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Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia
© PI-ME, Pavia 2009
http://gimle.fsm.it
Supplemento A, Psicologia
2009; Vol. 31, N. 1: A10-A15
ISSN 1592-7830
C.A. Clerici1, R. Invernizzi2, L. Veneroni1, A. De’ Micheli3
Suicidi e omicidi con l’arma di ordinanza. Analisi della casistica
nelle guardie particolari giurate in Italia
1
2
3
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Sezione di Psicologia, Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano.
Studio Legale, Milano
Cattedra di Criminologia, Istituto di Medicina Legale, Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano
RIASSUNTO. Obiettivi: Obiettivo principale di questo studio è di
valutare l’incidenza di suicidi e di omicidi nella popolazione delle
guardie particolari giurate italiane, in confronto con altri addetti
a servizi armati e la popolazione generale negli ultimi anni.
Metodi: Sono stati raccolti dati sull’incidenza di suicidi
e omicidi nelle guardie giurate dal 1996 al 2006 e, dove è
disponibile l’informazione, è stato eseguito un confronto
con la popolazione italiana generale e adattata per età.
Risultati: L’incidenza media annuale dei suicidi con armi
da fuoco nelle guardie particolari giurate durante il periodo
considerato è stata di 11.7 per 100,000 persone (95% CI=6.616.7), confrontata con un’incidenza nella popolazione generale
di 0.7 suicidi con armi da fuoco per 100,000 persone (95%
CI=0.6-0.7) e di 5.5 suicidi con mezzi diversi da armi da fuoco
per 100,000 persone (95% CI=5.2-5.9). L’incidenza di omicidi
totali nelle guardie giurate durante il periodo è stata di 11.4
per 100,000 persone (95% CI=6.2-15.4) confrontata con
un’incidenza annuale di omicidi nella popolazione italiana
di 5.4 per 100,000 persone (95% CI=7.3-15.4).
Conclusioni: L’incidenza dei suicidi e degli omicidi nella
popolazione delle guardie giurate italiane è più elevata rispetto
a quella della popolazione generale. I risultati della ricerca
confermano la necessità di un’attenta considerazione del
fenomeno dell’abuso di armi e misure preventive specifiche.
Parole chiave: guardie giurate, suicidio, omicidio, armi da fuoco.
ABSTRACT. FIREARMS RELATED SUICIDE/HOMICIDE RATE AMONG
Objective: The main
aim of this study is evaluating the suicide/homicide rate of the
Italian security guards population compared to other armed and
general populations during a recent period.
Methods: The authors reviewed the incidence of suicides
and homicides among security guards from 1996 to 2006 and,
where information was available, a comparison was made with
Italian population adapted by age. Comparisons with the general
population were also made.
Results: The average rate of firearms related suicide among
the security guards population during the established period was
11.7 per 100,000 persons-years (95% CI=6.6-16.7) compared
to a guns-related suicide rate of 0.7 per 100,000 person-years,
(95% CI=0.6-0.7) and a non-guns related rate of 5.5 per 100,000
persons-years, (95% CI=5.2-5.9) for the general population
adjusted for age. The overall homicide rate among security
guards during the period was 11.4 per 100,000 person-years (95%
CI=6.2-15.4) compared with the homicide rate for the Italian
population of 5.4 per 100,000 persons-years, (95% CI=7.3-15.4).
Conclusion: The rate of suicide and homicide among the Italian
security guards population was higher than the suicide/homicide
rate in the general population. These results show that the
phenomenon we have described needs attention and specific
prevention activities.
THE SECURITY GUARDS POPULATION IN ITALY.
Key words: security guards, suicide, homicide, firearms.
Introduzione
Periodici episodi di violenza, compiuti per un presunto effetto di disturbi psichici da persone regolarmente autorizzate alla detenzione e al porto di armi da fuoco, pongono il problema di disporre adeguati controlli
preventivi nella popolazione generale (1, 2) e in particolare nelle diverse categorie di utilizzatori professionali
di armi. In particolare il ricorso a personale armato, appartenente a società private, per la tutela della sicurezza
di beni e persone, è un fenomeno in crescita nelle nazioni industrializzate.
