Campo de` fiori 74:1
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Campo de` fiori 74:1
Ivana Spagna. Un angelo scatenato Maurizio Battista. Sempre più convinto XX° Festival della Canzone Romana Alberto Poli. Un viterbese alla ribalta Le collane di Campo de’ fiori. Il primo libro Campo de’ fiori 2 SOMMARIO Editoriale: Il valore del tempo...................................3 L’intervista: Ivana Spagna........................................4-5 Maurizio Battista.......................................6 Coeva: l’anti-romanzo..........................7 Curriculum vitae: Elisa Bucino..............................................8 XX° Festival della Canzone Romana..10 Cantare Napoli in francese.................11 Roma che se n’è andata: Via Giulia...........................................12-13 Un attimo solo... .................................15 Suonare Suonare: Guns n’roses......................................16-17 Ecologia e ambiente: L’invasione delle formiche con le ali.........18 Cinema News: La strategia degli effetti..........................19 L’ortesi plantare .................................21 Eppure sono torte vere ......................22 Medici specializzandi .........................23 Le guide di Campo de’ fiori: Montefiascone........................................24 Come eravamo: Soprannomi, preferisco chiudere qui........25 Una “Fabrica” di ricordi: Una vendemmia d’oro.............................26 Ass. Artistica IVNA: Paola D’Ascia..........................................28 L’auto ibrida è già una realtà.............29 Un viterbese alla ribalta.....................30 Il Fumetto: DNA 2 ...................................................31 Che cos’è il tempo...............................32 Il primo congresso di lavoratori della terra del Lazio e della Sabina ............33 Alberto VII d’Asburgo a Civita Castellana............................................34 Fichi, dolci fichi ..................................35 Il mondo del Jazz: Ella Fitzgerald.........................................36 L’angolo Bon Ton Le bomboniere.......................................37 Distorsione caviglia............................38 Una cicala inquisita a Tarquinia.........39 Convegno Internazionale sulla Cattedrale di Civita Castellana...........40 Un viaggio nella solidarietà................41 I Gigli di Castro...................................42 Un’estate d’oro per Dario Guidi..........43 Memorial Luciano Stefanucci.............43 Nel cuore.............................................44 Le storie di Max: Don Backy..............................................45 Oroscopo..............................................46 La mia famiglia...................................47 La banda di Civita Castellana.............47 Soprannomi fabrichesi........................47 Agenda ...........................................48-49 Messaggi.........................................50-51 I nostri amici ......................................52 Roma com’era.....................................53 Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59 Annunci gratuiti ............................60-61 Numero Unico......................................62 Selezione Offerte Immobiliari.......63-64 Foto di copertina del Sig. Paolo Antonini Ecco alcune delle immagini che voi amici di facebook ci avete gentilmente suggerito per la copertina di questo numero! Tra di esse, come potete vedere, è stata scelta quella del Sig. Antonini. Terremo in serbo queste altre per eventuali pubblicazioni future. Grazie e complimenti comunque a tutti!!!!!!!!!! Foto di Marisa Poliani Foto di Marci Iron Rapiti Continuate a seguirci e, se non lo avete ancora fatto, richiedete la nostra amicizia... Vi terremo aggiornati!!! Siamo già tantissimi... diventeremo sempre di più! Campo de’ fiori OGNI MESE E’: INTERVISTE IN ESCLUSIVA A PROTAGONISTI DEL MONDO DELLA CULTURA, DELLO SPORT E DELLO SPETTACOLO, VECCHIE STORIE E PERSONAGGI DELLA NOSTRA TERRA, EVENTI E MANIFESTAZIONI DI ATTUALITA’, UN TUFFO NEL PASSATO CON L’ALBUM DEI RICORDI E MOLTO ALTRO ANCORA... L’ESTRANEITA’ DALLA POLITICA E LA RICERCA APPASSIONATA DEI CONTENUTI NE DECRETANO IL SUCCESSO Campo de’ fiori PUOI TROVARLO PRESSO TUTTI I NOSTRI SPONSOR ED IN TANTE ALTRE ATTIVITA’ COMMERCIALI E LUOGHI PUBBLICI DELLA TUA CITTA’!!! OPPURE, PUOI AVERLO OGNI MESE DIRETTAMENTE A CASA TUA ABBONANDOTI (COMPILA E SPEDISCI IL COUPON CHE TROVI A PAG. 49)! Campo de’ fiori 3 Il valore del tempo La vita sfugge veloce e, ciononostante, ci illudiamo che il nostro viaggio sia tanto lungo, non ci accorgiamo, invece, che moriamo giorno per giorno! Anche se molto di essa è già alle nostre spalle ed è come se ci fosse di Sandro Anselmi scappata di mano, scivolata via, ci illudiamo sempre che l’ultimo appuntamento sia lontano. Non consideriamo, invece, l’imprevedibilità, il caso: alla fine la vita è un attimo! Mentre diciamo “poco fa” per eludere i tanti giorni passati, non vediamo di aver sprecato la maggior parte di essi in cose inutili, quando invece non sarebbero stati neanche sufficienti per le cose necessarie: ricordiamoci che non si può allungare la brevità del tempo ed il tempo giovane vale più di quello vecchio! Dovremmo annotare ogni giorno su di un taccuino le ore spese, ed evidenziare in rosso quante di esse siano state sprecate, o regalate a chi non gli ha dato alcun valore! Il nostro tempo non ci verrà mai rimborsato, esso è il bene più prezioso ed è l’unica cosa nostra, solo nostra! L’A.I.D.I. Accademia Internazionale d’Italia presenta Le collane di Campo de’ fiori E’ con grande soddisfazione e smisurata gioia che annuncio l’uscita del primo libro della collana Philosophica: Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo, del Prof. Massimo Marsicola. E’ questo un libro rivolto, per le sue tematiche, agli insegnanti, alle famiglie, agli istitutori in genere ed ai ragazzi stessi. E’ strumento e metodo indispensabile per l’educazione dei figli, spesso persi tra le aberrazioni di una società in declino, povera di bene e carica di male. Ho conosciuto il Prof. Massimo Marsicola nella primavera del 2009, da subito mi è apparso persona colta, competente, amabile. Conoscitore delle tematiche filosofiche più alte ed appassionanti, rese con eleganza ed una eloquenza da manuale. Un docente, certo! Ma un docente che oltre ad insegnare le filosofie, ha elaborato un pensiero suo proprio, che da pochi cenni avuti, è un pensiero di svolta epocale! Uno studioso, dunque, ma, soprattutto, un pensatore profondo. Dà l’impressione di conoscere l’uomo nell’intimo e Dio nei suoi insondabili misteri; la scienza e la filosofia. Conoscenze che non vuole imporre agli altri, ma soltanto condividere con coloro che, come lui, cercano con cuore sincero la verità. Il suo tratto saliente è una umiltà profonda, disarmante, che ti mette a tuo agio, che ti conduce nei luoghi della sapienza cercata, amata, vissuta… con leggerezza e rigore, con trasporto e gratitudine. Ogni atto compiuto dall’uomo, da ogni singolo uomo, ha sempre ripercussioni anche su tutti gli altri, e ciò che fanno gli altri ha ripercussioni su ciascuno. Viviamo in un ambito sistemico, amplificato nella società relazionale della comunicazione. Considerato ciò, diventa necessario contrastare non soltanto i comportamenti sbagliati, ma soprattutto i modi sbagliati di pensare che sono all’origine di quelli. Si tratta di prospettare una pedagogia nuova, che affondi le sue radici su di una nuova filosofia ed una nuova antropologia. Tutto ciò è nelle opere già scritte dall’autore, che attendono solo di essere messe a disposizione del pubblico. La pedagogia qui espressa è parte di un pensiero forte che supera di slancio il pensiero debole, il relativismo ed il nichilismo. E’ una pedagogia della speranza. Ed è proprio questo il tempo propizio per presentarla. Un grazie di cuore ad un autore che, in tempi non facili, ha deciso di spendersi anche su questo fronte. Lo scopo non è solo quello di aiutare chi è in difficoltà, ma di aiutare tutti noi ad uscire da una grave crisi di identità e di valori. La spinta è quella a costruire attraverso l’educazione, una società migliore, sulla base della responsabilità personale, segno della maturità dell’uomo e della volontà di gestire la proprio esistenza. Una pedagogia, però, che apre alla trascendenza mettendo come punto fermo il fatto che l’uomo è, nella sua natura più intima, un essere spirituale, un animale metafisico. D’ora in poi, visti i fallimenti dell’uomo vecchio, appurato che non è con la volontà di potenza che si risolvono i problemi, appare del tutto evidente che l’unica strada praticabile che abbiamo davanti è quella della cura della solidarietà, dell’amore. a ciascuno è chiesto di crescere in questa direzione per poter dare agli altri quel sé che gli altri si attendono. Sandro Anselmi A.I.D.I. Editore Campo de’ fiori 4 “C’è stato un periodo in cui mi mancava essere mamma, oggi mi farebbe paura”, la cantante veneta parla di sè in questa intervista \ätÇt fÑtzÇt âÇ tÇzxÄÉ ávtàxÇtàÉ La dura gavetta degli esordi, Sanremo, Music Farm, l’esperienza con la Bertè, l’amore per gli animali, la sua autobiografia... Mea culpa, mea culpa! Sarei dovuta arrivare prima dell’inizio del concerto per poter realizzare una bella intervista, con calma, a tu per tu, ad una delle più grandi cantanti italiane del momento. Invece non ce l’ho fatta. Ma non potevo arrendermi così! Non capita certo tutti i giorni di incontrare, e tantomeno di intervistare, Ivana Spagna! Ed allora sono riuscita a sapere in quale ristorante si era trattenuta prima di ripartire per Milano e l’ho seguita. Partiamo dalle origini. Quale è stato il suo trampolino di lancio? Non è stato assolutamente com’ è oggi Xfactor o Amici. Ho iniziato a cantare a dieci anni, facendo concorsi in giro per i paesi delle provincie del Veneto. Poi a diciotto anni la mia passione è diventata anche il mio lavoro. Ho formato un gruppo (gli Opera Madre, ndr) insieme a mio fratello e al mio primo compagno, con il quale mi esibivo nelle discoteche. E questo è durato dodici anni, la classica gavetta, quella pesante. Poi abbiamo aperto uno studio di registrazione dove facevamo jingle pubblicitari per le radio, per la Rai, e così ci mantenevamo. Nel frattempo abbiamo iniziato ad inventare canzoni, che, non dico per gioco, ma quasi, andavano a scalare le vette delle classifiche europee ed ho pensato di farne una tutta per per me. Ed è nata così, dopo una vita di sacrifici Easy lady. Il trampolino di lancio me lo sono creato da sola, anche perché in Italia nessuno voleva produrre questo brano. Anzi, dicevano che una cantante italiana che si chiama Spagna e che canta in inglese non avrebbe avuto mai successo. Posso dire che nella mia vita non mi è stato regalato niente. Ho sempre faticato dieci volte tanto per ottenere qualcosa. Crede dunque che i ragazzi di oggi che vogliono intraprendere il mondo della musica siano avvantaggiati? Con le trasmissioni che ci sono adesso sicuramente sì, ma è giusto che ci siano opportunità per i giovani altrimenti avrebbero più difficoltà ad emergere, come ci sono sempre state. Ora in un mese sono già famosi, cosa che prima era impensabile. Questo può essere un bene, ma bisogna vedere come viene gestito dalla per- sona. Se si perde il contatto con la realtà e si perde la testa, non dura di sicuro. Se invece è una persona sensata, che capisce che questo successo improvviso è grazia ricevuta e sa rispettare soprattutto il pubblico, che lo ha votato, allora avrà buone possibilità di andare avanti. Lei ha partecipato alla trasmissione Music Farm, come è stata l’esperienza? Alla fine la ritengo positiva. Perché ho scoperto delle cose che non sapevo di me. Non mi sarei mai aspettata di riuscire a portare avanti una convivenza forzata con altre persone visto che vivo da sola. Dal punto di vista musicale è stata una gara con me stessa. Dovevo imparare ogni giorno a cantare canzoni che non sopportavo e che alla fine riuscivo a farmi piacere perché dovevo saltarci fuori nel migliore dei modi. E’ stata una scuola. Nella sua carriera è salita diverse volte sul palco di Sanremo, come le ricorda? Alcune belle altre brutte. La più bella è stata quella di Gente come noi , la prima canzone che ho scritto in italiano. Anche se non ho vinto e sono arrivata terza, sono stata campione di vendite e per me è come aver vinto. Me ne ricordo, invece, una molto brutta. E’ stata nel ’97, l’anno in cui ho perso mia madre. Avevo scritto una canzone che si intitolava E che mai sarà. Sembrava una canzone d’amore, ma era dedicata a lei e per non influenzare la giuria, l’ho rivelato solo molto tempo dopo. I media, però, mi hanno massacrata accusandomi di essermi copiata. Ma logicamente in tutti ibrani composti da una stessa persona, c’è un filo conduttore e possono esserci alcune armonie che ritornano. A proposito. Si è sentita un po’ trascurata da radio e tv, rispetto ad altri cantanti più o meno bravi e famosi? Non sono mai stata trattata bene dai media, neanche quando ero prima nella europe chart, davanti a Michael Jackson e a Madonna. Anche in quei casi sono stata bistrattata. Per me non è stato facile. Ma la cosa che mi interessa di più è essere oggi in tournèe e vedere le piazze piene, sentire il grande affetto che la gente mi dimostra. Non nego mai autografi, visto che sono consapevole del fatto che se sono viva è grazie a loro e secondo me la gente avverte questo. Forse ultimamente qualcosa da parte dei media nei miei confronti sta cambiando. Come è nata la collaborazione con la Campo de’ fiori Bertè e pensa che l’abbia cambiata? No, non mi ha cambiata. E’ stata lei a chiamarmi ed io la ringrazio perché è stata un’esperienza molto bella per me, divertente. Mi sono affezionata a Loredana anche se è stato difficile starle vicino perché ha un bel caratterino, ma è sicuramente una grande artista. Le voglio bene lo stesso anche se a volte ci sono stati dei battibecchi, delle incomprensioni tra noi. Nella mia vita sono stata sempre abbastanza comprensiva e riesco a capire anche Loredana quando a volte ha dei momenti di nervosismo. Per me è stata una bella parentesi, son proprio contenta di averla vissuta. Siete rimaste amiche? Amiche non te lo saprei dire, sinceramente, perché non ci sentiamo. Io provo affetto per lei, ma non ci frequentiamo e gli amici di solito si frequentano. Le voglio bene, però, ripeto, è molto difficile starle accanto. Io ho un carattere completamente diverso, ad esempio non sopporto le parolacce, ma la rispetto, l’ammiro molto e poi le voglio bene. Lei è molto vicina anche al mondo dei bambini. Le manca avere un figlio suo? Devo essere onesta fino i fondo? C’è stato un periodo in cui mi è mancato tanto. Adesso mi farebbe paura perché so che sarei una mamma chioccia, lo sono con i gatti che ho, s’immagini con un bambino che deve crescere, andare a scuola, avere la sua autonomia. Sarei stata una mamma ossessiva, per cui dico: si vede che il Signore l’ha vista in maniera giusta. Però sicuramente mi è mancato e quello è un vuoto che ti resta. E’ per riempire questo vuoto, allora, che anche durante i suoi concerti c’è sempre grande spazio per i più piccoli? Io li adoro i bambini, se mi si avvicinano possono farmi qualsiasi cosa, non lo so cosa mi succede, cado in trans. Riesco a chiamare amore solo i piccolini che vedo in giro. Per me la parola amore è difficilissima, ma quando vedo un bambino mi esce spontanea. Mi fanno una tenerezza infinita. Son sempre impazzita per loro e forse proprio quando desideri tanto una cosa non arriva. Sul palco l’abbiamo visto trasformarsi in continuazione. Dall’angelo della Donna cannone, alla Mary Poppins, alla più scatenata Spagna della musica disco anni ’80. Quale di queste figure la rispecchia? Io mi trovo bene in mille situazioni, l’importante è che mi piaccia ciò che faccio. Voglio far divertir la gente, non vado sul palco solo a cantare, a meno che non sia un evento particolare. Voglio pensare di poter dare il massimo delle mie possibilità, allora ho la forza e la voglio di salire sul palcoscenico, non lo faccio mai pensando solo di guadagnare. Voglio divertirmi perché se mi diverto io so che si divertono anche gli altri. Voglio regalare un sorriso a tutti perché la vita è piena di guai e questo l’ho capito bene quando ho perso i miei genitori, malati di tumore. Ho vissuto il loro calvario girando mille ospedali e ho visto tanta gente che soffre ed ha bisogno di sorridere! Questa vicenda l’ha segnata profondamente anche perché era molto legata alla sua famiglia, vero? Molto. Forse non sono riuscita a costruire una mia famiglia, perché non ho mai avuto, con un uomo, il rapporto che avevano mio padre e mia madre. Loro si amavano, si rispettavano, litigavano solo per qualche sciocca questione di gelosia e non ho mai vissuto nei miei rapporti qualcosa di così bello. Magari è stato anche per colpa mia, perché il lavoro e la passione per il lavoro non mi permettono di dare abbastanza all’altro. Si vede che questo è il mio destino: per il momento devo cantare e se ho tanta gioia dal mio lavoro forse è giusto che sia penalizzata da un’altra parte. C’è un artista, nazionale o internazionale, dal quale ha preso spunto all’inizio della sua carriera o che la influenza ancora 5 oggi? Mi piacciono tantissimo i brani di Zucchero, ma come personaggio, sul palcoscenico, mi piace da impazzire Renato Zero. Lo seguivo quando non era ancora famoso ed andava a fare serate nei locali. Già adoravo il suo modo di fare spettacolo, di essere istrionico. Il sogno nel cassetto che non ha ancora realizzato? Non ha a che fare con la musica…glielo dico però: mi piacerebbe realizzare un ricovero per animali randagi, con tanto verde, con casette riscaldate ed infermerie per curarli, legati alla possibilità di adozione e no profit. Ma non ho avuto ancora il modo di farlo anche perché economicamente è un impegno troppo grande. Ama molto gli animali? Io amo e rispetto ogni forma di vita e gli animali sono i più maltrattati. Uccidono solo se hanno fame, non per divertimento né per odio e questa è una cosa che dovremmo imparare noi umani. Sto portando avanti una battaglia nei confronti di una legge europea sulla vivisezione dei cagnolini e gattini randagi senza anestesia, approvata da poco, che ritengo mostruosa. Mi viene il magone solamente a parlarne. Il messaggio che voglio lanciare alla gente è di metterci insieme ed impedire azioni del genere! Dal punto di vista lavorativo, invece, in cosa è impegnata ora? Devo innanzitutto finire la tournèe e poi ci sarà un nuovo disco, ma il progetto imminente è finire di scrivere la mia autobiografia, che vorrei che uscisse per Natale, dove l’aspetto lavorativo sarà molto marginale. E’ più una sorta di confessione, e, proprio mentre la scrivo, sto scoprendo aspetti di me che non conoscevo. Grazie Ivana, è stato un vero piacere!!! Ermelinda Benedetti Campo de’ fiori 6 MAURIZIO BATTISTA : SEMPRE PIU’ CONVINTO… DALLA CANTINA AL SISTINA E’ il personaggio del momento e dopo un’estate a ritmi di tutto esaurito apre addirittura la stagione del Teatro Sistina di Roma. Maurizio Battista, partito da San Giovanni, è riuscito a ritagliarsi la sua fetta di notorietà grazie al numeroso pubblico che lo segue fedelissimo. “Ballando con le stelle”, “Colorado”, “Buona Domenica”, “Domenica in”, “Costanzo Show”, “Assolo”, “Scherzi a parte”, Seven Show”, “Partita Doppia”, sono solo alcuni dei programmi televisivi a cui a partecipato, ma, come lui stesso ci confida, il palco dal vivo è un’altra cosa ! “Il piccolo schermo è utile per farti conoscere, ma poi il teatro è utile per farti capire. Stasera, per esempio, stiamo più di due ore su questo palco. Se sei uno bravo, se hai energia si vede solo qua, e non c’e’ trucco ! Non è il cinema o la televisione che possono far ridere anche mia zia, dove una scena la puoi fare mille volte… qui o sei bravo o non lo fai ! Ogni sera poi è diverso, anche perché io sono diverso. Oggi ho un po’ di sonno e non so perché ! Puoi avere mille problemi in 20 serate. Col cinema e la tv non hai questi problemi”. E’ vero che la scaletta può cambiare ogni sera? “Sicuramente! Cambia la gente e cambia lo spettacolo! Lo spettacolo è sempre in costruzione o come direbbero altri work in progress. Lo finiamo quando arriva l’ultima serata : quello è quello definitivo! La traccia è sempre quella ma può trovare situazioni diverse perché ogni giorno sono diverso anche io da come ero ieri, fisicamente e psicologicamente”. Ti basi molto sulle notizie reali di tutti i giorni, da lì parte la tua innata ironia, c’e’ un trucco ? “No, sono un fenomeno ! Attenzione, scherzo! Io penso di avere il dono della comicità… ma non è che la mattina uno si alza e dice faccio il comico. E’ una dote innata, come la musica, la pittura… Il segreto poi è leggere, trovare una frasetta, una di quelle che Maurizio Battista può far ridere e poi basta ricamarci sopra la battuta aiutandoti dalle espressioni e dal tono della voce” Dopo Vatte a fidà (2001), Che faresti se morissi (2002), Chi ha toccato le ciambelline (2003), Era meglio da piccoli (2004), L’isolato (2006), Qualcuno dovrà pur dirglielo (2007), Cari amici miei (2009), ora arriva Sempre più convinto… dalla cantina al Sistina dove Il pubblico partecipa come al solito allo spettacolo… “Accidenti, da sempre il mio pubblico partecipa! Ma perché anche il pubblico è comico. E poi quello romano maggiormente, perché è giocondo, disponibile…” Ad accompagnarti sul palco una band musicale. “Ho sempre voluto dietro di me una band di servizio. Può suonare 10 minuti o 3 minuti, dipende come va la serata. In questo spettacolo trovate l’ Acquofono Band, anche loro amici, bravissimi ma amici perché questa, come la intendo io, è una serata tra amici. In sala ci raccontiamo una storia e ce la godiamo. Battista e Guelfi Non devo e non voglio dire nulla di intelligente, niente di intellettuale, di politico, voglio parlare come se fossi ospite a casa tua, a una cena tra amici, questo è quello che mi piace e penso che la gente che viene a vedermi voglia la stessa cosa”. In questo periodo sei impegnatissimo e tra le tante cose stai girando un film. “Sto girando una bella commedia italiana antica con Enzo Salvi e Ceccherini e con tante sorprese che ora non posso dire. Un film che ha una morale, che ha un bel finale e che soprattutto ha una storia. Pensa : un film da ridere che ha una storia ! Incredibile ! Il titolo è Una cella per due ed uscirà ad aprile, dopo Pasqua”. Rimaniamo estasiati dalla sua simpatia e dalla sua verve comica tanto che avremmo continuato ad ascoltarlo per ore, ma il tempo stringe e Maurizio deve prepararsi per la scena e per il suo pubblico. Lo salutiamo e ci proponiamo di rincontralo tra le nostre pagine all’uscita del suo film. Sandro Alessi e Maurizio Battista Campo de’ fiori 7 COEVA: “l’anti-romanzo” La presentazione ufficiale a Roma, il 26 Ottobre Un romanzo molto particolare, edito da Bastogi, che suscita