La sindrome da abbronzatura perenne

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La sindrome da abbronzatura perenne
A cura di Giuseppe Carrieri *
ESTETICA
Abbronzatura:
non sempre
sintomo di salute
L’incauta e non protetta esposizione al sole potrebbe
aver causato un precoce e serio “invecchiamento”
e raccomandazioni circa il modo, i tempi e
le protezioni per le esposizioni al sole , sono
state ampiamente diffuse in prossimità
dell’estate appena trascorsa. Per chi non si è
attenuto a quanto detto, deve sapere che tra i danni da
eccessiva e incongrua esposizione ai raggi ultravioletti
del sole, figura il Cloasma o melasma e l’invecchiamento
precoce della pelle delle zone fotoesposte.
Il colore della pelle quindi non è uguale per tutti gli
uomini.
L’uomo può presentare due tipi diversi di colorazione
della pelle, la prima, quella geneticamente determinata
e presente in un soggetto che non si espone ai Raggi
U.V., la seconda, quella indotta dalla esposizione solare,
meglio conosciuta come tintarella o abbronzatura.
Una particolare e abbastanza frequente ipermelanosi
del viso, che si osserva soprattutto nelle donne è il
Melasma o cloasma.
Se esso può essere ritenuto fisiologico o come uno
dei disturbi estetici legato allo stato di gravidanza, il
cloasma può presentarsi o accompagnare tutto il periodo
fecondo della donna, probabilmente legato a disturbi
ovarici.
Per il trattamento del Melasma, dopo una attenta
analisi alla luce di Wood, si può intraprendere un
trattamento locale a base di prodotti e sostanze ad azione
schiarente, associate o meno a trattamenti fisici
complementari.
Per esempio: dalla
vitamina C deriva il
Sodio Ascorbile fosfato
dotato di proprietà
inibente
la
melanogenesi, e capace
di penetrare in
profondità fino al
Melanocita con il quale
entra in rapporto
esplicando la sua
azione. C'è anche
l’Arbutina che è
pugliasalute
presente nelle foglie dell’Uva ursina, del rododendro e
in varie altre piante. Agisce in quanto precursore del
ben più noto Idrochinone, attualmente non più in
commercio perché ritenuto cancerogeno.
La Papaina che è un enzima proteolitico contenuto
nel succo di Papaia, applicata localment, agisce come
un esfoliante naturale, potenziando l’azione dell’Acido
Glicolico. L’azione combinata di tutte queste sostanze,
che agiscono a vari livelli nel processo della
melanogenesi, porta ad una depigmentazione molto più
rapida che in passato.
Quanto dura il melasma?
Ha un decorso prolungato, di solito di 4/5 anni ma può
protrarsi per tempi più lunghi. Il melasma insorto in
gravidanza spesso regredisce spontaneamento alcuni
mesi dopo il parto o l'allattmento.
E' possibile curare il melasma, e come?
Si, è possibile ma il trattamento è lungo e richiede
costanza. Si possono utilizzare prodotti tossici per le
cellule che producono la melanina (idrochinone e acido
kojico) ma si hanno inconvenienti e i risultati sono
incostanti. Anche i trattamenti con dermoabrasione o con
LASER sono sconsigliati. I trattamenti più efficaci sono
quelli denominati micropeeling. In questa tecnica si
impiegano desquamanti - esfolianti come acido glicolico,
acido salicilico, acido azelaico ed eventualmente acido
retinoico. Per il paziente si tratta di applicare queste
lozioni la sera sul volto nel periodo ottobre-aprile e nel
periodo maggio-settembre proteggere la cute dalla luce
solare con creme schermanti naturali (non contenenti
filtri chimici).
Come funziona il micropeeling nel
melasma?
Con la tecnica del micropeeling si ottiene una
desquamazione accellerata che stimola la riproduzione
cellulare. Questo ricambio di cellule accellerato, protratto
per mesi, provoca una lenta ma sicura eliminazione della
melanina in eccesso, causa del melasma.
