Spunti di lettura delle testimoniane-interviste

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Spunti di lettura delle testimoniane-interviste
Le interviste
Intervista n° 1
Sesso: ............. femminile
Età : ............... 41 anni
Titolo di studio: .. maturità scientifica
Stato civile: ...... divorziata
Raccontami della tua vita, del tuo matrimonio. Ed anche della tua
famiglia d’origine.
La mia famiglia era composta da padre, madre e tre figli. Io ero la seconda.
Ricordo un’adolescenza bella, una giovinezza meravigliosa. I miei problemi
sono cominciati dopo il matrimonio. Ho frequentato prima la facoltà di
Farmacia a Roma, ho rinunciato agli studi per amore. Dopo un fidanzamento
durato cinque anni non felice, ma io innamorata ho voluto sposare
quest’uomo. Sono rimasta incinta subito e questa figlia è nata dopo nove
mesi giusti.
Quando la bambina aveva quattro mesi sono iniziati i primi disguidi, che poi
ci hanno portato alla separazione. Prima della separazione c’è stato un
ritorno da parte del mio ex marito. Ci siamo rifrequentati per circa due
mesi, ma non siamo riusciti a ricostruire quell’equilibrio tipico di una
famiglia. Ci siamo separati definitivamente ed io e la bambina siamo andati
ospiti dei miei genitori, dove vivo ancora.
Dopo quattro anni dalla mia separazione è rientrata in famiglia anche mia
sorella, rimasta vedova molto giovane ed anche lei con una bambina piccola.
E questo se da un lato ha causato problemi e dispiaceri, vediamo buono il
fatto che le bimbe crescono insieme e si riconoscono come sorelle e non
come cugine. In questi quattordici anni che partono in pratica dal giorno del
mio matrimonio ad oggi, ho cercato di guadagnare qualcosa, perché in ogni
caso gli alimenti non bastano, le esigenze sono tante. Ho lavorato sempre
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presso uffici, dove sono stata accolta bene, mi sono trovata bene
soprattutto in quei periodi in cui ho lavorato nelle amministrazioni statali.
Che difficoltà hai incontrato nel momento della separazione da tuo
marito?
Intanto non sono stata io a decidere, è stato mio marito, ma per me ha
rappresentato una liberazione. Per me contava soprattutto per quello che
poteva suscitare nei miei genitori, dispiacere. Però ho trovato tanta
comprensione ed affetto. Per quanto riguarda il giudizio delle persone che
mi circondano non mi importa ne adesso e neppure mi importava allora. Era
così importante per me che questa sofferenza finisse, mi vedevo disprezzata
da parte del mio ex marito, non apprezzata né come donna, ne come
mamma. Ed ho sempre pensato che ciò che regge la famiglia sia la stima,
quindi l’idea che questa figlia crescesse in una famiglia dove uno dei due
non aveva stima dell’altro, non mi andava. La pratica del divorzio l’ha
iniziata lui, sia quella della separazione, sia quella del divorzio. Io ero la
parte debole nel senso che ero molto preoccupata per la figlia, ero debole
dal punto di vista economico, non avevo, e non ho, una posizione lavorativa
stabile. Ma ero angosciata dell’idea che questa figlia venisse sballottata di
qua e di la, ma per fortuna noi donne siamo tutelate. Solo ad una mamma
considerata indegna è tolta la figlia. Non è stato facilissimo perché
all’inizio ho avuto un avvocato che sembrava più dalla parte del mio ex
marito che da parte mia, ma ho trovato comprensione soprattutto nei
presidenti di tribunale, persone anziane, di esperienza. Meno comprensione
con un giudice donna, e li sono rimasta un po’ stupita. Donna mamma che
dopo aver chiesto un aumento degli alimenti mi risponde affermando che
essendo io una donna giovane, di cultura dovevo azionarmi per trovare un
lavoro. Ed anche se non in modo continuato ho lavorato.
Quali sono state, se ci sono state, le difficoltà nella tua vita
lavorativa?
I problemi ci sono stati in un periodo in cui ho lavorato presso uno studio
legale. Ho trovato resistenze e disprezzo in uno dei due avvocati. Sono stata
vittima di molestie non fisiche, ma psicologiche da parte di uno di questi
avvocati. Si vedeva che aveva delle attenzioni strane che poi si tramutavano
in rabbia. E quando mi è stato chiesto se avevo figli ho notato una certa
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preoccupazione perché si pensa che la donna che ha figli poi si assenta dal
lavoro, può creare dei problemi. Ma questo con me non è successo perché
vivendo in famiglia anche se la bimba aveva la febbre io comunque andavo a
lavorare. Ero al sicuro perché ero con la mia mamma.
Il mio divorzio non è stato ben visto dal parroco, che in un primo momento
ha tentato di stabilire una amicizia dicendomi che mi aveva notato in Chiesa
che avevo un’espressione molto triste e mi voleva far sorridere di nuovo. E
notava come curavo questa bimba sempre vestita così bene. Era rimasto
colpito da questo attaccamento tra madre e figlia. Ha tentato una
riconciliazione con il mio ex marito, dopodiché, conoscendo poi il mio ex
marito, ha dato un giudizio di persona superficiale ed immatura. Dopo il
loro dialogo è venuto fuori quasi un martire e sembrava che questo mio
parroco fosse dalla mia parte. Però ad un certo punto è venuta fuori la sua
mentalità gretta. Non ama che le persone divorziate entrino a far parte del
gruppo chiuso della chiesa, non vuole che vadano a leggere sull’altare, che
si faccia catechesi.
Secondo te questa è la posizione di tutta la Chiesa?
Io dico del 50%. Non tutti la pensano allo stesso modo. Apparentemente
manifestano la comprensione, però dai miei studi di teologia ho visto che
ogni volta che si parla di problemi di morale viene fuori comunque un certo
disprezzo nei confronti del divorzio. Disprezzo senza sapere quali sono le
cause per cui uno è stato indotto a divorziare. Io credo che quando non
esiste più la stima, il sentimento, il divorzio è automatico. Non si regge una
famiglia solo perché c’è l’istituzione della famiglia. Non ha senso. La
famiglia non cresce ne dal punto di vista religioso, ne da quello sociale.
Come vivi adesso?
Male. Mi sostengono i miei genitori ed anche mio fratello. Da mio marito
prendo £ 440.000 al mese per la figlia.
Il tuo ex marito è presente nella tua vita ed in quella di tua figlia?
Assolutamente no. Non c’è dialogo. Almeno con me. Con la figlia c’è stato
un riavvicinamento da un paio di mesi. Ma non è una cosa naturale, almeno
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da parte sua non è quell’affetto vero di padre, sono stata io a spingerli a
riappacificarsi.
Che tipo di aiuti ricevi da parte della pubblica amministrazione,
famiglia, giustizia, scuola,..?
Ricevo un regalo dal nostro sindaco a Natale. Che poi lo da a tutte le
persone indigenti.
Se per istituzione intendiamo anche la famiglia la mia mi da da mangiare.
Poi non pago fitto, luce, telefono. È come se fossi ritornata figlia di
famiglia. Quello che guadagno serve per le spese di mia figlia, per
l’abbigliamento e qualcosa per me, e per le spese mediche. Per quanto
riguarda l’istituzione Chiesa voglio dire una parola a favore del direttore
della mia scuola di teologia (Don Vincenzo Filice). Dopo i due anni e sei
pressi in cui ho lavorato presso lo studio legale, desideravo riprendere gli
studi perché solo con la maturità scientifica non mi sentivo completa, lo
studio della teologia era una cosa che volevo fare già da tempo, ed ho
trovato disponibilità e comprensione nel direttore dell’istituto. Per quello
che riguarda le amministrazioni pubbliche io credo che si parli tanto di pari
opportunità, ma per i divorziati si fa poco. Io sarei per una legge che tuteli
anche, come in America, attraverso un incentivo economico mensile in base
all’età del figlio a carico, o anche solo per la donna che non riesce a trovare
una sistemazione economica che la sussista.
