PROVINCIA DI BERGAMO COMUNE DI SUISIO

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PROVINCIA DI BERGAMO COMUNE DI SUISIO
PROVINCIA DI BERGAMO
COMUNE DI SUISIO
COMPONENTE GEOLOGICA
NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
Carlo Pedrali
geologo
INDICE
1. PREMESSA ___________________________________________________________6
2. METODOLOGIA DELLO STUDIO ________________________________________6
3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ______________________________________8
4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO____________________8
5. ASPETTI CLIMATICI _________________________________________________10
5.1. QUALITA' DELL'ARIA ____________________________________________________ 11
6. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE ____________________________________13
6.1 RILIEVO GEOLOGICO ____________________________________________________ 13
6.1.1. Depositi quaternari ______________________________________________________________ 13
7. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE ED ELEMENTI GEOPEDOLOGICI22
7.1 RILIEVO GEOMORFOLOGICO ____________________________________________ 22
7.1.1. Legenda della carta geomorfologica_________________________________________________ 27
7.2 INDAGINE GEOPEDOLOGICA _____________________________________________ 28
7.2.1. I suoli del territorio di Suisio ______________________________________________________ 31
7.2.2. Legenda geopedologica __________________________________________________________ 33
8. IDROGRAFIA eD IDROGEOLOGIA _____________________________________43
8.1 IDROGRAFIA_____________________________________________________________ 43
8.2 IDROGEOLOGIA _________________________________________________________ 56
8.2.1. Struttura idrogeologica ___________________________________________________________ 56
8.2.2.Caratteristiche della falda _________________________________________________________ 60
9. QUALITA’ DELLE ACQUE _____________________________________________64
9.1. ACQUE SUPERFICIALI ___________________________________________________ 65
9.2 ACQUE SOTTERRANEE ___________________________________________________ 67
9.2.1. Principali casi d'inquinamento _____________________________________________________ 74
9.3 FACIES IDROCHIMICHE __________________________________________________ 75
10. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TERRENI_____________________79
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11. CAVE E DISCARICHE________________________________________________82
12. SISMICITA’ DEL SITO _______________________________________________83
13. CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA ________________83
14. CARTA DI SINTESI __________________________________________________85
14.1. ASPETTI GEOLOGICO - GEOTECNICI ____________________________________ 85
14.2. ASPETTI GEOMORFOLOGICI____________________________________________ 86
14.3. ASPETTI IDROLOGICI ED IDROGEOLOGICI______________________________ 86
14.3.1. Idrologia _____________________________________________________________________ 86
14.3.2. Idrogeologia __________________________________________________________________ 87
14.4. ASPETTI AMBIENTALI __________________________________________________ 88
14.4.1. Vincoli ______________________________________________________________________ 88
14.4.2. Cave e discariche ______________________________________________________________ 89
15. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO____90
16. BIBLIOGRAFIA _____________________________________________________99
Si ricorda che la finalità del presente lavoro è esclusivamente quella di fornire indicazioni
generali di tipo geologico per la pianificazione territoriale, tali indicazioni non sono
utilizzabili quindi per problematiche relative alla progettazione specifica di un'opera.
Tutti i diritti di riproduzione e di rielaborazione sono riservati (Legge 22/04/1941 n.633).
data 23/04/1998
Versione modificata il 30/08/2002 a seguito del parere preliminare Regione Lombardia del
9/06/2002 (lett. prot. Z1.2002.31143)
Dott. Geol. Pedrali Carlo
O.G.L. n.860
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ELENCO DEGLI ALLEGATI
Il presente documento è composto da 103 pagine di testo, sette figure, da un allegato
cartografico e da un allegato fotografico.
ELENCO FIGURE
•
Figura n. 1. Schema dei rapporti intercorrenti tra formazioni quaternarie
continentali di origine ed età diversa, evidenziati dai paleosuoli e dalle
sottili coperture di loess visibili in superficie (da un disegno inedito di G.
Orombelli, modificato, ERSAL,1990).
•
Figura n. 2. Studio idrogeologico del foglio Vimercate in scala 1:50.000
(E. Denti, V. Francani, L. Fumagalli, G. Pezzera, 1988).
•
Figura n. 3. Carta geologica dei dintorni di Paderno d'Adda (G.
Orombelli e M. Gnaccolini, 1978).
•
Figura n. 4. Schema riassuntivo dei rapporti stratigrafici tra le diverse
unità di conglomerati e ghiaie affioranti nella forra dell'Adda nei dintorni
di Paderno (da: Orombelli e Gnaccolini, 1978).
•
Figura n. 5. Delimitazione dei bacini idrografici nel territorio dell'Isola
(da: ERSAL, 1990).
•
Figura n. 6. Schema dei rapporti stratigrafici delle formazioni pliocenico
- quaternarie nell'Isola Bergamasca (da: E. Denti e P. Sala, 1988).
•
Figura n. 7. Principali episodi d’inquinamento riconosciuti in
corrispondenza della Pianura Bergamasca, periodo 1970-1990 (da: G.
Pezzera, 1990).
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ALLEGATO CARTOGRAFICO
•
Tavola 1. Inquadramento geografico (scala 1:10.000);
•
Tavola 2. Carta dell'acclività (scala 1:10.000);
•
Tavola 3. Carta geologica (scala 1:5.000);
•
Tavola 4. Carta geomorfologica (scala 1: 5.000);
•
Tavola 5. Carta geopedologica (scala 1: 5.000);
•
Tavola 6. Carta idrogeologica (da C.T.R.L., scala 1:10.000);
•
Tavola 7. Carta della soggiacenza della falda (da C.T.R.L. scala
1:10.000);
•
Tavola 8. Carta idrogeologica e del sistema idrografico (scala 1: 5.000);
•
Tavola 9. Sezione idrogeologica n.1;
•
Tavola 10. Sezione idrogeologica n.2.
•
Tavola 11. Sezione idrogeologica n.3.
•
Tavola 12. Carta di prima caratterizzazione geotecnica (scala 1:5000);
•
Tavola 13. Carta di sintesi (scala 1:5000);
•
Tavola 14. Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano (scala 1:
2.000).
ALLEGATO FOTOGRAFICO
•
Documentazione fotografica.
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1. PREMESSA
Il 18 Maggio 1993, la Giunta della Regione Lombardia ha rilasciato la delibera n.
5/36147 sui "Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella Pianificazione
Comunale".
Tale delibera, che raccoglie in parte istanze contenute in altre recenti normative, ed in
particolare:
• il Decreto dei Ministri dell'11/03/88 sui Piani Urbanistici,
• la Legge Regionale n.33/88, sulla disciplina delle zone a rischio geologico e sismico;
• la Legge 183/89 per la Difesa del Suolo;
• la Legge 102/90 di difesa del suolo e il riassetto idrogeologico della Valtellina e delle
zone adiacenti,
fonda le sue motivazioni nella convinzione che la conoscenza delle caratteristiche
naturali di un territorio, e nel caso in esame di quelle geologico-ambientali, possa fornire
a coloro che effettuano scelte di pianificazione territoriale, elementi di valutazione
indispensabili per il contenimento degli effetti dei rischi naturali.
Con riferimento alla predetta delibera, il Comune di Suisio ha affidato, al Dott. Geol.
Pedrali Carlo, l’incarico per la stesura del presente documento, con l’intento di dotarsi
delle conoscenze geologiche di base a supporto delle attività di pianificazione previste dal
nuovo PRG.
2. METODOLOGIA DELLO STUDIO
Lo studio geologico del territorio comunale è stato effettuato adottando le
raccomandazioni contenute nella delibera di cui sopra, che individua i contenuti di tali
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attività di supporto agli strumenti urbanistici, delineando altresì degli standard di
riferimento.
Secondo tali raccomandazioni lo schema metodologico adottato si è basato su tre
distinte fasi di lavoro: analisi, diagnosi e proposte.
1) La fase di analisi è consistita nella raccolta dei dati bibliografici di pertinenza
geologica, integrata da studi fotointerpretativi e da rilievi di campagna, necessari alla
produzione della cartografia di base e tematica consistente nei seguenti elaborati:
• carta geologica;
• carta geomorfologica con elementi geopedologici;
• carta idrogeologica e del sistema idrografico;
• carta di prima caratterizzazione geotecnica.
2) La fase di diagnosi è consistita nell’analisi critica delle informazioni raccolte e
cartografate. Dall'incrocio tra i diversi fattori ambientali è stato possibile evidenziare le
zone a maggior criticità.
I vincoli normativi di natura fisico-ambientale ed antropici (vincolo idrogeologico,
distanze dai corsi d'acqua L.431/1985, L.523/1904, vincoli 1497/1939, ecc.) sono stati
riportati sulla carta di sintesi.
3) La fase propositiva è stata effettuata mediante la redazione di una carta della
fattibilità geologica delle azioni di piano ed è consistita nella zonazione del territorio
in quattro classi principali a diversa attitudine, dal punto di vista geologico, a sostenere
interventi antropici.
Le indicazioni espresse in tale documento possono quindi essere utilmente recepite
dagli strumenti urbanistici, con lo scopo di giungere alle localizzazioni più favorevoli
per l’utilizzo del territorio.
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3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il territorio comunale si colloca nell’ambito della cosiddetta “Isola Bergamasca”; con
questo termine ci si riferisce a quella parte della provincia di Bergamo, compresa tra i
fiumi Adda e Brembo, delimitata a Sud dalla confluenza del Brembo nell’Adda ed a Nord
dal limite amministrativo delle comunità montane della Valle Imagna e della Valle S.
Martino.
Più precisamente il territorio di Suisio occupa la porzione centro occidentale del
territorio dell’isola, confinando ad occidente con il corso dell’Adda, a nord con il comune
di Medolago, ad est con quello di Chignolo d'Isola ed a sud con quello di Bottanuco. La
superficie del territorio comunale è di 4.58 Kmq.
Il territorio comunale è in gran parte pianeggiante; l’elevazione massima (ca. 245 m
slm), è situata in corrispondenza del settore nord-occidentale del territorio comunale,
quella minima (ca. 150 m slm) è situata nel settore sud-occidentale, e corrisponde alla
riva sinistra dell’Adda (tavola n.1).
4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO
Il territorio dell’isola è caratterizzato nel settore settentrionale da una morfologia
collinare legata all'affioramento del substrato roccioso di età Cretacico-Paleocenica.
Man mano che si procede verso sud, queste rocce si approfondiscono al di sotto i depositi
continentali di età pleistocenica-olocenica riferibili alla successione di eventi glaciali e
interglaciali. Nel corso di questi ultimi in particolare, la morfogenesi del territorio è
risultata più attiva rispetto all'attuale, per le maggiori portate idriche possedute dai corsi
d’acqua in relazione ai processi di fusione glaciale.
Il quadro ambientale in cui questi depositi si sono formati può essere schematizzato
come segue. Le acque di fusione che fuoriuscivano dalle fronti glaciali alimentavano un
fitto reticolo idrografico caratterizzato da corsi d'acqua con portate elevate ed ingente
trasporto solido. Quest’ultimo si depositava a valle delle cerchie moreniche, dando luogo
allo sviluppo di estese conoidi coalescenti e progradanti sull’antistante pianura.
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Contemporaneamente il lento sollevamento del territorio, legato all’orogenesi Alpina,
determinava un progressivo abbassamento del livello di base dell’erosione, che favoriva
la reincisione delle conoidi, nel cui interno a quote inferiori, potevano depositarsi nuovi
materiali.
Man mano che i processi erosivi, reincidendo le conoidi, fissavano l’andamento del
reticolo idrografico, nelle zone più esterne e più rilevate, i processi di alterazione in sito
determinavano la formazione di spessi e caratteristici suoli (Pianalto ferrettizzato) (vedi
figura n.1).
Il passaggio dalle unità più antiche a quelle più recenti è contraddistinto pertanto da
scarpate ormai inattive legate ai processi erosivi di natura fluviale. La coltre di alterazione
(suolo) che ricopre tali superfici terrazzate risulta via via meno spessa man mano che ci si
sposta dalle unità più antiche a quelle più recenti.
Il territorio dell'Isola si distingue dal resto della Pianura Bergamasca, per la
conservazione, lungo una fascia allungata in direzione nord-sud, di estesi lembi terrazzati
riferibili al Pianalto ferrettizzato, rilevati di 10-20 metri sui terreni circostanti, più recenti,
che costituiscono quello che viene definito in letteratura il “Livello Fondamentale della
Pianura”. Tale Pianalto, che si spinge sino all'altezza di Capriate San Gervasio-Brembate
di Sotto, è inciso da una valle (quella del Grandone) dal fondo piatto (diretta NW-SE) che
corrisponde al corso di un antico scaricatore glaciale, di età wurmiana o tardowurmiana,
originatosi a valle della cerchia morenica di Carvico e ad est del rilievo collinare del
Monte Giglio.
Sul Pianalto si è sviluppato nel tempo un abbozzo di reticolo idrografico di cui oggi
rimane come traccia qualche paleovalle poco incisa, caratterizzata da valli dal profilo
trasversale arrotondato la cui testata verso nord si raccorda spesso con la superficie del
terrazzo stesso.
Le incisioni appartenti a questo reticolo idrografico, in relazione alla netta riduzione delle
portate che si è verificata nel tempo, hanno modificato la loro configurazione iniziale a
canali intrecciati in quella a meandri.
In un secondo tempo su queste superfici si è sviluppato il reticolo idrografico attuale che,
solo in parte ha mantenuto il tracciato del precedente ed ha generato così fenomeni di
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cattura fluviale; esso risulta caratterizzato da incisioni marcate dal profilo acuto con
ripide scarpate soggette a fenomeni erosivi.
Dalla sovrapposizione della carta topografica con la carta dell'acclività del territorio
comunale di Suisio (tavola n.2) si desume che la zona di studio, riferibile in gran parte al
Pianalto ferrettizzato, è caratterizzata da una superficie topografica da pianeggiante a
leggermente ondulata ed inclinata verso SSE con una pendenza media dello 0.7%.
Nella zona compresa tra il Pianalto e il ciglio della scarpata che delimita la forra
dell'Adda, sono stati riconosciuti un paio di ampi terrazzi la cui formazione è stata
ricondotta ad eventi glaciali più recenti che hanno originato il Livello Fondamentale della
Pianura.
La forra in cui scorre attualmente il fiume Adda si è evoluta attraverso diversi cicli di
erosione e di deposizione. Lungo le scarpate che attualmente la delimitano (inclinazione
massima 45°) affiora un deposito alluvionale cementato (conglomerato) noto con il nome
di "Ceppo".
All'interno delle scarpate che delimitano la forra sono riconoscibili terrazzi di erosione
posti a diversa quota e terrazzi più bassi configurabili come depositi di riempimento di
paleoalvei (paleomeandri); essi sono costituiti da depositi ghiaioso-sabbiosi scarsamente
cementati.
5. ASPETTI CLIMATICI
I dati climatici di riferimento per la zona in esame, sono stati tratti dalla pubblicazione
ERSAL "I suoli dell'Isola Bergamasca", 1990.
Secondo quanto riportato in tale studio, il tipo climatico a cui si fa riferimento per la
fascia pedemontana bergamasca è una forma di transizione tra il clima temperato
continentale della Pianura Padana e il clima alpino, dove le influenze alpine sono date
dalle precipitazioni elevate e dall'umidità atmosferica elevata che caratterizzano il periodo
estivo.
La serie pluviometrica trentennale dell'Ufficio Idrografico del Po (stazione di
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Bergamo, periodo 1921-1950), indica una precipitazione totale media annua di 1244
mm/anno, data dalle seguenti tre medie decennali successive: 1209, 1435 e 1090
millimetri/anno. I valori più frequenti nel trentennio oscillano tra i 1100 e i 1300
mm/anno. Il valore annuale minimo è di 762, mentre il massimo è di 1552 mm/anno.
Il regime mensile delle precipitazioni è caratterizzato da due massimi, uno primaverile
(maggio) e l'altro, meno pronunciato, autunnale (ottobre-novembre), a questi si
intervallano un minimo marcato e costante invernale (caratteristico della regione padanoalpina) ed uno estivo variabile in funzione dell'orografia (rappresentativo della zona
prealpina di transizione tra la pianura e la montagna).
Il regime pluviometrico di Bergamo è stato definito da Gavazzeni di tipo "Prealpino", una
varietà del regime continentale per via del minimo assoluto invernale molto pronunciato.
Il valore medio annuo della temperatura dell'aria (stazione di Bergamo, per il periodo
di riferimento 1876-1951) è rispettivamente di 12.73° con un’escursione termica media
annua tra i 19° e i 22° ed un escursione annua assoluta di 54° C (min. -18° e max. +36°).
Questi dati confermano la continentalità dell'area ma anche la posizione di transizione
climatica occupata.
5.1. QUALITA' DELL'ARIA
Per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell'aria l’Amministrazione
Provinciale possiede una rete di rilevamento dei gas come: NO, NO2, SO2, CO e polveri
(PTS).
I gas, ed in parte anche le polveri, sono prodotti per la maggior parte da processi di
combustione. Gli ossidi d'azoto e l’anidride solforosa, possono reagire con l'umidità
atmosferica dando luogo alla formazione di acido nitrico, nitroso e solforico che
contribuiscono al fenomeno delle piogge acide.
In relazione ai valori limite fissati dalla normativa per tali sostanze e a quanto
registrato dalle stazioni di rilevamento di Filago Centro (Via E. Fermi) e di Filago-Marne,
si riportano alcuni dati del rapporto annuale (1996) redatto dal Servizio Aria della
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Provincia di Bergamo, sottolineando tuttavia come, per lunghi periodi dell’anno, le
centraline di rilevamento siano state inattive.
* In relazione alla scarsità dei dati non è stata possibile la verifica del rispetto degli
S.Q.A. (Standard della Qualità dell'Aria).
Tuttavia relativamente all'anno di riferimento ed ai dati disponibili relativi alla sola
stazione di Filago-Centro, il numero di ore di supero del limite orario di 200 µg/mc
è complessivamente di tre;
* per quanto riguarda il rilevamento della anidride solforosa, per entrambi le stazioni
si è rilevato il rispetto degli standard di qualità;
* per quanto riguarda il rilevamento delle polveri totali sospese, pur considerando i
pochi dati disponibili, si è rilevato per entrambi le stazioni che, sia la media annuale
che il 95° percentile, si collocano abbondantemente al di sotto dei rispettivi S.Q.A.
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6. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE
Le caratteristiche geologiche del territorio dell'Isola Bergamasca sono state oggetto di
numerosi studi effettuati in passato (vedi bibliografia) che hanno consentito il continuo
aggiornamento della cartografia geologica (vedi figura n.2 e 3); a tal proposito è in corso
di stesura la nuova cartografia geologica curata dall'Amministrazione Provinciale di
Bergamo.
6.1 RILIEVO GEOLOGICO
Il rilievo geologico è consistito nella caratterizzazione geolitologica dei terreni presenti
nel territorio comunale.
I limiti tra le diverse unità affioranti sono stati riportati sulla carta geologica di tavola
n.3 (scala 1:5000).
Le unità affioranti nell'area di studio sono state deposte in ambiente continentale e,
salvo rari casi (Ceppo), non sono litificate.
La loro distribuzione areale riflette l’assetto morfologico del territorio.
6.1.1. Depositi quaternari
I depositi quaternari riconosciuti nell'area di studio sono state distinti secondo lo
schema seguente in:
•
accumuli detritici di origine antropica (DTA);
•
depositi detritici di versante (DTV);
•
depositi alluvionali attuali o recenti (Bacino dell'Adda) (AL);
•
depositi alluvionali antichi (Bacino dell'Adda) (ALA);
•
depositi fluvio-colluviali delle paleoincisioni sul Pianalto (FCP)
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*
Unità di Cantù (Bacino dell'Adda, Pleistocene Superiore) (CAN);
*
Unità di Carvico (Bacino dell'Adda, Pleistocene Superiore - Medio)
(CAR);
*
Unità di Medolago (Bacino dell'Adda, Pleistocene Medio) (MED);
*
Ceppo Poligenico (Bacino dell'Adda, Pleistocene Medio) (C.P.);
*
Ceppo del Brembo (Bacino del Brembo, Pleistocene Inferiore) (C.B.).
Accumuli detritici di origine antropica
Nell'area della ex-cava posta in sponda sinistra all'Adda, sono presenti accumuli
detritici a granulometria fine derivanti dalle attività di lavaggio degli inerti estratti. Altri
piccoli accumuli detritici costituiti presumubilmente di materiali inerti sono localizzati in
diversi punti sul territorio comunale.
Depositi detritici di versante
Derivano dalla disgregazione e dall'alterazione dei materiali che affiorano lungo la
scarpata della forra dell'Adda, sono costituiti pertanto dagli stessi materiali che
costituiscono tale scarpata (ciottoli e ghiaie) e dai loro prodotti di alterazione (sabbie e
limi). Il loro spessore risulta comunque contenuto al massimo in qualche metro.
Depositi alluvionali attuali o recenti
Questi depositi si sviluppano in prossimità degli alvei attuali del fiume Adda e del Rio
Zender.
I depositi presenti nell'alveo dell'Adda sono costituiti da prevalenti ghiaie e ciottoli da
subarrotondati ad arrotondati, litologicamente eterogenei.
Sabbie e sabbie debolmente limose ricoprono i depositi ghiaiosi in corrispondenza delle
aree di esondazione esterne agli alvei.
Le alluvioni attuali del Rio Zender sono limitate ai settori più incassati dell’alveo, e
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sono rappresentate da materiali grossolani, (ciottoli, ghiaie e sabbie) che costituiscono la
frazione residuale del dilavamento dei depositi fluvioglaciali ferrettizzati del Pianalto.
Depositi alluvionali antichi (depositi fluviali, unità tardiglaciali - postglaciali)
Sono riconoscibili soprattutto a lato dell’alveo attuale dell’Adda, in posizione rilevata
rispetto a quest’ultimo, dove costituiscono terrazzi fluviali inattivi.
Nell'area di studio sono stati individuati diversi terrazzi posti a differente quota in
corrispondenza della scarpata dell'Adda. I depositi alluvionali presenti sono costituiti in
prevalenza da sabbie che ricoprono con spessore di qualche metro, superfici erosionali
impostate sul Ceppo.
Il terrazzo più esteso, che è posto alla quota di circa 185-190 m slm (35-40 metri circa
sull'alveo dell'Adda), rappresenta la fase di colmamento di un antico meandro dell'Adda.
Lo spessore di materiale alluvionale che originariamente lo costituiva poteva superare la
settantina di metri. Di tale terrazzo, oggetto per diverse decine di anni dell'attività
estrattiva, sono riconoscibili ormai solamente piccole porzioni residue ai bordi dell'area di
cava.
Tale terrazzo risulta correlabile con il terrazzo posto, sempre in sinistra, all’altezza di
Medolago e con quelli ubicati, in sponda destra, all’altezza di Porto d'Adda Inferiore e di
Cascina Comi.
I materiali che costituiscono tali terrazzi e che sono oggetto di sfruttamento per
l'estrazione di inerti, sono rappresentati da ghiaie da grossolane a fini con sabbie deposte
in unità deposizionali sovrapposte, all'interno delle quali sono riconoscibili talora
laminazioni oblique a basso angolo.
Localmente sono riconoscibili intercalazioni lenticolari di materiale più grossolano dove
è ben riconoscibile l'embricatura dei costituenti (ghiaie e ciottoli) oppure livelli più fini,
di natura sabbiosa, dove è evidente la stratificazione e sono riconoscibili laminazioni da
parallele ad ondulate. Sono talora riconoscibili livelli discontinui a basso grado di
cementazione.
Dal punto di vista litologico si osserva una certa predominanza di rocce metamorfiche
(40-55%) sulle carbonatiche (30-45%), mentre subordinate sono le rocce intrusive (15%)
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e di altra natura. Dal punto di vista granulometrico la dimensione media dei ciottoli è di
8-10 cm mentre quella massima può raggiungere i 30-35 cm; il grado di arrotondamento è
elevato.
