Capitolo 3 – Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta
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Capitolo 3 – Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta
35 Capitolo 3 – Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 3.1 Introduzione Nella scelta e nel dimensionamento di un gruppo elettrogeno è necessario tener conto di due parametri fondamentali. Il primo è la quantità di carico da alimentare: essa corrisponde alla potenza attiva e reattiva assorbita dell’utenza in condizioni statiche, valutata con la stessa procedura che si segue per stabilire la potenza di un impianto utilizzatore. Il secondo è la sua tipologia e relativa modalità di inserimento: i carichi, durante il transitorio di inserzione, possono assorbire una potenza diversa da quella nominale e, quindi, richiedere prestazioni completamente differenti da quelle stabilite per le condizioni statiche. In breve, il primo fattore riguarda il regime statico, il secondo compete al regime dinamico: l’analisi dei due regimi e delle connesse prestazioni consentono di determinare le caratteristiche del gruppo elettrogeno. Il presente capitolo si prefigge di individuare queste caratteristiche, prendendo in esame le tipiche condizioni di funzionamento che possono presentarsi nelle varie applicazioni dei gruppi elettrogeni. In primo luogo si sviluppa l’argomento inerente la definizione della potenza, al fine di stabilire, in modo rigoroso, cosa si intende per potenza di un complesso formato da un motore primo e un generatore. Collegato ad esso, si prende in esame l’argomento delle condizioni ambientali di funzionamento. Nei paragrafi successivi, invece, si analizzano individualmente le tipologie di carico e delle loro condizioni di alimentazione; quelli a cui si fa riferimento sono i casi che si possono presentare negli impianti industriali che, se non valutati in modo corretto, possono compromettere il funzionamento della macchina o degli stessi impianti. 3.2 Potenza dei gruppi elettrogeni 3.2.1 Definizione di potenza Essendo il gruppo elettrogeno una macchina costituita da un motore primo e da un generatore, può ingenerarsi il dubbio se la potenza del complesso è quella del motore o quella dell’alternatore. Per far chiarezza in questo ambito, la norma di riferimento per la definizione della potenza è la ISO 8528. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 36 Per potenza nominale del gruppo elettrogeno si intende la potenza apparente (o attiva) che può erogare, in determinate ipotesi di lavoro, con un fattore di potenza induttivo di 0.8. Le determinate ipotesi di lavoro sono i cicli di erogazione che il gruppo è chiamato a fornire per il carico e, quindi, nella definizione di potenza, concorre anche il tempo per cui essa può essere erogata. A tal fine la norma ISO 8528 indica quattro tipi di potenza: Potenza in servizio continuo di base – Continuous Power (COP)1 E’ la potenza che il gruppo elettrogeno può erogare in servizio continuo 24/24 h a carico costante per un numero di ore illimitato per anno, alle condizioni ambientali stabilite dal costruttore. Normalmente non è ammesso il sovraccarico. Potenza in servizio continuo – Prime Power (PRP) E’ la potenza che il gruppo elettrogeno può erogare in servizio continuo per un numero di ore illimitato per anno, alle condizioni ambientali stabilite dal costruttore, con carico elettrico variabile, la cui media pesata nelle 24 h non deve superare una certa percentuale stabilita dal costruttore del motore primo (in genere il 70%). Può essere ammesso un sovraccarico del 10% per un certo numero di ore (normalmente 1 ogni 12). Potenza continua in servizio di emergenza – Limited-Time running Power (LTP) E’ la potenza che il gruppo elettrogeno può erogare per un numero di ore limitato per anno (≤ 500 h), alle condizioni ambientali stabilite dal costruttore, con carico elettrico costante. Normalmente non è ammesso il sovraccarico. Potenza in servizio di emergenza – Emergency Stand-by Power (ESP) E’ la potenza che il gruppo elettrogeno può erogare per un numero di ore limitato per anno (in genere 200 h), alle condizioni ambientali stabilite dal costruttore, con carico elettrico variabile, la cui media pesata nelle 24 h non deve superare una certa percentuale stabilita dal costruttore del motore primo (in genere il 70%). Non è ammesso il sovraccarico. Indipendentemente dal tipo di servizio, la potenza erogabile dal gruppo elettrogeno è garantita se viene svolta la manutenzione secondo le modalità e i tempi stabiliti dal costruttore. Le definizioni di cui sopra sono riprodotte in Figura 3.1 con dei diagrammi temporali che ne facilitano la loro comprensione. Come si nota, i cicli di lavoro sono decrescenti man mano che si passa dalla COP alla ESP: è possibile, quindi, che la potenza generabile dal gruppo elettrogeno sia crescente al decrescere delle durate dei cicli di lavoro, cioè sia verifichi la relazione: PCOP PPRP PLTP PESP Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 37 non potendo, comunque, essere utilizzabili contemporaneamente. P [kW] P [kW] Potenza continua di base (COP) Potenza in servizio continuo (PRP) Potenza in servizio di emergenza (ESP) Potenza media nelle 24 h t [h] 24 h t [h] Intervalli di manutenzione Potenza continua in servizio di emergenza (LTP) P [kW] t1 + t2 + t3 ≤ 500 h/anno t1 [h] t2 [h] t3 [h] t [h] un anno Figura 3.1 Diagrammi temporali per la definizione della potenza del gruppo elettrogeno secondo la norma ISO 8528 Pertanto, è obbligatorio, nella definizione della potenza del gruppo elettrogeno, che il costruttore indichi la potenza apparente ed il relativo tipo di servizio per cui è stato previsto (il cosφ è per ipotesi pari a 0.8). Il motore primo e