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Indice Presentazione (Paolo Giaretta) 5 Il ringraziamento della città a Ruggero Menato Ivo Rossi 11 L’attività di Menato all’Irsev Lucio Malfi 15 Ruggero Menato, sempre alla ricerca di futuro Angelo Ferro 19 Ruggero Menato, un cristiano a servizio della comunità25 Giuseppe Masiero Padova, un’idea di città da un secolo e l’altro: le persone e le pietre Francesco Iori e Daniele Marini 31 Padova, un quarantennio di sviluppo Ruggero Menato 41 Profilo biografico di Ruggero Menato 57 3 4 Presentazione Paolo Giaretta Presentiamo qui gli atti del convegno che la Fondazione Ruggero Menato ha svolto nel novembre del 2013, conservando nei testi l’immediatezza della forma orale. Nell’organizzare un convegno che facesse memoria della figura di Ruggero Menato (1939-2003) in occasione del decennale della sua scomparsa abbiamo voluto evitare di rinchiudere questo ricordo dentro il confine del passato, proiettandolo invece verso il futuro. Spero che questo intento emerga con chiarezza dalla lettura degli atti del convegno. Se dovessimo rintracciare una caratteristica del lascito di pensiero e di indagine che ci trasmette Ruggero, questa sta proprio nel suo esprimere un bisogno radicale di futuro. Non accontentarsi mai della superficie delle cose, della banalità del già visto. Indagare in profondità, conoscere la Storia, le storie, non per rendersene prigioniero ma per scoprire le risorse potenziali di una comunità. Il materiale su cui appoggiare storie nuove. È stato un indagatore attento della personalità della nostra città, su solide basi statistiche, ma facendo parlare i numeri ed inquadrandoli dentro un pensiero interpretativo coerente. Conoscere la città nelle sue luci e nelle sue ombre, nei suoi difetti e nelle sue potenzialità era il modo con cui Ruggero esprimeva un amore profondo per la sua città. E con molta preveggenza leggeva i fatti di Padova dentro la Padova più grande costituita dal territorio dei comuni contermini, dentro quel Nord Est di cui si andava formando, anche grazie a lui, una più matura coscienza. 5 Un amore che non si è espresso solamente attraverso una preziosa e validissima attività di ricerca, ma anche attraverso un impegno civico, l’espressione migliore di quel termine “società civile” che spesso viene abusato in una sterile contrapposizione alla società politica. Così l’impegno sempre generoso negli organi collegiali della scuola, nell’associazionismo professionale, nelle organizzazioni ecclesiali, nelle associazioni cittadine. Sempre evitando di farsi rinchiudere dentro una logica di schieramento partitico, perché aveva una idea molto alta del dovere della Politica. I temi dell’oggi sono ancora quelli indagati da Ruggero Menato. Quale strategie per la nostra area urbana? È finita l’epoca della infrastrutturazione materiale sostenuta da una rilevante capacità di spesa della Amministrazione pubblica. Semplicemente questa capacità di spesa non c’è più. Si può razionalizzare l’utilizzo delle risorse, calibrando meglio le priorità, producendo servizi in modo più efficiente, ma certamente non potrà essere la mano pubblica da sola ad assicurare un adeguato ciclo di investimenti. Si aprono opportunità nuove e diverse, in cui però bisogna saper cogliere le specificità della città, ciò che essa può offrire in una competizione ormai a livello europeo in termini di attrattività per investimenti privati, per offerta di “buona vita”, per capacità di valorizzare i talenti che ci sono e di attrarne di nuovi. Come segnalano tanti indicatori Padova non è affatto piazzata male in questa competizione, ma occorre essere capaci di sviluppare tutte le potenzialità. In questa impresa la politica, l’amministrazione non è tutto. E non serve “l’uomo solo al comando”. Serve una comunità, ambiziosa per il proprio futuro, cosciente delle difficoltà, in cui ognuno faccia la propria parte e si incontri su un disegno condiviso. In cui i saperi e i talenti possano essere risorse per tutta la comunità. E il cittadino possa partecipare alla vita pubblica non solo per protestare ma per offrire in positivo idee, visioni, contributi. Ed anche questo era un tema su cui Menato, con molta lungimiranza, 6 quando non era di moda, si era esercitato. Basta scorrere i sommari delle ricerche del Cir per constatare come il tema della partecipazione civica veniva considerata da Menato uno dei principali strumenti per dare attuazione ai progetti. Abbiamo detto: uno sguardo rivolto al futuro, ma ci è sembrato importante insieme ripercorrere alcuni momenti salienti della vita di Ruggero, luoghi, incontri, istituzioni in cui ha operato con competenza e passione, lasciando eredità importanti. Per questo abbiamo scelto tre testimoni significativi di questi distinti aspetti della vita di Ruggero. Il professor Lucio Malfi che è stato direttore scientifico dell’Irsev, l’Istituto regionale di studi e ricerche economicosociali del Veneto, in cui Menato ha iniziato la sua attività di ricercatore economico e sociale. Una istituzione anticipatrice se pensiamo che l’Irsev viene costituito molto prima della nascita delle regioni nel 1970 per volontà delle istituzioni locali, che pensano alla necessità di avere un luogo di analisi della società veneta. L’Irsev, quattro anni prima dell’avvio dell’esperienza regionale, predispone il primo piano regionale di sviluppo, con una équipe di ricerca guidata dal professor Innocenzo Gasparini, che era il presidente, utilizzando una pluralità di competenze scientifiche, coordinate dal professor Malfi, in cui giovani studiosi che poi sono diventati anche importanti docenti nel sistema universitario veneto, si sono impegnati in un lavoro del tutto originale. Ruggero Menato era tra questi e nella redazione del piano svolse un ruolo di