sensazioni contrastanti nel lettore e non a caso definito un anti-romanzo dagli stessi autori. Con Maria Pia Carlucci (maestra elementare ed attrice) e Maurizio Verdiani (pittore e artista multimediale) ci conosciamo da anni e collaborammo insieme ai tempi di Radio Roma, mentre Fiorella Corbi (lau- reata in Scienze dell’Educazione e artista polivalente) conosciuta da Maria Pia nelle frequentazioni alla Biblioteca Nazionale e Stefano Capecchi (attore e traduttore di testi teatrali) collega di teatro. Era un vecchio progetto chiuso nel cassetto di Maurizio e realizzato insieme agli amici di sempre, una storia banale di due innamorati che si promettono; strutturato come un disco e concepito come un film. “Coeva” è un anti-romanzo proprio perché non ha la struttura classica di un romanzo ed in esso dagli autori viene usato un linguaggio molto elevato e ricercato tanto che in alcuni punti non è stata usata volutamente alcuna punteggiatura ed indica la ricerca sperimentale effettuata per la stesura del testo che si erge a vero protagonista. Novelli Adamo ed Eva possono vivere il loro rapporto tra invenzioni fantascientifiche alla ricerca della possibile realtà. La presentazione ufficiale a Roma il 26 Ottobre alle ore 18 presso la Libreria Melbookstore di Via Nazionale dove interverranno, insieme agli autori, anche l’Emerito Prof. Tullio De Mauro, On. Nichi Vendola, Prof. Duccio Trombadori, Prof. Walter Mauro. Invitati tutti i lettori della nostra rivista. I più curiosi possono scopri- Da sx: Sandro Alessi e due degli autori del romanzo, Maria Pia Carlucci e Maurizio Verdiani re il sito internet www.romanzocoeva.it. Sandro Alessi 8 Campo de’ fiori CURRICULUM VITAE Elisa Bucino NATA A : Gattinara (vc) il 15/11/1987 ALTEZZA: 172 cm PESO: 52 MISURE: (88-62-91) ISTRUZIONE: -Diploma scientifico. -Studentessa presso la facoltà di comunicazione pubblica e d’impresa dell’università La Sapienza di Roma FORMAZIONE ARTISTICA: -1993-1997: ginnastica artistica presso la società sportiva “La Marmora” di Biella -1998-2007: corso di danza classica accademica presso la scuola “l’arabesque” di Biella (esami conseguiti fino al livello ADVANCED 1 presso la RAD Royal Academy of dancing di Londra) -2000-2006: Scuola estiva presso “Il Balletto di Toscana” -laboratori coreografici: Fabrizio Monteverde, Mauro Mosconi, Francesca Spataro -2008: Open class e lezioni professionali presso MAS di Milano. -2008: Accademia di arte e spettacolo di Ivrea (1 anno) -2009: laboratorio di recitazione presso l’Accademia teatrale di Francesca Antonaci (4 mesi) - corsi di dizione privati -2010: laboratorio di recitazione teatrale tenuto da Silvestro Longo LINGUE e DIALETTI -Inglese scritto e parlato, (Certificazioni: P.E.T) -Dialetto Piemontese, Romano, Lombardo ESPERIENZE LAVORATIVE: Teatro: -2009: Attori in scena (spettacolo accademia tetrale di Francesca Antonaci), testi di Silvestro Longo Danza: -2007: ballerina per il Concorso “Miss Biella” -2008: ballerina per l’apertura delle Paraolimpiadi 2008 -2008: ballerina per le Olimpiadi di canoa di Torino -2008-2009: ballerina presso la Compagnia contemporanea di Francesca Spataro Moda: -2000: catalogo per “Ciao Ciao” -2005-2006: promotrice e sponsor per Mason Italia (Milano) - modella per vari shooting e worshop fotografici -2009: modella per vari shooting e worshop fotografici -2009: modella per l’evento “Sfilare nell’arte (Roma) -2010: catalogo per lo stilista Andrea Di Calisto -2010: catalogo cachemire filature biellesi. Sandro Alessi Campo de’ fiori 10 XX FESTIVAL DELLA CANZONE ROMANA Campo de’ fiori consegna il Premio Stampa al vincitore Alessio Pistoia Sandro Alessi e Donatella Pandimiglio Luciano Rossi Lando Fiorini Compie vent’anni il Festival della Canzone Romana ed è solo grazie al grande Lino Fabrizi che la manifestazione dall’anima romana esiste e non poche critiche vengono indirizzate alla politica romana che dovrebbe essere più presente per far si che queste serate vengano gratificate. A presentare la serata del Teatro Olimpico sono Loretta Rossi Stuart e Francesco Vergovich su testi dell’inossidabile e mai scontato Silvestro Longo. Ideato nel lontano 1991 dallo stesso Fabrizi, la manifestazione ha lo scopo di promuovere canzoni inedite in dialetto, ma anche in lingua italiana, purchè dedicate alla romanità. Infatti il Festival, che ha visto negli anni la partecipazione di artisti come Renato Zero, Giancarlo Magalli, Enrico Brignano, Mario Scaccia, Fiorenzo Fiorentini, Gigi Sabani, Rodolfo Laganà, I Vianella, I Cugini di Campagna e tanti altri, ripercorre la tradizione musicale romana attraverso interpreti famosi e giovani esordienti, offrendo una serata dedicata all’antologia della canzone e dei concorsi che si sono svolti dal 1800 ad oggi. Nei mesi scorsi successivamente ad un bando, si è svolto il concorso annuale che ha visto vincitore, davanti ad una commissione composta da discografici, autori, giornalisti e docenti di dialettologia, Alessio Pistoia, 21enne cantautore romano che ha presentato una canzone con parole e musiche firmate da lui stesso ed intitolata “Nei Rioni di Roma” ed è stato premiato dalla nostra Ermelinda. Ad aprire la serata dopo la sigla a cura della Crazy Gang, sul palco, acclamatissimo dal numeroso pubblico in sala, un Luciano Rossi in grande spolvero, emozionato ed emozionante che ha tirato fuori dal suo cilindro successi personali immortali quali “Bella”, “Ammazzate oh!”, ”Se mi lasci non vale” che, ricordiamo, ha presenziato a tutte le 20 edizioni. Non poteva mancare Lando Fiorini, menestrello romano amatissimo dal pubblico, che ha recitato e cantato alcuni dei suoi più grandi successi dedicati alla sua città. Sul palco ha avuto belle parole per Lino Fabrizi augurandogli di continuare sempre più a portare alto il nome del Festival e cercare sempre più un riconoscimento politico come si meriterebbe una manifestazione del genere. Giorgio Onorato, la voce de Roma, ci ha raccontato di quando negli anni 60 partecipava alla trasmissione radiofonica “Campo de’ Fiori”, proprio come la nostra rivista, in uno dei primi programmi radiofonici insieme ad Orazio Pennacchioni, Lando Fiorini, Isa di Marzio, Aldo Fabrizi ed altri grandi artisti romani. Donatella Pandimiglio, romana naturalizzata, amante della nostra città che ormai sente sua, ha cantato “’Na serenata a ponte” sulle ali delle note di Nicola Piovani. Tra gli ospiti in sala e sul palco Alberto Laurenti, l’orchestra Rumba de Mar, Susy Abati, Marco Stopponi, Tom Del Monaco in una serata che ha trasmesso a tutto il numeroso pubblico presente una ventata di romanità dai sapori antichi e moderni, che ci ha fatto amare sempre più la città eterna. Sandro Alessi Ermelinda Benedetti premia Alessio Pistoia, il giovane vincitore del Festival Ermelinda Benedetti e Lino Fabrizi, patron del Festival Campo de’ fiori 11 Cantare Napoli in francese Annalisa Martinisi mescola la tradizione musicale partenopea alla lingua d’oltralpe Un progetto molto ambizioso ed originale quello della giovane cantante Annalisa Martinisi. Ames en voyage (Anime in viaggio), questo il titolo del suo disco, è il connubio tra la tradizionale canzone napoletana e la melodica lingua d’oltralpe. Annalisa ha voluto tradurre ed adattare alcune dei più bei brani della musica partenopea in lingua francese, perché il suo obbiettivo è quello di superare l’orizzonte delle diversità nazionali e questo primo lavoro è l’inizio di un lungo percorso, che sta facendo nascere qualcosa di veramente nuovo. Devo dire che lo sposalizio tra questi due mondi differenti è riuscito davvero bene. Forse, inizialmente, per noi che da sempre siamo stati abituati a gustare quei brani in dialetto napoletano, fa un po’ strano ascoltarli in una forma diversa, ma poi diventa subito un piacere assaporare il gusto di questa nuova amalgama. La Martinisi ha iniziato a cantare a dodici anni e finora ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, partecipando a concorsi e concerti in gran parte d’Europa. Una voce, la sua, incantevole, che rende il tutto ancor più speciale e magico. Vale davvero la pena seguirla nella sua impresa, una scommessa che le porterà fortuna! Ermelinda Benedetti Corsi di ricamo gratuiti tutti i mercoledì dalle 10:00 alle 11:30 a partire da Novembre Campo de’ fiori 12 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Via Giulia e i suoi cinquecento anni di storia Uno splendido angolo di Roma Andiamo per Via Giulia, una delle strade più affascinanti di Roma, uno splendido angolo della città, simbolo del Rinascimento romano dove, appassionati della cultura di tutto il mondo possono ammirare le bellezze di Riccardo Consoli che si snodano lungo questo elegante rettilineo che si estende tra piazza San Vincenzo Pallotti e piazza dell’Oro, a cavallo dei Rioni Ponte e Regola. La eccezionale concentrazione di meraviglie artistiche che nel corso dei secoli si sono andate stratificando in questa strada ci permette di poter godere di un percorso suggestivo alla scoperta di significativi edifici e mirabili chiese; qui, per fortuna, alcuni moderni interventi non sono riusciti a lasciare il segno. Una passeggiata nella storia, in buona sostanza, i Palazzi Farnese, Falconieri e Spada, le chiese di Santa Maria dell’Orazione e Morte, San’Eligio degli Orefici, Santa Caterina da Siena, San Biagio degli Armeni, Santa Maria del Suffragio, la Basilica di San Giovanni Battista de’ Fiorentini, il Museo di Arte Sacra e tanto altro ancora. Siamo all’inizio del XVI secolo quando Giulio II, Giuliano della Rovere, 1503 1513, conferisce incarico a Donato Bramante per la realizzazione del programma c.d. Renovatio Romae che ha lo scopo di modernizzare le vecchie strutture medievali della città; l’architetto da immediatamente corso alla sua opera abbattendo edifici a destra e a manca giustificando, in tal modo, il soprannome di Maestro Ruinante. A intervento ultimato, Via Giulia diventa la strada più lunga di Roma e per il suo andamento rettilineo di circa un chilometro, viene denominata: prima Via Recta, quindi, Strada Julia dal nome del pontefice che ne ha voluto la realizzazione, per la verità Gulio II aveva un progetto assai più ambizioso, ossia quello di fare arrivare Via Giulia fino al Vaticano restaurando il ponte Trionfale all’epoca crollato. Strada dai molti nomi, nel medioevo era chiamata Via Magistralis, perché, partendo da Castel Sant’Angelo, era una delle vie Maestre del centro storico, anche se sconnessa e fangosa; dopo la sua pavimentazione, voluta da Sisto IV, Francesco della Rovere, 1471 - 1484, fu chiamata Via Mercatoria, poichè collegava la zona finanziaria - Via dei Banchi Vecchi e Via dei Banchi Nuovi, con i mercati di Campo de Fiori e Piazza Navona. Era intendimento di papa Giuliano della Rovere far edificare lungo questa strada un gigantesco Palazzo con lo scopo di riunire tutte le Corti Giudiziarie e tutti i Notai fino allora sparse in diverse sedi, facendolo così diventare il vero e proprio fulcro della vita amministrativa della città. Il pontefice voleva anche porre, una di fronte all’altra, la Via Rectae e la Via Latae, ossia Via della Lungara e Via Giulia allo scopo di collegare la zona dei Borghi a quella di Trastevere, rispettivamente in sponda destra e sinistra del fiume, unificando così la zona commerciale dei Banchi Vecchi e dei Banchi Nuovi per dare vita ad una vera e propria Strada dei Commerci e delle Pubbliche Relazioni; in tal modo Giulio II utilizzava le attività urbanistica e edilizia in segno della sua autorità. In un articolo di Giuseppe Petrai del 1931 sulla sospensione dei lavori ideati dal pontefice, si legge: “ … Giulio II, avido di stampar sulla terra la più vasta orma che v’imprimesse mai piede umano, aveva trovato in Bramante l’architetto che gli ci voleva. Il più grande tempio del mondo, la più grande reggia del mondo, mentre Raffaello gli popolava di storie le sale del Vaticano e Michelangelo lanciava sibille e profeti nella volta della Sistina e gli scolpiva un mausoleo che eternasse la gloria sua, era nella storia umana il punto culminante, il trionfo dell’arte. Ma per quanto avesse ridotto il Vaticano quella meraviglia senza uguale al mondo, le vie per recarvisi rimanevano tortuose e anguste. Ed ecco Bramante allargarne alcune e aprirne e drizzarne due sulle sponde del Tevere, la Lungara sulla destra, e sulla sinistra quella che ritiene ancora il nome di Giulio II e che doveva condurre a San Pietro pel ponte Trionfale ricostruito. I tribunali della Curia erano sparsi in sedi disagiate ed anguste, ed ecco Bramante metter mano alla erezione di un Palazzo che avrebbe avvivato e popolato tutta la contrada, naturalmente, tra quel papa e quell’architetto esso doveva riuscire il più grande e magnifico palazzo del mondo. Di tanta progettata magnificen- za ben poco resta, chi percorra Via Giulia riscontra tra le Carceri Nuove e Palazzo Sacchetti grandi bozze di travertino con tratti di sedili che il popolo chiama il sofà di Via Giulia … “. A conferma dell’importanza assunta dalla strada in quel periodo, cominciarono a sorgere magnifici palazzi appartenenti alle famiglie più in vista di Roma, specie quelle di origine toscana come i: Sacchetti, Ricci, Falconieri, Chigi, Farnese, oltre agli Strozzi e agli Odescalchi; tutto ciò non per caso, ma perchè fin dal XIV secolo alle estremità della strada si erano stabilite alcune comunità di toscani, Senesi in particolar modo, i quali costituirono il c.d. Campo Senese abbandonato nei primi anni del XVI secolo; a testimonianza della loro presenza in quel luogo rimane la chiesa edificata nel 1526, dedicata a Santa Caterina loro patrona, per la quale, Agostino Chigi profuse denari e donativi di ogni genere. Nell’anno 1613, sotto il pontificato di Paolo V, Camillo Borghese, 1605 - 1621, venne edificato il Fontanone di Ponte Sisto, demolito nel 1879 in occasione dei lavori per la costruzione dei muraglioni del LungoTevere, rimontato, circa venti anni dopo, in Piazza Trilussa dove si trova attualmente. Imbocchiamo Via Giulia dalla sua parte orientale, dal LungoTevere dei Tebaldi, pochi passi ed ecco la c.d Fontana del Mascherone, quindi l’Arco dei Farnesi che originariamente faceva parte di un ambizioso progetto di Michelangelo, peraltro mai realizzato, che prevedeva il collegamento dei giardini di Palazzo Farnese con Campo de’ fiori Villa Farnesina sulla sponda opposta del fiume, Arco che conferisce alla via un aspetto romantico. Correva l’anno 1570 quando la Congregazione Sopra le Fonti aveva pensato a una fontana da costruire nella Strada Giulia prevedendo l’alimentazione della stessa con l’acqua proveniente dall’acquedotto Vergine, tuttavia si dovette attendere il completamento dell’acquedotto Paola, inaugurato da Paolo V nel 1612, per dare inizio alla realizzazione dell’opera. La Fontana del Mascherone era originariamente posizionata al centro di uno slargo, il muro retrostante fu edificato soltanto alla fine dell’ottocento, la fontana si compone di una antica vasca termale in granito collocata al centro di un bacino leggermente incassato rispetto al livello stradale con, al centro, il celebre Mascherone di epoca romana che versa l’acqua. Come detto, l’ambizioso progetto di Giulio II non fu portato a termine, dell’opera incompiuta restano le fondamenta sporgenti a forma di sedile che, come già ricordato, i romani chiamano il Sofà di Via Giulia e utilizzano, specie d’estate, per godersi il famoso Ponentino; mentre una parte della originaria costruzione nel 1540 venne adibita a teatro gestito, prima dall’Accademia degli Intrepidi e successivamente da quella dei Desiosi. Va ricordato che questo non fu il solo teatro presente in Via Giulia, infatti, ve n’era un altro poco distante dalla Fontana del Mascherone in località chiamata Sito del Carbone, nome probabilmente riferito a una proprietà della famiglia Carboni, il teatro si chiamò al Carbone e, successivamente, del Mascherone. Memorabili le feste in Via Giulia, tanto importanti da fare concorrenza a quelle che, nel medesimo periodo, si tenevano in Via del Corso o a Piazza Navona; ricchissima quella data nel giorno di Pentecoste del 1720 dai Senesi, in occasione dell’elezione del loro concittadino Marco Antonio Zondadari alla carica di Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Per celebrare degnamente l’avvenimento furono eretti, presso la chiesa di Santa Caterina da Siena, due archi trionfali rivolti, uno verso la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, l’altro verso Palazzo Farnese; lungo la strada, riccamente addobbata e illuminata, ritratti di illustri Senesi. Si racconta che, in quella occasione, la Fontana del Mascherone distribuì vino al popolo fino alle quattro del mattino, tutta la nobiltà romana passeggiò per la Strada Giulia facendo mostra degli abiti più preziosi e delle carrozze più ricche; mentre gli aristocratici fecero a gara per abbellire il loro tratto di strada ma, con ogni probabilità, fu questa l’ultima grandiosa festa tenuta nella via che, da li in avanti, inizierà un inesorabile declino perdendo sempre più d’importanza. A Via Giulia si è ispirato anche il regista Luigi Magni quando ha girato i suoi famosi film sulla Roma papalina dei quali abbiamo trattato in altra occasione, egli diceva: “ … mi venne naturale fare questi film, racconto queste storie perché sono romano, perché sono 13 nato in Via Giulia, perché al piano di sopra abitava un Monsignore, perché appena uscivo di casa sulla destra c’era la chiesa della Buona Morte con i teschi che funestavano i sogni della mia infanzia e perché queste sono le mie radici … “. La chiesa a cui faceva riferimento il registra è quella di Santa Maria dell’Orazione e Morte, accanto alla porta d’ingresso di questa, su una lastra di marmo, è graffito uno scheletro con la falce e la scritta: Hodie mihi, cras tibi - Oggi a me, domani a te; peraltro a Roma la morte costituisce, da sempre, una presenza quotidiana immediatamente percepibile tanto che Giuseppe Gioachino Belli, nel sonetto dal titolo: Er tisico scrive: “ … e ggià la Commaraccia secca de Strada Ggiulia arza er zampino … “ - già la comare secca (la morte), di Strada Giulia solleva la falce. Un’ atmosfera del tutto particolare quella di Via Giulia, caratteristica che questa strada condivide con molti angoli di Roma, scrive il cronista: “ … mi trovo in una via lunga e stretta illuminata da lampioni a gas in ferro battuto che pendono dalle facciate di bei palazzi cinquecenteschi, aguzzo la vista, riconosco la strada, a pochi passi una fontana di un bianco immacolato, l’acqua sgorga limpida dalla bocca di una grossa faccia scolpita nella pietra, poco più avanti un arco con balaustra supera la strada; l’altra estremità dell’arteria si perde in una specie di foschia giallastra che la luce delle lampade contribuisce a rendere più nebulosa, una lieve brezza fa ondeggiare i rami degli alberi che disegnano ombre minacciose sul selciato …“. Campo de’ fiori 15 Un attimo solo... In una frazione di secondo possono accadere infinite cose. Un occhiale calcolato per la guida aiuta ad evitare gli incidenti Anche se purtroppo o per fortuna non mi chiamo Silvio, voglio iniziare con una vecchia barzelletta. Arriva una telefonata all’aeroporto: “Mi scusi, signorina, esattamente, quanto ci mette l’aereo da Roma a Paolo Balzamo New York?” “ Un attimo Responsabile solo.....” “Ah, va bene. Formazione ed Informazione Grazie tante!” click. quanto dura Centri Ottici Lisi Ma esattamente un attimo? & Bartolomei www.lisi- barto- E l’orribile “attimino” è molto più breve? E lomei.com l’istante è più o meno dell’attimo? Certo che un attimo, nel senso di “tempo brevissimo”, è cosa talmente piccola che ci sembra sfuggire dalla comprensione, difficilmente afferrabile, Dalì - “La persistenza della memoria” come un sottile ago sul pavimento, eppure, quante cose possono accadere in un attimo! In un attimo sono apparse, a partire dal Big Bang, tutte le particelle che compongono il nostro universo, in un attimo, in un decimo di secondo circa, la luce farebbe l’intero giro dell’equatore, e nello stesso tempo un aereo di linea percorre circa trenta metri, l’altezza di un palazzo di dieci piani!. Anche noi, andando “tranquillamente” in autostrada, in un attimo, un decimo di secondo percorriamo tre metri, l’equivalente di quattro passi. Poco? Forse. Ma essenziale se stiamo ad un solo passo da un dirupo o da una parete rocciosa. “Vabbe’ – direbbe il mio amico Tonino – ma che ci azzecca?”. Ci azzecca perché tra il momento che vediamo un ostacolo ed il tempo che inviamo l’impulso motorio per frenare, impieghiamo tra uno e tre decimi di secondo (e quindi la macchina percorre tra i tre ed i dieci metri). La differenza sta nell’abilità del guidatore, nel suo stato psichico, nella stanchezza e nell’efficienza del suo sistema visivo. La stanchezza indotta da uno sforzo visivo continuo induce sonnolenza e rallenta i riflessi, quanto e più di due bicchieri di vino a digiuno. Un occhiale calcolato per la guida può far diminuire il tempo di reazione agli stimoli visivi anche di un decimo di secondo: quattro passi verso la sicurezza! Pensateci, prima di mettervi alla guida: se non amate guidare una macchina con freni inefficienti o con le gomme lisce, se evitate di bere alla guida non solo per paura del palloncino, se ci tenete alla sicurezza vostra e dei vostri passeggeri, approfittate dei due mesi della prevenzione visiva. Nei nostri centri non solo potrete misurare la prontezza dei riflessi e l’efficienza visiva alla guida ed al computer, ma i nostri optometristri sono pronti a farvi vedere come migliorarli. Molto più di una semplice misurazione della vista, venite a testare la vostra sicurezza ed efficienza visiva Hasta la vista “Per sapere quanto è importante un attimo chiedetelo agli sportivi che hanno vinto una medaglia d’argento!” Campo de’ fiori 16 di Carlo Cattani GUNS N’ R O S E S in concerto Roma-Palalottomatica 4 settembre 2010 Le PISTOLE non sono appassite ! WILLIAM BILL BAILEY ,più noto con il nome d’arte di AXL ROSE , si è fermato a Roma ! Con la sua band ,GUNS N’ ROSES ,ha messo in scena il primo dei due concerti previsti per l’ Italia nell’ambito del “G N’R European Tour “. Il pubblico e l’atmosfera era quello delle grandi occasioni , con un PalaLottomatica (il Palazzo dello sport dell’EUR) assediato già dalle prime ore del pomeriggio da “Gunners” (i fans della band) in alta uniforme , con t-shirts – trucco- parrucco e accessori in “ metal style” , provenienti da diverse regioni ,financo da Sicilia e Sardegna . Tra venditori di <Acqua ...Birra…Coca ..caffeeè Borghettiii .