Giornale Agàpe - Parrocchia San Roberto Bellarmino
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Giornale Agàpe - Parrocchia San Roberto Bellarmino
agape-n4-2008-pantone 7-04-2009 9:40 Pagina 1 N. Foglio di informazione e di riflessione proposto dalla Comunità Parrocchiale S. Roberto Bellarmino in Roma 4 - aprile | 2009 w w w. p a r r o c c h i a s a n r o b e r t o b e l l a r m i n o r o m a . i t DALLE TENEBRE ALLA LUCE er la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt 2,4-10) (Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Lumen Gentium, 10). L’immersione in Cristo, sperimentata nella vita quotidiana. Oggi -entrando nella nostra chiesa parrocchiale- proprio così appare raffigurato il percorso di chiunque intenda camminare verso la luce della Pasqua. Infatti, nella prima cappella di sinistra troviamo un trittico che ha per protagonista il Cristo umile che chiede a Giovanni il battezzatore di compiere anche su di Lui il lavacro di rigenerazione. La prima immagine che appare ai nostri occhi è un’immagine di semioscurità: un albero che si staglia sotto un riflesso di luce lunare. Simbolo dell’esistenza precaria e fuggevole dell’uomo, manifestazione dell’origine del dubbio e della fatica del credere. La natura circonda quest’albero nel sogno di una purezza originaria che il peccato ha (soltanto in parte) cancellato, oscurando la speranza. Ma ecco P che l’immagine centrale ridona quella speranza, larga come un fiume d’acqua rigeneratrice e fluente che inonda coi suoi flutti una terra ubertosa e desiderosa di luce. Sì, nella pala centrale, risplende una grande luce solare, rappresentante la maestà divina proprio mentre il Figlio unigenito riceve sul suo capo l’acqua della vita nuova. Egli è la Vita, Egli è la Novità, Egli è la Salvezza per il suo popolo, desideroso di bellezza e di verità. Proprio per questo l’umiltà che lo spinge a chiedere il segno battesimale muoverà il braccio del battezzatore per essere la “leva dell’amore” che trasforma la storia: lo Spirito aleggia sulla scena in cui simbolicamente compare il cammino dell’uomo tratteggiato sulle rive del fiume, sponde costeggiate da alberi rigogliosi (ulivi, segno della fecondità della terra e del balsamo dell’olio e palme segno della testimonianza e della forza dinanzi alle intemperie ed alle persecuzioni). Gesù è al centro di quel fiume (e quel fiume è la vita che scorre), innalzato su di un ponte, che diviene nell’immaginario il ponte tra l’humanum bisognoso di salvezza ed il divinum che offre la speranza di risorgere da un’esistenza prima votata alla morte, ora –invece- proiettata nell’eternità dei risorti. Chi entra in una chiesa, simbolicamente inizia un percorso che lo condurrà verso la pienezza del banchetto eucaristico, dove la Pasqua si compie e dove la Vita trionfa. Lì, nel banchetto attualizzato nel memoriale ogni uomo è invitato alla Comunione con il Signore della vita, lì (ma è qui per noi, sotto il grande mosaico absidale) lo Spirito divino ispira la ricerca dell’uomo e la porta a compiersi nell’affidamento della mensa sulla quale Cristo, il Pane fragrante si fa nutrimento dell’anima assetata. Non sorprende, dunque, che la terza raffigurazione, quella più a destra guardando la parete di fondo della cappella, permetta alla nostra immaginazione di credere che da una roccia brulla possa nascere un ulivo verdeggiante e solido, che fa ombra ad un uomo felice mentre lavora la terra. Il sole splende su colui che, camminando senza stancarsi, ha trovato finalmente la luce che brilla. Quella luce è Cristo! Cristo luce del mondo, sentiremo cantare nella Veglia pasquale della notte santa. Sì, Cristo è veramente risorto! Alleluja, la vita rinasce, la speranza è certa, ogni uomo può incontrare il Risorto se apre il suo cuore al mistero divino. Che il Cristo Risorto porti ad ogni famiglia la gioia e la pace! D ON G IANRICO RUZZA P.S. L’opera che realmente abbellisce la cappella del Battistero (in origine era