Campo de` fiori 74:1

Transcript

Campo de` fiori 74:1
Ivana
Spagna.
Un angelo
scatenato
Maurizio
Battista.
Sempre più
convinto
XX° Festival
della
Canzone
Romana
Alberto
Poli. Un
viterbese
alla ribalta
Le collane
di Campo
de’ fiori. Il
primo libro
Campo de’ fiori
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SOMMARIO
Editoriale:
Il valore del tempo...................................3
L’intervista:
Ivana Spagna........................................4-5
Maurizio Battista.......................................6
Coeva: l’anti-romanzo..........................7
Curriculum vitae:
Elisa Bucino..............................................8
XX° Festival della Canzone Romana..10
Cantare Napoli in francese.................11
Roma che se n’è andata:
Via Giulia...........................................12-13
Un attimo solo... .................................15
Suonare Suonare:
Guns n’roses......................................16-17
Ecologia e ambiente:
L’invasione delle formiche con le ali.........18
Cinema News:
La strategia degli effetti..........................19
L’ortesi plantare .................................21
Eppure sono torte vere ......................22
Medici specializzandi .........................23
Le guide di Campo de’ fiori:
Montefiascone........................................24
Come eravamo:
Soprannomi, preferisco chiudere qui........25
Una “Fabrica” di ricordi:
Una vendemmia d’oro.............................26
Ass. Artistica IVNA:
Paola D’Ascia..........................................28
L’auto ibrida è già una realtà.............29
Un viterbese alla ribalta.....................30
Il Fumetto:
DNA 2 ...................................................31
Che cos’è il tempo...............................32
Il primo congresso di lavoratori della
terra del Lazio e della Sabina ............33
Alberto VII d’Asburgo a Civita
Castellana............................................34
Fichi, dolci fichi ..................................35
Il mondo del Jazz:
Ella Fitzgerald.........................................36
L’angolo Bon Ton
Le bomboniere.......................................37
Distorsione caviglia............................38
Una cicala inquisita a Tarquinia.........39
Convegno Internazionale sulla
Cattedrale di Civita Castellana...........40
Un viaggio nella solidarietà................41
I Gigli di Castro...................................42
Un’estate d’oro per Dario Guidi..........43
Memorial Luciano Stefanucci.............43
Nel cuore.............................................44
Le storie di Max:
Don Backy..............................................45
Oroscopo..............................................46
La mia famiglia...................................47
La banda di Civita Castellana.............47
Soprannomi fabrichesi........................47
Agenda ...........................................48-49
Messaggi.........................................50-51
I nostri amici ......................................52
Roma com’era.....................................53
Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59
Annunci gratuiti ............................60-61
Numero Unico......................................62
Selezione Offerte Immobiliari.......63-64
Foto di copertina del
Sig. Paolo Antonini
Ecco alcune delle immagini che voi amici di facebook ci avete gentilmente suggerito per la
copertina di questo numero! Tra di esse, come potete vedere, è stata scelta quella del
Sig. Antonini. Terremo in serbo queste altre per eventuali pubblicazioni future.
Grazie e complimenti comunque a tutti!!!!!!!!!!
Foto di Marisa Poliani
Foto di Marci Iron Rapiti
Continuate a seguirci e, se non lo avete ancora fatto, richiedete la nostra amicizia...
Vi terremo aggiornati!!!
Siamo già tantissimi... diventeremo sempre di più!
Campo de’ fiori
OGNI MESE E’: INTERVISTE IN ESCLUSIVA A PROTAGONISTI DEL MONDO
DELLA CULTURA, DELLO SPORT E DELLO SPETTACOLO, VECCHIE STORIE E PERSONAGGI DELLA
NOSTRA TERRA, EVENTI E MANIFESTAZIONI DI ATTUALITA’, UN TUFFO NEL PASSATO CON L’ALBUM DEI RICORDI E MOLTO ALTRO ANCORA...
L’ESTRANEITA’ DALLA POLITICA E LA RICERCA APPASSIONATA DEI CONTENUTI NE DECRETANO
IL SUCCESSO
Campo de’ fiori
PUOI TROVARLO PRESSO TUTTI I NOSTRI SPONSOR ED IN TANTE ALTRE
ATTIVITA’ COMMERCIALI E LUOGHI PUBBLICI DELLA TUA CITTA’!!! OPPURE, PUOI AVERLO
OGNI MESE DIRETTAMENTE A CASA TUA ABBONANDOTI (COMPILA E SPEDISCI IL COUPON
CHE TROVI A PAG. 49)!
Campo de’ fiori
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Il valore del tempo
La vita sfugge veloce e, ciononostante, ci illudiamo che
il nostro viaggio sia tanto lungo, non ci accorgiamo,
invece, che moriamo giorno per giorno! Anche se molto
di essa è già alle nostre spalle ed è come se ci fosse
di Sandro Anselmi
scappata di mano, scivolata via, ci illudiamo sempre
che l’ultimo appuntamento sia lontano.
Non consideriamo, invece, l’imprevedibilità, il caso:
alla fine la vita è un attimo! Mentre diciamo “poco fa” per eludere i tanti giorni
passati, non vediamo di aver sprecato la maggior parte di essi in cose inutili, quando
invece non sarebbero stati neanche sufficienti per le cose necessarie: ricordiamoci
che non si può allungare la brevità del tempo ed il tempo giovane vale più
di quello vecchio! Dovremmo annotare ogni giorno su di un taccuino le ore spese,
ed evidenziare in rosso quante di esse siano state sprecate, o regalate a chi non gli
ha dato alcun valore! Il nostro tempo non ci verrà mai rimborsato, esso è il bene
più prezioso ed è l’unica cosa nostra, solo nostra!
L’A.I.D.I. Accademia Internazionale d’Italia
presenta
Le collane di Campo de’ fiori
E’ con grande soddisfazione e smisurata gioia che annuncio l’uscita
del primo libro della collana Philosophica: Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo, del Prof. Massimo Marsicola. E’ questo un
libro rivolto, per le sue tematiche, agli insegnanti, alle famiglie,
agli istitutori in genere ed ai ragazzi stessi. E’ strumento e metodo indispensabile per l’educazione dei figli, spesso persi tra le
aberrazioni di una società in declino, povera di bene e carica di
male.
Ho conosciuto il Prof. Massimo Marsicola nella primavera del 2009, da subito mi è
apparso persona colta, competente, amabile. Conoscitore delle tematiche filosofiche più alte ed appassionanti, rese con eleganza ed una eloquenza da manuale. Un docente, certo! Ma un docente che oltre ad insegnare le filosofie, ha elaborato un pensiero suo proprio, che da pochi cenni avuti, è un pensiero di svolta epocale! Uno studioso, dunque, ma, soprattutto, un pensatore profondo. Dà
l’impressione di conoscere l’uomo nell’intimo e Dio nei suoi insondabili misteri;
la scienza e la filosofia. Conoscenze che non vuole imporre agli altri, ma soltanto condividere con coloro che, come lui, cercano con cuore sincero la verità. Il suo tratto saliente è una umiltà profonda, disarmante, che ti mette a tuo
agio, che ti conduce nei luoghi della sapienza cercata, amata, vissuta… con leggerezza e
rigore, con trasporto e gratitudine. Ogni atto compiuto dall’uomo, da ogni singolo uomo, ha sempre ripercussioni anche su tutti gli altri, e ciò che fanno gli altri ha ripercussioni su ciascuno. Viviamo in un ambito sistemico, amplificato nella società relazionale della comunicazione. Considerato ciò, diventa necessario contrastare non soltanto i comportamenti
sbagliati, ma soprattutto i modi sbagliati di pensare che sono all’origine di quelli. Si tratta di prospettare una pedagogia nuova, che
affondi le sue radici su di una nuova filosofia ed una nuova antropologia. Tutto ciò è nelle opere già scritte dall’autore, che attendono solo di essere messe a disposizione del pubblico. La pedagogia qui espressa è parte di un pensiero forte che supera di slancio il pensiero debole, il relativismo ed il nichilismo. E’ una pedagogia della speranza. Ed è proprio questo il tempo propizio per presentarla. Un grazie di cuore ad un autore che, in tempi non facili, ha deciso di spendersi anche su questo fronte. Lo scopo non è
solo quello di aiutare chi è in difficoltà, ma di aiutare tutti noi ad uscire da una grave crisi di identità e di valori. La spinta è quella
a costruire attraverso l’educazione, una società migliore, sulla base della responsabilità personale, segno della maturità dell’uomo
e della volontà di gestire la proprio esistenza. Una pedagogia, però, che apre alla trascendenza mettendo come punto fermo il fatto
che l’uomo è, nella sua natura più intima, un essere spirituale, un animale metafisico. D’ora in poi, visti i fallimenti dell’uomo vecchio, appurato che non è con la volontà di potenza che si risolvono i problemi, appare del tutto evidente che l’unica strada praticabile che abbiamo davanti è quella della cura della solidarietà, dell’amore. a ciascuno è chiesto di crescere in questa direzione per
poter dare agli altri quel sé che gli altri si attendono.
Sandro Anselmi
A.I.D.I. Editore
Campo de’ fiori
4
“C’è stato un periodo in cui mi mancava essere mamma, oggi mi farebbe paura”,
la cantante veneta parla di sè in questa intervista
\ätÇt fÑtzÇt âÇ tÇzxÄÉ ávtàxÇtàÉ
La dura gavetta degli esordi, Sanremo, Music Farm, l’esperienza con la Bertè,
l’amore per gli animali, la sua autobiografia...
Mea culpa, mea culpa! Sarei dovuta arrivare prima dell’inizio del concerto per
poter realizzare una bella intervista, con
calma, a tu per tu, ad una delle più grandi cantanti italiane del momento. Invece
non ce l’ho fatta. Ma non potevo arrendermi così! Non capita certo tutti i giorni di
incontrare, e tantomeno di intervistare,
Ivana Spagna! Ed allora sono riuscita a
sapere in quale ristorante si era trattenuta
prima di ripartire per Milano e l’ho seguita.
Partiamo dalle origini. Quale è stato
il suo trampolino di lancio?
Non è stato assolutamente com’ è oggi Xfactor o Amici. Ho iniziato a cantare a dieci
anni, facendo concorsi in giro per i paesi
delle provincie del Veneto. Poi a diciotto
anni la mia passione è diventata anche il
mio lavoro. Ho formato un gruppo (gli
Opera Madre, ndr) insieme a mio fratello
e al mio primo compagno, con il quale mi
esibivo nelle discoteche. E questo è durato dodici anni, la classica gavetta, quella
pesante. Poi abbiamo aperto uno studio di
registrazione dove facevamo jingle pubblicitari per le radio, per la Rai, e così ci mantenevamo. Nel frattempo abbiamo iniziato
ad inventare canzoni, che, non dico per
gioco, ma quasi, andavano a scalare le
vette delle classifiche europee ed ho pensato di farne una tutta per per me. Ed è
nata così, dopo una vita di sacrifici Easy
lady. Il trampolino di lancio me lo sono
creato da sola, anche perché in Italia nessuno voleva produrre questo brano. Anzi,
dicevano che una cantante italiana che si
chiama Spagna e che canta in inglese non
avrebbe avuto mai successo. Posso dire
che nella mia vita non mi è stato regalato
niente. Ho sempre faticato dieci volte
tanto per ottenere qualcosa.
Crede dunque che i ragazzi di oggi
che vogliono intraprendere il mondo
della musica siano avvantaggiati?
Con le trasmissioni che ci sono adesso
sicuramente sì, ma è giusto che ci siano
opportunità per i giovani altrimenti avrebbero più difficoltà ad emergere, come ci
sono sempre state. Ora in un mese sono
già famosi, cosa che prima era impensabile. Questo può essere un bene, ma bisogna vedere come viene gestito dalla per-
sona. Se si perde il contatto con la realtà
e si perde la testa, non dura di sicuro. Se
invece è una persona sensata, che capisce
che questo successo improvviso è grazia
ricevuta e sa rispettare soprattutto il pubblico, che lo ha votato, allora avrà buone
possibilità di andare avanti.
Lei ha partecipato alla trasmissione
Music Farm, come è stata l’esperienza?
Alla fine la ritengo positiva. Perché ho scoperto delle cose che non sapevo di me.
Non mi sarei mai aspettata di riuscire a
portare avanti una convivenza forzata con
altre persone visto che vivo da sola. Dal
punto di vista musicale è stata una gara
con me stessa. Dovevo imparare ogni giorno a cantare canzoni che non sopportavo
e che alla fine riuscivo a farmi piacere perché dovevo saltarci fuori nel migliore dei
modi. E’ stata una scuola.
Nella sua carriera è salita diverse
volte sul palco di Sanremo, come le
ricorda?
Alcune belle altre brutte. La più bella è
stata quella di Gente come noi , la prima
canzone che ho scritto in italiano. Anche
se non ho vinto e sono arrivata terza, sono
stata campione di vendite e per me è
come aver vinto. Me ne ricordo, invece,
una molto brutta. E’ stata nel ’97, l’anno in
cui ho perso mia madre. Avevo scritto una
canzone che si intitolava E che mai sarà.
Sembrava una canzone d’amore, ma era
dedicata a lei e per non influenzare la giuria, l’ho rivelato solo molto tempo dopo. I
media, però, mi hanno massacrata accusandomi di essermi copiata. Ma logicamente in tutti ibrani composti da una stessa persona, c’è un filo conduttore e possono esserci alcune armonie che ritornano.
A proposito. Si è sentita un po’ trascurata da radio e tv, rispetto ad altri
cantanti più o meno bravi e famosi?
Non sono mai stata trattata bene dai
media, neanche quando ero prima nella
europe chart, davanti a Michael Jackson e
a Madonna. Anche in quei casi sono stata
bistrattata. Per me non è stato facile. Ma
la cosa che mi interessa di più è essere
oggi in tournèe e vedere le piazze piene,
sentire il grande affetto che la gente mi
dimostra. Non nego mai autografi, visto
che sono consapevole del fatto che se
sono viva è grazie a loro e secondo me la
gente avverte questo. Forse ultimamente
qualcosa da parte dei media nei miei confronti sta cambiando.
Come è nata la collaborazione con la
Campo de’ fiori
Bertè e pensa che l’abbia cambiata?
No, non mi ha cambiata. E’ stata lei a chiamarmi ed io la ringrazio perché è stata
un’esperienza molto bella per me, divertente. Mi sono affezionata a Loredana
anche se è stato difficile starle vicino perché ha un bel caratterino, ma è sicuramente una grande artista. Le voglio bene
lo stesso anche se a volte ci sono stati dei
battibecchi, delle incomprensioni tra noi.
Nella mia vita sono stata sempre abbastanza comprensiva e riesco a capire
anche Loredana quando a volte ha dei
momenti di nervosismo. Per me è stata
una bella parentesi, son proprio contenta
di averla vissuta.
Siete rimaste amiche?
Amiche non te lo saprei dire, sinceramente, perché non ci sentiamo. Io provo affetto per lei, ma non ci frequentiamo e gli
amici di solito si frequentano. Le voglio
bene, però, ripeto, è molto difficile starle
accanto. Io ho un carattere completamente diverso, ad esempio non sopporto le
parolacce, ma la rispetto, l’ammiro molto e
poi le voglio bene.
Lei è molto vicina anche al mondo dei
bambini. Le manca avere un figlio
suo?
Devo essere onesta fino i fondo? C’è stato
un periodo in cui mi è mancato tanto.
Adesso mi farebbe paura perché so che
sarei una mamma chioccia, lo sono con i
gatti che ho, s’immagini con un bambino
che deve crescere, andare a scuola, avere
la sua autonomia. Sarei stata una mamma
ossessiva, per cui dico: si vede che il
Signore l’ha vista in maniera giusta. Però
sicuramente mi è mancato e quello è un
vuoto che ti resta.
E’ per riempire questo vuoto, allora,
che anche durante i suoi concerti c’è
sempre grande spazio per i più piccoli?
Io li adoro i bambini, se mi si avvicinano
possono farmi qualsiasi cosa, non lo so
cosa mi succede, cado in trans. Riesco a
chiamare amore solo i piccolini che vedo in
giro. Per me la parola amore è difficilissima, ma quando vedo un bambino mi esce
spontanea. Mi fanno una tenerezza infinita. Son sempre impazzita per loro e forse
proprio quando desideri tanto una cosa
non arriva.
Sul palco l’abbiamo visto trasformarsi in continuazione. Dall’angelo della
Donna cannone, alla Mary Poppins,
alla più scatenata Spagna della musica disco anni ’80. Quale di queste
figure la rispecchia?
Io mi trovo bene in mille situazioni, l’importante è che mi piaccia ciò che faccio.
Voglio far divertir la gente, non vado sul
palco solo a cantare, a meno che non sia
un evento particolare.
Voglio pensare di poter
dare il massimo delle
mie possibilità, allora ho
la forza e la voglio di salire sul palcoscenico, non
lo faccio mai pensando
solo di guadagnare.
Voglio divertirmi perché
se mi diverto io so che si
divertono anche gli altri.
Voglio regalare un sorriso a tutti perché la vita è
piena di guai e questo
l’ho capito bene quando
ho perso i
miei genitori,
malati
di
tumore. Ho
vissuto il loro
calvario
girando mille
ospedali e ho
visto tanta
gente
che
soffre ed ha
bisogno
di
sorridere!
Questa vicenda l’ha segnata profondamente anche perché era molto
legata alla sua famiglia, vero?
Molto. Forse non sono riuscita a costruire
una mia famiglia, perché non ho mai
avuto, con un uomo, il rapporto che avevano mio padre e mia madre. Loro si amavano, si rispettavano, litigavano solo per
qualche sciocca questione di gelosia e non
ho mai vissuto nei miei rapporti qualcosa
di così bello. Magari è stato anche per
colpa mia, perché il lavoro e la passione
per il lavoro non mi permettono di dare
abbastanza all’altro. Si vede che questo è
il mio destino: per il momento devo cantare e se ho tanta gioia dal
mio lavoro forse è giusto
che sia penalizzata da
un’altra parte.
C’è un artista, nazionale o internazionale,
dal quale ha preso
spunto all’inizio della
sua carriera o che la
influenza
ancora
5
oggi?
Mi piacciono tantissimo i brani di
Zucchero, ma come personaggio, sul palcoscenico, mi piace da impazzire Renato
Zero. Lo seguivo quando non era ancora
famoso ed andava a fare serate nei locali.
Già adoravo il suo modo di fare spettacolo, di essere istrionico.
Il sogno nel cassetto che non ha
ancora realizzato?
Non ha a che fare con la musica…glielo
dico però: mi piacerebbe realizzare un
ricovero per animali randagi, con tanto
verde, con casette riscaldate ed infermerie
per curarli, legati alla possibilità di adozione e no profit. Ma non ho avuto ancora il
modo di farlo anche perché economicamente è un impegno troppo grande.
Ama molto gli animali?
Io amo e rispetto ogni
forma di vita e gli animali
sono i più maltrattati.
Uccidono solo se hanno
fame, non per divertimento
né per odio e questa è una
cosa che dovremmo imparare noi umani. Sto portando avanti una battaglia nei
confronti di una legge europea sulla vivisezione dei cagnolini e gattini
randagi senza anestesia, approvata da
poco, che ritengo mostruosa. Mi viene il
magone solamente a parlarne. Il messaggio che voglio lanciare alla gente è di metterci insieme ed impedire azioni del genere!
Dal punto di vista lavorativo, invece,
in cosa è impegnata ora?
Devo innanzitutto finire la tournèe e poi ci
sarà un nuovo disco, ma il progetto imminente è finire di scrivere la mia autobiografia, che vorrei che uscisse per Natale,
dove l’aspetto lavorativo sarà molto marginale. E’ più una sorta di confessione, e,
proprio mentre la scrivo,
sto scoprendo aspetti di
me che non conoscevo.
Grazie Ivana, è stato un
vero piacere!!!
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
6
MAURIZIO BATTISTA :
SEMPRE PIU’ CONVINTO… DALLA CANTINA AL SISTINA
E’ il personaggio del momento e dopo
un’estate a ritmi di tutto esaurito apre
addirittura la stagione del Teatro Sistina di
Roma. Maurizio Battista, partito da San
Giovanni, è riuscito a ritagliarsi la sua fetta
di notorietà grazie al numeroso pubblico
che lo segue fedelissimo. “Ballando con le
stelle”, “Colorado”, “Buona Domenica”,
“Domenica in”, “Costanzo Show”, “Assolo”,
“Scherzi a parte”, Seven Show”, “Partita
Doppia”, sono solo alcuni dei programmi
televisivi a cui a partecipato, ma, come lui
stesso ci confida, il palco dal vivo è un’altra cosa ! “Il piccolo schermo è utile per
farti conoscere, ma poi il teatro è utile per
farti capire. Stasera, per esempio, stiamo
più di due ore su questo palco. Se sei uno
bravo, se hai energia si vede solo qua, e
non c’e’ trucco ! Non è il cinema o la televisione che possono far ridere anche mia
zia, dove una scena la puoi fare mille
volte… qui o sei bravo o non lo fai ! Ogni
sera poi è diverso, anche perché io sono
diverso. Oggi ho un po’ di sonno e non so
perché ! Puoi avere mille problemi in 20
serate. Col cinema e la tv non hai questi
problemi”. E’ vero che la scaletta può cambiare ogni sera? “Sicuramente! Cambia la
gente e cambia lo spettacolo! Lo spettacolo è sempre in costruzione o come direbbero altri work in progress. Lo finiamo
quando arriva l’ultima serata : quello è
quello definitivo! La traccia è sempre quella ma può trovare situazioni diverse perché ogni giorno sono diverso anche io da
come ero ieri, fisicamente e psicologicamente”. Ti basi molto sulle notizie reali di
tutti i giorni, da lì parte la tua innata ironia, c’e’ un trucco ? “No, sono un fenomeno ! Attenzione, scherzo! Io penso di
avere il dono della comicità… ma non è
che la mattina uno si alza e dice faccio il
comico. E’ una dote innata, come la musica, la pittura… Il segreto poi è leggere,
trovare una frasetta, una di quelle che
Maurizio Battista
può far ridere e poi basta ricamarci sopra
la battuta aiutandoti dalle espressioni e
dal tono della voce” Dopo Vatte a fidà
(2001), Che faresti se morissi (2002), Chi
ha toccato le ciambelline (2003), Era
meglio da piccoli (2004), L’isolato (2006),
Qualcuno dovrà pur dirglielo (2007), Cari
amici miei (2009), ora arriva Sempre più
convinto… dalla cantina al Sistina dove Il
pubblico partecipa come al solito allo spettacolo… “Accidenti, da sempre il mio pubblico partecipa! Ma perché anche il pubblico è comico. E poi quello romano maggiormente, perché è giocondo, disponibile…” Ad accompagnarti sul palco una band
musicale. “Ho sempre voluto dietro di me
una band di servizio. Può suonare 10
minuti o 3 minuti, dipende come va la
serata. In questo spettacolo trovate l’
Acquofono Band, anche loro amici, bravissimi ma amici perché questa, come la
intendo io, è una serata tra amici. In sala
ci raccontiamo una storia e ce la godiamo.
Battista e Guelfi
Non devo e non voglio dire nulla di intelligente, niente di intellettuale, di politico,
voglio parlare come se fossi ospite a casa
tua, a una cena tra amici, questo è quello
che mi piace e penso che la gente che
viene a vedermi voglia la stessa cosa”. In
questo periodo sei impegnatissimo e tra le
tante cose stai girando un film. “Sto girando una bella commedia italiana antica con
Enzo Salvi e Ceccherini e con tante sorprese che ora non posso dire. Un film che
ha una morale, che ha un bel finale e che
soprattutto ha una storia. Pensa : un film
da ridere che ha una storia ! Incredibile !
Il titolo è Una cella per due ed uscirà ad
aprile, dopo Pasqua”. Rimaniamo estasiati
dalla sua simpatia e dalla sua verve comica tanto che avremmo continuato ad
ascoltarlo per ore, ma il tempo stringe e
Maurizio deve prepararsi per la scena e
per il suo pubblico. Lo salutiamo e ci proponiamo di rincontralo tra le nostre pagine
all’uscita del suo film.