> provvisti di tinozze da bucato su ruote e sinistri personaggi intenti al “bagarinaggio” degli ultimi biglietti , si svolgeva , lento, l’ afflusso all’interno della struttura sportiva dell’EUR , di tanto in tanto utilizzata come “location” di concerti di grande richiamo : nei primi anni ’70 era un passaggio obbligato per le band “al top” perché , diciamola tutta, nella Capitale non c’erano spazi alternativi al coperto di grandi dimensioni ; oggi, finalmente, dopo tanti anni di “malascolti”, Roma risulta più attrezzata : con l’Auditorium Parco Della Musica e la vitalità organizzativa di alcuni music club la città risponde alle esigenze di “musica e non solo” ad alti livelli ! I GUNS N’ ROSES pur affacciandosi ufficialmente al mercato discografico alla fine del 1986 con l’Ep “Live ?!@Like a Suicide” edito dalla “UziSuicide” ,controllata della più prestigiosa Geffen Records di David GEFFEN , discografico storico dello “showbiz” musicale Americano ,iniziano, il loro cammino sulle accidentate “streets of rock” agli inizi degli anni ’80 : Hollywood Rose e L.A.Guns sono formazioni ben note a chi “mastica” con energia di heavy rock, per aver fornito la materia umana della prima line up dei GUNS N’ ROSES . Bravi ragazzi ? Assolutamente no ! In quegli anni le esistenze di Axl Rose,Steven Adler,Saul “Slash” Hudson ,Duff McKagan e Izzy Stradlin , ragazzi determinatissimi a sfondare sulla scena rock , sono davvero “brutte ,sporche e cattive” come descrivono essi stessi in tante interviste e la filosofia di vita adottata in quei primi anni è presto riassunta nell’elo< fottere il quente principio di prossimo prima che il prossimo possa fottere noi > . E se pensate che le loro vite si siano guastate dopo essersi incontrati …come dire “chi pratica lo zoppo impara a zoppicare” ….beh,ne rimarreste delusi perché la vita di ciascuno dei membri anche prima della loro unione sotto le insegne dei G N’R non è che fosse stata “profumi e balocchi” : Axl Rose ,da bambino, abusato sessualmente dal padre naturale…Slash già tredicenne beveva-fumava ,si drogava ,spacciava e ,per forza di cose, rubava …Steven Adler ripetutamente espulso dalle scuole ….e non proseguo perché è ben chiaro il comune torbido brodo di coltura dei cinque tipi . Come ogni band alla ricerca di un contratto discografico , il gruppo si impegna nella realiz- zazione di demotapes e concerti nei tanti club sparsi nella vasta area di Los Angeles , quella “ giungla ” immortalata nel loro classico “Welcome to the jungle” dall’Lp di esordio del ’87 “Appetite for destruction” , nella speranza di esser notati dai discografici alla spasmodica ricerca della “next big thing” della scena musicale . Tra tante etichette discografiche intorno all’osso Guns N’Roses , la spunteranno i “cercatori di talenti” della Geffen records che ,a detta della band < erano i migliori discografici di Los Angeles ..…loro erano dentro il rock’n’roll ! >. Così , intascato un ingaggio di molte migliaia di dollari e l’impegno, dalla Geffen , per la produzione di diversi album , i GUNS N’ROSES iniziano a lavorare al loro primo lp , quell’Appetite for destruction che , partito molto ma molto in sordina , raggiungerà e manterrà,grazie ad una forsennata sequenza di concerti sparsi per il pianeta, il 1° posto della classifica USA Campo de’ fiori / Billboard per mesi e ,a seguire , le alte posizioni nelle “hit” di tutto il mondo ,con vendite strabilianti , ben oltre 15 milioni di copie : la stampa scrive che <il loro look è punk e il loro sound è heavy metal punk con radici nel rhythm’n’blues….sono i diretti eredi dei Rolling Stones > e Axl stesso afferma che < i GUNS N’Roses si preoccupano solo del rock’n’roll che puzza di blues> e ancora che < il nostro sound è eccezionale e musicalmente vogliamo arrivare a creare qualcosa di nuovo : partire dalla tradizione per rivoluzionarla…….per tirare fuori una buona canzone siamo disposti ad andare all’inferno !> . Alla fine del 1988 esce il secondo album della band “G N’R Lies” costituito in parte da pezzi inediti e per il resto dai brani del primo introvabile Ep ,ormai oggetto del desiderio da parte dei collezionisti . La vita di ogni singolo componente è forsen- nata , costellata da atteggiamenti imbarazzanti , costanti abusi di droghe ed alcool ancor più sostenuti dalla tanto improvvisa quanto ingente disponibilità economica derivante dal successo mondiale e ,a distanza di anni, Axl Rose ammetterà di aver sperperato insieme ai suoi sodali centinaia di migliaia di dollari in stupefacenti di ogni tipo e ingurgitato alcool “a go-go” tanto da compromettere anche la qualità di diversi concerti nel corso delle varie tourneè . Il tempo scorre e il mercato attende “buone nuove” dai GUNS N’ROSES che,però,dall’alto del complessivo “stupefacente stordimento” non si applicano assiduamente alla loro attività artistica .Poi , verso la fine di settembre del 1991, le “PISTOLE e LE ROSE” sparano e fioriscono con un nuovo album, meglio due doppi lp : “Use your illusion 1” e “Use your illusion 2” confermando , nonostante tutto il marcio che gira intorno a loro , che sono i numeri uno della scena rock : le due opere diventano nel giro di poche settimane dei best sellers, con code di fans in attesa dell’apertura dei negozi per acquistare le due novità . Di lì a poco, tuttavia, Steven Adler (batterista ) prima e Izzy Stradlin (chitarra ritmica) poi, sono allontanati dal gruppo,l’uno per la forte tossicodipendenza l’altro perché scarsamente partecipe delle attività della band :a loro subentrano Matt Sorum e Gilby Clarke . Così ricompattatasi la band riparte per un nuovo lunghissimo tour mondiale che li vedrà impegnati per due anni e mezzo ( ! ) in ogni continente a sostegno di “ Illusion 1 & 2 ” che , al termine di quel periodo, registrerà vendite milionarie, bissando il successo di “Appetite for destruction”. E’ il novembre del ’93 e i GUNS N’ROSES pubblicano un nuovo album “ The Spaghetti Accident “ composto da cover di brani punk ….sarà l’ultimo atto della formazione ritenuta storica . Alla fine del 1997 della band iniziale resta il solo vocalist Axl Rose che ,dopo varie cause con alcuni dei suoi ex compagni, in particolare con Slash, resterà l’unico titolare del marchio e del repertorio dei GUNS N’ROSES . Trascorreranno quasi 20 anni per poter riascoltare materiale inedito dei GUNS N’ ROSES ormai integralmente nelle mani di Axl Rose : è il novembre del 2008 e , finalmente, dopo tanti annunci,indiscrezioni,rimandi ,esce “Chinese Democracy” ,il disco dalla realizzazione più lunga (15 anni ) e dal costo più alto (oltre i 10 milioni di dollari) che la storia del rock annoveri .Provate a leggere le note tecniche all’interno del booklet allegato al cd e vi renderete conto della mole di lavoro dietro ogni brano dell’album. Il concerto di Roma ,benché le notizie di avvenimenti poco piacevoli accaduti nelle precedenti date di Dublino e di Reading facessero temere il reiterarsi di capricci da parte di Axl Rose e conseguente possibile pesante disappunto del pubblico , si è svolto,al contrario, all’insegna della perfezione ,fatto salvo l’immancabile ritardo nell’inizio dello show ,circa un’ora , che ,tuttavia, il pubblico del PalaLottomatica ha sopportato con compostezza. Lo spettacolo è’ stato bello sin dall’inizio quando con lo spengersi delle luci risaltavano centinaia di lucine azzurre emanate dai display di telecamere,telefonini e macchine fotografiche pronte ad immortalare i primi vagiti dell’evento .Alle 22,30 iniziano le “pistolettate” con le note di “Chinese democracy” e , a seguire, di “Welcome to the jungle” con il quarantottenne Axl Rose in gran forma d’ugola e più che mai saltellante e corridore da un lato all’altro del palco per il visibilio delle prime file della platea. 17 Giochi di luce ,colonne di fuoco e fuochi di artificio hanno esaltato i diversi momenti delle oltre due ore di un gran concerto dipanatosi tra i brani del nuovo album e i classici del repertorio , con il pubblico a far costantemente “da gobbo” ad Axl Rose ! Lo spettacolo risulterà suggestivo anche al suo termine quando, a luci completamente accese e pubblico in uscita , una cortina di fumo sorta all’improvviso risucchierà il palco intero sulle note di “My way” di Frank Sinatra . <Sono sempre in ritardo ,per tutto . Ho sempre desiderato scriverlo nel mio testamento:quando morirò ,la bara deve arrivare con una mezz’ora di ritardo,e su un fianco , a lettere dorate ,la scritta : ”Scusate il ritardo” > (AXL ROSE). Campo de’ fiori 18 Ecologia e Ambiente L’invasione delle formiche con le ali Come tutti avranno notato ci sono dei giorni dell’anno, che le formiche con le ali invadono sia centri urbani che campagne. Interi formicai sono in pieno fermento, soprattutto dopo di Giovanni una pioggia. Francola Migliaia di questi piccoli insetti che escono dalle loro tane per prendere il volo. Le caste che sono presenti nella colonia sono di tre tipi: regine, maschi e operaie. Le regine sono femmine fertili in grado di deporre le uova, i maschi “un pò meno fortunati”anch’essi fertili e alati, muoiono appena dopo l’accoppiamento, mentre le operaie sono femmine sterili di varie forme e dimensioni che hanno il compito di ampliare il nido e di scavare nuove gallerie. Soltanto un numero minore di queste sono alla ricerca del cibo. In alcune di queste specie le regine rimangono nei loro nidi per contribuire alla crescita della colonia di origine, ma nella maggior parte dei casi femmine e maschi fertili e alati, escono dai nidi e iniziano a volare cercando un luogo di congregazione, a volte nel medesimo luogo degli anni precedenti. Questi sono dei veri e propri voli nuziali, che possono verificarsi dopo un evento climatico, un oggetto presente nel paesaggio come “ad es. un cespuglio, una luce di una lampada ecc.” può fungere come punto favorevole per la confluenza dei differenti e numerosi sciami. Tutto questo chiaramente può creare non pochi problemi per il nostro vivere quotidiano, e siamo a volte, costretti a intraprendere delle azioni per far allontanare queste numerose flotte di insetti, riportando le superfici delle finestre, dei portoni o dei semplici oggetti al loro naturale aspetto. Pochi sanno che alcune di queste specie di formiche possono provocare problemi alle strutture di edifici in legno, in alcuni casi possono trasmettere microrganismi patogeni negli ospedali, e persino nelle industrie di preparazione e confezionamento dei cibi. Da non sottovalutare tutti i danni provocati ad apparecchiature elettriche ed elettroniche a seguito dei cortocircuiti provocati, appunto, dal passaggio di questi numerosi insetti. Una cosa è certa: anche se a volte questo piccolo insetto invade i nostri spazi, nell’immaginario collettivo la formica è considerata come un insetto laborioso e organizzato e non da meno utile per lo stesso equilibrio naturale di tutto l’habitat. Campo de’ fiori 19 CINEMA NEWS LA STRATEGIA DEGLI AFFETTI Italia, 2008; regia: Dodo Fiori; interpreti: Paolo Sassanelli, Marta Iacopini, Nina Torresi, Davide Nebbia, Joe Capalbo, Dino Abbrescia; sceneggiatura: Dodo Fiori, Diego Ribon, di Heidrun Schleef; Maria Cristina fotografia: Pierluigi Caponi Piredda; montaggio: Valentina Girodo, Andrea Maguolo musiche: Emiliano di Meo, Francesco Valente; scenografia: Francesco Priori, Paki Meduri; costumi: Ginevra Polverelli; produzione: DNA cinematografica in collaborazione con Rai Cinema;durata: 80minuti. Ad un autogrill il facoltoso Paolo incontra per caso il suo vecchio amico Diego, che presta servizio dietro il bancone del bar. Quando quest’ultimo rimarrà ferito in seguito a un incidente automobilistico, Paolo si offrirà di ospitare nella propria villa Nina, la figlia adolescente di Diego. Il sedicenne Matteo è incapace di prendere la vita come viene. Colpa probabilmente della sua giovane età, dell’ambiente decisamente raffinato e ovattato in cui è cresciuto, di una madre possessiva e di un padre - al contrario - troppo indifferente. Quando questo grumo indecifrabile e misterioso di sentimenti a lungo repressi subisce la pressione esagerata della coetanea Nina, lo sgomento di Matteo cresce a dismisura fino a scoppiare nel sorriso ripugnante che chiude La strategia degli affetti. I nuovi mostri dell’Italia di oggi sono i piccoli maestri delle pure formalità e del tempismo perfetto, senza che mai la loro ipocrisia possa in alcun modo venire a galla. Il regista Dodo Fiori guarda in profondità il viaggio nella coscienza intrapreso da Matteo, spegnendo i proiettori solo quando il giovane ha capito che è meglio godersi il calduccio di una bieca esistenza sulle orme del papà piuttosto che il gelo d’illusioni rattrappite come coriandoli di cenere. L’opera di Fiori è una complicata affabulazione che enuncia le fondamenta di una logica secolare: il dialogo tra la sempreverde borghesia e i proletari del nuovo millennio è una scommessa persa in partenza, in quanto si risolve sempre con l’emergere progressivo di atti di dominio e di sottomissione. Eventuali questioni legate al gender non fanno altro che rendere il tutto il più esplicito possibile. La strategia degli affetti è un lungometraggio che espone molto il suo autore al rischio di indulgere nel melodramma lacrimevole, eppure il regista de Il silenzio intorno non mostra mai allo spettatore la sua naturale carica affettiva. L’effetto speciale di Fiori risiede nel proprio sguardo amaro e disincantato, che colpisce ugualmente al cuore come uno scherzo del destino in agguato dietro l’angolo. Il caos calmo delle emozioni spazzate via da una regia asciutta emerge, però, nel tessuto musicale che stride all’udito esattamente quanto quel continuo rumore di sottofondo, dato dal calpestare i ciottoli nel selciato. Tuttavia, è sia una stereotipata caratterizzazione dei personaggi secondari sia l’accentuato carico di teatralità dell’attrice Marta Iacopini a lesionare in modo grave le qualità narrative e stilistiche di simile prodotto. Fortunatamente, la pellicola può contare sull’apporto del bravo Paolo Sassanelli: un interprete teatrale e cinematografico spesso e volentieri prestato alle fiction del piccolo schermo. Infine, la partecipazione del mitico Remo Remotti nel cast de La strategia degli affetti non va oltre un piccolo ruolo nei panni del nonno Goffredo e i fan se ne dispiacciono. Campo de’ fiori 21 L’ORTESI PLANTARE È UN DISPOSITIVO MEDICO REALIZZATO SU MISURA “I plantari sono ortesi finalizzate: alla correzione delle deformità o malformazioni del piede,come sostegno delle volte plantari (longitudinale e trasversale) o di scarico di punti dolenti. I plantari si possono distinguere in due grandi famiglie: Correttivi o per l’infanzia Il plantare per l’infanzia, a differenza di quello per adulti, ha per lo più azione correttiva in quanto è applicato per riportare alla norma lo squilibrio sia strutturale che funzionale. Fig. 1,2,3, esempi di realizzazione di plantari correttivi per bambini su calco ingesso eseguiti con diverse tipologie di materiali (EVA, Carbonio…) Obiettivo del plantare correttivo Lo scopo di questa categoria di ortesi è quello di modificare, nelle migliori delle circostanze, alcune problematiche come: il piede piatto, la pronazione del retropiede, l’avampiede varo, il ginocchio valgo ecc.. Compensativi o per adulti Si distinguono per il loro impiego per lo più permanente, in quanto compensano l’alterazione sia strutturale sia funzionale, irreversibile. Possono essere: antalgici biomeccanici. Antalgici Appartengono a questa categorie le ortesi concepite al solo scopo di ridurre, limitare o, nelle migliori ortesi, eliminare il dolore scatenato a seguito di una problematica in corso. Sono plantari che vengono concepiti con materiali in grado di ammortizzare o scaricare l’urto in un determinato punto dolente. Vengono normalmente realizzate in soggetti con artrosi ad uno stadio avanzato, artrite deformante, alluce valgo,gotta, diabetici, gravi insufficienze circolatorie o comunque in tutte quelle circostanze in cui il piede lamenta una grave insofferenza in cui il paziente ha normalmente superato i 60 anni d’età. IL PLANTARE DINAMICO SI CARATTERIZZA E DIFFERENZIA DAGLI ALTRI TIPI DI PLANTARI SU CALCO, IN QUANTO L‘IMPRONTA VIENE EFFETTUATA DINAMICAMENTE, OSSIA INTANTO CHE IL PAZIENTE COMPIE QUALCHE PASSO. L‘IMPRONTA COSÌ OTTENUTA RISPECCHIA FEDELMENTE I CARICHI E I SOVRACCARICHI DEL PIEDE IN CONDIZIONI DI LAVORO EFFETTIVE. LO SI UTILIZZA PER LO PIÙ IN CASI PARTICOLARI ED IN PRESENZA DI GROSSE DEFORMITÀ O SOVRACCARICHI, CON BUONI RISULTATI. Fig.3 reallizzazione del positivo su un calco di gesso Fig.4 allineamento del retropiede con ortesi plantare biomeccanica Fig.5 plantare a contatto totale. Plantari : regole da ricordare L’impronta podostatica su carta carbonata evidenzia un sovraccarico delle teste metatarsali dei piedi. Anche alla valutazione obiettiva i sovraccarichi erano molto evidenti e dolenti. Si noti come i sovraccarichi siano rimasti impressi nelle impronte dinamiche effettuate. Lo stampo dell’impronta eseguito sotto vuoto,permetterà la realizzazione del plantare in materiale poliuretanico. Scopo dell’ Ortesi biomeccanica La sua funzione è di: - assorbire l’onda di shock a cui il calcagno è sottoposto durante la prima fase di appoggio riducendo la forza istantanea applicata; - normalizzare i tempi di contatto del piede al suolo rispettando la corretta prono-supinazione del piede; - trasferire il peso del corpo durante il movimento del piede modificando gli assi di movimento al fine di normalizzare la funzione del passo. L’obiettivo: - Compensare la meccanica del retropiede stabilizzando l’area calcaneare nella posizione di “neutra sottoastragalica”; - Compensare la meccanica dell’avampiede in funzione della sua correggibilità; - Spesso, per la presenza di dolore, sostenere o stimolare l’arco longitudinale mediale in modo elastico personalizzato Fig.1 presa dell’ impronta in posizione neutra sottoastragalica Fig.2 realizzazione del negativo su schiuma fenolica 1. Il plantare deve sempre appoggiare su una superficie piana; 2. Il plantare deve essere sempre inserito in una calzatura ortopedica predisposta o su misura; 3. Indossare preferibilmente una calza molto sottile (filoscozia) o un Salvapiede. 4. Importante portare i plantari sempre, anche in casa, in sandali, ciabatte predisposte; 5. Affinché il plantare abbia effetto, il tacco della calzatura deve essere di cm 2,5 (uomo) - 3,5 (donna) e non deve mai superare i 4 cm; 6. Per chi ha l’alluce valgo si consiglia scarpe con tomaia in setaflex; 7. si consiglia di lavare periodicamente il plantare: usare una spugna imbevuta di sapone bianco di marsiglia con acqua a temperatura ambiente non > 30° (non usare acqua calda e non farlo asciugare vicino a termosifoni, stufe elettriche, ecc.). 8. la vita media di un plantare è di circa 18 mesi. Dott. Daniele Cervoni Laureato in Tecniche Ortopediche Per maggiori informazioni o appuntamenti: Centro Ortopedico Flaminio Tel. 0761.517744 Cell. 339.1816523 Campo de’ fiori 22 Eppure sono torte vere! Le opere d’arte di Mad Cakes, realizzate da Assunta Parise, per una festa tutta da ricordare... Ermelinda Benedetti T ante volte, passeggiando per il centro, ci è capitato di passare davanti alla vetrina di una pasticceria, soffermandoci ad ammirare delle splendide torte, meravigliosamente decorate, su più piani, delizia non solo per il palato, ma anche per gli occhi! Bé, posso garantirvi che torte belle come queste che sto per raccontarvi non ne avevo davvero mai viste! Belle, ma tanto belle da sembrare finte! La precisione delle decorazioni ed i colori sgargianti e vivaci delle glasse le rendono davvero particolari. Di tutti i gusti e per tutte le occasioni, dalle figure più strane ed impensabili, piccole sculture di pasta di zucchero, pan di Spagna, crema, cioccolata e quant’ altro possa allettare il nostro palato. Ma per saperne di più abbiamo rivolto qualche domanda a chi queste torte le realizza con le proprie mani, Assunta Parise. Come e quando è nata la passione per l’arte pasticcera? È nata circa 10 anni fa. La mia laurea in lingue e letterature straniere prevedeva 1 anno di corsi all’estero. Io ho vissuto a Londra ed a New York dove le torte artistiche sono dei veri e propri capolavori. Anni fa, in Germania, ho visto un piccolo negozietto con tutti queste torte e dolci colorati e ho deciso di imparare anch’ io. Dove o come hai imparato i trucchi del mestiere? Mi sono diplomata in pasticceria italiana presso una nota scuola romana (A tavolo con lo Chef), dove ho avuto la fortuna di imparare da grandi chef . Le torte americane sono bellissime, ma il gusto tante volte lascia desiderare. Io, per le mie torte ho unito la tradizione italiana del gusto, per deliziare il palato, e l’aspetto americano per il piacere di chi le vede! Per quanto riguarda le decorazioni ho seguito vari corsi in Inghilterra e Germania e imparato dai grandi maestri inglesi e americani attraverso le loro pubblicazioni. Quando nasce Mad cakes? Mad cakes nasce nel 2008. Essendo mamma di due bimbi ho preferito dedicarmi prima alla mia famiglia. Sei da sola o hai formato un tuo gruppo di lavoro? Lavoro da sola. Avevo una signora che mi aiutava, ma in questo lavoro se non c’è la passione e soprattutto precisione è meglio lasciar predere. Come ti viene l’ispirazione per decorarne ogni volta una diversa? Tutto ciò che mi circonda è fonte di ispirazione. Da un invito ricevuto, da una fantasia particolare di una maglietta che indossa qualcuno, dall’abbinamento di due colori particolari e via dicendo. Svelaci un segreto per la realizzazione di queste splendide torte. Amore per la materia, passione, fantasia e, soprattutto tanta pazienza! Qual è l’ingrediente che non può mancare? La vaniglia! Qual è stata la soddisfazione più grande che hai avuto finora? Essere stata chiamata da personaggi dello spettacolo con tanto anticipo per assicurarsi una mia torta e aver poi ricevuto i loro complimenti. Ma in ogni caso tutte le volte che qualcuno mi chiama il giorno dopo o addirittura mentre la mangia per dirmi che oltre ad essere belle sono buone! E qual è la soddisfazione che provi ogni volta che ne “sforni” una? Vedere che sono riuscita a realizzare ciò che avevo in mente! Cosa ti piace di più di questo tuo lavoro? Il fatto di poter cambiare sempre. Non è noioso. Si crea sempre qualcosa di nuovo. Come e dove è possibile ordinare la propria torta dei desideri? Attraverso facebook all’indirizzo www.facebook.com/?ref=home#!