maratona di roma 2013

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maratona di roma 2013
MARATONA DI ROMA 2013
Scritto da Graziano Battaglia
Venerdì 22 Marzo 2013 08:20 - Ultimo aggiornamento Venerdì 22 Marzo 2013 09:15
Maratona di Roma 2013...il 2002 Marathon Club c'era!
Michele Rigamonti chiude magistralmente in 2h 52'
L'architetto Pierluigi Pastori, galvanizzato dalla sua prima esperienza in maratona ci racconta la
sua esperienza.
ROMA 2013
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Mi è stato chiesto di raccontare a tutti gli amici runners la mia avventura alla recente maratona
di Roma.
Come iniziare è davvero un dilemma … e allora decido di partire dalla fine dei 42,195 km; o
meglio: quarantaduemilacentonovantacinquemetri! Ecco, così la distanza e le emozioni che ho
provato sono rappresentate meglio.
Personalmente è stata la prima volta che mi cimentavo sulla distanza di Filippide e devo dire
che tutto è nato un po’ per scherzo una volta terminato il sentiero Valtellina del 2012. In quel
periodo non avevo bene in mente cosa aspettarmi dalla corsa o come avrei dovuto affrontare la
preparazione, ma le idee hanno iniziato a farsi avanti da sole man mano che i giorni passavano
ed i chilometri scorrevano sotto ai miei piedi.
Prima di tutto ho chiesto consigli all’amico-collega Paolo Del Vò che ha saputo indirizzarmi su
tabelle di allenamento apparentemente impossibili, ma che settimana dopo settimana
rappresentavano una sfida da portare a termine. Ecco, appunto, la prima sfida è stata rientrare
in un peso consono alla corsa che mi accingevo ad affrontare; non che ero da buttare via, ma la
bilancia segna un -8,5 Kg da fine settembre ad oggi.
A gennaio sono iniziati i veri allenamenti che mi portavano progressivamente ad allungare la
distanza percorsa, ed è in questa fase che ho iniziato a fare delle ipotesi sulla maratona, ma
soprattutto a formulare delle aspettative su come mi sarebbe piaciuto terminare la corsa. I tempi
in allenamento dicevano 4’50’’ al Km, ma realisticamente ho sempre sognato di percorrere bene
tutta la distanza con un occhio di riguardo al fatidico MURO del trentacinquesimo chilometro.
Prima un lungo di 37 Km mai affrontato in precedenza e poi, a due settimane dal grande giorno
un allenamento che ho sempre temuto per tutta la preparazione: al mattino: 11 km a (RG+15) +
10 km (RG-5); alla sera 11 km a (RG+15) + 10 km (RG-5); in mezzo: pasto normale ipoglicidico
(ovvero una bistecca di tacchino, una mela ed un uovo).
Ma alla fine anche questa sfida è stata superata con un tempo di 1h40’ la prima mezza ed 1h42’
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la seconda.
Ormai gennaio era alle spalle con i suoi 235 km, ed anche il gelido febbraio con i suoi 266 km
era giunto a termine; mi aspettava una settimana di puro relax per riscoprire il piacere di
correre, ed anche il clima ha fatto il suo con delle giornate più lunghe ed un sole meraviglioso.
Sabato 16 marzo la partenza per la Capitale con un po’ di ansia a causa dell’incertezza
sull’effettiva partenza della maratona, dovuta per la concomitante elezione del nuovo Pontefice
(la scorsa New York insegna); ma gli organizzatori sono stati magnifici e tutto è andato come
doveva andare, solo una minima variazione del percorso che mi ha privato dell’opportunità di
correre in San Pietro, ma poco male.
Albergo vicino ai Fori Imperiali, non sia mai che prima della partenza vado perso per Roma.
Finalmente alla sera mi concedo una doppia porzione di pasta e poi a letto presto, l’idea è di
entrare per primo nella mia griglia di partenza; visto che sono alla prima maratona mi hanno
messo in una posizione allucinante: non riuscivo a vedere neanche il gonfiabile della partenza!
Ore 5:30 sveglia! Ma a dire il vero non c’è né stato bisogno, la tensione per la gara ha fatto le
veci dell’orologio per tutta la notte.
