle strade esistenti.
Oltre alla necessità di nuova viabilità,
quella esistente non sempre è adeguata
ai nuovi sistemi di meccanizzazione e
alle nuove produzioni per dimensioni,
standard costruttivi insufficienti e mancanza
di piazzali”. I tempi per riuscire a realizzare
tale filiera non sono di certo brevi, anche
(ma non solo) per questo il candidato de
La Destra ricorda la necessità di “nominare
un Assessore alla montagna che sia espressione diretta di quel territorio – spiega
Baritussio – ora più che mai c’è bisogno
che le persone sentano vicine i loro rappresentanti e sappiano dove trovarli per
qualsiasi problema. Inoltre una persona
del territorio, che vive ed è cresciuto in
montagna, la conosce e sa perfettamente
quali sono i punti deboli e quelli di forza”.
Il consigliere regionale uscente non ha
potuto fare a meno di ricordare che la
montagna friulana, essendo area di confine,
necessita di interventi per riattivare la fiscalità di vantaggio e di sviluppo. Punto
che è stato rilanciato anche dal segretario
nazionale Francesco Storace. Infine, Baritussio ha ribadito anche l’importanza del
turismo. “Dobbiamo migliorare e investire
nell’accoglienza turistica per allinearci ai
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
M
modelli più avanzati di altri Paesi e regioni
dell’arco alpino - continua Baritussio – in
una recente legge abbiamo proposto
l’istituzione dei centri di turismo attivo
(Cta): luoghi che devono essere presi
come punti di riferimento in cui si possono
trovare professionisti, ad esempio guide
alpine e turistiche, che accompagnino i
visitatori e i turisti alla scoperta dei nostri
luoghi. Una iniziativa - ci tiene a precisare
il candidato – verrà attivata non solo nel
territorio montano ma anche collinare o
marino, insomma dove il territorio, per le
sue caratteristiche è frutto di attrazione.
Una forma di offerta che comunque deve
essere pianificata per tutto l’anno, anche
nei periodi di bassa stagione”. Un’ultima
freccia viene scoccata in favore del turismo
enogastronomico e religioso. “Dobbiamo
rilanciare i nostri prodotti, con marchi di
qualità – conclude – così come dobbiamo
lavorare sui luoghi di culto che abbiamo
in regione, studiando dei pellegrinaggi
che tocchino, ad esempio l’Isola di Barbana
e Castelmonte”. Tutti punti a cui si potrà
dar seguito se Renzo Tondo, sostenuto
dal Centrodestra, verrà rieletto presidente
della regione.
Barbara Fruch
VENEZIA
Il calvario
di un’anziana
per una visita
stata costretta non solo a
raggiungere l’ospedale ben
tre volte prima di ottenere la
visita ma anche a pagare 200
euro per il trasporto in ambulanza, per ben cinque viaggi a
vuoto. È quanto accaduto ad
un’anziana, residente alla Giudecca (Venezia) con elevata
percentuale di disabilità e ridotte
capacità motorie, che si è vista
costretta a pagare più di una
volta il trasporto verso l’ospedale Civile di Venezia. Dopo
un primo viaggio e l’attesa di
ben 5 ore prima di poter esser
visitata, verso le 19.30, il medico responsabile ha abbandonato il posto di lavoro per
fine turno. Nuovo appuntamento due giorni dopo. A quel
punto gli accompagnatori hanno richiesto un'idroambulanza
per riportarla a casa, ma dopo
le 19.30 non esiste la possibilità
di usare il servizio sanitario
pubblico. Per raggiungere l’abitazione, quindi, la donna è stata
costretta a pagare il trasferimento con una spesa di 40
euro. Due giorni dopo la signora
è stata nuovamente costretta
a servirsi del servizio a pagamento, spendendo altri 40 euro,
poiché le ambulanze erano occupate. Ma una volta giunta in
ospedale per la visita ha scoperto che lo specialista non
era presente in servizio. Nuovo
viaggio con l’idroambulanza e
via altri 40 euro. Solo due
giorni dopo la paziente la visita
si è tenuta regolarmente, ma
anche questa volta ha dovuto
sborsare i soldi del trasferiB.F.
mento.
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Mercoledì 17 aprile 2013
Italia
Lea Garofalo: Carlo Cosco, l’ex compagno, spiega in aula come il delitto non fu collegato alla 'ndrangheta
“L’ho uccisa in preda ad un raptus”
Intanto l'antropologa e patologa forense Cristina Cattaneo conferma: “I resti nel tombino appartengono alla donna”
Non volevo uccidere
la madre di mia figlia
Denise”. E’ ciò che
ha ripetuto più volte
Carlo Cosco, il marito di Lea Garofalo condannato in primo grado a trent’anni per l’omicidio della moglie. Cosco ha ricostruito
quanto accadde la sera del
24 novembre 2009 quando,
stando al suo racconto, si trovò
con Carmine Venturino e Lea
Garofalo nell'abitazione di un
loro amico, Massimo Floreale.