/pages /Rome-Italy/MAD-cakes/1262852007301 43 per telefono o mandando una mail a [email protected]. Sono rimasta veramente entusiasmata dai lavori di Assunta. Ho cercato di mettere più foto possibili, perché queste torte parlano da sole! La pagina di face book è piena di complimenti meritatissimi e vi consiglio di visitarla per rendervi conto di persona e rimanere con gli occhi sgranati e la bocca asciutta … magari da riempire con un bel pezzo di queste splendide torte! Campo de’ fiori 23 MEDICI SPECIALIZZANDI DAL 1982 AL 1991: UN PICCOLO PASSO AVANTI VERSO IL RICONOSCIMENTO ALLA RETRIBUZIONE Buone nuove per i medici che dal 1982 al 1991 erano specializzandi: una recentissima sentenza del Tribunale Civile di Perugia ha riconosciuto loro il diritto ad essere retribuiti per gli dell’Avv. Ilaria anni di specializzazioBecchetti ne per i quali non hanno percepito alcuna remunerazione. Il diritto degli specializzandi 1982-1991 nasce dalla direttiva comunitaria 82/76/CEE, la quale sanciva il diritto dei medici a ricevere una idonea retribuzione per il periodo di specializzazione svolto. Gli Stati Membri avrebbero dovuto recepire la direttiva entro il 31 dicembre 1982. L’Italia, invece, ha effettuato il suo adempimento soltanto nel 1991, attraverso il decreto legisaltivo n. 257/1991, con il quale, tuttavia, limitava la corresponsione della retribuzione solo agli specializzandi dal 1991 in poi. In altre parole nulla veniva riconosciuto ai medici immatricolatisi alla specializzazione negli anni accademici dal 1982 al 1991.Per la ritardata e parzialmente omessa attuazione della direttiva sopra citata e per la conseguente mancata retribuzione degli specializzandi 19821991, si è aperto un contenzioso di ampie proporzioni, che ha visto coninvolta sia la giustizia civile che quella amministrativa. Senza che mai venisse trovata una soluzione definitiva.Eppure la Corte di Giustizia delle Comunità Europee con due sentenze del 1999 e del 2000 ha riconosciuto il diritto alla remunerazione anche per gli specializzandi “esclusi” dalla legge italiana. Nonostante questo la maggior parte dei ricorsi proposti dai medici per far valere il loro dirirtto sono stati rigettati, e ciò primariamente sulla scorta della intervenuta prescrizione.La giurisprudenza quasi unanimemente, infatti, sostiene che la prescrizone cominci a decorrere dal 1991, data dell’entrata in vigore della legge. Si registra solo una pronuncia con- traria a questo indirizzo, della Corte d’Appello di Genova, che invece accoglie la tesi dell’illecito permanente e ritiene che la precrizione in danno dei medici non sia nemmeno iniziata a decorrere, poiché non vi è stato un adeguamento pieno e completo da parte dell’Italia alla normativa comunitaria. Accanto a questa sentenza, si pone ora la pronuncia del Tribunale di Perugia, che ha riconosciuto a 21 medici specializzandi negli anni 82-91 la somma di euro 6.713,94 (rivalutati e con gli interessi), per ogni anno di frequenza al corso.In attesa di leggerne le motivazioni, gli interessati possono forse guardare con più ottimismo verso una favorevole e, magari, definitiva composizione di quest’annosa questione. Campo de’ fiori 24 ne iasco f e t n o M Le guide di Campo de’ fiori Rimanendo sempre a nord di Viterbo, lungo la S.S. Cassia, che congiunge Roma con Siena e prosegue ancora oltre, si trova il paese di Montefiascone, che si estende su un lato della cima del cratere del Lago di di Ermelinda Bolsena, a 640 mt dal Benedetti livello del mare. Questa sua posizione strategica, che permette allo sguardo di raccogliere i panorami del Mar Tirreno, della Maremma, dei monti dell’Umbria, Cimini e della Tolfa, oltre che, ovviamente del Lago e delle sue due bellissime isole Martana e Bisentina, fu notata fin dall’antichità. STORIA Il territorio di Montefiascone risulta frequentato e abitato sin da epoche remote: gli Etruschi lo consideravano area sacra, forse sede del leggendario centro politico e religioso, Fanum Voltumnae. Le testimonianze romane sono cospicue ed in buone condizioni, legate fortemente alla consolare via Cassia. I primi documenti che citano Montefiascone, allora “Mons Flasconis”, risalgono all’853, quando Leone IV confermava al vescovo di Tuscanica, Virobono, i possedimenti della diocesi della quale anch’esso faceva parte. Nel 1058 vi si fermò Papa Stefano IX e nel 1065 vi si stanziò l’esercito della contessa Matilde, che Papa Gregorio VII incontrò il 15 giugno 1074, insieme alla madre Beatrice, sue due preziose alleate, a San Flaviano una delle due chiese, allora, più importanti di Montefiascone. La fortezza venne messa sotto assedio nel 1093 da Enrico IV, ma i conti Farnese, Ildibrandini e di Bisenzio la difesero energicamente. Nel 1111 Enrico V passò con la sua corte al seguito mentre andava a Roma per la consacrazione della sua sovranità, acompagnato, secondo la leggenda, da Johannes Defuk. L’imperatore Francesco Barbarossa venne a Montefiascone nel 1185, poiché aveva intuito l’importanza strategica della fortezza e negli anni seguenti Montefiascone divenne uno dei più importanti centri della chiesa. Papa Innocenzo III venne per la prima volta a Montefiascone nel 1207 e rinforzò la Rocca munendola di un muro di cinta. Tre anni dopo, Ottone IV occupò Montefiascone e vi instaurò il suo quartier generale. Nel 1222 passò di qui San Francesco, che vi lasciò uno dei suoi seguaci, frate Morico da Viterbo, affinché iniziasse i cittadini al suo modo di intendere e vivere il Vangelo. Nel 1267, per un breve periodo il paese fu invaso dai ghibellini. Papa Martino IV soggiornò ininterrottamente alla Rocca, e la abbellì tanto da farla diventare una reggia. Egli era talmente ghiotto delle anguille del lago di Bolsena che Dante lo pose in Purgatorio nella cornice dei golosi. Nel 1315 la fortezza fu messa sotto assedio a causa di una disputa con un vicario rettore di San Pietro. I ghibellini (sostenitori dell’imperatore) vinsero, e derisero gli sconfitti. La vigilia di Natale fu tenuto un processo a carico dei prigionieri, che furono condannati pesantemente. Nel 1321 Papa Giovanni XXII, da Avignone, ordinò che si coniasse nella Rocca una nuova moneta, la “papalina” o “paparina”. Nel periodo della cattività avignonese non vi furono pontefici a Montefiascone, ma vi soggiornano i legati che li sostituivano alla guida del governo. Uno di essi fu il cardinale spagnolo Egidio Albornoz, che proprio durante le sue missioni in Italia nel 1353-57 e nel 1358-67, risiedette in prevalenza a Montefiascone. Passò il primo inverno totalmente all’interno della rocca, predisponendo i piani di battaglia ed accattivandosi più alleati possibili. In questo periodo la fortezza si poteva ritenere inespugnabile. Quando Urbano V salì al soglio pontificio, l’Albornoz aveva quasi del tutto restaurato lo stato pontificio. Il 30 aprile 1367 riportò la sede da Avignone a Roma. Furono intrapresi dei lavori per abbellire ulteriormente la Rocca, ed Urbano V vi risiedette nelle estati del 1368, 69, 80. Nel 1463, però, la Rocca aveva ormai perso il suo prestigio, poiché la sede del regno pontificio era stata spostata prima a Viterbo, e poi definitivamente a Roma. Nel 1590 testimonianze raccontano che la rocca cadeva a pezzi, ma non fu mai restaurata. I papi non vennero più se non occasionalmente, e per decenni Montefiascone rimase nell’anonimato. Nel 1657 la città fu colta dalla peste, morirono 1200 persone, circa 1/3 della popolazione di allora. Nel 1695 vi fu un grande terremoto, che atterrò quasi totalmente la vicina Civita di Bagnoregio. Fu provvidenziale la venuta nel 1687 del cardinale Marco Antonio Barbarigo. Trovatovi un seminario, lo riadattò fino a farlo diventare uno dei più grandi centri di cultura in Italia. Lentamente però anche il seminario perse importanza. Nel 1797 Pio VI passò a Montefiascone in veste d’esiliato. Nel 1798 i repubblicani francesi invasero lo stato pontificio, e, entrando a Montefiascone, manomisero il giardino del vescovato, distruggendo le cento statue di marmo che l’adornavano. Nel 1860 i “Cacciatori del Tevere” la assalirono, ma le truppe papaline ripresero immediatamente il controllo della città. Gioacchino Rossini vi ambientò la sua Cenerentola. Nel 1870 Nino Bixio occupò la città senza trovare resistenza. La votazione per l’annessione al Regno d’Italia fu unanime: su 1473 votanti, 1469 furono per l’annessione, 4 votarono contro e 491 si astennero. Dopo otto secoli cessava di esistere il patrimonio di San Pietro in Tuscia. Con i nuovi amministratori venne ricostruita gran parte degli edifici e palazzi, costruite fogne, strade e l’acquedotto del Cimino. Montefiascone venne definita da molti la “perla dell’Alto Lazio”, e fu un’ambita meta di villeggiatura per i primi decenni del ‘900. Nel 1930 fu santificata Lucia Filippini, nata nel 1672, che aveva fatto da maestra in moltissime scuole che nascevano nelle diocesi. La città venne visitata da Mussolini negli anni trenta accompagnato da Italo Balbo. Durante la Seconda guerra mondiale la città subì due bombardamenti aerei da parte delle truppe alleate nel maggio del 1944. Vi furono numerose vittime ed ingenti danni. Nel 1958 venne istituita la Fiera del Vino, che ancora rimane la punta di diamante del turismo locale. continua sul prossimo numero..... La Chiesa di Santa Margherita Campo de’ fiori Come eravamo 25 Soprannomi, preferisco chiudere qui ! “Ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho, me manca”. Quante volte da bambini dicevamo così, quando con gli amici, ci scambiavamo le figurine degli animali, o dei calciatori. E’ quello che ancora oggi mi succede, solo che non condi Alessandro Soli fronto più le figurine, ma i soprannomi del nostro paese, che sono tantissimi e mi accorgo che l’album dove “attaccarli”, non finisce mai, e mai finirà. Allora ho deciso di chiudere l’ultima pagina, la sesta puntata per l’esattezza, che viene dopo “Il soprannome…prima carta d’identità” “Ah ho capito, è quello che chiamino…” ”Soprannome de paese,sì va bè…, ma senza offese” “Soprannomi:così buffi,così azzeccati” “ Soprannomi: Aò qui nun se finisce più.” Dopo aver incollato per mesi con certosina precisione le “figurinesoprannomi” non certo autoadesive, ma spennellate con colla di farina e perché no, inebriato dal profumo “mandorlato” tipico della colla “Coccoina”, sto completando la mia ricerca. Siete pronti? Allora: Pizziribbecchi, Smuciolindo, Smozzicastreppi, Strippacardini, Spasimino, L’omo, Bellachioma, Banana, Temporale, O Fundanaro, O Smerdolato, Topolino, Ciumaca, Fantomas, O manzo, A somara, O Brecchio, A Gatta, Mazzarella, Rapera, Capello, Peletta, Samba, Feletta, O curòio, Panacca, Toppa, O Brindisino, Fichetto, Muccarella, Maroncella, Ricatto, Tàrza, Culo d’oro, Fichino, Mentuccetta, Zèppolo, Bisurino, Gallina, Sciabbolò, Fregamandrappe, Persichino, Zì buco, Maggiorana, Buscicande, Smàndala, Zì Pico, L’ingegneretto, O Tizzo, Gesucristello, Padre pietro, Cristomorto, Bacocco, Pacì, Bassanello, Fiacca, O Leggionario, Popòffe, Garibbardi, O socetto, Toscanino, Bambinò, O Fanello, Reguzzò, ’Mpiccetta, Superbò, Ranocchino, Puzzino,Tani, A Fata, Cioccolatina Mataloppo, Gnòcco, Scienza, ’Ndrìppete, O Vitello, O Pupotto, Zaganella, Sbafa, Pecetta, Cicala, Palommella, O Compèro, Sniappa, Cellacchiò, O Sorgiaretto, Barbetta, O Terrore, Boghi, A Roccia, O Dadino, Piròlo, Caporale, Pescetto, Meretto, O Cinese, Iàcche, Bòtta, O serpe, Staffetta, O Stradino, Coppi, Binda, Porcapaletta, Basette, Gècche, O Sguaioso, Scurreggetta, Ruspe, O Sborroso, Ruzzolò, Scindilla, Spònna, Tattolino, Kinova, Cecio, Genzano, O Marzianetto, Bamba, Bocaletta, Tattà. Ci sono per finire i soprannomi al plurale: “ i Sinaletti, i Tordi, i Corvi, i Passeracci, i Culibianchi, i Bombardini, i Pellicciari, l’Americani “. Vi prometto che ritornerò ancora a “focalizzare” qualcuno di questi soprannomi, perché affibbiato a veri e propri personaggi di Civita Castellana, di una Civita ormai sparita nel tempo, ma sempre viva nei nostri ricordi. Ah, dimenticavo, con questi ultimi 129, aggiunti ai precedenti 273, sono arrivato a quota 402, mica male! Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno fornito soprannomi a me sconosciuti, in modo particolare mio padre, e tutte le persone di una certa età. Una menzione speciale all’amico Umberto Mulè col quale ci siamo scambiati tanti “doppioni”, e non solo, rievocando figure e personaggi, tra un taglio di capelli e una barba. Civita Castellna anni ‘40 - in divisa da aviatore il piccolo Roberto Meloni (Meloroby) - Reguzzò Campo de’ fiori 26 Una “Fabrica” di ricordi Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma Una vendemmia d’oro di Sandro Anselmi Era piovuto molto quell’anno e per tutto il mese di Aprile era scesa una pioggia incessante. L’estate, poi, era stata molto calda ed il sole aveva indorato gli acini dell’uva che, ad Ottobre, era matura e ricavarne altro vino. Con la luna buona di Gennaio, il vino maturo veniva travasato nelle botti poste giù in fondo alla conserva che, essendo il luogo più fresco, dalla temperatura pressoché costante, manteneva benissimo il prezioso liquido. L’abbondanza e la qualità del prodotto di quell’anno convinsero i contadini ad imbottigliarne un bel po’ per le future evenienze, e così, molte cerimonie degli anni a venire, come matrimoni, battesimi e comunioni, vennero annaffiate dal famoso nettare d’annata che i contadini, orgogliosi, non finivano mai di lodare. PICCOLO VOCABOLARIO Bigonzo = Bigoncio Caratello =Piccola botte Filò = Filare Mottatore = Imbuto Mutare = Travasare Pampina = Foglia Raspo = Graspo Rumpazzo = Grappolo Soma = Ettolitro Struccetto = Piccolo grappolo Trocchio = Torchio Vago = Acino Velegna = Vendemmia … profumata. Non si usavano allora concimi chimici e la vanga solerte aveva sovesciato, a primavera, il “favino” ed i lupini che, cresciuti a ridosso delle piante di viti, avevano apportato tutto l’azoto necessario alla loro alimentazione. I contadini erano dunque soddisfatti della stagione ed iniziavano il rito della preparazione delle attrezzature per la vendemmia. Lavavano le botti, i bigonci, il torchi… e finalmente davano l’assalto ai filari per raccogliere quei meravigliosi grappoli dorati. Soppesavano nelle loro mani il frutto di tanto lavoro, riempiendone velocemente i bigonci da trasportare in cantina. I grappoli venivano macinati ed il mosto che ne usciva riempiva la tina, dove avrebbe bollito per giorni e, una volta terminata la fermentazione, sarebbe stato cavato e riposto nelle grandi botti di legno per farlo maturare. Anche il “cappello”, formato dallo strato residuo degli acini già macinati, che galleggiava nelle Fabrica di Roma 1941 - un bel brindisi con il vino novello. Da sx: ...,..., Angelo Carosi, Giustina Stefanucci, Anita ..., Ilda Carosi, Umberto Clementi, Vanda Carosi, Vera Clementi. I bambini: Mario Carosi e Gina Clementi. tina, veniva torchiato per Campo de’ fiori 28 Associazione Artistica Ivna LA SACRALITA’ DELL’ARTE NELL’ELEVAZIONE DELLA MATERIA VERSO LO SPIRITO NEL PERCORSO ARTISTICO DI PAOLA D’ASCIA Paola D’Ascia, di origine napoletana, romana di nascita, dopo aver conseguito il Diploma, si iscrive alla Scuola Arredamento e Scenografia di Roma preparandosi all’attività che, con passione, perizia e dinamismo della Prof.ssa svolgerà in Italia e Maria Cristina all’estero negli innuBigarelli merevoli ed affascinanti ambiti dell’arredamento e della decorazione. Inizia nel 1965 in uno dei più importanti e prestigiosi negozi di Roma “Sarteur” sito come casa madre in Via del Corso con una filiale a Piazza di Spagna. Il suo talento e la sua abilità le danno la meritata soddisfazione di diventare la direttrice del negozio di Via del Corso, assumendo anche il ruolo, nel giro di qualche mese, di arredatrice degli interni del negozio stesso. Possiamo definirlo il primo periodo di esplosione della creatività nel contattare i clienti, “costruire” mobili, arredare, nei minimi particolari, progettando in modo integrale e dettagliato. Paola D’Ascia saprà coniugare questo periodo particolarmente felice del percorso artistico con il matrimonio e la famiglia che le suggerirà di svincolarsi dai rigidi schemi dettati dai tempi di lavoro, improntando la sua attività in modo più autonomo, in proprio. Gli anni trascorsi presso “Sarteur” le avevano aperto l’ “operoso e vivace mondo” degli artigiani, dei falegnami, dei tappezzieri e così anche i successivi incontri con alcuni costruttori furono il faro per la realizzazione di appartamenti ad Olbia, iniziando con dei prototipi ed ampliando in Villaggi turistici, Residences, Alberghi: lo studio dello spazio si impone ed anche la ricerca del bello, del confort e della funzionalità. Il periodo olbiano è coadiuvato ancora una volta da quello romano, fino ad arrivare all’allestimento dei lavori di un altro Villaggio che sarebbe dovuto essere tinteggiato con colori tenui in un abbinamento tonale che desse l’idea del vecchio paese dei pescatori. Un capolavoro di accostamento cromatico e “ristrutturazione” paesaggistica. Questi periodi di ampia creatività vengono impreziositi dalla voglia di imparare sempre tecniche e metodi nuovi ed innovativi, così che D’Ascia intraprende gli studi dell’Arte del Superfluo, un vero e proprio insegnamento per l’intarsio, la laccatura, i finti marmi. Colta, curiosa, dotata di abilità non comuni e arricchita dalle esperienze artistiche vissute con intensità, non esita ben presto a mettere in pratica questo genere di arte, concretizzandola in realizzazioni esteticamente ben curate e visivamente appaganti. Paola D’Ascia trova sempre altre e nuove possibilità di esecuzioni finite, incluse e raffinate. Il desiderio ed il concetto di essere artista per Paola non si è mai fermato all’atto di imparare per imparare, ma imparare per incominciare a scoprire come meglio imparare proseguendo il suo “ready-made” o “ready to use” in una trasformazione dello stesso in un effettivo oggetto, sì pronto per l’uso comune, funzionale, ma soprattutto in un “press agent”, portavoce del pregio, dell’eleganza e della rarità. La sua vivacità artistica e il talento ben spesi presto fanno il giro negli ambienti più raffinati ed esotici, infatti di lì a poco le fu affidato un “enorme” lavoro in Arabia che le portò sicuramente l’indice di gratificazione e la personale soddisfazione alle stelle. L’attività spazia dalla scelta del colore, dei tessuti di trama e gusto europei, dalla scelta del legno alle laccature dipinte “pendant” con le stoffe, gli stucchi sul soffitto, cerature delle pareti, cura dei mobili, delle suppellettili in un’ organizzazione e direttiva di falegnami, peculiari artigiani nelle varie espressioni e di abilissimi operai di origine indiana. La ristrutturazione e l’arredamento delle ville della sceicca rappresentarono per Paola D’Ascia un’esperienza bellissima, completa ed appagante per la quale si guadagna la fama e la stima anche fuori del territorio italiano. La sua esperienza viene ben spesa in altri ambienti ed in altre ville di altre sceicche, compresi gli appartamenti dei figli nei quali, oltre a seguire e curare quanto di prassi ormai fa parte dell’abilità e del suo modo di essere, dirige e si occupa della decorazione di stanze degli armadi con laccature di alto pregio, della costruzione di mobili con raffigurazioni a nicchia tutto abbinato nelle scelte di stile, di forma, di soggetti da raffigurarvi e altre combinazioni e accostamenti cromatici e tonali, garantendo al tutto, gusto, bellezza, sontuosità, eleganza e funzionalità. Il rapporto umano rimane alla base di questi progetti e per la realizzazione degli stessi: una sorta di connubio operativo a garanzia dell’alta professionalità di Paola. Altro momento di formazione è rappresentato dal periodo trascorso a Venezia nell’Isola di San Servolo dove si trova un Centro Europeo per la Divulgazione delle Arti decorative e Applicate a cadenza mensile. Paola entra in una serie di “full immersion” apprendendo in modo approfondito tecniche a stucco marmo, lacche orientali, doratura, restauro della doratura, della laccatura, grisaille, grottesche e trompe l’oeil. Attualmente dirige un laboratorio a Roma fondato sette anni fa dietro l’impulso di alcune sue affezionatissime amiche. Qui Paola insegna anche e soprattutto come imparare a lavorare, a stare insieme e a realizzare oggetti belli che “decorano” l’animo, abbellendolo e aiutandolo a nutrirsi del Bello! Questo laboratorio , le sue amiche lo hanno nominato in modo molto significativo, ma anche simpatico, “ La Terapia”. La sua presenza artistica e professionale entrerà ancora una volta nella progettazione e la realizzazione di altri appartamenti in Sardegna, a Monte Sacro: qui oltre a lavorare come è ormai avvezza, migliora gli spazi e la luminosità degli ambienti con trovate pratiche e geniali, molto apprezzate sia per il tocco d’arte, sia per la risposta a una tipologia di “customers” che esige sempre più, sia la bellezza estetica, sia la funzionalità pratica. Paola D’Ascia è un esempio di grande talento e di amore per l’arte; una passione che non si ferma, ma avanza, progredisce e alimenta lo spirito libero e sensibile dell’artista che dall’osservazione e dal trattamento della materia grezza esalta il gusto della trasformazione della stessa , attraverso una sorta di affascinante processo alchemico filosofico di combinazione di elementi chimici, fisici, artistico-spirituali tesi a trasmutare la materia in argento ed in oro. Una Panacea universale atta a porre rimedio alle turpitudini interiori, una Chiave per aprire le porte ad un’ esperienza di Crescita spirituale ed Umana sacralizzata dalla fusione della Materia plasmata dallo Spirito. Campo de’ fiori 29 L’auto ibrida è già una realtà ... continua dal n. 73 Partendo dalle considerazioni introdotte nella prima parte di questo articolo, vediamo come funziona un’auto ibrida. di Arnaldo Ricci [email protected] Innanzitutto si chiama auto ibrida perché la propulsione, a bordo, viene fornita da due motori: uno tradizionale alimentato a benzina, diesel oppure Gpl, l’altro semplicemente elettrico alimentato a batteria. Esistono due categorie fondamentali (almeno fino ad ora) entro le quali sono da ricondurre tutte le tecniche di realizzazione di motori ibridi. Esse sono: - motore ibrido seriale schematizzato in fig.1 - motore ibrido parallelo schematizzato in fig.2 Fig. 1: auto ibrida con motore seriale Fig. 2: auto ibrida con motore parallelo Pochi lo sanno ma la tecnica del motore ibrido seriale, risale addirittura agli anni subito precedenti la seconda guerra mondiale; lo studio dell’applicazione non fu però pensato per l’automobile ma per le motrici ferroviarie. Solo negli anni Cinquanta furono realizzate e messe in esercizio queste utilissime motrici per la rete FFSS, come allora si chiamavano le FS. Il più grande vantaggio di avere un treno trainato da una locomotiva ibrida era ed è ancora, quello di poter transitare sia sulla rete elettrificata sia su quella non elettrificata. Per esempio, se la linea ferroviaria OrteCivitavecchia, attualmente ancora priva di elettrificazione aerea, fosse in esercizio, una motrice ibrida potrebbe partire da Civitavecchia, arrivare a Fabrica di Roma, transitare sul raccordo ancora esistente verso la linea Roma Nord e proseguire per Viterbo o Roma. Vi sono poi altri importanti vantaggi nell’utilizzo di motrici ibride, ma l’oggetto di questo articolo riguarda le auto, per cui torno a scrivere dell’applicazione automobilistica. In fig 1 è schematizzato il funzionamento del motore ibrido per auto seriale; il quadratino con la scritta reservoir indica il serbatoio carburante del motore a scoppio engine, il quale fa girare un generatore di corrente generator che a sua volta alimenta un caricatore di batteria ed un convertitore che fornisce l’energia ad un semplice motore elettrico. Ovviamente, la batteria deve avere una