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parliamo di soldi
Mutui fissi
sui minimi,
scende anche
l’Euribor
La preferenza al fisso va prendendo piede,
anche per chi ha sempre optato per il variabile.
g Tratto da www.mondocasablog.com
dell’1 settembre 2011 a cura de Il Sole 24 Ore
a ragione. Gli Eurirs sono scesi di
brutto. L’Irs a 20 anni – utilizzato appunto per i mutui con durata 20 anni
– l’11 aprile 2011 era al 4,16 per cento, oggi
è stato fissato al 3,3 per cento. In conclusione gli 86 punti base persi da questo indicatore sono un risparmio di 7-8 mila euro su un mutuo medio di 150mila euro. Gli
Eurirs – spieghiamo al lettore inesperto –
sono i parametri con cui si aggancia alla
stipula del mutuo il calcolo delle rate dei
mutui a tasso fisso che, unito allo spread
applicato dalla banca determina il Tasso
annuo nominale.
La domanda che ci si pone è questa: oggi,
con gli Eurirs ancora in forte discesa, è
possibile stipulare ottimi mutui a tasso
fisso? I più competitivi partono da un Taeg del 4,7 per cento. Nell’ottica di lungo
periodo non si tratta di un tasso elevato
ma resta distante di ben 70 punti base
dalla soglia di “estrema convenienza” per
E
il fisso che potremmo allineare intorno al
4% sulla base del ragionamento seguito
finora.
C’è, inoltre, la prospettiva che il variabile
scenda ancora: la manovra d’agosto, in
effetti, ha creato confusione anche sul
fronte dei tassi variabili. Forse la cosa è
più chiara se si torna a maggio 2011
quando gli Euribor - gli indici con cui, in
aggiunta dello spread concordato in sede
di stipula, sono calcolate via via le rate
dei mutui a tasso variabile – viaggiavano
in risalita lenta ma costante. E, soprattutto, era previsto un rialzo per i prossimi
tre anni. Lo scorso maggio i future
sull’Euribor a 3 mesi (contratti scambiati
sul mercato Liffe di Londra) proiettavano
l’ “indice dei mutui variabili” al 2% a dicembre 2011, al 2,775% a dicembre 2012,
al 3% (tasso medio negli ultimi 10 anni), a
settembre 2013, e al 3,43% a settembre
2014.
Oggi, invece, dopo la tempesta che ha
sconvolto i mercati a luglio ed agosto,
queste proiezioni sono ribaltate. Quale la
causa? È evidente: il timore che gli Usa
debbano affrontare il rischio di una doppia recessione uniti a una persistente instabilità dei Pigs. A giudicare dai prezzi a
cui vengono scambiati oggi i future
sull’Euribor, questo parametro, fissato da
due sedute consecutive all’1,54%, dovrebbe tornare a scendere nei prossimi
mesi. A dicembre 2011 è visto all’1,3 per
cento. A marzo 2012 all’1,19%, a giugno
2012 all’1,16% per ritornare sui livelli attuali intorno a giugno 2013 e superare la
soglia del 2% dopo la primavera del 2014.
A giugno 2015 dovrebbe portarsi al 2,75%,
ancora un po’ lontano da quel 3% che è la
sua media storica degli ultimi 10 anni.
In sintesi, il mercato sta puntando oggi su
una crescita stentata dell’economia dell’area euro nei prossimi mesi.
Una situazione per cui la Banca centrale
europea sarebbe costretta a raffreddare
l’idea di operare altri rialzi dei tassi di interesse dopo aver alzato nel corso del
2011 il tasso di riferimento dall’1 all’1,5%
in due tranche.
Se si rivelerà reale l’ipotesi letta dietro i
contratti future sul mercato londinese Liffe, i tassi variabili (a parità di spread) risulteranno ancor più bassi rispetto alle
soglie attuali (il miglior variabile a 20 anni
si stipula intorno a un Taeg del 2,7%).
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