chiudere - Comune di San Pietro in Casale

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chiudere - Comune di San Pietro in Casale
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Provincia di Bologna
Servizio Pianificazione Ambientale
Comune di San Pietro in Casale
Relazione Tecnica
Generale
ad integrazione della documentazione già
allegata alla Domanda di Autorizzazione
Unica per la costruzione e l' esercizio di un
impianto di produzione energetica da fonte
rinnovabile; art. 12 D.Lgs. 387/2003 e D.M.
Sviluppo Economico del 10/09/2010.
Fonte rinnovabile: biogas da digestione anaerobica
Data: 6 febbraio 2012
Il Tecnico ___________________________
Tecnico coordinatore del Progetto di cui alla Domanda in oggetto: Alberghini
Marco nato il 31/07/1967 a Pieve di Cento (BO), residente in Comune di Pieve
di Cento (BO) in via del Fosso n. 17, codice fiscale numero LBR MRC 67L31
G643S, Partita Iva numero 01706841200, iscritto all' Ordine dei Dottori
Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Bologna al numero 818 d' Albo.
Telefono: 348 8096810, email: [email protected]
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Alberghini Marco
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INDICE
Soggetto attuatore…………………………………………………………………...4
Descrizione dell'iniziativa………………………………………………………....6
Ditta Costruttrice dell’Impianto…………………………………………….….... 8
DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO………………………………………………9
A) Stoccaggio del materiale per l’alimentazione dell’Impianto……..….……10
Area di stoccaggio degli insilati...……………………………….....………...10
Prevasca………………………………………………………………….…........10
Dimensionamento prevasca…………………………………………...…..….12
Sistema di trasferimento substrati…………………………………………...12
Serbatoio inox per integratori energetici……………………………....……13
B) Parte tecnologica dell’Impianto……..……………………………………..…13
Tramoggia di caricamento del digestore primario………………………....13
Fermentatore principale……………………………………………………….14
Post-Fermentatore o Digestore secondario………….………………………16
Cogeneratore, torcia di emergenza e altre componenti……………………16
C) Stoccaggio delle frazioni liquide e solide del digestato..……..…………..17
Vasche per lo stoccaggio del digestato liquido……………………….……17
Separatore solido/liquido……………………………………………………..18
Platea di stoccaggio del digestato solido………………………………..…..19
Cronoprogramma di realizzazione dell’Impianto……………………..………19
DESCRIZIONE DEL CICLO PRODUTTIVO DELL'IMPIANTO…………..20
Piano di alimentazione dell’Impianto………………………………..………....21
Fase di stoccaggio delle biomasse………………………………………..……...22
Carico della tramoggia di alimentazione…………………………..…………...24
Fase di avviamento e collaudo dell’Impianto……………………………….....24
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Utilizzo agronomico del digestato……………………………………………....25
Gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria…...………………….......27
La gestione delle operazioni di pulizia…………………………………………30
Gestione delle acque…………………………………………….……………..….30
Gestione dei rifiuti……………………………………………………………..….30
EMISSIONI E VALUTAZIONE DEL CUMULO DEGLI IMPATTI….....…32
Emissioni sonore…………………………………………..………………………32
Ricaduta degli inquinanti emessi dal camino……………………………........32
Emissioni odorigene…………………………………………………………........39
Qualità dell’aria e rumore indotto dal traffico ………………………………...41
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Soggetto attuatore
Cooperativa denominata “DIMIR GAS Società Cooperativa Agricola” con sede
in Comune di San Giovanni in Persiceto, Provincia di Bologna (CAP 40017),
frazione di San Matteo della Decima, via Cento n. 285, codice fiscale e Partita Iva
numero 03100651201, iscrizione alla CCIAA di Bologna REA numero BO491879, codice / tipo di attività n. 351100.
La Cooperativa è rappresenta dal Dr. Marco Caliceti– Presidente - nato il
27/11/1969 a Bologna, codice fiscale numero CLC MRC 69S27 A944C,
domiciliato, per la carica, presso la sede della Cooperativa.
I recapiti della Cooperativa sono:
telefono: 335 7042098 (Dr. Marco Caliceti– referente);
email Dr. Caliceti Marco: [email protected];
indirizzo di posta elettronica certificata della Cooperativa:
[email protected];
email tradizionale: [email protected]
Le Aziende Agricole fornitrici della prevalenza della materia prima agricola da
trattare nell’Impianto, attualmente Socie della Cooperativa sono le seguenti:
1.