Un’abbondante colazione con fette biscottate, marmellata e miele, e un caffè doppio. Mi vesto
con estrema meticolosità, neanche dovessi andare nello spazio. Clima perfetto, nuvoloso ma
non piove. Decido di mettere la maglia termica a maniche corte sotto la mitica (non ho mai
indossato prima una divisa ufficiale) canottiera del 2002marathon nuova di pacca, senza ne
guanti, ne fascia per il collo. Prendo il mio zaino che ho preparato scrupolosamente la sera
prima, e mi incammino verso il camion per il deposito borse.
Ore 7:00. Sono davanti ai cancelli che mi porteranno nella mia griglia di partenza, apriranno
solamente tra un ora e mezza, ma non sono il primo. Pazienza, faccio conversazione con alcuni
ragazzi dello staff ed un runner romano che ha deciso di rimettersi in gioco dopo quattordici
anni dalla sua ultima maratona.
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Ore 8:30. Aperti i cancelli, via corsicchiando al nastro di partenza, ci hanno fatto fare tutto il giro
del Colosseo! E qui che impressione; come detto non si vedeva nemmeno il gonfiabile della
partenza. Davanti a me almeno settemila corridori e, via via che il tempo passava, altrettanti
dietro. Non mi scoraggio, ripenso a come ho impostato la corsa, dove troverò i ristori e quando
prendere gli integratori.
Ore 9:27. Accendo il mio Nike+ e con sorpresa prendo subito il segnale GPS (al Valtellina ho
iniziato senza segnale). Tolgono i nastri e lo staff si fa da parte per farci accodare al gruppo. E lì
il colpo di genio … inizio ad intrufolandomi sempre più davanti con la scusa di dover andare in
bagno, lo so, non si fa, ma tantè …
Ore 9:30. VIAAAAAAAA
Si parte in pianura, ovviamente sul sanpietrino che è il tratto caratteristico di questa maratona, e
dopo pochissimo arrivo in piazza Venezia, giro a sinistra fiancheggiando l’altare della Patria, qui
è subito salita, ma sono all’inizio e la mia preoccupazione è quella di liberarmi dal traffico che si
snoda lungo la strada. Probabilmente, devo ammettere, sono io ad intralciare i runners più
veloci, visto che la mia tattica di partenza mi ha portato molto avanti; ma non mi faccio prendere
dalla troppa foga iniziale, mi porto in zona laterale e cerco di trovare subito il ritmo che ho
deciso di mantenere: quattroecinquanta al chilometro. Il percorso è tutt’altro che pianeggiante
(in effetti se pensiamo ai sette colli …) ed ora sono in discesa per poi risalire fino ai 2200 metri
quando fiancheggio il Circo Massimo. Finalmente scollino e vedo una misteriosissima Piramide,
mai mi ero spinto tanto a sud nelle mie precedenti visite a Roma … qui termina il sanpietrino e
improvvisamente i chilometri diventano veloci, con asfalto perfetto e leggera discesa, il traffico
ora è scorrevole, ci sono ampi spazi e le posizioni si sono delineate. Tenere il ritmo che avevo
programmato è molto difficile ed i pacemaker delle 3h30’ non si vedono. Il pubblico a bordo
strada mi da’ una carica enorme, c’è gente di ogni nazionalità che tifa proprio per me, o almeno
faccio finta di crederlo.
Al quinto chilometro il primo rifornimento, mi sono imposto di bere un po’ di acqua a tutti i
rifornimenti anche se apparentemente non ho sete. Sono nel tratto più a sud del percorso e
bruscamente si cambia direzione attraversando per la prima volta il Tevere utilizzando il ponte
Marconi. Non posso scrivere esplicitamente la scena che ho visto passando sul ponte, ma la
frase di un runner romano che in dialetto ricordava a quelli fermi sul ponte che “il Tevere stava
già pieno” mi resterà per sempre impressa nella memoria.
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Naturalmente tornando verso il centro di Roma il sanpietrino torna padrone. Questo è un tratto
di strada curvilineo perché si costeggia il fiume per circa tre chilometri e poi, magicamente,
ricompare l’asfalto con una splendida visuale su Castel Sant’Angelo alla mia sinistra. Qui mi
sono dato il primo appuntamento con la mia famiglia e devo dire che trovare un volto conosciuto
in mezzo a centinaia di persone che urlano, applaudono, suonano campanacci peggio che alla
Corrida è davvero impagabile. Sono al 15 km, sto bene e sento che le gambe girano senza
fatica, ma ogni iniezione di fiducia che arriva bisogna prenderla.