certa autonomia, perché in tutte quelle situazioni dove bisogna spegnere il motore a scoppio, la potenza di trazione viene fornita solamente dalla batteria. Questo tipo di motore, come sopra detto, realizzato per le ferrovie, poteva essere applicato anche alle auto ma, allora, non si percepiva la necessità di realizzazione fino a quando i gas di scarico prodotti dalle auto, iniziarono ad essere un problema di inquinamento atmosferico. E’ da sottolineare che il motore ibrido dei locomotori, non prevedeva la batteria di fig.1 (oltre tutto non era possibile costruire batterie di tale potenza) ma solo il motore termico costantemente in moto. Solo negli anni 90 del secolo scorso si pensò all’applicazione automobilistica. Ormai la tecnologia metteva a disposizione sistemi informatizzati di controllo della trazione, consentendo la realizzazione di motori ibridi paralleli, vedere fig. 2. Come si evince dalla figura, la coppia di trazione verso le ruote, viene fornita contemporaneamente sia dal motore elettrico electric motor che dal motore termico engine; è poi il sistema computerizzato di controllo della trazione che decide del tutto autonomamente ed automaticamente, se e quale potenza trasferire alle ruote, in base alle necessità di percorrenza. Per esempio: dopo una certa quantità di minuti che si hanno fermate e ripartenze a basse velocità, il computer opportunamente programmato, capisce che si sta percorrendo un tratto urbano e di conseguenza decide di utilizzare solo il motore elettrico per non inquinare l’ambiente. Ovviamente, per motivi di sicurezza ed in caso di malfunzionamenti, si può disattivare l’automatismo e decidere manualmente quale trazione utilizzare. Oltre all’applicazione dell’informatica, anche le tecniche di realizzazione delle potenti batterie al litio, hanno consentito di mettere su strada motori del genere. Le batterie al litio consentono una percorrenza media di circa 80 chilometri , prima di scaricarsi. Come si vede dalla figura, queste batterie vengono ricaricate in modo automatico da un generatore di corrente che si trova all’interno del converter il quale ha due funzioni: quello di ricaricare la batteria e quello di fornire energia al motore elettrico; la decisione di quale funzione assumere è demandata sempre in modo automatico al computer che è inserito nel sistema di controllo, collegato sia con il motore elettrico che quello termico. Bisogna anche dire che in caso di necessità, queste batterie possono essere ricaricate dall’esterno, tramite una normale presa di corrente collegata alla rete elettrica pubblica. Un altro vantaggio è quello di avere contemporaneamente potenza di trazione dai due motori, consentendo una forte accelerazione, molto gradita in fase di sorpasso. Vi sono poi altri lati positivi nell’utilizzo di auto ibride che per ragioni di spazio non posso trattare. E’ ovvio che il maggior vantaggio è quello di diminuire drasticamente l’emissione dei gas di scarico in città e quando tutti avremo l’auto ibrida, l’aria dei nostri centri abitati sarà veramente più respirabile. Campo de’ fiori 30 Un viterbese alla ribalta Nome: Antonio - Cognome: Poli – Professione: Cantante lirico E’ giovane. E’ viterbese. Ha soltanto ventiquattro anni ed è già un tenore lirico d’un certo livello che debutterà , il prossimo anno, alla Fenice di Venezia nel “Don Giovanni” e nella “Traviata”. Per lui un ruolo da protagonista ma in questo primo di Secondiano Zeroli spicchio d’autunno lo troviamo a Salisburgo, nella patria di Mozart, grazie ad un master ed in cameratesca compagnia del baritono altoatesino Andrè Schuen e di altri sette colleghi provenienti da Germania, Stati Uniti, Irlanda, Ucraina e Uzbekistan. Salisburgo per un musicista rappresenta una specie di premio Pulitzer per un giornalista e prendervi parte Salisburgo non è solo un privilegio ma è il raggiungimento di un sogno per lunghi anni tenuto in un cassetto. Il giovane baritono viterbese si chiama Antonio Poli che ricorda di avere iniziato il suo avvicinamento alla musica adorando il pop dei “ I Queen” e di Renato Zero. Soltanto in un secondo tempo Antonio si è sentito irresistibilmente attrarre dalla musica lirica; è accaduto quando suo padre, valente artigiano del ferro, gli regalò un disco di Placido Domingo. L’amore a prima vista si arricchì subito d’un pregiato trofeo: vittoria al concorso delle voci nuove di Viterbo. Lo stesso che, pochi anni prima, aveva visto l’affermazione di Anna Tatangelo. Lezioni impartite da Renata coltivo la passione del canto ma loro Scotto e Romualdo Savastano e poi via a vogliono sapere qual’ è il mio lavoro!”. partecipare e a vincere anche il Concorso Povera Italia….. e non sempre è colpa di Belvedere, dopo una durissima selezione Berlusconi. (tremila partecipanti e sedici vincitori!). Da lì un incredibile quanto rapido crescendo fino a trovarsi nella città simbolo della musica, in quella Salisburgo dove di Antonio Poli musica si vive tutto l’anno e dove non appartiene per intero alla categoria dei sogni, credere di poter un giorno lavorare con Barenboim, Abbado e Muti. Tranciante quanto impietoso il suo giudizio sullo stato di salute della lirica in Italia: “ La colpa non è soltanto della politica, è anche l’incultura per questo genere di canto, che la fa da padrona. Quando alcuni coetanei mi chiedono che lavoro faccio e io rispondo che canto, loro insistono, dicendomi che hanno capito che io Campo de’ fiori “Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA DNA2 di Masakazu Katsura edito da Starcomics – serie di 7 volumi, conclusa Particolare e divertente. Junta Momonari, il protagonista della storia, è affetto da uno strana allergia: quando sta in intimità con una ragazza, vomita. Immaginate i siparietti comici che si possono creare con questa di geniale idea e i probleDaniele Vessella mi del povero Junta con l’altro sesso, il tutto condito con un pizzico di fantascienza. In un prossimo futuro ci sarà il problema della sovrappopolazione, causata da nuovi farmaci rinvigorenti? Dal mancato uso dei contraccettivi? No, nulla di tutto questo. Il principale nemico sarà un solo individuo, un megaplayboy che genererà ben cento figli con le sue donne. Per scongiurare questo, viene chiamata dal futuro la bellissima Karin Aoi, una DNA Operator che ha lo scopo di modificare la struttura genetica del megaplayboy. Non mancano i colpi di scena e, come ogni opera di Katsura, è palpabile una buona dose di sentimenti. La storia si divide in due archi narrativi: quello amoroso e quello del combattimento corpo a corpo, quest’ultimo aspetto esula un po’ dai canoni dell’autore, ma riesce a bilanciare i due generi, creando una trama intrigante e affascinante. Dal punto di vista grafico non delude, come sempre (del resto Katsura è pur sempre Katsura) i disegni sono fantastici e specialmente le copertine sono una vera goduria per gli occhi. Le fanciulle sono caratterizzate in modo dolce e sensuale, senza mai sfociare nel volgare. A mio avviso, DNA2 è un’opera ben concepita che intrattiene il lettore in modo ottimale trascinandolo nella trama e affascinandolo con i suoi disegni. Inoltre il fatto di essere limitata a solo sette volumi le impedisce di cadere nella ripetitività della quale sono affette molte opere sia sentimentali che di combattimento. Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/ Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] 31 Campo de’ fiori 32 Che cos’è il tempo? I cultori di tutte le discipline si interrogano oggi circa la natura del tempo. Lo scopo di me che scrivo è quello di gettare luce sulla questione anche dal punto di vista filosofico. O forse, sarebbe meglio del Prof. Massimo dire, che trattare la Maesicola questione del tempo dal punto di vista filosofico può aiutare a comprendere la natura del tempo anche a coloro che di solito la trattano dal punto di vista della scienza. Mi sento subito di dare almeno tre risposte alla domanda “che cos’è il tempo?” Il tempo è “il balcone dell’Eterno sul mondo fisico”. Ed anche: “il tempo fonda la relazione dinamica delle cose”. Ed ancora: “il tempo è dato dall’Essere che sostiene la presenza dell’ente nello spazio”. Kant diceva del tempo che è “senso interno” oltre ovviamente alla ben più nota sua posizione: “ il tempo è condizione a priori della nostra conoscenza”. Per Hegel il tempo “è la verità dello spazio”. Einstein ha sostenuto che spazio e tempo sono il medesimo. Già da queste poche differenti posizioni si comprende che la questione non può essere trattata come qualcosa di banale. In tutte le posizioni c’è un comune denominatore: il tempo è riferibile solo e soltanto ai fenomeni. Non c’è tempo senza la cosa. Il tempo, insomma, non è quello dell’orologio. O, almeno, non è soltanto quello. Il tempo non sta nelle lancette, nel quadrante, nei numeri. Non sta nel susseguirsi del dì e della notte, delle stagioni, del trascorrere degli anni. Quelle che abbiamo qui richiamato sono “forme”, più o meno convenzionate, attraverso le quali il tempo si dà. Se il tempo “si dà”, vi dev’essere, dall’altra parte, qualcuno in grado di accoglierlo andandogli incontro. O vi dev’essere un luogo ove il tempo si manifesta. Il trascorrere del tempo, in un certo senso, non è altro che l’adveniente andargli incontro. Oltre a questo si deve considerare che il darsi del tempo, ha un datore. In un certo qual modo, quelli che tutti considerano il verso dello scorrere del tempo, dal passato verso il futuro, in effetti è dato da un incessante venire incontro del futuro alle cose che sono nel presente. Nel presente è sempre possibile rilevare una parte di come le cose saranno in futuro ed anche una parte di come erano in passato. Il punto di convergenza del tempo è il presente, “l’adesso”, che è, sempre stando ad Hegel, la puntualità dello spazio. Nel presente il passato non è più e il futuro non è ancora. Il presente è e non muta. Il presente è l’immutabile; la stabilità delle cose che sono. Il passato e il futuro sono i luoghi del mutevole e della mutazione. Ecco perché il presente è “il balcone dell’Eterno nel mondo fisico”. Il presente c’è come cose presenti e come colui che registra; vale a dire il tempo, nella dimensione del presente, riguarda la realtà in atto, fatta di cose e di coscienze. Il tempo però è nelle cose, occupa il loro stesso spazio. Ma il luogo dove il tempo si rivela è l’uomo: l’essere dotato di una coscienza, di uno spirito. Per accorgersi del tempo bisogna saperne qualcosa. E solo chi ha la possibilità di sapere, conosce. L’uomo, nella sua coscienza, è il luogo della manifestatività del tempo. Lì forma un lago che viene alimentato dalla conoscenza stessa, la quale, si dice, avviene “nel tempo”. Ogni uomo ospita un suo proprio lago: il lago del tempo. Questo è, alla fine, il suo essere. Ecco perché c’è un nesso profondo(come bene insegna Heidegger) tra essere e tempo. Nell’uomo, il tempo, seppure movimentato dall’agire legato agli eventi ed ai cicli che abbiamo menzionato, si raccoglie e si dilata in misura della propria esistenza. Vivendo il presente sulla base del passato nell’uomo si genera l’attesa del futuro che altro non è se non la prefigurazione di come le cose dovranno essere e saranno. La prefigurazione riceve dalla coscienza un indirizzo ed è, insieme, indirizzo per la coscienza. Per Heidegger il tempo è “la struttura d’essere dell’esserci”. “struttura d’essere” significa “sostanza”, “natura”, e questo, nel linguaggio heideggeriano, significa “provvisorietà”. A ben guardare però, la posizione di Heidegger apre per un altro verso, alla possibilità che il caduco, l’effimero, il passeggero, il provvisorio, non solo rimanda al “permanere” ma è legato al permanere in maniera strutturale. Come si potrebbe misurare l’effimero se non in quanto legato all’eterno? Sicchè, ogni struttura temporalmente rilevante, sebbene esprima il transeunte, rimanda sempre, anche a ciò che permane, fosse pure, soltanto, quale sfondo entro il quale sono albergati i fenomeni. Il tempo infatti c’è perché ci sono i fenomeni. Il principio di indeterminazione di Heisemberg si applica al “luogo” dove lo spazio e il tempo coincidono, nella dimensione cioè nella quale la materia statica diventa dinamica (energheia – dinamis); e questo luogo è l’elettrone. E’ per questo che non è possibile conoscere “nello stesso tempo” il luogo e la velocità dell’elet- trone. Luogo(x) e velocità(y), nell’elettrone, sono già “nello stesso tempo” (xy); sono cioè nella loro unità dinamica quel che serve alla materia per movimentarsi in modo che al suo starci possa far riscontro un divenire. L’elettrone è il luogo che dà realtà al tempo; ed è il tempo che determina uno spazio. Nell’elettrone spazio e tempo si incontrano. Ecco perché il tempo fonda la relazione dinamica delle cose. Il tempo è al di qua, nel mondo. I fenomeni, in quanto determinazioni, finitezze, sono nel tempo. E sono nel tempo nel duplice senso che ricevono essi stessi il tempo del loro stesso esserci come legati all’origine per la loro presenza. Ma anche che ciascuno di essi ha un tempo suo proprio che rilascia, che dà, nel suo stare in relazione agli altri. Tanto l’offrirsi del fenomeno nella sua relazione agli altri, quanto il darsi a partire da quello, indicano l’appartenenza del tempo a qualcosa che fenomeno non è. Infatti, tutto si può dire del tempo tranne che è una cosa fra le altre. Il tempo è impalpabile, immateriale. Il tempo è. Il tempo è, nel mondo fisico, la vera natura dell’essere. Ma proprio per questa sua natura dà alle cose materiali presenza, collocazione, senso e corso. L’idea del “tempo locale” o relativo espressa da Einstein, è vera e falsa insieme. E’ vera perché il tempo come determinazione (il dì, il mese, l’anno…) riguarda ciò che è determinazione, ossia un dato fenomeno. E’ falsa perché “il tempo locale” c’è solo in quanto è sostenuto da un tempo ancor più origina- rio dal quale il tempo locale dipende e che noi chiamiamo assoluto, eterno, che fa tutt’uno con Dio. Quel permanere che regge il mutare; Colui che sostiene il tutto; il perno attorno al quale ruotano tutte le cose; l’Essere dell’ente. L’Eterno presente. Del resto, “il tempo”, è proprio di “ciò che passa”, ma ciò che passa non può passare se non è legato al permanere. Il tempo riguarda le cose che sono al di qua; ma queste cose, in quanto non sono da se stesse, rimandano ad un “oltre-Altro”, che per essere non ha bisogno del tempo. Per meglio comprendere tale cose giova chiedersi: “l’essere del tempo è della stessa natura delle cose che sono nella presenza fisica?” Ora, poiché s’è detto che il tempo è, nella sua natura, immateriale, la risposta è già stata fornita. Campo de’ fiori 33 IL PRIMO CONGRESSO DEI LAVORATORI DELLA TERRA DEL LAZIO E DELLA SABINA ... continua dal n. 73 Quello che più incuriosisce in questo Primo Congresso è l’importanza contraddittoria che viene data alle donne che, oltre ad avere la cura della di Francesca Pelinga casa e dei figli, lavoravano nei campi e che nei momenti di gravi situazione si erano poste in prima fila al fianco dei compagni sfidando le baionette e i fucili del Governo. La donna italiana che si affacciava al XX secolo era una “donna nuova” che attraverso il lavoro extra domestico cercava una collocazione diversa nella società tradizionale di allora. La lega riconobbe ad esse il diritto di organizzarsi, ma dovevano essere aiutate con il consiglio degli uomini e incoraggiate con l’esempio del dovere e della disciplina,perché l’aiuto della moglie, fidanzata, sorella, madre, sarebbe servito ad accrescere la potenza degli uomini e il prestigio della Lega. Venne quindi proposto di riunire tutte le Leghe del Lazio e di Roma, uomini e donne, sotto il nome di “Federazione dei lavoratori della terra di Roma e del Lazio e della Sabina e che doveva far capo alla Camera del Lavoro di Roma”; fra il 1904 e il 1906 nasce una rete regionale di leghe contadine con il coordinamento della Camera del lavoro. Sempre nel 1906 nasce la Confederazione Generale del Lavoro CGdl nel primo congresso di Milano il 29 settembre - 1 otto- bre. La storia e la cultura riformista e sindacale della CGdL confluiscono, con la rinascita di un libero sindacato italiano, nella Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) sorta a Roma nel 1944. Le prime strutture sindacali erano nate in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento, la fase “presindacale” fu caratterizzata dallo sviluppo delle Società di Mutuo Soccorso, come ho già scritto in precedenti articoli, le prime forme di associazionismo operaio. Il mutualismo aveva lo scopo di fornire assistenza ai soci in caso di disoccupazione, infortunio, malattia e vecchiaia, escludendo il ricorso alla lotta di classe. Si doveva quindi costituire un Comitato composto da alcuni membri della Commissione e da una consulenza legale per presentare al Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, una schema di legge per la riforma della legge emanata nel 1888. Si passò poi ad esaminare la questione dei beni demaniali dei Comuni e delle Confraternite che erano stati divisi in piccoli lotti, venduti per metà del loro valore a chi poteva acquistarli dovevano passare sotto l’amministrazione delle leghe, e la coltura delle terre doveva essere conforme agli insegnamenti delle scienze agrarie. Il prof. Angelo Flamini fece rilevare le ingiustizie della Giunta provinciale per la colonizzazione delle terre appartenenti all’Ospedale di Civita Castellana che era stata respinta, mentre invece furono approvate quelle del comune di Fabrica. Alla fine il Congresso deliberò ”Considera- to che le norme della legge civile comune e gli stessi magistrati sono insufficienti per garantire il lavoratore della terra contro il capitalista proprietario, proclama la necessità urgente che i rappresentanti del proletariato al Parlamento presentino al piu presto progetti di legge che fissino le norme per un contratto agrario che garantisca insieme col minimo delle retribuzione del lavoro stesso, e la partecipazione del lavoratore ai miglioramenti apportati alla terra…”Casimiro Marcantoni propose di stampare un bolletino mensile del movimento proletariato operaio del Lazio e della Sabina, la proposta fu approvata all’unanimità. Alle 17 i congressisti preceduti dalle diverse bandiere delle Leghe e dal concerto comunale di Civita, attraversarono il paese con l’Inno dei Lavoratori per recarsi all’inaugurazione della bandiera della Lega dei Ceramisti di Civita. La giornata si concluse poi con una allegra bicchierata offerta dai compagni civitonici. Campo de’ fiori 34 ALBERTO VII D’ASBURGO a Civita Castellana (Wiener Neustadt 15 Novembre 1559- Bruxelles 13 Luglio 1621) di Enea Cisbani Il rinvenimento in un importante archivio romano, di alcuni documenti sulla storia antica di Civita Castellana, permette di gettare nuova luce su episodi storici lontani ormai nel tempo, ma che testimoniano ulteriormente l’importanza politica e strategica della città quando i suoi territori erano incorporati nello Stato della Chiesa. Dal 2 al 24 Aprile 1609, Civita Castellana fu la sede di un importante incontro politico tra il pontefice Paolo V Borghese, (1605-1621), e l’Arciduca d’Austria Alberto VII d’Asburgo, che in quei giorni aveva concluso un importante accordo politico e religioso con le comunità protestanti del Nord-Europa, che non pochi problemi stavano causando al potere temporale dei papi. I personaggi storici coinvolti sono di primaria importanza: Paolo V, della Famiglia Borghese, fu un eccellente politico, ma anche protettore degli artisti del tempo tra cui il Bernini e portò a termine l’edificazione della Basilica di San Pietro incaricando l’architetto Ticinese Carlo Maderno della sua edificazione. Alberto VII d’Asburgo, sesto figlio dell’imperatore Massimiliano II e di Maria di Spagna, figlia a sua volta di Carlo V, venne educato in Spagna, presso la corte di suo zio Filippo II, che volle avviarlo alla carriera ecclesiastica. All’età di diciassette anni (il 12 febbraio 1580), papa Gregorio XIII lo nominò cardinale del titolo di Santa Croce in Gerusalemme: venne inviato come legato a latere con facoltà di Nunzio Apostolico e Grand ‘Inquisitore in Portogallo e nel 1585 Filippo II, di cui Alberto fu sempre un fedele sostenitore, lo nominò viceré di quella nazione (ricoprì la carica fino al 1595). Pur non avendo mai ricevuto gli ordini sacri, il 7 novembre 1594 papa Clemente VIII lo elesse vescovo titolare di Filippi e lo nominò coadiutore, con diritto di successione, dell’arcidiocesi di Toledo: il cardinale Gaspar de Quiroga y Vela morì il 12 febbraio successivo ed Alberto gli succedette nella carica di primate di Spagna. Non ricevette comunque l’ordinazione episcopale e alla morte del fratello maggiore Ernesto, governatore dei Paesi Bassi spagnoli, Filippo II nominò Alberto al suo posto: l’arciduca partì da Barcellona il 28 agosto del 1595 e prese possesso delle dieci province cattoliche delle Fiandre l’11 febbraio 1596. Si trovò a fronteggiare le forze alleate francesi, inglesi e delle Province Unite, ma riuscì a togliere Calais e Ardres alla Francia e Hulst ai fiamminghi protestanti. Il 31 luglio 1598 rinunciò al cardinalato e agli altri benefici ecclesiastici per sposare sua cugina, l’infanta Isabella Clara Eugenia, figlia di Filippo II: il matrimonio venne celebrato per procura a Ferrara da Clemente VIII.Alberto assunse così la carica di principe sovrano dei Paesi Bassi meridionali con i titoli di duca di Brabante, Limburgo, Lussemburgo e Gheldria, Conte delle Fiandre, di Artois, Borgogna, Hainaut e Namur. Fu protettore di letterati e artisti, tra i quali Pieter Paul Rubens. Morì il 16 luglio 1621 a Bruxelles e venne sepolto nella chiesa dei Santi Michele e Gudula. Dunque, personaggi storici di assoluto livello. Il 2 Aprile 1609, un fastoso corteo segnò l’ingresso in Civita Castellana di Paolo V e Alberto VII, che ebbe il suo apice nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore e dove si svolsero nei giorni seguenti i vari incontri tra i componenti delle due legazioni aventi per oggetto i termini dell’accordo concluso dall’Arciduca d’Austria con i protestanti delle Fiandre. I documenti testimoniano che il corteo papale era composto da due compagnie di soldati e da carri e muli per il trasporto della legazione composta da ottanta consiglieri, scrivani, notai e archivisti. La sicurezza dell’incontro era garantita dalla guarnigione del forte Sangallo, dove soggiornarono i due illustri personaggi. Gli incontri ebbero per oggetto i termini politici dell’accordo con i protestanti della zona del Belgio e della Germania, alla cui pacificazione aveva fattivamente lavorato l’Arciduca d’Austria. Per tutto il mese di Aprile Civita Castellana divenne un centro politico primario scelto per la sua collocazione viaria strategica e militare, anche per la presenza di una munita guarnigione tale da garantire un ottimo apparato protettivo. I festeggiamenti si conclusero il 24 Aprile 1609 e costarono