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PERIODICO DI SATIRA E BUONUMORE - Anno XIV - n. 33 - SETTEMBRE 2011 - Direttore Responsabile: Antonio Galuzzi - Aut. Trib. MN n. 5/97 del 23/05/1997 - COPIA OMAGGIO IL NOTTURNO governo in manovra travolge anziano paese fermo al capolinea Il centocinquantenne pensionato andava a trovare la madre Italia morente Fatale la manovra compiuta dal settancinquenne autista, ex-cantante di successo, al quale già nel 1995 e 2006 era stato ritirato il permesso di guida, ieri sera al volante di un pullmino, sul quale avevano preso posto i ministri, dopo una festa d’addio al buonsenso, tenutasi a Gemonio. L’automezzo stava percorrendo la Padania Inferiore Bis verso Arcore, quando nei pressi di Legnano, poco dopo il luogo della storica battaglia, trovava la strada ostruita nel suo senso di marcia dal torpedone dei parlamentari cattolici, al rientro dal pellegrinaggio in Terrasanta e sul lato opposto dal corteo dei Cobas dei precari, impiegati al servizio fotocopie delle provincie di Sondrio e Piacenza, in odore di licenziamento, dopo il decreto sviluppo dell’agosto scorso. Scesi tutti i ministri dal pullmino per verificare la viabilità, nonostante gli appelli dell’opposizione accorsa sul luogo dell’ingorgo, a spostarsi leggermente a destra sulla piazzola di sosta, per una pausa di unità nazionale in attesa dei soccorsi della BCE, decidevano di risalire a bordo e d’invertire immediatamente la rotta. Nel fare la brusca manovra d’inversione di marcia, l’autista che si sospetta faccia abitualmente pesante uso di titoli spazzatura, come rilevato allo spread-test cui è stato successivamente sottoposto, non si accorgeva che sulla carreggiata opposta un anziano traballante, noto ai locali come il Bel Paese, era fermo al capolinea del autobus che lo portava tutti i giorni all’Ospedale Quirinale a far visita alla madre, signora Italia, da tempo affetta da un male incurabile. L’impatto era violento e letale. Alcuni passanti centristi tentavano inutilmente di rianimare il vecchio che, di recente compiuti centocinquant’anni, sarebbe spirato alcune ore dopo fra le braccia della madre, la cui tragica sorte, come in un funesto presagio, anticipava di poche ore. L’autista, invece incolume, era tradotto dalla locale polizia europea al carcere di Opera: rischia cento anni di default, per guida in stato di sconsideratezza e tracotanza. Il passeggero, proprietario della villa di Gemonio in cui era stata organizzata la festa, che viaggiava alla sua sinistra, prima di cadere in coma, in evidente stato confusionale, insisteva, balbettando parole sconnesse ai soccorritori, per essere ricoverato nell’ospizio di via Bellerio, dov’è attualmente in cura presso il suo medici di fiducia del Circolo Magico, che anni prima lo salvarono dalle conseguenze di un simile incidente. Lievi escoriazioni riportavano gli altri ministri, seduti nelle file posteriori del pullmino che, sbalzati sulla strada, miracolosamente cadevano in piedi. Passata precauzionalmente la notte in osservazione all’Ospedale Quirinale, per gli accertamenti del caso, il dott. Napolitano, primario di neurochirurgia istituzionale, dopo una visita accurata, li dimetteva prescrivendo loro una lunga e salutare convalescenza, da trascorrersi a spese della pubblica sanità, in una qualsivoglia sperduta isola tropicale. bella manovra ci vuole la fiducia! 2 cronache il fondo del barile di Teo Guadalupi crolla la borsa: spostiamoci E a seguire citerei anche “investiamo in borsa, sempre che ci facciano entrare in macchina”. E ancora “l’indice è in ribasso, ma il medio è in forte rialzo”. Tanto per sfoderare dei classici della comicità elementare, qualcosa che almeno una volta nella vita hanno detto tutti, dal comico professionista al nullafacente con la seconda elementare come titolo di studio (che non è poco, considerato che la mia classe, quella del 68, è stata l’ultima a sostenerne gli esami!!!). Mi sono sempre chiesto come mai non ci sia mai stato un comico che abbia fatto l’operatore di borsa come personaggio, vista la fertilità del tema. Lo stesso Carlcarlo Pravettoni, di Hendeliana memoria, si limitava a sfiorarne il tema, senza in realtà affrontarlo fino in fondo. Bene, a 43 anni, grazie allo spread tra BTP e BUND, grazie alle spiegazioni che ci ha dato il governo per cui noi abbiamo un’economia solidissima ed è la borsa a non capire niente, grazie al fatto che la Banca Centrale Europea, quella che dovrebbe regolamentare l’economia di 17 Paesi europei (non paesini, proprio Paesi) ha più volte dimostrato di contare come Gian Marco nella famiglia Moratti, grazie al fatto che gli approfondimenti dei vari esperti in TV mi hanno confuso ancora di più le idee, ho finalmente e definitivamente capito: sulla borsa non c’è proprio niente da ridere. E se crolla l’unica cosa da fare è spostarsi! Almeno credo. Bestsellers su carta da forno Suona il cellulare ed è un piccolo evento. In media, ricevo due telefonate alla settimana e in una mi si chiede solitamente di cambiare l’abbonamento. Quando accade, confesso di mettere in pratica una tattica un po’ cinica. Pur sapendo che non cambierò mai il mio piano, faccio sciorinare all’operatore l’intera proposta: «Trecento messaggi gratis; telefonate senza limiti per rete fissa; niente scatti alla risposta; due ore di navigazione gratuita…» Le parole scorrono nel mio subconscio come un rapido in transito, immerse in una suadente eco. Dopo trenta secondi mi trovo in uno stato vicino alla preanestesia. E’ ipnotico. Ecco, con i piani delle compagnie telefoniche si possono evitare dispendiose trasferte ad Amsterdam. Questa volta, però, si tratta d’altro. Un vivace direttore di periodico, mi vuole commissionare un editoriale che, dice lui, «andrà sullo speciale Festivaletteratura de Il Notturno, in occasione della rinomata kermesse mantovana». Fatalità, l’apparecchio squilla proprio mentre mi trovo in un megastore a Milano, pietrificato al cospetto di un’enorme scaffalatura – almeno dieci metri per cinque - interamente occupata da Cotto e Mangiato di Benedetta Parodi. La cacofonica suoneria dell’antidiluviano cellulare mi sottrae a cupi pensieri: mi sto domandando, da buoni dieci minuti, quante birre medie mi occorrerebbero per riuscire a pisciare in un colpo solo sull’intera scaffalatura. «Va bene… Vada per l’editoriale». Dico di sì al mio intraprendente aguzzino, camuffato da direttore, e l’interrogativo che rimbalza nella mia mente muta come d’incanto. Ora mi domando se la renale riflessione su Cotto e mangiato sia un buon incipit per l’editoriale. Come inizio, devo ammetterlo, mi pare un po’ forte, quindi non adatto all’alto profilo storico del capoluogo virgiliano. A questo si aggiunga che siamo all’interno di Festivaletteratura e in corrispondenza dei 150 il governo sta lavorando al nodo pensioni anni dell’Unità d’Italia. Metti che una copia finisca tra le mani di Giorgio Napolitano… No, non si può fare. A ben pensarci, però, quando ho fatto riferimento al pezzo commissionato, ho utilizzato un verbo scorretto. Si commissiona quando si corrisponde un emolumento e questo non è certo il caso. Ecchediamine - penso con rinvigorito puntiglio -, gratis posso scrivere quello che voglio. E poi, l’idea di far chiudere Il Notturno, ha un che di accattivante. In quanto a Benedetta Parodi, o all’epigona Antonella Clerici, beh… Messe insieme, difficilmente riuscirebbero a sfornare un uovo sodo. Quando alla Parodina hanno consegnato un guanto da forno, era convinta servisse tra la seconda e la terza base; la sola volta che la Clericiona ha avuto a che fare col burro… Okay, lasciamo stare. Per contrappasso, ambedue vendono fantastilioni di copie di libri di cucina. Ormai da anni lo vorrebbero scorsoio... La redazione [email protected] Antonio Galuzzi Antonio Voceri Enrico Alberini HANNO COLLABORATO Corrado Andreani - Fabrizio Bolivar - Fabrizio Canciani Francesco De Collibus - Corrado Giamboni - Alberto Grandi Teo Guadalupi - Ilaria Jahier Massimo Minotti - I Papu (Andrea Appi e Ramiro Besa) - Fabrizio Pescara - Piermaria Leandro Romani - Mario Tenedini in collaborazione con Sagoma Comedy (www.sagoma.com) Stampato in 3.000 copie da Fda Eurostampa di Borgosatollo (BS). Distribuito in omaggio di Jambo – sindacale! - i primi posti di tutte le classifiche sono colonizzati dalle “loro” prodezze culinarie: segno che anche parlando di cannelloni, il concetto di copyright andrebbe aggiornato. Siamo alla frutta: non c’è enciclica del Papa che tenga, non c’è premio Nobel che possa opporsi. Il dominio assoluto, a rotazione, è di Benedetta Parodi e Antonella Clerici. A seguire, dispersi per la pista, Joseph Ratzinger, Wilbur Smith, Ken Follett, Andrea Camilleri e via scribacchiando. Giunti a questo punto, una riflessione è d’obbligo. Per quale ragione, masse oceaniche di lettori avvertono la necessità, ineluttabile, di consultare il duo Clerici/Parodi per farsi un fottutissimo risotto? Una risposta sensata è fuori della mia portata. Farebbe fatica Umberto Eco, figuriamoci il sottoscritto. Forse occorrerebbe un bravo antropologo, oppure, dato che ci troviamo in un periodo alquanto esoterico, un bravissimo esorcista. La situazione è seria: l’economia arranca, la borsa rimbalza, la globalizzazione azzanna, il Maghreb impazza, il Giappone sobbalza, il mondo cappotta… E nel Belpaese? Da noi si spadella, si rosola, si frigge, si soffrigge, si scotta, si dora, si impana, si bolle… Insomma, se magna. Di più, ci si strafoga. Perché con i cuochi veri si degusta, si assapora, si assaggia; con i quochi tarocchi ci si ingozza. Ed è la ragione per la quale, oramai, si pubblica quasi esclusivamente su carta da forno. Ecco allora una domanda stagliarsi su tutte le altre. Se la salvezza dell’Italia dipende dai libri - dalla cultura con la “C” più o meno maiuscola -, l’Italia ce la farà? Per quanto mi riguarda, sono abbastanza convinto di potercela fare con quattro birre medie. Non risolleverò le sorti della nazione, questo no, ma vuoi mettere la soddisfazione?! Antonio Voceri meglio non cambiare Giovedì scorso, era quasi l’ora di cena, suonò il campanello. Non aspettavo gente, ma andai comunque ad aprire. Mi trovai davanti un giovanotto con una pecora al guinzaglio. Un originale, senza dubbio. Parlò lui per primo: «Sono il figliol prodigo, potete ammazzare il vitello grasso?». «Scusi... e l’ovino?» «La pecorella smarrita». «Capisco. Ma, mi spiace, vitelli niente. Sa, è un periodo di vacche magre». Ci rimase male. La pecorella belò: un belato come di disappunto. Non capii perché: a me risulta che le pecore sian vegetariane. «E allora cosa faccio?» balbettò «ci contavo. Se ci mettiamo a non rispettare nemmeno più le parabole, dove andremo a finire?». Sul momento non sapevo cosa dire, poi mi vennero in mente le Scritture: «Perché non prova in Egitto?». «In Egitto?» «Ma sì... Ha presente le dieci paghe? Cerano anche quella delle rane e quella delle cavallette. Vuole che non ne siano rimaste un po’? Le rane son buonissime, fritte o nel risotto. E anche le cavallette. Fritte pare siano squisite. L’ho visto su National Geographic. Lei non ha Sky?» «No, niente satellite, solo parabola». «Capisco... Comunque le conviene provare là». Mi guardò. Poi guardò la pecora che mi parve ricambiare lo sguardo: ebete, ma come d’approvazione. Se ne andarono senza salutare. Rimasi un po’ a guardarli mentre si allontanavano poi chiusi la porta e tornai davanti al televisore. Non avevo ancora preso