Sandro Alessi e Maurizio Battista
Campo de’ fiori
7
COEVA: “l’anti-romanzo”
La presentazione ufficiale a Roma, il 26 Ottobre
Un romanzo molto particolare, edito da
Bastogi, che suscita sensazioni contrastanti nel lettore e non a caso definito un
anti-romanzo dagli stessi autori. Con
Maria Pia Carlucci (maestra elementare
ed attrice) e Maurizio Verdiani (pittore e
artista multimediale) ci conosciamo da
anni e collaborammo insieme ai tempi di
Radio Roma, mentre Fiorella Corbi (lau-
reata in Scienze dell’Educazione e artista
polivalente) conosciuta da Maria Pia nelle
frequentazioni alla Biblioteca Nazionale e
Stefano Capecchi (attore e traduttore di
testi teatrali) collega di teatro. Era un vecchio progetto chiuso nel
cassetto di
Maurizio e realizzato insieme agli amici di
sempre, una storia banale di due innamorati che si promettono; strutturato come
un disco e concepito come un film.
“Coeva” è un anti-romanzo proprio perché
non ha la struttura classica di un romanzo
ed in esso dagli autori viene usato un linguaggio molto elevato e ricercato tanto
che in alcuni punti non è stata usata volutamente alcuna punteggiatura ed indica la
ricerca sperimentale effettuata per la stesura del testo che si erge a vero protagonista. Novelli Adamo ed Eva possono vivere il loro rapporto tra invenzioni fantascientifiche alla ricerca della possibile realtà. La presentazione ufficiale a Roma il 26
Ottobre alle ore 18 presso la Libreria
Melbookstore di Via Nazionale dove interverranno, insieme agli autori, anche
l’Emerito Prof. Tullio De Mauro, On. Nichi
Vendola, Prof. Duccio Trombadori, Prof.
Walter Mauro. Invitati tutti i lettori della
nostra rivista. I più curiosi possono scopri-
Da sx: Sandro Alessi e due degli autori del romanzo,
Maria Pia Carlucci e Maurizio Verdiani
re il sito internet www.romanzocoeva.it.
Sandro Alessi
8
Campo de’ fiori
CURRICULUM VITAE
Elisa Bucino
NATA A : Gattinara (vc) il 15/11/1987
ALTEZZA: 172 cm
PESO: 52
MISURE: (88-62-91)
ISTRUZIONE:
-Diploma scientifico.
-Studentessa presso
la facoltà di
comunicazione pubblica e d’impresa
dell’università La Sapienza di Roma
FORMAZIONE ARTISTICA:
-1993-1997: ginnastica artistica presso la
società sportiva “La Marmora” di Biella
-1998-2007: corso di danza classica
accademica presso la scuola “l’arabesque”
di Biella (esami conseguiti fino al livello
ADVANCED 1 presso la RAD Royal
Academy of dancing di Londra)
-2000-2006: Scuola estiva presso “Il
Balletto di Toscana”
-laboratori
coreografici:
Fabrizio
Monteverde, Mauro Mosconi, Francesca
Spataro
-2008: Open class e lezioni professionali
presso MAS di Milano.
-2008: Accademia di arte e spettacolo di
Ivrea (1 anno)
-2009: laboratorio di recitazione presso
l’Accademia teatrale di Francesca Antonaci
(4 mesi)
- corsi di dizione privati
-2010: laboratorio di recitazione teatrale
tenuto da Silvestro Longo
LINGUE e DIALETTI
-Inglese scritto e parlato, (Certificazioni:
P.E.T)
-Dialetto Piemontese, Romano, Lombardo
ESPERIENZE LAVORATIVE:
Teatro:
-2009: Attori in scena (spettacolo
accademia tetrale di Francesca Antonaci),
testi di Silvestro Longo
Danza:
-2007: ballerina per il Concorso “Miss
Biella”
-2008: ballerina per l’apertura delle
Paraolimpiadi 2008
-2008: ballerina per le Olimpiadi di canoa
di Torino
-2008-2009:
ballerina
presso
la
Compagnia contemporanea di Francesca
Spataro
Moda:
-2000: catalogo per “Ciao Ciao”
-2005-2006: promotrice e sponsor per
Mason Italia (Milano)
- modella per vari shooting e worshop
fotografici
-2009: modella per vari shooting e worshop fotografici
-2009: modella per l’evento “Sfilare
nell’arte (Roma)
-2010: catalogo per lo stilista Andrea
Di Calisto
-2010: catalogo cachemire filature
biellesi.
Sandro Alessi
Campo de’ fiori
10
XX FESTIVAL DELLA CANZONE ROMANA
Campo de’ fiori consegna il Premio Stampa al vincitore
Alessio Pistoia
Sandro Alessi e Donatella Pandimiglio
Luciano Rossi
Lando Fiorini
Compie vent’anni il Festival della
Canzone Romana ed è solo grazie al
grande Lino Fabrizi che la manifestazione dall’anima romana esiste e non poche
critiche vengono indirizzate alla politica
romana che dovrebbe essere più presente per far si che queste serate vengano
gratificate. A presentare la serata del
Teatro Olimpico sono Loretta Rossi
Stuart e Francesco Vergovich su testi
dell’inossidabile e mai scontato Silvestro
Longo. Ideato nel lontano 1991 dallo
stesso Fabrizi, la manifestazione ha lo
scopo di promuovere canzoni inedite in
dialetto, ma anche in lingua italiana, purchè dedicate alla romanità. Infatti il
Festival, che ha visto negli anni la partecipazione di artisti come Renato Zero,
Giancarlo Magalli, Enrico Brignano, Mario
Scaccia, Fiorenzo Fiorentini, Gigi Sabani,
Rodolfo Laganà, I Vianella, I Cugini di
Campagna e tanti altri, ripercorre la tradizione musicale romana attraverso interpreti famosi e giovani esordienti, offrendo
una serata dedicata all’antologia della
canzone e dei concorsi che si sono svolti
dal 1800 ad oggi. Nei mesi scorsi successivamente ad un bando, si è svolto il concorso annuale che ha visto vincitore,
davanti ad una commissione composta da
discografici, autori, giornalisti e docenti di
dialettologia, Alessio Pistoia, 21enne
cantautore romano che ha presentato
una canzone con parole e musiche firmate da lui stesso ed intitolata “Nei Rioni
di Roma” ed è stato premiato dalla
nostra Ermelinda. Ad aprire la serata
dopo la sigla a cura della Crazy Gang,
sul palco, acclamatissimo dal numeroso
pubblico in sala, un
Luciano Rossi in grande
spolvero, emozionato ed
emozionante che ha tirato
fuori dal suo cilindro successi personali immortali
quali “Bella”, “Ammazzate
oh!”, ”Se mi lasci non
vale” che, ricordiamo, ha
presenziato a tutte le 20
edizioni. Non poteva
mancare Lando Fiorini,
menestrello romano amatissimo dal pubblico, che
ha recitato e cantato
alcuni dei suoi più grandi
successi dedicati alla sua
città. Sul palco ha avuto
belle parole per Lino Fabrizi augurandogli
di continuare sempre più a portare alto il
nome del Festival e cercare sempre più un
riconoscimento politico come si meriterebbe una manifestazione del genere.
Giorgio Onorato, la voce de Roma, ci ha
raccontato di quando negli anni 60 partecipava alla trasmissione radiofonica
“Campo de’ Fiori”, proprio come la nostra
rivista, in uno dei primi programmi radiofonici insieme ad Orazio Pennacchioni,
Lando Fiorini, Isa di Marzio, Aldo Fabrizi
ed altri grandi artisti romani. Donatella
Pandimiglio, romana naturalizzata,
amante della nostra città che ormai sente
sua, ha cantato “’Na serenata a ponte”
sulle ali delle note di Nicola Piovani.
Tra gli ospiti in sala e sul palco Alberto
Laurenti, l’orchestra Rumba de Mar,
Susy Abati, Marco Stopponi, Tom Del
Monaco in una serata che ha trasmesso
a tutto il numeroso pubblico presente una
ventata di romanità dai sapori antichi e
moderni, che ci ha fatto amare sempre
più la città eterna.
Sandro Alessi
Ermelinda Benedetti premia Alessio Pistoia,
il giovane vincitore del Festival
Ermelinda Benedetti e Lino Fabrizi,
patron del Festival
Campo de’ fiori
11
Cantare Napoli in francese
Annalisa Martinisi mescola la tradizione musicale partenopea alla lingua d’oltralpe
Un progetto molto ambizioso ed originale
quello della giovane cantante Annalisa
Martinisi.
Ames en voyage (Anime in viaggio), questo il titolo del suo disco, è il connubio tra
la tradizionale canzone napoletana e la
melodica lingua d’oltralpe.
Annalisa ha voluto tradurre ed adattare
alcune dei più bei brani della musica partenopea in lingua francese, perché il suo
obbiettivo è quello di superare l’orizzonte
delle diversità nazionali e questo primo
lavoro è l’inizio di un lungo percorso, che
sta facendo nascere qualcosa di veramente nuovo.
Devo dire che lo sposalizio tra questi due
mondi differenti è riuscito davvero bene.
Forse, inizialmente, per noi che da sempre
siamo stati abituati a gustare quei brani in
dialetto napoletano, fa un po’ strano ascoltarli in una forma diversa, ma poi diventa
subito un piacere assaporare il gusto di
questa nuova amalgama.
La Martinisi ha iniziato a
cantare a dodici anni e finora ha ricevuto numerosi
riconoscimenti nazionali ed
internazionali, partecipando
a concorsi e concerti in gran
parte d’Europa.
Una voce, la sua, incantevole, che rende il tutto ancor
più speciale e magico.
Vale davvero la pena seguirla nella sua impresa, una
scommessa che le porterà
fortuna!
Ermelinda Benedetti
Corsi di ricamo gratuiti tutti i mercoledì dalle 10:00 alle 11:30 a partire da Novembre
Campo de’ fiori
12
Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Via Giulia e i suoi cinquecento anni di storia
Uno splendido angolo di Roma
Andiamo per Via
Giulia, una delle strade più affascinanti di
Roma, uno splendido
angolo della città,
simbolo del Rinascimento romano dove,
appassionati
della
cultura di tutto il
mondo
possono
ammirare le bellezze
di Riccardo Consoli che si snodano lungo
questo elegante rettilineo che si estende tra piazza San
Vincenzo Pallotti e piazza dell’Oro, a cavallo dei Rioni Ponte e Regola.
La eccezionale concentrazione di meraviglie artistiche che nel corso dei secoli si
sono andate stratificando in questa strada
ci permette di poter godere di un percorso
suggestivo alla scoperta di significativi edifici e mirabili chiese; qui, per fortuna, alcuni moderni interventi non sono riusciti a
lasciare il segno.
Una passeggiata nella storia, in buona
sostanza, i Palazzi Farnese, Falconieri e
Spada, le chiese di Santa Maria
dell’Orazione e Morte, San’Eligio degli
Orefici, Santa Caterina da Siena, San
Biagio degli Armeni, Santa Maria del
Suffragio, la Basilica di San Giovanni
Battista de’ Fiorentini, il Museo di Arte
Sacra e tanto altro ancora.
Siamo all’inizio del XVI secolo quando
Giulio II, Giuliano della Rovere, 1503 1513, conferisce incarico a Donato
Bramante per la realizzazione del programma c.d. Renovatio Romae che ha lo
scopo di modernizzare le vecchie strutture
medievali della città; l’architetto da immediatamente corso alla sua opera abbattendo edifici a destra e a manca giustificando,
in tal modo, il soprannome di Maestro
Ruinante. A intervento ultimato, Via Giulia
diventa la strada più lunga di Roma e per
il suo andamento rettilineo di circa un chilometro, viene denominata: prima Via
Recta, quindi, Strada Julia dal nome del
pontefice che ne ha voluto la realizzazione, per la verità Gulio II aveva un progetto assai più ambizioso, ossia quello di fare
arrivare Via Giulia fino al Vaticano restaurando il ponte Trionfale all’epoca crollato.
Strada dai molti nomi, nel medioevo era
chiamata Via Magistralis, perché, partendo
da Castel Sant’Angelo, era una delle vie
Maestre del centro storico, anche se sconnessa e fangosa; dopo la sua pavimentazione, voluta da Sisto IV, Francesco della
Rovere, 1471 - 1484, fu chiamata Via
Mercatoria, poichè collegava la zona finanziaria - Via dei Banchi Vecchi e Via dei
Banchi Nuovi, con i mercati di Campo de
Fiori e Piazza Navona.
Era intendimento di papa Giuliano della
Rovere far edificare lungo questa strada
un gigantesco Palazzo con lo scopo di
riunire tutte le Corti Giudiziarie e tutti i
Notai fino allora sparse in diverse sedi,
facendolo così diventare il vero e proprio
fulcro della vita amministrativa della città.
Il pontefice voleva anche porre, una di
fronte all’altra, la Via Rectae e la Via Latae,
ossia Via della Lungara e Via Giulia allo
scopo di collegare la zona dei Borghi a
quella di Trastevere, rispettivamente in
sponda destra e sinistra del fiume, unificando così la zona commerciale dei Banchi
Vecchi e dei Banchi Nuovi per dare vita ad
una vera e propria Strada dei Commerci e
delle Pubbliche Relazioni; in tal modo
Giulio II utilizzava le attività urbanistica e
edilizia in segno della sua autorità. In un
articolo di Giuseppe Petrai del 1931 sulla
sospensione dei lavori ideati dal pontefice,
si legge: “ … Giulio II, avido di stampar
sulla terra la più vasta orma che v’imprimesse mai piede umano, aveva trovato
in Bramante l’architetto che gli ci voleva.
Il più grande tempio del mondo, la più
grande reggia del mondo, mentre
Raffaello gli popolava di storie le sale del
Vaticano e Michelangelo lanciava sibille e
profeti nella volta della Sistina e gli scolpiva un mausoleo che eternasse la gloria
sua, era nella storia umana il punto culminante, il trionfo dell’arte.
Ma per quanto avesse ridotto il Vaticano
quella meraviglia senza uguale al mondo,
le vie per recarvisi rimanevano
tortuose e anguste. Ed ecco
Bramante allargarne alcune e
aprirne e drizzarne due sulle
sponde del Tevere, la Lungara
sulla destra, e sulla sinistra
quella che ritiene ancora il nome
di Giulio II e che doveva condurre a San Pietro pel ponte
Trionfale ricostruito.
I tribunali della Curia erano
sparsi in sedi disagiate ed
anguste, ed ecco Bramante
metter mano alla erezione di un
Palazzo che avrebbe avvivato e
popolato tutta la contrada, naturalmente, tra quel papa e quell’architetto esso doveva riuscire
il più grande e magnifico palazzo del mondo.
Di tanta progettata magnificen-
za ben poco resta, chi percorra Via Giulia
riscontra tra le Carceri Nuove e Palazzo
Sacchetti grandi bozze di travertino con
tratti di sedili che il popolo chiama il sofà
di Via Giulia … “.
A conferma dell’importanza assunta dalla
strada in quel periodo, cominciarono a sorgere magnifici palazzi appartenenti alle
famiglie più in vista di Roma, specie quelle di origine toscana come i: Sacchetti,
Ricci, Falconieri, Chigi, Farnese, oltre agli
Strozzi e agli Odescalchi; tutto ciò non per
caso, ma perchè fin dal XIV secolo alle
estremità della strada si erano stabilite
alcune comunità di toscani, Senesi in particolar modo, i quali costituirono il c.d.
Campo Senese abbandonato nei primi
anni del XVI secolo; a testimonianza della
loro presenza in quel luogo rimane la chiesa edificata nel 1526, dedicata a Santa
Caterina loro patrona, per la quale,
Agostino Chigi profuse denari e donativi di
ogni genere.
Nell’anno 1613, sotto il pontificato di Paolo
V, Camillo Borghese, 1605 - 1621, venne
edificato il Fontanone di Ponte Sisto,
demolito nel 1879 in occasione dei lavori
per la costruzione dei muraglioni del
LungoTevere, rimontato, circa venti anni
dopo, in Piazza Trilussa dove si trova
attualmente.
Imbocchiamo Via Giulia dalla sua parte
orientale, dal LungoTevere dei Tebaldi,
pochi passi ed ecco la c.d Fontana del
Mascherone, quindi l’Arco dei Farnesi che
originariamente faceva parte di un ambizioso progetto di Michelangelo, peraltro
mai realizzato, che prevedeva il collegamento dei giardini di Palazzo Farnese con
Campo de’ fiori
Villa Farnesina sulla sponda opposta del
fiume, Arco che conferisce alla via un
aspetto romantico.
Correva
l’anno
1570
quando
la
Congregazione Sopra le Fonti aveva pensato a una fontana da costruire nella
Strada Giulia prevedendo l’alimentazione
della stessa con l’acqua proveniente dall’acquedotto Vergine, tuttavia si dovette
attendere il completamento dell’acquedotto Paola, inaugurato da Paolo V nel 1612,
per dare inizio alla realizzazione dell’opera.
La Fontana del Mascherone era originariamente posizionata al centro di uno slargo,
il muro retrostante fu edificato soltanto
alla fine dell’ottocento, la fontana si compone di una antica vasca termale in granito collocata al centro di un bacino leggermente incassato rispetto al livello stradale
con, al centro, il celebre Mascherone di
epoca romana che versa l’acqua.
Come detto, l’ambizioso progetto di Giulio
II non fu portato a termine, dell’opera
incompiuta restano le fondamenta sporgenti a forma di sedile che, come già ricordato, i romani chiamano il Sofà di Via
Giulia e utilizzano, specie d’estate, per
godersi il famoso Ponentino; mentre una
parte della originaria costruzione nel 1540
venne adibita a teatro gestito, prima
dall’Accademia degli Intrepidi e successivamente da quella dei Desiosi. Va ricordato che questo non fu il solo teatro presente in Via Giulia, infatti, ve n’era un altro
poco distante dalla Fontana del
Mascherone in località chiamata Sito del
Carbone, nome probabilmente riferito a
una proprietà della famiglia Carboni, il teatro si chiamò al Carbone e, successivamente, del Mascherone.
Memorabili le feste in Via Giulia, tanto
importanti da fare concorrenza a quelle
che, nel medesimo periodo, si tenevano in
Via del Corso o a Piazza Navona; ricchissima quella data nel giorno di Pentecoste
del 1720 dai Senesi, in occasione dell’elezione del loro concittadino Marco Antonio
Zondadari alla carica di Gran Maestro
dell’Ordine di Malta. Per celebrare degnamente l’avvenimento furono eretti, presso
la chiesa di Santa
Caterina da Siena,
due archi trionfali
rivolti, uno verso la
chiesa dello Spirito
Santo dei Napoletani,
l’altro verso Palazzo
Farnese; lungo la strada, riccamente addobbata e illuminata,
ritratti
di
illustri
Senesi.
Si racconta che, in
quella occasione, la
Fontana del Mascherone distribuì vino al
popolo fino alle quattro del mattino, tutta
la nobiltà romana passeggiò per la Strada
Giulia facendo mostra
degli abiti più preziosi
e delle carrozze più
ricche; mentre gli aristocratici fecero a gara per abbellire il loro
tratto di strada ma, con ogni probabilità,
fu questa l’ultima grandiosa festa tenuta
nella via che, da li in avanti, inizierà un
inesorabile declino
perdendo sempre
più d’importanza.
A Via Giulia si è
ispirato anche il
regista Luigi Magni
quando ha girato i
suoi famosi film
sulla Roma papalina dei quali abbiamo trattato in altra
occasione,
egli
diceva: “ … mi
venne naturale fare
questi film, racconto queste storie
perché sono romano, perché sono
13
nato in Via Giulia, perché al piano di sopra
abitava un Monsignore, perché appena
uscivo di casa sulla destra c’era la chiesa
della Buona Morte con i teschi che funestavano i sogni della mia infanzia e perché
queste sono le mie radici … “.
La chiesa a cui faceva riferimento il registra è quella di Santa Maria dell’Orazione e
Morte, accanto alla porta d’ingresso di
questa, su una lastra di marmo, è graffito
uno scheletro con la falce e la scritta:
Hodie mihi, cras tibi - Oggi a me, domani
a te; peraltro a Roma la morte costituisce,
da sempre, una presenza quotidiana
immediatamente percepibile tanto che
Giuseppe Gioachino Belli, nel sonetto dal
titolo: Er tisico scrive: “ … e ggià la
Commaraccia secca de Strada Ggiulia arza
er zampino … “ - già la comare secca (la
morte), di Strada Giulia solleva la falce.
Un’ atmosfera del tutto particolare quella
di Via Giulia, caratteristica che questa strada condivide con molti angoli di Roma,
scrive il cronista: “ … mi trovo in una via
lunga e stretta illuminata da lampioni a
gas in ferro battuto che pendono dalle facciate di bei palazzi cinquecenteschi, aguzzo la vista, riconosco la strada, a pochi
passi una fontana di un bianco immacolato, l’acqua sgorga limpida dalla bocca di
una grossa faccia scolpita nella pietra,
poco più avanti un arco con balaustra
supera la strada; l’altra estremità dell’arteria si perde in una specie di foschia giallastra che la luce delle lampade contribuisce
a rendere più nebulosa, una lieve brezza
fa ondeggiare i rami degli alberi che disegnano ombre minacciose sul selciato …“.
Campo de’ fiori
15
Un attimo solo...
In una frazione di secondo possono accadere infinite cose.
Un occhiale calcolato per la guida aiuta ad evitare gli incidenti
Anche se purtroppo o
per fortuna non mi
chiamo Silvio, voglio
iniziare con una vecchia
barzelletta. Arriva una
telefonata all’aeroporto:
“Mi scusi, signorina,
esattamente, quanto ci
mette l’aereo da Roma a
Paolo Balzamo
New York?” “ Un attimo
Responsabile
solo.....” “Ah, va bene.
Formazione
ed Informazione Grazie tante!” click.
quanto
dura
Centri Ottici Lisi Ma
esattamente
un
attimo?
& Bartolomei
www.lisi- barto- E l’orribile “attimino” è
molto più breve? E
lomei.com
l’istante è più o meno
dell’attimo? Certo che un attimo, nel senso
di “tempo brevissimo”, è cosa talmente
piccola che ci sembra sfuggire dalla
comprensione, difficilmente afferrabile,
Dalì - “La persistenza della memoria”
come un sottile ago sul pavimento,
eppure, quante cose possono accadere in
un attimo!
In un attimo sono apparse, a partire dal
Big Bang, tutte le particelle che
compongono il nostro universo, in un
attimo, in un decimo di secondo circa, la
luce farebbe l’intero giro dell’equatore, e
nello stesso tempo un aereo di linea
percorre circa trenta metri, l’altezza di un
palazzo di dieci piani!.
Anche noi, andando “tranquillamente” in
autostrada, in un attimo, un decimo di
secondo
percorriamo
tre
metri,
l’equivalente di quattro passi. Poco? Forse.
Ma essenziale se stiamo ad un solo passo
da un dirupo o da una parete rocciosa.
“Vabbe’ – direbbe il mio amico Tonino –
ma che ci azzecca?”.
Ci azzecca perché tra il momento che
vediamo un ostacolo ed il tempo che
inviamo l’impulso motorio per frenare,
impieghiamo tra uno e tre decimi di
secondo (e quindi la macchina percorre
tra i tre ed i dieci metri). La differenza
sta nell’abilità del guidatore, nel suo
stato psichico, nella stanchezza e
nell’efficienza del suo sistema visivo. La
stanchezza indotta da uno sforzo visivo
continuo induce sonnolenza e rallenta i
riflessi, quanto e più di due bicchieri di
vino a digiuno. Un occhiale calcolato
per la guida può far diminuire il tempo
di reazione agli stimoli visivi anche di un
decimo di secondo: quattro passi verso
la sicurezza!
Pensateci, prima di mettervi alla guida: se
non amate guidare una macchina con freni
inefficienti o con le gomme lisce, se evitate
di bere alla guida non solo per paura del
palloncino, se ci tenete alla sicurezza
vostra e dei vostri passeggeri, approfittate
dei due mesi della prevenzione visiva. Nei
nostri centri non solo potrete misurare la
prontezza dei riflessi e l’efficienza visiva
alla guida ed al computer, ma i nostri
optometristri sono pronti a farvi vedere
come migliorarli. Molto più di una semplice
misurazione della vista, venite a testare la
vostra sicurezza ed efficienza visiva
Hasta la vista
“Per sapere quanto è importante un
attimo chiedetelo agli sportivi che hanno
vinto una medaglia d’argento!”
