Contributo CONSORZIO SOLIDARIETA` SOCIALE di PARMA e delle

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Contributo CONSORZIO SOLIDARIETA` SOCIALE di PARMA e delle
CONTRIBUTO CONSORZIO SOLIDARIETà SOCIALE di PARMA
e delle sue cooperative sociali
BOTTEGA DEL POSSIBILE
RICERCA CENTRI DIURNI
Alcuni elementi di premessa:
⋅ Il Consorzio Solidarietà Sociale comprende 36 cooperative sociali di cui 12 di area disabilità distribuite sui quattro distretti territoriali (Parma, Fidenza,
Sud Est, Valli Taro e Ceno)
⋅ A Parma, nella tipologia dei centri diurni in senso ampio sono ricompresi:
I Centri Socio Riabilitativo Diurno (6 servizi = 46% posti totali))
Laboratori Socio Occupazionale (11 servizi = 85% posti totali)
ASPETTO RITENUTO DEBOLE
Aspetti Organizzativi
(orari di apertura, programma..)
CRITICITA’ RILEVATE - CAUSE
SOLUZIONI adottate..
Tutte le cooperative sottolineano un nuovo Diverse soluzioni:
bisogno
impellente:
necessità
di
un
Appoggio infrasettimanale presso il proprio gruppo
prolungamento orario del servizio diurno;
appartamento + contribuzione famiglia per sostegno
prolungamento orario non solo infrasettimanale
nei fine settimana
ma anche per i periodi di ‘normale chiusura
Diverso sistema di turnazione operatori (possibile
annuale’ (natale e agosto).
attraverso la gestione di più servizi / progetti). Si
Il bisogno viene segnalato, in particolare, dalle
sottolinea, però, che questa soluzione è fattibile solo
famiglie ‘giovani’ con diverse motivazioni:
per un breve periodo.
*necessità lavorative (oggi madre e padre hanno
Insieme alle famiglie, si stanno cercando altre soluzioni
necessità di lavorare a tempo pieno)
più stabili (che prevederanno una loro maggiore
contribuzione).
*benessere / sollievo
Studio accurato di ciò che potrebbe caratterizzare ‘il
tempo’ di prolungamento orario; per le persone con
disabilità è una questione delicata e faticosa.
Caratteristiche degli ospiti (età degli L’ aumento delle situazioni di autismo certificato
ospiti (e di conseguenza quella dei e l’invecchiamento della persona disabile hanno
familiari), tipo e gravità della chiamato necessariamente le nostre cooperative
disabilità)
ad interrogarsi su nuove risposte, altamente
specializzate e professionali, nonché articolate
su diversi livelli d’intervento al fine di consentire
interventi che siano quanto più personalizzati
possibili
Al momento, per entrambi i temi, si sono formati gruppi di
lavoro interni consortili.
Caratteristiche
del
personale: Il personale delle nostre cooperative è molto
formazione, età anagrafica e differenziato e caratterizzato dallo ‘stile’ con cui
lavorativa ecc.
la cooperativa stessa si approccia con il suo
territorio/esterno. Ci sono cooperative che, fin
dalla loro nascita, sono in stretto e continuo
dialogo con l’esterno H e non; altre che, anche
grazie ai progetti consortili, si stanno
approcciando e allenando a questo ‘stile di
lavoro’ faticoso ma indispensabile.
Da un paio di anni, e sulla base dei bisogni formativi di area
socio assistenziale, il Consorzio partecipa ai bandi formativi
FONCOOP; attraverso essi è possibile personalizzare e
caratterizzare il piano formativo sia attraverso piani formativi
standard che complessi; in materia di piano complesso abbiamo
chiesto il finanziamento per la realizzazione di una RICERCA da
attuare con gli operatori, le famiglie e le istituzioni. Le finalità
individuate sono orientate al cambiamento e alla
ristrutturazione dei nostri Servizi. In particolare il progetto sta
mettendo a confronto due campioni:
famiglie che frequentano servizi gestiti dalle
cooperative della nostra base sociale;
famiglie con figli/e che ancora frequentano le scuole
secondarie di 2° grado.
