Il Covile 11.1.2003 : Matteo Canale Jacolina

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1 1 GENNAIO 2003
ANNO III N° 111
Q ue st o nume r o
Nel redigere questa NL, a fo rza di c o lpi di timo ne per tenere la ro tta, mi so no
ac c o rto di esser div entato un po ’ tro ppo equilibrista: c erc herò di c o rreggere
questa tendenza semplic emente c o n la franc hezza, v ietando mi di dire le bugie.
Co nfesso quindi di av er trattenuto per qualc he tempo il bell’o maggio di Matteo
Canale Jac o lina a Cristina Campo no no stante l’affetto no n so lo mio per l’autric e:
penso a Fabrizio Gualc o ed a A lfredo Barbetti. I l fatto è c he è da tempo aperto un
dibattito sui rappo rti tra la Campo la c erc hia di gno stic o ni (papa Zo lla, Citati e gli
altri c ripto gueno niani) c he frequentav a.
Questo è il mo mento pro pizio per pubblic arlo perc hé c i permette di c o ntinuare il
disc o rso aperto nello sc o rso numero . Si parlav a di I llic h e Paso lini e del lo ro (e di
c hi c ambia in generale) c o mplesso rappo rto c o n i pro pri amic i: c o si è stato , fo rse,
anc he per V itto ria Guerrini (Cristina Campo è lo pseudo nimo ) e i suo i. Tra l’altro i
tre so no v ic ini anc he anagrafic amente (Paso lini 1 922, Campo 1 923, I llic h 1 926).
I ntanto fac c io prudentemente prec edere il testo più antigno stic o c he esista,
l’I nno alla c arità di San Pao lo , a quello di MCJ.
I nno all a c ar it à
Se anc he parlassi le lingue degli uo mini e degli angeli, ma no n av essi la c arità,
so no c o me un bro nzo c he risuo na o un c embalo c he tintinna.
E se av essi il do no della pro fezia e c o no sc essi tutti i misteri e tutta la sc ienza. e
po ssedessi la pienezza della fede c o si da traspo rtare le mo ntagne, ma no n av essi la
c arità, no n so no nulla.
E se anc he distribuissi le mie so stanze e dessi il mio c o rpo per essere bruc iato , ma
no n av essi la c arità: niente mi gio v a.
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La c arità è paziente, è benigna la c arità, no n si v anta, no n si go nfia, no n manc a di
rispetto , no n c erc a il suo interesse, no n si adira, no n tiene c o nto del male
ric ev uto , no n go de dell'ingiustizia, ma si c o mpiac e della v erità.
Tutto c o pre, tutto c rede, tutto spera. tutto so ppo rta. La c arità no n av rà mai fine.
Queste dunque le tre c o se c he rimango no la fede, la speranza e la c arità; ma di
tutte più grande e la c arità.
San Paolo ( 1 Co r 1 3, 1 -8.1 3)
O maggio a C r ist ina C amp o (di M at t e o Canale Jac o lina)
…c o me Caia v o glio so lo stare a c asa a filare la lana – e le paro le.
La merav iglia.
Sì, perc hé c i si merav iglia mo ltissimo leggendo la Campo , e pro prio c o me
presc riv e Plato ne dinanzi al Bello ; c hé dav v ero un'intensità di pensiero c o sì
radic ale e uno sfo lgo rio di lingua simile raramente c 'era c apitato ac c o stare.
E in quelle rare epifanie - siano benedette - mai più c he per qualc he esile pagina.
Qui inv ec e, pare to talmente c o mpiuto il prec etto del Liki, il libro c inese delle
c o stumanze, per c ui ''i l r i t o é l a c or t esi a , m a l a m u si c a é l 'essen za de l c i e l o e
de l l a t e r r a '' .
Co me dire c he l'o rdine dei ranghi è l'impresc indibile c o rnic e, e il suo no é la
so stanza di tutto l'ac c adere...
… de n t r o l e pi eg h e pi ù del i c a t e del l e c ose c er c a r e l a v er i t à pi ù esse n zi a l e .