Campo de’ fiori
16
di Carlo Cattani
GUNS
N’ R O S E S
in concerto Roma-Palalottomatica 4 settembre 2010
Le PISTOLE non sono appassite !
WILLIAM BILL BAILEY ,più noto con il
nome d’arte di AXL ROSE , si è fermato a
Roma !
Con la sua band ,GUNS N’ ROSES ,ha
messo in scena il primo dei due concerti
previsti per l’ Italia nell’ambito del
“G
N’R European Tour “.
Il pubblico e l’atmosfera era quello delle
grandi occasioni , con un PalaLottomatica
(il Palazzo dello sport dell’EUR) assediato
già dalle prime ore del pomeriggio da
“Gunners” (i fans della band) in alta uniforme , con t-shirts – trucco- parrucco e
accessori in “ metal style” , provenienti
da diverse regioni ,financo da Sicilia e
Sardegna . Tra venditori di <Acqua
...Birra…Coca ..caffeeè
Borghettiii .>
provvisti di tinozze da bucato su ruote e
sinistri personaggi intenti al “bagarinaggio” degli ultimi biglietti , si svolgeva ,
lento, l’ afflusso all’interno della struttura
sportiva dell’EUR , di tanto in tanto utilizzata come “location” di concerti di grande richiamo : nei primi anni ’70 era un
passaggio obbligato per le band “al top”
perché , diciamola tutta, nella Capitale non
c’erano spazi alternativi al coperto di
grandi dimensioni ; oggi, finalmente, dopo
tanti anni di “malascolti”, Roma risulta più
attrezzata : con l’Auditorium Parco Della
Musica e la vitalità organizzativa di alcuni music club la città risponde alle esigenze di “musica e non solo” ad alti livelli !
I GUNS N’ ROSES pur affacciandosi ufficialmente al mercato discografico alla fine
del 1986 con l’Ep “Live ?!@Like
a Suicide” edito dalla
“UziSuicide” ,controllata della più prestigiosa Geffen Records di David
GEFFEN , discografico storico
dello “showbiz”
musicale
Americano ,iniziano, il loro cammino sulle accidentate “streets of
rock” agli inizi degli anni ’80 :
Hollywood Rose e L.A.Guns sono
formazioni ben note a chi “mastica” con energia di heavy rock,
per aver fornito la materia umana
della prima line up dei GUNS N’
ROSES .
Bravi ragazzi ? Assolutamente
no ! In quegli anni le esistenze di
Axl Rose,Steven Adler,Saul “Slash”
Hudson ,Duff McKagan e Izzy
Stradlin , ragazzi determinatissimi
a sfondare sulla scena rock ,
sono davvero “brutte ,sporche e
cattive” come descrivono
essi
stessi in tante interviste e la filosofia di vita adottata in quei primi
anni è presto riassunta nell’elo< fottere il
quente principio di
prossimo prima che il prossimo possa fottere noi > .
E se pensate che le loro vite si siano guastate dopo essersi incontrati …come dire
“chi pratica lo zoppo impara a zoppicare”
….beh,ne rimarreste delusi perché la vita
di ciascuno dei membri anche prima della
loro unione sotto le insegne dei G N’R non
è che fosse stata “profumi e
balocchi” : Axl Rose ,da bambino, abusato sessualmente dal
padre naturale…Slash già tredicenne beveva-fumava ,si drogava ,spacciava e ,per forza di
cose, rubava …Steven Adler
ripetutamente espulso dalle
scuole ….e non proseguo perché è ben chiaro il comune torbido brodo di coltura dei cinque
tipi .
Come ogni band alla ricerca di
un contratto discografico , il
gruppo si impegna nella realiz-
zazione di demotapes e concerti nei tanti
club sparsi nella vasta area di Los Angeles
, quella “ giungla ” immortalata nel loro
classico “Welcome to the jungle” dall’Lp
di esordio del ’87 “Appetite for destruction” , nella speranza di esser notati dai
discografici alla spasmodica ricerca della
“next big thing” della scena musicale .
Tra tante etichette discografiche intorno
all’osso Guns N’Roses , la spunteranno i
“cercatori di talenti” della Geffen records
che ,a detta della band < erano i migliori discografici di Los Angeles ..…loro erano
dentro il rock’n’roll ! >.
Così , intascato un ingaggio di molte
migliaia di dollari e l’impegno, dalla Geffen
, per la produzione di diversi album , i
GUNS N’ROSES iniziano a lavorare al loro
primo lp , quell’Appetite for destruction
che , partito molto ma molto in sordina ,
raggiungerà e manterrà,grazie ad una
forsennata sequenza di concerti sparsi per
il pianeta, il 1° posto della classifica USA
Campo de’ fiori
/ Billboard per mesi e ,a seguire , le alte
posizioni nelle “hit” di tutto il mondo ,con
vendite strabilianti , ben oltre 15 milioni
di copie : la stampa scrive che <il loro
look è punk e il loro sound è heavy metal
punk con radici nel rhythm’n’blues….sono i
diretti eredi dei Rolling Stones > e Axl
stesso afferma che < i GUNS N’Roses si
preoccupano solo del rock’n’roll che puzza
di blues> e ancora che < il nostro sound
è eccezionale e musicalmente vogliamo
arrivare a creare qualcosa di nuovo : partire dalla tradizione
per rivoluzionarla…….per tirare fuori una buona canzone
siamo disposti ad andare all’inferno !> .
Alla fine del 1988 esce il secondo album
della band “G N’R Lies” costituito in parte
da pezzi inediti e per il resto dai brani del
primo introvabile Ep ,ormai oggetto del
desiderio da parte dei collezionisti . La
vita di ogni singolo componente è forsen-
nata , costellata da atteggiamenti imbarazzanti , costanti abusi di droghe ed
alcool ancor più sostenuti dalla tanto
improvvisa quanto ingente disponibilità
economica derivante dal successo mondiale e ,a distanza di anni, Axl Rose ammetterà di aver sperperato insieme ai suoi
sodali centinaia di migliaia di dollari in stupefacenti di ogni tipo e ingurgitato alcool
“a go-go” tanto da compromettere anche
la qualità di diversi concerti nel corso delle
varie tourneè .
Il tempo scorre e il mercato attende
“buone nuove” dai GUNS N’ROSES
che,però,dall’alto del complessivo “stupefacente stordimento” non si applicano
assiduamente alla loro attività artistica .Poi
, verso la fine di settembre del 1991, le
“PISTOLE e LE ROSE” sparano e fioriscono con un nuovo album, meglio due doppi
lp : “Use your illusion 1” e “Use your illusion 2” confermando , nonostante tutto il
marcio che gira intorno a loro , che sono i
numeri uno della scena rock : le
due opere diventano nel giro di
poche settimane dei best sellers,
con code di fans in attesa dell’apertura dei negozi per acquistare
le due novità . Di lì a poco, tuttavia, Steven Adler (batterista )
prima e Izzy Stradlin (chitarra
ritmica) poi, sono allontanati
dal gruppo,l’uno per la forte
tossicodipendenza l’altro perché scarsamente partecipe
delle attività della band :a
loro subentrano Matt Sorum
e Gilby Clarke . Così ricompattatasi la band riparte per
un nuovo lunghissimo tour
mondiale che li vedrà
impegnati per due anni e
mezzo ( ! ) in ogni continente a sostegno di “
Illusion 1 & 2 ” che , al termine di quel periodo, registrerà vendite
milionarie, bissando il successo di
“Appetite for destruction”. E’ il novembre
del ’93 e i GUNS N’ROSES pubblicano un
nuovo album “ The Spaghetti Accident “
composto da cover di brani punk ….sarà
l’ultimo atto della formazione ritenuta storica . Alla fine del 1997 della band iniziale resta il solo vocalist Axl Rose che ,dopo
varie cause con alcuni dei suoi ex compagni, in particolare con Slash, resterà l’unico titolare del marchio e del repertorio dei
GUNS N’ROSES . Trascorreranno quasi 20
anni per poter riascoltare materiale inedito dei GUNS N’ ROSES ormai integralmente
nelle mani di Axl Rose : è il
novembre del 2008 e , finalmente, dopo
tanti annunci,indiscrezioni,rimandi ,esce
“Chinese Democracy” ,il disco dalla realizzazione più lunga (15 anni ) e dal costo
più alto (oltre i 10 milioni di dollari) che la
storia del rock annoveri .Provate a leggere
le note tecniche all’interno del booklet
allegato al cd e vi renderete conto della
mole di lavoro dietro ogni brano dell’album. Il concerto di Roma ,benché le notizie di avvenimenti poco piacevoli accaduti nelle precedenti date di Dublino e di
Reading facessero temere il reiterarsi di
capricci da parte di Axl Rose e conseguente possibile pesante disappunto del
pubblico , si è svolto,al contrario, all’insegna della perfezione ,fatto salvo l’immancabile ritardo nell’inizio dello show
,circa un’ora , che ,tuttavia, il pubblico del
PalaLottomatica ha sopportato con compostezza.
Lo spettacolo è’ stato bello sin dall’inizio
quando con lo spengersi delle luci risaltavano centinaia di lucine azzurre emanate
dai display di telecamere,telefonini e macchine fotografiche pronte ad immortalare i
primi vagiti dell’evento .Alle 22,30 iniziano
le “pistolettate” con le note di “Chinese
democracy” e , a seguire, di “Welcome to
the jungle” con il quarantottenne Axl Rose
in gran forma d’ugola e più che mai saltellante e corridore da un lato all’altro del
palco per il visibilio delle prime file della
platea.
17
Giochi di luce ,colonne di fuoco e fuochi di
artificio hanno esaltato i diversi momenti
delle oltre due ore di un gran concerto
dipanatosi tra i brani del nuovo album e i
classici del repertorio , con il pubblico a far
costantemente “da gobbo” ad Axl Rose
! Lo spettacolo risulterà suggestivo anche
al suo termine quando, a luci completamente accese e pubblico in uscita , una
cortina di fumo sorta all’improvviso risucchierà il palco intero sulle note di “My
way” di Frank Sinatra .
<Sono sempre in ritardo ,per tutto .
Ho sempre desiderato scriverlo nel
mio testamento:quando morirò ,la
bara deve arrivare con una mezz’ora
di ritardo,e su un fianco , a lettere
dorate ,la scritta : ”Scusate il ritardo”
> (AXL ROSE).
Campo de’ fiori
18
Ecologia e Ambiente
L’invasione delle formiche con le ali
Come tutti avranno
notato ci sono dei
giorni dell’anno, che
le formiche con le
ali invadono sia
centri urbani che
campagne.
Interi formicai sono
in pieno fermento,
soprattutto dopo
di Giovanni
una pioggia.
Francola
Migliaia di questi
piccoli insetti che
escono dalle loro
tane per prendere il volo. Le caste che
sono presenti nella colonia sono di tre tipi:
regine, maschi e operaie. Le regine sono
femmine fertili in grado di deporre le uova,
i maschi “un pò meno fortunati”anch’essi
fertili e alati, muoiono appena dopo l’accoppiamento, mentre le operaie sono femmine sterili di varie forme e dimensioni che
hanno il compito di ampliare il nido e di
scavare nuove gallerie.
Soltanto un numero minore di queste sono
alla ricerca del cibo. In alcune di queste
specie le regine rimangono nei loro nidi
per contribuire alla crescita della colonia di
origine, ma nella maggior parte dei casi
femmine e maschi fertili e alati, escono dai
nidi e iniziano a volare cercando un luogo
di congregazione, a volte nel medesimo
luogo degli anni precedenti.
Questi sono dei veri e propri voli nuziali,
che possono verificarsi dopo un evento climatico, un oggetto presente nel paesaggio
come “ad es. un cespuglio, una luce di
una lampada ecc.” può fungere come
punto favorevole per la confluenza dei differenti e numerosi sciami.
Tutto questo chiaramente può creare non
pochi problemi per il nostro vivere quotidiano, e siamo a volte, costretti a intraprendere delle azioni per far allontanare
queste numerose flotte di insetti, riportando le superfici delle finestre, dei portoni o
dei
semplici
oggetti al loro
naturale aspetto.
Pochi sanno che
alcune di queste
specie di formiche possono provocare problemi
alle strutture di
edifici in legno, in
alcuni casi possono trasmettere
microrganismi
patogeni
negli
ospedali, e persino nelle industrie
di preparazione e
confezionamento dei cibi.
Da non sottovalutare tutti i danni provocati ad apparecchiature elettriche ed elettroniche a seguito dei cortocircuiti provocati,
appunto, dal passaggio di questi numerosi
insetti.
Una cosa è certa: anche se a volte questo
piccolo insetto invade i nostri spazi, nell’immaginario collettivo la formica è considerata come un insetto laborioso e organizzato e non da meno utile per lo stesso
equilibrio naturale di tutto l’habitat.
Campo de’ fiori
19
CINEMA NEWS
LA STRATEGIA DEGLI AFFETTI
Italia, 2008; regia: Dodo
Fiori; interpreti: Paolo
Sassanelli,
Marta
Iacopini, Nina Torresi,
Davide Nebbia, Joe
Capalbo, Dino Abbrescia;
sceneggiatura:
Dodo
Fiori,
Diego
Ribon,
di
Heidrun
Schleef;
Maria Cristina
fotografia:
Pierluigi
Caponi
Piredda;
montaggio:
Valentina Girodo, Andrea Maguolo
musiche: Emiliano di Meo, Francesco
Valente; scenografia: Francesco Priori,
Paki Meduri; costumi: Ginevra Polverelli;
produzione: DNA cinematografica in collaborazione con Rai Cinema;durata:
80minuti.
Ad un autogrill il facoltoso Paolo incontra
per caso il suo vecchio amico Diego, che
presta servizio dietro il bancone del bar.
Quando quest’ultimo rimarrà ferito in
seguito a un incidente automobilistico,
Paolo si offrirà di ospitare nella propria
villa Nina, la figlia adolescente di Diego.
Il sedicenne Matteo è incapace di prendere la vita come viene. Colpa probabilmente della sua giovane età, dell’ambiente
decisamente raffinato e ovattato in cui è
cresciuto, di una madre possessiva e di un
padre - al contrario - troppo indifferente.
Quando questo grumo indecifrabile e
misterioso di sentimenti a lungo
repressi subisce la pressione
esagerata della coetanea Nina,
lo sgomento di Matteo cresce a
dismisura fino a scoppiare nel
sorriso ripugnante che chiude
La strategia degli affetti. I nuovi
mostri dell’Italia di oggi sono i
piccoli maestri delle pure formalità e del tempismo perfetto,
senza che mai la loro ipocrisia
possa in alcun modo venire a
galla. Il regista Dodo Fiori guarda in profondità il viaggio nella
coscienza intrapreso da Matteo,
spegnendo i proiettori solo
quando il giovane ha capito che
è meglio godersi il calduccio di
una bieca esistenza sulle orme
del papà piuttosto che il gelo
d’illusioni rattrappite come coriandoli di cenere. L’opera di Fiori
è una complicata affabulazione
che enuncia le fondamenta di
una logica secolare: il dialogo
tra la sempreverde borghesia e i
proletari del nuovo millennio è
una scommessa persa in partenza, in quanto si risolve sempre con l’emergere progressivo
di atti di dominio e di sottomissione.
Eventuali questioni legate al gender non
fanno altro che rendere il tutto il più esplicito possibile. La strategia degli affetti è un
lungometraggio che espone
molto il suo autore al rischio di
indulgere nel melodramma
lacrimevole, eppure il regista de
Il silenzio intorno non mostra
mai allo spettatore la sua naturale carica affettiva. L’effetto
speciale di Fiori risiede nel proprio sguardo amaro e disincantato, che colpisce ugualmente
al cuore come uno scherzo del
destino in agguato dietro l’angolo. Il caos calmo delle emozioni spazzate via da una regia
asciutta emerge, però, nel tessuto musicale che stride all’udito esattamente quanto
quel continuo rumore di sottofondo, dato
dal calpestare i ciottoli nel selciato.
Tuttavia, è sia una stereotipata caratterizzazione dei personaggi secondari sia l’accentuato carico di teatralità dell’attrice
Marta Iacopini a lesionare in modo grave
le qualità narrative e stilistiche di simile
prodotto. Fortunatamente, la pellicola può
contare sull’apporto del bravo Paolo
Sassanelli: un interprete teatrale e cinematografico spesso e volentieri prestato
alle fiction del piccolo schermo. Infine, la
partecipazione del mitico Remo Remotti
nel cast de La strategia degli affetti non va
oltre un piccolo ruolo nei panni del nonno
Goffredo e i fan se ne dispiacciono.
Campo de’ fiori
21
L’ORTESI PLANTARE
È UN DISPOSITIVO MEDICO REALIZZATO SU MISURA
“I plantari sono ortesi finalizzate:
alla correzione delle deformità o malformazioni del piede,come sostegno delle
volte plantari (longitudinale e trasversale)
o di scarico di punti dolenti.
I plantari si possono distinguere in due
grandi famiglie:
Correttivi o per l’infanzia
Il plantare per l’infanzia, a differenza di
quello per adulti, ha per lo più azione correttiva in quanto è
applicato per riportare
alla norma lo squilibrio
sia strutturale che funzionale.
Fig. 1,2,3, esempi di
realizzazione di plantari correttivi per bambini su calco ingesso
eseguiti con diverse tipologie di
materiali
(EVA, Carbonio…)
Obiettivo del plantare correttivo
Lo scopo di questa categoria di ortesi è
quello di modificare, nelle migliori delle circostanze, alcune problematiche come: il
piede piatto, la pronazione del retropiede,
l’avampiede varo, il ginocchio valgo ecc..
Compensativi o per adulti
Si distinguono per il loro impiego per lo più
permanente,
in quanto compensano l’alterazione sia
strutturale sia funzionale, irreversibile.
Possono essere:
antalgici
biomeccanici.
Antalgici
Appartengono a questa categorie le ortesi
concepite al solo scopo di ridurre, limitare
o, nelle migliori ortesi, eliminare il dolore
scatenato a seguito di una problematica in
corso. Sono plantari che vengono concepiti con materiali in grado di ammortizzare o
scaricare l’urto in un determinato punto
dolente. Vengono normalmente realizzate
in soggetti con artrosi ad uno stadio avanzato,
artrite
deformante,
alluce
valgo,gotta, diabetici, gravi insufficienze
circolatorie o comunque in tutte quelle circostanze in cui il piede lamenta una grave
insofferenza in cui il paziente ha normalmente superato i 60 anni d’età.
IL PLANTARE DINAMICO SI CARATTERIZZA E DIFFERENZIA DAGLI ALTRI TIPI DI
PLANTARI SU CALCO, IN QUANTO
L‘IMPRONTA VIENE EFFETTUATA DINAMICAMENTE, OSSIA INTANTO CHE IL
PAZIENTE COMPIE QUALCHE PASSO.
L‘IMPRONTA COSÌ OTTENUTA RISPECCHIA FEDELMENTE I CARICHI E I
SOVRACCARICHI DEL PIEDE IN CONDIZIONI DI LAVORO EFFETTIVE. LO SI UTILIZZA PER LO PIÙ IN CASI PARTICOLARI
ED IN PRESENZA DI GROSSE DEFORMITÀ
O SOVRACCARICHI, CON BUONI RISULTATI.
Fig.3 reallizzazione del
positivo su un calco di
gesso
Fig.4 allineamento
del retropiede con ortesi plantare biomeccanica
Fig.5 plantare a contatto totale.
Plantari : regole da ricordare
L’impronta podostatica su carta carbonata
evidenzia un sovraccarico delle teste
metatarsali dei piedi. Anche alla valutazione obiettiva i sovraccarichi erano molto
evidenti e dolenti. Si noti come i sovraccarichi siano rimasti impressi nelle impronte
dinamiche effettuate.
Lo stampo dell’impronta eseguito sotto
vuoto,permetterà la realizzazione del plantare in materiale poliuretanico.
Scopo dell’ Ortesi biomeccanica
La sua funzione è di:
- assorbire l’onda di shock a cui il calcagno
è sottoposto durante la prima fase di
appoggio riducendo la forza istantanea
applicata;
- normalizzare i tempi di contatto del piede
al suolo rispettando la corretta prono-supinazione del piede;
- trasferire il peso del corpo durante il
movimento del piede modificando gli assi
di movimento al fine di normalizzare la
funzione del passo.
L’obiettivo:
- Compensare la meccanica del retropiede
stabilizzando l’area calcaneare nella posizione di “neutra sottoastragalica”;
- Compensare la meccanica dell’avampiede in funzione della sua correggibilità;
- Spesso, per la presenza di dolore, sostenere o stimolare l’arco longitudinale
mediale in modo elastico personalizzato
Fig.1 presa dell’ impronta in
posizione neutra sottoastragalica
Fig.2 realizzazione del
negativo su
schiuma
fenolica
1. Il plantare deve sempre appoggiare su
una superficie piana;
2. Il plantare deve essere sempre inserito
in una calzatura ortopedica predisposta o
su misura;
3. Indossare preferibilmente una calza
molto sottile (filoscozia) o un Salvapiede.
4. Importante portare i plantari sempre,
anche in casa, in sandali, ciabatte predisposte;
5. Affinché il plantare abbia effetto, il
tacco della calzatura deve essere di cm 2,5
(uomo) - 3,5 (donna) e non deve mai
superare i 4 cm;
6. Per chi ha l’alluce valgo si consiglia
scarpe con tomaia in setaflex;
7. si consiglia di lavare periodicamente il
plantare: usare una spugna imbevuta di
sapone bianco di marsiglia con acqua a
temperatura ambiente non > 30° (non
usare acqua calda e non farlo asciugare
vicino a termosifoni, stufe elettriche, ecc.).
8. la vita media di un plantare è di circa
18 mesi.
Dott. Daniele Cervoni
Laureato in Tecniche Ortopediche
Per maggiori informazioni
o appuntamenti:
Centro Ortopedico Flaminio
Tel. 0761.517744
Cell. 339.1816523
Campo de’ fiori
22
Eppure sono torte vere!
Le opere d’arte di Mad Cakes, realizzate da Assunta Parise,
per una festa tutta da ricordare...
Ermelinda Benedetti
T
ante volte, passeggiando per il
centro, ci è capitato di passare
davanti alla vetrina di una pasticceria, soffermandoci ad ammirare delle
splendide torte, meravigliosamente decorate, su più piani, delizia non solo per il
palato, ma anche per gli occhi! Bé, posso
garantirvi che torte belle come queste che
sto per raccontarvi non ne avevo davvero
mai viste! Belle, ma tanto belle da sembrare finte! La precisione delle decorazioni ed i colori sgargianti e vivaci delle glasse le rendono davvero particolari. Di tutti
i gusti e per tutte le occasioni, dalle figure più strane ed impensabili, piccole sculture di pasta di zucchero, pan di Spagna,
crema, cioccolata e quant’ altro possa
allettare il nostro palato. Ma per saperne
di più abbiamo rivolto qualche domanda a
chi queste torte le realizza con le proprie
mani, Assunta Parise.
Come e quando è nata la passione
per l’arte pasticcera?
È nata circa 10 anni fa. La mia laurea in
lingue e letterature straniere prevedeva
1 anno di corsi all’estero. Io ho vissuto a
Londra ed a New York dove le torte artistiche sono dei veri e propri capolavori.
Anni fa, in Germania, ho visto un piccolo
negozietto con tutti queste torte e dolci
colorati e ho deciso di imparare anch’ io.
Dove o come hai imparato i trucchi
del mestiere?
Mi sono diplomata in pasticceria italiana
presso una nota scuola romana (A tavolo
con lo Chef), dove ho avuto la fortuna di
imparare da grandi chef . Le torte americane sono bellissime, ma il gusto tante
volte lascia desiderare. Io, per le mie
torte ho unito la tradizione italiana del
gusto, per deliziare il palato, e l’aspetto
americano per il piacere di chi le vede!
Per quanto riguarda le decorazioni ho
seguito vari corsi in Inghilterra e
Germania e imparato dai grandi maestri
inglesi e americani attraverso le loro pubblicazioni.
Quando nasce Mad cakes?
