Giornale Agàpe - Parrocchia San Roberto Bellarmino

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Giornale Agàpe - Parrocchia San Roberto Bellarmino
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N.
Foglio di informazione e di riflessione proposto dalla Comunità Parrocchiale S. Roberto Bellarmino in Roma
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w w w. p a r r o c c h i a s a n r o b e r t o b e l l a r m i n o r o m a . i t
DALLE TENEBRE ALLA LUCE
er la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo
i battezzati vengono consacrati per formare un
tempio spirituale e un sacerdozio santo, per
offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle
tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt
2,4-10) (Costituzione dogmatica del Concilio
Vaticano II Lumen Gentium, 10).
L’immersione in Cristo, sperimentata nella
vita quotidiana. Oggi -entrando nella nostra
chiesa parrocchiale- proprio così appare raffigurato il percorso di chiunque intenda camminare verso la luce della Pasqua. Infatti, nella
prima cappella di sinistra troviamo un trittico
che ha per protagonista il Cristo umile che
chiede a Giovanni il battezzatore di compiere
anche su di Lui il lavacro di rigenerazione. La
prima immagine che appare ai nostri occhi è
un’immagine di semioscurità: un albero che
si staglia sotto un riflesso di luce lunare.
Simbolo dell’esistenza precaria e fuggevole
dell’uomo, manifestazione dell’origine del
dubbio e della fatica del credere. La natura circonda quest’albero nel sogno di una purezza
originaria che il peccato ha (soltanto in parte)
cancellato, oscurando la speranza. Ma ecco
P
che l’immagine centrale ridona
quella speranza, larga come un
fiume d’acqua rigeneratrice e
fluente che inonda coi suoi flutti
una terra ubertosa e desiderosa
di luce. Sì, nella pala centrale,
risplende una grande luce solare,
rappresentante la maestà divina
proprio mentre il Figlio unigenito riceve sul suo capo l’acqua
della vita nuova. Egli è la Vita,
Egli è la Novità, Egli è la Salvezza
per il suo popolo, desideroso di
bellezza e di verità. Proprio per
questo l’umiltà che lo spinge a
chiedere il segno battesimale
muoverà il braccio del battezzatore per essere la “leva dell’amore” che trasforma la storia: lo
Spirito aleggia sulla scena in cui
simbolicamente compare il cammino dell’uomo tratteggiato
sulle rive del fiume, sponde
costeggiate da alberi rigogliosi
(ulivi, segno della fecondità della
terra e del balsamo dell’olio e
palme segno della testimonianza e della forza
dinanzi alle intemperie ed alle persecuzioni).
Gesù è al centro di quel fiume (e quel fiume
è la vita che scorre), innalzato su di un ponte,
che diviene nell’immaginario il ponte tra
l’humanum bisognoso di salvezza ed il divinum che offre la speranza di risorgere da
un’esistenza prima votata alla morte, ora
–invece- proiettata nell’eternità dei risorti.
Chi entra in una chiesa, simbolicamente inizia un percorso che lo condurrà verso la pienezza del banchetto eucaristico, dove la
Pasqua si compie e dove la Vita trionfa. Lì, nel
banchetto attualizzato nel memoriale ogni
uomo è invitato alla Comunione con il
Signore della vita, lì (ma è qui per noi, sotto
il grande mosaico absidale) lo Spirito divino
ispira la ricerca dell’uomo e la porta a compiersi nell’affidamento della mensa sulla
quale Cristo, il Pane fragrante si fa nutrimento dell’anima assetata. Non sorprende, dunque, che la terza raffigurazione, quella più a
destra guardando la parete di fondo della cappella, permetta alla nostra immaginazione di
credere che da una roccia brulla possa nascere un ulivo verdeggiante e solido, che fa
ombra ad un uomo felice mentre lavora la
terra. Il sole splende su colui che, camminando senza stancarsi, ha trovato finalmente la
luce che brilla. Quella luce è Cristo! Cristo
luce del mondo, sentiremo cantare nella
Veglia pasquale della notte santa. Sì, Cristo è
veramente risorto! Alleluja, la vita rinasce,
la speranza è certa, ogni uomo può incontrare il Risorto se apre il suo cuore al mistero divino. Che il Cristo Risorto porti ad
ogni famiglia la gioia e la pace!
