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Panorama 24 MECCANICA & AUTOMAZIONE | OTTOBRE 2016 Macchine utensili: quando il sistema di ancoraggio si fa magnetico Sistemi elettropermanenti a poli solo diretti o diretti e indotti, a singolo magnete o doppio fino all’ultima frontiera dei piani magnetici a struttura monolitica e con funzione GRIP. È il mercato a offrire questa vasta gamma di tecnologie in grado di soddisfare ogni esigenza, ma come muoversi? E come scegliere? La parola agli esperti di Roberto Faranda - Politecnico di Milano – Dipartimento di Energia e Nico Marchiante - Tecnomagnete SpA L ’acciaio ha sempre ricoperto e continua a ricoprire un ruolo fondamentale nelle costruzioni, nelle infrastrutture, nei trasporti e nei beni in genere su cui poggia la società moderna. L’acciaio è il materiale metallico di più vasto uso grazie alle sue proprietà fisicomeccaniche, alla ottima resistenza, lavorabilità, saldabilità e possibilità di variazioni cromatiche. Le quasi 1,3 miliardi di tonnellate di acciaio che si producono ogni anno nel mondo devono essere prima manipolate e successivamente lavorate tramite diversi processi di produzione industriale, quali ad esempio la laminazione, la forgiatura, il trattamento termico, lo stampaggio e la lavorazione meccanica tramite macchina utensile. Sfruttando le caratteristiche fisiche dell’acciaio in molti settori industriali sono da tempo impiegati sistemi di ancoraggio magnetico per bloccare il pezzo di acciaio saldamente al fine di poterlo manipolare o trasformare. Uno dei primi sistemi di ancoraggio magnetico, l’elettromagnete, risale agli ultimi anni dell’Ottocento, pochi decenni dopo la realizzazione del primo generatore elettromagnetico. Il più grande svantaggio dell’elettromagnete è però legato alla continua necessità di corrente elettrica per la generazione della forza di attrazione magnetica in quanto interrompendo l’alimentazione dei solenoidi il MECCANICA & AUTOMAZIONE | OTTOBRE 2016 25 Panorama I sistemi elettropermanenti a poli solo diretti Magneti invertibili e magneti statici: un sistema sul mercato da oltre 30 anni La configurazione del sistema elettropermanente è un aspetto spesso trascurato specialmente perché spesso esteticamente non si notano molte differenze tra un piano a poli solo diretti, rappresentato in Fig. 1 nelle due distinte condizioni di riposo e lavoro, e quello di minore prestazione a poli diretti e indotti. Questo sistema di ancoraggio è formato da due tipi di magneti ovvero i magneti invertibili (MI) e i magneti statici (MS). La caratteristica principale è che tutti i poli possono essere affiancati gli uni agli altri tramite i MS e che il verso della polarità del campo magnetico di un polo risulta opposto rispetto al polo adiacente. Nella fase di smagnetizzazione, (Fig. 1a), il flusso uscente dal MI è totalmente richiamato dal MS posto a contatto con l’espansione polare, il flusso uscente dal MS entra nell’espansione polare limitrofa e viene totalmente convogliato nel MI sottostante (magnetizzato con polarità inversa rispetto al MI limitrofo), il flusso poi, transitando all’interno del MI, si richiude attraverso la base ferromagnetica. Nella fase di magnetizzazione, (Fig. 1b), il flusso uscente dal MI riceve il contributo dato dal MS e uscendo dal polo magnetico diretto viene totalmente richiamato dal polo diretto adiacente che è magnetizzato con polarità opposta attraversando il materiale ferromagnetico da ancorare, il flusso poi percorre il magnete invertibile adiacente fino alla base della struttura dove, tramite la base ferromagnetica ritorna al magnete invertibile chiudendo così il circuito magnetico. Come si può facilmente intuire nella descrizione svolta il circuito magnetico è costituito sempre da due MI che lavorano insieme ai MS per mantenere il flusso all’interno della struttura di ancoraggio o per