A scuola mia figlia, nonostante fosse figlia di separati, non ha mai avuto
problemi. Anzi alcuni professori non si erano accorti che fosse figlia di
divorziati, come se i figli dei divorziati avessero degli handicap.anzi è una
bambina tranquilla, accetta le regole. Non so se sia una questione di
fortuna, oppure è tutto il tipo di famiglia che ha dietro ad avere tutto il
merito.
Pesa il giudizio degli altri sulla decisione
nonostante la vita di coppia sia insopportabile?
di
non
divorziare
Tantissimo.Ci vorrebbe una maggiore informazione, ma soprattutto una
maggiore coscienza da parte della singola donna. C’è molta resistenza da
parte di chi subisce e non è facile farle parlare. Io parlo come se già
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esistessero determinate leggi e soprattutto uno sportello informativo per
questo tipo di situazioni. Di solito che subisce non si apre.
Come vedi il tuo futuro?
Per ora vivo alla giornata. Lavoro presso un centro di volontariato.
L’ambiente mi piace, mi sono affezionata al luogo ed alle persone però non
sono soddisfatta dal punto di vista economico. Lo vedo più come un impegno
morale che un impegno per tirare avanti e vivere. Il futuro di mia figlia
spero sia splendido. Per il momento frequenta la terza media, dovrà
sostenere gli esami e poi s’inscriverà al liceo scientifico. La vedo già
all’università, conseguire una bella laurea. E tutto il resto verrà da se. Per
quanto riguarda mio marito per il momento va bene così. Solo quando si
renderà conto di cosa significhi essere padre allora potrà prendere parte
alla vita della figlia al 100%. Per quello l’amore in quattordici anni non ho
trovato nessuna persona che mi abbia fatto riscoprire quale sia veramente il
sentimento amore. Per formare una famiglia due persone all’inizio devono
essere innamorate, poi rimangono tante altre cose: affetto, interessi
comuni, stima, sincerità. Non sono chiusa ad una nuova possibilità. Le storie
sentimentali ancora mi attraggono. Non credo più alle favole però. Quando
ho chiesto al direttore dell’istituto presso il quale studio di accettarmi a
scuola, mi consigliava l’annullamento del matrimonio presso la Sacra Rota.
Ma io ho detto che in me non c’è assolutamente la volontà di risposarmi di
nuovo. E lui mi ha detto che tutti si possono innamorare, non si può
escludere, e quindi perché escludere una seconda possibilità?
Com’è la famiglia nella quale vivi oggi, che è quella d’origine, ma
che è anche la tua di adulta e di mamma?
I miei genitori sono eccessivamente apprensivi, affettuosi, continuano
ancora a fare sacrifici per le nipoti. Prima per i figli, adesso per le nipoti. È
di stampo un po’ patriarcale dove mio padre ha avuto un ruolo dominante,
mamma
sembrava
quasi
subordinata.
Adesso
mi
rendo
conto
che
invecchiando le cose sono cambiate: tra loro ci sono più manifestazioni
d’affetto, c’è più complicità, comprensione. Papà è molto attento alla
salute di mamma. Quando saranno molto anziani non credo che potrò
lasciarli soli. Spero di riuscire a ricambiare quello che hanno fatto. Per
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stabilire l’intimità con mia figlia mi basta chiudermi nella mia stanza, la
sera.
Esistono valori
ispirarsi?
particolari
cui
la famiglia s’ispira, o dovrebbe
Conta molto l’esempio e quello che è stato tramandato, vale a dire com’è
stata impostata la famiglia d’origine. Le cose le vengono da se. Io spero che
mia figlia accolga quel poco di buono che c’è in me. Il modello della
televisione, nel senso della pubblicità, mi sembra troppo perfetto. Quando
si parla di famiglia dove ci sono problemi, anche tipo come arrivare alla fine
del mese, allora lì la realtà è diversa.
Nella mia famiglia i ruoli sono abbastanza tradizionali. Chi si occupa di farà
la spesa e di portare da mangiare è il papà. La mamma è dedita alla pulizia,
alla cucina. La mia famiglia è di vecchio stampo dove ancora ad essere
servito per primo è il padre. Se mia figlia dovesse ereditare tutto quello che
è la mia famiglia non mi dispiacerebbe. Non è proprio così perché lei alcune
volte ama pranzare da sola davanti al televisore. Però penso che alcune cose
che vedi, che apprendi dal mondo che ti circonda, e stiamo parlando della
famiglia, nell’età matura verranno automatiche. Ricordo che anche io da
ragazzina avevo dei momenti come i suoi.
La donna deve rimanere padrona di quella che è la casa. In pratica deve
essere lei che deve sapere quello che c’è in casa. Ma non accetterei che
fosse solo il marito ad amministrare dal punto di vista economico, però io
mi farei carico delle faccende di casa preferirei farle io, perché a me piace
farle da sola certe cose. Per mia figlia vorrei una vita da principessa dove ci
sia qualcuna che possa aiutarla in casa. Io mi proietto in una seconda
famiglia, ma con un carico tutto mio. A lei la vedo in modo diverso, più
donna professionista. Ma sicuramente le auguro di essere una persona molto
attenta ai figli.
Per cambiare i ruoli interni alle famiglie, e poi alla società,non dovrebbe
esserci una causa esterna, ma deve essere la donna in se a cambiare. Se
parliamo del mondo del lavoro, conosco donne molto in gamba che occupano
posizioni di rilievo, e che riescono ad essere anche delle brave mamme.Anzi,
e con questo non mi limito a sostenere che accompagnano i figli a scuola,
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ma queste donne sanno essere buone mamme anche con una telefonata, da
come si rivolgono ai figli anche attraverso il filo del telefono, e comunque
trasmettendo molto affetto.
Ti ritieni fortunata a viver in una famiglia atipica come la tua?
Mi manca solo un pizzico di libertà. Ma non intesa come io esco di sera per
andare al teatro o al ristorante. Libertà per alcune cose che si decidono
insieme per cui non c’è la responsabilità unica di una decisione.
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Intervista n° 2
Sesso: ............. femminile
Età : ............... 39 anni
Titolo di studio: .. laurea
Stato civile: ....... vedova
Vuoi raccontarmi qualcosa sulla tua famiglia d’origine e sulla tua
vita fino ad ora?
La mia era una famiglia innanzitutto tranquilla, dove si viveva bene.
Eravamo tre figli più i genitori. Ho frequentato il liceo scientifico, poi
l’università e mi sono laureata dopo il matrimonio. Mi sono sposata a 26
anni, con un uomo più grande di me, aveva quindici anni di più. Era un
medico e riteneva che la donna non dovesse lavorare e per questo ha voluto
che io lasciassi l’università. Cosa che io ho fatto anche perché era difficile
studiare con una famiglia. Conseguentemente lui si è ammalato di tumore.
E dopo due anni e mezzo di matrimonio è morto. Avevo una bambina di due
mesi e sono tornata a vivere con i miei familiari. I primi tempi sono stati
critici, perché non avevo voglia nemmeno di guardare la bambina, ero molto
depressa. Poi a poco a poco mi sono ripresa, anche grazie all’aiuto dei miei
che mi hanno invogliato a riprendere l’università. Così dopo un po’ di tempo
ho conseguito la laurea. Mi sono abilitata ed ora sto in attesa di
occupazione.
Sei una persona credente e praticante?