Azienda Agricola – ditta individuale denominata “Caliceti Marco” con sede in
Comune di Bologna, via Frassinago n. 4/2, codice fiscale e CUAA numero CLC
MRC 69S27 A944C, Partita Iva numero 02122011204, REA CCIAA di Bologna
numero 414111 - Socio. L’Azienda, per la corrente annata agraria, ha in possesso
e conduzione circa 109 ettari di terreno nei Comuni di Bentivoglio (foglio 47, 48
e 55), San Giorgio di Piano (foglio 32) e Granarolo dell’ Emilia (foglio 20 e 21);
2.
Azienda Agricola – ditta individuale denominata “Cavicchi Raffaella” con sede
in Comune di San Giovanni in Persiceto (BO), frazione di San Matteo della
Decima, via Cento n. 285, codice fiscale e CUAA numero CVC RFL 61M67
C469L, Partita Iva numero 02061221202, REA CCIAA di Bologna numero
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385151 - Socio. L’Azienda, per la corrente annata agraria, ha in possesso e
conduzione 463,44 ettari di terreno nei Comuni di Crevalcore (foglio 20, 72, 73,
74, 75, 76, 78), San Giovanni in Persiceto (foglio 11, 23, 24), San Pietro in Casale
(foglio 28, 29, 36, 37, 50, 51) Argenta (FE) (foglio 194, 195) e Cento (FE) (foglio
35);
3.
Azienda Agricola – ditta individuale denominata “Boselli Daniele” con sede in
Comune di Castello d’Argile (BO), via della Costituzione n. 12, codice fiscale e
CUAA numero BSL DNL 66L13 C469X, Partita Iva numero 01940901208, REA
CCIAA di Bologna numero 399461 - Socio. L’Azienda, per la corrente annata
agraria, ha in possesso e conduzione 150,73 ettari di terreno nei Comuni di
Argelato (foglio 1, 3, 4, 5, 11, 16, 42), Castello d’ Argile (foglio 25);
4.
Azienda Agricola – Società Semplice denominata “Az. Agr. F.lli Masetti
Calzolari di Masetti C. E. e C.” con sede in Comune di Bologna, via Galliera n.
14, codice fiscale, CUAA e Partita Iva numero 00527810378, REA CCIAA di
Bologna numero 365290 - Socio. L’Azienda, per la corrente annata agraria, ha in
possesso e conduzione 150,51 ettari di terreno nei Comuni di Castello d’ Argile
(foglio 16, ) e San Giorgio di Piano (foglio 5, 9, 10).
La superficie di terreno agricolo in disponibilità e conduzione ai Soci della
Cooperativa è complessivamente di ettari 873,68 circa.
Inoltre la cooperativa Dimir gas stipulerà contratti di fornitura di prodotti
agricoli per l’alimentazione dell’impianto con altre Aziende Agricole non
associate. In particolare con la seguente:
Azienda Agricola “Cavicchi Ubero e Raffaella Società Semplice” con sede in
Comune di Cento, frazione XII Morelli, via XII Morelli n. 48 e terreni in
possesso e conduzione per ettari complessivi 24,04, tutti ubicati in Comune di
San Pietro in Casale, al foglio 50, in fregio all’ Impianto.
L’impianto della cooperativa avrà quindi in fregio una superficie agricola di 79
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ettari, costituiti da una parte dell’Azienda Agricola “Cavicchi Raffaella” e dall’
Azienda Agricola “Cavicchi Ubero e Raffaella Società Semplice”.
La cooperativa Dimir gas per l’alimentazione dell’impianto acquisterà inoltre
alcuni sottoprodotti agricoli, che rispettano l’articolo 184 bis del D.Lgs 152/2006
e s.m.i. come meglio descritto nel Documento 17 “Relazione Tecnica
sottoprodotti”, quali liquami zootecnici e polpe surpressate di barbabietola da
zucchero dalle seguenti ditte:
- per il liquame zootecnico “tal quale” da allevamento di bovini da latte ad uso
alimentare il fornitore sarà l’Azienda Agricola “Società Agricola F.lli Grassilli
Società Semplice” con sede e centro aziendale in Comune di Castello d’ Argile
(BO), in via Cappellana n. 10: liquame zootecnico.