convogliarlo all’esterno su percorsi ben precisi e definiti, in corrispondenza del pezzo da ancorare. È utile precisare che la forza magnetica sviluppata dal sistema magnetico dipende prevalentemente dalla distanza geometrica tra la superficie magnetica e il pezzo da ancorare, che viene definita traferro, e della lunghezza magnetomotiva complessiva (e quindi l’altezza) del MI. In effetti il sistema magnetico non è sottoposto alla sola distanza geometrica tra la superficie magnetica e il pezzo da ancorare ma è sottoposto al cosiddetto traferro di lavoro, cioè un traferro equivalente che è superiore alla distanza geometrica a causa: della non perfetta planarità delle superfici metalliche, della finitura superficiale Fig. 1: Piano elettropermanente a doppio magnete a poli solo diretti in condizione a) di riposo e b) di lavoro. 26 MECCANICA & AUTOMAZIONE | OTTOBRE 2016 Fig. 2: Forza sviluppata da un piano magnetico a poli solo diretti in funzione del traferro per lunghezza magnetomotiva: (a) 2hm e (b) hm. (rugosità, ruggine), per presenza di agenti estranei (sporco, detriti di qualsiasi genere), delle proprietà magnetiche dei materiali in gioco (composizione chimica, trattamenti superficiali subiti dal pezzo da ancorare come tempra, ricottura, ecc…); che influenzano il valore dell’induzione che si stabilisce nel circuito. Nella Fig. 2 si può osservare bene la riduzione della prestazione magnetica a parità di superficie polare in funzione del traferro e della lunghezza magnetomotiva complessiva (e quindi l’altezza) del MI. È quindi necessario che il costruttore del sistema magnetico valuti il valore di forza non solo nella migliore condizione di ancoraggio del sistema magnetico, ma anche nella condizione di traferro di lavoro. Il sistema sopra descritto, presente sul mercato da circa 30 anni, pur vantando notevoli ed indubbi vantaggi rispetto ad altri sistemi di ancoraggio magnetico, presenta comunque anche alcune criticità: - Presenza di resina superficiale, soggetta ad usura nel tempo; - Struttura del piano magnetico costituita da diversi elementi metallici che, sottoposti a stress termici e meccanici, possono generare un calo di prestazione del sistema di ancoraggio; - Fenomeni vibratori tra bancale macchina e piano magnetico, dovuti al non perfetto accoppiamento tra i 2 elementi; - Spessore del piano magnetico elevato e conseguente aggravio di peso sulla macchina. flusso e la forza cessano, mentre nei sistemi di ancoraggio a magneti permanenti questa problematica viene completamente superata. I primi sistemi di ancoraggio magnetici costituiti da soli magneti permanenti sono stati i piani magnetici per rettifica (a leva) di piccole dimensioni. Tali sistemi di ancoraggio sono i più conosciuti ma hanno anche una tecnologia oramai obsoleta se confrontata con l’elettropermanente. Il sistema di ancoraggio elettropermanente I sistemi elettropermanenti sono l’evoluzione tecnica dei sistemi elettromagnetici e dei piani a leva. Il principale vantaggio che hanno è legato al fatto che richiedono l’alimentazione elettrica solo per modificare lo stato di magnetizzazione del sistema, cioè il passaggio dallo stato neutro (DEMAG) allo stato magnetizzato (MAG) e viceversa, superando di fatto sia il problema associato al continuo assorbimento di corrente degli elettromagneti che il problema delle ridotte dimensioni fisiche dei piani a leva. In tutti i sistemi elettropermanenti il campo magnetico è prodotto da un particolare magnete permanente (MP), chiamato anche magnete invertibile (MI), avente la caratteristica di poter variare elettricamente e facilmente il suo stato di magnetizzazione. Il MI è comandato da un solenoide che lo circonda e, a seconda del verso della corrente che attraversa il solenoide, modifica lo stato di polarizzare in un verso, nel senso opposto oppure si neutralizza. La tenuta del pezzo