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PERIODICO DI SATIRA E BUONUMORE - Anno XIV - n. 33 - SETTEMBRE 2011 - Direttore Responsabile: Antonio Galuzzi - Aut. Trib. MN n. 5/97 del 23/05/1997 - COPIA OMAGGIO
IL NOTTURNO
governo in manovra
travolge anziano paese
fermo al capolinea
Il centocinquantenne pensionato andava a trovare la madre Italia morente
Fatale la manovra compiuta dal settancinquenne autista, ex-cantante di successo, al quale già nel
1995 e 2006 era stato ritirato il permesso di guida,
ieri sera al volante di un pullmino, sul quale avevano preso posto i ministri, dopo una festa d’addio al
buonsenso, tenutasi a Gemonio.
L’automezzo stava percorrendo la Padania
Inferiore Bis verso Arcore, quando nei pressi di Legnano, poco dopo il luogo della storica battaglia,
trovava la strada ostruita nel suo senso di marcia dal
torpedone dei parlamentari cattolici, al rientro dal
pellegrinaggio in Terrasanta e sul lato opposto dal
corteo dei Cobas dei precari, impiegati al servizio
fotocopie delle provincie di Sondrio e Piacenza, in
odore di licenziamento, dopo il decreto sviluppo
dell’agosto scorso.
Scesi tutti i ministri dal pullmino per verificare
la viabilità, nonostante gli appelli dell’opposizione
accorsa sul luogo dell’ingorgo, a spostarsi leggermente a destra sulla piazzola di sosta, per una
pausa di unità nazionale in attesa dei soccorsi della
BCE, decidevano di risalire a bordo e d’invertire
immediatamente la rotta.
Nel fare la brusca manovra d’inversione di marcia, l’autista che si sospetta faccia abitualmente
pesante uso di titoli spazzatura, come rilevato allo
spread-test cui è stato successivamente sottoposto,
non si accorgeva che sulla carreggiata opposta un
anziano traballante, noto ai locali come il Bel Paese,
era fermo al capolinea del autobus che lo portava
tutti i giorni all’Ospedale Quirinale a far visita alla
madre, signora Italia, da tempo affetta da un male
incurabile.
L’impatto era violento e letale. Alcuni passanti
centristi tentavano inutilmente di rianimare il vecchio che, di recente compiuti centocinquant’anni,
sarebbe spirato alcune ore dopo fra le braccia della
madre, la cui tragica sorte, come in un funesto
presagio, anticipava di poche ore.
L’autista, invece incolume, era tradotto dalla
locale polizia europea al carcere di Opera: rischia
cento anni di default, per guida in stato di sconsideratezza e tracotanza.
Il passeggero, proprietario della villa di Gemonio in cui era stata organizzata la festa, che viaggiava alla sua sinistra, prima di cadere in coma, in
evidente stato confusionale, insisteva, balbettando
parole sconnesse ai soccorritori, per essere ricoverato nell’ospizio di via Bellerio, dov’è attualmente
in cura presso il suo medici di fiducia del Circolo
Magico, che anni prima lo salvarono dalle conseguenze di un simile incidente.
Lievi escoriazioni riportavano gli altri ministri,
seduti nelle file posteriori del pullmino che, sbalzati
sulla strada, miracolosamente cadevano in piedi.
Passata precauzionalmente la notte in osservazione all’Ospedale Quirinale, per gli accertamenti del
caso, il dott. Napolitano, primario di neurochirurgia
istituzionale, dopo una visita accurata, li dimetteva
prescrivendo loro una lunga e salutare convalescenza, da trascorrersi a spese della pubblica sanità,
in una qualsivoglia sperduta isola tropicale.
bella manovra
ci vuole la fiducia!
2
cronache
il fondo del barile
di Teo Guadalupi
crolla
la borsa:
spostiamoci
E a seguire citerei anche
“investiamo in borsa, sempre
che ci facciano entrare in macchina”. E ancora “l’indice è in
ribasso, ma il medio è in forte
rialzo”. Tanto per sfoderare
dei classici della comicità elementare, qualcosa che almeno
una volta nella vita hanno
detto tutti, dal comico professionista al nullafacente con
la seconda elementare come
titolo di studio (che non è poco,
considerato che la mia classe,
quella del 68, è stata l’ultima
a sostenerne gli esami!!!). Mi
sono sempre chiesto come mai
non ci sia mai stato un comico
che abbia fatto l’operatore di
borsa come personaggio, vista
la fertilità del tema. Lo stesso
Carlcarlo Pravettoni, di Hendeliana memoria, si limitava
a sfiorarne il tema, senza in
realtà affrontarlo fino in fondo.
Bene, a 43 anni, grazie allo
spread tra BTP e BUND, grazie
alle spiegazioni che ci ha dato
il governo per cui noi abbiamo
un’economia solidissima ed è
la borsa a non capire niente,
grazie al fatto che la Banca
Centrale Europea, quella che
dovrebbe regolamentare l’economia di 17 Paesi europei (non
paesini, proprio Paesi) ha più
volte dimostrato di contare
come Gian Marco nella famiglia Moratti, grazie al fatto
che gli approfondimenti dei
vari esperti in TV mi hanno
confuso ancora di più le idee,
ho finalmente e definitivamente capito: sulla borsa non
c’è proprio niente da ridere. E
se crolla l’unica cosa da fare è
spostarsi! Almeno credo.
Bestsellers su carta da forno
Suona il cellulare ed è un piccolo evento.
In media, ricevo due telefonate alla settimana
e in una mi si chiede solitamente di cambiare
l’abbonamento. Quando accade, confesso di
mettere in pratica una tattica un po’ cinica. Pur
sapendo che non cambierò mai il mio piano,
faccio sciorinare all’operatore l’intera proposta: «Trecento messaggi gratis; telefonate
senza limiti per rete fissa; niente scatti alla
risposta; due ore di navigazione gratuita…»
Le parole scorrono nel mio subconscio come
un rapido in transito, immerse in una suadente
eco. Dopo trenta secondi mi trovo in uno stato
vicino alla preanestesia. E’ ipnotico. Ecco, con
i piani delle compagnie telefoniche si possono
evitare dispendiose trasferte ad Amsterdam.
Questa volta, però, si tratta d’altro. Un
vivace direttore di periodico, mi vuole commissionare un editoriale che, dice lui, «andrà
sullo speciale Festivaletteratura de Il Notturno, in occasione della rinomata kermesse
mantovana». Fatalità, l’apparecchio squilla
proprio mentre mi trovo in un megastore a
Milano, pietrificato al cospetto di un’enorme
scaffalatura – almeno dieci metri per cinque
- interamente occupata da Cotto e Mangiato
di Benedetta Parodi. La cacofonica suoneria
dell’antidiluviano cellulare mi sottrae a cupi
pensieri: mi sto domandando, da buoni dieci
minuti, quante birre medie mi occorrerebbero
per riuscire a pisciare in un colpo solo sull’intera scaffalatura.
«Va bene… Vada per l’editoriale».
Dico di sì al mio intraprendente aguzzino,
camuffato da direttore, e l’interrogativo che
rimbalza nella mia mente muta come d’incanto. Ora mi domando se la renale riflessione
su Cotto e mangiato sia un buon incipit per
l’editoriale. Come inizio, devo ammetterlo,
mi pare un po’ forte, quindi non adatto all’alto profilo storico del capoluogo virgiliano. A
questo si aggiunga che siamo all’interno di
Festivaletteratura e in corrispondenza dei 150
il governo
sta lavorando
al nodo
pensioni
anni dell’Unità d’Italia. Metti che una copia
finisca tra le mani di Giorgio Napolitano…
No, non si può fare.
A ben pensarci, però, quando ho fatto riferimento al pezzo commissionato, ho utilizzato
un verbo scorretto. Si commissiona quando
si corrisponde un emolumento e questo non
è certo il caso. Ecchediamine - penso con
rinvigorito puntiglio -, gratis posso scrivere
quello che voglio. E poi, l’idea di far chiudere
Il Notturno, ha un che di accattivante.
In quanto a Benedetta Parodi, o all’epigona Antonella Clerici, beh… Messe insieme, difficilmente riuscirebbero a sfornare
un uovo sodo. Quando alla Parodina hanno
consegnato un guanto da forno, era convinta servisse tra la seconda e la terza base; la
sola volta che la Clericiona ha avuto a che
fare col burro… Okay, lasciamo stare. Per
contrappasso, ambedue vendono fantastilioni di copie di libri di cucina. Ormai da anni

lo vorrebbero
scorsoio...
La redazione
[email protected]
Antonio Galuzzi
Antonio Voceri
Enrico Alberini
HANNO COLLABORATO
Corrado Andreani - Fabrizio
Bolivar - Fabrizio Canciani Francesco De Collibus - Corrado
Giamboni - Alberto Grandi Teo Guadalupi - Ilaria Jahier Massimo Minotti - I Papu (Andrea
Appi e Ramiro Besa) - Fabrizio
Pescara - Piermaria Leandro
Romani - Mario Tenedini
in collaborazione con Sagoma
Comedy (www.sagoma.com)
Stampato in 3.000 copie da Fda
Eurostampa di Borgosatollo (BS).
Distribuito in omaggio
di Jambo
– sindacale! - i primi posti di tutte le classifiche sono colonizzati dalle “loro” prodezze
culinarie: segno che anche parlando di cannelloni, il concetto di copyright andrebbe aggiornato.
Siamo alla frutta: non c’è enciclica del
Papa che tenga, non c’è premio Nobel che
possa opporsi. Il dominio assoluto, a rotazione, è di Benedetta Parodi e Antonella Clerici.
A seguire, dispersi per la pista, Joseph Ratzinger, Wilbur Smith, Ken Follett, Andrea
Camilleri e via scribacchiando.
Giunti a questo punto, una riflessione è
d’obbligo. Per quale ragione, masse oceaniche di lettori avvertono la necessità, ineluttabile, di consultare il duo Clerici/Parodi
per farsi un fottutissimo risotto? Una risposta
sensata è fuori della mia portata. Farebbe fatica Umberto Eco, figuriamoci il sottoscritto.
Forse occorrerebbe un bravo antropologo,
oppure, dato che ci troviamo in un periodo
alquanto esoterico, un bravissimo esorcista.
La situazione è seria: l’economia arranca,
la borsa rimbalza, la globalizzazione azzanna, il Maghreb impazza, il Giappone sobbalza, il mondo cappotta… E nel Belpaese? Da
noi si spadella, si rosola, si frigge, si soffrigge, si scotta, si dora, si impana, si bolle…
Insomma, se magna. Di più, ci si strafoga.
Perché con i cuochi veri si degusta, si assapora, si assaggia; con i quochi tarocchi ci si
ingozza. Ed è la ragione per la quale, oramai,
si pubblica quasi esclusivamente su carta da
forno.
Ecco allora una domanda stagliarsi su tutte le altre. Se la salvezza dell’Italia dipende
dai libri - dalla cultura con la “C” più o meno
maiuscola -, l’Italia ce la farà? Per quanto mi
riguarda, sono abbastanza convinto di potercela fare con quattro birre medie. Non risolleverò le sorti della nazione, questo no, ma
vuoi mettere la soddisfazione?!
Antonio Voceri
meglio non cambiare
Giovedì scorso, era quasi l’ora di cena, suonò il campanello. Non aspettavo
gente, ma andai comunque ad aprire. Mi trovai davanti un giovanotto con una
pecora al guinzaglio. Un originale, senza dubbio. Parlò lui per primo: «Sono il
figliol prodigo, potete ammazzare il vitello grasso?».
«Scusi... e l’ovino?»
«La pecorella smarrita».
«Capisco. Ma, mi spiace, vitelli niente. Sa, è un periodo di vacche magre».
Ci rimase male. La pecorella belò: un belato come di disappunto. Non capii
perché: a me risulta che le pecore sian vegetariane.
«E allora cosa faccio?» balbettò «ci contavo. Se ci mettiamo a non rispettare
nemmeno più le parabole, dove andremo a finire?».
Sul momento non sapevo cosa dire, poi mi vennero in mente le Scritture:
«Perché non prova in Egitto?».
«In Egitto?»
«Ma sì... Ha presente le dieci paghe? Cerano anche quella delle rane e
quella delle cavallette. Vuole che non ne siano rimaste un po’? Le rane son
buonissime, fritte o nel risotto. E anche le cavallette. Fritte pare siano
squisite. L’ho visto su National Geographic. Lei non ha Sky?»
«No, niente satellite, solo parabola».
«Capisco... Comunque le conviene provare là».
Mi guardò. Poi guardò la pecora che mi parve ricambiare lo sguardo: ebete, ma come
d’approvazione. Se ne andarono senza salutare. Rimasi un po’ a guardarli mentre
si allontanavano poi chiusi la porta e tornai davanti al televisore.
