la guerra, la libertà, i diritti negati (effetti collaterali tra noi)
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la guerra, la libertà, i diritti negati (effetti collaterali tra noi)
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Costituzione della Repubblica Italiana, Principi Fondamentali, Articolo 3 Reg. n° 2425 del 26/03/2009 C.F. 93056690204 La guerra, la libertà, i diritti negati Rassegna stampa 22 marzo 2011 Le rivolte arabe: una lezione da ricordare Osservazioni sulla proposta di regolamento per l’area di sosta Appuntamenti LA GUERRA, LA LIBERTÀ, I DIRITTI NEGATI (EFFETTI COLLATERALI TRA NOI) Di fronte alla partecipazione dell’Italia alla missione militare Odissea all’alba non si può essere che in uno stato di angosciato allarme. E’ possibile non intervenire in difesa di un popolo che insorge contro un tiranno e ne subisce la sanguinosa rappresaglia? E’ sensato rifiutare a ogni costo l’uso delle armi, anche quando è in gioco la vita di civili innocenti? Se le forze internazionali fossero, negli anni Novanta, intervenute a difesa delle popolazioni di Sarajevo o di Srebrenica assediate e massacrate dall’esercito e dai paramilitari serbi non avremmo assistito impotenti a un genocidio europeo. Ma, d’altra parte, è possibile un’operazione ‘chirurgica’ di polizia internazionale? Un’azione che colpisca solo le postazioni militari senza coinvolgere i civili? E come non chiedersi quali interessi economici e geopolitici stiano dietro una guerra, anche quando si definisce ‘umanitaria’? Domande, domande. Domande che ci inchiodano a un angosciante senso di impossibilità a comprendere anche ciò che viene a cadere direttamente sotto i nostri occhi. Dai paesi arabi che si stanno liberando da dittature corrotte giungono a Lampedusa migliaia di persone, molti giovani, alcune donne, alcuni bambini. Migranti? Richiedenti asilo? Il nostro Paese non ama distinguere tra queste categorie e non ha una legge quadro che regoli il diritto d’asilo. Il Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) segnala una situazione generalizzata d’allarme in cui si somma l’incapacità di far fronte alle richieste di chi già si trovava in Italia con la situazione attuale degli sbarchi a Lampedusa (è interessante seguire l’aggiornamento puntuale sul sito istituzionale: www.cir-onlus.org). E ciò accade in un paese in cui, secondo i dati forniti da Eurosat, nel 2010 solo 5.850 persone hanno infatti presentato domanda d’asilo, rispetto alle 13.985 dello stesso periodo dell’ anno precedente. “La drastica riduzione delle numero dei richiedenti asilo potrebbe essere una notizia positiva, se fossero venute meno le cause degli esodi dei rifugiati. O anche se ci fosse stato un netto miglioramento delle condizioni in Paesi di transito come la Libia o l'Egitto. Purtroppo non è cosi” dichiarava in gennaio Christopher Hein, Direttore del CIR. Laurens Jolles, rappresentante dell'Unhcr (Agenzia ONU per i rifugiati) per l'Europa meridionale, spiega che “Il netto calo delle domande di asilo in Italia dimostra come i respingimenti degli ultimi anni anziché contrastare l'immigrazione irregolare abbiano gravemente inciso sulla fruibilità del diritto di asilo in Italia”. Intanto aumentano i tentativi di suicidio nei centri di identificazione ed espulsione, cinicamente descritti da qualche giornalista in questi termini: “Quella di bere detersivo è un’abitudine per alcuni ‘detenuti’; capita non di rado, a volte succede anche con delle batterie. L’obiettivo è quello di essere trasferiti in ospedale e poi, da lì, avere una speranza in più di fuggire” (Proteste in via Corelli. In cinque tentano il suicidio, Corriere della sera, 21 marzo 2011). Salvo poi concludere osservando che «i tentativi di fuga si sono moltiplicati da quando la legge ha alzato da 2 a 6 mesi il tempo massimo di “detenzione” all’interno dei Cie». Intanto, in un Paese in cui è diventato impossibile per uno straniero trovare lavoro regolarmente, aumentano i profitti di chi vive sullo sfruttamento della mano d’opera clandestina. Alcuni sono nostri concittadini (Tratta dei clandestini, Gazzetta di Mantova, 19 marzo 2011). Storie molto vicine alla nostra quotidianità distratta, storie lontane di cui ci arriva l’eco mediatica. Proveremo sulla nostra newsletter a dipanare un po’ di questa complessità, partendo