Mad cakes nasce nel 2008. Essendo
mamma di due bimbi ho preferito dedicarmi prima alla mia famiglia.
Sei da sola o hai formato un tuo
gruppo di lavoro?
Lavoro da sola. Avevo una signora che mi
aiutava, ma in questo lavoro se non c’è
la passione e soprattutto precisione è
meglio lasciar predere.
Come ti viene l’ispirazione per decorarne ogni volta una diversa?
Tutto ciò che mi circonda è fonte di ispirazione. Da un invito ricevuto, da una fantasia particolare di una maglietta che
indossa qualcuno, dall’abbinamento di
due colori particolari e via dicendo.
Svelaci un segreto per la realizzazione di queste splendide torte.
Amore per la materia, passione, fantasia
e, soprattutto tanta pazienza!
Qual è l’ingrediente che non può
mancare?
La vaniglia!
Qual è stata la soddisfazione più
grande che hai avuto finora?
Essere stata chiamata da personaggi dello
spettacolo con tanto anticipo per assicurarsi una mia torta e aver poi ricevuto i
loro complimenti. Ma in ogni caso tutte le
volte che qualcuno mi chiama il giorno
dopo o addirittura mentre la mangia per
dirmi che oltre ad essere belle sono
buone!
E qual è la soddisfazione che provi
ogni volta che ne “sforni” una?
Vedere che sono riuscita a realizzare ciò
che avevo in mente!
Cosa ti piace di più di questo tuo
lavoro?
Il fatto di poter cambiare sempre. Non è
noioso. Si crea sempre qualcosa di nuovo.
Come e dove è possibile ordinare la
propria torta dei desideri?
Attraverso
facebook
all’indirizzo
www.facebook.com/?ref=home#!/pages
/Rome-Italy/MAD-cakes/1262852007301
43 per telefono o mandando una mail a
[email protected].
Sono rimasta veramente entusiasmata dai
lavori di Assunta. Ho cercato di mettere
più foto possibili, perché queste torte parlano da sole! La pagina di face book è
piena di complimenti meritatissimi e vi
consiglio di visitarla per rendervi conto di
persona e rimanere con gli occhi sgranati
e la bocca asciutta … magari da riempire
con un bel pezzo di queste splendide
torte!
Campo de’ fiori
23
MEDICI SPECIALIZZANDI DAL 1982 AL 1991:
UN PICCOLO PASSO AVANTI VERSO IL RICONOSCIMENTO ALLA RETRIBUZIONE
Buone nuove per i
medici che dal 1982 al
1991 erano specializzandi: una recentissima sentenza del
Tribunale Civile di
Perugia ha riconosciuto loro il diritto ad
essere retribuiti per gli
dell’Avv. Ilaria
anni di specializzazioBecchetti
ne per i quali non
hanno percepito alcuna remunerazione. Il
diritto degli specializzandi 1982-1991
nasce
dalla
direttiva
comunitaria
82/76/CEE, la quale sanciva il diritto dei
medici a ricevere una idonea retribuzione per il periodo di specializzazione
svolto. Gli Stati Membri avrebbero dovuto
recepire la direttiva entro il 31 dicembre
1982. L’Italia, invece, ha effettuato il suo
adempimento soltanto nel 1991, attraverso il decreto legisaltivo n. 257/1991, con il
quale, tuttavia, limitava la corresponsione
della retribuzione solo agli specializzandi
dal 1991 in poi. In altre parole nulla veniva riconosciuto ai medici immatricolatisi
alla specializzazione negli anni accademici
dal 1982 al 1991.Per la ritardata e parzialmente omessa attuazione della direttiva
sopra citata e per la conseguente mancata retribuzione degli specializzandi 19821991, si è aperto un contenzioso di ampie
proporzioni, che ha visto coninvolta sia la
giustizia civile che quella amministrativa.
Senza che mai venisse trovata una soluzione definitiva.Eppure
la Corte di Giustizia
delle
Comunità
Europee con due sentenze del 1999 e del
2000 ha riconosciuto il
diritto alla remunerazione anche per gli
specializzandi “esclusi”
dalla legge italiana.
Nonostante questo la
maggior parte dei
ricorsi proposti dai
medici per far valere il
loro dirirtto sono stati
rigettati, e ciò primariamente sulla scorta
della intervenuta prescrizione.La giurisprudenza quasi unanimemente, infatti, sostiene che la prescrizone cominci a decorrere
dal 1991, data dell’entrata in vigore della
legge. Si registra solo una pronuncia con-
traria a questo indirizzo, della Corte
d’Appello di Genova, che invece accoglie la
tesi dell’illecito permanente e ritiene che la
precrizione in danno dei medici non sia
nemmeno iniziata a decorrere, poiché non
vi è stato un adeguamento pieno e completo da parte
dell’Italia alla normativa comunitaria. Accanto a
questa sentenza,
si pone ora la pronuncia
del
Tribunale
di
Perugia, che ha
riconosciuto a 21
medici specializzandi negli anni
82-91 la somma
di euro 6.713,94
(rivalutati e con
gli interessi), per
ogni anno di frequenza al corso.In
attesa di leggerne
le motivazioni, gli interessati possono
forse guardare con più ottimismo verso
una favorevole e, magari, definitiva composizione di quest’annosa questione.
Campo de’ fiori
24
ne
iasco
f
e
t
n
o
M
Le guide di Campo de’ fiori
Rimanendo sempre a
nord di Viterbo, lungo
la S.S. Cassia, che
congiunge Roma con
Siena e prosegue
ancora oltre, si trova il
paese di Montefiascone, che si estende su
un lato della cima del
cratere del Lago di
di Ermelinda
Bolsena, a 640 mt dal
Benedetti
livello
del
mare.
Questa sua posizione strategica, che permette allo sguardo di raccogliere i panorami del Mar Tirreno, della Maremma, dei
monti dell’Umbria, Cimini e della Tolfa,
oltre che, ovviamente del Lago e delle sue
due bellissime isole Martana e Bisentina,
fu notata fin dall’antichità.
STORIA Il territorio di Montefiascone
risulta frequentato e abitato sin da epoche
remote: gli Etruschi lo consideravano area
sacra, forse sede del leggendario centro
politico e religioso, Fanum Voltumnae. Le
testimonianze romane sono cospicue ed in
buone condizioni, legate fortemente alla
consolare via Cassia. I primi documenti
che citano Montefiascone, allora “Mons
Flasconis”, risalgono all’853, quando
Leone IV confermava al vescovo di
Tuscanica, Virobono, i possedimenti della
diocesi della quale anch’esso faceva parte.
Nel 1058 vi si fermò Papa Stefano IX e nel
1065 vi si stanziò l’esercito della contessa
Matilde, che Papa Gregorio VII incontrò il
15 giugno 1074, insieme alla madre
Beatrice, sue due preziose alleate, a San
Flaviano una delle due chiese, allora, più
importanti di Montefiascone.
La fortezza venne messa sotto assedio nel
1093 da Enrico IV, ma i conti Farnese,
Ildibrandini e di Bisenzio la difesero energicamente. Nel 1111 Enrico V passò con la
sua corte al seguito mentre andava a
Roma per la consacrazione della sua
sovranità, acompagnato, secondo la leggenda, da Johannes Defuk. L’imperatore
Francesco
Barbarossa
venne
a
Montefiascone nel 1185, poiché aveva
intuito l’importanza strategica della fortezza e negli anni seguenti Montefiascone
divenne uno dei più importanti centri della
chiesa. Papa Innocenzo III venne per la
prima volta a Montefiascone nel 1207 e
rinforzò la Rocca munendola di un muro di
cinta. Tre anni dopo, Ottone IV occupò
Montefiascone e vi instaurò il suo quartier
generale. Nel 1222 passò di qui San
Francesco, che vi lasciò uno dei suoi
seguaci, frate Morico da Viterbo, affinché
iniziasse i cittadini al suo modo di intendere e vivere il Vangelo. Nel 1267, per un
breve periodo il paese fu invaso dai ghibellini. Papa Martino IV soggiornò ininterrottamente alla Rocca, e la abbellì tanto da
farla diventare una reggia.
Egli era talmente ghiotto delle
anguille del lago di Bolsena
che Dante lo pose in
Purgatorio nella cornice dei
golosi. Nel 1315 la fortezza fu
messa sotto assedio a causa
di una disputa con un vicario
rettore di San Pietro. I ghibellini (sostenitori dell’imperatore) vinsero, e derisero gli
sconfitti. La vigilia di Natale fu
tenuto un processo a carico
dei prigionieri, che furono
condannati pesantemente.
Nel 1321 Papa Giovanni XXII,
da Avignone, ordinò che si coniasse nella
Rocca una nuova moneta, la “papalina” o
“paparina”. Nel periodo della cattività avignonese non vi furono pontefici a
Montefiascone, ma vi soggiornano i legati
che li sostituivano alla guida del governo.
Uno di essi fu il cardinale spagnolo Egidio
Albornoz, che proprio durante le sue missioni in Italia nel 1353-57 e nel 1358-67,
risiedette in prevalenza a Montefiascone.
Passò il primo inverno totalmente all’interno della rocca, predisponendo i piani di
battaglia ed accattivandosi più alleati possibili. In questo periodo la fortezza si poteva ritenere inespugnabile. Quando Urbano
V salì al soglio pontificio, l’Albornoz aveva
quasi del tutto restaurato lo stato pontificio. Il 30 aprile 1367 riportò la sede da
Avignone a Roma. Furono intrapresi dei
lavori per abbellire ulteriormente la Rocca,
ed Urbano V vi risiedette nelle estati del
1368, 69, 80. Nel 1463, però, la Rocca
aveva ormai perso il suo prestigio, poiché
la sede del regno pontificio era stata spostata prima a Viterbo, e poi definitivamente a Roma. Nel 1590 testimonianze raccontano che la rocca cadeva a pezzi, ma
non fu mai restaurata. I papi non vennero
più se non occasionalmente, e per decenni Montefiascone rimase nell’anonimato.
Nel 1657 la città fu colta dalla peste, morirono 1200 persone, circa 1/3 della popolazione di allora. Nel 1695 vi fu un grande
terremoto, che atterrò quasi
totalmente la vicina Civita di
Bagnoregio. Fu provvidenziale
la venuta nel 1687 del cardinale Marco Antonio Barbarigo.
Trovatovi un seminario, lo
riadattò fino a farlo diventare
uno dei più grandi centri di cultura in Italia. Lentamente però
anche il seminario perse
importanza. Nel 1797 Pio VI
passò a Montefiascone in veste
d’esiliato. Nel 1798 i repubblicani francesi invasero lo stato
pontificio, e, entrando a
Montefiascone, manomisero il
giardino del vescovato, distruggendo le
cento statue di marmo che l’adornavano.
Nel 1860 i “Cacciatori del Tevere” la assalirono, ma le truppe papaline ripresero
immediatamente il controllo della città.
Gioacchino Rossini vi ambientò la sua
Cenerentola. Nel 1870 Nino Bixio occupò
la città senza trovare resistenza. La votazione per l’annessione al Regno d’Italia fu
unanime: su 1473 votanti, 1469 furono
per l’annessione, 4 votarono contro e 491
si astennero. Dopo otto secoli cessava di
esistere il patrimonio di San Pietro in
Tuscia. Con i nuovi amministratori venne
ricostruita gran parte degli edifici e palazzi, costruite fogne, strade e l’acquedotto
del Cimino. Montefiascone venne definita
da molti la “perla dell’Alto Lazio”, e fu
un’ambita meta di villeggiatura per i primi
decenni del ‘900. Nel 1930 fu santificata
Lucia Filippini, nata nel 1672, che aveva
fatto da maestra in moltissime scuole che
nascevano nelle diocesi. La città venne
visitata da Mussolini negli anni trenta
accompagnato da Italo Balbo. Durante la
Seconda guerra mondiale la città subì due
bombardamenti aerei da parte delle truppe alleate nel maggio del 1944. Vi furono
numerose vittime ed ingenti danni. Nel
1958 venne istituita la Fiera del Vino, che
ancora rimane la punta di diamante del
turismo locale.
continua sul prossimo numero.....
La Chiesa di Santa Margherita
Campo de’ fiori
Come eravamo
25
Soprannomi, preferisco chiudere qui !
“Ce l’ho, ce l’ho, ce
l’ho, me manca”.
Quante volte da bambini dicevamo così, quando con gli amici, ci
scambiavamo le figurine degli animali, o dei
calciatori. E’ quello che
ancora oggi mi succede, solo che non condi Alessandro Soli
fronto più le figurine,
ma i soprannomi del nostro paese, che
sono tantissimi e mi accorgo che l’album
dove “attaccarli”, non finisce mai, e mai
finirà.
Allora ho deciso di chiudere l’ultima pagina, la sesta puntata per l’esattezza, che
viene dopo “Il soprannome…prima
carta d’identità” “Ah ho capito, è
quello che chiamino…” ”Soprannome
de paese,sì va bè…, ma senza offese”
“Soprannomi:così buffi,così azzeccati” “ Soprannomi: Aò qui nun se finisce più.” Dopo aver incollato per mesi
con certosina precisione le “figurinesoprannomi” non certo autoadesive, ma
spennellate con colla di farina e perché no,
inebriato dal profumo “mandorlato” tipico
della colla “Coccoina”, sto completando la
mia ricerca. Siete pronti? Allora:
Pizziribbecchi, Smuciolindo, Smozzicastreppi, Strippacardini, Spasimino, L’omo,
Bellachioma, Banana, Temporale, O
Fundanaro, O Smerdolato, Topolino,
Ciumaca, Fantomas, O manzo, A somara,
O Brecchio, A Gatta, Mazzarella, Rapera,
Capello, Peletta, Samba, Feletta, O curòio,
Panacca, Toppa, O Brindisino, Fichetto,
Muccarella, Maroncella, Ricatto, Tàrza,
Culo d’oro, Fichino, Mentuccetta, Zèppolo,
Bisurino, Gallina, Sciabbolò, Fregamandrappe, Persichino, Zì buco, Maggiorana,
Buscicande,
Smàndala,
Zì
Pico,
L’ingegneretto, O Tizzo, Gesucristello,
Padre pietro, Cristomorto, Bacocco, Pacì,
Bassanello, Fiacca, O Leggionario,
Popòffe, Garibbardi, O socetto, Toscanino,
Bambinò, O Fanello, Reguzzò, ’Mpiccetta,
Superbò, Ranocchino, Puzzino,Tani, A
Fata, Cioccolatina Mataloppo, Gnòcco,
Scienza, ’Ndrìppete, O Vitello, O Pupotto,
Zaganella, Sbafa, Pecetta, Cicala,
Palommella, O Compèro, Sniappa,
Cellacchiò, O Sorgiaretto, Barbetta, O
Terrore, Boghi, A Roccia, O Dadino, Piròlo,
Caporale, Pescetto, Meretto, O Cinese,
Iàcche, Bòtta, O serpe, Staffetta, O
Stradino, Coppi, Binda, Porcapaletta,
Basette,
Gècche,
O
Sguaioso,
Scurreggetta, Ruspe, O Sborroso, Ruzzolò,
Scindilla, Spònna, Tattolino, Kinova, Cecio,
Genzano,
O
Marzianetto,
Bamba,
Bocaletta, Tattà.
Ci sono per finire i soprannomi al plurale:
“ i Sinaletti, i Tordi, i Corvi, i Passeracci,
i Culibianchi, i Bombardini, i Pellicciari,
l’Americani “.
Vi prometto che ritornerò ancora a “focalizzare” qualcuno di questi soprannomi,
perché affibbiato a veri e propri personaggi di Civita Castellana, di una Civita ormai
sparita nel tempo, ma sempre viva nei
nostri ricordi. Ah, dimenticavo, con questi
ultimi 129, aggiunti ai precedenti 273,
sono arrivato a quota 402, mica male!
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi
hanno fornito soprannomi a me sconosciuti, in modo particolare mio padre, e tutte
le persone di una certa età.
Una menzione speciale all’amico Umberto
Mulè col quale ci siamo scambiati tanti
“doppioni”, e non solo, rievocando figure e
personaggi, tra un taglio di capelli e una
barba.
Civita Castellna anni ‘40 - in divisa da aviatore il piccolo Roberto Meloni (Meloroby) - Reguzzò
Campo de’ fiori
26
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma
Una vendemmia d’oro
di Sandro Anselmi
Era piovuto molto
quell’anno e per tutto il
mese di Aprile era
scesa una pioggia
incessante.
L’estate, poi, era stata
molto calda ed il sole
aveva indorato gli acini
dell’uva
che,
ad
Ottobre, era matura e
ricavarne altro vino. Con la luna buona di
Gennaio, il vino maturo veniva travasato
nelle botti poste giù in fondo alla conserva
che, essendo il luogo più fresco, dalla temperatura pressoché costante, manteneva
benissimo il prezioso liquido.
L’abbondanza e la qualità del prodotto di
quell’anno convinsero i contadini ad
imbottigliarne un bel po’ per le future evenienze, e così, molte cerimonie degli anni
a venire, come matrimoni, battesimi e
comunioni, vennero annaffiate dal famoso
nettare d’annata che i contadini, orgogliosi, non finivano mai di lodare.
PICCOLO VOCABOLARIO
Bigonzo = Bigoncio
Caratello =Piccola botte
Filò = Filare
Mottatore = Imbuto
Mutare = Travasare
Pampina = Foglia
Raspo = Graspo
Rumpazzo = Grappolo
Soma = Ettolitro
Struccetto = Piccolo grappolo
Trocchio = Torchio
Vago = Acino
Velegna = Vendemmia
…
profumata.
Non si usavano allora concimi chimici e la
vanga solerte aveva sovesciato, a primavera, il “favino” ed i lupini che, cresciuti a
ridosso delle piante di viti, avevano apportato tutto l’azoto necessario
alla loro alimentazione.
I contadini erano dunque
soddisfatti della stagione
ed iniziavano il rito della
preparazione delle attrezzature per la vendemmia.
Lavavano le botti, i bigonci,
il torchi… e finalmente
davano l’assalto ai filari per
raccogliere quei meravigliosi grappoli dorati.
Soppesavano nelle loro
mani il frutto di tanto lavoro, riempiendone velocemente i bigonci da trasportare in cantina. I grappoli
venivano macinati ed il
mosto che ne usciva riempiva la tina, dove avrebbe
bollito per giorni e, una
volta terminata la fermentazione, sarebbe stato
cavato e riposto nelle grandi botti di legno per farlo
maturare. Anche il “cappello”, formato dallo strato
residuo degli acini già macinati, che galleggiava nelle Fabrica di Roma 1941 - un bel brindisi con il vino novello. Da sx: ...,..., Angelo Carosi, Giustina Stefanucci, Anita
..., Ilda Carosi, Umberto Clementi, Vanda Carosi, Vera Clementi. I bambini: Mario Carosi e Gina Clementi.
tina, veniva torchiato per
Campo de’ fiori
28
Associazione Artistica Ivna
LA SACRALITA’ DELL’ARTE NELL’ELEVAZIONE DELLA MATERIA VERSO LO SPIRITO
NEL PERCORSO ARTISTICO DI PAOLA D’ASCIA
Paola D’Ascia, di origine napoletana, romana di nascita, dopo
aver conseguito il
Diploma, si iscrive alla
Scuola Arredamento e
Scenografia di Roma
preparandosi all’attività che, con passione,
perizia e dinamismo
della Prof.ssa
svolgerà in Italia e
Maria Cristina
all’estero negli innuBigarelli
merevoli ed affascinanti ambiti dell’arredamento e della decorazione. Inizia nel 1965 in uno dei più
importanti e prestigiosi negozi di Roma
“Sarteur” sito come casa madre in Via del
Corso con una filiale a Piazza di Spagna. Il
suo talento e la sua abilità le danno la
meritata soddisfazione di diventare la
direttrice del negozio di Via del Corso,
assumendo anche il ruolo, nel giro di qualche mese, di arredatrice degli interni del
negozio stesso. Possiamo definirlo il primo
periodo di esplosione della creatività nel
contattare i clienti, “costruire” mobili, arredare, nei minimi particolari, progettando in
modo integrale e dettagliato. Paola D’Ascia
saprà coniugare questo periodo particolarmente felice del percorso artistico con il
matrimonio e la famiglia che le suggerirà
di svincolarsi dai rigidi schemi dettati dai
tempi di lavoro, improntando la sua attività in modo più autonomo, in proprio. Gli
anni trascorsi presso “Sarteur” le avevano
aperto l’ “operoso e vivace mondo” degli
artigiani, dei falegnami, dei tappezzieri e
così anche i successivi incontri con alcuni
costruttori furono il faro per la realizzazione di appartamenti ad Olbia, iniziando con
dei prototipi ed ampliando in Villaggi turistici, Residences, Alberghi: lo studio dello
spazio si impone ed
anche la ricerca del
bello, del confort e
della funzionalità. Il
periodo olbiano è
coadiuvato
ancora
una volta da quello
romano, fino ad arrivare all’allestimento
dei lavori di un altro
Villaggio che sarebbe
dovuto essere tinteggiato con colori tenui
in un abbinamento
tonale che desse l’idea del vecchio paese
dei pescatori. Un
capolavoro di accostamento cromatico e
“ristrutturazione” paesaggistica. Questi
periodi di ampia creatività vengono impreziositi dalla voglia di imparare sempre tecniche e metodi nuovi ed innovativi, così
che D’Ascia intraprende gli studi dell’Arte
del Superfluo, un vero e proprio insegnamento per l’intarsio, la laccatura, i finti
marmi. Colta, curiosa, dotata di abilità non
comuni e arricchita dalle esperienze artistiche vissute con intensità, non esita ben
presto a mettere in pratica questo genere
di arte, concretizzandola in realizzazioni
esteticamente ben curate e visivamente
appaganti. Paola D’Ascia trova sempre
altre e nuove possibilità di esecuzioni finite, incluse e raffinate. Il desiderio ed il
concetto di essere artista per Paola non si
è mai fermato all’atto di imparare per
imparare, ma imparare per incominciare a
scoprire come meglio imparare proseguendo il suo “ready-made” o “ready to
use” in una trasformazione dello stesso in
un effettivo oggetto, sì pronto per l’uso
comune, funzionale, ma soprattutto in un
“press agent”, portavoce del pregio, dell’eleganza e della rarità. La sua vivacità artistica e il talento ben spesi presto fanno il
giro negli ambienti più raffinati ed esotici,
infatti di lì a poco le fu affidato un “enorme” lavoro in Arabia che le portò sicuramente l’indice di gratificazione e la personale soddisfazione alle stelle. L’attività
spazia dalla scelta del colore, dei tessuti di
trama e gusto europei, dalla scelta del
legno alle laccature dipinte “pendant” con
le stoffe, gli stucchi sul soffitto, cerature
delle pareti, cura dei mobili, delle suppellettili in un’ organizzazione e direttiva di
falegnami, peculiari artigiani nelle varie
espressioni e di abilissimi operai di origine
indiana. La ristrutturazione e l’arredamento delle ville della sceicca rappresentarono
per Paola D’Ascia un’esperienza bellissima, completa
ed appagante per la quale
si guadagna la fama e la
stima anche fuori del territorio italiano. La sua esperienza viene ben spesa in
altri ambienti ed in altre
ville di altre sceicche, compresi gli appartamenti dei
figli nei quali, oltre a seguire e curare quanto di prassi
ormai fa parte dell’abilità e
del suo modo di essere,
dirige e si occupa della
decorazione di stanze degli
armadi con laccature di alto
pregio, della costruzione di
mobili con raffigurazioni a
nicchia tutto abbinato nelle scelte di
stile, di forma, di
soggetti da raffigurarvi e altre combinazioni e accostamenti cromatici e
tonali, garantendo al tutto, gusto, bellezza, sontuosità, eleganza e funzionalità. Il
rapporto umano rimane alla base di questi
progetti e per la realizzazione degli stessi:
una sorta di connubio operativo a garanzia
dell’alta professionalità di Paola. Altro
momento di formazione è rappresentato
dal periodo trascorso a Venezia nell’Isola
di San Servolo dove si trova un Centro
Europeo per la Divulgazione delle Arti
decorative e Applicate a cadenza mensile.