- per le polpe surpressate di barbabietola da zucchero il fornitore sarà lo
zuccherificio di proprietà del COPROB Cooperativa Produttori Bieticoli Soc.
Coop. Agricola, con sede in Via Mora, 56 - I 40061 Minerbio (BO)
Descrizione dell'iniziativa
La Cooperativa intende realizzare e mettere in esercizio in Comune di San
Pietro in Casale, Provincia di Bologna, nei pressi della frazione di San
Benedetto, in via San Benedetto, in fregio alla S.P. n. 11, sul retro di un centro
aziendale zootecnico - agricolo esistente, in fregio ad una stalla attualmente non
utilizzata ed entro il 31/12/2012, un Impianto per la produzione di energia
elettrica di potenza nominale pari a 0,999 MWe, con combustibile biogas
derivante da digestione anaerobica, in mesofilia, di biomasse di prevalente
provenienza agricola che verranno specificate nel seguito.
Il sito ove si intende realizzare e mettere in esercizio l' Impianto è oggi
identificabile al Catasto dei Terreni del Comune di San Pietro in Casale, al foglio
50, mappali 79 parte e 80 parte; la superficie interessata è pari a circa 35.000 mq.
Detta area si sviluppa dal confine nord della corte esistente, verso nord e verrà
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meglio definita nella sua forma e nella sua consistenza in corso d’ opera.
Le coordinate G.B. del sito di realizzazione dell'Impianto sono: Est 1685900,
Nord
4953250; le coordinate geografiche del sito di realizzazione sono:
Longitudine 11,34700 e Latitudine 44,70820.
Per una migliore e più precisa identificazione del sito è anche possibile fare
esplicito riferimento agli elaborati grafici già allegati alla Domanda di rilascio di
Autorizzazione Unica di cui all'oggetto e successive integrazioni.
Inquadramento Urbanistico:
P.T.C.P.: si evidenzia quanto segue:
l’area interessata dall’ intervento è ricompresa tra gli ambiti agricoli a
prevalente rilievo paesaggistico del PTCP di cui all’ art. 11.8;
lo scolo consorziale che è posto in fregio al confine sud ed est dell’
appezzamento interessato dall’ opera è ricompreso nel reticolo idrografico del
PTCP di cui all’ art. 4.2; riferimento Consorzio della Bonifica Renana.
Si accede all’appezzamento direttamente dalla via San Benedetto – sede stradale
della S.P. n. 11, viabilità extraurbana secondaria di rilievo provinciale ed
extraprovinciale di cui all’ art. 12.12 PTCP.
P.S.C.: il Comune di San Pietro in Casale ha adottato il PSC con delibera del C.C.
n. 91 del 29/11/2008 e con delibera C.C. 37 del 18/04/2009 ed ha approvato il
PSC con delibera del C.C. n. 3 del 03/02/2011. Il sito interessato dalla
realizzazione dell’opera è ricompreso tra il Sistema degli Ambiti Rurali – Ambiti
Agricoli di Rilievo Paesaggistico art. 30.
R.U.E.: il Comune di San Pietro in Casale ha adottato il RUE con delibera del
C.C. n. 108 del 9/12/2009 e con delibera C.C. 19 del 31/03/2010 ed ha
approvato il RUE con delibera del C.C. n. 4 del 03/02/2011. Il sito interessato
dalla realizzazione dell’opera è ricompreso tra gli “Ambiti agricoli di Rilievo
Paesaggistico art. 33” e lo scolo consorziale che è posto in fregio al confine sud
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ed al confine est dell’ appezzamento ha una “Fascia di tutela fluviale art. 16
PSC”.
Da evidenziare che le particelle catastali sopra identificate sono interessate da
una fascia di tutela fluviale e dall’area di rispetto di un’ elettrodotto di media
tensione in linea aerea.
L’appezzamento di terreno interessato dalla realizzazione dell’ Impianto non
ricade tra i territori vincolati ai sensi della Legge 21/11/2000 n. 353 “Legge
quadro in materia di incendi boschivi” ed inoltre non esistono oneri reali ai
sensi dell’ art. 17 comma 10 del D.Lgs 5/02/1997 n. 22 in materia di “Aree
inquinanti”.
Nell’ area interessata all’intervento di cui alla presente non sono previsti ovvero
non si è dato corso a iniziative di P.O.C..
Infine preme evidenziare che il sito individuato dalla Cooperativa per la
realizzazione e l’esercizio dell’Impianto di cui alla presente non ha vincoli
urbanistici.