l’alternatore devono essere dimensionati di conseguenza, cioè in base alle condizioni di lavoro predefinite. Non è ammissibile che il gruppo elettrogeno venga utilizzato per un servizio diverso da quello stabilito dal costruttore, come del resto, quest’ultimo non può apportare variazioni alla definizione delle condizioni di lavoro senza modificarne opportunamente l’allestimento. Ad esempio, un gruppo elettrogeno da 500 kVA per servizio continuo PRP deve essere allestito: con un alternatore avente una potenza uguale o maggiore di 500 kVA in servizio continuo BR (CEI 2-3 e CEI 2-28); Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 38 con un motore primo avente una potenza netta all’asse (al netto degli ausiliari) in servizio PRP di: Pm A cos 500 0.8 428kWm 0.935 dove η è il rendimento dell’alternatore che, per ipotesi, è stato fissato al 93.5%. Per questa applicazione si sceglie, ad esempio, il motore VOLVO PENTA modello TAD1631GE, avente una potenza netta all’asse di 435 kW in servizio PRP (478 kW in servizio LTP). Pertanto, il gruppo elettrogeno garantisce una potenza netta ai morsetti di 500 kVA in servizio continuo PRP. Se l’utenza richiede una alimentazione limitata nel tempo, tipicamente quella in emergenza alla rete, si può scegliere un servizio LTP e, per esempio, il motore VOLVO PENTA modello TAD1630GE, che genera una potenza netta all’asse di 440 kW in servizio LTP (400 kW in servizio PRP). L’alternatore deve comunque garantire una potenza maggiore od uguale a 500 kVA e, quindi, rimane lo stesso della soluzione precedente. Spetta al costruttore del gruppo elettrogeno, in accordo con il committente, definire il tipo di servizio che deve svolgere il gruppo elettrogeno e, in base a ciò, determinare le potenze minime del motore e dell’alternatore. 3.2.2 Condizioni ambientali di funzionamento - Derating La potenza che il gruppo elettrogeno può erogare dipende dalle condizioni ambientali in cui opera. La loro variazione può influire sulle prestazioni del motore e dell’alternatore: nel motore, ad esempio, un innalzamento della temperatura determina un decadimento del funzionamento del sistema di aspirazione, con la conseguente riduzione della potenza erogata. Nell’alternatore, come nello stesso motore, la rarefazione dell’aria, dovuta all’innalzamento dell’altitudine, comporta un degrado del sistema di raffreddamento e, pertanto, le loro capacità di erogazione devono essere ridotte. Il costruttore del gruppo deve precisare, nella definizione di potenza, anche le condizioni ambientali di riferimento. Se queste non vengono indicate, ci si riferisce alle condizioni standard: pressione atmosferica: 100 kPa; temperatura ambiente: 25°C; umidità relativa: 30% Nel caso le condizioni ambientali si discostino da quelle di riferimento può rendersi necessario un adeguamento della potenza del gruppo elettrogeno. In concreto, si verifica se la potenza del motore e quella dell’alternatore subiscono delle variazioni, che in genere sono delle riduzioni, cioè Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 39 un declassamento (derantig). Solitamente il derating è esplicato in funzione della temperatura e dell’altitudine, mentre, in genere, l’umidità relativa non comporta variazioni apprezzabili della potenza, mantenendo, comunque, una sua importanza in merito alle sollecitazioni dell’isolamento delle parti elettriche. Le tabelle di detaratura non contengono generalmente dei valori standard, ma dipendono da costruttore a costruttore. Ogni tipo di motore ha un suo comportamento nei confronti delle variazioni delle condizioni ambientali e, quindi, possono sussistere diversi fattori di derating per diverse tipologie di macchine. Per i generatori, invece, le tabelle vengono fornite in forma equivalente: a determinati valori di temperatura e altitudine sono associati definiti fattori di detaratura, dove non sono previsti declassamenti per altitudini e temperature rispettivamente inferiori ai 1000 m s.l.m. e 40°C. Un esempio del calcolo della detaratura è riportato qui di seguito. Esempio di calcolo della detaratura e dimensionamento del gruppo elettrogeno Gruppo elettrogeno da 450 kVA – cosφ = 0.8 in servizio continuo PRP, funzionante alle seguenti condizioni ambientali: altitudine: 1500 m s.l.m.; temperatura ambiente: 35°C; umidità relativa: 60% Si valutano le seguenti alternative: Versione A: motore CUMMINS ed alternatore FKI - MARELLI Versione B: motore VOLVO PENTA ad alternatore FKI - MARELLI Le potenze minime che l’alternatore e il motore devono garantire alle condizioni del sito, sono: per l’alternatore: A 450 kVA per il motore: Pm A cos 450 0.8 385kWm 0.935 Alternatore Dai cataloghi della FKI - MARELLI si ricava un coefficiente di derating di 0.96 per un funzionamento a 1500 m s.l.m., mentre non è previsto alcun declassamento per una temperatura di 35°C (vedi Figura 3.2). Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 40 Figura 3.2 Tabelle di derating per condizioni ambientali diverse da quelle definite dalle norme CEI e dal costruttore dell’alternatore (Fonte: catalogo generatori FKI – MARELLI) La potenza dell’alternatore, riferita alle condizioni ambientali di riferimento, deve essere maggiore od uguale a: A 450 469kVA 0.96 per essere in grado di generare, alle condizioni del sito di installazione, una potenza di 450 kVA. Dal catalogo si sceglie il modello MJB 355 SA4 che, alle condizioni di riferimento del costruttore, fornisce una potenza di 500 kVA (riferimento classe H). Versione A - Motore CUMMINS Si sceglie preventivamente il motore QSX15-G6 che alle condizioni di 1600 m s.l.m. e 40°C eroga una potenza netta all’asse di 396 kWm in servizio continuo PRP. Come si rileva dalla Figura 3.3, il motore non subisce alcun