FOSCO MARAINI IN SICILIA

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FOSCO MARAINI IN SICILIA
Programma
Saluti Istituzionali
Sebastiano Missineo
REGIONE SICILIANA
Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana
Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana
Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione
Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana
Gesualdo Campo
Dirigente Generale del Dipartimento dei Beni Culturali e
dell’Identità siciliana
FOSCO MARAINI IN SICILIA
Gaetano Gullo
Soprintendente dei Beni Culturali di Palermo
Giulia Davì
Giornata di studio
Direttore del Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e
documentazione
Fosco Maraini, Gran Fonte di Leonforte 1952-53
proprietà Gabinetto Vieusseux© Fratelli Allinari
Apertura dei lavori
Presiede
Antonino Buttitta - Università di Palermo
Sebastiano Missineo
Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana
Gesualdo Campo
Dirigente Generale del Dipartimento dei Beni Culturali e
dell’Identità siciliana
Interventi:
Maurizio Bossi
Gabinetto Vieusseux di Firenze
Giulia Davì
Francesco Vergara Caffarelli
Direttore del Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e
la documentazione
Cosimo Chiarelli
Presentano la giornata di studio su
“Fosco Maraini in Sicilia”
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”
Università di Pisa
Elisa Ciani
Gabinetto Vieusseux di Firenze
Francesco Paolo Campione
Museo delle Culture di Lugano
Francesco Faeta
Fosco Maraini, Siculiana 1952-53 proprietà Gabinetto Vieusseux© Fratelli Allinari
Università di Messina
Antonio Scuderi
Fratelli Alinari di Firenze
90139 Palermo, Piazza Sturzo 10
Tel. 091 7077917 - Fax 091 585608
URP: Tel. 091 7077940
[email protected]
www.cricd.it
Conclusioni di:
Dacia Maraini
Ricordando mio padre
Palermo, 3 ottobre 2011 ore 16.00
Villino Florio, via Regina Margherita, 38
Negli anni 30 del Novecento il giovane Fosco approda in Sicilia a bordo
della sua motocicletta per amore di Topazia, nobile fanciulla figlia di Enrico
Alliata, duca di Salaparuta. Li rimarrà per qualche tempo, impiantandovi la famiglia, incantato dall’atmosfera magica e ancora arcaica dell’ Isola, ben diversa
dalla Firenze dei suoi tempi.
Lo accoglie una Bagheria agraria, dei limoni, ricca di fermenti culturali
e meta della villeggiatura estiva dell’aristocrazia palermitana: villa Butera dei
principi Branciforte, villa Valguarnera degli Alliata di Villafranca e Salaparuta,
villa Cattolica, villa Palagonia detta “dei mostri” per le sue eccentriche sculture
barocche. Nella vicina Casteldaccia, il padre di Topazia, futuro suocero di Fosco, continuava l’attività vinicola avviata dal nonno Edoardo, che aveva dato
vita al famoso vino bianco siciliano, il Corvo di Salaparuta.
Durante la guerra Bagheria era divenuta inoltre un centro di lotta antifascista che si traduceva non soltanto in una concreta azione sociale e politica,
ma anche nel rinnovamento culturale: in questo periodo si sviluppava infatti la
pittura di Renato Guttuso che insieme a Lia Noto, Nino Franchina e Giovanni
Barbera, contribuirono a svecchiare la retorica del regime nelle arti figurative
e plastiche. Nel dopoguerra i ragazzi della Panaria Film, fondata da Francesco Alliata, Pietro Moncada, Renzo D’ Avanzo e Quintino di Napoli, amici
e compagni d’avventura di Fosco, si cimentavano nella fotografia subacquea e
nella realizzazione di alcuni cortometraggi che immortalavano lo splendore dei
paesaggi insulari e la ricchezza delle tradizioni locali.