Paola entra in una serie di “full immersion”
apprendendo in modo approfondito tecniche a stucco marmo, lacche orientali,
doratura, restauro della doratura, della
laccatura, grisaille, grottesche e trompe
l’oeil. Attualmente dirige un laboratorio a
Roma fondato sette anni fa dietro l’impulso di alcune sue affezionatissime amiche.
Qui Paola insegna anche e soprattutto
come imparare a lavorare, a stare insieme
e a realizzare oggetti belli che “decorano”
l’animo, abbellendolo e aiutandolo a
nutrirsi del Bello! Questo laboratorio , le
sue amiche lo hanno nominato in modo
molto significativo, ma anche simpatico, “
La Terapia”. La sua presenza artistica e
professionale entrerà ancora una volta
nella progettazione e la realizzazione di
altri appartamenti in Sardegna, a Monte
Sacro: qui oltre a lavorare come è ormai
avvezza, migliora gli spazi e la luminosità
degli ambienti con trovate pratiche e
geniali, molto apprezzate sia per il tocco
d’arte, sia per la risposta a una tipologia di
“customers” che esige sempre più, sia la
bellezza estetica, sia la funzionalità pratica. Paola D’Ascia è un esempio di grande
talento e di amore per l’arte; una passione
che non si ferma, ma avanza, progredisce
e alimenta lo spirito libero e sensibile dell’artista che dall’osservazione e dal trattamento della materia grezza esalta il gusto
della trasformazione della stessa , attraverso una sorta di affascinante processo
alchemico filosofico di combinazione di
elementi chimici, fisici, artistico-spirituali
tesi a trasmutare la materia in argento ed
in oro. Una Panacea universale atta a
porre rimedio alle turpitudini interiori, una
Chiave per aprire le porte ad un’ esperienza di Crescita spirituale ed Umana sacralizzata dalla fusione della Materia plasmata
dallo Spirito.
Campo de’ fiori
29
L’auto ibrida è già una realtà
... continua dal n. 73
Partendo dalle considerazioni introdotte nella prima parte
di questo articolo,
vediamo come funziona un’auto ibrida.
di Arnaldo Ricci
[email protected] Innanzitutto si chiama auto ibrida perché la propulsione, a bordo, viene fornita
da due motori: uno tradizionale alimentato
a benzina, diesel oppure Gpl, l’altro semplicemente elettrico alimentato a batteria.
Esistono due categorie fondamentali
(almeno fino ad ora) entro le quali sono da
ricondurre tutte le tecniche di realizzazione
di motori ibridi.
Esse sono:
- motore ibrido seriale schematizzato in
fig.1
- motore ibrido parallelo schematizzato in
fig.2
Fig. 1: auto ibrida con motore seriale
Fig. 2: auto ibrida con motore parallelo
Pochi lo sanno ma la tecnica del motore
ibrido seriale, risale addirittura agli anni
subito precedenti la seconda guerra mondiale; lo studio dell’applicazione non fu
però pensato per l’automobile ma per le
motrici ferroviarie. Solo negli anni
Cinquanta furono realizzate e messe in
esercizio queste utilissime motrici per la
rete FFSS, come allora si chiamavano le
FS.
Il più grande vantaggio di avere un treno
trainato da una locomotiva ibrida era ed è
ancora, quello di poter transitare sia sulla
rete elettrificata sia su quella non elettrificata.
Per esempio, se la linea ferroviaria OrteCivitavecchia, attualmente ancora priva di
elettrificazione aerea, fosse in esercizio,
una motrice ibrida potrebbe partire da
Civitavecchia, arrivare a Fabrica di Roma,
transitare sul raccordo ancora esistente
verso la linea Roma Nord e proseguire per
Viterbo o Roma.
Vi sono poi altri importanti vantaggi nell’utilizzo di motrici ibride, ma l’oggetto di
questo articolo riguarda le auto, per cui
torno a scrivere dell’applicazione automobilistica.
In fig 1 è schematizzato il funzionamento
del motore ibrido per auto seriale; il quadratino con la scritta reservoir indica il serbatoio carburante del motore a scoppio
engine, il quale fa girare un generatore di
corrente generator che a sua
volta alimenta un caricatore di
batteria ed un convertitore
che fornisce l’energia ad un
semplice motore elettrico.
Ovviamente, la batteria deve
avere una certa autonomia,
perché in tutte quelle situazioni dove bisogna spegnere il
motore a scoppio, la potenza
di trazione viene fornita solamente dalla
batteria. Questo tipo di motore, come
sopra detto, realizzato per le ferrovie,
poteva essere applicato anche alle auto
ma, allora, non si percepiva la necessità di
realizzazione fino a quando i gas di scarico prodotti dalle auto, iniziarono ad essere
un problema di inquinamento atmosferico.
E’ da sottolineare che il motore ibrido dei
locomotori, non prevedeva la batteria di
fig.1 (oltre tutto non era possibile costruire batterie di tale potenza) ma solo il
motore termico costantemente in moto.
Solo negli anni 90 del secolo scorso si
pensò all’applicazione automobilistica.
Ormai la tecnologia metteva a disposizione
sistemi informatizzati di controllo della trazione, consentendo la realizzazione di
motori ibridi paralleli, vedere fig. 2.
Come si evince dalla figura, la coppia di
trazione verso le ruote, viene fornita contemporaneamente sia dal motore elettrico
electric motor che dal motore termico
engine; è poi il sistema computerizzato di
controllo della trazione che decide del
tutto autonomamente ed automaticamente, se e quale potenza trasferire alle
ruote, in base alle necessità di percorrenza. Per esempio: dopo una certa quantità
di minuti che si hanno fermate e ripartenze a basse velocità, il computer opportunamente programmato, capisce che si sta
percorrendo un tratto urbano e di conseguenza decide di utilizzare solo il motore
elettrico per non inquinare l’ambiente.
Ovviamente, per motivi di sicurezza ed in
caso di malfunzionamenti, si può disattivare l’automatismo e decidere manualmente
quale trazione utilizzare.
Oltre all’applicazione dell’informatica,
anche le tecniche di realizzazione delle
potenti batterie al litio, hanno consentito
di mettere su strada motori del genere.
Le batterie al litio consentono una percorrenza media di circa 80 chilometri , prima
di scaricarsi.
Come si vede dalla figura, queste batterie
vengono ricaricate in modo automatico da
un generatore di corrente che si trova
all’interno del converter il quale ha due
funzioni: quello di ricaricare la batteria e
quello di fornire energia al motore elettrico; la decisione di quale funzione assumere è demandata sempre in modo automatico al computer che è inserito nel sistema
di controllo, collegato sia con il motore
elettrico che quello termico.
Bisogna anche dire che in caso di necessità, queste batterie possono essere ricaricate dall’esterno, tramite una normale
presa di corrente collegata alla rete elettrica pubblica.
Un altro vantaggio è quello di avere contemporaneamente potenza di trazione dai
due motori, consentendo una forte accelerazione, molto gradita in fase di sorpasso.
Vi sono poi altri lati positivi nell’utilizzo di
auto ibride che per ragioni di spazio non
posso trattare.
E’ ovvio che il maggior vantaggio è quello
di diminuire drasticamente l’emissione dei
gas di scarico in città e quando tutti avremo l’auto ibrida, l’aria dei nostri centri
abitati sarà veramente più respirabile.
Campo de’ fiori
30
Un viterbese alla ribalta
Nome: Antonio - Cognome: Poli – Professione: Cantante lirico
E’ giovane. E’ viterbese. Ha soltanto ventiquattro anni ed è già
un tenore lirico d’un
certo livello che
debutterà , il prossimo anno, alla Fenice
di Venezia nel “Don
Giovanni” e nella
“Traviata”. Per lui un
ruolo da protagonista
ma in questo primo
di Secondiano Zeroli spicchio d’autunno lo
troviamo a Salisburgo, nella patria di
Mozart, grazie ad un master ed in cameratesca compagnia del baritono altoatesino
Andrè Schuen e di altri sette colleghi provenienti da Germania, Stati Uniti, Irlanda,
Ucraina e Uzbekistan. Salisburgo per un
musicista rappresenta una specie di premio Pulitzer per un giornalista e prendervi parte
Salisburgo
non è solo un privilegio
ma è il raggiungimento
di un sogno per lunghi
anni tenuto in un cassetto. Il giovane baritono
viterbese si chiama
Antonio Poli che ricorda
di avere iniziato il suo
avvicinamento alla musica adorando il pop dei “
I Queen” e di Renato
Zero. Soltanto in un
secondo tempo Antonio
si è sentito irresistibilmente attrarre dalla
musica lirica; è accaduto
quando suo padre,
valente artigiano del
ferro, gli regalò un disco
di Placido Domingo. L’amore a prima vista
si arricchì subito d’un pregiato trofeo: vittoria al concorso delle voci nuove di
Viterbo. Lo stesso che, pochi anni prima,
aveva visto l’affermazione di Anna
Tatangelo. Lezioni impartite da Renata
coltivo la passione del canto ma loro
Scotto e Romualdo Savastano e poi via a
vogliono sapere qual’ è il mio lavoro!”.
partecipare e a vincere anche il Concorso
Povera Italia….. e non sempre è colpa di
Belvedere, dopo una durissima selezione
Berlusconi.
(tremila partecipanti e sedici vincitori!). Da
lì un incredibile quanto rapido crescendo
fino a trovarsi nella città simbolo della
musica, in quella Salisburgo dove di
Antonio Poli
musica si vive tutto l’anno e dove non
appartiene per intero alla categoria
dei sogni, credere di poter un giorno
lavorare con Barenboim, Abbado e
Muti. Tranciante quanto impietoso il
suo giudizio sullo stato di salute della
lirica in Italia: “ La colpa non è soltanto della politica, è anche l’incultura
per questo genere di canto, che la fa
da padrona. Quando alcuni coetanei
mi chiedono che lavoro faccio e io
rispondo che canto, loro insistono,
dicendomi che hanno capito che io
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
DNA2 di Masakazu Katsura
edito da Starcomics – serie di 7 volumi, conclusa
Particolare e divertente.
Junta Momonari, il protagonista della storia, è
affetto da uno strana
allergia: quando sta in
intimità con una ragazza, vomita.
Immaginate i siparietti
comici che si possono
creare con questa
di
geniale idea e i probleDaniele Vessella mi del povero Junta con
l’altro sesso, il tutto
condito con un pizzico di fantascienza.
In un prossimo futuro ci sarà il problema
della sovrappopolazione, causata da nuovi
farmaci rinvigorenti?
Dal mancato uso dei contraccettivi?
No, nulla di tutto questo.
Il principale nemico sarà un solo individuo,
un megaplayboy che genererà ben cento
figli con le sue donne.
Per scongiurare questo, viene chiamata
dal futuro la bellissima Karin Aoi, una DNA
Operator che ha lo scopo di modificare la
struttura genetica del megaplayboy.
Non mancano i colpi di scena e, come ogni
opera di Katsura, è palpabile una buona
dose di sentimenti.
La storia si divide in due archi narrativi: quello amoroso e quello del
combattimento corpo a corpo, quest’ultimo aspetto esula un po’ dai
canoni dell’autore, ma riesce a bilanciare i due generi, creando una
trama intrigante e affascinante.
Dal punto di vista grafico non delude,
come sempre (del resto Katsura è
pur sempre Katsura) i disegni sono
fantastici e specialmente le copertine
sono una vera goduria per gli occhi.
Le fanciulle sono caratterizzate in
modo dolce e sensuale, senza mai
sfociare nel volgare.
A mio avviso, DNA2 è un’opera ben
concepita che intrattiene il lettore in
modo ottimale trascinandolo nella
trama e affascinandolo con i suoi
disegni.
Inoltre il fatto di essere limitata a
solo sette volumi le impedisce di
cadere nella ripetitività della quale
sono affette molte opere sia sentimentali che di combattimento.
Lascio l’indirizzo del mio blog:
http://danielevessella.blogspot.com/
Protegge i tuoi valori
Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25
01033 Civita Castellana (VT)
Tel.0761.599444 Fax 0761.599369
[email protected]
31
Campo de’ fiori
32
Che cos’è il tempo?
I cultori di tutte le
discipline si interrogano oggi circa la
natura del tempo. Lo
scopo di me che scrivo è quello di gettare
luce sulla questione
anche dal punto di
vista filosofico. O
forse, sarebbe meglio
del Prof. Massimo
dire, che trattare la
Maesicola
questione del tempo
dal punto di vista filosofico può aiutare a
comprendere la natura del tempo anche a
coloro che di solito la trattano dal punto di
vista della scienza. Mi sento subito di dare
almeno tre risposte alla domanda “che
cos’è il tempo?” Il tempo è “il balcone
dell’Eterno sul mondo fisico”. Ed anche: “il
tempo fonda la relazione dinamica delle
cose”. Ed ancora: “il tempo è dato
dall’Essere che sostiene la presenza dell’ente nello spazio”. Kant diceva del tempo
che è “senso interno” oltre ovviamente alla
ben più nota sua posizione: “ il tempo è
condizione a priori della nostra conoscenza”. Per Hegel il tempo “è la verità dello
spazio”. Einstein ha sostenuto che spazio e
tempo sono il medesimo. Già da queste
poche differenti posizioni si comprende
che la questione non può essere trattata
come qualcosa di banale. In tutte le posizioni c’è un comune denominatore: il
tempo è riferibile solo e soltanto ai fenomeni. Non c’è tempo senza la cosa. Il
tempo, insomma, non è quello dell’orologio. O, almeno, non è soltanto quello. Il
tempo non sta nelle lancette, nel quadrante, nei numeri. Non sta nel susseguirsi del
dì e della notte, delle stagioni, del trascorrere degli anni. Quelle che abbiamo qui
richiamato sono “forme”, più o meno convenzionate, attraverso le quali il tempo si
dà. Se il tempo “si dà”, vi dev’essere, dall’altra parte, qualcuno in grado di accoglierlo andandogli incontro. O vi dev’essere un luogo ove il tempo si manifesta. Il
trascorrere del tempo, in un certo senso,
non è altro che l’adveniente andargli
incontro. Oltre a questo si deve considerare che il darsi del tempo, ha un datore. In
un certo qual modo, quelli che tutti considerano il verso dello scorrere del tempo,
dal passato verso il futuro, in effetti è dato
da un incessante venire incontro del futuro alle cose che sono nel presente. Nel
presente è sempre possibile rilevare una
parte di come le cose saranno in futuro ed
anche una parte di come erano in passato.
Il punto di convergenza del tempo è il presente, “l’adesso”, che è, sempre stando ad
Hegel, la puntualità dello spazio. Nel presente il passato non è più e il futuro non è
ancora. Il presente è e non muta. Il presente è l’immutabile; la stabilità delle cose
che sono. Il passato e il futuro sono i luoghi del mutevole e della mutazione. Ecco
perché il presente è “il balcone dell’Eterno
nel mondo fisico”. Il presente c’è come
cose presenti e come colui che registra;
vale a dire il tempo, nella dimensione del
presente, riguarda la realtà in atto, fatta di
cose e di coscienze. Il tempo però è nelle
cose, occupa il loro stesso spazio. Ma il
luogo dove il tempo si rivela è l’uomo: l’essere dotato di una coscienza, di uno spirito. Per accorgersi del tempo bisogna
saperne qualcosa. E solo chi ha la possibilità di sapere, conosce. L’uomo, nella sua
coscienza, è il luogo della manifestatività
del tempo. Lì forma un lago che viene alimentato dalla conoscenza stessa, la quale,
si dice, avviene “nel tempo”. Ogni uomo
ospita un suo proprio lago: il lago del
tempo. Questo è, alla fine, il suo essere.
Ecco perché c’è un nesso profondo(come
bene insegna Heidegger) tra essere e
tempo. Nell’uomo, il tempo, seppure movimentato dall’agire legato agli eventi ed ai
cicli che abbiamo menzionato, si raccoglie
e si dilata in misura della propria esistenza. Vivendo il presente sulla base del passato nell’uomo si genera l’attesa del futuro
che altro non è se non la prefigurazione di
come le cose dovranno essere e saranno.
La prefigurazione riceve dalla coscienza un
indirizzo ed è, insieme, indirizzo per la
coscienza. Per Heidegger il tempo è “la
struttura d’essere dell’esserci”. “struttura
d’essere”
significa
“sostanza”, “natura”, e
questo, nel linguaggio
heideggeriano, significa
“provvisorietà”. A ben
guardare però, la posizione di Heidegger apre
per un altro verso, alla
possibilità che il caduco, l’effimero, il passeggero, il provvisorio, non solo rimanda
al “permanere” ma è legato al permanere
in maniera strutturale. Come si potrebbe
misurare l’effimero se non in quanto legato all’eterno? Sicchè, ogni struttura temporalmente rilevante, sebbene esprima il
transeunte, rimanda sempre, anche a ciò
che permane, fosse pure, soltanto, quale
sfondo entro il quale sono albergati i fenomeni. Il tempo infatti c’è perché ci sono i
fenomeni. Il principio di indeterminazione
di Heisemberg si applica al “luogo” dove lo
spazio e il tempo coincidono, nella dimensione cioè nella quale la materia statica
diventa dinamica (energheia – dinamis); e
questo luogo è l’elettrone. E’ per questo
che non è possibile conoscere “nello stesso tempo” il luogo e la velocità dell’elet-
trone. Luogo(x) e velocità(y), nell’elettrone, sono già “nello stesso tempo” (xy);
sono cioè nella loro unità dinamica quel
che serve alla materia per movimentarsi in
modo che al suo starci possa far riscontro
un divenire. L’elettrone è il luogo che dà
realtà al tempo; ed è il tempo che determina uno spazio. Nell’elettrone spazio e
tempo si incontrano. Ecco perché il tempo
fonda la relazione dinamica delle cose. Il
tempo è al di qua, nel mondo. I fenomeni,
in quanto determinazioni, finitezze, sono
nel tempo. E sono nel tempo nel duplice
senso che ricevono essi stessi il tempo del
loro stesso esserci come legati all’origine
per la loro presenza. Ma anche che ciascuno di essi ha un tempo suo proprio che
rilascia, che dà, nel suo stare in relazione
agli altri. Tanto l’offrirsi del fenomeno nella
sua relazione agli altri, quanto il darsi a
partire da quello, indicano l’appartenenza
del tempo a qualcosa che fenomeno non
è. Infatti, tutto si può dire del tempo tranne che è una cosa fra le altre. Il tempo è
impalpabile, immateriale. Il tempo è. Il
tempo è, nel mondo fisico, la vera natura
dell’essere. Ma proprio per questa sua
natura dà alle cose materiali presenza, collocazione, senso e corso. L’idea del “tempo
locale” o relativo espressa da Einstein, è
vera e falsa insieme. E’ vera perché il
tempo come determinazione (il dì, il mese,
l’anno…) riguarda ciò che è determinazione, ossia un dato fenomeno. E’ falsa perché “il tempo locale” c’è solo in quanto è
sostenuto da un tempo ancor più origina-
rio dal quale il tempo locale dipende e che
noi chiamiamo assoluto, eterno, che fa
tutt’uno con Dio. Quel permanere che
regge il mutare; Colui che sostiene il tutto;
il perno attorno al quale ruotano tutte le
cose; l’Essere dell’ente. L’Eterno presente.
Del resto, “il tempo”, è proprio di “ciò che
passa”, ma ciò che passa non può passare
se non è legato al permanere. Il tempo
riguarda le cose che sono al di qua; ma
queste cose, in quanto non sono da se
stesse, rimandano ad un “oltre-Altro”, che
per essere non ha bisogno del tempo. Per
meglio comprendere tale cose giova chiedersi: “l’essere del tempo è della stessa
natura delle cose che sono nella presenza
fisica?” Ora, poiché s’è detto che il tempo
è, nella sua natura, immateriale, la risposta è già stata fornita.
Campo de’ fiori
33
IL PRIMO CONGRESSO DEI LAVORATORI
DELLA TERRA DEL LAZIO E DELLA SABINA
... continua dal n. 73
Quello che più incuriosisce in questo
Primo Congresso è
l’importanza
contraddittoria
che
viene data alle
donne che, oltre ad
avere la cura della
di Francesca Pelinga
casa e dei figli, lavoravano nei campi e che nei momenti di
gravi situazione si erano poste in prima
fila al fianco dei compagni sfidando le
baionette e i fucili del Governo. La donna
italiana che si affacciava al XX secolo era
una “donna nuova” che attraverso il lavoro extra domestico cercava una collocazione diversa nella società tradizionale di allora. La lega riconobbe ad esse il diritto di
organizzarsi, ma dovevano essere aiutate
con il consiglio degli uomini e incoraggiate
con l’esempio del dovere e della disciplina,perché l’aiuto della moglie, fidanzata,
sorella, madre, sarebbe servito ad accrescere la potenza degli uomini e il prestigio
della Lega. Venne quindi proposto di riunire tutte le Leghe del Lazio e di Roma,
uomini e donne, sotto il nome di
“Federazione dei lavoratori della terra di
Roma e del Lazio e della Sabina e che
doveva far capo alla Camera del Lavoro di
Roma”; fra il 1904 e il 1906 nasce una rete
regionale di leghe contadine con il coordinamento della Camera del lavoro. Sempre
nel 1906 nasce la Confederazione
Generale del Lavoro CGdl nel primo congresso di Milano il 29 settembre - 1 otto-
bre. La storia e la cultura riformista
e sindacale della CGdL confluiscono,
con la rinascita di un libero sindacato italiano, nella Confederazione
Generale Italiana del Lavoro (CGIL)
sorta a Roma nel 1944. Le prime
strutture sindacali erano nate in
Italia
negli
ultimi
decenni
dell’Ottocento, la fase “presindacale” fu caratterizzata dallo sviluppo
delle Società di Mutuo Soccorso,
come ho già scritto in precedenti
articoli, le prime forme di associazionismo operaio. Il mutualismo aveva lo
scopo di fornire assistenza ai soci in caso
di disoccupazione, infortunio, malattia e
vecchiaia, escludendo il ricorso alla lotta di
classe. Si doveva quindi costituire un
Comitato composto da alcuni membri della
Commissione e da una consulenza legale
per presentare al Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, una schema di
legge per la riforma della legge emanata
nel 1888. Si passò poi ad esaminare la
questione dei beni demaniali dei Comuni e
delle Confraternite che erano stati divisi in
piccoli lotti, venduti per metà del loro valore a chi poteva acquistarli dovevano passare sotto l’amministrazione delle leghe, e
la coltura delle terre doveva essere conforme agli insegnamenti delle scienze
agrarie. Il prof. Angelo Flamini fece rilevare le ingiustizie della Giunta provinciale per
la colonizzazione delle terre appartenenti
all’Ospedale di Civita Castellana che era
stata respinta, mentre invece
furono
approvate quelle del comune di Fabrica.
Alla fine il Congresso deliberò ”Considera-
to che le norme della legge civile comune
e gli stessi magistrati sono insufficienti per
garantire il lavoratore della terra contro il
capitalista proprietario, proclama la necessità urgente che i rappresentanti del proletariato al Parlamento presentino al piu
presto progetti di legge che fissino le
norme per un contratto agrario che garantisca insieme col minimo delle retribuzione
del lavoro stesso, e la partecipazione del
lavoratore ai miglioramenti apportati alla
terra…”Casimiro Marcantoni propose di
stampare un bolletino mensile del movimento proletariato operaio del Lazio e
della Sabina, la proposta fu approvata
all’unanimità. Alle 17 i congressisti preceduti dalle diverse bandiere delle Leghe e
dal concerto comunale di Civita, attraversarono il paese con l’Inno dei Lavoratori
per recarsi all’inaugurazione della bandiera della Lega dei Ceramisti di Civita. La
giornata si concluse poi con una allegra
bicchierata offerta dai compagni civitonici.
Campo de’ fiori
34
ALBERTO VII D’ASBURGO
a Civita Castellana
(Wiener Neustadt 15 Novembre 1559- Bruxelles 13 Luglio 1621)
di Enea Cisbani
Il rinvenimento in un importante archivio
romano, di alcuni documenti sulla storia
antica di Civita Castellana, permette di
gettare nuova luce su episodi storici lontani ormai nel tempo, ma che testimoniano
ulteriormente l’importanza politica e strategica della città quando i suoi territori
erano incorporati nello Stato della Chiesa.