presente una scultura bronzea raffigurante il Battista, trafugata molti anni fa) è stata realizzata dal pittore Carlo Busiri Vici, figlio del grande architetto Clemente, che ha progettato e realizzato la nostra chiesa parrocchiale nel 1933. Carlo ha realizzato l’opera pensando alla nostra chiesa e –specificamente alla cappella che era priva del suo abbellimento ad ornamento del fonte battesimale di pregevole fattura- e dedicandola alla memoria dei suoi cari genitori. Desidero esprimergli vivo plauso da parte dell’intera comunità. Mi sia permesso aggiungere una personale nota di gratitudine per la condivisione del progetto e lo scambio di idee ed opinioni in corso d’opera: l’amicizia è perla preziosa, sempre! G.R. C risto è risorto! A lleluja B uona P asqua con un augurio di autentica e profonda gioia! agape-n4-2008-pantone 7-04-2009 9:40 Pagina 2 2 | n. 4 - aprile 2009 LA FESTA DI SAN ROBERTO BELLARMINO nche quest’anno la festa di San Roberto Bellarmino ha proposto un calendario di manifestazioni assai vario. L’apertura era affidata, mercoledì 17 settembre ad un’ importante serata di spiritualità e musica dedicata al tema dello Stabat Mater. Veniva infatti eseguito lo Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi, inframezzato da letture di brani del Bellarmino tratti dalle sue opere ascetiche ed omiletiche. Gli interpreti prestigiosi del capolavoro pergolesiano erano il soprano Denia Mazzola Gavazzeni e il contralto Elena Zilio. L’Orchestra dell’Impresario – un complesso di strumenti antichi specializzato nel repertorio classico e barocco - era diretta da Federico Longo. Voce recitante l’attrice Hélène Olivi. La parte musicale era preceduta da una breve prolusione del prof. Pasquale Giustiniani, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e fra i massimi studiosi dell’opera del Bellarmino. In occasione della serata – alla quale tutti gli artisti hanno partecipato a titolo di beneficenza - è stata promossa una raccolta di fondi per il restauro del grande organo della parrocchia - un Tamburini costruito nel 1937 - raccolta che ha ottenuto risultati assai positivi e a seguito della quale nel prossimo autunno verranno iniziati i lavori di restauro ed ampliamento. Il giorno dopo, presso il A La prova generale del concerto Centro Culturale, in Via Panama 13 alle ore 19, il prof. don Ubaldo Giannetto, sdb, docente presso l’Università Pontificia Salesiana, teneva una conversazione sul tema L’opera catechistica di San Roberto Bellarmino, ponendo in rilievo l’importanza del catechismo curato dal Bellarmino – rimasto in uso per secoli – e la singolare modernità delle intuizioni didattiche del Santo. Venerdì 19 settembre, alle ore 18, nella chiesa di Piazza Ungheria, ci si è tenuta un’Ora d’Adorazione Eucaristica, con meditazioni tratte da testi del Bellarmino. Domenica 21 settembre, infine, S. E. PER LODARE L’AMORE oci sparse da uno dei gruppi famiglie che attualmente vivono nella nostra Comunità. Le abbiamo raccolte, chiedendo alle coppie partecipanti di dirci come percepiscono l’esperienza in cui sono coinvolti (nel caso delle persone che hanno risposto,l’esperienza è al terzo anno di vita). Le “ascoltiamo”, nella speranza che possano essere uno stimolo per tutte quelle famiglie che avvertono l’esigenza di un cammino spirituale più approfondito. V La partecipazione al gruppo permette di condividere con altre coppie la propria esperienza di matrimonio. Il vedersi con costanza partendo dall’approfondimento di alcuni passi delle Sacre Scritture, porta ogni coppia a ripensare come il messaggio cristiano entri quotidianamente nel matrimonio; stiamo comprendendo che non esistono le letture da una parte e il matrimonio dall’altra. Il cammino della coppia è aiutato dal messaggio e a questo dovrebbe ispirarsi. Ciò appare scontato e di facile realizzazione, ma ci siamo accorti come sia difficile conciliare questi due settori. Visto sotto questa luce la lettura diventa più difficile; gli stimoli