Le sfide di Canon

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Le sfide di Canon
Le sfide di Canon
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La sfida della
tecnologia
La nascita della fotocamera Canon
Kwanon: le radici di Canon
Kwanon, dea buddista della misericordia, fu il nome scelto per
la prima fotocamera 35 mm giapponese con otturatore sul
piano focale. Questa è la storia di come venne sviluppata la
Kwanon e di come ottenne il suo nome.
Un'inserzione su una rivista per KWANON
Il logo KWANON
Nel 1930, furono realizzate dalla Leica e dalla Contax le due
migliori fotocamere 35 mm con otturatore sul piano focale.
Nel 1932 fu messa in commercio la Leica II, seguita l'anno
successivo dalla Contax I. Queste due fotocamere, prodotte in
Germania, la nazione che vantava a quell'epoca la migliore
industria di macchinari di precisione del mondo, divennero
immediatamente l'oggetto del desiderio degli appassionati di
fotocamere a livello mondiale. Contemporaneamente, il
Giappone, il cui potere tecnologico era esiguo o inesistente
per poterne fare menzione, utilizzava come modelli le
fotocamere straniere.
A quel tempo, il salario iniziale di un laureato in una ditta di
prestigio era di 70 yen al mese, mentre il prezzo di una Leica
modello D con un obiettivo 50 mm f/3,5 era di 420 yen. In
altre parole, le fotocamere Leica e Contax erano molto al di
sopra della portata di una persona comune che avesse voluto
acquistare una buona fotocamera.
All'incirca in quel periodo, Goro Yoshida (1900-1993) tentò di
costruire la sua prima (e la prima in Giappone) fotocamera 35
mm con otturatore sul piano focale con un telemetro (una
fotocamera 35 mm con telemetro), soltanto smontando una
Leica II e studiandone il design. Yoshida, che era sempre stato
affascinato dalle fotocamere, smontandole e riassemblandole
nuovamente quando era ancora uno studente, lasciò la scuola
superiore e iniziò a lavorare come riparatore e rimodellatore
lavorando su cineprese e cineproiettori. Nella metà degli anni
'20 dello scorso secolo, prima ancora di aver raggiunto l'età di
30 anni, faceva spesso la spola tra il Giappone e Shanghai per
procurarsi pezzi per cineproiettori. Ciò che lo indusse a
prendere la decisione di realizzare una fotocamera 35 mm di
alta qualità fu quanto gli disse un commerciante americano
che egli incontrò a Shanghai: "Perché deve fare tutto il tragitto
fin qui a Shanghai per procurarsi i pezzi? Il Giappone
fabbrica alcune delle migliori navi da guerra del mondo e, se
siete in grado di fare quelle, non vi è ragione per cui non
possiate fare una cosa così semplice come dei pezzi per
fotocamere. Risparmi tempo: le fabbrichi lei stesso".
L'immaginazione di Yoshida, nato come riparatore, venne
stimolata. Inoltre, il suo lavoro comportava la riparazione e la
rimodellazione delle cineprese, ecco perché decise di costruire
lui stesso una fotocamera. Questa è la storia di come nacque
l'idea per la prima fotocamera, che è anche una lezione di
uguaglianza, ossia che tutti, anche i giapponesi di quel tempo,
avrebbero potuto fare qualcosa se si fossero impegnati
abbastanza.
Nel 1933, fu fondato il Precision Engineering Research
Laboratory (successivamente denominato "Canon") in una
stanza di un condominio di tre piani di Roppongi a Tokyo,
come laboratorio per costruire fotocamere 35 mm di alta
qualità. La prima rapida apparizione che il mondo ricevette di
questa nuova società fu un'inserzione pubblicata nel numero
di giugno del 1934 di Asahi Camera, che ancora oggi rimane
una delle massime riviste di fotografia in Giappone. La
coraggiosa copia dell'inserzione sotto una fotografia del
prototipo della Kwanon suonava così: "Il sottomarino classe I,
l'aeroplano tipo 92 e la fotocamera Kwanon, tutti prodotti
leader a livello mondiale". Il Giappone sviluppò numerose
varianti del sottomarino classe I, negli anni '20 dello scorso
secolo, e del tipo 92, riferito all'aereo da guerra raffreddato ad
aria dell'armata imperiale giapponese. Sia la nave che
l'aeroplano furono declamati in Giappone come simboli di
armamenti all'avanguardia. Così l'inserzione di Canon
collegava la prima fotocamera 35 mm giapponese con i più
elevati esempi dell'abilità tecnologica della nazione.