Dopo una prima fase di lavoro (racccolta dati interni,
approfondimento del bisogno, ricerca di esperienze ‘altrui’ e di
altri territori da conoscere e contattare…) stiamo maturando
alcune prime proposte ancora da condividere e maturare
insieme all’Ente Pubblico e ai Servizi di Riferimento.
L’obiettivo è quello di:
fare emergere un eventuale gap generazionale tra le
famiglie in termini di: composizione, reti sociali di riferimento,
bisogni,…
evidenziare le diverse rappresentazioni (pregiudiziali
e/o esperienziali) sulle cooperative sociali come luoghi possibili
di vita per i propri figli con disabilità;
individuare alcuni focus sui bisogni, traducibili in nuovi
orientamenti d’intervento, di riorganizzazione e ridefinizione
anche strutturali dei nostri servizi;
L’idea della ricerca nasce da alcuni elementi percepiti o talvolta,
convalidati da dati di fatto:
la necessità di recuperare la distanza tra soggetto
erogatore (cooperativa) e soggetto fruitore (famiglia),
attualizzando bisogni e lavorando preventivamente su alcune
fasi della fisiologica evoluzione famigliare (es. dopo di noi);
il pregiudizio, che si traduce in timori e ansie, delle
famiglie alle quali viene prospettata la cooperativa sociale per il
proprio figlio: che natura hanno queste rappresentazioni? Come
prevenirle? Cosa ci dicono e cosa ci suggeriscono? Quali
cambiamenti auspicati contengono?
Rapporti con Scuola, Asl, Servizi Le cooperative stanno lavorando in situazione DI
Sociali (per i CD delle Cooperative) e EMERGENZA ormai da anni. Ciò di cui si sente un
con i Centri per l’Impiego
bisogno impellente è un’analisi dei bisogni ad
ampio raggio e di prospettiva (di lettura anche
dei dati); mancanza di una programmazione di
medio-lungo periodo, mancanza di una regia..
*Richiesta costante al Pubblico di una Regia o di un Tavolo di
Programmazione condiviso
*Ciò che aiuta e diventa preziosa è la rete tra coop in cui è
possibile confrontarsi e rispondere a diversi bisogni a seconda
della caratterizzazione di ciascuna coop.
GRIGLIA DELLE ESPERIENZE INNOVATIVE E DELLE BUONE PRASSI
In relazione alle modalità con le quali “censire” le esperienze innovative e le buone prassi che già oggi esistono, sono emersi i seguenti punti sui
quali a nostro avviso è importante concentrare la ricerca:
BUONE PRASSI rispetto a…
INCLUSIONE SOCIALE
Ossia quando il C.D. è “uscito” all’esterno e quelle in
cui “l’esterno” è entrato nei centri e come.
Esperienze significative in atto..
Per molti anni le cooperative di area disabilità sono state ‘innovative’ sia in termini di ‘proposte’
che nello ‘sviluppo di alcune professionalità specifiche’ (Alcune cooperative sono nate negli anni
’80, prima della legge sulla cooperazione sociale). E’ solo, però, a partire da qualche anno che
alcune nostre realtà sono ritornate a rimettersi in gioco attraverso la sperimentazione di ‘soluzioni
ALTRE’.
L’ambito d’intervento è quello del lavoro di comunità (che non è solo lavoro di rete e che non è
esclusivamente lavoro di territorio): la coop.va definisce un’area territoriale d’intervento
(quartiere, Comune, paese,…) e attiva una metodologia di lavoro relazionale che ha come finalità
l’autogenerazione di risorse e attività con un fine specifico e pre-definito: creare opportunità
quotidiane ad alto impatto relazionale e manuale. Abbiamo definito questo approccio come
‘lavoro di soglia’: tra il dentro e il fuori la coop.va, dove il territorio/la comunità diventano contesto
e ambiente di lavoro per l’operatore/tessitore (figura centrale nel nuovo sistema di welfare tra
pubblico e privato).
La capacità e la volontà di uscire all’esterno comporta necessariamente un investimento
importante di figure educative che sappiano rimanere in costante dialogo con l’esterno.. Questo
comporta anche un ‘salto culturale e professionale’ non indifferente. Il lavoro di comunità non si
improvvisa, va curato e gestito.