declassamento e, quindi, garantisce una potenza superiore al limite minimo calcolato. Figura 3.3 Curve di derating motore Cummins QSX15-G6 (Fonte: Cummins Engine Data Sheet QSX15-G6) Il gruppo elettrogeno così allestito è in grado di erogare, alle condizioni ambientali di funzionamento, una potenza pari alla più piccola di quella risultante dal motore e dall’alternatore, al netto del declassamento. Per il motore si ha: Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 41 Pg Pm 396 0.935 370kWe A Pg cos 370 462kVA 0.8 mentre, per l’alternatore, risulta: A Ag 0.96 500 0.96 480kVA In conclusione, la potenza massima che può erogare il gruppo elettrogeno in servizio continuo PRP è di 462 kVA a cosφ = 0.8. Versione B - Motore VOLVO PENTA Si sceglie preventivamente il motore TAD1630GE che, alle condizioni di riferimento (1000 m s.l.m. e 40°C), eroga una potenza netta all’asse di 400 kWm in servizio continuo PRP. Dal catalogo si rileva che il motore subisce un declassamento dello 0.8% per ogni 100 m al di sopra del livello di riferimento e dello 0.3% per ogni grado al di sopra dei 40°C. Pertanto, per le condizioni ambientali del sito, non si applicano declassamenti nei riguardi della temperatura, mentre per l’altitudine si deve applicare un derating del 4%. La potenza del motore alle condizioni ambientali di funzionamento è di: Pm1500 Pm1000 0.96 400 0.96 384kWm Essendo la potenza netta all’asse appena inferiore al minimo stabilito può essere accettato un gruppo elettrogeno leggermente sottodimensionato, oppure si deve scegliere un motore più potente. Con la soluzione adottata il gruppo elettrogeno garantisce una potenza di: Pg Pm1500 384 0.935 359kWe A Pg cos 359 448kVA 0.8 Se la potenza calcolata non è ritenuta compatibile con quanto richiesto dal committente, si deve optare per un motore di taglia superiore, ad esempio il TAD1631GE che, alle condizioni di riferimento di 1000 m s.l.m. e 40°C, eroga una potenza netta all’asse di 435 kWm in servizio continuo PRP. Il motore, come il precedente, subisce un declassamento dello 0.8% ogni 100 m al di sopra dei 1000 m s.l.m. e dello 0.3% per ogni grado al di sopra dei 40°C. Pertanto, si ha: Pm1500 Pm1000 0.96 435 0.96 417kWm Con questa soluzione, il gruppo elettrogeno può erogare una potenza superiore ai 450 kVA e precisamente la potenza limite più piccola tra quelle risultanti dal motore e dall’alternatore. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 42 Pertanto, al declassamento della potenza del motore corrisponde una capacità di erogazione del gruppo elettrogeno pari a: Pg Pm1500 417 0.935 390kWe A Pg cos 390 487kVA 0.8 mentre per l’alternatore il calcolo porta a: A Ag 0.96 500 0.96 480kVA In conclusione, la potenza massima che può erogare il gruppo elettrogeno con motore TAD1631GE, in servizio continuo PRP, è di 480 kVA a cosφ = 0.8. ▀ 3.3 Funzionamento e prestazioni in regime statico e in regime dinamico - Dimensionamento Ai fini della corretta scelta del gruppo elettrogeno è essenziale conoscere quali sono le prestazioni che lo stesso può garantire durante il suo funzionamento. Esse, infatti, devono essere coordinate con le caratteristiche richieste dal carico, in modo da evitare incompatibilità di interfacciamento o malfunzionamenti della macchina o della stessa utenza. A tal proposito, si individuano due regimi che contraddistinguono il funzionamento dei gruppi elettrogeni: il regime statico ed il regime dinamico. Nel regime statico la macchina alimenta un carico costante, oppure lentamente variabile, il cui mutamento, comunque, non provoca variazioni di tensione e di frequenza maggiori dei limiti di tolleranza: la tensione e la frequenza rimangono entro le proprie bande statiche. Nel regime dinamico, invece, una variazione istantanea del carico determina una variazione significativa di frequenza e di tensione che, per un certo intervallo di tempo, sono esterne ai limiti di tolleranza. La reazione dei regolatori provoca il loro ripristino ai valori nominali, a meno della relativa banda statica (vedi Figura 3.4 e Figura 3.5). Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 43 Applicazione del carico f [Hz] Disinserzione del carico Funzionamento con statismo Statismo Banda statica Tempo di rientro Regime statico Tempo di rientro t [s] Regime dinamico Figura 3.4 Andamento della frequenza per effetto dell’inserzione e disinserzione del carico per regolatore con statismo Applicazione del carico f [Hz] Disinserzione del carico Funzionamento isocrono Banda statica Tempo di rientro Tempo di rientro Regime statico t [s] Regime dinamico Figura 3.5 Andamento della frequenza per effetto dell’inserzione e disinserzione del carico per regolatore isocrono 3.3.1 Regime statico Le prestazioni in regime statico sono esclusivamente dipendenti dal comportamento dei sistemi di regolazione della tensione e della frequenza. Trascurando, infatti, gli errori che possono essere introdotte dalle apparecchiature (attriti, giochi, deriva termica, ecc.), la banda statica di precisione della tensione e della frequenza corrisponde alla banda di tolleranza dei loro sistemi di regolazione. Riprendendo la suddivisione introdotta nei capitoli precedenti, le prestazioni in regime statico si possono riassumere il linea generale secondo quanto riportato nella Figura 3.6. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 44 Gruppi elettrogeni piccolissima potenza 1 ≤ P < 7 kWe medio - piccola potenza 7 ≤ P < 25 kWe medio - grande potenza 25 ≤ P ≤ 800 kWe grande potenza > 800 kWe Statismo frequenza: ≥ 5% ≤ 5% ≤ 5%(M) - 0%(E) 0% Precisione frequenza: ± 2% ± 1% ± 1%(M) - 0.25%(E) ± 0.25% Precisione tensione: ± 10% ± 6%(C) o 1.5%(E) ± 6%(C) o 1.5%(E) ± 1% - 0.5%(PMG) Legenda: M = regolatore meccanico; E = regolatore elettronico; C = regolazione compound; PMG = eccitazione a magneti permanenti Figura 3.6 Prestazioni in regime statico per gamme di potenza Le bande statiche della frequenza e della tensione garantite dal gruppo elettrogeno devono essere inferiori alle massime ammesse dal carico alimentato. Per questo tra costruttore e committente deve sussistere un accordo, affinché la macchina sia allestita secondo le specifiche richieste dal carico. Il dimensionamento della macchina nei riguardi del regime statico deve essere sempre confrontato con quello del regime dinamico. In linea generale, però, si può affermare che per carichi inseriti in gradini successivi il cui assorbimento individuale, anche nelle condizioni peggiorative, non supera il 20% della potenza nominale del gruppo elettrogeno, non è necessario passare alla valutazione delle prestazioni dinamiche; pertanto, si ritiene sufficiente il dimensionamento della macchina sulla base della valutazione del carico convenzionale. In base alle succitate ipotesi, la potenza attiva del gruppo elettrogeno deve essere: N Pge Pcarico K s f c f ju Pji j1 dove: K s è un coefficiente di sovradimensionamento per eventuali ampliamenti futuri; f c è il fattore di contemporaneità valutato per la parte di impianto alimentato dal gruppo elettrogeno; f ju è il fattore di utilizzazione del carico j-esimo; Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 45 Pji è la potenza attiva installata del j-esimo carico (se trattasi di un motore o di altro carico simile si deve tener conto del rendimento Pji Pji ,m ecc j ). La potenza apparente dell’alternatore deve essere: N Pji A ge A carico K s f c f ju j1 cos j dove cos j è il fattore di potenza della j-esima utenza. Trovata la potenza apparente e la potenza attiva, si deve valutare il fattore di potenza del carico del carico ( costot ). Infatti, l’alternatore è costruito per funzionare con fattori di potenza maggiori od uguali a 0,8 e, quindi, deve essere adeguatamente dimensionato se è previsto il suo funzionamento con cos inferiori. Quindi: se cos tot Pcarico 0.8 , allora la potenza apparente dell’alternatore deve essere pari a quella Acarico del carico ( Age Acarico); se cos tot Pcarico 0.8 , allora la potenza apparente dell’alternatore deve essere pari a: Acarico Age Acarico ; K cos dove K cos è un fattore di derating, inferiore all’unità, per sovradimensionare l’alternatore nei confronti del funzionamento a basso fattore di potenza. Questo coefficiente tiene conto dell’effetto smagnetizzante del flusso prodotto dalla corrente a basso cos . Infatti, il sistema di regolazione della tensione deve erogare maggior corrente per sopperire alla smagnetizzazione dovuta alla reazione di indotto e, quindi, si tenderebbe a sovraccaricare il sistema di eccitazione (si ribadisce che gli alternatori sono dimensionati per un fattore di potenza pari a 0.8). A tal fine, i costruttori di alternatori forniscono delle tabelle in cui vengono indicati i valori del coefficiente di derating in funzione del valore del cos , di cui si riporta un esempio nella Figura 3.7 per i generatori della FKI - MARELLI. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 46 Figura 3.7 Tabella di detaratura per funzionamento dell’alternatore con basso cosφ (Fonte: catalogo generatori FKI – MARELLI) Determinata la potenza apparente del generatore, si ricava, dal catalogo del costruttore, il rendimento dell’alternatore alle condizioni di carico calcolate e, infine, la potenza del motore: Pm otore Pcarico alt Si tenga presente che eventuali banchi di rifasamento devono essere scollegati quando il gruppo elettrogeno alimenta il carico, poiché si potrebbero determinare fastidiosi transitori della tensione di macchina. Infatti, l’effetto magnetizzante della corrente capacitiva potrebbe innalzare il valore della tensione di macchina, soprattutto durante le fasi di commutazione dei condensatori, dando vita a delle sovratensioni che potrebbero danneggiare il sistema di regolazione. Stesso discorso per i filtri per l’attenuazione delle armoniche, che vengono dimensionati secondo i valori di reattanza della linea. Ad esempio, nei gruppi di emergenza, quando si sostituiscono alla rete, si determina un incremento significativo della reattanza che, come sarà precisato al paragrafo 3.4, può essere dell’ordine delle 3÷4 volte la reattanza di corto circuito di un trasformatore di pari potenza. Pertanto, per non innescare pericolosi fenomeni di risonanza, è sempre preferibile sconnettere i filtri per le armoniche quando si connette il gruppo elettrogeno al carico. 3.3.2 Regime dinamico Come precedentemente ribadito, il regime dinamico è la condizione di funzionamento più critica per il gruppo elettrogeno e per questo deve essere attentamente valutata per effettuare un dimensionamento ed una scelta corretti. A tal fine, si devono considerare la quantità e la sequenza delle porzioni di carico che possono essere inserite a gradino: ad ogni transitorio che ne consegue, gli scarti di tensione e frequenza devono mantenersi entro i limiti accettabili dal carico. Solitamente, nel dimensionamento della macchina, non si procede ad analizzare ogni singolo caso, ma ci si limita a valutare quello più sfavorevole. In questo modo si garantisce che, nelle altre condizioni di funzionamento, il gruppo elettrogeno è in grado di mantenere la tensione e la frequenza all’interno dei valori consentiti. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 47 Normalmente il caso più sfavorevole si verifica all’inserimento iniziale del carico, cioè quando il gruppo elettrogeno passa dalle condizioni di regime a vuoto a quelle di carico. In questo caso il motore e l’alternatore possono essere dimensionati e scelti come segue. Dimensionamento per inserzione di primo gradino Dimensionamento del motore Il motore deve avere una cilindrata pari a: Vtot1 P1e g pme dm n 3 m dove P1e è il carico elettrico inserito [kWe], g è il rendimento del generatore (si ipotizza costante per tutto il campo di funzionamento), pme è la pressione media effettiva corrispondente alle condizioni di funzionamento [MPa] e n è il fattore costante pari a 12.5 (motore a 4 tempi e m funzionante a 1500 g/min). Riprendendo i limiti di pressione media effettiva indicati al paragrafo 2.2.3.3 del Capitolo 2, il calcolo porta a: per g.e. ≤ 800kWe: P1e per deviazioni di velocità comprese tra il 5% ed il 10% della nominale Vtot1 15 g P1e Vtot1 16.3 per deviazioni di velocità comprese tra il 10% ed il 15% della nominale g ; per g.e. ≥ 800kWe: o motori ad aspirazione TCA P1e per deviazioni di velocità comprese tra il 10% ed il 15% della nominale Vtot1 10 g P1e V tot1 12.5 per deviazioni di velocità comprese tra il 15% ed il 20% della nominale g ; o motori ad aspirazione TCW P1e V per deviazioni di velocità comprese tra il 10% ed il 15% della nominale tot1 12 . 5 g P1e V tot1 15 per deviazioni di velocità comprese tra il 15% ed il 20% della nominale g . Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 48 Trovata la cilindrata minima, il motore è poi scelto, tra i vari a disposizione in commercio, in base al costo e alle altre prestazioni richieste. Dimensionamento dell’alternatore Si ipotizza, per semplicità, che, durante il transitorio, la velocità rimanga costante al suo valore nominale, trascurando il valore della resistenza degli avvolgimenti statorici e la salienza rotorica. Premesse le ipotesi di cui sopra, la caduta di tensione ai morsetti dovuta all’inserzione del carico è approssimativamente pari a: Vpu X 'd' pu I pu X 'd' pu A1 A GE1 con X d'' pu la reattanza subtransitoria diretta del generatore in per unità, A1 è la potenza apparente del gradino di carico e A GE1 è la potenza apparente dell’alternatore. La reattanza subtransitoria diretta dei generatori è compresa tra il 10% e il 14% e, pertanto, se si vuole contenere la caduta transitoria di tensione entro il 10% del valore nominale, la potenza dell’alternatore deve essere: A GE1 X 'd' pu A1 A 0.10 0.14 1 1 1.4 A1 Vpu 0.1 In realtà la caduta di tensione è superiore al valore teorico calcolato, poiché subentrano gli effetti delle non idealità, tra i quali, ad esempio, la caduta di velocità della macchina, che determina un decremento ad essa proporzionale della tensione indotta negli avvolgimenti statorici. Per sopperire a questi effetti, si sovradimensiona l’alternatore del 20÷25% rispetto al valore calcolato. ▀ Se il carico viene inserito con una successione di gradini, è fondamentale che quelli dopo il primo non siano di potenza tale da innescare un transitorio che possa determinare il distacco delle utenze per eccessiva caduta di tensione o, addirittura, portare in stallo il gruppo elettrogeno. In questo caso, il limite di sicurezza della potenza inseribile è pari alla potenza del motore corrispondente ad una pressione media effettiva di 0.5 MPa. Quindi, per un certo tipo di allestimento motore-generatore, la massima potenza inseribile per ogni gradino successivo al primo è pari a: P e 6.25 g Vtot kWe Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 49 Se, invece, i gradini di carico sono vincolati al tipo di impianto, non potendo essere adattati al gruppo elettrogeno, si deve procedere con la verifica del dimensionamento sia del motore che dell’alternatore. In questo caso, la procedura di calcolo può essere la seguente. Dimensionamento per inserzione di gradini successivi al primo Dimensionamento del motore Il motore deve avere una cilindrata pari a: Vtot k Pke dm3 g 6.25 dove Pke è il gradino di carico elettrico più grande tra quelli inseriti successivamente al primo. La cilindrata minima del motore deve essere la più grande tra quella calcolata con il primo gradino e quella appena determinata, cioè: Vtot max Vtot1 ,Vtot k Dimensionamento dell’alternatore Mantenendo le stesse ipotesi del caso primo gradino, la caduta di tensione ai morsetti è approssimativamente pari a: Vpu X 'd' pu Ak A GEk con A k la potenza apparente del gradino più grande tra quelli inseriti successivamente al primo. La potenza del generatore, per contenere la caduta di tensione entro il 10% del valore nominale, deve essere: A GEk 1 1.4 A k a cui si applica un coefficiente di sovradimensionamento dello stesso ordine di quello indicato per il primo gradino. La potenza apparente minima del generatore deve essere la più grande tra quella calcolata con il primo gradino e quella appena determinata, cioè: A GE max A GE 1 , A GE k ▀ Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 50 3.4 Alimentazione di carichi non lineari Nei carichi odierni sono presenti sempre con maggior incidenza utenze il cui comportamento viene definito non lineare nei confronti della rete di alimentazione. Fra questi si distinguono i gruppi di continuità statici, gli azionamenti con controllo continuo della frequenza e/o della tensione, le saldatrici, gli apparati di raddrizzamento, i forni ad arco e le apparecchiature elettroniche in genere: essi generano una distorsione della corrente assorbita, rappresentabile come una somma infinita di armoniche di diverso ordine e di diversa ampiezza. Queste correnti, propagandosi attraverso la rete di alimentazione, sono causa di corrispondenti armoniche della tensione, esaltate dalla reattanza di corto circuito presente nel punto di connessione del carico distorcente. Pertanto, tutti i carichi derivati dallo stesso punto, sono sottoposti ad una tensione distorta che può causare il loro malfunzionamento (riscaldamento