Il nome Kwanon prende origine dalla dea buddista della
misericordia, mentre il logo raffigurava la dea armata con le
lettere KWANON che si intravedevano nelle fiamme sopra il
suo capo. Il nome dell'obiettivo, d'altra parte, derivava da
Mahakashapa, uno dei discepoli del Buddha e capo di un
gruppo religioso, e venne scelto per la sua somiglianza con le
parole che i giapponesi usano quando imitano i suoni emessi
dall'otturatore: "kasha" (quando si apre scorrendo) e "pa"
(quando si chiude a scatto).
La fabbricazione in Giappone della prima fotocamera 35 mm
con telemetro di alta qualità fu il risultato del sogno di un
uomo di dimostrare l'uguaglianza tecnologica del Giappone
con la Germania e gli altri paesi occidentali. Questa passione
e questo orgoglio continuano ad essere trasmessi oggi negli
obiettivi EF Canon, che sono la cristallizzazione delle più
recenti tecnologie e di una maestria senza compromessi.
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La sfida della
tecnologia
La sfida di costruire un obiettivo resistente
Cambia la concezione degli obiettivi con il nuovo elemento ottico DO
Una sfida del team tecnico di Canon al futuro della tecnologia ottica
L'ultra teleobiettivo EF 400 mm f/4 DO IS USM capovolge la
vecchia e pesante immagine dei teleobiettivi che pende sul
suo capo, realizzando un design notevolmente più leggero e
compatto rispetto ai modelli convenzionali. Dietro l'apparenza
delle nuove lenti “DO (elementi ottici diffrattivi multistrato)”,
usate in questo obiettivo, si celano gli audaci sforzi dei
membri del team di produzione e sviluppo di Canon.
Nella metà degli anni '90 dello scorso secolo, alcuni dei
giovani ingegneri ottici di Canon notarono le possibilità
disponibili per un nuovo sistema ottico con "elementi ottici
diffrattivi" che applicano "l'ottica ondulatoria", un modo di
trattare la luce come onde. Gli elementi ottici diffrattivi sono
noti per la capacità di compensare molto meglio l'aberrazione
del colore rispetto agli elementi ottici tradizionali, di modo
che gli ingegneri pensarono che, utilizzando elementi ottici
diffrattivi nei teleobiettivi, sarebbe stato possibile progettare
obiettivi più piccoli e leggeri, dotandoli, allo stesso tempo, di
una compensazione dell'aberrazione del colore molto efficace.
Tuttavia, l'elemento ottico diffrattivo monostrato esistente
all'epoca provocava molti bagliori non necessari (riflessi di
diffrazione), se si scattavano fotografie utilizzando la luce
naturale e non era pertanto utilizzabile per gli obiettivi
fotografici. Uno degli ingegneri che stavano lavorando al
progetto commentò riguardo al dubbio del team di
progettazione in questi termini: "Tutto ciò che stavamo
tentando di fare non era mai stato provato prima. Ad esempio,
avevamo incontrato molti problemi nel tentativo di risolvere
le formule complesse per calcolare accuratamente il riflesso di
diffrazione e stabilire tecniche di rimozione del colore per
ciascun caso di diffrazione e metodi per la correzione
dell'aberrazione cromatica". In conseguenza degli sforzi
persistenti del team, tuttavia, il primo prototipo per l'obiettivo
"DO" con una costruzione multistrato originale fu prodotto
cinque anni dopo l'avvio del progetto, riuscendo a rendere
quasi tutta la luce che entrava nell'obiettivo utilizzabile per
scopi fotografici.