Dal 2 al 24 Aprile 1609, Civita Castellana
fu la sede di un importante incontro politico tra il pontefice Paolo V Borghese,
(1605-1621), e l’Arciduca d’Austria
Alberto VII d’Asburgo, che in quei giorni
aveva concluso un importante accordo
politico e religioso con le comunità protestanti del Nord-Europa, che non pochi problemi stavano causando al potere temporale dei papi.
I personaggi storici coinvolti sono di primaria importanza: Paolo V, della Famiglia
Borghese, fu un eccellente politico, ma
anche protettore degli artisti del tempo tra
cui il Bernini e portò a termine l’edificazione della Basilica di San Pietro incaricando
l’architetto Ticinese Carlo Maderno della
sua edificazione.
Alberto VII d’Asburgo, sesto figlio dell’imperatore Massimiliano II e di Maria di
Spagna, figlia a sua volta di Carlo V, venne
educato in Spagna, presso la corte di suo
zio Filippo II, che volle avviarlo alla carriera ecclesiastica.
All’età di diciassette anni (il 12 febbraio
1580), papa Gregorio XIII lo nominò cardinale del titolo di Santa Croce in
Gerusalemme: venne inviato come legato
a latere con facoltà di Nunzio Apostolico e
Grand ‘Inquisitore in Portogallo e nel 1585
Filippo II, di cui Alberto fu sempre un
fedele sostenitore, lo nominò viceré di
quella nazione (ricoprì la carica fino al
1595).
Pur non avendo mai ricevuto gli ordini
sacri, il 7 novembre 1594 papa Clemente
VIII lo elesse vescovo titolare di Filippi e lo
nominò coadiutore, con diritto di successione, dell’arcidiocesi di Toledo: il cardinale Gaspar de Quiroga y Vela morì il 12 febbraio successivo ed Alberto gli succedette
nella carica di primate di Spagna.
Non ricevette comunque l’ordinazione episcopale e alla morte del fratello maggiore
Ernesto, governatore dei Paesi Bassi spagnoli, Filippo II nominò Alberto al suo
posto: l’arciduca partì da Barcellona il 28
agosto del 1595 e prese possesso delle
dieci province cattoliche delle Fiandre l’11
febbraio 1596.
Si trovò a fronteggiare le forze alleate
francesi, inglesi e delle Province Unite, ma
riuscì a togliere Calais e Ardres alla Francia
e Hulst ai fiamminghi protestanti.
Il 31 luglio 1598 rinunciò al cardinalato e
agli altri benefici ecclesiastici per sposare
sua cugina, l’infanta Isabella Clara
Eugenia, figlia di Filippo II: il matrimonio
venne celebrato per procura a Ferrara da
Clemente VIII.Alberto assunse così la carica di principe sovrano dei Paesi Bassi
meridionali con i titoli di duca di
Brabante, Limburgo, Lussemburgo e Gheldria, Conte delle
Fiandre, di Artois, Borgogna,
Hainaut e Namur.
Fu protettore di letterati e artisti, tra i quali Pieter Paul
Rubens.
Morì il 16 luglio 1621 a
Bruxelles e venne sepolto nella
chiesa dei Santi Michele e
Gudula.
Dunque, personaggi storici di
assoluto livello.
Il 2 Aprile 1609, un fastoso
corteo segnò l’ingresso in Civita
Castellana di Paolo V e Alberto
VII, che ebbe il suo apice nella
Cattedrale di Santa Maria
Maggiore e dove si svolsero nei
giorni seguenti i vari incontri tra
i componenti delle due legazioni aventi per oggetto i termini
dell’accordo concluso dall’Arciduca d’Austria con i protestanti
delle Fiandre.
I documenti testimoniano che il
corteo papale era composto da
due compagnie di soldati e da
carri e muli per il trasporto della legazione
composta da ottanta consiglieri, scrivani,
notai e archivisti.
La sicurezza dell’incontro era garantita
dalla guarnigione del forte Sangallo, dove
soggiornarono i due illustri personaggi.
Gli incontri ebbero per oggetto i termini
politici dell’accordo con i protestanti della
zona del Belgio e della Germania, alla cui
pacificazione aveva fattivamente lavorato
l’Arciduca d’Austria.
Per tutto il mese di Aprile Civita Castellana
divenne un centro politico primario scelto
per la sua collocazione viaria strategica e
militare, anche per la presenza di una
munita guarnigione tale da garantire un
ottimo apparato protettivo.
I festeggiamenti si conclusero il 24 Aprile
1609 e costarono alla Comunità la considerevole cifra di mille scudi.
Campo de’ fiori
35
I fichi,dolci fichi!
Il frutto più amato della stagione autunnale
’ un paradosso della
natura,
eppure
nel
momento in cui
le giornate si
accorciano,
il
sole
diventa
meno caldo e l’udi Giulia Mancini
more si ingrigisce
la natura ci offre i
colori più vari e vivaci. E come per
magia l’autunno regala alcuni tra i
frutti più curiosi e buoni dell’anno. Il
verde scompare dalle foglie, che
colorano i boschi con la tavolozza del
sole; la frutta ricorda i colori dell’estate finita e imprigiona, nei dolci
succhi e nettarini sapori, il calore al
quale è maturata.
Ci sono frutti autunnali che piacciono
molto e alcuni che piacciono a pochi;
su alcuni non si sbaglia quasi mai, i
fichi. Ma oltre il sapore nettarino
E
quello che mi piace raccontare è una
storia che inizia in cucina nell’antica
Grecia: hepar sykoton “fegato animale ingrassato con i fichi” (il mais
sarebbe arrivato in Europa nel 1604 e
avrebbe ingrassato il fegato delle
oche anni dopo). I romani adottarono
l’usanza e ne copiarono anche il
nome, tradotto in latino divenne
jecur ficatum.
Apicio riportando gli usi delle tavole
romane ricorda che, oltre delle oche,
veniva apprezzato anche il fegato di
altri animali; quindi, per generalizzazione, si perse con il tempo il vocabolo jecur rimanendo solo ficatum.
Ecco perché i romani dicevano jecur
e noi chiamiamo la stessa ghiandola
“fegato”. Per rimanere in tema di
divagazioni vi siete mai chiesti perché è uso comune dire “non ha fegato” per indicare colui che non ha
coraggio?
Secondo le credenze degli antichi il
fegato era la sede dei sentimenti,
dell’ira e dell’amore passionale.
I greci ritenevano che fosse la dimora dell’Io, tanto che esperti di etimologia confermano che nell’odierno
nome dell’organo ci sia ancora traccia di questo termine, Ego.
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di Riccardo Consoli
Ella Fitzgerald è un’interprete ben
diversa da tutte le altre cantanti negre e lo
è stata fin da quando era ancora una
ragazzina che viveva nel sobborgo Yonkers
di New York e li studiava la voce e lo stile
di Connee Boswell, la più brava delle
Boswell Sisters, tre cantanti bianche,
cosa questa abbastanza normale considerato che nei primi anni trenta del secolo
scorso era ben difficile per chiunque incontrare il vero Jazz e le cantanti di Blues.
Ella era nata a Newport News in Virginia il
25 aprile 1918, la madre lavorava in una
lavanderia per tirare avanti la famiglia
atteso che il marito l’aveva
abbandonata da tempo e
l’uomo con il quale conviveva lavorava saltuariamente, ma la povertà fu
sopportata serenamente
dalla ragazza che spesso si
rifugiava con la fantasia nel
mondo dorato dello spettacolo dove pensava potesse
un giorno affermarsi come
ballerina.
Succede invece che esordisce come cantante partecipando ad un concorso per
dilettanti e, in quella occasione, non solo vince il
primo premio, ma è subito
notata da Benny Carter
che parla di lei a John
Hammond e Fletcher
Henderson, tuttavia non
succede nulla, ma la ragazza non si da per vinta e continua a partecipare ai vari concorsi per dilettanti.
Non passa molto tempo e le riesce di ottenere un contratto per una settimana di esibizioni presso la Harlem Opera House il
direttore dell’orchestra resta colpito dalla
sua voce e le propone una scrittura di
maggior durata, ma Ella era ancora troppo giovane, la madre è morta da poco, per
poter viaggiare con una troupe di musicisti, si vede quindi costretta a declinare l’offerta.
Successivamente è ascoltata, sia pure mal
volentieri, dal direttore d’orchestra Click
Webb il quale non voleva proprio saperne
di avvalersi delle prestazioni di una cantante nella sua orchestra, tuttavia, come
ha ricordato la stessa Ella, quasi costretto
da uno sparuto gruppo di suoi ammiratori
fra cui John Hammond, acconsentì a
prendermi per una sola serata al Yale; la
settimana dopo cominciavo a lavorare al
Savoy.
Ha così inizio la carriera di Ella
Fitzgerald, la più lunga e la più trionfale
che una cantante di musica leggera o di
Jazz abbia mai potuto vantare; nel 1937
incide il suo primo disco dal titolo: Love
and Kisses e per poterlo ascoltare a diffusione intervenuta deve pregare un
signore disposto ad azionare il Juke box
in un bar dove lei non può entrare data la
minore età.
Nella persona di Click Webb, che all’inizio aveva fatto molta resistenza per ascoltarla, Ella ha trovato, non soltanto un
direttore d’orchestra comprensivo, ma
anche un padre affettuoso che, assieme
alla moglie, si prende cura di lei; questa
protezione non dura però per molto
tempo, il batterista è gravemente ammalato e se avesse dato ascolto ai medici
avrebbe già dovuto smettere da tempo;
quando viene ricoverato in ospedale a
Baltimora si capisce subito che non si
sarebbe salvato, Click Webb muore nel
1939 all’età di appena trentasette anni.Nel
1948 Norman Granz le propose di far
parte del suo: Jazz at the Philharmonic
e, con questa troupe formata da tutte stel-
le, la cantante compì numerose tournèes
in America e, quindi, in Europa, ottenendo
sempre successi calorosissimi.Lo stesso
Granz dal 1954 divenne suo manager e,
sotto la sua esperta guida, Ella fu presentata nei locali più eleganti degli Stati Uniti
moltiplicando le sue esibizioni concertistiche in Europa, in Sudamerica, in Giappone
e persino in Australia, in tal modo ha la
possibilità di essere apprezzata da un pubblico molto più vasto di quello dei soli
amatori del Jazz.
Non è facile indicare quali furono le tappe
più significative di una carriera costellata
di grandi successi come quella
di Ella Fitzgerald, una di
queste fu senza dubbio il
grande concerto da lei dato
nel luglio 1957, dinnanzi a
ventimila
spettatori
allo
Hollywood Bowl accompagnata da un’orchestra sinfonica; altrettanto memorabili
furono le sue temporanee
alleanze con le formazioni di
Duke Ellington, Count
Basie e Oscar Peterson.
Furono queste tutte esperienze inebrianti, ma Ella non ha
mai saputo abituarsi al successo e, ogni volta che si
affaccia alla ribalta ha il timore che possa non piacere al
pubblico e, di contro, è proprio per questa paura che i
vari impresari dormono sonni
tranquilli quando lei è in cartellone.
Ella Fitzgerald dispone di una eccezionale comunicativa ed è in grado di suscitare
un’atmosfera davvero elettrizzante, riesce
a tenere in pugno l’uditorio come pochi
musicisti di Jazz sanno fare, è un animale
da palcoscenico come si suol dire, è una
cantante Jazz di gran classe e, prima
ancora, una grande musicista.
Le testimonianze di queste doti non comuni sono ben testimoniate nel numero sterminato delle sue incisioni, delle quali,
ricordiamo soltanto quelle relative ai più
famosi autori americani di canzoni come:
George Gershwin - Cole Porter Irving Berlin - Richard Rodgers Lorenz Hart - Jerome Kern - Harold
Arlen - Johnny Mercer.
Campo de’ fiori
37
L’angolo del Bon Ton
Le bomboniere
Le bomboniere vanno
consegnate o spedite a
tutti coloro che hanno
partecipato alle Nozze,
anche se solo con il
regalo. Non vanno mai
consegnate prima, per
evitare la sgradevole
idea di voler sollecitare
di Letizia Chilelli
un dono. Il Galateo
suggerisce di consegnarle o spedirle entro
i 20 giorni successivi alla celebrazione del
Matrimonio a chi vi ha partecipato, mentre
andranno spedite dopo 10 giorni o consegnate al ritorno dal viaggio di nozze a chi
non ha preso parte alla cerimonia.
Discorso diverso per quello che riguarda i
sacchettini da consegnare ai colleghi di
lavoro e ai semplici conoscenti, andranno
cioè distribuiti 2 mesi prima della celebrazione del fatidico evento. Tornando alle
bomboniere, per quanto riguarda gli
oggetti da scegliere, il materiale, la forma,
l’originalità, la frivolezza e l’utilità, ampia
scelta e libertà agli sposi al momento dell’acquisto nei negozi specializzati. Questo
è quindi quello che ci suggerisce la regola,
ma come sappiamo ogni regola, appunto,
ha le proprie eccezioni, e queste che vi
vado ad elencare sono quelle che riguardano la consegna delle bomboniere e che
spesso sono quelle più usate nei matrimoni:
- La mamma dello sposo le consegna agli
invitati man mano che se ne vanno dopo il
pranzo;
- Dopo le nozze le mamme degli sposi le
consegnano agli invitati;
- Gli sposi consegnano personalmente le
bomboniere agli invitati dopo il ricevimento. Le bomboniere devono essere uguali
per tutti gli invitati, si eviteranno errori nel
consegnarle ma soprattutto non creeranno
inutili confronti tra chi le riceve, verranno
donate una per nucleo familiare e una a
testa per le coppie di fidanzati. Unica eccezione vivamente consigliata è differenziare
da tutte le altre, le bomboniere per i genitori e per i testimoni orientandosi su
oggetti “distinti” in oro, in argento o di pietre dure, a queste persone, infatti, va il
“grazie” più prezioso. Nella confezione
della bomboniera,i confetti saranno tre o
cinque, sempre quindi dispari e nel sacchettino che li contiene, verrà inserito il
cartoncino con il nome dello sposo e della
sposa, senza cognome, e la data del
Matrimonio. Non deve mai esserci la dicitura “gli sposi ringraziano”, qualora si decidesse comunque di scriverla (cosa però,
ripeto, sconsigliata) le bomboniere
andranno consegnate alla fine del pranzo.
Un piccolo accenno meritano i biglietti di
ringraziamento che gli sposi spediranno al
ritorno dal viaggio di nozze a tutti coloro
che hanno partecipato alla loro festa o che
hanno inviato un regalo. I biglietti come
dicevamo, vanno spediti e non consegnati,
recheranno i nomi degli sposi, aboliti i titoli, il numero di telefono e l’indirizzo della
coppia, ampio spazio verrà lasciato per
scrivere la frase di ringraziamento che
verrà scritta rigorosamente a mano senza
dimenticare il riferimento al regalo ricevuto. Aboliti i biglietti di gruppo, anche se gli
amici hanno partecipato in tanti ad un
unico regalo, ogni ospite o ogni famiglia
avrà diritto al proprio biglietto di ringraziamento. Per evitare, quindi, dimenticanze
ed errori, conviene stilare la lista dei regali ricevuti e di chi li ha donati pian piano
che vengono consegnati, in modo da poter
preparare per tempo e senza fretta i
biglietti. Nel caso in cui si scriva a parenti
o amici stretti, è poco usato, ma di gran
classe, cancellare con un tratto di penna il
cognome. Prima di salutarci, visto che ho
fatto un accenno ai confetti, vi regalo una
breve storia di questi piccoli ma graditissimi dolcetti. La tradizione ci arriva dai
Romani che erano soliti usare confetti per
festeggiare unioni e nascite, va da sé che
i confetti di allora non erano prodotti con
gli stessi ingredienti di oggi, al posto dello
zucchero,infatti, veniva utilizzato il miele.
Accenni ai confetti li possiamo ritrovare in
scritti riguardanti la famiglia dei Fabi 447
a.C. ed negli scritti di Apicio 37 d.C. amico
dell’imperatore Tiberio. La fabbricazione
dei confetti dei nostri giorni, comunque,
iniziò a Sulmona nel XV secolo, testimonianze si trovano presso l’archivio del
Comune in documenti datati 1492/1493 .
Altro primato di questa splendida cittadina
è la lavorazione artistica del confetto,
infatti presso il monastero di Santa Chiara,
sempre nel XV secolo, venivano utilizzati
confetti legati con fili di seta, per la preparazione di fiori, grappoli, spighe e rosari.
Certo è che tuttora la patria mondiale del
confetto spetta di diritto alla dolce città
Abruzzese, dove esiste anche il “Museo
dell’arte e della tecnologia confettiera”,
monumento nazionale. Come nasce il confetto? Il confetto tipico è formato da un
nucleo interno, detto anima, costituito da
una mandorla intera, del tipo Pizzuta di
Avola, sgusciata e pelata, rivestito da strati di zucchero sovrapposti per successive
bagnature. Il confetto mantiene la forma
del seme di mandorla, fortemente appiattito, con assenza di screziature e lesioni.
La superficie esterna è liscia, bianca con
riflessi porcellanati. Le dimensioni ed il
peso del confetto variano in funzione del
calibro della mandorla impiegata. L’anima
del confetto può essere costituita anche
da altri ingredienti (nocciola, cannella,
cioccolato, canditi vari, pistacchio, frutta
secca..) rivestita da strati di zucchero e o
di cioccolato. Forma e dimensioni del confetto varieranno in tal caso in funzione dell’anima. Per ottenere la zuccheratura vengono utilizzate delle macchine dette bassine, esse sono delle caldaie preferibilmente
in rame o acciaio, in continua rotazione,
dove vengono lavorate le mandorle con lo
zucchero. Tradizione di origine più recente, è la colorazione esterna; ad ogni colore corrisponde una determinata cerimonia,
un lieto avvenimento; possiamo quindi
affermare che il confetto accompagna l’uomo dalla nascita alla vecchiaia.
Sono bianchi, infatti, i confetti per il
Matrimonio, la Prima Comunione e la
Cresima, azzurri o rosa per il Battesimo,
verdi per il fidanzamento ,rossi per la laurea e variopinti quelli che si usano per
festeggiare i compleanni.
Ultima “nota di costume”, non tutti sanno
che secondo una vecchia tradizione, per
ogni anniversario c’è un diverso colore di
confetto:
1 Anno - Nozze di Cotone : Rosa
5 Anni - Nozze di Seta: Fucsia
10 Anni - Nozze di Stagno: Giallo
15 Anni - Nozze di Porcellana: Beige
20 Anni - Nozze di Cristallo: Luce
25 Anni - Nozze d’ Argento: Argento
30 Anni - Nozze di Perle: Mare
40 Anni - Nozze di Smeraldo: Verde
45 Anni - Nozze di Rubino: Rosso
50 Anni - Nozze d’Oro: Oro
(Bibliografia: per la parte sulla storia del
confetto:www.confettisulmona.it)
Campo de’ fiori
38
DISTORSIONE CAVIGLIA
Come bisogna comportarsi quando prendiamo la classica “storta al piede”
La
distorsione
della
caviglia,
comunemente detta
“storta”, è tra gli
episodi traumatici
che più di frequente
colpiscono l’apparato locomotore, interessa tutte le fasce
d’età, ma nello spedel Dottor
cifico è tipica dei
Patrizio Lazzarini
giovani, soprattutto
fisioterapista
degli sportivi (calcio
e pallavolo e basket in primis tra gli sport
a rischio). Nella maggior parte degli episodi avviene una torsione interna, ossia il
piede risulta piegato in dentro e viene leso
il legamento fibulare, la dinamica classica
è una ricaduta sbilanciata e accidentale
dopo un balzo, un movimento brusco,
oppure mettere il piede in una buca. Per
quanto concerne i sintomi, innanzitutto l’area colpita presenta aumento di temperatura, gonfiore in rapido accrescimento e,
quasi sempre, versamento di sangue: a
causa della rottura di capillari, infatti, la
caviglia tende ad assumere dapprima un
colore rossastro e, dopo alcune ore, violaceo a chiazze. Il dolore, poi, avrà una tipica evoluzione in tre tempi: a un repentino
acutizzarsi delle fitte, appena avvenuto
l’incidente, segue un’attenuazione del
dolore, specie se la caviglia viene trattata
con ghiaccio spray analgesico. E’ grazie a
medicinali di questo tipo che capita di
vedere sportivi riprendere
l’attività agonistica, trascorsi solo pochi minuti dall’incidente. Dopo alcune ore
(magari la mattina al risveglio), però, il dolore è spesso intenso, soprattutto
quando si tenta di camminare o si tocca la zona
tumefatta. Le terapie generalmente consigliate variano
a seconda della gravità della
storta e delle eventuali
patologie collaterali, come
la totale rottura di uno o più
legamenti o una degenerazione dei tessuti cartilaginei, a volte talmente accentuata
da aversi frammenti di cartilagine che
ostruiscono l’articolazione.
Per le distorsioni sono stati stabiliti quattro gradi di gravità, che i medici identificano da zero a tre, dalla meno alla più
seria. Il grado zero è costituito da una
distorsione il cui dolore scompare o si attenua nel giro di una decina di minuti circa,
e non compromette il movimento della
caviglia. Nelle distorsioni di grado uno, il
dolore provocato non impedisce di camminare ma allo stesso tempo non permette,
se non con sofferenza, di riprendere l’attività interrotta. Non si riscontra gonfiore
subito, ma può comunque presentarsi alla
sera. Nelle distorsioni di secondo grado,
il gonfiore compare pochi minuti dopo il
momento della “storta” e si possono vedere anche delle chiazze rosse sotto la pelle.
Esse indicano che alcuni vasi sanguigni si
sono rotti. In tale situazione è impossibile
riprendere l’attività fisica e il dolore, anziché passare con il tempo, tende ad
aumentare o a rimanere costante per
diverse ore. Le distorsioni di terzo grado
sono le più serie. Il gonfiore inizia subito
dopo il trauma e c’è pure un versamento
interno di sangue. Il paziente non riesce a
muovere la caviglia e non può sopportare
nemmeno che qualcuno cerchi di farlo. In
tal caso, dopo l’applicazione del ghiaccio,
si raccomanda di recarsi immediatamente
al pronto soccorso più vicino.
Nelle distorsioni di terzo grado, il danno
può essere rappresentato da una rottura
dei legamenti o la frattura ossea. E il
danno viene evidenziato rispettivamente
dall’ecografia e dalla radiografia.
Trattamento: prendiamo in considerazione il trattamento della distorsione più frequente della caviglia, quella in cui si ha
una sofferenza delle strutture legamentose esterne, in questo caso è consigliabile
immobilizzare con bendaggio la caviglia in
posizione neutra per 7-10 giorni per permettere la cicatrizzazione spontanea,
quando si inizia il trattamento riabilitativo
si cerca di ridurre il dolore ed il gonfiore
con le terapie fisiche (laserterapia, ionoforesi, ultrasuoni, ecc..) e si inizia il prima
possibile il lavoro per il recupero dell’articolarità che inizialmente viene svolto in
piscina dove viene in buona parte annullata la forza di gravità e ciò permette di controllare il carico sull’articolazione e di ridurre l’idrartro.
Nei giorni successivi si inizia il lavoro di rinforzo della muscolatura, soprattutto dei
peronei e del tibiale anteriore, si recupera
l’articolarità completa e la flessibilità articolare e si lavora bene il tibiale posteriore.
Importantissima è la manipolazione
Osteopatica che è molto indicata, aiutando a riposizionare le ossa del piede ed
ad allentare le tensioni legamentose. In tal
modo si recupera la mobilità in maniera
completa e naturale.
Campo de’ fiori
39
Una cicala inquisita a Tarquinia
di Secondiano Zeroli
Sembra incredibile ma i suoni della natura, che un tempo ci facevano una dolce
compagnia, ora non li sopportiamo più. E’
cronaca di fine estate a proposito d’una
signora di Tarquinia che ha chiamato il
commissariato chiedendo un rapido intervento per scongiurare il verso della cicala
che stava frinendo su di un albero davanti alla finestra della sua camera. Secondo
la signora, evidentemente stressata per
suoi problemi personali, la cicala in questione, disturbava la quiete pubblica.