che offre sono diversi e l’applicazione di questi nella vita quotidiana, nell’educazione dei figli, a volte sembra impossibile o almeno sembrerebbe non rivolta a noi; è con l’aiuto delle altre coppie, attraverso il racconto delle loro esperienze, con le spiegazioni che riceviamo che qualcosa si chiarisce. Il matrimonio cristiano deve essere aiutato dalla Parola, molte spiegazioni di problemi relativi a difficoltà che incontriamo sono presenti nella ricchezza che ci offre. Il resto tocca a noi….a casa ogni giorno. Che cosa cerchiamo partecipando al gruppo famiglie? L’entrata nel gruppo è scaturita dal desiderio di ritagliare uno spazio fuori dal vortice della quotidianità per fermarsi, insieme agli altri, a riflettere e cercar di comprendere meglio l’esperienza familiare. L’interesse per noi in particolare ha avuto origine dalla precedente partecipazione al gruppo di coppie tenuto insieme da padre Daniele. Dopo l’arrivo dei nostri bambini, Ginevra e Federico, si è approfondita l’esigenza di una guida per un cammino di vita cristiana.Abbiamo pensato che tale guida potesse esserci offerta dall’esempio di persone immerse nella nostra stessa esperienza, nell’ascolto degli altri e della parola di Dio in tutti I modi in cui questa si rivela durante I nostri incontri. Che cosa vi abbiamo trovato? Ci siamo trovati di fronte a una grande autenticità e voglia di comunicare insieme all’interno del gruppo. Siamo rimasti molto coinvolti spiritualmente, emotivamente dalla forza della Parola di Dio che ritroviamo nel percorso, a volte impervio, della Scrittura, fornendoci le chiavi di apertura alla vera tenerezza verso noi stessi, l’uno verso l’altro, verso i figli, verso coloro che stanno intorno e vicini alla famiglia. Abbiamo incontrato persone con le quali è stimolante e piacevole riunirsi. Per noi la scelta di partecipare all’incontro mensile con il gruppo di famiglie della parrocchia è nato dal desiderio di condividere con altri, alla luce della Parola di Dio, la nostra esperienza di sposi e di genitori e di trovare, come coppia, un tempo dedicato in cui metterci di fronte al Signore e farci guidare da Lui. Allo stesso tempo, avevamo il desiderio di appartenere in maniera più significativa alla comunità di san Roberto.In termini concreti tutto questo si è realizzato assumendo i colori di un’esperienza per noi gioiosa e significativa che pone le sue basi su una rete di relazioni umane affettuose fra noi adulti e fra i nostri figli. Ritrovarci mensilmente nelle case -ora di una, ora di un’altra famiglia- per riflettere sul Vangelo, condividere i nostri pensieri, pregare e terminare l’incontro con una cena partecipata rappresenta un tempo di “grazia” in cui sentiamo dare nutrimento al nostro bisogno di Dio e di relazioni significative. Abbiamo cominciato a partecipare agli incontri del gruppo principalmente per il desiderio di condividere con altre coppie un modello di famiglia cristiana, e per cercare insieme un aiuto nell’educazione cristiana dei figli.Abbiamo provato a lasciare una porta aperta a Mons. Mauro Piacenza, Arcivescovo titolare di Vittoriana, Segretario della Congregazione per il Clero, ha presieduto una S. Messa Solenne concelebrata in onore del Santo Patrono. IL PARROCO E LA COMUNITÀ PARROCCHIALE VIVAMENTE RINGRAZIANO TUTTI COLORO CHE HANNO VOLUTO CONTRIBUIRE AL RESTAURO DELL’ORGANO Gesù, affinché ci guidasse con la sua Parola, pensando che fosse la via migliore per avere un aiuto che ci permettesse di superare le difficoltà della vita di tutti i giorni. Ci piaceva poi l’idea di un gruppo di giovani coppie che si confrontano con altre coppie, e speravamo nella costruzione di una sana amicizia tra famiglie, per cercare di essere più partecipi alla vita della comunità parrocchiale di San Roberto. Che cosa vi abbiamo trovato? Un pomeriggio al mese da dedicarci interamente Il piacere di stare insieme ad amici con amore fraterno La presenza di Gesù tra noi La ricchezza della Parola La