Lo spessore dei suoli che si sono sviluppati su tali depositi è in genere piuttosto
contenuto (ca. 70 cm).
Depositi fluvio-colluviali delle paleoincisioni sul Pianalto (FCP)
Depositi fluviali antichi sono riconoscibili anche lateralmente al Rio Zender in
corrispondenza delle depressioni sulla superficie del Pianalto. Sono costituiti da materiali
limoso-sabbiosi di colore bruno o bruno-giallastro, dovuti al dilavamento e al
rimaneggiamento dei terreni che costituivano il Pianalto ferrettizzato.
Depositi fluvioglaciali
Nella zona oggetto di studio i depositi fluvioglaciali sono presenti sia in
corrispondenza del Pianalto che delle due superfici terrazzate appartenenti al Livello
Fondamentale della Pianura; tali depositi troncano e ricoprono la sommità dei
conglomerati del Ceppo.
Unità di Cantù
Nell'area in questione sono stati riconosciuti depositi fluvioglaciali e fluviali.
Le ghiaie a matrice sabbiosa con ciottoli arrotondati che costituiscono tali depositi
risultano a supporto clastico; in esse è riconoscibile una stratificazione suborizzontale
grossolana o incrociata planare a basso angolo mentre meno frequentemente, si osserva
una stratificazione incrociata concava. Comuni risultano le intercalazioni di strati e lenti
sabbiose a struttura interna laminata depostesi in seguito a fenomeni di esondazione.
Dal punto di vista petrografico questi depositi risultano caratterizzati da quantità
variabili di rocce carbonatiche (calcari e dolomie), endogeno/metamorfiche (rocce
intrusive acide e basiche, gneiss e quarziti) e da una scarsa presenza di rocce
sedimentarie terrigene con prevalenza, tra queste ultime, di litotipi a cemento carbonatico.
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I fenomeni di cementazione sono poco frequenti e la cementazione non appare intensa,
localizzandosi in genere in livelli poco estesi sia lateralmente che in spessore.
L'unità presenta uno spessore compreso tra i 10 e i 15 metri.
In superficie sono sviluppati alfisuoli con spessore di un metro un metro e mezzo,
colore da 7,5 a 10YR; la copertura loessica è assente.
L'Unità di Cantù tronca e sutura, in misura piuttosto limitata, i conglomerati del
Ceppo.
Nella zona di studio l'Unità di Cantù rappresenta il prodotto di una morfogenesi glaciale
che si esprime con apparati fluvioglaciali organizzati in più ordini di terrazzi legati alle
fasi di oscillazione del ghiacciaio wurmiano e che risultano osservabili ai lati della forra
dell'Adda a partire da Vanzone, Solza e Bottanuco.
L'unita è legata all'ultima maggiore espansione wurmiana del ghiacciaio valtellinese, la
cui fronte, lungo il ramo abduano si è spinta fino a Carvico (cerchia morenica interna). La
piana fluvioglaciale connessa a questo lobo frontale, per le più limitate quote raggiunte
dal ghiacciaio wurmiano rispetto ai precedenti eventi glaciali‚ è stata costretta a
svilupparsi parzialmente incassata tra i depositi delle unità più antiche e non ha potuto
espandersi arealmente se non più a sud di Capriate.
L'apertura di una "porta" glaciale a Carvico, con sfondamento della cerchia morenica,
ha dato origine ad un secondo ramo fluvioglaciale (valle del Grandone) che, dopo aver
inciso profondamente il Pianalto ferrettizzato (Unità di Medolago) ed averlo separato in
due lembi distinti, ha divagato sui depositi fluvioglaciali della più antica Unità di
Carvico.
Unità di Carvico
Tale unità è rappresentata da depositi fluvioglaciali e fluviali costituiti da ghiaie con
sabbie e ciottoli da arrotondati sino a subspigolosi di diametro medio compreso tra 5 e 15
cm a supporto clastico. Sono riconoscibili superfici di stratificazione grossolane.
La composizione petrografica dei clasti è rappresentata dal 50% circa di rocce
endogeno/metamorfiche, dal 35% di rocce carbonatiche e dal 12% di rocce sedimentarioCOMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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terrigene.
Alla superficie di tale unità si sono sviluppati alfisuoli con spessori di 2-2,5 m e colore
10YR..
Quest'unità essendo riconducibile ad un evento di portata paragonabile a quella che ha
prodotto l'unità di Cantù dovrebbe presentare uno spessore contenuto in una decina di
metri.
L'unità poggia localmente sul substrato roccioso (M. Giglio) o ricopre in discordanza le
unità del Ceppo.
I limiti morfologici dell'unità sono rappresentati da modesti orli di scarpate e risulta
svilupparsi sempre incassata all’interno delle formazioni più antiche.
Unità di Medolago
Quest'unità è di recente istituzione e comprende i depositi che, fin dal secolo scorso,
sono stati indicati con il nome generico di "ferretto" e che furono riferiti, a partire dal
1909, con il lavoro di Penck e Bruckner, al Mindel. L'unità comprende il terrazzo che
risulta sensibilmente rilevato rispetto al Livello Fondamentale della Pianura ed appare
delimitato su tutti i lati da scarpate nette, con dislivelli fino a 20 metri. La superficie del
terrazzo è stata incisa da un reticolo idrografico ormai in gran parte fossile, costituito da
valli poco depresse dal fondo prevalentemente piatto o concavo.
Tale unità è rappresentata da depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie in matrice
limoso argillosa pedogenizzata con ciottoli; la struttura risulta fortemente addensata senza
un'evidente stratificazione. L'analisi petrografica dei ciottoli, prevalentemente arrotondati
ed alterati (disgregabili), permette di riconoscerne la provenienza "alpina", con un'elevata
percentuale di rocce endogene e metamorfiche, tra cui anche intrusivi basici e ultrabasici;
i clasti calcarei risultano completamente decarbonatati.
Alla sommità le ghiaie sono ricoperte da una coltre di loess in cui sono riconoscibili
almeno due episodi deposizionali. Questi limi-limi argillosi di origine eolica, fluitati in
varia misura, hanno suturato regolarizzando la superficie topografica sulla quale si sono
deposti, pertanto il loro spessore risulta variabile e superare anche il metro.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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L'Unità di Medolago risulta fortemente pedogenizzata per tutto il suo spessore fino alla
superficie erosionale che alla base, ad una profondità massima di circa 20-25 metri, la
separa da un suolo sepolto sviluppato alla sommità del Ceppo. I processi pedogenetici che
hanno interessato il limite di tipo erosionale, hanno prodotto un fronte di alterazione con
profilo pinnacolato definito ad "organi geologici".
Non risultano chiari invece i rapporti con il Ceppo Poligenico.
Ceppo s.l.
La zona di studio si colloca nell'area di sovrapposizione della conoide torrentizia
pedemontana brembana su quella abduana. Il "Ceppo del Brembo" (ex "Membro di
Trezzo" del Ceppo dell'Adda definito da Orombelli nel 1979), che rappresenta il deposito
alluvionale di pertinenza brembana, ricopre con limite netto il più vecchio "Ceppo
dell'Adda" (ex "Membro del Naviglio di Paderno" del Ceppo dell'Adda definito da
Orombelli nel 1979) di derivazione abduana.
Sia il Ceppo del Brembo che quello dell'Adda sono stati a loro volta prima incisi
profondamente e poi suturati dai più recenti conglomerati fluvioglaciali del Ceppo
Poligenico; quest'ultima unità ha riempito una paleoforra parzialmente coincidente con la
gola attuale dell'Adda.
L'Adda ha quindi inciso nuovamente e profondamente questi depositi più di quanto
non abbia fatto il Brembo che risulta ancora impostato sui conglomerati fluviali (Ceppo
del Brembo).
Dal punto di vista morfologico i1 Ceppo in affioramento forma quasi sempre pareti
verticali strapiombanti, inframmezzate da cengie localizzate in corrispondenza delle
superfici di strato o delle zone in cui il cemento è più abbondante.
Ceppo Poligenico
ll Ceppo Poligenico è un deposito fluvioglaciale che risulta sia giustapposto (in quanto
riveste le pareti della forra dell'Adda a Nord del ponte di Paderno) che sovrapposto
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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(immediatamente a Sud del ponte di Paderno) al Ceppo dell'Adda e al Ceppo del Brembo,
dai quali è separato da una superficie erosionale (figura n.4).
Alla sommità esso è costantemente soggetto alla troncatura erosionale e al ricoprimento
da parte dell'Unità di Carvico, di quella di Cantù e delle unità più recenti postglaciali.
Nell'area in questione esso affiora in corrispondenza di una porzione limitata situata al
piede della scarpata principale (tavola 3).
Secondo gli autori il Ceppo Poligenico risulta costituito da due facies:
- depositi fluvioglaciali sciolti: ghiaie a supporto clastico e matrice sabbiosa, con
ciottoli arrotondati. Internamente alla successione sono presenti superfici erosionali
secondarie. La base è costituita da un episodio grossolano, con ciottoli di diametro
medio attorno ai 25-30 cm, cui fa seguito un episodio più fine, a stratificazione
decimetrica. Sono comuni le lenti sabbiose a stratificazione interna.
- conglomerati: verso l'alto stratigrafico le ghiaie passano gradualmente, per la
comparsa di lenti cementate, a conglomerati a supporto clastico con ciottoli
arrotondati e matrice arenacea. Il cemento è di natura carbonatica con distribuzione
e grado di sviluppo irregolare, in quantità sicuramente inferiore rispetto a quanto
contenuto nei sottostanti Ceppo dell'Adda e Ceppo del Brembo. E' presente una
stratificazione grossolana.
In entrambe le facies la composizione petrografica risulta caratterizzata (Orombelli,
l979: Orombelli e Gnaccolini, l978) dall'abbondanza di rocce endogeno/metamorfiche
(3l%-86%) con petrografie tipicamente valtellinesi (serpentiniti, gabbri), dalla marcata
variazione quantitativa di rocce carbonatiche (9%-67%) e dalla bassa quantità di rocce
sedimentario terrigene (0%-6%), con netta dominanza tra queste ultime, dei litotipi a
cemento calcareo.
Il Ceppo Poligenico affiora estesamente nel tratto centro settentrionale della forra
dell'Adda tra Vanzone ed il ponte di Paderno ed, in modo più discontinuo, fino a
Bottanuco. Non è mai stato rinvenuto a Sud di tale località.
Ceppo del Brembo
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Dal punto di vista genetico tale unità, che risulta la più antica riconoscibile nella zona
di studio, rappresenta il risultato dell’aggradazione di depositi di conoide alluvionale
prossimale dominati da fenomeni di trasporto in massa.
Il Ceppo del Brembo, che affiora lungo tutta la scarpata principale che da sull'Adda, è
rappresentato da conglomerati poligenici a supporto clastico e da conglomerati a matrice
arenacea al limite tra il supporto clastico e il supporto di matrice.
I ciottoli (dimensione media 25-30 cm) presenti risultano da subarrotondati ad ellisoidali,
solo occasionalmente embricati e poco selezionati dal punto di vista granulometrico, sono
disposti in unità stratoidi mal definite di spessore metrico che nella zona immergono
debolmente verso S, SSW. Sono riconoscibili intercalazioni per lo più lenticolari
sabbioso-limose che risultano di spessore da decimetrico a metrico e di estensione
variabile.
Petrograficamente tali conglomerati presentano, a differenza di quelli del Ceppo
dell'Adda affioranti più a nord dell'area di studio, un'affinità orobica con una maggiore
presenza di rocce magmatico/metamorfiche (16-46%), e un contenuto percentualmente
inferiore di rocce sedimentario terrigene (8-38%). Le arenarie e conglomerati del
Verrucano e le vulcaniti del Collio sono le due litologie che assumono carattere
diagnostico per il riconoscimento del Ceppo del Brembo.
Per quanto riguarda Suisio, secondo quanto riportato dagli autori, l'analisi petrografica
condotta sul Ceppo del Brembo ha evidenziato l'esistenza di due facies distinte in
funzione della diversa percentuale di Arenarie del Verrucano e le vulcaniti del Collio.
La facies a più basso contenuto in tali litotipi affiora lungo l'Adda fino all'altezza di
Suisio, la seconda facies affiora sulla scarpata dell'Adda solamente a sud della Cascina
San Giuliano (Suisio).
L’unità, spessa diverse decine di metri da luogo alle pareti verticali strapiombanti
sull'Adda.
Il livello di cementazione è generalmente elevato e nei casi in cui la cementazione
risulta distribuita disomogeneamente, è possibile che si manifestino fenomeni di
dissoluzione carsica che, soprattutto in corrispondenza delle superfici di fratturazione,
determinano il formarsi di cavità.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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CARTOGRAFIA D’INQUADRAMENTO
7.
CARATTERISTICHE
GEOMORFOLOGICHE
ED
ELEMENTI
GEOPEDOLOGICI
La carta geomorfologica (tavola n.4) e quella geopedologica (tavola n.5) riportano le
informazioni di carattere geomorfologico (forme riconoscibili e stato di attività dei
processi responsabili della morfogenesi) e le caratteristiche dei diversi tipi di suolo
riconosciuti sulle diverse unità deposizionali.
La redazione della "carta geomorfologica" si è basata sulla metodologia suggerita da
CASTIGLIONI et al. (1986) che è stata ampiamente collaudata per le aree di pianura e
sulla tesi di dottorato di MARCHETTI M. (1992) sulla geomorfologia e l’evoluzione
recente della Pianura Padana Centrale a Nord del Fiume Po.
Grande importanza è stata assegnata alla fotointerpretazione che è servita come strumento
di base per identificare e delimitare le forme del territorio, per valutare il grado di attività
dei processi geomorfologici e come base per il successivo controllo di terreno.
L'esame stereoscopico delle fotoaeree è stato condotto in prevalenza sulla base delle
seguenti riprese:
*
foto aeree a colori, volo TEM1, (Compagnia Generale Riprese aeree per conto
Regione Lombardia), anno 1980-81, scala 1:33.000 circa;
*
foto aeree bianco e nero (volo Compagnia Generale Riprese aeree) del maggio 1992,
scala 1:15.600 circa;
*
foto aeree a colori del volo Isola Bergamasca (Compagnia Generale Riprese aeree),
anno 1997, scala 1: 6.500 circa.
7.1 RILIEVO GEOMORFOLOGICO
Nella zona di studio i processi geomorfologici attivi sono essenzialmente quelli
fluviali e quelli gravitativi. In passato invece i principali agenti della morfogenesi sono
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stati quelli glaciali e fluviali.
Le forme principali riconoscibili sul territorio sono pertanto quelle connesse all'azione di
erosione, di scorrimento e di deposito delle acque superficiali (sia di quelle incanalate che
di quelle non incanalate) oltre a quelle legate all'evoluzione gravitativa delle scarpate.
Le unità fisiografiche principali che configurano il paesaggio del territorio comunale
sono pertanto:
*
i terrazzi antichi della pianura (Pianalto ferrettizzato);
-
paleoincisioni sul Pianalto (Rio Zender)
*
i terrazzi del Livello Fondamentale della Pianura (L.F.d.P.);
*
la valle attuale dell'Adda;
-
la forra dell'Adda;
-
terrazzi fluviali antichi;
-
la piana fluviale attuale
Un’unità fisiografica si identifica come una superficie caratterizzata da un’omogeneità
delle forme del paesaggio. Essa risponde perciò a criteri propriamente geomorfologici ed
è caratterizzata dalle seguenti proprietà:
• un’unità fisiografica è una superficie riconosciuta sulla base di discontinuità
topografiche, morfologiche, etc., che la distinguono dalle adiacenti;
• i limiti delle unità fisiografiche sono costituiti da superfici sia d’erosione che di
aggradazione. I corpi sedimentari delimitati da queste superfici possono presentare
caratteristiche litologiche, tessiturali, fisiche, chimiche, paleontologiche proprie sia
verticalmente che orizzontalmente;
• le unità fisiografiche sono definite da un’area tipo;
• l’interpretazione genetica non è un criterio che può essere utilizzato per definire l’unità
stessa, ma può facilitare nell’individuazione dei limiti.
I criteri adottati per la distinzione delle diverse unità fisiografiche sono:
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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• geomorfologico: nell'area di studio l'assenza di importanti corsi d'acqua ha determinato
la conservazione, nelle zone pianeggianti, di gran parte delle forme ereditate al termine
del periodo glaciale;
• il grado di alterazione dei depositi e il grado di sviluppo del processo pedogenetico: le
caratteristiche dei suoli descritte nel successivo capitolo e quelle dei depositi
fluvioglaciali definite al capitolo "rilievo geologico" risultano direttamente collegate
alle unità fisiografiche che sono state individuate nell'ambito del territorio comunale;
• la presenza di loess: è utilizzata spesso per la distinzione dei terrazzi prewurmiani;
• i rapporti stratigrafici: anche se spesso risultano di scarso aiuto in quanto i depositi
delle diverse unità fisiografiche non sono solo stratigraficamente sovrapposti ma
possono essere anche in contatto laterale o addirittura possono risultare sottostanti dal
punto di vista topografico.
Vengono di seguito descritte le unità fisiografiche sopracitate:
Unità dei terrazzi antichi della pianura.
Tale unità, identificabile con la superficie del Pianalto, è costituita da depositi
fluvioglaciali antichi notevolmente alterati (ferrettizzazione) che mostrano una
colorazione da bruno a rosso mattone .
Questi terreni non sono stati più interessati dai successivi apporti fluvioglaciali e quindi
non risultano ricoperti dai più recenti depositi wurmiani che appaiono presenti invece a
quota inferiore. I processi di alterazione e quelli di pedogenesi hanno quindi agito senza
interruzione sulla superficie di tale unità.
La sua superficie risulta da pianeggiante ad ondulata e degrada regolarmente verso SSE.
- Paleoalvei sul Pianalto (Rio Zender).
Le depressioni sul Pianalto, che appartengono al bacino del Rio Zender, sono
configurabili come incisioni operate da antichi corsi d'acqua che divagavano su tale
superficie (reticolo idrografico fossile) durante le fasi glaciali. L'idrografia attuale rispetta
in gran parte l'antico reticolo, ma l'ampiezza degli alvei attuali s'è chiaramente
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ridimensionata in relazione alla drastica riduzione delle portate. Il rio Zender possiede
infatti un bacino di alimentazione molto piccolo, per cui il corso d'acqua si riattiva solo in
seguito ad abbondanti e prolungate precipitazioni meteoriche.
Unità del Livello Fondamentale della Pianura (terrazzi a est della forra dell'Adda).
Sono riferibili a tale unità i terrazzi compresi tra il Pianalto e la forra dell'Adda.
Questi terrazzi, che si incuneano verso nord alla base del Pianalto e degradano poi
dolcemente verso Sud, costituiscono l'apice del conoide alluvionale che ha generato il
L.F.d.P.; essi rappresentano il risultato di una fase erosiva seguita da una fase di deposito
conseguente al periodo glaciale. Sulla loro superficie non vi sono evidenze di una
rielaborazione successiva ad opera di corsi d’acqua.
La superficie tabulare del livello fondamentale della pianura deriva dalla giustapposizione
di più corpi alluvionali di diverse età costituiti da depositi di natura fluvialefluvioglaciale. Essa costituisce buona parte dell’area pianeggiante che si estende a sud del
Pianalto nella zona di Capriate San Gervasio e di Madone-Filago-Brembate. L’ambiente
di deposizione è riferibile a corsi d’acqua pluricursali, a basso indice di sinuosità ed
elevata energia.
In concomitanza del periodo glaciale tali corsi d’acqua erano caratterizzati da portate
liquide e solide sicuramente maggiori rispetto a quelle attuali (CREMASCHI &
MARCHETTI, 1992).
Unità della "Valle Attuale dell'Adda"
Al termine della fase di deglaciazione, le grandi paleofiumare (es: Paleo Adda) che
venivano alimentate dal ghiacciaio, ridussero gradualmente la loro portata liquida e
ancora più sensibilmente quella solida. Il reticolo fluviale si adattò al diverso regime
idrico e climatico, sostituendo la configurazione pluricursale con quella monocursale
meandriforme o di tipo misto.
In conseguenza di ciò si sono determinate:
-
la notevole riduzione di ampiezza della zona d'influenza fluviale;
-
l'inizio della fase d'erosione con l'incisione della piana fluvioglaciale appena
abbandonata;
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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-
geologo
l'innesco del processo pedogenetico sulle aree non più interessate dall'attività
fluviale.
Tale unità comprende la fascia di territorio che, nella zona di studio, risulta incisa nel
Livello Fondamentale della Pianura e che si estende lungo il principale corso d'acqua
(Adda). Ricadono quindi in quest'unità la scarpata principale che limita la forra, i terrazzi
fluviali più antichi e quelli recenti dell'Adda oltre all’alveo attuale del fiume.
- la “Forra dell'Adda”
La forra in cui scorre attualmente il fiume Adda si è evoluta attraverso diversi cicli di
erosione e di colmamento. Secondo Caldara, Cancelli e Giussani (1988) il canyon
dell'Adda nel tratto in questione si sarebbe formato a partire dal Riss.
Per quanto riguarda l'Adda, la scarpata principale, possiede un'inclinazione massima
compresa tra i 30° e i 45°.
- terrazzi fluviali antichi (Tardiglaciale-Postglaciale)
A questa subunità appartengono i diversi terrazzi sviluppatisi ai lati dell'Adda.
Nell’ambito della zona in questione, tra Cascina San Giuliano e l’Osteria Belvedere si
segnala la presenza lungo la scarpata di tre piccoli terrazzi d'erosione fluviale, coltivati a
prato e posti a qualche metro di dislivello l’uno dall’altro, riconducibili principalmente
alle prime fasi erosive responsabili dell’incisione della forra.
Alla base della scarpata è presente invece il resto di un terrazzo che era più esteso e
recente dei precedenti ed è stato interessato dalle attività estrattive. La sua superficie
originaria era posta a 35-40 metri al di sopra del fiume Adda e rappresenta gli antichi
depositi di meandro del fiume.
- la “Piana fluviale attuale”
Si tratta della stretta fascia lungo l'Adda che comprende, oltre al letto del fiume, anche
le aree adiacenti interessate dalle piene ordinarie e straordinarie del fiume. La larghezza
del letto del fiume varia tra un minimo di 60 metri, fino ad un massimo di 80 metri al
limite meridionale del territorio comunale dove è presente un'isola fluviale.
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Le zone di esondazione legate alle piene ordinarie appaiono discontinue, poco estese sia
in lunghezza che in larghezza.
L'alveo e le sponde dell'Adda e del Rio Zender risultano gli unici punti interessati da
morfogenesi fluviale attiva.
Per quanto riguarda le forme legate all'azione della gravità si segnalano principalmente
gli scivolamenti della copertura detritico-colluviale che ricopre le scarpate. Ad esempio,
per la zona in questione è stato segnalato uno scivolamento verificatosi, in corrispondenza
della scarpata dell'Adda, lungo lo sterrato di accesso alle ex cave; la nicchia di distacco di
tale franamento risulta subito sottostante alla strada che conduce al depuratore. In
corrispondenza di quest'ultimo si è verificato un fenomeno analogo, legato allo
scivolamento di materiali di riporto, che ha determinato il lesionamento della struttura.
7.1.1. Legenda della carta geomorfologica
La legenda utilizzata per la carta geomorfologica è quella proposta da CARTON & al.,
(1990), che rappresenta l’affinamento della “legenda geomorfologica unificata per aree di
pianura” (Castiglioni et al., 1986), realizzata dal Gruppo Nazionale Geografia Fisica e
Geomorfologia, coordinato dal Prof. G.B. Castiglioni dell'Universita' di Padova.
Secondo tale legenda le forme del territorio sono state classificate in funzione dei
relativi agenti morfogenetici e per ogni forma individuata è stato distinto lo stato di
attività che la caratterizza (attivo, quiescente o inattivo).