e vibrazioni anomale dei circuiti magnetici, interferenze sui circuiti di comunicazione o di controllo, riscaldamento anormale dei cavi, ecc.). E’ fondamentale, quindi, accordare la presenza di carichi non lineari con l’impedenza di corto circuito vista dai loro morsetti, così da limitare la distorsione della tensione. In presenza di correnti distorte, per non indurre una distorsione della tensione, la sorgente a monte del punto di collegamento dovrebbe possedere delle caratteristiche ideali. Infatti, la sua impedenza di corto circuito dovrebbe essere nulla e la sua tensione dovrebbe essere puramente sinusoidale, con modulo e pulsazione costanti indipendentemente dall’evoluzione del carico. Il gruppo elettrogeno non può assicurare alcuna compatibilità con i precedenti punti, poiché la sua impedenza è tutt’altro che trascurabile (è dalle 2 alle 4 più grande rispetto a quella di un trasformatore di pari potenza), la sua frequenza e la sua tensione subiscono delle deviazioni ogni qualvolta si verifica una variazione del carico attivo e/o reattivo e, ancora, l’irregolarità ciclica e la precisione dei regolatori di velocità e di tensione non possono garantire una frequenza costante ed una tensione perfettamente sinusoidale. Tutto ciò implica, che, in presenza di carichi non lineari, la distorsione della tensione può diventare intollerabile quando il gruppo elettrogeno alimenta l’impianto e, quindi, deve essere attentamente dimensionato per contenerla entro i limiti ammessi. Nel dimensionamento si introducono delle ipotesi semplificative derivate dalla idealizzazione dei circuiti oggetto dello studio. La sorgente di tensione (gruppo elettrogeno) è considerata come un generatore ideale di tensione sinusoidale, con in serie una impedenza composta dalla sola reattanza subtransitoria diretta X”d (si trascura la resistenza interna del generatore che per g.e. superiori ai 200 kVA è circa un quinto della reattanza X”d). Se l’impianto è composto da carichi trifasi, lineari e non lineari, lo si può rappresentare con un circuito equivalente monofase, ipotizzando il carico distorcente come un generatore ideale di Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 51 corrente (Figura 3.8). Quindi la h-esima armonica di tensione che si sviluppa ai capi del punto di derivazione è pari a: VhY h L"d I h hX "d I h e la relativa distorsione è: VhY X" I I I h d h h h h h V1Y V1Y V1Y I cc X "d Pertanto, la distorsione introdotta dal carico non lineare è inversamente proporzionale alla corrente di corto circuito nel punto di collegamento, o meglio, è direttamente proporzionale alla impedenza di corto circuito della sorgente a monte. Come precedentemente esposto, l’impedenza di corto circuito dei generatori sincroni corrisponde alla reattanza subtransitoria diretta, che risulta essere relativamente elevata (10÷14% dei generatori contro il 4÷6% dei trasformatori). Quindi, quando il gruppo elettrogeno si sostituisce alla rete, come ad esempio negli impianti di emergenza, si determina un sensibile incremento della distorsione armonica della tensione. i(t) = i1(t) + ih(t) v(t) a. i1(t) ih(t) vh(t) v1(t) b. c. Figura 3.8 Circuiti equivalenti: a.gruppo elettrogeno con carico distorcente (b+c); b. circuito equivalente alla fondamentale; c. circuito equivalente con le sole armoniche di corrente Ad esempio, per garantire la stessa distorsione di tensione nel caso di alimentazione da trasformatore o da gruppo elettrogeno, la potenza dell’alternatore deve essere calcolata, supponendo che il contenuto armonico di corrente rimanga costante in entrambe le condizioni, come segue: Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 52 THD (VT RAFO) THD (VGE ) A1 Z ccpu A T RAFO Z ccpu A GE A1 X"dpu A T RAFO X"dpu A GE Con i valori espressi precedentemente si ha: A GE X"dpu Z ccpu A T RAFO 1.7 3.5 A T RAFO Pertanto la potenza apparente dell’alternatore deve essere dalle 1.7 alle 3.5 volte la potenza del trasformatore. Il dimensionamento dell’alternatore può essere condotto direttamente nei confronti del carico distorcente, se è noto lo spettro della distorsione armonica introdotta dallo stesso. In questo caso, assumendo sempre come idealità di sorgente puramente sinusoidale a frequenza costante, la distorsione armonica è: 2 hI hX "d I h 100 X "d h THDV % 100 V1Y h2 h2 V1Y 2 Esprimendo la reattanza subtransitoria in pu, riferita ai valori nominali dell’alternatore, e considerando lo sviluppo della serie fino alla N-esima armonica significativa, dopo alcuni passaggi, la relazione precedente diventa: hI THD V % 100 X"d h h 2 V1Y N 2 N hI A X"dp u % 1 h A GE h 2 I1 2 dove A1 è la potenza apparente alla fondamentale. Se l’apparecchiatura alimentata dal generatore è un raddrizzatore ca/cc, la potenza A 1 corrisponde a quella assorbita dal carico alimentato in corrente continua (comprese le eventuali perdite di conversione). Nel caso di alimentazione di un gruppo di continuità avente un fattore di potenza del raddrizzatore controllato ed un rendimento rispettivamente pari a λ e a η, che alimenta un carico di potenza apparente A con un fattore di potenza pari a cosφ, la distorsione della tensione è calcolabile come segue: A THD V % X"dp u % cos A GE hI h h 2 I1 N 2 Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 53 hI h h 2 I 1 N dove 2 è la distorsione di corrente introdotta dallo stesso UPS. Di conseguenza, se si vuole contenere la distorsione armonica entro un certo valore, la potenza dell’alternatore, rispetto a quella del carico alimentato, deve essere: X"dpu % A GE A THD V % cos hI h h 2 I1 N 2 Se si vuole, ad esempio, contenere la distorsione di tensione entro il 6% di un gruppo di continuità costituito con un raddrizzatore controllato a sei impulsi avente una distorsione di corrente riassunta nella Tabella 3.1 (arrestata alla 25a armonica), un rendimento del 93%, un fattore di potenza del raddrizzatore di 0.82 e che alimenta un carico con un fattore di potenza di 0.8, si ricava che l’alternatore deve avere una potenza: A GE 12 0.82 1.35 3 A 6 0.93 0.8 cioè, circa 3 volte la potenza del carico alimentato (si è ipotizzato una reattanza subtransitoria del 12%). 