Eppure erano proprio questi rumori naturali, che poi venivano chiamati suoni, ad
aiutare l’uomo ad addormentarsi: le rane
con il loro inconfondibile gracidare, i gabbiani con le loro strida altissime ma anche
l’eco lontana di un torrentello, la voce
della pioggia sui vetri o il sordo brontolio
d’un temporale in arrivo. Oggi invece l’uomo ha subìto come un cambiamento
genetico e trova naturali soltanto i rumori della sua esasperata vita quotidiana: il
petulante squillare dei cellulari, il frenetico passaggio di un’ auto, il martellante
delirio dei clacsons. Un tempo era quasi
esclusivamente il lento rintocco delle
campane ad annunciare le varie fasi del
giorno, era il grande orologio del campanile che ne segnava le molteplici attività.
Il gallo non rappresenta più, con il suo bel
canto, l’inizio della giornata. Una signora
qualunque di Roma o di un’altra qualsiasi
altra città o anche la stessa signora di
Tarquinia, ne rimarrebbero traumatizzati;
è lo sferragliare d’un tram o l’irritante clamore di una macchina o di una moto con
la marmitta sfondata, a creare i presupposti per un naturale (?) risveglio. E’ certo
che anche nelle piccole città – come
Viterbo o Civita Castellana – le cose non
vanno diversamente.
Anche qui i
g i o v a n i
soprattutto,
sembrano
vaccinati
ai
tanti decibel
delle discoteche e provano
fastidio per il
canto
delle
tortore e per i
versi di civette
ed allocchi . E
pensare che la
risacca
del
mare,
nel
cuore dell’estate, ha cullato i sogni di
tanti ragazzi,
allineati
in
sacchi a pelo di fortuna, sul bagnasciuga del nostro bel litorale laziale…..
40
Campo de’ fiori
Grande successo per il
“Convegno internazionale di studi sulla Cattedrale
cosmatesca di Civita Castellana”
È terminato, con grande successo, il
“Convegno internazionale di studi sulla
Cattedrale
cosmatesca
di
Civita
Castellana” che si è tenuto il 18 e 19 settembre nella Sala delle Conferenze della
Curia Vescovile di Civita Castellana. Il
Convegno ha visto la partecipazione di
prestigiosi studiosi a livello mondiale, studiosi di religione, architettura e arte
medievale, rinascimentale e barocca,
insieme a docenti ed esperti di restauro italiani e stranieri -, i quali hanno presentato le loro relazioni sull’insigne fabbrica
civitonica, inquadrandola nell’ambito dei
contesti religiosi, politici e culturali delle
diverse fasi storiche esaminate. È stato un
convegno di calibro internazionale e di
altissimo livello. All’apertura del Convegno,
hanno portato il loro saluto, il Vescovo
Diocesano S. E. Mons. Romano Rossi e il
Sindaco Avv. Gianluca Angelelli di Civita
Castellana; il Presidente della Provincia di
Viterbo, on. Marcello Meroi; l’Assessore al
Lavoro e Formazione della Regione Lazio,
Mariella Zezza; il Presidente del Convegno
Prof. Paolo Portoghesi e il Rettor Magnifico
dell’Università della Tuscia, Prof. Marco
Mancini. Il Convegno, ha ricevuto i patrocini della Presidenza della Repubblica e del
Consiglio dei Ministri, della Segreteria di
Stato Vaticano e della Conferenza
Episcopale Italiana, oltre che di molte
Università italiane ed estere.
Al Convegno hanno parteciperanno in
veste di relatori o di presidenti di sessione
studiosi del calibro di Peter Cornelius
Claussen dell’Università di Zurigo,
Francesco Gandolfo dell’Università “Tor
Vergata” di Roma, Paolo Portoghesi,
Donatella Fiorani, Daniela Esposito,
Patrizio Pensabene, Luca Creti, Manuela
Gianandrea, Maurizio Caperna
e
Francesco Paolo Fiore dell’Università “La
Sapienza” di Roma, Dale Kinney
dell’Università di Storia ed Arte di
Philadelphia, Claudio Canonici e Renzo
Chiovelli (Università degli Studi della
Tuscia), Massimo Miglio dell’Istituto
Storico Italiano del Medioevo e altri illustri
professori come Dario Del Bufalo, Enrico
Bassan, Angela Dressen, Giuseppe
Simonetta, Tommaso di Carpegna
Falconieri, Giorgio Ortolani, Giorgia Pollio,
Gianfranco Spagnesi, Claudio Varagnoli,
Alessandro Sartor. Moltissimi gli studiosi
che hanno partecipato come uditori.
Il Convegno è stato diviso in cinque sessioni, approfondendo seguenti temi:
“ll medioevo a Roma, a Civita Castellana e
nel Patrimonio di San Pietro in Tuscia nel
XII e XIII secolo. Religiosità, arte e architettura”.
“La
cattedrale
medievale”.
“ L’ i n t e r v e n t o
cosmatesco”.
“Gli sviluppi dell’opera cosmatesca nell’arte e
nell’architettura
del Rinascimento
italiano. La religiosità a Roma e
nelle aree poste
sotto la sua diretta influenza nel
settecento”.
“La ristrutturazione tardobarocca
della Cattedrale e
i restauri del XIX
e XX secolo”.
INTERVISTA AL
PROF. LUCA CRETI
ORGANIZZATORE
SCIENTIFICO DEL CONVEGNO
Al termine del Convegno Internazionale
sulla Cattedrale cosmatesca di Civita
Castellana – caratterizzato da un altissimo
profilo culturale, in virtù della presenza e
al prezioso contributo di alcuni tra i maggiori studiosi italiani e stranieri dei vari
aspetti e periodi storici, artistici, architettonici e religiosi inerenti la fabbrica e il suo
contesto territoriale – porgiamo alcune
domande al Prof. Arch. Luca Creti, che
oltre a essere uno dei relatori ha fatto
parte del comitato organizzatore delle due
giornate di studi.
Innanzitutto: quando saranno pubblicati gli atti del convegno?
È intenzione del comitato organizzatore
pubblicarli nel minor tempo possibile.
L’amministrazione comunale, che, insieme
alla curia vescovile, ha promosso l’iniziativa, ha già stanziato la somma necessaria,
e si è dichiarata da subito disponibile a
sostenere i costi di un volume di grandi
dimensioni e di elevata qualità. A tale proposito, alcuni mesi fa, è stata contattata
una prestigiosa casa editrice; il tempo
necessario è, quindi, soltanto quello di raccolta dei testi scritti e di redazione del
volume.
Ci sarà un seguito a questo
Convegno, così riuscito sia nei suoi
contenuti che nell’eccezionale partecipazione di addetti ai lavori, ma
anche, e soprattutto, di gente comune?
Ho in parte risposto a questa domanda
citando la prossima pubblicazione degli
atti. Questo Convegno ha dimostrato come
l’investimento in cultura sia quanto mai
attuale, e i riscontri ottenuti da parte degli
studiosi e dei comuni cittadini – superiori a
ogni aspettativa – hanno incoraggiato le
istituzioni civiche e religiose di Civita
Castellana a promuovere al più presto
un’analoga iniziativa sulla ceramica, argomento così importante nella cultura e nella
vita di tutti i giorni di chi vive il territorio.
Qual è il significato di questo convegno per la città di Civita Castellana?
Vedere la sala gremita nel corso delle due
giornate di studi (dense di contributi specialistici e, a volte, di non facile ascolto per
i non addetti ai lavori), la Chiesa
Cattedrale piena all’inverosimile durante il
concerto di chiusura, le tante persone
ferme davanti al portico della Cattedrale,
dove era stata allestita una postazione
televisiva che trasmetteva in diretta i lavori del Convegno, e il successo delle visite
guidate al monumento svolte prima e
dopo il concerto, rende evidente come la
comunità civitonica, grazie all’iniziativa,
abbia preso ancora più coscienza della bellezza e dell’incredibile patrimonio sul piano
storico, artistico e architettonico del suo
territorio; la speranza è che tutto ciò contribuisca a esaltare l’orgoglio dei cittadini
di Civita Castellana, che li renda consci del
fatto di vivere in un luogo che non ha nulla
da invidiare ad altri più noti dal punto di
vista del turismo culturale; tale attività, a
mio parere, potrebbe inoltre diventare
complementare a quella, già nota in tutto
il mondo, di polo industriale della ceramica, con notevoli benefici, anche economici, per la collettività.
Campo de’ fiori
41
Un viaggio nella solidarietà lungo 25 anni
La sezione Avis di Corchiano festeggia le sue nozze d’argento
L’annuale festa sociale della sezione Avis
di Corchiano Oddi Lidia, è stata quest’anno eccezionalmente anticipata dal consueto 8 Dicembre al 18 Settembre, per celebrare l’ammirevole traguardo delle nozze
d’argento durante i tradizionali festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie.
Una festa in pompa magna, degna della
bella ricorrenza. L’associazione è una delle
più attive del paese. Fondata il 4 giugno
1985 si è mossa di anno in anno con grandi iniziative: corse podistiche, borse di studio, concorsi scolastici, raccolta fondi per
Teleton e per altre necessità, gite e pranzi
sociali. Il numero dei donatori e dei soci
sostenitori è aumentato enormemente
rispetto all’inizio, con grande soddisfazione
dei fondatori e di chi ha creduto in questo
sogno di speranza. Nel 1997 la sezione
locale è stata intitolata proprio ad una
grande sostenitrice del progetto, Oddi
Lidia, dopo la sua scomparsa.
Per immortalare il bel punto
di arrivo raggiunto, nella
giornata dedicata alla festa
degli avisini, dopo il saluto ai
numerosi rappresentati delle
altre sezioni provenienti da
gran parte del Lazio, durante
il quale il direttivo in carica
ha anche voluto premiare i
donatori più generosi e meritevoli, e dopo la celebrazione
eucaristica, è stato scoperto
il monumento realizzato dall’artista civitonico Fausto
Mancini, posto in bella vista nella piazza
comunale del paese e dedicato ai donatori di ieri, di oggi e di sempre. L’opera in
ceramica è la concretizzazione del disegno
della giovanissima Claudia Berto, vincitore
del concorso appositamente indetto e scelto tra moltissimi altri lavori dei ragazzi
della scuola media di Corchiano.
Parcometri (parchimetri?)
Questa è solo una tappa del lungo viaggio
che l’Avis sa di dover fare, perché il bisogno di sangue è continuo in tutto il
mondo. Il servizio che svolge è davvero
importante. Donare non costa né toglie
nulla, ma dà veramente tanto, anche la
vita.
Ermelinda Benedetti
ACQUA PER TUTTI
Pubblichiamo il messaggio che il nostro lettore Mauro Mancini ci ha iviato tramite il sito
www.campodefiori.biz
Messaggio: Finalmente non si dovrà più andare a cercare il “gratta e vinci” per parcheggiare! sono in funzione le nuove “macchinette” per il parcheggio! ora si dovranno
solo..andare a cercare i soldi spicci per farle funzionare correttamente......ma queste
macchinette sono “nuove” o fondi di magazzino? Perché da quello che mi risulta tutte
quelle che ho visto (ed usato) accettano qualsiasi cifra ed in
base alle monete inserite consentono di sostare per un determinato tempo! queste no!! O hai i soldi giusti o non parcheggi!! Sarà il caso di fare delle modifiche?? Speriamo!!
Precisiamo che può esse chiamato in entrambi i modi. Ecco la
definizione esatta.
Il Parchimetro, meno comunemente anche parcometro, è il
nome di un dispositivo di controllo della sosta veicolare che
emette ricevute di pagamento (biglietti o ticket) da esporre in
maniera visibile sul cruscotto dell'autovettura a fronte del pagamento di una tariffa di sosta. Questi dispositivi hanno sostituito sulle strade e piazze di vari paesi i vecchi parchimetri, ovvero quegli oggetti che controllavano il singolo stallo attraverso
una lancetta che indicava il tempo di sosta usufruibile.
(Fonte Wikipedia, l’enciclopedia libera)
Per la vostra
pubblicità
Tel. 0761.513117
[email protected]
Mentre a Corchiano, il successo del distributore automatico di acqua ha spinto l’amministazione comunale ad istallarne un
secondo in Via Civita Castellana, a Civita
Castellana, si fa il rpimo tentativo con un
“casetta” posta in Via Terni. Chissà che
anche qui non ne vedremo spuntare degli
altri!
Campo de’ fiori
42
A 361 anni dalla distruzione di Castro e dal declino dei Farnese
Nasce l’Associazione I Gigli di Castro
Multietnica e multiculturale. Lo scopo è quello di supportare le attività artistiche e culturali,
organizzando mostre, spettacoli, eventi, corsi di formazione e iniziative editoriali.
15 settembre 2010, giorno del battesimo
di una nuova associazione artistico/culturale operante nel territorio, che fu dominio
dei Farnese, il Ducato di Castro e
Ronciglione e paesi del circondario: “i gigli
di Castro”.
Artisti italiani e stranieri ed uomini di cultura presenti o simpatizzanti del comprensorio, sono i 13 soci fondatori dell’Associazione che si propone di aggregare chi
all’arte ed alla cultura dà vita e sostegno.
Dalla pittura alla musica, dal teatro alla
danza, dalla fotografia alla poesia: una
realtà viva ed attiva che si prefigge come
finalità l’aggregazione, lo scambio, la promozione, con mostre, convegni, corsi di
formazione, edizioni, etc. L’idea, che da
anni sonnecchiava tra i pensieri di diversi
cultori dell’arte, ha cominciato a prendere
concretezza nel gennaio 2009, quando
cinque artisti coinvolsero trentasei colleghi
e sette amministrazioni comunali per la
realizzazione di una mostra itinerante in
occasione del 360° anniversario della
distruzione di Castro. Gli interventi della
Regione Lazio (assessorato beni culturali e
spettacolo) e della Provincia di Viterbo
(assessorato alla Cultura) contribuirono
alla realizzazione dell’evento e alla stampa
del relativo catalogo. Capodimonte,
Caprarola,
Farnese,
Gradoli,
Ischia
di
Castro, Ronciglione e
Valentano ospitarono
l’esposizione nei loro
più prestigiosi palazzi e
musei; furono fatte
delle magnifiche conferenze sui Farnese e
Castro, tenute da studiosi e storici locali da
agosto a dicembre
2009. L’idea dell’associazione venne proposta, ma non destò
apparentemente grande interesse. I cinque, tuttavia, non si persero d’animo. Iniziò una vera e propria
promozione del progetto e, dopo un anno
di lavoro e ricerca, in tredici hanno dato
vita all’associazione “I gigli di Castro”. Lo
scopo è quello di supportare le attività
artistiche e culturali, organizzando mostre,
spettacoli, eventi, corsi di formazione e iniziative editoriali. Prima proposta, messa in
cantiere in soli due giorni dalla costituzione formale e subito operativa con un’esposizione, in occasione della festa del
Santo Patrono, proposta dal 18 al 26 settembre a Valentano, (P.zza Cavour), pro-
mette numerose iniziative che, considerati
gli artisti già presenti tra i soci, si preannunciano particolarmente interessanti. Se
dopo neppure una settimana di vita sono
già in piazza, il desiderio di fare è senz’altro intenso e pressante. Vista la presenza
di nomi di prestigio fuori discussione tra gli
ideatori dell’iniziativa, vi è motivo per credere che tutto ciò trovi concretezza, e se è
vero che il tredici porti fortuna, tanti auguri ai tredici fondatori e a tutti i soci che verranno! - E’ in allestimento anche il sito
internet “igiglidicasto.it”
UNA MANO AL TUO OSPEDALE RINGRAZIA...
L’ amministrazione comunale, in occasione delle recenti festività patronali, ha dato l’ opportunità alla nostra associazione di reperire
fondi a favore dell’ ospedale “Andosilla” concedendoci la gestione della Tombola che si è svolta il 20 settembre scorso.
L’ iniziativa dell’ amministrazione comunale, grazie all’ impegno degli assessori Alessio Alessandrini e Letizia Gasperini, unitamente al
lavoro svolto da alcuni dipendenti comunali, dalla nostra associazione, da alcuni capigruppo dei carri carnevaleschi, di alcuni commercianti e di semplici cittadini, hanno consentito di ottenere un buon successo. Infatti sono state vendute n. 2555 cartelle per un
incasso di oltre 5.100 euro di cui, tolta la quota dei premi versata ai vincitori della cinquina (250 euro), della tombola (1500 euro) e
della seconda tombola (250 euro) e le relative spese per la stampa delle cartelle e altre spese varie, la rimanente somma sarà messa
a disposizione della nostra associazione la utilizzerà per il nostro ospedale. Pertanto ci sentiamo in
dovere di ringraziare l’ amministrazione comunale, tutti coloro che hanno collaborato per la vendita
delle cartelle, ma soprattutto i cittadini che con l’ acquisto delle cartelle stesse, hanno dimostrato di
avere sempre a cuore le sorti del nostro ospedale. Da parte nostra possiamo assicurare che il nostro
impegno non verrà mai meno e saremo sempre in prima linea affinché l’ Andosilla continui a fornire
le prestazioni di alta qualità che hanno contraddistinto i vari reparti dove gli utenti si sono rivolti ottenendo risultati eccellenti.
Civita Castellana lì 21.09.2010
Associazione Onlus -Una mano al tuo ospedale
Il Comitato Direttivo
Campo de’ fiori
43
Estate d’oro per Dario Guidi
Il giovane cantante di Fabrica di Roma mette a segno numerose
vittorie nei concorsi canori locali
Un’estate ricca di successi per il giovane cantante di Fabrica di Roma, Dario Gudi. Il talentuoso sedicenne ha iniziato il 18 Luglio a Campagnano, conquistando il terzo posto con il brano Zombie dei
Cranberries, per poi aggiudicarsi il primo posto a Caprarola durante la “Nocciola in festa”, il 29
Agosto, interpretando la canzone Alexander Platz di Milva. Dario ha concluso la stagione estiva 2010
in bellezza, vincendo il concorso “Musicalia – Festival canoro Città di Nepi”, alla sua prima edizione,
organizzato all’interno della Stagione Borgiana. Tra i tanti i partecipanti, arrivati non solo dal viterbese ma anche da Roma, il giovane Guidi, ha conquistato la giuria con il pezzo La cura di Franco
Battiato, che gli assegnato il primo premio per la categoria Teen. In questa splendida occasione è
stata avanzata una proposta al cantante: incidere questo brano su un CD-demo. Dario non è nuovo
di vittorie, e queste non saranno certo le ultime, ma le prime di una lunghissima serie. Dopo aver
studiato tre anni di canto, ora si sta dedicando allo studio di uno strumento molto particolare: l’arpa celtica. Chissà che la sua voce già del tutto singolare, accompagnata da uno strumento altrettanto fuori del comune, non lo rendano ancor più esclusivo, un personaggio unico e per questo
esplosivo. La passione, il talento e la tenacia ci sono, ora ci vuole anche un pizzico di buona fortuna che lo spinga ad arrivare in alto. In bocca al lupo Dario, ti seguiremo!
Memorial Luciano “Porvere” Stefanucci
Le vecchie glorie di Fabrica di Roma tornano in campo. Gli Old Boys contro gli Evergreen
Sabato 18 Settembre presso il campo
sportivo di Fabrica di Roma, La cesa,
è stato disputata una partita tutta
particolare, in memoria di Luciano
Stefanucci detto “Porvere” grande
appassionato e giocatore di pallone,
mito degli anni ‘60. Ad affrontarsi sul
campo due squadre d’eccezione composte da “vecchie glorie”, come loro
amano definirsi. Gli Old Boys:
Mariano Ghirighini, Gianni Celeste,
Nazareno
D’Annibale,
Carlo
Ciaffardini, Pier Francesco Borghesi,
Gino Guidi, Francesco Cassandra,
Gianni Nanni, Pino Cafardi, Umberto Malatesta, Milvio Malatesta, Franco Mattioli. Gli Evergreen: Massimo Ricci, Sandro Ceccarelli,
Maurizio Fochetti, Luigi Ferri, Alfonso Pieri, Massimo Palladino, Renato Baldassi, Renato Surano, Luigi Campana, Andrea Pacelli, Paolo
Malatesta e Fabio Viola (Favarino). Arbitro: Sandro Capotondi (Frazzietta) da Fabrica di Roma. Nell’intervallo si sono esibiti i bambini
della Scuola calcio, che conta già più di sessanta allievi delle classi ’98 – ’05.
L’evento è stato curato da Ermanno Todini, segretario della neonata AD Fabrica Calcio 2010, affiliata alla Roma.
Campo de’ fiori
44
Nel cuore
Mi padre, sò già tre anni che se n’è annato,
ma pare de sentillo ancora giù n’piazza,
strillà come n’dannato.
Quanno faceva o vigile urbano
era o terrore do centro abitato,
je bastava pià o libretto e a penna in mano
e sopra ‘o vetro da macchina
a contravenzione già t’aveva mollato.
Questo perché era n’omo de rispetto
pure si a quarcuno politicamente faceva dispetto.
M’o figuro mò, co tutto stò casino dell’ospedale
sai quanto c’aveva da scrive su ‘o computer o lì
‘o giornale.
Era conosciuto pe tante iniziative,
vò ricordate su a Campo Madami, in collegamento co Radio Orchidea,
quanno dava in diretta e notizie sportive.
Intanto, cò l’aradietto all’orecchio piccicato
sentiva a Roma sua, si vinceva, perdeva o aveva
pareggiato,
e quanno faceva ‘o programma de a musica
romana
quante vecchiette l’ascoltavino co a sottana.
Pronte pe’ nna a letto in sua compagnia,
‘e prime fanse erino proprio nonna Lea e mamma
mia.
Era proprio gaiardo e tosto
metteva a battuta sempre ar proprio posto.
A noi da famija ce manca ancora
che vò devo dì
che nun doveva finì così.
Ma tanti personaggi de Civita
come lui se ne so ‘nnati,
e credo che lassù se so de novo ritrovati.
A porta de ‘o paradiso
nun l’aperta o poro San Pietro, ma papà,
co ‘o petto in fòri e ‘o sguardo fiero.
Dio de certo nun se sarà offeso
e la lasciato ‘nnà,
perché ‘o sapeva bene
che a Peppe Rossi
je piaceva commannà.
Sei sempre nel
mio cuore papà
Tua figlia Monia
Il Direttore e la Redazione di Campo de’ fiori condividono
appieno le belle parole di Monia per il papà, nostro storico
collaboratore.
Brava Monia, tu padre era proprio così,
t’o dice uno che j’a voluto sempre bene.
Alessandro Soli
Il giorno 5 Ottobre è venuta a mancare Maria Finesi, pittrice associata all’Associazione
Artistica Iuna, che trova ogni mese spazio sulla nostra rivista.
La pittrice civitonica è stata recensita dalla nostra collaboratrice Maria Cristina Bigarelli in
uno dei tanti articoli da noi pubblicati.
La Redazione di Campo de’ fiori si associa al dolore dei famigliari e di quanti la conoscevano.
Campo de’ fiori
di
e
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r
o
t
Le s Max
45
Don Backy
Esordì con il nome di Agaton, poi fu scritturato dal Clan di Celentano
Entrato ormai a
pieni voti nel Clan di
Celentano, abbandona definitivamente il
nome di
Agaton e con esso
le prime esperienze,
per iniziare a cavalcare l’onda del sucdi Sandro Anselmi
cesso con quello
ultimo e più noto di Don Backy.
Il primo 45 giri che il molleggiato dà la
possibilità di incidere al giovane collega,
contiene i brani Fuggiasco e La storia di
Frankie Ballan, che aveva già inciso con la
precedente etichetta, ma senza riscuotere
grandi sucessi. Segue “il disco d’autunno”,
composto da L’ombra del sole e Tu piangevi, che non lascia grandi tracce.
Il boom arriva nell’estate del 63, grazie al
brano Amico, che Don Backy scrive dedicandolo proprio ad Adriano.
Il brano gli permette di posizionarsi bene
al Cantagiro di quell’anno e di vendere seicentomila copie del disco, diventando così
il personaggio più valido dopo Celentano
all’interno di quell’etichetta. Come già
accaduto precedentemente, Celentano
realizza il “disco tris”, dove sul retro, oltre
a Dimmi cosa c’è, viene inserita La carità,
tratta dalla colonna sonora del film Il
monaco di Monza di Sergio Corbucci, interpretata dai due insieme a Erminio Macario.
