PROVINCIA DI BERGAMO COMUNE DI SUISIO
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PROVINCIA DI BERGAMO COMUNE DI SUISIO COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE Carlo Pedrali geologo INDICE 1. PREMESSA ___________________________________________________________6 2. METODOLOGIA DELLO STUDIO ________________________________________6 3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ______________________________________8 4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO____________________8 5. ASPETTI CLIMATICI _________________________________________________10 5.1. QUALITA' DELL'ARIA ____________________________________________________ 11 6. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE ____________________________________13 6.1 RILIEVO GEOLOGICO ____________________________________________________ 13 6.1.1. Depositi quaternari ______________________________________________________________ 13 7. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE ED ELEMENTI GEOPEDOLOGICI22 7.1 RILIEVO GEOMORFOLOGICO ____________________________________________ 22 7.1.1. Legenda della carta geomorfologica_________________________________________________ 27 7.2 INDAGINE GEOPEDOLOGICA _____________________________________________ 28 7.2.1. I suoli del territorio di Suisio ______________________________________________________ 31 7.2.2. Legenda geopedologica __________________________________________________________ 33 8. IDROGRAFIA eD IDROGEOLOGIA _____________________________________43 8.1 IDROGRAFIA_____________________________________________________________ 43 8.2 IDROGEOLOGIA _________________________________________________________ 56 8.2.1. Struttura idrogeologica ___________________________________________________________ 56 8.2.2.Caratteristiche della falda _________________________________________________________ 60 9. QUALITA’ DELLE ACQUE _____________________________________________64 9.1. ACQUE SUPERFICIALI ___________________________________________________ 65 9.2 ACQUE SOTTERRANEE ___________________________________________________ 67 9.2.1. Principali casi d'inquinamento _____________________________________________________ 74 9.3 FACIES IDROCHIMICHE __________________________________________________ 75 10. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TERRENI_____________________79 COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 11. CAVE E DISCARICHE________________________________________________82 12. SISMICITA’ DEL SITO _______________________________________________83 13. CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA ________________83 14. CARTA DI SINTESI __________________________________________________85 14.1. ASPETTI GEOLOGICO - GEOTECNICI ____________________________________ 85 14.2. ASPETTI GEOMORFOLOGICI____________________________________________ 86 14.3. ASPETTI IDROLOGICI ED IDROGEOLOGICI______________________________ 86 14.3.1. Idrologia _____________________________________________________________________ 86 14.3.2. Idrogeologia __________________________________________________________________ 87 14.4. ASPETTI AMBIENTALI __________________________________________________ 88 14.4.1. Vincoli ______________________________________________________________________ 88 14.4.2. Cave e discariche ______________________________________________________________ 89 15. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO____90 16. BIBLIOGRAFIA _____________________________________________________99 Si ricorda che la finalità del presente lavoro è esclusivamente quella di fornire indicazioni generali di tipo geologico per la pianificazione territoriale, tali indicazioni non sono utilizzabili quindi per problematiche relative alla progettazione specifica di un'opera. Tutti i diritti di riproduzione e di rielaborazione sono riservati (Legge 22/04/1941 n.633). data 23/04/1998 Versione modificata il 30/08/2002 a seguito del parere preliminare Regione Lombardia del 9/06/2002 (lett. prot. Z1.2002.31143) Dott. Geol. Pedrali Carlo O.G.L. n.860 COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COMUNE DI SUISIO 3 Carlo Pedrali geologo ELENCO DEGLI ALLEGATI Il presente documento è composto da 103 pagine di testo, sette figure, da un allegato cartografico e da un allegato fotografico. ELENCO FIGURE • Figura n. 1. Schema dei rapporti intercorrenti tra formazioni quaternarie continentali di origine ed età diversa, evidenziati dai paleosuoli e dalle sottili coperture di loess visibili in superficie (da un disegno inedito di G. Orombelli, modificato, ERSAL,1990). • Figura n. 2. Studio idrogeologico del foglio Vimercate in scala 1:50.000 (E. Denti, V. Francani, L. Fumagalli, G. Pezzera, 1988). • Figura n. 3. Carta geologica dei dintorni di Paderno d'Adda (G. Orombelli e M. Gnaccolini, 1978). • Figura n. 4. Schema riassuntivo dei rapporti stratigrafici tra le diverse unità di conglomerati e ghiaie affioranti nella forra dell'Adda nei dintorni di Paderno (da: Orombelli e Gnaccolini, 1978). • Figura n. 5. Delimitazione dei bacini idrografici nel territorio dell'Isola (da: ERSAL, 1990). • Figura n. 6. Schema dei rapporti stratigrafici delle formazioni pliocenico - quaternarie nell'Isola Bergamasca (da: E. Denti e P. Sala, 1988). • Figura n. 7. Principali episodi d’inquinamento riconosciuti in corrispondenza della Pianura Bergamasca, periodo 1970-1990 (da: G. Pezzera, 1990). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COMUNE DI SUISIO 4 Carlo Pedrali geologo ALLEGATO CARTOGRAFICO • Tavola 1. Inquadramento geografico (scala 1:10.000); • Tavola 2. Carta dell'acclività (scala 1:10.000); • Tavola 3. Carta geologica (scala 1:5.000); • Tavola 4. Carta geomorfologica (scala 1: 5.000); • Tavola 5. Carta geopedologica (scala 1: 5.000); • Tavola 6. Carta idrogeologica (da C.T.R.L., scala 1:10.000); • Tavola 7. Carta della soggiacenza della falda (da C.T.R.L. scala 1:10.000); • Tavola 8. Carta idrogeologica e del sistema idrografico (scala 1: 5.000); • Tavola 9. Sezione idrogeologica n.1; • Tavola 10. Sezione idrogeologica n.2. • Tavola 11. Sezione idrogeologica n.3. • Tavola 12. Carta di prima caratterizzazione geotecnica (scala 1:5000); • Tavola 13. Carta di sintesi (scala 1:5000); • Tavola 14. Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano (scala 1: 2.000). ALLEGATO FOTOGRAFICO • Documentazione fotografica. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COMUNE DI SUISIO 5 Carlo Pedrali geologo 1. PREMESSA Il 18 Maggio 1993, la Giunta della Regione Lombardia ha rilasciato la delibera n. 5/36147 sui "Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella Pianificazione Comunale". Tale delibera, che raccoglie in parte istanze contenute in altre recenti normative, ed in particolare: • il Decreto dei Ministri dell'11/03/88 sui Piani Urbanistici, • la Legge Regionale n.33/88, sulla disciplina delle zone a rischio geologico e sismico; • la Legge 183/89 per la Difesa del Suolo; • la Legge 102/90 di difesa del suolo e il riassetto idrogeologico della Valtellina e delle zone adiacenti, fonda le sue motivazioni nella convinzione che la conoscenza delle caratteristiche naturali di un territorio, e nel caso in esame di quelle geologico-ambientali, possa fornire a coloro che effettuano scelte di pianificazione territoriale, elementi di valutazione indispensabili per il contenimento degli effetti dei rischi naturali. Con riferimento alla predetta delibera, il Comune di Suisio ha affidato, al Dott. Geol. Pedrali Carlo, l’incarico per la stesura del presente documento, con l’intento di dotarsi delle conoscenze geologiche di base a supporto delle attività di pianificazione previste dal nuovo PRG. 2. METODOLOGIA DELLO STUDIO Lo studio geologico del territorio comunale è stato effettuato adottando le raccomandazioni contenute nella delibera di cui sopra, che individua i contenuti di tali COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 6 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo attività di supporto agli strumenti urbanistici, delineando altresì degli standard di riferimento. Secondo tali raccomandazioni lo schema metodologico adottato si è basato su tre distinte fasi di lavoro: analisi, diagnosi e proposte. 1) La fase di analisi è consistita nella raccolta dei dati bibliografici di pertinenza geologica, integrata da studi fotointerpretativi e da rilievi di campagna, necessari alla produzione della cartografia di base e tematica consistente nei seguenti elaborati: • carta geologica; • carta geomorfologica con elementi geopedologici; • carta idrogeologica e del sistema idrografico; • carta di prima caratterizzazione geotecnica. 2) La fase di diagnosi è consistita nell’analisi critica delle informazioni raccolte e cartografate. Dall'incrocio tra i diversi fattori ambientali è stato possibile evidenziare le zone a maggior criticità. I vincoli normativi di natura fisico-ambientale ed antropici (vincolo idrogeologico, distanze dai corsi d'acqua L.431/1985, L.523/1904, vincoli 1497/1939, ecc.) sono stati riportati sulla carta di sintesi. 3) La fase propositiva è stata effettuata mediante la redazione di una carta della fattibilità geologica delle azioni di piano ed è consistita nella zonazione del territorio in quattro classi principali a diversa attitudine, dal punto di vista geologico, a sostenere interventi antropici. Le indicazioni espresse in tale documento possono quindi essere utilmente recepite dagli strumenti urbanistici, con lo scopo di giungere alle localizzazioni più favorevoli per l’utilizzo del territorio. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 7 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Il territorio comunale si colloca nell’ambito della cosiddetta “Isola Bergamasca”; con questo termine ci si riferisce a quella parte della provincia di Bergamo, compresa tra i fiumi Adda e Brembo, delimitata a Sud dalla confluenza del Brembo nell’Adda ed a Nord dal limite amministrativo delle comunità montane della Valle Imagna e della Valle S. Martino. Più precisamente il territorio di Suisio occupa la porzione centro occidentale del territorio dell’isola, confinando ad occidente con il corso dell’Adda, a nord con il comune di Medolago, ad est con quello di Chignolo d'Isola ed a sud con quello di Bottanuco. La superficie del territorio comunale è di 4.58 Kmq. Il territorio comunale è in gran parte pianeggiante; l’elevazione massima (ca. 245 m slm), è situata in corrispondenza del settore nord-occidentale del territorio comunale, quella minima (ca. 150 m slm) è situata nel settore sud-occidentale, e corrisponde alla riva sinistra dell’Adda (tavola n.1). 4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO Il territorio dell’isola è caratterizzato nel settore settentrionale da una morfologia collinare legata all'affioramento del substrato roccioso di età Cretacico-Paleocenica. Man mano che si procede verso sud, queste rocce si approfondiscono al di sotto i depositi continentali di età pleistocenica-olocenica riferibili alla successione di eventi glaciali e interglaciali. Nel corso di questi ultimi in particolare, la morfogenesi del territorio è risultata più attiva rispetto all'attuale, per le maggiori portate idriche possedute dai corsi d’acqua in relazione ai processi di fusione glaciale. Il quadro ambientale in cui questi depositi si sono formati può essere schematizzato come segue. Le acque di fusione che fuoriuscivano dalle fronti glaciali alimentavano un fitto reticolo idrografico caratterizzato da corsi d'acqua con portate elevate ed ingente trasporto solido. Quest’ultimo si depositava a valle delle cerchie moreniche, dando luogo allo sviluppo di estese conoidi coalescenti e progradanti sull’antistante pianura. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 8 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Contemporaneamente il lento sollevamento del territorio, legato all’orogenesi Alpina, determinava un progressivo abbassamento del livello di base dell’erosione, che favoriva la reincisione delle conoidi, nel cui interno a quote inferiori, potevano depositarsi nuovi materiali. Man mano che i processi erosivi, reincidendo le conoidi, fissavano l’andamento del reticolo idrografico, nelle zone più esterne e più rilevate, i processi di alterazione in sito determinavano la formazione di spessi e caratteristici suoli (Pianalto ferrettizzato) (vedi figura n.1). Il passaggio dalle unità più antiche a quelle più recenti è contraddistinto pertanto da scarpate ormai inattive legate ai processi erosivi di natura fluviale. La coltre di alterazione (suolo) che ricopre tali superfici terrazzate risulta via via meno spessa man mano che ci si sposta dalle unità più antiche a quelle più recenti. Il territorio dell'Isola si distingue dal resto della Pianura Bergamasca, per la conservazione, lungo una fascia allungata in direzione nord-sud, di estesi lembi terrazzati riferibili al Pianalto ferrettizzato, rilevati di 10-20 metri sui terreni circostanti, più recenti, che costituiscono quello che viene definito in letteratura il “Livello Fondamentale della Pianura”. Tale Pianalto, che si spinge sino all'altezza di Capriate San Gervasio-Brembate di Sotto, è inciso da una valle (quella del Grandone) dal fondo piatto (diretta NW-SE) che corrisponde al corso di un antico scaricatore glaciale, di età wurmiana o tardowurmiana, originatosi a valle della cerchia morenica di Carvico e ad est del rilievo collinare del Monte Giglio. Sul Pianalto si è sviluppato nel tempo un abbozzo di reticolo idrografico di cui oggi rimane come traccia qualche paleovalle poco incisa, caratterizzata da valli dal profilo trasversale arrotondato la cui testata verso nord si raccorda spesso con la superficie del terrazzo stesso. Le incisioni appartenti a questo reticolo idrografico, in relazione alla netta riduzione delle portate che si è verificata nel tempo, hanno modificato la loro configurazione iniziale a canali intrecciati in quella a meandri. In un secondo tempo su queste superfici si è sviluppato il reticolo idrografico attuale che, solo in parte ha mantenuto il tracciato del precedente ed ha generato così fenomeni di COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 9 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo cattura fluviale; esso risulta caratterizzato da incisioni marcate dal profilo acuto con ripide scarpate soggette a fenomeni erosivi. Dalla sovrapposizione della carta topografica con la carta dell'acclività del territorio comunale di Suisio (tavola n.2) si desume che la zona di studio, riferibile in gran parte al Pianalto ferrettizzato, è caratterizzata da una superficie topografica da pianeggiante a leggermente ondulata ed inclinata verso SSE con una pendenza media dello 0.7%. Nella zona compresa tra il Pianalto e il ciglio della scarpata che delimita la forra dell'Adda, sono stati riconosciuti un paio di ampi terrazzi la cui formazione è stata ricondotta ad eventi glaciali più recenti che hanno originato il Livello Fondamentale della Pianura. La forra in cui scorre attualmente il fiume Adda si è evoluta attraverso diversi cicli di erosione e di deposizione. Lungo le scarpate che attualmente la delimitano (inclinazione massima 45°) affiora un deposito alluvionale cementato (conglomerato) noto con il nome di "Ceppo". All'interno delle scarpate che delimitano la forra sono riconoscibili terrazzi di erosione posti a diversa quota e terrazzi più bassi configurabili come depositi di riempimento di paleoalvei (paleomeandri); essi sono costituiti da depositi ghiaioso-sabbiosi scarsamente cementati. 5. ASPETTI CLIMATICI I dati climatici di riferimento per la zona in esame, sono stati tratti dalla pubblicazione ERSAL "I suoli dell'Isola Bergamasca", 1990. Secondo quanto riportato in tale studio, il tipo climatico a cui si fa riferimento per la fascia pedemontana bergamasca è una forma di transizione tra il clima temperato continentale della Pianura Padana e il clima alpino, dove le influenze alpine sono date dalle precipitazioni elevate e dall'umidità atmosferica elevata che caratterizzano il periodo estivo. La serie pluviometrica trentennale dell'Ufficio Idrografico del Po (stazione di COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 10 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Bergamo, periodo 1921-1950), indica una precipitazione totale media annua di 1244 mm/anno, data dalle seguenti tre medie decennali successive: 1209, 1435 e 1090 millimetri/anno. I valori più frequenti nel trentennio oscillano tra i 1100 e i 1300 mm/anno. Il valore annuale minimo è di 762, mentre il massimo è di 1552 mm/anno. Il regime mensile delle precipitazioni è caratterizzato da due massimi, uno primaverile (maggio) e l'altro, meno pronunciato, autunnale (ottobre-novembre), a questi si intervallano un minimo marcato e costante invernale (caratteristico della regione padanoalpina) ed uno estivo variabile in funzione dell'orografia (rappresentativo della zona prealpina di transizione tra la pianura e la montagna). Il regime pluviometrico di Bergamo è stato definito da Gavazzeni di tipo "Prealpino", una varietà del regime continentale per via del minimo assoluto invernale molto pronunciato. Il valore medio annuo della temperatura dell'aria (stazione di Bergamo, per il periodo di riferimento 1876-1951) è rispettivamente di 12.73° con un’escursione termica media annua tra i 19° e i 22° ed un escursione annua assoluta di 54° C (min. -18° e max. +36°). Questi dati confermano la continentalità dell'area ma anche la posizione di transizione climatica occupata. 5.1. QUALITA' DELL'ARIA Per quanto riguarda il monitoraggio della qualità dell'aria l’Amministrazione Provinciale possiede una rete di rilevamento dei gas come: NO, NO2, SO2, CO e polveri (PTS). I gas, ed in parte anche le polveri, sono prodotti per la maggior parte da processi di combustione. Gli ossidi d'azoto e l’anidride solforosa, possono reagire con l'umidità atmosferica dando luogo alla formazione di acido nitrico, nitroso e solforico che contribuiscono al fenomeno delle piogge acide. In relazione ai valori limite fissati dalla normativa per tali sostanze e a quanto registrato dalle stazioni di rilevamento di Filago Centro (Via E. Fermi) e di Filago-Marne, si riportano alcuni dati del rapporto annuale (1996) redatto dal Servizio Aria della COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 11 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Provincia di Bergamo, sottolineando tuttavia come, per lunghi periodi dell’anno, le centraline di rilevamento siano state inattive. * In relazione alla scarsità dei dati non è stata possibile la verifica del rispetto degli S.Q.A. (Standard della Qualità dell'Aria). Tuttavia relativamente all'anno di riferimento ed ai dati disponibili relativi alla sola stazione di Filago-Centro, il numero di ore di supero del limite orario di 200 µg/mc è complessivamente di tre; * per quanto riguarda il rilevamento della anidride solforosa, per entrambi le stazioni si è rilevato il rispetto degli standard di qualità; * per quanto riguarda il rilevamento delle polveri totali sospese, pur considerando i pochi dati disponibili, si è rilevato per entrambi le stazioni che, sia la media annuale che il 95° percentile, si collocano abbondantemente al di sotto dei rispettivi S.Q.A. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 12 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 6. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE Le caratteristiche geologiche del territorio dell'Isola Bergamasca sono state oggetto di numerosi studi effettuati in passato (vedi bibliografia) che hanno consentito il continuo aggiornamento della cartografia geologica (vedi figura n.2 e 3); a tal proposito è in corso di stesura la nuova cartografia geologica curata dall'Amministrazione Provinciale di Bergamo. 6.1 RILIEVO GEOLOGICO Il rilievo geologico è consistito nella caratterizzazione geolitologica dei terreni presenti nel territorio comunale. I limiti tra le diverse unità affioranti sono stati riportati sulla carta geologica di tavola n.3 (scala 1:5000). Le unità affioranti nell'area di studio sono state deposte in ambiente continentale e, salvo rari casi (Ceppo), non sono litificate. La loro distribuzione areale riflette l’assetto morfologico del territorio. 6.1.1. Depositi quaternari I depositi quaternari riconosciuti nell'area di studio sono state distinti secondo lo schema seguente in: • accumuli detritici di origine antropica (DTA); • depositi detritici di versante (DTV); • depositi alluvionali attuali o recenti (Bacino dell'Adda) (AL); • depositi alluvionali antichi (Bacino dell'Adda) (ALA); • depositi fluvio-colluviali delle paleoincisioni sul Pianalto (FCP) COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 13 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo * Unità di Cantù (Bacino dell'Adda, Pleistocene Superiore) (CAN); * Unità di Carvico (Bacino dell'Adda, Pleistocene Superiore - Medio) (CAR); * Unità di Medolago (Bacino dell'Adda, Pleistocene Medio) (MED); * Ceppo Poligenico (Bacino dell'Adda, Pleistocene Medio) (C.P.); * Ceppo del Brembo (Bacino del Brembo, Pleistocene Inferiore) (C.B.). Accumuli detritici di origine antropica Nell'area della ex-cava posta in sponda sinistra all'Adda, sono presenti accumuli detritici a granulometria fine derivanti dalle attività di lavaggio degli inerti estratti. Altri piccoli accumuli detritici costituiti presumubilmente di materiali inerti sono localizzati in diversi punti sul territorio comunale. Depositi detritici di versante Derivano dalla disgregazione e dall'alterazione dei materiali che affiorano lungo la scarpata della forra dell'Adda, sono costituiti pertanto dagli stessi materiali che costituiscono tale scarpata (ciottoli e ghiaie) e dai loro prodotti di alterazione (sabbie e limi). Il loro spessore risulta comunque contenuto al massimo in qualche metro. Depositi alluvionali attuali o recenti Questi depositi si sviluppano in prossimità degli alvei attuali del fiume Adda e del Rio Zender. I depositi presenti nell'alveo dell'Adda sono costituiti da prevalenti ghiaie e ciottoli da subarrotondati ad arrotondati, litologicamente eterogenei. Sabbie e sabbie debolmente limose ricoprono i depositi ghiaiosi in corrispondenza delle aree di esondazione esterne agli alvei. Le alluvioni attuali del Rio Zender sono limitate ai settori più incassati dell’alveo, e COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 14 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo sono rappresentate da materiali grossolani, (ciottoli, ghiaie e sabbie) che costituiscono la frazione residuale del dilavamento dei depositi fluvioglaciali ferrettizzati del Pianalto. Depositi alluvionali antichi (depositi fluviali, unità tardiglaciali - postglaciali) Sono riconoscibili soprattutto a lato dell’alveo attuale dell’Adda, in posizione rilevata rispetto a quest’ultimo, dove costituiscono terrazzi fluviali inattivi. Nell'area di studio sono stati individuati diversi terrazzi posti a differente quota in corrispondenza della scarpata dell'Adda. I depositi alluvionali presenti sono costituiti in prevalenza da sabbie che ricoprono con spessore di qualche metro, superfici erosionali impostate sul Ceppo. Il terrazzo più esteso, che è posto alla quota di circa 185-190 m slm (35-40 metri circa sull'alveo dell'Adda), rappresenta la fase di colmamento di un antico meandro dell'Adda. Lo spessore di materiale alluvionale che originariamente lo costituiva poteva superare la settantina di metri. Di tale terrazzo, oggetto per diverse decine di anni dell'attività estrattiva, sono riconoscibili ormai solamente piccole porzioni residue ai bordi dell'area di cava. Tale terrazzo risulta correlabile con il terrazzo posto, sempre in sinistra, all’altezza di Medolago e con quelli ubicati, in sponda destra, all’altezza di Porto d'Adda Inferiore e di Cascina Comi. I materiali che costituiscono tali terrazzi e che sono oggetto di sfruttamento per l'estrazione di inerti, sono rappresentati da ghiaie da grossolane a fini con sabbie deposte in unità deposizionali sovrapposte, all'interno delle quali sono riconoscibili talora laminazioni oblique a basso angolo. Localmente sono riconoscibili intercalazioni lenticolari di materiale più grossolano dove è ben riconoscibile l'embricatura dei costituenti (ghiaie e ciottoli) oppure livelli più fini, di natura sabbiosa, dove è evidente la stratificazione e sono riconoscibili laminazioni da parallele ad ondulate. Sono talora riconoscibili livelli discontinui a basso grado di cementazione. Dal punto di vista litologico si osserva una certa predominanza di rocce metamorfiche (40-55%) sulle carbonatiche (30-45%), mentre subordinate sono le rocce intrusive (15%) COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 15 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo e di altra natura. Dal punto di vista granulometrico la dimensione media dei ciottoli è di 8-10 cm mentre quella massima può raggiungere i 30-35 cm; il grado di arrotondamento è elevato. Lo spessore dei suoli che si sono sviluppati su tali depositi è in genere piuttosto contenuto (ca. 70 cm). Depositi fluvio-colluviali delle paleoincisioni sul Pianalto (FCP) Depositi fluviali antichi sono riconoscibili anche lateralmente al Rio Zender in corrispondenza delle depressioni sulla superficie del Pianalto. Sono costituiti da materiali limoso-sabbiosi di colore bruno o bruno-giallastro, dovuti al dilavamento e al rimaneggiamento dei terreni che costituivano il Pianalto ferrettizzato. Depositi fluvioglaciali Nella zona oggetto di studio i depositi fluvioglaciali sono presenti sia in corrispondenza del Pianalto che delle due superfici terrazzate appartenenti al Livello Fondamentale della Pianura; tali depositi troncano e ricoprono la sommità dei conglomerati del Ceppo. Unità di Cantù Nell'area in questione sono stati riconosciuti depositi fluvioglaciali e fluviali. Le ghiaie a matrice sabbiosa con ciottoli arrotondati che costituiscono tali depositi risultano a supporto clastico; in esse è riconoscibile una stratificazione suborizzontale grossolana o incrociata planare a basso angolo mentre meno frequentemente, si osserva una stratificazione incrociata concava. Comuni risultano le intercalazioni di strati e lenti sabbiose a struttura interna laminata depostesi in seguito a fenomeni di esondazione. Dal punto di vista petrografico questi depositi risultano caratterizzati da quantità variabili di rocce carbonatiche (calcari e dolomie), endogeno/metamorfiche (rocce intrusive acide e basiche, gneiss e quarziti) e da una scarsa presenza di rocce sedimentarie terrigene con prevalenza, tra queste ultime, di litotipi a cemento carbonatico. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 16 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo I fenomeni di cementazione sono poco frequenti e la cementazione non appare intensa, localizzandosi in genere in livelli poco estesi sia lateralmente che in spessore. L'unità presenta uno spessore compreso tra i 10 e i 15 metri. In superficie sono sviluppati alfisuoli con spessore di un metro un metro e mezzo, colore da 7,5 a 10YR; la copertura loessica è assente. L'Unità di Cantù tronca e sutura, in misura piuttosto limitata, i conglomerati del Ceppo. Nella zona di studio l'Unità di Cantù rappresenta il prodotto di una morfogenesi glaciale che si esprime con apparati fluvioglaciali organizzati in più ordini di terrazzi legati alle fasi di oscillazione del ghiacciaio wurmiano e che risultano osservabili ai lati della forra dell'Adda a partire da Vanzone, Solza e Bottanuco. L'unita è legata all'ultima maggiore espansione wurmiana del ghiacciaio valtellinese, la cui fronte, lungo il ramo abduano si è spinta fino a Carvico (cerchia morenica interna). La piana fluvioglaciale connessa a questo lobo frontale, per le più limitate quote raggiunte dal ghiacciaio wurmiano rispetto ai precedenti eventi glaciali‚ è stata costretta a svilupparsi parzialmente incassata tra i depositi delle unità più antiche e non ha potuto espandersi arealmente se non più a sud di Capriate. L'apertura di una "porta" glaciale a Carvico, con sfondamento della cerchia morenica, ha dato origine ad un secondo ramo fluvioglaciale (valle del Grandone) che, dopo aver inciso profondamente il Pianalto ferrettizzato (Unità di Medolago) ed averlo separato in due lembi distinti, ha divagato sui depositi fluvioglaciali della più antica Unità di Carvico. Unità di Carvico Tale unità è rappresentata da depositi fluvioglaciali e fluviali costituiti da ghiaie con sabbie e ciottoli da arrotondati sino a subspigolosi di diametro medio compreso tra 5 e 15 cm a supporto clastico. Sono riconoscibili superfici di stratificazione grossolane. La composizione petrografica dei clasti è rappresentata dal 50% circa di rocce endogeno/metamorfiche, dal 35% di rocce carbonatiche e dal 12% di rocce sedimentarioCOMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 17 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo terrigene. Alla superficie di tale unità si sono sviluppati alfisuoli con spessori di 2-2,5 m e colore 10YR.. Quest'unità essendo riconducibile ad un evento di portata paragonabile a quella che ha prodotto l'unità di Cantù dovrebbe presentare uno spessore contenuto in una decina di metri. L'unità poggia localmente sul substrato roccioso (M. Giglio) o ricopre in discordanza le unità del Ceppo. I limiti morfologici dell'unità sono rappresentati da modesti orli di scarpate e risulta svilupparsi sempre incassata all’interno delle formazioni più antiche. Unità di Medolago Quest'unità è di recente istituzione e comprende i depositi che, fin dal secolo scorso, sono stati indicati con il nome generico di "ferretto" e che furono riferiti, a partire dal 1909, con il lavoro di Penck e Bruckner, al Mindel. L'unità comprende il terrazzo che risulta sensibilmente rilevato rispetto al Livello Fondamentale della Pianura ed appare delimitato su tutti i lati da scarpate nette, con dislivelli fino a 20 metri. La superficie del terrazzo è stata incisa da un reticolo idrografico ormai in gran parte fossile, costituito da valli poco depresse dal fondo prevalentemente piatto o concavo. Tale unità è rappresentata da depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie in matrice limoso argillosa pedogenizzata con ciottoli; la struttura risulta fortemente addensata senza un'evidente stratificazione. L'analisi petrografica dei ciottoli, prevalentemente arrotondati ed alterati (disgregabili), permette di riconoscerne la provenienza "alpina", con un'elevata percentuale di rocce endogene e metamorfiche, tra cui anche intrusivi basici e ultrabasici; i clasti calcarei risultano completamente decarbonatati. Alla sommità le ghiaie sono ricoperte da una coltre di loess in cui sono riconoscibili almeno due episodi deposizionali. Questi limi-limi argillosi di origine eolica, fluitati in varia misura, hanno suturato regolarizzando la superficie topografica sulla quale si sono deposti, pertanto il loro spessore risulta variabile e superare anche il metro. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 18 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo L'Unità di Medolago risulta fortemente pedogenizzata per tutto il suo spessore fino alla superficie erosionale che alla base, ad una profondità massima di circa 20-25 metri, la separa da un suolo sepolto sviluppato alla sommità del Ceppo. I processi pedogenetici che hanno interessato il limite di tipo erosionale, hanno prodotto un fronte di alterazione con profilo pinnacolato definito ad "organi geologici". Non risultano chiari invece i rapporti con il Ceppo Poligenico. Ceppo s.l. La zona di studio si colloca nell'area di sovrapposizione della conoide torrentizia pedemontana brembana su quella abduana. Il "Ceppo del Brembo" (ex "Membro di Trezzo" del Ceppo dell'Adda definito da Orombelli nel 1979), che rappresenta il deposito alluvionale di pertinenza brembana, ricopre con limite netto il più vecchio "Ceppo dell'Adda" (ex "Membro del Naviglio di Paderno" del Ceppo dell'Adda definito da Orombelli nel 1979) di derivazione abduana. Sia il Ceppo del Brembo che quello dell'Adda sono stati a loro volta prima incisi profondamente e poi suturati dai più recenti conglomerati fluvioglaciali del Ceppo Poligenico; quest'ultima unità ha riempito una paleoforra parzialmente coincidente con la gola attuale dell'Adda. L'Adda ha quindi inciso nuovamente e profondamente questi depositi più di quanto non abbia fatto il Brembo che risulta ancora impostato sui conglomerati fluviali (Ceppo del Brembo). Dal punto di vista morfologico i1 Ceppo in affioramento forma quasi sempre pareti verticali strapiombanti, inframmezzate da cengie localizzate in corrispondenza delle superfici di strato o delle zone in cui il cemento è più abbondante. Ceppo Poligenico ll Ceppo Poligenico è un deposito fluvioglaciale che risulta sia giustapposto (in quanto riveste le pareti della forra dell'Adda a Nord del ponte di Paderno) che sovrapposto COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 19 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo (immediatamente a Sud del ponte di Paderno) al Ceppo dell'Adda e al Ceppo del Brembo, dai quali è separato da una superficie erosionale (figura n.4). Alla sommità esso è costantemente soggetto alla troncatura erosionale e al ricoprimento da parte dell'Unità di Carvico, di quella di Cantù e delle unità più recenti postglaciali. Nell'area in questione esso affiora in corrispondenza di una porzione limitata situata al piede della scarpata principale (tavola 3). Secondo gli autori il Ceppo Poligenico risulta costituito da due facies: - depositi fluvioglaciali sciolti: ghiaie a supporto clastico e matrice sabbiosa, con ciottoli arrotondati. Internamente alla successione sono presenti superfici erosionali secondarie. La base è costituita da un episodio grossolano, con ciottoli di diametro medio attorno ai 25-30 cm, cui fa seguito un episodio più fine, a stratificazione decimetrica. Sono comuni le lenti sabbiose a stratificazione interna. - conglomerati: verso l'alto stratigrafico le ghiaie passano gradualmente, per la comparsa di lenti cementate, a conglomerati a supporto clastico con ciottoli arrotondati e matrice arenacea. Il cemento è di natura carbonatica con distribuzione e grado di sviluppo irregolare, in quantità sicuramente inferiore rispetto a quanto contenuto nei sottostanti Ceppo dell'Adda e Ceppo del Brembo. E' presente una stratificazione grossolana. In entrambe le facies la composizione petrografica risulta caratterizzata (Orombelli, l979: Orombelli e Gnaccolini, l978) dall'abbondanza di rocce endogeno/metamorfiche (3l%-86%) con petrografie tipicamente valtellinesi (serpentiniti, gabbri), dalla marcata variazione quantitativa di rocce carbonatiche (9%-67%) e dalla bassa quantità di rocce sedimentario terrigene (0%-6%), con netta dominanza tra queste ultime, dei litotipi a cemento calcareo. Il Ceppo Poligenico affiora estesamente nel tratto centro settentrionale della forra dell'Adda tra Vanzone ed il ponte di Paderno ed, in modo più discontinuo, fino a Bottanuco. Non è mai stato rinvenuto a Sud di tale località. Ceppo del Brembo COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 20 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Dal punto di vista genetico tale unità, che risulta la più antica riconoscibile nella zona di studio, rappresenta il risultato dell’aggradazione di depositi di conoide alluvionale prossimale dominati da fenomeni di trasporto in massa. Il Ceppo del Brembo, che affiora lungo tutta la scarpata principale che da sull'Adda, è rappresentato da conglomerati poligenici a supporto clastico e da conglomerati a matrice arenacea al limite tra il supporto clastico e il supporto di matrice. I ciottoli (dimensione media 25-30 cm) presenti risultano da subarrotondati ad ellisoidali, solo occasionalmente embricati e poco selezionati dal punto di vista granulometrico, sono disposti in unità stratoidi mal definite di spessore metrico che nella zona immergono debolmente verso S, SSW. Sono riconoscibili intercalazioni per lo più lenticolari sabbioso-limose che risultano di spessore da decimetrico a metrico e di estensione variabile. Petrograficamente tali conglomerati presentano, a differenza di quelli del Ceppo dell'Adda affioranti più a nord dell'area di studio, un'affinità orobica con una maggiore presenza di rocce magmatico/metamorfiche (16-46%), e un contenuto percentualmente inferiore di rocce sedimentario terrigene (8-38%). Le arenarie e conglomerati del Verrucano e le vulcaniti del Collio sono le due litologie che assumono carattere diagnostico per il riconoscimento del Ceppo del Brembo. Per quanto riguarda Suisio, secondo quanto riportato dagli autori, l'analisi petrografica condotta sul Ceppo del Brembo ha evidenziato l'esistenza di due facies distinte in funzione della diversa percentuale di Arenarie del Verrucano e le vulcaniti del Collio. La facies a più basso contenuto in tali litotipi affiora lungo l'Adda fino all'altezza di Suisio, la seconda facies affiora sulla scarpata dell'Adda solamente a sud della Cascina San Giuliano (Suisio). L’unità, spessa diverse decine di metri da luogo alle pareti verticali strapiombanti sull'Adda. Il livello di cementazione è generalmente elevato e nei casi in cui la cementazione risulta distribuita disomogeneamente, è possibile che si manifestino fenomeni di dissoluzione carsica che, soprattutto in corrispondenza delle superfici di fratturazione, determinano il formarsi di cavità. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 21 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo CARTOGRAFIA D’INQUADRAMENTO 7. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE ED ELEMENTI GEOPEDOLOGICI La carta geomorfologica (tavola n.4) e quella geopedologica (tavola n.5) riportano le informazioni di carattere geomorfologico (forme riconoscibili e stato di attività dei processi responsabili della morfogenesi) e le caratteristiche dei diversi tipi di suolo riconosciuti sulle diverse unità deposizionali. La redazione della "carta geomorfologica" si è basata sulla metodologia suggerita da CASTIGLIONI et al. (1986) che è stata ampiamente collaudata per le aree di pianura e sulla tesi di dottorato di MARCHETTI M. (1992) sulla geomorfologia e l’evoluzione recente della Pianura Padana Centrale a Nord del Fiume Po. Grande importanza è stata assegnata alla fotointerpretazione che è servita come strumento di base per identificare e delimitare le forme del territorio, per valutare il grado di attività dei processi geomorfologici e come base per il successivo controllo di terreno. L'esame stereoscopico delle fotoaeree è stato condotto in prevalenza sulla base delle seguenti riprese: * foto aeree a colori, volo TEM1, (Compagnia Generale Riprese aeree per conto Regione Lombardia), anno 1980-81, scala 1:33.000 circa; * foto aeree bianco e nero (volo Compagnia Generale Riprese aeree) del maggio 1992, scala 1:15.600 circa; * foto aeree a colori del volo Isola Bergamasca (Compagnia Generale Riprese aeree), anno 1997, scala 1: 6.500 circa. 7.1 RILIEVO GEOMORFOLOGICO Nella zona di studio i processi geomorfologici attivi sono essenzialmente quelli fluviali e quelli gravitativi. In passato invece i principali agenti della morfogenesi sono COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 22 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo stati quelli glaciali e fluviali. Le forme principali riconoscibili sul territorio sono pertanto quelle connesse all'azione di erosione, di scorrimento e di deposito delle acque superficiali (sia di quelle incanalate che di quelle non incanalate) oltre a quelle legate all'evoluzione gravitativa delle scarpate. Le unità fisiografiche principali che configurano il paesaggio del territorio comunale sono pertanto: * i terrazzi antichi della pianura (Pianalto ferrettizzato); - paleoincisioni sul Pianalto (Rio Zender) * i terrazzi del Livello Fondamentale della Pianura (L.F.d.P.); * la valle attuale dell'Adda; - la forra dell'Adda; - terrazzi fluviali antichi; - la piana fluviale attuale Un’unità fisiografica si identifica come una superficie caratterizzata da un’omogeneità delle forme del paesaggio. Essa risponde perciò a criteri propriamente geomorfologici ed è caratterizzata dalle seguenti proprietà: • un’unità fisiografica è una superficie riconosciuta sulla base di discontinuità topografiche, morfologiche, etc., che la distinguono dalle adiacenti; • i limiti delle unità fisiografiche sono costituiti da superfici sia d’erosione che di aggradazione. I corpi sedimentari delimitati da queste superfici possono presentare caratteristiche litologiche, tessiturali, fisiche, chimiche, paleontologiche proprie sia verticalmente che orizzontalmente; • le unità fisiografiche sono definite da un’area tipo; • l’interpretazione genetica non è un criterio che può essere utilizzato per definire l’unità stessa, ma può facilitare nell’individuazione dei limiti. I criteri adottati per la distinzione delle diverse unità fisiografiche sono: COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 23 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo • geomorfologico: nell'area di studio l'assenza di importanti corsi d'acqua ha determinato la conservazione, nelle zone pianeggianti, di gran parte delle forme ereditate al termine del periodo glaciale; • il grado di alterazione dei depositi e il grado di sviluppo del processo pedogenetico: le caratteristiche dei suoli descritte nel successivo capitolo e quelle dei depositi fluvioglaciali definite al capitolo "rilievo geologico" risultano direttamente collegate alle unità fisiografiche che sono state individuate nell'ambito del territorio comunale; • la presenza di loess: è utilizzata spesso per la distinzione dei terrazzi prewurmiani; • i rapporti stratigrafici: anche se spesso risultano di scarso aiuto in quanto i depositi delle diverse unità fisiografiche non sono solo stratigraficamente sovrapposti ma possono essere anche in contatto laterale o addirittura possono risultare sottostanti dal punto di vista topografico. Vengono di seguito descritte le unità fisiografiche sopracitate: Unità dei terrazzi antichi della pianura. Tale unità, identificabile con la superficie del Pianalto, è costituita da depositi fluvioglaciali antichi notevolmente alterati (ferrettizzazione) che mostrano una colorazione da bruno a rosso mattone . Questi terreni non sono stati più interessati dai successivi apporti fluvioglaciali e quindi non risultano ricoperti dai più recenti depositi wurmiani che appaiono presenti invece a quota inferiore. I processi di alterazione e quelli di pedogenesi hanno quindi agito senza interruzione sulla superficie di tale unità. La sua superficie risulta da pianeggiante ad ondulata e degrada regolarmente verso SSE. - Paleoalvei sul Pianalto (Rio Zender). Le depressioni sul Pianalto, che appartengono al bacino del Rio Zender, sono configurabili come incisioni operate da antichi corsi d'acqua che divagavano su tale superficie (reticolo idrografico fossile) durante le fasi glaciali. L'idrografia attuale rispetta in gran parte l'antico reticolo, ma l'ampiezza degli alvei attuali s'è chiaramente COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 24 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo ridimensionata in relazione alla drastica riduzione delle portate. Il rio Zender possiede infatti un bacino di alimentazione molto piccolo, per cui il corso d'acqua si riattiva solo in seguito ad abbondanti e prolungate precipitazioni meteoriche. Unità del Livello Fondamentale della Pianura (terrazzi a est della forra dell'Adda). Sono riferibili a tale unità i terrazzi compresi tra il Pianalto e la forra dell'Adda. Questi terrazzi, che si incuneano verso nord alla base del Pianalto e degradano poi dolcemente verso Sud, costituiscono l'apice del conoide alluvionale che ha generato il L.F.d.P.; essi rappresentano il risultato di una fase erosiva seguita da una fase di deposito conseguente al periodo glaciale. Sulla loro superficie non vi sono evidenze di una rielaborazione successiva ad opera di corsi d’acqua. La superficie tabulare del livello fondamentale della pianura deriva dalla giustapposizione di più corpi alluvionali di diverse età costituiti da depositi di natura fluvialefluvioglaciale. Essa costituisce buona parte dell’area pianeggiante che si estende a sud del Pianalto nella zona di Capriate San Gervasio e di Madone-Filago-Brembate. L’ambiente di deposizione è riferibile a corsi d’acqua pluricursali, a basso indice di sinuosità ed elevata energia. In concomitanza del periodo glaciale tali corsi d’acqua erano caratterizzati da portate liquide e solide sicuramente maggiori rispetto a quelle attuali (CREMASCHI & MARCHETTI, 1992). Unità della "Valle Attuale dell'Adda" Al termine della fase di deglaciazione, le grandi paleofiumare (es: Paleo Adda) che venivano alimentate dal ghiacciaio, ridussero gradualmente la loro portata liquida e ancora più sensibilmente quella solida. Il reticolo fluviale si adattò al diverso regime idrico e climatico, sostituendo la configurazione pluricursale con quella monocursale meandriforme o di tipo misto. In conseguenza di ciò si sono determinate: - la notevole riduzione di ampiezza della zona d'influenza fluviale; - l'inizio della fase d'erosione con l'incisione della piana fluvioglaciale appena abbandonata; COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 25 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali - geologo l'innesco del processo pedogenetico sulle aree non più interessate dall'attività fluviale. Tale unità comprende la fascia di territorio che, nella zona di studio, risulta incisa nel Livello Fondamentale della Pianura e che si estende lungo il principale corso d'acqua (Adda). Ricadono quindi in quest'unità la scarpata principale che limita la forra, i terrazzi fluviali più antichi e quelli recenti dell'Adda oltre all’alveo attuale del fiume. - la “Forra dell'Adda” La forra in cui scorre attualmente il fiume Adda si è evoluta attraverso diversi cicli di erosione e di colmamento. Secondo Caldara, Cancelli e Giussani (1988) il canyon dell'Adda nel tratto in questione si sarebbe formato a partire dal Riss. Per quanto riguarda l'Adda, la scarpata principale, possiede un'inclinazione massima compresa tra i 30° e i 45°. - terrazzi fluviali antichi (Tardiglaciale-Postglaciale) A questa subunità appartengono i diversi terrazzi sviluppatisi ai lati dell'Adda. Nell’ambito della zona in questione, tra Cascina San Giuliano e l’Osteria Belvedere si segnala la presenza lungo la scarpata di tre piccoli terrazzi d'erosione fluviale, coltivati a prato e posti a qualche metro di dislivello l’uno dall’altro, riconducibili principalmente alle prime fasi erosive responsabili dell’incisione della forra. Alla base della scarpata è presente invece il resto di un terrazzo che era più esteso e recente dei precedenti ed è stato interessato dalle attività estrattive. La sua superficie originaria era posta a 35-40 metri al di sopra del fiume Adda e rappresenta gli antichi depositi di meandro del fiume. - la “Piana fluviale attuale” Si tratta della stretta fascia lungo l'Adda che comprende, oltre al letto del fiume, anche le aree adiacenti interessate dalle piene ordinarie e straordinarie del fiume. La larghezza del letto del fiume varia tra un minimo di 60 metri, fino ad un massimo di 80 metri al limite meridionale del territorio comunale dove è presente un'isola fluviale. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 26 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Le zone di esondazione legate alle piene ordinarie appaiono discontinue, poco estese sia in lunghezza che in larghezza. L'alveo e le sponde dell'Adda e del Rio Zender risultano gli unici punti interessati da morfogenesi fluviale attiva. Per quanto riguarda le forme legate all'azione della gravità si segnalano principalmente gli scivolamenti della copertura detritico-colluviale che ricopre le scarpate. Ad esempio, per la zona in questione è stato segnalato uno scivolamento verificatosi, in corrispondenza della scarpata dell'Adda, lungo lo sterrato di accesso alle ex cave; la nicchia di distacco di tale franamento risulta subito sottostante alla strada che conduce al depuratore. In corrispondenza di quest'ultimo si è verificato un fenomeno analogo, legato allo scivolamento di materiali di riporto, che ha determinato il lesionamento della struttura. 