agorà - Arcidiocesi di L`Aquila
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MERCOLEDÌ 31 MARZO 2010 CULTURA RELIGIONI TEMPO LIBERO SPETTACOLI SPORT AGORÀ A N Z I T U T TO E D I TO R I A L E COSÌ DEL NOCE la mostra SMASCHERÒ L’ATEISMO Ai Musei Vaticani gli arredi sacri terremotati UMBERTO GALEAZZI I n Augusto Del Noce lo studio dell’ateismo assume un valore apologetico del "kerigma" cristiano: le ragioni dell’ateismo – disse –, proposte da più parti, non mi hanno mai convinto, sicché il procedere nella ricerca filosofica mi ha confermato, sempre più criticamente nella fede cattolica. Nel mondo contemporaneo si manifesta, secondo Del Noce, il "carattere postulatorio" ("Il problema dell’ateismo") dell’ateismo, in quanto non è sostenuto da ragioni atte a giustificarlo, ma è frutto, come presupposto indiscutibile, di una scelta precedente l’indagine filosofica sulla realtà. Si tratta di una "postulazione arbitraria", che non nasce da un’evidenza razionale, ma dalla pretesa dell’uomo di non essere quell’essere finito, che è, ma di essere l’assoluto o di farsi assoluto nel futuro: è il rifiuto della condizione creaturale e, quindi, della dipendenza dal Creatore. Sartre ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere l’esito fallimentare della pretesa impossibile ("una passione inutile") dell’uomo di essere o farsi assoluto, riconoscendo che esso non si è creato da solo. Marx, invece, pretende che l’uomo si creerà perfetto, attraverso il lavoro e la prassi politica rivoluzionaria, dando vita ad una società perfetta; come se dicesse: giacché voglio che l’uomo sia creatore di sé, rifiuto il Creatore. Ma il mito della società perfetta è andato incontro alle dure smentite della storia. L’umanesimo ateo di Marx ha lanciato ai credenti una sfida decisiva: noi costruiremo una società perfetta, che eliminerà la religione, creando una sorta di paradiso in terra. Ma dall’esperimento (condotto a prezzo della vita di milioni di persone), invece della società perfetta, è scaturita la patria della disumanizzazione nei suoi molteplici aspetti. Non è semplicemente crollato un muro, ma tutta una visione dell’uomo, della realtà e della storia. Per una filosofia che aveva posto nella verifica storica il criterio di verità, la confutazione è clamorosa e ineludibile. Ciò che doveva confutare la religione è stato smentito e bisogna trarne razionalmente le conseguenze: se il tentativo di confutazione e di eliminazione è fallito, ciò che si intendeva confutare ed eliminare (la religione, il cristianesimo) risulta corroborato. Del Noce ci ha anche insegnato che l’esito disumanizzante dell’esperimento marxista dipende dall’opzione atea (confutando chi crede, senza conoscere i testi, che l’ateismo sia inessenziale nel marxismo). In primo luogo perché il rifiuto ateo è anche negazione di un ordine morale superiore all’arbitrio umano; onde, ponendo come assoluto la futura società perfetta da realizzare, ci si ritiene legittimati a usare qualsiasi mezzo per conseguire la meta agognata. Si ha, così, la totale risoluzione e dissoluzione dell’etica nella politica, che diventa spregiudicata e tende a dar vita al potere totalitario. Inoltre, il rifiuto ateo è rifiuto di quel riconoscimento originario con cui Dio crea ogni essere umano perché lo vuole e lo ama, costituendolo nella sua inalienabile dignità, che esige, prima di tutto, rispetto; così quel rifiuto conduce all’annegamento del singolo uomo, considerato accidentale, nella vita del genere umano, al suo sacrificio per il mito della società perfetta. Perché Marx risolve l’uomo nei rapporti sociali, identifica l’essenza umana con il genere, negandola ai singoli uomini, la cui dignità viene trasferita nella società. ■ Società Digiuno, verso la riscoperta di una virtù PAGINA 29 ■ Intervista Cinquant’anni «russi» e «cristiani» per padre Scalfi PAGINA 30 ■ Classica Così la grande musica ci prepara alla Pasqua PAGINA ■ Auto & Motori Non solo low-cost Guidare bene senza svenarsi 33 PAGINA 35 IDEE. Il parroco della Casa dello studente a un anno dal sisma: «Punire i colpevoli non sia inutile vendetta, ma educazione alla responsabilità» DI BRUNO TARANTINO ra i vari comandi e prescrizioni contenuti nella Bibbia ve n’è uno che può sembrare alquanto strano e inverosimile. Parlando al pio israelita, Dio gli ordina, nel caso dovesse incontrare sulla sua strada l’asino del nemico che si è sperso, su per i monti o tra i dirupi, di prenderlo in custodia e riportarglielo appena possibile in quanto strumento indispensabile al lavoro e quindi anche