è, quindi, garantita non dalla presenza continua della corrente, come avveniva per l’elettromagnete, ma dal campo magnetico generato dal MI; grazie a ciò è chiaro che la tenuta di un oggetto in un sistema elettropermanente non è vincolata dalla presenza di corrente e, quindi, non vi è più pericolo di distacco del carico nel caso di eventuali guasti del circuito di alimentazione o assenza della stessa alimentazione elettrica. La presenza di corrente solo durante i brevi transitori di MAG e DEMAG consente inoltre di aumentare la densità nei solenoidi riducendo notevolmente gli ingombri degli stessi e quindi il loro peso, vengono di conseguenza anche ridotte le dimensioni generali del sistema magnetico permettendo di ottenere sistemi magnetici leggeri e poco ingombranti. Il vantaggio di non avere presenza continua di corrente all’interno del sistema di ancoraggio si estende anche al lato economico poiché i costi gestionali si riducono di più di un ordine di grandezza rispetto agli elettromagneti. Inoltre grazie alla possibilità di bloccare il pezzo su una superficie e alla minima dispersione di energia sotto forma di calore nel solenoide (che permette di non intaccare termicamente il pezzo da lavorare), si riescono a ottenere lavorazioni molto precise, eliminando gli errori di lavorazione dovuti alle dilatazioni del pezzo. Questi sistemi presentano indubbi vantaggi anche dal punto di vista della magnetizzazione residua. La smagnetizzazione di questo sistema, infatti, non avvenendo per interruzione totale della corrente ma tramite l’inversione del campo magnetico oppure tramite correnti alternate progressivamente decrescenti permette l’effettivo annullamento di qualsiasi tipo di magnetizzazione residua sul pezzo da lavorare. Il sistema di ancoraggio elettropermanente presenta quindi i seguenti vantaggi: - non teme interruzioni di corrente; - basso consumo energetico; - nessuna usura dei componenti interni; - basse temperature di funzionamento. In commercio esistono diverse tipologie costruttive di apparecchiature elettropermanenti: MECCANICA & AUTOMAZIONE | OTTOBRE 2016 27 Panorama I sistemi elettropermanenti a poli solo diretti monolitici e GRIP Tecnologia firmata Tecnomagnete L’ultima frontiera tecnologica che supera i problemi prima evidenziati è rappresentata dai piani magnetici a poli solo diretti a struttura monolitica e con funzione GRIP. Questa nuova tipologia di piani magnetici è basata su un concetto costruttivo che viene definito struttura monolitica. Ciò permette di eliminare la resina superficiale e integrare nel telaio i poli magnetici che non vengono più riportati ed avvitati allo stesso, come evidenziato nella Fig. 3. La superficie a contatto con il pezzo da ancorare risulta pertanto assolutamente uniforme ed omogenea, essendo costituita esclusivamente di acciaio. L’assenza di materiali di isolamento tra i poli quali resina o metalli come l’ottone offre maggiore rigidità e la geometria polare ad isole magnetiche circolari permette una ottimale distribuzione dell’area magnetica, lasciando zone libere sulle quali poter effettuare lavorazioni successive per inserire bussole di precisione per battute, per riferimenti dedicati o per ottenere superfici ibride di ancoraggio. Questa tipologia di piano magnetico, brevettata da Tecnomagnete, presenta una struttura monolitica a nido d’ape ricavata dal pieno senza alcuna parte meccanica assemblata. I poli sono realizzati con un’operazione di carotatura e risultano integrati con la struttura del piano (telaio) e sono in grado di assorbire anche gravosi sforzi operativi mantenendo assoluta stabilità e assenza di ogni flessione. La superficie metallica è uniforme e rappresenta uno scudo meccanico impenetrabile a protezione del circuito elettrico e dei magneti permanenti posti nella parte interna. L’assenza poi di parti assemblate e/o in movimento e la