“Volevo fare vedere quella
casa a Lea perché poi a Natale volevo fare una sorpresa
e portarci mia figlia Denise.
Le ho mostrato il bagno e le
stanze e, mentre ho detto a
Venturino di fare un caffè, non
so cos’è successo... Lea mi
ha detto delle brutte parole
e che non mi avrebbe più
fatto vedere Denise e non ci
ho visto più... L'ho presa a
pugni e buttata per terra con
la testa...”.
Una brutta storia, quella di
Lea. Una vicenda orribile che
inizia nel 2002, quando la
donna viene messa sotto protezione insieme alla figlia a
seguito della sua decisione
di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e
quella di Cosco. Il fratello di
Lea, Floriano, viene ucciso
nel 2005: Lea attribuisce la
paternità dell’omicidio a Giuseppe Cosco, suo cognato.
Nel 2006 il programma di
protezione le viene revocato,
lei fa ricorso e torna sotto
protezione nel 2007, ma nel-
“
l’aprile del 2009 vi rinuncia
spontaneamente e decide di
tornare a Campobasso, andando a vivere in una casa
che le è stata trovata proprio
dall’ex marito.
A novembre 2009 la attende
un processo in cui potrebbe
svelare coinvolgimenti del
marito in situazioni sporche,
e così a maggio subisce un
primo tentativo di rapimento
ed omicidio, al quale sfugge
solo per il tempestivo intervento della figlia Denise. A
novembre, però, l’agguato
riesce, e Lea viene rapita,
condotta in un luogo isolato,
torturata per costringerla a
parlare, e quindi uccisa per
strangolamento. Il corpo viene poi bruciato e fatto sparire.
Il 30 marzo 2012 i sei imputati
con le accuse di sequestro
di persona, omicidio e distruzione di cadavere sono tutti
condannati: ergastolo con isolamento diurno per due anni
per Carlo Cosco e per suo
fratello Vito, ergastolo e un
anno di isolamento per Giuseppe Cosco, Rosario Curcio,
Massimo Sabatino e Carmine
Venturino, ex fidanzato di Denise.
Una brutta storia, quella di
Lea, che continua a destare
orrore.
I 2812 resti, in particolare
frammenti ossei, rinvenuti in
un tombino appartengono a
lei. Lo ha stabilito l’antropologa e patologa forense Cristina Cattaneo, che ha aggiunto che i macabri resti
sono compatibili con quanto
riferito dal pentito
Carmine Venturino,
secondo il quale il
cadavere della donna era stato bruciato
e le ossa spezzate,
mentre il cadavere
era in fiamme, con
una pala. L’antropologa ha confermato
che le ossa sono
state frantumate durante la combustione ed ha escluso
che la donna sia stata sciolta nell’acido
come era stato ipotizzato.
Il marito della donna, Cosco, all’udienza di ieri ha dichiarato che si è trattato
di “un delitto d’impeto, un raptus”, e
non di un omicidio
premeditato e imposto dalle leggi
della ‘ndrangheta.
Sempre stando al
racconto dell’uomo,
Venturino gli avrebbe detto ‘cosa stai
facendo, l'ammazzi?’. “È successo quello che non doveva
succedere, allora ho preso
un lenzuolo nell'armadio - ha
proseguito Cosco - e ce l'ho
messa dentro, con gli stracci
ho raccolto il sangue, ho preso
i due telefoni di Lea dalla borsa. Venturino era completamente morto, gli ho dovuto
buttare dell'acqua addosso
perché non si riprendeva...
poi gli ho detto di chiamare
Rosario Curcio e farsi dare
na vera e propria faida tra
rom e pescaresi. Ancora altissima la tensione tra alcuni
nomadi e un gruppo di tifosi
del Pescara attorno all’omicidio
di Domenico Rigante. Si è sfiorata la rissa, infatti ieri al Tribunale, nel corso dell’udienza preliminare a carico dei cinque Ciarelli accusati di aver freddato il
giovane tifoso biancazzurro la
sera del primo maggio 2012.
L’imputato principale è Massimo
Ciarelli, appartenente alla famiglia
rom, accusato di aver sparato.