Contemporaneamente, il team di produzione stava lavorando
in tandem con il team di progettazione per sviluppare
tecniche per produrre in serie i nuovi elementi. Ad esempio,
un elemento ottico diffrattivo presenta un reticolo di
diffrazione che si trova ad un'altezza di 10 micro-millimetri in
un cerchio concentrico. I due team riuscirono a creare con
successo questa forma molto precisa migliorando
enormemente la tecnologia, l'accuratezza e la lavorazione
delle lenti asferiche, che furono utilizzate per produrre gli
obiettivi EF. Mentre i normali stampi degli obiettivi
presentano superfici smerigliate sul lato dell'obiettivo, le
superfici degli stampi per il reticolo di diffrazione
richiedevano un modello concavo-convesso, pertanto
smerigliarli era fuori discussione. Al fine di risolvere questo
problema, i tecnici svilupparono uno strumento di
microlavorazione tridimensionale a precisione ultra elevata
che poteva essere controllato nell'ordine di svariati nanometri,
al fine di produrre una superficie dell'obiettivo solo tagliata,
non smerigliata o lucidata. Non solo, venne incorporata anche
una nuova tecnologia di posizione a precisione ultra elevata,
su scala di micrometri, per unire gli elementi ottici diffrattivi
l'uno con l'altro, un aspetto chiave del progetto. Ci vollero
cinque anni per stabilire questo sistema di produzione in
serie. Il risultato degli intensi sforzi del team di progettazione
e di quello produzione fu l'obiettivo "DO", il primo obiettivo
fotografico al mondo ad incorporare elementi ottici diffrattivi.
In passato, Canon si è impegnata nello sviluppo di elementi
ottici avanzati come le lenti alla fluorite e le lenti asferiche
grandangolari e, incorporandoli immediatamente nei prodotti,
ha lavorato per aumentare le prestazioni dei suoi sistemi
ottici, ma di tutte queste realizzazioni è probabilmente
l'obiettivo DO che ha le possibilità maggiori di far ruotare su
di sé il mondo degli obiettivi intercambiabili. Queste
tecnologie continuano ad essere sviluppate grazie a
quell'atmosfera di sfida tra gli ingegneri di Canon, tramandata
nel corso degli anni, una sfida che andrà avanti poiché Canon
continuerà a sviluppare tecnologie nuove e innovative.
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La sfida della
tecnologia
I migliori obiettivi sulle spalle degli uomini
Una lente smerigliata nell'ordine delle particelle nucleari
L'abilità degli operai specializzati fornisce degli obiettivi EF con
prestazioni elevate.
Gli obiettivi EF vantano una risoluzione ultra elevata e una
qualità dell'immagine con un contrasto molto alto. Dietro la
realizzazione di tali livelli elevati di prestazioni, vi sono i
progressi compiuti nella tecnologia del design che utilizza
computer e software per progettazione, essi stessi oggetto di
implacabili progressi. Tuttavia, indipendentemente da quanto
possa essere avanzata o recente la tecnologia che un
ingegnere utilizza per progettare un sistema ottico di
prestazioni elevate, se le lenti che devono essere prodotte in
serie non sono smerigliate e lucidate con una precisione
molto elevata, la prestazione ottica prefissata non può essere
raggiunta. Per questa ragione, le lenti smerigliate e lucidate
vengono ispezionate mediante uno strumento di riferimento
noto come "standard prototipo", realizzato tramite l'abilità di
un esperto in smerigliatura, un'abilità che oggi si dice abbia
poco o nulla a che vedere con la tecnologia.
Lo standard prototipo è in realtà un obiettivo speciale che
contiene un'immagine allo specchio delle parti convesse e
concave della lente smerigliata. Si potrebbe pensare ad una
barra di circa un metro in base alla quale viene misurato
l'obiettivo. Qualsiasi differenza nella curvatura delle superfici
dello standard prototipo e della lente smerigliata provoca la
comparsa di modelli a strisce chiamati anelli di Newton.
Questi anelli sono utilizzati per giudicare la precisione con la
quale la lente è stata smerigliata (una minore smerigliatura
indica un maggior grado di precisione). Perché lo standard
prototipo lavori come una barra di un metro in questo modo,
comunque, deve essere stato smerigliato con standard
estremamente esatti, nell'ordine di meno di 0,03 micrometri
per la rotondità (3/100.000 di un millimetro) e ± 1
micrometro per il raggio di curvatura. Tuttavia, questo livello
di precisione non può essere raggiunto semplicemente
componendo alcuni numeri su un computer. Come sostiene
un esperto in smerigliatura, "la condizione della smerigliatura
dell'obiettivo è giudicata osservando il colore e la forma degli
anelli di Newton e la macchina di smerigliatura è regolata di
conseguenza. È un processo molto difficile". In altre parole,
non sono altro che la conoscenza stessa dell'esperto in
smerigliatura e la sua "sensibilità" che rendono possibile
smerigliare la lente con una precisione non ottenibile con una
macchina utensile.