superficie metallica non rendono necessari particolari programmi di manutenzione. La funzione GRIP è ottenibile modificando i sistemi costruiti con struttura monolitica. Si tratta di una peculiare funzione che permette di controllare in modo indipendente sia il ● Fig. 4: Piano magnetico con funzione GRIP. flusso magnetico verso il pezzo (come in un piano convenzionale), sia il flusso magnetico verso il bancale della macchina. Dal piano magnetico viene eliminata parte della piastra di richiusura magnetica al fine di ridurre l’altezza geometrica dello stesso e permettere al piano, attraverso una specifica apparecchiatura di controllo, di attivare una forza magnetica di accoppiamento tra i moduli magnetici e la macchina stessa, come riportato nella Fig. 4. La funzione GRIP garantisce una perfetta uniformità di ancoraggio tra la tavola della macchina, l’attrezzatura magnetica e il pezzo ancorato, rendendoli un corpo unico. La funzione GRIP, esclusiva delle apparecchiature prodotte da Tecnomagnete, è indipendente dalla forza magnetica di bloccaggio del pezzo, che rimane invariata. La forza di ancoraggio verso la tavola della macchina è pari a circa il 30% della forza nominale del sistema verso il pezzo, che può raggiungere le 75 Ton/m2. L’importanza di questa forza è associata alla possibilità di eliminare eventuali flessioni o deformazioni causate dagli elementi meccanici di staffaggio assicurando una perfetta stabilità ed uniformità strutturale all’insieme pezzo - piano magnetico – macchina utensile. La completa eliminazione delle vibrazioni di lavorazione consente di esaltare al massimo le caratteristiche di uniformità di ancoraggio dei sistemi magnetici, per ottenere migliori finiture, maggiori precisioni, ottimali velocità di lavorazione e ridotto consumo degli utensili. Lo spessore ridotto ed il peso contenuto ottimizzano le prestazioni delle macchine, incrementano la luce utile e la capacità di carico, con cicli di lavoro più rapidi e minori sollecitazioni. Fig. 3: Concetto costruttivo del piano magnetico a struttura monolitica. ● sistema elettropermanente a singolo magnete: - a poli diretti e indotti; - a poli solo diretti; ● sistema elettropermanente a doppio magnete: - a poli diretti e indotti; - a poli solo diretti. Principali differenze tra i sistemi elettropermanenti Confrontando le diverse tipologie di strutture è evidente la superiorità nella prestazione di forza magnetica dei sistemi a doppio magnete rispetto a quelli a singolo magnete. La presenza del magnete statico permette, infatti, di incrementare la superficie magneticamente utile ad attrarre il pezzo da ancorare (non è possibile superare il valore di induzione di saturazione del ferro di 2T) e quindi è possibile ottenere, a pari superficie di piano, forze di attrazione maggiori rispetto alla versione a singolo magnete (almeno doppie). In termini di spazio occupato, il MS non ingombra eccessivamente. Esso, infatti, va a occupare quella parte di spazio compreso o tra la spalla del piano (polo indotto) e il polo (polo diretto) o tra due poli diretti, spazio necessario a garantire la giusta distanza al fine di consentire il passaggio del flusso all’interno del pezzo da ancorare e per alloggiare il solenoide di attivazione e disattivazione. Ulteriore vantaggio va ricercato nella tipologia del comando per compiere le operazioni di attivazione e di disattivazione che avviene tramite una semplice inversione del MI attraverso il controllo del verso degli impulsi Panorama unidirezionali di corrente all’interno dei solenoidi (operazione ottenibile anche grazie a un semplice relè). Questo ciclo permette nei materiali con una bassa forza coercitiva di annullare completamente il flusso residuo del pezzo in quanto è più che sufficiente il semplice ciclo di inversione della polarità a una forza magnetomotrice leggermente superiore di polarità