Ho fmannsthal
Sc riv ev a Marius Sc hneider, so mmo etno music o lo go e amic o della Campo : ''i l
r i su l t a t o de l l a n ost r a edu c a zi on e u n i l a t er a l e, q u est o l i v el l o da r ot oc a l c h i , h a
t a l m en t e m u t i l a t o u n a q u a n t i t à di u om i n i c h e essi son o or m a i i n c a pa c i di
i n t u i r e i l g r a n de n el pi c c ol o, i l t u t t o n el pa r t i c ol a r e. ”
Cristina Campo ebbe, al c o ntrario , la grazia di rendere la realtà sempre un po c o
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inferio re alla aspettazio ne; c reare asso c iazio ni speric o late tra mo ndi c ulturali
generalmente no n c o munic anti; c av alc are i tappeti per la c ittà di Rame e le v ie di
Basso ra; c o me flauto , nel c uo re sempre v o lgere il so ffio del Tempo in
music a...c o nc entrare mirabilmente l'univ erso mo ndo in una mando rla o nella
no c e no tissima della fiaba: les so urc es de la V iv o nne.
c o me v i riusc ì?
Perc hé era un ''a u t en t i c o a n i m o poet i c o'' sec o ndo l’inarriv abile Mario Praz.
Perc hé “ n on a v ev a pr essoc h é fa t t o sc u ol e” – anno tò Elémire Zo lla - rimanendo
c o sì pura d'o gni pregiudizio inferto dalla c ultura di Stato .
S’era nutrita, infatti, di letture inc alc o labili - priv atissime - c he lasc iassero il
c uo re suo insaziato … e, c o n lo stupo re del fanc iullo eterno e la serietà del
bambino c he s’appresti al gio c o ,
sempre s’era insinuata so tto la pelle dei pro pri Cav alieri dello sc affale, di
so ppiatto , silenzio sa…
Simile a Rubljò v – Cristina sapev a c o me c adere in gino c c hio dav anti alla Paro la.
V ale a dire all'Uno c he fa all'I nizio - sec o ndo insegna il Maestro Slutsky .
Del resto , la v ia da perc o rrere l'av ev a indic ata so larmente altro v e, prec isando c he
da quattro linee essa é puntellata: il linguaggio , il paesaggio , il mito e il rito .
di più, la paro la, no n la si può sfo rzare; anc h’essa si stanc a.
~
… n on si da n n o c a pol a v or i , n on l i si pu ò pr odu r r e; si é c a pol a v or i . (C.B.)
Dic ev a - no n ric o rdo più se Cero netti o Citati - c he le lettere della Campo - anc he
so lo per quelle c he c i restano - meritano senz'altro un po sto di riguardo tra i due o
tre grandissimi episto lari del No v ec ento ; quello della Ctev aev a, per esempio ,
altissimo e imperdo nabile.
So ffo c a il respiro - “ q u el r on zi o n el sa n g u e, c h e seg n a l a l a pr esen za del l a pa r ol a ”
- o gni v o lta si ac c o sti l’intensità del più o c c asio nale dei biglietti – sia esso
indirizzato a Mita, a Pò lito o a Spina. Pensato e sc ritto d'impulso - no ttetempo quando no n si può più prendere la penna in mano ma “ è l a m a n o a pr e n de r l a a
m i a i n sa pu t a ” – il Nerv al più inspirato : La main enc hantée –
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il messaggio nella bo ttiglia è teso ro o ltre le sc o gliere del tempo , nell’o sc illio
perpetuo tra la Grâc e e il Malheur hideux della Weil.
I l fio re della dedizio ne è il suo segno .
L'ev o luzio ne degli intimi desideri segue, po i, il passo delle letture, c hé mai in
Cristina si inc o rre nel dubbio d'una rec ensio ne di c irc o stanza, d'un lav o ro
edito riale po c o meno c he fo rtissimamente v o luto . Ec c o dunque spiegato il reato
di “lesa maestà” c o ntro la so c ietà c ulturale italiana: l’inattualità.
Ma già altri prima di Lei av ev ano subito il Crudele V eto ; senza po terne gio ire
però , c hé no n tutti lo si merita sempre – “di fatto ”! A nc he “l’o dio inv inc ibile”
o c c o rre guadagnarselo o nestamente!
For oh , t o som e/ N ot t o b e m a r t y r s i s a m a r t i r dom e.
… perc hé il v ero martirio per mo lti / è no n po ter essere martiri (J.Do nne )
~
È dav v ero il demo ne, il daimo n della perfezio ne, la “tramo ntana stella” c he guida
la sc rittura della Campo ; sempre - merav iglio samente - almeno un palmo so pra
l'immaginabile, il perc o rribile, l'o v v io ... Bac iata dalla grazia e da un “o rec c hio
asso luto ”, la pro sa v o la music almente su passi di danza, sec o ndando le mo v enze
iniziatic he d'una A ntic Hay .