7.1.1. Legenda della carta geomorfologica La legenda utilizzata per la carta geomorfologica è quella proposta da CARTON & al., (1990), che rappresenta l’affinamento della “legenda geomorfologica unificata per aree di pianura” (Castiglioni et al., 1986), realizzata dal Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorfologia, coordinato dal Prof. G.B. Castiglioni dell'Universita' di Padova. Secondo tale legenda le forme del territorio sono state classificate in funzione dei relativi agenti morfogenetici e per ogni forma individuata è stato distinto lo stato di attività che la caratterizza (attivo, quiescente o inattivo). Per l'area in questione si sono cartografate le seguenti entità: Forme dovute all'azione della gravità * orlo di scarpata di degradazione o di frana, distinti in: attivo, quiescente; * accumulo di frana di scivolamento, distinto in: attivo, quiescente; Forme dovute all'azione fluviale • paleodirettrici di drenaggio superficiale; COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 27 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo • vallecola poco profonda a conca (dal profilo trasversale arrotondato); • vallecola profonda (dal profilo trasversale inciso a “V”); • orlo di scarpata di erosione fluviale con dislivello inferiore ai 5 metri (attivo o inattivo); • orlo di scarpata di erosione fluviale con dislivello compreso tra i 5 e i 20 metri (inattivo); • orlo di scarpata di erosione fluviale con dislivello superiore ai 20 metri (inattivo); Forme dovute all'azione antropica * orlo di scarpata artificiale; * orlo di scarpata di cava; * area di cava inattiva; * discarica. UNITA’ FISIOGRAFICHE • Unità dei terrazzi antichi della pianura (Pianalto ferrettizzato). - Paleoalvei sul Pianalto (Rio Zender). • Unità del Livello Fondamentale della Pianura (terrazzi a est della forra dell'Adda). • Unità della "Valle Attuale dell'Adda" - “Terrazzi fluviali antichi; - “Piana fluviale attuale” 7.2 INDAGINE GEOPEDOLOGICA Il rilevamento pedologico è stato effettuato parallelamente all'individuazione delle unità COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 28 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo geomorfologiche, tramite la descrizione di profili, esposti su scavi esistenti, rappresentanti le unità fisiografiche principali. La descrizione dei profili è stata condotta mediante la metodologia descritta da Sanesi (1976); i suoli sono stati classificati mediante i criteri descritti dalla "Soil taxonomy". Il sistema tassonomico americano, detto "Soil Taxonomy" (U.S.D.A., 1987), classifica i suoli in rapporto a proprietà osservabili direttamente e misurabili sul terreno o in laboratorio e prevede il riconoscimento di orizzonti e caratteristiche "diagnostiche" del suolo, di regimi di temperatura e di umidità, che permettono di collocare il suolo stesso in una serie di sei livelli gerarchici, quali: ordine, sottordine, grande gruppo, sottogruppo, famiglia, serie. Le prime quattro categorie del sistema si riferiscono ai processi pedogenetici responsabili dell'evoluzione del suolo e si basano sull'individuazione di orizzonti diagnostici (superficiali e profondi) e delle proprietà più significative che esso possiede. In questo modo il nome del suolo viene definito mediante sigle che si riferiscono a requisiti propri di ogni livello gerarchico. Ad esempio alla sigla "ALF", che si riferisce a suoli con un orizzonte argillico, detti alfisuoli, verranno aggiunti dei prefissi indicanti proprietà importanti ("UD" per il regime di umidità udico), in modo da ottenere un nome che sintetizzi tutte le caratteristiche del suolo stesso ("UDALF"). Le unità geopedologiche individuate durante il lavoro di campagna sono state successivamente confrontate con le unità descritte nello studio pubblicato dall'E.R.S.A.L. (1990), riguardante "I suoli dell'Isola Bergamasca" e compreso nel progetto "Carta Pedologica". Gli ordini di suoli individuati nel territorio indagato sono: Alfisuoli (ALF): Suoli ben evoluti, caratterizzati dal possedere un orizzonte argillico, derivante da processi di illuviazione che accumulano nell'orizzonte B di argille ricche in silice e con un contenuto in basi superiore al 35%. L'intensa lisciviazione deriva da un ciclo pedogenetico medio-lungo, testimoniato altresì da un'intensa rubefazione, da un elevato COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 29 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo spessore degli orizzonti profondi (1 - 2 m) e da un'elevata alterazione dei ciottoli inclusi. Gli alfisuoli vengono suddivisi in base al regime idrico. Nella zoan sono presenti Alfisuoli di regime idrico udico (UDALFS), ovvero in cui una stazione di controllo non rimane secca per più di 90 giorni consecutivi; in particolare si sono distinti: - i suoli con presenza di almeno una copertura loessica e di conseguenza dotati di un orizzonte indurito detto "fragipan" (FRAGIUDALFS), caratteristici del terrazzo più antico ed elevato (Unità di Medolago) - i suoli privi di copertura loessica e con orizzonte argillico sottile (HAPLUDALFS), sviluppatisi sul terrazzo più recente (Unità di Cantù). Inceptisuoli (EPT): Suoli moderatamente evoluti, caratterizzati dall'orizzonte diagnostico cambico, derivante da una alterazione chimico-fisica che provoca la rimozione di basi, di ferro ed alluminio e di una debole illuviazione di argilla. La limitata evoluzione degli inceptisuoli può dipendere, oltre che da particolari caratteristiche geologiche, geomorfologiche o climatiche, anche da un tempo limitato della pedogenesi, così da possedere profili limitatamente profondi (mediamente compresi tra 80 cm e 1,5 m), che rispecchiano il regime climatico e la litologia del substrato da cui derivano. Gli inceptisuoli si suddividono in base a caratteristiche climatiche, geologiche, idrologiche. Sono presenti Inceptisuoli con tasso di saturazione in basi inferiore al 60% (DYSTROCHREPTS), sono sviluppati lungo gli alvei dei corsi d'acqua attivi, incidenti il terrazzo antico (unità di Medolago), e suoli con tasso di saturazione in basi elevato (EUTROCHREPTS), sono sviluppati in corrispondenza di alvei non più attivi, sui depositi colluviali o sui terrazzi fluviali più antichi in corrispondenza della forra dell'Adda (Unità Postglaciale). Entisuoli (ENT): COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 30 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Suoli a pedogenesi iniziale, mancanti di orizzonti diagnostici profondi, con profili poco sviluppati, in cui la pedogenesi non ha potuto svilupparsi a causa di fattori limitanti (substrato resistente all'alterazione, clima eccessivamente arido o umido, processi di aggradazione o erosione sul substrato originario, intervento antropico); le caratteristiche chimico-fisiche di tali suoli dipendono principalmente dalle caratteristiche geologiche del parent material. Gli entisuoli si suddividono in base al tipo di fattore che ne ha limitato la pedogenesi. Entisuoli caratteristici delle zone alluvionali (FLUVENTS), associati quindi ad un fattore limitante geomorfologico, costituito da un continuo apporto di sedimenti che rivitalizzano costantemente i processi pedogenetici; questi suoli si trovano in prossimità delle piane di esondazione, lungo le sponde del Fiume Adda. 7.2.1. I suoli del territorio di Suisio ZONA DEI TERRAZZI: Unità di Medolago: L'unità di Medolago costituisce il terrazzo più alto e più antico del territorio considerato. Tutta la superficie di tale terrazzo ha morfologia subpianeggiante o debolmente inclinata ed è coperta da uno o più pacchi di depositi eolici prevalentemente limosi (loess), pedogenizzati e compattati (fragipan), poggianti su depositi fluvioglaciali profondamente alterati e rubefatti, per uno spessore totale del profilo che può superare i 6 metri; sono frequenti le patine di ferro-manganese. Tali suoli, denominati FRAGIUDALFS, sono generalmente acidi e, a causa del notevole spessore dell'orizzonte argillico, presentano un drenaggio mediocre. Nella parte nord-orientale del Comune di Suisio, il terrazzo presenta lievi depressioni (profondità massima 5 m) rappresentanti paleoalvei che drenavano le acque di scorrimento attraverso il pianalto; in tali porzioni l'azione delle acque ha causato la parziale o totale asportazione della coltre di loess (HAPLUDALFS, privi di fragipan in profondità) o un più importante rimaneggiamento, determinando il "ringiovanimento" del COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 31 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo profilo mediante processi di erosione e sedimentazione (EUTROCHREPTS, con un profilo generalmente sviluppato ed un medio contenuto di basi in profondità). Tali depressioni nella porzione meridionale si raccordano con alvei tuttora sedi di deflusso idrico, seppur temporaneo, e con suoli piuttosto profondi, con scheletro abbondante in profondità, bassa saturazione in basi e buon drenaggio (DYSTROCHREPTS). Unità di Carvico: Posta ad ovest dell'Unità di Medolago e separata da quest'ultimo da una scarpata di circa 5-10 metri, tale terrazzo è caratterizzato da una superficie subpianeggiante dotata di una copertura loessica discontinua o assente, sopra ghiaie fluvioglaciali, alterate in cui si è sviluppato e approfondito un orizzonte argillico. Tali suoli costituiscono dei HAPLUDALFS, suoli con un orizzonte argillico ben sviluppato, reazione subacida e con un drenaggio buono. Unità di Cantù: Rappresenta l'unità più bassa e più recente del sistema di terrazzi fluvioglaciali, su cui si sono sviluppati HAPLUDALFS, alfisuoli privi di copertura loessica, evoluti su ghiaie fluvioglaciali solo in parte cementate, con profilo mediamente profondo, un orizzonte argillico di spessore inferiore al metro, con una media saturazione ed un buon drenaggio. ZONA DELLA FORRA DELL'ADDA: Il versante che raccorda l'Unità di Cantù con i terrazzi posti entro il canyon dell'Adda è caratterizzato da una notevole asperità ed acclività. Lungo di esso sono evidenti locali affioramenti di conglomerati del Ceppo solo in parte caratterizzati da una sottile coltre di alterazione superficiale, e depositi colluviali e di versante, derivanti dalla mobilizzazione di lembi di antichi terrazzi o della coltre di alterazione del Ceppo. I suoli caratteristici sono poco profondi, su substrato ciottoloso o su conglomerato, con scheletro da assente a comune in superficie e frequente in profondità, saturazione alta in superficie e molto alta in profondità, drenaggio da buono a rapido (EUTROCHREPTS). Unità Postglaciale: COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 32 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Rappresenta i depositi alluvionali attuali e recenti posti in corrispondenza del fiume Adda. L'età e la differente stabilità dei diversi terrazzi si distinguono oltre che da caratteristiche geomorfologiche, dallo sviluppo pedogenetico; si riconoscono infatti suoli mediamente sviluppati (EUTROCHREPTS), con scheletro frequente in superficie e molto frequente in profondità, con una buona saturazione in basi, drenaggio buono, ed entisuoli privi di orizzonti profondi, a tessitura sabbiosa con scheletro da scarso a frequente in profondità, drenaggio rapido (FLUVENTS). Alluvioni attuali: Costituiscono zone adiacenti all'alveo dell'Adda, e sono caratterizzati da suoli scarsamente evoluti a causa della frequente azione di erosione e deposito da parte del corso d'acqua. Sono presenti entisuoli a tessitura sabbiosa, con scheletro assente in superficie, reazione alcalina, drenaggio rapido (FLUVENTS). 7.2.2. Legenda geopedologica UNITA' GEOPEDOLOGICHE - DESCRIZIONE DEI SUOLI secondo la Classificazione USDA; 1990. Unità di Medolago: MED: Terrazzo fluvioglaciale antico, a morfologia subpianeggiante o debolmente ondulata, caratterizzato da un substrato ghiaioso-ciottoloso profondamente alterato, con una copertura di limi di origine eolica (loess). FRAGIUDALFS Suoli profondi, su fragipan, a tessitura media in superficie e da media a fine in profondità, reazione subacida, saturazione bassa, drenaggio mediocre. MPA: Depressioni del Pianalto corrispondenti a paleoalvei fossili, sedi di raro deflusso COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 33 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo idrico. Gruppo indifferenziato di: FRAGIUDALFS: Suoli profondi, su fragipan, a tessitura media in superficie e da media a fine in profondità, reazione subacida, saturazione bassa, drenaggio mediocre. HAPLUDALFS: Suoli privi di fragipan in profondità, a saturazione bassa in superficie e da media a alta in profondità. EUTROCHREPTS: Suoli da profondi a molto profondi, tessitura media, reazione acida in superficie e subacida in profondità, saturazione bassa in superficie e da bassa a alta in profondità, drenaggio da mediocre a buono. MAA: Incisioni del Pianalto caratterizzate da ripide scarpate, con fondovalle pianeggiante o dal profilo acuto, sedi di deflusso temporaneo. DYSTROCHREPTS: Suoli moderatamente profondi, con scheletro scarso in superficie e comune in profondità, tessitura media, reazione acida, saturazione molto bassa in superficie e bassa in profondità, drenaggio da buono a rapido. Unità di Carvico CAR: Terrazzo "intermedio", con superficie subpianeggiante o debolmente ondulata, caratterizzata probabilmente da una copertura loessica discontinua o assente su di un substrato ghiaioso-ciottoloso alterato. HAPLUDALFS: Suoli da moderatamente profondi a profondi, su substrato ghiaioso, con scheletro da assente ad abbondante in profondità, tessitura media, reazione subacida, saturazione media in superficie ed alta in profondità, drenaggio buono. Unità di Cantù CAN: Terrazzo fluvioglaciale recente a morfologia subpianeggiante, costituito da ghiaie e ciottoli fluvioglaciali, solo parzialmente cementate e mediamente alterate. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 34 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo HAPLUDALFS: Suoli profondi, talora moderatamente profondi, su substrato ciottoloso sciolto, con scheletro comune in superficie e da comune ad abbondante in profondità, reazione neutra, saturazione media, drenaggio buono. Ceppo SR: Roccia affiorante costituita da conglomerato (Ceppo), affiorante o ricoperto da coltri regolitiche di alterazione relativamente sottili e suoli poco evoluti, costituito da conglomerati formati da depositi alluvionali. EUTROCHREPTS: Suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso eterogeneo o su conglomerato (Ceppo), con scheletro da assente a comune in superficie e frequente in profondità, tessitura media, reazione neutra in superficie e subalcalina in profondità, saturazione alta in superficie e molto alta in profondità, drenaggio da buono a rapido. Unità Postglaciale Suoli su depositi alluvionali antichi o recenti, articolati in una serie di terrazzi a differente quota e quindi caratterizzati da diversa stabilità e pedogenesi. PG(E): EUTROCHREPTS: Suoli moderatamente profondi, su substrato ciottoloso, con scheletro scarso in superficie e frequente in profondità, tessitura media, reazione subacida in superficie e da neutra a alcalina in profondità, saturazione media in superficie e molto alta in profondità, drenaggio da buono a mediocre. PG(F): FLUVENTS: Suoli a tessitura sabbiosa, con scheletro assente in superficie, reazione alcalina, drenaggio rapido. Alluvioni attuali ALL: Suoli di piane alluvionali attuali, scarsamente evoluti e moderatamente profondi: FLUVENTS: Suoli a tessitura sabbiosa, con scheletro assente in superficie, reazione alcalina, drenaggio rapido. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 35 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Aree di cava Sul territorio dell'Isola sono disseminate e difficilmente riconoscibili numerose piccole aree depresse di 2-5 metri rispetto alla superficie modale del Pianalto (settore settentrionale) che rappresentano vecchie cave di argilla abbandonate da diversi decenni. I materiali (limi e argille di alterazione) venivano estratti sia dall'orizzonte a "fragipan" che dagli orizzonti argillitici superiori e venivano impiegati per l'industria dei laterizi. A testimonianza di questo rimane la toponomastica con i termini ad esempio di Cascina Fornace, etc. CAV: Superfici rimodellate dalle attività estrattive. Tali aree sono state interessate principalmente dall’asportazione di materiale inerte e dall’accumulo di scarti di lavorazione. Oltre al profilo tipo rilevato direttamente in sito (Unità di Medolago) si allegano anche alcuni profili contenuti nella pubblicazione ERSAL sui “Suoli dell’Isola Bergamasca”. PROFILO TIPO - UNITA' DI MEDOLAGO Ubicazione profilo: incrocio Via Kennedy-Strada com. delle fontanelle (quota 235.2 m slm) A1 0 - 20 cm grigio ocra (10 YR 6/3) limoso sabbioso argilloso, con rari frammenti vegetali, limite graduale con B2t 20 - 95 cm bruno chiaro rossastro (5YR 6/4) limoso argilloso, aggregazione poliedrica angolare, limite abrupto con IIB2t 95 - 250 cm bruno rossastro (2.5 YR 5/6) limoso argilloso, fortemente compattato, con patine di argilla, patine di ferro manganese, limite ondulato abrupto con IIIB22t 250 - 330 cm bruno rossastro (2.5 YR 4/6) limoso argilloso COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 36 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo sabbioso con ghiaia alterata, clasti arrotontati subarrotondati di dimensioni centimetriche decimetriche, rivestimenti di argilla e patine di ferro manganese, limite ondulato diffuso con IIIB23t 330 cm + ghiaie alterate (5 YR 4/6) con presenza di rocce metamorfiche, arenarie e selci, clasti subarrotondati, decimetrici con limo sabbioso argilloso, e patine di argilla e ferro manganese. Unità di Medolago - profilo n. 15 Classificazione: - Typic Fragiudalf coarse silty, mixed, mesic - Haplic Alisol (fase a fragipan) - Sol brun lessivé‚ à fragipan Località…: Bottanuco Topografia: quota 222.5 m s.l.m Morfologia: subpianeggiante (fluvioglaciale antico -Unità di Medolago) Pietrosità…: assente Uso del suolo: prato permanente asciutto Drenaggio: mediocre Substrato: - Data di rilevamento: 23/03/1988 Apl 0-35 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/4); franco limoso; frammenti poliedrici subangolari grossolani, moderatamente sviluppati; friabile; macropori scarsi e fini; molte radici da molto fini a fini; canali e coproliti di lombrichi; limite inferiore abrupto lineare COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 37 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Ap2 35-55 cm: umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); franco limoso; frammenti poliedrici angolari molto grossolani, fortemente sviluppati; friabile; macropori comuni, da fini a grandi; poche radici molto piccole; limite inferiore abrupto lineare Bt 55-75 cm: umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); screziature di colore bruno forte (7.5YR 5/6), scarse. e molto piccole a limite chiaro; franco limoso; aggregazione prismatica grossolana, fortemente sviluppata; poco friabile; abbondanti macropori da fini a grandi; poche radici molto piccole; poche argillans sulla superficie degli aggregati; poche mangans sulla superficie degli aggregati; scarsi noduli ferro-manganesiferi, da molto piccoli a piccoli; limite inferiore graduale lineare Btx 75-140 cm umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); screziature e oltre di colore grigio (2.5YR 7/3), molto abbondanti e grandi a limite netto e di colore bruno forte (7.5YR 5/8), comuni e piccole a limite chiaro; franco limoso; aggregazione prismatica grossolana, fortemente sviluppata; non friabile; macropori comuni, da medi a grandi; poche radici molto piccole; argillans co muni sulla superficie degli aggregati, poche mangans sulla superficie degli aggregati; scarsi noduli ferro-manganesiferi, da molto piccoli a piccoli; limite inferiore sconosciuto. Unità di Medolago (Incisioni Pianalto) - profilo n. 119 Classificazione: - Dystric-Fluventic Eutrochrept fine silty, mixed, mesic. - Eutric Cambisol - Sol brun modal Località: Zender (Comune di Suisio) Topografia: quota 220 m s.l.m. Morfologia: depressione del pianalto Pietrosità: assente Uso del suolo: seminativo avvicendato COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 38 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Drenaggio: Substrato: geologo mediocre - Data di rilevamento:14/06/88 Ap 0 - 30 cm: umido; colore bruno scuro (7.5YR 4/4); franco limoso; frequenti poliedrici subangolari, molto grossolani, fortemente sviluppati; friabile; macropori comuni e fini; radici comuni e molto fini; limite inferiore abrupto lineare Bw 30 - 70 cm: umido; colore bruno forte (7.5YR 4/6); screziature di colore bruno forte (7.5YR 5/6) abbondanti, estremamente piccole a limite chiaro; scheletro scarso e molto grande, mediamente alterato; franco. limoso; aggregazione prismatica molto grossolana, fortemente sviluppata; friabile; macropori comuni e fini; poche radici, molto fini; poche argillans sulla superficie degli aggregati; limite inferiore abrupto lineare BC 70 - 85 cm: umido; scheletro frequente e molto piccolo, da non alterato a molto alterato; franco limoso; aggregazione poliedrica subangolare molto grossolana, moderatamente sviluppata; molto friabile; macropori comuni e fini; limite inferiore abrupto lineare 2Bw1 85 - 140 cm: umido; di colore bruno forte (7.5 YR 4/6); screziature di colore bruno giallastro chiaro (l0YR 6/4) abbondanti e molto piccole, a limite diffuso e di colore bruno forte (7.5YR 5/6) scarse ed estremamente piccole, a limite chiaro; franco limoso; aggregazione poliedrica angolare molto grossolana, fortemente sviluppata; friabile; macropori comuni e fini; mangans comuni sulla superficie degli aggregati; limite inferiore chiaro lineare 2Bw2 140 - 150 cm: umido; colore bruno giallastro (9YR 5/4); screziature di colore bruno giallastro chiaro (7YR 5/6) comuni, estremamente piccole a limite diffuso; franco limoso; aggregazione poliedrica angolare molto grossolana, fortemente- sviluppata; friabile; macropori scarsi e molto fini; limite inferiore chiaro lineare 2Bw3 150 -190 cm e oltre: bagnato; colore bruno giallastro (9YR 5/6); franco limoso; COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 39 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo aggregazione poliedrica angolare molto grossolana, sviluppata; friabile; macropori scarsi e molto fortemente fini; limite inferiore sconosciuto Unità del Ceppo - profilo n. 46 Classificazione: - Typic Eutrochrept coarse loamy, mixed, mesic - Eutric Cambisol - Sol brun modal Località: Cascina S.Giuliano (Comune di Suisio) Topografia: quota 155 m s.l.m. Morfologia: scarpata di terrazzo (alluvioni antiche del fiume Adda) Pietrosità: pietre piccole moderate Uso del suolo: bosco ceduo degradato Drenaggio: rapido Substrato: ciottoli e ghiaia eterogenei Data di rilevamento: 10/09/87 Oa 2 - 0 cm: umido; colore bruno molto scuro (l0YR 2/3); limite inferiore abrupto ondulato A 0 - 1 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 3/4); franco sabbioso; limite inferiore abrupto ondulato Bw 1 - 80 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 4/4); scheletro scarso, da molto piccolo a medio, non alterato; franco sabbioso; aggregazione poliedrica subangolare grossolana, debolmente sviluppata; molto friabile; macropori comuni, da molto fini a medi; molte radici, da molto piccole a grosse; canali e coproliti di lombrichi; limite inferiore graduale lineare CB oltre 80 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 4/4); scheletro comune, da molto piccolo a medio, non alterato; franco sabbioso; aggregazione COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 40 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo poliedrica subangolare grossolana, debolmente sviluppata; molto friabile; limite inferiore sconosciuto Unità di Cantù - profilo n.3 Classificazione: - Ultic Hapludalf fine loamy, mixed, mesic - Haplic Alisol - Sol brun lessivé Località: Cascina Rota (Comune di Chignolo d'lsola) Topografia: quota 221 m s.l.m. Morfologia: pianeggiante (incisione del pianalto correlabile al livello fondamentale) Pietrosità: comune e piccola Uso del suolo: seminativo (frumento) Drenaggio: buono Substrato: ciottoli e ghiaia eterogenei med. alterati immersi in una matrice franca Data di rilevamento: 05/11/1986 Apl 0 - 35 cm: umido; colore bruno giallastro scuro (l0YR 4/4); scheletro scarso, da molto piccolo a piccolo, mediamente alterato; franco limoso; frammenti poliedrici subangolari molto grossolani, fortemente sviluppati; friabile; macropori comuni, da fini a medi; limite inferiore abrupto ondulato Ap2 35 - 50 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/4); scheletro comune, da molto piccolo a piccolo, mediamente alterato; franco limoso; aggregazione poliedrica subangolare grossolana, fortemente sviluppata; poco friabile; scarsi macropori da fini a medi; pellicole di argillans poche, sulla superficie degli aggregati; limite inferiore chiaro ondulato Btl 50 - 90 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/8); scheletro comune, da molto piccolo a piccolo, non alterato; franco; aggregazione prismatica grossolana, fortemente sviluppata; poco friabile; pochi macropori da fini a medi; pellicole di argillans comuni, sulla superficie degli aggregati e nei COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 41 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo vuoti; limite inferiore chiaro lineare Bt2 90-130 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/8); scheletro frequente, da piccolo a medio, mediamente alterato; franco; aggregazione prismatica media, fortemente sviluppata; poco friabile; macropori molto scarsi e fini; pellicole di argillans comuni, sulla superficie degli aggregati e nei vuoti; limite inferiore abrupto lineare CB oltre 130 cm: umido; colore bruno giallastro (l0YR 5/6); scheletro abbondante, da molto piccolo a medio, da mediamente alterato a molto alterato; incoerente; limite inferiore sconosciuto. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 42 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 8. IDROGRAFIA ED IDROGEOLOGIA In questo capitolo sono state raccolte tutte le conoscenze relative al reticolo idrografico alla circolazione idrica superficiale e sotterranea disponibili per il territorio di Suisio. Tali informazioni possono essere utilizzate per la localizzazione, la caratterizzazione quantitativa e qualitativa delle acque e la difesa delle risorse idriche. Tali conoscenze sono riassunte nelle tavole 6, 7, 8, 9 10 e 11. La carta idrogeologica e del sistema idrografico (tavola 8) riporta oltre al reticolo idrografico naturale ed artificiale (canali d'irrigazione), le caratteristiche di permeabilità dei terreni presenti nell'area di studio, l’ubicazione delle sorgenti e dei pozzi idrici, le direttrici di deflusso sotterraneo, le aree di rispetto attorno alle opere di captazione le cui acque sono destinate ad uso potabile (DPR 236/88). 8.1 IDROGRAFIA Il reticolo idrografico dell'isola è costituito dalla presenza di Adda e Brembo e da affluenti secondari quali ad esempio il Rio Zender. Lo spartiacque idrografico tra i due bacini principali attraversa l’abitato in direzione NNW-SSE (figura n.5). Il territorio comunale di Suisio è limitato ad ovest dall'Adda, un fiume d'importanza nazionale. Tale fiume scorre incassato in una forra profonda una settantina di metri rispetto al piano dove è situato l'abitato. Lungo il territorio dell'Isola l'alveo dell'Adda presenta una pendenza media dello 0.29%, mentre nel tratto comunale la pendenza risulta notevolmente inferiore (0.07%). Il letto del fiume possiede un’ampiezza variabile, da punto a punto, tra i 50 e i 100 metri. Secondo quanto riportato sulla relazione "Idrografia" degli Studi Preliminari per il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Adda Nord, l'afflusso medio annuo al bacino dell'Adda è valutato in 1235 mm mentre il deflusso è di 33 l/s*Kmq pari a 260 mc/s. L'andamento annuale delle portate fa registrare un massimo nel mese di giugno e un minimo in febbraio. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 43 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Il regime idrico di tale fiume è condizionato tuttavia oltre che dalla presenza del Lago di Lecco-Garlate-Olginate (diga di Olginate) a monte, anche dall'esistenza lungo il suo corso, di diverse traverse fluviali che alimentano altrettanti canali derivatori collegati a centrali idroelettriche. Una centrale è presente in corrispondenza di Porto d'Adda Inferiore e un'altra è situata all'altezza di Cascina Comi di fronte a Suisio. Dall'analisi storica di quanto si è verificato nell'intervallo di 105 anni, dal 1882 al 1987 è emerso che sono stati almeno otto i fenomeni di esondazione che hanno interessato il tratto dell'Adda a partire dalla confluenza con il fiume Brembo verso sud. Nel 1987 si sono verificati danni anche a monte della confluenza sopracitata (da: Studio Idrogeologico delle esondazioni dei fiumi Adda, Brembo e Serio. di Bendotti P., Burlini L., Francani V. Saibene L., Zappone A., 1988). Per quanto riguarda la zona di studio, in passato l'attività estrattiva ha creato in sponda sinistra un ripiano posto di poco al di sopra del fiume al cui perimetro si sviluppa un rilevato artificiale di diversi metri di altezza (argine). Secondo quanto riferito da testimoni oculari, durante la piena del 1987 questo ripiano fù interamente ricoperto da acqua per un'altezza di 40 centimetri. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 44 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 8.1.1. Quadro normativo Con deliberazione n.18 del 26 aprile 2001, l’Autorità di Bacino fiume Po, ha adottato il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico sulla base delle risultanze delle Conferenze Programmatiche svolte ai sensi della Legge 11 dicembre 2000 n. 365 e delle relative deliberazioni delle Giunte Regionali. I comuni nei quali erano state individuate le fasce fluviali A e B erano tenuti ad adottare le misure di salvaguardia sino all’approvazione definitiva del P.A.I. Tale approvazione definitiva è avvenuta con il D.P.C.M. del 24 maggio 2001. Il Piano è entrato quindi definitivamente in vigore e dispiega pertanto integralmente i suoi effetti normativi. Sono state così modificate le “Tavole di delimitazione delle fasce fluviali” del settembre 1999, e si è avuta la stesura delle nuove e definitive “Tavole di delimitazione delle fasce fluviali” del settembre 2001; di seguito se ne allega lo stralcio che riguarda il territorio comunale. Figura nel testo. Stralcio cartografico tratto dalle “Tavole di delimitazione delle fasce COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 45 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo fluviali (P.A.I.)”. Si riporta inoltre, a titolo di riferimento, un breve stralcio della normativa tratta dalle N.d.A. del P.A.I. Art. 1. Finalità e contenuti ............................. 5. Allorché il Piano riguardante l’assetto della rete idrografica e dei versanti detta disposizioni di indirizzo o vincolanti per le aree interessate dal primo e dal secondo Piano Stralcio delle Fasce Fluviali; le previsioni integrano le discipline previste per detti piani, essendo destinate a prevalere nel caso che esse siano fra loro incompatibili. 6. Nei tratti dei corsi d’acqua a rischio di asportazione della vegetazione arborea in occasione di eventi alluvionali, così come individuati nell’Allegato 3 al Titolo I - Norme per l’assetto della rete idrografica e dei versanti, è vietato, limitatamente alla Fascia A di cui al successivo art. 29 del Titolo II, l’impianto e il reimpianto delle coltivazioni a pioppeto. Art. 28 Classificazione delle Fasce Fluviali. 1. Apposito segno grafico, nelle tavole di cui all'art. 26, individua le fasce fluviali classificate come segue: Fascia di deflusso della piena (Fascia A): è “costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente del deflusso della corrente, per la piena di riferimento, così come definita nell’Allegato 3 “Metodo di delimitazione delle Fasce Fluviali” al Titolo II delle N.d.A., ovvero è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena”. Fascia di esondazione (Fascia B): “esterna alla precedente, é costituita dalla porzione di territorio interessata da inondazione al verificarsi della piena di riferimento come definita nell’Allegato 3 “al Titolo II sopra richiamato. Il limite di tale fascia si intende sino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento, ovvero sino alle opere esistenti o programmate di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di contenimento). Il Piano indica con apposito segno grafico, denominato “limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia C", le opere idrauliche programmate per la difesa del territorio. Allorché dette opere saranno realizzate, i confini della Fascia B si intenderanno definiti in conformità al tracciato dell'opera idraulica eseguita e la delibera del Comitato Istituzionale dell'Autorità di bacino di presa d'atto del collaudo dell'opera varrà come variante automatica del presente Piano per il tracciato di cui si tratta. Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C): costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente (Fascia B), che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quella di riferimento, come definita nell'Allegato 3 al Titolo II sopra richiamato. Art. 29 Fascia di deflusso di piena (Fascia A) 1. Nella Fascia A il Piano persegue l’obiettivo di garantire le condizioni di sicurezza assicurando il deflusso della piena di riferimento, il mantenimento e/o il recupero delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque possibile, l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle difese e delle COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 46 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli idrici di magra. 2. Nella Fascia A sono vietate: a) le attività di trasformazione dello stato dei luoghi, che modifichino l’assetto morfologico, idraulico, infrastrutturale, edilizio, fatte salve le prescrizioni dei successivi articoli; b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 3, let. l); c) la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue, nonché l’ampliamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 3, let. m); d) le coltivazioni erbacee non permanenti e arboree, fatta eccezione per gli interventi di bioingegneria forestale e gli impianti di rinaturazione con specie autoctone, per una ampiezza di almeno 10 m dal ciglio di sponda, al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino di una fascia continua di vegetazione spontanea lungo le sponde dell’alveo inciso, avente funzione di stabilizzazione delle sponde e riduzione della velocità della corrente; le Regioni provvederanno a disciplinare tale divieto nell’ambito degli interventi di trasformazione e gestione del suolo e del soprassuolo, ai sensi dell’art. 41 del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche e integrazioni, ferme restando le disposizioni di cui al Capo VII del R.D. 25 luglio 1904, n. 523; e) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto; f) il deposito a cielo aperto, ancorché provvisorio, di materiali di qualsiasigenere. 3. Sono per contro consentiti: a) i cambi colturali, che potranno interessare esclusivamente aree attualmente coltivate; b) gli interventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e alla eliminazione, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica; c) le occupazioni temporanee se non riducono la capacità di portata dell'alveo, realizzate in modo da non arrecare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità in caso di piena; d) i prelievi manuali di ciottoli, senza taglio di vegetazione, per quantitativi non superiori a 150 m³ annui; e) la realizzazione di accessi per natanti alle cave di estrazione ubicate in golena, per il trasporto all'impianto di trasformazione, purché inserite in programmi individuati nell'ambito dei Piani di settore; f) i depositi temporanei conseguenti e connessi ad attività estrattiva autorizzata ed agli impianti di trattamento del materiale estratto e presente nel luogo di produzione da realizzare secondo le modalità prescritte dal dispositivo di autorizzazione; g) il miglioramento fondiario limitato alle infrastrutture rurali compatibili con l'assetto della fascia; h) il deposito temporaneo a cielo aperto di materiali che per le loro caratteristiche non si identificano come rifiuti, finalizzato ad interventi di recupero ambientale comportanti il ritombamento di cave; i) il deposito temporaneo di rifiuti come definito all'art. 6, comma 1, let. m), del D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22; l) l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi del D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 (o per le quali sia stata presentata comunicazione di COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 47 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo inizio attività, nel rispetto delle norme tecniche e dei requisiti specificati all’art. 31 dello stesso D.Lgs. 22/1997) alla data di entrata in vigore del Piano, limitatamente alla durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione può essere rinnovata fino ad esaurimento della capacità residua derivante dalla autorizzazione originaria per le discariche e fino al termine della vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa, previo studio di compatibilità validato dall'Autorità competente. Alla scadenza devono essere effettuate le operazioni di messa in sicurezza e ripristino del sito, così come definite all’art. 6 del suddetto decreto legislativo; m) l’adeguamento degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue alle normative vigenti, anche a mezzo di eventuali ampliamenti funzionali. 4. Per esigenze di carattere idraulico connesse a situazioni di rischio, l’Autorità idraulica preposta può in ogni momento effettuare o autorizzare tagli di controllo della vegetazione spontanea eventualmente presente nella Fascia A. 5. Gli interventi consentiti debbono assicurare il mantenimento o il miglioramento delle condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di interferenze negative con il regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza delle opere di difesa esistenti. Art. 30 Fascia di esondazione (Fascia B) 1. Nella Fascia B il Piano persegue l’obiettivo di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene, unitamente alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e ambientali. 2. Nella Fascia B sono vietati: a) gli interventi che comportino una riduzione apprezzabile o una parzializzazione della capacità di invaso, salvo che questi interventi prevedano un pari aumento delle capacità di invaso in area idraulicamente equivalente; b) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, nonché l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5 febbario 1997, n. 22, fatto salvo quanto previsto al precedente art. 29, comma 3, let. l); c) in presenza di argini, interventi e strutture che tendano a orientare la corrente verso il rilevato e scavi o abbassamenti del piano di campagna che possano compromettere la stabilità delle fondazioni dell'argine. 3. Sono per contro consentiti, oltre agli interventi di cui al precedente comma 3 dell’art. 29: a) gli interventi di sistemazione idraulica quali argini o casse di espansione e ogni altra misura idraulica atta ad incidere sulle dinamiche fluviali, solo se compatibili con l’assetto di progetto dell’alveo derivante dalla delimitazione della fascia; b) gli impianti di trattamento d'acque reflue, qualora sia dimostrata l'impossibilità della loro localizzazione al di fuori delle fasce, nonché gli ampliamenti e messa in sicurezza di quelli esistenti; i relativi interventi sono soggetti a parere di compatibilità dell'Autorità di bacino ai sensi e per gli effetti del successivo art. 38, espresso anche sulla base di quanto previsto all'art. 38 bis; c) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente; d) l’accumulo temporaneo di letame per uso agronomico e la realizzazione di contenitori per il trattamento e/o stoccaggio degli effluenti zootecnici, ferme restando le COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 48 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo disposizioni all’art. 38 del D.Lgs. 152/1999 e successive modifiche e integrazioni; e) il completamento degli esistenti impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti a tecnologia complessa, quand'esso risultasse indispensabile per il raggiungimento dell'autonomia degli ambiti territoriali ottimali così come individuati dalla pianificazione regionale e provinciale; i relativi interventi sono soggetti a parere di compatibilità dell'Autorità di bacino ai sensi e per gli effetti del successivo art. 38, espresso anche sulla base di quanto previsto all'art. 38 bis. 4. Gli interventi consentiti debbono assicurare il mantenimento o il miglioramento delle condizioni di drenaggio superficiale dell’area, l’assenza di interferenze negative con il regime delle falde freatiche presenti e con la sicurezza delle opere di difesa esistenti. Art. 31. Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C) 1. Nella Fascia C il Piano persegue l’obiettivo di integrare il livello di sicurezza alle popolazioni, mediante la predisposizione prioritaria da parte degli Enti competenti ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225 e quindi da parte delle Regioni o delle Province, di Programmi di previsione e prevenzione, tenuto conto delle ipotesi di rischio derivanti dalle indicazioni del presente Piano. 2. I Programmi di previsione e prevenzione e i Piani di emergenza per la difesa delle popolazioni e del loro territorio, investono anche i territori individuati come Fascia A e Fascia B. 3. In relazione all’art. 13 della L. 24 febbraio 1992, n. 225, è affidato alle Province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli artt. 14 e 15 della L. 8 giugno 1990, n. 142, di assicurare lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta e alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, nonché alla realizzazione dei Programmi di previsione e prevenzione sopra menzionati. Gli organi tecnici dell’Autorità di bacino e delle Regioni si pongono come struttura di servizio nell’ambito delle proprie competenze, a favore delle Province interessate per le finalità ora menzionate. Le Regioni e le Province, nell’ambito delle rispettive competenze, curano ogni opportuno raccordo con i Comuni interessati per territorio per la stesura dei piani comunali di protezione civile, con riferimento all’art. 15 della L. 24 febbraio 1992, n. 225. 4. Compete agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti per i territori ricadenti in fascia C. 5. Nei territori della Fascia C, delimitati con segno grafico indicato come “limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia C” nelle tavole grafiche, per i quali non siano in vigore misure di salvaguardia ai sensi dell’art. 17, comma 6, della L.183/1989, i Comuni competenti, in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici, entro il termine fissato dal suddetto art. 17, comma 6, ed anche sulla base degli indirizzi emanati dalle Regioni ai sensi del medesimo art. 17, comma 6, sono tenuti a valutare le condizioni di rischio e, al fine di minimizzare le stesse ad applicare anche parzialmente, fino alla avvenuta realizzazione delle opere, gli articoli delle presenti Norme relative alla Fascia B, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 1, comma 1, let. b), del D.L. n. 279/2000 convertito, con modificazioni, in L. 365/2000. Art. 32. Demanio fluviale e pertinenze idrauliche e demaniali COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 49 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 1. Il Piano assume l’obiettivo di assicurare la migliore gestione del demanio fluviale. A questi fini le Regioni trasmettono all’Autorità di bacino i documenti di ricognizione anche catastale del demanio dei corsi d’acqua interessati dalle prescrizioni delle presenti Norme, nonché le concessioni in atto relative a detti territori, con le date di rispettiva scadenza. Le Regioni provvederanno altresì a trasmettere le risultanze di dette attività agli enti territorialmente interessati per favorire la formulazione di programmi e progetti. 2. Fatto salvo quanto previsto dalla L. 5 gennaio 1994, n. 37, per i territori demaniali, i soggetti di cui all’art. 8 della citata legge, formulano progetti di utilizzo con finalità di recupero ambientale e tutela del territorio in base ai quali esercitare il diritto di prelazione previsto dal medesimo art. 8, per gli scopi perseguiti dal presente Piano. Per le finalità di cui al presente comma, l’Autorità di bacino, nei limiti delle sue competenze, si pone come struttura di servizio. 3. Le aree del demanio fluviale di nuova formazione, ai sensi della L. 5 gennaio 1994, n. 37, a partire dalla data di approvazione del presente Piano, sono destinate esclusivamente al miglioramento della componente naturale della regione fluviale e non possono essere oggetto di sdemanializzazione. 4. Nei terreni demaniali ricadenti all’interno delle fasce A e B, fermo restando quanto previsto dall’art. 8 della L. 5 gennaio 1994, n. 37, il rinnovo ed il rilascio di nuove concessioni sono subordinati alla presentazione di progetti di gestione, d’iniziativa pubblica e/o privata, volti alla ricostituzione di un ambiente fluviale diversificato e alla promozione dell’interconnessione ecologica di aree naturali, nel contesto di un processo di progressivo recupero della complessità e della biodiversità della regione fluviale. I predetti progetti di gestione, riferiti a porzioni significative e unitarie del demanio fluviale, devono essere strumentali al raggiungimento degli obiettivi del Piano, di cui all'art. 1, comma 3 e all'art. 15, comma 1, delle presenti norme, comunque congruenti alle finalità istitutive e degli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette eventualmente presenti e devono contenere: - l’individuazione delle emergenze naturali dell’area e delle azioni necessarie alla loro conservazione, valorizzazione e manutenzione; - l’individuazione delle aree in cui l'impianto di specie arboree e/o arbustive, nel rispetto della compatibilità col territorio e con le condizioni di rischio alluvionale, sia utile al raggiungimento dei predetti obiettivi; - l’individuazione della rete dei percorsi d’accesso al corso d’acqua e di fruibilità delle aree e delle sponde. Le aree individuate dai progetti così definiti costituiscono ambiti prioritari ai fini della programmazione dell'applicazione dei regolamenti comunitari vigenti. L’organo istruttore trasmette i predetti progetti all’Autorità di bacino che, entro tre mesi, esprime un parere vincolante di compatibilità con le finalità del presente Piano, tenuto conto degli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette eventualmente presenti. In applicazione dell’art. 6, comma 3, della L. 5 gennaio 1994, n. 37, le Commissioni provinciali per l’incremento delle coltivazioni arboree sulle pertinenze demaniali dei corsi d’acqua costituite ai sensi del R.D.L. 18 giugno 1936, n. 1338, convertito, con modificazioni, dalla L. 14 gennaio 1937, n. 402, e successive modificazioni, devono uniformarsi, per determinare le modalità d’uso e le forme di destinazione delle pertinenze idrauliche demaniali dei corsi d’acqua, ai contenuti dei progetti di gestione approvati dall’Autorità di bacino. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 50 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Nel caso in cui il progetto, sulla base del quale è assentita la concessione, per il compimento dei programmi di gestione indicati nel progetto stesso, richieda un periodo superiore a quello assegnato per la durata dell’atto concessorio, in sede di richiesta di rinnovo l'organo competente terrà conto dell’esigenza connessa alla tipicità del programma di gestione in corso. In ogni caso è vietato il nuovo impianto di coltivazioni senza titolo legittimo di concessione. Art. 38. Interventi per la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico 1. Fatto salvo quanto previsto agli artt. 29 e 30, all'interno delle Fasce A e B è consentita la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali non altrimenti localizzabili, a condizione che non modifichino i fenomeni idraulici naturali e le caratteristiche di particolare rilevanza naturale dell’ecosistema fluviale che possono aver luogo nelle fasce, che non costituiscano significativo ostacolo al deflusso e non limitino in modo significativo la capacità di invaso, e che non concorrano ad incrementare il carico insediativo. A tal fine i progetti devono essere corredati da uno studio di compatibilità, che documenti l’assenza dei suddetti fenomeni e delle eventuali modifiche alle suddette caratteristiche, da sottoporre all’Autorità competente, così come individuata dalla direttiva di cui la comma successivo, per l’espressione di parere rispetto la pianificazione di bacino. 2. L’Autorità di bacino emana ed aggiorna direttive concernenti i criteri, gli indirizzi e le prescrizioni tecniche relative alla predisposizione degli studi di compatibilità e alla individuazione degli interventi a maggiore criticità in termini d’impatto sull’assetto della rete idrografica. Per questi ultimi il parere di cui al comma 1 sarà espresso dalla stessa Autorità di bacino. 