Riattraverso il Tevere e da qui in avanti correrò insieme ad un fastidiosissimo vento trasversale.
Sono nel punto del tracciato che è stato modificato, pertanto niente San Pietro che tra poche
ore sarà invaso da migliaia di pellegrini venuti a Roma per assistere al primo angelus di Papa
Francesco, ma ora quelle persone sono li per me, e mi spingono al di là di ogni previsione.
Arrivo al primo traguardo, la mezza maratona, guardo il Nike+ e mi sorprendo con un ottimo
1h40’, tre minuti in meno di quello studiato a tavolino. Sto bene, ma sono preoccupato per
“THE WALL”; ma complice l’asfalto veloce di un tratto che, nuovamente, costeggia il fiume mi
dico:”chissenefrega”, e proseguo con il ritmo tenuto fino ad ora.
25 km, la strada inizia a salire, prima dolcemente, poi sempre peggio. Un tornante a destra mi
fa tornare alla mente la planimetria che prima della gara mi sono studiato, capisco di essere nel
punto più a nord e sto per tornare verso il centro, ma le piantine hanno il brutto vizio di non
raccontarti tutto, ed infatti la strada continua a salire. Cielo, le gambe si fanno improvvisamente
pesanti, ma per fortuna attorno al ventottesimo la strada cede ed inizia la discesa. Qui mi passa
un runner che capisco subito ha un buon ritmo e soprattutto esperienza da vendere. Decido di
mettermi in scia, può essere un rischio perché le gambe sono ancora impallate dalla precedente
salita, ma con il senno di poi si è rilevata la scelta vincente.
Insieme a lui, come fedele ombra, torno verso il centro, a piazza Navona mi sono dato il
secondo appuntamento con moglie e figlia; altra iniezione di emozioni, l’adrenalina sale e i
dolori alle giunture scompaiono, qualche curva stretta e a largo Argentina c’è il 35esimo davanti
a Feltrinelli. Ancora un rifornimento non eludibile e siamo a via del Plebiscito, appena il tempo
per un affaccio su piazza Venezia e subito mi riallontano dall’arrivo … curva a sinistra e sono in
via del Corso. Stringo i denti, ormai non conto più quanti chilometri ho già fatto, ma quanti me
ne mancano per finire. Il mio pacemaker personale non molla il ritmo, anzi sotto il Pincio, in
piena Sanpietrino Zone, aumenta la falcata. Entriamo in piazza di Spagna ed ecco sulla sinistra
la scalinata di Trinità dei Monti ma per fortuna questa volta non mi salta in mente di salirci
sopra. Via della Pilotta in salita al 38esimo sul peggior sanpietrino di Roma è cattiveria allo stato
puro. 39 c’è luce e si scende verso piazza Venezia. Sono nuovamente a poche centinai di metri
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dall’arrivo, ma non è finita. Ancora lo strappo del primo km, ancora la discesa …ecco il
quarantesimo, ultimo rifornimento. Sento che sono arrivato, sto bene, uno sguardo al mio pacer
prima di prendere il bicchierino di plastica e capisco che lui non ha intenzione di variare il ritmo,
forse ha ragione, o forse no. Decido di staccarmi e provare la fuga, virata a sinistra, si sale,
Circo Massimo, ancora piazza di Porta Capena, ma stavolta non si va verso viale Ostiense
come all’inizio, si gira a sinistra, forza e coraggio …. manca poco più di un chilometro. Il
Colosseo è lì, ma devo ancora scalarlo. Ora la salita che ho fatto all’inizio per prendere posto in
griglia mi sembra il nostro tanto amato Mortirolo, ma qui di amore non c’è né traccia. Ora è
asfalto. Ultimi 500 metri, discesa … lascio andare le gambe vedo le segnalazioni che mi
incanalano al traguardo. Ancora un istante per un inchino ad un fotografo, e poi dritto a ritirare
la mia medaglia. C’è l’ho fatta, ho vinto la mia sfida in 3h20’10’’.
Spero di avervi trasferito almeno un po’ delle emozioni che i 42,195 chilometri di Roma hanno
impresso nella mia memoria, magari invogliando chi è un po’ dubitante come lo ero io, a
prendere la decisione di correre una maratona.
Ed ora, beh, come si dice: da cosa nasce cosa … ed abbandonare una strada così bella ed
emozionante mi sembra un peccato. Ho già in mente Firenze per il prossimo novembre …
Pierluigi Pastori
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