capacità di mantenere viva per un mese la Parola in casa, al lavoro, nella vita quotidiana In questo modo stiamo costruendo un dialogo non solo di gruppo, ma anche di coppia, che si apre al confronto con la Parola di Dio, facendo crescere in noi e tra di noi un amore profondo. Siamo convinti che, per le persone sposate, la salvezza dell’uno passa attraverso l’altro. Per questo, già da fidanzati, abbiamo ricercato esperienze di approfondimento delle fede incentrate sulla coppia, sulla famiglia, scontrandoci con una realtà ecclesiale in cui, nella maggior parte dei casi, la pastorale per famiglie non viene curata con lo stesso impegno con cui viene curato il catechismo per i piccoli o le attività per i giovani. Come se, una volta che l’individuo smette di essere solo tale e si forma una coppia, questa venisse abbandonata a se stessa, lasciando i fidanzati prima, e gli sposi poi, da soli ad affrontare le delicate problematiche che riguardano la vita sentimentale e il rapporto con l’altro. All’interno della Parrocchia, la presenza di tante famiglie ci ha portato ad arricchire il bagaglio di esperienza di vita sponsale fornendo diversi spunti di rapporti fra coniugi e fra genitori e figli; la formula che rimane quella di fondare l’incontro sull’ascolto e l’approfondimento della Parola, porta il Vangelo all’interno della nostra vita di tutti i giorni; i nostri ragionamenti seguono vie talvolta tortuose o apparentemente fuori tema, ma la presenza del sacerdote riesce a riportare ogni esperienza di vita al nostro essere cristiani. agape-n4-2008-pantone 7-04-2009 9:40 Pagina 3 n. 4 - aprile 2009 | DALLA SICILIA, CON VOCAZIONE on sempre risulta facile parlare di sé. Ci sono talmente tante cose da dire... che mancano le parole! Inizio, perciò, col dire che provengo da Isnello, piccolo paese di circa duemila abitanti in provincia di Palermo, Diocesi di Cefalù, posto in un “anfiteatro naturale” tra le più alte cime delle Madonie. Ho ventiquattro anni. A sedici ho intrapreso, nel Seminario della mia Diocesi, il cammino di discernimento vocazionale. Ho conseguito la Maturità Classica a Cefalù e poi il Baccellierato in Teologia a Palermo, presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista”.Tra le mie passioni, voglio soprattutto ricordare quella per la musica, coltivata amatorialmente prima presso la Banda del mio paese, poi in Seminario, dove mi è stata offerta l’opportunità di frequentare per quattro anni i corsi estivi di Canto Gregoriano del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Ma veniamo alle cose davvero importanti: lo scorso 10 gennaio sono stato ordinato Diacono. Molti mi chiedono il perché della Vocazione, di raccontare “cosa ho sentito…”. La storia della mia Vocazione è molto semplice, e per questo, per me, molto bella: è la storia della mia ricerca di Dio, della mia graduale e imperfetta risposta al Suo Amore. Sì, ho sentito qualcosa che mi ha spinto a intraprendere questo cammino; sento ogni giorno qualcosa che mi spinge e mi da forza: mi sento amato gratuitamente dal Signore, e per questo – nonostante il peccato – cerco di rispondergli amandolo nella sua Sposa, la Chiesa. Negli anni di Seminario, infatti, mi ha accompagnato la figura di Giovanni il Battista, che oggi, attendendo con passione e desiderio di essere Prete, mi appare come modello per ciò che sperò sarà il mio Ministero di Presbitero: lui si dice amico dello Sposo che non possiede la Sposa ma che l’ama proprio per l’amicizia con lo Sposo. Per questo presta tutto se stesso allo Sposo; gli da voce, vive la testimonianza coerente del suo essergli amico; e quando è l’ora del Suo sorgere, Giovanni scompare: «è necessario che Lui cresca e io invece diminuisca». Ecco, in questa dinamica – a mio avviso – si radica l’azione ministeriale del Prete: amore gratuito e totale alla Chiesa, Sposa di Cristo, che si fa accompagnamento, custodia, attesa, cammino… fino a permettere l’incontro personale di ciascun membro con il