Questi esperti realizzano lenti smerigliate e lucidate secondo
fattori minuziosi, come la determinazione delle condizioni
della superficie ponendo le proprie mani sulla macchina di
smerigliatura quando è in funzione e la mettono a punto di
conseguenza o la regolazione della quantità di smerigliatura
rilevando la quantità di rigonfiamento del vetro a seguito del
calore sprigionato dalla smerigliatura. Tra le mani di questi
esperti, la ruvidità superficiale dello standard prototipo finito
otteneva una finezza misurata in angstrom o nella grandezza
di particelle atomiche (un angstrom equivale a 1/10
miliardesimo di metro). Ciò è possibile soltanto per un
operaio specializzato molto esperto e non è certamente il
lavoro di un tipico esperto in smerigliatura.
Gli standard prototipo che vengono lucidati per l'utilizzo con
l'attrezzatura ottica sono prodotti in oltre 3.000 varietà, che
vanno da un raggio di curvatura inferiore a 1 mm a infinito
(superficie piana), ma altri ancora sono realizzati per
rispondere alle richieste continue del piano produttivo.
La tecnologia Canon, che ha creato così tanti e notevoli
obiettivi, è stata resa possibile soltanto dall'abilità degli esperti
in smerigliatura, il che trasforma il concetto della
progettazione in un oggetto reale. Gli obiettivi Canon, aprendo
nuove vie nel mondo dell'elaborazione delle immagini, fanno
derivare i loro livelli senza rivali dal lavoro artigianale delle
persone che li realizzano.
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Gli obiettivi L
Dove i sogni sono chiari come il
cristallo.
La linea rosso chiaro impressa sul barilotto degli obiettivi. E una L per "lusso".
L'obiettivo Canon EF della serie L possiede un livello di qualità sufficientemente elevato per essere chiamato professionale,
progettato per comprendere una prestazione innovatrice dell'immagine, una notevole operabilità e una resistenza al tempo e
all'invecchiamento.
"L". Questo nome è riservato soltanto a quei pochi obiettivi che possono rispondere a rigorosi standard di prestazioni,
che utilizzano lenti alla fluorite (un cristallo artificiale) e presentano una superficie asferica smerigliata e lucidata,
lenti UD o super UD oppure altri materiali ottici speciali.
Un design ottico che non scende a compromessi con la teoria ottica e le tecnologie dell'ingegneria di precisione,
radicate nella tradizione ma ugualmente all'avanguardia.
Il risultato della nostra ricerca implacabile di questi ideali è la serie L degli obiettivi EF Canon.
La sfida della
tecnologia
La serie L: il frutto della tecnologia degli obiettivi
La sfida infinita - La storia degli obiettivi Canon
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La sfida infinita - La storia degli obiettivi Canon
La storia degli obiettivi Canon ha subito svariate transizioni, dal
telemetro alla serie R, alla serie FL, alla serie FD fino alla serie
EF. Indipendentemente dall'epoca, Canon ha sempre focalizzato
l'attenzione su uno sviluppo che ricerca un'evoluzione ulteriore.
Lenti asferiche, lenti alla fluorite, obiettivi USM, IS e DO e altre
nuove tecnologie sono attivamente incorporate, consentendo a
Canon di mantenere la sua posizione di leader mondiale nello
sviluppo degli obiettivi.
Saranno presentati di seguito alcuni dei nostri obiettivi che
hanno lasciato il segno nella storia dello sviluppo degli obiettivi.
1961
Canon 50 mm f/0,95
1946
Nel 1961 fu messo in commercio l'obiettivo 50 mm f/0,95 che vantava
l'apertura più grande rispetto a qualsiasi obiettivo per fotocamera al
mondo. Questo obiettivo leggendario ottenne la reputazione di essere più
luminoso rispetto all'occhio umano e rafforzò ulteriormente la posizione
internazionale di Canon.
1964
Serenar 50 mm f/3,5!
Canon iniziò a lavorare per la prima volta sugli obiettivi non molto
tempo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sviluppato e
prodotto completamente all'interno dell'azienda, il primo obiettivo a
vedere la luce fu il Serenar 50 mm f/3,5. Serenar significa "chiaro", a
simboleggiare la chiarezza alla quale mirava il team di sviluppo.
1951
Serenar 50 mm f/1,8!