Nel 2002, due anni prima della morte, un Fosco Maraini ormai novantenne, ripreso nella sua casa di Poggio Imperiale a Firenze, ricorda la sua avventura
siciliana, il suo sguardo attento e consapevole dietro l’obiettivo: la Sicilia dei
mosaici di Monreale ma anche delle rocce impervie di Capo Gallo e Capo
Zafferano su cui esercitava l’attività di scalatore; quella dei volti austeri dei
contadini e pescatori, delle donne e dei bambini, non ancora contaminati dal
cambiamento. Per noi oggi quella videointervista insieme a quella del cugino
Francesco Alliata, principe di Villafranca, sullo sfondo di Villa Valguarnera a
Bagheria, costituisce una preziosa testimonianza d’archivio, girata in occasione
della riedizione palermitana di Miramondo. Nelle sale di Palazzo Butera non si
presentavano soltanto 60 anni di fotografie, ma si dava vita al contempo ad una
lunga collaborazione con Alinari e il Gabinetto Vieusseux, nel segno della valorizzazione di questo ingente patrimonio documentario. Un dialogo costante
che ha portato nel 2010 alla realizzazione di un “progetto incompiuto”, quello
di Nostro Sud, ideato nel 1954 dall’editore barese Diego De Donato e ultimato
grazie al contributo della Regione Siciliana.
Ecco perché il Centro ha voluto oggi condividere quest’ iniziativa in ricordo di Fosco Maraini con tutti quanti hanno partecipato a vario titolo a queste
significative esperienze, rendendo fruibile una straordinaria eredità figurativa
che restituisce alla Sicilia la sua centralità culturale, artistica e paesaggistica. A
tutti loro il mio debito di gratitudine.
Nell’immediato dopoguerra si verifica un’inusitata attenzione per il Mezzogiorno, già gravato da una mai risolta questione meridionale. Quel Nord
Italia che accoglieva timidamente i primi segni dell’industrializzazione, aveva
lasciato indietro l’ultimo lembo di un Sud arcaico e quasi immobile, dominato
dalle culture cerealicole dei latifondi e dalle risorse del mare e che diveniva
osservatorio privilegiato degli studi di etnologi e documentaristi. E’ questo il
periodo delle prime spedizioni lucane di Ernesto de Martino, alla ricerca delle
Indie di quaggiù, con i fotografi Franco Pinna e Arturo Zavattini, dei cortometraggi di Vittorio de Seta in Sicilia, Calabria e Sardegna, rivolto con l’obiettivo
a immortalare quella sacralità della vita e del lavoro tradizionale ormai stravolti
da uno sviluppo senza progresso. Ritroviamo ancora le prime esperienze cinematografiche della Panaria Film di Francesco Alliata e dei suoi compagni e quelle
straordinarie mai casuali coincidenze come il Cristo si è fermato ad Eboli di
Carlo Levi e Contadini del Sud di Rocco Scotellaro. Intellettuali uniti da un comune fermento premonitore e dalla ferma volontà di impedire l’etnocidio della
Grande trasformazione, che presto avrebbe spazzato via culture millenarie.
In questo rinnovato clima neorealista la fotografia non poteva non avere
un ruolo di centralità nel suo potere dissacratorio e di messa a nudo delle contraddizioni sociali; ma proprio nel cogliere la realtà in obiecto senza estetismi e
celebrazioni oleografiche, si rivela lo sguardo felice dell’autore: è questo il caso
di Fosco Maraini esploratore curioso di universi vicini e lontani. Nostro Sud,
un progetto fotografico incompiuto sul Meridione Italiano, l’opera di un grande
maestro della fotografia, trova il suo tanto atteso quanto felice esito in questa
bella pubblicazione curata da Alinari e dal Gabinetto Vieusseux di Firenze in
collaborazione col Centro Regionale per il Catalogo e la Documentazione.
Ancora una volta la sinergia fra l’Amministrazione Regionale e le Istituzioni nazionali ha determinato la messa in luce di tesori nascosti, di patrimoni
documentari di estremo interesse. Dopo il Miramondo, la mostra in cui Fosco
Maraini presentava 60 anni di fotografie, curata anche da Cosimo Chiarelli a
Firenze nel 1999 e riproposta a Palermo da Francesco Vergara Caffarelli nel
2002, nella suggestiva cornice di Palazzo Butera, si offre ancora uno spaccato
della Sicilia intorno agli anni 50. Una terra cui l’autore era stato legato da un
rapporto profondo e personale che ha dato luogo nel tempo ad un’ opera di respiro internazionale e attualissima. Lo sguardo distaccato di Fosco antropologo
si rivolge a tutti i Sud del mondo, rintracciandone affinità e differenze, ma in
tutti, la lunga durata di un tempo millenario, di una natura prorompente, di
paesaggi reali e simbolici. Uno scenario autentico eppur trasfigurato in arte è
l’eredità che lascia a tutti noi Fosco Maraini, riproposta in questa iniziativa con
efficacia e vigore.