in mano il telecomando per cercare un telegiornale che il campanello suonò di nuovo. Chi altro poteva rompere a quell’ora? Era una vecchietta con una mela in mano. «Interessa l’oggetto?» mi chiese senza presentarsi. Scossi la testa senza rispondere. Figurarsi, una mela. Da una vecchia, oltre a tutto sdentata. Insistette: «È buona, guarda com’è bella... rossa». «No, davvero, grazie». Dietro di lei intanto si era materializzato un tizio con in mano una specie di flauto dolce. Un piffero. «Vuol seguirmi, per favore?» Ci misi un attimo a realizzare. «Ma non ci penso nemmeno!». Se ne andarono delusi. Fu allora che mi svegliai. Era il campanello che suonava. Ancora. Scesi dal letto e andai ad aprire stiracchiandomi. Era un certo Signor La Morte, vestito di nero. Fu lapidario: «Sono il tristo mietitore» mi fece cenno di seguirlo e sparì ciondolando la falce nel buio. Intanto che era voltato, richiusi la porta e mi stravaccai sul divano. Di nuovo il campanello. Mi alzai a fatica sperando che stavolta fosse il mio pusher, quello solito, quello di sempre. Non quello nuovo che era venuto il giorno prima. Maio critica letteraria LA BIBBIA Romanzo decisamente ambizioso, a cominciare dall’autore che si firma “Dio”. È, in estrema sintesi, la stesura di un testamento che, verso la metà del corposo volume, cambia inaspettatamente direzione, anche perché i beneficiari del cosiddetto “vecchio” testamento sono nel frattempo tutti morti, per colpa di eventi tipici del filone catastrofico caro a Hollywood come guerre, diluvi universali e punizioni celesti. Nel “nuovo” testamento si parla di un’eredità lasciata ai figli dell’Autore che non sembrerebbe materiale ma piuttosto spirituale, sotto forma d’insegnamenti che vengono rivelati da un tutor con ottime credenziali. Il personaggio del coach in questione è senz’altro il più riuscito. Merito anche di continui colpi di scena che lo condurranno attraverso parole, azioni e miracoli da Guinness World Record, fino all’arresto, a un processo a porte aperte falsato da testimoni poco attendibili e a una morte atroce dalla quale risorgerà, come del resto aveva sempre annunciato all’incredula crew. “Bibbia” è una raccolta di libri differenti, scritti in un lasso di tempo abbastanza ampio. Probabilmente in origine voleva essere una cronistoria degli eventi che hanno portato alla decisione di lasciare o meno un’eredità ai discendenti. Ciò non aiuta il lettore, che si trova spaesato di fronte a generi letterari tanto diversi fra loro. Si va dal genere storico (addirittura l’Autore parte dalla creazione del mondo, come se volesse far intendere che l’universo intero fa parte dell’eredità promessa) a quello legislativo, da quello profetico a quello sapienziale, per poi arrivare al genere apocalittico. Il racconto ci pare spezzettato e farraginoso. Il lettore rischia così di perdere il filo narrativo. Anche i protagonisti sono decisamente troppo numerosi: non si fa in tempo a capire di chi sia figlio uno che già muore o scompare dalla trama. Tra l’altro, i nomi sono spesso gli stessi per personaggi diversi, a volte quelli dei figli sono gli stessi dei padri e dei padri dei padri. E anche dei figli dei figli. Un bel casino. A far inciampare il lettore, sono anche le numerose note a piè pagina: praticamente un libro nel libro. Inoltre, vi sono scarsi, se non nulli, riferimenti bibliografici. Non è possibile tirare in ballo praticamente tutto l’universo senza citare le fonti. A meno che l’Autore non sia così autorevole da fugare ogni dubbio su licenze poetiche che potrebbero falsare il documento. Tra l’altro, girano con insistenza voci su presunti ghostwriters utilizzati dall’Autore per scrivere alcune parti del libro, definite “ispirate” dallo scarno comunicato stampa. Sul fronte privacy, ci sembra siano riportate un po’ troppe lettere: a Timoteo, a Tito, a Filemone; di Giovanni, di Pietro, di Giacomo... Insomma, crediamo che il garante avrà qualcosa da ridire sull’uso spregiudicato di corrispondenze non tutelate, nemmeno ai fini Siae. Il volume “Bibbia”, a nostro giudizio, non ha avuto un lavoro di editing adeguato: i capitoli denominati “Vangeli” di Luca, Matteo, Marco e Giovanni (così, senza nemmeno il cognome, come Luca&Paolo, Totò&Peppino, Gli amici di Maria…) risultano simili, se non addirittura uguali in moltissimi passaggi. Faticosa risulta anche la scorrevolezza del testo per quanto riguarda la forma verbale. Citiamo ad esempio il versetto “Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. “Bibbia” si chiude con il capitolo “Apocalisse” che, negli intenti dell’Autore vorrebbe essere una “Rivelazione”, che fa raccontare a Giovanni (Aldo e Giacomo invece non figurano nei ringraziamenti). Ebbene, questa rivelazione è scritta in linguaggio simbolico e parla della fine dei tempi. Niente di più chiaro: per l’eredità occorrerà attendere il giudizio universale, che probabilmente avverrà senza ricorsi in cassazione. A meno che passi il processo breve. “Bibbia” tenta di spalancare nuovi orizzonti, tuttavia riteniamo che questo ponderoso lavoro, nonostante sia stato tradotto più di Pinocchio, non avrà successo. L’opera in sé denota buoni contenuti e un’apprezzabile struttura, tuttavia, proprio per le peculiarità sopraelencate, riteniamo improbabile che possa far presa tra la gente. Abbiamo letto per voi Anche noi del Notturno siamo voluti venire incontro ai bisogni dei lettori del terzo millennio. Non sempre, nonostante la buona volontà, si ha il tempo di leggere. I nostri tempi sono frenetici e riuscire a risparmiare qualche minuto leggendo il riassunto di un’opera letteraria invece che il testo integrale, può far comodo. Ecco, allora, la nostra rubrichetta “Abbiamo letto per voi...” che oltre al riassunto in stile “Selezione”, si pregia di contenere un minimo di critica letteraria. Buona lettura, o meglio, per guadagnare tempo, buon lettur! L’ELENCO TELEFONICO DI REGGIO CALABRIA Fa parte di una collana realizzata dalla casa editrice Telecom per un target di lettori di tutte le età che, curiosamente, abbina i titoli dei volumi a località italiane capoluoghi di provincia. La trama è un po’ confusa e i personaggi, alla fine, risultano decisamente troppi. Il rischio è quello di dare i numeri prima di arrivare alla parola fine. Non mancano le pagine divertenti, come quelle dedicate a tale Calogero Pippone che riempie ben sette colonne. LA TARGHETTA SUL FINESTRINO DEL TRENO Raro esempio di poesia ermetica, le parole colpiscono per la loro incisività: E’ severamente / vietato sporgersi / dal finestrino aperto. Il duro monito in lingua italiana è decisamente addolcito dalla versione francese del testo (oltre a quella inglese e a quella tedesca che fanno di questa raccolta a respiro europeo una delle più complete tra quelle con testo tradotto a fronte): Ne pas / se pencher / au dehors. Anzi, l’invito a non sporgersi all’esterno appare vieppiù come un tentativo di far scoprire quello che le parole non dicono. Occorre quindi andare oltre a ciò che questo autore del quale si conoscono solo le iniziali, F.S. (a volte FF.SS.), ha scritto. Il fatto che sia meglio non sporgersi all’esterno non vieta assolutamente il potersi sporgere all’interno, anzi, è un invito a guardarsi dentro in un momento, quello del viaggio (così denso di significati…), che sembrerebbe essere invece teso alla conoscenza e all’assorbimento di quante più immagini sia possibile catturare… Ma il viaggiatore alla ricerca dell’anima vera della poesia inizia sì un viaggio, però al contrario: è come appeso fuori del vagone e, dal finestrino aperto, scruta all’interno dello scompartimento, fruga nel proprio io e nell’anima nascosta di chi gli sta accanto. È una ricerca interiore, pregna di laica religiosità. UN CARTELLO STRADALE Molto ben scritto, questo romanzo breve colpisce per la facilità di lettura. Il racconto prende direzioni ben precise, fin dalle prime righe, anche se non si capisce bene che senso abbia seguire passo passo le indicazioni dell’autore (un anonimo impiegato comunale) se da subito si capisce dove vuol andare a parare. La trama è semplice, arricchita da un colpo di scena finale: le ultime pagine sono a traffico limitato! LA TARGHETTA DELL’ASCENSORE Rientra in un genere fiorito nel XIX secolo e oggi piuttosto trascurato. Otis e Schindler, i due principali autori di questo piccolo movimento, si sono pressoché divisi l’intera nicchia cui si rivolgevano. Si tratta di una branca della prosa tardo ottocentesca, giudicata ingenerosamente come antesignana di quel nichilismo, poi sfociato nel nazismo. Sia Otis sia Schindler, infatti, si rivolgevano prevalentemente a élite, come confermano i continui inviti a non superare le tre, le quattro o al massimo le sei persone (secondo le edizioni, ndr). Alcuni studiosi considerano questi riferimenti come evidente inclinazione, da parte dei due autori, verso uno stato forte, governato da una oligarchia ben definita. I successivi richiami al peso corporeo dei membri di queste élite (nella più matura opera schindleriana si sollecitano le tre persone in oggetto a non superare i 300 chili complessivi, ndr) sono addirittura interpretati dal critico belga Theodore Gourdet come gli elementi che hanno ispirato la cultura della razza. Una cultura che, facendo perno su connotazioni numeriche e antropometriche, ha prima estromesso le maggioranze silenziose e gli obesi, per poi volgere il suo sguardo distruttivo verso minoranze etniche, religiose e sessuali. E’ di diverso avviso lo storico austriaco Herbert Hassmann, che invece interpreta il lavoro di Otis e di Schindler come fertile terreno da cui si formerà, molti anni più tardi, il ricco filone letterario della Beat Generation americana, incarnato in prima battuta da Jack Kerouac. In entrambi i casi il viaggio, più che la destinazione, è l’essenza della vita intorno a cui ruota la scoperta di se stessi. Ma se il viaggio alla ricerca del proprio io interiore, nei lavori di Otis e Schindler presenta un andamento verticale, soggetto quindi ad alti e bassi, nell’opera di Kerouac si sviluppa in modo più fluido e orizzontale. 