D ON G IANRICO RUZZA
P.S. L’opera che realmente abbellisce la cappella del
Battistero (in origine era presente una scultura bronzea raffigurante il Battista, trafugata molti anni fa) è
stata realizzata dal pittore Carlo Busiri Vici, figlio del
grande architetto Clemente, che ha progettato e realizzato la nostra chiesa parrocchiale nel 1933. Carlo ha
realizzato l’opera pensando alla nostra chiesa e –specificamente alla cappella che era priva del suo abbellimento ad ornamento del fonte battesimale di pregevole fattura- e dedicandola alla memoria dei suoi cari
genitori. Desidero esprimergli vivo plauso da parte
dell’intera comunità. Mi sia permesso aggiungere una
personale nota di gratitudine per la condivisione del
progetto e lo scambio di idee ed opinioni in corso
d’opera: l’amicizia è perla preziosa, sempre! G.R.
C risto è risorto! A lleluja
B uona P asqua con un augurio
di autentica e profonda gioia!
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LA FESTA DI
SAN ROBERTO BELLARMINO
nche quest’anno la festa di San Roberto
Bellarmino ha proposto un calendario di manifestazioni assai vario. L’apertura era affidata,
mercoledì 17 settembre ad un’ importante serata di
spiritualità e musica dedicata al tema dello Stabat Mater.
Veniva infatti eseguito lo Stabat Mater di Giovan Battista
Pergolesi, inframezzato da letture di brani del
Bellarmino tratti dalle sue opere ascetiche ed omiletiche. Gli interpreti prestigiosi del capolavoro pergolesiano erano il soprano Denia Mazzola Gavazzeni e il
contralto Elena Zilio. L’Orchestra dell’Impresario – un
complesso di strumenti antichi specializzato nel repertorio classico e barocco - era diretta da Federico
Longo. Voce recitante l’attrice Hélène Olivi. La parte
musicale era preceduta da una breve prolusione del
prof. Pasquale Giustiniani, docente alla Facoltà
Teologica dell’Italia Meridionale e fra i massimi studiosi dell’opera del Bellarmino. In occasione della
serata – alla quale tutti gli artisti hanno partecipato a
titolo di beneficenza - è stata promossa una raccolta di
fondi per il restauro del grande organo della parrocchia - un Tamburini costruito nel 1937 - raccolta che
ha ottenuto risultati assai positivi e a seguito della
quale nel prossimo autunno verranno iniziati i lavori
di restauro ed ampliamento. Il giorno dopo, presso il
A
La prova generale del concerto
Centro Culturale, in Via Panama 13 alle ore 19, il prof.
don Ubaldo Giannetto, sdb, docente presso
l’Università Pontificia Salesiana, teneva una conversazione sul tema L’opera catechistica di San Roberto Bellarmino,
ponendo in rilievo l’importanza del catechismo curato dal Bellarmino – rimasto in uso per secoli – e la singolare modernità delle intuizioni didattiche del Santo.
Venerdì 19 settembre, alle ore 18, nella chiesa di
Piazza Ungheria, ci si è tenuta un’Ora d’Adorazione
Eucaristica, con meditazioni tratte da testi del
Bellarmino. Domenica 21 settembre, infine, S. E.
PER LODARE L’AMORE
oci sparse da uno dei gruppi famiglie che attualmente vivono
nella nostra Comunità. Le abbiamo raccolte, chiedendo alle
coppie partecipanti di dirci come percepiscono l’esperienza in
cui sono coinvolti (nel caso delle persone che hanno risposto,l’esperienza è al terzo anno di vita). Le “ascoltiamo”, nella speranza che possano essere uno stimolo per tutte quelle famiglie che avvertono l’esigenza di un cammino spirituale più approfondito.
V
La partecipazione al gruppo permette di condividere
con altre coppie la propria esperienza di matrimonio.
Il vedersi con costanza partendo dall’approfondimento di alcuni passi delle Sacre Scritture, porta ogni coppia a ripensare come il messaggio cristiano entri quotidianamente nel matrimonio; stiamo comprendendo
che non esistono le letture da una parte e il matrimonio dall’altra. Il cammino della coppia è aiutato dal
messaggio e a questo dovrebbe ispirarsi. Ciò appare
scontato e di facile realizzazione, ma ci siamo accorti
come sia difficile conciliare questi due settori. Visto
sotto questa luce la lettura diventa più difficile; gli stimoli che offre sono diversi e l’applicazione di questi
nella vita quotidiana, nell’educazione dei figli, a volte
sembra impossibile o almeno sembrerebbe non rivolta a noi; è con l’aiuto delle altre coppie, attraverso il
racconto delle loro esperienze, con le spiegazioni che
riceviamo che qualcosa si chiarisce. Il matrimonio cristiano deve essere aiutato dalla Parola, molte spiegazioni di problemi relativi a difficoltà che incontriamo
sono presenti nella ricchezza che ci offre. Il resto tocca
a noi….a casa ogni giorno.