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settembre 2006
Dal Web
Attraverso un particolare spray di cellule è
possibile riparare i danni della pelle, cancellando
anche le cicatrici, causate per esempio da ustioni.
Dopo i buoni risultati che si sono ottenuti in
Australia, continente dove la tecnica è stata messa
a punto, si è iniziata la sperimentazione anche in
tre centri italiani dell'Università di Roma Tor
Vergata, Pisa e Palermo.
Questo nuovo procedimento si differenzia dalla
tecnica attualmente utilizzata nei trapianti di pelle
perché invece di coltivare e far moltiplicare in
la bor atorio cellule della pelle pr elevate
dall'individuo fino ad ottenere un lembo di tessuto
che poi viene innestato sul paziente, si procede
col ripopolare l'area colpita dalla lesione
(un'ustione o una cicatrice) facendo attecchire le
nuove cellule direttamente a contatto con il tessuto
del paziente.
A proposito del fotoinvecchiamento,
che anche la pelle invecchi è un'osservazione alquanto
banale. Non è invece banale che non è tutto invecchiamento
quello che si legge sulla cute. O meglio, l'invecchiamento
cutaneo ha due aspetti i cui effetti si sommano, ma che sono
profondamente diversi. Il primo è l'invecchiamento cronologico,
cioè quello determinato dal puro e semplice passare del
tempo, l'altro è il fotoinvecchiamento cioè quello dovuto
all'esposizione ai raggi solari. Ovviamente, nell'invecchiamento
cronologico rientrano anche gli insulti dovuti ad agenti esterni
diversi dalla radiazione solare.
I meccanismi dell'invecchiamento cronologico, come per
qualsiasi organo, consistono in una progressiva riduzione
delle funzioni. Nel caso della cute, infatti, lo strato più esterno
(l'epidermide) vede ridursi la funzione barriera, in quanto le
cellule che producono la cheratina (cheratinociti) si vanno
via via esaurendo, questo si traduce anche in un
assottigliamento del tessuto, che assume quella trasparenza
che non si vede nelle persone giovani. Anche nel derma, che
è lo strato sottostante cui spettano le funzioni di sostegno,
avviene qualcosa di analogo. In particolare sono i fibroblasti
ad andare in crisi, facendo venire meno la produzione di
quelle sostanze che costruiscono la cosiddetta matrice, cioè
la parte del tessuto cutaneo che non è costituita da cellule
ma da sostanze da queste prodotte. Collagene ed elastina,
per esempio. Questo impoverimento del tessuto fa sì che la
cute diventi meno elastica e "piena".
Il fotoinvecchiamento segue invece un'altra strada, che
è quella del danno ossidativo. La luce solare, ma più
precisamente i raggi ultravioletti, sono energia e quando
questa energia incontra la materia vivente produce dei danni
pugliasalute
"rompendo" letteralmente le molecole e dando quindi vita ad
altre sostanze che non hanno un ruolo fisiologico. I più
pericolosi sono i radicali liberi, composti dell'ossigeno, che
a loro volta possono andare a distruggere, come una biglia
lanciata in mezzo ad altre, le strutture della cellula.
Normalmente la cellula ha in sé meccanismi di difesa tali da
annullare l'azione dei radicali liberi, ma non quando, per
esempio, con l'esposizione continua e prolungata agli
ultravioletti, la produzione di radicali liberi aumenta oltre un
certo livello.
Il risultato è che gli enzimi riparatori non riescono più a
riportare alle condizioni originali le strutture cellulari che,
quindi, si autoeliminano con il meccanismo dell'apoptosi o
morte programmata.