da questo numero col dare spazio alle parole di Chaimaa Fatihi – una giovane collaboratrice, molto vicina ai ragazzi che nei Paesi del Maghreb lottano per la democrazia. Maria Bacchi LE RIVOLTE ARABE: UNA LEZIONE DA RICORDARE Tutto è iniziato da loro: i giovani. Tre mesi fa hanno aperto un nuovo periodo storico per i paesi arabi. Hanno innescato una rivoluzione senza precedenti. L’opposizione è iniziata dal popolo, dai giovani, che non vogliono smettere di sperare in un paese migliore. Una rivolta del popolo che ha portato la caduta di due governi, quello tunisino e quello egiziano, per passare a mettere in crisi altri stati come la Libia, lo Yemen, l’Algeria, la Siria, il Bahrein ed altri ancora. Queste rivoluzioni non sono state organizzate né dai partiti di opposizione né tanto meno da membri politici ma solo dallo stesso popolo, soprattutto dai giovani, che hanno anche sfruttato la tecnologia e hanno utilizzato i social network come luoghi d’informazione per comunicare continuamente su quanto accadeva. Era da molto tempo, da decenni oramai, che si avvertiva un malcontento che è sempre stato trascurato. Le rivolte avevano come obiettivo la caduta del regime e prendersi in mano i propri diritti. La gente voleva riappropriarsi della democrazia, della libertà di espressione, stampa e pensiero, della trasparenza totale delle elezioni. Si sono opposti alla corruzione e volevano che il governo migliorasse la gestione dei beni dello stato. Insomma, tutte queste motivazioni hanno contribuito al massimo consenso della cittadinanza per opporsi e gridare un no, determinato e deciso, a tutto ciò. Tutte queste ribellioni sono state pacifiche e civili finché i regimi non hanno agito, in modo sleale e violento, pagando mercenari per creare maggior confusione e aumentare l’allarme nel popolo. Tutti i ceti sociali sono scesi in piazza e grazie ai volontari medici, infermieri e di altre categorie lavorative si è contribuito a diminuire i disagi. Inoltre hanno avuto un grande ruolo le donne, che hanno anch’esse urlato e detto la loro idea, sono scese in piazza e si sono fatte sentire, senza alcun timore. Bisogna anche ricordare che sia i musulmani che i cristiani erano un tutt’uno, ossia, hanno collaborato insieme senza problemi e tensioni e si è potuto notare, non senza indifferenza, che il venerdì, giorno sacro per i musulmani, i fedeli hanno pregato con la sorveglianza dei fratelli cristiani e la domenica, sacra per i cristiani, questi hanno celebrato la messa sotto protezione dei loro fratelli musulmani. Queste rivolte ci hanno dimostrato quanto i capi di stato, in realtà, attuavano politiche di regime, di dittatura assoluta, e l’Occidente tralasciava, sapendo tutto quanto, ma per i propri interessi economici e politici si arrivava a raffigurarli come governatori eccellenti. Berlusconi, ad esempio, aveva baciato la mano di Gheddafi, questo perché c’erano dei fini economici, ora invece dichiara guerra e prepara gli aerei per attaccarlo. Insomma, i governatori concretizzano la regola di Macchiavelli, del suo libro Il Principe, in cui afferma che “Il fine giustifica i mezzi”, dunque, per ottenere il potere è possibile far qualsiasi cosa, anche quello che può essere il più subdolo, ipocrita e in genere negativo, è permesso pur di ottenere il regime. Chaimaa Fatihi http://www.youtube.com/user/Velina1993 RASSEGNA STAMPA La scorsa settimana abbiamo letto e segnalato delle modalità di attuazione del progetto di inserimento abitativo per le famiglie sinte mantovane che ancora risiedono nell’area di sosta. In sostanza si tratta dell’approvazione del “nuovo regolamento” che, nell’ottica dell’attuale Amministrazione, dovrebbe col tempo portare alla chiusura del ‘campo’ stesso. La replica alla prima pagina del 15 marzo (Campo nomadi a tempo) arriva con: I nomadi replicano: campo aperto a tutti i sinti. “Via Roma non rispetta i patti” (Gazzetta di Mantova, 16/3) e Sinti e Rom scendono in piazza (Gazzetta di Mantova, 19/3). Su questo numero della nostra newsletter iniziamo a dare spazio e voce a quella parte dei nostri concittadini che dovrà poi vivere alla luce di questo regolamento ad hoc. Della discussione che si è aperta tra gli interlocutori – Comune di Mantova e associazione Sucar Drom, da sempre soggetto della mediazione culturale e del protagonismo