Per l'area in questione si sono cartografate le seguenti entità:
Forme dovute all'azione della gravità
*
orlo di scarpata di degradazione o di frana, distinti in: attivo, quiescente;
*
accumulo di frana di scivolamento, distinto in: attivo, quiescente;
Forme dovute all'azione fluviale
• paleodirettrici di drenaggio superficiale;
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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• vallecola poco profonda a conca (dal profilo trasversale arrotondato);
• vallecola profonda (dal profilo trasversale inciso a “V”);
• orlo di scarpata di erosione fluviale con dislivello inferiore ai 5 metri (attivo o
inattivo);
• orlo di scarpata di erosione fluviale con dislivello compreso tra i 5 e i 20 metri
(inattivo);
• orlo di scarpata di erosione fluviale con dislivello superiore ai 20 metri (inattivo);
Forme dovute all'azione antropica
*
orlo di scarpata artificiale;
*
orlo di scarpata di cava;
*
area di cava inattiva;
*
discarica.
UNITA’ FISIOGRAFICHE
• Unità dei terrazzi antichi della pianura (Pianalto ferrettizzato).
-
Paleoalvei sul Pianalto (Rio Zender).
• Unità del Livello Fondamentale della Pianura (terrazzi a est della forra dell'Adda).
• Unità della "Valle Attuale dell'Adda"
- “Terrazzi fluviali antichi;
- “Piana fluviale attuale”
7.2 INDAGINE GEOPEDOLOGICA
Il rilevamento pedologico è stato effettuato parallelamente all'individuazione delle unità
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geomorfologiche, tramite la descrizione di profili, esposti su scavi esistenti,
rappresentanti le unità fisiografiche principali.
La descrizione dei profili è stata condotta mediante la metodologia descritta da Sanesi
(1976); i suoli sono stati classificati mediante i criteri descritti dalla "Soil taxonomy".
Il sistema tassonomico americano, detto "Soil Taxonomy" (U.S.D.A., 1987), classifica i
suoli in rapporto a proprietà osservabili direttamente e misurabili sul terreno o in
laboratorio e prevede il riconoscimento di orizzonti e caratteristiche "diagnostiche" del
suolo, di regimi di temperatura e di umidità, che permettono di collocare il suolo stesso in
una serie di sei livelli gerarchici, quali: ordine, sottordine, grande gruppo, sottogruppo,
famiglia, serie. Le prime quattro categorie del sistema si riferiscono ai processi
pedogenetici responsabili dell'evoluzione del suolo e si basano sull'individuazione di
orizzonti diagnostici (superficiali e profondi) e delle proprietà più significative che esso
possiede.
In questo modo il nome del suolo viene definito mediante sigle che si riferiscono a
requisiti propri di ogni livello gerarchico. Ad esempio alla sigla "ALF", che si riferisce a
suoli con un orizzonte argillico, detti alfisuoli, verranno aggiunti dei prefissi indicanti
proprietà importanti ("UD" per il regime di umidità udico), in modo da ottenere un nome
che sintetizzi tutte le caratteristiche del suolo stesso ("UDALF").
Le unità geopedologiche individuate durante il lavoro di campagna sono state
successivamente confrontate con le unità descritte nello studio pubblicato dall'E.R.S.A.L.
(1990), riguardante "I suoli dell'Isola Bergamasca" e compreso nel progetto "Carta
Pedologica".
Gli ordini di suoli individuati nel territorio indagato sono:
Alfisuoli (ALF):
Suoli ben evoluti, caratterizzati dal possedere un orizzonte argillico, derivante da processi
di illuviazione che accumulano nell'orizzonte B di argille ricche in silice e con un
contenuto in basi superiore al 35%. L'intensa lisciviazione deriva da un ciclo
pedogenetico medio-lungo, testimoniato altresì da un'intensa rubefazione, da un elevato
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spessore degli orizzonti profondi (1 - 2 m) e da un'elevata alterazione dei ciottoli inclusi.
Gli alfisuoli vengono suddivisi in base al regime idrico.
Nella zoan sono presenti Alfisuoli di regime idrico udico (UDALFS), ovvero in cui una
stazione di controllo non rimane secca per più di 90 giorni consecutivi; in particolare si
sono distinti:
- i suoli con presenza di almeno una copertura loessica e di conseguenza dotati di un
orizzonte indurito detto "fragipan" (FRAGIUDALFS), caratteristici del terrazzo più
antico ed elevato (Unità di Medolago)
- i suoli privi di copertura loessica e con orizzonte argillico sottile (HAPLUDALFS),
sviluppatisi sul terrazzo più recente (Unità di Cantù).
Inceptisuoli (EPT):
Suoli moderatamente evoluti, caratterizzati dall'orizzonte diagnostico cambico, derivante
da una alterazione chimico-fisica che provoca la rimozione di basi, di ferro ed alluminio e
di una debole illuviazione di argilla. La limitata evoluzione degli inceptisuoli può
dipendere, oltre che da particolari caratteristiche geologiche, geomorfologiche o
climatiche, anche da un tempo limitato della pedogenesi, così da possedere profili
limitatamente profondi (mediamente compresi tra 80 cm e 1,5 m), che rispecchiano il
regime climatico e la litologia del substrato da cui derivano.
Gli inceptisuoli si suddividono in base a caratteristiche climatiche, geologiche,
idrologiche.
Sono presenti Inceptisuoli con tasso di saturazione in basi inferiore al 60%
(DYSTROCHREPTS), sono sviluppati lungo gli alvei dei corsi d'acqua attivi, incidenti il
terrazzo antico (unità di Medolago), e suoli con tasso di saturazione in basi elevato
(EUTROCHREPTS), sono sviluppati in corrispondenza di alvei non più attivi, sui
depositi colluviali o sui terrazzi fluviali più antichi in corrispondenza della forra
dell'Adda (Unità Postglaciale).
Entisuoli (ENT):
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Suoli a pedogenesi iniziale, mancanti di orizzonti diagnostici profondi, con profili poco
sviluppati, in cui la pedogenesi non ha potuto svilupparsi a causa di fattori limitanti
(substrato resistente all'alterazione, clima eccessivamente arido o umido, processi di
aggradazione o erosione sul substrato originario, intervento antropico); le caratteristiche
chimico-fisiche di tali suoli dipendono principalmente dalle caratteristiche geologiche del
parent material.
Gli entisuoli si suddividono in base al tipo di fattore che ne ha limitato la pedogenesi.
Entisuoli caratteristici delle zone alluvionali (FLUVENTS), associati quindi ad un fattore
limitante geomorfologico, costituito da un continuo apporto di sedimenti che rivitalizzano
costantemente i processi pedogenetici; questi suoli si trovano in prossimità delle piane di
esondazione, lungo le sponde del Fiume Adda.
7.2.1. I suoli del territorio di Suisio
ZONA DEI TERRAZZI:
Unità di Medolago:
L'unità di Medolago costituisce il terrazzo più alto e più antico del territorio considerato.
Tutta la superficie di tale terrazzo ha morfologia subpianeggiante o debolmente inclinata
ed è coperta da uno o più pacchi di depositi eolici prevalentemente limosi (loess),
pedogenizzati e compattati (fragipan), poggianti su depositi fluvioglaciali profondamente
alterati e rubefatti, per uno spessore totale del profilo che può superare i 6 metri; sono
frequenti le patine di ferro-manganese. Tali suoli, denominati FRAGIUDALFS, sono
generalmente acidi e, a causa del notevole spessore dell'orizzonte argillico, presentano un
drenaggio mediocre.
Nella parte nord-orientale del Comune di Suisio, il terrazzo presenta lievi depressioni
(profondità massima 5 m) rappresentanti paleoalvei che drenavano le acque di
scorrimento attraverso il pianalto; in tali porzioni l'azione delle acque ha causato la
parziale o totale asportazione della coltre di loess (HAPLUDALFS, privi di fragipan in
profondità) o un più importante rimaneggiamento, determinando il "ringiovanimento" del
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
31
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
profilo mediante processi di erosione e sedimentazione (EUTROCHREPTS, con un
profilo generalmente sviluppato ed un medio contenuto di basi in profondità). Tali
depressioni nella porzione meridionale si raccordano con alvei tuttora sedi di deflusso
idrico, seppur temporaneo, e con suoli piuttosto profondi, con scheletro abbondante in
profondità, bassa saturazione in basi e buon drenaggio (DYSTROCHREPTS).
Unità di Carvico:
Posta ad ovest dell'Unità di Medolago e separata da quest'ultimo da una scarpata di circa
5-10 metri, tale terrazzo è caratterizzato da una superficie subpianeggiante dotata di una
copertura loessica discontinua o assente, sopra ghiaie fluvioglaciali, alterate in cui si è
sviluppato e approfondito un orizzonte argillico.
Tali suoli costituiscono dei HAPLUDALFS, suoli con un orizzonte argillico ben
sviluppato, reazione subacida e con un drenaggio buono.
Unità di Cantù:
Rappresenta l'unità più bassa e più recente del sistema di terrazzi fluvioglaciali, su cui si
sono sviluppati HAPLUDALFS, alfisuoli privi di copertura loessica, evoluti su ghiaie
fluvioglaciali solo in parte cementate, con profilo mediamente profondo, un orizzonte
argillico di spessore inferiore al metro, con una media saturazione ed un buon drenaggio.
ZONA DELLA FORRA DELL'ADDA:
Il versante che raccorda l'Unità di Cantù con i terrazzi posti entro il canyon dell'Adda è
caratterizzato da una notevole asperità ed acclività. Lungo di esso sono evidenti locali
affioramenti di conglomerati del Ceppo solo in parte caratterizzati da una sottile coltre di
alterazione superficiale, e depositi colluviali e di versante, derivanti dalla mobilizzazione
di lembi di antichi terrazzi o della coltre di alterazione del Ceppo.
I suoli caratteristici sono poco profondi, su substrato ciottoloso o su conglomerato, con
scheletro da assente a comune in superficie e frequente in profondità, saturazione alta in
superficie e molto alta in profondità, drenaggio da buono a rapido (EUTROCHREPTS).
Unità Postglaciale:
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
32
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Rappresenta i depositi alluvionali attuali e recenti posti in corrispondenza del fiume
Adda. L'età e la differente stabilità dei diversi terrazzi si distinguono oltre che da
caratteristiche geomorfologiche, dallo sviluppo pedogenetico; si riconoscono infatti suoli
mediamente sviluppati (EUTROCHREPTS), con scheletro frequente in superficie e molto
frequente in profondità, con una buona saturazione in basi, drenaggio buono, ed entisuoli
privi di orizzonti profondi, a tessitura sabbiosa con scheletro da scarso a frequente in
profondità, drenaggio rapido (FLUVENTS).
Alluvioni attuali:
Costituiscono zone adiacenti all'alveo dell'Adda, e sono caratterizzati da suoli
scarsamente evoluti a causa della frequente azione di erosione e deposito da parte del
corso d'acqua. Sono presenti entisuoli a tessitura sabbiosa, con scheletro assente in
superficie, reazione alcalina, drenaggio rapido (FLUVENTS).
7.2.2. Legenda geopedologica
UNITA' GEOPEDOLOGICHE - DESCRIZIONE DEI SUOLI secondo la
Classificazione USDA; 1990.
Unità di Medolago:
MED: Terrazzo fluvioglaciale antico, a morfologia subpianeggiante o debolmente
ondulata, caratterizzato da un substrato ghiaioso-ciottoloso profondamente alterato,
con una copertura di limi di origine eolica (loess).
FRAGIUDALFS Suoli profondi, su fragipan, a tessitura media in superficie e da
media a fine in profondità, reazione subacida, saturazione bassa, drenaggio
mediocre.
MPA: Depressioni del Pianalto corrispondenti a paleoalvei fossili, sedi di raro deflusso
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
33
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Carlo Pedrali
geologo
idrico.
Gruppo indifferenziato di:
FRAGIUDALFS: Suoli profondi, su fragipan, a tessitura media in superficie e da
media a fine in profondità, reazione subacida, saturazione bassa, drenaggio
mediocre.
HAPLUDALFS: Suoli privi di fragipan in profondità, a saturazione bassa in
superficie e da media a alta in profondità.
EUTROCHREPTS: Suoli da profondi a molto profondi, tessitura media, reazione
acida in superficie e subacida in profondità, saturazione bassa in superficie e da
bassa a alta in profondità, drenaggio da mediocre a buono.
MAA: Incisioni del Pianalto caratterizzate da ripide scarpate, con fondovalle
pianeggiante o dal profilo acuto, sedi di deflusso temporaneo.
DYSTROCHREPTS: Suoli moderatamente profondi, con scheletro scarso in
superficie e comune in profondità, tessitura media, reazione acida, saturazione
molto bassa in superficie e bassa in profondità, drenaggio da buono a rapido.
Unità di Carvico
CAR: Terrazzo "intermedio", con superficie subpianeggiante o debolmente ondulata,
caratterizzata probabilmente da una copertura loessica discontinua o assente su di
un substrato ghiaioso-ciottoloso alterato.
HAPLUDALFS: Suoli da moderatamente profondi a profondi, su substrato
ghiaioso, con scheletro da assente ad abbondante in profondità, tessitura media,
reazione subacida, saturazione media in superficie ed alta in profondità, drenaggio
buono.
Unità di Cantù
CAN: Terrazzo fluvioglaciale recente a morfologia subpianeggiante, costituito da ghiaie e
ciottoli fluvioglaciali, solo parzialmente cementate e mediamente alterate.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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COMUNE DI SUISIO
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geologo
HAPLUDALFS: Suoli profondi, talora moderatamente profondi, su substrato
ciottoloso sciolto, con scheletro comune in superficie e da comune ad abbondante in
profondità, reazione neutra, saturazione media, drenaggio buono.
Ceppo
SR: Roccia affiorante costituita da conglomerato (Ceppo), affiorante o ricoperto da coltri
regolitiche di alterazione relativamente sottili e suoli poco evoluti, costituito da
conglomerati formati da depositi alluvionali.
EUTROCHREPTS: Suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso
eterogeneo o su conglomerato (Ceppo), con scheletro da assente a comune in
superficie e frequente in profondità, tessitura media, reazione neutra in superficie e
subalcalina in profondità, saturazione alta in superficie e molto alta in profondità,
drenaggio da buono a rapido.
Unità Postglaciale
Suoli su depositi alluvionali antichi o recenti, articolati in una serie di terrazzi a differente
quota e quindi caratterizzati da diversa stabilità e pedogenesi.
PG(E): EUTROCHREPTS: Suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso,
con scheletro scarso in superficie e frequente in profondità, tessitura media,
reazione subacida in superficie e da neutra a alcalina in profondità, saturazione
media in superficie e molto alta in profondità, drenaggio da buono a mediocre.
PG(F): FLUVENTS: Suoli a tessitura sabbiosa, con scheletro assente in superficie,
reazione alcalina, drenaggio rapido.
Alluvioni attuali
ALL: Suoli di piane alluvionali attuali, scarsamente evoluti e moderatamente profondi:
FLUVENTS: Suoli a tessitura sabbiosa, con scheletro assente in superficie,
reazione alcalina, drenaggio rapido.
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Aree di cava
Sul territorio dell'Isola sono disseminate e difficilmente riconoscibili numerose piccole
aree depresse di 2-5 metri rispetto alla superficie modale del Pianalto (settore
settentrionale) che rappresentano vecchie cave di argilla abbandonate da diversi decenni. I
materiali (limi e argille di alterazione) venivano estratti sia dall'orizzonte a "fragipan" che
dagli orizzonti argillitici superiori e venivano impiegati per l'industria dei laterizi. A
testimonianza di questo rimane la toponomastica con i termini ad esempio di Cascina
Fornace, etc.
CAV: Superfici rimodellate dalle attività estrattive. Tali aree sono state interessate
principalmente dall’asportazione di materiale inerte e dall’accumulo di scarti di
lavorazione.
Oltre al profilo tipo rilevato direttamente in sito (Unità di Medolago) si allegano anche
alcuni profili contenuti nella pubblicazione ERSAL sui “Suoli dell’Isola Bergamasca”.
PROFILO TIPO - UNITA' DI MEDOLAGO
Ubicazione profilo: incrocio Via Kennedy-Strada com. delle fontanelle (quota 235.2 m
slm)
A1
0 - 20 cm grigio ocra (10 YR 6/3) limoso sabbioso argilloso, con rari
frammenti vegetali, limite graduale con
B2t
20 - 95 cm bruno chiaro rossastro (5YR 6/4) limoso argilloso,
aggregazione poliedrica angolare, limite abrupto con
IIB2t
95 - 250 cm
bruno rossastro (2.5 YR 5/6) limoso argilloso,
fortemente compattato, con patine di argilla, patine di ferro manganese,
limite ondulato abrupto con
IIIB22t
250 - 330 cm
bruno rossastro (2.5 YR 4/6) limoso argilloso
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sabbioso con ghiaia alterata, clasti arrotontati subarrotondati di
dimensioni centimetriche decimetriche, rivestimenti di argilla e patine
di ferro manganese, limite ondulato diffuso con
IIIB23t
330 cm + ghiaie alterate (5 YR 4/6) con presenza di rocce
metamorfiche, arenarie e selci, clasti subarrotondati, decimetrici con
limo sabbioso argilloso, e patine di argilla e ferro manganese.
Unità di Medolago - profilo n. 15
Classificazione: - Typic Fragiudalf coarse silty, mixed, mesic
- Haplic Alisol (fase a fragipan)
- Sol brun lessivé‚ à fragipan
Località…:
Bottanuco
Topografia:
quota 222.5 m s.l.m
Morfologia:
subpianeggiante (fluvioglaciale antico -Unità di Medolago)
Pietrosità…:
assente
Uso del suolo:
prato permanente asciutto
Drenaggio:
mediocre
Substrato:
-
Data di rilevamento: 23/03/1988
Apl 0-35 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/4); franco limoso; frammenti
poliedrici subangolari grossolani, moderatamente sviluppati; friabile;
macropori scarsi e fini; molte radici da molto fini a fini; canali e coproliti
di lombrichi; limite inferiore abrupto lineare
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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geologo
Ap2 35-55 cm: umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); franco limoso; frammenti
poliedrici angolari molto grossolani, fortemente sviluppati; friabile;
macropori comuni, da fini a grandi; poche radici molto piccole; limite
inferiore abrupto lineare
Bt
55-75 cm: umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); screziature di colore bruno forte
(7.5YR 5/6), scarse. e molto piccole a limite chiaro; franco limoso;
aggregazione prismatica grossolana, fortemente sviluppata; poco friabile;
abbondanti macropori da fini a grandi; poche radici molto piccole; poche
argillans sulla superficie degli aggregati; poche mangans sulla superficie
degli aggregati; scarsi noduli ferro-manganesiferi, da molto piccoli a
piccoli; limite inferiore graduale lineare
Btx 75-140 cm umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); screziature e oltre di colore grigio
(2.5YR 7/3), molto abbondanti e grandi a limite netto e di colore bruno
forte (7.5YR 5/8), comuni e piccole a limite chiaro; franco limoso;
aggregazione prismatica grossolana, fortemente sviluppata; non friabile;
macropori comuni, da medi a grandi; poche radici molto piccole; argillans
co muni sulla superficie degli aggregati, poche mangans sulla superficie
degli aggregati; scarsi noduli ferro-manganesiferi, da molto piccoli a
piccoli; limite inferiore sconosciuto.
Unità di Medolago (Incisioni Pianalto) - profilo n. 119
Classificazione: - Dystric-Fluventic Eutrochrept fine silty, mixed, mesic.
- Eutric Cambisol
- Sol brun modal
Località:
Zender (Comune di Suisio)
Topografia:
quota 220 m s.l.m.
Morfologia:
depressione del pianalto
Pietrosità:
assente
Uso del suolo:
seminativo avvicendato
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Drenaggio:
Substrato:
geologo
mediocre
-
Data di rilevamento:14/06/88
Ap 0 - 30 cm: umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); franco limoso; frequenti poliedrici
subangolari, molto grossolani, fortemente sviluppati; friabile; macropori
comuni e fini; radici comuni e molto fini; limite inferiore abrupto lineare
Bw 30 - 70 cm: umido; colore bruno forte (7.5YR 4/6); screziature di colore bruno forte
(7.5YR 5/6) abbondanti, estremamente piccole a limite chiaro; scheletro
scarso e molto grande, mediamente alterato; franco. limoso; aggregazione
prismatica molto grossolana, fortemente sviluppata; friabile; macropori
comuni e fini; poche radici, molto fini; poche argillans sulla superficie
degli aggregati; limite inferiore abrupto lineare
BC 70 - 85 cm: umido; scheletro frequente e molto piccolo, da non alterato a molto
alterato; franco limoso; aggregazione poliedrica subangolare molto
grossolana, moderatamente sviluppata; molto friabile; macropori comuni
e fini; limite inferiore abrupto lineare
2Bw1 85 - 140 cm: umido; di colore bruno forte (7.5 YR 4/6); screziature di colore bruno
giallastro chiaro (l0YR 6/4) abbondanti e molto piccole, a limite diffuso e
di colore bruno forte (7.5YR 5/6) scarse ed estremamente piccole, a
limite chiaro; franco limoso; aggregazione poliedrica angolare molto
grossolana, fortemente sviluppata; friabile; macropori comuni e fini;
mangans comuni sulla superficie degli aggregati; limite inferiore chiaro
lineare
2Bw2 140 - 150 cm: umido; colore bruno giallastro (9YR 5/4); screziature di colore
bruno giallastro chiaro (7YR 5/6) comuni, estremamente piccole a limite
diffuso; franco limoso; aggregazione poliedrica angolare molto
grossolana, fortemente- sviluppata; friabile; macropori scarsi e molto
fini; limite inferiore chiaro lineare
2Bw3 150 -190 cm e oltre: bagnato; colore bruno giallastro (9YR 5/6); franco limoso;
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
aggregazione
poliedrica
angolare
molto
grossolana,
sviluppata; friabile; macropori scarsi e molto
fortemente
fini; limite inferiore
sconosciuto
Unità del Ceppo - profilo n. 46
Classificazione:
- Typic Eutrochrept coarse loamy, mixed, mesic
- Eutric Cambisol
- Sol brun modal
Località:
Cascina S.Giuliano (Comune di Suisio)
Topografia:
quota 155 m s.l.m.
Morfologia:
scarpata di terrazzo (alluvioni antiche del fiume Adda)
Pietrosità:
pietre piccole moderate
Uso del suolo:
bosco ceduo degradato
Drenaggio:
rapido
Substrato:
ciottoli e ghiaia eterogenei
Data di rilevamento:
10/09/87
Oa 2 - 0 cm: umido; colore bruno molto scuro (l0YR 2/3); limite inferiore abrupto
ondulato
A
0 - 1 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 3/4); franco sabbioso; limite
inferiore abrupto ondulato
Bw 1 - 80 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 4/4); scheletro scarso, da molto
piccolo a medio, non alterato; franco sabbioso; aggregazione poliedrica
subangolare grossolana, debolmente sviluppata; molto friabile; macropori
comuni, da molto fini a medi; molte radici, da molto piccole a grosse; canali
e coproliti di lombrichi; limite inferiore graduale lineare
CB oltre 80 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 4/4); scheletro comune, da
molto piccolo a medio, non alterato; franco sabbioso; aggregazione
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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poliedrica subangolare grossolana, debolmente sviluppata; molto friabile;
limite inferiore sconosciuto
Unità di Cantù - profilo n.3
Classificazione: - Ultic Hapludalf fine loamy, mixed, mesic
- Haplic Alisol
- Sol brun lessivé
Località:
Cascina Rota (Comune di Chignolo d'lsola)
Topografia:
quota 221 m s.l.m.