Sono stata sempre una persona molto credente, anche se poco praticante.mi
sono avvicinata alla vita parrocchiale quando la mia nipotina ha cominciato
a frequentare il catechismo, ed il parroco mi vedeva con la bambina. E sono
stata anche segnalata per fare la catechista. E così mi sono avvicinata. Però
non ho avuto nessun tipo di vantaggio dal fatto d’essere vedova. La fede mi
ha aiutato moltissimo nel periodo più tragico. Se non avessi avuto la fede,
non sarei potuta andare avanti certamente. Mi fece riflettere un sacerdote
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in uno dei momenti in cui mio marito stava quasi per spirare. Mi assicurò
che mio marito una volta morto sarebbe stato certamente meglio dove
sarebbe andato che non sulla terra. E questo mi aiutò tantissimo.
Quindi, da un lato è stata la famiglia ad aiutarmi moltissimo, poi la fede, e
poi mia figlia.
Con i
parenti di mio marito inizialmente i rapporti sono stati troncati.
Abbiamo avuto problemi a causa di eredità. Per cui non ci siamo visti per
tantissimi anni. La nonna di mia figlia non ha accettato la nipote. Poi
purtroppo il riavvicinamento non è avvenuto neppure in maniera spontanea,
ma a causa di questi problemi mia suocera si è rivolta al giudice minorile.
Insomma ho avuto tanti problemi. Adesso i rapporti non sono più, diciamo
così, come una volta, ma quasi. Io cerco di non pensare al passato, ho
cercato di perdonare e di dimenticare.
Come vivete tu e tua figlia?
Economicamente percepisco una pensione di £ 450.000 al mese perché mio
marito faceva parte di un ente proprio di medici. Vista la cifra, vivo in
realtà grazie ai miei genitori che mi aiutano economicamente. Non penso
minimamente a risposarmi perché ho questa bambina che mi appaga, e
quindi non sento la necessità di rifarmi una vita. Anche perché penso che
rifacendomi una vita lei potrebbe soffrire, e siccome io spero che lei viva in
maniera serena, non voglio crearle traumi di nessun genere.
Quando mia figlia ha iniziato la scuola ho avuto alcune perplessità, perché
pensavo che la bimba avrebbe potuto avere dei problemi confrontandosi con
le altre compagne. Però devo dire la verità: che le cose sono andate
abbastanza tranquillamente e non ha mai fatto la differenza tra l’amichetta
con il papà e lei che non l’ha. Devo affermare che è una bambina
abbastanza serena, tranquilla.
In ogni caso se non ci fosse stata la mia famiglia immagino che la mia vita
sarebbe stata non tanto felice. E questo perché essendo rimasta con una
figlia piccola ed una pensiona di questo genere non so dove avrei potuto
sbattere la testa. Certo avrei dovuto darmi da fare moltissimo, alzarmi le
maniche ed affrontare qualsiasi tipo di lavoro, perché con £ 450.000 al mese
non si vive.
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Questa convivenza con la mia famiglia d’origine non è però giusta al cento
per cento. La cosa, infatti, cui aspiro maggiormente è quella di raggiungere
al più presto un’indipendenza economica, poter almeno prendere in fitto
una casa piccola dove abitare io e mia figlia. Questo perché so che, alla
fine, la convivenza diventa sempre più difficile, e poi non mi sembra
nemmeno giusto che un genitore anziano debba sostenere un figlio giovane.
Non penso però per loro alle case di riposo. Si può vivere in case diverse ed
essere ugualmente presenti. Non dimentico quello che loro hanno fatto per
me. Non li voglio lasciare soli, ma vorrei prendere una casa vicino a loro. Io
dei miei genitori non approvo che debbano sempre intromettersi nelle cose
che facciamo noi, noi nel senso di me e mia figlia. Questa mi sembra una
cosa assurda. Anche se è difficile. Pensa che noi conviviamo insieme quattro
nuclei familiari diversi: mio padre e mia madre, mio fratello indipendente,
mia sorella divorziata con mia nipote, io e mia figlia. E questo è sia
positivo, sia negativo. Negativo perché ognuno di noi interferisce sull’altro,
ma positivo perché vi è anche una sorta d’aiuto tra tutti. Ancora di più
credo che sia buona per mia figlia e per mia nipote che non avendo più la
possibilità di avere un fratello o una sorella, crescono come sorelle loro
stesse, non come due cugine. E come due sorelle si amano e si odiano, nel
senso che si fanno i dispettucci, litigano, si abbracciano, giocano. Poi ci sono
anche tra loro quattro anni di differenza. Vorrei aggiungere ancora come in
un certo senso la figura di mio fratello abbia sostituito la figura del padre.
Mio fratello tempo fa sosteneva che nel momento in cui mia figlia troverà
un fidanzato dovrà farlo conoscere a lui, perché lui reputa di essere il
padre. E mia figlia da parte sua ama tantissimo sia lo zio, sia il nonno.
Ricevete aiuti dall’amministrazione pubblica?
Riceviamo aiuti che secondo me sono fittizi.
Vorrei
invece
che
ci
fosse
una
presa
di
coscienza
da
parte
dell’amministrazione pubblica delle situazioni più difficili. Fare una sorta di
censimento di queste persone che hanno effettivamente bisogno ed elargire
qualcosa anche mensilmente.
C’è differenza tra essere vedove e divorziate, secondo te?
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No ci sono differenze tra divorziate e vedove, se non che i figli dei
divorziati hanno comunque la presenza del padre, per quanto possa essere
positivo o negativo. Non è così per i figli delle vedove.
Se parliamo di differenze a livello sociale allora la mentalità cambia. La
vedova è vista di buon occhio. La divorziata è sempre indicata come una
persona che chissà cosa abbia fatto.
Hai avuto esperienze lavorative?
No. Finora no. Solo qualcosina così. Non ho mai avuto occasione di nemmeno
pensare al discorso dell’abuso e della molestia sul luogo di lavoro. Può darsi
che abbia potuto far venire in mente qualcosa a qualcuno nell’ambito
dell’università: c’era un tizio al quale mi è capitato più volte di rivolgermi,
e magari avrà potuto pensare di aver trovato un terreno fertile, ma alla
fine non si è ritrovato con niente. Forse è vero che le vedove e le divorziate
rappresentano di più una tentazione essendo donne sole.
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Intervista n° 3
Sesso: ............. femminile
Età : ............... 41 anni
Titolo di studio: .. Laurea
Stato civile: ...... coniugata
Mi dica la sua età, il suo stato civile, il suo titolo di studio, la sua
occupazione e la sua residenza.
Ho 41 anni, sono coniugata, ho una laurea, faccio la preside in una scuola
media inferiore e risiedo a Cosenza.
Può darci una definizione di famiglia?
Per me la famiglia è la base, il fondamento, la cellula della società sulla
quale poggiano gli altri rami che sono propri della società.
Qual è lo stato delle famiglie in Calabria?
Prima c’era un senso più forte della famiglia, c’era più coesione tra i vari
componenti della famiglia; ora anche in Calabria, perché questo si è già
verificato al nord, si sta perdendo quel senso di solidarietà nell’ambito
familiare, c’è uno sgretolamento della famiglia.
Nella nostra società lei coglie dei sintomi di cambiamento della vita
familiare?
Si, è proprio quello che ho detto precedentemente, e tutto ciò si risente
molto nella società.
Esistono valori particolari a cui la famiglia si ispira? Quali?
Dovrebbero esistere perché per formare una famiglia ci sono dei valori, il
primo dei quali, come ho già detto, si basa sulla
solidarietà e sullo
aiuto che i vari membri della famiglia possono darsi l’uno con l’altro; però
questi valori per un egoismo a livello personale, per un arrivismo si stanno
perdendo.
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Quali sono i principali problemi, pratici e spirituali, che le famiglie
oggi devono affrontare?
Principalmente, qui in Calabria ci sono problemi economici e poi ovviamente
ci sono tutti quanti gli altri come conseguenza, per es. ci sono delle famiglie
dove si lavora entrambi per cui non si riesce a dare assistenza agli anziani e
quindi si crea il problema della cura dell’anziano; c’è anche, poi, poca
comprensione sia da parte dei genitori, non c’è un punto di incontro con i
figli; a livello spirituale, c’è mancanza di valori, e lo spirito è, appunto, un
valore di solidarietà, di comprensione, che dovrebbe crescere tramite la
famiglia, la scuola e la chiesa.