Quando il gup Maria Carla Sacco
ha rinviato l'udienza al prossimo
9 maggio, essendosi dichiarata
incompatibile (nelle fasi delle
indagini preliminari aveva infatti
autorizzato delle intercettazioni
telefoniche), tra alcuni componenti della famiglia Ciarelli e un
gruppo di ultrà sono volate parole grosse, insulti e per poco
non si è sfiorata la rissa. A riportare la calma, prima che i
nomadi prendessero dei bastoni
dalle loro auto, ci hanno pensato
polizia e carabinieri. Offese anche
all’indirizzo dell’avvocato Carlo
Taormina, legale dei Ciarelli, preso a parolacce all’uscita dall’aula
U
dai tifosi. Oltre a Massimo Ciarelli
devono rispondere di omicidio
volontario premeditato e porto
abusivo di arma, il nipote Domenico e i cugini Luigi, Antonio
ed Angelo. All’udienza erano
presenti anche i genitori e i parenti della vittima. “Hanno ammazzato nostro figlio, l’hanno
fatto soffrire come un cane, sapete tutti come è andata. Quindi
vogliamo giustizia in tempi brevissimi. Fuori c'è uno striscione
con la scritta giustizia: noi questo
vogliamo”, ha detto Pasquale
Rigante, padre di Domenico che
ha poi contestato i tempi lenti
della giustizia: “stare ancora a
questo punto non è una cosa
bella da sopportare. Ecco come
funzionano le cose in Italia, sembra che loro sono tutelati e noi
no”. Poi ha aggiunto “Mi ha
fatto male soprattutto vedere le
loro facce, simpatiche, belle,
tranquille e che ridevano anche.
Questo è la cosa che non condivido della giustizia italiana”. Il
giudice che seguirà la prossima
udienza, che si celebrerà con il
rito abbreviato, è il gup Gianluca
Sarandrea.
B.F.
premeditazione. Cosco ha negato di appartenere alla mafia
calabrese, come invece aveva
sostenuto Venturino. “Io non
avevo intenzione di uccidere
la madre di mia figlia, questo
lo ripeto per cento anni'', ha
detto Cosco, spiegando tra
l'altro che dall'estate del 2009
''mi stavo riappacificando con
Lea, avevamo rapporti intimi
e ci volevamo rimettere insieme anche per il bene di
nostra figlia”. La sera del 24
novembre, dopo aver ucciso
Lea in preda ad un raptus,
avrebbe detto a Carmine Venturino e Rosario Curcio, di
''aiutarmi'' a far sparire il cadavere. L'uomo ha scagionato
nel suo racconto i suoi due
fratelli Vito e Giuseppe Cosco.
“Io non mi sono consegnato
- ha aggiunto - per paura di
perdere mia figlia, perché se
non si trovava il corpo non
perdevo mia figlia”.
Emma Moriconi
CASO CLAPS
Sfiorata la rissa ieri al Tribunale di Pescara
Omicidio Rigante: ultrà contro rom
una mano per fare sparire il
corpo”.
Venturino, condannato all’ergastolo in primo grado, ha
deciso poi di rivelare particolari inediti sull'omicidio dal
carcere. Secondo il pentito,
quello di Lea Garofalo fu un
omicidio preceduto da pedinamenti e tentativi di eliminare
la testimone di giustizia, colpevole di avere infranto le
leggi della 'ndrangheta. Ma
Cosco nega che ci sia stata
Danilo Restivo in aula:“Sono innocente,
voglio portare i fiori sulla tomba di Elisa”
L'unico indagato per l'assassinio della ragazza legge
al processo una lettera indirizzata alla madre della vittima
Voglio portare i fiori sulla tomba di Elisa e
pregare per lei”: così Danilo Restivo in
aula durante il processo di appello in una
lettera alla mamma di Elisa Claps. Siamo a Salerno, aula della Corte di Assise di Appello:
Danilo Restivo ha chiesto di consentire a telecamere e giornalisti di assistere al processo.