Benché esistano approfonditi studi epidemiologici su
alcune popolazioni (3, 4), sono ancora carenti ricerche sulla specifica situazione italiana e mancano del tutto dati rispetto alle “guardie particolari giurate” (GPG), personale
che svolge attività di vigilanza armata e custodia su beni,
con autorizzazione del prefetto.
La verifica dell’idoneità psicofisica alla licenza di porto d’armi di cui sono provviste le GPG è svolta attraverso
il rilascio di un certificato anamnestico dal medico di medicina generale e di un successivo certificato di idoneità
psicofisica da un ufficiale sanitario della Azienda Sanitaria Locale, un ufficiale medico militare o da un medico
della Polizia di Stato. È da notare che nessuno specialista
della salute mentale è coinvolto nella valutazione di routine dell’idoneità psichica (5).
L’efficacia di tali procedure è stata più volte messa in
discussione dopo episodi violenti e sono state proposte
riforme della normativa che regolamenta questa materia.
Lo studio descrive l’incidenza di fenomeni di abuso di
armi nelle GPG in Italia, verificando le differenze nell’incidenza rispetto alla popolazione generale ed altre categorie di addetti a servizi armati. Obiettivo del lavoro è verificare se, in questa popolazione sottoposta a controlli specifici sulla salute mentale, la pronta disponibilità di armi
costituisca un fattore che favorisce omicidi e/o suicidi.
La conoscenza del fenomeno dell’abuso di armi a scopo omicidario e suicidario è una condizione essenziale per
fondare, su basi più condivise, le procedure di valutazione
del rischio e la regolamentazione delle autorizzazioni.
Le procedure di valutazione dell’idoneità psicofisica
alle licenze di porto d’armi sono regolamentate da una
normativa specifica (d.m. 28 aprile 1998,”Requisiti psico-
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fisici minimi per il rilascio e il rinnovo all’autorizzazione
al porto di fucile per uso di caccia e al porto d’armi per uso
di difesa personale”) che non prevede di routine strumenti specifici di valutazione del rischio diversi dalle visite
mediche.
Materiali e metodi
L’incidenza di suicidi ed omicidi è stata calcolata attraverso la consultazione sistematica di fonti giornalistiche d’informazione, riferite ad un periodo di 10 anni dal
1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2006. Sono stati utilizzati gli archivi on line e le raccolte cartacee dei principali
quotidiani italiani a diffusione nazionale (Corriere della
Sera, La Repubblica, La Stampa), dei principali quotidiani italiani a diffusione locale (Il Messaggero, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Secolo XIX, Il
Gazzettino, Il Mattino, La Sicilia, L’Arena, Il Piccolo, La
Provincia, L’Unione Sarda, Gazzetta del Sud) e la banca
dati DEA dei notiziari nazionali e regionali dell’agenzia
di stampa Ansa. La ricerca è stata integrata dalla consultazione di motori di ricerca generali, di siti Internet dedicati al settore della vigilanza, oltre a repertori e volumi
cartacei.
Sono state raccolte e analizzate, da un medico e due
psicologi, oltre 260 notizie di episodi violenti commessi
da guardie particolari giurate ed ex guardie giurate.
Di ogni singolo evento è stata seguita nel tempo, tramite le fonti giornalistiche, l’evoluzione fino alla sentenza di condanna dei responsabili di azioni delittuose o all’archiviazione dei casi di suicidio. È stato utilizzato un
criterio restrittivo, classificando come incidenti i casi
dubbi, nei quali l’incertezza fra incidente e suicidio era
rimandata all’esito di indagini di cui non si è poi trovata
notizia. Dal computo degli omicidi compiuti da guardie
giurate sono stati esclusi quelli in cui l’azione penale non
è giunta a sentenza di colpevolezza perché compiuti per
legittima difesa. È stata svolta anche un’analisi delle
cause alla base degli omicidi e dei suicidi riportate dai
media. Per la classificazione delle cause, si è fatto riferimento alle categorie impiegate dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) che comprendono differenti moventi di suicidi e omicidi.
Le cause dei suicidi sono classificate come: malattie fisiche, malattie psichiche, motivi affettivi, motivi d’onore,
motivi economici, motivi ignoti o non indicati.
La cause degli omicidi sono invece classificate come:
cause passionali, litigi /dissapori, disturbi psichici dell’autore, futili motivi, raptus, disagio della vittima, interesse/denaro, infanticidi, affidamento dei figli, riscatto da
violenze, presenza casuale, difesa della vittima principale,
informazione non disponibile.