Ditta Costruttrice dell’Impianto
SEBIGAS Spa - Via degli Agresti, 6 - 40123 Bologna (BO), C.f./P.i. 02893841201.
Il modulo cogenerativo sarà fornito dalla ditta AB Energy SpA - via Artigianato,
27 - 25034 Orzinuovi (BS), C.f./P.i. 02106060987
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DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO
La descrizione in dettaglio dell’impiantistica, delle opere e infrastruttre
connesse, nonché di tutti gli aspetti tecnici connessi alla gestione ordinaria e
straordinaria dell’impianto nel suo complesso sono riportati nel Documento 3 Piano di gestione ordinaria e straordinaria parte 1 e 2.
Di seguito si riportano gli aspetti principali.
I dati base di progettazione sono i seguenti:
altitudine sito di realizzazione: c.a. 17 m s.l.m.;
temperatura esterna ambiente: min - 18° C, max 39° C;
umidità relativa: normale 60%, max 100%;
pressione atmosferica: da 880 a 1020 mbar;
sismicità: Zona sismica III
(Tavola 1 - SEBIGAS B042 104 001 D: Layout generale)
E’ possibile distinguere tre parti dell’Impianto:
A) i siti di stoccaggio delle materie prime da utilizzare, ovvero le trincee per
gli insilati, la prevasca chiusa per il liquame zootecnico ed il serbatoio per
gli integratori energetici;
B) la parte tecnologica vera e propria dell’ Impianto stesso con il sistema di
alimentazione automatizzato, il digestore ed il post-fermentatore, le
tubazioni di raccordo ed il cogeneratore;
C) la platea e le vasche di stoccaggio delle frazioni solide e liquide del
digestato.
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A) Stoccaggio del materiale per l’alimentazione dell’Impianto
Area di stoccaggio degli insilati
È costituita da 4 trincee (n. 2 x 75 x 14 e n. 2 x 75 x 28; tutte con h. + 5,00 m.),
della capacità di stoccaggio di circa mc. 26.250. Le trincee sono del tipo a
terrapieno: le cosiddette “stecche” (o vasche) sono separate da due pareti
inclinate con terrapieno in mezzo. Sulla sommità del terrapieno verrà ricavato
un corridoio della larghezza di circa 120 cm, utile alla sicurezza degli operatori
addetti alla copertura dell’ insilato ed al deposito dei pesi (sacchi con materiale
inerte tipo sabbia o stabilizzato) per il fissaggio dei teli di copertura. Il volume
tra le due pareti delle trincee verrà riempito con terra e, nella parte più
superficiale, con ghiaia. A circa 60 centimetri dalla sommità del corridoio verrà
posato un tubo drenante avente la funzione di allontanare le acque meteoriche
provenienti per gravità dal corridoio stesso e dai teloni di copertura dell’
insilato. Come ulteriore precauzione, per evitare infiltrazioni indesiderate di
percolato attraverso le fessure delle pareti prefabbricate nel terrapieno (che
vengono comunque sigillate con appositi materiali tipo siliconi speciali), le
pareti stesse verranno coperte con teli in plastica, convogliando così il percolato
verso il basso, cioè verso il pavimento delle trincee. Quest’ultimo verrà dotato
di una linea centrale di raccolta acque con caditoie preposte sia alla raccolta del
percolato durante lo stoccaggio degli insilati che alla raccolta delle acque
piovane quando la trincea è vuota.
Prevasca
La prevasca è realizzata in calcestruzzo ed è di forma cilindrica con diametro
8.5m e altezza 3m, il volume lordo è di 170m3 , quello utile (con franco di 0.3 m)
è di circa 150m3. (Tavola 3 - SEBIGAS B042 104 002 D-03: Prospetti d’impianto)
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La descrizione tecnica è consultabile al paragrafo 5.2 del Documento 3 “Piano di
gestione ordinaria e straordinaria parte 2”.
La prevasca chiusa serve per il ricevimento dei substrati liquidi ed è dotata di
gruppo di pompaggio immerso ed agitatore (miscelatore sommerso da 10 kW
per miscelazione continua del contenuto della prevasca). Al fine di ottenere una
completa ed omogenea miscelazione del liquame o altri substrati liquidi, dalla
copertura della vasca al fondo, il miscelatore può essere regolato in altezza.