In questa visione, alcune cooperative sono impegnate nel Progetto ALTRI LAVORI
Progetto che intende rispondere ai nuovi bisogni delle famiglie che chiedono spazi dinamici e
‘aperti’ per i loro figli/congiunti; attivazione di ‘esperienze di impegno’ all’interno dei tanti luoghi
possibili di un territorio (circoli, bar, orti sociali, aziende, biblioteche, associazioni, società
sportive…) e che possono accogliere persone che, pur avendo una disabilità, hanno autonomie che
possono tradursi in impegno e utile contributo in attività varie. La cooperativa sociale rimane il
luogo di riferimento per l’accompagnamento e la necessaria assistenza; il luogo che ospita il
percorso si avvale del contributo d’impegno della persona con disabilità e traduce a tutta la
comunità il concetto di integrazione possibile in ogni contesto; la persona, seppur con la sua
disabilità, arricchisce il suo progetto di vita e di emancipazione: sperimentando contesti, richieste e
attività nuove.
Anche con un certo stupore, ad oggi sono numerosissime le disponibilità ‘esterne’ e non
necessariamente legate alla disabilità che si sono rese disponibili. A fine aprile 2013 sono stati 21 i
percorsi d’impegno attivati sui diversi distretti in Bar, Trattorie, Associazioni Sportive , Acquari,
Vivai, lavanderie, edicole… (con specifica convenzione e con strumenti di monitoraggio
personalizzati)
Fusioni tra cooperative
In questa area, abbiamo assistito ad un processo di fusione significativo tra due cooperative
storiche di tipo A e operanti sul medesimo territorio/quartiere.
CRISI ECONOMICA
Apertura di attività commerciale
Una cooperativa a breve aprirà il ramo ‘B’ (di inserimento lavorativo). A seguito di un progetto
finanziato da Fondazione Cariparma, l’idea è quella di aprire un’attività ‘commerciale’ legata al
recupero di vecchi supporti video, diapositive e relativa traduzione su nuovi supporti informatici.
Avvio sperimentazioni crowdfunding (per il sostegno di alcune progettualità comuni)
Come Consorzio stiamo avviando un percorso con Banca Prossima per sperimentare una
piattaforma raccolta fondi (in cui è contemplata la possibilità di raccogliere ‘donazioni’ e ‘prestiti’)
Ripensare, anche a livello di rete, alla destinazione del 5x1000
DOPO DI NOI
Avvio del PROGETTO LE CASE RITROVATE
Il progetto ha ‘inventato’ insieme alle famiglie, alle loro associazioni e alle istituzioni locali, il
modello innovativo della domiciliarità di tipo comunitario; non uno "strumento sostitutivo" dei
servizi già presenti sul nostro territorio, ma una scelta integrativa, un’idea di ‘costruzione di casa"
da realizzare insieme alla famiglia, a partire dalle esigenze/soggettività delle persone disabili e del
contesto relazionale in cui vivono; percorsi diversi per bisogni diversi. Ad oggi, si stanno
realizzando due tipologie di esperienze:
•
Percorsi di domiciliarità comunitaria 'definitiva'; per continuare a vivere a casa propria o in
un'altra casa vissuta come propria; la cooperativa, attraverso un ruolo di regia forte, coordina la
rete personalizzata dei soggetti coinvolti, che consente questa opportunità (assistente familiare,
amministratore di sostegno, luoghi e riferimento per il lavoro e la socialità); un tipo di domiciliarità
pensata per chi ha già maturato questa scelta, per chi è 'pronto'; una soluzione che prevede un
funzionamento per 365 giorni all'anno.
•
Scuola di autonomia, una domiciliarità più “leggera” attivata dal 2011 sul distretto di
Parma; una casa, un appartamento, ospita ragazzi/e disabili per ‘prove di autonomia’ e di
emancipazione dalla famiglia (da non confondere con il sollievo). L’obiettivo dei vari progetti
individualizzati è quello della domiciliarità di tipo comunitario.