Richiesta accolta, del resto non si poteva fare
altrimenti, lo prevede il codice di procedura
penale. Non ci sta l’avvocato della famiglia
Claps, Giuliana Scarpetta, perché la richiesta –
dice - doveva essere fatta all’inizio del processo,
non soltanto ora: “vuole far sentire solo la sua
campana”, tuona. “Io non ho ucciso, e non ho
idea di chi sia stato” continua Restivo. E poi, rivolgendosi all’assassino: “costituisciti, io sono
in carcere da innocente”. Non gli crede Fiomena
Iemma, la mamma di Elisa. Esce dall’aula sdegnata. Quella di ieri è solo una puntata di questo
dramma senza fine, di questa tragedia che è il
destino di Elisa Claps. È il 12 settembre 1993,
Elisa si dirige in chiesa, ha un appuntamento
con un ragazzo che le fa la corte. Lui ha 21 anni
e si chiama Danilo Restivo. Solo Danilo uscirà
da quella chiesa. Elisa svanisce per 17 lunghi
anni. La troveranno il 17 marzo 2010 nel sottotetto
della stessa chiesa. L’esame necroscopico ri-
“
velerà che era stata uccisa con tredici colpi da
arma da punta e taglio. Nel frattempo Restivo è
a Londra, ed è lì che viene arrestato con l’accusa
di aver massacrato una sua vicina di casa, Heather Barnett, nel 2002. Non è un bel soggetto,
lo dimostra anche durante il processo: il 9 aprile
in aula la mamma di Elisa mostra una foto della
figlia e lui si altera, sbatte i fogli degli appunti
che ha in mano. Nel frattempo sulle scrivanie
della Corte di Assise di Appello passano foto,
filmati, perizie… 76 faldoni di prove scientifiche
che lo accusano. Nei prossimi giorni si conoscerà
l’epilogo di questa brutta storia: il 23 aprile interverrà Bargi, uno dei legali di Restivo, poi, se
non ci sarà la controreplica del pm, si riunirà la
Camera di Consiglio che deciderà se emettere
la sentenza o se accogliere il rinnovo del dibattimento richiesto dalla difesa di Restivo. Il pm
ha chiesto la conferma della sentenza di condanna a 30 anni. E’ inevitabile fare un’associazione di idee: oggi Pietro Maso è tornato ad
essere un uomo libero. Maso è il giovane che
il 17 aprile del 1991 massacrò a morte i genitori.
Fu condannato a 30 anni: ai quali vanno sottratti
tre anni di indulto e 1800 giorni di libertà anticipata per “buona condotta”. In tutto ne ha
scontati ventidue.
E. M.
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Mercoledì 17 aprile 2013
Cultura
Il romanzo “Ti odio da morire” subito al primo posto nella speciale classifica dei volumi più scaricati
Nardone sbanca le librerie digitali
“Non avevo un solo euro di budget per la promozione e così, visto che il social networking è il mio
mestiere, ho pianificato una campagna sull’effetto sorpresa e sulle tante amicizie reali e virtuali”
di Igor Traboni
ominciamo dalla fine: l’ebook di “Ti
odio da morire”, romanzo d’esordio
di Alessandro Nardone, è stato pubblicato tre giorni fa su iBooks piazzandosi subito al primo posto della
classifica dei libri gratuiti. Senza dubbio un
successo, soprattutto se consideriamo che,
quella di Apple, è di gran lunga la vetrina virtuale più cliccata da lettori e talent scout. Ma
non è tutto qui, perché dietro “Ti odio da morire” c’è una storia cominciata nel 2009 - anno
in cui, edito da Arduino Sacco, venne pubblicato
nella sua versione cartacea – che lo ha visto
diventare un vero e proprio caso letterario
nazionale. Per ora intendo fermarmi qui, perché
voglio che a parlarci del suo romanzo sia direttamente lui, Alessandro Nardone che, tra
l’altro, qui al Giornale d’Italia conosciamo
molto bene.
Alessandro, verrebbe da dire che il tuo romanzo
stia vivendo una seconda vita, come ci si sente
da primi in classifica?
Increduli ma anche felici, non c’è dubbio. Non
voglio fare l’ipocrita, ovvio che quando mi cimento in qualcosa lo faccio per puntare ad
ottenere il migliore dei risultati ma, con altrettanta onestà, ammetto che non mi sarei mai
aspettato di trovarmi al primo posto dopo appena venti ore!
Evidentemente si tratta di un genere particolarmente azzeccato per il contesto di iBooks, non
C
credi?
Assolutamente, ma per esperienza credo che
un risultato del genere non sia mai figlio di un
solo fattore, perché sono molte le cose che
possono incidere. Certo è che si tratta di una
storia contemporanea, dal titolo accattivante
e, a detta dei moltissimi lettori con cui mi
sono confrontato, scritta in modo estremamente
scorrevole e coinvolgente. A tutto questo, poi,
va aggiunto quel potentissimo mezzo di comunicazione che è il passaparola sul web: recensioni di siti specializzati, social network,
forum, blog e video virali. Insomma, nulla accade per caso.
Vero, verissimo, ed era proprio qui che volevo arrivare, perché proprio grazie ad una campagna
promozionale “viral” sei riuscito a far diventare
“Ti odio da morire” un vero e proprio caso nazionale, finendo praticamente su tutti i giornali
e vincendo anche, due anni fa, un premio letterario. Ci racconti come hai fatto?