Cinque anni dopo l'inizio della produzione, nacque un obiettivo che
potrebbe veramente essere definito un classico. Prendendo un
obiettivo tipo Gauss (uno dei principali tipi di costruzione degli
obiettivi) e sviluppandolo ulteriormente, riuscimmo ad ottenere una
prestazione di elaborazione delle immagini chiara come il cristallo
anche ad apertura massima. I progettisti di obiettivi di tutto il mondo
furono stupefatti dal risultato e gli obiettivi Canon ottennero subito
un riconoscimento per la loro qualità elevata.
FL 19 mm f/3,5
Questo obiettivo super grandangolare da 19 mm vantava il più
grande angolo di visualizzazione rispetto a qualsiasi obiettivo per
fotocamere reflex monobiettivo di allora. La disposizione simmetrica
del sistema ottico con elementi di lenti concave nella parte anteriore
e posteriore ed elementi di lenti convesse al centro rese possibile
eliminare la distorsione, la differenza cromatica di ingrandimento e
l'aberrazione cromatica, nota come astigmatismo. Le lenti concave
aiutano ad ottenere una illuminazione periferica sufficiente fornendo
allo stesso tempo un super grandangolo. Si era detto spesso come
fosse difficile ottenere un obiettivo di piccole dimensioni, correggere
l'aberrazione sferica e fornire una luminosità sufficiente da angolo
ad angolo con questo tipo di sistema ottico, ma l'FL 19 mm f/3,5
riuscì a fare tutto questo grazie all'incorporazione del gruppo di lenti
convesse. Fu venduto con un mirino speciale, poiché attaccare la
lente richiedeva un sollevamento dello specchio, e venne anche
utilizzato per ritratti di figure femminili con un effetto leggermente
surreale.
1969
1953
FL-F 300 mm f/5,6
Serenar 100 mm f/3,5
Il primo obiettivo Canon 100 mm fu il Triotar con messa a fuoco
lunga tipo f/4 e una costruzione di tre elementi di lenti in tre gruppi.
Il successo arrivò con il teleobiettivo tipo 100 mm f/3,5 con cinque
elementi di lenti in quattro gruppi: un teleobiettivo leggero, compatto
e medio di soli 69,5 mm di lunghezza, 205 g/7,2 once di peso e con
un diametro massimo di 44 mm. Il modello II fu ulteriormente
ridotto nel peso a 184 g/6,5 once diventando un successo tra gli
appassionati di fotocamere.
Da subito, Canon intraprese alcune ricerche per trasformare la
fluorite, che presenta caratteristiche non possedute da un vetro ottico,
in un materiale idoneo per gli obiettivi delle fotocamere. La fluorite
naturale, tuttavia, è difficile da trovare ed è piena di impurità, cosa
che ne rende impossibile l'utilizzo in un obiettivo. Canon riuscì a
vincere la concorrenza nello sviluppo di tecniche per eliminare le
impurità e far crescere artificialmente i cristalli. Il primo obiettivo al
mondo ad utilizzare la fluorite fu l'FL-F 300 mm f/5,6. Non soltanto
la fluorite riusciva a eliminare l'aberrazione del colore, ma rendeva
anche possibile progettare obiettivi più corti. Questo teleobiettivo
compatto da 300 mm risultò estremamente innovativo per la sua
epoca. Gli elementi di lenti alla fluorite sono stati incorporati in
molti obiettivi EF, così come in molti super teleobiettivi a prestazioni
elevate della serie L.
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1971
1975
FD 55 mm f/1,2 AL
Il 1971 vide la nascita della F-1, una fotocamera reflex monobiettivo a
sistema reale con specifiche professionali, accompagnata dagli obiettivi
della serie FD, che ricevettero una considerazione elevata per le loro
prestazioni ottiche, incluso il contrasto alto, la nitidezza e il notevole
bilanciamento del colore, come pure per l'eccellente prestazione
meccanica e la facilità d'uso. L'FD 55 mm f/1,2 AL fu il primo obiettivo
asferico al mondo a supportare la visualizzazione e il controllo di autoapertura del diaframma della fotocamera reflex monobiettivo. I raggi di
luce penetranti dal bordo di un obiettivo asferico sono rifratti in modo
differente rispetto a quelli passanti attraverso il centro. Per questa ragione,
la posizione della messa a fuoco diventa disallineata causando
l'aberrazione sferica, che negli obiettivi ad apertura ampia può portare a
fenomeni di riflessione. Gli obiettivi asferici risolvono questo problema
senza riflessi ad apertura massima, ottenendo, comunque, allo stesso
tempo, immagini a contrasto alto. Canon doveva sviluppare le macchine
utensili necessarie per realizzare questi obiettivi. L'incorporazione delle
nuove tecnologie nei prodotti è il risultato dello sviluppo costante,
dall'inizio alla fine.