Non avevo ancora preso in mano il telecomando per cercare un telegiornale che il
campanello suonò di nuovo. Chi altro poteva rompere a quell’ora? Era una
vecchietta con una mela in mano.
«Interessa l’oggetto?» mi chiese senza presentarsi. Scossi la testa senza rispondere. Figurarsi, una mela. Da una vecchia, oltre a tutto sdentata.
Insistette: «È buona, guarda com’è bella... rossa».
«No, davvero, grazie». Dietro di lei intanto si era materializzato un
tizio con in mano una specie di flauto dolce. Un piffero.
«Vuol seguirmi, per favore?»
Ci misi un attimo a realizzare. «Ma non ci penso nemmeno!». Se ne andarono delusi.
Fu allora che mi svegliai. Era il campanello che suonava. Ancora. Scesi
dal letto e andai ad aprire stiracchiandomi. Era un certo Signor La Morte, vestito di nero. Fu lapidario: «Sono il tristo mietitore» mi fece cenno di seguirlo
e sparì ciondolando la falce nel buio. Intanto che era voltato, richiusi la porta
e mi stravaccai sul divano.
Di nuovo il campanello. Mi alzai a fatica sperando che stavolta fosse il mio
pusher, quello solito, quello di sempre.
Non quello nuovo che era venuto il giorno prima.
Maio
critica letteraria
LA BIBBIA
Romanzo decisamente ambizioso, a cominciare dall’autore
che si firma “Dio”.
È, in estrema sintesi, la stesura
di un testamento che, verso la
metà del corposo volume, cambia inaspettatamente direzione,
anche perché i beneficiari del
cosiddetto “vecchio” testamento
sono nel frattempo tutti morti,
per colpa di eventi tipici del filone
catastrofico caro a Hollywood
come guerre, diluvi universali
e punizioni celesti. Nel “nuovo”
testamento si parla di un’eredità
lasciata ai figli dell’Autore che
non sembrerebbe materiale ma
piuttosto spirituale, sotto forma
d’insegnamenti che vengono
rivelati da un tutor con ottime
credenziali. Il personaggio del
coach in questione è senz’altro
il più riuscito. Merito anche di
continui colpi di scena che lo
condurranno attraverso parole,
azioni e miracoli da Guinness
World Record, fino all’arresto, a
un processo a porte aperte falsato da testimoni poco attendibili
e a una morte atroce dalla quale
risorgerà, come del resto aveva
sempre annunciato all’incredula
crew.
“Bibbia” è una raccolta di libri
differenti, scritti in un lasso di
tempo abbastanza ampio. Probabilmente in origine voleva essere
una cronistoria degli eventi che
hanno portato alla decisione di
lasciare o meno un’eredità ai discendenti. Ciò non aiuta il lettore,
che si trova spaesato di fronte
a generi letterari tanto diversi
fra loro. Si va dal genere storico
(addirittura l’Autore parte dalla
creazione del mondo, come se
volesse far intendere che l’universo intero fa parte dell’eredità
promessa) a quello legislativo, da
quello profetico a quello sapienziale, per poi arrivare al genere
apocalittico.
Il racconto ci pare spezzettato e
farraginoso. Il lettore rischia così
di perdere il filo narrativo. Anche
i protagonisti sono decisamente
troppo numerosi: non si fa in
tempo a capire di chi sia figlio
uno che già muore o scompare
dalla trama. Tra l’altro, i nomi
sono spesso gli stessi per personaggi diversi, a volte quelli dei
figli sono gli stessi dei padri e dei
padri dei padri. E anche dei figli
dei figli. Un bel casino.
A far inciampare il lettore, sono
anche le numerose note a piè
pagina: praticamente un libro
nel libro. Inoltre, vi sono scarsi, se
non nulli, riferimenti bibliografici.
Non è possibile tirare in ballo
praticamente tutto l’universo
senza citare le fonti. A meno che
l’Autore non sia così autorevole
da fugare ogni dubbio su licenze
poetiche che potrebbero falsare
il documento. Tra l’altro, girano
con insistenza voci su presunti
ghostwriters utilizzati dall’Autore
per scrivere alcune parti del libro,
definite “ispirate” dallo scarno
comunicato stampa.
Sul fronte privacy, ci sembra
siano riportate un po’ troppe
lettere: a Timoteo, a Tito, a Filemone; di Giovanni, di Pietro, di
Giacomo... Insomma, crediamo
che il garante avrà qualcosa da
ridire sull’uso spregiudicato di

corrispondenze non tutelate,
nemmeno ai fini Siae.
Il volume “Bibbia”, a nostro giudizio, non ha avuto un lavoro di
editing adeguato: i capitoli denominati “Vangeli” di Luca, Matteo,
Marco e Giovanni (così, senza
nemmeno il cognome, come
Luca&Paolo, Totò&Peppino, Gli
amici di Maria…) risultano simili,
se non addirittura uguali in moltissimi passaggi. Faticosa risulta
anche la scorrevolezza del testo
per quanto riguarda la forma
verbale. Citiamo ad esempio il
versetto “Allora il diavolo lo lasciò,
ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”.
“Bibbia” si chiude con il capitolo
“Apocalisse” che, negli intenti
dell’Autore vorrebbe essere una
“Rivelazione”, che fa raccontare a
Giovanni (Aldo e Giacomo invece
non figurano nei ringraziamenti).
Ebbene, questa rivelazione è
scritta in linguaggio simbolico e
parla della fine dei tempi. Niente
di più chiaro: per l’eredità occorrerà attendere il giudizio universale, che probabilmente avverrà
senza ricorsi in cassazione. A
meno che passi il processo breve.
“Bibbia” tenta di spalancare
nuovi orizzonti, tuttavia riteniamo che questo ponderoso
lavoro, nonostante sia stato tradotto più di Pinocchio, non avrà
successo. L’opera in sé denota
buoni contenuti e un’apprezzabile struttura, tuttavia, proprio
per le peculiarità sopraelencate,
riteniamo improbabile che possa
far presa tra la gente.
Abbiamo letto per voi
Anche noi del Notturno siamo voluti venire incontro ai bisogni dei
lettori del terzo millennio. Non sempre, nonostante la buona volontà,
si ha il tempo di leggere. I nostri tempi sono frenetici e riuscire a risparmiare qualche minuto leggendo il riassunto di un’opera letteraria
invece che il testo integrale, può far comodo. Ecco, allora, la nostra
rubrichetta “Abbiamo letto per voi...” che oltre al riassunto in stile
“Selezione”, si pregia di contenere un minimo di critica letteraria.
Buona lettura, o meglio, per guadagnare tempo, buon lettur!
L’ELENCO TELEFONICO DI REGGIO CALABRIA
Fa parte di una collana realizzata dalla casa editrice Telecom per un
target di lettori di tutte le età che, curiosamente, abbina i titoli dei volumi
a località italiane capoluoghi di provincia.
La trama è un po’ confusa e i personaggi, alla fine, risultano decisamente
troppi. Il rischio è quello di dare i numeri prima di arrivare alla parola fine.
Non mancano le pagine divertenti, come quelle dedicate a tale Calogero
Pippone che riempie ben sette colonne.
LA TARGHETTA SUL FINESTRINO DEL TRENO
Raro esempio di poesia ermetica, le parole colpiscono per la loro incisività:
E’ severamente / vietato sporgersi / dal finestrino aperto. Il duro monito in
lingua italiana è decisamente addolcito dalla versione francese del testo (oltre
a quella inglese e a quella tedesca che fanno di questa raccolta a respiro
europeo una delle più complete tra quelle con testo tradotto a fronte): Ne
pas / se pencher / au dehors. Anzi, l’invito a non sporgersi all’esterno appare
vieppiù come un tentativo di far scoprire quello che le parole non dicono.
Occorre quindi andare oltre a ciò che questo autore del quale si conoscono
solo le iniziali, F.S. (a volte FF.SS.), ha scritto.
Il fatto che sia meglio non sporgersi all’esterno non vieta assolutamente
il potersi sporgere all’interno, anzi, è un invito a guardarsi dentro in un
momento, quello del viaggio (così denso di significati…), che sembrerebbe
essere invece teso alla conoscenza e all’assorbimento di quante più immagini
sia possibile catturare… Ma il viaggiatore alla ricerca dell’anima vera della
poesia inizia sì un viaggio, però al contrario: è come appeso fuori del vagone
e, dal finestrino aperto, scruta all’interno dello scompartimento, fruga nel
proprio io e nell’anima nascosta di chi gli sta accanto. È una ricerca interiore,
pregna di laica religiosità.
UN CARTELLO STRADALE
Molto ben scritto, questo romanzo breve colpisce per la facilità di
lettura. Il racconto prende direzioni ben precise, fin dalle prime righe,
anche se non si capisce bene che senso abbia seguire passo passo le
indicazioni dell’autore (un anonimo impiegato comunale) se da subito
si capisce dove vuol andare a parare.
La trama è semplice, arricchita da un colpo di scena finale: le ultime
pagine sono a traffico limitato!
LA TARGHETTA DELL’ASCENSORE
Rientra in un genere fiorito nel XIX secolo e oggi piuttosto trascurato.
Otis e Schindler, i due principali autori di questo piccolo movimento, si
sono pressoché divisi l’intera nicchia cui si rivolgevano. Si tratta di una
branca della prosa tardo ottocentesca, giudicata ingenerosamente come
antesignana di quel nichilismo, poi sfociato nel nazismo. Sia Otis sia
Schindler, infatti, si rivolgevano prevalentemente a élite, come confermano i continui inviti a non superare le tre, le quattro o al massimo le
sei persone (secondo le edizioni, ndr).
Alcuni studiosi considerano questi riferimenti come evidente inclinazione, da parte dei due autori, verso uno stato forte, governato da una
oligarchia ben definita. I successivi richiami al peso corporeo dei membri
di queste élite (nella più matura opera schindleriana si sollecitano le
tre persone in oggetto a non superare i 300 chili complessivi, ndr) sono
addirittura interpretati dal critico belga Theodore Gourdet come gli
elementi che hanno ispirato la cultura della razza.
Una cultura che, facendo perno su connotazioni numeriche e antropometriche, ha prima estromesso le maggioranze silenziose e gli obesi, per
poi volgere il suo sguardo distruttivo verso minoranze etniche, religiose
e sessuali.
E’ di diverso avviso lo storico austriaco Herbert Hassmann, che invece
interpreta il lavoro di Otis e di Schindler come fertile terreno da cui si
formerà, molti anni più tardi, il ricco filone letterario della Beat Generation americana, incarnato in prima battuta da Jack Kerouac.
In entrambi i casi il viaggio, più che la destinazione, è l’essenza della
vita intorno a cui ruota la scoperta di se stessi. Ma se il viaggio alla
ricerca del proprio io interiore, nei lavori di Otis e Schindler presenta
un andamento verticale, soggetto quindi ad alti e bassi, nell’opera di
Kerouac si sviluppa in modo più fluido e orizzontale.
3
recensioni
io la vedo
così
di Francesco De Collibus
• Bersani e Di Pietro sfilano
nel corteo. Con gli altri disoccupati.
• Landini: «Il governo vuole
che il modello FIAT diventi
il modello per il paese». È
il modello Lapo Elkann: andiamo a puttane e facciamo
figure di merda.
• Alfano: «Il Quirinale non è
nei desideri di Berlusconi».
Perché non ha le tette.
• Londra, una multa per Pippa. Dal titolo pensavo fosse
la nuova Finanziaria.
• Gli evasori rischiano il
carcere. Se ammazzano
qualcuno.
• Greggio in laguna: ci deve
essere una fuoriuscita di
comici di merda.
• USA, declassato pure
l’uragano.
• Non so se Penati e Boldrini
siano colpevoli, so solo che
quest’anno alla festa del PD
invece delle salamelle vendevano le arance.
• La nostra sede di rappresentanza a Tripoli è stata
messa a ferro e fuoco. Per
rappresentarci meglio.
• Gheddafi ha lasciato i suoi
uomini a morire e si è nascosto in un luogo sicuro,
da dove sta insultando quei
vigliacchi dei ribelli.
• «È finita epoca della dittatura» ha detto Frattini
cercando di farsene una
ragione.
• I lealisti massacrano la
folla inerme. La coerenza
prima di tutto.
• Tripoli è una distesa di cadaveri: tra qualche milione
di anni potremmo metterli
nel serbatoio.
• Il sindaco di Madrid ha
dato le chiavi della città a
Benedetto XVI. «Ma quando rientri la notte non fare
casino».
• La Cina ha provato in mare
la sua prima portaerei. Soddisfatti i rematori.
• Renzo Bossi riceve lezioni
gratis dal Cepu: paga per
quello che capisce.
• Madre arrestata perché
faceva drogare e prostituire
la figlia minorenne. Evidentemente non con le persone
giuste.