Beh, diciamo che ho dovuto fare di necessità
virtù, perché ero sostanzialmente uno sconosciuto al suo esordio, e non avevo un solo
euro di budget per promuoverlo, il mio libro.
Così, visto che il social networking è anche il
mio mestiere e che non difetto di fantasia, ho
pianificato una campagna improntata soprattutto
all’effetto sorpresa, sfruttando il passaparola
delle tante amiche e dei tanti amici reali e virtuali. Il primo step fu il booktrailer, che girai
interamente con il mio telefonino, e che aveva
un incalzante sottofondo musicale realizzato
LA STORIA DI FRANCESCO E DELLA MISTERIOSA SYLVIE
Con il fiato sospeso
fino all’ultima riga
opo l’ottimo successo di pubblico
ed un premio all’attivo, “Ti odio da
morire”, romanzo d’esordio di Alessandro Nardone, e caso letterario nazionale, è ora scaricabile gratuitamente su
iBooks, la libreria digitale di casa Apple.
I più lo ricorderanno per quell’ormai celebre intervista che scatenò un vero e
proprio putiferio facendo, di “Ti odio da
morire”, un caso letterario di portata nazionale. Oggi, Alessandro Nardone (che,
nel frattempo, ha pubblicato anche un
saggio politico), ha deciso di fare del
suo romanzo un ebook, con l’idea di condividerlo con un pubblico che fosse il
più vasto possibile, da qui la scelta di regalarlo a chiunque voglia leggerlo, rinunciando anche ai canonici 99 centesimi.
“Adoro regalare libri – racconta l’autore
– ed ho sempre pensato che, in un certo
qual modo, regalare una lettura che abbiamo apprezzato equivalga a donare
una parte di noi stessi ad altri, affinchè a
loro volta possano condividerlo. È esattamente questo lo spirito che mi ha spinto
a non chiedere nemmeno un centesimo
per la versione digitale del mio romanzo,
perché l’idea di regalarlo ad un numero
di persone potenzialmente smisurato mi affasciana
enormemente”.
“Ti odio da morire” è un romanzo contemporaneo,
un vero e proprio spaccato dei giorni nostri nel
quale l’autore dipinge un ritratto spietato della
storia tra Francesco e la misteriosa Sylvie, avvalendosi di uno stile di scrittura estremamente
fluido, accattivante e personale. Uno stile, quello
di Alessandro Nardone, nel quale il lettore non
potrà fare a meno d’immedesimarsi, immergendosi immediatamente in una storia che lo
terrà con il fiato sospeso, fino all’ultima riga.
D
Edito da Arduino Sacco, “Ti odio da morire” ha
fatto parlare moltissimo di se, anche e soprattutto
grazie alla creatività di Alessandro Nardone che,
senza un euro di budget, ha organizzato una
campagna promozionale sul web improntata
alla viralità, riuscendo a fare del suo romanzo un
vero e proprio caso editoriale nazionale e vincendo, nel dicembre del 2011, il Premio Letterario
Fondazione Minoprio.
Il link per scaricare gratuitamente il romanzo:
https://itunes.apple.com/it/book/ti-odio-damorire/id633265069?l=it&ls=1
I.T.
dal mio amico Simone
Tomassini (che ha anche scritto la presentazione del libro), e poi
Sylvie…
Già, Sylvie Giustinetti,
misteriosa femme fatale
di cui si sono occupati,
tra gli altri, anche Novella 2000 e Dagospia,
protagonista del tuo romanzo ma anche di un
vero e proprio caso mediatico…
L’idea di “dare vita” a
Sylvie rappresentò la
vera e propria svolta,
per il mio romanzo. Cominciai creando il suo
profilo su Facebook e,
siccome si presentava
come una donna particolarmente intrigante,
riceveva (e riceve ancora) ogni giorno decine e decine di richieste d’amicizia. Allora,
visto che moltissime
persone cominciarono
a domandarmi se Sylvie esistesse davvero
oppure no, pensai di
giocare sull’equivoco,
facendola vivere sul serio, almeno sul web:
Sylvie scriveva battute,
Sylvie pubblicava le
foto dei suoi viaggi,
Sylvie rispondeva a tutti, sempre in modo assai provocante, ma mai
volgare. Insomma, veniva percepita alla stregua di un personaggio
in carne ed ossa. Potenza dei social network.
Poi ci fu quella famosa intervista che sollevò
un vespaio, che successe?