Morfologia:
pianeggiante (incisione del pianalto correlabile al livello fondamentale)
Pietrosità:
comune e piccola
Uso del suolo:
seminativo (frumento)
Drenaggio:
buono
Substrato:
ciottoli e ghiaia eterogenei med. alterati immersi in una matrice franca
Data di rilevamento: 05/11/1986
Apl 0 - 35 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 4/4); scheletro scarso, da
molto piccolo a piccolo, mediamente alterato; franco limoso; frammenti
poliedrici subangolari molto grossolani, fortemente sviluppati; friabile;
macropori comuni, da fini a medi; limite inferiore abrupto ondulato
Ap2 35 - 50 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/4); scheletro comune, da molto
piccolo a piccolo, mediamente alterato; franco limoso; aggregazione
poliedrica subangolare grossolana, fortemente sviluppata; poco friabile;
scarsi macropori da fini a medi; pellicole di argillans poche, sulla
superficie degli aggregati; limite inferiore chiaro ondulato
Btl 50 - 90 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/8); scheletro comune, da molto
piccolo a piccolo, non alterato; franco; aggregazione prismatica
grossolana, fortemente sviluppata; poco friabile; pochi macropori da fini
a medi; pellicole di argillans comuni, sulla superficie degli aggregati e nei
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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COMUNE DI SUISIO
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vuoti; limite inferiore chiaro lineare
Bt2 90-130 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/8); scheletro frequente, da piccolo
a medio, mediamente alterato; franco; aggregazione prismatica media,
fortemente sviluppata; poco friabile; macropori molto scarsi e fini;
pellicole di argillans comuni, sulla superficie degli aggregati e nei vuoti;
limite inferiore abrupto lineare
CB oltre 130 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/6); scheletro abbondante, da
molto piccolo a medio, da mediamente alterato a molto alterato;
incoerente; limite inferiore sconosciuto.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
42
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8. IDROGRAFIA ED IDROGEOLOGIA
In questo capitolo sono state raccolte tutte le conoscenze relative al reticolo idrografico
alla circolazione idrica superficiale e sotterranea disponibili per il territorio di Suisio. Tali
informazioni possono essere utilizzate per la localizzazione, la caratterizzazione
quantitativa e qualitativa delle acque e la difesa delle risorse idriche.
Tali conoscenze sono riassunte nelle tavole 6, 7, 8, 9 10 e 11.
La carta idrogeologica e del sistema idrografico (tavola 8) riporta oltre al reticolo
idrografico naturale ed artificiale (canali d'irrigazione), le caratteristiche di permeabilità
dei terreni presenti nell'area di studio, l’ubicazione delle sorgenti e dei pozzi idrici, le
direttrici di deflusso sotterraneo, le aree di rispetto attorno alle opere di captazione le cui
acque sono destinate ad uso potabile (DPR 236/88).
8.1 IDROGRAFIA
Il reticolo idrografico dell'isola è costituito dalla presenza di Adda e Brembo e da
affluenti secondari quali ad esempio il Rio Zender. Lo spartiacque idrografico tra i due
bacini principali attraversa l’abitato in direzione NNW-SSE (figura n.5).
Il territorio comunale di Suisio è limitato ad ovest dall'Adda, un fiume d'importanza
nazionale. Tale fiume scorre incassato in una forra profonda una settantina di metri
rispetto al piano dove è situato l'abitato. Lungo il territorio dell'Isola l'alveo dell'Adda
presenta una pendenza media dello 0.29%, mentre nel tratto comunale la pendenza risulta
notevolmente inferiore (0.07%). Il letto del fiume possiede un’ampiezza variabile, da
punto a punto, tra i 50 e i 100 metri.
Secondo quanto riportato sulla relazione "Idrografia" degli Studi Preliminari per il
Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Adda Nord, l'afflusso medio annuo al
bacino dell'Adda è valutato in 1235 mm mentre il deflusso è di 33 l/s*Kmq pari a 260
mc/s.
L'andamento annuale delle portate fa registrare un massimo nel mese di giugno e un
minimo in febbraio.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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Il regime idrico di tale fiume è condizionato tuttavia oltre che dalla presenza del Lago
di Lecco-Garlate-Olginate (diga di Olginate) a monte, anche dall'esistenza lungo il suo
corso, di diverse traverse fluviali che alimentano altrettanti canali derivatori collegati a
centrali idroelettriche. Una centrale è presente in corrispondenza di Porto d'Adda Inferiore
e un'altra è situata all'altezza di Cascina Comi di fronte a Suisio.
Dall'analisi storica di quanto si è verificato nell'intervallo di 105 anni, dal 1882 al 1987
è emerso che sono stati almeno otto i fenomeni di esondazione che hanno interessato il
tratto dell'Adda a partire dalla confluenza con il fiume Brembo verso sud. Nel 1987 si
sono verificati danni anche a monte della confluenza sopracitata (da: Studio
Idrogeologico delle esondazioni dei fiumi Adda, Brembo e Serio. di Bendotti P., Burlini
L., Francani V. Saibene L., Zappone A., 1988).
Per quanto riguarda la zona di studio, in passato l'attività estrattiva ha creato in sponda
sinistra un ripiano posto di poco al di sopra del fiume al cui perimetro si sviluppa un
rilevato artificiale di diversi metri di altezza (argine). Secondo quanto riferito da testimoni
oculari, durante la piena del 1987 questo ripiano fù interamente ricoperto da acqua per
un'altezza di 40 centimetri.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
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8.1.1. Quadro normativo
Con deliberazione n.18 del 26 aprile 2001, l’Autorità di Bacino fiume Po, ha adottato il
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico sulla base delle risultanze delle Conferenze
Programmatiche svolte ai sensi della Legge 11 dicembre 2000 n. 365 e delle relative
deliberazioni delle Giunte Regionali. I comuni nei quali erano state individuate le fasce
fluviali A e B erano tenuti ad adottare le misure di salvaguardia sino all’approvazione
definitiva del P.A.I.
Tale approvazione definitiva è avvenuta con il D.P.C.M. del 24 maggio 2001. Il Piano è
entrato quindi definitivamente in vigore e dispiega pertanto integralmente i suoi
effetti normativi.
Sono state così modificate le “Tavole di delimitazione delle fasce fluviali” del
settembre 1999, e si è avuta la stesura delle nuove e definitive “Tavole di delimitazione
delle fasce fluviali” del settembre 2001; di seguito se ne allega lo stralcio che riguarda il
territorio comunale.
Figura nel testo. Stralcio cartografico tratto dalle “Tavole di delimitazione delle fasce
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
45
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fluviali (P.A.I.)”.
Si riporta inoltre, a titolo di riferimento, un breve stralcio della normativa tratta dalle
N.d.A. del P.A.I.
Art. 1. Finalità e contenuti
.............................
5. Allorché il Piano riguardante l’assetto della rete idrografica e dei versanti detta
disposizioni di indirizzo o vincolanti per le aree interessate dal primo e dal secondo Piano
Stralcio delle Fasce Fluviali; le previsioni integrano le discipline previste per detti piani,
essendo destinate a prevalere nel caso che esse siano fra loro incompatibili.
6. Nei tratti dei corsi d’acqua a rischio di asportazione della vegetazione arborea in
occasione di eventi alluvionali, così come individuati nell’Allegato 3 al Titolo I - Norme
per l’assetto della rete idrografica e dei versanti, è vietato, limitatamente alla Fascia A di
cui al successivo art. 29 del Titolo II, l’impianto e il reimpianto delle coltivazioni a
pioppeto.
Art. 28 Classificazione delle Fasce Fluviali.
1. Apposito segno grafico, nelle tavole di cui all'art. 26, individua le fasce fluviali
classificate come segue:
Fascia di deflusso della piena (Fascia A): è “costituita dalla porzione di alveo che è
sede prevalente del deflusso della corrente, per la piena di riferimento, così come
definita nell’Allegato 3 “Metodo di delimitazione delle Fasce Fluviali” al Titolo II
delle N.d.A., ovvero è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante
gli stati di piena”.
Fascia di esondazione (Fascia B): “esterna alla precedente, é costituita dalla porzione di
territorio interessata da inondazione al verificarsi della piena di riferimento come
definita nell’Allegato 3 “al Titolo II sopra richiamato. Il limite di tale fascia si intende
sino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici
corrispondenti alla piena di riferimento, ovvero sino alle opere esistenti o programmate
di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di contenimento). Il Piano indica
con apposito segno grafico, denominato “limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia
C", le opere idrauliche programmate per la difesa del territorio. Allorché dette opere
saranno realizzate, i confini della Fascia B si intenderanno definiti in conformità al
tracciato dell'opera idraulica eseguita e la delibera del Comitato Istituzionale
dell'Autorità di bacino di presa d'atto del collaudo dell'opera varrà come variante
automatica del presente Piano per il tracciato di cui si tratta.
Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C): costituita dalla porzione di
territorio esterna alla precedente (Fascia B), che può essere interessata da inondazione
al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quella di riferimento, come definita
nell'Allegato 3 al Titolo II sopra richiamato.
Art. 29 Fascia di deflusso di piena (Fascia A)
1. Nella Fascia A il Piano persegue l’obiettivo di garantire le condizioni di sicurezza
assicurando il deflusso della piena di riferimento, il mantenimento e/o il recupero delle
condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque possibile,
l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle difese e delle
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
46
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fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli
idrici di magra.
2. Nella Fascia A sono vietate:
a) le attività di trasformazione dello stato dei luoghi, che modifichino l’assetto
morfologico, idraulico, infrastrutturale, edilizio, fatte salve le prescrizioni dei
successivi articoli;
b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti,
l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di
smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22,
fatto salvo quanto previsto al successivo comma 3, let. l);
c) la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue, nonché
l’ampliamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, fatto salvo
quanto previsto al successivo comma 3, let. m);
d) le coltivazioni erbacee non permanenti e arboree, fatta eccezione per gli interventi di
bioingegneria forestale e gli impianti di rinaturazione con specie autoctone, per una
ampiezza di almeno 10 m dal ciglio di sponda, al fine di assicurare il mantenimento o
il ripristino di una fascia continua di vegetazione spontanea lungo le sponde dell’alveo
inciso, avente funzione di stabilizzazione delle sponde e riduzione della velocità della
corrente; le Regioni provvederanno a disciplinare tale divieto nell’ambito degli
interventi di trasformazione e gestione del suolo e del soprassuolo, ai sensi dell’art. 41
del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche e integrazioni, ferme
restando le disposizioni di cui al Capo VII del R.D. 25 luglio 1904, n. 523;
e) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto;
f) il deposito a cielo aperto, ancorché provvisorio, di materiali di qualsiasigenere.
3. Sono per contro consentiti:
a) i cambi colturali, che potranno interessare esclusivamente aree attualmente coltivate;
b) gli interventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla eliminazione,
per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica;
c) le occupazioni temporanee se non riducono la capacità di portata dell'alveo, realizzate
in modo da non arrecare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità
in caso di piena;
d) i prelievi manuali di ciottoli, senza taglio di vegetazione, per quantitativi non superiori
a 150 m³ annui;
e) la realizzazione di accessi per natanti alle cave di estrazione ubicate in golena, per il
trasporto all'impianto di trasformazione, purché inserite in programmi individuati
nell'ambito dei Piani di settore;
f) i depositi temporanei conseguenti e connessi ad attività estrattiva autorizzata ed agli
impianti di trattamento del materiale estratto e presente nel luogo di produzione da
realizzare secondo le modalità prescritte dal dispositivo di autorizzazione;
g) il miglioramento fondiario limitato alle infrastrutture rurali compatibili con l'assetto
della fascia;
h) il deposito temporaneo a cielo aperto di materiali che per le loro caratteristiche non si
identificano come rifiuti, finalizzato ad interventi di recupero ambientale comportanti
il ritombamento di cave;
i) il deposito temporaneo di rifiuti come definito all'art. 6, comma 1, let. m), del D.Lgs. 5
febbraio 1997, n. 22;
l) l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi
del D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (o per le quali sia stata presentata comunicazione di
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inizio attività, nel rispetto delle norme tecniche e dei requisiti specificati all’art. 31
dello stesso D.Lgs. 22/1997) alla data di entrata in vigore del Piano, limitatamente alla
durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione può essere rinnovata fino ad
esaurimento della capacità residua derivante dalla autorizzazione originaria per le
discariche e fino al termine della vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa,
previo studio di compatibilità validato dall'Autorità competente. Alla scadenza devono
essere effettuate le operazioni di messa in sicurezza e ripristino del sito, così come
definite all’art. 6 del suddetto decreto legislativo;
m) l’adeguamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue alle normative
vigenti, anche a mezzo di eventuali ampliamenti funzionali.
4. Per esigenze di carattere idraulico connesse a situazioni di rischio, l’Autorità idraulica
preposta può in ogni momento effettuare o autorizzare tagli di controllo della
vegetazione spontanea eventualmente presente nella Fascia A.
5. Gli interventi consentiti debbono assicurare il mantenimento o il miglioramento delle
condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di interferenze negative con il
regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza delle opere di difesa esistenti.
Art. 30 Fascia di esondazione (Fascia B)
1. Nella Fascia B il Piano persegue l’obiettivo di mantenere e migliorare le condizioni di
funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene,
unitamente alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e
ambientali.
2. Nella Fascia B sono vietati:
a) gli interventi che comportino una riduzione apprezzabile o una parzializzazione della
capacità di invaso, salvo che questi interventi prevedano un pari aumento delle
capacità di invaso in area idraulicamente equivalente;
b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti,
l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di
smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5 febbario 1997, n. 22,
fatto salvo quanto previsto al precedente art. 29, comma 3, let. l);
c) in presenza di argini, interventi e strutture che tendano a orientare la corrente verso il
rilevato e scavi o abbassamenti del piano di campagna che possano compromettere la
stabilità delle fondazioni dell'argine.
3. Sono per contro consentiti, oltre agli interventi di cui al precedente comma 3 dell’art.
29:
a) gli interventi di sistemazione idraulica quali argini o casse di espansione e ogni altra
misura idraulica atta ad incidere sulle dinamiche fluviali, solo se compatibili con
l’assetto di progetto dell’alveo derivante dalla delimitazione della fascia;
b) gli impianti di trattamento d'acque reflue, qualora sia dimostrata l'impossibilità della
loro localizzazione al di fuori delle fasce, nonché gli ampliamenti e messa in sicurezza
di quelli esistenti; i relativi interventi sono soggetti a parere di compatibilità
dell'Autorità di bacino ai sensi e per gli effetti del successivo art. 38, espresso anche
sulla base di quanto previsto all'art. 38 bis;
c) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto, previo studio di compatibilità
dell’intervento con lo stato di dissesto esistente;
d) l’accumulo temporaneo di letame per uso agronomico e la realizzazione di contenitori
per il trattamento e/o stoccaggio degli effluenti zootecnici, ferme restando le
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disposizioni all’art. 38 del D.Lgs. 152/1999 e successive modifiche e integrazioni;
e) il completamento degli esistenti impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti a
tecnologia complessa, quand'esso risultasse indispensabile per il raggiungimento
dell'autonomia degli ambiti territoriali ottimali così come individuati dalla
pianificazione regionale e provinciale; i relativi interventi sono soggetti a parere di
compatibilità dell'Autorità di bacino ai sensi e per gli effetti del successivo art. 38,
espresso anche sulla base di quanto previsto all'art. 38 bis.
4. Gli interventi consentiti debbono assicurare il mantenimento o il miglioramento delle
condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di interferenze negative con il
regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza delle opere di difesa esistenti.
Art. 31. Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C)
1. Nella Fascia C il Piano persegue l’obiettivo di integrare il livello di sicurezza alle
popolazioni, mediante la predisposizione prioritaria da parte degli Enti competenti ai
sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225 e quindi da parte delle Regioni o delle
Province, di Programmi di previsione e prevenzione, tenuto conto delle ipotesi di
rischio derivanti dalle indicazioni del presente Piano.
2. I Programmi di previsione e prevenzione e i Piani di emergenza per la difesa delle
popolazioni e del loro territorio, investono anche i territori individuati come Fascia A e
Fascia B.
3. In relazione all’art. 13 della L. 24 febbraio 1992, n. 225, è affidato alle Province, sulla
base delle competenze ad esse attribuite dagli artt. 14 e 15 della L. 8 giugno 1990, n.
142, di assicurare lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta e
alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, nonché alla realizzazione dei
Programmi di previsione e prevenzione sopra menzionati. Gli organi tecnici
dell’Autorità di bacino e delle Regioni si pongono come struttura di servizio
nell’ambito delle proprie competenze, a favore delle Province interessate per le finalità
ora menzionate. Le Regioni e le Province, nell’ambito delle rispettive competenze,
curano ogni opportuno raccordo con i Comuni interessati per territorio per la stesura
dei piani comunali di protezione civile, con riferimento all’art. 15 della L. 24 febbraio
1992, n. 225.
4. Compete agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, regolamentare le
attività consentite, i limiti e i divieti per i territori ricadenti in fascia C.
5. Nei territori della Fascia C, delimitati con segno grafico indicato come “limite di
progetto tra la Fascia B e la Fascia C” nelle tavole grafiche, per i quali non siano in
vigore misure di salvaguardia ai sensi dell’art. 17, comma 6, della L.183/1989, i
Comuni competenti, in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici, entro il
termine fissato dal suddetto art. 17, comma 6, ed anche sulla base degli indirizzi
emanati dalle Regioni ai sensi del medesimo art. 17, comma 6, sono tenuti a valutare
le condizioni di rischio e, al fine di minimizzare le stesse ad applicare anche
parzialmente, fino alla avvenuta realizzazione delle opere, gli articoli delle
presenti Norme relative alla Fascia B, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 1,
comma 1, let. b), del D.L. n. 279/2000 convertito, con modificazioni, in L. 365/2000.
Art. 32. Demanio fluviale e pertinenze idrauliche e demaniali
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1. Il Piano assume l’obiettivo di assicurare la migliore gestione del demanio fluviale. A
questi fini le Regioni trasmettono all’Autorità di bacino i documenti di ricognizione
anche catastale del demanio dei corsi d’acqua interessati dalle prescrizioni delle presenti
Norme, nonché le concessioni in atto relative a detti territori, con le date di rispettiva
scadenza. Le Regioni provvederanno altresì a trasmettere le risultanze di dette attività agli
enti territorialmente interessati per favorire la formulazione di programmi e progetti.
2. Fatto salvo quanto previsto dalla L. 5 gennaio 1994, n. 37, per i territori demaniali, i
soggetti di cui all’art. 8 della citata legge, formulano progetti di utilizzo con finalità di
recupero ambientale e tutela del territorio in base ai quali esercitare il diritto di prelazione
previsto dal medesimo art. 8, per gli scopi perseguiti dal presente Piano. Per le finalità di
cui al presente comma, l’Autorità di bacino, nei limiti delle sue competenze, si pone
come struttura di servizio.
3. Le aree del demanio fluviale di nuova formazione, ai sensi della L. 5 gennaio 1994, n.
37, a partire dalla data di approvazione del presente Piano, sono destinate esclusivamente
al miglioramento della componente naturale della regione fluviale e non possono essere
oggetto di sdemanializzazione.
4. Nei terreni demaniali ricadenti all’interno delle fasce A e B, fermo restando quanto
previsto dall’art. 8 della L. 5 gennaio 1994, n. 37, il rinnovo ed il rilascio di nuove
concessioni sono subordinati alla presentazione di progetti di gestione, d’iniziativa
pubblica e/o privata, volti alla ricostituzione di un ambiente fluviale diversificato e alla
promozione dell’interconnessione ecologica di aree naturali, nel contesto di un processo
di progressivo recupero della complessità e della biodiversità della regione fluviale.
I predetti progetti di gestione, riferiti a porzioni significative e unitarie del demanio
fluviale, devono essere strumentali al raggiungimento degli obiettivi del Piano, di cui
all'art. 1, comma 3 e all'art. 15, comma 1, delle presenti norme, comunque congruenti alle
finalità istitutive e degli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette
eventualmente presenti e devono contenere: - l’individuazione delle emergenze naturali
dell’area e delle azioni necessarie alla loro conservazione, valorizzazione e
manutenzione;
- l’individuazione delle aree in cui l'impianto di specie arboree e/o arbustive, nel rispetto
della compatibilità col territorio e con le condizioni di rischio alluvionale, sia utile al
raggiungimento dei predetti obiettivi;
- l’individuazione della rete dei percorsi d’accesso al corso d’acqua e di fruibilità delle
aree e delle sponde.
Le aree individuate dai progetti così definiti costituiscono ambiti prioritari ai fini della
programmazione dell'applicazione dei regolamenti comunitari vigenti.
L’organo istruttore trasmette i predetti progetti all’Autorità di bacino che, entro tre mesi,
esprime un parere vincolante di compatibilità con le finalità del presente Piano, tenuto
conto degli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette eventualmente
presenti.
In applicazione dell’art. 6, comma 3, della L. 5 gennaio 1994, n. 37, le Commissioni
provinciali per l’incremento delle coltivazioni arboree sulle pertinenze demaniali dei corsi
d’acqua costituite ai sensi del R.D.L. 18 giugno 1936, n. 1338, convertito, con
modificazioni, dalla L. 14 gennaio 1937, n. 402, e successive modificazioni, devono
uniformarsi, per determinare le modalità d’uso e le forme di destinazione delle pertinenze
idrauliche demaniali dei corsi d’acqua, ai contenuti dei progetti di gestione approvati
dall’Autorità di bacino.
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Nel caso in cui il progetto, sulla base del quale è assentita la concessione, per il
compimento dei programmi di gestione indicati nel progetto stesso, richieda un periodo
superiore a quello assegnato per la durata dell’atto concessorio, in sede di richiesta di
rinnovo l'organo competente terrà conto dell’esigenza connessa alla tipicità del
programma di gestione in corso.
In ogni caso è vietato il nuovo impianto di coltivazioni senza titolo legittimo di
concessione.
Art. 38. Interventi per la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico
1. Fatto salvo quanto previsto agli artt. 29 e 30, all'interno delle Fasce A e B è consentita
la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali non
altrimenti localizzabili, a condizione che non modifichino i fenomeni idraulici naturali e
le caratteristiche di particolare rilevanza naturale dell’ecosistema fluviale che possono
aver luogo nelle fasce, che non costituiscano significativo ostacolo al deflusso e non
limitino in modo significativo la capacità di invaso, e che non concorrano ad
incrementare il carico insediativo. A tal fine i progetti devono essere corredati da uno
studio di compatibilità, che documenti l’assenza dei suddetti fenomeni e delle eventuali
modifiche alle suddette caratteristiche, da sottoporre all’Autorità competente, così come
individuata dalla direttiva di cui la comma successivo, per l’espressione di parere rispetto
la pianificazione di bacino.
2. L’Autorità di bacino emana ed aggiorna direttive concernenti i criteri, gli indirizzi e le
prescrizioni tecniche relative alla predisposizione degli studi di compatibilità e alla
individuazione degli interventi a maggiore criticità in termini d’impatto sull’assetto della
rete idrografica. Per questi ultimi il parere di cui al comma 1 sarà espresso dalla stessa
Autorità di bacino.
3. Le nuove opere di attraversamento, stradale o ferroviario, e comunque delle
infrastrutture a rete, devono essere progettate nel rispetto dei criteri e delle prescrizioni
tecniche per la verifica idraulica di cui ad apposita direttiva emanata dall'Autorità di
bacino.
Art. 38bis. Impianti di trattamento delle acque reflue, di gestione dei rifiuti e di
approvvigionamento idropotabile
1. L’Autorità di bacino definisce, con apposite direttive, le prescrizioni e gli indirizzi per
la riduzione del rischio idraulico a cui sono soggetti gli impianti di trattamento delle
acque reflue, le operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti e gli impianti di
approvvigionamento idropotabile ubicati nelle fasce fluviali A e B.
2. I proprietari e i soggetti gestori di impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, di
potenzialità superiore a 2000 abitanti equivalenti, nonchè di impianti di smaltimento e
recupero dei rifiuti e di impianti di approvvigionamento idropotabile, ubicati nelle fasce
fluviali A e B predispongono, entro un anno dalla data di pubblicazione dell’atto di
approvazione del Piano, una verifica del rischio idraulico a cui sono soggetti i suddetti
impianti ed operazioni, sulla base delle direttive di cui al comma 1.
Gli stessi proprietari e soggetti gestori, in relazione ai risultati della verifica menzionata,
individuano e progettano gli eventuali interventi di adeguamento necessari, sulla base
delle richiamate direttive.