Signore. A quel punto, anche per il Prete «è necessario che Lui cresca e io invece diminuisca». Ecco in due parole la mia esperienza vocazionale. Ma ancora non ho parlato del perché, dallo scorso ottobre, mi trovo qui a Roma, ospite di questa splendida Comunità Parrocchiale: su suggerimento del mio Vescovo e del mio Rettore, sto frequentando i corsi di specializzazione in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Ho accettato con gioia questo loro suggerimento; conoscendomi, infatti, hanno scelto un ambito che mi ha sempre affascinato: la storia, visitata da Dio con la venuta del suo Figlio, ci fa conoscere come, tra le traversie e infedeltà di noi uomini, la sua Grazia opera e germoglia… nonostante noi! Ringrazio di cuore questa Comunità: il Parroco, tutti i Sacerdoti, le Suore e i N Fedeli. Sin dal primo giorno mi hanno mostrato familiarità, accoglienza, gioia di condividere. Ringrazio in particolare per il servizio richiestomi di Assistente del Branco e del Reparto del Gruppo Scout Roma 1. Stare accanto ai bambini e ai ragazzi assieme ai Capi mi fa sperimentare ogni giorno la bellezza dell’annuncio del Vangelo non a parole, ma con la testimonianza discreta e umile della vita. D ON P IETRO P IRAINO ...ADESSO SONO QUI li ultimi giorni di novembre del 1970 mi affacciavo in questo mondo, primo figlio di mamma Brunella e papà Fabrizio. Mia sorella Chiara sarebbe arrivata 2 anni dopo a riempire di calore la nostra famiglia già traboccante di serenità. Mamma e papà mi hanno trasmesso il Vangelo soprattutto con la loro testimonianza di vita. E’ stato così mio grande desiderio di fare la preparazione alla Comunione nella parrocchia di S. Igino Papa a Colli Aniene, quartiere dove ci eravamo trasferiti quando avevo 8 anni (mentre il battesimo lo avevo ricevuto nella Basilica di San Paolo). Ho ricevuto anche la cresima nella stessa parrocchia e lì mi recavo la domenica per partecipare alla Messa. Il Signore mi è venuto incontro in maniera particolare all’età di 19 anni, durante un convegno di preghiera del Rinnovamento nello Spirito Santo (uno dei movimenti ecclesiali nati dopo il Concilio Vaticano II). Ho sperimentato in maniera fortissima il Suo amore ed ho sentito il bisogno di fare partecipi anche altri di questa gioia. Così, mentre frequentavo regolarmente gli incontri di preghiera del Rinnovamento nella parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa, ho iniziato a fare catechesi per le cresime a S. Igino e ad animare la messa con la chitarra. Nel mentre Dio apriva i miei orizzonti a tante realtà di Chiesa come il Movimento dei Focolari, le associazioni caritative (come la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, della quale mia sorella fa parte da parecchi anni), altre realtà carismatiche. Ancora non immaginavo neanche lontanamente che il Signore mi avrebbe chiamato ad essere sacerdote. Lo iniziai a capire durante un ritiro fatto nell’estate del 2001. Tornato a casa dal ritiro, chiesi a un sacerdote di Nostra Signora di Czestochowa di potermi confidare con lui. Poco tempo dopo mi presentarono uno dei padri spirituali del Seminario Romano, il quale mi aiutò nella scoperta di questa grande chiamata. Decisi così di lasciare il lavoro e di iniziare questo nuovo capitolo della mia vita, probabilmente il più bello. Sono trascorsi ormai più di 5 anni dall’entrata in Seminario e sono felicissimo. Sono stato ordinato diacono a fine ottobre e sono stato assegnato alla parrocchia di San Roberto Bellarmino. Qui spero di dare il mio contributo per il bene delle persone che fanno parte di questa bella comunità così come di tutte quelle che Dio mi donerà. Ringrazio il Signore per la sua presenza costante, forte e amorevole nella mia vita e per le tante persone che mi ha dato come esempio e G 3 come aiuto. Vi chiedo di pregare per me perché possa camminare sicuro verso di Lui insieme a voi. D ON S IMONE C AROSI LA MESSE E’ MOLTA i chiamo don Luigi Talarico, sono nato nella