L’incidenza annuale di suicidi/omicidi nelle guardie
giurate è stata calcolata come il rapporto fra il numero di
suicidi/omicidi e il numero delle GPG in servizio, espresso su 100.000 persone all’anno.
In Italia nel periodo considerato è risultato in organico
un massimo di 35.000 guardie giurate (in 880 imprese private di vigilanza nel 2006).
A11
Il numero della popolazione annuale e i dati relativi ai
suicidi con armi per gli specifici gruppi di età considerati
nella popolazione generale sono stati forniti dall’ISTAT
(6, 7, 8, 9, 10, 11, 12).
Per le incidenze sono stati calcolati intervalli di confidenza al 95%. Il test t per dati appaiati è stato usato per
confrontare le incidenze fra le guardie giurate e la popolazione generale, mentre la correlazione per ranghi di
Spearman è stata usata per valutare l’esistenza di un trend
temporale.
Risultati
Nel periodo 1996 - 2006 risultano riferiti a guardie
particolari giurate: 50 suicidi (di cui 45 suicidi con una pistola e 5 con altri mezzi), 8 tentati suicidi (tutti con pistola), 44 omicidi con un’arma da fuoco, di cui 36 omicidi
volontari (comprendenti 8 casi accompagnati da suicidi o
tentati suicidi) e 8 omicidi preterintenzionali per incidenti
durante il maneggio delle armi, 19 tentati omicidi (tutti
con arma da fuoco), 3 minacce di suicidio, 20 incidenti
con armi con feriti con un totale di 30 feriti.
Suicidi nelle gpg in servizio
Nel periodo considerato sono stati certificati 50 suicidi (età media =37.4; DS=10.2; range=22-60). Dei 50 autori, 49 sono maschi e una è femmina. Si evidenzia una
maggior frequenza di episodi a 40 anni (N=7; 14%).
Gli strumenti utilizzati sono stati: in 45 casi la pistola
(90%), e in altri 5 altra arma (10%)
La distribuzione delle frequenze delle cause evidenzia
che nel 44 % (N=22) dei casi i motivi dell’atto autolesivo
sono ignoti o non indicati. Ove esplicitata la causa, i motivi affettivi sono i più frequenti nella popolazione esaminata (N=11; 22%). Seguono le malattie psichiche (N=9;
18%), le malattie fisiche (N=5; 10%) e motivi economici
(N=3; 6%).
Analisi comparativa
È stato eseguito un confronto con i dati d’incidenza
dei suicidi con armi da fuoco nella popolazione italiana
(Tabella I).
L’incidenza media dei suicidi con armi nella popolazione delle guardie giurate durante il periodo considerato è stata di 11.7 per 100,000 persone all’anno (CI
95%=6.6-16.7) che risulta considerevolmente più elevata di quella relativa alla popolazione generale, sia se si
considerano i suicidi commessi con armi da fuoco (0.7
per 100,000 persone all’anno; CI 95%=0.6-0.7) sia quelli commessi con ogni altro mezzo (5.5 per 100,000 persone all’anno; CI 95% =5.2-5.9) e anche se il confronto
avviene con i dati relativi alla popolazione generale adattata per età (0.5 per 100,000 persone all’anno, 95%
CI=0.2 –0.8).
Dove i dati sono disponibili sia per le guardie giurate
sia per la popolazione generale, l’incidenza di suicidi per
le guardie giurate è risultata significativamente più elevata dell’incidenza dei suicidi nella popolazione generale (t test per dati appaiati: t=- 3.764, df=8; P=0.006).
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Tabella I. Incidenza dei suicidi e dei tentati suicidi nella popolazione e nelle gpg nel periodo 1996 - 2006
Anno
Suicidi popolazione italiana
per 100.000 abitanti*
Suicidi con armi da fuoco
per 100.000 abitanti
nella popolazione italiana*
Suicidi con armi da fuoco per 100.000
abitanti nella popolazione italiana
adattata per età (20-60 anni)*
1996
6.03
0.75
n.a.
1997
6.00
0.73
0.67
1998
5.90
0.74
n.a.
