Iran: Paveh Makwan impiccato perché gay

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Iran: Paveh Makwan impiccato perché gay
Iran: Paveh Makwan impiccato perché gay
Scritto da Stefano Faraoni
Venerdì 07 Dicembre 2007 17:41
{mosimage}Paveh Makwan, poco più di un ragazzo, è stato impiccato in Iran per il suo
“essere gay”. Secondo la legge teocratica iraniana, questa è la punizione.
Ma se misurassimo con un ipotetico rilevatore di legalità, secondo i parametri della cultura
occidentale, le infrazioni commesse dall’Iran nel mandare a morte questo ragazzo,
probabilmente questo macchinario andrebbe in tilt.
Innanzitutto qualche mese fa il Presidente iraniano Ahmadinejad, già famoso per il suo
negazionismo dell’olocausto- e quindi famoso per un’immensa bugia-, ne ha detta un’altra delle
sue, in un intervento alla Columbia University: "
in Iran non esistono gay
”.
Per paradosso, ne hanno impiccato uno. In secondo luogo in Iran è in vigore ancora la pena
capitale. Vero è che esiste ancora, purtroppo, in altri paesi come gli Stati Uniti; ma questa non
può essere una giustificazione,
specialmente ora
che è passata all’Onu un’importantissima risoluzione sulla moratoria della pena di morte.
In terzo luogo, il ragazzo, se e quando ha commesso il cosiddetto “abuso”, qualificabile come
sodomia o quant’altro, aveva tredici anni. Ogni Paese civilmente e socialmente avanzato
considerare la “non imputabilità” rispetto a reati, o presunti reati, commessi da minori, a
maggior ragione se addirittura così giovani.
Last but not least, per dirla all’inglese, punire una persona per le proprie tendenze sessuali,
e cioè operare una discriminazione inaccettabile fra le persone, negando una loro
naturale libertà, è quanto di peggiore possa accadere in una comunità internazionale che
si pone fra i primi obiettivi quello della tutela della dignità umana e dei propri inalienabili
valori esistenziali.
Ma il punto è proprio questo: la soppressione e/o la sostituzione di questi valori con quelli
derivanti dall’applicazione sistematica di un credo religioso. Cioè il regime teocratico, ovvero
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Scritto da Stefano Faraoni
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l’esasperazione del concetto di religione, il quale tende ad invadere e permeare ogni aspetto
della vita umana.
{mosimage}Secondo diversi testimoni, dopo essere stato arrestato nella cittadina dove
risiedeva, Paveh, Makwan era stato umiliato venendo portato in giro per le strade sopra un
asino. E questo è l’ultimo aspetto del grande gioco, del massacro, dell’annichilimento dello
spirito, oltre che del corpo: l’umiliazione, la gogna.
Cose medievali
che abbiamo già vissuto nei bui periodi dell’inquisizione
.
Se non fossimo sufficientemente prevenuti nei confronti del Presidente Bush quando qualifica
l’Iran come “stato canaglia”(non foss’altro perché sappiamo che gli interessi economici
americani da quelle parti travalicano tranquillamente le questioni etiche) potremmo cominciare a
pensare che a volte certi giudizi trancianti non sono poi così inappropriati.
Ma parliamo ovviamente di governanti, non di un popolo.
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