3. Le nuove opere di attraversamento, stradale o ferroviario, e comunque delle infrastrutture a rete, devono essere progettate nel rispetto dei criteri e delle prescrizioni tecniche per la verifica idraulica di cui ad apposita direttiva emanata dall'Autorità di bacino. Art. 38bis. Impianti di trattamento delle acque reflue, di gestione dei rifiuti e di approvvigionamento idropotabile 1. L’Autorità di bacino definisce, con apposite direttive, le prescrizioni e gli indirizzi per la riduzione del rischio idraulico a cui sono soggetti gli impianti di trattamento delle acque reflue, le operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti e gli impianti di approvvigionamento idropotabile ubicati nelle fasce fluviali A e B. 2. I proprietari e i soggetti gestori di impianti esistenti di trattamento delle acque reflue, di potenzialità superiore a 2000 abitanti equivalenti, nonchè di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti e di impianti di approvvigionamento idropotabile, ubicati nelle fasce fluviali A e B predispongono, entro un anno dalla data di pubblicazione dell’atto di approvazione del Piano, una verifica del rischio idraulico a cui sono soggetti i suddetti impianti ed operazioni, sulla base delle direttive di cui al comma 1. Gli stessi proprietari e soggetti gestori, in relazione ai risultati della verifica menzionata, individuano e progettano gli eventuali interventi di adeguamento necessari, sulla base delle richiamate direttive. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 51 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 3. L’Autorità di bacino, anche su proposta dei suddetti proprietari e soggetti gestori ed in coordinamento con le Regioni territorialmente competenti, delibera specifici Programmi triennali di intervento ai sensi degli artt. 21 e seguenti della L. 18 maggio 1989, n. 183, per gli interventi di adeguamento di cui al precedente comma. Nell’ambito di tali programmi l’Autorità di bacino incentiva inoltre, ovunque possibile, la delocalizzazione degli impianti di cui ai commi precedenti al di fuori delle fasce fluviali A e B. Art. 39. Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica 1. I territori delle Fasce A e B individuati dal presente Piano, sono soggetti ai seguenti speciali vincoli e alle limitazioni che seguono, che divengono contenuto vincolante dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, per le ragioni di difesa del suolo e di tutela idrogeologica perseguite dal Piano stesso: a) le aree non edificate ed esterne al perimetro del centro edificato dei comuni, così come definito dalla successiva lett. c), sono destinate a vincolo speciale di tutela fluviale ai sensi dell'art. 5, comma 2, lett. a) della L. 17 agosto 1942, n. 1150; b) alle aree esterne ai centri edificati, così come definiti alla seguente lettera c), si applicano le norme delle Fasce A e B, di cui ai successivi commi 3 e 4; c) per centro edificato, ai fini dell'applicazione delle presenti Norme, si intende quello di cui all'art. 18 della L. 22 ottobre 1971, n. 865, ovvero le aree che al momento dell'approvazione del presente Piano siano edificate con continuità, compresi i lotti interclusi ed escluse le aree libere di frangia. Laddove sia necessario procedere alla delimitazione del centro edificato ovvero al suo aggiornamento, l'Amministrazione comunale procede all'approvazione del relativo perimetro. 2. All’interno dei centri edificati, così come definiti dal precedente comma 1, lett. c), si applicano le norme degli strumenti urbanistici generali vigenti; qualora all’interno dei centri edificati ricadano aree comprese nelle Fasce A e/o B, l’Amministrazione comunale è tenuta a valutare, d’intesa con l’autorità regionale o provinciale competente in materia urbanistica, le condizioni di rischio, provvedendo, qualora necessario, a modificare lo strumento urbanistico al fine di minimizzare tali condizioni di rischio. 3. Nei territori della Fascia A, sono esclusivamente consentite le opere relative a interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti all’art. 31, lett. a), b), c) della L. 5 agosto 1978, n. 457, senza aumento di superficie o volume, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo e con interventi volti a mitigare la vulnerabilità dell’edificio. 4. Nei territori della Fascia B, sono inoltre esclusivamente consentite: a) opere di nuova edificazione, di ampliamento e di ristrutturazione edilizia, comportanti anche aumento di superficie o volume, interessanti edifici per attività agricole e residenze rurali connesse alla conduzione aziendale, purché le superfici abitabili siano realizzate a quote compatibili con la piena di riferimento, previa rinuncia da parte del soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicurativa; b) interventi di ristrutturazione edilizia, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, non superiori a quelli potenzialmente allagabili, con contestuale dismissione d'uso di queste ultime e a condizione che gli stessi non aumentino il livello di rischio e non comportino significativo ostacolo o riduzione COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 52 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo apprezzabile della capacità di invaso delle aree stesse, previa rinuncia da parte del soggetto interessato al risarcimento in caso di danno o in presenza di copertura assicurativa; c) interventi di adeguamento igienico - funzionale degli edifici esistenti, ove necessario, per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro connessi ad esigenze delle attività e degli usi in atto; d) opere attinenti l’esercizio della navigazione e della portualità, commerciale e da diporto, qualora previsti nell'ambito del piano di settore, anche ai sensi del precedente art. 20. 5. La realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico che possano limitare la capacità di invaso delle fasce fluviali, è soggetta ai procedimenti di cui al precedente art. 38. 6. Fatto salvo quanto specificatamente disciplinato dalle precedenti Norme, i Comuni, in sede di adeguamento dei rispettivi strumenti urbanistici per renderli coerenti con le previsioni del presente Piano, nei termini previsti all'art. 27, comma 2, devono rispettare i seguenti indirizzi: a) evitare nella Fascia A e contenere, nella Fascia B la localizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico destinate ad una fruizione collettiva; b) favorire l'integrazione delle Fasce A e B nel contesto territoriale e ambientale, ricercando la massima coerenza possibile tra l'assetto delle aree urbanizzate e le aree comprese nella fascia; c) favorire nelle fasce A e B, aree di primaria funzione idraulica e di tutela naturalisticoambientale, il recupero, il miglioramento ambientale e naturale delle forme fluviali e morfologiche residue, ricercando la massima coerenza tra la destinazione naturalistica e l'assetto agricolo e forestale (ove presente) delle stesse. 7. Sono fatti salvi gli interventi già abilitati (o per i quali sia già stata presentata denuncia di inizio di attività ai sensi dell'art. 4, comma 7, del D.L. 5 ottobre 1993, n. 398, così come convertito in L. 4 dicembre 1993, n. 493 e successive modifiche) rispetto ai quali i relativi lavori siano già stati iniziati al momento di entrata in vigore del presente Piano e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio. 8. Sono fatte salve in ogni caso le disposizioni e gli atti amministrativi ai sensi delle leggi 9 luglio 1908, n. 445 e 2 febbraio 1974, n. 64, nonché quelli di cui al D.Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490 e dell’art. 82 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e successive modifiche e integrazioni. 9. Per le aree inserite all’interno dei territori protetti nazionali o regionali, definiti ai sensi della L. 6 dicembre 1991, n. 394 e successive modifiche e integrazioni e/o da specifiche leggi regionali in materia, gli Enti di gestione, in sede di formazione e adozione di strumenti di pianificazione d'area e territoriale o di loro varianti di adeguamento, sono tenuti, nell’ambito di un’intesa con l’Autorità di bacino, a conformare le loro previsioni alle delimitazioni e alle relative prescrizioni del presente Piano, specificatamente finalizzate alla messa in sicurezza dei territori. Art. 41. Compatibilità delle attività estrattive 1. Fatto salvo, qualora più restrittivo, quanto previsto dalle vigenti leggi di tutela, nei territori delle Fasce A e B le attività estrattive sono ammesse se individuate nell'ambito dei piani di settore o degli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 53 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo leggi regionali. Restano comunque escluse dalla possibilità di attività estrattive le aree del demanio fluviale. 2. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono garantire che gli interventi estrattivi rispondano alle prescrizioni e ai criteri di compatibilità fissati nel presente Piano. In particolare deve essere assicurata l'assenza di interazioni negative con l'assetto delle opere idrauliche di difesa e con il regime delle falde freatiche presenti. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono inoltre verificare la compatibilità delle programmate attività estrattive sotto il profilo della convenienza di interesse pubblico comparata con riferimento ad altre possibili aree di approvvigionamento alternative, site nel territorio regionale o provinciale, aventi minore impatto ambientale. I medesimi strumenti devono definire le modalità di ripristino delle aree estrattive e di manutenzione e gestione delle stesse, in coerenza con le finalità e gli effetti del presente Piano, a conclusione dell'attività. I piani di settore delle attività estrattive o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali, vigenti alla data di approvazione del presente Piano, devono essere adeguati alle norme del Piano medesimo. 3. Gli interventi estrattivi non possono portare a modificazioni indotte direttamente o indirettamente sulla morfologia dell'alveo attivo, devono mantenere o migliorare le condizioni idrauliche e ambientali della fascia fluviale. 4. I piani di settore o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono essere corredati da uno studio di compatibilità idraulicoambientale, relativamente alle previsioni ricadenti nelle Fasce A e B, e comunicati all'atto dell'adozione all'Autorità idraulica competente e all'Autorità di bacino che esprime un parere di compatibilità con la pianificazione di bacino. 5. In mancanza degli strumenti di pianificazione di settore, o degli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali, e in via transitoria, per un periodo massimo di due anni dall'approvazione del presente Piano, è consentito procedere a eventuali ampliamenti delle attività estrattive esistenti, per garantire la continuità del soddisfacimento dei fabbisogni a livello locale, previa verifica della coerenza dei progetti con le finalità del presente Piano. 6. Nei territori delle Fasce A, B e C sono consentiti spostamenti degli impianti di trattamento dei materiali di coltivazione, nell'ambito dell'area autorizzata all'esercizio dell'attività di cava, limitatamente al periodo di coltivazione della cava stessa. 7. Ai fini delle esigenze di attuazione e aggiornamento del presente Piano, le Regioni attuano e mantengono aggiornato un catasto delle attività estrattive ricadenti nelle fasce fluviali con funzioni di monitoraggio e controllo. Per le cave ubicate all'interno delle fasce fluviali il monitoraggio deve segnalare eventuali interazioni sulla dinamica dell'alveo, specifici fenomeni eventualmente connessi al manifestarsi di piene che abbiano interessato l'area di cava e le interazioni sulle componenti ambientali. Osservando lo stralcio della cartografia PAI è possibile rendersi conto di come parte del piano cava ricada in Fascia A e la parte rimanente in Fascia B. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 54 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Per quanto riguarda la parte rimanente della superficie topografica del territorio comunale risulta pianeggiante e solcata da piccole depressioni che rappresentano la traccia di antichi corsi d'acqua (paleoalvei) diretti tutti all'incirca NNW-SSE che si immettono, all'esterno della zona di studio, in un collettore principale situato all'esterno del Pianalto formando con esso un angolo acuto. Il reticolo idrografico attuale rispetta gran parte del più antico tracciato idrografico ma i torrenti che lo costituiscono, hanno subito nel tempo una netta riduzione di portata che ha modificato permanentemente la loro configurazione originaria a canali intrecciati in piccoli alvei monocursali a meandri. L’attuale densità di drenaggio superficiale appare pertanto estremamente bassa. Oltre all’Adda, l’asta fluviale principale, per quanto riguarda il territorio comunale, risulta essere il Rio Zender che, a partire dall'abitato, si sviluppa per circa 5 chilometri prima di confluire nel torrente Dordo (comune di Filago) tributario destro del fiume Brembo. Poco più a sud del limite comunale (comune di Madone) il suo corso è stato deviato/intubato per un tratto di 500-600 metri in corrispondenza della discarica consortile. Sul Rio Zender, facente parte del reticolo idrico principale (vedi D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002), valgono le disposizioni di cui al R.D. 523/1904 e in particolare il divieto di edificazione ad una distanza inferiore ai dieci metri, fino all’assunzione da parte dei Comuni del provvedimento di cui ai punti 3 e 5.1 della recente delibera regionale sopracitata. Tale asta fluviale, in relazione alla limitata estensione del bacino di alimentazione, risulta a carattere temporaneo con deflusso idrico superficiale evidente solo in concomitanza di intensi e prolungati periodi piovosi. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 55 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 8.2 IDROGEOLOGIA L'esame delle descrizioni stratigrafiche redatte durante la perforazione dei pozzi della zona, unitamente all’esame delle caratteristiche litologiche dei fronti di cava e dei fronti di scavo per la realizzazione di edifici, ha consentito di caratterizzare sommariamente i terreni dal punto di vista granulometrico, di operare correlazioni, e di individuare le diverse unità idrogeologiche ricostruendo la serie idrogeologica locale. Al fine di evidenziare i rapporti tra le diverse unità idrogeologiche, sono state ricostruite le tre seguenti sezioni: * Sezione n.1 orientata NNW-SSE (tavola n.9); * Sezione n.2 orientata NE-SW (tavola n.10); * Sezione n.3 orientata WNW-ESE. (tavola n.11). 8.2.1. Struttura idrogeologica Dal punto di vista idrogeologico i depositi continentali Pleistocenico-Olocenici sono state suddivisi in 5 unità idrogeologiche principali (omogenee dal punto di vista del comportamento idrogeologico) il cui schema dei rapporti stratigrafici è stato sintetizzato in figura n.6. Dall’alto verso il basso sono state riconosciute le seguenti unità: 1. Unità ghiaioso-sabbiosa: corrisponde alle zone di affioramento dei depositi fluvioglaciali più recenti e delle alluvioni antiche/recenti. I suoi depositi risultano sciolti e costituiti per lo più da ghiaie poligeniche anche grossolane e sabbie talora cementate in modo disuniforme con intercalati livelli sottili a sabbie o sabbie limosoargillose. Lo spessore medio di quest'unità in corrispondenza del livello fondamentale della pianura è contenuto tra i 10 e i 15 metri mentre incrementa sensibilmente in corrispondenza delle incisioni del Pianalto operate dagli scaricatori fluvioglaciali durante il Wurm (valle del Grandone) e del terrazzo fluviale antico. Il contatto con le unità sottostanti è di tipo erosionale. La permeabilità di tali depositi risulta elevata consentendo sia una facile ricarica della falda ad opera delle acque d’infiltrazione, che un'elevata capacità d'infiltrazione delle COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 56 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo sostanze inquinanti. 2. Unità ghiaioso-sabbioso-limosa: costituita da limi - limi argillosi con ghiaia aventi spessore massimo complessivo intorno ai 20-30 metri. E' presente in affioramento nella zona del Pianalto (fluvioglaciale antico). Lo spessore di tale unità è legato all'entità dell'erosione che ha interessato tale superficie; la permeabilità di tale unità risulta bassa, assicurando così un buon grado di protezione superficiale nei confronti degli acquiferi sottostanti. In questa unità la falda idrica risulta generalmente assente o limitata a falde sospese contenute in piccoli acquiferi corrispondenti alle intercalazioni sabbioso-ghiaiose. 3. Unità ghiaioso-conglomeratica (Ceppo): costituita dall'alternanza di ghiaie poligeniche (anche grossolane) a diverso grado di cementazione, con subordinate intercalazioni di sabbie talora cementate e limi argillosi. Nella zona in esame lo spessore di tale unità, che rappresenta l'acquifero principale ed ospita una falda di tipo libero, è contenuto tra i 40 e i 50 metri. La circolazione idrica preferenziale avviene in corrispondenza delle zone meno cementate, dove spesso si concentrano anche i più vistosi fenomeni di alterazione e di dissoluzione carbonatica. La disomogenea distribuzione della cementazione unita alle superfici di discontinuità che caratterizzano tale unità, determinano un comportamento idrogeologico estremamente variabile con lo sviluppo di una circolazione idrica sotterranea lungo vie preferenziali che appare simile a quella carsica. Gli scambi idrici tra i diversi livelli sono comunque frequenti anche in relazione alla limitata estensione laterale dei livelli più fini, limoso argillosi, intercalati ai conglomerati. 4. Unità ghiaioso-argillosa: all'unità precedente si passa gradualmente verso il basso ad alternanze di depositi grossolani (ghiaie e sabbie) con livelli anche potenti e continui di argille limose o argille con ghiaie. Tale unità rappresenta il passaggio dall'ambiente deposizionale di conoide alluvionale dell'unità sovrastante, a quello lacustro-palustre dell'unità più antica; il suo spessore è variabile tra i 20 e i 40 metri. Nei livelli grossolani intercalati ai livelli argillosi (acquiferi semiconfinati o confinati) sono presenti falde captate dai pozzi più profondi. Queste falde, in corrispondenza dei pozzi di captazione più vecchi, vengono messe in comunicazione con quelle più superficiali COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 57 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo dotate di acque di qualità scadente. 5. Unità limoso-argillosa: costituita prevalentemente da limi argillosi/sabbiosi e argille di origine continentale con intercalati livelli di torbe nerastre. Tali litotipi nella zona in questione si incontrano generalmente a profondità intorno ai 100-130 metri. L'ambiente deposizionale è lacustre-palustre ed il colore è grigio, grigio-azzurro o grigio-verde. Tale unità rappresenta il substrato impermeabile posto alla base della successione pleistocenico-olocenica. All'interno delle unità sopra riportate sono stati riconosciuti essenzialmente due acquiferi a carattere regionale: Acquifero principale: si sviluppa all'interno dell'unità ghiaioso-conglomeratica che si estende da una profondità di 20-30 metri sino a 70-90 metri ed ospita una falda di tipo libero la cui superficie, nella zona di studio, è posta mediamente a 50-60 metri di profondità. A profondità minore sono presenti acquiferi locali che ospitano falde poco produttive. Il mantenimento di tali falde sospese è assicurato dalla locale presenza di intercalazioni prevalentemente argillose o all'elevato grado di cementazione che raggiunge la parte più alta dei conglomerati (vedi Terno d’Isola e Chignolo d’Isola). Verso sud (in zona Capriate) tale differenziazione viene gradualmente a scomparire e si individua un’unica falda. Acquiferi più profondi: corrispondono alle intercalazioni ghiaiose presenti all'interno dell'unità ghiaioso-argillosa. Le falde presenti in questi acquiferi possiedono livelli comparabili a quelli dell'acquifero principale. Questa differenziazione è legata al fatto che i livelli impermeabili (argille) risultano sufficientemente spessi ed estesi da fungere da efficaci elementi separatori (vedi tavole 9, 10 e 11). La separazione tra questi due acquiferi principali viene talora annullata in corrispondenza di pozzi profondi che captano falde situate a diversa quota attraverso un'unica colonna filtrante, essi non fanno altro che facilitare la miscelazione di acque più superficiali con acque più profonde. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 58 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 8.2.1.1. Conducibilità idraulica degli acquiferi Si riportano le indicazioni tratte dalla bibliografia circa la conducibilità idraulica che caratterizza i terreni delle unità idrogeologiche sopradescritte. Raramente infatti vengono effettuate prove di pompaggio o prove di permeabilità per ricavare direttamente tali valori: • 10-1-10-3 m/s per ghiaie con sabbie e ciottoli, sciolte alla quale si intercalano sottili livelli di conglomerati poco cementati; • 10-3-10-5 m/s tale valore è indicativo di una permeabilità primaria dei conglomerati poco compatti (a basso grado di cementazione); valori notevolmente più bassi sono riconducibili a conglomerati compatti ben cementati. Valori nettamente più elevati sono individuabili laddove è presente il processo di dissoluzione lungo le superfici di discontinuità presenti (permeabilità secondaria dei conglomerati); • 10-4-10-6 m/s per ghiaie sabbiose debolmente limoso argillose; • 10-7-10-8 m/s per sabbie e ghiaie limoso argillose. • 10-8-10-10 m/s per limi e argilla sabbioso ghiaiosi, sabbie con limo ghiaioso argilloso o ancora ghiaie limoso argilloso sabbiose. Questi valori sono stati impiegati per suddividere il territorio comunale in zone a diversa conducibilità idraulica superficiale (cfr. tavola 8). Al primo dei cinque gruppi appartengono i terreni che più largamente rappresentano i depositi alluvionali antichi/recenti o quelli fluvioglaciali recenti, al secondo gruppo appartiene il Ceppo, al terzo gruppo appartengono i terreni fluvioglaciali recenti o intermedi che si differenziano tra loro per il diverso grado di alterazione e la percentuale di matrice fine (sabbia fine, limo e argilla) presente. Il quarto e quinto gruppo di valori risultano caratteristici dei depositi fluvioglaciali terrazzati più antichi in relazione al prevalere sulla struttura originaria (ghiaie e sabbie) della frazione limosa-argillosa derivante dai processi di alterazione. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 59 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 8.2.1.2. Vulnerabilità degli acquiferi I fattori principali che definiscono la vulnerabilità di un acquifero sono: la frazione organica presente nei suoli, l'eventuale presenza o meno di un livello impermeabile continuo che isoli superficialmente l'acquifero sottostante, la soggiacenza della falda, la conducibilità idraulica sia verticale che orizzontale dell'acquifero ed il valore dei parametri idrodispersivi. Per quanto riguarda la "vulnerabilità del sottosuolo e della falda acquifera" si riprendono le considerazioni tratte dal "Piano di Bonifica della falda sotterranea interessata da atrazina nella provincia di Bergamo"; tale studio è stato realizzato dallo Studio Ghezzi nel 1986 (L.R. n.62 del 27/05/1985). In questo studio l'area in questione viene suddivisa in due settori: * il Pianalto ferrettizzato che viene considerato come il "settore delle argille terrazzamento antico dell'Isola (permeabilità bassa, argilla in spessori da 0 a 15 metri) a vulnerabilità molto bassa". Tale settore è infatti caratterizzato da una successione litologica omogenea rappresentata da un primo livello limoso-argilloso di spessore metrico ma variabile da zona a zona. La superficie della falda è generalmente profonda. * i terrazzi del fluvioglaciale recente e del fluviale vengono considerati come un "settore a litologie variabili dei terrazzamenti intermedi dell'Isola (permeabilità variabile) con vulnerabilità crescente man mano che ci si sposta verso l'asta fluviale dell'Adda". In tale settore alla disomogeneità litologica di superficie rappresentata dalla presenza di ghiaie e argille in proporzioni diverse da zona a zona (spessore massimo 10-15 metri), si aggiunge la variabilità litologica degli orizzonti più profondi costituiti da ghiaie o conglomerati o dalla loro alternanza. Anche in quest'area la superficie della falda si mantiene profonda. 