Che cosa cerchiamo partecipando al gruppo famiglie?
L’entrata nel gruppo è scaturita dal desiderio di ritagliare uno spazio fuori dal vortice della quotidianità
per fermarsi, insieme agli altri, a riflettere e cercar di
comprendere meglio l’esperienza familiare. L’interesse
per noi in particolare ha avuto origine dalla precedente partecipazione al gruppo di coppie tenuto insieme
da padre Daniele. Dopo l’arrivo dei nostri bambini,
Ginevra e Federico, si è approfondita l’esigenza di una
guida per un cammino di vita cristiana.Abbiamo pensato che tale guida potesse esserci offerta dall’esempio
di persone immerse nella nostra stessa esperienza, nell’ascolto degli altri e della parola di Dio in tutti I modi
in cui questa si rivela durante I nostri incontri.
Che cosa vi abbiamo trovato?
Ci siamo trovati di fronte a una grande autenticità e
voglia di comunicare insieme all’interno del gruppo.
Siamo rimasti molto coinvolti spiritualmente, emotivamente dalla forza della Parola di Dio che ritroviamo nel
percorso, a volte impervio, della Scrittura, fornendoci le
chiavi di apertura alla vera tenerezza verso noi stessi,
l’uno verso l’altro, verso i figli, verso coloro che stanno
intorno e vicini alla famiglia. Abbiamo incontrato persone con le quali è stimolante e piacevole riunirsi.
Per noi la scelta di partecipare all’incontro mensile con
il gruppo di famiglie della parrocchia è nato dal desiderio di condividere con altri, alla luce della Parola di
Dio, la nostra esperienza di sposi e di genitori e di trovare, come coppia, un tempo dedicato in cui metterci
di fronte al Signore e farci guidare da Lui. Allo stesso
tempo, avevamo il desiderio di appartenere in maniera più significativa alla comunità di san Roberto.In termini concreti tutto questo si è realizzato assumendo i
colori di un’esperienza per noi gioiosa e significativa
che pone le sue basi su una rete di relazioni umane
affettuose fra noi adulti e fra i nostri figli. Ritrovarci
mensilmente nelle case -ora di una, ora di un’altra
famiglia- per riflettere sul Vangelo, condividere i nostri
pensieri, pregare e terminare l’incontro con una cena
partecipata rappresenta un tempo di “grazia” in cui
sentiamo dare nutrimento al nostro bisogno di Dio e
di relazioni significative.
Abbiamo cominciato a partecipare agli incontri del
gruppo principalmente per il desiderio di condividere con altre coppie un modello di famiglia cristiana, e
per cercare insieme un aiuto nell’educazione cristiana
dei figli.Abbiamo provato a lasciare una porta aperta a
Mons. Mauro Piacenza, Arcivescovo titolare di
Vittoriana, Segretario della Congregazione per il Clero,
ha presieduto una S. Messa Solenne concelebrata in
onore del Santo Patrono.
IL PARROCO E LA COMUNITÀ
PARROCCHIALE VIVAMENTE
RINGRAZIANO TUTTI COLORO CHE
HANNO VOLUTO CONTRIBUIRE
AL RESTAURO DELL’ORGANO
Gesù, affinché ci guidasse con la sua Parola, pensando
che fosse la via migliore per avere un aiuto che ci permettesse di superare le difficoltà della vita di tutti i
giorni. Ci piaceva poi l’idea di un gruppo di giovani
coppie che si confrontano con altre coppie, e speravamo nella costruzione di una sana amicizia tra famiglie,
per cercare di essere più partecipi alla vita della comunità parrocchiale di San Roberto.
Che cosa vi abbiamo trovato?
Un pomeriggio al mese da dedicarci interamente
Il piacere di stare insieme ad amici con amore fraterno
La presenza di Gesù tra noi
La ricchezza della Parola
La capacità di mantenere viva per un mese la Parola in
casa, al lavoro, nella vita quotidiana
In questo modo stiamo costruendo un dialogo non
solo di gruppo, ma anche di coppia, che si apre al confronto con la Parola di Dio, facendo crescere in noi e
tra di noi un amore profondo.
