Marieke von Bernstorff / Susanne Kubersky-Piredda

Transcript

Marieke von Bernstorff / Susanne Kubersky-Piredda
Zitierhinweis
González Cuerva, Rubén: Rezension über: Marieke von Bernstorff /
Susanne Kubersky-Piredda / Tobias Daniels (Hg.), L’arte del dono.
Scambi artistici e diplomazia tra Italia e Spagna, 1550–1650, Roma:
Bibliotheca Hertziana, 2013, in: Quellen und Forschungen aus
italienischen Archiven und Bibliotheken, 94 (2014), S. 436-437,
http://recensio.net/r/4265886c4ad54bbc81ef4786d0df0122
First published: Quellen und Forschungen aus italienischen
Archiven und Bibliotheken, 94 (2014)
copyright
Dieser Beitrag kann vom Nutzer zu eigenen nicht-kommerziellen
Zwecken heruntergeladen und/oder ausgedruckt werden. Darüber
hinaus gehende Nutzungen sind ohne weitere Genehmigung der
Rechteinhaber nur im Rahmen der gesetzlichen
Schrankenbestimmungen (§§ 44a-63a UrhG) zulässig.
436 Anzeigen und Besprechungen
Marieke von B e r n s t o r f f / Susanne Ku b e r s k y - P i r e d d a / Tobias D a n i e l s
(a cura di), L’arte del dono. Scambi artistici e diplomazia tra Italia e Spagna, 1550–
1650. Contributi in occasione della giornata internazionale di studi, 14–15 gennaio 2008, Roma, Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la Storia dell’Arte,
Cinisello Balsamo (Silvana) 2013 (Studi della Bibliotheca Hertziana 8), 251 pp., ill.,
ISBN 978-88-366-2738-7, € 63,76.
Il presente libro, risultato di un convegno svoltosi alla Bibliotheca Hertziana di Roma
nel 2008, rappresenta una pietra miliare per la nuova storia dell’arte, fermamente collegata alla storia politica e diplomatica. Il solido apparato metodologico si orienta al
concetto di dono, sviluppato da Mauss, e all’analisi della cultura materiale, ma applica
soprattutto un modello analitico di grande attualità, quello degli studi transnazionali
basati sulla nozione di transfer culturale che permette di compiere un cultural turn
nella storiografia diplomatica, spesso criticata per i suoi modelli troppo tradizionalisti. Questo approccio consente di analizzare il processo formativo di un gusto e di una
coscienza comune europea, e per questo motivo esso si trova nel fulcro del dibattito
sulla costruzione dell’Europa. Possiamo chiederci, con Hillard von T h i e s s e n , se
il dono diplomatico rappresenta un’argomento sufficiente per studiare le relazioni
estere nella prima Età Moderna, se questa materialità non fa sottovalutare o nasconde
altri scambi di capitale simbolico meno evidenti (titoli, matrimoni, pensioni). In ogni
caso, siamo grati di questo contributo che arricchisce le nostre cognizioni sul processo dello scambio di doni diplomatici tra Spagna e Italia e lo contestualizza in
maniera più accurata. Oltre alla dettagliata ricostruzione del processo di selezione
e del significato concreto dei regali che studiano, per esempio, Walter C u p p e r i ,
David G a r c í a L ó p e z o Katrin Z i m m e r m a n n , il gran merito del libro risiede
nel mostrare la molteplicità degli attori coinvolti. Vediamo all’opera, come al solito,
un’Italia plurale, con il concorso di diversi centri di potere (Roma, Milano, Firenze,
Urbino, Mantova, Modena) che non sempre coincidono con i centri artistici. Pertanto,
dagli studi di Susanne Ku b e r s k y - P i r e d d a e Almudena P é r e z d e T u d e l a
emerge come i piccoli principi ricorressero a botteghe lontane per far confezionare
dei regali. La Corte reale spagnola invece costituisce uno spazio assai più complesso e
variegato che non si limita alla mera referenza al Re Cattolico, come enfatizza Kelley
H e l m s t u t l e r D i D i o a proposito di diversi cortigiani che, grazie alla loro capacità
di mediazione, ricevettero doni dal granduca di Toscana. I due capitoli di Lisa G o l d e n b e r g S t o p p a t o e Salvador S a l o r t P o n s individuano nei grandi conventi
femminili di Madrid (La Encarnación e Las Descalzas) dei centri di potere alternativi
o complementari, sottolineando il cruciale ruolo politico che le suore, molto legate
alla dinastia regnante, erano in grado di sviluppare. La vivacità e fluidità dei rapporti
mette anche in evidenza, nella diversificazione dei contatti, i limiti della diplomazia formale. Senza sminuire il ruolo degli ambasciatori, i personaggi centrali all’interno di quest’arte del dono appartengono a un’altra categoria, quella degli agenti.