3 recensioni io la vedo così di Francesco De Collibus • Bersani e Di Pietro sfilano nel corteo. Con gli altri disoccupati. • Landini: «Il governo vuole che il modello FIAT diventi il modello per il paese». È il modello Lapo Elkann: andiamo a puttane e facciamo figure di merda. • Alfano: «Il Quirinale non è nei desideri di Berlusconi». Perché non ha le tette. • Londra, una multa per Pippa. Dal titolo pensavo fosse la nuova Finanziaria. • Gli evasori rischiano il carcere. Se ammazzano qualcuno. • Greggio in laguna: ci deve essere una fuoriuscita di comici di merda. • USA, declassato pure l’uragano. • Non so se Penati e Boldrini siano colpevoli, so solo che quest’anno alla festa del PD invece delle salamelle vendevano le arance. • La nostra sede di rappresentanza a Tripoli è stata messa a ferro e fuoco. Per rappresentarci meglio. • Gheddafi ha lasciato i suoi uomini a morire e si è nascosto in un luogo sicuro, da dove sta insultando quei vigliacchi dei ribelli. • «È finita epoca della dittatura» ha detto Frattini cercando di farsene una ragione. • I lealisti massacrano la folla inerme. La coerenza prima di tutto. • Tripoli è una distesa di cadaveri: tra qualche milione di anni potremmo metterli nel serbatoio. • Il sindaco di Madrid ha dato le chiavi della città a Benedetto XVI. «Ma quando rientri la notte non fare casino». • La Cina ha provato in mare la sua prima portaerei. Soddisfatti i rematori. • Renzo Bossi riceve lezioni gratis dal Cepu: paga per quello che capisce. • Madre arrestata perché faceva drogare e prostituire la figlia minorenne. Evidentemente non con le persone giuste. • La Corea del Nord presiede la conferenza ONU sul disarmo. E Rocco Siffredi quella sulla castità. • Catturato il boss Pesce: le sue dimensioni criminali crescono ogni volta che la questura racconta l’arresto. Io sono una persona normale 4 caro diario I di Jambo tutta colpa dei camerieri La situazione economica del nostro paese è disastrosa, lo sappiamo, siamo ormai sull’orlo del baratro, responsabili soprattutto i politici, i mafiosi e i politici mafiosi. Ma la responsabilità è soprattutto del sommerso: intere categorie professionali non permettono al fatturato di emergere e il nero la fa da padrone. Però qualche soluzione c’è, per esempio i camerieri: non dovremmo dargli tutte quelle mance. Le mance ai camerieri rappresentano una parte non indifferente del PIL sommerso, lo ha detto anche il nanetto l’altra sera indicando questo come uno dei problemi della nostra crisi economica, oltre a quello delle spese eccessive per sanità, istruzione, servizi. Insomma, bisogna risparmiare a 360° a partire dalle mance. Tra l’altro ho calcolato che se evito di dare la mancia ai camerieri per venti volte, la ventunesima posso mangiare gratis alla faccia loro. Che alcuni ho appurato che mi salutano soltanto in quanto cliente, e non perché sono contenti di vedermi. Infatti poi finito il pranzo e pagato il conto, chi s’è visto s’è visto. L’altra sera uno addirittura cambiava faccia nel mentre che gli davo l’euro e alla fine mi ha salutato distrattamente. Ma stiamo scherzando? Col cavolo che ti dò l’euro la prossima volta. Ti credi di essere negli USA, dove ti è dovuto il 15 % sulla consumazione? Emigra negli USA e beccati il tuo dollaro d’onore, o accontentati del coperto, che qui siamo in Europa, oppure vai a fare il calciatore, che qui siamo in Italia. È vero che effettivamente un euro vale sempre meno per colpa della borsa che crolla, ma cosa posso farci io, un problema alla volta. Poi in Italia ci sarebbe anche la questione dell’evasione fiscale, che ci è costata, così ha detto Gaetano del presidio, 50 miliardi di euro nel 2010, cioè più della manovra economica, ma pare che se cominciamo dai camerieri siamo già sulla strada giusta. Tra l’altro mi hanno detto che molti di loro non sono neppure in regola e che alcuni si spacciano per falsi studenti e altri per precari - la parte peggiore dell’Italia -, essendo addirittura clandestini e portando via il lavoro ai nostri. Quest’altra volta che vado al ristorante vedono. o, per esempio, sono una persona normale. La mia vita è una vita normale. Un lavoro, una famiglia, due bambini, una casa… sepàro anche l’umido… lavo, stiro, cucino quasi sempre io… ecco qui forse non sono tanto normale... ma è mia moglie che insiste perché lasci qualcosa da fare anche a lei… Mi muovo, cammino in modo normale. Metto una gamba dopo l’altra sbilanciandomi con il busto in avanti e oscillando leggermente le braccia, così. Mi piace camminare bene, questo sì, in modo bello a vedersi, non sopporto quelli che si muovono sbilenchi o che trascinano passivamente qualche parte del loro corpo. Alle volte mi dò una rapida sistemata alla mutanda nella fessura tra le chiappe. E’ un vezzo, un modo per sentirmi sempre in ordine, mi ha spiegato un amico psicanalista. Di solito mentre cammino mi sfioro con una mano il portafoglio che porto nella tasca destra e con l’altra l’agendina che ho nella sinistra. Indica la precisa volontà di mantenere sotto controllo la mia esistenza; al giorno d’oggi perdi portafogli e agenda e sei finito. Non lo faccio sempre, è ovvio, non sarebbe normale. Alterno questi gesti con un’occhiata al cellulare, per controllare eventuali chiamate o messaggi che non ho sentito. Ma anche questo è normale. E’ una psicosomatizzazione della lotta per la sopravvivenza a livello limbico, dice un mio amico psichiatra. Il quale ha detto qualcosa di simile anche quando gli ho confidato di guardare, mentre cammino, i culi delle ragazze; non è normale ma è molto diffuso, il che significa che è quasi normale. Lo fa anche lui, mi ha confessato. Se spargiamo un po’ la voce lo facciamo tutti così diventa definitivamente normale per tutti, e gli anormali diventano quelli che non lo fanno. Anzi, lui dice che guardare i culi è un moto goliardico che indica LO STRETTO DI PANAMA IL COSTRETTO DI PANAMA uno spirito ancora giovanile, per niente volgare, espressione spontanea di una vitalità profonda che mira all’esaltazione del corpo come manifestazione pura di una gioia di vivere che si rinnova in me, ogni volta con inesausto entusiasmo. Non ci ho capito un cazzo ma da allora non ho più sensi di colpa, anzi, ho capito che è un atteggiamento originale, trendy, che fa fico. In sostanza mi ha rassicurato; guardare i culi non solo è normale ma fa anche fico. Anche questo è un bel culo… Quando non cammino sto fermo. Più normale di così. E quando sto fermo sono assalito da tic, ma si tratta di stress da lavoro, capita a tutti, non devo preoccuparmi. Perciò sono normale, è evidente. Anche quando comunico sono normale; mi esprimo normalmente, in italiano, parlo e la gente mi capisce. Mi chiedono qualcosa? Molto semplice: rispondo. Sono insomma in grado di affrontare il mondo, di rapportarmi con gli altri e di difendere le mie priorità. Certo, se uno mi aggredisce anche solo verbalmente, tartaglio e gli dò subito ragione, è vero. Ma è solo un modo per evitare i conflitti, è tipico nella nostra società così competitiva, lo fanno in molti per evitare di essere schiacciati dal peso delle parole. Insomma è normale mi ha detto lo psicologo, evitando così di contraddirmi. E’ normale cercare il compromesso, anzi è indice di buon senso. In questo devo dire che io mi supero. Vi svelo un mio piccolo segreto: quando esco a mangiare una pizza aspetto che ordinino prima gli altri e poi scelgo io, per non prendere una pizza troppo difficile da sostenere, troppo diversa da quella degli altri. Funziona ve l’assicuro! Che poi recentemente mi piace l’idea di provare la pizza senza glutine. Ho notato che dà molto prestigio. La cosa è impegnativa, richiede di sostenere l’insorgenza di una malattia, la celiachia, ma il suo nome non mi dispiace, sto valutando se prendermela o no. In fondo si tratta solo di avere una qualche reazione cutanea ogni volta che mangio della pasta con glutine, ma credo che concentrandomi a fondo ce la potrei fare. Poi basta comunicare al medico un qualche malessere, anzi io delle bolle ne ho già, a pensarci bene già da un po’… forse proprio da quando si è iniziato a parlare del mais transgenico… potrebbe essere proprio quella la causa… Comunque sia, fossi anche malato di celiachia sarei normale eh! Ce l’ha anche Claudia Koll! Che culo che ha Claudia Koll! O meglio aveva perché oggi non si sa, non lo esibisce più da anni! Eccomi a ripensare di nuovo al culo, sono un professionista, ve l’avevo detto, non me ne scappa uno. Siamo esseri viventi al vertice dello stadio evolutivo animale, siamo molecole, atomi, protoni ed elettroni; siamo incastri di DNA. Il prodigio della vita non è scientificamente del tutto chiarito ma presto lo sarà. E’ normale essere certi di essere nati dall’amplesso dei nostri genitori, io poi sono certissimo di esser nato in febbraio, il 14, sono un acquario sì… forse si è capito. In un periodo un po’ particolare devo dire, perché in quell’anno, il 1964, saturno entrava nell’orbita di influenza di plutone e sinceramente ho sempre pensato che non fosse una coincidenza. Spesso ho paura, ma non è una paura specifica, sarebbe patologico, quindi anormale. E’ una paura diffusa, come dice il mio pranoterapeuta. Per questo mi immagino un sacco di cose; che la sbarra del telepass non si alzi, che crollino i ponti mentre ci sto passando sotto, che un fulmine mi incenerisca durante un temporale, che possa perdere il lavoro senza riuscire a trovarne un altro, che crolli la mia casa e che muoiano tutte le persone che conosco. La mia vita procede normale ma ho riconsegnato il telepass, evito di passare sotto i ponti, non esco quando piove, a casa cerco sempre di star vicino ai muri portanti, ho 8 assicurazioni infortuni e malattia, seguo maniacalmente la salute dell’azienda dove lavoro e saluto tutti dicendo addio come avevo visto fare solo nei film. Una reazione normale di fronte a preoccupazioni reali; è inutile nascondersi dietro un dito, il male esiste, li leggo anch’io i giornali… Dobbiamo essere pronti ad affrontare la bestia, il maligno che si annida dentro ciascuno di noi e nella società in cui viviamo. Ah a proposito; il triplo 6 mi provoca ansia. L’ho scritto anche a Piero Angela, ma spero non mi chiami in trasmissione a testimoniarlo perché non potrei andare a Roma; ho paura di viaggiare in macchina… sapete, le gallerie… non riesco ad andare nemmeno in treno e dell’aereo non parliamo nemmeno! Adesso che penso al fatto che Piero Angela mi potrebbe chiamare ho un attacco di tachicardia e mi vien voglia di fumare. Ho smesso da più di dieci eh! Fumo solo ogni tanto. E sempre l’ultima sigaretta. Normalissimo anche questo. Siamo in tanti che lo facciamo… È l’ansia normale di quando ci si appresta ad affrontare un esame, lo dice sempre anche il mio assistente sociale. Insorge anche prima di un colloquio di lavoro, oppure prima di un incontro importante. A me capita anche quando vado a comperare il latte. Faccio fatica a stare in mezzo alla gente, a sostenerne lo sguardo. Ma è normale mi dice il mio insegnante di yoga. Anche gli attori hanno paura prima di affrontare il pubblico. Anzi, è una paura salutare, guai se non ci fosse. Se solo avessi fatto l’attore; certo bisognerebbe essere raccomandati, si sa com’è quel mondo. Devo fumare una sigaretta. L’ultima, ovviamente. Spero solo che il soffitto non crolli, una controllatina al portafoglio, una all’agendina… le mutande sono in ordine? Sono normale, sì… controllo chiamate… ho bisogno di vedere qualche culo… devo chiamare al lavoro, non si sa mai, e poi chiamo casa, per sentire come stanno… Sono normale, solo un po’ di tachicardia, non è niente… ci sono abituato… l’ansia cresce… andrò a farmi un giro al centro commerciale. Quello nuovo, gli altri ormai mi annoiano… spero apra presto il nuovo Auchan… sono normale… la mia vita è una vita normale… Andrea Appi di Jambo Elogio della Follia - Ciao. Allora? Contento? - Come no! Era da tanto che non si faceva un congresso così. - Vuoi vedere che stavolta ce la facciamo a non farci più prendere in giro da questa destra egoista, arrivista e sfacciata? - Guarda, non dico niente… O meglio, dico solo quello che ho visto: finalmente un documento finale con una linea unica, chiara e decisa su temi sociali, welfare, difesa, economia, lavoro… - E ti sembra poco? - No! Scherzi? Da quand’è che non si vedeva una compattezza così? - Dal ’94, da quando è comparso il nano. - Che poi, oh, l’incredibile è l’unanimità quasi su tutto, no? - Per fortuna QUASI su tutto, sennò ci accusavano anche di votazioni bulgare. - Sì, però dài… possiamo dire unanimità perché quello che ha detto Daniele sulla televisione mi sembrava improponibile, onestamente, no? - Non la farei neanche tanto tragica; ha detto una cosa stupida, niente di più. Ci sta, voglio dire. Boicottare tutti i prodotti sponsorizzati mi sembra esagerato, no? Da