Per il disco Sono solo, invece, cover di Burt
Bucharach, Celentano inventa che a causa
diellla perdita di una scommessa persa,
Don Backy era stato costretto ad incidere
una canzone che conteneva un errore nel
testo. Così nasce Ho rimasto, sul retro del
45 giri.
Dopo Io che giro il mondo, piuttosto
apprezzata, e che successivamente ispirò il
libro Io che miro il tondo, dello stesso cantante, edito da Feltrinelli, l’artista adotta
una linea musicale più melodica, prima
con Cara, nata
proprio dopo
un litigio con
Liliana, la fidanzata diventata poi sua
moglie,
alla
quale fa seguiL’amore,
to
disco presentato al Festival di
Zurigo nell’Ottobre del ‘66,
che diventerà
uno dei quarantacinque giri
più venduti del
momento.
Finalmente Don
Backy
aveva
trovato la sua vera strada e poteva seguire la passione non solo di cantante ma di
cantautore.
Nascono così i suoi più grandi successi:
L’immensità, presentato al Sanremo del
’67, Poesia, Canzone, Casa bianca, Un sorriso, Sogno, Frasi d’amore, Bianchi cristal-
li sereni e Sognando, interpretata da Mina,
ma originariame cantata dall’autore, con il
titolo Sognando fumo.
Nel frattempo Don Backy realizza l’ambizioso progetto discografico intitolato Le
quattro stagioni e si dedica al cinema, con
i film: I setti fratelli Cervi (19679 di Gianni
Puccini, Banditi a Milano (1967) di Carlo
Lizzani, Satyricon (1968) di Gian Luigi
Polidoro e con Ugo
Tognazzi, Barbagia
(1968), ancora di
Lizzani ed altre pellicole minori.
Nell’ ’81 si cimenta
anche nella commedia
musicale
come autore e
interprete
di
Teomedio (Uccello
di rapina) e Marco
Polo. Ma l’artista
ama anche scrivere
racconti e fumetti.
Non abbandonerà,
però, mai la musica, realizzando con
la propria etichetta
indipendente,
Ciliegia Bianca, album di elevato livello,
penalizzati dalla mancanza di pubblicità,
contro cui protesterà facendosi fotografare
nudo sulle arcate del Colosseo. Anche per
queste sue uscite del tutto fuori le righe,
Don Backy rimane uno dei cantanti più
popolari d’Italia.
Campo de’ fiori
46
Oroscopo di Ottobre
ARIETE Inizio di mese un
po’ burrascoso. Dovrete
contenere l’impulsività. In
seguito, il mutare del cielo
cambierà in meglio anche il
vostro stato d’animo e guarderete il mondo da un punto di vista più
pacifico e meno polemico. Sarete ben
disposti verso il vostro prossimo e riallaccerete le fila della vita sociale.
TORO Periodo molto interessante. Nei primi giorni
prevarrà ancora un clima
sereno e disteso. In seguito
entrerà in campo una bella
grinta, anche se la mente sarà leggermente svagata. Cercate di impegnarvi nel lavoro e dimostrare le vostre qualità a chi ha
ancora qualche dubbio.
GEMELLI Questo mese
partirà bene. Sarete molto
attivi, attenti a tutto il contesto in cui agite e decisi in
tutte le situazioni che
dovrete affrontare. Grandi
soddisfazioni vi daranno i risultati ottenuti
grazie all’impegno profuso nei mesi passati. Continuate così.
CANCRO Gioite. La vostra
vita continuerà ad essere
movimentata come piace a
voi. Il lato sociale e mondano sarà particolarmente
vivace grazie al vostro spirito di iniziativa e alla simpatia che ispirerete. Il periodo si presta anche per andare in
vacanza; se ancora non lo avete fatto!
Fate attenzione alla vostra dieta.
LEONE Le prospettive di
passare belle giornate
sotto tutti i punti di vista
saranno ottime, anche se
non mancheranno gli
imprevisti che potrebbero
guastare tutto. Non lasciatevi scomporre.
Chi vi ama, in questo momento, vi è particolarmente accanto, non trascuratelo!
VERGINE Il cielo ancora
turbolento promette giorni
faticosi e l’unico appiglio
saranno le persone care.
Poi arriverà una bella
schiarita, e le nuvole nere lasceranno il
posto a sprazzi di sereno e piano, piano,
torneranno le forze e la voglia di muovervi. Siate sereni e portate pazienza.
BILANCIA Mese controverso a causa del cielo che,
col passare dei giorni, si
annuvolerà. Vivrete tra alti
e bassi umorali, e qualche
difficoltà soprattutto nei
rapporti con gli altri. Anche l’ambito familiare potrebbe essere fonte di ostacoli ai
vostri piani. Meglio il lato mondano.
SCORPIONE
Vivrete
molto intensamente la
vostra vita sociale. Sarete
lucidi, capaci di vedere la
realtà con spirito critico e
agire di conseguenza con
tempismo. Al negativo,
invece, la vostra vita di relazione, a causa
di vostre mancanze nei confronti del partner. Siate più attenti verso chi vi sta accanto.
by Cosmo
SAGITTARIO Primi giorni
del mese sfolgoranti: siete
in ottima forma e le vostre
cose fileranno via lisce
come l’olio. Grinta e decisionismo utilissimi per portarvi ancora più
avanti con i vostri intenti, non mancheranno assolutamente. Manca, invece, un
po’ di sale nella vostra vita di coppia.
Muovetevi!
CAPRICORNO I primi
giorni del mese saranno
piuttosto tempestosi, siate
prudenti. Da metà mese
però il vento astrale tornerà a vostro favore. Riprenderete fiato, l’umore si rasserenerà e molte cose si riveleranno più semplici di quello che sembravano. Non arrendetevi
ACQUARIO L’inizio del
mese vi porterà grande
rinnovamento interiore.
Sarete molto ben disposti
d’animo nei confronti di
chi vi è vicino, in tutti i settori, e arriveranno grandi novità positive,
magari riguardo qualcosa che non speravate più. Questo vi darà grande carica.
PESCI Un certo nervosismo serpeggerà tra voi e
le persone che vi stanno
accanto e saranno possibili fraintendimenti e incomprensioni, fonte di litigi. Mantenete la
calma e siate tolleranti. Vedrete che tutto
si sistemerà col tempo, non abbiate fretta, arriveranno giorni migliori.
Campo de’ fiori
47
“IO E LA MIA FAMIGLIA”
Abbiamo il piacere di pubblicare il lavoro realizzato dai ragazzi della
Comunità terapeutico - riabilitativo “Santa Maria De Mattias” di
Orte,
inviataci dal Sig. Saverio Pecorelli, educatore presso il centro.
A
bbiamo deciso di parlarvi del tema della famiglia perché noi, in quanto
ospiti di una comunità, in questo contesto sentiamo molto il bisogno di
un legame con le nostre famiglie. Secondo noi l’amore per la famiglia
è un sentimento forte che ci lega alle persone con cui siamo cresciuti e anche
alle persone che conosciamo di meno.
L’amore dei nostri genitori ci ha insegnato a coltivare degli interessi, a stare
insieme agli altri. Quando la famiglia non è presente, per noi è importante l’educazione che i nostri genitori ci hanno lasciato, l’affetto, il ricordo, che supera
il dolore che si prova non avendo più queste persone accanto.
Ci sembra di vedere ai nostri giorni che molto spesso i giovani creano una famiglia senza avere senso di responsabilità né basi solide, quali un lavoro, un progetto per i figli, un progetto per il futuro. Questa situazione porta spesso alla separazione perché non si è mai voluto condividere seriamente un progetto insieme.
Per evitare questo “disastro” secondo noi sarebbe necessario che il rapporto fra due persone fosse fondato sul rispetto, sulla fiducia
reciproca e sul sentimento d’amore.
Quando ci allontaniamo dalla famiglia non è facile come sembra affrontare il mondo esterno; anche noi che stiamo affrontando un percorso qui in comunità abbiamo bisogno di sentire un legame con i nostri cari.
I ragazzi del Gruppo Scrittura
Sara – Luigi – Luca – Federica – Marco – Andrea – Nazzareno – Angela – Francesco
La Banda
Musicale
“Città di Civita
Castellana”,
dell’Associazione
M. Clementi, si è
recata in trasferta
a Castel di
Sangro, in occasione delle feste
patronali dei S.S.
Cosma e
Damiano, il 26
Settembre 2010. Un particolare del
nostro amico Michele Moscioni
Soprann omi fabrichesi
Prendendo spunto da
alcuni articoli della rubrica Come eravamo, curata
dal nostro collaboratore
Alessandro Soli, un affezionatissimo lettore di
Campo de’ fiori, ci ha
inviato una preziosissima
raccolta di soprannomi
fabrichesi, lavoro certosino ed accurato, che merita di essere pubblicato in
più uscite.
A
Alocco
Aquilona
B
Biciò
Bicia
Bomma
Bocciò
Biferò
Barberetta
Barbieretto
Baco
Bruciaferro
Burino
Bastardo
Beco
Bottaro
Buffò
Brugnoletta
Babolo
Bruciafili
Bullettò
Boccaletto
Bestino
Bambinello
Bottò
Bimbo
continua...
Campo de’ fiori
48
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
CALENDARIO TEATRO D’AUTUNNO
FABRICA DI ROMA
TEATRO BIANCONI
Via Fontanavecchia -
CARBOGNANO
Tel. 0761 613695
Venerdi 22 ottobre ore 21,30
Sabato 23 ottobre ore 21,30
ANTONELLO FASSARI
porta in scena
LA RICOTTA
DI PIER PAOLO PASOLINI
31 Ottobre ore 17:30: ARSENICO E VECCHI MERLETTI di
Joseph kesserlring - Teatro “Il Canovaccio” di Pisa
7 Novembre ore 17:30: TUO MARITO MI TRADISCE di Woody
Allen - Compagnia “Teatro Studio” di Cascina (Pisa)
14 Novembre ore 17:30: LO STRANO CASO DI FELICE C. di
Vincenzo Salemme - Compagnia “Luna Nova” di Napoli
21 Novembre ore 17:30: TANGO MONSIEUR? di Aldo Lo Castro
- Compagnia “La Trappola” di Vicenza
28 Novembre ore 17:30: FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI
W. da Willam Shakespeare adatt. di Luigi Lunari - Compagnia
“la Betulla” di Nave (Brescia)
TEATRO PALARTE -FABRICA DI ROMA
INGRESSO EURO 5,00 - RIDOTTO EURO 3,00
La Ricotta con Antonello Fassari
euro 8,00 tu ed io euro 15,00
ABBONAMENTO 5 SPETTACOLI EURO 20,00
Prevendita ed abbonamenti presso negozio “MAURA”
via Roma 15 – Fabrica di Roma
La rassegna “Teatro d’Autunno” al Palarte di Fabrica di Roma,
si apre quest’anno con uno spettacolo che è una vera e propria
“anteprima nazionale”.
Antonello Fassari il popolarissimo “Cesare” della serie televisiva
“I Cesaroni” porta in scena uno spettacolo tratto da “La
Ricotta” di Pier Paolo Pasolini.
Un’occasione da non perdere per gli amanti del teatro, della
verace romanità di Fassari, e del genio di Pasolini.
Seguiranno tutte le domeniche alle 17,30 fino al 28 novembre
altre cinque commedie gradevolissime, esilaranti e comiche.
Si va’ dal famoso “Arsenico e vecchi merletti” al mitico
“Falstaff” di Shekeaspere con le musiche di Verdi, passando
per Woody Allen e Vincenzo Salemme.
Prezzo degli spettacoli a soli 5 euro con un abbonamento
appetibile a 20 euro per 5 spettacoli.
“Una nuova stagione per stare insieme”: presentato il nuovo cartellone del Teatro
Bianconi Rosa di Carbognano.
Aperta la campagna abbonamenti della Stagione 2010 –
2011.
Gli appuntamenti previsti dalla stagione provengono da un’attenta
selezione tra ben 84 proposte giunte da altrettante compagnie teatrali operanti sull’intero territorio nazionale.
Gli spettacoli scelti rappresentano quindi quanto c’è di meglio del
teatro amatoriale a livello nazionale al quale si aggiungono le perle
preziose dello spettacolo interpretato da attori di grande notorietà
artistica come Paolo Triestino e Nicola Pistoia, protagonisti oltre che
di numerose pièce teatrali anche di molte fiction e commedie televisive e già presenti sul palcoscenico viterbese lo scorso anno con
uno strepitoso successo; e il nuovo attesissimo, grande musical del
Gruppo GIAD 5 anni dopo “Se il tempo fosse un gambero”:
“ABBAgliati” liberamente tratto dal film “Mamma Mia”.
A dare inizio al nuovo anno teatrale il 30 e il 31 ottobre sarà la compagnia Il Dialogo con un classico dell’umorismo anglosassone:
“Niente sesso siamo inglesi” di Marriot e Foot esilarante e scanzonata commedia degli equivoci che intende scardinare la facciata
perbenista della borghesia inglese. A seguire il 13 e 14 novembre
l’annunciato ritorno di Nicola Pistoia e Paolo Triestino con la compagnia Neraonda, che proporrà “Grisù, Giuseppe e Maria” di Gianni
Clementi.
Il 27 e 28 novembre è la volta della compagnia Colpi di Scena con
“Il 7° si riposò” di Samy Fayad. Ancora il teatro napoletano protagonista il 4 e 5 dicembre con la compagnia Ma chi m’’o’ ‘ffa fa che
presenta “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo, autore sempre
presente in tutte le stagioni sin qui svolte.
Dopo il tradizionale “Ciao Natale”, spettacolo del Gruppo Giad dedicato ai giovani studenti dell’Accademia Teatro arrivato alla 24° edizione, l’8 e il 9 gennaio la compagnia L’Accademia di Teàmus proporrà un’altra esilarante ed ormai famosissima commedia anglosassone “Rumori fuori scena” di Michael Frayn uno dei più grandi e
acclamati autori contemporanei del teatro e della commedia inglese. Il 22 e 23 gennaio sarà la volta della compagnia La Bottega dei
Rebardò che presenterà il testo di Gianni Clementi “Una volta nella
vita”.
Il 5 e 6 febbraio la compagnia Fondo di solidarietà “Daniele Leone”
proporrà “La strana coppia” di Neil Simon. A seguire, il 19 e 20 febbraio, la Compagnia Stabile Teatro Mio porterà in scena “E’ tutta
colpa di zia Amelia” di Bruno Alvino divertente e originale testo
autoprodotto e scritto dalla stessa compagnia. A chiudere la stagione dal 19 marzo ritorna il grande musical targato GIAD Teatro:
“ABBAgliati” liberamente tratto dal film “Mamma Mia” con la regia
di Giuseppe Magagnini.
Il 15 e 16 gennaio con “Non ci resta che ridere”: tre atti unici targati Eduardo e Peppino De Filippo, e poi ancora il 4 e 5 giugno e
l’11 e 12 giugno gli spettacoli conclusivi rispettivamente di
Recitazione e di Danza Classica e Moderna.
Tutte le informazioni sugli spettacoli e sui prezzi e abbonamenti
potrete a breve trovarli sul sito: www.teatrobianconi.it o al telefono 0761613695.
Per informazioni, contattare Magagnini Giuseppe
Tel. 0761 613808 Fax 0761 613808
Campo de’ fiori
49
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
Il Teatro Helios
a “Opere
Festival”
presso il Castello
Odescalchi
per una speciale
visita animata per
bambini.
Appuntamento
Domenica 17
Ottobre 2010
nell’ambito della
prestigiosa
kermesse
internazionale.
E Domenica 24
Ottobre 2010
salpa ancora una
volta dal molo di
Bracciano “Il
Battello dei Pirati”
Campo de’ fiori viene letto ogni mese da centinaia di migliaia di persone in tutto il Lazio e non
solo, grazie anche agli abbonamenti che vi invitiamo a sottoscrivere numerosi, per averlo
direttamente a casa. Campo de’ fiori è la miglior vetrina pubblicitaria. La tua pubblicità non può
mancare su Campo de’ fiori Tel. 0761.513117 - [email protected]
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La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Tantissimi auguri
al nostro nipotino
Mattia che il 17
ottobre compie 1
anno tvb da zio
Massimo, Tonia e
Giulia
Tanti auguri a Gianni e
Anna Maria che il 16
ottobre festeggiano 22
anni di matrimonio.
auguri dai nipotini
Damiano e Aurora dai
figli Alessio e Federico
e da tutta la loro famiglia.Continuate così
ragazzi...siete grandi...
Tanti auguri di buon
compleanno a
Francesco Arpini
che il 7 Ottobre
compie gli anni dalla
sorella Teresa e
famiglia.
Tanti auguri a Giulia
Calisti che il 22
Settembre ha compiuto
1 anno da mamma
Francesca, papà Andrea,
i nonni, gli zii e tutti i
parenti.
Tantissimi auguri a
Roberto che compie
gli anni il 7 Ottobre
sei un padre ed un
marito speciale
ti amiamo
tantissimo.
Un augurio da
Massimo, Tonia
e Giulia.
Brindiamo insieme a
voi per il vostro primo
anniversario di matrimonio, infiniti auguri
da tutta la famiglia.
Tantissimi auguri alla
nostra “bambina” Tonia
che il 25 Settembre
compie gli anni dai
genitori
Al nostro Spice Ranger preferito
tanti auguri di buon compleanno
da nonno e nonna.
Tanti auguri a
Rodolfo e Anna
che il 22 ottobre
festeggiano
il loro 50° anniversario di matrimonio, dalla
sorella Rina e dai
fratelli Luigi e
Angelo.
Campo de’ fiori
Tanti auguri a Francesco
Precetti che il 5 Ottobre
ha compiuto 18 anni.
Auguri da mamma, papà, i
nonni, gli zii e tutti i
parenti.
Tantissimi
auguri a
Martina
Giordano
che compie
2 anni il 14
Ottobre
da zia
Nanna.
Federico Casaluce il 30
settembre ha compiuto
sei anni con gli auguri
della mamma Daniela, dei
nonni materni Cosimo e
Annita, dei cugini Gioia e
Paolo, degli zii e zie.
Tanti auguri a
Mons. Mario Valeri
che il 17 Ottobre
festeggia il suo
60° anniversario di
Ordinazione Sacerdotale,
dalla Redazione di Campo
de’ fiori e da tutti i
parrocchiani.
51
In questo
giorno interamente dedicato a te, ti
auguro di
vivere infiniti
attimi di felicità circondato
dall’affetto
delle persone
che ami! Buon
compleanno!
Tanti auguri a Lorenzo Bellanti che l’11
ottobre compie 12 anni auguri da
mamma Davide Daniele e Marco
Anche
quest’anno
per il tuo
compleanTanti auguri
no la tua
a Christian mamma ha
che compie
voluto
10 anni il 15
regalarti
Ottobre,
questo
dalla mamma, piccolo ma
il papà, il
speciale
fratellino
spazio sul
Mirko e i
giornale,
nonni.
per farti
gli auguri più
sinceri!...
Tanti, tanti, tanti auguri a te
MELISSA
Che il 29 ottobre festeggerai il
tuo 3° anno di vita!!!
Mamma, papà, nonni, zii e
la cuginetta Giada
52
Tigro,
salvo per miracolo
Trovato su di una
strada parallela
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alano ha percorso km in
cerca del bastardo che
lo ha abbandonato...
Rocky e’ un cucciolo,
grande e buono, di una
dolcezza infinita...ora e’
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Il 18 Settembre 2010 Dolce e’ stata adottata...
La storia di Dolce la conoscono in molti: circa due anni
fa’ e’ stata abbandonata, incinta, nei pressi di un centro
commerciale, a Civita Castellana. E’ stata sterilizzata
dall’Associazione, e rimessa in liberta’. Veniva accudita e
monitorata dai nostri volontari, amata, coccolata e viziata un po’ da tutti. Nel frattempo ci stavamo attivando con
il nostro sindaco per farla diventare, cane di quartiere, ma, una mattina, e’ successo l’irreparabile. Dolce ha avuto la sfortuna d’incontrare sul suo cammino
una ragazza che ha paura dei cani e le ha afferrato la mano per giocare. Lei ha
iniziato ad urlare e ha tirato via la mano graffiandosi. La ragazza e’ corsa all’ASL
per denunciare l’accaduto: accalappiacani, canile, e marchiata di un crimine
mai commesso: cane morsicatore!!!!!! 10 gg di isolamento, il divieto assoluto
di rimetterla in liberta’ e soprattutto non poterla nemmeno vedere!!! il 7
Novembre 2009 Dolce esce dal canile e viene portata in pensione (a pagamento). I giorni passavano e lei era sempre li’, ogni giorno piu’ triste, come rassegnata. Oggi il sogno si e’ avverato:una famiglia bellissima ha bussato alla
nostra porta ed è stato amore a prima vista. Lei ha capito tutto, si e’ comportata benissimo tirando fuori il meglio di se’. E’ salita in macchina con loro e se
ne’ andata verso la sua nuova casa: buona vita Dolce!!!
Rimarrai sempre nei nostri cuori.
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Campo de’ fiori
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Roma com’era
Roma
Via Veneto
Luglio 1960
Il grande
regista italiano
Federico Fellini
si accomoda al
tavolo di un bar
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Campo de’ fiori
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Album d
Campo de’ fiori
Civita Castellana Fuori dai cancelli della Ceramica Marcantoni anno 1947 - Reparto Artistico - In alto da sx: Andrea Biondi, Iolanda
Giacomini, Sonia Caroselli, Maria Azzaro, Lucia Mossi, Ines Ruzzi, Enrica Romani. In basso Antonio del Priore e Romanina Camerlengo.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Civita Castellana Ceramica Marcantoni anno 1946
Da sx: Lucia Mossi, Ines Ruzzi e Iolanda Giacomini.
Civita Castellana. Anno 1949. Iolanda Giacomini madrina per la
comunione di Gelsomina Severini .
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dei ricordi
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Civita Castellana - Scuola Elementare anni 50 - foto del sig. Lamberto Gai.
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Civita Castellana - Studenti anno 1955 - 1. Roberto Pieri,
2. Augusto Fantera, 3. Alessio Paternesi, 4. Giuseppe Moroni Fiori,
5. Umberto Bruzziches, 6. Massimo Pellecci, 7. ... Giovannini,
8. Aldo Parroccini, 9. Franco Di Donato
Civita Castellana 1916 - foto famiglia Smargiassi Giovanni
prima della partenza in guerra del primo figlio.
1. Primo, 2. Giovanni, 3. Secondo, 4. Maria Piermattei,
5. Prudenzio, 6. Anna.
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Album d
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma- anno ‘69 - foto dell’ AD Fabrica Calcio 2010 - Da sx: Luciano Mastramtoni, Riccardo Mastrantoni e Marcello Mastrantoni.
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Anni ‘80 - La triade del calcio fabrichese - Torneo Coppa dei Campioni campo di Tuscania.
Da sx: Gianni Sciosci, Lino Rossi, Vinicio Mecarelli.- foto dell’ AD Fabrica Calcio 2010.
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dei ricordi
Fabrica di Roma
30/11/1963
Ristorante 5 stelle
Da sx:
Paola Mastrantoni,
Rina Tabacchini,
Silvana Pulcinelli,
Rosalba Volturno,
Alberto Alberighi,
Anna
D’Antonangelo,
Rosetta Campana,
Marilena
Narduzzi.
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Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - anni ‘70 - Da sx: Carlo Pacelli, ... , Lucio D’Antonagelo.
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Album d
Campo de’ fiori
Corchiano - Da sx: Rita Procaccini, Massimo Salvatori (nella culla), Italia Moretti, Lisa Nardone.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Corchiano - In alto da sx: Nella Piergentili, Parisina Campana.
In basso da sx: Laura Nardi, Fiorina Achille.
Corchiano 1955
Aldo Agostini con la sua mucca Facciabella
ampo de’ fior
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
Carbognano - Gruppo famigliare 1936
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Caprarola - Feste patronali - primi anni ‘60.
Anna, Maria, Roberta e Lucio Ginevra.
Ronciglione 1850 - Francesco Ferri e Filomena Rinaldi
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manovale,
magazziniere.
Tel.
320.7909389
- RAGAZZA cerca lavoro per pulizie o come
cuoca. Tel. 328.7739118
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manovale o magazziniere. Tel. 388.6512785
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ripetizioni private a aspiranti chitarristi. Roberto
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