Un loro tratto comune era costituito, oltre alla loro eterogeneità, dal fatto di poter
QFIAB 94 (2014)
Kongreßakten Urban VIII. 437
contare sulla fiducia dei loro padroni. Pertanto, l’arco sociale degli agenti era molto
vasto, spaziando dagli aristocratici dilettanti, come nel caso di Crescenzi studiato da
Marieke von B e r n s t o r f f , al buffone Liaño presentato da Susanne Ku b e r s k y P i r e d d a . Questi agenti e queste forme informali della diplomazia rappresentano
un’area di promettente sviluppo storiografico, come si evince dai testi di Keblusek e
Carrió-Invernizzi. Il libro non solo va oltre la descrizione artistica degli oggetti, proponendone un’accurata ricostruzione storica, ma riflette anche sul significato del dono
nella società cortigiana. Jorge F e r n á n d e z - S a n t o s O r t i z - I r i b a s apre una pista
interessante, esaminando la dimensione retorica del regalo fatto dai subalterni come
un tentativo di captatio benevolentiae. Miguel F a l o m i r pone l’accento sul delicato
equilibrio della ricezione dei doni tra servizio reso da un cliente nel segno di riverenza
e intento di corruzione. In questo modo si spiega la prevalenza di reliquie e oggetti
di devozione che tornano utili per evitare accuse di concussione. Ma David G a r c í a
C u e t o sottolinea che anche in questi casi Filippo IV e Olivares preferivano pagare il
prezzo dei pezzi artistici per scongiurare ogni pericolo che si creasse un rapporto di
obbligo morale.
Rubén González Cuerva
Irene F o s i / Alexander K o l l e r (a cura di), Papato e impero nel pontificato di Urbano
VIII (1623–1644). Atti del colloquio organizzato dall’Istituto Storico Germanico di
Roma il 2 dicembre 2012 a Roma, Città del Vaticano (Archivio Segreto Vaticano) 2013
(Collectanea Archivi Vaticani 89), XVII, 182 pp., ISBN 978-88-85042-92-6, € 20.
La prestigiosa collana Collectanea Archivi Vaticani accoglie quest’opera che si distingue per la qualità dell’edizione e per il formato assai agevole. L’esauriente struttura
del libro convince, come pure i singoli articoli di cui è composto: due contributi
introduttivi, altri che vertono sui rapporti tra l’imperatore Ferdinando II e Massimiliano I di Baviera, sulla situazione in Italia e in Boemia, sulla diplomazia a Roma e
Vienna, infine una riflessione sull’immagine dell’altro. La vivacità storiografica del
libro si coglie nella varietà degli scopi che persegue, e nella quantità delle nuove
vie di ricerca che propone. Mentre Heinz S c h i l l i n g si attiene a un modello più
consolidato e strutturale, concentrandosi sulla costruzione statale nella prima età
moderna, altri autori insistono sulla pluralità degli agenti coinvolti. Ci troviamo di
fronte a un’interessante transizione storiografica che estende e lima i confini della
„storia politica“ tradizionale, sottolineando l’importanza dei fattori informali, vale
a dire quell’insieme che Wolfgang Reinhard ha condensato nella nozione di micropolitica. In questo senso, il contributo di Bettina S c h e r b a u m aiuta a comprendere quali fossero le condizioni immediate in cui operava l’agente bavarese a Roma,
Francesco Crivelli, e come le questioni cerimoniali, che potrebbero sembrare futili,
influenzassero fortemente le priorità e la tipologia dei rapporti diplomatici. La complessità dei legami personali e la molteplicità degli interessi di potere vengono analizzate in dettaglio da Katrin K e l l e r nel suo studio sul cardinale Harrach, prototipo
QFIAB 94 (2014)