estremisti e integralisti. - Sì… E’ lo stesso discorso di Sonia; non comperare prodotti delle multinazionali… (sospiro) Ok, va bene, sarebbe bello fare così, certo, lo so anch’io, ma non possiamo andar a far la spesa col lanternino, no? - Sarebbero belle tante cose, ma bisogna essere realisti. - E scusa, se vogliamo dirle tutte, anche quello che ha detto Federico sulla porta blindata. Ma dài… - Ma sì. Allora se uno ha la porta blindata è uno di destra? Ma scusa? Allora io, e chissà quanti altri come me, sarei di destra? - E come me, perché ce l’ho anch’io… - Lo so, appunto… E’ solo per difendersi, in modo pacifico, oltretutto. - Ma certo, la difesa pacifica e non violenta è prevista anche dalla Costituzione, che loro vogliono stravolgere, no? Noi siamo per la difesa della Costituzione, giusto? - Ma non c’era neanche da perderci su tempo, dài… E sennò cosa do- vremmo metterci al posto della porta blindata? Un porta a soffietto? Una tenda da appartamento al mare? Con gli anelli in plastica? Con le conchiglie? Venite accomodatevi, oggi fritto misto? Un po’ di buon senso, dài… - Ma scusa, è quello che diceva quello biondo, non so neanche come si chiama… Che se uno ha il cancello automatico allora è ricco? Non è una cagata secondo te? - Allora sono ricco anch’io! Eh! - Ma sì, dài… come fai a ragionare così? Scusa: ho l’ingresso alla rampa del garage larga 8 metri, ci metterò un cancello automatico? O chiamo Swarzenegger ogni volta che rientro a casa dal lavoro? Mi fanno di un incazzare ‘ste robe! - Tu ne hai 8 di metri. E io che ne ho 12? Posso mettere un cancello automatico o devo sentirmi una ricca merda di destra? - Se passa quel ragionamento, io, che abito in trecento metri quadrati, più duecento di veranda, cento di attico, duemila di giardino, allora sono uno di destra, un ricco di merda! Ma che è? Ma dove siamo arrivati? Ma sai che ho avuto paura? - Immagino, anche perché tu ne hai tante di ville così. - No, non per le ville, cosa vuoi; le ville in fondo son case; l’abitazione come bene privato, come territorio neutro, estraneo al concetto di proprietà del popolo la ammetteva anche Trotzky. Se contestiamo anche le case, veramente non so dove andremo a finire… Sai quando ho avuto paura? Quando Lorenzo ha detto che io, da uomo di sinistra, non dovrei avere la barca. Lì ho avuto paura… - Ma dài. Ma se si son messi tutti a ridere. E a ricordare che la barca ce l’hanno avuta praticamente tutti i no- capire se è per quello. - Ma infatti io l’ho detto forte e chiaro che era una cagata. E l’ho detto, perché non è una bella parola da dire ad un congresso, lo so, perché fosse chiaro che avere dei beni, dei capitali, degli investimenti differenziati non è una cosa che cade dall’alto. Sono il risultato di una vita di lavoro, di una vita di sacrifici… - O di un’eredità. - O di un’eredità, è vero, ma è pur sempre la vita di lavoro dei miei genitori. Ma sono anche il risultato di scelte mie, o di una buona gestione da parte mia… - Anche di una cattiva gestione; partendo da un capitale iniziale elevato puoi anche gestirli male i soldi. - Come nel mio caso, dici? Sì, vero, ma è lo stesso; è comunque una gestione mia, una responsabilità mia, nel bene e nel male. Non c’entrano niente - Anche perché il SUV io non lo lascio in strada, se permetti, lo parcheggio dentro, ti pare? Non è questione di destra o sinistra; è buonsenso! - Figurati; io ne ho tre di SUV; il posto in garage ce l’ho, perché dovrei lasciarli per strada? - Che poi anche quella storia lì, che se hai una villa sei ricco. Ma quando finiranno questi clichè da anni ’70? stri segretari nazionali dal dopoguerra in poi. - Sì ma hai sentito cosa ha risposto lui; si è sentito poco perché tutti ridevano, ma ha detto che la mia non è a vela, è dichiarata come yatch e solo perché è lunga 40 metri è un bene di lusso. - Ha detto una cagata. L’han capito tutti, ma non c’era neanche niente da destra o sinistra… - Ma certo: che poi un punto fondamentale che è stato ribadito, meno male, aggiungo io, è che se abbiamo quello che abbiamo è perché abbiamo rinunciato ad altre cose. Per dire, io, personalmente, vado poco al cinema. Non mi interessa. E’ una colpa? E’ di destra forse? - No, no… anche se tu non ci vai 5 dialoghi perché hai l’home theatre a casa. - E’ vero, comunque sia non vado al cinema; perché il cinema è cinema; è un’altra cosa dal vederlo su di uno schermo al plasma di 158 pollici: lo schermo del cinema è grande più del doppio. Ecco, io non ci vado, ci rinuncio. E se non ci vado risparmio quella spesa. E’ aritmetica, non ci vuol niente a capirlo. Io rinuncio a quella cosa lì. Non è né una colpa nè un merito. E se chi come te, per esempio, ha in casa una sala cinema da trenta posti (il tuo è proprio un cinema in casa) ma se ce l’hai vuol dire che hai rinunciato a qualcos’altro. Giusto? - Giusto; io ho rinunciato ad altro. (ci pensa) Beh, io ho solo due SUV, e non tre, per esempio. - Per esempio! E’ così difficile da capire, dico io? - No, non è difficile, se VUOI capire. - E meno male che ci siamo capiti su questi argomenti, sennò si andava ancora avanti con la vecchia sinistra autolesionista, retrograda e immobilista. - Muffa; muffa naftalina e ballo liscio. Ecco cos’era la sinistra fino a ieri. - Massì: basta con la sinistra che controlla quanto spendi: sai l’avvoltoio che ti sta appollaiato sulla schiena e ti guarda tutto quello che fai? Siamo persone, siamo individui, adulti, responsabili e consapevoli. E ieri finalmente l’abbiamo ribadito con voce forte e chiara. - Che poi, scusa; se io prendo, mettiamo, 1000 euro per una consulenza, no? - 1000 per fare un esempio. - Certo… - Perché son di più, di solito… - Molti di più, ma è solo un esempio. Perché li contesti per principio? Che ne sai tu quanto ci ho lavorato sopra? Quanti giorni? Quante notti? - Ma fosse anche un minuto… - Bravo, fosse anche minuto, che di solito è così… - Anche meno… - Quasi sempre meno, ma lo sai tu quanta fatica mi è costata? E’ come andare a misurare l’amore che si dà. L’amore si dà, e basta. Non si misura in tempo o in volume. Trasformarla subito in soldi è squallido, solo squallido e triste. - E per fortuna che l’han capito… I Papu Lo scrittore all’avanguardia che si impegna a scrivere al presente Allora, c’è questo tipo che prende su la sua bicicletta e parte. Che un racconto che inizia così sembra una barzelletta. Ma non è una barzelletta, è un racconto. No che poi dopo c’è sempre quello che dice Ma non fa mica ridere. Ma non deve far ridere, vacca bestia, è un racconto! Allora, c’è questo tipo che prende su la sua bicicletta e va al supermercato. Arriva nella corsia dei surgelati Ma và chi c’è, dice. Che ha visto uno che non vede da vent’anni. I due si sorridono e poi è tutto un Come stai qui e un Come va là. E intanto si danno una quantità impressionante di pacche sulle spalle. Ma pensa te, si dicono. E poi tunf, una pacca sulla spalla. Dov’è che eri finito? Che non t’ho più visto, gli dice il tipo che è venuto in bicicletta. Io non sono finito da nessuna parte, gli fa l’altro. Abito da sempre qui sopra il supermercato. Ma va là, io vengo qui tutti i giorni da vent’anni e non t’ho mai visto. Eh, si vede che ci siamo sbagliati. Eh, si vede di sì, si vede. Son lì che parlano, non arriva mica il Gepe?! Che il Gepe andava a scuola con loro e nessuno dei due l’aveva più visto dalla maturità. Ma guarda chi c’è! dice il Gepe mentre si avvicina col carrello. E giù un’altra cinquantina di pacche sulle spalle. Stavamo proprio dicendo che è strano ritrovarci qui dopo tutti questi anni, dice il tipo che è arrivato in bicicletta. Eh già, dicono gli altri due. E poi parlano dei vecchi tempi. Ma quella là non è mica la Caterina? dice ad un certo punto il Gepe. Ed è proprio la Caterina. Mora, mingherlina, mica tanto alta. Non è cambiata quasi niente, la Caterina. Ma non è che siam tutti i morti e questo qui è il paradiso? chiede uno dei tre. È impossibile che sia il paradiso, guardate, c’è anche la Sonia, dice un altro indicando una signora col rossetto nel reparto frutta e verdura. Anche la Caterina e la Sonia andavano a scuola con loro, vent’anni prima. Ma Dio qua Ma Dio là, si dicono tutti e cinque per un po’. E intanto tunf, qualche pacca che vola. È proprio una situazione strana stranissima. Non si vedono per tanti anni, e poi si trovano tutti nello stesso posto la stessa mattina. Son lì che parlano, ma non saltano mica fuori anche la Lidia, Fausto e il Moneta?! Ci mancano solo Taddei il palestrato e la France che siamo a posto, dice la Caterina. Che non fa neanche in tempo a dirlo che arrivano tutti e due. Uno da una parte e una dall’altra. Ma pensa un po’ te il caso, dice la Lidia. A questo punto allo scrittore all’avanguardia gli vengono in mente un sacco di finali. Tutti che fanno spanciare dal ridere. Ma dopo però sembra una barzelletta, sembra, si dice lo scrittore all’avanguardia. E questa qui non è una barzelletta, è un racconto. Allora lo scrittore all’avanguardia mantiene fede al suo proposito e sceglie un finale ricco di simbolismi e denso di significato. Insomma, un finale di quelli belli, di quelli che fanno riflettere molto moltissimo. Anche se sicuramente poi c’è quello di prima che dice Ma non fa mica riflettere, questo racconto. Che di solito quello lì non capisce le barzellette, figuriamoci se capisce i racconti. Allora vedi questi ex compagni di classe che si danno centinaia di pacche sulle spalle lì nella corsia dei surgelati. Che Taddei il palestrato gliene dà una alla Caterina che per un pelo non finisce dentro un freezer, la Caterina. Poi vedi che dopo un po’ questi qui sembrano stufi di darsi delle botte e di tirar fuori frasi di circostanza. Meno male che uno salta su e propone un’improbabile pizza a cui tutti aderiscono e che nessuno ha intenzione di mangiare. E che naturalmente nessuno mangerà mai. Ma almeno c’è la scusa per salutarsi e fuggire al più presto da lì. Tanto ci si rivede presto per la pizza, si dicono tutti. Tanto poi trovo una scusa e non ci vado, pensano tutti. Quindi partono spediti con i loro carrelli, ognuno verso casa sua. Mentre fuori inizia a nevicare (simbolismo). Fabrizio Bolivar «faites vos sacconi: «misure certe in tempi brevi» - di pietro: «Meglio misure misura» - santanchè: «certezza della misura, a discapito della - berlusconi: «a breve cambieremo la misura del tempo» - b Bisogna recuperare 45,5 miliardi di Euro in due anni per non scontentare la burbera BCE che ci ha salvati dal baratro e adesso chiede pegno: hai qualche idea su come farlo? Le proposte di Berlusconi (il buono), Bossi (il brutto) e Tremonti (il cattivo) ti sembrano poco fantasiose e troppo frettolose? Vuoi dare una mano anche tu a Sacconi per suggerirgli un piano previdenziale per lavorare meno, ma lavorare tutti, andando in pensione prima di cominciare a versare i contributi? E perché no, indcare qualche prodigioso emendamento volante agl’incontentabili Bersani, Di Pietro, Casini? La redazione da sempre sensibile alle istanze della società civile, ha indetto un concorso d’idee per aiutare governanti e opponenti a trovare il bandolo della matassa, invitando ognuno dei 40 milioni di contribuenti a non lasciare che all’entusiasmante kermesse economica dell’estate 2011 partecipassero i soli noti. E così è stato! Nel corso delle due settimane antecedenti l’uscita di questa edizione, milioni d’italiani hanno consegnato le LA PREGHIERA DELL’EVASOR PENITENTE O Gesù, di tasse ho speso manco un