È lo sc iabo lio alitato della pittura di V elasquez; la trama d’un tappeto o rdita
all’o mbra del minareto , sul suo no della do lc issima melo dia; la gio ia e il lav o ro del
miniaturista fiammingo , dell’o ro lo giaio Co ppelius, del mo saic ista A tanasio …
E no n suo nerà tro ppo azzardato il parago ne c o n l'illustre Sc ardanelli - l'ultimo
Hö lderlin, po eta della To rre - lui c he battev a il tempo sul leggio mentre asc o ltav a
mentalmente l'armo nia del mo ndo ... ripro duc endo la po i - all'o c c o rrenza - su
minuti fo gli bianc hi.
Del resto V aléry , di lì a qualc he tempo , av rebbe anno tato : il po ema, questa
esitazio ne pro lungata tra il suo no e il senso .
No n si dà, infatti, c erimo nia - autentic o rito - in c ui d'un tratto la paro la no n si
fac c ia music almente c anto , liberando l’uo mo della Pesanteur, quest’inv eterata
o stinazio ne a resistere.
Ci si affida, allo ra, all’abbando no : il grande do no de rien c o mprendre, pro prio
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c o me in Teresa d’A v ila sul Cantic o : “ … e g odo m ol t o di n on c a pi r l o. ”
L’attenzio ne music ale priv a di desiderio , la c ertezza tangibile c he un gio rno , sì! un
gio rno si po trà finalmente essere l’idio ta del v illaggio , c o me in Musso rgskij:
“ … dob b i a m o di v en t a r e… g en i … sen t i v o osc u r a m en t e i n q u a l c h e pa r t e di m e c h e
si pot e v a di v en t a r e g en i ( e n on t a l en t i ) m a n essu n o pr i m a di og g i m ’ a v e v a
de t t o c h e e r a possi b i l e. È u n pec c a t o n on esser e n a t i i di ot a del v i l l a g g i o… ”
L’o blio di sé, il so lo c apac e – alfine – di gabbarla questa “ m or t e v i l l a n a , di pi e t à
n em ica ,
di dol or e m a dr e a n t i c a ” , sec o ndo c anta padre Dante.
E della liturgia, quale Bello inc arnato , linguaggio del mito e del rito , so no
ric c hissime le ultime lettere di Xstina; lettere c o ntempo ranee alle pro v e po etic he
più alte, “le po streme”, tali da preparare alla pro pria stessa mo rte: la Missa
ro mana, il Diario bizantino .
Prezio si lav o ri d'o refic eria, no n saprei dire se to sc ani o slav i, medic ei o fabergé...
I mperdo nabili, anc h'essi - c o me tutto della Campo ; v i s’av v erte lac erante il do lo re
della c reatura perfetta – finita - questo do lo re inc o nso labile.
La no stalgia dell’inc o rpo reo , la v era, ultima preghiera: l’ado razio ne dell’A y in, il
Nulla.
Ma no i - letto ri estatic i in ritardo su tutto – siamo dav v ero degni d’innalzare un
planc tus antic o ? Librare alternatim - c o me nel grego riano – la mo ro lo ia e la
treno dia delle prefic he e delle v ò c ere?
Sappiamo c o n Léo n Blo y c he la bellezza dello stile no n è Lusso , bensì Nec essità;
ma si è po i c apac i di to llerare il fulgo re di un simile Bello , c he – o gnun sa - “ è il
Tremendo all’inizio ”?
No .
Ci basti allo ra una Ballade des dames du temps jadis, c hé no n a tutti è dato
so gnare “ l ’ a v or i o del
c r oc i fi sso
v i n c e( r e)
l ’ a v or i o
del
tuo
v en t r e”
(Dino
Campana); né mai più - tra fumi d’inc enso - asc o ltare i no ti c o rali dav anti a c erte
ic o no stasi ac c arezzate d’impro v v iso da riflessi do rati; e v edere – allo ra - to rnar
sc hiav a l’anima c h’era dipartita; di nuo v o ac c esa all’inc endio del c uo re, rapita al
sé, “ g e t t a t a i n fi n e i n l a c r i m e - c om e u n c en c i o - l on t a n o” .
Matteo Can ale Jac olin a
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