• La Corea del Nord presiede la conferenza ONU sul
disarmo. E Rocco Siffredi
quella sulla castità.
• Catturato il boss Pesce:
le sue dimensioni criminali
crescono ogni volta che la
questura racconta l’arresto.
Io sono una persona
normale
4
caro diario
I
di Jambo
tutta colpa
dei camerieri
La situazione economica del
nostro paese è disastrosa, lo sappiamo, siamo ormai sull’orlo del
baratro, responsabili soprattutto
i politici, i mafiosi e i politici
mafiosi.
Ma la responsabilità è soprattutto del sommerso: intere categorie
professionali non permettono al
fatturato di emergere e il nero la
fa da padrone. Però qualche soluzione c’è, per esempio i camerieri:
non dovremmo dargli tutte quelle
mance. Le mance ai camerieri
rappresentano una parte non indifferente del PIL sommerso, lo
ha detto anche il nanetto l’altra
sera indicando questo come uno
dei problemi della nostra crisi
economica, oltre a quello delle
spese eccessive per sanità, istruzione, servizi. Insomma, bisogna
risparmiare a 360° a partire dalle
mance.
Tra l’altro ho calcolato che se
evito di dare la mancia ai camerieri per venti volte, la ventunesima
posso mangiare gratis alla faccia
loro. Che alcuni ho appurato che
mi salutano soltanto in quanto
cliente, e non perché sono contenti di vedermi. Infatti poi finito
il pranzo e pagato il conto, chi
s’è visto s’è visto. L’altra sera
uno addirittura cambiava faccia
nel mentre che gli davo l’euro e
alla fine mi ha salutato distrattamente. Ma stiamo scherzando?
Col cavolo che ti dò l’euro la
prossima volta. Ti credi di essere
negli USA, dove ti è dovuto il 15
% sulla consumazione? Emigra
negli USA e beccati il tuo dollaro d’onore, o accontentati del
coperto, che qui siamo in Europa,
oppure vai a fare il calciatore, che
qui siamo in Italia.
È vero che effettivamente un
euro vale sempre meno per colpa
della borsa che crolla, ma cosa
posso farci io, un problema alla
volta.
Poi in Italia ci sarebbe anche la
questione dell’evasione fiscale,
che ci è costata, così ha detto
Gaetano del presidio, 50 miliardi
di euro nel 2010, cioè più della
manovra economica, ma pare
che se cominciamo dai camerieri
siamo già sulla strada giusta.
Tra l’altro mi hanno detto che
molti di loro non sono neppure in
regola e che alcuni si spacciano
per falsi studenti e altri per precari - la parte peggiore dell’Italia
-, essendo addirittura clandestini
e portando via il lavoro ai nostri.
Quest’altra volta che vado al
ristorante vedono.
o, per esempio, sono una persona normale.
La mia vita è una vita normale. Un lavoro, una famiglia, due
bambini, una casa… sepàro anche
l’umido… lavo, stiro, cucino quasi
sempre io… ecco qui forse non
sono tanto normale... ma è mia
moglie che insiste perché lasci
qualcosa da fare anche a lei…
Mi muovo, cammino in modo
normale. Metto una gamba dopo
l’altra sbilanciandomi con il busto
in avanti e oscillando leggermente
le braccia, così.
Mi piace camminare bene,
questo sì, in modo bello a vedersi,
non sopporto quelli che si muovono sbilenchi o che trascinano
passivamente qualche parte del
loro corpo. Alle volte mi dò una rapida sistemata alla mutanda nella
fessura tra le chiappe. E’ un vezzo,
un modo per sentirmi sempre in
ordine, mi ha spiegato un amico
psicanalista.
Di solito mentre cammino mi
sfioro con una mano il portafoglio
che porto nella tasca destra e con
l’altra l’agendina che ho nella sinistra. Indica la precisa volontà di
mantenere sotto controllo la mia
esistenza; al giorno d’oggi perdi
portafogli e agenda e sei finito.
Non lo faccio sempre, è ovvio, non
sarebbe normale. Alterno questi
gesti con un’occhiata al cellulare,
per controllare eventuali chiamate
o messaggi che non ho sentito. Ma
anche questo è normale. E’ una psicosomatizzazione della lotta per
la sopravvivenza a livello limbico,
dice un mio amico psichiatra.
Il quale ha detto qualcosa di simile anche quando gli ho confidato di guardare, mentre cammino, i
culi delle ragazze; non è normale
ma è molto diffuso, il che significa
che è quasi normale. Lo fa anche
lui, mi ha confessato.
Se spargiamo un po’ la voce lo
facciamo tutti così diventa definitivamente normale per tutti, e gli
anormali diventano quelli che non
lo fanno.
Anzi, lui dice che guardare i culi
è un moto goliardico che indica
LO STRETTO DI PANAMA
IL COSTRETTO
DI PANAMA
uno spirito ancora giovanile, per
niente volgare, espressione spontanea di una vitalità profonda che
mira all’esaltazione del corpo come
manifestazione pura di una gioia
di vivere che si rinnova in me, ogni
volta con inesausto entusiasmo.
Non ci ho capito un cazzo ma
da allora non ho più sensi di colpa,
anzi, ho capito che è un atteggiamento originale, trendy, che fa
fico. In sostanza mi ha rassicurato;
guardare i culi non solo è normale
ma fa anche fico. Anche questo è
un bel culo…
Quando non cammino sto fermo. Più normale di così.
E quando sto fermo sono assalito da tic, ma si tratta di stress
da lavoro, capita a tutti, non devo
preoccuparmi.
Perciò sono normale, è evidente.
Anche quando comunico sono
normale; mi esprimo normalmente, in italiano, parlo e la gente mi
capisce. Mi chiedono qualcosa?
Molto semplice: rispondo.
Sono insomma in grado di affrontare il mondo, di rapportarmi
con gli altri e di difendere le mie
priorità.
Certo, se uno mi aggredisce
anche solo verbalmente, tartaglio
e gli dò subito ragione, è vero. Ma
è solo un modo per evitare i conflitti, è tipico nella nostra società
così competitiva, lo fanno in molti
per evitare di essere schiacciati
dal peso delle parole. Insomma è
normale mi ha detto lo psicologo,
evitando così di contraddirmi.
E’ normale cercare il compromesso, anzi è indice di buon senso.
In questo devo dire che io mi supero. Vi svelo un mio piccolo segreto:
quando esco a mangiare una pizza
aspetto che ordinino prima gli altri
e poi scelgo io, per non prendere
una pizza troppo difficile da sostenere, troppo diversa da quella
degli altri. Funziona ve l’assicuro!
Che poi recentemente mi piace l’idea di provare la pizza senza
glutine. Ho notato che dà molto
prestigio. La cosa è impegnativa, richiede di sostenere l’insorgenza di
una malattia, la celiachia, ma il suo
nome non mi dispiace, sto valutando se prendermela o no. In fondo
si tratta solo di avere una qualche
reazione cutanea ogni volta che
mangio della pasta con glutine,
ma credo che concentrandomi a
fondo ce la potrei fare. Poi basta
comunicare al medico un qualche
malessere, anzi io delle bolle ne ho
già, a pensarci bene già da un po’…
forse proprio da quando si è iniziato a parlare del mais transgenico…
potrebbe essere proprio quella la
causa…
Comunque sia, fossi anche
malato di celiachia sarei normale
eh! Ce l’ha anche Claudia Koll! Che
culo che ha Claudia Koll! O meglio
aveva perché oggi non si sa, non
lo esibisce più da anni! Eccomi a
ripensare di nuovo al culo, sono
un professionista, ve l’avevo detto,
non me ne scappa uno.
Siamo esseri viventi al vertice
dello stadio evolutivo animale,
siamo molecole, atomi, protoni ed
elettroni; siamo incastri di DNA. Il
prodigio della vita non è scientificamente del tutto chiarito ma
presto lo sarà.
E’ normale essere certi di essere nati dall’amplesso dei nostri
genitori, io poi sono certissimo di
esser nato in febbraio, il 14, sono
un acquario sì… forse si è capito. In
un periodo un po’ particolare devo
dire, perché in quell’anno, il 1964,
saturno entrava nell’orbita di influenza di plutone e sinceramente
ho sempre pensato che non fosse
una coincidenza. Spesso ho paura,
ma non è una paura specifica, sarebbe patologico, quindi anormale. E’ una paura diffusa, come dice
il mio pranoterapeuta. Per questo
mi immagino un sacco di cose; che
la sbarra del telepass non si alzi,
che crollino i ponti mentre ci sto
passando sotto, che un fulmine mi
incenerisca durante un temporale,
che possa perdere il lavoro senza
riuscire a trovarne un altro, che
crolli la mia casa e che muoiano
tutte le persone che conosco.
La mia vita procede normale
ma ho riconsegnato il telepass, evito di passare sotto i ponti, non esco
quando piove, a casa cerco sempre
di star vicino ai muri portanti, ho 8
assicurazioni infortuni e malattia,
seguo maniacalmente la salute
dell’azienda dove lavoro e saluto
tutti dicendo addio come avevo
visto fare solo nei film.
Una reazione normale di fronte
a preoccupazioni reali; è inutile
nascondersi dietro un dito, il male
esiste, li leggo anch’io i giornali…
Dobbiamo essere pronti ad
affrontare la bestia, il maligno che
si annida dentro ciascuno di noi
e nella società in cui viviamo. Ah
a proposito; il triplo 6 mi provoca
ansia. L’ho scritto anche a Piero
Angela, ma spero non mi chiami
in trasmissione a testimoniarlo perché non potrei andare a Roma; ho
paura di viaggiare in macchina…
sapete, le gallerie… non riesco
ad andare nemmeno in treno e
dell’aereo non parliamo nemmeno! Adesso che penso al fatto che
Piero Angela mi potrebbe chiamare ho un attacco di tachicardia e mi
vien voglia di fumare. Ho smesso
da più di dieci eh! Fumo solo ogni
tanto. E sempre l’ultima sigaretta.
Normalissimo anche questo.
Siamo in tanti che lo facciamo…
È l’ansia normale di quando ci si
appresta ad affrontare un esame,
lo dice sempre anche il mio assistente sociale. Insorge anche prima
di un colloquio di lavoro, oppure
prima di un incontro importante.
A me capita anche quando vado a
comperare il latte.
Faccio fatica a stare in mezzo alla gente, a sostenerne lo
sguardo. Ma è normale mi dice il
mio insegnante di yoga. Anche
gli attori hanno paura prima di
affrontare il pubblico. Anzi, è una
paura salutare, guai se non ci fosse.
Se solo avessi fatto l’attore; certo
bisognerebbe essere raccomandati, si sa com’è quel mondo. Devo
fumare una sigaretta. L’ultima,
ovviamente. Spero solo che il soffitto non crolli, una controllatina
al portafoglio, una all’agendina…
le mutande sono in ordine? Sono
normale, sì… controllo chiamate… ho bisogno di vedere qualche
culo… devo chiamare al lavoro,
non si sa mai, e poi chiamo casa,
per sentire come stanno… Sono
normale, solo un po’ di tachicardia,
non è niente… ci sono abituato…
l’ansia cresce… andrò a farmi un
giro al centro commerciale. Quello
nuovo, gli altri ormai mi annoiano… spero apra presto il nuovo
Auchan… sono normale… la mia
vita è una vita normale…
Andrea Appi
di Jambo
Elogio della Follia
- Ciao. Allora? Contento?
- Come no! Era da tanto che non si
faceva un congresso così.
- Vuoi vedere che stavolta ce la
facciamo a non farci più prendere in
giro da questa destra egoista, arrivista
e sfacciata?
- Guarda, non dico niente… O meglio, dico solo quello che ho visto:
finalmente un documento finale con
una linea unica, chiara e decisa su
temi sociali, welfare, difesa, economia, lavoro…
- E ti sembra poco?
- No! Scherzi? Da quand’è che non
si vedeva una compattezza così?
- Dal ’94, da quando è comparso il
nano.
- Che poi, oh, l’incredibile è l’unanimità quasi su tutto, no?
- Per fortuna QUASI su tutto, sennò
ci accusavano anche di votazioni bulgare.
- Sì, però dài… possiamo dire
unanimità perché quello che ha detto
Daniele sulla televisione mi sembrava
improponibile, onestamente, no?
- Non la farei neanche tanto tragica;
ha detto una cosa stupida, niente di
più. Ci sta, voglio dire. Boicottare
tutti i prodotti sponsorizzati mi sembra esagerato, no? Da estremisti e
integralisti.
- Sì… E’ lo stesso discorso di Sonia;
non comperare prodotti delle multinazionali… (sospiro) Ok, va bene,
sarebbe bello fare così, certo, lo so
anch’io, ma non possiamo andar a far
la spesa col lanternino, no?