città di Catanzaro il 1 settembre del 1980. Fin da bambino ho abitato in un paese della costa ionica della provincia catanzarese: Cropani Marina. L’infanzia e l’adolescenza le ho trascorse nella semplicità e nella vivacità tra gli amici del mio paese e compiendo gli studi fino alle scuole medie. All’ età di quattordici anni sono entrato nel seminario minore, Da seminarista ho frequentato il liceo ginnasiale, conseguendo il diploma e maturando nel frattempo la scelta definitiva di abbracciare la vocazione sacerdotale. In quegli anni, per me importantissimi, il clima accogliente respirato nella comunità nel seminario e l’azione misteriosa della Provvidenza mi spingevano a pormi con forza la domanda sul mistero della mia esistenza. L’esperienza di fede e la fiducia nel giudizio dei miei superiori sono stati la spinta affinché potessi con chiarezza rispondere a quello che ho sempre ritenuto un invito rivolto a me direttamente: “la messe è molta gli operai sono pochi, seguimi ti farò pescatore di uomini”. La scelta di accedere agli studi di filosofia e teologia, presso il Pontifìcio Seminario Regionale S. Pio X di Catanzaro, è stata il frutto di quel cammino lento e semplice maturato negli anni della mia adolescenza. Ho ricevuto l’ordinazione diaconale, il 2 ottobre del 2005 e quella presbiterale il 1 aprile del 2006 nella Parrocchia dove sono nato. Nel giugno 2005 ho conseguito il Baccalaureato in teologia, primo grado accademico.Trasferitomi a Roma tra le due ordinazioni, nel settembre del 2005, mi sono iscritto alla specializzazione in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense, cercando di conciliare al meglio le lezioni, lo studio, gli esami, la mia vita di preghiera e piccole attività pastorali. Alla fine dei tre anni prescritti, ho conseguito la specializzazione in diritto Canonico. Da quasi due anni la mia vita sacerdotale si è arricchita della collaborazione con l’Ufficio della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma, esperienza nella quale continuo ad essere impegnato. Pur proseguendo gli studi in Diritto Canonico in vista del conseguimento del Dottorato, ricevo da questo impegno pastorale - in un ambiente assai delicato per l’evangelizzazione grandi incentivi per il mio ministero sacerdotale. A distanza di quattro anni dal mio trasferimento a Roma l’arrivo, quest’anno, presso la Parrocchia di S. Roberto Bellarmino ha rappresentato l’ennesimo dono che la Provvidenza, sommamente generosa, mi ha voluto accordare. Luogo nel quale serenamente attingo - in un clima di edificante comunione presbiterale - ulteriori stimoli per la mia crescita venendo così a rappresentare una tappa significativa della mia storia personale. D ON L UIGI TALARICO M agape-n4-2008-pantone 7-04-2009 9:40 Pagina 4 4 | n. 4 - aprile 2009 STELLE DELLA LIRICA A SAN ROBERTO eniamino Gigli non è stato l’unico grande nome del teatro d’opera a dare la sua voce alla nostra parrocchia. Nell’immediato dopoguerra, in una Roma in parte ancora segnata dai bombardamenti, in parte già in ricostruzione, le iniziative benefiche a favore di orfani, di reduci, di senza tetto, erano numerose e sovente affidate a personalità di alto prestigio, in sale e saloni di privati, di alberghi, di associazioni culturali, di chiese. Desta ancor oggi sensazione leggere il semplice foglio dattiloscritto che testimonia un concerto di beneficenza dato il 22 giugno 1946 nella “sala di San Roberto Bellarmino” (probabilmente il futuro cinema) da Boris Christoff, Tito Gobbi, Maria Pedrini e Franca Cioeta, con la collaborazione pianistica di Annibale Bizzelli e Tilde Gobbi-De Rensis; ossia da nomi e voci di casa alla Scala come all’Opera di Roma, a Vienna come a Londra. L’unico parrocchiano dei tre cantanti era curiosamente il bulgaro ortodosso Boris Christoff. Giunto a Roma nel 1942 con una borsa di studio del re Boris di Bulgaria, Christoff vi era tornato nell’autunno del 1945, dopo due anni di difficile prigionia in Austria, con