FD 400 mm f/4,5 SSC
Poiché i teleobiettivi convenzionali richiedevano l'estensione dell'intero
obiettivo durante la messa a fuoco, la struttura meccanica diventava
inevitabilmente molto grande. Tuttavia, questo obiettivo adottava un
sistema di messa a fuoco posteriore in cui soltanto parte dell'obiettivo si
muoveva durante la messa a fuoco, offrendo, pertanto, una facile
operabilità. Un'altra caratteristica era rappresentata dal sistema del passo
della messa a fuoco, che focalizzava il soggetto lentamente per scatti
distanti e in modo rapido per distanze ravvicinate, proprio come l'occhio
umano. Inoltre, era compatto e leggero. Il sistema di messa a fuoco
posteriore è stato da allora utilizzato in molti obiettivi e ha contribuito
enormemente alla creazione della messa a fuoco automatica utilizzata
negli obiettivi EF.
1982
1973
TS 35 mm f/2,8 SSC
Nuovo FD 14 mm f/2,8L
Questo obiettivo fu il primo modello per fotocamera 35 mm con
funzionalità di basculaggio orizzontale e decentramento verticale, ideale
per la fotografia architettonica e commerciale, che fino ad allora era stata
monopolizzata dalle fotocamere a banco ottico a grande formato. Questo
obiettivo costituì il trampolino di lancio della serie EF TS-E.
Questo obiettivo presentava l'angolo più ampio nella serie degli obiettivi
FD e utilizzava elementi di lenti asferiche per eliminare la distorsione.
Canon sviluppò il software per progettare lenti asferiche tramite
computer. Fu necessario partire con le tecnologie basilari e periferiche al
fine di continuare a produrre tecnologie d'avanguardia.
1973
1989
FD 35-70 mm f/2,8-3,5 SSC
Questo obiettivo fu un pioniere negli obiettivi a zoom corto, grazie al suo
design del gruppo a due lenti, esclusivo e semplice. Era dotato di una
costruzione con barilotto precisa in cui lo zoom muoveva i gruppi lenti
anteriori e posteriori contemporaneamente in modo non lineare, con le
posizioni dei gruppi lenti anteriori e posteriori che si muovevano
separatamente nei grandangoli e si riunivano negli angoli del
teleobiettivo, ma senza che il barilotto cambiasse la lunghezza. Inoltre, il
diaframma nel gruppo lenti posteriore si muoveva con esso e il diametro
di apertura cambiava a seconda dello zoom. Non solo, questo obiettivo fu
anche dotato di un meccanismo macro. Si trattava di un obiettivo
veramente innovativo. A quel tempo, si diceva che gli obiettivi zoom
mancassero di qualcosa a confronto degli obiettivi a focale fissa ed erano
pertanto raramente utilizzati dai fotografi professionisti, ma quando
questo obiettivo dimostrò di poter garantire prestazioni eccezionali,
diventò un pezzo standard dell'attrezzatura di un professionista.
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EF 50 mm f/1,0L USM
Questo obiettivo standard vantava la più grande apertura rispetto a
qualsiasi fotocamera 35 mm reflex monobiettivo in commercio. Con due
elementi smerigliati e lucidati e quattro elementi di lenti di vetro
refrattive a indice gh, era in grado di fornire una notevole prestazione di
elaborazione delle immagini con contrasto elevato e riflessione minima,
anche alla massima apertura di f/1,0. Il meccanismo flottante aiutava a
mantenere una qualità di immagine elevata anche a distanze di messa a
fuoco ravvicinate, mentre la funzione di messa a fuoco manuale
elettronica consentiva una messa a fuoco manuale sempre possibile con
un contatto molto leggero anche nella modalità di messa a fuoco
automatica. Ciò contribuì a migliorare la già rapida e veloce messa a
fuoco automatica che impiegava USM ad anello (motore a ultrasuoni) per
l'azionamento.
La sfida infinita - La storia degli obiettivi Canon
1995
2001
EF 75-300 mm f/4-5,6 IS USM
EF 400 mm f/4 DO IS USM
Questo fu il primo teleobiettivo intercambiabile per le fotocamere reflex
monobiettivo dotato di una funzione di stabilizzazione delle immagini.