Il funzionamento di coclee e tubazioni sono deducibili dalla Tavola 9 SEBIGAS
B042 A 003 D - Schema di flusso.
La fornitura comprende: miscelatore sommerso da 10 kW a 70°C in acciaio
inossidabile incluso il sensore di fuoriuscita del liquame; tubo guida in acciaio
inossidabile con tutti i supporti; carrucola manuale e telaio di supporto e corde
in acciaio inossidabile; 10 m di cavo. Sono presenti inoltre: un dispositivo di
sovralivello; un interruttore galleggiante con sostegno esternamente alla zona II;
un Indicatore di livello tramite misurazione a ultrasuoni approvato fuori dalla
zona II. Output: 4-20 mA.; una botola di accesso dotata di griglia con barre
trasversali in acciaio inox, coperta con tappeto in gomma; una pompa
sommergibile per fossa del condensato da 5 kW.
La prevasca è dotata di un apertura sulla sommità necessaria per il suo
riempimento (una volta circa alla settimana, questa operazione dura massimo
mezz’ora) protetta da un pannello incernierato in metallo e dispositivi di
sicurezza e filtraggio degli odori. A questo scopo la prevasca verrà dotata di
filtro antiodore del tipo “Dryscrubber” che è un filtro a secco. Il processo di
purificazione dell’aria viene realizzato attraverso uno scrubbing a secco degli
odori mediante assorbimento.
Il processo di abbattimento ha luogo in banchi filtranti opportunamente
ingegnerizzati i quali eliminano in modo irreversibile e con altissima efficienza
un ampio spettro di gas maleodoranti. In particolare nella sezione filtrante è
previsto l’utilizzo di due media filtranti:
- media filtrante impregnato con acido fosforico per la rimozione di ammoniaca;
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- carbone attivo impregnato con idrossido di potassio per la rimozione
dell’idrogeno solforato.
Lo scrubber che verrà montato è costituito da una unità package multistadio,
completa di sezione per l’eliminazione di eventuali condense, banchi di
filtrazione, pre e post filtrazione del particolato e plenum di ingresso e uscita
aria con relative canalizzazioni interne. Sarà inoltre dotato di ventilatore di
estrazione e quadro elettrico dotato di inverter per la regolazione della portata
aspirata.
Dimensionamento prevasca
Dal piano di alimentazione dell’impianto biogas, descritto nel paragrafo “Piano
di alimentazione dell’Impianto” della presente relazione, si evince che in
prevasca viene inviato dall’esterno solamente il liquame bovino (utilizzo max 5
ton/giorno), con cadenza di 5-7 giorni tramite carro botte da circa 20m3 (20 ton).
La prevasca riceve anche la frazione liquida di ricircolo del digestato pari a 23.3
m3/giorno.
Il volume occupato da questi elementi è pari a 43.3 m3 massimo. Restano quindi
più di 100m3 liberi che sono un volume più che sufficiente per ricevere i
percolati provenienti dall’impianto. Si ricorda inoltre che i percolati, i cui
volumi sono piuttosto variabili a seconda del periodo dell’anno, sostituiscono il
ricircolo della frazione liquida poiché anch’essi contribuiscono alla stessa
maniera del digestato liquido ad abbassare il contenuto di sostanza secca nei
digestori.
Sistema di trasferimento substrati
Il funzionamento di coclee e tubazioni è deducibile dalla Tavola 9 SEBIGAS
B042 A 003 D - Schema di flusso. Si tratta dei sistemi di pompaggio (Pompa
volumetrica a pistone: portata 70 m³/h; potenza installata: 15kW; max. 390 giri
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al minuto) che provvedono al trasferimento dei substrati fra le diverse sezioni
di impianto (prevasca, digestori e vasche finali). È previsto un trituratore
(Potenza: 7,5 kW; 314 giri al minuto; incluso sistema di sicurezza
sovrappressione, protezione funzionamento a secco), che sminuzza le parti più
grossolane con una lama rotante posizionato nel lato di aspirazione della
pompa. Materiali come sassi o inerti restano nella piccola vasca di ritenzione da
cui possono essere facilmente eliminate. La descrizione tecnica è consultabile al
paragrafo 5.5 del Documento 3 “Piano di gestione ordinaria e straordinaria
parte 2”.