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3. L’Autorità di bacino, anche su proposta dei suddetti proprietari e soggetti gestori ed in
coordinamento con le Regioni territorialmente competenti, delibera specifici Programmi
triennali di intervento ai sensi degli artt. 21 e seguenti della L. 18 maggio 1989, n. 183,
per gli interventi di adeguamento di cui al precedente comma. Nell’ambito di tali
programmi l’Autorità di bacino incentiva inoltre, ovunque possibile, la delocalizzazione
degli impianti di cui ai commi precedenti al di fuori delle fasce fluviali A e B.
Art. 39. Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica
1. I territori delle Fasce A e B individuati dal presente Piano, sono soggetti ai seguenti
speciali vincoli e alle limitazioni che seguono, che divengono contenuto vincolante
dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, per le ragioni di difesa del
suolo e di tutela idrogeologica perseguite dal Piano stesso:
a) le aree non edificate ed esterne al perimetro del centro edificato dei comuni, così
come definito dalla successiva lett. c), sono destinate a vincolo speciale di tutela
fluviale ai sensi dell'art. 5, comma 2, lett. a) della L. 17 agosto 1942, n. 1150;
b) alle aree esterne ai centri edificati, così come definiti alla seguente lettera c), si
applicano le norme delle Fasce A e B, di cui ai successivi commi 3 e 4;
c) per centro edificato, ai fini dell'applicazione delle presenti Norme, si intende quello di
cui all'art. 18 della L. 22 ottobre 1971, n. 865, ovvero le aree che al momento
dell'approvazione del presente Piano siano edificate con continuità, compresi i lotti
interclusi ed escluse le aree libere di frangia. Laddove sia necessario procedere alla
delimitazione del centro edificato ovvero al suo aggiornamento, l'Amministrazione
comunale procede all'approvazione del relativo perimetro.
2. All’interno dei centri edificati, così come definiti dal precedente comma 1, lett. c), si
applicano le norme degli strumenti urbanistici generali vigenti; qualora all’interno dei
centri edificati ricadano aree comprese nelle Fasce A e/o B, l’Amministrazione
comunale è tenuta a valutare, d’intesa con l’autorità regionale o provinciale
competente in materia urbanistica, le condizioni di rischio, provvedendo, qualora
necessario, a modificare lo strumento urbanistico al fine di minimizzare tali condizioni
di rischio.
3. Nei territori della Fascia A, sono esclusivamente consentite le opere relative a
interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria,
restauro, risanamento conservativo, come definiti all’art. 31, lett. a), b), c) della L. 5
agosto 1978, n. 457, senza aumento di superficie o volume, senza cambiamenti di
destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo e con interventi
volti a mitigare la vulnerabilità dell’edificio.
4. Nei territori della Fascia B, sono inoltre esclusivamente consentite:
a) opere di nuova edificazione, di ampliamento e di ristrutturazione edilizia, comportanti
anche aumento di superficie o volume, interessanti edifici per attività agricole e
residenze rurali connesse alla conduzione aziendale, purché le superfici abitabili siano
realizzate a quote compatibili con la piena di riferimento, previa rinuncia da parte del
soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura
assicurativa;
b) interventi di ristrutturazione edilizia, comportanti anche sopraelevazione degli edifici
con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili,
con contestuale dismissione d'uso di queste ultime e a condizione che gli stessi non
aumentino il livello di rischio e non comportino significativo ostacolo o riduzione
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apprezzabile della capacità di invaso delle aree stesse, previa rinuncia da parte del
soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura
assicurativa;
c) interventi di adeguamento igienico - funzionale degli edifici esistenti, ove necessario,
per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro
connessi ad esigenze delle attività e degli usi in atto;
d) opere attinenti l’esercizio della navigazione e della portualità, commerciale e da
diporto, qualora previsti nell'ambito del piano di settore, anche ai sensi del precedente
art. 20.
5. La realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico che possano limitare la
capacità di invaso delle fasce fluviali, è soggetta ai procedimenti di cui al precedente
art. 38.
6. Fatto salvo quanto specificatamente disciplinato dalle precedenti Norme, i Comuni, in
sede di adeguamento dei rispettivi strumenti urbanistici per renderli coerenti con le
previsioni del presente Piano, nei termini previsti all'art. 27, comma 2, devono
rispettare i seguenti indirizzi:
a) evitare nella Fascia A e contenere, nella Fascia B la localizzazione di opere pubbliche o
di interesse pubblico destinate ad una fruizione collettiva;
b) favorire l'integrazione delle Fasce A e B nel contesto territoriale e ambientale,
ricercando la massima coerenza possibile tra l'assetto delle aree urbanizzate e le aree
comprese nella fascia;
c) favorire nelle fasce A e B, aree di primaria funzione idraulica e di tutela naturalisticoambientale, il recupero, il miglioramento ambientale e naturale delle forme fluviali e
morfologiche residue, ricercando la massima coerenza tra la destinazione naturalistica
e l'assetto agricolo e forestale (ove presente) delle stesse.
7. Sono fatti salvi gli interventi già abilitati (o per i quali sia già stata presentata denuncia
di inizio di attività ai sensi dell'art. 4, comma 7, del D.L. 5 ottobre 1993, n. 398, così
come convertito in L. 4 dicembre 1993, n. 493 e successive modifiche) rispetto ai quali
i relativi lavori siano già stati iniziati al momento di entrata in vigore del presente
Piano e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio.
8. Sono fatte salve in ogni caso le disposizioni e gli atti amministrativi ai sensi delle leggi
9 luglio 1908, n. 445 e 2 febbraio 1974, n. 64, nonché quelli di cui al D.Lgs. 29 ottobre
1999 n. 490 e dell’art. 82 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e successive modifiche e
integrazioni.
9. Per le aree inserite all’interno dei territori protetti nazionali o regionali, definiti ai sensi
della L. 6 dicembre 1991, n. 394 e successive modifiche e integrazioni e/o da
specifiche leggi regionali in materia, gli Enti di gestione, in sede di formazione e
adozione di strumenti di pianificazione d'area e territoriale o di loro varianti di
adeguamento, sono tenuti, nell’ambito di un’intesa con l’Autorità di bacino, a
conformare le loro previsioni alle delimitazioni e alle relative prescrizioni del presente
Piano, specificatamente finalizzate alla messa in sicurezza dei territori.
Art. 41. Compatibilità delle attività estrattive
1. Fatto salvo, qualora più restrittivo, quanto previsto dalle vigenti leggi di tutela, nei
territori delle Fasce A e B le attività estrattive sono ammesse se individuate nell'ambito
dei piani di settore o degli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle
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leggi regionali. Restano comunque escluse dalla possibilità di attività estrattive le aree del
demanio fluviale.
2. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle
leggi regionali devono garantire che gli interventi estrattivi rispondano alle prescrizioni e
ai criteri di compatibilità fissati nel presente Piano. In particolare deve essere assicurata
l'assenza di interazioni negative con l'assetto delle opere idrauliche di difesa e con il
regime delle falde freatiche presenti. I piani di settore o gli equivalenti documenti di
programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono inoltre verificare la
compatibilità delle programmate attività estrattive sotto il profilo della convenienza di
interesse pubblico comparata con riferimento ad altre possibili aree di
approvvigionamento alternative, site nel territorio regionale o provinciale, aventi minore
impatto ambientale. I medesimi strumenti devono definire le modalità di ripristino delle
aree estrattive e di manutenzione e gestione delle stesse, in coerenza con le finalità e gli
effetti del presente Piano, a conclusione dell'attività. I piani di settore delle attività
estrattive o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi
regionali, vigenti alla data di approvazione del presente Piano, devono essere adeguati
alle norme del Piano medesimo.
3. Gli interventi estrattivi non possono portare a modificazioni indotte direttamente o
indirettamente sulla morfologia dell'alveo attivo, devono mantenere o migliorare le
condizioni idrauliche e ambientali della fascia fluviale.
4. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle
leggi regionali devono essere corredati da uno studio di compatibilità idraulicoambientale, relativamente alle previsioni ricadenti nelle Fasce A e B, e comunicati all'atto
dell'adozione all'Autorità idraulica competente e all'Autorità di bacino che esprime un
parere di compatibilità con la pianificazione di bacino.
5. In mancanza degli strumenti di pianificazione di settore, o degli equivalenti documenti
di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali, e in via transitoria, per un
periodo massimo di due anni dall'approvazione del presente Piano, è consentito procedere
a eventuali ampliamenti delle attività estrattive esistenti, per garantire la continuità del
soddisfacimento dei fabbisogni a livello locale, previa verifica della coerenza dei progetti
con le finalità del presente Piano.
6. Nei territori delle Fasce A, B e C sono consentiti spostamenti degli impianti di
trattamento dei materiali di coltivazione, nell'ambito dell'area autorizzata all'esercizio
dell'attività di cava, limitatamente al periodo di coltivazione della cava stessa.
7. Ai fini delle esigenze di attuazione e aggiornamento del presente Piano, le Regioni
attuano e mantengono aggiornato un catasto delle attività estrattive ricadenti nelle fasce
fluviali con funzioni di monitoraggio e controllo. Per le cave ubicate all'interno delle
fasce fluviali il monitoraggio deve segnalare eventuali interazioni sulla dinamica
dell'alveo, specifici fenomeni eventualmente connessi al manifestarsi di piene che
abbiano interessato l'area di cava e le interazioni sulle componenti ambientali.
Osservando lo stralcio della cartografia PAI è possibile rendersi conto di come parte
del piano cava ricada in Fascia A e la parte rimanente in Fascia B.
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Per quanto riguarda la parte rimanente della superficie topografica del territorio comunale
risulta pianeggiante e solcata da piccole depressioni che rappresentano la traccia di antichi
corsi d'acqua (paleoalvei) diretti tutti all'incirca NNW-SSE che si immettono, all'esterno
della zona di studio, in un collettore principale situato all'esterno del Pianalto formando
con esso un angolo acuto.
Il reticolo idrografico attuale rispetta gran parte del più antico tracciato idrografico ma i
torrenti che lo costituiscono, hanno subito nel tempo una netta riduzione di portata che ha
modificato permanentemente la loro configurazione originaria a canali intrecciati in
piccoli alvei monocursali a meandri. L’attuale densità di drenaggio superficiale appare
pertanto estremamente bassa.
Oltre all’Adda, l’asta fluviale principale, per quanto riguarda il territorio comunale,
risulta essere il Rio Zender che, a partire dall'abitato, si sviluppa per circa 5 chilometri
prima di confluire nel torrente Dordo (comune di Filago) tributario destro del fiume
Brembo. Poco più a sud del limite comunale (comune di Madone) il suo corso è stato
deviato/intubato per un tratto di 500-600 metri in corrispondenza della discarica
consortile. Sul Rio Zender, facente parte del reticolo idrico principale (vedi D.G.R.
7/7868 del 25/01/2002), valgono le disposizioni di cui al R.D. 523/1904 e in particolare il
divieto di edificazione ad una distanza inferiore ai dieci metri, fino all’assunzione da
parte dei Comuni del provvedimento di cui ai punti 3 e 5.1 della recente delibera
regionale sopracitata. Tale asta fluviale, in relazione alla limitata estensione del bacino di
alimentazione, risulta a carattere temporaneo con deflusso idrico superficiale evidente
solo in concomitanza di intensi e prolungati periodi piovosi.
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geologo
8.2 IDROGEOLOGIA
L'esame delle descrizioni stratigrafiche redatte durante la perforazione dei pozzi della
zona, unitamente all’esame delle caratteristiche litologiche dei fronti di cava e dei fronti
di scavo per la realizzazione di edifici, ha consentito di caratterizzare sommariamente i
terreni dal punto di vista granulometrico, di operare correlazioni, e di individuare le
diverse unità idrogeologiche ricostruendo la serie idrogeologica locale.
Al fine di evidenziare i rapporti tra le diverse unità idrogeologiche, sono state
ricostruite le tre seguenti sezioni:
* Sezione n.1 orientata NNW-SSE (tavola n.9);
* Sezione n.2 orientata NE-SW (tavola n.10);
* Sezione n.3 orientata WNW-ESE. (tavola n.11).
8.2.1. Struttura idrogeologica
Dal punto di vista idrogeologico i depositi continentali Pleistocenico-Olocenici sono
state suddivisi in 5 unità idrogeologiche principali (omogenee dal punto di vista del
comportamento idrogeologico) il cui schema dei rapporti stratigrafici è stato sintetizzato
in figura n.6. Dall’alto verso il basso sono state riconosciute le seguenti unità:
1. Unità ghiaioso-sabbiosa: corrisponde alle zone di affioramento dei depositi
fluvioglaciali più recenti e delle alluvioni antiche/recenti. I suoi depositi risultano
sciolti e costituiti per lo più da ghiaie poligeniche anche grossolane e sabbie talora
cementate in modo disuniforme con intercalati livelli sottili a sabbie o sabbie limosoargillose. Lo spessore medio di quest'unità in corrispondenza del livello fondamentale
della pianura è contenuto tra i 10 e i 15 metri mentre incrementa sensibilmente in
corrispondenza delle incisioni del Pianalto operate dagli scaricatori fluvioglaciali
durante il Wurm (valle del Grandone) e del terrazzo fluviale antico. Il contatto con le
unità sottostanti è di tipo erosionale.
La permeabilità di tali depositi risulta elevata consentendo sia una facile ricarica della
falda ad opera delle acque d’infiltrazione, che un'elevata capacità d'infiltrazione delle
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sostanze inquinanti.
2. Unità ghiaioso-sabbioso-limosa: costituita da limi - limi argillosi con ghiaia aventi
spessore massimo complessivo intorno ai 20-30 metri. E' presente in affioramento
nella zona del Pianalto (fluvioglaciale antico). Lo spessore di tale unità è legato
all'entità dell'erosione che ha interessato tale superficie; la permeabilità di tale unità
risulta bassa, assicurando così un buon grado di protezione superficiale nei confronti
degli acquiferi sottostanti. In questa unità la falda idrica risulta generalmente assente o
limitata a falde sospese contenute in piccoli acquiferi corrispondenti alle intercalazioni
sabbioso-ghiaiose.
3. Unità ghiaioso-conglomeratica (Ceppo): costituita dall'alternanza di ghiaie
poligeniche (anche grossolane) a diverso grado di cementazione, con subordinate
intercalazioni di sabbie talora cementate e limi argillosi.
Nella zona in esame lo spessore di tale unità, che rappresenta l'acquifero principale ed
ospita una falda di tipo libero, è contenuto tra i 40 e i 50 metri.
La circolazione idrica preferenziale avviene in corrispondenza delle zone meno
cementate, dove spesso si concentrano anche i più vistosi fenomeni di alterazione e di
dissoluzione carbonatica. La disomogenea distribuzione della cementazione unita alle
superfici di discontinuità che caratterizzano tale unità, determinano un comportamento
idrogeologico estremamente variabile con lo sviluppo di una circolazione idrica
sotterranea lungo vie preferenziali che appare simile a quella carsica. Gli scambi idrici
tra i diversi livelli sono comunque frequenti anche in relazione alla limitata estensione
laterale dei livelli più fini, limoso argillosi, intercalati ai conglomerati.
4. Unità ghiaioso-argillosa: all'unità precedente si passa gradualmente verso il basso ad
alternanze di depositi grossolani (ghiaie e sabbie) con livelli anche potenti e continui
di argille limose o argille con ghiaie. Tale unità rappresenta il passaggio dall'ambiente
deposizionale di conoide alluvionale dell'unità sovrastante, a quello lacustro-palustre
dell'unità più antica; il suo spessore è variabile tra i 20 e i 40 metri. Nei livelli
grossolani intercalati ai livelli argillosi (acquiferi semiconfinati o confinati) sono
presenti falde captate dai pozzi più profondi. Queste falde, in corrispondenza dei pozzi
di captazione più vecchi, vengono messe in comunicazione con quelle più superficiali
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57
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dotate di acque di qualità scadente.
5. Unità limoso-argillosa: costituita prevalentemente da limi argillosi/sabbiosi e argille
di origine continentale con intercalati livelli di torbe nerastre. Tali litotipi nella zona in
questione si incontrano generalmente a profondità intorno ai 100-130 metri.
L'ambiente deposizionale è lacustre-palustre ed il colore è grigio, grigio-azzurro o
grigio-verde. Tale unità rappresenta il substrato impermeabile posto alla base della
successione pleistocenico-olocenica.
All'interno delle unità sopra riportate sono stati riconosciuti essenzialmente due
acquiferi a carattere regionale:
Acquifero principale: si sviluppa all'interno dell'unità ghiaioso-conglomeratica che si
estende da una profondità di 20-30 metri sino a 70-90 metri ed ospita una falda di tipo
libero la cui superficie, nella zona di studio, è posta mediamente a 50-60 metri di
profondità.
A profondità minore sono presenti acquiferi locali che ospitano falde poco produttive.
Il mantenimento di tali falde sospese è assicurato dalla locale presenza di intercalazioni
prevalentemente argillose o all'elevato grado di cementazione che raggiunge la parte più
alta dei conglomerati (vedi Terno d’Isola e Chignolo d’Isola).
Verso sud (in zona Capriate) tale differenziazione viene gradualmente a scomparire e si
individua un’unica falda.
Acquiferi più profondi: corrispondono alle intercalazioni ghiaiose presenti all'interno
dell'unità ghiaioso-argillosa. Le falde presenti in questi acquiferi possiedono livelli
comparabili a quelli dell'acquifero principale.
Questa differenziazione è legata al fatto che i livelli impermeabili (argille) risultano
sufficientemente spessi ed estesi da fungere da efficaci elementi separatori (vedi tavole 9,
10 e 11).
La separazione tra questi due acquiferi principali viene talora annullata in
corrispondenza di pozzi profondi che captano falde situate a diversa quota attraverso
un'unica colonna filtrante, essi non fanno altro che facilitare la miscelazione di acque più
superficiali con acque più profonde.
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8.2.1.1. Conducibilità idraulica degli acquiferi
Si riportano le indicazioni tratte dalla bibliografia circa la conducibilità idraulica che
caratterizza i terreni delle unità idrogeologiche sopradescritte.
Raramente infatti vengono effettuate prove di pompaggio o prove di permeabilità per
ricavare direttamente tali valori:
•
10-1-10-3 m/s per ghiaie con sabbie e ciottoli, sciolte alla quale si intercalano sottili
livelli di conglomerati poco cementati;
•
10-3-10-5 m/s tale valore è indicativo di una permeabilità primaria dei conglomerati
poco compatti (a basso grado di cementazione); valori notevolmente più bassi sono
riconducibili a conglomerati compatti ben cementati. Valori nettamente più elevati
sono individuabili laddove è presente il processo di dissoluzione lungo le superfici
di discontinuità presenti (permeabilità secondaria dei conglomerati);
•
10-4-10-6 m/s per ghiaie sabbiose debolmente limoso argillose;
•
10-7-10-8 m/s per sabbie e ghiaie limoso argillose.
•
10-8-10-10 m/s per limi e argilla sabbioso ghiaiosi, sabbie con limo ghiaioso
argilloso o ancora ghiaie limoso argilloso sabbiose.
Questi valori sono stati impiegati per suddividere il territorio comunale in zone a
diversa conducibilità idraulica superficiale (cfr. tavola 8).
Al primo dei cinque gruppi appartengono i terreni che più largamente rappresentano i
depositi alluvionali antichi/recenti o quelli fluvioglaciali recenti, al secondo gruppo
appartiene il Ceppo, al terzo gruppo appartengono i terreni fluvioglaciali recenti o
intermedi che si differenziano tra loro per il diverso grado di alterazione e la percentuale
di matrice fine (sabbia fine, limo e argilla) presente.
Il quarto e quinto gruppo di valori risultano caratteristici dei depositi fluvioglaciali
terrazzati più antichi in relazione al prevalere sulla struttura originaria (ghiaie e sabbie)
della frazione limosa-argillosa derivante dai processi di alterazione.
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8.2.1.2. Vulnerabilità degli acquiferi
I fattori principali che definiscono la vulnerabilità di un acquifero sono: la frazione
organica presente nei suoli, l'eventuale presenza o meno di un livello impermeabile
continuo che isoli superficialmente l'acquifero sottostante, la soggiacenza della falda, la
conducibilità idraulica sia verticale che orizzontale dell'acquifero ed il valore dei
parametri idrodispersivi.
Per quanto riguarda la "vulnerabilità del sottosuolo e della falda acquifera" si
riprendono le considerazioni tratte dal "Piano di Bonifica della falda sotterranea
interessata da atrazina nella provincia di Bergamo"; tale studio è stato realizzato dallo
Studio Ghezzi nel 1986 (L.R. n.62 del 27/05/1985).
In questo studio l'area in questione viene suddivisa in due settori:
* il Pianalto ferrettizzato che viene considerato come il "settore delle argille
terrazzamento antico dell'Isola (permeabilità bassa, argilla in spessori da 0 a 15
metri) a vulnerabilità molto bassa". Tale settore è infatti caratterizzato da una
successione litologica omogenea rappresentata da un primo livello limoso-argilloso
di spessore metrico ma variabile da zona a zona. La superficie della falda è
generalmente profonda.
* i terrazzi del fluvioglaciale recente e del fluviale vengono considerati come un
"settore a litologie variabili dei terrazzamenti intermedi dell'Isola (permeabilità
variabile) con vulnerabilità crescente man mano che ci si sposta verso l'asta fluviale
dell'Adda". In tale settore alla disomogeneità litologica di superficie rappresentata
dalla presenza di ghiaie e argille in proporzioni diverse da zona a zona (spessore
massimo 10-15 metri), si aggiunge la variabilità litologica degli orizzonti più
profondi costituiti da ghiaie o conglomerati o dalla loro alternanza. Anche in
quest'area la superficie della falda si mantiene profonda.
8.2.2.Caratteristiche della falda
La ricostruzione dell'andamento della superficie della falda principale è stata effettuata
impiegando misurazioni effettuate dallo scrivente nel periodo compreso tra il 28/07/97 e
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il 04/08/97. Per effettuare tale ricostruzione sono state utilizzate esclusivamente
misurazioni del livello statico della falda principale. I livelli della falda freatica, riferiti al
piano campagna, sono espressi in metri sul livello medio del mare (s.l.m.).
I dati di tale campagna di rilievo sono stati elaborati effettuando un’estrapolazione
areale. E’ stato utilizzato un metodo di interpolazione dei dati (kriging) che, suddividendo
il territorio in una rete a maglie regolari, ha permesso la ricostruzione della superficie
della falda freatica rappresentata nella tavola n. 6.
Su tale carta sono stati distinti: i pozzi pubblici, i pozzi privati e le sorgenti in riva al
fiume Adda; sono state riportate inoltre le zone di rispetto, con raggio di 200 metri
attorno alle sole opere di captazione destinate ad uso idropotabile, così come definite dal
D.P.R. n.236 del 24/05/1988.
Dall'analisi della carta idrogeologica (tavola 6) si può affermare che:
* nell'ambito dell'area di studio la superficie della falda principale risulta compresa
tra la quota di 162.6 m slm (angolo nord-est) e quella di 154.5 m slm (in
corrispondenza del angolo sud-ovest);
* la falda risulta di tipo radiale divergente e la direzione del flusso idrico sotterraneo è
diretta, nella zona di studio, da NE verso SW;
* la superficie della falda degrada dolcemente verso SW sino all'altezza dell'abitato
(gradiente dell' 0.8‰). Più ad ovest di quest'ultimo, la superficie della falda si
approfondisce rapidamente in relazione al richiamo operato dal fiume Adda
(gradiente dell' 8.5‰).
* anche se la misurazione del livello di falda in corrispondenza dei diversi pozzi è
stata effettuata in condizioni statiche (pozzo fermo), si ritiene che la superficie
freatica risenta localmente della presenza dei pozzi attivi situati in vicinanza alla
S.P. per Madone dove è presente un'elevata concentrazione di pozzi industriali.
* le sorgenti situate alla quota dell'alveo attuale dell'Adda rappresentano l'emergenza
della falda libera principale.