- Sarebbero belle tante cose, ma
bisogna essere realisti.
- E scusa, se vogliamo dirle tutte,
anche quello che ha detto Federico
sulla porta blindata. Ma dài…
- Ma sì. Allora se uno ha la porta
blindata è uno di destra? Ma scusa?
Allora io, e chissà quanti altri come
me, sarei di destra?
- E come me, perché ce l’ho
anch’io…
- Lo so, appunto… E’ solo per difendersi, in modo pacifico, oltretutto.
- Ma certo, la difesa pacifica e non
violenta è prevista anche dalla Costituzione, che loro vogliono stravolgere, no? Noi siamo per la difesa della
Costituzione, giusto?
- Ma non c’era neanche da perderci
su tempo, dài… E sennò cosa do-
vremmo metterci al posto della porta
blindata? Un porta a soffietto? Una
tenda da appartamento al mare? Con
gli anelli in plastica? Con le conchiglie? Venite accomodatevi, oggi fritto
misto? Un po’ di buon senso, dài…
- Ma scusa, è quello che diceva
quello biondo, non so neanche come
si chiama… Che se uno ha il cancello
automatico allora è ricco? Non è una
cagata secondo te?
- Allora sono ricco anch’io! Eh!
- Ma sì, dài… come fai a ragionare
così? Scusa: ho l’ingresso alla rampa
del garage larga 8 metri, ci metterò
un cancello automatico? O chiamo
Swarzenegger ogni volta che rientro
a casa dal lavoro? Mi fanno di un
incazzare ‘ste robe!
- Tu ne hai 8 di metri. E io che ne
ho 12? Posso mettere un cancello
automatico o devo sentirmi una ricca
merda di destra?
- Se passa quel ragionamento, io,
che abito in trecento metri quadrati,
più duecento di veranda, cento di attico, duemila di giardino, allora sono
uno di destra, un ricco di merda! Ma
che è? Ma dove siamo arrivati? Ma
sai che ho avuto paura?
- Immagino, anche perché tu ne hai
tante di ville così.
- No, non per le ville, cosa vuoi; le
ville in fondo son case; l’abitazione
come bene privato, come territorio
neutro, estraneo al concetto di proprietà del popolo la ammetteva anche
Trotzky. Se contestiamo anche le case,
veramente non so dove andremo a
finire… Sai quando ho avuto paura?
Quando Lorenzo ha detto che io, da
uomo di sinistra, non dovrei avere la
barca. Lì ho avuto paura…
- Ma dài. Ma se si son messi tutti a
ridere. E a ricordare che la barca ce
l’hanno avuta praticamente tutti i no-
capire se è per quello.
- Ma infatti io l’ho detto forte e
chiaro che era una cagata. E l’ho detto,
perché non è una bella parola da dire
ad un congresso, lo so, perché fosse
chiaro che avere dei beni, dei capitali,
degli investimenti differenziati non è
una cosa che cade dall’alto. Sono il
risultato di una vita di lavoro, di una
vita di sacrifici…
- O di un’eredità.
- O di un’eredità, è vero, ma è pur
sempre la vita di lavoro dei miei genitori. Ma sono anche il risultato di
scelte mie, o di una buona gestione
da parte mia…
- Anche di una cattiva gestione; partendo da un capitale iniziale elevato
puoi anche gestirli male i soldi.
- Come nel mio caso, dici? Sì, vero,
ma è lo stesso; è comunque una gestione mia, una responsabilità mia, nel
bene e nel male. Non c’entrano niente
- Anche perché il SUV io non lo lascio in strada, se permetti, lo parcheggio dentro, ti pare? Non è questione
di destra o sinistra; è buonsenso!
- Figurati; io ne ho tre di SUV; il
posto in garage ce l’ho, perché dovrei
lasciarli per strada?
- Che poi anche quella storia lì, che
se hai una villa sei ricco. Ma quando
finiranno questi clichè da anni ’70?
stri segretari nazionali dal dopoguerra
in poi.
- Sì ma hai sentito cosa ha risposto
lui; si è sentito poco perché tutti ridevano, ma ha detto che la mia non è a
vela, è dichiarata come yatch e solo
perché è lunga 40 metri è un bene di
lusso.
- Ha detto una cagata. L’han capito
tutti, ma non c’era neanche niente da
destra o sinistra…
- Ma certo: che poi un punto fondamentale che è stato ribadito, meno
male, aggiungo io, è che se abbiamo
quello che abbiamo è perché abbiamo
rinunciato ad altre cose. Per dire, io,
personalmente, vado poco al cinema.
Non mi interessa. E’ una colpa? E’ di
destra forse?
- No, no… anche se tu non ci vai

5
dialoghi
perché hai l’home theatre a casa.
- E’ vero, comunque sia non vado al
cinema; perché il cinema è cinema;
è un’altra cosa dal vederlo su di uno
schermo al plasma di 158 pollici: lo
schermo del cinema è grande più del
doppio. Ecco, io non ci vado, ci rinuncio. E se non ci vado risparmio quella
spesa. E’ aritmetica, non ci vuol niente
a capirlo. Io rinuncio a quella cosa lì.
Non è né una colpa nè un merito. E se
chi come te, per esempio, ha in casa
una sala cinema da trenta posti (il tuo
è proprio un cinema in casa) ma se
ce l’hai vuol dire che hai rinunciato a
qualcos’altro. Giusto?
- Giusto; io ho rinunciato ad altro.
(ci pensa) Beh, io ho solo due SUV, e
non tre, per esempio.
- Per esempio! E’ così difficile da
capire, dico io?
- No, non è difficile, se VUOI capire.
- E meno male che ci siamo capiti
su questi argomenti, sennò si andava
ancora avanti con la vecchia sinistra
autolesionista, retrograda e immobilista.
- Muffa; muffa naftalina e ballo
liscio. Ecco cos’era la sinistra fino a
ieri.
- Massì: basta con la sinistra che
controlla quanto spendi: sai l’avvoltoio che ti sta appollaiato sulla
schiena e ti guarda tutto quello che
fai? Siamo persone, siamo individui,
adulti, responsabili e consapevoli. E
ieri finalmente l’abbiamo ribadito con
voce forte e chiara.
- Che poi, scusa; se io prendo, mettiamo, 1000 euro per una consulenza,
no?
- 1000 per fare un esempio.
- Certo…
- Perché son di più, di solito…
- Molti di più, ma è solo un esempio.
Perché li contesti per principio? Che
ne sai tu quanto ci ho lavorato sopra?
Quanti giorni? Quante notti?
- Ma fosse anche un minuto…
- Bravo, fosse anche minuto, che di
solito è così…
- Anche meno…
- Quasi sempre meno, ma lo sai tu
quanta fatica mi è costata? E’ come
andare a misurare l’amore che si dà.
L’amore si dà, e basta. Non si misura
in tempo o in volume. Trasformarla
subito in soldi è squallido, solo squallido e triste.
- E per fortuna che l’han capito…
I Papu
Lo scrittore all’avanguardia che si impegna a scrivere al presente
Allora, c’è questo tipo che prende su la sua bicicletta e parte.
Che un racconto che inizia così
sembra una barzelletta. Ma non è
una barzelletta, è un racconto. No
che poi dopo c’è sempre quello
che dice Ma non fa mica ridere. Ma
non deve far ridere, vacca bestia, è
un racconto!
Allora, c’è questo tipo che prende su la sua bicicletta e va al supermercato. Arriva nella corsia dei
surgelati Ma và chi c’è, dice.
Che ha visto uno che non vede
da vent’anni. I due si sorridono e
poi è tutto un Come stai qui e un
Come va là. E intanto si danno una
quantità impressionante di pacche
sulle spalle.
Ma pensa te, si dicono.
E poi tunf, una pacca sulla spalla.
Dov’è che eri finito? Che non
t’ho più visto, gli dice il tipo che è
venuto in bicicletta.
Io non sono finito da nessuna
parte, gli fa l’altro. Abito da sempre
qui sopra il supermercato.
Ma va là, io vengo qui tutti i giorni da vent’anni e non t’ho mai visto.
Eh, si vede che ci siamo sbagliati.
Eh, si vede di sì, si vede.
Son lì che parlano, non arriva
mica il Gepe?! Che il Gepe andava
a scuola con loro e nessuno dei due
l’aveva più visto dalla maturità.
Ma guarda chi c’è! dice il Gepe
mentre si avvicina col carrello.
E giù un’altra cinquantina di
pacche sulle spalle.
Stavamo proprio dicendo che è
strano ritrovarci qui dopo tutti questi anni, dice il tipo che è arrivato in
bicicletta.
Eh già, dicono gli altri due.
E poi parlano dei vecchi tempi.
Ma quella là non è mica la Caterina? dice ad un certo punto il Gepe.
Ed è proprio la Caterina. Mora,
mingherlina, mica tanto alta. Non
è cambiata quasi niente, la Caterina.
Ma non è che siam tutti i morti
e questo qui è il paradiso? chiede
uno dei tre.
È impossibile che sia il paradiso,
guardate, c’è anche la Sonia, dice un
altro indicando una signora col rossetto nel reparto frutta e verdura.
Anche la Caterina e la Sonia andavano a scuola con loro, vent’anni
prima.
Ma Dio qua Ma Dio là, si dicono
tutti e cinque per un po’. E intanto
tunf, qualche pacca che vola.
È proprio una situazione strana
stranissima. Non si vedono per tanti
anni, e poi si trovano tutti nello stesso posto la stessa mattina.
Son lì che parlano, ma non saltano mica fuori anche la Lidia, Fausto
e il Moneta?!
Ci mancano solo Taddei il palestrato e la France che siamo a posto,
dice la Caterina.
Che non fa neanche in tempo a
dirlo che arrivano tutti e due. Uno
da una parte e una dall’altra.
Ma pensa un po’ te il caso, dice
la Lidia.
A questo punto allo scrittore
all’avanguardia gli vengono in
mente un sacco di finali. Tutti che
fanno spanciare dal ridere. Ma
dopo però sembra una barzelletta,
sembra, si dice lo scrittore all’avanguardia. E questa qui non è una
barzelletta, è un racconto. Allora lo
scrittore all’avanguardia mantiene
fede al suo proposito e sceglie un
finale ricco di simbolismi e denso
di significato. Insomma, un finale
di quelli belli, di quelli che fanno
riflettere molto moltissimo.
Anche se sicuramente poi c’è
quello di prima che dice Ma non
fa mica riflettere, questo racconto.
Che di solito quello lì non capisce le
barzellette, figuriamoci se capisce i
racconti.
Allora vedi questi ex compagni
di classe che si danno centinaia di
pacche sulle spalle lì nella corsia dei
surgelati. Che Taddei il palestrato
gliene dà una alla Caterina che
per un pelo non finisce dentro un
freezer, la Caterina.
Poi vedi che dopo un po’ questi
qui sembrano stufi di darsi delle
botte e di tirar fuori frasi di circostanza. Meno male che uno salta
su e propone un’improbabile pizza
a cui tutti aderiscono e che nessuno
ha intenzione di mangiare. E che
naturalmente nessuno mangerà
mai. Ma almeno c’è la scusa per
salutarsi e fuggire al più presto da lì.
Tanto ci si rivede presto per la
pizza, si dicono tutti. Tanto poi trovo
una scusa e non ci vado, pensano
tutti.
Quindi partono spediti con i
loro carrelli, ognuno verso casa
sua. Mentre fuori inizia a nevicare
(simbolismo).
Fabrizio Bolivar
«faites vos
sacconi: «misure certe in tempi brevi» - di pietro: «Meglio misure
misura» - santanchè: «certezza della misura, a discapito della
- berlusconi: «a breve cambieremo la misura del tempo» - b
Bisogna recuperare 45,5 miliardi di Euro in due anni per non
scontentare la burbera BCE che
ci ha salvati dal baratro e adesso
chiede pegno: hai qualche idea
su come farlo?
Le proposte di Berlusconi (il
buono), Bossi (il brutto) e Tremonti (il cattivo) ti sembrano poco
fantasiose e troppo frettolose?
Vuoi dare una mano anche tu a
Sacconi per suggerirgli un piano
previdenziale per lavorare meno,
ma lavorare tutti, andando in
pensione prima di cominciare
a versare i contributi? E perché
no, indcare qualche prodigioso
emendamento volante agl’incontentabili Bersani, Di Pietro, Casini?
La redazione da sempre sensibile alle istanze della società civile,
ha indetto un concorso d’idee per
aiutare governanti e opponenti a
trovare il bandolo della matassa,
invitando ognuno dei 40 milioni
di contribuenti a non lasciare
che all’entusiasmante kermesse
economica dell’estate 2011 partecipassero i soli noti.
E così è stato! Nel corso delle
due settimane antecedenti l’uscita di questa edizione, milioni
d’italiani hanno consegnato le
LA PREGHIERA
DELL’EVASOR PENITENTE
O Gesù, di tasse ho speso
manco un euro, giammai per caso.