Come è vissuta la vita religiosa nella nostra società?
È poco vissuta, perché il bambino si avvicina alla chiesa per un motivo
tradizionale, ci sono le famose famiglie tradizionali che seguono la religione
cattolica per cui il figlio deve essere battezzato entro i termini o il figlio
deve avere la prima comunione con la festicciola, per cui si segue solo per
la tradizione e anche perché siamo tutti cattolici, apostolici, romani per cui
il vicino deve sapere che questa è la nostra religione ma subito dopo
scaduto l’obbligo, la persona, il bambino, ovviamente trascinato dai
genitori, non frequenta più,non ha più una vita spirituale, non frequenta
più la chiesa.
L’essere credente influisce sulla vita familiare?
Certo che influisce, perché la chiesa, anche se al suo interno ha dei risvolti
non sempre accettabili, a livello morale impartisce degli insegnamenti.
A quali tipi di intervento dovrebbero essere rivolte le politiche
pubbliche a favore delle famiglie?
È stato fatto molto, ma non abbastanza e non si è creduto, soprattutto, a
quelle strutture ( mi riferisco ai consultori familiari) dove la figura dello
psicologo, dello psicoterapista, ecc., cioè di quelle figure importanti che
venivano incontro agli inconvenienti delle famiglie e aiutavano; purtroppo
non si è avuto una buona riqualificazione di questo servizio che è rimasto
solamente a livello di diagnosi per così dire obbligatoria richiesta dal
tribunale, ecc., ma in realtà non funziona come servizio pubblico.
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L’ufficio, l’ente, presso il quale lei svolge la sua opera, in che
modo si adopera per la famiglia, e quali interventi secondo lei
potrebbero rivelarsi particolarmente efficienti per un aiuto
concreto?
Per il lavoro che svolgo io, la famiglia è stata integrata nella scuola; è stata
integrata solo che la partecipazione è molto scarsa,c’e, infatti chi ha dei
genitori troppo occupati, e questi, ovviamente, non prendono parte ai
problemi della scuola; c’è chi, invece, ha dei genitori che hanno problemi di
altra natura, più seri, e di conseguenza non si preoccupano di quelli
scolastici perché li ritengono una cosa superflua. È certo, però, che la
scuola potrebbe intervenire su dei seri problemi, anche perché nelle scuole,
anche se non in tutte, ma specialmente in quelle dell’obbligo potrebbe
operare l’equipe socio-sanitaria, e qui un’altra nota dolorosa perché non
sempre si ha e quando se ne richiede l’intervento magari è troppo tardi,
comunque la scuola nel suo piccolo cerca di venire incontro a certi problemi
anche se all’interno della famiglia non si può mai interferire.
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Intervista n° 4
Sesso: ............. maschile
Età : ............... 46 anni
Titolo di studio: .. Laurea
Stato civile: ...... coniugato
Mi dica la sua età, il suo stato civile, il suo titolo di studio, il
comune dove risiede.
Ho 46 anni, sono coniugato, laureato in scienze politiche, occupo un impiego
statale, risiedo a Cosenza.
Può darci una definizione di famiglia?
Volendo dare una definizione di famiglia si potrebbe dire che essa è un
insieme di persone legate da vincoli di parentela e di affetti, in altre parole
è la forma più semplice di comunità.
Qual è lo stato delle famiglie in Calabria?
Lo stato delle famiglie calabresi, ormai, si può paragonare a quello già
diffuso da tempo nel resto del nostro paese,e cioè a quello formato dal
padre, dalla madre, da uno o al massimo due figli, infatti, al vecchio
modello della famiglia patriarcale si è venuto sostituendo anche da noi
questo nuovo tipo di famiglia definita “mononucleare”.
Nella nostra società lei coglie dei sintomi di cambiamento nella vita
familiare?
Si, ed è precisamente quello che ho detto precedentemente. Mentre prima
si avevano le cosiddette famiglie estese dove era il vecchio padre ad essere
la guida della famiglia e dove la famiglia era un’unità produttiva
autosufficiente (e questo soprattutto nella società contadina) con
l’evolversi della moderna società industriale, anche la famiglia ha subito i
suoi cambiamenti.
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Esistono valori particolari a cui la famiglia si ispira? Quali?
Purtroppo, proprio con l’evolversi della società, gli antichi valori su cui una
famiglia si fondava sono venuti a sgretolarsi e con essa anche lo stato stesso
della famiglia.
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Intervista n° 5
Sesso: ............. femminile
Età : ............... 30 anni
Titolo di studio: .. Laurea
Stato civile ........ coniugata
LA TUA VITA PRIMA DEL MATRIMONIO
Siamo tre figli, due femmine ed un maschio, e la differenza è di quattro
anni ciascuno. La famiglia è abbastanza unita, lo è stata e lo è ancora. E
questo sia tra noi figli, sia con i genitori. Ma anche con gli altri parenti,
nonostante alcuni problemi che abbiamo avuto con alcuni di questi. Uno dei
problemi che ci ha avvicinato molto è stata la malattia di mio padre. Lui ha
sofferto di depressione e per alcuni periodi stava lì come un vegetale. E mia
mamma si doveva dar da fare per mandare la famiglia avanti. Ed abbiamo
cercato di dare tutti una mano.
IL TUO MATRIMONIO
L’ho incontrato d’estate in un campo scuola. Ed era un momento in cui non
pensavo proprio a queste cose, nel senso che in quel momento non pensavo,
e non volevo, legami, fidanzati. Ero abbastanza indipendente e quindi l’idea
di dover trovare un ragazzo mi sembrava più un ostacolo. Ed avevo rifiutato
anche tante proposte. Forse però quell’estate era arrivato il momento
giusto e ero pronta. Era il mio tipo ideale e quindi mi sono trovata
abbastanza bene, non l’ho visto come una minaccia per la mia libertà, per
la mia indipendenza. E quello che facevo prima ho continuato a farlo anche
dopo il fidanzamento., con lui alcune volte complice. Quindi non ci sono
stati problemi da questo punto di vista. Siamo stati fidanzati 8 anni, e poi
in pochissimi mesi abbiamo deciso di sposarci.
Con le nostre famiglie non abbiamo mai avuto dei grossi problemi. Dopo
pochi mesi di fidanzamento abbiamo chiesto ai miei futuri suoceri se
avevano voglia di conoscere i miei genitori. Per cui un pomeriggio sono
venuti, ma senza fare un fidanzamento ufficiale, perché non pensavamo che
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avesse un significato particolare e non ci siamo neppure scambiati le
classiche fedine. Li abbiamo fatti conoscere anche perché io in realtà i suoi
genitori li conoscevo già prima di conoscere lui, ed avevo già un certo
rapporto che era quasi di amici. Anche oggi li vedo più come amici che come
suoceri. E forse è un rapporto un po’ anomalo perché non abbiamo nessun
problema tra nuora e suocera. E’ come mia mamma, non vedo grandi
differenze tra mia suocera e mia mamma. Ed il fatto che non si creino molti
problemi dipende, credo, anche dalla loro mentalità. Sono molto religiosi e
tante cose non le dicono, ci passano di sopra.