alla Comunità la considerevole cifra di mille scudi. Campo de’ fiori 35 I fichi,dolci fichi! Il frutto più amato della stagione autunnale ’ un paradosso della natura, eppure nel momento in cui le giornate si accorciano, il sole diventa meno caldo e l’udi Giulia Mancini more si ingrigisce la natura ci offre i colori più vari e vivaci. E come per magia l’autunno regala alcuni tra i frutti più curiosi e buoni dell’anno. Il verde scompare dalle foglie, che colorano i boschi con la tavolozza del sole; la frutta ricorda i colori dell’estate finita e imprigiona, nei dolci succhi e nettarini sapori, il calore al quale è maturata. Ci sono frutti autunnali che piacciono molto e alcuni che piacciono a pochi; su alcuni non si sbaglia quasi mai, i fichi. Ma oltre il sapore nettarino E quello che mi piace raccontare è una storia che inizia in cucina nell’antica Grecia: hepar sykoton “fegato animale ingrassato con i fichi” (il mais sarebbe arrivato in Europa nel 1604 e avrebbe ingrassato il fegato delle oche anni dopo). I romani adottarono l’usanza e ne copiarono anche il nome, tradotto in latino divenne jecur ficatum. Apicio riportando gli usi delle tavole romane ricorda che, oltre delle oche, veniva apprezzato anche il fegato di altri animali; quindi, per generalizzazione, si perse con il tempo il vocabolo jecur rimanendo solo ficatum. Ecco perché i romani dicevano jecur e noi chiamiamo la stessa ghiandola “fegato”. Per rimanere in tema di divagazioni vi siete mai chiesti perché è uso comune dire “non ha fegato” per indicare colui che non ha coraggio? Secondo le credenze degli antichi il fegato era la sede dei sentimenti, dell’ira e dell’amore passionale. I greci ritenevano che fosse la dimora dell’Io, tanto che esperti di etimologia confermano che nell’odierno nome dell’organo ci sia ancora traccia di questo termine, Ego. Tel. 0761.576604 - [email protected] www.lamicartoleria.it Presto riassortiremo il reparto libri vario, che è stato trascurato per dar spazio allo scolastico; dove potrete trovare tutte le novità editoriali ed ordinare qualsiasi libro desideriate ed averlo in brevissimo tempo. Tutti coloro che verranno a trovarci dal 15 Ottobre sino al 15 Novembre usufruiranno di uno sconto del 10% sul reparto libreria, inoltre per lo stesso periodo zaini delle migliori marche, astucci, diari, cestini asilo saranno scontati del 30%. Approfittatene! Nel vostro reparto cartoleria per ogni 10 € di spesa riceverete un regalo! Tutte le nostre iniziative hanno riscosso successo tra la nostra clientela ed anche questa volta vi aspettiamo numerosi! Il nostro obbiettivo è soddisfare i nostri affezionati clienti ed essere altrettanto disponibili con i nuovi! di Riccardo Consoli Ella Fitzgerald è un’interprete ben diversa da tutte le altre cantanti negre e lo è stata fin da quando era ancora una ragazzina che viveva nel sobborgo Yonkers di New York e li studiava la voce e lo stile di Connee Boswell, la più brava delle Boswell Sisters, tre cantanti bianche, cosa questa abbastanza normale considerato che nei primi anni trenta del secolo scorso era ben difficile per chiunque incontrare il vero Jazz e le cantanti di Blues. Ella era nata a Newport News in Virginia il 25 aprile 1918, la madre lavorava in una lavanderia per tirare avanti la famiglia atteso che il marito l’aveva abbandonata da tempo e l’uomo con il quale conviveva lavorava saltuariamente, ma la povertà fu sopportata serenamente dalla ragazza che spesso si rifugiava con la fantasia nel mondo dorato dello spettacolo dove pensava potesse un giorno affermarsi come ballerina. Succede invece che esordisce come cantante partecipando ad un concorso per dilettanti e, in quella occasione, non solo vince il primo premio, ma è subito notata da Benny Carter che parla di lei a John Hammond e Fletcher Henderson, tuttavia non succede nulla, ma la ragazza non si da per vinta e continua a partecipare ai vari concorsi per dilettanti. Non passa molto tempo e le riesce di ottenere un contratto per una settimana di esibizioni presso la Harlem Opera House il direttore dell’orchestra resta colpito dalla sua voce e le propone una scrittura di maggior durata, ma Ella era ancora troppo giovane, la madre è morta da poco, per poter viaggiare con una troupe di musicisti, si vede quindi costretta a declinare l’offerta. Successivamente è ascoltata, sia pure mal volentieri, dal direttore d’orchestra Click Webb il quale non voleva proprio saperne di avvalersi delle prestazioni di una cantante nella sua orchestra, tuttavia, come ha ricordato la stessa Ella, quasi costretto da uno sparuto gruppo di suoi ammiratori fra cui John Hammond, acconsentì a prendermi per una sola serata al Yale; la settimana dopo cominciavo a lavorare al Savoy. Ha così inizio la carriera di Ella Fitzgerald, la più lunga e la più trionfale che una cantante di musica leggera o di Jazz abbia mai potuto vantare; nel 1937 incide il suo primo disco dal titolo: Love and Kisses e per poterlo ascoltare a diffusione intervenuta deve pregare un signore disposto ad azionare il Juke box in un bar dove lei non può entrare data la minore età. Nella persona di Click Webb, che all’inizio aveva fatto molta resistenza per ascoltarla, Ella ha trovato, non soltanto un direttore d’orchestra comprensivo, ma anche un padre affettuoso che, assieme alla moglie, si prende cura di lei; questa protezione non dura però per molto tempo, il batterista è gravemente ammalato e se avesse dato ascolto ai medici avrebbe già dovuto smettere da tempo; quando viene ricoverato in ospedale a Baltimora si capisce subito che non si sarebbe salvato, Click Webb muore nel 1939 all’età di appena trentasette anni.Nel 1948 Norman Granz le propose di far parte del suo: Jazz at the Philharmonic e, con questa troupe formata da tutte stel- le, la cantante compì numerose tournèes in America e, quindi, in Europa, ottenendo sempre successi calorosissimi.Lo stesso Granz dal 1954 divenne suo manager e, sotto la sua esperta guida, Ella fu presentata nei locali più eleganti degli Stati Uniti moltiplicando le sue esibizioni concertistiche in Europa, in Sudamerica, in Giappone e persino in Australia, in tal modo ha la possibilità di essere apprezzata da un pubblico molto più vasto di quello dei soli amatori del Jazz. Non è facile indicare quali furono le tappe più significative di una carriera costellata di grandi successi come quella di Ella Fitzgerald, una di queste fu senza dubbio il grande concerto da lei dato nel luglio 1957, dinnanzi a ventimila spettatori allo Hollywood Bowl accompagnata da un’orchestra sinfonica; altrettanto memorabili furono le sue temporanee alleanze con le formazioni di Duke Ellington, Count Basie e Oscar Peterson. Furono queste tutte esperienze inebrianti, ma Ella non ha mai saputo abituarsi al successo e, ogni volta che si affaccia alla ribalta ha il timore che possa non piacere al pubblico e, di contro, è proprio per questa paura che i vari impresari dormono sonni tranquilli quando lei è in cartellone. Ella Fitzgerald dispone di una eccezionale comunicativa ed è in grado di suscitare un’atmosfera davvero elettrizzante, riesce a tenere in pugno l’uditorio come pochi musicisti di Jazz sanno fare, è un animale da palcoscenico come si suol dire, è una cantante Jazz di gran classe e, prima ancora, una grande musicista. Le testimonianze di queste doti non comuni sono ben testimoniate nel numero sterminato delle sue incisioni, delle quali, ricordiamo soltanto quelle relative ai più famosi autori americani di canzoni come: George Gershwin - Cole Porter Irving Berlin - Richard Rodgers Lorenz Hart - Jerome Kern - Harold Arlen - Johnny Mercer. Campo de’ fiori 37 L’angolo del Bon Ton Le bomboniere Le bomboniere vanno consegnate o spedite a tutti coloro che hanno partecipato alle Nozze, anche se solo con il regalo. Non vanno mai consegnate prima, per evitare la sgradevole idea di voler sollecitare di Letizia Chilelli un dono. Il Galateo suggerisce di consegnarle o spedirle entro i 20 giorni successivi alla celebrazione del Matrimonio a chi vi ha partecipato, mentre andranno spedite dopo 10 giorni o consegnate al ritorno dal viaggio di nozze a chi non ha preso parte alla cerimonia. Discorso diverso per quello che riguarda i sacchettini da consegnare ai colleghi di lavoro e ai semplici conoscenti, andranno cioè distribuiti 2 mesi prima della celebrazione del fatidico evento. Tornando alle bomboniere, per quanto riguarda gli oggetti da scegliere, il materiale, la forma, l’originalità, la frivolezza e l’utilità, ampia scelta e libertà agli sposi al momento dell’acquisto nei negozi specializzati. Questo è quindi quello che ci suggerisce la regola, ma come sappiamo ogni regola, appunto, ha le proprie eccezioni, e queste che vi vado ad elencare sono quelle che riguardano la consegna delle bomboniere e che spesso sono quelle più usate nei matrimoni: - La mamma dello sposo le consegna agli invitati man mano che se ne vanno dopo il pranzo; - Dopo le nozze le mamme degli sposi le consegnano agli invitati; - Gli sposi consegnano personalmente le bomboniere agli invitati dopo il ricevimento. Le bomboniere devono essere uguali per tutti gli invitati, si eviteranno errori nel consegnarle ma soprattutto non creeranno inutili confronti tra chi le riceve, verranno donate una per nucleo familiare e una a testa per le coppie di fidanzati. Unica eccezione vivamente consigliata è differenziare da tutte le altre, le bomboniere per i genitori e per i testimoni orientandosi su oggetti “distinti” in oro, in argento o di pietre dure, a queste persone, infatti, va il “grazie” più prezioso. Nella confezione della bomboniera,i confetti saranno tre o cinque, sempre quindi dispari e nel sacchettino che li contiene, verrà inserito il cartoncino con il nome dello sposo e della sposa, senza cognome, e la data del Matrimonio. Non deve mai esserci la dicitura “gli sposi ringraziano”, qualora si decidesse comunque di scriverla (cosa però, ripeto, sconsigliata) le bomboniere andranno consegnate alla fine del pranzo. Un piccolo accenno meritano i biglietti di ringraziamento che gli sposi spediranno al ritorno dal viaggio di nozze a tutti coloro che hanno partecipato alla loro festa o che hanno inviato un regalo. I biglietti come dicevamo, vanno spediti e non consegnati, recheranno i nomi degli sposi, aboliti i titoli, il numero di telefono e l’indirizzo della coppia, ampio spazio verrà lasciato per scrivere la frase di ringraziamento che verrà scritta rigorosamente a mano senza dimenticare il riferimento al regalo ricevuto. Aboliti i biglietti di gruppo, anche se gli amici hanno partecipato in tanti ad un unico regalo, ogni ospite o ogni famiglia avrà diritto al proprio biglietto di ringraziamento. Per evitare, quindi, dimenticanze ed errori, conviene stilare la lista dei regali ricevuti e di chi li ha donati pian piano che vengono consegnati, in modo da poter preparare per tempo e senza fretta i biglietti. Nel caso in cui si scriva a parenti o amici stretti, è poco usato, ma di gran classe, cancellare con un tratto di penna il cognome. Prima di salutarci, visto che ho fatto un accenno ai confetti, vi regalo una breve storia di questi piccoli ma graditissimi dolcetti. La tradizione ci arriva dai Romani che erano soliti usare confetti per festeggiare unioni e nascite, va da sé che i confetti di allora non erano prodotti con gli stessi ingredienti di oggi, al posto dello zucchero,infatti, veniva utilizzato il miele. Accenni ai confetti li possiamo ritrovare in scritti riguardanti la famiglia dei Fabi 447 a.C. ed negli scritti di Apicio 37 d.C. amico dell’imperatore Tiberio. La fabbricazione dei confetti dei nostri giorni, comunque, iniziò a Sulmona nel XV secolo, testimonianze si trovano presso l’archivio del Comune in documenti datati 1492/1493 . Altro primato di questa splendida cittadina è la lavorazione artistica del confetto, infatti presso il monastero di Santa Chiara, sempre nel XV secolo, venivano utilizzati confetti legati con fili di seta, per la preparazione di fiori, grappoli, spighe e rosari. Certo è che tuttora la patria mondiale del confetto spetta di diritto alla dolce città Abruzzese, dove esiste anche il “Museo dell’arte e della tecnologia confettiera”, monumento nazionale. Come nasce il confetto? Il confetto tipico è formato da un nucleo interno, detto anima, costituito da una mandorla intera, del tipo Pizzuta di Avola, sgusciata e pelata, rivestito da strati di zucchero sovrapposti per successive bagnature. Il confetto mantiene la forma del seme di mandorla, fortemente appiattito, con assenza di screziature e lesioni. La superficie esterna è liscia, bianca con riflessi porcellanati. Le dimensioni ed il peso del confetto variano in funzione del calibro della mandorla impiegata. L’anima del confetto può essere costituita anche da altri ingredienti (nocciola, cannella, cioccolato, canditi vari, pistacchio, frutta secca..) rivestita da strati di zucchero e o di cioccolato. Forma e dimensioni del confetto varieranno in tal caso in funzione dell’anima. Per ottenere la zuccheratura vengono utilizzate delle macchine dette bassine, esse sono delle caldaie preferibilmente in rame o acciaio, in continua rotazione, dove vengono lavorate le mandorle con lo zucchero. Tradizione di origine più recente, è la colorazione esterna; ad ogni colore corrisponde una determinata cerimonia, un lieto avvenimento; possiamo quindi affermare che il confetto accompagna l’uomo dalla nascita alla vecchiaia. Sono bianchi, infatti, i confetti per il Matrimonio, la Prima Comunione e la Cresima, azzurri o rosa per il Battesimo, verdi per il fidanzamento ,rossi per la laurea e variopinti quelli che si usano per festeggiare i compleanni. Ultima “nota di costume”, non tutti sanno che secondo una vecchia tradizione, per ogni anniversario c’è un diverso colore di confetto: 1 Anno - Nozze di Cotone : Rosa 5 Anni - Nozze di Seta: Fucsia 10 Anni - Nozze di Stagno: Giallo 15 Anni - Nozze di Porcellana: Beige 20 Anni - Nozze di Cristallo: Luce 25 Anni - Nozze d’ Argento: Argento 30 Anni - Nozze di Perle: Mare 40 Anni - Nozze di Smeraldo: Verde 45 Anni - Nozze di Rubino: Rosso 50 Anni - Nozze d’Oro: Oro (Bibliografia: per la parte sulla storia del confetto:www.confettisulmona.it) Campo de’ fiori 38 DISTORSIONE CAVIGLIA Come bisogna comportarsi quando prendiamo la classica “storta al piede” La distorsione della caviglia, comunemente detta “storta”, è tra gli episodi traumatici che più di frequente colpiscono l’apparato locomotore, interessa tutte le fasce d’età, ma nello spedel Dottor cifico è tipica dei Patrizio Lazzarini giovani, soprattutto fisioterapista degli sportivi (calcio e pallavolo e basket in primis tra gli sport a rischio). Nella maggior parte degli episodi avviene una torsione interna, ossia il piede risulta piegato in dentro e viene leso il legamento fibulare, la dinamica classica è una ricaduta sbilanciata e accidentale dopo un balzo, un movimento brusco, oppure mettere il piede in una buca. Per quanto concerne i sintomi, innanzitutto l’area colpita presenta aumento di temperatura, gonfiore in rapido accrescimento e, quasi sempre, versamento di sangue: a causa della rottura di capillari, infatti, la caviglia tende ad assumere dapprima un colore rossastro e, dopo alcune ore, violaceo a chiazze. Il dolore, poi, avrà una tipica evoluzione in tre tempi: a un repentino acutizzarsi delle fitte, appena avvenuto l’incidente, segue un’attenuazione del dolore, specie se la caviglia viene trattata con ghiaccio spray analgesico. E’ grazie a medicinali di questo tipo che capita di vedere sportivi riprendere l’attività agonistica, trascorsi solo pochi minuti dall’incidente. Dopo alcune ore (magari la mattina al risveglio), però, il dolore è spesso intenso, soprattutto quando si tenta di camminare o si tocca la zona tumefatta. Le terapie generalmente consigliate variano a seconda della gravità della storta e delle eventuali patologie collaterali, come la totale rottura di uno o più legamenti o una degenerazione dei tessuti cartilaginei, a volte talmente accentuata da aversi frammenti di cartilagine che ostruiscono l’articolazione. Per le distorsioni sono stati stabiliti quattro gradi di gravità, che i medici identificano da zero a tre, dalla meno alla più seria. Il grado zero è costituito da una distorsione il cui dolore scompare o si attenua nel giro di una decina di minuti circa, e non compromette il movimento della caviglia. Nelle distorsioni di grado uno, il dolore provocato non impedisce di camminare ma allo stesso tempo non permette, se non con sofferenza, di riprendere l’attività interrotta. Non si riscontra gonfiore subito, ma può comunque presentarsi alla sera. Nelle distorsioni di secondo grado, il gonfiore compare pochi minuti dopo il momento della “storta” e si possono vedere anche delle chiazze rosse sotto la pelle. Esse indicano che alcuni vasi sanguigni si sono rotti. In tale situazione è impossibile riprendere l’attività fisica e il dolore, anziché passare con il tempo, tende ad aumentare o a rimanere costante per diverse ore. Le distorsioni di terzo grado sono le più serie. Il gonfiore inizia subito dopo il trauma e c’è pure un versamento interno di sangue. Il paziente non riesce a muovere la caviglia e non può sopportare nemmeno che qualcuno cerchi di farlo. In tal caso, dopo l’applicazione del ghiaccio, si raccomanda di recarsi immediatamente al pronto soccorso più vicino. Nelle distorsioni di terzo grado, il danno può essere rappresentato da una rottura dei legamenti o la frattura ossea. E il danno viene evidenziato rispettivamente dall’ecografia e dalla radiografia. Trattamento: prendiamo in considerazione il trattamento della distorsione più frequente della caviglia, quella in cui si ha una sofferenza delle strutture legamentose esterne, in questo caso è consigliabile immobilizzare con bendaggio la caviglia in posizione neutra per 7-10 giorni per permettere la cicatrizzazione spontanea, quando si inizia il trattamento riabilitativo si cerca di ridurre il dolore ed il gonfiore con le terapie fisiche (laserterapia, ionoforesi, ultrasuoni, ecc..) e si inizia il prima possibile il lavoro per il recupero dell’articolarità che inizialmente viene svolto in piscina dove viene in buona parte annullata la forza di gravità e ciò permette di controllare il carico sull’articolazione e di ridurre l’idrartro. Nei giorni successivi si inizia il lavoro di rinforzo della muscolatura, soprattutto dei peronei e del tibiale anteriore, si recupera l’articolarità completa e la flessibilità articolare e si lavora bene il tibiale posteriore. Importantissima è la manipolazione Osteopatica che è molto indicata, aiutando a riposizionare le ossa del piede ed ad allentare le tensioni legamentose. In tal modo si recupera la mobilità in maniera completa e naturale. Campo de’ fiori 39 Una cicala inquisita a Tarquinia di Secondiano Zeroli Sembra incredibile ma i suoni della natura, che un tempo ci facevano una dolce compagnia, ora non li sopportiamo più. E’ cronaca di fine estate a proposito d’una signora di Tarquinia che ha chiamato il commissariato chiedendo un rapido intervento per scongiurare il verso della cicala che stava frinendo su di un albero davanti alla finestra della sua camera. Secondo la signora, evidentemente stressata per suoi problemi personali, la cicala in questione, disturbava la quiete pubblica. Eppure erano proprio questi rumori naturali, che poi venivano chiamati suoni, ad aiutare l’uomo ad addormentarsi: le rane con il loro inconfondibile gracidare, i gabbiani con le loro strida altissime ma anche l’eco lontana di un torrentello, la voce della pioggia sui vetri o il sordo brontolio d’un temporale in arrivo. Oggi invece l’uomo ha subìto come un cambiamento genetico e trova naturali soltanto i rumori della sua esasperata vita quotidiana: il petulante squillare dei cellulari, il frenetico passaggio di un’ auto, il martellante delirio dei clacsons. Un tempo era quasi esclusivamente il lento rintocco delle campane ad annunciare le varie fasi del giorno, era il grande orologio del campanile che ne segnava le molteplici attività. Il gallo non rappresenta più, con il suo bel canto, l’inizio della giornata. Una signora qualunque di Roma o di un’altra qualsiasi altra città o anche la stessa signora di Tarquinia, ne rimarrebbero traumatizzati; è lo sferragliare d’un tram o l’irritante clamore di una macchina o di una moto con la marmitta sfondata, a creare i presupposti per un naturale (?) risveglio. E’ certo che anche nelle piccole città – come Viterbo o Civita Castellana – le cose non vanno diversamente. Anche qui i g i o v a n i soprattutto, sembrano vaccinati ai tanti decibel delle discoteche e provano fastidio per il canto delle tortore e per i versi di civette ed allocchi . E pensare che la risacca del mare, nel cuore dell’estate, ha cullato i sogni di tanti ragazzi, allineati in sacchi a pelo di fortuna, sul bagnasciuga del nostro bel litorale laziale….. 