Luna e i falò. Il mercato in–visibile: tratta e prostituzione
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Luna e i falò. Il mercato in–visibile: tratta e prostituzione
Edizione n.3/2007 – Anno IV – Giugno 2007 .: Professione Studente Convegno “Luna e i falò. Il mercato in– visibile: tratta e prostituzione” di Tatiana Di Giulio Giovedì 7 giugno si è svolto a Torino presso il Centro Incontri della Regione Piemonte il conve gno “Luna e i falò” dedicato al tema della tratta e della prostituzione. La giornata si è svolta in tre sessioni che hanno trattato alcuni argomenti chiave necessari per lo studio del fenomeno della tratta ai fini di prostituzione. L’obiettivo di questo articolo è quello di riportare alcuni dei passaggi fondamentali che hanno segnato rispettivamente le tre sessioni delineando un quadro di base. Tra i relatori si segnala la presenza, per il Piemonte, dell’assessore al Lavoro e Welfare Teresa Angela Migliasso, dell’assessore alle Pari Opportunità Giuliana Manica, dell’animatrice Pari Opportunità Maria Pia Brunato, di Silvia Pilocane della Direzio ne Formazione Professionale–Lavoro, di alcuni operatori in rappresentanza delle associazioni appartenenti al privato sociale come il Gruppo Abele, Tampep, Piam Onlus, di Franco Prina docente di sociologia della devianza all’Università di Torino e Fredo Olivero per l’Ufficio Pastora le Migranti di Torino. I lavori sono iniziati con un video suggestivo diretto da Liborio L’Abbate nel quale venivano raccontate le storie di sei donne che sono uscite dalla condizione di sfruttamento sessuale ed ora, grazie al percorso previsto dall’art. 18 d.lgs. 268/98, hanno ricominciato una nuova vita con un nuovo lavoro ed in alcuni casi realizzandosi una famiglia in Italia. A seguito della proiezione è stato letto il messaggio che la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso ha inviato, come augurio per la giornata, nel quale si ribadiva la gravità del traffico di esseri umani da parte della criminalità organizzata. Tale criminalità costituisce una vera e propria rete di mafie tra diversi Paesi (di origine degli immigrati e di accoglienza) finalizzata alla tratta di donne costrette a prostituirsi, sulle strade e non solo in Italia, sotto il condizionamento di violenze fisiche e psicologiche. La prima sessione del convegno era interamente riservata alla presentazione del progetto “Vie d’uscita”,. Si è trattato di un lavoro interregionale che ha visto coinvolte cinque regioni italiane: Piemonte, Valle D’Aosta, Toscana, Campania e Lazio. I delegati per le rispettive regioni hanno riportato i punti salienti dell’applicazione di tale progetto nei loro territori, sottolineando così la diversificazione del fenomeno della tratta per la prostituzione in Italia. Sono emerse delle differenze in base alla prostituzione esercitata nei centri abitati delle grandi città e nelle periferie o nei piccoli centri. Per quanto riguarda il Piemonte sembra che vi sia un’offerta di prostituzione con 13 Newsl ett er di S ociol ogia la seguente distribuzio ne geografica: donne pro venienti dall’est europeo in città, donne nigeriane nelle periferie o nelle zone industriali, donne asia tiche (sembrerebbe che la prostituzione cinese sia in aumento) in appartamenti privati. La regione Toscana ha evidenziato come il problema della tratta per prostituzione abbia contribuito alla modificazione del territorio di determinate zone di villeggiatura: basti pensare a città come Torre dal Lago dove è diffusa la prostituzione omosessuale e transessuale, a Pineta di Viareggio caratteriz zata dal fenomeno della prostituzione minorile, e a Prato dove la questione dello sfruttamento lavo rativo è affiancata da una prostituzione sommersa asiatica. La Valle d’Aosta ha presentato un’ulterio re eterogeneità, poiché è stata definita una sorta di “realtà diversa” basata su di un pendolarismo saltuario delle prostitute, sul fatto che in maggio ranza si tratta di straniere con regolare