La Finanza per il naso,
erga omnes, ho sempre preso.
O mio caro buon Gesù,
fa’ che non evada più.
Se dovessi farlo ancora,
fa’ che non mi scopran ora,
tributaria e polizia.
Non mandarle a casa mia!
Falle andar da zio Gastone,
che di me è il prestanome.
Zio Gastone, incarcerato,
sarà preso liberato.
E’ un invalido in pensione,
nulla tiene, ha il pannolone.
E se invalido inver non fosse,
e alcun giudice si commosse,
io a Te, piangente e prono,
chiedo umile il perdono.
O Gesù, immenso e buono,
fammi dono, ma sia fiscale,
senz’accisa e tombale,
dell’eterno tuo condono.
sul nostro conto cifrato alle Isole
Cayman. Facendo appello al genio
italico dei nostri lettori, abbiamo
così trasformato la nostra patria da
terra di poeti, santi e navigatori, a
terra di economisti “fai da te”.
loro proposte alla redazione, chi
direttamente presentandosi nelle
prime ore del mattino nella sede
del giornale e trovandola inevitabilmente vuota, chi inviandola
via e-mail con allegato virus, chi
scrivendola, opportunamente
sgrammaticata e piena d’improperi, sulla bacheca di Facebook,
chi in pacco anonimo con allegato
DVD contenente magnifici clip
video porno girati in vacanza, chi
tramite interminabili SMS che
hanno intasato le nostre linee di
comunicazione, chi infine (e sono
stati i suggerimenti più graditi)
come causale di cospicui bonifici
Una speciale giuria composta
dal direttore del giornale, dal
futurologo Mago Galonio e da
Jean-Claude Trichet, Mario Draghi, Mario Monti, Claudio Scajola
e Filippo Luigi Penati (che non
hanno bisogno di presentazione,
semmai qualcuno di avvisi di garanzia) ha raccolto le idee passibili
d’attenzione, selezionando quelle
degne di nota, che i nostri lettori
troveranno di seguito elencate.
Infine le ha successivamente
trasmesse alla BCE, che premierà la
migliore in assoluto, con 5 miliardi
di euro da spendersi in buoni del
tesoro greci.
Mario Cataratti di Como: Vorrei
sottoporre a codesta redazione
la mia idea ispirata dalla prima
parola del motto della rivoluzione francese, ovvero Égalité), per
recuperare almeno 5 miliardi di
euro che pare manchino dal saldo
complessivo di 45,5 euro previsti
dalla manovra. Per non farsi compatire dalla BCE che non vuol farci
lo sconto, facciamo una colletta
con ognuno dei 40 milioni circa di
contribuenti italiani che tira fuori
125 Euro
Silvestro Paturezzi di Viggiù
(VA): La proposta del Cataratti è
interessante, ma suggerirei, qualora il contribuente non fosse in
grado di sostenere la TEP (acronimo per identificare questa Tassa
Equosolidale Promanovra) da 125
euro, di consentirgli entro sessanta giorni di tempo dalla sua data
di entrata in vigore, di richiedere
al proprio comune di residenza
uno spazio pubblico gratuito ove
poter organizzare un banchetto di
vendita di torte, collanine, ninnoli
e quant’altro possa consentirgli
di recuperare denaro per pagare
la TEP.
Felicita Rebòr Martinez di Caltanisetta: Mario da Como ma ha
dato lo spunto, ispirandomi alla
seconda parola del motto rivoluzionario francese, liberté, per
proporre di organizzare una lotteria a premi con biglietti da 100
euro, in modo tale che il vincitore
possa incassarsi la differenza fra
il montepremi e i 5 miliardi che
mancano.
Patrizia Demondello di Firenze:
Diamo asilo politico a Gheddafi e a
tutta i suoi famigliari ancora in vita
e in cambio ci facciamo donare il
loro patrimonio… credo basti e
avanzi!
Edmondo Paternali di Serravalle PO (MN): Dissento dal Cataratti e dalla Martinez. Sarei invece
propenso, basandomi sulla parola
“fraternità” della Rivoluzione Francese, a un sistema di escussione
manoeuvre»
e brevi in tempi certi» - card. bagnasco: «in tempi incerti ci vuole
a brevità» - ghedini: «abbreviare il tempo degli accertamenti»
ersani: «oh, siam mica qui a misurar brunetta col righello»
bendato che estrarrà i nomi dei
contribuenti…
suo status di “Cavaliere dell’Ordine del Buco”.
Edmondo Paternali: @Lorenza> per rispetto del federalismo,
ogni regione sceglierà in base alle
proprie tradizioni storiche e capacità di spesa il sistema di sorteggio
più consono (ad esempio in Sicilia
un bambino bendato di una famiglia di Caltagirone e in Lombardia
un sistema di sorteggio elettronico il cui software è stato realizzato
da Lombardia Informatica).
Samuele Deodato di Santa
Maria di Leuca (LE): Nella manovra
va previsto un emendamento per
estendere l’incentivo assegnato
alle ristrutturazioni domestiche,
anche a chi desidera scavarsi la
fossa entro il 31 dicembre 2011.
Il ministro della semplificazione Calderoli: «Tagliare i costi
accorpando le funzioni amministrative dei comuni con meno di
753 abitanti per kmq in distretti
sovraprovinciali da non più, e
non meno, di 307.004 residenti da
almeno 3 anni in zone non costiere, in possesso di regolare porto
d’armi e con licenza elementare».
Giovanni “Bitter” Santamaria
di Caserta: Propongo il sistema
“Piercing alla Patria” cove ogni
portatore/portatrice di un piercing in metallo nobile offrirà
patriotticamente il suo gioiello
per essere fuso in un crogiuolo e
trasformato in lingottini da depositare presso il Tesoro; in cambio
riceverà una copia esatta in galvanoplastica del gingillo generosamente conferito, accompagnato
da una pergamena attestante il
più federalista. In ognuna delle
venti regioni italiane si sorteggiano 10.000 contribuenti, sfigati,
che tirano fuori procapite 25.000
euro in denaro o prestazioni equivalenti.
IL MOTORE DELLA POLITICA
Lorenza Riservati di Casalecchio sul Reno (BO): @Edmondo>
invece del sorteggio, l’Ufficio
Entrate di ogni Comune potrebbe
fornire liste attendibili di contribuenti, sfigati ovviamente...
Edmondo Paternali: @Lorenza> non sono d’accordo perché
la sfiga, come la manovra, deve
essere equa e quindi colpire indiscriminatamente ricchi e poveri...
quindi no a liste chiuse, bensì
affidate alla sorte...
Sabrina Quattrodenari di Pavia:
@Lorenza&Edmondo > i 10.000
contribuenti devono essere scelti
con primarie di coalizione (sfigati
generici + pensionati, disoccupati
+ casalinghe in bolletta, ecc.).
Edmondo Paternali: @Sabrina>
non sono d’accordo… il ricorso
alle primarie per stabilire in ogni
regione 10.000 contribuenti soggetti a tassazione potrebbe far insorgere qualche vulnus di natura
costituzionale, oltre ad avere costi
insopportabili di gestione che si
assommerebbero al deficit di manovra, mentre il sorteggio, a costo
e km zero, non è discriminatorio...
Lorenza Riservati: Ammesso e
non concesso che il sorteggio sia
il sistema migliore, occorre una
selezione pubblica sulla base dei
curricula per scegliere il bambino
MOTORE A SCOPPIO
MOTORE
A SCOPPIO
RITARDATO
SERVOSTERZO
CANDELA
TELAIO
FRIZIONE
CILINDRO
8
gran turismo
Anche quest’anno i miei fedeli
lettori non potranno lamentarsi,
il loro reporter preferito ha fatto
le cose in grande. Come ormai
tutti sapete, per riuscire a scrivere
queste scialbe note di viaggio devo
ogni anno inventare qualcosa per
convincere una qualsiasi Università straniera ad invitarmi e l’Università italiana a contribuire alle
spese. Beh, non ci crederete, alla
faccia della crisi quest’anno mi è
riuscito il colpaccio e sono andato
nella capitale di quella che diverrà
ben presto la prima potenza industriale del mondo: Pechino.
Inutile che stia qui a descrivervi
quello che un vostro cugino o una
vostra zia vi ha già fatto vedere
mille volte in diapositiva o sul computer con la macchinetta digitale.
Pechino la conosciamo tutti come
le nostre tasche, e così la grande
muraglia, l’esercito di terracotta e
tutte le altre stranezze di un Paese
del quale non si può dire se sia più
sorprendente il presente, il passato
o il futuro.
La Cina era una meta così esotica
che mi è stato impossibile tenere a
casa la famiglia e quindi il primo
problema che ho dovuto risolvere
è stato il viaggio. Capirete bene che
portare dall’altra parte del mondo
una tribù di cinque persone, mi ha
costretto a scegliere la compagnia
aerea più a buon mercato. Così,
dopo estenuanti serate passate davanti al PC, ho trovato un fantastico volo Malpensa-Tel Aviv-Pechino
e ritorno a 460 euro, poco più di
quello che avrei speso andando a
Roma in treno. L’unico problema è
che abbiamo volato con la El-Al,
in pratica è come essere arruolati
nell’esercito israeliano per una
giornata, mancava solo che ci
mettessero addosso una mimetica.
I CINESI SONO TANTI
MILIONI DI MILIONI
In ogni caso, siamo arrivati a
Pechino e appena arrivi ti accorgi
subito che i cinesi sono tantissimi.
Fino a quando non arrivi là, non
te ne fai un’idea, ma vi garantisco
che in Cina ci sono cinesi dappertutto. La cosa che stupisce è che
i cinesi in Cina sono completamente diversi dei cinesi in Italia.
Qui sono generalmente poco
inclini all’integrazione, mentre a
casa loro sono degli scocciatori
instancabili; appena vedono un
occidentale cominciano a subissarlo di domande e a fotografarlo.
Purtroppo nessuno sa una parola
di una lingua che non sia il cinese
e quindi i dialoghi con gli indigeni
assumono spesso caratteristiche
grottesche: loro parlano e tu li
ascolti, facendo “si” con le testa e
dopo un po’ te ne vai, senza avere
la minima idea di cosa ti abbiano
detto. Non mi sento di escludere
che chiedano anche soldi, ma in
quel caso dovrebbero essere più
espliciti.
MI SONO SPIEGATO?
Bisogna dire che il cinese sembra una lingua difficile, ma in
realtà è solo difficile la scrittura.
La grammatica, infatti, è quanto
di più semplice ci possa essere al
mondo. Basti pensare che i verbi
c’è la crisi? e io vado a pechino
Il prof. Alberto “Homer” Grandi quest’anno ha superato se stesso: memore del viaggio di Stato compiuto nel
1986 da Bettino Craxi, con la scusa di festeggiarne il 25º, accredita uno stuolo di familiari d’accompagnamento
non si coniugano, per cui tutti
parlano come la Mamy di Via col
vento: “Io ieri mangiare la torta”,
“Noi domani andare a casa” e
così via.
Il primo problema da risolvere,
comunque, è quello di spiegare
ai tassisti dove si vuole andare. La soluzione più semplice è
quella di farsi scrivere l’indirizzo
in cinese da un’anima buona
che sa qualche parola d’inglese.
E’ anche possibile utilizzare la
metropolitana, che, fra l’altro, è
l’unica metropolitana al mondo
pulita e profumata. Bisogna però
mettere in conto che qualche
milione di pechinesi vi verranno
intorno, magari solo per cercare
di spiegarvi dove fare il biglietto e
che linea prendere, ma il tutto, ovviamente, è completamente inutile. Così come è inutile sforzarsi
di parlare in inglese, dopo poche
ore passate in Cina vi renderete
conto che tanto vale parlare in
italiano, o, meglio ancora, nel
proprio dialetto regionale.
TURISTA ACCALDATO
Visto che ero da quelle parti, il
primo luglio, novantesimo anniversario della fondazione del partito comunista cinese, ho deciso
di andare in Piazza Tienammen.