La positività del progetto la si riscontra anche nella diffusione capillare di tale modello sui diversi
distretti territoriali.
In questi ultimi mesi in Consorzio si è costituito anche un gruppo di lavoro sperimentale sulla
questione ‘PERSONE DISABILI ANZIANE’; tema attuale su cui le cooperative intendono lavorare.
Alcune idee:
*Proporre e lavorare insieme al Pubblico su un protocollo di ‘uscita’ – Buone prassi per ‘questo
ulteriore passaggio’..
*Elaborare alcune sperimentazioni di accompagnamento a partire dai luoghi disponibili (delle
cooperative e del territorio)
NORMATIVA
BUONE PRASSI MESSE IN ATTO PER LA PRIMA PRESA
IN CARICO
Il SISTEMA ‘ACCREDITAMENTO’, da un lato, continua a suscitarci diverse preoccupazioni che
hanno origine dalla messa in discussione del modello di intervento sociale che caratterizza storia e
mission delle nostre cooperative timori rispetto ad un irrigidimento dei servizi (in parte più attenti
agli aspetti sanitari e alla omologazione di un modello simile in tutta la Regione) che potrebbe
penalizzare il lavoro di comunità e quindi la capacità di lettura del disagio/bisogno; temiamo
un’eccessiva ‘professionalizzazione burocratica’ delle relazioni con le famiglie, con le istituzioni e
un impoverimento del lavoro di rete (coltivato negli ultimi anni per moltiplicare le opportunità di
inserimento sociale per le persone disabili attraverso la relazione con realtà territoriali che
impediscono un accentramento dei servizi nelle sole cooperative): l’area socio assistenziale
dell’Ente è un’area di ricerca finalizzata a ridefinire l’approccio con la disabilità adulta: non solo
accompagnamenti settoriali e di risposta a bisogni specifici, ma sempre più orientati a sostenere
l’intero progetto di vita nella sua articolazione globale.
⋅
Progetto CALAMAIO - progetto culturale che intende facilitare l’integrazione delle
⋅
⋅
diversità, scegliendo come ambito primario di azione la scuola; è un progetto animato
dagli spazi e dalle persone delle cooperative;
Percorsi di ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO offerti alle scuole secondarie di secondo grado;
buone prassi per l’integrazione dei ragazzi con disabilità; possibilità di sperimentare il
contesto delle cooperative come ambiti di inserimento sociale e lavorativo; occasioni socio
relazionale rilevante;
Progetto A CASA CON SOSTEGNO: fa capo all’Agenzia Disabili del Comune di Parma (il
Consorzio ha il coordinamento, la supervisione e la gestione del gruppo auto mutuo aiuto
con le famiglie). Il valore del servizio, articolato in più azioni a sostegno di famiglie con
bambini disabili, è dato dalla dimensione progettuale che si riesce a mantenere grazie alla
presenza attiva delle famiglie: organizzate in un gruppo di auto mutuo aiuto di cui una
mamma è facilitatrice, stanno dentro al progetto con competenze proprie che esprimono
in proposte che continuamente migliorano l’offerta di interventi alla città.
A partire da questa esperienza è stato attivato un LABORATORIO di NARRAZIONE
specifico CON LE FAMIGLIE (sul tema specifico del passaggio dalla scuola alla vita adulta)
con l’obiettivo di definire buone pratiche di uscita dalla scuola.
Al momento, si sta lavorando:
* su una proposta di protocollo ‘di buone prassi’ da condividere con Provincia a Comuni
*sull’organizzazione, a partire dal prossimo sett/ott 2013 dell’evento (da ripetere
annualmente) ‘COOPERATIVE APERTE’ con alcune finalità:
- Conoscenza mirata e diretta dei contesti delle coop.ve e di ciò che le anima
- Informazione e orientamento sulle opportunità aperte che le coop.ve possono
offrire
- Tematizzazione di alcuni nodi: es. le opportunità di socialità e aggregazione dopo la
scuola (la possibilità dei Centri Giovani),….
- Promuovere momenti in cui le famiglie possano raccontarsi e incontrarsi
⋅