1999
5.20
0.68
0.62
2000
5.40
0.70
0.62
2001
4.90
0.54
0.04
2002
5.10
0.65
0.61
2003
5.80
0.66
n.a.
2004
n.a
0.62
n.a.
2005
n.a
n.a.
n.a.
2006
n.a.
n.a.
n.a.
* ISTAT, statistiche giudiziarie e penali
L’incidenza dei suicidi commessi con armi da fuoco nella popolazione delle guardie giurate ha mostrato una tendenza ad essere più elevata anche dell’incidenza totale
nella popolazione generale, ma la differenza non è significativa (t=- 1.978, df=8, P=0.083).
L’incidenza annuale mostra alcune variazioni nel corso dell’intervallo di tempo considerato (Figura 1). Il numero di suicidi nella popolazione delle guardie giurate è
aumentato durante il periodo osservato (correlazione di
Spearman Rs=0.662, N=11; P=0.026). Il numero totale dei
suicidi nella popolazione Italiana è invece diminuito, anche se non significativamente. (Rs= –0.567; N=9; P=0.1).
Tuttavia è statisticamente significativa la diminuzione del
numero di suicidi commessi con armi da fuoco nella popolazione italiana (Rs=-0.850; N=9; P=0.004).
Figura 1. Incidenza annuale suicidi 1996 - 2006
Omicidi nelle gpg
Nel periodo considerato sono stati reperite notizie di 44
omicidi di cui 8 preterintenzionali e 36 volontari, dei quali 8
seguiti da suicidio dell’autore (età media =35.8; ds=8.1; range=21-54). Si evidenzia una maggior frequenza di episodi a
40 anni (N=11; 25%). Dei 44 autori, 41 (93.2%) sono maschi e in tre casi (6.8%) l’informazione non è disponibile.
Lo strumento utilizzato è stata la pistola in tutti i 44 casi.
La distribuzione delle frequenze delle cause evidenzia
un’elevata percentuale di motivi di tipo passionale
(N=14; 31.6%); seguono la presenza casuale (N=9;
20.5%), la difesa della vittima principale (N=4; 6.8%), disturbi psichici e futili motivi (N=3; 4.5%), e infine liti /
dissapori e raptus (N=1; 2.3%). Nel 20.5% dei casi (N=9)
l’informazione non è disponibile.
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Tabella II. Omicidi in guardie giurate
Anno
Omicidi volontari, preterintenzionali,
infanticidi per 100.000 abitanti*
1996
5.10
1997
5.20
1998
5.80
1999
5.60
2000
4.80
2001
5.70
2002
5.50
2003
5.50
2004
5.40
2005
n.a.
2006
n.a.
* ISTAT, statistiche giudiziarie e penali
Analisi comparativa
È stata condotta una comparazione fra l’incidenza di
omicidi nelle GPG e nella popolazione generale basata sui
dati ISTAT (Tabella II). L’analisi ha incluso i dati dal 1996
al 2004, reperibili al momento dell’indagine.
L’incidenza complessiva degli omicidi compiuti da
GPG durante il periodo considerato, è stata di 11.4 per
100,000 persone-anno (95% CI= 6.2-15.4) confontata con
un’incidenza di 5.4 per 100,000 persone-anno (95% CI=
7.3-15.4) nella popolazione generale.
Non è stato osservato un trend temporale nell’incidenza degli omicidi (Figura 2).
Ove disponibili i dati sia per le GPG e la popolazione generale, l’incidenza degli omicidi con armi da fuoco nelle GPG è stata riscontrata più elevata rispetto all’incidenza degli omicidi volontari e infanticidi nella
Figura 2. Incidenza annuale omicidi 1996 - 2006
A13
popolazione generale riferita dall’ISTAT (t test per dati
appaiati, t=-2.694, df=8; P=0.027).
Discussione
Suicidi
Il presente studio ha evidenziato una maggiore incidenza di suicidi nella popolazione delle guardie giurate rispetto alla popolazione generale italiana (anche adattata
per età) (Tabella I).