opposta a quella di attivazione. Quando si devono ancorare pezzi aventi cicli d’isteresi molto ampi (materiali duri), quindi con una forza coercitiva molto elevata che presentano valori considerevoli di induzione residua è vantaggioso utilizzare piani a singolo magnete che grazie al processo di smagnetizzazione del magnete invertibile riescescono ad annullare anche il magnetismo residuo del pezzo in lavorazione. Concentrandosi ora sulle due tipologie a doppio magnete è semplice intuire che l’ultima configurazione descritta, quella avente poli solo diretti, presenta prestazioni magnetiche superiori rispetto alla tipologia a poli diretti e indotti (la forza magnetica dipende da due fattori: dal quadrato dell’induzione che investe il pezzo da ancorare e dalla superficie magneticamente attiva). Applicazioni Il MillTec per l’ancoraggio pezzi su macchine utensili Gli innovativi sistemi magnetici per la fresatura MillTec sono la soluzione ottimale per l’ancoraggio di pezzi su macchine ad asse verticale od orizzontale, su fresatrici a mensola, a portale, a banco fisso, per centri di lavoro, per pallet, squadre e cubi su sistemi FMS (Flexible Manufacturing System), come evidenziato in Fig. 5. I piani magnetici MillTec consentono grandi vantaggi operativi in termini di aumento della produttività e della qualità. In pochi secondi il pezzo da lavorare viene posizionato e bloccato saldamente (fino a 16 kg/cm2). Il sistema è elettropermanente, quindi intrinsecamente sicuro e eventuali interruzioni di energia elettrica non influenzano in alcun caso la forza di ancoraggio. La lavorazione avviene in un unico setup perché il pezzo è sempre libero su 5 facce. Il percorso degli utensili in tutte le operazioni di spianatura, contornatura, scasso e foratura può essere sempre ottimizzato. Con staffe e morse invece i pezzi non sono mai liberi; pertanto è sempre necessario procedere a posizionamenti multipli per completare il ciclo di lavorazione. La funzione GRIP, inoltre, garantisce un’elevata uniformità di ancoraggio, elimina le vibrazioni, aumenta le asportazioni, migliora la finitura con più strette tolleranze di lavorazione e riduce il consumo degli utensili. In pochi secondi il pezzo da lavorare viene posizionato e bloccato saldamente (fino a 16 kg/cm2) e grazie alla possibilità di valutare con precisione lo stato di ancoraggio del pezzo è possibile predisporre automaticamente l’asportazione del truciolo in totale sicurezza. Generalmente i piani magnetici vengono utilizzati con una combinazione di prolunghe polari fisse e mobili, così facendo si crea un letto magnetico flessibile in grado di plasmarsi al pezzo da ancorare e di bloccarlo saldamente senza deformarlo in alcun modo. Quanto appena descritto viene esaltato nelle applicazioni su macchine a 5 assi come riportato in Fig. 6. Lavorare su 5 assi permette di usare Fig. 5: Ancoraggio di pezzi su macchine ad asse verticale (a) ed orizzontale con funzione GRIP (b). 30 MECCANICA & AUTOMAZIONE | OTTOBRE 2016 Fig. 6: Ancoraggio di pezzi su macchine a 5 assi. utensili più corti per incrementare gli avanzamenti e le velocità di taglio. Il questi casi il piano magnetico circolare rappresenta una soluzione innovativa per l’ancoraggio di pezzi su macchine a 5 assi. Con una macchina dotata di questa tecnologia è più facile effettuare operazioni complesse quali la profilatura completa, le lavorazioni sottosquadra, le forature passanti , la creazione di tasche. Le migliori performance della macchina si raggiungono quando tutte le 5 facce del pezzo risultano accessibili e quindi in genere il pezzo può sbordare dal piano magnetico. In queste applicazioni è importante uno spessore di piano ridotto (esistono modelli da 42mm a 51mm) ed un peso contenuto al fine di agevolare le prestazioni della macchina, limitando in modo trascurabile la luce e la portata utili. Panorama Nella