Siamo convinti che, per le persone sposate, la salvezza
dell’uno passa attraverso l’altro.
Per questo, già da fidanzati, abbiamo ricercato esperienze di approfondimento delle fede incentrate sulla
coppia, sulla famiglia, scontrandoci con una realtà
ecclesiale in cui, nella maggior parte dei casi, la pastorale per famiglie non viene curata con lo stesso impegno con cui viene curato il catechismo per i piccoli o
le attività per i giovani. Come se, una volta che l’individuo smette di essere solo tale e si forma una coppia,
questa venisse abbandonata a se stessa, lasciando i
fidanzati prima, e gli sposi poi, da soli ad affrontare le
delicate problematiche che riguardano la vita sentimentale e il rapporto con l’altro.
All’interno della Parrocchia, la presenza di tante famiglie ci ha portato ad arricchire il bagaglio di esperienza di vita sponsale fornendo diversi spunti di rapporti
fra coniugi e fra genitori e figli; la formula che rimane quella di fondare l’incontro sull’ascolto e l’approfondimento della Parola, porta il Vangelo all’interno
della nostra vita di tutti i giorni; i nostri ragionamenti
seguono vie talvolta tortuose o apparentemente fuori
tema, ma la presenza del sacerdote riesce a riportare
ogni esperienza di vita al nostro essere cristiani.
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DALLA
SICILIA, CON
VOCAZIONE
on sempre risulta facile parlare di sé. Ci
sono talmente tante cose da dire... che
mancano le parole! Inizio, perciò, col dire
che provengo da Isnello, piccolo paese di circa
duemila abitanti in provincia di Palermo, Diocesi
di Cefalù, posto in un “anfiteatro naturale” tra le
più alte cime delle Madonie. Ho ventiquattro anni.
A sedici ho intrapreso, nel Seminario della mia
Diocesi, il cammino di discernimento vocazionale.
Ho conseguito la Maturità Classica a Cefalù e poi il
Baccellierato in Teologia a Palermo, presso la
Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni
Evangelista”.Tra le mie passioni, voglio soprattutto
ricordare quella per la musica, coltivata amatorialmente prima presso la Banda del mio paese, poi in
Seminario, dove mi è stata offerta l’opportunità di
frequentare per quattro anni i corsi estivi di Canto
Gregoriano del Pontificio Istituto di Musica Sacra.
Ma veniamo alle cose davvero importanti: lo scorso 10 gennaio sono stato ordinato Diacono. Molti
mi chiedono il perché della Vocazione, di raccontare “cosa ho sentito…”. La storia della mia
Vocazione è molto semplice, e per questo, per me,
molto bella: è la storia della mia ricerca di Dio,
della mia graduale e imperfetta risposta al Suo
Amore. Sì, ho sentito qualcosa che mi ha spinto a
intraprendere questo cammino; sento ogni giorno
qualcosa che mi spinge e mi da forza: mi sento
amato gratuitamente dal Signore, e per questo –
nonostante il peccato – cerco di rispondergli
amandolo nella sua Sposa, la Chiesa. Negli anni di
Seminario, infatti, mi ha accompagnato la figura di
Giovanni il Battista, che oggi, attendendo con passione e desiderio di essere Prete, mi appare come
modello per ciò che sperò sarà il mio Ministero di
Presbitero: lui si dice amico dello Sposo che non
possiede la Sposa ma che l’ama proprio per l’amicizia con lo Sposo. Per questo presta tutto se stesso
allo Sposo; gli da voce, vive la testimonianza coerente del suo essergli amico; e quando è l’ora del
Suo sorgere, Giovanni scompare: «è necessario che Lui
cresca e io invece diminuisca». Ecco, in questa dinamica
– a mio avviso – si radica l’azione ministeriale del
Prete: amore gratuito e totale alla Chiesa, Sposa di
Cristo, che si fa accompagnamento, custodia, attesa, cammino… fino a permettere l’incontro personale di ciascun membro con il Signore. A quel
punto, anche per il Prete «è necessario che Lui cresca e io
invece diminuisca». Ecco in due parole la mia esperienza vocazionale. Ma ancora non ho parlato del perché, dallo scorso ottobre, mi trovo qui a Roma,
ospite di questa splendida Comunità Parrocchiale:
su suggerimento del mio Vescovo e del mio
Rettore, sto frequentando i corsi di specializzazione in Storia della Chiesa presso la Pontificia
Università Gregoriana. Ho accettato con gioia questo loro suggerimento; conoscendomi, infatti,
hanno scelto un ambito che mi ha sempre affascinato: la storia, visitata da Dio con la venuta del suo
Figlio, ci fa conoscere come, tra le traversie e infedeltà di noi uomini, la sua Grazia opera e germoglia… nonostante noi! Ringrazio di cuore questa
Comunità: il Parroco, tutti i Sacerdoti, le Suore e i
N
Fedeli. Sin dal primo giorno mi hanno mostrato
familiarità, accoglienza, gioia di condividere.