Ora, voi immaginatevi una distesa
pressoché infinita di asfalto, con
in fondo il faccione sorridente
di Mao. Questa è la piazza più
famosa del mondo. Per accedervi
Piazza Tienanmen: il prof. Grandi, accompagnato da signora moglie e signorine figlie, si concede un riposino
Nei giorni successivi abbiamo
visitato il Palazzo d’Estate, che in
realtà è un enorme lago con attorno poche costruzioni sparse. Poi è
stata la volta della Città Proibita,
altro luogo molto suggestivo,
ma dove è molto facile prendersi
un’insolazione se ci andate in luglio. E finalmente è arrivato il giorno della Grande Muraglia. Come
vi ho già detto, questa volta avevo
la famiglia al seguito e mia moglie
non ha perso l’occasione per darmi il suo prezioso consiglio: “La
grande Muraglia è in montagna,
quindi ci sarà freddo, prendi su
La Grande Muraglia Cinese finalmente vista da vicino: effettivamente è
un grande muro e incredibilmente, nonostante l’abbiano fatto i cinesi,
resiste nel tempo, non come la paccottiglia di oggigiorno
dovrete passare attraverso un
metaldetector e dovrete farvi perquisire da solerti e sgarbati soldati
cinesi. Quel giorno c’era un caldo
bestia e io volevo bere qualcosa
di fresco. Fu in quella occasione
che sperimentai la tradizionale
precisione cinese: in uno dei
mille chioschi che vendevano
bibite, ebbi la malaugurata idea
di chiedere un “iced tea”, senza
battere ciglio, il pignolo venditore
ambulante dagli occhi a mandorla mi diede una bottiglietta di tè
completamente ghiacciato, tanto
che dovetti aspettare mezz’ora
per poterne bere qualche goccia.
almeno una felpa”. A nulla sono
valse le mie timide proteste: “Ma
cara, qui ci sono solo 45 gradi,
non stiamo andando sull’Everest,
quanto freddo vuoi che ci sia?”
Tutto inutile. Quando arrivammo,
fu subito chiaro che la felpa era
quantomeno eccessiva, visto che
c’erano 43 gradi (un po’ più fresco,
in effetti, che in centro a Pechino),
con un tasso di umidità vicino al
100%. Esistono foto, che voi non
vedrete mai, nelle quali strizzo la
mia felpa, che durante la scalata
tenevo legata in vita.
Per arrivare nei pressi della
Grande Muraglia abbiamo pre-
so il treno. I treni cinesi, sono lo
specchio esatto della Cina. Un po’
come quelli italiani. I treni cinesi,
infatti, sono molto grandi, molto
puliti e poco costosi. Ci sono solo
posti a sedere, per cui a un certo
punto non ti fanno più accedere
al marciapiede e il tutto si svolge
con ordine e tranquillità. Come
sapete tutti molto bene, in Italia
i treno sono piccoli, malmessi,
sporchi e incasinati.
SHOPPING,
CIBO E ANZIANI
Un capitolo a parte merita lo
shopping e il mangiare in Cina.
Premesso che a Pechino potete
trovare tutto quello che volete,
dalla migliore pizza napoletana,
al ristorante dove vi servono
solo vermi al vapore, andare in
un pubblico esercizio cinese è
un’esperienza che dovete assolutamente fare. Mercanteggiare
è necessario, anzi, in qualche
modo si offendono se accettate
il primo prezzo che vi fanno. Se
volete divertirvi e se avete tempo,
potete tirare avanti all’infinito e la
scena si conclude immancabilmente con il venditore che piange per avervi ceduto la propria
mercanzia a un prezzo troppo
basso. Al mercato delle cose
taroccate, dove ho comprato un
Rolex Daytona per 15 euro e una
Montblanc per 10, una cinesina
davvero carina voleva vendermi
due camicie Ralph Lauren per
quattro euro complessivi, ma
siccome io non le volevo, la scena
si è conclusa con la cinesina che
mi picchiava sulla testa con la
calcolatrice dicendo: “Tu es loco!”
Al ristorante è tutta un’altra
storia. Anche qui c’è il problema
della lingua, ma i menù hanno
spesso le immagini esplicative
dei piatti. Purtroppo le immagini
forniscono quasi sempre solo una
vaga impressione di quello che
vi arriverà sul piatto. Così, solo se
sarete fortunati, riuscirete ad evi-
tare i vermi e gli scarafaggi sotto
aceto. Ma non riuscire senz’altro
ad evitare le terrificanti bacchette,
così come non riuscirete a farvi
portare una bottiglia di acqua
fresca. Nei ristoranti cinesi, infatti,
si può bere di tutto, dalla birra,
alla coca, dalla grappa al tè, fino
ai più sofisticati vini francesi, ma
non l’acqua e Dio solo sa il perché.
La prima sera, dopo una straordinaria prova di mimica, mia moglie
è riuscita a farsi portare l’acqua
per le bambine, peccato che fosse
bollente. Da quel momento, ovviamente, ci siamo sempre recati
al ristorante con le nostre brave
bottigliette d’acqua comprate al
Carrefour.
Eh si, perché anche a Pechino
c’è il Carrefour. L’esplosione dei
consumi è già avvenuta in una
forma del tutto innovativa, che
mescola prodotti occidentali ai
prodotti della tradizione. Così
potrete trovare la Nutella a fianco
degli immancabili vermi sottovuoto, i cereali Kellogg’s accanto
alle tartarughe vive per fare il
brodo, una bottiglia di Brunello
di Montalcino vicino ai polli interi
disidratati. Intorno ai supermercati e ai centri commerciali si è
creato un microcosmo di anziani
che giocano a dama (cinese,
ovviamente) e a carte. E qui ho
capito che se il capitalismo sposta
il suo centro pulsante in questa
parte del globo, condannando il
nostro decrepito occidente a un
declino inesorabile, i pensionati
ci riscatteranno e ci salveranno.
Perché i vecchi che giocano a
carte sono uguali a ogni latitudine, bestemmiano e si incazzano
in mille lingue sconosciute, ma
sono proprio identici ai nostri.
E anche da loro, quindi, la forza
tremolante e lentissima di questi sdentati incartapecoriti, farà
prima o poi crollare quell’impero
che noi oggi temiamo, così come
il nostro sistema pensionistico e
assistenziale fa sbandare oggi le
nostre economie.
Il vento del Nord è cambiato:
Giuliacci lo aveva previsto
U
na volta erano le rondini ad annunciare l’arrivo
della nuova stagione. Ora
lo fanno i metereologi, anche
quando a cambiare non è il clima atmosferico ma quello politico. Il primo a percepire che una
nuova brezza soffiava da levante
è stato Mario Giuliacci, per anni
primo barometro di casa Mediaset. Qualche mese fa, il popolare
colonnello dal collo a scatto ha
lasciato l’accogliente nido di
Cologno Monzese per approdare
a più sinistri lidi, quali la nuova
La7 targata Mentana. Un chiaro
segnale che pochi hanno saputo
cogliere.
Voci ben informate riferiscono, infatti, che al direttore del
Tg5 Clemente Mimun non sarebbero piaciute le dichiarazioni
rilasciate da Giuliacci riguardo alle cosiddette “meteorine”,
preferite – secondo il colonnello – ai meno avvenenti ufficiali
dell’Aeronautica.
In realtà, da esperto osservatore dei fenomeni climatici, il
vispo metereologo aveva avvertito che il vento stava soffiando
da prua, e aveva così deciso di
puntare la bacchetta sulla parte
in bonaccia: la poppa.
Addirittura, pare che il colonnello avesse previsto in anticipo
la vittoria di Giuliano Pisapia a
Milano, rilevando nubi stratificate provenienti dalla periferia
della città. Il fenomeno è stato
poi spiegato con l’avvistamento,
in quegli stessi giorni, di un corteo di sostenitori del Leoncavallo che sfilava a favore del futuro
sindaco con tanto di calumet della pace, ma ciò è bastato affinché
la nostra “volpe del satellite”
decidesse di spostarsi a sinistra,
passando dal tasto 5 al tasto 7 del
telecomando.
Ora il profugo Giuliacci, in
attesa di nuovi cambiamenti climatici, è costretto a condividere
– sottocoperta – lo spazio meteorologico della rete con il collega Sottocorona.
Forse non avrà una carriera
da sondaggista, ma una cosa è
papa’, hai visto?
bossi
E’ rimasto
in canottiera
È notizia di pochi
istanti fa: gheddafi
sarebbe riuscito a fuggire
rapandosi a zero:
aveva i capelli ribelli!
certa: d’ora in avanti i politici,
prima di analizzare i flussi migratori degli elettori, farebbero bene a tenere sotto controllo
quelli dei metereologi!
Fabrizio Pescara

Algeri, i familiari di
Gheddafi
accolti per
ragioni umanitarie.
Erano stremati sotto il peso dei forzieri.
sì,
e gli italiani
in mutande

Al Festival degli Scrittori della Bassa
Jambo sbaraglia la concorrenza
1º Premio - Racconto in 200 parole
“Mistero del marchio della Pepsi”
Originalissimo racconto allegorico ad opera di un acuto
osservatore dei comportamenti e dei costumi sociali fortemente legati all’attualità, raccontati utilizzando le forme più
paradossali, il tutto espresso in modo scorrevole, divertente,
ingegnoso e anche con una scrittura originale.
Mistero del marchio della Pepsi
La ronda leghista che smanganellò il mafioso che incaprettò il
marocchino che sgozzò l’albanese che rapì la zingara che rubò il
bambino che picchiò il cane che morse il gatto del mio vicino cinese
erano stati buttati tutti quanti nel Po all’alba e nello stesso punto,
anche se in periodi diversi.
Ma il fiume burlone aveva giocato loro strani scherzi:
li aveva trascinati per oltre 10 km. più a valle;
li aveva denudati completamente intrecciando i loro corpi come
in un abbraccio o amplesso definitivo, così da farli sembrare amici
di vecchia data o amanti forever;
li aveva infine mantenuti conservati nel suo fango in uno stato
eccellente, degno del più bravo degli imbalsamatori. Altro che Otzi.
Cosicché, quando i rumeni che cercavano i siluri trovarono invece
queste bellissime mummie abbracciate - ciò che non fece la vita potè
la morte -, fu una sorpresa enorme, altro che amanti del Valdaro. La
Gazzetta ci andò a nozze, le vendite aumentarono di oltre il 50% fra
notizie, approfondimenti e gossip, perché le notizie bisogna saperle
vendere. Alla fine le indagini fecero chiarezza su tutto, tranne che sul
mistero del marchio della Pepsi che tutte le mummie presentavano
sul gluteo sinistro.
9
scrittura
Corrado “Jambo” Giamboni, con una maglietta d’emergenza, premiato
da Salvador Dalì e Salman Rushdie
IMPOSSIBLE MAN
di Michael Muhammad Knight
traduzione di Tiziana Lo Porto
SAGOMA EDITORE
Il padre – schizofrenico e paranoico – minaccia di ucciderlo
all’età di due anni credendolo
il figlio del demonio. Tempo
dopo si dirà convinto che lui
sia Federico il Grande e poi
Francis Scott Fitzgerald. Per
Michael Knight, cresciuto insieme alla madre che appoggia
incondizionatamente le sue
scelte, affrontare l’adolescenza
significa cercare una propria
identità, che trova nella disciplina islamica e nello studio del
Corano. Dopo la conversione in
una moschea dello stato di New
York, soggiornerà in una madrasa in Pakistan, accarezzando
l’idea di partire volontario per la
Cecenia. Al ritorno, disilluso dalla
cecità delle gerarchie sunnite e
dalla lontananza della religione
dal suo messaggio originario,
metterà in discussione tutte
le sue certezze e si butterà
nel mondo del wrestling, in
un disperato tentativo di essere
soltanto un ragazzo come gli
altri, libero dai condizionamenti e dai modelli della società
americana. Impossible Man è la
storia di un’adolescenza bizzarra
e turbolenta, della lotta di un
ragazzo intelligente e confuso
per trovare una propria voce
lasciandosi alle spalle i fantasmi
di un’infanzia traumatica, ma
anche i dogmi imposti dall’alto.
Un vero e proprio romanzo di
formazione destinato a diventare un classico perché nelle
sue pagine non racconta solo
una storia personale, ma una
storia universale – drammatica,
buffa, coinvolgente e tenera –
che parla al cuore di ognuno. E al
ragazzo che siamo o siamo stati.
Michael Muhammad Knight ha
già fatto conoscere in Italia la
sua scrittura brillante – a tratti
esilarante – con Islampunk (il
suo romanzo d’esordio definito
“Il giovane holden per musulmani
in erba”), Il Diavolo dagli Occhi Blu
e Maometto on the Road.
10
vetrina
Le multinazionali?
Hanno la kodak di paglia
come latori della lettera e vittime
dei ritrovamenti assurdi, le figure
più classiche del sentimentalismo
nazional popolare. I bambini, gli
anziani, l’operaio emigrato all’estero,
le mamme in gravidanza. Ma anche,
nel caso della Levis, la figura di un
professionista che ha a che fare con
la salute del prossimo.
Altri espedienti retorici utilizzati:
la minaccia perenne di ricorrere a
Mi manda Rai Tre che a quei tempi si
chiamava Mi Manda Lubrano, Striscia
e Le Iene. Il blandire la ditta con una
dichiarata fedeltà nel tempo ai suoi
prodotti, e la proclamazione dell’alta
qualità del loro prodotto riscontrata
in precedenza.