permesso di soggiorno non necessariamente vittime di organizzazioni criminali. Per ciò che concerne la regione del Lazio, l’attenzione è stata focalizzata sulla realtà della città di Roma interessata dalla prostituzione dell’est europeo e anche da un’ancora scarsa sensibilizzazione della comunità su questa problematica. Il contributo della Campania è stato fondamentale per comprendere la diffusio ne della prostituzione maschile e minorile. Quest’ultima coinvolge due tipi di minori: i magrebini che si prostituiscono per arrotondare ciò che guadagnano da un altro genere di sfrutta mento che subiscono ossia il lavoro di lavavetri ai semafori, ed i rumeni che si trovano in questa condizione di vita perché non hanno altre opportunità. Dall’ascolto dei cinque lavori regionali si evince come la prostituzione sia mobile e come serva un lavoro di rete tra i servizi che sia efficace per poter realizzare un salto di qualità nella lotta alla tratta, ma è fondamentale anche effettuare un’opera di prevenzione nei Paesi stranieri da dove inizia lo sfruttamento e tra questi: Nigeria, Romania, Ucraina, Repubblica Moldova. La seconda sessione del convegno intitolata “Stato di destinazione: tratta” ha permesso di entrare nel merito degli aspetti giuridici ed investigativi. Il consigliere giuridico del Ministero per le Pari Opportunità Mario Palazzi ha definito l’art. 18 d.lgs. 268/98 una “gemma” incastonata nel panorama legislativo italiano, infatti i risultati ottenuti in sette anni sono importanti e si stimano oltre undicimila soggetti inseriti nei programmi di integrazione sociale. I diversi interventi di questa sessione hanno fatto riflettere sia sull’emergente prostituzione asiatica esercitata in luoghi provati come appartamenti o finte sale per massaggi dove le donne segregate e sfruttate devono soddisfare le varie esigenze sessuali dei clienti, sia sulla prostituzione minorile soprattutto rumena che presenta molte difficoltà nella fase di aggancio da parte degli operatori dati i vincoli affettivi che le ragazze hanno con i loro sfruttatori, identificati sovente come fidanzati. L’aver dedicato uno www.newsletterdisociologia.unito.it | [email protected] Edizione n.3/2007 – Anno IV – Giugno 2007 spazio agli aspetti tecnici investigativi è stato molto utile, dal momento che ha permesso di ascolta re l’operato di chi lavora nel sistema giudiziario e la centralità delle indagini per poter combattere tutti i tipi di sfruttamento. È bene, infatti, ricordare che nella nostra società non esiste solamente lo sfruttamento sessuale ma vi sono diverse forme di tratta contro le quali servono leggi che le sanzio nino e che tutelino le vittime, politiche che se ne occupino, programmazioni da parte dei servizi e degli enti locali e ricerche effettuate al fine di fare conoscere tali problematiche. La terza ed ultima sessione dal titolo “Un’altra strada è possibile” era riservata alle esperienze di varie figure professionali che lavorano ai progetti contro la tratta e la prostituzione. In particolare sono stati rilevanti per la comprensione dell’importanza della logica di rete dei servizi due interventi: il primo è quello di due mediatrici culturali nigeriane Felicia Odigie e Inyang Okokon operanti presso Piam Onlus ad Asti, che ha messo in risalto i problemi pratici e legati alla quotidianità della convivenza tra culture differenti sullo stesso territorio. Secondo le mediatrici è fondamentale offrire alle donne che usufruiscono degli interventi contro la tratta una capacità di ascolto ed un’accoglienza che rimandino alle loro culture di origine: da qui la realizzazione di una casa africana per le donne nigeriane ed una per quelle provenienti dall’est Europa. Le persone che escono dalla condizione di vittime della tratta devono poter ritrovare un ambiente ed una cultura familiari che permettano loro di ristabilire una condizione di normalità e di iniziare a rapportarsi con lo stile di vita italiano. Inoltre, la presenza di mediatori