Una coppia di sensori giroscopici rileva il movimento della fotocamera e
muove l'ottica correttiva (il secondo gruppo lenti) nella direzione opposta
per cancellare ogni possibile effetto mosso dell'immagine, rendendolo per
queste caratteristiche un obiettivo innovativo. L'effetto di stabilizzazione
delle immagini è buono per l'equivalente di 2/60 di secondo.* La messa a
fuoco automatica silenziosa è realizzata attraverso l'utilizzo di un micro
USM per l'azionamento della messa a fuoco automatica
L'EF 400 mm f/4 DO IS USM è un super teleobiettivo che incorpora in
una parte del sistema ottico la lente "DO" Canon. Se confrontato con
obiettivi che presentano le stesse specifiche di design e utilizzano solo
elementi ottici refrattivi, non soltanto mantiene la stessa qualità di
immagine elevata, ma offre anche una lunghezza più corta del 27% e un
peso più leggero del 31%. Questo obiettivo è dotato anche di un
meccanismo di stabilizzazione delle immagini che corregge l'effetto
mosso durante la fotografia manuale per l'equivalente di 2/60 di
secondo*, nonché una funzione AF Stop e una costruzione anti-polvere e
anti-sgocciolamento che le conferiscono le medesime prestazioni del
super teleobiettivo L IS.
* Basato su una velocità dell'otturatore di "1/lunghezza focale" secondi, considerato il
limite per la fotografia manuale senza stabilizzazione delle immagini.
* Basato su una velocità dell'otturatore di "1/lunghezza focale" secondi, considerato il
limite per la fotografia manuale senza stabilizzazione delle immagini.
1999
La nascita degli obiettivi EF
EF 300 mm f/2,8L IS USM
Questo obiettivo ha ottenuto una reputazione talmente elevata da essere
noto come il simbolo degli obiettivi professionali Canon. Nel 1974, venne
creato l'obiettivo alla fluorite FL 300 mm f/2,8 SSC, un teleobiettivo a
prestazioni elevate che utilizzava per la prima volta al mondo la fluorite
in un obiettivo per fotocamera a grande apertura. Questo obiettivo aprì
nuove strade che furono seguite dall'FD 300 mm f/2,8 SSC e dall'EF 300
mm f/2,8L IS USM. Le sue prestazioni innovative hanno prodotto
numerose fotografie classiche nel campo dello sport, del giornalismo e
della pubblicità. L'obiettivo EF 300 mm f/2,8L IS USM è dotato di un
meccanismo di stabilizzazione delle immagini in grado di migliorare
notevolmente la mobilità. Il sistema ottico raggiunge una notevole qualità
dell'immagine grazie all'inclusione di un elemento di lenti alla fluorite e
di due elementi di lenti UD. Il peso ridotto nel gruppo lenti di messa a
fuoco e i miglioramenti apportati all'algoritmo di azionamento della
messa a fuoco automatica rendono la messa a fuoco automatica
estremamente veloce, mentre le funzioni aggiuntive comprendono una
nuova funzione che realizza regolazioni istantanee della messa a fuoco
così come una nuova funzione di arresto della messa a fuoco automatica.
L'uso del magnesio e di un sistema ottico di peso più leggero
conferiscono all'obiettivo un peso generale ridotto in confronto ai modelli
precedenti, mentre la gomma utilizzata sull'innesto e gli interruttori
forniscono all'obiettivo notevoli caratteristiche anti-polvere e antisgocciolamento.
Gli obiettivi EF, nati da una ricerca attiva verso le nuove
tecnologie e basata su un bagaglio di competenze acquisito in
60 anni di esperienza nello sviluppo degli obiettivi, hanno
eguagliato o superato le prestazioni ottiche degli obiettivi
della serie FD per raggiungere un nuovo livello di precisione
nella messa a fuoco automatica e nel controllo elettronico
completo, creando il nucleo del sistema della fotocamera
reflex monobiettivo EOS con specifiche di design di nuova
generazione.