Il matrimonio è stato, ed è, un po’ particolare, nel senso che io sono
credente, mentre mio marito non lo è. Abbiamo fatto un rito misto in cui
lui si è impegnato però al fatto che i figli comunque potranno avere
un’educazione religiosa. Ma lui anche se non credente, crede però nei valori
in cui credo anche io: nella fedeltà matrimoniale, non crede nel divorzio
facile. In fondo i nostri valori di riferimento sono identici, anche se io sono
credente e praticante, mentre lui non lo è. Questo probabilmente è dovuto
anche alla famiglia che lui ha alle spalle che è molto religiosa. Nella vita
quotidiana non abbiamo problemi. Ed è strano perché tutti si chiedono come
possiamo vivere due persone in questo modo. Ma non abbiamo problemi
proprio perché crediamo nelle stessa cose, negli stessi valori, che per me
sono cristiani e per lui sono universali. L’amore è un valore universale, e
mentre io gli do un’impronta cristiana, invece lui gli da un’impronta da
laico, ma il valore dell’amore è sempre quello. Crede nella famiglia, crede
nei figli, anche se lui ha un’altra ottica. Non abbiamo mai litigato per
problemi religiosi. Io vado a messa, lui no, e finisce li, non è che sto tutto il
giorno a convincerlo. Anche perché da questo punto di vista i suoi genitori
non hanno avuto risultati, e se lui è cosi’, secondo me, è per questo
comportamento dei suoi genitori.
Noi siamo anche molto innamorati, per cui non so se lo stesso discorso
potrebbe andar bene anche per altre coppie. Io mi sono ritrovata con lui
forse perché è veramente la persona ideale, l’altra metà. Altrimenti con un
altro penso che ci sarebbero stati problemi. Come credo che se io fossi stata
più aggressiva nei suoi confronti, non avrebbe funzionato in questo modo, o
155
se lui mi avesse limitato in qualcosa perché lui non credeva, non avrebbe
funzionato.
Il fatto che lui non creda non è una cosa che mi fa stare male, o limita il
nostro rapporto. L’unica cosa che si vede è che io vado a messa da sola. Ma
non è una cosa che mi pesa. Anche perché è l’unica cosa che faccio di
diverso da lui. Anzi io non lo vedo neppure molto ateo.
Noi viviamo con quello che guadagna lui. Io dalla laurea ad oggi ho
guadagnato ben poco. Anzi il mio soggiorno all’estero per studi ci sta
costando molto. E se fosse stato un altro forse non ci sarei neppure andata.
Io lo vedo con gli altri miei parenti che mi dicono che al posto di mio marito
non mi avrebbero mandato. Non è solo una battuta, ma è la dimostrazione
di un modo di fare, di agire, di una certa mentalità, che non è quella di mio
marito.
RICEVETE AIUTI
QUOTIDIANA?
DALLE
VOSTRE
FAMIGLIE
NELLA
VOSTRA
VITA
I nostri genitori ci aiutano, adesso che siamo sposati, in tutti i sensi,
specialmente economicamente. Adesso che sono stata alcuni mesi all’estero
mia madre mi ha regalato dei soldi. Oppure al compleanno di mio marito la
madre gli ha regalato un paio di scarpe. Per Natale per esempio ci regalano
i soldi. Quindi, anche se questi soldi ce li danno in occasioni particolari è
comunque sempre un aiuto. Ci aiutano a livello economico ed anche a livello
materiale, nel senso che per esempio mia madre ha il negozio di alimentari
ed ogni volta che andiamo li ci riempie di roba, per cui noi non facciamo la
spesa, specie per la frutta e la verdura. Dal punto di vista più spirituale,
educativo, ci fanno alcune prediche i miei suoceri. I miei genitori invece non
sono abituati al dialogo, giocano più sull’esempio. Apprendo da mia madre
da come lei reagisce a determinati eventi, non ha bisogno di fare grossi
discorsi.
DA QUANDO VI SIETE SPOSATI VOI ABITATE A COSENZA, UNA CITTA’
DIVERSA DA QUELLA IN CUI SIETE NATI. CHE TIPO DI DIFFICOLTA’
INCONTRATE A LIVELLO BUROCRATICO, DI RAPPORTI CON LE
ISTITUZIONI? ESISTONO DIFFICOLTA’ NEL RAPPORTO TRA FAMIGLIA
ED ISTITUZIONI?
156
Con i datori di lavoro siamo stati fortunati, soprattutto nel caso di mio
marito. Lui è ricercatore alla facoltà di ingegneria e viene supportato
ampiamente, viene aiutato in tutti i sensi. Anzi si è creato un forte
rapporto di amicizia.
Non abbiamo un medico di famiglia, lo stiamo cercando. Quindi non
abbiamo avuti grossi rapporti con le istituzioni locali.
In generale dipende: dire che le diverse istituzioni si occupano pienamente
della famiglia non è una cosa vera, proprio per come sono impostati. Ad
esempio qualcuno pensa che le istituzioni si occupano della famiglia perché
quando ho un figlio mi danno un assegno di un milione. Al momento quel
milione può rivelarsi utile, perché ci sono molte spese quando un bambino
nasce, però non è questo il modo per aiutare le famiglie. Ti do il contentino
però poi ti abbandono.
Oppure il caso dei consultori familiari. Ti aiutano e non ti aiutano, perché
spesso le famiglie neppure lo sanno che ci sono queste istituzioni che stanno
li per poterti aiutare, risolvere qualche problema a livello psicologico, non
necessariamente familiare. Quindi alcune istituzioni ci sono, ma non sono
conosciute, o non svolgono il loro compito in maniera appropriata, e così il
loro ruolo di supporto viene molto limitato. E secondo me dovrebbe proprio
cambiare il rapporto tra le istituzioni e la famiglia. Anche se non la vedo in
maniera ottimistica, nel senso che manca, per come è avvenuta la gestione
della politica in tutti questi anni, la fiducia nelle istituzioni da parte degli
individui. Tu prendi da loro quello che ti danno. In genere ti danno dei soldi
e ti accontenti, e non pretendi altro, non pretendi il verde vicino casa.
OLTRE ALLA LAUREA IN ECONOMIA HAI ANCHE UNA LAUREA IN
TEOLOGIA. COME INTERPRETI IL RAPPORTO TRA CHIESA E FAMIGLIA?
In quello che penso forse non sono troppo cattolica, forse sono un po’ più
moderna, rispetto alla Chiesa. Ma, come dice mia suocera, la Chiesa ha
duemila anni. Accetto l’aborto in determinate situazioni. E così anche il
divorzio. Forse sono troppo liberista su alcune cose. Ma secondo me la
Chiesa in alcune cose è troppo retrograda. Anche le cose che fa il Papa mi
sembrano così. Se per esempio una donna sola vuole adottare un bambino
perché non lo può fare con tanti bambini soli che ci sono nel mondo.E’
157
meglio che stanno in istituto o solo con una mamma, una donna sola che
comunque lo ama. E non è solo una questione di legge, ma è anche la Chiesa
che non vuole. Perché sono sia le istituzioni politiche e sia quelle religiose
che intervengono. Oppure se una famiglia non ha bambini, perché non può
utilizzare tutti i trattamenti medici che ci sono per poterlo avere.
Specularci sopra no, però quando si può aiutare una persona perché non
farlo. Io se non potessi avere figli penso che andrei a fare questi interventi.
Cioè questo è un pensiero adesso, non è una decisione meditata, ma non
credo che direi un no di principio, anche se sono credente. Questo perché io
dico che se con una piccola manipolazione posso avere un figlio comunque è
una cosa bella, non è che io vado e lo uccido. Ancora per esempio nel caso
dell’aborto se ci sono dei problemi fisici gravi e mi dicono che morirà
comunque dopo il parto, perché lo devo far nascere? In alcune condizioni
sono per l’aborto. Se ti hanno violentato e tu rifiuti il figlio, credo sia
meglio abortire.
Personalmente non sono per i rapporti prematrimoniali, nel senso che io
almeno non l’ho fatto prima del matrimonio. Questo però per me, nel senso
che io ho scelto così. Non mi sono neppure dovuta imporre con il mio
fidanzato, oggi mio marito, perché ha rispettato la mia scelta, anche se per
lui si poteva fare già prima senza che per questo si sentisse in peccato. Per
gli altri per me lo possono fare, non li condanno, non li giudico, ognuno in
fondo è libero di scegliere.