Inoltre è da rilevare come l’incidenza del suicidio sia
maggiore rispetto al rischio professionale specifico. Nel
2005 fonti sindacali (13) riportavano infatti 35 guardie decedute in 10 anni (1995 - 2005) nel corso di assalti a banche e furgoni portavalori. Occorre sottolineare che i dati
emersi dall’indagine hanno verosimilmente una rilevanza
maggiore se confrontati a quelli della popolazione generale in quanto, non va dimenticato, il gruppo delle guardie
giurate ha una composizione diversa rispetto alla popolazione, poiché si sottopone a screening periodici per verificare lo stato di salute mentale, valutazioni queste ultime
alle quali la popolazione non accede di routine.
Dall’analisi della distribuzione di frequenze delle cause si evidenzia come per i suicidi siano riportati più spesso motivi affettivi e per gli omicidi cause di tipo passionale. Alla luce di questo dato è da segnalare l’importanza di
indagare l’area affettivo-relazionale nelle valutazione di
tipo preventivo rispetto al rischio di azioni violente.
Lo scarso numero di donne autrici di abusi di armi rispecchia la distribuzione del genere femminile nella popolazione delle guardie giurate (in cui donne sono circa il
3% del totale secondo stime sindacali).
Nella nostra ricerca è stato osservato un rilevante numero di suicidi con armi da fuoco a fronte di uno scarso
numero di suicidi con altri mezzi. Sono stati infatti censiti solo 5 eventi su un totale di 50 nei 10 anni considerati
A14
nelle guardie giurate. La metodologia impiegata per questa ricerca non consente di indagare se i suicidi con armi
da fuoco comprendano tutte le forme di “suicidio” messe
in atto dalle guardie giurate, in quanto se attuati con altre
metodiche non giungono necessariamente alle cronache
dei giornali e ne diventa impossibile l’individuazione.
In proposito Killias (3) nel campione da lui esaminato
aveva smentito l’ipotesi che ad un’aumentata incidenza di
suicidi con armi da fuoco si accompagnerebbe una diminuzione del numero di suicidi condotti con altri mezzi.
I dati sulla popolazione delle guardie giurate non possono essere confrontati direttamente con quelli relativi ai
corpi di polizia nazionali. Caratteristiche demografiche e
la pronta e continua disponibilità di armi invitano però a
futuri studi anche comparativi rispetto all’incidenza di fenomeni violenti negli addetti a servizi armati.
Il confronto con l’incidenza dei suicidi nell’ambito del
personale che svolge in Italia servizi armati (militari, forze di polizia e altri operatori della sicurezza) è inoltre limitato dal fatto che non esistono ancora dati ufficiali o
pubblicati su riviste scientifiche. Ricordiamo qui solo come fonti di stampa riportavano, nel novembre 2006, il suicidio di 74 finanzieri nel corso degli ultimi 10 anni, su un
numero di effettivi di 63,000 in quell’anno (14).
Anche riguardo all’Arma dei Carabinieri si registra
una carenza di dati ufficiali disponibili su report istituzionali o in studi scientifici, anche se la risposta ad un’interrogazione parlamentare riportava 18 decessi per suicidio
nei carabinieri nel 2000 e 16 suicidi nel 2001 su circa
112,000 militari in servizio (15).
Dati forniti in un’audizione davanti alla Commissione
Difesa del Senato riportavano 137 suicidi tra carabinieri
(25 dei quali in servizio di leva) nel decennio 1990 - 2000
(16).
Non sono disponibili dati in merito alla Polizia di Stato,
alla Polizia penitenziaria e al Corpo Forestale dello Stato.
Ricerche internazionali sul suicidio nelle forze di polizia hanno mostrato dati assai variabili, dai 5.8 suicidi per
100,000 poliziotti all’anno a Londra ai 203.7 per 100,000
all’anno nel Wyoming (17).
Sono comunque numerosi gli studi che riferiscono un
tasso di suicidi più elevato nel personale che svolge servizi armati rispetto alla popolazione generale o ad altre professioni (18, 19, 20, 21, 22, 23, 24).
Omicidi
L’incidenza di omicidi compiuti da GPG è risultata più
elevata rispetto a quella relativa alla popolazione generale.
Il confronto con la popolazione generale è tuttavia
problematico poiché in quest’ultima sono compresi individui a maggior rischio quali pregiudicati, disoccupati,
malati psichici e soggetti con periodici ricoveri in strutture di assistenza.
Nonostante questo limite, peraltro riscontrato in altri
studi comparativi sul personale addetto a servizi armati, è
stato suggerito il ruolo favorente azioni violente dato dalla pronta disponibilità di armi.