Gli obiettivi furono realizzati con un occhio verso il futuro,
non soltanto focalizzando l'attenzione sulla prestazione
dell'immagine ma anche tenendo in considerazione l'intero
sistema, in modo specifico, l'innesto elettronico a diametro
grande, che consente una totale computerizzazione della
comunicazione di dati tra la fotocamera e l'obiettivo, e il
sistema di azionamento del motore dell'obiettivo, che utilizza
un diaframma ad alta precisione guidato in modo
elettromagnetico insieme ad un attuatore ideale di messa a
fuoco automatica (sistema di azionamento) all'interno
dell'obiettivo.
Uno di questi attuatori di messa a fuoco automatica fu il
primo USM al mondo (motore ad ultrasuoni), che fornisce
una coppia elevata senza rumore di funzionamento, è dotato
di notevoli caratteristiche di avvio e di arresto ed è un
attuatore ideale che rende ancora maggiori la velocità della
messa a fuoco automatica e la precisione. L'USM fu incluso
dapprima soltanto negli obiettivi L, ma ora lo si trova in
quasi tutti gli obiettivi EF. Nel 1995, venne sviluppato
l'obiettivo EF 75-300 mm f/4-5,6 IS USM, il primo obiettivo
per fotocamera reflex monobiettivo intercambiabile al mondo
con un meccanismo di stabilizzazione delle immagini
incorporato. Questo meccanismo si trova ora nel super
teleobiettivo L IS, rappresentato dall'EF 300 mm f/2,8L IS
USM, che fonda una categoria di obiettivi completamente
nuova. L'EF 400 mm f/4 DO IS USM, sviluppato nel 2001
con la lente DO, presenta il potenziale intrinseco di
provocare una nuova rivoluzione nel mondo degli obiettivi
intercambiabili.
20
I nostri ricordi... I vostri ricordi
1930
1950
Kwanon
(prototipo)
1960
IIC
L2
III
VT Deluxe
Originale
(Hansa Canon)
IV
1970
RP
F-1
AT-1
R2000
FTb
A-1
L1
AV-1
7
S
IIIA
Fotocamera F-1
con azionamento motore
ad alta velocità
L3
J
1980
RM
IVS
VL
EX AUTO
JS
AE-1 Program
FX
IIA
VL2
NS
Nuova F-1
FP
FTb-N
(ultimo modello)
IID
1940
VIT
AL-1
7S
EF
IVSb
JII
VIL
T50
IIF
JII
Pellix
TX
FT QL
AE-1
P
IVSb2
S
Canon Flex
Nuova fotocamera F-1
con azionamento motore
ad alta velocità
IIS2
SII
Pellix QL
TLb
IID2
IIB
T70
TL
VT
21
EX EE
F-1(ultimo modello)
La storia della fotocamera Canon
1990
T80
2000
EOS 10
EOS 5000
EOS-1V
T90
EOS 700
EOS 55
EOS 30
EOS 10D
EOS 20Da
EOS 300D
EOS-1D Mark II N
T60
EOS 650
EOS 3000 N
EOS 3000V
EOS 5D
EOS·DCS 1/3
EOS 1000
EOS 620
EOS Kiss III L
EOS-1D Mark II
EOS 500N
EOS 30D
EOS 750
EF-M
EOS D30
EOS IX E
EOS 30V/33V
EOS 850
EOS 400D
EOS 100
EOS IX 50
EOS-1D
EOS 630
EOS 1000S
EOS-1Ds Mark II
EOS-3
EOS D60
EOS-1
EOS 5
EOS 20D
EOS 3000
EOS 300V
EOS RT
EOS 500
EOS 300X
EOS D6000/2000
EOS-1Ds
EOS-1N
EOS 350D
Le fotocamere a obiettivo intercambiabile prodotte da Canon a partire dal 1930.
•Tutti i riferimenti ai prodotti con la denominazione Kiss si riferiscono ai modelli giapponesi.
EOS 300
22
Obiettivi bianchi Canon che immortalano un momento di un evento sportivo
23
EF LENS WORK III
Gli occhi di EOS
Settembre 2006, ottava edizione
Casa editrice e
programmazione
Canon Inc. Lens Products Group
Redazione e produzione Canon Inc. Lens Products Group
Tipografia
Nikko Graphic Arts Co., Ltd.
Brasserie Le Solférino/Restaurant de la Maison Fouraise,
Ringraziamenti:
Chatou/
Hippodrome de Marseille Borély/Cyrille Varet Créations, Paris/Jean
Pavie, artisan luthier, Paris/Participation de la Mairie de Paris/JeanMichel OTHONIEL, sculpteur
©Canon Inc. 2003
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