40 Campo de’ fiori Grande successo per il “Convegno internazionale di studi sulla Cattedrale cosmatesca di Civita Castellana” È terminato, con grande successo, il “Convegno internazionale di studi sulla Cattedrale cosmatesca di Civita Castellana” che si è tenuto il 18 e 19 settembre nella Sala delle Conferenze della Curia Vescovile di Civita Castellana. Il Convegno ha visto la partecipazione di prestigiosi studiosi a livello mondiale, studiosi di religione, architettura e arte medievale, rinascimentale e barocca, insieme a docenti ed esperti di restauro italiani e stranieri -, i quali hanno presentato le loro relazioni sull’insigne fabbrica civitonica, inquadrandola nell’ambito dei contesti religiosi, politici e culturali delle diverse fasi storiche esaminate. È stato un convegno di calibro internazionale e di altissimo livello. All’apertura del Convegno, hanno portato il loro saluto, il Vescovo Diocesano S. E. Mons. Romano Rossi e il Sindaco Avv. Gianluca Angelelli di Civita Castellana; il Presidente della Provincia di Viterbo, on. Marcello Meroi; l’Assessore al Lavoro e Formazione della Regione Lazio, Mariella Zezza; il Presidente del Convegno Prof. Paolo Portoghesi e il Rettor Magnifico dell’Università della Tuscia, Prof. Marco Mancini. Il Convegno, ha ricevuto i patrocini della Presidenza della Repubblica e del Consiglio dei Ministri, della Segreteria di Stato Vaticano e della Conferenza Episcopale Italiana, oltre che di molte Università italiane ed estere. Al Convegno hanno parteciperanno in veste di relatori o di presidenti di sessione studiosi del calibro di Peter Cornelius Claussen dell’Università di Zurigo, Francesco Gandolfo dell’Università “Tor Vergata” di Roma, Paolo Portoghesi, Donatella Fiorani, Daniela Esposito, Patrizio Pensabene, Luca Creti, Manuela Gianandrea, Maurizio Caperna e Francesco Paolo Fiore dell’Università “La Sapienza” di Roma, Dale Kinney dell’Università di Storia ed Arte di Philadelphia, Claudio Canonici e Renzo Chiovelli (Università degli Studi della Tuscia), Massimo Miglio dell’Istituto Storico Italiano del Medioevo e altri illustri professori come Dario Del Bufalo, Enrico Bassan, Angela Dressen, Giuseppe Simonetta, Tommaso di Carpegna Falconieri, Giorgio Ortolani, Giorgia Pollio, Gianfranco Spagnesi, Claudio Varagnoli, Alessandro Sartor. Moltissimi gli studiosi che hanno partecipato come uditori. Il Convegno è stato diviso in cinque sessioni, approfondendo seguenti temi: “ll medioevo a Roma, a Civita Castellana e nel Patrimonio di San Pietro in Tuscia nel XII e XIII secolo. Religiosità, arte e architettura”. “La cattedrale medievale”. “ L’ i n t e r v e n t o cosmatesco”. “Gli sviluppi dell’opera cosmatesca nell’arte e nell’architettura del Rinascimento italiano. La religiosità a Roma e nelle aree poste sotto la sua diretta influenza nel settecento”. “La ristrutturazione tardobarocca della Cattedrale e i restauri del XIX e XX secolo”. INTERVISTA AL PROF. LUCA CRETI ORGANIZZATORE SCIENTIFICO DEL CONVEGNO Al termine del Convegno Internazionale sulla Cattedrale cosmatesca di Civita Castellana – caratterizzato da un altissimo profilo culturale, in virtù della presenza e al prezioso contributo di alcuni tra i maggiori studiosi italiani e stranieri dei vari aspetti e periodi storici, artistici, architettonici e religiosi inerenti la fabbrica e il suo contesto territoriale – porgiamo alcune domande al Prof. Arch. Luca Creti, che oltre a essere uno dei relatori ha fatto parte del comitato organizzatore delle due giornate di studi. Innanzitutto: quando saranno pubblicati gli atti del convegno? È intenzione del comitato organizzatore pubblicarli nel minor tempo possibile. L’amministrazione comunale, che, insieme alla curia vescovile, ha promosso l’iniziativa, ha già stanziato la somma necessaria, e si è dichiarata da subito disponibile a sostenere i costi di un volume di grandi dimensioni e di elevata qualità. A tale proposito, alcuni mesi fa, è stata contattata una prestigiosa casa editrice; il tempo necessario è, quindi, soltanto quello di raccolta dei testi scritti e di redazione del volume. Ci sarà un seguito a questo Convegno, così riuscito sia nei suoi contenuti che nell’eccezionale partecipazione di addetti ai lavori, ma anche, e soprattutto, di gente comune? Ho in parte risposto a questa domanda citando la prossima pubblicazione degli atti. Questo Convegno ha dimostrato come l’investimento in cultura sia quanto mai attuale, e i riscontri ottenuti da parte degli studiosi e dei comuni cittadini – superiori a ogni aspettativa – hanno incoraggiato le istituzioni civiche e religiose di Civita Castellana a promuovere al più presto un’analoga iniziativa sulla ceramica, argomento così importante nella cultura e nella vita di tutti i giorni di chi vive il territorio. Qual è il significato di questo convegno per la città di Civita Castellana? Vedere la sala gremita nel corso delle due giornate di studi (dense di contributi specialistici e, a volte, di non facile ascolto per i non addetti ai lavori), la Chiesa Cattedrale piena all’inverosimile durante il concerto di chiusura, le tante persone ferme davanti al portico della Cattedrale, dove era stata allestita una postazione televisiva che trasmetteva in diretta i lavori del Convegno, e il successo delle visite guidate al monumento svolte prima e dopo il concerto, rende evidente come la comunità civitonica, grazie all’iniziativa, abbia preso ancora più coscienza della bellezza e dell’incredibile patrimonio sul piano storico, artistico e architettonico del suo territorio; la speranza è che tutto ciò contribuisca a esaltare l’orgoglio dei cittadini di Civita Castellana, che li renda consci del fatto di vivere in un luogo che non ha nulla da invidiare ad altri più noti dal punto di vista del turismo culturale; tale attività, a mio parere, potrebbe inoltre diventare complementare a quella, già nota in tutto il mondo, di polo industriale della ceramica, con notevoli benefici, anche economici, per la collettività. Campo de’ fiori 41 Un viaggio nella solidarietà lungo 25 anni La sezione Avis di Corchiano festeggia le sue nozze d’argento L’annuale festa sociale della sezione Avis di Corchiano Oddi Lidia, è stata quest’anno eccezionalmente anticipata dal consueto 8 Dicembre al 18 Settembre, per celebrare l’ammirevole traguardo delle nozze d’argento durante i tradizionali festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie. Una festa in pompa magna, degna della bella ricorrenza. L’associazione è una delle più attive del paese. Fondata il 4 giugno 1985 si è mossa di anno in anno con grandi iniziative: corse podistiche, borse di studio, concorsi scolastici, raccolta fondi per Teleton e per altre necessità, gite e pranzi sociali. Il numero dei donatori e dei soci sostenitori è aumentato enormemente rispetto all’inizio, con grande soddisfazione dei fondatori e di chi ha creduto in questo sogno di speranza. Nel 1997 la sezione locale è stata intitolata proprio ad una grande sostenitrice del progetto, Oddi Lidia, dopo la sua scomparsa. Per immortalare il bel punto di arrivo raggiunto, nella giornata dedicata alla festa degli avisini, dopo il saluto ai numerosi rappresentati delle altre sezioni provenienti da gran parte del Lazio, durante il quale il direttivo in carica ha anche voluto premiare i donatori più generosi e meritevoli, e dopo la celebrazione eucaristica, è stato scoperto il monumento realizzato dall’artista civitonico Fausto Mancini, posto in bella vista nella piazza comunale del paese e dedicato ai donatori di ieri, di oggi e di sempre. L’opera in ceramica è la concretizzazione del disegno della giovanissima Claudia Berto, vincitore del concorso appositamente indetto e scelto tra moltissimi altri lavori dei ragazzi della scuola media di Corchiano. Parcometri (parchimetri?) Questa è solo una tappa del lungo viaggio che l’Avis sa di dover fare, perché il bisogno di sangue è continuo in tutto il mondo. Il servizio che svolge è davvero importante. Donare non costa né toglie nulla, ma dà veramente tanto, anche la vita. Ermelinda Benedetti ACQUA PER TUTTI Pubblichiamo il messaggio che il nostro lettore Mauro Mancini ci ha iviato tramite il sito www.campodefiori.biz Messaggio: Finalmente non si dovrà più andare a cercare il “gratta e vinci” per parcheggiare! sono in funzione le nuove “macchinette” per il parcheggio! ora si dovranno solo..andare a cercare i soldi spicci per farle funzionare correttamente......ma queste macchinette sono “nuove” o fondi di magazzino? Perché da quello che mi risulta tutte quelle che ho visto (ed usato) accettano qualsiasi cifra ed in base alle monete inserite consentono di sostare per un determinato tempo! queste no!! O hai i soldi giusti o non parcheggi!! Sarà il caso di fare delle modifiche?? Speriamo!! Precisiamo che può esse chiamato in entrambi i modi. Ecco la definizione esatta. Il Parchimetro, meno comunemente anche parcometro, è il nome di un dispositivo di controllo della sosta veicolare che emette ricevute di pagamento (biglietti o ticket) da esporre in maniera visibile sul cruscotto dell'autovettura a fronte del pagamento di una tariffa di sosta. Questi dispositivi hanno sostituito sulle strade e piazze di vari paesi i vecchi parchimetri, ovvero quegli oggetti che controllavano il singolo stallo attraverso una lancetta che indicava il tempo di sosta usufruibile. (Fonte Wikipedia, l’enciclopedia libera) Per la vostra pubblicità Tel. 0761.513117 [email protected] Mentre a Corchiano, il successo del distributore automatico di acqua ha spinto l’amministazione comunale ad istallarne un secondo in Via Civita Castellana, a Civita Castellana, si fa il rpimo tentativo con un “casetta” posta in Via Terni. Chissà che anche qui non ne vedremo spuntare degli altri! Campo de’ fiori 42 A 361 anni dalla distruzione di Castro e dal declino dei Farnese Nasce l’Associazione I Gigli di Castro Multietnica e multiculturale. Lo scopo è quello di supportare le attività artistiche e culturali, organizzando mostre, spettacoli, eventi, corsi di formazione e iniziative editoriali. 15 settembre 2010, giorno del battesimo di una nuova associazione artistico/culturale operante nel territorio, che fu dominio dei Farnese, il Ducato di Castro e Ronciglione e paesi del circondario: “i gigli di Castro”. Artisti italiani e stranieri ed uomini di cultura presenti o simpatizzanti del comprensorio, sono i 13 soci fondatori dell’Associazione che si propone di aggregare chi all’arte ed alla cultura dà vita e sostegno. Dalla pittura alla musica, dal teatro alla danza, dalla fotografia alla poesia: una realtà viva ed attiva che si prefigge come finalità l’aggregazione, lo scambio, la promozione, con mostre, convegni, corsi di formazione, edizioni, etc. L’idea, che da anni sonnecchiava tra i pensieri di diversi cultori dell’arte, ha cominciato a prendere concretezza nel gennaio 2009, quando cinque artisti coinvolsero trentasei colleghi e sette amministrazioni comunali per la realizzazione di una mostra itinerante in occasione del 360° anniversario della distruzione di Castro. Gli interventi della Regione Lazio (assessorato beni culturali e spettacolo) e della Provincia di Viterbo (assessorato alla Cultura) contribuirono alla realizzazione dell’evento e alla stampa del relativo catalogo. Capodimonte, Caprarola, Farnese, Gradoli, Ischia di Castro, Ronciglione e Valentano ospitarono l’esposizione nei loro più prestigiosi palazzi e musei; furono fatte delle magnifiche conferenze sui Farnese e Castro, tenute da studiosi e storici locali da agosto a dicembre 2009. L’idea dell’associazione venne proposta, ma non destò apparentemente grande interesse. I cinque, tuttavia, non si persero d’animo. Iniziò una vera e propria promozione del progetto e, dopo un anno di lavoro e ricerca, in tredici hanno dato vita all’associazione “I gigli di Castro”. Lo scopo è quello di supportare le attività artistiche e culturali, organizzando mostre, spettacoli, eventi, corsi di formazione e iniziative editoriali. Prima proposta, messa in cantiere in soli due giorni dalla costituzione formale e subito operativa con un’esposizione, in occasione della festa del Santo Patrono, proposta dal 18 al 26 settembre a Valentano, (P.zza Cavour), pro- mette numerose iniziative che, considerati gli artisti già presenti tra i soci, si preannunciano particolarmente interessanti. Se dopo neppure una settimana di vita sono già in piazza, il desiderio di fare è senz’altro intenso e pressante. Vista la presenza di nomi di prestigio fuori discussione tra gli ideatori dell’iniziativa, vi è motivo per credere che tutto ciò trovi concretezza, e se è vero che il tredici porti fortuna, tanti auguri ai tredici fondatori e a tutti i soci che verranno! - E’ in allestimento anche il sito internet “igiglidicasto.it” UNA MANO AL TUO OSPEDALE RINGRAZIA... L’ amministrazione comunale, in occasione delle recenti festività patronali, ha dato l’ opportunità alla nostra associazione di reperire fondi a favore dell’ ospedale “Andosilla” concedendoci la gestione della Tombola che si è svolta il 20 settembre scorso. L’ iniziativa dell’ amministrazione comunale, grazie all’ impegno degli assessori Alessio Alessandrini e Letizia Gasperini, unitamente al lavoro svolto da alcuni dipendenti comunali, dalla nostra associazione, da alcuni capigruppo dei carri carnevaleschi, di alcuni commercianti e di semplici cittadini, hanno consentito di ottenere un buon successo. Infatti sono state vendute n. 2555 cartelle per un incasso di oltre 5.100 euro di cui, tolta la quota dei premi versata ai vincitori della cinquina (250 euro), della tombola (1500 euro) e della seconda tombola (250 euro) e le relative spese per la stampa delle cartelle e altre spese varie, la rimanente somma sarà messa a disposizione della nostra associazione la utilizzerà per il nostro ospedale. Pertanto ci sentiamo in dovere di ringraziare l’ amministrazione comunale, tutti coloro che hanno collaborato per la vendita delle cartelle, ma soprattutto i cittadini che con l’ acquisto delle cartelle stesse, hanno dimostrato di avere sempre a cuore le sorti del nostro ospedale. Da parte nostra possiamo assicurare che il nostro impegno non verrà mai meno e saremo sempre in prima linea affinché l’ Andosilla continui a fornire le prestazioni di alta qualità che hanno contraddistinto i vari reparti dove gli utenti si sono rivolti ottenendo risultati eccellenti. Civita Castellana lì 21.09.2010 Associazione Onlus -Una mano al tuo ospedale Il Comitato Direttivo Campo de’ fiori 43 Estate d’oro per Dario Guidi Il giovane cantante di Fabrica di Roma mette a segno numerose vittorie nei concorsi canori locali Un’estate ricca di successi per il giovane cantante di Fabrica di Roma, Dario Gudi. Il talentuoso sedicenne ha iniziato il 18 Luglio a Campagnano, conquistando il terzo posto con il brano Zombie dei Cranberries, per poi aggiudicarsi il primo posto a Caprarola durante la “Nocciola in festa”, il 29 Agosto, interpretando la canzone Alexander Platz di Milva. Dario ha concluso la stagione estiva 2010 in bellezza, vincendo il concorso “Musicalia – Festival canoro Città di Nepi”, alla sua prima edizione, organizzato all’interno della Stagione Borgiana. Tra i tanti i partecipanti, arrivati non solo dal viterbese ma anche da Roma, il giovane Guidi, ha conquistato la giuria con il pezzo La cura di Franco Battiato, che gli assegnato il primo premio per la categoria Teen. In questa splendida occasione è stata avanzata una proposta al cantante: incidere questo brano su un CD-demo. Dario non è nuovo di vittorie, e queste non saranno certo le ultime, ma le prime di una lunghissima serie. Dopo aver studiato tre anni di canto, ora si sta dedicando allo studio di uno strumento molto particolare: l’arpa celtica. Chissà che la sua voce già del tutto singolare, accompagnata da uno strumento altrettanto fuori del comune, non lo rendano ancor più esclusivo, un personaggio unico e per questo esplosivo. La passione, il talento e la tenacia ci sono, ora ci vuole anche un pizzico di buona fortuna che lo spinga ad arrivare in alto. In bocca al lupo Dario, ti seguiremo! Memorial Luciano “Porvere” Stefanucci Le vecchie glorie di Fabrica di Roma tornano in campo. Gli Old Boys contro gli Evergreen Sabato 18 Settembre presso il campo sportivo di Fabrica di Roma, La cesa, è stato disputata una partita tutta particolare, in memoria di Luciano Stefanucci detto “Porvere” grande appassionato e giocatore di pallone, mito degli anni ‘60. Ad affrontarsi sul campo due squadre d’eccezione composte da “vecchie glorie”, come loro amano definirsi. Gli Old Boys: Mariano Ghirighini, Gianni Celeste, Nazareno D’Annibale, Carlo Ciaffardini, Pier Francesco Borghesi, Gino Guidi, Francesco Cassandra, Gianni Nanni, Pino Cafardi, Umberto Malatesta, Milvio Malatesta, Franco Mattioli. Gli Evergreen: Massimo Ricci, Sandro Ceccarelli, Maurizio Fochetti, Luigi Ferri, Alfonso Pieri, Massimo Palladino, Renato Baldassi, Renato Surano, Luigi Campana, Andrea Pacelli, Paolo Malatesta e Fabio Viola (Favarino). Arbitro: Sandro Capotondi (Frazzietta) da Fabrica di Roma. Nell’intervallo si sono esibiti i bambini della Scuola calcio, che conta già più di sessanta allievi delle classi ’98 – ’05. L’evento è stato curato da Ermanno Todini, segretario della neonata AD Fabrica Calcio 2010, affiliata alla Roma. Campo de’ fiori 44 Nel cuore Mi padre, sò già tre anni che se n’è annato, ma pare de sentillo ancora giù n’piazza, strillà come n’dannato. Quanno faceva o vigile urbano era o terrore do centro abitato, je bastava pià o libretto e a penna in mano e sopra ‘o vetro da macchina a contravenzione già t’aveva mollato. Questo perché era n’omo de rispetto pure si a quarcuno politicamente faceva dispetto. M’o figuro mò, co tutto stò casino dell’ospedale sai quanto c’aveva da scrive su ‘o computer o lì ‘o giornale. Era conosciuto pe tante iniziative, vò ricordate su a Campo Madami, in collegamento co Radio Orchidea, quanno dava in diretta e notizie sportive. Intanto, cò l’aradietto all’orecchio piccicato sentiva a Roma sua, si vinceva, perdeva o aveva pareggiato, e quanno faceva ‘o programma de a musica romana quante vecchiette l’ascoltavino co a sottana. Pronte pe’ nna a letto in sua compagnia, ‘e prime fanse erino proprio nonna Lea e mamma mia. Era proprio gaiardo e tosto metteva a battuta sempre ar proprio posto. A noi da famija ce manca ancora che vò devo dì che nun doveva finì così. Ma tanti personaggi de Civita come lui se ne so ‘nnati, e credo che lassù se so de novo ritrovati. A porta de ‘o paradiso nun l’aperta o poro San Pietro, ma papà, co ‘o petto in fòri e ‘o sguardo fiero. Dio de certo nun se sarà offeso e la lasciato ‘nnà, perché ‘o sapeva bene che a Peppe Rossi je piaceva commannà. Sei sempre nel mio cuore papà Tua figlia Monia Il Direttore e la Redazione di Campo de’ fiori condividono appieno le belle parole di Monia per il papà, nostro storico collaboratore. Brava Monia, tu padre era proprio così, t’o dice uno che j’a voluto sempre bene. Alessandro Soli Il giorno 5 Ottobre è venuta a mancare Maria Finesi, pittrice associata all’Associazione Artistica Iuna, che trova ogni mese spazio sulla nostra rivista. La pittrice civitonica è stata recensita dalla nostra collaboratrice Maria Cristina Bigarelli in uno dei tanti articoli da noi pubblicati. La Redazione di Campo de’ fiori si associa al dolore dei famigliari e di quanti la conoscevano. Campo de’ fiori di e i r o t Le s Max 45 Don Backy Esordì con il nome di Agaton, poi fu scritturato dal Clan di Celentano Entrato ormai a pieni voti nel Clan di Celentano, abbandona definitivamente il nome di Agaton e con esso le prime esperienze, per iniziare a cavalcare l’onda del sucdi Sandro Anselmi cesso con quello ultimo e più noto di Don Backy. Il primo 45 giri che il molleggiato dà la possibilità di incidere al giovane collega, contiene i brani Fuggiasco e La storia di Frankie Ballan, che aveva già inciso con la precedente etichetta, ma senza riscuotere grandi sucessi. Segue “il disco d’autunno”, composto da L’ombra del sole e Tu piangevi, che non lascia grandi tracce. Il boom arriva nell’estate del 63, grazie al brano Amico, che Don Backy scrive dedicandolo proprio ad Adriano. Il brano gli permette di posizionarsi bene al Cantagiro di quell’anno e di vendere seicentomila copie del disco, diventando così il personaggio più valido dopo Celentano all’interno di quell’etichetta. Come già accaduto precedentemente, Celentano realizza il “disco tris”, dove sul retro, oltre a Dimmi cosa c’è, viene inserita La carità, tratta dalla colonna sonora del film Il monaco di Monza di Sergio Corbucci, interpretata dai due insieme a Erminio Macario. Per il disco Sono solo, invece, cover di Burt Bucharach, Celentano inventa che a causa diellla perdita di una scommessa persa, Don Backy era stato costretto ad incidere una canzone che conteneva un errore nel testo. Così nasce Ho rimasto, sul retro del 45 giri. Dopo Io che giro il mondo, piuttosto apprezzata, e che successivamente ispirò il libro Io che miro il tondo, dello stesso cantante, edito da Feltrinelli, l’artista adotta una linea musicale più melodica, prima con Cara, nata proprio dopo un litigio con Liliana, la fidanzata diventata poi sua moglie, alla quale fa seguiL’amore, to disco presentato al Festival di Zurigo nell’Ottobre del ‘66, che diventerà uno dei quarantacinque giri più venduti del momento. Finalmente Don Backy aveva trovato la sua vera strada e poteva seguire la passione non solo di cantante ma di cantautore. Nascono così i suoi più grandi successi: L’immensità, presentato al Sanremo del ’67, Poesia, Canzone, Casa bianca, Un sorriso, Sogno, Frasi d’amore, Bianchi cristal- li sereni e Sognando, interpretata da Mina, ma originariame cantata dall’autore, con il titolo Sognando fumo. Nel frattempo Don Backy realizza l’ambizioso progetto discografico intitolato Le quattro stagioni e si dedica al cinema, con i film: I setti fratelli Cervi (19679 di Gianni Puccini, Banditi a Milano (1967) di Carlo Lizzani, Satyricon (1968) di Gian Luigi Polidoro e con Ugo Tognazzi, Barbagia (1968), ancora di Lizzani ed altre pellicole minori. Nell’ ’81 si cimenta anche nella commedia musicale come autore e interprete di Teomedio (Uccello di rapina) e Marco Polo. Ma l’artista ama anche scrivere racconti e fumetti. Non abbandonerà, però, mai la musica, realizzando con la propria etichetta indipendente, Ciliegia Bianca, album di elevato livello, penalizzati dalla mancanza di pubblicità, contro cui protesterà facendosi fotografare nudo sulle arcate del Colosseo. Anche per queste sue uscite del tutto fuori le righe, Don Backy rimane uno dei cantanti più popolari d’Italia. Campo de’ fiori 46 Oroscopo di Ottobre ARIETE Inizio di mese un po’ burrascoso. Dovrete contenere l’impulsività. In seguito, il mutare del cielo cambierà in meglio anche il vostro stato d’animo e guarderete il mondo da un punto di vista più pacifico e meno polemico. Sarete ben disposti verso il vostro prossimo e riallaccerete le fila della vita sociale. TORO Periodo molto interessante. Nei primi giorni prevarrà ancora un clima sereno e disteso. In seguito entrerà in campo una bella grinta, anche se la mente sarà leggermente svagata. Cercate di impegnarvi nel lavoro e dimostrare le vostre qualità a chi ha ancora qualche dubbio. GEMELLI Questo mese partirà bene. Sarete molto attivi, attenti a tutto il contesto in cui agite e decisi in tutte le situazioni che dovrete affrontare. Grandi soddisfazioni vi daranno i risultati ottenuti grazie all’impegno profuso nei mesi passati. Continuate così. CANCRO Gioite. La vostra vita continuerà ad essere movimentata come piace a voi. Il lato sociale e mondano sarà particolarmente vivace grazie al vostro spirito di iniziativa e alla simpatia che ispirerete. Il periodo si presta anche per andare in vacanza; se ancora non lo avete fatto! Fate attenzione alla vostra dieta. LEONE Le prospettive di passare belle giornate sotto tutti i punti di vista saranno ottime, anche se non mancheranno gli imprevisti che potrebbero guastare tutto. Non lasciatevi scomporre. Chi vi ama, in questo momento, vi è particolarmente accanto, non trascuratelo! VERGINE Il cielo ancora turbolento promette giorni faticosi e l’unico appiglio saranno le persone care. Poi arriverà una bella schiarita, e le nuvole nere lasceranno il posto a sprazzi di sereno e piano, piano, torneranno le forze e la voglia di muovervi. Siate sereni e portate pazienza. BILANCIA Mese controverso a causa del cielo che, col passare dei giorni, si annuvolerà. Vivrete tra alti e bassi umorali, e qualche difficoltà soprattutto nei rapporti con gli altri. Anche l’ambito familiare potrebbe essere fonte di ostacoli ai vostri piani. Meglio il lato mondano. SCORPIONE Vivrete molto intensamente la vostra vita sociale. Sarete lucidi, capaci di vedere la realtà con spirito critico e agire di conseguenza con tempismo. Al negativo, invece, la vostra vita di relazione, a causa di vostre mancanze