Serbatoio inox per integratori energetici
Serbatoio della capacità di 40 m3, per lo stoccaggio degli integratori energetici
(glicerina vegetale, melasso ecc).. Il carico avviene tramite autobotti che
vengono collegate al serbatoio con apposita tubazione e flangia. Gli integratori
energetici vengono quindi inviati direttamente ai digestori tramite pompa
dedicata. La descrizione tecnica è consultabile al paragrafo 5.4 del Documento 3
“Piano di gestione ordinaria e straordinaria parte 2”
B) Parte tecnologica dell’Impianto
Tramoggia di caricamento del digestore primario
(Tavola 7 - SEBIGAS D-C-556 Sistema di Alimentazione) Si tratta del sistema di
alimentazione del materiale solido costituita da una tramoggia di carico di
capacità pari a circa 80 m3., che potrà essere chiusa per evitare eventuali
emissioni odorigene, dotata di pavimento mobile di dosaggio azionato
idraulicamente. È dotata di coclea di estrazione sul fondo del dosatore
(Lunghezza: 4,7 m, Materiale in acciaio inox, Albero sp. 11 - Spirale: sp. 8 mm,
diametro: interno 390 mm esterno 420 mm, Motoriduttore: 5,5 kW) e di coclea di
carico dal basso per il digestore primario (Lunghezza: 1.850 mm; materiale,
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acciaio inox 1.4301; canale di convogliamento, albero in acciaio inox, spirali
coclea inox 10 mm, ultima spira 20 mm; diametro: interno 315 mm, esterno 350
mm; motoriduttore 7,5 kW, pressione lavoro: 6 bar pressione nominale: 10 bar).
Il dosatore è adatto al trasporto di una portata massima di 12t/h di insilato di
mais o equivalente con TSS tra 25% - 40% con una pezzatura max 10 cm, ed
insilato ca. 4 cm.
Il funzionamento di coclee e tubazioni è deducibile dalla Tavola 9 SEBIGAS
B042 A 003 D - Schema di flusso.
La descrizione tecnica è consultabile al paragrafo 5.1 del Documento 3 “Piano di
gestione ordinaria e straordinaria parte 2”
Fermentatore principale
(Tavola 3 - SEBIGAS B042 104 002 D-03: Prospetti d’impianto)
Si tratta del digestore primario in cemento armato gettato in opera, di forma
cilindrica, con diametro di circa 24 m e altezza di circa 8 m, con soletta di
copertura, coibentato e riscaldato, completo di 1 miscelatore verticale e 2
miscelatori sommersi e strumentazione di controllo e misura. La temperatura di
processo è compresa tra i 40° C ed i 50° C (mesofilia).
Il tempo di ritenzione nel digestore primario è di 41 giorni.
I sistemi di sicurezza previsti sono evidenziati nella Tavola 2 - SEBIGAS B042
104 001 D-05: Layout generale con punti di emissione.
Le guardie idrauliche generiche (F-E ed anche il filtro ghiaia C) sono dispositivi
di sola sovrapressione, mentre le altre guardie (D) posizionate sulla linea gas
sono dispositivi di sovra e sottopressione. In particolare il sistema idraulico di
sicurezza per sovra/sottopressione, che come gli altri si attiva solo in caso di
emergenza, la valvola rilascia il gas o introduce aria nel digestore. Il
meccanismo idraulico si basa sulla legge di Pascal (sifone) ed è completamente
automatico:
in
caso
di
sovra/sotto
pressione
il
meccanismo
viene
automaticamente riempito del fluido senza necessità di intervento manuale. La
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valvola di sicurezza è integrata e opera ai seguenti valori di pressione:
sovrapressione > 8 mbar; sottopressione < -3 mbar.
La normale pressione di esercizio dei digestori è di 0,005 bar.
La descrizione tecnica è consultabile al paragrafo 5.6 del Documento 3 “Piano di
gestione ordinaria e straordinaria parte 2”
In risposta al quesito 42 dell’Arpa (“Indicare le modalità di costruzione di tutte
le vasche in funzione della necessaria impermeabilizzazione e tenuta delle
stesse per l’intero periodo di vita dell’impianto”), si precisa quanto segue.
Il calcestruzzo utilizzato per la costruzione dei digestori è del tipo RCK 35
Classe XA1; nelle riprese di getto è previsto un waterstop per migliorare la
tenuta. Durante la realizzazione il calcestruzzo verrà vibrato per migliorare la
sua compattezza e sarà portato a maturazione per i giorni successivi al getto.