I danni prodotti dal fotoinvecchiamento sono diversi da
quelli inferti dal tempo. Il sintomo più evidente riguarda
l'epidermide, che diventa secca e ruvida a causa
dell'iperproduzione dei cheratinociti; inoltre può aumentare
la produzione di sebo, così come possono presentarsi delle
zone di cute depigmentata (lentiggini, cheratosi). Anche i vasi
sanguigni della pelle, a causa della degenerazione delle fibre
elastiche indotta sempre dagli UV, subiscono delle
modificazioni, dilatandosi e dando origine alle teleangectasie,
note più comunemente come couperose. Di fatto, comunque,
i due meccanismi di invecchiamento si sommano e, in sintesi,
si può dire che nella peggiore delle ipotesi (massimo danno
cronologico, grande esposizione agli UV) il risultato è una
cute più sottile e meno elastica con inestetismi rilevanti.
In un certo senso, il fatto che le modificazioni della cute
siano dovute a due meccanismi differenti consente di diminuire
il danno. Infatti se per ora è solo un'ipotesi intervenire
sull'invecchiamento cronologico, a dispetto delle pretese dei
prodotti cosmetici, è possibile in qualche misura attenuare
il fotoinvecchiamento. Ed è anche relativamente semplice.
In primo luogo evitando i campionati di abbronzatura e, poi,
utilizzando i prodotti cosmetici (per esempio le creme da
giorno) dotate di filtro solare anche nella vita di tutti i giorni
e non soltanto in spiaggia o ai monti.
Più difficile agire sul danno ossidativo, cioè contrastare
l'azione dei radicali liberi, se non in modo indiretto, cioè
privilegiando gli alimenti di origine vegetale ricchi di
antiossidanti (vitamine A ed E in primo luogo e altri minerali).
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settembre 2006
Classificazione del fotoinvecchiamento
secondo Glogau
La sindrome da abbronzatura perenne
A cura di Andreina Baccaro *
Tipo I, "assenza di rughe"
È
Eta' del paziente 20-30 anni
• Segni precoci di fotoinvecchiamento
• Modeste anomalie del pigmento
•Assenza di cheratosi
• Lievi rughe
Tipo II, "rughe presenti
al movimento"
Eta' del paziente 35-45 anni
• Segni di fotoinvecchiamento
da lievi a moderati
• Prime lentiggini senili visibili
• Cheratosi palpabile ma non
visibile
• Cominciano a comparire le prime linee "del sorriso"
Tipo III, "rughe presenti
a riposo"
Eta' del paziente 50 anni ed oltre
• Segni avanzati di
fotoinvecchiamento
• Discromie evidenti,
teleangectasie
• Cheratosi visibile
• Rughe presenti anche con il volto a riposo
Tipo IV, "solo rughe"
Eta' del paziente 6ª-7ª decade
• Segni severi di
fotoinvecchiamento
• Colorito grigiastro della cute
• Pregressa neoplasia cutanea
• Comunque rughe, assenza di
cute normale
Un aspetto poco noto è che anche il fumo, producendo
un'enorme quantità di radicali liberi, contribuisce a danneggiare
la cute. E questa è senz'altro una ragione in più per smettere.
Un'altra conseguenza dell'invecchiamento è l'aggravarsi
delle rughe. Queste non sono in realtà un effetto diretto
dell'invecchiamento, in quanto sono dovute principalmente
al gioco dei muscoli facciali e, quindi ai movimenti espressivi
del volto. Però, se la cute si assottiglia e perde di elasticità,
ecco che la ruga si approfondisce e, soprattutto, è più facile
che se ne formino altre. Un conto, tanto per fare un esempio,
è piegare un pezzo di plastica, elastico e consistente, e un
conto è piegare un pezzo di carta: su quest'ultima i segni
della piega restano ben più facilmente. Molti trattamenti
cosmetici possono diminuire questo aggravamento, ma
probabilmente il trattamento più efficace consiste nella dermo
abrasione. Si tratta in pratica di asportare un certo strato del
derma nelle zone rugose, così da costringere il tessuto a
rigenerarsi e, quindi, a perdere la "memoria" delle pieghe di
espressione. Questo effetto si può ottenere in molti modi, sia
con mezzi meccanici (delle vere e proprie piccole mole) sia
con il ricorso al laser. Il vantaggio di quest'ultimo è la più
rapida scomparsa dei segni dell'intervento.
settembre…e si torna a lavoro, si rientra dalle
vacanze assillati da numerosi dubbi e ansie da rientro. Tra
queste, una in particolare tormenta le nostre menti: quanto
durerà la mia abbronzatura?