Ringrazio in particolare per il servizio richiestomi
di Assistente del Branco e del Reparto del Gruppo
Scout Roma 1. Stare accanto ai bambini e ai ragazzi assieme ai Capi mi fa sperimentare ogni giorno
la bellezza dell’annuncio del Vangelo non a parole,
ma con la testimonianza discreta e umile della vita.
D ON P IETRO P IRAINO
...ADESSO
SONO QUI
li ultimi giorni di novembre del 1970 mi
affacciavo in questo mondo, primo figlio di
mamma Brunella e papà Fabrizio. Mia
sorella Chiara sarebbe arrivata 2 anni dopo a riempire di calore la nostra famiglia già traboccante di
serenità. Mamma e papà mi hanno trasmesso il
Vangelo soprattutto con la loro testimonianza di
vita. E’ stato così mio grande desiderio di fare la
preparazione alla Comunione nella parrocchia di S.
Igino Papa a Colli Aniene, quartiere dove ci eravamo trasferiti quando avevo 8 anni (mentre il battesimo lo avevo ricevuto nella Basilica di San Paolo).
Ho ricevuto anche la cresima nella stessa parrocchia e lì mi recavo la domenica per partecipare alla
Messa. Il Signore mi è venuto incontro in maniera
particolare all’età di 19 anni, durante un convegno
di preghiera del Rinnovamento nello Spirito Santo
(uno dei movimenti ecclesiali nati dopo il Concilio
Vaticano II). Ho sperimentato in maniera fortissima il Suo amore ed ho sentito il bisogno di fare
partecipi anche altri di questa gioia. Così, mentre
frequentavo regolarmente gli incontri di preghiera
del Rinnovamento nella parrocchia di Nostra
Signora di Czestochowa, ho iniziato a fare catechesi per le cresime a S. Igino e ad animare la messa
con la chitarra. Nel mentre Dio apriva i miei orizzonti a tante realtà di Chiesa come il Movimento
dei Focolari, le associazioni caritative (come la
Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste
Benzi, della quale mia sorella fa parte da parecchi
anni), altre realtà carismatiche. Ancora non immaginavo neanche lontanamente che il Signore mi
avrebbe chiamato ad essere sacerdote. Lo iniziai a
capire durante un ritiro fatto nell’estate del 2001.
Tornato a casa dal ritiro, chiesi a un sacerdote di
Nostra Signora di Czestochowa di potermi confidare con lui. Poco tempo dopo mi presentarono
uno dei padri spirituali del Seminario Romano, il
quale mi aiutò nella scoperta di questa grande
chiamata. Decisi così di lasciare il lavoro e di iniziare questo nuovo capitolo della mia vita, probabilmente il più bello. Sono trascorsi ormai più di 5
anni dall’entrata in Seminario e sono felicissimo.
Sono stato ordinato diacono a fine ottobre e sono
stato assegnato alla parrocchia di San Roberto
Bellarmino. Qui spero di dare il mio contributo per
il bene delle persone che fanno parte di questa
bella comunità così come di tutte quelle che Dio
mi donerà. Ringrazio il Signore per la sua presenza costante, forte e amorevole nella mia vita e per
le tante persone che mi ha dato come esempio e
G
3
come aiuto. Vi chiedo di pregare per me perché
possa camminare sicuro verso di Lui insieme a voi.