euro, giammai per caso. La Finanza per il naso, erga omnes, ho sempre preso. O mio caro buon Gesù, fa’ che non evada più. Se dovessi farlo ancora, fa’ che non mi scopran ora, tributaria e polizia. Non mandarle a casa mia! Falle andar da zio Gastone, che di me è il prestanome. Zio Gastone, incarcerato, sarà preso liberato. E’ un invalido in pensione, nulla tiene, ha il pannolone. E se invalido inver non fosse, e alcun giudice si commosse, io a Te, piangente e prono, chiedo umile il perdono. O Gesù, immenso e buono, fammi dono, ma sia fiscale, senz’accisa e tombale, dell’eterno tuo condono. sul nostro conto cifrato alle Isole Cayman. Facendo appello al genio italico dei nostri lettori, abbiamo così trasformato la nostra patria da terra di poeti, santi e navigatori, a terra di economisti “fai da te”. loro proposte alla redazione, chi direttamente presentandosi nelle prime ore del mattino nella sede del giornale e trovandola inevitabilmente vuota, chi inviandola via e-mail con allegato virus, chi scrivendola, opportunamente sgrammaticata e piena d’improperi, sulla bacheca di Facebook, chi in pacco anonimo con allegato DVD contenente magnifici clip video porno girati in vacanza, chi tramite interminabili SMS che hanno intasato le nostre linee di comunicazione, chi infine (e sono stati i suggerimenti più graditi) come causale di cospicui bonifici Una speciale giuria composta dal direttore del giornale, dal futurologo Mago Galonio e da Jean-Claude Trichet, Mario Draghi, Mario Monti, Claudio Scajola e Filippo Luigi Penati (che non hanno bisogno di presentazione, semmai qualcuno di avvisi di garanzia) ha raccolto le idee passibili d’attenzione, selezionando quelle degne di nota, che i nostri lettori troveranno di seguito elencate. Infine le ha successivamente trasmesse alla BCE, che premierà la migliore in assoluto, con 5 miliardi di euro da spendersi in buoni del tesoro greci. Mario Cataratti di Como: Vorrei sottoporre a codesta redazione la mia idea ispirata dalla prima parola del motto della rivoluzione francese, ovvero Égalité), per recuperare almeno 5 miliardi di euro che pare manchino dal saldo complessivo di 45,5 euro previsti dalla manovra. Per non farsi compatire dalla BCE che non vuol farci lo sconto, facciamo una colletta con ognuno dei 40 milioni circa di contribuenti italiani che tira fuori 125 Euro Silvestro Paturezzi di Viggiù (VA): La proposta del Cataratti è interessante, ma suggerirei, qualora il contribuente non fosse in grado di sostenere la TEP (acronimo per identificare questa Tassa Equosolidale Promanovra) da 125 euro, di consentirgli entro sessanta giorni di tempo dalla sua data di entrata in vigore, di richiedere al proprio comune di residenza uno spazio pubblico gratuito ove poter organizzare un banchetto di vendita di torte, collanine, ninnoli e quant’altro possa consentirgli di recuperare denaro per pagare la TEP. Felicita Rebòr Martinez di Caltanisetta: Mario da Como ma ha dato lo spunto, ispirandomi alla seconda parola del motto rivoluzionario francese, liberté, per proporre di organizzare una lotteria a premi con biglietti da 100 euro, in modo tale che il vincitore possa incassarsi la differenza fra il montepremi e i 5 miliardi che mancano. Patrizia Demondello di Firenze: Diamo asilo politico a Gheddafi e a tutta i suoi famigliari ancora in vita e in cambio ci facciamo donare il loro patrimonio… credo basti e avanzi! Edmondo Paternali di Serravalle PO (MN): Dissento dal Cataratti e dalla Martinez. Sarei invece propenso, basandomi sulla parola “fraternità” della Rivoluzione Francese, a un sistema di escussione manoeuvre» e brevi in tempi certi» - card. bagnasco: «in tempi incerti ci vuole a brevità» - ghedini: «abbreviare il tempo degli accertamenti» ersani: «oh, siam mica qui a misurar brunetta col righello» bendato che estrarrà i nomi dei contribuenti… suo status di “Cavaliere dell’Ordine del Buco”. Edmondo Paternali: @Lorenza> per rispetto del federalismo, ogni regione sceglierà in base alle proprie tradizioni storiche e capacità di spesa il sistema di sorteggio più consono (ad esempio in Sicilia un bambino bendato di una famiglia di Caltagirone e in Lombardia un sistema di sorteggio elettronico il cui software è stato realizzato da Lombardia Informatica). Samuele Deodato di Santa Maria di Leuca (LE): Nella manovra va previsto un emendamento per estendere l’incentivo assegnato alle ristrutturazioni domestiche, anche a chi desidera scavarsi la fossa entro il 31 dicembre 2011. Il ministro della semplificazione Calderoli: «Tagliare i costi accorpando le funzioni amministrative dei comuni con meno di 753 abitanti per kmq in distretti sovraprovinciali da non più, e non meno, di 307.004 residenti da almeno 3 anni in zone non costiere, in possesso di regolare porto d’armi e con licenza elementare». Giovanni “Bitter” Santamaria di Caserta: Propongo il sistema “Piercing alla Patria” cove ogni portatore/portatrice di un piercing in metallo nobile offrirà patriotticamente il suo gioiello per essere fuso in un crogiuolo e trasformato in lingottini da depositare presso il Tesoro; in cambio riceverà una copia esatta in galvanoplastica del gingillo generosamente conferito, accompagnato da una pergamena attestante il più federalista. In ognuna delle venti regioni italiane si sorteggiano 10.000 contribuenti, sfigati, che tirano fuori procapite 25.000 euro in denaro o prestazioni equivalenti. IL MOTORE DELLA POLITICA Lorenza Riservati di Casalecchio sul Reno (BO): @Edmondo> invece del sorteggio, l’Ufficio Entrate di ogni Comune potrebbe fornire liste attendibili di contribuenti, sfigati ovviamente... Edmondo Paternali: @Lorenza> non sono d’accordo perché la sfiga, come la manovra, deve essere equa e quindi colpire indiscriminatamente ricchi e poveri... quindi no a liste chiuse, bensì affidate alla sorte... Sabrina Quattrodenari di Pavia: @Lorenza&Edmondo > i 10.000 contribuenti devono essere scelti con primarie di coalizione (sfigati generici + pensionati, disoccupati + casalinghe in bolletta, ecc.). Edmondo Paternali: @Sabrina> non sono d’accordo… il ricorso alle primarie per stabilire in ogni regione 10.000 contribuenti soggetti a tassazione potrebbe far insorgere qualche vulnus di natura costituzionale, oltre ad avere costi insopportabili di gestione che si assommerebbero al deficit di manovra, mentre il sorteggio, a costo e km zero, non è discriminatorio... Lorenza Riservati: Ammesso e non concesso che il sorteggio sia il sistema migliore, occorre una selezione pubblica sulla base dei curricula per scegliere il bambino MOTORE A SCOPPIO MOTORE A SCOPPIO RITARDATO SERVOSTERZO CANDELA TELAIO FRIZIONE CILINDRO 8 gran turismo Anche quest’anno i miei fedeli lettori non potranno lamentarsi, il loro reporter preferito ha fatto le cose in grande. Come ormai tutti sapete, per riuscire a scrivere queste scialbe note di viaggio devo ogni anno inventare qualcosa per convincere una qualsiasi Università straniera ad invitarmi e l’Università italiana a contribuire alle spese. Beh, non ci crederete, alla faccia della crisi quest’anno mi è riuscito il colpaccio e sono andato nella capitale di quella che diverrà ben presto la prima potenza industriale del mondo: Pechino. Inutile che stia qui a descrivervi quello che un vostro cugino o una vostra zia vi ha già fatto vedere mille volte in diapositiva o sul computer con la macchinetta digitale. Pechino la conosciamo tutti come le nostre tasche, e così la grande muraglia, l’esercito di terracotta e tutte le altre stranezze di un Paese del quale non si può dire se sia più sorprendente il presente, il passato o il futuro. La Cina era una meta così esotica che mi è stato impossibile tenere a casa la famiglia e quindi il primo problema che ho dovuto risolvere è stato il viaggio. Capirete bene che portare dall’altra parte del mondo una tribù di cinque persone, mi ha costretto a scegliere la compagnia aerea più a buon mercato. Così, dopo estenuanti serate passate davanti al PC, ho trovato un fantastico volo Malpensa-Tel Aviv-Pechino e ritorno a 460 euro, poco più di quello che avrei speso andando a Roma in treno. L’unico problema è che abbiamo volato con la El-Al, in pratica è come essere arruolati nell’esercito israeliano per una giornata, mancava solo che ci mettessero addosso una mimetica. I CINESI SONO TANTI MILIONI DI MILIONI In ogni caso, siamo arrivati a Pechino e appena arrivi ti accorgi subito che i cinesi sono tantissimi. Fino a quando non arrivi là, non te ne fai un’idea, ma vi garantisco che in Cina ci sono cinesi dappertutto. La cosa che stupisce è che i cinesi in Cina sono completamente diversi dei cinesi in Italia. Qui sono generalmente poco inclini all’integrazione, mentre a casa loro sono degli scocciatori instancabili; appena vedono un occidentale cominciano a subissarlo di domande e a fotografarlo. Purtroppo nessuno sa una parola di una lingua che non sia il cinese e quindi i dialoghi con gli indigeni assumono spesso caratteristiche grottesche: loro parlano e tu li ascolti, facendo “si” con le testa e dopo un po’ te ne vai, senza avere la minima idea di cosa ti abbiano detto. Non mi sento di escludere che chiedano anche soldi, ma in quel caso dovrebbero essere più espliciti. MI SONO SPIEGATO? Bisogna dire che il cinese sembra una lingua difficile, ma in realtà è solo difficile la scrittura. La grammatica, infatti, è quanto di più semplice ci possa essere al mondo. Basti pensare che i verbi c’è la crisi? e io vado a pechino Il prof. Alberto “Homer” Grandi quest’anno ha superato se stesso: memore del viaggio di Stato compiuto nel 1986 da Bettino Craxi, con la scusa di festeggiarne il 25º, accredita uno stuolo di familiari d’accompagnamento non si coniugano, per cui tutti parlano come la Mamy di Via col vento: “Io ieri mangiare la torta”, “Noi domani andare a casa” e così via. Il primo problema da risolvere, comunque, è quello di spiegare ai tassisti dove si vuole andare. La soluzione più semplice è quella di farsi scrivere l’indirizzo in cinese da un’anima buona che sa qualche parola d’inglese. E’ anche possibile utilizzare la metropolitana, che, fra l’altro, è l’unica metropolitana al mondo pulita e profumata. Bisogna però mettere in conto che qualche milione di pechinesi vi verranno intorno, magari solo per cercare di spiegarvi dove fare il biglietto e che linea prendere, ma il tutto, ovviamente, è completamente inutile. Così come è inutile sforzarsi di parlare in inglese, dopo poche ore passate in Cina vi renderete conto che tanto vale parlare in italiano, o, meglio ancora, nel proprio dialetto regionale. TURISTA ACCALDATO Visto che ero da quelle parti, il primo luglio, novantesimo anniversario della fondazione del partito comunista cinese, ho deciso di andare in Piazza Tienammen. Ora, voi immaginatevi una distesa pressoché infinita di asfalto, con in fondo il faccione sorridente di Mao. Questa è la piazza più famosa del mondo. Per accedervi Piazza Tienanmen: il prof. Grandi, accompagnato da signora moglie e signorine figlie, si concede un riposino Nei giorni successivi abbiamo visitato il Palazzo d’Estate, che in realtà è un enorme lago con attorno poche costruzioni sparse. Poi è stata la volta della Città Proibita, altro luogo molto suggestivo, ma dove è molto facile prendersi un’insolazione se ci andate in luglio. E finalmente è arrivato il giorno della Grande Muraglia. Come vi ho già detto, questa volta avevo la famiglia al seguito e mia moglie non ha perso l’occasione per