culturali della stessa etnia delle donne che si desidera aiutare in questi progetti è indispensabile per istaurare un rapporto di fiducia. Il secondo intervento è stato quello di Ivano Dal Conte dell’ASL 3 di Torino. Tramite il racconto della sua esperienza lavorativa presso il reparto di malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia si è compreso come siano necessarie l’integra zione e la flessibilità della struttura sanitaria dinnanzi alle complicazioni mediche che le donne che si prostituiscono possono riscontrare. L’intervento in questione è servito per discutere di come l’approccio medico sovente non sia sufficiente per capire la persona che si ha di fronte in queste situazioni. Bisogna, infatti, avere maggiore riguardo per l’aspetto umano e venire incontro alle donne che possono essere vittime della tratta o avere subito violenze sessuali, ad esempio riservando degli orari ad hoc per le visite in modo da non porre le donne in una condizione di imbarazzo. Ciò però non è ancora sufficiente e bisogna realizzare una campagna di prevenzione e di informazioni per i minori: sia per quelli che sono 14 Newsl ett er di S ociol ogia sfruttati ai fini del mercato della prostituzione, sia per i minori che hanno le prime esperienze sessuali. Durante la discussione della terza sessione si è anche affronta to il tema della formazione degli operatori che lavoreranno in tale ambito, dal momento che la professionalità è basilare per poter svolgere una professione di aiuto in campo sociale. Le diverse realtà del privato sociale pie montese hanno ribadito tale importanza e si potrebbe anche aggiungere che l’eterogeneità pro fessionale può rappresentare un punto di forza qualitativo del quale non si può più fare a meno. D’altro canto viviamo in un contesto socio –culturale segnato dalla diversità e come si sostiene nel “Melting Box” sul quale la Regione Piemonte sta lavorano, ossia la prima fiera dei diritti e delle pari opportunità per tutti, rappresentata con questa metafora della“scatola” dove tutte le differenze si mescolano per potere acquistare valore, è necessario incrociare ed integrare le diverse esperienze per potere creare una nuova formazione a beneficio dei cittadini. Nella conferenza stampa gli assessori Manica e Migliasso hanno ribadito l’impegno regionale per la costituzione di un tavolo di coord inamento contro lo sfruttamento sessuale e nell’investire nella formazione per le donne vittime di tale sfrutta mento, ma è fondamentale realizzare una pro grammazione che non solo sostenga le donne nel loro percorso di fuoriuscita dallo sfruttamento di natura sessuale ma che coinvolga gli enti locali in una logica sempre più di rete e non escluda il cambiamento della percezione del fenomeno “tratta” nella comunità. Coinvolgere i cittadini nella comprensione e nell’accettazione dell’esistenza di tale problema e potenziare la rete dei servizi esistenti dovrebbero essere degli obiettivi sia del legislatore sia degli operatori e di chi si occupa delle problematiche sociali a livello i ricerca e formazione. Il ruolo della Regione, come soggetto avente compiti di programmazione tra gli enti e di coordinamento contro la tratta, è stato citato numerose volte per sottolineare l’azione locale delle politiche e degli interventi che sono stati realizzati. La Regione Piemonte, inoltre, vanta una tradizione di interesse nelle politiche per le pari opportunità ed i diritti che può fungere da esempio nel quadro nazionale e che può ispirare ulteriori interventi in ambito socio–assistenziale. In conclusione, l’augurio è che il convegno “Luna e i falò” sia servito per illustrare l’azione concreta svolta dalla rete di enti locali e privato sociale che può rappresentare un input per chi sta seguendo un percorso di studi finalizzato a svolgere una professione sociale, oppure per chi desidera impegnarsi nell’ambito della ricerca sociale su tali questioni. www.newsletterdisociologia.unito.it | [email protected]