Per la contraccezione occasionalmente ho pensato di farne uso, altrimenti
sarebbe stato incredibile. Se forse fossi stata pienamente credente forse
non avrei dovuto neppure pensarle queste cose, però io penso che in questo
periodo non posso crescere, per motivi di lavoro, un bambino. La scelta di
non aver ancora figli è imposta da situazioni esterne. Forse se non fossi
andata all’estero, ma non lo so.
Comunque esistono anche casi di malattie particolari, e ne conosco, dove
avere figli potrebbe portare seri problemi. Li per esempio io la
contraccezione la condivido in pieno. Non penso che così si uccide una vita,
perché comunque tu non gli dai occasione di nascere. Magari puoi sbagliare
in questo, però non è che la uccidi. Anche senza contraccezione non succede
158
ad ogni rapporto di rimanere incinta. La Chiesa non la condivide e basta,
non ci sono se.
LA TUA VITA CONTEMPLA AL MOMENTO TE, TUO MARITO ED IL
LAVORO. COME IMMAGINI LA TUA VITA IN PRESENZA DI UN BAMBINO?
Il lavoro non lo lascerei. Alcune volte con mio marito ci pensiamo. Forse me
lo porterei dietro al lavoro. E spero che sarà un figlio tranquillo. Immagino
anche un aiuto, tipo baby sitter, però limitato nel tempo. Da premettere
che sia mia madre, sia mia suocera, abitano in un'altra città e non è che
possono trasferirsi da me sempre. Non penso alle strutture pubbliche primo
perché neppure credo che ci sia un asilo nido, non ne sono informata. E poi
perché dovrei conoscere bene le persone che operano nelle strutture
pubbliche e fidarmi di loro, perché gli si affida un bambino nei suoi anni
fondamentali. Se tu deleghi l’educazione di tuo figlio ad un’altra persona,
devi prendere una persona capace, non l’affidi ad uno qualsiasi giusto per
togliertelo dai piedi. Non è un’area di parcheggio. E non sono neppure
d’accordo di affidarlo completamente ai nonni e vederlo tipo nei fine
settimana. Preferirei lavorare di meno e portarmelo dietro. Anche fare i
turni con mio marito sarebbe una buona soluzione.
Non vorrei neppure un figlio unico. Sono dell’idea di due o tre figli. Anche
perché avendo già 30 anni non è che ne posso avere di più.
Credo che il figlio unico sia scelto per ragioni egoistiche, perché ne ho uno,
sono contento, ho tutte le gioie che possono venire da un figlio, e quindi
perché averne ancora e quindi sacrificare altri anni, lavoro, ed altro. Se non
dipende da motivi di salute, dipende da motivazioni egoistiche. Forse però a
volte la scelta non è fatta in piena consapevolezza. In genere i figli unici
sono figli di genitori in carriera.
UN BAMBINO CAMBIA LA VITA. UN BAMBINO LO VOGLIONO TUTTI, O
QUASI. MA LA VITA OGGI E’ PIU’ LUNGA DI UN TEMPO E L’ASSISTENZA
AGLI ANZIANI RISCHIA DI DIVENTARE UN PROBLEMA.
In realtà io non credo che da noi in Calabria questo sia un problema. Noi ci
facciamo carico anche dei nostri genitori che sono anziani e che non stanno
bene. C’è sempre un figlio che si prende cura di un genitore. Nella nostra
società, per come è organizzata, non si manda un genitore all’ospizio.
159
Questo qui da noi. Forse al nord le cose sono un po’ diverse. Li lavorano
tutti e tanto e forse l’ospizio è preso di più in considerazione. Io sono stata
molto aiutata e mi sentirei in obbligo di ricambiare. Li manderei in ospizio
in un caso veramente estremo. È un problema che sicuramente ci dovremmo
porre, e forse se le case di riposero fossero gestite meglio le cose sarebbero
diverse.
NELLA TUA FAMIGLIA COME SONO VISSUTI I RUOLI MASCHILE E
FEMMINILE?
Se io sono a casa, ed è un periodo che non lavoro molto, i lavori domestici li
faccio quasi tutti io. Però se gli chiedo di aiutarmi non se ne sta proprio
senza far niente. Le cose piccole le fa. Non pensa però di andare a mettere
la lavatrice. Cosa che fa quando io non ci sono. Se però ci sono delega a me.
Se però dovessi lavorare a pieno regime penso che sarebbe diverso. Forse mi
darebbe una mano più concreta.
DALLA TUA ESPERIENZA IN UN PAESE STRANIERO, CHE DIFFERENZE
COGLI TRA LA FAMIGLIA ITALIANA E LA FAMIGLIA DEL PAESE DOVE
STAI VIVENDO IN QUESTO PERIODO?
In Inghilterra, a me sembra che siano molto menefreghisti. Nel senso che sei
molto più libero, si preoccupano di meno. Qui se tu figlio non lavori i
genitori ti aiutano, ti danno soldi anche se sei piuttosto adulto, rimani in
famiglia. Li invece innanzitutto devio contribuire con i soldi, e poi sei
lasciato di più a te stesso, non sono protettivi come qui. Li non puoi
rimanere in famiglia fino a 30 anni, e la famiglia ti mantiene. Se succede
questo ci troviamo di fronte ad una eccezione, non alla prassi. Poi non
hanno grossi problemi: rapporti prematrimoniali, pillola, droga, sono
comportamenti molto più diffusi, e non si fanno neppure tanti problemi così
come facciamo noi. Li ragazze piccole vanno al pub fino a notte fonda. Sono
più disinibiti, e ciò che noi vediamo come problema, per loro non lo è. Per
loro, per esempio, è normale che a 18 anni si vada a vivere da soli. Qui ti
accusano dicendo che lo hai cacciato di casa.
Ho conosciuto anche molte ragazze asiatiche. Nei paesi asiatici è ancora più
tradizionale, se vogliamo usare questo termine, che da noi. Queste ragazze
hanno il velo. Anche se sei in un paese che non è il tuo, non abbandoni i tuoi
costumi. E rispetto al contesto sembri quasi ridicola, perché tu sei tutta
160
coperta. Alcune si vestono all’occidentale, si uniformano a tutti gli altri,
ma ci sono quelle che se dovessero indossare i pantaloni si sentirebbero
nude. Li il ruolo della donna è ancora più terribile, in un certo senso. C’è un
ragazzo asiatico che mi ha raccontato come il padre ha due famiglie.
Abitano in una casa bifamiliare ed ha dieci figli con ogni moglie. Nel suo
paese ci si può sposare massimo con 4 donne, però se tu ne vuoi sposare una
quinta divorzi da una precedente e ne prendi in moglie un’altra. Un suo zio
in questo modo aveva cambiato venti mogli.
Da noi il fatto che i figli restino in famiglia molto a lungo dipende anche
dalla nostra situazione economica. Se fosse diversa forse i figli andrebbero
via prima, perché troverebbero un lavoro, si formerebbero una loro
famiglia, vorrebbero più indipendenza, più spazi. Io comunque l’idea che ci
siano i genitori che ti danno una mano nei momenti di difficoltà non la vedo
una cosa negativa. Se ne approfitti allora non ti approvi, ma se è realmente
una esigenza, allora va bene.
Io credo che da noi le cose stiano cambiando molto lentamente. Ma anche il
cambiamento non è che sia tutto buono. Che la donna diventi in tutto e per
tutto come l’uomo non è una cosa positiva. Sono per una uguaglianza nella
diversità. L’uomo e la donna hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, ma
hanno delle diversità. Ci sono funzioni della donna che non possono essere
svolte da un uomo. Questo si deve accettare. E non solo funzioni biologiche.
Certe cose s’imparano dalla mamma, non dal padre. Ma se la mamma è
fuori, nessuno può sostituirla.