Tutto ovviamente falso, pensato a
tavolino, farlocco, ma in fondo… la
pubblicità di cui si servono le aziende,
non fa sempre la stessa identica cosa?
Con questi stratagemmi da peones però si può ribaltare il gioco e
imporre, almeno una volta nella vita,
il proprio immaginario ai padroni del
mondo, a chi ha farcito il pianeta di “
conserva i bollini che vinci i regalini” .
E a chi dirà che dopo questo outing,
difficilmente le aziende daranno
Tanti scrivono, pochi leggono. Ora
c’è il rimedio.
Le prossime lettere infatti inaugurano un nuovo filone della letteratura
fantastica. Con un pubblico immenso
di lettori: le aziende, e un altrettanto
smisurato numero di scrittori: i clienti.
Il tentativo è quindi di indirizzare
la smisurata mole di scriba italiani e
stranieri verso spazialternativi all’editoria tradizionale, togliendosi in più
qualche soddisfazione anticapitalista.
Leggete e imparate dunque fratelli
di disgrazie e giorni di sole. E’ tutto
vero e documentato. Può sembrare
incredibile che le multinazionali
abbiano preso sul serio simili dabbenaggini. Ma ero proprio quello che
volevamo dimostrare.
Ci hanno l’obbligo. Hanno la Kodak
di paglia.
Ed ecco il perchè.
Nel 1994, lavoravo per il settimanale satirico Cuore, ebbi un’intuizione:
che il sistema delle multinazionali
che governa il mondo, imponendo
bisogni e stili di vita per aumentare
il proprio fatturato, coltivasse, senza
saperlo, una grossa smagliatura al
suo interno.
Smagliatura in grado di produrre
divertimento e controcultura, beni
dello spirito e beni materiali, per chi
si prestasse a verificarla.
Questa crepa prende il via dal
presupposto fondante del mondo
del commercio, ossia che il cliente ha
sempre ragione.
Pur se sembra un deficiente totale.
Perché il mondo del commercio ha
statutariamente la coda di paglia.
Cosi’ ho provato a verificare la mia
ipotesi.
Il trucco è semplice.
Basta acquistare un prodotto,
inventarsi un oggetto ritrovato in
questo prodotto e scrivere una lettera di protesta alla casa madre, senza
chiedere nulla in cambio e allegando
lo scontrino. Per dimostrare l’esattezza del presupposto iniziale, ossia
che sono obbligati a darci retta, io
ho ovviamente esagerato sia nei
ritrovamenti fantastici che nel delirio
delle lettere di doglianza. Ma la ditta,
a seguito del suo status è comunque
costretta a scusarsi e a inviare un dono
compensativo.
Per escludere la possibilità di non
essere considerato dalle ditte, scrivevo poi una seconda lettera, che facevo
spedire da un complice di un’altra
zona italiana. La missiva lamentava lo
stesso ritrovamento assurdo. Però con
un tono di scrittura molto normale,
tranquillo. Dando così credibilità anche al mio delirio verbale precedente.
Per non tenere in ballo troppo le
maestranze della ditta, che ovviamente sarebbero state sottoposte
a indagini ( ma di solito badando a
far arrivare i reclami da parti diverse
dell’Italia, gli saltavano completamente i punti di riferimento, ossia i
due prodotti erano realizzati in stabilimenti diversi e quindi non si poteva
logicamente incolpare nessuno)
appena arrivava il pacco dono compensativo, mi scusavo per lo scherzo
con l’azienda. Dichiarando l’intento
satirico dell’esperimento e in alcuni
casi restituendo il regalo. Visto che
l’intento era quello di suggerire ai lettori di Cuore la possibilità di ripetere
il giochino per sbeffeggiare i padroni
del mondo, non per derubarli. Ma
purtroppo questo non è stato sempre
possibile perchè i miei complici si
sono mangiati i beni dei pacchi dono
compensativi.
In alcuni casi poi, per irrobustire i
risultati di questa nuova forma di letteratura umoristica, m’inserivo come
giornalista a conoscenza dei fatti. E
andavo a torturare gli ignari poveri
cristi che l’azienda aveva mandato
in prima linea per sistemare le cose.
Con queste persone mi scuso particolarmente. Non era mia intenzione
colpire loro, bensì mettere in luce le
ulteriori ipocrisie del sistema.
La cosa più laboriosa è stata convincere e istruire una serie di amici, perché effettuassero gli acquisti in zone
diverse d’Italia, e non si tradissero alle
domande degli ispettori delle aziende
in questione. Preferendo evitare che ci
fosse troppo il mio nome nelle lettere
perché ai tempi avevo una discreta
popolarità e qualcuno poteva fiutare
lo scherzo.
Va pure sottolineato che per assicurarmi la riuscita del giochetto, mi
sono premunito di inventare e usare,
ancora retta a reclami dadaisti, ricordiamo che il mondo delle merci
è immenso.
Quante multinazionali ci sono in
Francia, Spagna, Germania, Olanda,
Gran Bretagna, Usa? I reclami assurdi
non possono superare le frontiere?!
La Nestlè non è svizzera?
Noi ci siamo riusciti con tutte le
aziende con cui abbiamo provato
tranne Barilla, solo perchè aveva
letto Cuore l’anno prima del tentato
scherzo. Ossia con Kodak, Lewis, Coca
Cola, Kraft, Edizioni Paoline-San Paolofilm, Ferrero, Parmalat, Trussardi,
Mondadori, Editoriale La Repubblica,
e Monopolio Tabacchi .
Con lettere di protesta divertenti
ma assolutamente dementi e loro
hanno beccato, mandandoci addirittura un premio.
Non è sufficiente perchè ci proviate
anche voi?
Di seguito due scherzi andati a
buon fine.
SCHERZO A TRUSSARDI con lettera del cliente indignato, risposta
dell’azienda, dati tecnici dell’operazione e provocazione ulteriore.
Spettabile Trussardi s.p.a. Milano Servizio clienti
Ma che? Sulla scia dei nuovi mercati est-europei avete inaugurato una
nuova linea? La URINA SBATLOVA FOR MEN? O forse, consci della
tradizione nipponica di bere piscio regolarmente per scopi disintossicanti,
avete tentato di offrire degli assaggini a campioni della vostra clientela, per
vedere come reagivano? O forse la boccetta che m’è capitata fra le mani era
semplicemente una rimanenza di una partita speciale, realizzata eccezionalmente per amanti della pioggia dorata in versione tascabile?
Non so cosa pensare, è da tanto tempo che mi servo dei vostri prodotti e
non mi era mai capitato che in luogo del profumo ci fosse dell’urina all’indimenticabile fragranza di asparago!
E la tragedia è stata che aperta la confezione, chiusa senza tracce di manomissione alcuna, mi sono subito versato un po’ di gocce di profumo sulla
faccia subito dopo essermi fatto la barba, visto che lo uso anche per quella
per quella funzione. Senza star lì a controllare.
Risultato? Il diffondersi di uno sgradevolissimo arome dè pis e un’irritazione così enorme che m’è costata pure un ritardo al lavoro, per l’immediato
passaggio in farmacia, a trovare una crema che mi togliesse il bruciore.
Ma che scherzi sono questi?! Chi ha fatto ciò?! E se la persona che ci ha
fatto i suoi bisogni dentro è malata? E se mi prendo un infezione ?! Adesso per
giunta mi toccherà fare degli esami del sangue, e chi li paga?! Pertanto come
potete permettere che succedano simili inconvenienti?! Come affezionato
cliente non mi sento più tutelato dalla vostra scarsità di controlli e pertanto se
non riceverò al più presto scuse ufficiali, insieme a spiegazioni esaurienti, e
soprattutto rassicurazioni convincenti sull’ impossibilità futura del ripetersi di
simili incidenti NON ACQUISTERO’ MAI PIU’ AL MONDO PRODOTTI
TRUSSARDI e racconterò questo episodio a “Mi manda Lubrano”.
Distinti saluti.
P.S. Allego lo scontrino d’acquisto e pure il fragrante prodotto che avete
messo in commercio. Sperando solo che vi capiti quello che è successo a
me. CHE VI DIATE SULLA FACCIA DOPO LA BARBA QUESTA PIACEVOLE SOLUZIONE.
Gianluca Merchiori, Ferrara 17-4-96
DETTAGLI TECNICI DI QUESTA
OPERAZIONE
Comperata una confezione di Trussardi uomo, ho prelevato il profumo
con una siringa (profumo usato in seguito naturalmente) e l’ho sostituito
con la mia urina (urina fatta nel vaso,
e poi con un’altra siringa iniettata
nella boccetta). Per aromatizzare il
tutto, prima di farla ho pranzato con
uova e asparagi. Conclusa questa
prima parte ho spedito la boccetta insieme con la confezione, lo
scontrino d’acquisto e la lettera di
protesta scritta a nome di Merchiori
alla ditta Trussardi. A un complice di
Bologna, alcuni giorni dopo ho fatto
spedire una seconda lettera sempre
concepita da me. Lamentava lo stesso inconveniente. Però il tono della
missiva era assolutamente pacato,
per avvalorare quella delirante che
avete appena letto.
Dopo circa 15 giorni, insieme
ad una confezione da 100 ml di
profumo, ossia doppia rispetto
quella che avevo comprato, su
carta inestata arriva la seguente
lettera da Trussardi parfums:
Milano 2 maggio 1996
Egregio signor Merchiori desidero ringraziarLa per averci segnalato lo spiacevole inconveniente accorsole. Sarà nostra premura
accertare come sia potuta capitare una simile cosa. Le invieremo
pertanto al più presto le spiegazioni necessarie a fornirLe un
quadro completo della situazione: verrà condotta un’analisi chimica
sulla sostanza contenuta nel flacone che ci ha inviato che accerterà
le cause dell’eventuale deterioramento dei componenti la fragranza, cosi’ come provvederemo ad “indagini” presso il punto vendita.
La prego di accettare un nuovo flacone del prodotto che aveva
acquistato, con la speranza che riacquisti fiducia nei nostri prodotti ed in un’azienda che dedica notevoli energie ed investimenti
al controllo qualità.
Cordiali saluti. Ufficio stampa e P.R.Trussardi
Il giorno successivo all’arrivo di
questa lettera, intervengo come
giornalista informato dei fatti. Mi
risponde la P.R. di Trussardi parfums, dottoressa Dalla Bona.
SONO ROMANI BUONGIORNO, DEI
LETTORI CI HANNO SEGNALATO CHE
NELLA CONFEZIONE DI PROFUMO
TRUSSARDI C’ERA DELL’URINA, E’
VERO?
Non è assolutamente urina quella
contenuta nel flacone. Abbiamo fatto
analizzare il liquido dal fornitore, ed è
risultato composto dal 90% di acqua,
dal 5% di profumo e per un altro 5%
da una sostanza non rilevabile. Comunque come contempla la legge gli
abbiamo mandato immediatamente
le nostre scuse e una confezione
doppia rispetto a quella acquistata.
AH PERCHE’, C’E’ UNA LEGGE?
Diciamo una legge di mercato, o comunque di un’azienda come la nostra.
MA NON TORNA IL DISCORSO. SE
NON ERA VERO QUEL CHE DICEVA,
PERCHE’ GLI AVETE MANDATO UN
PROFUMO NUOVO?
Guardi, quando abbiamo ricevuto
questo flacone è stato mandato a delle persone con titolo, che potessero
stabilire cosa c’era. Comunque personalmente l’odore non era proprio
quello descritto dal signore (ndr - Si
vede che l’allergia primaverile ha fatto
strage di olfatti da Trussardi, dato che
l’abbuffata di asparagi, precedente
all’urina siringata nel flacone, ha
invece prodotto eccellenti risultati
aromatici a mio naso).
MI SCUSI, PRIMA M’HA DETTO CHE
LE SEMBRAVA LA LETTERA DI UNO
PSICOPATICO, MA ANCHE COSI’ GLI
AVETE RESTITUITO IL PRODOTTO.
VUOL DIRE CHE LO FATE CON TUTTI?
No! Il concetto è questo (ndr - Comincia l’arrampicata sugli specchi): se
il cliente viene e lamenta dei problemi
sui prodotti, prima di tutto gli restituiamo il prodotto, se abbiamo ragione
di credere che questa persona possa
avere delle ragioni (ndr - Sbanda
paurosamente)…ooo… oo…anzi
no! Anche se non possa avere delle
ragioni nell’attesa di stabilire quel che
è successo sostituiamo il prodotto.
Anche perché il prodotto è stato fatto
da un’altra azienda e non ne abbiamo
il controllo! (ndr - Salva per il rotto
della cuffia).
PERO’ IN DEFINITIVA PER ONORARE
IL VOSTRO STATUS RISPONDETE ANCHE A DEGLI PSICOPATICI.