tipologia a poli diretti e indotti il flusso si richiude sulle spalle della struttura e si disperde tramite altre vie, come il bancale della macchina o altri organi meccanici di precisione (bareno). A causa di ciò il valore di induzione massimo che si riesce a ottenere nei poli indotti è ben lontano dal limite di saturazione del ferro (in questo caso valori di induzione di 1,6T, contro il massimo di 2T, sono da considerarsi come limite superiore). Quindi anche se la superficie magneticamente attiva può anche essere superiore, a pari dimensione del piano, si ottiene un ridotto valore di forza magnetica sviluppata dalla superficie indotta di circa il 35%. Un ulteriore problema è associato al concetto dell’unicità del percorso magnetico. Nel caso a poli diretti e indotti la dispersione del flusso sulle spalle della struttura e non solo, non permette la conoscenza esatta della parte di flusso utile all’ancoraggio (quota parte che si richiude nelle spalle ferromagnetiche o poli indotti) ovvero la parte di flusso che realmente attraversa il pezzo ancorandolo al piano, infatti l’assenza di un percorso preferenziale consente al flusso di disperdersi non solo attorno sulle spalle ferromagnetiche ma su qualsiasi struttura ferro magnetica in prossimità del pezzo da ancorare. La modalità a poli solo diretti, oltre a miglioramenti dal punto di vista magnetico, presenta anche numerosi vantaggi dal punto di vista costruttivo. La quantità di ferro è inferiore, in un piano a poli solo diretti vi è l’assenza delle spalle interne. A parità di prestazione lo spessore totale di un piano a poli solo diretti è quasi dimezzato in quanto l’altezza del MI è la metà rispetto a quello di un piano a poli diretti e indotti, inoltre lo spessore della piastra ferromagnetica inferiore del piano può essere spinto a un valore di induzione 32 superiore rispetto alla soluzione del piano a poli diretti e indotti. La riduzione dell’altezza del MI comporta una diminuzione della dispersione dello stesso riducendo eventuali possibili vie di richiusura del flusso e quindi incrementando la prestazione magnetica. I piani magnetici nella configurazione a poli solo diretti brevettati e commercializzati da circa 30 anni hanno quindi i seguenti vantaggi: - forza concentrata; - nessun flusso disperso; - elevata forza di ancoraggio; - bassa profondità di campo. Conclusioni I piani elettropermanenti possono essere realizzati a singolo magnete (sono molto sicuri anche se garantiscono forze di attrazione non troppo elevate, grazie alla loro particolare capacità di modulazione della forza di attrazione sono utilizzati nelle lavorazioni di precisione) oppure a doppio magnete (hanno le stesse prestazioni in termini di sicurezza rispetto a quelli a singolo magnete; il vantaggio principale sta nella presenza del MECCANICA & AUTOMAZIONE | OTTOBRE 2016 magnete statico che contribuisce in fase di magnetizzazione ad aumentare la forza del campo magnetico e quindi ad aumentare la forza di attrazione). È bene precisare che tutti i sistemi magnetici possono essere realizzati in due differenti tipologie: - a poli diretti e indotti; - a poli solo diretti. Non vi sono dubbi che la migliore tra le configurazioni sia quella a doppio magnete a poli solo diretti in quanto oltre alla maggiore compattezza, l’unicità del percorso magnetico, consente una notevole riduzione del flusso magnetico disperso e quindi un maggiore rendimento magnetico rispetto agli analoghi sistemi a poli diretti e indotti garantendo una maggiore concentrazione dei flussi magnetici e quindi delle forze sviluppate nelle zone di ancoraggio desiderate. Tra tutte le tipologie possibili è stato evidenziato che la struttura monolitica, la superficie interamente metallica e la funzione di GRIP permettono di migliorare enormemente la rigidità, la durabilità e la produttività grazie ai vantaggi descritti.