Ai curatori e agli autori, ai responsabili degli Archivi che conservano questo prezioso bagaglio e che hanno reso disponibile la fruizione pubblica, a tutti
colleghi del Centro del Catalogo che hanno contribuito con impegno scientifico alla realizzazione dell’opera, la più viva gratitudine.
Giulia Davì
Direttore del Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione
Gesualdo Campo
Dirigente Generale del Dipartimento dei Beni Culturale e Identità Siciliana
Nel quadro delle attività della Regione Siciliana rivolte alla valorizzazione degli archivi fotografici, questa iniziativa giunge quanto mai tempestiva e
opportuna. Oggi più che mai infatti la fotografia, sia autoriale che documentaria, diviene l’espressione più efficace per veicolare contenuti e testimonianze culturali di estrema rilevanza. D’altra parte la Sicilia non è nuova a queste
esperienze e ha potuto contare, sin dal dopoguerra, su un nutrito e valente
numero di professionisti che dietro l’obiettivo della loro fotocamera hanno
ricostruito con impegno serio e appassionato la storia recente e lontana della
nostra Isola. A parte l’opera documentaria di Fosco Maraini, fiorentino di
nascita e siciliano d’adozione, gioverà infatti ricordare in questa sede, anche
la missione generosa di intellettuali come Enzo Sellerio, Dante e Giuseppe
Cappellani, Ferdinando Scianna , Melo Minnella e Giuseppe Leone e l’alto
contributo che hanno reso alla valorizzazione del patrimonio culturale della
Regione.
La pubblicazione di Nostro Sud, arricchita in questa sede da un percorso illustrativo che ne impreziosisce ulteriormente l’apporto iconografico,
costituisce così una nuova conferma della volontà dell’ Assessorato dei beni
culturali e dell’identità siciliana di valorizzare l’eredità di questi nostri maestri della fotografia siciliana.
Nelle immagini che seguono emerge una Sicilia degli anni Cinquanta,
suggestiva nella natura e nel paesaggio, ricchissima nelle sue antiche vestigia
archeologiche e monumentali, che pur convivono in naturale armonia con
scene di lavoro e vita quotidiana. Ma accanto al distacco dell’antropologo
che dietro l’obiettivo della macchina fotografica si rivolge alla Sicilia con
animo neutrale e realistico, emerge una tessitura di rapporti e di affetti, di
luoghi frequentati da lunghe consuetudini, che testimoniano il coinvolgimento intenso e passionale dell’autore con la nostra Isola. Questo valore
aggiunto nell’opera documentaria di Maraini rende immediatamente percepibile all’occhio dell’ osservatore attento il senso della nostra memoria
identitaria e i ricordi di un passato non troppo lontano che rischia tuttavia
di essere travolto dall’oblio.
Vogliamo esprimere per questo tutta la nostra riconoscenza a Istituti nazionali antichi e prestigiosi come il Gabinetto Vieusseux e Alinari 24
ore di Firenze, che hanno conservato l’archivio di Maraini e portato avanti
progetti di valorizzazione avviati dallo stesso autore, condividendo con la
Regione Siciliana questa preziosa memoria figurativa. Un ringraziamento
particolare a tutti i familiari Maraini, oggi presenti al ricordo di Fosco e che
hanno reso disponibile l’ingente patrimonio documentario. Un ultima, ma
non l’ultima, considerazione di merito, va naturalmente al Centro Regionale per il catalogo e la documentazione che da oltre un decennio persegue
quest’obiettivo, con competenza scientifica e professionalità.
Tutto questo accrescerà sicuramente il senso delle più recenti iniziative programmate dall’ Amministrazione dei Beni Culturali, prime fra tutti
l’istituzione di un Museo della fotografia siciliana in quel gioiello del liberty
palermitano quale è il villino Favaloro - Di Stefano
Sebastiano Missineo
Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’ Identità siciliana