D ON S IMONE C AROSI
LA MESSE
E’ MOLTA
i chiamo don Luigi Talarico, sono nato
nella città di Catanzaro il 1 settembre del
1980. Fin da bambino ho abitato in un
paese della costa ionica della provincia catanzarese:
Cropani Marina. L’infanzia e l’adolescenza le ho
trascorse nella semplicità e nella vivacità tra gli
amici del mio paese e compiendo gli studi fino alle
scuole medie. All’ età di quattordici anni sono
entrato nel seminario minore, Da seminarista ho frequentato il liceo ginnasiale, conseguendo il diploma e maturando nel frattempo la scelta definitiva
di abbracciare la vocazione sacerdotale. In quegli
anni, per me importantissimi, il clima accogliente
respirato nella comunità nel seminario e l’azione
misteriosa della Provvidenza mi spingevano a
pormi con forza la domanda sul mistero della mia
esistenza. L’esperienza di fede e la fiducia nel giudizio dei miei superiori sono stati la spinta affinché potessi con chiarezza rispondere a quello che
ho sempre ritenuto un invito rivolto a me direttamente: “la messe è molta gli operai sono pochi, seguimi ti farò
pescatore di uomini”. La scelta di accedere agli studi di
filosofia e teologia, presso il Pontifìcio Seminario
Regionale S. Pio X di Catanzaro, è stata il frutto di
quel cammino lento e semplice maturato negli
anni della mia adolescenza. Ho ricevuto l’ordinazione diaconale, il 2 ottobre del 2005 e quella presbiterale il 1 aprile del 2006 nella Parrocchia dove
sono nato. Nel giugno 2005 ho conseguito il
Baccalaureato in teologia, primo grado accademico.Trasferitomi a Roma tra le due ordinazioni, nel
settembre del 2005, mi sono iscritto alla specializzazione in Diritto Canonico presso la Pontificia
Università Lateranense, cercando di conciliare al
meglio le lezioni, lo studio, gli esami, la mia vita di
preghiera e piccole attività pastorali. Alla fine dei
tre anni prescritti, ho conseguito la specializzazione in diritto Canonico. Da quasi due anni la mia
vita sacerdotale si è arricchita della collaborazione
con l’Ufficio della Pastorale Universitaria della
Diocesi di Roma, esperienza nella quale continuo
ad essere impegnato. Pur proseguendo gli studi in
Diritto Canonico in vista del conseguimento del
Dottorato, ricevo da questo impegno pastorale - in
un ambiente assai delicato per l’evangelizzazione grandi incentivi per il mio ministero sacerdotale. A
distanza di quattro anni dal mio trasferimento a
Roma l’arrivo, quest’anno, presso la Parrocchia di
S. Roberto Bellarmino ha rappresentato l’ennesimo
dono che la Provvidenza, sommamente generosa,
mi ha voluto accordare. Luogo nel quale serenamente attingo - in un clima di edificante comunione presbiterale - ulteriori stimoli per la mia crescita venendo così a rappresentare una tappa significativa della mia storia personale.
D ON L UIGI TALARICO
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STELLE DELLA LIRICA
A SAN ROBERTO
eniamino Gigli non è stato l’unico
grande nome del teatro d’opera a dare
la sua voce alla nostra parrocchia.
Nell’immediato dopoguerra, in una Roma
in parte ancora segnata dai bombardamenti,
in parte già in ricostruzione, le iniziative
benefiche a favore di orfani, di reduci, di
senza tetto, erano numerose e sovente affidate a personalità di alto prestigio, in sale e
saloni di privati, di alberghi, di associazioni
culturali, di chiese. Desta ancor oggi sensazione leggere il semplice foglio dattiloscritto che testimonia un concerto di beneficenza dato il 22 giugno 1946 nella “sala di San
Roberto Bellarmino” (probabilmente il
futuro cinema) da Boris Christoff, Tito
Gobbi, Maria Pedrini e Franca Cioeta, con la
collaborazione pianistica di Annibale Bizzelli
e Tilde Gobbi-De Rensis; ossia da nomi e
voci di casa alla Scala come all’Opera di
Roma, a Vienna come a Londra. L’unico parrocchiano dei tre cantanti era curiosamente
il bulgaro ortodosso Boris Christoff. Giunto
a Roma nel 1942 con una borsa di studio
del re Boris di Bulgaria, Christoff vi era tornato nell’autunno del 1945, dopo due anni