a una dignitosa sopravvivenza. È un limite alla vendetta. Vi si riconosce che ci sono degli aspetti della vita umana sui quali non c’è vendetta che tenga, aspetti che vanno comunque garantiti, tra questi vi è appunto il lavoro o, almeno, la sua possibilità. È all’interno di questa prospettiva che bisogna mettersi, per inquadrare tutta la problematica circa i crolli eccellenti che vi sono stati durante il terremoto del 6 aprile, e, tra questi, quello ormai tristemente famoso della Casa dello studente. Quei giovani abitavano la mia parrocchia, almeno giuridicamente. Li incontravo ogni volta che uscivo e rientravo da casa, in quanto dovevo percorrere quel tratto di strada su cui si affacciavano le loro sale da studio. A volte ci studiavamo a distanza, qualcuno aveva avuto il coraggio di superare il portale della chiesa. I care, direbbe don Milani. Mi stavano a cuore, non come territorio di conquista, ma come figli affidati alle mie cure pastorali per i quali cercavo, attraverso una fantasia pastorale, approcci capaci di aprire a loro la possibilità dell’incontro con Cristo. Evidentemente non stavano a cuore solo a me, visto quanto si è parlato di quella maledetta Casa dello studente. Alla prima reazione, giusta, di salvare quante più vite possibili, ne è seguiL’ANTICIPAZIONE ta una non meno giusta ma fatta diventare diabolicamente onnicomIl sacerdote testimone della tragedia prensiva: la ricerca dei colpevoli di una simile tragedia. Non che questo Anticipiamo in queste colonne uno stralcio sia sbagliato: i colpevoli, se ci sono, del volume di Bruno Tarantino "Terremoto vanno cercati e puniti, ma non sarà all’Aquila. Io c’ero", in uscita per Marietti questo a ridare la vita a quei ragaz(pagine 96, euro 8,00).Tarantino, nato a Tuglie zi, né basterà questo a rendere più (Lecce) nel 1967, è stato ordinato presbitero sopportabile il dolore dei loro geninel 2001 e svolge il suo ministero pastorale nella arcidiocesi tori e delle persone che li amavano. de L’Aquila. Parroco, già insegnante di religione presso un Nessuna giusta sentenza potrà mai liceo della città, è incaricato della Cattedra biblica aquilana. ridare loro i sogni di quella notte, tanto meno i sogni fatti di giorno, a occhi aperti, sogni questi che, attrapeggio e consegnare l’opera bell’e lavorato alla Casa dello studente, verso un serio percorso di studio, si fatta, disposta a chiudere uno o due all’ospedale, in università, lo avesstavano piano piano trasformando occhi su quella formuletta che sero fatto con la coscienza di chi sta in progetti. Un attimo dopo la più chiudendo ogni capitolato d’appalcontinuando l’opera di Dio, sono severa sentenza di condanna, ci to, dice: completamente finita e in sicuro che di crolli ce ne sarebbero troveremo di nuovo a combattere perfetta opera d’arte? Qui sta la distati molti di meno. Le indagini si con il nostro senso di impotenza e scriminante vera: il lavoro non è più stanno orientando verso i costrutla nostra più profonda solitudine. opera d’arte, ma è qualcosa che sta tori, anello più debole e forse più La priorità, allora, non è quella di tra due parentesi: i tempi di conseimmediato della catena, ma dove ecolpire i colpevoli, ma di educare gli gna e il profitto. Per questo occorre rano i progettisti? Dove le amminiinnocenti. Quando il lavoro è visto punire i colpevoli, ma soprattutto strazioni appaltanti? Dove era la coe vissuto solo come guadagno, cooccorre educare coloro che ancora scienza degli autisti delle betoniere me realizzazione del massimo prosono innocenti, facendo capire che cariche di cemento con sabbia non fitto, coniugato possibilmente al ogni lavoro e tutto il lavoro, non è adeguata? Da chi ha messo il primo minimo impiego di energie, allora è consegna di prodotti per il mercato, timbro a chi ha messo l’ultimo, nesconsequenziale l’ipotesi di omicima collaborazione all’opera creatri- suno ha avuto la grazia di lavorare dio colposo. Non deve crollare alcuce di Dio. Se tutti coloro che hanno da artista?! Possibile che nessuno si na casa perché ci sia il reato, sia ricordato che in quella casa i lopotremmo dire che il reato è ro figli avrebbero dovuto passare i «Se un’amministrazione, in re, nella cosa stessa. Quanloro anni migliori? Possibile che pubblica o privata, statale do un’amministrazione, pubnessuno abbia pensato a un letto blica o privata, un ente, statasicuro per i sogni e gli amori di queo meno, sceglie l’asta le o meno, sceglie, come moste giovani generazioni? Possibile al ribasso, cosa chiede dalità di affidamento dei lache nessuno dei