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La carta della soggiacenza (tavola n. 7) è stata ottenuta sottraendo punto per punto
dalla superficie topografica, la superficie ricostruita della falda. Come si può vedere la
superficie freatica risulta situata a notevole profondità, mediamente tra i 50-60 metri.
N° pozzo
Comune
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
Suisio
Suisio
Madone
Madone
Madone
Madone
Madone
Madone
Madone
Madone
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Chignolo d'Isola
Medolago
Medolago
Bottanuco
Bottanuco
quota p.c. portata quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda
m. s.l.m
(l/s)
gen-67
gen-70
ago-82
mag-83
lug-87
ott-87
feb-91
gen-92
gen-94
6
231
161
3
226.5
165.5
210.86
211.3
160.6
211.31
154.41
202.76
153.36
202.41
15
155.81
20
213.5
33
211
167
25
209
16
209
10.5
215
232.17
182.97
221.05
186.63
233.5
222
14
228
162
30
216.5
159
4
216.5
12
213
239.5
3
244.6
157.6
245
25
218.5
159.3
162.3
165.1
152.61
18
219
160
quota falda
lug-ago 94
160.66
160.34
quota falda quota falda quota falda quota falda
feb-95
mag-95
ago-96
feb-97
162.38
160.81
160.35
161.16
159.29
161.06
160.8
153.5
150.45
159.55
162.65
183.02
187.05
178.83
192.3
160.73
162.3
158.92
158.26
182.81
184.88
178.38
193.01
160.5
162.8
189.25
155.7
157.7
quota falda
lug-ago 97
161.1
160.1
189.52
156.45
160.5
159
189.2
157.95
215
154.4
160.1
Tabella n.1: livelli di falda.
Per quanto riguarda l'escursione del livello di falda, l'esame dell’andamento storico
relativamente ai controlli effettuati sui piezometri installati attorno alla discarica
consortile è possibile notare l’esistenza di un escursione massima della falda di diversi
metri (vedi grafico sotto). Tale escursione è legata sia alle caratteristiche del regime
pluviometrico che alle condizioni di alimentazione della falda stessa.
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62
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OSCILLAZIONE DEL LIVELLO DI FALDA
166.00
164.00
QUOTA (m s.l.m.)
162.00
Piezometro A
160.00
Piezometro B
Piezometro C
Piezometro D
158.00
Piezometro E
156.00
154.00
152.00
dic-88
mag-90
set-91
gen-93
giu-94
ott-95
mar-97
lug-98
DATA
Grafico dell'andamento storico dei livelli falda in corrispondenza dei piezometri della
discarica di Madone (fonte: Consorzio per i Servizi Ecologici ed Ambientali).
Come già riportato al capitolo relativo agli aspetti climatici, il regime pluviometrico
(anni 1921-1950) appare caratterizzato da due massimi, uno primaverile (maggio) e l'altro
meno pronunciato autunnale (ottobre-novembre), a questi si intervallano un minimo
marcato e costante invernale ed uno estivo.
Dal confronto tra i dati pluviometrici registrati dalle stazioni di Ponte Briolo (fonte:
Consorzio
dell'Adda)
e
di
Bottanuco
(fonte:
Prov.
di
Bergamo,
Settore
Agrosilvopastorale, caccia e pesca - Centro Agrometeorologico Provinciale) con i livelli
di falda misurati in corrispondenza di un pozzo di Suisio (vedi diagramma sottostante), si
può ipotizzare che il tempo di risposta della falda principale ad ogni variazione delle
condizioni di alimentazione sia di 2-3 mesi.
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63
COMUNE DI SUISIO
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geologo
275.00
165.00
250.00
164.00
225.00
163.00
200.00
precipitazioni (mm)
161.00
150.00
160.00
125.00
159.00
livello falda (m s.l.m.)
162.00
175.00
Prec. mensili Ponte Briolo
Prec. mensili a Bottanuco
Pozzo di Suisio
100.00
158.00
75.00
157.00
50.00
apr-97
feb-97
mar-97
dic-96
gen-97
ott-96
nov-96
set-96
lug-96
ago-96
giu-96
apr-96
mag-96
feb-96
mar-96
dic-95
gen-96
ott-95
nov-95
set-95
lug-95
ago-95
giu-95
apr-95
mag-95
155.00
feb-95
0.00
mar-95
156.00
gen-95
25.00
Mese
Grafico dell'andamento storico delle precipitazioni e dei livelli di falda in
corrispondenza di un pozzo di Suisio.
9. QUALITA’ DELLE ACQUE
I dati chimici ottenuti da campionamenti delle acque effettuati in passato, sono stati
raccolti ed elaborati per poter individuare la facies idrochimica di ciascun campione
d’acqua. Si è determinato pertanto il loro contenuto salino individuando i rapporti tra i
diversi anioni e cationi contenuti nella soluzione acquosa che ha raggiunto la condizione
di equilibrio chimico-fisico. Tale contenuto salino rappresenta perciò la mineralizzazione
naturale del campione di acqua;
I principali fattori che regolano tale equilibrio sono:
1. le caratteristiche quali-quantitative delle acque meteoriche;
2. le caratteristiche quali-quantitative delle acque sorgive e/o di quelle superficiali;
3. il contesto geologico e morfologico del bacino;
4. le condizioni climatiche;
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5. il bilancio idrico del bacino;
6. la densità della popolazione;
7. l'uso del territorio;
8. l'utilizzo delle acque.
I primi cinque punti determinano le caratteristiche “naturali”, gli ultimi tre inducono le
variazioni legate alle attività umane.
Per poter comparare tra loro i dati idrochimici relativi ad un corpo idrico superficiale é
indispensabile conoscere la sua portata al momento del prelievo. Se varia la velocità di
flusso dell'acqua, si modificano infatti i tempi di contatto tra l'acqua e la roccia (matrice)
e di conseguenza si modifica anche il grado di mineralizzazione naturale delle acque
campionate. Un discorso analogo si può ipotizzare per le acque sotterranee.
9.1. ACQUE SUPERFICIALI
Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche delle acque superficiali, la legge n.319
del 10 maggio 1976 sulle “Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento" ha
demandato alle Regioni il compito del rilevamento delle caratteristiche quali-quantitative
dei corpi idrici in collaborazione con il Servizio Idrografico italiano, con gli uffici del
Genio Civile ed avvalendosi delle Province con la collaborazione dei Presidi Multizonali
delle U.S.S.L. per gli aspetti qualitativi.
La delibera del Comitato Interministeriale dei Ministri del 04/02/1977 per la tutela delle
acque dall'inquinamento proponeva i criteri generali e le metodologie per l'esecuzione di
tale iniziativa.
La Regione Lombardia con la legge n.32 del 20/03/1980 e n.58 del 26/11/1984, ha
delegato alle Province l'esecuzione delle operazioni di rilevamento delle caratteristiche
dei corpi idrici in collaborazione con i Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione
(P.M.I.P.) e dei rispettivi servizi di zona.
In ottemperanza con quanto disposto pertanto l'Amministrazione Provinciale ha avviato
operativamente a partire dal 1987, il censimento ed il rilevamento sistematico delle
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65
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geologo
caratteristiche idrologiche, fisiche, chimiche e biologiche dei corpi idrici superficiali.
Nell’area di studio le stazioni d’interesse sono quelle di:
• Fiume Brembo a Treviolo
• Fiume Brembo a Brembate Sotto
• Torrente Dordo a Filago (stazione posta alla chiusura del bacino)
• Roggia Vailata (nel punto di derivazione dal fiume Adda ad Arzago d’Adda).
Per tutti i corsi d'acqua sono stati determinati, oltre alla portata, i seguenti parametri
chimico-fisici e microbiologici:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Ph
temperatura acqua
ione nitrato
solfati come SO4-cloruri come Cltensioattivi
fosforo totale
COD
coliformi totali a 37°C
coliformi fecali
streptococchi fecali
salmonelle
ossigeno disciolto
conducibilità
solidi sedimentabili
calcio
magnesio
sodio
potassio
Il controllo dei metalli pesanti viene effettuato soltanto per quei corsi d'acqua che,
sulla base dei dati "storici", sono risultati interessati dalla presenza di una o più delle
seguenti sostanze:
•
•
•
•
•
•
Cadmio
Rame
Piombo
Cromo totale
Zinco
Mercurio
Per quanto riguarda la frequenza dei campionamenti, in ogni stazione di rilevamento
insistente su corsi d'acqua naturali, vengono eseguiti 4 campionamenti nell'arco dell'anno.
I prelievi sono stati effettuati in modo tale da far ricadere due campionamenti nel periodo
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66
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in cui si ha il regime di magra e due in condizione di portata media.
Oltre ai dati dell’Amm.ne Provinciale si riportano i dati relativi alle analisi chimiche
delle acque dell'Adda a Trezzo d'Adda e del Brembo a Brembate di Sotto, effettuate dal
P.M.I.P. di Bergamo nell’ottobre-novembre 1993.
I risultati ottenuti in tali analisi sono riassunti nella seguente tabella.
Acque superficiali
Roggia Vailata (derivata dall'Adda)
Roggia Vailata (derivata dall'Adda)
Roggia Vailata (derivata dall'Adda)
Roggia Vailata (derivata dall'Adda)
Fiume Adda
Fiume Brembo
Fiume Brembo
Fiume Brembo
Fiume Brembo
Fiume Brembo
Comune
Arzago d'Adda
Arzago d'Adda
Arzago d'Adda
Arzago d'Adda
Trezzo d'Adda
Brembate
Brembate
Brembate
Brembate
Brembate
data PortataTemp. acqua
Concentraz.
Cond.ione
elettr.
idrogeno
Ca++
spec. a 20°
Mg++
C
l/s
°C
ph uS/cm
mg/l
mg/l
lug-87 2500
8
275
41
12
dic-87
700
7.3
7.7
355
56
12.1
lug-88 2330
20
7.6
250
33.6
8.2
dic-88
550
6
7.8
440
52.8
13.1
nov-93
394
63
17
lug-87 6570
7
7.9
225
36
12
dic-87 7000
17
8.3
235
38
4
lug-88 35000
13
7.5
245
36
8.7
dic-88 6000
18
7.6
340
48
12.1
nov-93
403
49.4
11
Na+
mg/l
4.5
7.3
16.3
80.3
5
4.6
4.7
5.6
7.6
10.8
K+
mg/l
0.7
1.4
1.3
1.6
0.9
0.6
0.5
0.9
1.6
1.8
Clmg/l
6
10
10.6
26
12
6
5
6
12.4
9.1
SO4-mg/l
25
40
29
50
31
21
27
27
45
33
NO3mg/l
7
10
5.5
11.4
21
6
4
5.8
6.8
10.1
NO2mg/l
0.3
0.5
0.11
0.1
NH4+
mg/l
0.5
0.5
0.3
2.3
0.1
0.1
0.15
0.34
0.8
0.5
2.6
2.3
Tabella n.2. Caratteristiche chimiche delle acque della Roggia Vailata, Fiume Adda, e
Fiume Brembo.
9.2 ACQUE SOTTERRANEE
Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche delle acque sotterranee della zona si fa
riferimento ai risultati delle analisi condotte dal P.M.I.P. di Bergamo nei periodi ottobrenovembre 1993 e 1995.
Le caratteristiche chimiche delle acque di pozzo relative alle analisi condotte nel
novembre 1993 riguardano sostanzialmente acque della falda principale. I risultati
ottenuti sono riassunti nella seguente tabella:
Pozzo
Comune
24 Bottanuco
17 Chignolo
12 Chignolo
Chignolo
Medolago
2 Suisio
Coordinate
Longit.
Latitud.
1540145
5053692
1540884
5057533
1541540
5057504
1541710
5058200
1537663
5057655
1539590
5055280
data Temp. acqua
Concentraz.
Cond. elettr.
ione
Durezza
idrogeno
spec.
totale
a Ca++
20°C
data
°C
ph uS/cm
°F
mg/l
nov-93
470
24.6
77.7
nov-93
540
29.8
87.7
nov-93
638
36.6
113
nov-93
672
37.4
114.3
nov-93
546
33.6
91.6
nov-93
420
22
59
Mg++
mg/l
13.4
18.1
19.6
22.4
26
17.4
Na+
mg/l
5.5
6.8
5.6
5
8.2
6
K+
mg/l
0.7
1.6
1.3
1.2
3.1
0.8
Clmg/l
10
12
10.5
14.5
11
17
SO4-mg/l
21
27
30
34
38
17
NO3NO2- NH4+
mg/l
mg/l
mg/l
44
43.5
43
68.5
26.6
34
Tabella n.3. Caratteristiche chimiche delle acque di pozzo relative all’ottobre-novembre
1993.
Pozzo
Comune
13 Chignolo (f. sup.)
14 Chignolo (f. sup.)
Medolago
11 Medolago
Coordinate
data prelievo
Temp.
concentraz.
acqua
cond.ione
elettr.
idrogeno
spec.
durezza
a 20°
totale
C
Ca++
Longit.
Latitud.
data
°C
ph uS/cm
°F
mg/l
1541035
5057646 nov-95
480
23.6
70.4
1541354
5058258 nov-95
770
40.4
120
1537800
5057632 nov-95
469
25
67.2
1537405
5057562 nov-95
460
60
Mg++
mg/l
14.6
25.3
19.9
20
Na+
mg/l
7.5
6.9
7.5
9.2
K+
mg/l
0.8
1.4
2.3
3.1
Clmg/l
13
12
10.8
9
SO4-mg/l
15
31
35.6
51
NO3NO2- NH4+
mg/l
mg/l
mg/l
40
109
25.8
20.4
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
67
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Tabella n.4. Caratteristiche chimiche delle acque di pozzo relative all’ottobre-novembre
1995.
Le caratteristiche chimiche delle acque dei pozzi 13 ed 14, relativamente alle analisi
condotte nel ottobre-novembre 1995, riguardano sostanzialmente acque della falda più
superficiale. I risultati ottenuti sono riassunti nella seguente tabella:
Relativamente ai parametri chimici più indicativi si riportano le considerazioni di
carattere regionale tratte dai diversi studi oltre che dai risultati ottenuti nelle due
campagne di campionamento sopra riportate.
Durezza
La durezza rappresenta il contenuto di calcio e di magnesio, essa viene espressa in
gradi francesi, dove un grado francese corrisponde a 10 mg/l di carbonato di calcio
(CaCO3).
Lungo la direttrice Calusco-Suisio (Pianalto) i valori di durezza risultano compresi tra
15 e 25 °F; tali valori aumentano gradualmente verso sud ed in maniera più sensibile
verso est, dove tale parametro risulta generalmente compreso tra 25 e 35° F. Tali valori
appaiono legati alla circolazione idrica all'interno dei conglomerati del Ceppo.
Conducibilità
La distribuzione della conducibilità elettrica ricalca sostanzialmente quella della
durezza.
In corrispondenza della zona lungo il Brembo la conducibilità è bassa in quanto il tenore
in sali è limitato per l'azione di diluizione legata all'alimentazione del fiume; spostandosi
più ad occidente la conducibilità aumenta in corrispondenza di una zona allungata, diretta
parallelamente al Brembo, che interessa i comuni di Madone, Filago e Capriate.
Valori medi elevati (>500-600 microS/cm) si ritrovano quindi ad oriente della zona di
studio.
Valori più bassi (attorno ai 400-500 µS/cm con tendenza ad aumentare verso sud) sono
stati rilevati sempre lungo la stessa direttrice Calusco-Suisio (Pianalto).
In corrispondenza del Pianalto, dove sono presenti spesse coltri limoso-argillose che
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
68
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
esercitano un elevato grado di isolamento nei confronti degli apporti idrici dalla
superficie, ci si aspetterebbe che la mineralizzazione delle acque sotterranee aumenti
concordemente con la direzione di flusso (da est verso ovest) e quindi con l'allungamento
del percorso dell'acqua nell'acquifero (maggior tempo di contatto dell'acqua con la
matrice dell'acquifero); il fatto che si verifichi l'effetto contrario potrebbe essere legato
alla possibile diluizione operata da acque di falda provenienti da una diversa fonte di
alimentazione oppure ad effetti legati alla capacità di scambio ionico dei materiali
argillosi.
Nitrati
Il contenuto in nitrati nelle acque sotterranee è legato essenzialmente al percolamento
in soluzione di tali sostanze dagli orizzonti più superficiali del terreno.
La concentrazione di ioni nitrici nelle acque sotterranee e la possibilità che si verifichino
inquinamenti, dipendono dai seguenti fattori:
1. la quantità di nitrati presente nel terreno;
2. l'intensità del flusso di acqua di percolazione;
3. le caratteristiche del terreno.
1. La quantità di nitrati presenti nel terreno dipende essenzialmente da cause di origine
antropica (concimazione azotata dei terreni), dall’intensità dei processi microbiologici e
delle precipitazioni atmosferiche.
Concentrazioni puntuali elevate di nitrati nei terreni risultano legate spesso all’esistenza
di scarichi di rifiuti urbani ed industriali o alle perdite di reti fognarie o di pozzi perdenti
oltre che ai reflui legati all'attività zootecnica.
2. La veicolazione e la concentrazione in profondità di tali sostanze è legata
essenzialmente alla quantità di acqua che s'infiltra nel sottosuolo; tale quantità è legata a
sua volta alle precipitazioni meteoriche (intensità e durata) e all'irrigazione dei campi. In
entrambi i casi è in funzione della quantità effettiva di acqua che s'infiltra nel sottosuolo.
3. La capacità dei suoli di rallentare la velocità di movimento dei nitrati nel terreno è
direttamente proporzionale al contenuto in particelle fini (limo ed argille). Laddove
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
69
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
pertanto prevalgono le frazioni granulometriche più grossolane, il terreno non riesce a
trattenere la molecola di NO3, che può così propagarsi liberamente nell'acquifero.
Il D.P.R. 236 del 24/05/1988 stabilisce il valore limite della Concentrazione Massima
Ammissibile (C.M.A.) in 50 mg/l e il valore guida (V.G.) in 5 mg/l; le direttive CEE
consigliano come valore guida i 25 mg/l.
Per quanto riguarda la situazione della zona, contenuti tra 10 e 35 mg/l si ritrovano
nelle zone adiacenti a Brembo e Adda (compreso Suisio).
Contenuti tra 25 e 40 mg/l si riscontrano lungo una fascia diretta NE-SW che si estende
tra Ponte San Pietro e Capriate mentre contenuti tra i 40 e i 50 mg/l si riscontrano tra
Bonate Sopra e Sotto.
Valori superiori a 50 mg/l si riscontrano nella zona tra Chignolo e Terno d'Isola.
I valori medio-elevati, prossimi al limite di sicurezza, individuano zone di
contaminazione.
Per quanto riguarda la sorgente Fontanì che rappresenta un’emergenza della falda in
prossimità dell'Adda, si può notare come nel corso degli anni si sia verificato un
progressivo aumento del contenuto in nitrati (dati: A.S.L.).
Sorgente il Fontanì (andamento dei nitrati)
50
Nitrati (mg/l)
45
40
35
30
25
03-lug-83
14-nov-84
29-mar-86
11-ago-87
23-dic-88
07-mag-90
19-set-91
31-gen-93
15-giu-94
data
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
70
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Complessivamente quindi il valore dei parametri chimici sopra riportati tende a
diminuire spostandosi da nord verso sud.
I contenuti più elevati di nitrati ed assieme di solventi clorurati si incontrano ad est del
territorio comunale, mentre a sud-est di quest’ultimo si registrano i valori più elevati di
sodio e cloro.
Sostanze indesiderabili
Per quanto riguarda le “sostanze indesiderabili” e più precisamente i composti
organoalogenati (C.O.T.), la cui concentrazione massima ammissibile (C.M.A.) è stabilita
dal D.P.R n.236 del 24/05/1988 in 30 ug/l e in un 1 ug/l il valore guida (V.G.), si
riportano i risultati ottenuti dai campionamenti effettuati in passato.
I Composti Organo-alogenati sono sostanze impiegate come solventi nello sgrassaggio
di macchinari industrali, la loro presenza nelle acque è legata esclusivamente a cause
antropiche.
Tali sostanze non sono biodegradabili ad opera dei microorganismi e a causa del loro
elevato peso specifico e della loro scarsa miscibilità con l'acqua, possono penetrare
agevolmente nel sottosuolo e raggiungere la falda originando persistenti fenomeni di
contaminazione.
Una volta raggiunta la superficie della falda, la fase immiscibile di queste sostanze tende
a spostarsi verso il basso sino a raggiungere il substrato impermeabile appiattendosi su di
esso. Nel contempo la fase miscibile genera un pennacchio inquinante che si espande
nella direzione di flusso.
La presenza in falda di queste sostanze conferma l’esistenza del problema del rilascio di
tali composti chimici nell’ambiente. La loro presenza è spesso legata a scarichi industriali
nei terreni, a pozzi perdenti, a vasche e fosse settiche, a tubazioni o serbatoi di stoccaggio
non a perfetta tenuta, a sversamenti accidentali, a discariche e all’abbandono della
sorveglianza dei pozzi per acqua.
Nell'area di studio i contenuti nelle acque sotterranee di tali composti risultano
generalmente bassi (1-5 ug/l) mentre aumentano spostandosi verso est (>30 ug/l).
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
71
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Pozzo
24
25
17
12
18
20
1
2
Comune
Bottanuco
Bottanuco
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Suisio
Suisio
Coordinate
data prelievo
C.O.T.
Longit.
Latitud.
data
ug/l
1540145
5053692 nov-93
20
1540239
5054475 nov-93
4.6
1540884
5057533 nov-93 41.4
1541540
5057504 nov-93
7.8
1541710
5058200 nov-93
0.9
1541266
5055627 nov-93
5.1
1541355
5057326 nov-93
4.3
1539590
5055807 nov-93
3.7
1539590
5055280 nov-93
5.9
Tabella n.5. Composti Organo-alogenati Totali nelle acque di pozzo (ottobre-novembre
1993).
Pozzo
25
17
11
12
20
20
22
1
2
Comune
Bottanuco
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Chignolo
Medolago
Medolago
Medolago
Suisio
Suisio
Coordinate
data prelievo
C.O.T.
Longit.
Latitud.
data
ug/l
1540239
5054475 nov-95
4
1540884
5057533 nov-95
58
1541228
5056691 nov-95
9
1541540
5057504 nov-95
8
1541710
5058200 nov-95
0.9
1541355
5057326 nov-95
2
1541355
5057326 nov-95
0.9
1539235
5057890 nov-95
0.9
1537800
5057632 nov-95
0.9
1537333
5057445 nov-95
3
1539590
5055807 nov-95
8
1539590
5055280 nov-95
0.9
Tabella n.6. Composti Organo-alogenati Totali nelle acque di pozzo (ottobre-novembre
1995).
Nei pozzi della zona oltre alle sostanze indesiderabili è stata individuata la presenza di
“sostanze tossiche” legate al ciclo di produzione di industrie chimiche oppure
all’impiego in agricoltura, come ad esempio i fitofarmaci. Questi ultimi possono essere in
parte solubilizzati dalle acque meteoriche o di irrigazione e trasportati verso i corsi
d’acqua principali oppure, se il coefficiente di conducibilità idraulica dei terreni risulta
elevato, nel sottosuolo.
La propagazione in profondità degli inquinanti si verifica per graduale e progressiva
saturazione dei terreni a partire dagli strati più superficiali. La quantità di fluido
necessaria a saturare un terreno dipende dalle sue caratteristiche strutturali,
granulometriche e litologiche.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
72
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Nei suoli poveri di sostanza organica come quelli della zona in questione, la migrazione
dei pesticidi, a parità di altre condizioni, viene favorita.
Secondo il D.P.R. n.236 del 24/05/1988 (Allegato I), la Concentrazione Massima
Ammissibile per ciascun parametro chimico tossico è stabilita nei seguenti valori:
-
Alachlor 0.1µg/l;
Atrazina 0.1µg/l;
Simazina 0.1µg/l;
Terbutilazina 0.1µg/l;
Propazina 0.1µg/l.