attivo delle donne e degli uomini sinti – leggiamo ancora in numerosi articoli, tra cui: Nomadi in aula il regolamento (Gazzetta di Mantova, 17/3) e Integrare i nomadi? Basta mantovanizzarli! (Voce di Mantova, 17/3). Su quest’ultimo mi preme fare alcune considerazioni. L’anonimo articolista così descrive il progetto sussunto al nuovo regolamento: “La giunta di centrodestra intende così dare forma alla tanto demagogizzata ‘integrazione’: mantovanizzando le minoranze. Che peraltro proprio minoranze non sono, a detta dell’assessore al welfare Arnaldo De Pietri: «Il campo nomadi ospita sinti e rom tutti assolutamente mantovani»”. Esatto: tutte e tutti mantovani, l’assessore si è fermato qui (leggo il virgolettato). E’ il giornalista che non conosce la differenza. Esplicitiamola, dunque: nell’area di sosta di via Learco Guerra risiedono persone italiane, mantovane e appartenenti alla storica minoranza dei sinti, così come ci sono gli ebrei mantovani, i musulmani mantovani, ecc... Semplice. Provano, e lo segnaliamo volentieri, a prendersi la parola sul primo quotidiano locale le famiglie: A mia madre ho dato una rassicurazione sbagliata (Lettera firmata, Gazzetta di Mantova, 19/3), Ma come fa il consigliere a sapere che siamo sporchi? (Yuri del Bar), Cantano Fratelli d’Italia poi danno il ‘giro di vite’ (Giacobbe); si aggiungono il segretario di Sucar Drom e alcuni privati: Quella è una discriminazione cara consigliera Graziano (Carlo Berini), Nomadi, cosa c’è che ci spaventi? E io adesso non mi sento tanto bene (di Anna Volpi, stessa data). Il rapporto annuale di UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali di cui Articolo 3 è nodo territoriale per il Mantovano) parla chiaro: Discriminazione razziale. Raddoppiate in un anno le segnalazioni in Italia (Provincia Cremona, 16/3). E di discriminazione si tratta a Ghedi, dove la giunta ha accettato, in sede di udienza, di rivedere il regolamento per l’assegnazione delle case popolari: Alloggi negati agli stranieri? Il Comune cambia idea in aula (Brescia Oggi, 17/3). Alla discriminazione spesso si arriva attraverso lo stereotipo, come si spiega nello studio Cirmib presentato a Brescia: Immigrati, sopravvive il pregiudizio (Brescia Oggi, 22/3). Una lettera rappresenta un esempio di diffusione di stereotipi, informazioni errate, sentimenti di avversione che con facilità portano alle discriminazioni contro le persone omosessuali e lesbiche: Gay? Non siano il modello (Brescia Oggi, 16/3). Tre colonne firmate dal signor Fabio Trevisan che hanno trovato forse troppo spazio sul giornale, infarcite come sono di una forma di presunta normalità che vorrebbe essere la sola titolare di diritti, quella eterosessuale, s’intende; speriamo che qualcuno vorrà rispondergli, specie in merito al passaggio che definisce l’omofobia una “originale invenzione”, lo vada a dire alle decine di persone molestate o aggredite solamente perché gay. “Abbiamo fatto l’Italia...” disse D’Azeglio 150 anni fa e di certo, molti decenni dopo, nell’intento delle madri e dei padri costituenti c’era quello di fare degli italiani e delle italiane di sana e robusta Costituzione. E’ questo che io ho festeggiato. Angelica Bertellini In allegato l’indice della rassegna stampa regionale, ogni titolo conduce al formato on-line. Potete sempre consultare la rassegna completa e fare ricerche in archivio. A seguito della discussione sul Regolamento per l’area di sosta di viale Learco Guerra a Mantova, pubblichiamo parte della nota di Sucar Drom (trovate il link al documento integrale). Da rilevare, senza dubbio, che un regolamento ad hoc è di per sé discutibile: perché non pensare all’applicazione di un elenco di diritti e doveri, un contratto bilaterale, come quello che sottoscrivono tutti i residenti delle case ALER, osserva Sucar Drom. E ancora, per portare un esempio, non è lecito dubitare che sia discriminatorio imporre l’espulsione (equivalente allo sfratto) per non aver pagato le bollette, visto che per tutti gli altri cittadini interviene l’interruzione delle utenze e basta? E lo stesso va detto per tutti quei comportamenti illeciti che prevedono una privazione di un servizio, o una responsabilità penale, ma mai uno sfratto (e per di più di una famiglia). Articolo 3 auspica una ripresa del confronto impegnandosi, per ciò che gli