Relativamente al calcestruzzo che verrà utilizzato si cita il testo "Il nuovo
calcestruzzo" del Prof. Mario Collepardi, luminare nel campo del ca:
"La permeabilità di un fluido attraverso un solido poroso diventa possibile solo
se i pori sono tra loro connessi (porosità continua). Nel caso del calcestruzzo, la
porosità discontinua, e quindi l'impermeabilità all'acqua, è assicurata solo al di
sotto di una certa soglia della porosità capillare: questa corrisponde, per ogni
determinato valore di a/c (acqua/ cemento), ad un certo grado di idratazione
alfa raggiungibile dopo un determinato tempo di stagionatura."
Pertanto, per i nostri digestori utilizzeremo un rapporto a/c pari a 0.4 e un
tempo di stagionatura umida di almeno 3 giorni, tempo necessario per
raggiungere l'impermeabilità all'acqua (come indicato nel manuale sopracitato).
Il calcestruzzo sarà inoltre coperto con una guina di protezione nelle zone a
contatto con il biogas per garantirne la durata nel tempo.
Infine, prima della messa in funzione dell'impianto, saranno effettuate prove di
tenuta idraulica delle vasche riempiendole con acqua e successivamente anche
prove in pressione (utilizzando aria) per avere garanzia anche della tenuta gas.
Solamente a seguito di un esito positivo di queste prove si procederà con la
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messa a regime dell'impianto.
Post-Fermentatore o Digestore secondario
In serie rispetto al primo, costruito in cemento armato gettato in opera, di forma
cilindrica, con diametro di circa 24 m ed altezza di 16,50 m, con copertura a
doppia membrana a tenuta di gas ed accumulo di biogas (accumulatore
pressostatico da 1600 m³) di colore “grigio tonalità chiara - cemento” completo
di accessori quali agitatori, miscelatori e strumentazione di misura e di
controllo. La temperatura del processo che avviene all’interno è ricompresa tra i
40° C ed i 50° C
Il tempo di ritenzione nel digestore secondario è di 39 giorni.
I sistemi di sicurezza previsti sono evidenziati nella Tavola 2 - SEBIGAS B042
104 001 D-05: Layout generale con punti di emissione. La descrizione tecnica è
consultabile al paragrafo 5.7 del Documento 3 “Piano di gestione ordinaria e
straordinaria parte 2”
Cogeneratore, torcia di emergenza e altre componenti
Dalla flangia di uscita del biogas dall'impianto di digestione fino alla cabina
enel, il tutto verrà verrà fornito e assistito full service dalla ditta AB Energy SpA
- via Artigianato, 27 - 25034 Orzinuovi (BS). In particolare:
- un cogeneratore (motore completo di accessori e generatore di corrente
elettrica) da 999 kWel in container insonorizzato (emette 65 dB a 10 metri di
distanza in campo libero senza riflesso), compreso di soffiante, scambiatore,
trasformatore, alternatore, trattamento del biogas, sistema elettrico di MT,
quadro comando e quadro controllo (Modulo ECOMAX 10 BIO) ;
- una torcia di sicurezza da 600 m3/h (a fiamma libera, per il consumo di biogas
in peculiari situazioni di funzionamento dell’Impianto quali ad esempio l’ avvio
dello stesso o il “fermo macchina”);
16
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
- un sistema biogas (skid biogas) completo di misuratori della portata del
biogas, analizzatore di linea delle caratteristiche del biogas, tubazioni, sistema
di desolforazione del biogas del tipo biologico mediante compressore di aria e
sistema di prefiltrazione del biogas con “gravel filter” per parziale
deumidificazione del biogas ed intercettazione di eventuali schiume.
Il filtro ghiaia o “gravel filter” è un filtro meccanico costituito da piccoli
elementi plastici che servono per evitare l’infiltrarsi di schiuma nelle tubazioni
di invio del biogas verso il cogeneratore e serve anche per la raccolta delle
condense del biogas che si formano lungo le tubazioni.
Durante la fase di manutenzione è possibile chiudere la tubazione di mandata e
di aspirazione ed è quindi possibile procedere con la sostituzione e/o
riparazione di questi componenti.