di difficile prigionia in Austria, con nulla più
che il vestito indossato e una macchina fotografica, ma con l’intento di completare gli
studi già iniziati con il celebre Riccardo
Stracciari. Viene accolto, con un’ “ospitalità
senza spese”, in casa dell’anziano ammiraglio Roberti, in Via Tre Madonne e vi stabilisce un’ottima amicizia con la “famiglia del
piano di sotto”, i Bolondi, dove presto si trasferisce, dove può raccontare i suoi primi
successi: all’Accademia di S. Cecilia, nella
provincia laziale, in una Bohéme a Reggio
Calabria. E non solo a loro, ma anche agli
ospiti d’uno dei salotti lirici al tempo più
B
AGAPE per essere comunità a S. Roberto
Foglio di informazione e di riflessione
proposto dalla Comunità Parrocchiale
S. Roberto Bellarmino in Roma
www.parrocchiasanrobertobellarminoroma.it
proprietà: Parrocchia S. Roberto Bellarmino,
Via Panama 13 Roma
direttore editoriale: Gianrico Ruzza
direttore responsabile: Andrea Monda
progetto grafico: Patrizia Marrocco
www.pm-design.it
tipografia: Varesina di Nozza Donato
Via Domenico Cavalca, 93 - Roma
tel. 06.87122142
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n. 97/2007 del 09/03/2007
Boris Christoff
Maria Pedrini
frequentati di Roma: quello di Matilde
Coen, in Viale Parioli, dove passano per
almeno dieci anni quasi tutti i grandi nomi
della lirica, direttori, cantanti, registi e da
dove, grazie all’intraprendenza e all’affabilità della padrona di casa, giungono spesso
proposte concertistiche e benefiche per la
Sala di San Roberto Bellarmino. Dai Bolondi
Christoff conosce nel marzo del 1946 Tito e
Tilde Gobbi. Gobbi è il baritono “nuovo” di
quegli anni: cantante e interprete di genialità e fantasia sorprendenti, si era affermato
anche come attore cinematografico, in films
storici e operistici, talvolta accanto ad Anna
Magnani e Gina Lollobrigida. La moglie,
Tilde De Rensis, pianista, è figlia d’uno dei
maggiori critici musicali romani, Raffaello
De Rensis. Con loro è spesso la sorella di lei,
Franca, violinista, che Christoff sposerà di lì
a pochi anni. Salvo quest’ultimo, nessuno di
loro abita ai Parioli, ma villa De Rensis è in
Via Clitunno, ossia sul confine del territorio
parrocchiale: ed è da vent’anni il punto di
raccolta dell’ “intellighentia” musicale
romana, Casella, Malipiero, Wolf-Ferrari e
Zandonai in testa, oltre che la sede d’una tra
le più cospicue biblioteche musicali private
del tempo, oggi donata alla Biblioteca
Nazionale. Non dovette temere certo il confronto né con Christoff, né con Gobbi la
principale cantante coinvolta nel concerto:
ché Maria Pedrini fu certo tra le voci più
doviziose apparse nel ventennio 1936-1956.
Nata a Brisighella, in Romagna, ma romana
d’adozione, soprano autenticamente drammatico, interprete di riferimento per Bellini
(Norma era il suo grande ruolo), Donizetti
e Verdi, stilista attenta anche al repertorio
Tito Gobbi
sacro (fu donna di grande dirittura morale e
di fervida fede), era allora al vertice della
propria carriera, imponendosi come presenza
costante all’Opera di Roma, alla Scala (che
inaugurerà, dopo la ricostruzione, proprio
nel 1946 col Nabucco) e soprattutto al San
Carlo di Napoli. Stupisce per contro l’inserimento nel programma del nome di Franca
Cioeta: un soprano leggero più nota negli
anni Quaranta come attrice cinematografica
nel genere non dimenticato dei “telefoni
bianchi”. Ognuno dei cantanti - Gobbi
accompagnato dalla moglie, gli altri dal pianista Annibale Bizzelli - offrì pagine operistiche
tra le più accattivanti del proprio repertorio.
Non è dato sapere a chi venisse devoluto il
ricavato benefico del concerto, che dovette
comunque essere rilevante. Presto l’ampliamento internazionale del “mercato musicale”, gli impegni di cantanti e musicisti resi
pressanti dall’uso dell’aereo, renderanno
pressoché impossibili i concerti – familiari e
prestigiosi insieme – della Sala San Roberto
Bellarmino. Piccola, ma significativa testimonianza del gusto e della prassi di un’epoca.
D ON M AURIZIO M ODUGNO