A quel tempo avevo un blog molto seguito,
che si chiamava ItalianPeople. Erano i giorni
dello scandalo relativo al cosiddetto “Noemi
gate” (oggi tornato alla ribalta) scaturito dai
presunti rapporti di Silvio Berlusconi con Noemi Letizia. Visto che i giornali (soprattutto alcuni) riempivano le prime dieci o quindici
pagine di presunti scoop scandalistici, pensai
che un intervento di Sylvie ci sarebbe stato
benissimo, così scrissi un’intervista in cui le
feci dire che fu avvicinata da un politico di
primissimo piano, che le propose una candidatura in cambio di… una sculacciata. La
pubblicai sul mio blog e sui social network
ed il giorno dopo me la ritrovai sulla prima
pagina de Il Riformista, in un editoriale in cui
venivano citati alcuni virgolettati della “misteriosa pittrice Sylvie Giustinetti”, ovviamente
il pezzo venne subito rilanciato anche da Dagospia e poi…
Arrivò Novella 2000.
Esatto. Marianna Aprile fiutò la cosa, contattò
Sylvie (ovvero me) tramite Facebook, e facemmo un’intervista di una pagina in cui
svelai che Sylvie Giustinetti altri non era che
un personaggio di fantasia, la protagonista
femminile del mio romanzo e che, ovviamente,
quell’intervista era totalmente inventata. Da li
in poi, furono moltissimi i giornali ed i blog
che si occuparono di “Ti odio da morire” a
tal punto che, nell’estate del 2010, fui chiamato
a presentarlo insieme a Pierangelo Maurizio
del TG5 ai Salotti Letterari di “All’ombra del
Colosseo”, occasione per la quale c’inventammo “l’uscita allo scoperto di Sylvie” che,
magistralmente interpretata dalla bravissima
Alessandro Nardone
Cristina Parovel, diede vita ad un vero e
proprio coupe de théâtre al quale, ancora
una volta, i media diedero grande risalto.
Devo ammettere che avevi ragione quando dicevi
che la fantasia non ti manca di certo. Ma proseguiamo: nel dicembre del 2011, con “Ti odio
da morire” vinci il Premio Letterario “Fondazione
Minoprio” ed oggi, a quattro anni esatti dalla
sua pubblicazione, te lo ritrovi primo nella
classifica di iBooks. Come mai hai deciso di
pubblicarlo gratuitamente?
Innanzitutto mi affascina l’idea di condividerlo
con un numero di lettori potenzialmente smisurato, e poi anche perché ho sempre adorato
regalare libri, in quanto ritengo che donare
una lettura equivalga un po’ a regalare un
pezzettino di noi stessi. Ecco, visto che “Ti
odio da morire” mi ha regalato tante soddisfazioni, ho pensato che renderlo disponibile
gratuitamente a chiunque abbia voglia di leggerlo potesse essere un bel gesto, anche
considerando che non stiamo attraversando
esattamente un periodo florido, dal punto di
vista economico.
Chi volesse scaricarlo come deve fare?
Facilissimo, basta andare su iBooks e digitare
“Ti odio da morire”, oppure cliccare sul link
che si trova sul sito del romanzo:
www.tiodiodamorire.com.
In conclusione, Alessandro, potresti riassumerci
in “un tweet” (giusto per rimanere in tema) la
trama del romanzo?
Certamente: è una grande storia d’amore
che si trasforma in odio, la dimostrazione che,
in certi casi, bisogna avere i coraggio di dire
basta, se si vuole riprendere in mano la
propria vita. Non si vive davvero, se non si è
vivi anche dentro.
Tecnologia
12
Mercoledì 17 aprile 2013
Sta rivoluzionando il modo di fruizione della musica, nato nel 2008, conta in Italia 55 milioni di canzoni ascoltate in un mese
Spotify, un nuovo modello di ascolto
Il sistema guadagna dalla pubblicità oppure dagli abbonamenti. Dichiara di pagare alle case discografiche
il 70 % di quello che incassa. Facile ed immediato consente di trovare i brani preferiti con un solo click
di Carola Parisi
a tecnologia, si sa,
ci cambia. Stavolta
ad essere rivoluzionate sono le nostre
abitudini musicali.
All’alba dei tempi furono i dischi, poi si passò alle cassette,
fino ad arrivare ad i cd ed infine il grande balzo nell’epoca
degli Mp3. La musica c’è ma
non si vede, inghiottita com-
L
pletamente dal virtuale.
Ora c’è Spotify. Utilizzato in tutto
il mondo, e da pochi mesi anche
in Italia, è un sistema online
che consente di ascoltare qualsiasi canzone e genere musicale
in streaming direttamente dal
computer. Un po’ come avere
tutto a disposizione ma non
possedere nulla. Non si può
scaricare, ma si può accedere
ad un catalogo di oltre 20 milioni
di brani originali, ascoltandoli
per intero, gratuitamente. Unica
condizione: essere collegati alla
rete. Un sistema unico nel suo
genere. Un nuovo modello di
fruizione della musica si sta affermando: i brani non si acquistano ma sono disponibile illimitatamente nella Rete.
