un cremlino per tanti delfini

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un cremlino per tanti delfini
UN CREMLINO PER TANTI DELFINI
Sabato 14 Ottobre 2006 01:06
di Carlo Benedetti
MOSCA - Conto alla rovescia per la massima carica della Russia: le presidenziali sono
annunciate per il 2008, come indica il calendario costituzionale, ma la campagna elettorale é
già, di fatto, cominciata. E Putin - se non si registreranno cambiamenti istituzionali lascerà il
Cremlino dopo esserne stato sin dal 2000 il padrone, per due mandati, trasformando l’apparato
statale e governativo in un condiscendente strumento personale. Ora si è al giro di boa e si può
dire che per questo Presidente di 54 anni comincia una sorta di interregno mentre nella scena
della successione cominciano a circolare volti noti e meno noti. Ma nello stesso tempo si
rafforzano anche quegli ambienti che sostengono che la Costituzione potrebbe essere
modificata in modo tale da consentire un terzo mandato a Putin. Paladini di queste idee sono
alcuni laudatores di professione come il presidente della Cecenia filo-russa Alu Alchanov, il
segretario dell’Unione russo-bielorussa Borodin e i governatori Lysizin e Prusak. Paladini di
queste idee sono alcuni laudatores di professione come il presidente della Cecenia filo-russa
Alu Alchanov, il segretario dell’Unione russo-bielorussa Borodin e i governatori Lysizin e
Prusak.
Intanto nella sala d’attesa del Cremlino si sono già sistemati vari personaggi. In testa c’è
Dmitrij Anatolevic Medvedev (1965), attualmente primo vice-premier. Buon organizzatore,
preparato ed ambizioso. Non perde occasione per apparire nei principali telegiornali
caratterizzandosi con interventi che si rifanno al modo di parlare e di gesticolare di Putin. Una
sorta di clone, quindi, che si è formato nell’entourage presidenziale dopo essere stato (sempre
con Putin) nell’amministrazione comunale di San Pietroburgo. Ha poi diretto, nel 2000, la
campagna elettorale del futuro presidente. Oggi cerca di presentare il conto per i servizi svolti.
L’altro massimo concorrente - sempre in questo preciso momento - è Sergej Borisovic Ivanov,
53 anni; anche lui vice vice-premier, ma con l’incarico di ministro della Difesa. Alle spalle come Putin - ha una carriera nell’ambito dei servizi di sicurezza del Kgb. Sa gestire molto bene
la sua immagine: quando si trova in pubblico sceglie, a seconda delle occasioni, la divisa
militare o l’abito borghese.
Il mondo politico di Mosca ritiene che i due potrebbero mettersi d’accordo secondo questo
schema: ad uno la presidenza, all’altro la poltrona di primo ministro.
Ma alla battaglia per la presa del Cremlino partecipano anche personaggi come: Michail
Efimovic Fradkov (1950), stretto amico di Putin e attuale capo del governo; Sergej Semenovic
Sobjanin (1958) responsabile dell’attuale amministrazione presidenziale con una esperienza di
governatore della regione del Tjumen; Dmitrij Nikolaevic Kozak (1958) un giurista che dopo
aver operato a San Pietroburgo insieme a Putin è ora il capo dell’apparato della Presidenza;
Aleksej Leonidovic Kudrin (1960) che (dopo un lungo tirocino a San Pietroburgo insieme a
Putin) è l’attuale ministro delle Finanze; Sergej Michajlovic Mironov (1953) giurista, membro
della Duma (il parlamento della Russia) con una lunga carriera a San Pietroburgo.
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All’elenco si aggiunge, ovviamente, il nome di Jurij Michajlovic Luskov (1936) il padre-padrone
di Mosca. Qui si è in presenza di un personaggio particolare, vero esponente di una Russia che
ha fatto delle privatizzazioni e del liberismo un’arma per arricchirsi. Potrebbe lui a sferrare
l’attacco finale battendo gli altri concorrenti perchè forte della sua solidità economica e delle
relazioni che ha stabilito con il mondo degli attuali oligarchi. Molti dei quali sono, comunque,
suoi nemici. Ma che all’ultimo momento potrebbero saltare sul suo carro ritenendolo vittorioso.
E’ questo, in sintesi, il quadro che si ha a Mosca nel momento in cui Putin cerca di trovare punti
d’equilibrio per gestire la fine del suo mandato in modo più o meno onorevole.
Intanto il suo entourage si mobilita chiamando a raccolta gli uomini dei servizi speciali e quegli
oligarchi che hanno assunto il controllo dell'economia attraverso il gigante del gas Gazprom.
L’opera di reclutamento riguarda anche i dirigenti delle compagnie nazionali delle ferrovie e
dell'elettricità. Si opera attivamente per inserire nei vertici uomini fedeli, che vengono da quella
città di San Pietroburgo che ha visto Putin come amministratore locale. C’è una sorta di
chiamata a raccolta per impedire - ammesso che l’attuale presidente se ne vada - il ripetersi
della storia russa. E cioè una ondata di critiche ed accuse contro il leader da poco uscito dal
palazzo del potere. E’ avvenuto con Stalin, con Krusciov, con Breznev, con Cernenko, con
Andropov, con Gorbaciov, con Eltsin. Perchè, allora, Putin dovrebbe sfuggire a questa
“tradizione”?
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