Commissione Cultura - La famiglia iper-moderna
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Commissione Cultura - La famiglia iper-moderna
La famiglia iper-moderna: quale identità? a cura di Ilenia Martire L’uomo è relazione: nessuno di noi, infatti, vive completamente solo. La vita è un’esperienza che va condivisa perché l’uomo sia felice. La famiglia è quel nucleo in cui avviene la nostra primissima relazione e condivisione: è il luogo dell’esperienza del successo e del fallimento. Sin da piccoli, la nostra prima occupazione e il nostro primo desiderio è la relazione: con la mamma, attraverso sguardi, vocalizzi, espressioni facciali, attraverso la sintonizzazione dei nostri stati emotivi; con il papà attraverso la spinta al gioco, all’esplorazione, alla sperimentazione del limite. La famiglia è un’istituzione antica, da sempre esistita, ma non è mai rimasta la stessa: essa porta i segni del tempo corrente e vive le crisi e gli sviluppi della società in continuo mutamento. Ma qual è la sua essenza? Ackerman scrive che essa è “un prodotto dell’evoluzione; è un’unità flessibile, che si adatta delicatamente alle influenze che agiscono su di essa dall’esterno e dall’interno”. Deve fare continuamente i conti con i legami biologici al suo interno e con i rapidi cambiamenti sociali. Ha un’identità flessibile, dunque? La famiglia ipermoderna ha subito profonde trasformazioni a partire da un cambiamento dei ruoli al suo interno. Ad esempio ciò vale per la figura del padre e della madre. Fino agli anno ’50 il padre era il provider economico, fornendo alla famiglia risorse economiche per il sostentamento; il padre era l’autorità a cui si ubbidiva: a lui si ricorreva perché punisse il mancato rispetto delle regole importanti e le consuete marachelle. La madre era colei che badava alla casa e alla prole, lasciando al padre un ruolo secondario nell’allevamento dei figli: suo era il compito dell’allattamento, delle sveglie notturne, del cambio dei pannolini e via dicendo. Il ruolo sociale dei rispettivi genitori si è, oggi, omologato su un registro molto simile e indifferenziato: a seconda delle situazioni particolari, il padre potrebbe occuparsi del pranzo o delle pulizie della casa mentre la madre potrebbe essere più coinvolta nelle attività lavorative da dedicare minor tempo del padre al nucleo familiare Tale mutamento non è di per sé negativo ma richiede una ridefinizione e riorganizzazione delle relazioni, dei tempi e degli spazi della famiglia, come anche dell’educazione e delle politiche familiari. Una predominante motivazione a ciò è il fenomeno della “evaporazione del padre”, proposto all’indomani del Sessantotto per definire la critica del giovane di oggi - e, con esso, di tutta la società - all’autorità patriarcale. Si tratta di un processo di perdita della simbologia che investe la figura paterna, animato dalla credenza che il soggetto possa vivere libero, senza vincoli, senza limiti e all’insegna di un godimento senza misura. Ad esempio, il padre nei cartoon risulta carente, poco incisivo e dalla presenza marginale. Per diverso tempo sul teleschermo sono comparsi principalmente protagonisti orfanelli (Pippi Calzelunghe, Dolce Candy, Remy, Dragon Ball); nei telefilm recentissimi è del tutto assente una figura adulta significativa (Sam&Cat, ICarly) oppure entrambi i genitori sono ridotti a supereroi o figure fantastiche che esaudiscono ogni desiderio (i Fantagenitori). Nella famiglia il padre è, anche biologicamente, colui che limita la simbiosi del bambino e della mamma portando l’infante alla socializzazione con le “terze persone”. Questo ruolo simbolico-biologico necessita di diventare simbolico-sociale per far sì che l’uomo sperimenti il limite dell’aderenza alla realtà. Oggi, però, il papà è spesso un “mammo”, tenero, accondiscendente e spesso senza voce in capitolo nella vita familiare. La madre talvolta, come la donna emancipata del nostro secolo, gioca il ruolo di colei che “porta i pantaloni”, che supplisce all’assenza del padre nel gestire tanto le dinamiche familiari quanto l’educazione dei figli. Questa simmetria delle funzioni genitoriali risulta molto confusionaria: l’educazione data ai figli rischia di avere una configurazione incerta e piena di dubbi. I genitori tentano, da soli, di essere indipendenti e di prendere decisioni responsabili, ma spesso i loro ruoli non sono tra loro collaborativi e di supporto. Infatti, una certa simmetria riguarda anche il rapporto genitori-figli. A volte madre e figlia sono amiche e confidenti. Oppure uno dei figli, per supplire alla mancanza del genitore, si ritrova a essere nuovo partner simbolico del genitore del sesso opposto e a svolgere mansioni e ruoli di un individuo adulto. Nei casi patologici, l’adolescente esprime un po’ un quadro sintomatico che ha a che fare con l’espressione del godimento illimitato dovuto alla mancanza simbolica del padre: bulimia, anoressia, perversione, tossicomania, obesità e alcoolismo si presentano così come disturbi particolarmente diffusi nel nostro tempo E ’importante che i ruoli maschile e femminile, paterno e materno siano complementari, ovvero espressione dell’intrinseca vocazione di cui sono portatori, e possano essere collaborativi e con funzioni ben definite all’interno della famiglia. La donna è la maternità nell’accoglienza, nella tenerezza; l’uomo è la paternità nella protezione, nell’esplorazione del confine e del rischio e nel transito dal cordone ombelicale alla società. Oggi, infatti, la famiglia è rimessa in discussione e riformulata attraverso forme familiari alternative: famiglie mono genitoriali per scelta, famiglie “allargate”, famiglie omo-genitoriali. Qual è, allora l’identità e l’essenza della famiglia? Un’unità flessibile? La famiglia è omeostatica e incline alle influenze socio-culturali. Tuttavia ha un’identità immodificabile a cui ogni nuovo nucleo familiare dovrebbe tendere: quella del rispetto della dignità e delle identità di ognuno. La famiglia è luogo di rifugio, riparo, ascolto, socializzazione, di integrazione con la realtà circostante. In una parola ha il compito di adattare ogni vita alla vita. Questa è una realtà da riscoprire dando a ciascuno il proprio posto e permettendo a ognuno la sua espressione. Riferimenti bibliografici Recalcati, Massimo, Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna, Milano, Raffaello Cortina, 2011 pp. 5-189; Berto, Francesco - Scalari, Paola, Incontrare Mamma e Papà, Molfetta(BA), La Meridiana, 1999, pp. 7-127 Ackerman, Nathan, Psicodinamica della vita familiare, Torino, Bollati Boringhieri 2008 (terza edizione), pp. 7-371.