darmi il suo prezioso consiglio: “La grande Muraglia è in montagna, quindi ci sarà freddo, prendi su La Grande Muraglia Cinese finalmente vista da vicino: effettivamente è un grande muro e incredibilmente, nonostante l’abbiano fatto i cinesi, resiste nel tempo, non come la paccottiglia di oggigiorno dovrete passare attraverso un metaldetector e dovrete farvi perquisire da solerti e sgarbati soldati cinesi. Quel giorno c’era un caldo bestia e io volevo bere qualcosa di fresco. Fu in quella occasione che sperimentai la tradizionale precisione cinese: in uno dei mille chioschi che vendevano bibite, ebbi la malaugurata idea di chiedere un “iced tea”, senza battere ciglio, il pignolo venditore ambulante dagli occhi a mandorla mi diede una bottiglietta di tè completamente ghiacciato, tanto che dovetti aspettare mezz’ora per poterne bere qualche goccia. almeno una felpa”. A nulla sono valse le mie timide proteste: “Ma cara, qui ci sono solo 45 gradi, non stiamo andando sull’Everest, quanto freddo vuoi che ci sia?” Tutto inutile. Quando arrivammo, fu subito chiaro che la felpa era quantomeno eccessiva, visto che c’erano 43 gradi (un po’ più fresco, in effetti, che in centro a Pechino), con un tasso di umidità vicino al 100%. Esistono foto, che voi non vedrete mai, nelle quali strizzo la mia felpa, che durante la scalata tenevo legata in vita. Per arrivare nei pressi della Grande Muraglia abbiamo pre- so il treno. I treni cinesi, sono lo specchio esatto della Cina. Un po’ come quelli italiani. I treni cinesi, infatti, sono molto grandi, molto puliti e poco costosi. Ci sono solo posti a sedere, per cui a un certo punto non ti fanno più accedere al marciapiede e il tutto si svolge con ordine e tranquillità. Come sapete tutti molto bene, in Italia i treno sono piccoli, malmessi, sporchi e incasinati. SHOPPING, CIBO E ANZIANI Un capitolo a parte merita lo shopping e il mangiare in Cina. Premesso che a Pechino potete trovare tutto quello che volete, dalla migliore pizza napoletana, al ristorante dove vi servono solo vermi al vapore, andare in un pubblico esercizio cinese è un’esperienza che dovete assolutamente fare. Mercanteggiare è necessario, anzi, in qualche modo si offendono se accettate il primo prezzo che vi fanno. Se volete divertirvi e se avete tempo, potete tirare avanti all’infinito e la scena si conclude immancabilmente con il venditore che piange per avervi ceduto la propria mercanzia a un prezzo troppo basso. Al mercato delle cose taroccate, dove ho comprato un Rolex Daytona per 15 euro e una Montblanc per 10, una cinesina davvero carina voleva vendermi due camicie Ralph Lauren per quattro euro complessivi, ma siccome io non le volevo, la scena si è conclusa con la cinesina che mi picchiava sulla testa con la calcolatrice dicendo: “Tu es loco!” Al ristorante è tutta un’altra storia. Anche qui c’è il problema della lingua, ma i menù hanno spesso le immagini esplicative dei piatti. Purtroppo le immagini forniscono quasi sempre solo una vaga impressione di quello che vi arriverà sul piatto. Così, solo se sarete fortunati, riuscirete ad evi- tare i vermi e gli scarafaggi sotto aceto. Ma non riuscire senz’altro ad evitare le terrificanti bacchette, così come non riuscirete a farvi portare una bottiglia di acqua fresca. Nei ristoranti cinesi, infatti, si può bere di tutto, dalla birra, alla coca, dalla grappa al tè, fino ai più sofisticati vini francesi, ma non l’acqua e Dio solo sa il perché. La prima sera, dopo una straordinaria prova di mimica, mia moglie è riuscita a farsi portare l’acqua per le bambine, peccato che fosse bollente. Da quel momento, ovviamente, ci siamo sempre recati al ristorante con le nostre brave bottigliette d’acqua comprate al Carrefour. Eh si, perché anche a Pechino c’è il Carrefour. L’esplosione dei consumi è già avvenuta in una forma del tutto innovativa, che mescola prodotti occidentali ai prodotti della tradizione. Così potrete trovare la Nutella a fianco degli immancabili vermi sottovuoto, i cereali Kellogg’s accanto alle tartarughe vive per fare il brodo, una bottiglia di Brunello di Montalcino vicino ai polli interi disidratati. Intorno ai supermercati e ai centri commerciali si è creato un microcosmo di anziani che giocano a dama (cinese, ovviamente) e a carte. E qui ho capito che se il capitalismo sposta il suo centro pulsante in questa parte del globo, condannando il nostro decrepito occidente a un declino inesorabile, i pensionati ci riscatteranno e ci salveranno. Perché i vecchi che giocano a carte sono uguali a ogni latitudine, bestemmiano e si incazzano in mille lingue sconosciute, ma sono proprio identici ai nostri. E anche da loro, quindi, la forza tremolante e lentissima di questi sdentati incartapecoriti, farà prima o poi crollare quell’impero che noi oggi temiamo, così come il nostro sistema pensionistico e assistenziale fa sbandare oggi le nostre economie. Il vento del Nord è cambiato: Giuliacci lo aveva previsto U na volta erano le rondini ad annunciare l’arrivo della nuova stagione. Ora lo fanno i metereologi, anche quando a cambiare non è il clima atmosferico ma quello politico. Il primo a percepire che una nuova brezza soffiava da levante è stato Mario Giuliacci, per anni primo barometro di casa Mediaset. Qualche mese fa, il popolare colonnello dal collo a scatto ha lasciato l’accogliente nido di Cologno Monzese per approdare a più sinistri lidi, quali la nuova La7 targata Mentana. Un chiaro segnale che pochi hanno saputo cogliere. Voci ben informate riferiscono, infatti, che al direttore del Tg5 Clemente Mimun non sarebbero piaciute le dichiarazioni rilasciate da Giuliacci riguardo alle cosiddette “meteorine”, preferite – secondo il colonnello – ai meno avvenenti ufficiali dell’Aeronautica. In realtà, da esperto osservatore dei fenomeni climatici, il vispo metereologo aveva avvertito che il vento stava soffiando da prua, e aveva così deciso di puntare la bacchetta sulla parte in bonaccia: la poppa. Addirittura, pare che il colonnello avesse previsto in anticipo la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano, rilevando nubi stratificate provenienti dalla periferia della città. Il fenomeno è stato poi spiegato con l’avvistamento, in quegli stessi giorni, di un corteo di sostenitori del Leoncavallo che sfilava a favore del futuro sindaco con tanto di calumet della pace, ma ciò è bastato affinché la nostra “volpe del satellite” decidesse di spostarsi a sinistra, passando dal tasto 5 al tasto 7 del telecomando. Ora il profugo Giuliacci, in attesa di nuovi cambiamenti climatici, è costretto a condividere – sottocoperta – lo spazio meteorologico della rete con il collega Sottocorona. Forse non avrà una carriera da sondaggista, ma una cosa è papa’, hai visto? bossi E’ rimasto in canottiera È notizia di pochi istanti fa: gheddafi sarebbe riuscito a fuggire rapandosi a zero: aveva i capelli ribelli! certa: d’ora in avanti i politici, prima di analizzare i flussi migratori degli elettori, farebbero bene a tenere sotto controllo quelli dei metereologi! Fabrizio Pescara Algeri, i familiari di Gheddafi accolti per ragioni umanitarie. Erano stremati sotto il peso dei forzieri. sì, e gli italiani in mutande Al Festival degli Scrittori della Bassa Jambo sbaraglia la concorrenza 1º Premio - Racconto in 200 parole “Mistero del marchio della Pepsi” Originalissimo racconto allegorico ad opera di un acuto osservatore dei comportamenti e dei costumi sociali fortemente legati all’attualità, raccontati utilizzando le forme più paradossali, il tutto espresso in modo scorrevole, divertente, ingegnoso e anche con una scrittura originale. Mistero del marchio della Pepsi La ronda leghista che smanganellò il mafioso che incaprettò il marocchino che sgozzò l’albanese che rapì la zingara che rubò il bambino che picchiò il cane che morse il gatto del mio vicino cinese erano stati buttati tutti quanti nel Po all’alba e nello stesso punto, anche se in periodi diversi. Ma il fiume burlone aveva giocato loro strani scherzi: li aveva trascinati per oltre 10 km. più a valle; li aveva denudati completamente intrecciando i loro corpi come in un abbraccio o amplesso definitivo, così da farli sembrare amici di vecchia data o amanti forever; li aveva infine mantenuti conservati nel suo fango in uno stato eccellente, degno del più bravo degli imbalsamatori. Altro che Otzi. Cosicché, quando i rumeni che cercavano i siluri trovarono invece queste bellissime mummie abbracciate - ciò che non fece la vita potè la morte -, fu una sorpresa enorme, altro che amanti del Valdaro. La Gazzetta ci andò a nozze, le vendite aumentarono di oltre il 50% fra notizie, approfondimenti e gossip, perché le notizie bisogna saperle vendere. Alla fine le indagini fecero chiarezza su tutto, tranne che sul mistero del marchio della Pepsi che tutte le mummie presentavano sul gluteo sinistro. 9 scrittura Corrado “Jambo” Giamboni, con una maglietta d’emergenza, premiato da Salvador Dalì e Salman Rushdie IMPOSSIBLE MAN di Michael Muhammad Knight traduzione di Tiziana Lo Porto SAGOMA EDITORE Il padre – schizofrenico e paranoico – minaccia di ucciderlo all’età di due anni credendolo il figlio del demonio. Tempo dopo si dirà convinto che lui sia Federico il Grande e poi Francis Scott Fitzgerald. Per Michael Knight, cresciuto insieme alla madre che appoggia incondizionatamente le sue scelte, affrontare l’adolescenza significa cercare una propria identità, che trova nella disciplina islamica e nello studio del Corano. Dopo la conversione in una moschea dello stato di New York, soggiornerà in una madrasa in Pakistan, accarezzando l’idea di partire volontario per la Cecenia. Al ritorno, disilluso dalla cecità delle gerarchie sunnite e dalla lontananza della religione dal suo messaggio originario, metterà in discussione tutte le sue certezze e si butterà nel mondo del wrestling, in un disperato tentativo di essere soltanto un ragazzo come gli altri, libero dai condizionamenti e dai modelli della società americana. Impossible Man è la storia di un’adolescenza bizzarra e turbolenta, della lotta di un ragazzo intelligente e confuso per trovare una propria voce lasciandosi alle spalle i fantasmi di un’infanzia traumatica, ma anche i dogmi imposti dall’alto. Un vero e proprio romanzo di formazione destinato a diventare un classico perché nelle sue pagine non racconta solo una storia personale, ma una storia universale – drammatica, buffa, coinvolgente e tenera – che parla al cuore di ognuno. E al ragazzo che siamo o siamo stati. Michael Muhammad Knight ha già fatto conoscere in Italia la sua scrittura brillante – a tratti esilarante – con Islampunk (il suo romanzo d’esordio definito “Il giovane holden per musulmani in erba”), Il Diavolo dagli Occhi Blu e Maometto on the Road. 10 vetrina Le multinazionali? Hanno la kodak di paglia come latori della lettera e vittime dei ritrovamenti assurdi, le figure più classiche del sentimentalismo nazional popolare. I bambini, gli anziani, l’operaio emigrato all’estero, le mamme in gravidanza. Ma anche, nel caso della Levis, la figura di un professionista che ha a che fare con la salute del prossimo. Altri espedienti retorici utilizzati: la minaccia perenne di ricorrere a Mi manda Rai Tre che a quei tempi si chiamava Mi Manda Lubrano, Striscia e Le Iene. Il blandire la ditta con una dichiarata fedeltà nel tempo ai suoi prodotti, e la proclamazione dell’alta qualità del loro prodotto riscontrata in precedenza. Tutto ovviamente