Durante l'emergenza Atrazina verificatasi nel 1986-1987, la Regione Lombardia con la
D.G.R. n.39878 del 17/02/1989, ha prodotto un elenco di 23 comuni della Provincia di
Bergamo all'interno della quale era compreso anche il comune di Suisio.
A tale proposito si riportano i risultati contenuti nello studio condotto nel 1986 dallo
Studio Idrogeotecnico del Dott. Ghezzi e denominato "Piano di Bonifica della falda
sotterranea interessata da atrazina nella provincia di Bergamo" (L.R. n.62 del
27/05/1985).
Per questa indagine sono stati effettuati, su tutto il territorio della pianura, diversi
campionamenti di terreno prelevati a diversa profondità e prelievi di acque di
pozzo/sorgente (maggio 1996-maggio 1997).
Per quanto riguarda i campioni di acqua di falda si riportano i risultati ottenuti:
N° POZZI CHE RIENTRANO IN CIASCUNA CLASSE DI
VALORI DI ATRAZINA
comune
n° pozzi
<0.1
0.1-0.5
0.5-1.0
esaminati
(UG/L)
(UG/L)
(UG/L)
>1 (UG/L)
valore
massimo
(UG/L)
Bottanuco
2
2
0.25
Filago
17
4
13
0.69
Medolago
4
3
1
0.26
Suisio
3
2
1
0.20
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
73
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Tabella n.7
N° SORGENTI CHE RIENTRANO IN CIASCUNA
CLASSE DI VALORI DI ATRAZINA
comune
n° sorgenti
<0.1
0.1-0.5
0.5-1.0
esaminate
(UG/L)
(UG/L)
(UG/L)
>1 (UG/L)
valore
massimo
(UG/L)
Bottanuco
2
Suisio
1
1
1
1
Tabella n.8.
Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque (P.R.R.A - Settore Funzionale
Acquedotti), ha in previsione sino al 2016 di potenziare le condotte adduttrici e di
distribuzione, realizzare nuovi serbatoi di compenso, impianti di potabilizzazione e
sistemi di controllo ad ogni serbatoio e stazione di sollevamento.
9.2.1. Principali casi d'inquinamento
Si segnalano a titolo conoscitivo i fenomeni d'inquinamento dei suoli e delle acque
(vedi figura n.7) verificatisi a monte del territorio comunale di Suisio:
• Comune di Medolago: inquinamento del sottosuolo con solventi clorurati,
amminofenoli (D.G.R. n.17252 del 01/08/1996);
• Comune di Ponte San Pietro: inquinamento di idrocarburi alifatici ed alogenati e
cromo;
• Comune di Chignolo d'Isola: inquinamento da solventi clorurati (D.G.R. n.9548 del
4/6/1986 e D.G.R. n.17009 del 1991);
• in tutta la zona che va da Ponte San Pietro a Capriate si riscontrano valori medio-
elevati in Nitrati.
Oltre agli episodi conosciuti, sul territorio, sono presenti altre numerose potenziali
fonti d'inquinamento quali: le discariche, i serbatoi interrati come quelli destinati allo
stoccaggio di pericolose sostanze chimiche. Ad esempio risultano emblematici il caso
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
74
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
della fuoriuscita di 18 tonnellate di acetato di vinile (Filago) e di 8 tonnellate di gasolio
(Ponte San Pietro), (fonte: ERSAL, 1990).
Alla luce di quanto sopra riportato, è pertanto importante ribadire che la tutela della
risorsa idrica è un aspetto che assieme a quello dei suoli investe tutto il territorio
dell'Isola; risultano pertanto indispensabili stretti e costanti controlli a scala
sovracomunale che siano in grado di evitare o di accertare tempestivamente gli episodi
d’inquinamento e i costosissimi interventi di risanamento da attuare a posteriori.
9.3 FACIES IDROCHIMICHE
L'elaborazione dei dati chimici disponibili e l'impiego dei diagrammi di Schoeller
hanno consentito l’identificazione delle facies idrochimiche di ciascun campione d'acqua.
In tali diagrammi sono riportate in ordinata le concentrazioni espresse in meq/litro (su
scala logaritmica) per ciascun elemento chimico (Ca++, Mg++, Na++K+, S04--; Cl-, NO3- ;
HCO3-+ CO3-) riportato in ascissa.
Essi risultano gli elementi principali responsabili della mineralizzazione dell'acqua.
Gli elementi analizzati e non considerati nei diagrammi, come ad esempio: P, NO2,
NH4, presentano concentrazioni significative solamente in quelle situazioni in cui anche i
dati biologici oltre agli altri parametri indicano una situazione naturale particolarmente
degradata.
La sovrapposizione dei grafici ottenuti dai diversi campioni d'acqua analizzati può
consentire l'effettuazione delle seguenti considerazioni:
a) totale sovrapposizione dei tracciati: è una situazione molto rara perchè in linea
teorica corrisponde a campioni d'acqua con identica concentrazione e rapporto tra
gli ioni.
b) similitudine nell'andamento dei tracciati: si verifica quando i campioni presentano
una facies idrochimica simile e questo può significare che i percorsi sotterranei
risultano altrettanto simili. Le acque con maggior contenuto salino determinano
tracciati che si dispongono su valori più elevati lungo le ordinate. La maggior
mineralizzazione è legata al più lungo soggiorno nell’acquifero.
c) diversità tra i tracciati: indica una situazione in cui le facies idrochimiche non sono
confrontabili tra loro il che presuppone ad esempio una diversa area di
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
75
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
alimentazione e/o diverse caratteristiche degli acquiferi.
Ai fini della caratterizzazione della facies idrochimica delle acque superficiali e di
quella delle acque sotterranee presenti nell'area di studio, sono state confrontate le
caratteristiche relative ai dati delle analisi chimiche effettuate dal P.M.I.P. di Bergamo e
di quelli relativi ad altre A.S.L. della Provincia di Bergamo.
Diagramma di Schoeller
10
concentrazioni (me/l)
1
Roggia Vailata (lug.87)
Roggia Vailata (dic.87)
Roggia Vailata (lug.88)
Roggia Vailata (dic.88)
Fiume Adda a Trezzo (nov.93)
0.1
0.01
Ca++
Mg++
(Na+ + K+)
Cl-
SO4--
NO3-
(HCO3-+CO3--)
Cationi - Anioni
Caratteristiche idrochimiche delle acque superficiali
Come si può notare esiste una buona confrontabilità tra i diagrammi relativi alle acque
dell'Adda e a quelle del Brembo (anche se relativi a diverse campagne di
campionamento). In entrambi i diagrammi si vede ad esempio come il rapporto tra solfati
e nitrati sia costantemente a favore dei primi.
I diagrammi sottostanti si riferiscono alle caratteristiche delle acque sotterranee prelevate
in corrispondenza dei pozzi della zona.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
76
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Diagramma di Schoeller
concentrazioni (me/l)
10
Pozzo 24 Bottanuco
Pozzo 17 Chignolo
Pozzo 12 Chignolo
1
Pozzo Chignolo
Pozzo Medolago
Pozzo 2 Suisio
0.1
Ca++
Mg++
(Na+ + K+)
Cl-
SO4--
NO3-
(HCO3-+CO3--)
Cationi - Anioni
Confrontando tra loro i risultati relativi alla campagna di campionamento relativa
all'ottobre-novembre 1993, si può notare come esista una buona confrontabilità tra i
diversi tracciati. Questo rappresenta la generale omogeneità delle caratteristiche chimiche
delle acque di falda anche se prelevate a minore profondità come nel caso del pozzo di
Chignolo; l’influsso delle acque d'infiltrazione provenienti dall'Adda si nota
esclusivamente in corrispondenza del pozzo di Medolago.
Diagramma di Schoeller
concentrazioni (me/l)
10
Pozzo 13 Chignolo
Pozzo 14 Chignolo
1
Pozzo Medolago
Pozzo 11 Medolago
0.1
Ca++
Mg++
(Na+ + K+)
Cl-
SO4--
NO3-
(HCO3-+CO3--)
Cationi - Anioni
I risultati di questa seconda campagna (1995) confermano quanto ottenuto nella
campagna precedente, anche se in questo caso i campionamenti hanno interessato
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
77
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
prevalentemente acque di falda prelevate a minore profondità. Anche qui è riconoscibile
l'influsso dell'Adda in corrispondenza dei due pozzi di Medolago.
Dal punto di vista generale tuttavia le acque sotterranee si differenziano da quelle
superficiali per il regolare andamento concavo del tracciato del diagramma di Schoeller
legato al maggior contenuto in nitrati e di quello minore in solfati, in sodio e potassio.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
78
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
10. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TERRENI
Per quanto riguarda le caratteristiche geotecniche dei terreni presenti nell'area di
studio, sono disponibili esclusivamente poche informazioni di tipo puntuale relative ad
indagini geotecniche; si riporta pertanto una sintesi relativa a questi studi.
Per quanto riguarda le caratteristiche del suolo e dei terreni immediatamente
sottostanti, si riportano le considerazioni relative a due sondaggi superficiali (profondità
massima 2 metri) effettuati nell'ambito dello studio per il "Piano di Bonifica della falda
sotterranea interessata da atrazina nella provincia di Bergamo" (L.R. n.62 del
27/05/1985).
I campioni di terreno prelevati, a diversa profondità, sono stati sottoposti ad analisi
granulometrica.
I due sondaggi sono stati effettuati rispettivamente:
* sondaggio n.28 loc. Cascina Grandone, quota 236 m slm (Comune di Medolago).
Descrizione stratigrafica:
0-0.40 terreno agrario sabbioso;
0.40-0.70 argilla e limo sabbioso;
0.70-2.00 sabbie e ghiaie in abbondante matrice argilloso-sabbiosa.
Profondità
ghiaie
sabbie
limi
argille
d10
d60
prelievo
(%)
(%)
(%)
(%)
(mm)
(mm)
0.30
8.7
24.3
51.3
15.7
0.06
0.60
11.4
25.4
40.2
23
0.05
0.80
21.6
30.7
29.7
18
0.293
1.00
38
29.8
20.2
12
1.65
1.5
38
39.3
12.7
9
0.002
1.91
Tabella n.9. Caratteristiche granulometriche dei terreni campionati a diversa profondità.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
79
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
* sondaggio n.29 loc. Cascina Rodi, in vicinanza torrente Dordo, quota 197 m slm
(Comune di Filago);
Descrizione stratigrafica:
0-0.40 terreno agrario limoso con sabbia;
0.40-0.90 argilla e limo con sabbia. Locali intercalazioni ghiaiose;
0.90-2.00 ghiaie sabbiose con argilla e limo.
Profondità
ghiaie
sabbie
limi
argille
d10
d60
prelievo
(%)
(%)
(%)
(%)
(mm)
(mm)
0.30
8.6
23.1
53.3
15.0
0.05
0.60
10.8
24.4
43.3
21.5
0.06
0.80
13.9
21.4
43.7
21
0.05
1.00
31.3
23.0
26.7
19
0.85
1.5
41.5
27.2
15.1
16.2
2.17
Tabella n.10. Caratteristiche granulometriche dei terreni campionati a diversa profondità.
* sondaggio n.30 loc. a sud autostrada, quota 179 m slm (Comune di Brembate);
Descrizione stratigrafica:
0-0.40 terreno agrario limoso con sabbia;
0.30-2.00 ghiaie sabbiose con abbondante matrice sabbioso limosa;
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
80
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
Profondità
ghiaie
sabbie
limi
argille
d10
d60
prelievo
(%)
(%)
(%)
(%)
(mm)
(mm)
0.30
21.3
26.4
34.5
17.8
0.21
0.60
41.3
22.7
17.0
19.0
2.46
0.80
61.7
17.7
10.8
9.8
0.002
11.05
1.00
76.7
9.8
8.0
5.5
0.013
14.63
1.5
84.9
12.4
2.4
0.7
0.975
23.07
Tabella n.11.Caratteristiche granulometriche dei terreni campionati a diversa profondità.
Altre informazioni di carattere generale sono contenute nelle relazioni geologicogeotecniche prodotte per la realizzazione di diverse opere.
Schematizzando si può così riassumere le informazioni contenute in tali elaborati:
• Ceppo del Brembo:
parametri relativi al conglomerato: peso di volume 2.0-2.2 t/mc, resistenza a
compressione 50-90 MPA, resistenza a trazione 10-40 MPA;
parametri relativi all'ammasso roccioso: angolo di attrito 25°-35°; coesione: 1-3
Kg/cmq,;
• Ceppo Poligenico
(litofacies inferiore costituita da ghiaie e sabbie): angolo di attrito: 40-44°, coesione:
nulla, peso di volume: 1.9-2.1 t/mc;
• Fluvioglaciale antico:
peso di volume 1.8-1.9 t/mc, coesione non drenata: 0.5-1.0 Kg/cmq, permeabilità
(prove in sito): 10-8-10-10 m/s;
• Fluvioglaciale recente:
peso di volume 1.8-2.0 t/mc, angolo di attrito 32°, permeabilità (prove in sito): 10-7-108
m/s;
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
81
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
• Alluvionali antiche/attuali:
peso di volume 1.8-2.0 t/mc e angolo di attrito 30-35° se poco addensato, peso di
volume 2.1.-2.2 t/mc e angolo di attrito 40-45° se ben addensato. Coesione nulla.
11. CAVE E DISCARICHE
La maggior parte delle cave di sabbia e ghiaia dell'Isola sono situate lungo le sponde
dell'Adda e coltivano da diverse decine di anni le alluvioni antiche terrazzate presenti a
diversa quota all'interno del canyon dell'Adda.
Nel territorio comunale sono presenti due ex cave inserite nel vecchio piano cave come
polo estrattivo BP9g e che risultano stralciate dal nuovo piano cave provinciale (D.C.R.
09/04/1997 - N.VI/555); entrambe ricadono nel perimetro del Parco dell'Adda Nord.
La prima ex-cava è situata in sponda sinistra al fiume Adda in località Castello. Il piano
della ex cava è situato alla quota media di 153 m slm, cioè poco al di sopra del pelo libero
dell'acqua del fiume Adda. L'attività estrattiva iniziata all'incirca negli anni 1960 ha
asportato quasi completamente il terrazzo fluviale antico la cui sommità è situata alla
quota di 180-185 m slm. Tale area, che si estende per una ventina di ettari, è in attesa del
recupero ambientale che originariamente era previsto con scarpate a bosco e zona
pianeggiante a seminativo.
Nella medesima zona è situata un'altra ex-cava (località Ceppino) la cui estensione era di
8 ettari.
Nell'ambito del territorio comunale non sono presenti discariche controllate. Una
discarica di RSU esaurita da diversi anni è situata circa a 400 metri a sud del limite
comunale sudorientale ed è gestita dal consorzio dei tre comuni di Bottanuco, Filago e
Madone.
Per quanto riguarda gli impianti di gestioni dei rifiuti, la Provincia di Bergamo - Servizio
Ambiente, segnala che la ditta Fabbrica Accumulatori Ariete S.p.A., è autorizzata con
D.G.P. n.645 del 23/05/96 allo stoccaggio di rifiuti pericolosi.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
82
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
12. SISMICITA’ DEL SITO
Il comune di Suisio non compare nell’elenco allegato alla legge n. 1684 del
25/11/1962. Tale elenco aggiornato con le successive modificazioni ed integrazioni
comprende tutte le località sismiche di prima e di seconda categoria.
CARTOGRAFIA TEMATICA E DI DETTAGLIO
13. CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA
Sulla base di quanto riportato al capitolo "caratteristiche geotecniche dei terreni" si è
tentato di suddividere il territorio comunale in aree caratterizzate da una certa omogeneità
dal punto di vista geotecnico.
Nella carta di tavola 12 sono state pertanto riconosciute 5 zone omogenee dal punto di
vista geologico-tecnico. Per ognuna di queste "zone omogenee" si forniscono i range di
riferimento (tabella n.12). Tali valori sono da considerare puramente indicativi e non
devono essere considerati sostitutivi dei risultati ottenuti da indagini geotecniche dirette
finalizzate a caratterizzare dal punto di vista geotecnico un sito di futura edificazione. I
valori di coesione sotto riportati per i terreni fluvioglaciali antichi sono stati ricavati
indirettamente da prove penetrometriche dinamiche e sono da intendersi come valori di
coesione non drenata.
I dati forniti per il conglomerato cementato (Ceppo) derivano da valutazioni di resistenza
dell'ammasso roccioso in base alle sue caratteristiche geomeccaniche.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
83
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
ZONE
geologo
ZONE GEOLOGICHE
OMOGENEE
Zona A
Fluvioglaciale antico
MASSA
COEFFICIENTE
ANGOLO DI
DI
DI
ATTRITO
VOLUME
PERMEABILITÀ
(Kg/dmc)
(m/s)
1.8-2
10-7-10-10
1.8
10-7-10-8
25-30
1.8-2
10-1-10-3
30-35 (poco
10-4-10-6
addensato)
(con % di
40-45
limo/argilla>10)
(addensato)
1.8
10-1-10-3
35-40
0
2-2.2
10-3-10-5
25-35
1-3
(°)
COESIONE
(Kg/cmq)
0.5-1.0
(Pianalto ferrettizzato)
Zona B
Fluvioglaciale antico
rimaneggiato
(Paleoalveo Rio Zender)
Zona C
Fluvioglaciale recente
(Terrazzi a ovest abitato)
Zona D
Terrazzi fluviali antichi e
0
alluvioni
Zona E
Ceppo - conglomerato cementato
(scarpata Adda )
Tabella n.12. Sintesi delle caratteristiche geotecniche dei terreni presenti sul territorio.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
84
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
14. CARTA DI SINTESI
L'elaborazione delle informazioni raccolte ha consentito la stesura di una carta di
sintesi (tavola 13) sulla quale sono stati evidenziati tutti gli elementi maggiormente
significativi per la definizione delle caratteristiche del territorio in oggetto dal punto di
vista geologico-geotecnico, geomorfologico, idrologico-idrogeologico ed ambientale.
Sono stati di seguito distinti gli aspetti ad essi collegati.
14.1. ASPETTI GEOLOGICO - GEOTECNICI
Per quanto riguarda gli aspetti geologico-geotecnici, si deve distinguere innanzitutto
tra: i terrazzi fluvioglaciali antichi (Pianalto ferrettizzato) e i suoi paleoalvei (Rio
Zender), i terrazzi fluvioglaciali recenti (livello fondamentale della pianura) e la zona
della forra dell'Adda.
Nella prima zona i terreni sono dotati di mediocri caratteristiche geotecniche che possono
scadere laddove è presente un maggior spessore della coltre loessica oppure, in
corrispondenza dei paleoalvei, dove l'incisione del Pianalto ha comportato l'asportazione
di gran parte della coltre loessica e della parte sommitale dei depositi fluvioglaciali con la
rideposizione degli stessi materiali ma in condizioni di addensamento nettamente
inferiori.
Nella zona dei terrazzi fluvioglaciali più recenti sono presenti terreni dotati di discrete
caratteristiche geotecniche anche se ricoperti da una coltre superficiale sabbiosa poco
compatta ma facilmente asportabile.
La scarpata sull'Adda è costituita in prevalenza da detriti di versante e da materiali
inerti di vario tipo che ricoprono con spessore limitato i sottostanti conglomerati del
Ceppo.
Tali detriti sono limitati alla base da una superficie di discontinuità ben definita in
corrispondenza della quale si possono impostare superfici di scivolamento della coltre
detritica superficiale come verificatosi del resto in corrispondenza della carrareccia di
accesso alla ex-area di cava sull'Adda.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
85
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
14.2. ASPETTI GEOMORFOLOGICI
Non sono presenti processi geomorfologici attivi e/o quiescenti (cioe' potenzialmente
riattivabili) di una certa importanza ad esclusione dell’area in frana situata sulla
carrareccia di accesso alla ex area di cava sull'Adda e di quella verificatasi nella zona del
depuratore comunale.
Le scarpate di origine antropica legate alla trascorsa attività estrattiva risultano molto
spesso subverticali, talora appaiono attive e possono pertanto essere soggette a franamenti
locali.
14.3. ASPETTI IDROLOGICI ED IDROGEOLOGICI
14.3.1. Idrologia
Per la delimitazione delle aree interessate direttamente o indirettamente dagli eventi di
piena del fiume Adda, si fa' riferimento a quanto già riportato al capitolo 8.1.1 in
relazione alla normativa del “PAI” per le limitazioni e le prescrizioni riguardanti le
modificazioni d’uso del territorio.
Sulla tavola di Sintesi (Tavola 13) prodotta per lo studio in questione, è stato riportato,
nel riquadro in alto, lo stralcio della Carta di delimitazione delle fasce fluviali per il tratto
di fiume Adda di pertinenza comunale.
Oltre al fiume Adda, il reticolo idrografico presente sul territorio comunale è costituito
dall'impluvio del Rio Zender che incide il Pianalto ferrettizzato lambendo il lato
occidentale dell'abitato in corrispondenza della zona industriale. deviato/intubato per un
tratto di 500-600 metri in corrispondenza della discarica consortile. Sul Rio Zender,
facente parte del reticolo idrico principale (vedi D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002), valgono
le disposizioni di cui al R.D. 523/1904 e in particolare il divieto di edificazione ad una
distanza inferiore ai dieci metri, fino all’assunzione da parte dei Comuni del
provvedimento di cui ai punti 3 e 5.1 della recente delibera regionale sopracitata.
Lungo questi piccoli corsi d'acqua vengono realizzati spesso rilevati artificiali che ne
deviano il corso; in alcuni casi l'alveo può risultare addirittura tombato. Queste
modificazioni permanenti dell'originario drenaggio naturale delle acque superficiali non
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
86
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
devono essere sottovalutate così come dimostrato dagli allagamenti verificatisi nel luglio
del 1997 a Capriate San Gervasio.
Reti tecnologiche
L'impianto di depurazione comunale, ubicato al limite sudoccidentale del territorio, è
stato oggetto di un potenziamento con la realizzazione di nuove vasche nel 1993-1994.
Esso tuttavia non risulta attualmente in funzione a causa di un fenomeno d'instabilità che
ha interessato parte del rilevato sulla quale è stato realizzato l'impianto, i reflui della rete
fognaria confluiscono pertanto nel fiume Adda.
Il P.R.R.A. prevede che la rete fognaria comunale si allacci quanto prima al collettore
consortile mentre non è prevista la sistemazione dell'impianto esistente necessaria a
risolvere tale problema.
Sulla tavola n.13 è stato riportato oltre all'impianto di depurazione anche l’intera rete
fognaria esistente.
14.3.2. Idrogeologia
Si segnala l'esistenza di diversi pozzi ad uso potabile tutti situati però all'esterno del
territorio comunale (tavola 6); per questi pozzi le aree di salvaguardia, stabilite dal D.P.R.
236/88 attorno alle risorse idriche adibite ad uso potabile, sono state delimitate con il
criterio geometrico (la “zona di rispetto” attorno ai pozzi si estende per un raggio minimo
di 200 metri attorno alla captazione).
Per quanto riguarda la zona pianeggiante circostante l'abitato, la superficie della falda
principale risulta situata a profondità superiori ai 50-60 metri; mentre in corrispondenza
della ex-cava posta in riva all'Adda, la superficie della falda è posta alla profondità di
qualche metro rispetto al piano di cava
Per quanto riguarda la "vulnerabilità del sottosuolo e della falda acquifera" si trae lo
spunto dalle considerazioni riportate nel "Piano di Bonifica della falda sotterranea
interessata da atrazina nella provincia di Bergamo"; in tale studio il territorio in questione
viene suddiviso in due settori:
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
87
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
* il Pianalto ferrettizzato che risulta caratterizzato da una coltre superficiale limosoargillosa di spessore metrico a conducibilità idraulica bassa ed in corrispondenza
del quale la superficie della falda principale è profonda; tale area si può considerare
tertanto come un'area a bassa vulnerabilità superficiale.