3 Tipica Ideale Ordine dell'armonica 7 9 11 13 15 17 19 21 Valore efficace dell'armonica rispetto la fondamentale 0,170 0,100 0,040 0,030 0,020 0,010 0,200 0,143 0,091 0,077 0,059 0,053 5 23 25 0,010 0,010 0,043 0,040 Tabella 3.1 Valore efficace dell’armonica h-esima rispetto la fondamentale nel caso tipico ed ideale Nei calcoli effettuati si idealizzano alcuni fattori che nella realtà si comportano diversamente dalle ipotesi introdotte. Ad esempio la tensione del generatore non è perfettamente sinusoidale e il suo modulo, come del resto la sua pulsazione, non sono costanti. Per includere queste non idealità si applica un coefficiente di sicurezza che sovradimensiona la potenza dell’alternatore del 30÷40% rispetto il valore teorico calcolato. Per quanto riguarda il dimensionamento del motore primo è sufficiente seguire quanto indicato al paragrafo precedente, tenendo conto della potenza attiva assorbita dal carico e della sua modalità di inserzione. Nel caso degli UPS, si deve conteggiare anche la potenza necessaria alla carica delle batterie, che avviene ogniqualvolta si verifica una rialimentazione. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 54 3.5 Alimentazione dei motori asincroni L’avviamento dei motori asincroni costituisce una delle condizioni più gravose nel funzionamento dei gruppi elettrogeni. Essi, infatti, sono chiamati ad erogare, in un breve lasso di tempo, una quantità ragguardevole di potenza attiva e reattiva, mantenendo comunque la frequenza e la tensione entro i limiti accettabili dal carico. Pertanto, la determinazione della potenza messa in gioco durante il transitorio di avviamento è un parametro indispensabile per poter affrontare il dimensionamento e la scelta del gruppo elettrogeno. Le condizioni che si presentano sono essenzialmente due. La prima è l’inserzione a gradino di uno o più motori con gruppo elettrogeno funzionante a vuoto, mentre la seconda è l’inserzione a gradino di uno o più motori con gruppo elettrogeno precaricato. Normalmente la prima condizione è la più gravosa e, quindi, quella che influenza maggiormente il dimensionamento della macchina: va da sé che suddividere il carico in più gradini, consente di non sovradimensionare eccessivamente il gruppo elettrogeno rispetto alla potenza richiesta in regime statico. Nel caso questo non sia possibile, oppure quando l’operatività dell’impianto richiede inserzioni di motori di potenza rilevante rispetto a quella totale, si deve effettuare un calcolo della potenza messa in gioco durante il transitorio. Nei calcoli si introducono alcune semplificazioni senza comunque intaccare, per lo scopo prefissato, la bontà dei risultati. Nel proporzionamento della macchina si deve tener conto che l’alternatore deve poter fornire una potenza apparente sufficiente a garantire l’avviamento del motore o del gruppo di motori, con una caduta di tensione contenuta entro il 10÷15% della nominale. Cadute di tensione maggiori potrebbero indurre lo sgancio delle apparecchiature di manovra o addirittura il bloccaggio del rotore, nel caso la coppia di avviamento fosse inferiore alla coppia resistente. Per il dimensionamento del motore primo, invece, si prende in esame la potenza attiva assorbita nella fase di avviamento: essa non deve essere superiore alla massima ammessa di primo gradino, poiché lo stesso potrebbe entrare in stallo. La scelta e il dimensionamento del gruppo elettrogeno devono essere condotti come indicato nel paragrafo 3.3, a seconda dell’inserzione di primo gradino o successivo. Riprendendo quanto precedentemente discusso, per l’inserzione di primo gradino si ha: Dimensionamento del motore Il motore deve avere una cilindrata pari a: per g.e. ≤ 800kWe: Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 55 n Vsi i 3Vn I si cos cci i 1 Vn Pcc dm 3 ; 16.3 g 16.3 g N Vtot1 per g.e. ≥ 800kWe: o motori ad aspirazione TCA n Vsi i 3 V I cos n si cci i 1 Vn Pcc dm3 ; 10 g 10 g N Vtot1 o motori ad aspirazione TCW n Vsi i 3Vn I si cos cci i 1 Vn Pcc dm 3 . 12.5 g 12.5 g N Vtot1 dove Isi e cosφcci sono rispettivamente la corrente di avviamento, rispetto alla nominale, e il fattore di potenza di corto circuito del motore i-esimo. Trovata la cilindrata minima, il motore è poi scelto, tra quelli a disposizione nel mercato, in base al costo e alle altre prestazioni richieste. Dimensionamento dell’alternatore La potenza dell’alternatore deve essere: A GE X 'd' pu A cc X 'd' pu Vpu N Pcc2 Pcci tgarccos cci i1 Vpu 2 Se si vuole mantenere la caduta di tensione entro il 10÷15% della nominale si ha: A GE 0.10 0.14 0.10 0.15 N Pcc2 Pcc i tgarccos cci i1 N A GE 0.7 1.4 Pcc2 Pcc i tgarccos cci i1 2 2 Normalmente si applica un sovradimensionamento del 20÷25%. ▀ Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 56 Per i gradini successivi al primo si procede con la verifica del dimensionamento del motore e dell’alternatore così come eseguito al paragrafo 3.3. La procedura di calcolo può essere la seguente: Dimensionamento del motore Il motore deve avere una cilindrata pari a: ni 3V I Vsi cos n si cci i 1 Vn Pcc k dm 3 g 6.25 g 6.25 Nk Vtot k dove Pcc k è il gradino di carico più grande tra quelli inseriti successivamente al primo. La cilindrata minima del motore deve essere la più grande tra quella calcolata con il primo gradino e quella appena