161
Intervista n° 6
Sesso: ............. maschile
Età : ............... 57 anni
Titolo di studio: .. Laurea
Professione ........ Sacerdote
Notizie sull'intervistato:
Sono un sacerdote, ho 57 anni, sono residente a Taranto e domiciliato a
Cosenza.
Può darci una definizione di famiglia?
Guardando un po’ alla realtà che c'è intorno a noi e tenendo presente della
formazione che ho ricevuto, per me la famiglia è una comunione di persone,
cioè persone che sono state spinte da una scelta spontanea della propria
vita a stare, a vivere insieme, quindi non si tratta di due persone messe
insieme senza valori da perseguire ma che nel loro cammino si sono sentiti
portati a mettere in comune i propri sogni, le proprie realtà e anche a
mettersi a servizio l'uno dell'altro perché la famiglia è un nucleo basico
della società che è fondamentale perché serve a costruire l'uomo, serve a
fondare la propria vita e il proprio futuro, serve per aiutarsi, non è solo uno
stare insieme, nasce, appunto dalla esigenza che ognuno ha dentro di se che
è quella di costruirsi e di costruire l'altro e quindi questo porta che la scelta
deve essere duratura e non limitata nel tempo, né condizionata dallo spazio
o dalle emozioni.
Qual è lo stato delle famiglie in Calabria?
Io sono nuovo in questa terra della Calabria, ne ho sentito tante volte
parlare, ci sono stato, anche, più di vent'anni fa, ma stabilmente ci vivo dal
dicembre del 1998.Mi, trovo, inoltre, a compiere la mia missione in una
parrocchia con un ben determinato volto e cioè via Popilia, quindi volendo
proiettare uno sguardo da via Popilia su tutte le famiglie della Calabria per
me sarebbe una presunzione enorme, di conseguenza non potrei dare una
162
risposta confacente perché non conosco che questa determinata area
circoscritta. Nella visita pastorale del padre Arcivescovo, noi siamo stati
questionati sulla nostra pastorale e anche sul nostro rapporto con le
famiglie, in che cosa consiste il volto della famiglia nella nostra parrocchia.
E nel consiglio pastorale ne è venuto fuori che la famiglia può darsi che sia
uno dei primi ostacoli contro se stessa cioè invece di essere un pilastro sul
quale fondare la propria vita, il proprio futuro, ci si scardina da sola perché
i valori che persegue non sono più i valori, non diciamo quelli antichi cioè di
una volta, ma quei valori sui quali si dovrebbe cementare e cioè quelli dello
stare insieme, del vivere insieme, di promuovere l'altro, di far crescere
l'altro.
Nella nostra società lei coglie dei sintomi di cambiamento nella vita
familiare?
La vita familiare è cambiata perché è cambiata tutta la società. Prima era
la società a stare al servizio dell'uomo, era essa, infatti, che si organizzava
per promuovere l'uomo, adesso invece la società si serve dell'uomo per
realizzare se stessa. Questo ribaltamento della situazione concerne anche la
famiglia, ed ha come conseguenza il suo sfaldamento. Non esiste più il saper
convivere con l'altro, sembra che i membri abbiano perso il proprio ruolo,
che sia venuta meno la comprensione del proprio ruolo, e questo ha portato
allo sconvolgimento un po’ di tutto, perché se io non ho coscienza di essere
capo-famiglia ne deriva la perdita del mio ruolo. Da questa visione
differente, da questo fuggire da quello che era il ruolo di una volta ne
derivano altre difficoltà.
Esistono valori particolari ai quali la famiglia si ispira? Quali?
Ogni famiglia per il solo costituirsi si poggia su determinati valori, cioè ogni
coppia quando si costituisce parte da zero, quindi, noi già proveniamo da
una famiglia, da un mondo e quindi abbiamo già incamerato determinati
valori e li abbiamo confermati, questi valori, con il nostro vivere, con la
nostra educazione, con la nostra esperienza. Ora se i valori che la coppia ha
ricevuto sono validi li porta avanti altrimenti li mette da parte, è evidente
che oggi si mettono da parte tanti di quei valori su cui anticamente si
163
poggiava una famiglia, la stessa mancanza di dialogo è uno di quei valori
che non si riscontrano più nella famiglia moderna.
Quali sono i principali problemi, pratici e spirituali, che le famiglie
oggi devono affrontare? (assistenza agli anziani, cura dei figli,
problemi economici, . . .)
Prima di tutto oggi la famiglia deve affrontare il problema della sua
identità. C'era Paolo VI che diceva "famiglia riconosci la tua identità", ora se
il Papa tanto tempo fa sentì l'esigenza di richiamare la famiglia a questo suo
compito fondamentale vuol dire che la famiglia ha perso, la famiglia non sa
più perché esiste, non sa più qual è la sua missione all'interno della società,
essa, quindi, deve recuperare. Ma come? Anticamente c'era la cosiddetta
famiglia allargata, oggi esiste la famiglia mono. Oggi purtroppo le famiglie
sono diventate un ostacolo alle stesse persone. Come lo stesso fatto che la
donna lavora, questo suo nuovo ruolo comporta una ristrutturazione della
vita familiare, perché se la donna lavora, significa che in casa bisogna che
essa riscopra la maniera di essere mamma. Con l'inserimento della donna
nel mondo del lavoro cambia anche la visione della stessa famiglia anche se
non cambia il valore fondamentale e cioè che essa è una comunità dove uno
è al servizio dell'altro, dove l'uno deve promuovere e aiutare l'altro, perché
se non ci si aiuta in famiglia evidentemente la famiglia ha perso il suo
scopo.
Come è vissuta la vita religiosa nella nostra società?
Partendo da una visione religiosa noi diciamo sempre che le famiglia umana
è l'immagine della famiglia Divina. Quando due persone compiono il
cammino insieme, vivono gli stessi valori, incarnano gli stessi progetti e
lottano per realizzarli, si crea una certa affinità non solo di sentimenti e di
idee ma anche espressivamente. Se noi guardiamo alla realtà la
sproporzione è grandissima perché incarnare il valore eterno di Dio è
difficilissimo, infatti, spesso accade che un nucleo familiare che si è
costituito sulla base dell'amore, che progetta di vivere insieme, poi viene ad
incontrare delle difficoltà nel realizzare questi progetti e molte volte si
sfalda. Comunque, la mia non vuole essere una visione pessimistica della
famiglia perché ci sono in effetti famiglie che cercano di incarnare il valore
di Dio.
164
L'essere credente influisce sulla vita familiare?
È logico che influisce perché noi fondiamo la nostra lotta quotidiana non
soltanto su noi stessi ma su qualche altro che sta al centro della nostra vita.
Quindi è fondamentale per noi cattolici il ruolo di questo Dio perché Egli ci
aiuta a superare tante problematiche e tragedie familiari. Ciò non vuol dire
che l'uomo da solo non riesca , può riuscirci e ci riesce, però Dio ci può
aiutare per un cammino più facile anche se entrambe le strade convergono.
I valori oggi sono valori cristiani, sono valori che la società oggi ha fatto
suoi ma che in realtà il Figlio di Dio è venuto a ricordarci. Prendiamo in
considerazione i valori della Rivoluzione Francese: libertà, uguaglianza,
fraternità, c'era bisogno di una rivoluzione per metterli in pratica? Ce ne
stato bisogno perché erano stati dimenticati, ma se si fosse vissuto o messo
in pratica il Vangelo non c'era bisogno di tanto spargimento di sangue. La
morte è quindi una diretta conseguenza di questa nostra dimenticanza del
nostro vivere, del nostro credere.
A quali tipi di intervento dovrebbero essere rivolte le politiche
pubbliche a favore delle famiglie?