* i terrazzi fluvioglaciali recenti (L.F.d.P.) e quelli fluviali che possiedono una certa
variabilità sia per quanto riguarda la granulometria dei terreni che la corrispondente
conducibilità idraulica, mostrano possedere una vulnerabilità crescente man mano
che ci si sposta verso l'asta fluviale dell'Adda.
14.4. ASPETTI AMBIENTALI
14.4.1. Vincoli
I vincoli presenti sul territorio rispondono alle seguenti normative:
• Distanza dei corsi d'acqua (L. 431/85)
L'Adda è definito come un fiume d'importanza nazionale ed essendo iscritto negli
elenchi di cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici,
approvato con R.D. 11/12/1933, n. 1775, possiede una fascia di protezione in
corrispondenza di ciascuna sponda, che si estende lateralmente per 150 metri.
• Parco dell'Adda (L.R. 86/83 - L. 431/85)
I limiti del parco dell'Adda sono definiti dalla legge regionale n.86/83 e ricoprono
come estensione anche la fascia di 150 metri definita dalla legge 431/1985.
• Protezione delle Bellezze Naturali ( L. 1497/39)
In relazione alla protezione delle bellezze naturali è stata stabilita una zona di rispetto
lungo la scarpata dell'Adda che comprende quasi completamente il limite del Parco
dell'Adda.
I limiti di tali vincoli sono stati tratti dalla carta del "Sistema di vincoli esistenti" della
Provincia di Bergamo, Settore Territorio - Ambiente (scala 1:10.000).
Per quanto riguarda le acque pubbliche e più in particolare il Rio Zender, il R.D. 523 del
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
88
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
25/07/1904, art.96, lettera f), stabilisce, in mancanza di una disciplina locale e
relativamente a "fabbriche e scavi", che sia osservata una fascia di rispetto fluviale di 10
metri di larghezza in corrispondenza di ciascuna delle due sponde del torrente.
14.4.2. Cave e discariche
Per quanto riguarda l'attività estrattiva, nel territorio comunale sono presenti due ex cave
inserite nel vecchio polo estrattivo BP9g che risultano essere state stralciate dal nuovo
piano cave provinciale (D.C.R. 09/04/1997 - N.VI/555) e ricadono nel perimetro del
Parco dell'Adda.
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
89
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
15. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO
Dalla valutazione incrociata di tutti gli elementi acquisiti nel corso dello studio, viene
proposta una suddivisione della superficie comunale secondo le quattro classi di fattibilità
geologica stabilite dalla Regione Lombardia. Per la definizione delle diverse classi di
fattibilità si è fatto riferimento alla Delibera della Giunta Regionale 18 Maggio 1993, N.
5/36147 compatibilmente con le caratteristiche peculiari del territorio in oggetto.
La carta di tavola 14, che riporta indicativamente i limiti tra le zone omogenee a diversa
fattibilità, va considerata solamente come uno strumento in grado di segnalare le
problematiche presenti sul territorio che devono essere affrontate allorchè si decida di
modificare la destinazione d'uso di un'area.
Definire aree caratterizzate da "fattibilità con limitazioni di vario grado" significa stabilire
che ogni cambiamento di destinazione d'uso potrà essere effettuato a patto di tenere in
considerazione il tipo e l'entità delle limitazioni proposte.
Occorre comunque tenere in considerazione anche la funzione dell'opera.
Visti gli aspetti geologici-geomorfologici che caratterizzano il territorio comunale di
Suisio sono state individuate sia aree in Classe 1 "Fattibilità senza particolari limitazioni"
e Classe 2 “Fattibilità con modeste limitazioni” che aree in Classe 3 e 4, aree cioè dove
può essere necessario effettuare studi ed indagini geognostiche preventivamente ad ogni
valutazione di modificazione di destinazione d’uso.
In ogni caso, vista l'ampiezza delle aree del territorio comunale appartenenti alla classe
uno e due, si consiglia di prevedere eventuali variazioni di destinazione d'uso
esclusivamente su tali aree per non dover gravare, con eventuali oneri aggiuntivi e/o
limitazioni di vario tipo, le opere da realizzare.
I limiti tra le diverse classi riportati sulla tavola 14 sono indicativi in quanto tengono in
considerazione valutazioni di carattere prevalentemente qualitativo.
In relazione alle aree a diversa fattibilità geologica individuate, si vogliono inoltre
fornire alcune indicazioni relativamente alle scelte progettuali da adottare nel caso sia
necessario identificare nuove aree edificabili oppure nel caso di importanti ristrutturazioni
di
edifici
esistenti
che
comportino
pesanti
modifiche
strutturali
e
varino
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
90
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
conseguentemente i carichi agenti sulle fondazioni.
Si precisa che il presente studio deve comparire quindi nell’elenco dei documenti
costituenti il Piano Regolatore. Le prescrizioni di natura geologico-applicativa ivi
contenute dovranno pertanto essere recepite integralmente nelle Norme Tecniche di
Attuazione del Piano Regolatore.
Si ricorda che i dati riportati nel presente studio (ai sensi della L.R. 41/97) non devono
essere in alcun modo sostitutivi delle indagini geognostiche di maggior dettaglio
prescritte dal D.M. 11 marzo 1988 per la pianificazione attuativa e per la progettazione
esecutiva ed ulteriormente specificato nella Circolare LL.PP.n.30483 del 24/09/1988.
Le classi di fattibilità risultano pertanto così definite:
Classe 1 - Fattibilità senza particolari limitazioni
In questa classe sono comprese tutte le aree pianeggianti o subpianeggianti per le quali
non vi sono particolari controindicazioni alla urbanizzazione o alla modifica di
destinazione d’uso dei terreni.
Sono comprese in questa classe tutte le zone terrazzate situate ad ovest ed quota
inferiore rispetto al Pianalto ferrettizzato. In queste zone non esistono particolari
problematiche di tipo geologico ed i terreni possiedono buone caratteriche geotecniche.
I suoli presenti in quest’area possiedono spessori contenuti che consentono pertanto di
prevederne, nella maggior parte dei casi, l'asportazione durante la fase di scavo.
Classe 2 - Fattibilità con modeste limitazioni
In questa classe ricadono le aree per lo più pianeggianti nelle quali sono state rilevate
condizioni limitative alla modifica della destinazione d'uso dei terreni. Per superare tali
condizioni limitative è necessario individuare e valutare l'esistenza di eventuali situazioni
anomale durante l'effettuazione dello scavo ed adottare eventualmente gli accorgimenti
più opportuni per evitare di dover realizzare a posteriori opere di sistemazione e di
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
91
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
bonifica.
Sottoclasse 2a: aree con problematiche di tipo geologico-geotecnico.
Rientrano in questa classe le zone pianeggianti o con inclinazione media inferiore ai
20° dove sono presenti terreni che possiedono discrete caratteristiche geologico geotecniche dei terreni grazie alla loro eterogeneità granulometrica e all'elevato grado di
consistenza che li caratterizza.
Tali caratteristiche competono a tutta l'area subpianeggiante corrispondente al Pianalto
ferrettizzato. Questa zona risulta compatibile con la realizzazione di edifici che non
prevedano elevati carichi in fondazione.
In corrispondenza del Pianalto la superficie della falda è profonda, tuttavia possono essere
presenti falde locali sospese alimentate direttamente da acque infiltratesi dalla superficie.
Tali falde risultano difficilmente delimitabili e possono comportare problemi di umidità o
d'infiltrazioni in corrispondenza di interrati qualora questi ultimi non sia stati
idoneamente impermeabilizzati.
Pertanto in tali zone le accortezze da tenere sono quelle di:
- impostarsi con il piano di fondazione ad una profondità tale che consenta di
superare il livello limoso superficiale (loess) meno addensato;
- valutare l'esistenza, durante l'esecuzione di uno scavo per la realizzazione di un
edificio, di venute d'acqua legate alla presenza di queste piccole falde sospese. In tal
caso sarà necessario realizzare: adeguate opere d'impermeabilizzazione dei muri
perimetrali dell'interrato, oltre a sistemi di drenaggio, di raccolta e di
allontanamento delle acque d'infiltrazione presenti nell’area circostante l’edificio.
Classe 3 - Fattibilità con consistenti limitazioni
Nella terza classe sono comprese le aree nelle quali sono state evidenziate consistenti
limitazioni alla modificazione di destinazione d'uso dei terreni sia a causa dell'entità che
del tipo di problematica individuata.
L'utilizzo di queste aree sarà subordinato all'acquisizione di una maggiore conoscenza
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
92
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
geologico-tecnica ed idrogeologica mediante campagne geognostiche, prove in situ e di
laboratorio, nonché mediante studi specifici (geologici, geofisici, idrogeologici,
ambientali, pedologici, ecc.).
Viste le diverse problematiche che caratterizzano il territorio comunale si è ritenuto
indispensabile distinguere tra le diverse tipologie. Ciò potrà facilitare nella scelta delle
più idonee destinazioni d’uso, delle volumetrie ammissibili, delle tipologie costruttive più
opportune, nonchè delle opere di sistemazione e di bonifica necessarie al tipo di opera da
realizzare.
Sottoclasse 3a: aree con problematiche di tipo geologico-geotecnico.
A questa sottoclasse appartengono tutte le zone che possiedono inclinazioni
generalmente superiori ai 20° e che risultano caratterizzate da potenziali problemi di
instabilità soprattutto nel caso si modifichino le condizioni naturali del pendio con
l'aggiunta di sovraccarichi artificiali (costruzioni).
In questa classe ricadono le zone di scarpata naturale inattiva/quesciente evidenziate nelle
tavole n.2 e n.4 e che risultano pertanto potenzialmente soggette all’influenza diretta di
fenomeni come frane di media entità e varia tipologia che possono richiedere la necessità
di realizzare opere di difesa sia attive che passive.
La zona di scarpata, che risulta appartenere a questa classe, è essenzialmente quella
che limita il Pianalto ferrettizzato dai terrazzi fluvioglaciali recenti. L'altezza di tale
scarpata è compresa tra i 5 e i 15 metri e la sua inclinazione, che risulta variabile da punto
a punto, è compresa generalmente tra i 12° e i 21°; pertanto in relazione all'estrema
variabilità geometrica di questa scarpata e considerando le suindicate caratteristiche
medie dei terreni che la compongono, si è stabilito di prevedere una fascia che comprenda
oltre alla scarpata, anche una zona di sicurezza a monte del ciglio di quest'ultima, di
almeno 20 metri di larghezza.
La creazione di tale zona garantisce che ogni volta si vadano a modificare le condizioni
naturali del pendio, si debba considerare il quadro complessivo nella quale si va ad
inserire il nuovo sovraccarico artificiale.
Pertanto, nel caso di una edificazione in corrispondenza di tale fascia, sarà necessario
COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
93
COMUNE DI SUISIO
Carlo Pedrali
geologo
prevedere oltre ad indagini geognostiche e di laboratorio mirate all'acquisizione diretta
dei necessari parametri geotecnici, anche a verifiche di stabilità sia nel caso si debbano
effettuare scavi in corrispondenza della scarpata, che, dell'intero complesso pendiosovraccarico artificiale, nel caso della realizzazione di un edificio alla sommità di
quest'ultimo.
In tale sottoclasse ricadono tutte le zone subpianeggianti, depresse mediamente di
qualche metro rispetto alla superficie del Pianalto e coincidenti con il paleoalveo del Rio
Zender; in tali zone sono presenti terreni fini poco addensati che derivano dalla
rielaborazione della superficie del Pianalto e che risultano generalmente caratterizzati da
bassi valori di carico ammissibile.
Tale paleoalveo, che possiede una larghezza compresa tra i 50 e i 200 metri, risulta inciso
dall'alveo attuale del Rio Zender solamente a sud della strada provinciale per Chignolo
(località Biancina). Nella zona più a nord di tale località l'incisione fluviale appare meno
marcata e risulta quindi di difficile delimitazione l'area di possibile divagazione delle
acque di scorrimento superficiale durante un evento di piena.
Soprattutto in tale area, è importante mantenere quindi una capacità di drenaggio naturale
delle acque superficiali valutando attentamente ogni deviazione o restringimento della
zona di libero deflusso.
L'esistenza di questa direttrice naturale di smaltimento delle acque superficiali può
favorire inoltre la realizzazione di interventi di drenaggio, di canalizzazione e di
smaltimento delle acque di ruscellamento superficiale provenienti dai terreni posti a
monte dell'abitato.
Alla sottoclasse 3a appartengono anche tutti i terrazzi sviluppati all'interno della forra
dell'Adda in quanto situati sia immediatamente a valle che a monte di scarpate
particolarmente acclivi ricoperte da detriti (compresi blocchi e massi).
Anche i rilevati distribuiti su tutto il territorio comunale, che risultano
presumibilmente realizzati con materiali inerti, rientrano in tale sottoclasse; per essi, che
sono costituiti da terreni riportati di diversa natura, è necessario accertarne sia la natura
che le proprietà geotecniche.
Sottoclasse 3c: aree con problematiche di tipo idrogeologico.
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Rientrano in questa classe tutte le zone caratterizzate da un'elevata vulnerabilità della
falda nonchè le aree di rispetto attorno ai pozzi ad uso potabile (acque destinate al
consumo umano).
Il territorio comunale è privo di opere di captazione le cui acque risultano destinate al
consumo umano (D.P.R. del 24/05/1988 n.236).
Relativamente ai pozzi presenti nelle vicinanze, sia la zona di tutela assoluta che quella di
rispetto non appaiono interessare il territorio comunale.
Classe 4 - Fattibilita' con gravi limitazioni
In questa classe ricadono tutte quelle aree per le quali la situazione di alto rischio
comporta gravi limitazioni per la modifica della destinazione d’uso delle particelle.
In queste aree dovrà pertanto essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere di
consolidamento o di sistemazione idrogeologica mirate alla messa in sicurezza dei siti.
Per gli edifici esistenti saranno consentiti esclusivamente gli interventi così come definiti
dall’Art. 31 lettere a), b) e c) della L.457/1978 1, si dovranno inoltre fornire indicazioni in
1
Legge 457/1978; Art.31 – Definizione degli interventi
Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente sono così definiti:
a) Interventi di manutenzione ordinaria, quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento
e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli
impianti tecnologici esistenti.
b) Interventi di manutenzione straordinaria, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare o
sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienicosanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e
non comportino modifiche delle destinazioni d’uso.
c) Interventi di restauro e risanamento conservativo, quelli rivolti a conservare l’organismo edilizio
e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli
elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentono determinazioni d’uso con
esso compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli
elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso, l’eliminazione degli elementi estranei
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merito alle opere di sistemazione idrogeologica e, per i nuclei abitati esistenti, quando
non sarà strettamente necessario provvedere al loro trasferimento; dovranno essere
predisposti idonei piani di protezione civile e dovrà essere valutata la necessità di
predisporre sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto controllo
l’evoluzione dei fenomeni in atto.
La realizzazione di opere pubbliche e di interesse pubblico, oltre alle operazioni di
manutenzione di piccole strutture non residenziali di supporto all’attività agricola, dovrà
essere valutata puntualmente. A tal fine, alle istanze per l’approvazione da parte
dell’autorità comunale, dovrà essere allegata la relazione specialistica che dimostri la
compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio geologico.
Nel caso specifico sono state distinte tre sottoclassi in funzione dei diversi aspetti che
caratterizzano il territorio comunale:
Sottoclasse 4a: aree con problematiche di tipo geologico-geotecnico.
Rientrano in questa classe tutte le zone morfologicamente attive o scarpate
caratterizzate da un 'elevata inclinazione ricoperte da detriti di versante e i pendii subito
sottostanti a tali scarpate. Da queste zone si possono staccare blocchi e massi.
E’ compresa in tale sottoclasse tutta la scarpata morfologica che definisce la sponda
sinistra dell'Adda e una fascia di sicurezza arretrata di almeno 20 metri verso monte,
rispetto al ciglio di tale scarpata.
La scelta di stabilire una fascia di sicurezza di almeno 20 metri a monte del ciglio di
quest'ultima, è legata alla presenza: di irregolarità (rientranze) nel profilo della scarpata,
alla presenza di livelli suborizzontali meno cementati ed alla presenza di una tipica
fratturazione verticale che interessa i conglomerati cementati del Ceppo. L'esistenza di
questi fattori d'instabilità unita alla presenza di sovraccarichi artificiali proprio in
corrispondenza del ciglio della scarpata possono indurre con il tempo processi di distacco
- ribaltamento di blocchi.
Si ritiene pertanto che tale zona deve essere interdetta a nuove edificazioni.
all’organismo edilizio.
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Sottoclasse 4b: aspetto idrologico.
Sulla carta prodotta (tavola n.14a e 14b) è stata compresa in tale sottoclasse sia la
fascia A "fascia di deflusso della piena" che la fascia B “fascia di esondazione” (così
come definite nel "Piano stralcio per la difesa idrogeologica del bacino del Po); questa
scelta è stata effettuata oltre a quanto riportato nella documentazione PAI anche in
considerazione i seguenti elementi:
* allagamento di tutto il piano della ex cava durante l'evento alluvionale del 1987;
* risulta di difficile definizione il limite tra le due fascie per la presenza sia di
elementi topograficamente elevati che di zone depresse in corrispondenza di tutto il
piano di cava, anche in fascia B.
* esistenza di una serie di rilevati artificiali realizzati in corrispondenza del perimetro
del piano di cava che non appaiono tuttavia continui.
Pertanto in tale zona si fa riferimento a quanto previsto dalla normativa del PAI e in
particolare (cfr. capitolo 8.1.1.) agli: Art. 1 commi 5 e 6; Art. 29 comma 2; Art. 30
comma 2; Art. 32 commi 3 e 4; Art. 38; Art. 38bis; Art. 39 e Art. 41; che dettano
prescrizioni rigurdo alle trasformazioni d’uso del territorio possibili in relazione agli
obiettivi di sicurezza idraulica del piano.
In tale sottoclasse ricade anche l'alveo del rio Zender lungo tutto il suo sviluppo; per la
delimitazione dell'area che ricade in classe 4 è stata presa in considerazione oltre alla
configurazione dell'alveo attuale, comprese le possibili aree di esondazione, anche quanto
affermato dal R.D. 523 del 25/07/1904; tale decreto stabilisce l'esistenza di una fascia di
rispetto fluviale di 10 metri di larghezza in corrispondenza di ciascuna delle due sponde.
In particolare viene stabilità l’inedificabilità in tale fascia, cio sino all’assunzione da parte
dei Comuni del provvedimento di cui ai punti 3 e 5.1 della D.G.R. 7/7868 del
25/01/2002.
Ogni deviazione o restringimento apportato alla sezione naturale di deflusso dovrà ogni
volta essere valutato attentamente.
Sottoclasse 4c: aspetto idrogeologico.
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Si ritiene di poter considerare inclusa in questa sottoclasse tutta la zona delle ex cave
dove oltre ad una superficie di falda situata a ridottissima profondità (laghetti di falda)
sono presenti diverse sorgenti ubicate al piede della scarpata. Esse rappresentano i punti
di emergenza della falda acquifera principale. In corrispondenza di esse potrebbero essere
previste periodiche operazioni di pulizia e di taglio della vegetazione prativa valutando
così il loro interesse naturalistico.
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Ringraziamenti:
Si ringrazia i seguenti enti per la gentile disponibilità durante la fase di acquisizione dati:
-
l'Amministrazione Provinciale nei Servizi: Acque, Territorio, Ecologia, Vie e
Trasporti, Cave, Caccia e Pesca - Centro Agrometeorologico Provinciale;
-
il Servizio Provinciale del Genio Civile di Bergamo;
-
il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca;
-
il Consorzio tra i Comuni Madone, Filago e Bottanuco per lo svolgimento dei
servizi ecologici e ambientali.
-
il Consorzio Intercomunale dell’Isola.
-
il Consorzio Acquedotto dell’Isola.
-
il Parco Adda Nord
-
l’Azienda A.S.L. 11, Servizio Igiene Pubblica e Ambientale.
-
l’Azienda A.S.L. 12, P.M.I.P di Bergamo,U.O. Fisica e Tutela Ambientale
Bergamo, 23/04/1998
Revisione 30/08/2002
Pedrali Carlo
Ordine Geologi Lombardia n.860
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FIGURE DEL TESTO
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Figura n. 1
geologo
Schema dei rapporti stratigrafici intercorrenti tra formazioni
quaternarie continentali di origine ed età diversa, evidenziati dai
paleosuoli e dalle sottili coperture di loess visibili in superficie (da
un disegno inedito di G. Orombelli, modificato, ERSAL,1990).
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Figura n. 2.
geologo
Studio idrogeologico del foglio Vimercate in scala 1:50.000 (E.
Denti , V. Francani, L. Fumagalli, G. Pezzera, 1988).
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Figura n. 3.
geologo
Carta geologica dei dintorni di Paderno d'Adda (G. Orombelli e
M. Gnaccolini, 1978).
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Figura n. 4.
geologo
Schema riassuntivo dei rapporti stratigrafici tra le diverse unità di
conglomerati e ghiaie affioranti nella forra dell'Adda nei dintorni
di Paderno (da: Orombelli e Gnaccolini, 1978).
•
1 - argille;
•
2 - Ceppo Calcareo Inferiore;
•
3 - Ceppo Calcareo Superiore;
•
4 - ghiaie profondamente alterate;
•
5 - ghiaie poligeniche;
•
6 - Ceppo poligenico;
•
7 - complesso di limi in parte di origine loessica;
•
8 - ghiaie fluvioglaciali wurmiane.
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Figura n. 5.
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Delimitazione dei bacini idrografici nel territorio dell'Isola (da:
ERSAL, 1990).
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Figura n. 6.
geologo
Schema dei rapporti stratigrafici delle formazioni pliocenico quaternarie nell'Isola Bergamasca (da: E. Denti e P. Sala, 1988).
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Figura n. 7.
geologo
Principali episodi di inquinamento riconosciuti in corrispondenza
della Pianura Bergamasca, periodo 1970-1990 (da: G. Pezzera,
1990).
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ALLEGATO FOTOGRAFICO
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Foto 1. Località San Lorenzo. E' riconoscibile lo strato superficiale di loess color avorio.
Foto 2. Particolare della precedente. Oltre al livello superficiale più chiaro è visibile uno strato
sottostante di colore bruno scuro.
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Foto 3. Fronte scavo (abitato). Contatto netto tra il loess più superficiale e il deposito
fluvioglaciale ferrettizzato sottostante.
Foto 4. Particolare della precedente. Sono visibili le patine di ossidazione nerastre Fe-Mn.
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Foto 5. Fronte di scavo (abitato). Particolare della struttura del deposito fluvioglaciale
ferrettizzato; i ciottoli risultano eterogenei dal punto di vista litologico, ben smussati ed in
alcuni casi completamente alterati. La matrice è costituita da un limo argilloso di colre
bruno rossastro che riveste i singoli costituenti.
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Foto 6. Forra dell'Adda. Scarpata verticale in conglomerato alluvionale ben cementato. Sono
riconoscibili sia le originarie unità deposizionali (strati decimetrici) che le superfici di
fratturazione subverticale alle quali è soggetto il deposito.
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Foto 7 e 8.
Forra dell'Adda.
Foto sopra: originarie
unità deposizionali.
Foto sotto: superficie di
frattura subverticale
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Foto 9 e 10.
Forra dell'Adda, fronte
di cava.
Foto sopra: depositi
fluviali
localmente
cementati.
Foto sotto: particolare
della precedente. Il
deposito è costituito in
prevalenza da ghiaie
con
intercalazioni
lenticolari più fini
(sabbie) o grossolane
(ciottoli).
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Foto 11.
Sponda sinistra fiume Adda. Emergenze idriche presenti alla base di un bancone di
conglomerato alluvionale cementato.
Foto 12.
Sponda sinistra fiume Adda. Sorgente captata presente alla base della scarpata in
conglomerato cementato. Al piede è presente un laghetto di falda.
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Foto 13.
Strada di cava. Frana di scivolamento in detrito che ha interessato l'orlo della scarpata
sovrastante.
Foto 14.
Discarica di rifiuti in corrispondenza dell'orlo della scarpata sull'Adda.
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