compete, a monitorarne l’andamento e dare il proprio contributo all’intera cittadinanza. A proposito del documento presentato e discusso il 16 marzo 2011 dalle Commissioni Statuto e Servizi Sociali del Comune di Mantova Ogni dieci anni l’Amministrazione comunale di Mantova promuove la discussione per un nuovo regolamento per i mantovani che abitano in viale Learco Guerra n. 23. E’ una scadenza ciclica che inevitabilmente ci vede costretti a lavorare per mesi su questioni di forma e mai di sostanza. Infatti tutti i cambiamenti proposti non potranno aiutare nessuna famiglia a costruire un percorso abitativo autonomo, realizzando concretamente lo smantellamento dell’area. [...] Entrando nel merito della bozza di regolamento proposto dalla Giunta comunale è subito evidente che sono stati cancellati dal precedente documento tutti gli oneri a carico dell’Amministrazione comunale. Ad esempio non è indicato chi dovrà occuparsi della manutenzione straordinaria. Nessuna parola sugli impegni del Comune di Mantova sulle questioni sociali e sullo smantellamento definitivo dell’area che ad oggi è stato promosso concretamente solo dal lavoro dell’associazione Sucar Drom con l’uscita di ben sedici famiglie. Yuri Del Bar Per questa ragione fin dall’inizio abbiamo chiesto a questa Amministrazione comunale di adottare il regolamento ALER che viene fatto firmare a tutti i mantovani che usufruiscono di strutture pubbliche. Infatti non si comprende il senso di avere un regolamento specifico per quest’area quando tutta la residenza pubblica comunale è gestita con regolamento ALER, in cosa consta la differenza tra i cittadini residenti in via Learco Guerra da quelli residenti al Palazzo del Mago? [...] Continua a leggere su http://sucardrom.blogspot.com/2011/03/mantova-il-documento-di-sucar-drom-ha.html Associazione Sucar Drom via don Enrico Tazzoli n°14, 46100 Mantova - telefono 0376 360 643 fax 0376 318 839 viale Learco Guerra n°23, 46100 Mantova - telefono / fax 0376 325 440 www.sucardrom.eu - e-mail: [email protected] http://sucardrom.blogspot.com Appuntamenti Corso Pringiarasmi (Conoscersi) rivolto ad operatori sociali, responsabili di servizi, insegnanti, dirigenti e volontari di associazioni Promotori: Sucar Drom e Provincia di Mantova - Assessorato alle Politiche Sociali e Sanitarie La Provincia di Mantova, Assessorato alle Politiche Sociali e Sanitarie, e l’Associazione Sucar Drom propongono un corso gratuito sul tema della diversità culturale Rom e Sinta e sulle modalità migliori per dialogare con i cittadini di questa minoranza presente da secoli sul nostro territorio. Il corso, sviluppato all’interno del progetto transnazionale “+RESPECT” finanziato dalla Commissione europea (www.morespect.eu), vuole informare e formare i funzionari pubblici e gli operatori del privato sociale allo scopo di fornire strumenti e metodologie per predisporre o implementare politiche partecipative nei propri territori. Il corso si articolerà in 5 incontri di 3 ore ciascuno, svolti con modalità laboratoriale e con partecipazione attiva dei partecipanti, chiamati a presentare i loro dubbi, perplessità e difficoltà riscontrare nella loro esperienza lavorativa. Il percorso formativo tratterà i seguenti temi: 1) La normativa sulle discriminazioni e il razzismo 2) Gli schemi cognitivi e processi di categorizzazione - I conflitti e le loro risoluzioni 3) L’identità culturale rom e sinta: storia, politica, cultura. 4) La mediazione culturale e partecipazione attiva: metodologie e progettualità partecipata. Il corso si terrà nei lunedì 4 – 11 – 18 aprile - 2 - 9 maggio 2011 dalle ore 15 alle ore 18 presso la Sala Riunioni del Palazzo del Plenipotenziario della Provincia – P.za Sordello n.43 – MN. La partecipazione è gratuita e al termine sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per gli assistenti sociali è stato richiesto l'accreditamento all'ordine. Le adesioni devono pervenire entro il 24 marzo 2011 all’ufficio Politiche Sociali della Provincia tramite e-mail: [email protected] o fax 0376 204328 Per informazioni: Provincia 0376-204204 / 204201 Sucar Drom 339.6189870 e-mail [email protected] www.UNAR.it Redazione: Maria Bacchi, Annarosa Baratta, Carlo Berini, Angelica Bertellini, Elena Borghi, Elena Cesari, Guido Cristini, Fabio Norsa, Antonio Penzo, Eva Rizzin.