Analogamente all’incidenza dei suicidi, anche l’incidenza degli omicidi presenta un picco all’età di 40 anni,
probabilmente riconducibile alle ragioni prima indicate.
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I moventi degli omicidi sono per lo più ricondotti a
motivi passionali e ciò conferma l’importanza di indagare
gli aspetti emotivi e relazionali nel corso delle procedure
di valutazione dell’idoneità.
Non è stato possibile effettuare un confronto con altre
forze di polizia per la completa mancanza di dati divulgati su questo tema.
I moventi per suicidi e omicidi riferiti in questo studio
non possono essere direttamente comparati con quelli nella popolazione generale a causa della carenza di informazioni sulle cause di azioni violente con armi nella popolazione generale (25).
Conclusioni
Le notizie di cronaca impongono spesso un’attenzione
tanto viva quanto effimera sul problema dell’abuso di armi
da fuoco; le fonti giornalistiche possono tuttavia essere utilizzate come fonte d’informazione ove esista una mancanza di stime ufficiali sul fenomeno. La ricerca basata su fonti giornalistiche, benché sistematica, presenta tuttavia alcune evidenti limitazioni. Fra queste, la principale è data dalla possibile sottostima dei fenomeni considerati per l’incompletezza di notizie sugli esiti (ad esempio la morte di
un ferito) che a distanza possono non essere più riportate
per il venir meno dell’interesse giornalistico.
Nonostante i limiti citati, la ricerca presentata pone
l’attenzione su alcune rilevanti problematiche che restano
ad oggi ancora aperte e offre lo spunto per importanti considerazioni.
In primo luogo, resta da verificare quali possibili iniziative di prevenzione siano attuabili. A questo proposito,
un tema più volte dibattuto anche dalle rappresentanze
sindacali riguarda la restituzione dell’arma a fine servizio.
Attualmente l’arma è acquistata dalla guardia, è di sua
proprietà ed è disponibile anche al di fuori dall’orario di
lavoro. Una regolamentazione che consentisse la proprietà
delle armi agli istituti di vigilanza e il loro uso alle guardie potrebbe forse avere effetti utili.
Inoltre la possibile scarsa formazione professionale, il
basso livello di retribuzione e i conseguenti problemi economici, i contratti di lavoro a termine, il frequente ricorso
al lavoro straordinario, la deprivazione di sonno, l’imperizia al maneggio delle armi sono stati spesso segnalati come fattori concausali o favorenti incidenti e abusi di armi.
Numerosi aspetti potrebbero essere forse migliorati con
attività di prevenzione e formazione.
Un altro aspetto da approfondire riguarda le motivazioni delle azioni lesive legate ad altri aspetti della professione (stress, esposizione a situazioni rischiose, inefficiente organizzazione dei turni di lavoro, mobbing).
Gli esperti - criminologi, psichiatri e psicologi clinici puntano da decenni l’indice sulle armi troppo vicine a chi
può avere situazioni psicologiche alterate rispetto alla norma. Ne deriva che l’atto di prevenzione più efficace è poter individuare i segnali d’allarme lanciati dagli individui
a rischio. Non deve essere sottovalutato inoltre il fatto che
ogni situazione tragica di questo tipo può innescare atti di
emulazione.
G Ital Med Lav Erg 2009; 31:1, Suppl A, Psicol
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A15
La facile disponibilità di armi da sola non può spiegare completamente il fenomeno; non vi è infatti un rapporto univoco tra l’arma e la persona, e non può essere attribuito il potere di fare male a cose inanimate anziché ai
soggetti che le usano.
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
Ringraziamenti
14)
Gli autori ringraziano il dott. Paolo Principe dell’ISTAT per la preziosa collaborazione e il dott. Gentile Francesco Fiscetola per l’aiuto all’elaborazione dei dati.
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Audizione, ai sensi dell’articolo 47 del regolamento, del comandante
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Richiesta estratti: Carlo Alfredo Clerici - Sezione di Psicologia - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Facoltà di
Medicina, Università degli Studi di Milano, Via Tommaso Pini 1, 20135 Milano, Italy - Tel. 02.50315981 / Fax 02.50315993,
Cell. 335.5466802, E-mail: [email protected]