Come funziona. Bisogna collegarsi al sito Internet di Spotify
e cliccare sul pulsante Scarica
Spotify gratis per scaricare il
programma sul tuo PC. Accedendo alla schermata iniziale
di può cominciare cercando il
titolo di una canzone, un album
o il nome di un artista nella
barra di ricerca che si trova in
alto a sinistra. Clicca sul risultato
della ricerca che più ti interessa
ed avvia la riproduzione dei
brani come si fa in iTunes o
Windows Media Player. Proviamo a cercare Lucio Battisti.
Nel tempo di un click Spotify
fa apparire sullo schermo, in
maniera immediatamente comprensibile, tutti gli album del
cantautore, più le copertine che
contengono le singole tracce.
Aggiunge poi in fondo i singoli
INSIEME PER AREE D’INTERESSE
I siti più strani per trovare
l’anima gemella in rete
ncontrare l'anima gemella
non è semplice. Neanche
con l'aiuto della Rete. Per
questo, i nuovi portali d'incontro
hanno cominciato ad aggregare
i single per aree d'interesse.
Dalle più spirituali alle più stravaganti.
Condividere la fede. Punta alla
condivisione di principi di fede
e valori cristiani il Cantico dei
Cantici, sito d’incontri d’ispirazione cattolica che mette in contatto chi cerca l'anima gemella
per costruire, si legge tra le linee guida, «una famiglia cristiana capace di testimoniare Cristo
sulla terra». Gli fa concorrenza Amici Cristiani
che, rispetto al competitor, è più flessibile sulle
relazioni che si vengono a creare fra gli utenti
del portale. Infatti, malgrado auspichi una relazione
duratura fra gli utenti che si incontrano, nel codice
di regolamentazioni concede anche brevi avventure fra i single che si mettono in gioco. Non
sono ammesse, invece, relazioni extraconiugali
o unioni omosessuali, che non sono considerate
in linea con i valori che guidano Amici Cristiani.
Per alti e bassi. Ma a facilitare l'incontro della
persona giusta non devono essere per forza
valori spirituali. Può bastare anche una caratteristica fisica.
Il sito canadese Tall Friends, per esempio è diventato il punto di riferimento per le persone
molto alte, mentre in Usa Date a Little è dedicato
a coloro che chi è molto basso o affetto da nanismo.
Ha raggiunto i 33 mila iscritti, in Usa, STDFriends,
un sito che facilita gli incontri tra chi è affetto da
malattie facilmente trasmettibili.
Incontrarsi in carcere. Sempre negli Stati Uniti,
ha grande successo nelle prigioni Meet An
Inmate, un sito che organizza incontri con carcerati.
Questi ultimi hanno la possibilità di inserire un
I
proprio profilo con descrizioni e foto, facendosi
notare dagli utenti che navigano sul sito.
Chi è interessato a una persona reclusa può iniziare un rapporto di corrispondenza e poi, dopo
diversi mesi, avere un incontro privato che dura
un intero giorno.
Meet An Inmate è rivolto a carcerati sia maschi
sia femmine e punta più sull’amicizia che sul
rapporto intimo. Solo al gentil sesso è invece
dedicato Women Behind Bars, un sito che si occupa di combinare incontri alle donne che si
trovano nei centri di reclusione americani.
Solo nerd e dark. A facilitare l'incontro dell'altra
metà della mela possono essere anche interessi
curiosi. Su Vamperonals, il sito numero uno al
mondo dedicato a chi ama lo stile gotico e le
atmosfere dark.
Equestrian Cupid, invece, mette in contatto chi
ha la passione per i cavalli. Ancora più particolare
è Trek Passions, un sito d’incontri rivolto esclusivamente ai fan di Star Trek.
Infine, sul web non poteva mancare uno dei
luoghi d’incontro prediletti dai nerd di tutto il
mondo, in perfetto stile The Big Bang Theory.
Su Date Craft, gli amanti di videogiochi e affini
possono trovare l’anima gemella con modalità
2.0 senza mai staccarsi dal computer.
C.P.
Italia, 50esimo posto per
investimenti nella tecnologia
lop per l'Italia, che arriva 50esima nella classifica mondiale
dei paesi che investono nella tecnologia digitale per favorire la crescita economica. L'elenco viene stilato ogni
anno dal Global Information Technology Report, presentato
dal World Economic Forum.