determinata, cioè: Vtot max Vtot1 ,Vtot k Dimensionamento dell’alternatore Per una caduta di tensione limitata al 15% della nominale la potenza dell’alternatore deve essere: A GEk 0.7 1.4 A cck con A cck la massima potenza apparente di un gradino tra quelli inseriti successivamente al primo e calcolata con lo stesso metodo del primo gradino. La potenza apparente minima del generatore deve essere la più grande tra quella calcolata con il primo gradino e quella appena determinata, cioè: A GE max A GE 1 , A GE k ▀ V Il termine s Vn n è il fattore di tensione che dipende dal sistema di avviamento previsto per i motori elettrici. Nel caso di avviamento diretto a piena tensione, esso è pari ad 1, mentre per i sistemi elettromeccanici normalmente utilizzati, si ha: V avviamento ad impedenze statoriche: s Vn 1 con il rapporto tra le tensioni dipendente dal rapporto tra l’impedenza inserita in serie allo statore e l’impedenza equivalente del motore; 2 2 Vs 1 avviamento con autotrasformatore: con t pari al rapporto di trasformazione t Vn dell’autotrasformatore; Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 57 V con avviamento con sistema stella/triangolo: s Vn 2 1 ; 3 Negli avviamenti soft-start la rampa di tensione viene regolata in base all’andamento della coppia resistente della macchina da azionare e, quindi, la potenza assorbita nel transitorio deve essere valutata caso per caso. In genere, gli avviatori controllati, rispetto ai sistemi elettromeccanici, consentono di ottenere significative riduzioni della potenza in avviamento e, pertanto, il loro uso è vivamente consigliato al fine di contenere la potenza dei gruppi elettrogeni associati. 3.6 Alimentazione dei trasformatori In qualche caso si rende necessario alimentare il carico attraverso dei trasformatori di potenza, in quanto il gruppo elettrogeno è molto distante dall’utenza. Infatti, per limitare le cadute di tensione e le relative perdite in linea, si eleva la tensione in partenza, per poi ridurla in prossimità del carico, con dei trasformatori rispettivamente elevatori e riduttori (vedi Figura 3.9). Figura 3.9 Gruppo elettrogeno posto a grande distanza rispetto il carico Il problema che scaturisce da questo collegamento è dovuto essenzialmente alla magnetizzazione dei trasformatori: infatti, nella fase di inserzione si possono sviluppare delle correnti transitorie di notevole intensità, che possono comportare il malfunzionamento dell’intero sistema. Quindi, in questo paragrafo si individuano quali accorgimenti si devono adottare per un corretto dimensionamento e scelta del gruppo elettrogeno e per la gestione dei problemi connessi. Lo schema di Figura 3.9 fornisce in sé la soluzione da adottare: infatti è preferibile che il gruppo elettrogeno sia collegato al trasformatore in montante rigido, senza l’interposizione di un organo di manovra, affinchè la tensione al trasformatore venga impressa in rampa e non in un gradino. Questo consente di eliminare la corrente di in-rush e tutte le sollecitazioni elettrodinamiche che ne conseguono. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 58 Naturalmente l’interposizione di due macchine ha una certa influenza sulla potenza da trasmettere e questo deve essere tenuto in debito conto. Infatti, se PC è la potenza attiva del carico, il gruppo elettrogeno deve avere una potenza attiva pari a: Pge PC T1 T 2 linea dove T 1 , T 2 e linea sono rispettivamente i rendimenti dei due trasformatori e il rendimento della linea di trasporto. Per sopperire alla caduta di tensione introdotta dalla linea e dai trasformatori, si deve tarare la tensione dell’alternatore, affinché, a fine della linea e a pieno carico, sia presente una tensione pari all’incirca alla nominale. La taratura può avvenire in fabbrica o, meglio, direttamente in impianto. Per il calcolo della caduta di tensione si può procedere come segue: dati del carico: A c ; cosc ; Vc dati dei trasformatori: A T1 ; Vcc1%; Pcc1; A T2 ; Vcc2 %; Pcc2 ; V1/V2 dati della linea: r[ / km]; l[mH / km] dati gruppo elettrogeno: Pge ; V; X dge (si trascura la resistenza del generatore) Vc2 Valori di base: A c ; Vc ; Z c Ac P A P Ac R cc1 cc1 c ; R cc2 cc2 A T1 A T1 A T2 A T2 Vcc2 % A c Vcc1 % A c ; Z Z cc1 cc2 100 A T1 100 A T 2 X cc1 Z cc1 R cc1 ; X cc 2 Z cc 2 R cc 2 rL 2f l L R linea 2 ; X linea Vc Vc2 Ac Ac Ac c X X dge dge A ge V Pc P tg c c R cc1 R cc2 R linea c X d X cc1 X cc2 X linea Ac Ac Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 59 Quindi la tensione del generatore a vuoto deve essere regolata a: V Vge 1 V c per avere in fondo alla linea un valore intorno al nominale. Il montante fra gruppo elettrogeno e trasformatore elevatore, e le relative connessioni, devono garantire opportuni requisiti di sicurezza, al fine di rendere trascurabili le probabilità di guasto (corto circuito, sovraccarico, guasto a terra); per questo, solitamente, vengono utilizzate delle blindosbarre. Se non possono essere garantiti i minimi requisiti di sicurezza, allora a valle del gruppo elettrogeno e a monte del trasformatore elevatore, deve essere previsto un organo di manovra dotato di relé sganciatori per le sovracorrenti. In questo caso è sconsigliata l’alimentazione contemporanea del trasformatore e del carico, poiché si manifesterebbe una notevole caduta di tensione che potrebbe indurre lo sgancio degli organi di manovra dotati di bobina di minima tensione. Per questo è utile alimentare prima il trasformatore e, successivamente, il carico. Emilio Giomo Capitolo 3. Analisi delle condizioni di funzionamento per la scelta corretta del gruppo elettrogeno 60 Note 1 Alcuni costruttori definiscono la Continuous Power come Baseload Power, assumendo, comunque, lo stesso significato. Emilio Giomo