falso, pensato a tavolino, farlocco, ma in fondo… la pubblicità di cui si servono le aziende, non fa sempre la stessa identica cosa? Con questi stratagemmi da peones però si può ribaltare il gioco e imporre, almeno una volta nella vita, il proprio immaginario ai padroni del mondo, a chi ha farcito il pianeta di “ conserva i bollini che vinci i regalini” . E a chi dirà che dopo questo outing, difficilmente le aziende daranno Tanti scrivono, pochi leggono. Ora c’è il rimedio. Le prossime lettere infatti inaugurano un nuovo filone della letteratura fantastica. Con un pubblico immenso di lettori: le aziende, e un altrettanto smisurato numero di scrittori: i clienti. Il tentativo è quindi di indirizzare la smisurata mole di scriba italiani e stranieri verso spazialternativi all’editoria tradizionale, togliendosi in più qualche soddisfazione anticapitalista. Leggete e imparate dunque fratelli di disgrazie e giorni di sole. E’ tutto vero e documentato. Può sembrare incredibile che le multinazionali abbiano preso sul serio simili dabbenaggini. Ma ero proprio quello che volevamo dimostrare. Ci hanno l’obbligo. Hanno la Kodak di paglia. Ed ecco il perchè. Nel 1994, lavoravo per il settimanale satirico Cuore, ebbi un’intuizione: che il sistema delle multinazionali che governa il mondo, imponendo bisogni e stili di vita per aumentare il proprio fatturato, coltivasse, senza saperlo, una grossa smagliatura al suo interno. Smagliatura in grado di produrre divertimento e controcultura, beni dello spirito e beni materiali, per chi si prestasse a verificarla. Questa crepa prende il via dal presupposto fondante del mondo del commercio, ossia che il cliente ha sempre ragione. Pur se sembra un deficiente totale. Perché il mondo del commercio ha statutariamente la coda di paglia. Cosi’ ho provato a verificare la mia ipotesi. Il trucco è semplice. Basta acquistare un prodotto, inventarsi un oggetto ritrovato in questo prodotto e scrivere una lettera di protesta alla casa madre, senza chiedere nulla in cambio e allegando lo scontrino. Per dimostrare l’esattezza del presupposto iniziale, ossia che sono obbligati a darci retta, io ho ovviamente esagerato sia nei ritrovamenti fantastici che nel delirio delle lettere di doglianza. Ma la ditta, a seguito del suo status è comunque costretta a scusarsi e a inviare un dono compensativo. Per escludere la possibilità di non essere considerato dalle ditte, scrivevo poi una seconda lettera, che facevo spedire da un complice di un’altra zona italiana. La missiva lamentava lo stesso ritrovamento assurdo. Però con un tono di scrittura molto normale, tranquillo. Dando così credibilità anche al mio delirio verbale precedente. Per non tenere in ballo troppo le maestranze della ditta, che ovviamente sarebbero state sottoposte a indagini ( ma di solito badando a far arrivare i reclami da parti diverse dell’Italia, gli saltavano completamente i punti di riferimento, ossia i due prodotti erano realizzati in stabilimenti diversi e quindi non si poteva logicamente incolpare nessuno) appena arrivava il pacco dono compensativo, mi scusavo per lo scherzo con l’azienda. Dichiarando l’intento satirico dell’esperimento e in alcuni casi restituendo il regalo. Visto che l’intento era quello di suggerire ai lettori di Cuore la possibilità di ripetere il giochino per sbeffeggiare i padroni del mondo, non per derubarli. Ma purtroppo questo non è stato sempre possibile perchè i miei complici si sono mangiati i beni dei pacchi dono compensativi. In alcuni casi poi, per irrobustire i risultati di questa nuova forma di letteratura umoristica, m’inserivo come giornalista a conoscenza dei fatti. E andavo a torturare gli ignari poveri cristi che l’azienda aveva mandato in prima linea per sistemare le cose. Con queste persone mi scuso particolarmente. Non era mia intenzione colpire loro, bensì mettere in luce le ulteriori ipocrisie del sistema. La cosa più laboriosa è stata convincere e istruire una serie di amici, perché effettuassero gli acquisti in zone diverse d’Italia, e non si tradissero alle domande degli ispettori delle aziende in questione. Preferendo evitare che ci fosse troppo il mio nome nelle lettere perché ai tempi avevo una discreta popolarità e qualcuno poteva fiutare lo scherzo. Va pure sottolineato che per assicurarmi la riuscita del giochetto, mi sono premunito di inventare e usare, ancora retta a reclami dadaisti, ricordiamo che il mondo delle merci è immenso. Quante multinazionali ci sono in Francia, Spagna, Germania, Olanda, Gran Bretagna, Usa? I reclami assurdi non possono superare le frontiere?! La Nestlè non è svizzera? Noi ci siamo riusciti con tutte le aziende con cui abbiamo provato tranne Barilla, solo perchè aveva letto Cuore l’anno prima del tentato scherzo. Ossia con Kodak, Lewis, Coca Cola, Kraft, Edizioni Paoline-San Paolofilm, Ferrero, Parmalat, Trussardi, Mondadori, Editoriale La Repubblica, e Monopolio Tabacchi . Con lettere di protesta divertenti ma assolutamente dementi e loro hanno beccato, mandandoci addirittura un premio. Non è sufficiente perchè ci proviate anche voi? Di seguito due scherzi andati a buon fine. SCHERZO A TRUSSARDI con lettera del cliente indignato, risposta dell’azienda, dati tecnici dell’operazione e provocazione ulteriore. Spettabile Trussardi s.p.a. Milano Servizio clienti Ma che? Sulla scia dei nuovi mercati est-europei avete inaugurato una nuova linea? La URINA SBATLOVA FOR MEN? O forse, consci della tradizione nipponica di bere piscio regolarmente per scopi disintossicanti, avete tentato di offrire degli assaggini a campioni della vostra clientela, per vedere come reagivano? O forse la boccetta che m’è capitata fra le mani era semplicemente una rimanenza di una partita speciale, realizzata eccezionalmente per amanti della pioggia dorata in versione tascabile? Non so cosa pensare, è da tanto tempo che mi servo dei vostri prodotti e non mi era mai capitato che in luogo del profumo ci fosse dell’urina all’indimenticabile fragranza di asparago! E la tragedia è stata che aperta la confezione, chiusa senza tracce di manomissione alcuna, mi sono subito versato un po’ di gocce di profumo sulla faccia subito dopo essermi fatto la barba, visto che lo uso anche per quella per quella funzione. Senza star lì a controllare. Risultato? Il diffondersi di uno sgradevolissimo arome dè pis e un’irritazione così enorme che m’è costata pure un ritardo al lavoro, per l’immediato passaggio in farmacia, a trovare una crema che mi togliesse il bruciore. Ma che scherzi sono questi?! Chi ha fatto ciò?! E se la persona che ci ha fatto i suoi bisogni dentro è malata? E se mi prendo un infezione ?! Adesso per giunta mi toccherà fare degli esami del sangue, e chi li paga?! Pertanto come potete permettere che succedano simili inconvenienti?! Come affezionato cliente non mi sento più tutelato dalla vostra scarsità di controlli e pertanto se non riceverò al più presto scuse ufficiali, insieme a spiegazioni esaurienti, e soprattutto rassicurazioni convincenti sull’ impossibilità futura del ripetersi di simili incidenti NON ACQUISTERO’ MAI PIU’ AL MONDO PRODOTTI TRUSSARDI e racconterò questo episodio a “Mi manda Lubrano”. Distinti saluti. P.S. Allego lo scontrino d’acquisto e pure il fragrante prodotto che avete messo in commercio. Sperando solo che vi capiti quello che è successo a me. CHE VI DIATE SULLA FACCIA DOPO LA BARBA QUESTA PIACEVOLE SOLUZIONE. Gianluca Merchiori, Ferrara 17-4-96 DETTAGLI TECNICI DI QUESTA OPERAZIONE Comperata una confezione di Trussardi uomo, ho prelevato il profumo con una siringa (profumo usato in seguito naturalmente) e l’ho sostituito con la mia urina (urina fatta nel vaso, e poi con un’altra siringa iniettata nella boccetta). Per aromatizzare il tutto, prima di farla ho pranzato con uova e asparagi. Conclusa questa prima parte ho spedito la boccetta insieme con la confezione, lo scontrino d’acquisto e la lettera di protesta scritta a nome di Merchiori alla ditta Trussardi. A un complice di Bologna, alcuni giorni dopo ho fatto spedire una seconda lettera sempre concepita da me. Lamentava lo stesso inconveniente. Però il tono della missiva era assolutamente pacato, per avvalorare quella delirante che avete appena letto. Dopo circa 15 giorni, insieme ad una confezione da 100 ml di profumo, ossia doppia rispetto quella che avevo comprato, su carta inestata arriva la seguente lettera da Trussardi parfums: Milano 2 maggio 1996 Egregio signor Merchiori desidero ringraziarLa per averci segnalato lo spiacevole inconveniente accorsole. Sarà nostra premura accertare come sia potuta capitare una simile cosa. Le invieremo pertanto al più presto le spiegazioni necessarie a fornirLe un quadro completo della situazione: verrà condotta un’analisi chimica sulla sostanza contenuta nel flacone che ci ha inviato che accerterà le cause dell’eventuale deterioramento dei componenti la fragranza, cosi’ come provvederemo ad “indagini” presso il punto vendita. La prego di accettare un nuovo flacone del prodotto che aveva acquistato, con la speranza che riacquisti fiducia nei nostri prodotti ed in un’azienda che dedica notevoli energie ed investimenti al controllo qualità. Cordiali saluti. Ufficio stampa e P.R.Trussardi Il giorno successivo all’arrivo di questa lettera, intervengo come giornalista informato dei fatti. Mi risponde la P.R. di Trussardi parfums, dottoressa Dalla Bona. SONO ROMANI BUONGIORNO, DEI LETTORI CI HANNO SEGNALATO CHE NELLA CONFEZIONE DI PROFUMO TRUSSARDI C’ERA DELL’URINA, E’ VERO? Non è assolutamente urina quella contenuta nel flacone. Abbiamo fatto analizzare il liquido dal fornitore, ed è risultato composto dal 90% di acqua, dal 5% di profumo e per un altro 5% da una sostanza non rilevabile. Comunque come contempla la legge gli abbiamo mandato immediatamente le nostre scuse e una confezione doppia rispetto a quella acquistata. AH PERCHE’, C’E’ UNA LEGGE? Diciamo una legge di mercato, o comunque di un’azienda come la nostra. MA NON TORNA IL DISCORSO. SE NON ERA VERO QUEL CHE DICEVA, PERCHE’ GLI AVETE MANDATO UN PROFUMO NUOVO? Guardi, quando abbiamo ricevuto questo flacone è stato mandato a delle persone con titolo, che potessero stabilire cosa c’era. Comunque personalmente l’odore non era proprio quello descritto dal signore (ndr - Si vede che l’allergia primaverile ha fatto strage di olfatti da Trussardi, dato che l’abbuffata di asparagi, precedente all’urina siringata nel flacone, ha invece prodotto eccellenti risultati aromatici a mio naso). MI SCUSI, PRIMA M’HA DETTO CHE LE SEMBRAVA LA LETTERA DI UNO PSICOPATICO, MA ANCHE COSI’ GLI AVETE RESTITUITO IL PRODOTTO. VUOL DIRE CHE LO FATE CON TUTTI? No! Il concetto è questo (ndr - Comincia l’arrampicata sugli specchi): se il cliente viene e lamenta dei problemi sui prodotti, prima di tutto gli restituiamo il prodotto, se abbiamo ragione di credere che questa persona possa avere delle ragioni (ndr - Sbanda paurosamente)…ooo… oo…anzi no! Anche se non possa avere delle ragioni nell’attesa di stabilire quel che è successo sostituiamo il prodotto. Anche perché il prodotto è stato fatto da un’altra azienda e non ne abbiamo il controllo! (ndr - Salva per il rotto della cuffia). PERO’ IN DEFINITIVA PER ONORARE IL VOSTRO STATUS RISPONDETE ANCHE A DEGLI PSICOPATICI. No! Il punto è questo, noi abbiamo sostituito il prodotto pensando che avesse delle ragioni (ndr - Sta per ricrollare). AAH HO CAPITO! Ma no! No però non pensando che dentro ci