Se la famiglia sta alla base della società è logico che lo stato dovrebbe
avere come suo punto fermo quello di sostenere la famiglia, di aiutarla e di
proteggerla, fare si che i componenti della famiglia possano svolgere la loro
funzione senza dover abdicare a questa funzione per altri motivi. Se la
madre cessa di essere madre per diventare lavoratrice quando torna a casa
come può svolgere quelle che sono le sue funzioni di mamma? Ci si
domandava tempo fa chi sono gli educatori dei nostri figli. Educatore dei
figli è la televisione proprio perché questi figli stanno davanti alla
televisione, quindi la mamma ha già abdicato alla sua funzione che è la sua
principale. Lo stato dovrebbe proteggere la famiglia ed aiutare la mamma a
svolgere la sua funzione di educatrice della famiglia. Questo non vuol dire
che dobbiamo accettare la donna dentro il focolare e non far niente,
bisogna rispettare la professionalità della donna, rispettare la propria
dimensione quindi il proprio lavoro, questa sua spinta a collaborare con la
società però senza farla abdicare.
165
L'ufficio, l'ente, presso il quale lei svolge la sua opera, in che modo
si adopera per la famiglia, e quali interventi secondo lei potrebbero
rivelarsi particolarmente efficienti per un aiuto concreto?
Noi siamo in parrocchia e come chiesa abbiamo un compito totalmente
differente dagli altri. Nella nostra comunità abbiamo i catechisti e non solo,
accanto ad essi abbiamo sentito la necessità di affiancarli ad altre persone
che sono sempre catechisti ma con una funzione differente e cioè quella di
accogliere le famiglie, quindi una dimensione è l'accoglienza dei genitori; un
punto importante è quello di riscoprire la parrocchia come momento di
incontro, di accoglienza, punto dove uno possa rivedere i propri progetti, i
propri sogni e poi alla luce della parola di Dio rifare questi progetti; quindi
l'accoglienza come riscoperta della evangelizzazione.
166
Spunti di lettura delle testimoniane-interviste
A bene guardare, la famiglia della nostra Provincia presenta, oggi, una
doppia faccia:
•
da un lato rappresenta, un'immensa risorsa polivalente: economica,
psicologica, morale e relazionale, prima per l'individuo e poi per la
società. La tenuta della famiglia come struttura affettiva di base, su
tutti i fronti (soprattutto quello della sessualità, del matrimonio e della
procreazione), ha
impedito, e impedisce, che la Calabria tocchi il
fondo del suo degrado in assenza
trainante, di
secolare di una economia
legalità e dello Stato di diritto forte. Le nuove
generazioni trovano nella saldezza delle famiglie d'origine un
ancoraggio forte che li aiuta a superare la debolezza economica,
psicologica, e il non senso
•
da un altro lato, più che essere agente di trasformazione sociostorica, è agente di conservazione di
mentalità, atteggiamenti
fatalistici, di valori pre-moderni e affatto perenni contribuendo, così,
alla stabilizzazione del sistema
di arretratezza, di degrado e al
rallentamento del processo di modernizzazione.
La condizione moderna della famiglia calabrese, in genere, è stata
sempre quella di un' istituzione forte entro un contesto "pubblico" debole. La
famiglia, in Calabria, è, fondamentalmente, nucleare, feconda, stabile,
sacralizzata, come è sempre stata. Tuttavia essa resta un mito che, a nostro
parere, occorre trasformare in risorsa per portare la Regione alla rinascita in
modo che la "disgregazione" non diventi "segregazione".
L'impatto con la modernizzazione, o è subito, o è rifiutato come nemico, o è
gestito in termini di patteggiamento e di adattamento. La modernizzazione
non è assunta e fatta propria; è vista come agente esterno, come
colonizzazione rispetto alla "cultura familiare" autoreferente e autopoietica
ispirata, cioè, a norme e codici propri svincolati dalla società di riferimento 1.
1
Cfr P:P: Donati ( acura di), Primo rapporto sulla famiglia in Italia, Paoline 1989, pp.41-49.
167
In sintesi l'attuale trend della condizione della famiglia nella Provincia
cosentina, non si distacca molto dal quadro generale calabrese, sottoposta
com'è alle spinte di una modernizzazione "distorta". Esso si può racchiudere
nelle seguenti 5 categorie:
•
Privatizzazione: la famiglia
si privatizza sempre più e si chiude
nell'intimismo autosufficiente. Per questo viene interpretata come
l'unico luogo dell'inclusione della persona, in cui, cioè, la persona è
chez soi. La famiglia è intesa come "luogo" della vita autentica al
riparo dalle tempeste della vita sociele, inautentica e carica di pericoli.
•
Nuclearizzazione: la famiglia si nuclearizza
sempre più fino a
investire forme di distacco dalla stessa parentela e il restringimento
del numero dei figli.
•
Soggettivizzazione:
viene
enfatizzata
la
carica
affettiva
della
relazionalità in forme di "narcisismo" autoreferenziale.
•
Marginalizzazione:
la comunità familiare, anche a causa delle sue
chiusure privatistiche, perde progressivamente cittadinanza sociale.
Per
questo
resta
specializzata
nel
puro
codice
dell'amore
e
marginalizzata dalla società e dalle stesse politiche sociali sempre più
rivolte alla tutela dei bisogni dell'individuo e sempre meno del nucleo
familiare. Dalle interviste emerge, tuttavia, l'esigenza che "le politiche
pubbliche dovrebbero interessarsi maggiormente della famiglie" dando
più spazio alla coppia per dedicarsi alla propria famiglia.
•
Secolarizzazione: la famiglia calabrese appare dalle testimoniane,
tutt'ora ancorata al cattolicesimo e alla visione religiosa della vita. La
modernizzazione
distorta,
tuttavia,
opera
silenziosamente
nelle
coscienza anche di quanti si dichiarano credenti e praticanti e svincola
la famiglia dalla sacralità della vita. Lo stesso vincolo matrimoniale va
affievolendo
il
riferimento
al
soprannaturale
e
al
religioso
e
all'ordinamento dei valori da essi scaturenti. La stessa etica familiare
e matrimoniale ( fecondazione assistita, sessualità, aborto, divorzio
etc) appare più autonoma dal magistero della Chiesa di appartenenza.
168
Una signora scrive: "La Chiesa in alcune cose appare troppo
retrogada".
Questi aspetti rappresentano i nodi critici che, anche in Provincia di
Cosenza, stanno preparando il "disincanto" non solo da mondo mitico e
metafisico, ma anche dalla famiglia stessa e dall'educazione familiare. In
merito, si può essere d'accordo con E. Damiano, pedagogista di Parma,
quando scrive che c'è un
familismo narcisistico che può essere definito
come "la credenza secondo la quale non c'è salvezza fuori della famiglia,
poichè la famiglia viene considerata come la migliore istituzione possibile
per l'educazione dei figli".
Un correttivo in questa direzione potrebbe essere rappresentato da una
nuova concezione delle politiche familiari. Le stestimonianze-interviste
rivelano, a riguardo, un fatto decisivo: le politiche familiari devono
impegnarsi a costruire nuovi posti di lavoro, possibilità di studio in sede,
creare più servizi sociali e seri interventi di consulenza per un sostegno più
appropriato alle famiglie sul piano culturale, psicologico. Soprattutto rivelano
l'esigenza
che le famiglie siano trattate come soggetto, più che come
oggetto di queste politiche. C'è insomma la voglia diffusa di un protagonismo
da parte delle famiglie del Cosentino proprio in quanto famiglie.
Le
politiche
familiari,
insomma,
sono
viste
non
in
termini
di
assistenzialismo, ma di sussidiarietà. La società, lo Stato, gli Enti Locali,
dovranno porsi al servizio reale della famiglia e mai viceversa. Soprattutto
dovranno creare, le condizioni facilitanti perché la famiglia possa assolvere i
suoi compiti nativi: di coesione, di stabilità, di educazione, di cittadinanza
sociale.
169