8.2.2.Caratteristiche della falda La ricostruzione dell'andamento della superficie della falda principale è stata effettuata impiegando misurazioni effettuate dallo scrivente nel periodo compreso tra il 28/07/97 e COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 60 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo il 04/08/97. Per effettuare tale ricostruzione sono state utilizzate esclusivamente misurazioni del livello statico della falda principale. I livelli della falda freatica, riferiti al piano campagna, sono espressi in metri sul livello medio del mare (s.l.m.). I dati di tale campagna di rilievo sono stati elaborati effettuando un’estrapolazione areale. E’ stato utilizzato un metodo di interpolazione dei dati (kriging) che, suddividendo il territorio in una rete a maglie regolari, ha permesso la ricostruzione della superficie della falda freatica rappresentata nella tavola n. 6. Su tale carta sono stati distinti: i pozzi pubblici, i pozzi privati e le sorgenti in riva al fiume Adda; sono state riportate inoltre le zone di rispetto, con raggio di 200 metri attorno alle sole opere di captazione destinate ad uso idropotabile, così come definite dal D.P.R. n.236 del 24/05/1988. Dall'analisi della carta idrogeologica (tavola 6) si può affermare che: * nell'ambito dell'area di studio la superficie della falda principale risulta compresa tra la quota di 162.6 m slm (angolo nord-est) e quella di 154.5 m slm (in corrispondenza del angolo sud-ovest); * la falda risulta di tipo radiale divergente e la direzione del flusso idrico sotterraneo è diretta, nella zona di studio, da NE verso SW; * la superficie della falda degrada dolcemente verso SW sino all'altezza dell'abitato (gradiente dell' 0.8‰). Più ad ovest di quest'ultimo, la superficie della falda si approfondisce rapidamente in relazione al richiamo operato dal fiume Adda (gradiente dell' 8.5‰). * anche se la misurazione del livello di falda in corrispondenza dei diversi pozzi è stata effettuata in condizioni statiche (pozzo fermo), si ritiene che la superficie freatica risenta localmente della presenza dei pozzi attivi situati in vicinanza alla S.P. per Madone dove è presente un'elevata concentrazione di pozzi industriali. * le sorgenti situate alla quota dell'alveo attuale dell'Adda rappresentano l'emergenza della falda libera principale. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 61 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo La carta della soggiacenza (tavola n. 7) è stata ottenuta sottraendo punto per punto dalla superficie topografica, la superficie ricostruita della falda. Come si può vedere la superficie freatica risulta situata a notevole profondità, mediamente tra i 50-60 metri. N° pozzo Comune 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 Suisio Suisio Madone Madone Madone Madone Madone Madone Madone Madone Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Chignolo d'Isola Medolago Medolago Bottanuco Bottanuco quota p.c. portata quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda quota falda m. s.l.m (l/s) gen-67 gen-70 ago-82 mag-83 lug-87 ott-87 feb-91 gen-92 gen-94 6 231 161 3 226.5 165.5 210.86 211.3 160.6 211.31 154.41 202.76 153.36 202.41 15 155.81 20 213.5 33 211 167 25 209 16 209 10.5 215 232.17 182.97 221.05 186.63 233.5 222 14 228 162 30 216.5 159 4 216.5 12 213 239.5 3 244.6 157.6 245 25 218.5 159.3 162.3 165.1 152.61 18 219 160 quota falda lug-ago 94 160.66 160.34 quota falda quota falda quota falda quota falda feb-95 mag-95 ago-96 feb-97 162.38 160.81 160.35 161.16 159.29 161.06 160.8 153.5 150.45 159.55 162.65 183.02 187.05 178.83 192.3 160.73 162.3 158.92 158.26 182.81 184.88 178.38 193.01 160.5 162.8 189.25 155.7 157.7 quota falda lug-ago 97 161.1 160.1 189.52 156.45 160.5 159 189.2 157.95 215 154.4 160.1 Tabella n.1: livelli di falda. Per quanto riguarda l'escursione del livello di falda, l'esame dell’andamento storico relativamente ai controlli effettuati sui piezometri installati attorno alla discarica consortile è possibile notare l’esistenza di un escursione massima della falda di diversi metri (vedi grafico sotto). Tale escursione è legata sia alle caratteristiche del regime pluviometrico che alle condizioni di alimentazione della falda stessa. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 62 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo OSCILLAZIONE DEL LIVELLO DI FALDA 166.00 164.00 QUOTA (m s.l.m.) 162.00 Piezometro A 160.00 Piezometro B Piezometro C Piezometro D 158.00 Piezometro E 156.00 154.00 152.00 dic-88 mag-90 set-91 gen-93 giu-94 ott-95 mar-97 lug-98 DATA Grafico dell'andamento storico dei livelli falda in corrispondenza dei piezometri della discarica di Madone (fonte: Consorzio per i Servizi Ecologici ed Ambientali). Come già riportato al capitolo relativo agli aspetti climatici, il regime pluviometrico (anni 1921-1950) appare caratterizzato da due massimi, uno primaverile (maggio) e l'altro meno pronunciato autunnale (ottobre-novembre), a questi si intervallano un minimo marcato e costante invernale ed uno estivo. Dal confronto tra i dati pluviometrici registrati dalle stazioni di Ponte Briolo (fonte: Consorzio dell'Adda) e di Bottanuco (fonte: Prov. di Bergamo, Settore Agrosilvopastorale, caccia e pesca - Centro Agrometeorologico Provinciale) con i livelli di falda misurati in corrispondenza di un pozzo di Suisio (vedi diagramma sottostante), si può ipotizzare che il tempo di risposta della falda principale ad ogni variazione delle condizioni di alimentazione sia di 2-3 mesi. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 63 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 275.00 165.00 250.00 164.00 225.00 163.00 200.00 precipitazioni (mm) 161.00 150.00 160.00 125.00 159.00 livello falda (m s.l.m.) 162.00 175.00 Prec. mensili Ponte Briolo Prec. mensili a Bottanuco Pozzo di Suisio 100.00 158.00 75.00 157.00 50.00 apr-97 feb-97 mar-97 dic-96 gen-97 ott-96 nov-96 set-96 lug-96 ago-96 giu-96 apr-96 mag-96 feb-96 mar-96 dic-95 gen-96 ott-95 nov-95 set-95 lug-95 ago-95 giu-95 apr-95 mag-95 155.00 feb-95 0.00 mar-95 156.00 gen-95 25.00 Mese Grafico dell'andamento storico delle precipitazioni e dei livelli di falda in corrispondenza di un pozzo di Suisio. 9. QUALITA’ DELLE ACQUE I dati chimici ottenuti da campionamenti delle acque effettuati in passato, sono stati raccolti ed elaborati per poter individuare la facies idrochimica di ciascun campione d’acqua. Si è determinato pertanto il loro contenuto salino individuando i rapporti tra i diversi anioni e cationi contenuti nella soluzione acquosa che ha raggiunto la condizione di equilibrio chimico-fisico. Tale contenuto salino rappresenta perciò la mineralizzazione naturale del campione di acqua; I principali fattori che regolano tale equilibrio sono: 1. le caratteristiche quali-quantitative delle acque meteoriche; 2. le caratteristiche quali-quantitative delle acque sorgive e/o di quelle superficiali; 3. il contesto geologico e morfologico del bacino; 4. le condizioni climatiche; COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 64 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 5. il bilancio idrico del bacino; 6. la densità della popolazione; 7. l'uso del territorio; 8. l'utilizzo delle acque. I primi cinque punti determinano le caratteristiche “naturali”, gli ultimi tre inducono le variazioni legate alle attività umane. Per poter comparare tra loro i dati idrochimici relativi ad un corpo idrico superficiale é indispensabile conoscere la sua portata al momento del prelievo. Se varia la velocità di flusso dell'acqua, si modificano infatti i tempi di contatto tra l'acqua e la roccia (matrice) e di conseguenza si modifica anche il grado di mineralizzazione naturale delle acque campionate. Un discorso analogo si può ipotizzare per le acque sotterranee. 9.1. ACQUE SUPERFICIALI Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche delle acque superficiali, la legge n.319 del 10 maggio 1976 sulle “Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento" ha demandato alle Regioni il compito del rilevamento delle caratteristiche quali-quantitative dei corpi idrici in collaborazione con il Servizio Idrografico italiano, con gli uffici del Genio Civile ed avvalendosi delle Province con la collaborazione dei Presidi Multizonali delle U.S.S.L. per gli aspetti qualitativi. La delibera del Comitato Interministeriale dei Ministri del 04/02/1977 per la tutela delle acque dall'inquinamento proponeva i criteri generali e le metodologie per l'esecuzione di tale iniziativa. La Regione Lombardia con la legge n.32 del 20/03/1980 e n.58 del 26/11/1984, ha delegato alle Province l'esecuzione delle operazioni di rilevamento delle caratteristiche dei corpi idrici in collaborazione con i Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione (P.M.I.P.) e dei rispettivi servizi di zona. In ottemperanza con quanto disposto pertanto l'Amministrazione Provinciale ha avviato operativamente a partire dal 1987, il censimento ed il rilevamento sistematico delle COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 65 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo caratteristiche idrologiche, fisiche, chimiche e biologiche dei corpi idrici superficiali. Nell’area di studio le stazioni d’interesse sono quelle di: • Fiume Brembo a Treviolo • Fiume Brembo a Brembate Sotto • Torrente Dordo a Filago (stazione posta alla chiusura del bacino) • Roggia Vailata (nel punto di derivazione dal fiume Adda ad Arzago d’Adda). Per tutti i corsi d'acqua sono stati determinati, oltre alla portata, i seguenti parametri chimico-fisici e microbiologici: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Ph temperatura acqua ione nitrato solfati come SO4-cloruri come Cltensioattivi fosforo totale COD coliformi totali a 37°C coliformi fecali streptococchi fecali salmonelle ossigeno disciolto conducibilità solidi sedimentabili calcio magnesio sodio potassio Il controllo dei metalli pesanti viene effettuato soltanto per quei corsi d'acqua che, sulla base dei dati "storici", sono risultati interessati dalla presenza di una o più delle seguenti sostanze: • • • • • • Cadmio Rame Piombo Cromo totale Zinco Mercurio Per quanto riguarda la frequenza dei campionamenti, in ogni stazione di rilevamento insistente su corsi d'acqua naturali, vengono eseguiti 4 campionamenti nell'arco dell'anno. I prelievi sono stati effettuati in modo tale da far ricadere due campionamenti nel periodo COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 66 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo in cui si ha il regime di magra e due in condizione di portata media. Oltre ai dati dell’Amm.ne Provinciale si riportano i dati relativi alle analisi chimiche delle acque dell'Adda a Trezzo d'Adda e del Brembo a Brembate di Sotto, effettuate dal P.M.I.P. di Bergamo nell’ottobre-novembre 1993. I risultati ottenuti in tali analisi sono riassunti nella seguente tabella. Acque superficiali Roggia Vailata (derivata dall'Adda) Roggia Vailata (derivata dall'Adda) Roggia Vailata (derivata dall'Adda) Roggia Vailata (derivata dall'Adda) Fiume Adda Fiume Brembo Fiume Brembo Fiume Brembo Fiume Brembo Fiume Brembo Comune Arzago d'Adda Arzago d'Adda Arzago d'Adda Arzago d'Adda Trezzo d'Adda Brembate Brembate Brembate Brembate Brembate data PortataTemp. acqua Concentraz. Cond.ione elettr. idrogeno Ca++ spec. a 20° Mg++ C l/s °C ph uS/cm mg/l mg/l lug-87 2500 8 275 41 12 dic-87 700 7.3 7.7 355 56 12.1 lug-88 2330 20 7.6 250 33.6 8.2 dic-88 550 6 7.8 440 52.8 13.1 nov-93 394 63 17 lug-87 6570 7 7.9 225 36 12 dic-87 7000 17 8.3 235 38 4 lug-88 35000 13 7.5 245 36 8.7 dic-88 6000 18 7.6 340 48 12.1 nov-93 403 49.4 11 Na+ mg/l 4.5 7.3 16.3 80.3 5 4.6 4.7 5.6 7.6 10.8 K+ mg/l 0.7 1.4 1.3 1.6 0.9 0.6 0.5 0.9 1.6 1.8 Clmg/l 6 10 10.6 26 12 6 5 6 12.4 9.1 SO4-mg/l 25 40 29 50 31 21 27 27 45 33 NO3mg/l 7 10 5.5 11.4 21 6 4 5.8 6.8 10.1 NO2mg/l 0.3 0.5 0.11 0.1 NH4+ mg/l 0.5 0.5 0.3 2.3 0.1 0.1 0.15 0.34 0.8 0.5 2.6 2.3 Tabella n.2. Caratteristiche chimiche delle acque della Roggia Vailata, Fiume Adda, e Fiume Brembo. 9.2 ACQUE SOTTERRANEE Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche delle acque sotterranee della zona si fa riferimento ai risultati delle analisi condotte dal P.M.I.P. di Bergamo nei periodi ottobrenovembre 1993 e 1995. Le caratteristiche chimiche delle acque di pozzo relative alle analisi condotte nel novembre 1993 riguardano sostanzialmente acque della falda principale. I risultati ottenuti sono riassunti nella seguente tabella: Pozzo Comune 24 Bottanuco 17 Chignolo 12 Chignolo Chignolo Medolago 2 Suisio Coordinate Longit. Latitud. 1540145 5053692 1540884 5057533 1541540 5057504 1541710 5058200 1537663 5057655 1539590 5055280 data Temp. acqua Concentraz. Cond. elettr. ione Durezza idrogeno spec. totale a Ca++ 20°C data °C ph uS/cm °F mg/l nov-93 470 24.6 77.7 nov-93 540 29.8 87.7 nov-93 638 36.6 113 nov-93 672 37.4 114.3 nov-93 546 33.6 91.6 nov-93 420 22 59 Mg++ mg/l 13.4 18.1 19.6 22.4 26 17.4 Na+ mg/l 5.5 6.8 5.6 5 8.2 6 K+ mg/l 0.7 1.6 1.3 1.2 3.1 0.8 Clmg/l 10 12 10.5 14.5 11 17 SO4-mg/l 21 27 30 34 38 17 NO3NO2- NH4+ mg/l mg/l mg/l 44 43.5 43 68.5 26.6 34 Tabella n.3. Caratteristiche chimiche delle acque di pozzo relative all’ottobre-novembre 1993. Pozzo Comune 13 Chignolo (f. sup.) 14 Chignolo (f. sup.) Medolago 11 Medolago Coordinate data prelievo Temp. concentraz. acqua cond.ione elettr. idrogeno spec. durezza a 20° totale C Ca++ Longit. Latitud. data °C ph uS/cm °F mg/l 1541035 5057646 nov-95 480 23.6 70.4 1541354 5058258 nov-95 770 40.4 120 1537800 5057632 nov-95 469 25 67.2 1537405 5057562 nov-95 460 60 Mg++ mg/l 14.6 25.3 19.9 20 Na+ mg/l 7.5 6.9 7.5 9.2 K+ mg/l 0.8 1.4 2.3 3.1 Clmg/l 13 12 10.8 9 SO4-mg/l 15 31 35.6 51 NO3NO2- NH4+ mg/l mg/l mg/l 40 109 25.8 20.4 COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 67 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Tabella n.4. Caratteristiche chimiche delle acque di pozzo relative all’ottobre-novembre 1995. Le caratteristiche chimiche delle acque dei pozzi 13 ed 14, relativamente alle analisi condotte nel ottobre-novembre 1995, riguardano sostanzialmente acque della falda più superficiale. I risultati ottenuti sono riassunti nella seguente tabella: Relativamente ai parametri chimici più indicativi si riportano le considerazioni di carattere regionale tratte dai diversi studi oltre che dai risultati ottenuti nelle due campagne di campionamento sopra riportate. Durezza La durezza rappresenta il contenuto di calcio e di magnesio, essa viene espressa in gradi francesi, dove un grado francese corrisponde a 10 mg/l di carbonato di calcio (CaCO3). Lungo la direttrice Calusco-Suisio (Pianalto) i valori di durezza risultano compresi tra 15 e 25 °F; tali valori aumentano gradualmente verso sud ed in maniera più sensibile verso est, dove tale parametro risulta generalmente compreso tra 25 e 35° F. Tali valori appaiono legati alla circolazione idrica all'interno dei conglomerati del Ceppo. Conducibilità La distribuzione della conducibilità elettrica ricalca sostanzialmente quella della durezza. In corrispondenza della zona lungo il Brembo la conducibilità è bassa in quanto il tenore in sali è limitato per l'azione di diluizione legata all'alimentazione del fiume; spostandosi più ad occidente la conducibilità aumenta in corrispondenza di una zona allungata, diretta parallelamente al Brembo, che interessa i comuni di Madone, Filago e Capriate. Valori medi elevati (>500-600 microS/cm) si ritrovano quindi ad oriente della zona di studio. Valori più bassi (attorno ai 400-500 µS/cm con tendenza ad aumentare verso sud) sono stati rilevati sempre lungo la stessa direttrice Calusco-Suisio (Pianalto). In corrispondenza del Pianalto, dove sono presenti spesse coltri limoso-argillose che COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 68 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo esercitano un elevato grado di isolamento nei confronti degli apporti idrici dalla superficie, ci si aspetterebbe che la mineralizzazione delle acque sotterranee aumenti concordemente con la direzione di flusso (da est verso ovest) e quindi con l'allungamento del percorso dell'acqua nell'acquifero (maggior tempo di contatto dell'acqua con la matrice dell'acquifero); il fatto che si verifichi l'effetto contrario potrebbe essere legato alla possibile diluizione operata da acque di falda provenienti da una diversa fonte di alimentazione oppure ad effetti legati alla capacità di scambio ionico dei materiali argillosi. Nitrati Il contenuto in nitrati nelle acque sotterranee è legato essenzialmente al percolamento in soluzione di tali sostanze dagli orizzonti più superficiali del terreno. La concentrazione di ioni nitrici nelle acque sotterranee e la possibilità che si verifichino inquinamenti, dipendono dai seguenti fattori: 1. la quantità di nitrati presente nel terreno; 2. l'intensità del flusso di acqua di percolazione; 3. le caratteristiche del terreno. 1. La quantità di nitrati presenti nel terreno dipende essenzialmente da cause di origine antropica (concimazione azotata dei terreni), dall’intensità dei processi microbiologici e delle precipitazioni atmosferiche. Concentrazioni puntuali elevate di nitrati nei terreni risultano legate spesso all’esistenza di scarichi di rifiuti urbani ed industriali o alle perdite di reti fognarie o di pozzi perdenti oltre che ai reflui legati all'attività zootecnica. 2. La veicolazione e la concentrazione in profondità di tali sostanze è legata essenzialmente alla quantità di acqua che s'infiltra nel sottosuolo; tale quantità è legata a sua volta alle precipitazioni meteoriche (intensità e durata) e all'irrigazione dei campi. In entrambi i casi è in funzione della quantità effettiva di acqua che s'infiltra nel sottosuolo. 3. La capacità dei suoli di rallentare la velocità di movimento dei nitrati nel terreno è direttamente proporzionale al contenuto in particelle fini (limo ed argille). Laddove COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 69 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo pertanto prevalgono le frazioni granulometriche più grossolane, il terreno non riesce a trattenere la molecola di NO3, che può così propagarsi liberamente nell'acquifero. Il D.P.R. 236 del 24/05/1988 stabilisce il valore limite della Concentrazione Massima Ammissibile (C.M.A.) in 50 mg/l e il valore guida (V.G.) in 5 mg/l; le direttive CEE consigliano come valore guida i 25 mg/l. Per quanto riguarda la situazione della zona, contenuti tra 10 e 35 mg/l si ritrovano nelle zone adiacenti a Brembo e Adda (compreso Suisio). Contenuti tra 25 e 40 mg/l si riscontrano lungo una fascia diretta NE-SW che si estende tra Ponte San Pietro e Capriate mentre contenuti tra i 40 e i 50 mg/l si riscontrano tra Bonate Sopra e Sotto. Valori superiori a 50 mg/l si riscontrano nella zona tra Chignolo e Terno d'Isola. I valori medio-elevati, prossimi al limite di sicurezza, individuano zone di contaminazione. Per quanto riguarda la sorgente Fontanì che rappresenta un’emergenza della falda in prossimità dell'Adda, si può notare come nel corso degli anni si sia verificato un progressivo aumento del contenuto in nitrati (dati: A.S.L.). Sorgente il Fontanì (andamento dei nitrati) 50 Nitrati (mg/l) 45 40 35 30 25 03-lug-83 14-nov-84 29-mar-86 11-ago-87 23-dic-88 07-mag-90 19-set-91 31-gen-93 15-giu-94 data COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 70 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Complessivamente quindi il valore dei parametri chimici sopra riportati tende a diminuire spostandosi da nord verso sud. I contenuti più elevati di nitrati ed assieme di solventi clorurati si incontrano ad est del territorio comunale, mentre a sud-est di quest’ultimo si registrano i valori più elevati di sodio e cloro. Sostanze indesiderabili Per quanto riguarda le “sostanze indesiderabili” e più precisamente i composti organoalogenati (C.O.T.), la cui concentrazione massima ammissibile (C.M.A.) è stabilita dal D.P.R n.236 del 24/05/1988 in 30 ug/l e in un 1 ug/l il valore guida (V.G.), si riportano i risultati ottenuti dai campionamenti effettuati in passato. I Composti Organo-alogenati sono sostanze impiegate come solventi nello sgrassaggio di macchinari industrali, la loro presenza nelle acque è legata esclusivamente a cause antropiche. Tali sostanze non sono biodegradabili ad opera dei microorganismi e a causa del loro elevato peso specifico e della loro scarsa miscibilità con l'acqua, possono penetrare agevolmente nel sottosuolo e raggiungere la falda originando persistenti fenomeni di contaminazione. Una volta raggiunta la superficie della falda, la fase immiscibile di queste sostanze tende a spostarsi verso il basso sino a raggiungere il substrato impermeabile appiattendosi su di esso. Nel contempo la fase miscibile genera un pennacchio inquinante che si espande nella direzione di flusso. La presenza in falda di queste sostanze conferma l’esistenza del problema del rilascio di tali composti chimici nell’ambiente. La loro presenza è spesso legata a scarichi industriali nei terreni, a pozzi perdenti, a vasche e fosse settiche, a tubazioni o serbatoi di stoccaggio non a perfetta tenuta, a sversamenti accidentali, a discariche e all’abbandono della sorveglianza dei pozzi per acqua. Nell'area di studio i contenuti nelle acque sotterranee di tali composti risultano generalmente bassi (1-5 ug/l) mentre aumentano spostandosi verso est (>30 ug/l). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 71 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Pozzo 24 25 17 12 18 20 1 2 Comune Bottanuco Bottanuco Chignolo Chignolo Chignolo Chignolo Chignolo Suisio Suisio Coordinate data prelievo C.O.T. Longit. Latitud. data ug/l 1540145 5053692 nov-93 20 1540239 5054475 nov-93 4.6 1540884 5057533 nov-93 41.4 1541540 5057504 nov-93 7.8 1541710 5058200 nov-93 0.9 1541266 5055627 nov-93 5.1 1541355 5057326 nov-93 4.3 1539590 5055807 nov-93 3.7 1539590 5055280 nov-93 5.9 Tabella n.5. Composti Organo-alogenati Totali nelle acque di pozzo (ottobre-novembre 1993). Pozzo 25 17 11 12 20 20 22 1 2 Comune Bottanuco Chignolo Chignolo Chignolo Chignolo Chignolo Chignolo Medolago Medolago Medolago Suisio Suisio Coordinate data prelievo C.O.T. Longit. Latitud. data ug/l 1540239 5054475 nov-95 4 1540884 5057533 nov-95 58 1541228 5056691 nov-95 9 1541540 5057504 nov-95 8 1541710 5058200 nov-95 0.9 1541355 5057326 nov-95 2 1541355 5057326 nov-95 0.9 1539235 5057890 nov-95 0.9 1537800 5057632 nov-95 0.9 1537333 5057445 nov-95 3 1539590 5055807 nov-95 8 1539590 5055280 nov-95 0.9 Tabella n.6. Composti Organo-alogenati Totali nelle acque di pozzo (ottobre-novembre 1995). Nei pozzi della zona oltre alle sostanze indesiderabili è stata individuata la presenza di “sostanze tossiche” legate al ciclo di produzione di industrie chimiche oppure all’impiego in agricoltura, come ad esempio i fitofarmaci. Questi ultimi possono essere in parte solubilizzati dalle acque meteoriche o di irrigazione e trasportati verso i corsi d’acqua principali oppure, se il coefficiente di conducibilità idraulica dei terreni risulta elevato, nel sottosuolo. La propagazione in profondità degli inquinanti si verifica per graduale e progressiva saturazione dei terreni a partire dagli strati più superficiali. La quantità di fluido necessaria a saturare un terreno dipende dalle sue caratteristiche strutturali, granulometriche e litologiche. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 72 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Nei suoli poveri di sostanza organica come quelli della zona in questione, la migrazione dei pesticidi, a parità di altre condizioni, viene favorita. Secondo il D.P.R. n.236 del 24/05/1988 (Allegato I), la Concentrazione Massima Ammissibile per ciascun parametro chimico tossico è stabilita nei seguenti valori: - Alachlor 0.1µg/l; Atrazina 0.1µg/l; Simazina 0.1µg/l; Terbutilazina 0.1µg/l; Propazina 0.1µg/l. Durante l'emergenza Atrazina verificatasi nel 1986-1987, la Regione Lombardia con la D.G.R. n.39878 del 17/02/1989, ha prodotto un elenco di 23 comuni della Provincia di Bergamo all'interno della quale era compreso anche il comune di Suisio. A tale proposito si riportano i risultati contenuti nello studio condotto nel 1986 dallo Studio Idrogeotecnico del Dott. Ghezzi e denominato "Piano di Bonifica della falda sotterranea interessata da atrazina nella provincia di Bergamo" (L.R. n.62 del 27/05/1985). Per questa indagine sono stati effettuati, su tutto il territorio della pianura, diversi campionamenti di terreno prelevati a diversa profondità e prelievi di acque di pozzo/sorgente (maggio 1996-maggio 1997). Per quanto riguarda i campioni di acqua di falda si riportano i risultati ottenuti: N° POZZI CHE RIENTRANO IN CIASCUNA CLASSE DI VALORI DI ATRAZINA comune n° pozzi <0.1 0.1-0.5 0.5-1.0 esaminati (UG/L) (UG/L) (UG/L) >1 (UG/L) valore massimo (UG/L) Bottanuco 2 2 0.25 Filago 17 4 13 0.69 Medolago 4 3 1 0.26 Suisio 3 2 1 0.20 COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 73 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Tabella n.7 N° SORGENTI CHE RIENTRANO IN CIASCUNA CLASSE DI VALORI DI ATRAZINA comune n° sorgenti <0.1 0.1-0.5 0.5-1.0 esaminate (UG/L) (UG/L) (UG/L) >1 (UG/L) valore massimo (UG/L) Bottanuco 2 Suisio 1 1 1 1 Tabella n.8. Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque (P.R.R.A - Settore Funzionale Acquedotti), ha in previsione sino al 2016 di potenziare le condotte adduttrici e di distribuzione, realizzare nuovi serbatoi di compenso, impianti di potabilizzazione e sistemi di controllo ad ogni serbatoio e stazione di sollevamento. 9.2.1. Principali casi d'inquinamento Si segnalano a titolo conoscitivo i fenomeni d'inquinamento dei suoli e delle acque (vedi figura n.7) verificatisi a monte del territorio comunale di Suisio: • Comune di Medolago: inquinamento del sottosuolo con solventi clorurati, amminofenoli (D.G.R. n.17252 del 01/08/1996); • Comune di Ponte San Pietro: inquinamento di idrocarburi alifatici ed alogenati e cromo; • Comune di Chignolo d'Isola: inquinamento da solventi clorurati (D.G.R. n.9548 del 4/6/1986 e D.G.R. n.17009 del 1991); • in tutta la zona che va da Ponte San Pietro a Capriate si riscontrano valori medio- elevati in Nitrati. Oltre agli episodi conosciuti, sul territorio, sono presenti altre numerose potenziali fonti d'inquinamento quali: le discariche, i serbatoi interrati come quelli destinati allo stoccaggio di pericolose sostanze chimiche. Ad esempio risultano emblematici il caso COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 74 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo della fuoriuscita di 18 tonnellate di acetato di vinile (Filago) e di 8 tonnellate di gasolio (Ponte San Pietro), (fonte: ERSAL, 1990). Alla luce di quanto sopra riportato, è pertanto importante ribadire che la tutela della risorsa idrica è un aspetto che assieme a quello dei suoli investe tutto il territorio dell'Isola; risultano pertanto indispensabili stretti e costanti controlli a scala sovracomunale che siano in grado di evitare o di accertare tempestivamente gli episodi d’inquinamento e i costosissimi interventi di risanamento da attuare a posteriori. 9.3 FACIES IDROCHIMICHE L'elaborazione dei dati chimici disponibili e l'impiego dei diagrammi di Schoeller hanno consentito l’identificazione delle facies idrochimiche di ciascun campione d'acqua. In tali diagrammi sono riportate in ordinata le concentrazioni espresse in meq/litro (su scala logaritmica) per ciascun elemento chimico (Ca++, Mg++, Na++K+, S04--; Cl-, NO3- ; HCO3-+ CO3-) riportato in ascissa. Essi risultano gli elementi principali responsabili della mineralizzazione dell'acqua. Gli elementi analizzati e non considerati nei diagrammi, come ad esempio: P, NO2, NH4, presentano concentrazioni significative solamente in quelle situazioni in cui anche i dati biologici oltre agli altri parametri indicano una situazione naturale particolarmente degradata. La sovrapposizione dei grafici ottenuti dai diversi campioni d'acqua analizzati può consentire l'effettuazione delle seguenti considerazioni: a) totale sovrapposizione dei tracciati: è una situazione molto rara perchè in linea teorica corrisponde a campioni d'acqua con identica concentrazione e rapporto tra gli ioni. b) similitudine nell'andamento dei tracciati: si verifica quando i campioni presentano una facies idrochimica simile e questo può significare che i percorsi sotterranei risultano altrettanto simili. Le acque con maggior contenuto salino determinano tracciati che si dispongono su valori più elevati lungo le ordinate. La maggior mineralizzazione è legata al più lungo soggiorno nell’acquifero. c) diversità tra i tracciati: indica una situazione in cui le facies idrochimiche non sono confrontabili tra loro il che presuppone ad esempio una diversa area di COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 75 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo alimentazione e/o diverse caratteristiche degli acquiferi. Ai fini della caratterizzazione della facies idrochimica delle acque superficiali e di quella delle acque sotterranee presenti nell'area di studio, sono state confrontate le caratteristiche relative ai dati delle analisi chimiche effettuate dal P.M.I.P. di Bergamo e di quelli relativi ad altre A.S.L. della Provincia di Bergamo. Diagramma di Schoeller 10 concentrazioni (me/l) 1 Roggia Vailata (lug.87) Roggia Vailata (dic.87) Roggia Vailata (lug.88) Roggia Vailata (dic.88) Fiume Adda a Trezzo (nov.93) 0.1 0.01 Ca++ Mg++ (Na+ + K+) Cl- SO4-- NO3- (HCO3-+CO3--) Cationi - Anioni Caratteristiche idrochimiche delle acque superficiali Come si può notare esiste una buona confrontabilità tra i diagrammi relativi alle acque dell'Adda e a quelle del Brembo (anche se relativi a diverse campagne di campionamento). In entrambi i diagrammi si vede ad esempio come il rapporto tra solfati e nitrati sia costantemente a favore dei primi. I diagrammi sottostanti si riferiscono alle caratteristiche delle acque sotterranee prelevate in corrispondenza dei pozzi della zona. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 76 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Diagramma di Schoeller concentrazioni (me/l) 10 Pozzo 24 Bottanuco Pozzo 17 Chignolo Pozzo 12 Chignolo 1 Pozzo Chignolo Pozzo Medolago Pozzo 2 Suisio 0.1 Ca++ Mg++ (Na+ + K+) Cl- SO4-- NO3- (HCO3-+CO3--) Cationi - Anioni Confrontando tra loro i risultati relativi alla campagna di campionamento relativa all'ottobre-novembre 1993, si può notare come esista una buona confrontabilità tra i diversi tracciati. Questo rappresenta la generale omogeneità delle caratteristiche chimiche delle acque di falda anche se prelevate a minore profondità come nel caso del pozzo di Chignolo; l’influsso delle acque d'infiltrazione provenienti dall'Adda si nota esclusivamente in corrispondenza del pozzo di Medolago. Diagramma di Schoeller concentrazioni (me/l) 10 Pozzo 13 Chignolo Pozzo 14 Chignolo 1 Pozzo Medolago Pozzo 11 Medolago 0.1 Ca++ Mg++ (Na+ + K+) Cl- SO4-- NO3- (HCO3-+CO3--) Cationi - Anioni I risultati di questa seconda campagna (1995) confermano quanto ottenuto nella campagna precedente, anche se in questo caso i campionamenti hanno interessato COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 77 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo prevalentemente acque di falda prelevate a minore profondità. Anche qui è riconoscibile l'influsso dell'Adda in corrispondenza dei due pozzi di Medolago. Dal punto di vista generale tuttavia le acque sotterranee si differenziano da quelle superficiali per il regolare andamento concavo del tracciato del diagramma di Schoeller legato al maggior contenuto in nitrati e di quello minore in solfati, in sodio e potassio. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 78 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 10. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TERRENI Per quanto riguarda le caratteristiche geotecniche dei terreni presenti nell'area di studio, sono disponibili esclusivamente poche informazioni di tipo puntuale relative ad indagini geotecniche; si riporta pertanto una sintesi relativa a questi studi. Per quanto riguarda le caratteristiche del suolo e dei terreni immediatamente sottostanti, si riportano le considerazioni relative a due sondaggi superficiali (profondità massima 2 metri) effettuati nell'ambito dello studio per il "Piano di Bonifica della falda sotterranea interessata da atrazina nella provincia di Bergamo" (L.R. n.62 del 27/05/1985). I campioni di terreno prelevati, a diversa profondità, sono stati sottoposti ad analisi granulometrica. I due sondaggi sono stati effettuati rispettivamente: * sondaggio n.28 loc. Cascina Grandone, quota 236 m slm (Comune di Medolago). Descrizione stratigrafica: 0-0.40 terreno agrario sabbioso; 0.40-0.70 argilla e limo sabbioso; 0.70-2.00 sabbie e ghiaie in abbondante matrice argilloso-sabbiosa. Profondità ghiaie sabbie limi argille d10 d60 prelievo (%) (%) (%) (%) (mm) (mm) 0.30 8.7 24.3 51.3 15.7 0.06 0.60 11.4 25.4 40.2 23 0.05 0.80 21.6 30.7 29.7 18 0.293 1.00 38 29.8 20.2 12 1.65 1.5 38 39.3 12.7 9 0.002 1.91 Tabella n.9. Caratteristiche granulometriche dei terreni campionati a diversa profondità. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 79 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo * sondaggio n.29 loc. Cascina Rodi, in vicinanza torrente Dordo, quota 197 m slm (Comune di Filago); Descrizione stratigrafica: 0-0.40 terreno agrario limoso con sabbia; 0.40-0.90 argilla e limo con sabbia. Locali intercalazioni ghiaiose; 0.90-2.00 ghiaie sabbiose con argilla e limo. Profondità ghiaie sabbie limi argille d10 d60 prelievo (%) (%) (%) (%) (mm) (mm) 0.30 8.6 23.1 53.3 15.0 0.05 0.60 10.8 24.4 43.3 21.5 0.06 0.80 13.9 21.4 43.7 21 0.05 1.00 31.3 23.0 26.7 19 0.85 1.5 41.5 27.2 15.1 16.2 2.17 Tabella n.10. Caratteristiche granulometriche dei terreni campionati a diversa profondità. * sondaggio n.30 loc. a sud autostrada, quota 179 m slm (Comune di Brembate); Descrizione stratigrafica: 0-0.40 terreno agrario limoso con sabbia; 0.30-2.00 ghiaie sabbiose con abbondante matrice sabbioso limosa; COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 80 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Profondità ghiaie sabbie limi argille d10 d60 prelievo (%) (%) (%) (%) (mm) (mm) 0.30 21.3 26.4 34.5 17.8 0.21 0.60 41.3 22.7 17.0 19.0 2.46 0.80 61.7 17.7 10.8 9.8 0.002 11.05 1.00 76.7 9.8 8.0 5.5 0.013 14.63 1.5 84.9 12.4 2.4 0.7 0.975 23.07 Tabella n.11.Caratteristiche granulometriche dei terreni campionati a diversa profondità. Altre informazioni di carattere generale sono contenute nelle relazioni geologicogeotecniche prodotte per la realizzazione di diverse opere. Schematizzando si può così riassumere le informazioni contenute in tali elaborati: • Ceppo del Brembo: parametri relativi al conglomerato: peso di volume 2.0-2.2 t/mc, resistenza a compressione 50-90 MPA, resistenza a trazione 10-40 MPA; parametri relativi all'ammasso roccioso: angolo di attrito 25°-35°; coesione: 1-3 Kg/cmq,; • Ceppo Poligenico (litofacies inferiore costituita da ghiaie e sabbie): angolo di attrito: 40-44°, coesione: nulla, peso di volume: 1.9-2.1 t/mc; • Fluvioglaciale antico: peso di volume 1.8-1.9 t/mc, coesione non drenata: 0.5-1.0 Kg/cmq, permeabilità (prove in sito): 10-8-10-10 m/s; • Fluvioglaciale recente: peso di volume 1.8-2.0 t/mc, angolo di attrito 32°, permeabilità (prove in sito): 10-7-108 m/s; COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 81 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo • Alluvionali antiche/attuali: peso di volume 1.8-2.0 t/mc e angolo di attrito 30-35° se poco addensato, peso di volume 2.1.-2.2 t/mc e angolo di attrito 40-45° se ben addensato. Coesione nulla. 11. CAVE E DISCARICHE La maggior parte delle cave di sabbia e ghiaia dell'Isola sono situate lungo le sponde dell'Adda e coltivano da diverse decine di anni le alluvioni antiche terrazzate presenti a diversa quota all'interno del canyon dell'Adda. Nel territorio comunale sono presenti due ex cave inserite nel vecchio piano cave come polo estrattivo BP9g e che risultano stralciate dal nuovo piano cave provinciale (D.C.R. 09/04/1997 - N.VI/555); entrambe ricadono nel perimetro del Parco dell'Adda Nord. La prima ex-cava è situata in sponda sinistra al fiume Adda in località Castello. Il piano della ex cava è situato alla quota media di 153 m slm, cioè poco al di sopra del pelo libero dell'acqua del fiume Adda. L'attività estrattiva iniziata all'incirca negli anni 1960 ha asportato quasi completamente il terrazzo fluviale antico la cui sommità è situata alla quota di 180-185 m slm. Tale area, che si estende per una ventina di ettari, è in attesa del recupero ambientale che originariamente era previsto con scarpate a bosco e zona pianeggiante a seminativo. Nella medesima zona è situata un'altra ex-cava (località Ceppino) la cui estensione era di 8 ettari. Nell'ambito del territorio comunale non sono presenti discariche controllate. Una discarica di RSU esaurita da diversi anni è situata circa a 400 metri a sud del limite comunale sudorientale ed è gestita dal consorzio dei tre comuni di Bottanuco, Filago e Madone. Per quanto riguarda gli impianti di gestioni dei rifiuti, la Provincia di Bergamo - Servizio Ambiente, segnala che la ditta Fabbrica Accumulatori Ariete S.p.A., è autorizzata con D.G.P. n.645 del 23/05/96 allo stoccaggio di rifiuti pericolosi. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 82 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 12. SISMICITA’ DEL SITO Il comune di Suisio non compare nell’elenco allegato alla legge n. 1684 del 25/11/1962. Tale elenco aggiornato con le successive modificazioni ed integrazioni comprende tutte le località sismiche di prima e di seconda categoria. CARTOGRAFIA TEMATICA E DI DETTAGLIO 13. CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA Sulla base di quanto riportato al capitolo "caratteristiche geotecniche dei terreni" si è tentato di suddividere il territorio comunale in aree caratterizzate da una certa omogeneità dal punto di vista geotecnico. Nella carta di tavola 12 sono state pertanto riconosciute 5 zone omogenee dal punto di vista geologico-tecnico. Per ognuna di queste "zone omogenee" si forniscono i range di riferimento (tabella n.12). Tali valori sono da considerare puramente indicativi e non devono essere considerati sostitutivi dei risultati ottenuti da indagini geotecniche dirette finalizzate a caratterizzare dal punto di vista geotecnico un sito di futura edificazione. I valori di coesione sotto riportati per i terreni fluvioglaciali antichi sono stati ricavati indirettamente da prove penetrometriche dinamiche e sono da intendersi come valori di coesione non drenata. I dati forniti per il conglomerato cementato (Ceppo) derivano da valutazioni di resistenza dell'ammasso roccioso in base alle sue caratteristiche geomeccaniche. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 83 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali ZONE geologo ZONE GEOLOGICHE OMOGENEE Zona A Fluvioglaciale antico MASSA COEFFICIENTE ANGOLO DI DI DI ATTRITO VOLUME PERMEABILITÀ (Kg/dmc) (m/s) 1.8-2 10-7-10-10 1.8 10-7-10-8 25-30 1.8-2 10-1-10-3 30-35 (poco 10-4-10-6 addensato) (con % di 40-45 limo/argilla>10) (addensato) 1.8 10-1-10-3 35-40 0 2-2.2 10-3-10-5 25-35 1-3 (°) COESIONE (Kg/cmq) 0.5-1.0 (Pianalto ferrettizzato) Zona B Fluvioglaciale antico rimaneggiato (Paleoalveo Rio Zender) Zona C Fluvioglaciale recente (Terrazzi a ovest abitato) Zona D Terrazzi fluviali antichi e 0 alluvioni Zona E Ceppo - conglomerato cementato (scarpata Adda ) Tabella n.12. Sintesi delle caratteristiche geotecniche dei terreni presenti sul territorio. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 84 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 14. CARTA DI SINTESI L'elaborazione delle informazioni raccolte ha consentito la stesura di una carta di sintesi (tavola 13) sulla quale sono stati evidenziati tutti gli elementi maggiormente significativi per la definizione delle caratteristiche del territorio in oggetto dal punto di vista geologico-geotecnico, geomorfologico, idrologico-idrogeologico ed ambientale. Sono stati di seguito distinti gli aspetti ad essi collegati. 14.1. ASPETTI GEOLOGICO - GEOTECNICI Per quanto riguarda gli aspetti geologico-geotecnici, si deve distinguere innanzitutto tra: i terrazzi fluvioglaciali antichi (Pianalto ferrettizzato) e i suoi paleoalvei (Rio Zender), i terrazzi fluvioglaciali recenti (livello fondamentale della pianura) e la zona della forra dell'Adda. Nella prima zona i terreni sono dotati di mediocri caratteristiche geotecniche che possono scadere laddove è presente un maggior spessore della coltre loessica oppure, in corrispondenza dei paleoalvei, dove l'incisione del Pianalto ha comportato l'asportazione di gran parte della coltre loessica e della parte sommitale dei depositi fluvioglaciali con la rideposizione degli stessi materiali ma in condizioni di addensamento nettamente inferiori. Nella zona dei terrazzi fluvioglaciali più recenti sono presenti terreni dotati di discrete caratteristiche geotecniche anche se ricoperti da una coltre superficiale sabbiosa poco compatta ma facilmente asportabile. La scarpata sull'Adda è costituita in prevalenza da detriti di versante e da materiali inerti di vario tipo che ricoprono con spessore limitato i sottostanti conglomerati del Ceppo. Tali detriti sono limitati alla base da una superficie di discontinuità ben definita in corrispondenza della quale si possono impostare superfici di scivolamento della coltre detritica superficiale come verificatosi del resto in corrispondenza della carrareccia di accesso alla ex-area di cava sull'Adda. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 85 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 14.2. ASPETTI GEOMORFOLOGICI Non sono presenti processi geomorfologici attivi e/o quiescenti (cioe' potenzialmente riattivabili) di una certa importanza ad esclusione dell’area in frana situata sulla carrareccia di accesso alla ex area di cava sull'Adda e di quella verificatasi nella zona del depuratore comunale. Le scarpate di origine antropica legate alla trascorsa attività estrattiva risultano molto spesso subverticali, talora appaiono attive e possono pertanto essere soggette a franamenti locali. 14.3. ASPETTI IDROLOGICI ED IDROGEOLOGICI 14.3.1. Idrologia Per la delimitazione delle aree interessate direttamente o indirettamente dagli eventi di piena del fiume Adda, si fa' riferimento a quanto già riportato al capitolo 8.1.1 in relazione alla normativa del “PAI” per le limitazioni e le prescrizioni riguardanti le modificazioni d’uso del territorio. Sulla tavola di Sintesi (Tavola 13) prodotta per lo studio in questione, è stato riportato, nel riquadro in alto, lo stralcio della Carta di delimitazione delle fasce fluviali per il tratto di fiume Adda di pertinenza comunale. Oltre al fiume Adda, il reticolo idrografico presente sul territorio comunale è costituito dall'impluvio del Rio Zender che incide il Pianalto ferrettizzato lambendo il lato occidentale dell'abitato in corrispondenza della zona industriale. deviato/intubato per un tratto di 500-600 metri in corrispondenza della discarica consortile. Sul Rio Zender, facente parte del reticolo idrico principale (vedi D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002), valgono le disposizioni di cui al R.D. 523/1904 e in particolare il divieto di edificazione ad una distanza inferiore ai dieci metri, fino all’assunzione da parte dei Comuni del provvedimento di cui ai punti 3 e 5.1 della recente delibera regionale sopracitata. Lungo questi piccoli corsi d'acqua vengono realizzati spesso rilevati artificiali che ne deviano il corso; in alcuni casi l'alveo può risultare addirittura tombato. Queste modificazioni permanenti dell'originario drenaggio naturale delle acque superficiali non COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 86 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo devono essere sottovalutate così come dimostrato dagli allagamenti verificatisi nel luglio del 1997 a Capriate San Gervasio. Reti tecnologiche L'impianto di depurazione comunale, ubicato al limite sudoccidentale del territorio, è stato oggetto di un potenziamento con la realizzazione di nuove vasche nel 1993-1994. Esso tuttavia non risulta attualmente in funzione a causa di un fenomeno d'instabilità che ha interessato parte del rilevato sulla quale è stato realizzato l'impianto, i reflui della rete fognaria confluiscono pertanto nel fiume Adda. Il P.R.R.A. prevede che la rete fognaria comunale si allacci quanto prima al collettore consortile mentre non è prevista la sistemazione dell'impianto esistente necessaria a risolvere tale problema. Sulla tavola n.13 è stato riportato oltre all'impianto di depurazione anche l’intera rete fognaria esistente. 14.3.2. Idrogeologia Si segnala l'esistenza di diversi pozzi ad uso potabile tutti situati però all'esterno del territorio comunale (tavola 6); per questi pozzi le aree di salvaguardia, stabilite dal D.P.R. 236/88 attorno alle risorse idriche adibite ad uso potabile, sono state delimitate con il criterio geometrico (la “zona di rispetto” attorno ai pozzi si estende per un raggio minimo di 200 metri attorno alla captazione). Per quanto riguarda la zona pianeggiante circostante l'abitato, la superficie della falda principale risulta situata a profondità superiori ai 50-60 metri; mentre in corrispondenza della ex-cava posta in riva all'Adda, la superficie della falda è posta alla profondità di qualche metro rispetto al piano di cava Per quanto riguarda la "vulnerabilità del sottosuolo e della falda acquifera" si trae lo spunto dalle considerazioni riportate nel "Piano di Bonifica della falda sotterranea interessata da atrazina nella provincia di Bergamo"; in tale studio il territorio in questione viene suddiviso in due settori: COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 87 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo * il Pianalto ferrettizzato che risulta caratterizzato da una coltre superficiale limosoargillosa di spessore metrico a conducibilità idraulica bassa ed in corrispondenza del quale la superficie della falda principale è profonda; tale area si può considerare tertanto come un'area a bassa vulnerabilità superficiale. * i terrazzi fluvioglaciali recenti (L.F.d.P.) e quelli fluviali che possiedono una certa variabilità sia per quanto riguarda la granulometria dei terreni che la corrispondente conducibilità idraulica, mostrano possedere una vulnerabilità crescente man mano che ci si sposta verso l'asta fluviale dell'Adda. 14.4. ASPETTI AMBIENTALI 14.4.1. Vincoli I vincoli presenti sul territorio rispondono alle seguenti normative: • Distanza dei corsi d'acqua (L. 431/85) L'Adda è definito come un fiume d'importanza nazionale ed essendo iscritto negli elenchi di cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D. 11/12/1933, n. 1775, possiede una fascia di protezione in corrispondenza di ciascuna sponda, che si estende lateralmente per 150 metri. • Parco dell'Adda (L.R. 86/83 - L. 431/85) I limiti del parco dell'Adda sono definiti dalla legge regionale n.86/83 e ricoprono come estensione anche la fascia di 150 metri definita dalla legge 431/1985. • Protezione delle Bellezze Naturali ( L. 1497/39) In relazione alla protezione delle bellezze naturali è stata stabilita una zona di rispetto lungo la scarpata dell'Adda che comprende quasi completamente il limite del Parco dell'Adda. I limiti di tali vincoli sono stati tratti dalla carta del "Sistema di vincoli esistenti" della Provincia di Bergamo, Settore Territorio - Ambiente (scala 1:10.000). Per quanto riguarda le acque pubbliche e più in particolare il Rio Zender, il R.D. 523 del COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 88 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 25/07/1904, art.96, lettera f), stabilisce, in mancanza di una disciplina locale e relativamente a "fabbriche e scavi", che sia osservata una fascia di rispetto fluviale di 10 metri di larghezza in corrispondenza di ciascuna delle due sponde del torrente. 14.4.2. Cave e discariche Per quanto riguarda l'attività estrattiva, nel territorio comunale sono presenti due ex cave inserite nel vecchio polo estrattivo BP9g che risultano essere state stralciate dal nuovo piano cave provinciale (D.C.R. 09/04/1997 - N.VI/555) e ricadono nel perimetro del Parco dell'Adda. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 89 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 15. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO Dalla valutazione incrociata di tutti gli elementi acquisiti nel corso dello studio, viene proposta una suddivisione della superficie comunale secondo le quattro classi di fattibilità geologica stabilite dalla Regione Lombardia. Per la definizione delle diverse classi di fattibilità si è fatto riferimento alla Delibera della Giunta Regionale 18 Maggio 1993, N. 5/36147 compatibilmente con le caratteristiche peculiari del territorio in oggetto. La carta di tavola 14, che riporta indicativamente i limiti tra le zone omogenee a diversa fattibilità, va considerata solamente come uno strumento in grado di segnalare le problematiche presenti sul territorio che devono essere affrontate allorchè si decida di modificare la destinazione d'uso di un'area. Definire aree caratterizzate da "fattibilità con limitazioni di vario grado" significa stabilire che ogni cambiamento di destinazione d'uso potrà essere effettuato a patto di tenere in considerazione il tipo e l'entità delle limitazioni proposte. Occorre comunque tenere in considerazione anche la funzione dell'opera. Visti gli aspetti geologici-geomorfologici che caratterizzano il territorio comunale di Suisio sono state individuate sia aree in Classe 1 "Fattibilità senza particolari limitazioni" e Classe 2 “Fattibilità con modeste limitazioni” che aree in Classe 3 e 4, aree cioè dove può essere necessario effettuare studi ed indagini geognostiche preventivamente ad ogni valutazione di modificazione di destinazione d’uso. In ogni caso, vista l'ampiezza delle aree del territorio comunale appartenenti alla classe uno e due, si consiglia di prevedere eventuali variazioni di destinazione d'uso esclusivamente su tali aree per non dover gravare, con eventuali oneri aggiuntivi e/o limitazioni di vario tipo, le opere da realizzare. I limiti tra le diverse classi riportati sulla tavola 14 sono indicativi in quanto tengono in considerazione valutazioni di carattere prevalentemente qualitativo. In relazione alle aree a diversa fattibilità geologica individuate, si vogliono inoltre fornire alcune indicazioni relativamente alle scelte progettuali da adottare nel caso sia necessario identificare nuove aree edificabili oppure nel caso di importanti ristrutturazioni di edifici esistenti che comportino pesanti modifiche strutturali e varino COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 90 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo conseguentemente i carichi agenti sulle fondazioni. Si precisa che il presente studio deve comparire quindi nell’elenco dei documenti costituenti il Piano Regolatore. Le prescrizioni di natura geologico-applicativa ivi contenute dovranno pertanto essere recepite integralmente nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore. Si ricorda che i dati riportati nel presente studio (ai sensi della L.R. 41/97) non devono essere in alcun modo sostitutivi delle indagini geognostiche di maggior dettaglio prescritte dal D.M. 11 marzo 1988 per la pianificazione attuativa e per la progettazione esecutiva ed ulteriormente specificato nella Circolare LL.PP.n.30483 del 24/09/1988. Le classi di fattibilità risultano pertanto così definite: Classe 1 - Fattibilità senza particolari limitazioni In questa classe sono comprese tutte le aree pianeggianti o subpianeggianti per le quali non vi sono particolari controindicazioni alla urbanizzazione o alla modifica di destinazione d’uso dei terreni. Sono comprese in questa classe tutte le zone terrazzate situate ad ovest ed quota inferiore rispetto al Pianalto ferrettizzato. In queste zone non esistono particolari problematiche di tipo geologico ed i terreni possiedono buone caratteriche geotecniche. I suoli presenti in quest’area possiedono spessori contenuti che consentono pertanto di prevederne, nella maggior parte dei casi, l'asportazione durante la fase di scavo. Classe 2 - Fattibilità con modeste limitazioni In questa classe ricadono le aree per lo più pianeggianti nelle quali sono state rilevate condizioni limitative alla modifica della destinazione d'uso dei terreni. Per superare tali condizioni limitative è necessario individuare e valutare l'esistenza di eventuali situazioni anomale durante l'effettuazione dello scavo ed adottare eventualmente gli accorgimenti più opportuni per evitare di dover realizzare a posteriori opere di sistemazione e di COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 91 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo bonifica. Sottoclasse 2a: aree con problematiche di tipo geologico-geotecnico. Rientrano in questa classe le zone pianeggianti o con inclinazione media inferiore ai 20° dove sono presenti terreni che possiedono discrete caratteristiche geologico geotecniche dei terreni grazie alla loro eterogeneità granulometrica e all'elevato grado di consistenza che li caratterizza. Tali caratteristiche competono a tutta l'area subpianeggiante corrispondente al Pianalto ferrettizzato. Questa zona risulta compatibile con la realizzazione di edifici che non prevedano elevati carichi in fondazione. In corrispondenza del Pianalto la superficie della falda è profonda, tuttavia possono essere presenti falde locali sospese alimentate direttamente da acque infiltratesi dalla superficie. Tali falde risultano difficilmente delimitabili e possono comportare problemi di umidità o d'infiltrazioni in corrispondenza di interrati qualora questi ultimi non sia stati idoneamente impermeabilizzati. Pertanto in tali zone le accortezze da tenere sono quelle di: - impostarsi con il piano di fondazione ad una profondità tale che consenta di superare il livello limoso superficiale (loess) meno addensato; - valutare l'esistenza, durante l'esecuzione di uno scavo per la realizzazione di un edificio, di venute d'acqua legate alla presenza di queste piccole falde sospese. In tal caso sarà necessario realizzare: adeguate opere d'impermeabilizzazione dei muri perimetrali dell'interrato, oltre a sistemi di drenaggio, di raccolta e di allontanamento delle acque d'infiltrazione presenti nell’area circostante l’edificio. Classe 3 - Fattibilità con consistenti limitazioni Nella terza classe sono comprese le aree nelle quali sono state evidenziate consistenti limitazioni alla modificazione di destinazione d'uso dei terreni sia a causa dell'entità che del tipo di problematica individuata. L'utilizzo di queste aree sarà subordinato all'acquisizione di una maggiore conoscenza COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 92 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo geologico-tecnica ed idrogeologica mediante campagne geognostiche, prove in situ e di laboratorio, nonché mediante studi specifici (geologici, geofisici, idrogeologici, ambientali, pedologici, ecc.). Viste le diverse problematiche che caratterizzano il territorio comunale si è ritenuto indispensabile distinguere tra le diverse tipologie. Ciò potrà facilitare nella scelta delle più idonee destinazioni d’uso, delle volumetrie ammissibili, delle tipologie costruttive più opportune, nonchè delle opere di sistemazione e di bonifica necessarie al tipo di opera da realizzare. Sottoclasse 3a: aree con problematiche di tipo geologico-geotecnico. A questa sottoclasse appartengono tutte le zone che possiedono inclinazioni generalmente superiori ai 20° e che risultano caratterizzate da potenziali problemi di instabilità soprattutto nel caso si modifichino le condizioni naturali del pendio con l'aggiunta di sovraccarichi artificiali (costruzioni). In questa classe ricadono le zone di scarpata naturale inattiva/quesciente evidenziate nelle tavole n.2 e n.4 e che risultano pertanto potenzialmente soggette all’influenza diretta di fenomeni come frane di media entità e varia tipologia che possono richiedere la necessità di realizzare opere di difesa sia attive che passive. La zona di scarpata, che risulta appartenere a questa classe, è essenzialmente quella che limita il Pianalto ferrettizzato dai terrazzi fluvioglaciali recenti. L'altezza di tale scarpata è compresa tra i 5 e i 15 metri e la sua inclinazione, che risulta variabile da punto a punto, è compresa generalmente tra i 12° e i 21°; pertanto in relazione all'estrema variabilità geometrica di questa scarpata e considerando le suindicate caratteristiche medie dei terreni che la compongono, si è stabilito di prevedere una fascia che comprenda oltre alla scarpata, anche una zona di sicurezza a monte del ciglio di quest'ultima, di almeno 20 metri di larghezza. La creazione di tale zona garantisce che ogni volta si vadano a modificare le condizioni naturali del pendio, si debba considerare il quadro complessivo nella quale si va ad inserire il nuovo sovraccarico artificiale. Pertanto, nel caso di una edificazione in corrispondenza di tale fascia, sarà necessario COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 93 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo prevedere oltre ad indagini geognostiche e di laboratorio mirate all'acquisizione diretta dei necessari parametri geotecnici, anche a verifiche di stabilità sia nel caso si debbano effettuare scavi in corrispondenza della scarpata, che, dell'intero complesso pendiosovraccarico artificiale, nel caso della realizzazione di un edificio alla sommità di quest'ultimo. In tale sottoclasse ricadono tutte le zone subpianeggianti, depresse mediamente di qualche metro rispetto alla superficie del Pianalto e coincidenti con il paleoalveo del Rio Zender; in tali zone sono presenti terreni fini poco addensati che derivano dalla rielaborazione della superficie del Pianalto e che risultano generalmente caratterizzati da bassi valori di carico ammissibile. Tale paleoalveo, che possiede una larghezza compresa tra i 50 e i 200 metri, risulta inciso dall'alveo attuale del Rio Zender solamente a sud della strada provinciale per Chignolo (località Biancina). Nella zona più a nord di tale località l'incisione fluviale appare meno marcata e risulta quindi di difficile delimitazione l'area di possibile divagazione delle acque di scorrimento superficiale durante un evento di piena. Soprattutto in tale area, è importante mantenere quindi una capacità di drenaggio naturale delle acque superficiali valutando attentamente ogni deviazione o restringimento della zona di libero deflusso. L'esistenza di questa direttrice naturale di smaltimento delle acque superficiali può favorire inoltre la realizzazione di interventi di drenaggio, di canalizzazione e di smaltimento delle acque di ruscellamento superficiale provenienti dai terreni posti a monte dell'abitato. Alla sottoclasse 3a appartengono anche tutti i terrazzi sviluppati all'interno della forra dell'Adda in quanto situati sia immediatamente a valle che a monte di scarpate particolarmente acclivi ricoperte da detriti (compresi blocchi e massi). Anche i rilevati distribuiti su tutto il territorio comunale, che risultano presumibilmente realizzati con materiali inerti, rientrano in tale sottoclasse; per essi, che sono costituiti da terreni riportati di diversa natura, è necessario accertarne sia la natura che le proprietà geotecniche. Sottoclasse 3c: aree con problematiche di tipo idrogeologico. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 94 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Rientrano in questa classe tutte le zone caratterizzate da un'elevata vulnerabilità della falda nonchè le aree di rispetto attorno ai pozzi ad uso potabile (acque destinate al consumo umano). Il territorio comunale è privo di opere di captazione le cui acque risultano destinate al consumo umano (D.P.R. del 24/05/1988 n.236). Relativamente ai pozzi presenti nelle vicinanze, sia la zona di tutela assoluta che quella di rispetto non appaiono interessare il territorio comunale. Classe 4 - Fattibilita' con gravi limitazioni In questa classe ricadono tutte quelle aree per le quali la situazione di alto rischio comporta gravi limitazioni per la modifica della destinazione d’uso delle particelle. In queste aree dovrà pertanto essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere di consolidamento o di sistemazione idrogeologica mirate alla messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti saranno consentiti esclusivamente gli interventi così come definiti dall’Art. 31 lettere a), b) e c) della L.457/1978 1, si dovranno inoltre fornire indicazioni in 1 Legge 457/1978; Art.31 – Definizione degli interventi Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente sono così definiti: a) Interventi di manutenzione ordinaria, quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. b) Interventi di manutenzione straordinaria, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare o sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienicosanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni d’uso. c) Interventi di restauro e risanamento conservativo, quelli rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentono determinazioni d’uso con esso compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso, l’eliminazione degli elementi estranei COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 95 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo merito alle opere di sistemazione idrogeologica e, per i nuclei abitati esistenti, quando non sarà strettamente necessario provvedere al loro trasferimento; dovranno essere predisposti idonei piani di protezione civile e dovrà essere valutata la necessità di predisporre sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto controllo l’evoluzione dei fenomeni in atto. La realizzazione di opere pubbliche e di interesse pubblico, oltre alle operazioni di manutenzione di piccole strutture non residenziali di supporto all’attività agricola, dovrà essere valutata puntualmente. A tal fine, alle istanze per l’approvazione da parte dell’autorità comunale, dovrà essere allegata la relazione specialistica che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio geologico. Nel caso specifico sono state distinte tre sottoclassi in funzione dei diversi aspetti che caratterizzano il territorio comunale: Sottoclasse 4a: aree con problematiche di tipo geologico-geotecnico. Rientrano in questa classe tutte le zone morfologicamente attive o scarpate caratterizzate da un 'elevata inclinazione ricoperte da detriti di versante e i pendii subito sottostanti a tali scarpate. Da queste zone si possono staccare blocchi e massi. E’ compresa in tale sottoclasse tutta la scarpata morfologica che definisce la sponda sinistra dell'Adda e una fascia di sicurezza arretrata di almeno 20 metri verso monte, rispetto al ciglio di tale scarpata. La scelta di stabilire una fascia di sicurezza di almeno 20 metri a monte del ciglio di quest'ultima, è legata alla presenza: di irregolarità (rientranze) nel profilo della scarpata, alla presenza di livelli suborizzontali meno cementati ed alla presenza di una tipica fratturazione verticale che interessa i conglomerati cementati del Ceppo. L'esistenza di questi fattori d'instabilità unita alla presenza di sovraccarichi artificiali proprio in corrispondenza del ciglio della scarpata possono indurre con il tempo processi di distacco - ribaltamento di blocchi. Si ritiene pertanto che tale zona deve essere interdetta a nuove edificazioni. all’organismo edilizio. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 96 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Sottoclasse 4b: aspetto idrologico. Sulla carta prodotta (tavola n.14a e 14b) è stata compresa in tale sottoclasse sia la fascia A "fascia di deflusso della piena" che la fascia B “fascia di esondazione” (così come definite nel "Piano stralcio per la difesa idrogeologica del bacino del Po); questa scelta è stata effettuata oltre a quanto riportato nella documentazione PAI anche in considerazione i seguenti elementi: * allagamento di tutto il piano della ex cava durante l'evento alluvionale del 1987; * risulta di difficile definizione il limite tra le due fascie per la presenza sia di elementi topograficamente elevati che di zone depresse in corrispondenza di tutto il piano di cava, anche in fascia B. * esistenza di una serie di rilevati artificiali realizzati in corrispondenza del perimetro del piano di cava che non appaiono tuttavia continui. Pertanto in tale zona si fa riferimento a quanto previsto dalla normativa del PAI e in particolare (cfr. capitolo 8.1.1.) agli: Art. 1 commi 5 e 6; Art. 29 comma 2; Art. 30 comma 2; Art. 32 commi 3 e 4; Art. 38; Art. 38bis; Art. 39 e Art. 41; che dettano prescrizioni rigurdo alle trasformazioni d’uso del territorio possibili in relazione agli obiettivi di sicurezza idraulica del piano. In tale sottoclasse ricade anche l'alveo del rio Zender lungo tutto il suo sviluppo; per la delimitazione dell'area che ricade in classe 4 è stata presa in considerazione oltre alla configurazione dell'alveo attuale, comprese le possibili aree di esondazione, anche quanto affermato dal R.D. 523 del 25/07/1904; tale decreto stabilisce l'esistenza di una fascia di rispetto fluviale di 10 metri di larghezza in corrispondenza di ciascuna delle due sponde. In particolare viene stabilità l’inedificabilità in tale fascia, cio sino all’assunzione da parte dei Comuni del provvedimento di cui ai punti 3 e 5.1 della D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002. Ogni deviazione o restringimento apportato alla sezione naturale di deflusso dovrà ogni volta essere valutato attentamente. Sottoclasse 4c: aspetto idrogeologico. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 97 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Si ritiene di poter considerare inclusa in questa sottoclasse tutta la zona delle ex cave dove oltre ad una superficie di falda situata a ridottissima profondità (laghetti di falda) sono presenti diverse sorgenti ubicate al piede della scarpata. Esse rappresentano i punti di emergenza della falda acquifera principale. In corrispondenza di esse potrebbero essere previste periodiche operazioni di pulizia e di taglio della vegetazione prativa valutando così il loro interesse naturalistico. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 98 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo 16. BIBLIOGRAFIA AA.VV. Atti del convegno "Polo Chimico dell'Isola: Analisi dei rischi di incidenti industriali. Capriate San Gervasio, 15 dicembre 1994. AA.VV. Piano Territoriale di Coordinamento. Studi Preliminari. Parco Adda Nord. AA. VV. Conoscenza della struttura idrogeologica della pianura bergamasca per una corretta tutela delle acque sotterranee. Bergamo, 28 giugno 1988. BENDOTTI P., BURLINI L., FRANCANI V. SAIBENE L., ZAPPONE A. Studio Idrogeologico delle esondazioni dei fiumi Adda, Brembo e Serio. Studi Idrogeologici sulla Pianura Padana, volume 4, Milano 1988. AA. VV. Carta geologica della Provincia di Bergamo (in stampa). DENTI E., FRANCANI V., FUMAGALLI L., PEZZERA G. e SALA P.,. Studio idrogeologico del foglio Vimercate I.G.M 1:50.000, 1988. BERETTA G.P., GALLI A., PEZZERA G. (1989). 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COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 102 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Ringraziamenti: Si ringrazia i seguenti enti per la gentile disponibilità durante la fase di acquisizione dati: - l'Amministrazione Provinciale nei Servizi: Acque, Territorio, Ecologia, Vie e Trasporti, Cave, Caccia e Pesca - Centro Agrometeorologico Provinciale; - il Servizio Provinciale del Genio Civile di Bergamo; - il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca; - il Consorzio tra i Comuni Madone, Filago e Bottanuco per lo svolgimento dei servizi ecologici e ambientali. - il Consorzio Intercomunale dell’Isola. - il Consorzio Acquedotto dell’Isola. - il Parco Adda Nord - l’Azienda A.S.L. 11, Servizio Igiene Pubblica e Ambientale. - l’Azienda A.S.L. 12, P.M.I.P di Bergamo,U.O. Fisica e Tutela Ambientale Bergamo, 23/04/1998 Revisione 30/08/2002 Pedrali Carlo Ordine Geologi Lombardia n.860 COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 103 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo FIGURE DEL TESTO COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 104 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 1 geologo Schema dei rapporti stratigrafici intercorrenti tra formazioni quaternarie continentali di origine ed età diversa, evidenziati dai paleosuoli e dalle sottili coperture di loess visibili in superficie (da un disegno inedito di G. Orombelli, modificato, ERSAL,1990). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 105 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 2. geologo Studio idrogeologico del foglio Vimercate in scala 1:50.000 (E. Denti , V. Francani, L. Fumagalli, G. Pezzera, 1988). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 106 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 3. geologo Carta geologica dei dintorni di Paderno d'Adda (G. Orombelli e M. Gnaccolini, 1978). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 107 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 4. geologo Schema riassuntivo dei rapporti stratigrafici tra le diverse unità di conglomerati e ghiaie affioranti nella forra dell'Adda nei dintorni di Paderno (da: Orombelli e Gnaccolini, 1978). • 1 - argille; • 2 - Ceppo Calcareo Inferiore; • 3 - Ceppo Calcareo Superiore; • 4 - ghiaie profondamente alterate; • 5 - ghiaie poligeniche; • 6 - Ceppo poligenico; • 7 - complesso di limi in parte di origine loessica; • 8 - ghiaie fluvioglaciali wurmiane. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 108 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 5. geologo Delimitazione dei bacini idrografici nel territorio dell'Isola (da: ERSAL, 1990). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 109 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 6. geologo Schema dei rapporti stratigrafici delle formazioni pliocenico quaternarie nell'Isola Bergamasca (da: E. Denti e P. Sala, 1988). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 110 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali Figura n. 7. geologo Principali episodi di inquinamento riconosciuti in corrispondenza della Pianura Bergamasca, periodo 1970-1990 (da: G. Pezzera, 1990). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 111 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo ALLEGATO FOTOGRAFICO COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 112 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 1. Località San Lorenzo. E' riconoscibile lo strato superficiale di loess color avorio. Foto 2. Particolare della precedente. Oltre al livello superficiale più chiaro è visibile uno strato sottostante di colore bruno scuro. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 113 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 3. Fronte scavo (abitato). Contatto netto tra il loess più superficiale e il deposito fluvioglaciale ferrettizzato sottostante. Foto 4. Particolare della precedente. Sono visibili le patine di ossidazione nerastre Fe-Mn. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 114 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 5. Fronte di scavo (abitato). Particolare della struttura del deposito fluvioglaciale ferrettizzato; i ciottoli risultano eterogenei dal punto di vista litologico, ben smussati ed in alcuni casi completamente alterati. La matrice è costituita da un limo argilloso di colre bruno rossastro che riveste i singoli costituenti. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 115 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 6. Forra dell'Adda. Scarpata verticale in conglomerato alluvionale ben cementato. Sono riconoscibili sia le originarie unità deposizionali (strati decimetrici) che le superfici di fratturazione subverticale alle quali è soggetto il deposito. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 116 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 7 e 8. Forra dell'Adda. Foto sopra: originarie unità deposizionali. Foto sotto: superficie di frattura subverticale COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 117 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 9 e 10. Forra dell'Adda, fronte di cava. Foto sopra: depositi fluviali localmente cementati. Foto sotto: particolare della precedente. Il deposito è costituito in prevalenza da ghiaie con intercalazioni lenticolari più fini (sabbie) o grossolane (ciottoli). COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 118 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 11. Sponda sinistra fiume Adda. Emergenze idriche presenti alla base di un bancone di conglomerato alluvionale cementato. Foto 12. Sponda sinistra fiume Adda. Sorgente captata presente alla base della scarpata in conglomerato cementato. Al piede è presente un laghetto di falda. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 119 COMUNE DI SUISIO Carlo Pedrali geologo Foto 13. Strada di cava. Frana di scivolamento in detrito che ha interessato l'orlo della scarpata sovrastante. Foto 14. Discarica di rifiuti in corrispondenza dell'orlo della scarpata sull'Adda. COMPONENTE GEOLOGICA NELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 120 COMUNE DI SUISIO