nulla più che il vestito indossato e una macchina fotografica, ma con l’intento di completare gli studi già iniziati con il celebre Riccardo Stracciari. Viene accolto, con un’ “ospitalità senza spese”, in casa dell’anziano ammiraglio Roberti, in Via Tre Madonne e vi stabilisce un’ottima amicizia con la “famiglia del piano di sotto”, i Bolondi, dove presto si trasferisce, dove può raccontare i suoi primi successi: all’Accademia di S. Cecilia, nella provincia laziale, in una Bohéme a Reggio Calabria. E non solo a loro, ma anche agli ospiti d’uno dei salotti lirici al tempo più B AGAPE per essere comunità a S. Roberto Foglio di informazione e di riflessione proposto dalla Comunità Parrocchiale S. Roberto Bellarmino in Roma www.parrocchiasanrobertobellarminoroma.it proprietà: Parrocchia S. Roberto Bellarmino, Via Panama 13 Roma direttore editoriale: Gianrico Ruzza direttore responsabile: Andrea Monda progetto grafico: Patrizia Marrocco www.pm-design.it tipografia: Varesina di Nozza Donato Via Domenico Cavalca, 93 - Roma tel. 06.87122142 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 97/2007 del 09/03/2007 Boris Christoff Maria Pedrini frequentati di Roma: quello di Matilde Coen, in Viale Parioli, dove passano per almeno dieci anni quasi tutti i grandi nomi della lirica, direttori, cantanti, registi e da dove, grazie all’intraprendenza e all’affabilità della padrona di casa, giungono spesso proposte concertistiche e benefiche per la Sala di San Roberto Bellarmino. Dai Bolondi Christoff conosce nel marzo del 1946 Tito e Tilde Gobbi. Gobbi è il baritono “nuovo” di quegli anni: cantante e interprete di genialità e fantasia sorprendenti, si era affermato anche come attore cinematografico, in films storici e operistici, talvolta accanto ad Anna Magnani e Gina Lollobrigida. La moglie, Tilde De Rensis, pianista, è figlia d’uno dei maggiori critici musicali romani, Raffaello De Rensis. Con loro è spesso la sorella di lei, Franca, violinista, che Christoff sposerà di lì a pochi anni. Salvo quest’ultimo, nessuno di loro abita ai Parioli, ma villa De Rensis è in Via Clitunno, ossia sul confine del territorio parrocchiale: ed è da vent’anni il punto di raccolta dell’ “intellighentia” musicale romana, Casella, Malipiero, Wolf-Ferrari e Zandonai in testa, oltre che la sede d’una tra le più cospicue biblioteche musicali private del tempo, oggi donata alla Biblioteca Nazionale. Non dovette temere certo il confronto né con Christoff, né con Gobbi la principale cantante coinvolta nel concerto: ché Maria Pedrini fu certo tra le voci più doviziose apparse nel ventennio 1936-1956. Nata a Brisighella, in Romagna, ma romana d’adozione, soprano autenticamente drammatico, interprete di riferimento per Bellini (Norma era il suo grande ruolo), Donizetti e Verdi, stilista attenta anche al repertorio Tito Gobbi sacro (fu donna di grande dirittura morale e di fervida fede), era allora al vertice della propria carriera, imponendosi come presenza costante all’Opera di Roma, alla Scala (che inaugurerà, dopo la ricostruzione, proprio nel 1946 col Nabucco) e soprattutto al San Carlo di Napoli. Stupisce per contro l’inserimento nel programma del nome di Franca Cioeta: un soprano leggero più nota negli anni Quaranta come attrice cinematografica nel genere non dimenticato dei “telefoni bianchi”. Ognuno dei cantanti - Gobbi accompagnato dalla moglie, gli altri dal pianista Annibale Bizzelli - offrì pagine operistiche tra le più accattivanti del proprio repertorio. Non è dato sapere a chi venisse devoluto il ricavato benefico del concerto, che dovette comunque essere rilevante. Presto l’ampliamento internazionale del “mercato musicale”, gli impegni di cantanti e musicisti resi pressanti dall’uso dell’aereo, renderanno pressoché impossibili i concerti – familiari e prestigiosi insieme – della Sala San Roberto Bellarmino. Piccola, ma significativa testimonianza del gusto e della prassi di un’epoca. D ON M AURIZIO M ODUGNO