Chi non si è, almeno una volta, ritrovato davanti allo
specchio a scrutare con occhio indagatore se l’abbronzatura
resiste ancora, se c’è ancora quel segno deciso lasciato dal
costume sul nostro corpo, quella sottile linea di confine tra
bianco e nero, tra pelle abbronzata e pallida, tra vacanza e
lavoro, che ci fa sentire attraenti e desiderati, e che quando
se ne va porta via con sé le meraviglie di un’estate intera?
I rimedi ci sono, ma pochi sono veramente efficaci e
spesso, la disperazione per quel colorito bronzeo che piano
piano svanisce, induce a preferire il ricorso alle lampade
abbronzanti. La mania di considerare l’abbronzatura come
indice di bellezza e prestigio sociale, porta migliaia di
persone ad un uso sconsiderato delle lampade abbronzanti.
A tal punto che nel mondo occidentale
si è diffusa una vera e propria sindrome
che gli esperti chiamano “tanorexia”.
Il termine deriva da tan, abbronzatura
in inglese, e anorexia, con riferimento
al fatto che chi soffre di questa
patologia, adolescenti soprattutto, non
si vede mai abbastanza abbronzato,
proprio come gli anoressici non si
scoprono mai abbastanza magri. Chi
soffre di questo disturbo, spiegano gli
psicologi, corre a rinchiudersi nei lettini
abbronzanti per sottrarsi alla monotonia
di una carnagione monocromatica, che
porta a percepire il proprio corpo come “trasparente” e
quindi insignificante. In un programma della BBC dedicato
alla tanorexia, Hayley, tredicenne di Liverpool, ha dichiarato
di sentirsi trasparente se non si sottopone ad una seduta
abbronzante al giorno. La tanorexia è una patologia diffusa
soprattutto tra gli adolescenti americani e inglesi, in Italia
il fenomeno non è ancora così strutturato, tuttavia l’allarme
esiste. Gli esperti della Helth and Safe Executive, l’ente
responsabile della regolamentazione in fatto di salute in
Gran Bretagna, hanno fissato in 20 il numero massimo di
sedute che è consigliabile non superare in un anno. Un
numero decisamente troppo piccolo, se si pensa che chi
sfoggia costantemente quel colorito marroncino, ha bisogno
di fare almeno due lampade a settimana per mantenerlo.
Un’unica seduta mensile carica la pelle di una dose di raggi
UV doppia rispetto a quella assorbita durante l’anno.
La patologia è talmente diffusa che l’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha richiesto l’emanazione di leggi
che vietino l’uso di lampade abbronzanti ai minori di 18
anni. I dati diffusi dall’Oms rivelano che ogni anno nel
mondo 132.000 persone si ammalano di melanoma maligno,
e purtroppo i dati sono destinati a crescere. Le recenti
indagini svolte, soprattutto negli USA, dimostrano tutte
l’esistenza di un nesso causale tra la sovraesposizione alle
lampade abbronzanti e l’insorgere del melanoma cutaneo.
L’Unione Europea ha emanato una direttiva sulla necessità
di una regolamentazione, che per ora solo Francia, Belgio
e Svezia hanno adottato, vietando l’uso di lampade
abbronzanti ai minorenni. In Italia, a riguardo, esiste un
“vuoto normativo”, anche perché non esiste una norma che
regoli le caratteristiche tecniche delle apparecchiature
abbronzanti, sulle quali i controlli sono molto scarsi.
* Dr.ssa in Scienza della Comunicazione
* Dermatologo
pugliasalute
- sedici -
settembre 2006