fosse effettivamente quello che c’era. Sapevamo benissimo, cioè pensavamo che non fosse questo, sicuramente (ndr - E’ andata). E’ OVVIO! Ma gli abbiamo sostituito il prodotto comunque, in attesa delle analisi. HO CAPITO. SI POTREBBE AVERE ‘STO LIQUIDO CHE LO FACCIAMO ANALIZZARE ANCHE NOI? Certo! (ndr - Ci credete voi che ci dessero quello vero?) Immediatamente dopo questa telefonata, avvertivamo Trussardi parfums dello scherzo, scusandoci degli inconvenienti arrecati loro, e comunque consigliandoli di cambiare laboratorio di analisi. Piermaria Leandro Romani “Suspense e umorismo hanno come denominatore comune lo spiazzamento dello spettatore e del lettore, ma affinché questo accada è indispensabile un’altra caratteristica fondamentale: la sintesi, dono fondamentale per chi affronta grandi sfide. Canciani il dono ce l’ha, e i Gialli in un Minuto colpiscono il lettore senza lasciargli scampo. Come il pugnale di un assassino. Varesenoir “Non crediate sia un libro di barzellette, è un insieme di microscopici racconti gialli e thriller..condensati in una o due frasi al massimo, che nascondono uno spirito arguto,a volte un po’ cinico, capace di cogliere l’ironia anche laddove parrebbe non essercene. Non fate l’errore di leggerlo tutto d’un fiato, in questo caso sarebbe un errore ! E’ un libro che va centellinato, una battuta ogni tanto, perché solo così otterrà il suo scopo: solleticare il buon umore e strappare un sorriso.” Cristina Aicardi - Thrillerpage GIALLI IN UN MINUTO di Fabrizio Canciani prefazione di Carlo Lucarelli copertina di Andrea Santonastaso SAGOMA EDITORE 11 vetrina È uscito il 1° settembre scorso e si può già prenotare in tutte le librerie d’Italia. La prima presentazione ufficiale si terrà nella nostra città sabato 8 ottobre al Clos Wine Bar dove in quel contesto sarà registrato un originale Book Trailer a cura del regista mantovano Paolo Soncini. A novembre sarò a Milano con l’editore Davide Zedda della casa Editrice La Riflessione per presentarlo alla Fiera del Libro. Successivamente ho in programma un tour per la penisola dove alla presentazione del libro abbinerò un percorso enogastronomico unendo il classico utile al dilettevole. L’agenda degli incontri sarà disponibile sul mio profilo di Facebook. Corrado Andreani • È nato tra i fiumi Mincio e Po nella Padania centrale il 16 maggio 1966. Ha due figli, Lorenzo e Francesco. È militare dal 1983 ed oggi riveste il grado di 1° Maresciallo dell’Esercito. È stato consigliere comunale a Borgoforte e consigliere dell’Unione dei Comuni Virgiliani. È tra i fondatori del circolo culturale “Il Notturno” e ne è segretario. Nel 2007 fonda un’associazione civica provinciale in cui viene eletto presidente. Dal 2007 al 2010 è stato consigliere nella società cooperativa sociale Villaggio SOS e nell’Unione Nazionale Sottufficiali d’Italia. Dal 2007 è consigliere della società di cremazione di Mantova. Nel 2008 gli è stata conferita la distinzione onorifica di cavaliere dell’ordine “al merito della Repubblica Italiana” - OMRI (2008). Nel 2010 è stato candidato sindaco nel comune di Mantova in una lista civica. Nel 2006 e nel 2011 è stato candidato consigliere alle elezioni provinciali. Corrado oggi vive a Mantova e con “Il Letto” scrive il suo primo saggio-racconto. “Come in ogni buon giallo anche qui c’è un mistero da risolvere: mentre leggo i noir di Canciani – così telegrafici ma anche così ricchi di dettagli, di suggestioni e di idee - mentre leggo queste storie fulminanti, insomma, sorrido con un brivido o rabbrividisco con un sorriso?” (Carlo Lucarelli) Notte, solo nella via. Il semaforo lampeggiava. La freccia di un’auto lampeggiava. La scritta “Hotel” lampeggiava. Anche l’albero di natale lampeggiava… Lui vide il cadavere, poi non lo vide, poi vide il cadavere, poi non lo vide… La figlia del dottore rincasò tardi come al solito. Suo padre non approvava quella relazione amorosa e giurò che l’avrebbe ostacolata in ogni modo. Il giorno dopo trovarono tre civette sgozzate sul comò. Colpito da un proiettile mentre stava recitando il famoso monologo dell’Amleto, cadde e si fracassò due crani. “Amore, ascolta, stanno suonando la nostra canzone” disse lei. “Maledetti plagiatori!” esclamò lui e si avventò sul pianista per ucciderlo. Lo beccarono con la canna della pistola ancora fumante. Finì al fresco, come già gli era successo da giovane. Sempre per una canna fumante. Messo sotto torchio finalmente vuotò il sacco. Giocattoli e pacchetti finirono dappertutto. È sempre un problema interrogare Babbo Natale. Scrivere gialli in due righe, che si leggono in meno di un minuto, è come sparare alle copertine di cartone che arredano librerie e biblioteche: saranno le successive perizie balistiche a stabile l’entità dei danni provocati a un genere letterario tanto diffuso e amato. D’altra parta l’ironia e il noir viaggiano sempre a braccetto. FABRIZIO CANCIANI • Scrittore, artista del teatrocanzone, cantautore, autore, ha attraversato vari modi dell’espressione artistica e letteraria. Dopo aver portato in tour lo spettacolo “Delitti e canzoni” ora affronta la sfida più alta, SCIOGLIERE NELL’ACIDO CORROSIVO DELLA COMICITA’ IL GENERE NOIR. Un delitto letterario per il quale servono testimoni. “Alcuni dei suoi fulminanti racconti brevi ad alto tasso di suspense ve li abbiamo proposti nel corso degli anni ai microfoni di “Tutti i colori del giallo” ed ora Fabrizio Canciani ha deciso di proporre anche in libreria i suoi “Gialli in un minuto” (Sagoma), preparatevi a morire dal ridere!” Luca Crovi – Rai Radiodue Tre amici hanno un unico scopo: scrivere un libro per poter essere accreditati al Festivaletteratura di Mantova, la loro città, e conoscere ragazze. Il tema viene deciso all’unanimità e ruota intorno a un accessorio a loro molto caro: il letto. Nel vagabondare da un locale all’altro, da una compagnia all’altra, nascono le idee per suddividere il libro in capitoli. Con l’ironia cara a Jerome, c’è il tentativo di raccontare seriamente un episodio che condurrà inevitabilmente all’opposto dei propositi iniziali. Un esercizio di stile che non vuole scomodare Queneau: le varie tipologie di letto che l’Autore si trova a elencare sono scherzi e giochi di parole, un saggio che attraverso lo slang giovanile si carica del grottesco vivacchiare di figure molto vicine alla realtà, alcune anacronistiche nella loro puntigliosa vocazione alla serietà (certamente ispirate dal maestro Tom Sharpe), altre leggere e dissacratorie, immature e approfittatrici. Uno specchio dei tempi. Ironici loro malgrado, seriamente tragicomici. (a.g.) Corrado, come nasce l’idea di scrivere qualcosa sul letto? Inizialmente voleva essere un articolo per Il Notturno basato esclusivamente su giochi di parole sulle varie tipologie di letto. Successivamente ho pensato di ampliarlo inserendo delle brevi storie all’inizio di ogni capitolo e senza pretese l’ho inviato ad alcune case editrici nazionali. Cosa hai voluto esprimere? Il letto credo meritasse un libro, forse si sarebbero potute trovare altre strade ma quella dei tre quarantenni allo sbando in cerca di riscatto attraverso l’idea di scrivere un libro sul letto, mi ha consentito di raccontare un disagio diffuso che ho potuto sperimentare frequentando i locali della città. Di quali disagi ti riferisci? La solitudine, l’esigua disponibilità economica conseguente alle separazioni, le delusioni amorose, il tentativo di essere accettati dalle generazioni più giovani imitandone il gergo, ma soprattutto la noia della routine quotidiana che ti disillude sul fatto che prima o poi succederà “qualcosa”. C’è una via d’uscita a queste situazioni? L’utilizzo del letto può essere già una risposta ai disagi perché è un amico che non ti tradisce, sta a noi valorizzarlo nel modo che più ci soddisfa. Quando esce il libro? Cinque giovinastri, amici da sempre, decidono di lasciarsi alle spalle per il week end il loro quartiere, il loro bar e le loro abitudini. Basta davvero poco per rendere indimenticabile il viaggio: qualche lira, uno zaino, un sacco a pelo, molte birre e molte sigarette, un camper sgangherato e una vivacità da vendere. Il romanzo è allegro e spensierato, ricco di episodi divertenti e personaggi fuori dal comune. Per tutta la durata del racconto si respira un clima scherzoso e goliardico. Non mancano però spunti di riflessione e accenni ad argomenti più seri. Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A. Per info e acquisto on line: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=622701 Fabrizio Bolivar • Vive e lavora a Mantova. Ha pubblicato per FARA EDITRICE la raccolta di racconti “MALEDETTA VITA” e per la COMPAGNIA DEI LIBRAI DI GENOVA la raccolta di racconti brevi “480 CARATTERI SPAZI INCLUSI”, con la prefazione di Gianluca Morozzi. 12 e-migranti U You’re rolling! na band mantovana che vola a Chicago per registrare negli studi di Steve Albini, mitico sound engineer di mostri sacri del rock come Nirvana, Iggy Pop, Pj Harvey e innumerevoli altri: possibile? Ebbene sì! È successo agli Idramante che, per il loro secondo album, hanno toccato con mano i suoni ruvidi dell’America più “indie”: un anno fa, in una full immersion di due giorni, 5 delle nuove canzoni degli Idramante hanno preso vita tra le mura degli Electrical Audio Studios e la testimonianza di questo sforzo è parte integrante del cd “Vite in Scatola”, pubblicato lo scorso maggio. Questa piccola impresa nasce nella nostra piccola città e vede il Notturno in prima fila nel valorizzare al meglio i legami con la città americana di Madison, capitale dello stato del Wisconsin gemellata con Mantova: dal 2007 il Notturno organizza e favorisce scambi culturali tra queste due realtà, incoraggiando la condivisione di esperienze e il supporto reciproco nell’organizzazione di eventi. In questo filone si inserisce il concerto del 2010 degli Idramante a Madison per Festa Italia, annuale ritrovo della comunità italiana locale, cui è seguito il lavoro in studio, sfruttando anche la vicinanza tra la capitale del Wisconsin e la metro- poli dell’Illinois. Il 26 agosto 2011, con un evento denominato You’re Rolling! Inserito nella rassegna Estate su Marte del Comune di Mantova, il Notturno ha portato a conoscenza di tutta la cittadinanza questo grande risultato: nella splendida cornice di Palazzo San Sebastiano, sede del Museo della Città, è stato realizzato un concerto con collegamento diretto in videoconferenza con gli Stati Uniti. E’ stato così possibile intervistare i rappresentanti dell’Italian Workmen Club di Madison, promotori negli States del gemellaggio tra le due città, e Benjamin Flint, giovane fonico che ha seguito gli Idramante durante le registrazioni a Chicago: You’re Rolling!! ha pienamente illustrato come la filosofia del Notturno, basata sulla cura delle relazioni interpersonali e sulla costante ricerca di modalità alternative a supporto della produzione culturale, abbia ancora una volta fatto centro. Corso Vittorio Emanuele II, 57 MANTOVA - Tel. 338 798 50 25 Link: Idramante: www.facebook.com/idramante Electrical Audio: www.electrical.com IWC Madison: www.iwcmadison.com Corte dei Sogliari, 4 Mantova Tel/Fax 0376.222817 www.giallozucca.it chiuso domenica sera e lunedì da martedì a venerdì colazioni di lavoro Corte dei Sogliari, 3 - MANTOVA - 0376.369972 - 346.9576445 chiuso lunedì e martedì - gli altri giorni aperto pranzo e cena Piazza Mantegna Mantova 0376.324286 Piazza Broletto, 8 Mantova 0376.365303