tanti che hanno vori, l’asta al ribasso, cosa costruito l’ospedale si sia ricordato alle ditte se non di arrancare chiede in fondo alle ditte se che lì si va per vivere e non per moalla meno peggio?» non di arrancare alla meno rire? Che l’ospedale rappresenta il T Soccorritori al lavoro tra le macerie della Casa dello studente. Sotto, Bruno Tarantino La lezione dell’Aquila punto di asilo sicuro nel caso di disgrazie e calamità? Che quello è il luogo in cui vedranno la luce i nostri figli? E così si potrebbe dire del tribunale, della prefettura, del municipio e di tante altre strutture miseramente crollate, scosse da un terremoto, violento, bisogna pur riconoscerlo. Ancora una volta è stato il Papa, con una disarmante semplicità, a richiamare questa dimensione altra e alta del lavoro umano. Incontrando un gruppo di studenti presso ciò che restava della Casa dello studente di via XX Settembre, ha detto a uno di questi che studia ingegneria: «Voi dovete ricostruire L’Aquila, fatelo con criterio». La stessa cosa avrebbero detto i miei nonni. Criterio, ossia quella sapienza umana che nasce da un cuore che desidera per gli altri ciò che desidera per se stesso. La giustizia non sfoci nella vendetta, il tempo non scada nella dimenticanza, l’uomo si ricordi che il lavoro lo rende sempre più simile a Dio, il quale non si stanca di ricreare in ogni istante la vita. E forse anche noi preti, prima di benedire un qualsiasi locale od opera pubblica, prima di presenziare a tagli di nastri e brindisi rituali, dovremmo pretendere il rendiconto del lavoro eseguito, da dove si evince che Dio lo avrebbe fatto allo stesso modo, con lo stesso cuore e gli stessi materiali, perché in fondo noi siamo ministri solo suoi, e di nessun altro, e un ministro è significativo e autorevole solo se si fa portavoce di chi lo manda. ◆ Opere "ferite" delle chiese crollate, riemerse ammaccate o scheggiate dalle rovine del sisma che il 6 aprile 2009 ha colpito la provincia dell’Aquila. Quasi duecento i pezzi esposti nella mostra "La memoria e la speranza. Arredi liturgici da salvare nell’Abruzzo del terremoto", che oggi apre i battenti ai Musei Vaticani. Aperto a ingresso gratuito fino al 31 maggio, l’allestimento presenta per la prima volta insieme la tavoletta originale – con un sole d’oro su fondo blu – e il saio di san Bernardino da Siena, con la parte di un reliquiario disperso da anni e ritrovato tra le macerie. E proprio in occasione della mostra la "Madonna" dell’abbazia di Collemaggio è stata messa in sicurezza dall’Istituto centrale per il restauro. Recuperati in modo spesso rocambolesco, gli esemplari scelti fra i tesori del patrimonio storico artistico abruzzese provengono dalla cattedrale dell’Aquila, dall’abbazia di Santa Maria di Collemaggio (dove è sepolto Celestino V, che vi si era ritirato in preghiera), dal convento di San Giuliano (dal 1415 prima sede abruzzese del Movimento dell’osservanza), dal convento e dalla basilica intitolata a san Bernardino, dov’è sepolto, edificata in seguito alla canonizzazione avvenuta nel 1450. Ai visitatori viene proposto di "adottare" con microsponsorizzazioni le opere, che necessitano di restauri urgenti e complessi. (L.Bad.) il libro Macioci, stralci di vita intorno alle scosse ◆ "Terremoto" (Terre di mezzo, pagine 128, euro 10,00) è l’opera prima di Enrico Macioci, scrittore aquilano che parte dal sisma del 2009 per narrare le piccole e grandi scosse che quotidianamente percuotono la vita di ciascuno di noi: la perdita di una persona amata, le abitudini rassicuranti, le amnesie ricorrenti. Dieci racconti ambientati all’Aquila durante il terremoto, che diventano altrettante scene di un’unica rappresentazione corale. Una lite condominiale con le scosse ancora in corso, la perdita della memoria come rimozione del dramma, un uomo che aspetta nella sua casa pericolante il ritorno dei gatti che era solito sfamare: dieci storie frutto di invenzione narrativa eppure realissime, che mettono in scena la sofferenza, la miseria, la crudeltà ma anche la dolcezza, la solidarietà e, in qualche modo, la speranza che scaturiscono tra gli esseri umani in seguito a un evento così totale e devastante. Il libro, in uscita ad un anno dal 6 aprile 2009, affronta con delicatezza questo tema, pur non essendo un libro cronachistico, bensì una raccolta di racconti. Macioci sarà ospite della puntata speciale che "Fahrenheit" dedicherà, su RadioTre venerdì 2 aprile, all’anniversario del sisma dell’Aquila e che sarà trasmessa dalle 15 alle 18, in diretta dal capoluogo abruzzese.