tutto rilievo. Il secondo testimone è il prof. Angelo Ferro. Che con Ruggero Menato pensò e guidò una splendida esperienza di analisi economica e sociale di un territorio: la grande avventura del Cir, Centro Informazioni Ricerche, che nasce appunto dalla mente fertile (allora come adesso) di Angelo Ferro, con il braccio operativo di Ruggero Menato. È stata veramente, in quella stagione, una coppia straordinaria, perché ha avuto l’intuizione profonda di dover dare una risposta ad una domanda latente: il bisogno di avere una capacità di 7 lettura basata non sul sentito dire, ma basata sulla certezza di dati da interpretare, da costruire, da offrire alla riflessione, di fronte a una società anche allora in rapidissimo movimento, in fermento. E poi la necessità di avere uno strumento “politico” che desse forza a quest’elaborazione, che interloquisse con le istituzioni e l’opinione pubblica. Insieme al Cir nasce, sempre su stimolo di Angelo Ferro che era presidente dell’associazione degli industriali, il Comitato di Coordinamento delle Associazioni delle Categorie Economiche, sforzandole ad uscire da una pura rappresentanza degli interessi verso una riflessione complessiva sulla società padovana. La terza testimonianza è stata offerta da Mons. Giuseppe Masiero. Ho già detto detto che Ruggero, fuori dall’impegno strettamente professionale, ha animato tanti luoghi associativi della città, i dirigenti d’azienda, il Rotary, L’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, il mondo della scuola, ecc. In particolare generoso è stato il suo servizio alla comunità ecclesiale padovana. Per Ruggero la dimensione religiosa era importante ma sempre vissuta con un rigoroso senso di laicità: penso che non gli sarebbero piaciuti per niente questi cosiddetti atei devoti, che vogliono usare la fede a puntello della propria insufficienza politica. Ruggero aveva chiarissima la distinzione dei ruoli e insieme viveva una dedizione appassionata alla comunità ecclesiale. Mons. Giuseppe Masiero, è ora tornato a Padova dopo essere stato per un periodo lungo a Roma con un importantissimo ruolo di assistente delle associazioni ecclesiali nazionali. A Padova nella stagione dell’impegno di Ruggero Menato ha diretto la Pastorale del Lavoro e ha avuto modo di costruire tante iniziative positive utilizzando la competenza e la fantasia di Ruggero. È stata una stagione importante per la Chiesa e la società padovana. Infine lo sguardo sul futuro. Con un dialogo tra due persone che ci hanno aiutato in questi anni a capire molto del Veneto. Francesco Jori e Daniele Marini. In ruoli diversi in questi anni ci hanno aiutato a comprendere le mutazioni profonde della società del Nord Est, con le sue potenzialità 8 e le sue debolezze. L’economia certamente, ma anche gli stili di vita, le aspettative, le modificazioni della struttura sociale. Iori in tanti articoli e libri con competenza e passione ha indagato la realtà del Nord Est, contribuendo con Giorgio Lago (una formidabile coppia di cantori del Nord Est) ad una nuova interpretazione del nostro territorio. Daniele Marini come direttore della Fondazione Nord Est in questi anni ha indagato a fondo la realtà sociale ed economica del Nord Est, svolgendo un servizio essenziale per la comunità veneta e nordestina. Associando nel suo lavoro di ricerca tante intelligenze e conoscenze, costituendo un network di saperi che assicura oggi un patrimonio di conoscenze per il bene comune. Potremmo dire che è il metodo Menato che è continuato nel tempo. Abbiamo fatto riferimento, in questo dialogo, al concetto delle persone e delle pietre; avremmo potuto usare termini più moderni (società dell’hardware, del software, le città creative, i talenti, ecc…) però abbiamo usato un termine che sarebbe piaciuto a Ruggero. In fondo, diceva Sant’Agostino “la città non è fatta di pietre e di torri, ma di cittadini”, e ricordava Tucidide “sono gli uomini a fare le città; non le mura senza i cittadini”. Gli antichi dicono ancora a noi moderni. Penso che il modo migliore di concludere questa presentazione sia riportare il brano di una lettera che nei giorni del convegno ci ha fatto avere Giulio, uno dei figli (uno dei tanti giovani italiani che onorano l’Italia in giro per il mondo): “Mi trovo a Washington ormai da un anno e mezzo assegnato come consigliere agricolo alla Delegazione dell’Unione Europea. È un momento fondamentale per I rapporti fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, stiamo negoziando un accordo che vogliamo importante e che vada oltre i meri interessi di categoria per poter veramente rispondere a quel bisogno di nuovo dinamismo che si avverte nelle società in amba parte dell’Atlantico. Sono sicuro che questo accordo avrebbe entusiasmato papà. Non sarebbe passato giorno senza qualche mail di suggerimento o commento su quello che aveva letto e 9 visto. Lo affascinavano le nuove sfide e sapeva vedere il “bene nel nuovo”. Ma che andava trovato , valorizzato e gestito. Dando un senso alle nuove cose si impara a conviverci ed ad utilizzarle . Insomma si diventa “moderni”. L’altro giorno è stato celebrato in forma sobria, come si usa qui, il cinquantesimo anniversario dell’assassinio del Presidente Kennedy. La sua famosa frase scandita il giorno del discorso inaugurale della sua presidenza è stata ripetuta innumerevoli volte ed ogni volta mi tornava in mente mio papà con quel “chiedetevi che cosa voi potete fare per il vostro Paese”. Questo, mi diceva sempre, era quello che aveva sentito dentro quando da ragazzo era diventato un uomo. La sua instancabile iniziativa civica, come lei ha ben ricordato in un recente articolo, nasce anche da quelle parole del Presidente americano”. E proprio questo è stato Ruggero, e questo è quello che ha insegnato con la sua vita. 10