No! Il punto è questo, noi abbiamo
sostituito il prodotto pensando che
avesse delle ragioni (ndr - Sta per
ricrollare).
AAH HO CAPITO!
Ma no! No però non pensando che
dentro ci fosse effettivamente quello
che c’era. Sapevamo benissimo, cioè
pensavamo che non fosse questo,
sicuramente (ndr - E’ andata).
E’ OVVIO!
Ma gli abbiamo sostituito il prodotto comunque, in attesa delle analisi.
HO CAPITO. SI POTREBBE AVERE ‘STO LIQUIDO CHE LO FACCIAMO ANALIZZARE ANCHE NOI?
Certo! (ndr - Ci credete voi che ci dessero quello vero?)
Immediatamente dopo questa
telefonata, avvertivamo Trussardi
parfums dello scherzo, scusandoci
degli inconvenienti arrecati loro, e
comunque consigliandoli di cambiare
laboratorio di analisi.
Piermaria Leandro Romani
“Suspense e umorismo hanno come denominatore comune
lo spiazzamento dello spettatore e del lettore, ma affinché
questo accada è indispensabile un’altra caratteristica
fondamentale: la sintesi, dono fondamentale per chi affronta
grandi sfide. Canciani il dono ce l’ha, e i Gialli in un Minuto
colpiscono il lettore senza lasciargli scampo. Come il
pugnale di un assassino.
Varesenoir
“Non crediate sia un libro di barzellette, è un insieme di
microscopici racconti gialli e thriller..condensati in una o
due frasi al massimo, che nascondono uno spirito arguto,a
volte un po’ cinico, capace di cogliere l’ironia anche laddove
parrebbe non essercene. Non fate l’errore di leggerlo tutto
d’un fiato, in questo caso sarebbe un errore ! E’ un libro
che va centellinato, una battuta ogni tanto, perché solo così
otterrà il suo scopo: solleticare il buon umore e strappare
un sorriso.”
Cristina Aicardi - Thrillerpage
GIALLI IN UN MINUTO
di Fabrizio Canciani
prefazione di Carlo Lucarelli
copertina di Andrea Santonastaso
SAGOMA EDITORE
11
vetrina
È uscito il 1° settembre scorso e si può già prenotare in tutte
le librerie d’Italia. La prima presentazione ufficiale si terrà nella
nostra città sabato 8 ottobre al Clos Wine Bar dove in quel contesto sarà registrato un originale Book Trailer a cura del regista
mantovano Paolo Soncini.
A novembre sarò a Milano con l’editore Davide Zedda della
casa Editrice La Riflessione per presentarlo alla Fiera del Libro.
Successivamente ho in programma un tour per la penisola dove
alla presentazione del libro abbinerò un percorso enogastronomico unendo il classico utile al dilettevole.
L’agenda degli incontri sarà disponibile sul mio profilo di
Facebook.
Corrado Andreani • È nato tra i fiumi Mincio e Po
nella Padania centrale il 16 maggio 1966. Ha due figli, Lorenzo
e Francesco. È militare dal 1983 ed oggi riveste il grado di 1°
Maresciallo dell’Esercito.
È stato consigliere comunale a Borgoforte e consigliere
dell’Unione dei Comuni Virgiliani. È tra i fondatori del circolo
culturale “Il Notturno” e ne è segretario.
Nel 2007 fonda un’associazione civica provinciale in cui
viene eletto presidente. Dal 2007 al 2010 è stato consigliere
nella società cooperativa sociale Villaggio SOS e nell’Unione
Nazionale Sottufficiali d’Italia. Dal 2007 è consigliere della
società di cremazione di Mantova. Nel 2008 gli è stata conferita
la distinzione onorifica di cavaliere dell’ordine “al merito della
Repubblica Italiana” - OMRI (2008). Nel 2010 è stato candidato
sindaco nel comune di Mantova in una lista civica. Nel 2006 e
nel 2011 è stato candidato consigliere alle elezioni provinciali.
Corrado oggi vive a Mantova e con “Il Letto” scrive il suo
primo saggio-racconto.
“Come in ogni buon giallo anche qui c’è un mistero da risolvere: mentre leggo i noir di Canciani – così telegrafici ma
anche così ricchi di dettagli, di suggestioni e di idee - mentre
leggo queste storie fulminanti, insomma, sorrido con un
brivido o rabbrividisco con un sorriso?” (Carlo Lucarelli)
Notte, solo nella via. Il semaforo lampeggiava.
La freccia di un’auto lampeggiava. La scritta
“Hotel” lampeggiava. Anche l’albero di natale
lampeggiava… Lui vide il cadavere, poi non lo
vide, poi vide il cadavere, poi non lo vide…
La figlia del dottore rincasò tardi come al solito. Suo padre non approvava quella relazione
amorosa e giurò che l’avrebbe ostacolata in
ogni modo. Il giorno dopo trovarono tre civette
sgozzate sul comò.
Colpito da un proiettile mentre stava recitando
il famoso monologo dell’Amleto, cadde e si fracassò due crani.
“Amore, ascolta, stanno suonando la nostra
canzone” disse lei.
“Maledetti plagiatori!” esclamò lui e si avventò
sul pianista per ucciderlo.
Lo beccarono con la canna della pistola ancora
fumante. Finì al fresco, come già gli era successo
da giovane. Sempre per una canna fumante.
Messo sotto torchio finalmente vuotò il sacco.
Giocattoli e pacchetti finirono dappertutto. È
sempre un problema interrogare Babbo Natale.
Scrivere gialli in due righe, che si leggono in meno di un
minuto, è come sparare alle copertine di cartone che arredano librerie e biblioteche: saranno le successive perizie
balistiche a stabile l’entità dei danni provocati a un genere
letterario tanto diffuso e amato.
D’altra parta l’ironia e il noir viaggiano sempre a braccetto.
FABRIZIO CANCIANI • Scrittore, artista del teatrocanzone, cantautore, autore, ha attraversato vari modi
dell’espressione artistica e letteraria. Dopo aver portato in
tour lo spettacolo “Delitti e canzoni” ora affronta la sfida più
alta, SCIOGLIERE NELL’ACIDO CORROSIVO DELLA
COMICITA’ IL GENERE NOIR. Un delitto letterario per
il quale servono testimoni.
“Alcuni dei suoi fulminanti racconti brevi ad alto tasso
di suspense ve li abbiamo proposti nel corso degli anni
ai microfoni di “Tutti i colori del giallo” ed ora Fabrizio
Canciani ha deciso di proporre anche in libreria i suoi “Gialli
in un minuto” (Sagoma), preparatevi a morire dal ridere!”
Luca Crovi – Rai Radiodue
Tre amici hanno un unico scopo: scrivere un libro per
poter essere accreditati al Festivaletteratura di Mantova,
la loro città, e conoscere ragazze. Il tema viene deciso
all’unanimità e ruota intorno a un accessorio a loro molto
caro: il letto. Nel vagabondare da un locale all’altro, da
una compagnia all’altra, nascono le idee per suddividere
il libro in capitoli. Con l’ironia cara a Jerome, c’è il tentativo di raccontare seriamente un episodio che condurrà
inevitabilmente all’opposto dei propositi iniziali.
Un esercizio di stile che non vuole scomodare Queneau:
le varie tipologie di letto che l’Autore si trova a elencare
sono scherzi e giochi di parole, un saggio che attraverso
lo slang giovanile si carica del grottesco vivacchiare di
figure molto vicine alla realtà, alcune anacronistiche nella
loro puntigliosa vocazione alla serietà (certamente ispirate
dal maestro Tom Sharpe), altre leggere e dissacratorie,
immature e approfittatrici.
Uno specchio dei tempi. Ironici loro malgrado, seriamente
tragicomici. (a.g.)
Corrado, come nasce l’idea di scrivere qualcosa sul letto?
Inizialmente voleva essere un articolo per Il Notturno basato
esclusivamente su giochi di parole sulle varie tipologie di letto.
Successivamente ho pensato di ampliarlo inserendo delle brevi
storie all’inizio di ogni capitolo e senza pretese l’ho inviato ad
alcune case editrici nazionali.
Cosa hai voluto esprimere?
Il letto credo meritasse un libro, forse si sarebbero potute
trovare altre strade ma quella dei tre quarantenni allo sbando in
cerca di riscatto attraverso l’idea di scrivere un libro sul letto,
mi ha consentito di raccontare un disagio diffuso che ho potuto
sperimentare frequentando i locali della città.
Di quali disagi ti riferisci?
La solitudine, l’esigua disponibilità economica conseguente
alle separazioni, le delusioni amorose, il tentativo di essere
accettati dalle generazioni più giovani imitandone il gergo, ma
soprattutto la noia della routine quotidiana che ti disillude sul
fatto che prima o poi succederà “qualcosa”.
C’è una via d’uscita a queste situazioni?
L’utilizzo del letto può essere già una risposta ai disagi perché
è un amico che non ti tradisce, sta a noi valorizzarlo nel modo
che più ci soddisfa.
Quando esce il libro?
Cinque giovinastri, amici da sempre, decidono di lasciarsi alle spalle per il week end il loro quartiere, il loro
bar e le loro abitudini. Basta davvero poco per rendere
indimenticabile il viaggio: qualche lira, uno zaino, un
sacco a pelo, molte birre e molte sigarette, un camper
sgangherato e una vivacità da vendere.
Il romanzo è allegro e spensierato, ricco di episodi divertenti e personaggi fuori dal comune. Per tutta la
durata del racconto si respira un clima scherzoso e
goliardico. Non mancano però spunti di riflessione e
accenni ad argomenti più seri.
Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A.
Per info e acquisto on line:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=622701
Fabrizio Bolivar • Vive e lavora a Mantova. Ha
pubblicato per FARA EDITRICE la raccolta di racconti
“MALEDETTA VITA” e per la COMPAGNIA DEI LIBRAI
DI GENOVA la raccolta di racconti brevi “480 CARATTERI
SPAZI INCLUSI”, con la prefazione di Gianluca Morozzi.
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e-migranti
U
You’re rolling!
na band mantovana che vola a Chicago per registrare
negli studi di Steve Albini, mitico sound engineer
di mostri sacri del rock come Nirvana, Iggy Pop,
Pj Harvey e innumerevoli altri: possibile? Ebbene sì! È
successo agli Idramante che, per il loro secondo album,
hanno toccato con mano i suoni ruvidi dell’America più
“indie”: un anno fa, in una full immersion di due giorni, 5
delle nuove canzoni degli Idramante hanno preso vita tra
le mura degli Electrical Audio Studios e la testimonianza
di questo sforzo è parte integrante del cd “Vite in Scatola”,
pubblicato lo scorso maggio.
Questa piccola impresa nasce nella nostra piccola città
e vede il Notturno in prima fila nel valorizzare al meglio
i legami con la città americana di Madison, capitale dello
stato del Wisconsin gemellata con Mantova: dal 2007 il
Notturno organizza e favorisce scambi culturali tra queste
due realtà, incoraggiando la condivisione di esperienze e il
supporto reciproco nell’organizzazione di eventi. In questo
filone si inserisce il concerto del 2010 degli Idramante a
Madison per Festa Italia, annuale ritrovo della comunità
italiana locale, cui è seguito il lavoro in studio, sfruttando
anche la vicinanza tra la capitale del Wisconsin e la metro-
poli dell’Illinois.
Il 26 agosto 2011, con un evento denominato You’re
Rolling! Inserito nella rassegna Estate su Marte del Comune
di Mantova, il Notturno ha portato a conoscenza di tutta la
cittadinanza questo grande risultato: nella splendida cornice
di Palazzo San Sebastiano, sede del Museo della Città, è
stato realizzato un concerto con collegamento diretto in
videoconferenza con gli Stati Uniti.
E’ stato così possibile intervistare i rappresentanti dell’Italian Workmen Club di Madison, promotori negli States
del gemellaggio tra le due città, e Benjamin Flint, giovane
fonico che ha seguito gli Idramante durante le registrazioni
a Chicago: You’re Rolling!! ha pienamente illustrato come
la filosofia del Notturno, basata sulla cura delle relazioni
interpersonali e sulla costante ricerca di modalità alternative
a supporto della produzione culturale, abbia ancora una
volta fatto centro.
Corso Vittorio Emanuele II, 57
MANTOVA - Tel. 338 798 50 25
Link:
Idramante: www.facebook.com/idramante
Electrical Audio: www.electrical.com
IWC Madison: www.iwcmadison.com
Corte dei Sogliari, 4
Mantova
Tel/Fax 0376.222817
www.giallozucca.it
chiuso
domenica sera e lunedì
da martedì a venerdì
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Corte dei Sogliari, 3 - MANTOVA - 0376.369972 - 346.9576445
chiuso lunedì e martedì - gli altri giorni aperto pranzo e cena
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Mantova
0376.324286
Piazza
Broletto, 8
Mantova
0376.365303