nei confronti del partner. Siate più attenti verso chi vi sta accanto. by Cosmo SAGITTARIO Primi giorni del mese sfolgoranti: siete in ottima forma e le vostre cose fileranno via lisce come l’olio. Grinta e decisionismo utilissimi per portarvi ancora più avanti con i vostri intenti, non mancheranno assolutamente. Manca, invece, un po’ di sale nella vostra vita di coppia. Muovetevi! CAPRICORNO I primi giorni del mese saranno piuttosto tempestosi, siate prudenti. Da metà mese però il vento astrale tornerà a vostro favore. Riprenderete fiato, l’umore si rasserenerà e molte cose si riveleranno più semplici di quello che sembravano. Non arrendetevi ACQUARIO L’inizio del mese vi porterà grande rinnovamento interiore. Sarete molto ben disposti d’animo nei confronti di chi vi è vicino, in tutti i settori, e arriveranno grandi novità positive, magari riguardo qualcosa che non speravate più. Questo vi darà grande carica. PESCI Un certo nervosismo serpeggerà tra voi e le persone che vi stanno accanto e saranno possibili fraintendimenti e incomprensioni, fonte di litigi. Mantenete la calma e siate tolleranti. Vedrete che tutto si sistemerà col tempo, non abbiate fretta, arriveranno giorni migliori. Campo de’ fiori 47 “IO E LA MIA FAMIGLIA” Abbiamo il piacere di pubblicare il lavoro realizzato dai ragazzi della Comunità terapeutico - riabilitativo “Santa Maria De Mattias” di Orte, inviataci dal Sig. Saverio Pecorelli, educatore presso il centro. A bbiamo deciso di parlarvi del tema della famiglia perché noi, in quanto ospiti di una comunità, in questo contesto sentiamo molto il bisogno di un legame con le nostre famiglie. Secondo noi l’amore per la famiglia è un sentimento forte che ci lega alle persone con cui siamo cresciuti e anche alle persone che conosciamo di meno. L’amore dei nostri genitori ci ha insegnato a coltivare degli interessi, a stare insieme agli altri. Quando la famiglia non è presente, per noi è importante l’educazione che i nostri genitori ci hanno lasciato, l’affetto, il ricordo, che supera il dolore che si prova non avendo più queste persone accanto. Ci sembra di vedere ai nostri giorni che molto spesso i giovani creano una famiglia senza avere senso di responsabilità né basi solide, quali un lavoro, un progetto per i figli, un progetto per il futuro. Questa situazione porta spesso alla separazione perché non si è mai voluto condividere seriamente un progetto insieme. Per evitare questo “disastro” secondo noi sarebbe necessario che il rapporto fra due persone fosse fondato sul rispetto, sulla fiducia reciproca e sul sentimento d’amore. Quando ci allontaniamo dalla famiglia non è facile come sembra affrontare il mondo esterno; anche noi che stiamo affrontando un percorso qui in comunità abbiamo bisogno di sentire un legame con i nostri cari. I ragazzi del Gruppo Scrittura Sara – Luigi – Luca – Federica – Marco – Andrea – Nazzareno – Angela – Francesco La Banda Musicale “Città di Civita Castellana”, dell’Associazione M. Clementi, si è recata in trasferta a Castel di Sangro, in occasione delle feste patronali dei S.S. Cosma e Damiano, il 26 Settembre 2010. Un particolare del nostro amico Michele Moscioni Soprann omi fabrichesi Prendendo spunto da alcuni articoli della rubrica Come eravamo, curata dal nostro collaboratore Alessandro Soli, un affezionatissimo lettore di Campo de’ fiori, ci ha inviato una preziosissima raccolta di soprannomi fabrichesi, lavoro certosino ed accurato, che merita di essere pubblicato in più uscite. A Alocco Aquilona B Biciò Bicia Bomma Bocciò Biferò Barberetta Barbieretto Baco Bruciaferro Burino Bastardo Beco Bottaro Buffò Brugnoletta Babolo Bruciafili Bullettò Boccaletto Bestino Bambinello Bottò Bimbo continua... Campo de’ fiori 48 AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti CALENDARIO TEATRO D’AUTUNNO FABRICA DI ROMA TEATRO BIANCONI Via Fontanavecchia - CARBOGNANO Tel. 0761 613695 Venerdi 22 ottobre ore 21,30 Sabato 23 ottobre ore 21,30 ANTONELLO FASSARI porta in scena LA RICOTTA DI PIER PAOLO PASOLINI 31 Ottobre ore 17:30: ARSENICO E VECCHI MERLETTI di Joseph kesserlring - Teatro “Il Canovaccio” di Pisa 7 Novembre ore 17:30: TUO MARITO MI TRADISCE di Woody Allen - Compagnia “Teatro Studio” di Cascina (Pisa) 14 Novembre ore 17:30: LO STRANO CASO DI FELICE C. di Vincenzo Salemme - Compagnia “Luna Nova” di Napoli 21 Novembre ore 17:30: TANGO MONSIEUR? di Aldo Lo Castro - Compagnia “La Trappola” di Vicenza 28 Novembre ore 17:30: FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI W. da Willam Shakespeare adatt. di Luigi Lunari - Compagnia “la Betulla” di Nave (Brescia) TEATRO PALARTE -FABRICA DI ROMA INGRESSO EURO 5,00 - RIDOTTO EURO 3,00 La Ricotta con Antonello Fassari euro 8,00 tu ed io euro 15,00 ABBONAMENTO 5 SPETTACOLI EURO 20,00 Prevendita ed abbonamenti presso negozio “MAURA” via Roma 15 – Fabrica di Roma La rassegna “Teatro d’Autunno” al Palarte di Fabrica di Roma, si apre quest’anno con uno spettacolo che è una vera e propria “anteprima nazionale”. Antonello Fassari il popolarissimo “Cesare” della serie televisiva “I Cesaroni” porta in scena uno spettacolo tratto da “La Ricotta” di Pier Paolo Pasolini. Un’occasione da non perdere per gli amanti del teatro, della verace romanità di Fassari, e del genio di Pasolini. Seguiranno tutte le domeniche alle 17,30 fino al 28 novembre altre cinque commedie gradevolissime, esilaranti e comiche. Si va’ dal famoso “Arsenico e vecchi merletti” al mitico “Falstaff” di Shekeaspere con le musiche di Verdi, passando per Woody Allen e Vincenzo Salemme. Prezzo degli spettacoli a soli 5 euro con un abbonamento appetibile a 20 euro per 5 spettacoli. “Una nuova stagione per stare insieme”: presentato il nuovo cartellone del Teatro Bianconi Rosa di Carbognano. Aperta la campagna abbonamenti della Stagione 2010 – 2011. Gli appuntamenti previsti dalla stagione provengono da un’attenta selezione tra ben 84 proposte giunte da altrettante compagnie teatrali operanti sull’intero territorio nazionale. Gli spettacoli scelti rappresentano quindi quanto c’è di meglio del teatro amatoriale a livello nazionale al quale si aggiungono le perle preziose dello spettacolo interpretato da attori di grande notorietà artistica come Paolo Triestino e Nicola Pistoia, protagonisti oltre che di numerose pièce teatrali anche di molte fiction e commedie televisive e già presenti sul palcoscenico viterbese lo scorso anno con uno strepitoso successo; e il nuovo attesissimo, grande musical del Gruppo GIAD 5 anni dopo “Se il tempo fosse un gambero”: “ABBAgliati” liberamente tratto dal film “Mamma Mia”. A dare inizio al nuovo anno teatrale il 30 e il 31 ottobre sarà la compagnia Il Dialogo con un classico dell’umorismo anglosassone: “Niente sesso siamo inglesi” di Marriot e Foot esilarante e scanzonata commedia degli equivoci che intende scardinare la facciata perbenista della borghesia inglese. A seguire il 13 e 14 novembre l’annunciato ritorno di Nicola Pistoia e Paolo Triestino con la compagnia Neraonda, che proporrà “Grisù, Giuseppe e Maria” di Gianni Clementi. Il 27 e 28 novembre è la volta della compagnia Colpi di Scena con “Il 7° si riposò” di Samy Fayad. Ancora il teatro napoletano protagonista il 4 e 5 dicembre con la compagnia Ma chi m’’o’ ‘ffa fa che presenta “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo, autore sempre presente in tutte le stagioni sin qui svolte. Dopo il tradizionale “Ciao Natale”, spettacolo del Gruppo Giad dedicato ai giovani studenti dell’Accademia Teatro arrivato alla 24° edizione, l’8 e il 9 gennaio la compagnia L’Accademia di Teàmus proporrà un’altra esilarante ed ormai famosissima commedia anglosassone “Rumori fuori scena” di Michael Frayn uno dei più grandi e acclamati autori contemporanei del teatro e della commedia inglese. Il 22 e 23 gennaio sarà la volta della compagnia La Bottega dei Rebardò che presenterà il testo di Gianni Clementi “Una volta nella vita”. Il 5 e 6 febbraio la compagnia Fondo di solidarietà “Daniele Leone” proporrà “La strana coppia” di Neil Simon. A seguire, il 19 e 20 febbraio, la Compagnia Stabile Teatro Mio porterà in scena “E’ tutta colpa di zia Amelia” di Bruno Alvino divertente e originale testo autoprodotto e scritto dalla stessa compagnia. A chiudere la stagione dal 19 marzo ritorna il grande musical targato GIAD Teatro: “ABBAgliati” liberamente tratto dal film “Mamma Mia” con la regia di Giuseppe Magagnini. Il 15 e 16 gennaio con “Non ci resta che ridere”: tre atti unici targati Eduardo e Peppino De Filippo, e poi ancora il 4 e 5 giugno e l’11 e 12 giugno gli spettacoli conclusivi rispettivamente di Recitazione e di Danza Classica e Moderna. Tutte le informazioni sugli spettacoli e sui prezzi e abbonamenti potrete a breve trovarli sul sito: www.teatrobianconi.it o al telefono 0761613695. Per informazioni, contattare Magagnini Giuseppe Tel. 0761 613808 Fax 0761 613808 Campo de’ fiori 49 AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti Il Teatro Helios a “Opere Festival” presso il Castello Odescalchi per una speciale visita animata per bambini. Appuntamento Domenica 17 Ottobre 2010 nell’ambito della prestigiosa kermesse internazionale. E Domenica 24 Ottobre 2010 salpa ancora una volta dal molo di Bracciano “Il Battello dei Pirati” Campo de’ fiori viene letto ogni mese da centinaia di migliaia di persone in tutto il Lazio e non solo, grazie anche agli abbonamenti che vi invitiamo a sottoscrivere numerosi, per averlo direttamente a casa. Campo de’ fiori è la miglior vetrina pubblicitaria. La tua pubblicità non può mancare su Campo de’ fiori Tel. 0761.513117 - [email protected] SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL NOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri Tantissimi auguri al nostro nipotino Mattia che il 17 ottobre compie 1 anno tvb da zio Massimo, Tonia e Giulia Tanti auguri a Gianni e Anna Maria che il 16 ottobre festeggiano 22 anni di matrimonio. auguri dai nipotini Damiano e Aurora dai figli Alessio e Federico e da tutta la loro famiglia.Continuate così ragazzi...siete grandi... Tanti auguri di buon compleanno a Francesco Arpini che il 7 Ottobre compie gli anni dalla sorella Teresa e famiglia. Tanti auguri a Giulia Calisti che il 22 Settembre ha compiuto 1 anno da mamma Francesca, papà Andrea, i nonni, gli zii e tutti i parenti. Tantissimi auguri a Roberto che compie gli anni il 7 Ottobre sei un padre ed un marito speciale ti amiamo tantissimo. Un augurio da Massimo, Tonia e Giulia. Brindiamo insieme a voi per il vostro primo anniversario di matrimonio, infiniti auguri da tutta la famiglia. Tantissimi auguri alla nostra “bambina” Tonia che il 25 Settembre compie gli anni dai genitori Al nostro Spice Ranger preferito tanti auguri di buon compleanno da nonno e nonna. Tanti auguri a Rodolfo e Anna che il 22 ottobre festeggiano il loro 50° anniversario di matrimonio, dalla sorella Rina e dai fratelli Luigi e Angelo. Campo de’ fiori Tanti auguri a Francesco Precetti che il 5 Ottobre ha compiuto 18 anni. Auguri da mamma, papà, i nonni, gli zii e tutti i parenti. Tantissimi auguri a Martina Giordano che compie 2 anni il 14 Ottobre da zia Nanna. Federico Casaluce il 30 settembre ha compiuto sei anni con gli auguri della mamma Daniela, dei nonni materni Cosimo e Annita, dei cugini Gioia e Paolo, degli zii e zie. Tanti auguri a Mons. Mario Valeri che il 17 Ottobre festeggia il suo 60° anniversario di Ordinazione Sacerdotale, dalla Redazione di Campo de’ fiori e da tutti i parrocchiani. 51 In questo giorno interamente dedicato a te, ti auguro di vivere infiniti attimi di felicità circondato dall’affetto delle persone che ami! Buon compleanno! Tanti auguri a Lorenzo Bellanti che l’11 ottobre compie 12 anni auguri da mamma Davide Daniele e Marco Anche quest’anno per il tuo compleanTanti auguri no la tua a Christian mamma ha che compie voluto 10 anni il 15 regalarti Ottobre, questo dalla mamma, piccolo ma il papà, il speciale fratellino spazio sul Mirko e i giornale, nonni. per farti gli auguri più sinceri!... Tanti, tanti, tanti auguri a te MELISSA Che il 29 ottobre festeggerai il tuo 3° anno di vita!!! Mamma, papà, nonni, zii e la cuginetta Giada 52 Tigro, salvo per miracolo Trovato su di una strada parallela alla ferrovia, immobile, terrorizzato.Pel o lucido , abituato al collare e al guinzaglio. Futura taglia medio-grande, colore cioccolato tigrato, maschio, giovane, Adottabile solo dopo controlli pre/post affido. Tel. 339/1123663 Campo de’ fiori Rocky, cucciolo incrocio alano ha percorso km in cerca del bastardo che lo ha abbandonato... Rocky e’ un cucciolo, grande e buono, di una dolcezza infinita...ora e’ in pensione, adottabile solo con controlli pre/post affido e firma del regolare modulo d’affido. Tel. 3391123663 ADOTTABILI da subito Meravigliosi gattini a pelo semi-lungo, 4 maschi e 6 femmine. Fabrica di Roma 0761/574599 (Piera) - 347.6040758 (Alessia) Tel. 339.1123663 CUCCIOLO MASCHIO. NERO DI PICCOLA TAGLIA 5 mesi circa, in adozione Vagava senza meta sulla Cassia a rischio investimento.... Cerchiamo una super famiglia! Tel. 333 2586536 Il 18 Settembre 2010 Dolce e’ stata adottata... La storia di Dolce la conoscono in molti: circa due anni fa’ e’ stata abbandonata, incinta, nei pressi di un centro commerciale, a Civita Castellana. E’ stata sterilizzata dall’Associazione, e rimessa in liberta’. Veniva accudita e monitorata dai nostri volontari, amata, coccolata e viziata un po’ da tutti. Nel frattempo ci stavamo attivando con il nostro sindaco per farla diventare, cane di quartiere, ma, una mattina, e’ successo l’irreparabile. Dolce ha avuto la sfortuna d’incontrare sul suo cammino una ragazza che ha paura dei cani e le ha afferrato la mano per giocare. Lei ha iniziato ad urlare e ha tirato via la mano graffiandosi. La ragazza e’ corsa all’ASL per denunciare l’accaduto: accalappiacani, canile, e marchiata di un crimine mai commesso: cane morsicatore!!!!!! 10 gg di isolamento, il divieto assoluto di rimetterla in liberta’ e soprattutto non poterla nemmeno vedere!!! il 7 Novembre 2009 Dolce esce dal canile e viene portata in pensione (a pagamento). I giorni passavano e lei era sempre li’, ogni giorno piu’ triste, come rassegnata. Oggi il sogno si e’ avverato:una famiglia bellissima ha bussato alla nostra porta ed è stato amore a prima vista. Lei ha capito tutto, si e’ comportata benissimo tirando fuori il meglio di se’. E’ salita in macchina con loro e se ne’ andata verso la sua nuova casa: buona vita Dolce!!! Rimarrai sempre nei nostri cuori. Ancora smarrito!!! Angus bobtail maschio,bianco-grigio, orecchie grigio scuro, taglia grande, pelo lungo, senza coda, tatuaggio rmb 27340 e microchip 985120007070704. Molto Buono Smarrito in provincia di ViterboContattare a qualsiasi ora: 3471940146/0761414741 LAUTA RICOMPENSA Campo de’ fiori 53 Roma com’era Roma Via Veneto Luglio 1960 Il grande regista italiano Federico Fellini si accomoda al tavolo di un bar della prestigiosa via per leggere il giornale Visita il nostro sito www.campodefiori.biz Campo de’ fiori 54 Album d Campo de’ fiori Civita Castellana Fuori dai cancelli della Ceramica Marcantoni anno 1947 - Reparto Artistico - In alto da sx: Andrea Biondi, Iolanda Giacomini, Sonia Caroselli, Maria Azzaro, Lucia Mossi, Ines Ruzzi, Enrica Romani. In basso Antonio del Priore e Romanina Camerlengo. Campo de’ fiori Campo de’ fiori Civita Castellana Ceramica Marcantoni anno 1946 Da sx: Lucia Mossi, Ines Ruzzi e Iolanda Giacomini. Civita Castellana. Anno 1949. Iolanda Giacomini madrina per la comunione di Gelsomina Severini . Campo de’ fiori 55 dei ricordi Campo de’ fiori Civita Castellana - Scuola Elementare anni 50 - foto del sig. Lamberto Gai. 1 2 4 3 5 2 1 3 6 7 8 4 6 5 9 Campo de’ fiori Civita Castellana - Studenti anno 1955 - 1. Roberto Pieri, 2. Augusto Fantera, 3. Alessio Paternesi, 4. Giuseppe Moroni Fiori, 5. Umberto Bruzziches, 6. Massimo Pellecci, 7. ... Giovannini, 8. Aldo Parroccini, 9. Franco Di Donato Civita Castellana 1916 - foto famiglia Smargiassi Giovanni prima della partenza in guerra del primo figlio. 1. Primo, 2. Giovanni, 3. Secondo, 4. Maria Piermattei, 5. Prudenzio, 6. Anna. Campo de’ fiori 56 Album d Campo de’ fiori Fabrica di Roma- anno ‘69 - foto dell’ AD Fabrica Calcio 2010 - Da sx: Luciano Mastramtoni, Riccardo Mastrantoni e Marcello Mastrantoni. Campo de’ fiori Anni ‘80 - La triade del calcio fabrichese - Torneo Coppa dei Campioni campo di Tuscania. Da sx: Gianni Sciosci, Lino Rossi, Vinicio Mecarelli.- foto dell’ AD Fabrica Calcio 2010. Campo de’ fiori 57 dei ricordi Fabrica di Roma 30/11/1963 Ristorante 5 stelle Da sx: Paola Mastrantoni, Rina Tabacchini, Silvana Pulcinelli, Rosalba Volturno, Alberto Alberighi, Anna D’Antonangelo, Rosetta Campana, Marilena Narduzzi. Campo de’ fiori Campo de’ fiori Fabrica di Roma - anni ‘70 - Da sx: Carlo Pacelli, ... , Lucio D’Antonagelo. Campo de’ fiori 58 Album d Campo de’ fiori Corchiano - Da sx: Rita Procaccini, Massimo Salvatori (nella culla), Italia Moretti, Lisa Nardone. Campo de’ fiori Campo de’ fiori Corchiano - In alto da sx: Nella Piergentili, Parisina Campana. In basso da sx: Laura Nardi, Fiorina Achille. Corchiano 1955 Aldo Agostini con la sua mucca Facciabella ampo de’ fior 59 dei ricordi Campo de’ fiori Carbognano - Gruppo famigliare 1936 Campo de’ fiori Campo de’ fiori Caprarola - Feste patronali - primi anni ‘60. Anna, Maria, Roberta e Lucio Ginevra. Ronciglione 1850 - Francesco Ferri e Filomena Rinaldi Campo de’ fiori 60 Annunci LAVORO CERCO - LAUREATA IN LINGUE impartisce ripetzioni di lingua e letteratura inglese e francese. Tel. 333.2028540 - SIGNORA cerca lavoro come badante, cuoca o per pulizie. Tel. 329.7060277 - RAGAZZO cerca lavoro come barista, falegname, manovale, magazziniere. Tel. 320.7909389 - RAGAZZA cerca lavoro per pulizie o come cuoca. Tel. 328.7739118 - GIOVANE cerca lavoro come falegname, manovale o magazziniere. Tel. 388.6512785 - PROFESSORE di chitarra elettrica impartisce ripetizioni private a aspiranti chitarristi. Roberto Cencelli 334.7931710 - SIGNORA 34ENNE italiana, cerca urgente lavoro (pulizie, assistenza anziani, contadina), anche in giorni festivi. Tel. 338.4697588 -SOCIETA’ MULTISERVIZI a Civita Castellana cerca ragazzo/uomo, con esperienza e/o scuola metalmeccanica e/o elettrauto. 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Gli annunci gratuiti sono esclusivamente riservati a privati. Campo de’ fiori non è responsabile per la qualitià e la veridicità delle inserzioni, non effettua commerci e non riceve provvigioni. A garanzia dei lettori, Campo de’ fiori si riserva il diritto di NON PUBBLICARE annunci non conformi al presente regolamento o che, a suo insindacabile giudizio, risultino non chiari o che possono prestarsi ad interpretazioni equivoche. Gli inserzionisti prendono atto che, a richiesta dell’Autorità Giudiziaria, Campo de’ fiori fornirà tutte le notizie riportate con la presente cedola. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “tutela dei dati personali”. COMMITTENTE: NOME................................................COGNOME..............................................Via............................................................... Città......................................................Tel...................................Firma................................................................ 62 Campo de’ fiori 1956 Riproduciamo articoli di Numero Unico, periodico civitonico degli anni ‘50, stampato fino al 1967. Collaboravano alla sua realizzazione volenterosi personaggi della cultura locale. Esso è un pezzo della storia di Civita Castellana e ci insegna l’importanza di fermare, su carta, i fatti del momento per lasciarli alle future generazioni. Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo è un libro unico nel suo genere. Una sorta di manuale guida per cercere di arginare questo male dilagante! E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona o presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versand l’importo di € 10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestao ad Associzione Accademia Internazionale d’Italia. 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Campo de’ fiori Periodico Sociale di Arte, Cultura, Spettacolo ed Attualità ed Attualità edito dall’Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) senza fini di lucro Reg.Trib. VT n. 351 del 2/6/89 Cod. At41 Fabrica di Roma Parco Falisco ultimo lotto edificabile ca. 1000 mq. Ottimo investimento Cod. V19 Centro Commerciale Falerii Novi Negozio di 50 mq completo di arredamento per attività di profumeria. Ottimo investimento. Cod. V02 Locale commerciale 284 mq+39 mq soppalchi+41 mq tettoia chiusa. Cod. V20 Negozio centrale di tessuti, tendaggi, mobili e oggettistica Cod. At42 Fabrica di Roma Attività di pizzeria al piatto e da asporto. Avviatissima. Cod. At43 Negozio di abbigliamento da cerimonia uomo/donna con merce e stigliatura. Avviatissimo. Cod. At45 Trattative riservate. Chiosco di fiori 4x3 mt con tettoia esterna. Cod. At44 Stime Immobili e Preventivi Mutui Gratuiti Mutui per abitare La polizza sulla tua casa può costare meno di quanto pensi!!! 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Direzione Amministrazione Redazione Pubblicità ed Abbonamenti: Piazza della Liberazione, 2 01033 Civita Castellana (VT) Tel. e Fax 0761.513117 e-mail: [email protected] Redazione di Roma: Viale G. Mazzini 140 Abbonamenti Rimborso spese spedizione Italia: 12 numeri € 25,00 Estero: 12 numeri € 60,00 Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 42315580 intestato all’Associazione Accademia Internazionale D’Italia. L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualsiasi momento dell’anno ed avrà, comunque, validità per 12 numeri. Garanzia di riservatezza per gli abbonati Si garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo all’editore. Le informazioni custodite nello archivio di Campo de’ fiori verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati il giornale e gli allegati, anche pubblicitari (legge 675/96 tutela dati personali). Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 e-mail : [email protected] Da 40 anni al vostro servizio Pubblicizza una selezione di offerte immobiliari VENDO Civita Castellana Vicinanze centro commerciale Rio. Mini appartamento di 40 mq, ristrutturato, con materiali di prima qualità. Termoautonomo. Cod. V01 Via del Forte - App.to di 108 mq, salone con camino, sala, 3 camere, cucina, veranda chiusa, bagno, ripostiglio, magazzino Cod. V05 Piazza della Liberazione Rifinitissimo app.to 155 mq, salone doppio, veranda chiusa con camino, cucina, 4 camere, 2 bagni ripostigli, 3 balconi, terrazzo, garage 40 mq. Cod. V06 Via Catalano, app.to mq 100, cucina, salone, 3 letto, bagno, garage. Vendita anche separata Cod. V46 da garage. Loc. San Giovanni. Appartamento 130 mq, balconato, posto auto e cantina. Ottimo investimento. Cod. 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