Il rapporto redige una classifica dei paesi dove internet ha un
maggiore peso sulle economie, basandosi su un indice elaborato partendo da 54 parametri tra cui, per esempio, la diffusione e l’utilizzo degli smartphone, la penetrazione della
rete internet o la disponibilità di capitali. Secondo il World
Economic Forum un aumento del 10% dell’indice, equivale
ad un aumento del Pil di ogni nazione pari allo 0,75%. Proprio
per questa forte correlazione tra internet e ricchezza, molti
paesi hanno incentivato fortemente l’espandersi dell’informazione ‘tecnologica’, aiutando a creare posti di lavoro e quindi
ricchezza.
L’Italia, in base al rapporto, è solo al 50° posto della classifica,
su 144 nazioni esaminate ed è davanti solo alla Grecia ma
viene superata da paesi considerati esotici come le isole Barbados, la Giordania e Panama oltre che da tutti i competitor
diretti. Con un indice di 5,98 la regina dei paesi dove internet
incide sull’economia è la Finlandia (l’anno scorso era al terzo
posto), seguita da Singapore con un indice di 5,91 mentre, al
terzo posto, chiude la Svezia. Olanda, Norvegia, Svizzera,
Gran Bretagna, Danimarca, Usa e Taiwan completano la top
ten del Global Information Technology Report.
“In Europa – approfondisce il rapporto – l‘indice rivela una
profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi
che è preoccupante. Non basta migliorare l’accesso alle tecnologie, bisogna creare migliori condizioni per le imprese e
l’innovazione” e lancia un argomento molto importante su cui
far riflettere la classe politica: ”La digitalizzazione ha aumentato
il Pil mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni,
creando 6 milioni di posti di lavoro – viene spiegato nel rapporto – un aumento del 10% dell’indice di digitalizzazione di
un paese porta a una crescita dello 0,75% del Pil procapite, e
C.P.
a una diminuzione della disoccupazione dell’1,02%”.
F
e le compilation in cui appaiono
brani. Tutto molto facile e completo. Per quanto riguarda le
funzionalità social, si può visualizzare la lista delle canzoni
ascoltate e/o aggiunte ai preferiti
degli amici di Facebook nella
barra laterale di destra, mentre
recandoti nella sezione ‘Amici’
(in alto a sinistra) puoi visualizzare in dettaglio tutte le playlist
e i brani preferiti su Spotify da
un amico semplicemente cliccando sulla sua foto.
Si può condividere su Facebook
una canzone ascoltata su Spotify
o inviarla ad un amico iscritto
al servizio, con un semplice
click. C’è anche la possibilità
di ascoltare delle radio online
e creare delle playlist personalizzate con le tue canzoni
preferite, basta cliccare sulle
apposite voci presenti nella
barra laterale, nella parte sinistra
di Spotify.
Nasce nel 2008. Nato in Svezia
nel 2008, ha avuto un boom internazionale ed ha aperto gli
uffici da gennaio anche a Milano.
Ma chi c'è dietro questa novità?
La giovane Veronica Diquattro,
responsabile italiano: “In una
settimana dall'apertura abbiamo
contato circa 11 milioni di canzoni ascoltate solo in Italia”.
Spotify guadagna dalla pubblicità oppure dagli abbonamenti.
Dichiara di pagare alle case discografiche il 70 % di quello
che incassa. Veronica spiega
che dal 2008 l'azienda ha versato 500 milioni di dollari alla
discografia internazionale e altrettanti sono previsti per il solo
2013. Riesce ad essere accettato
dal sistema, perché paga. Non
è tuttavia altrettanto amato dai
musicisti. Alcuni nomi illustri,
fra cui il batterista dei Black
Keys, affermano che il guadagno
per gli autori è ridicolo. Spotify
controbatte sottolineando che
sono le case discografiche a
pagare troppo poco i loro artisti
e che la loro è una vetrina che
oltre a promuoverli in streaming,
disincentiva l'ascolto della musica in maniera anarchica e illegale. E che il guadagno si
deve calcolare sulla lunga distanza temporale.
Boom in Italia. Nel primo mese
dal lancio di Spotify in Italia gli
utenti hanno ascoltato più di 55
milioni di canzoni. La città regina
dello streaming è Milano, seguita
da Roma e Torino. Sono questi
i dati forniti dal servizio di streaming musicale on-demand
sbarcato anche nel nostro Paese
durante Sanremo, che da ieri
ha attivato la funzione 'Follow'.
Permette agli utenti di seguire
i propri artisti, musicisti, personaggi famosi e marchi preferiti.