Nel Documento 11 – Fascicolo Relazione AB Energy sono riportate in dettaglio
le caratteristiche tecniche e il funzionamento del cogeneratore, della torcia di
emergenza, dello skid olio (impianto per il rabbocco automatico del
lubrificante), del sistema di deumidificazione raffreddamento e compressione
del biogas (skid biogas) oltre alla Relazione Tecnica relativa alle attività di
manutenzione ordinaria e straordinaria del modulo ECOMAX 10 BIO.
C) Stoccaggio delle frazioni liquide e solide del digestato
Vasche per lo stoccaggio del digestato liquido
(Tavola 6 - SEBIGAS – 553 002 D-03: Vasca finale)
Per ottemperare alle Linee Guida della Regione Emilia Romagna è stata
predisposta una prima vasca di stoccaggio finale (ø 26m X 8m) che riceve il
digestato “tal quale” dotata di cupola gasometrica (telone monomembrana tipo
3 da 1.000 m3) per il recupero del biogas residuo. Successivamente il digestato
viene separato in frazione liquida e frazione solida: la frazione liquida è stoccata
17
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
in una ulteriore e successiva vasca circolare di 28 m di diametro e 8 m di altezza,
divisa in 2 parti lungo il diametro da una parete divisoria. Su quest’ultima vasca
della frazione liquida non è prevista alcuna copertura antiodore poiché nelle
citate Linee Guida si afferma che tali vasche possono essere scoperte se il
rapporto superficie / volume è inferiore a 0,2 come in questo caso.
Il tempo di ritenzione complessivo dei due digestori è di 80 giorni (41 + 39). A
questo tempo di ritenzione vanno aggiunti altri 70 giorni di stoccaggio del
digestato nella vasca finale dotata di gasometro. I circa 150 giorni complessivi di
ritenzione sono più che sufficienti per garantire una digestione completa della
biomassa, che quindi non rilascia odori. Da evidenziare che durante la fase di
esercizio il Soggetto Attuatore potrà monitorare il processo riscontrando i dati
di pH, temperatura e contenuto in acidi grassi. Attraverso opportuni punti di
prelievo sarà inoltre possibile prelevare campioni di digestato tal quale che
potrà essere analizzato presso laboratori specializzati per monitorare i principali
parametri di processo di digestione. Ciò servirà come riscontro della corretta e
completa digestione delle matrici in ingresso, potendo così intervenire per
correggere eventuali criticità. Il numero e la cadenza dei campionamenti
verranno decisi in accordo con il servizio di assistenza biologica in funzione
della necessità.
Il volume utile è di 8350 m³ in totale che consente uno stoccaggio per circa 180
giorni. Peso specifico digesto liquido 1 ton/m3
La descrizione tecnica è consultabile al paragrafo 5.8 del Documento 3 “Piano di
gestione ordinaria e straordinaria parte 2”.
Separatore solido/liquido
Il separatore solido / liquido del tipo a compressione elicoidale scarica la
frazione liquida in una zona o vano chiuso posto all’ interno dell’ ultima vasca
di stoccaggio del digestato liquido. In questo vano ha origine la tubazione per il
18
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
ricircolo del separato liquido che verrà miscelato alla frazione solida (biomassa)
in ingresso nel processo: la finalità è di miscelare il digestato appena uscito
dall’Impianto con la matrice in ingresso, al fine di portarla ad una temperatura
ideale e ad un contenuto batteriologico quali/quantitativo utile al processo.
Quando questo vano è pieno il digestato liquido tracima nella vasca di
stoccaggio vera e propria.
Platea di stoccaggio del digestato solido
Il peso specifico del digestato solido è 0.8-0,9 ton/m3. Il digestato solido
prodotto in 90 giorni è pari a circa 1.245 ton per un volume di 1.121 m3. Il
piazzale di raccolta della frazione solida ha una superficie di circa 600 m2 e
quindi una capienza pari a 600 m2 x 3 m di altezza = 1.800 m3. Tale area
consente un tempo di stoccaggio sufficiente.
La platea è posizionata tra le due vasche finali di stoccaggio al fine di consentire
la realizzazione di un cumulo utilizzando come pareti le vasche stesse. Come
previsto dalle Linee Guida della Regione Emilia Romagna la piazzola sarà
dotata di una tettoia di copertura e di tamponature laterali.
Cronoprogramma di realizzazione dell’Impianto
Si allega il Documento 16 Cronoprogramma di realizzazione dell’Impianto.
19
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
DESCRIZIONE DEL CICLO PRODUTTIVO DELL'IMPIANTO
Trattasi di un Impianto di produzione di energia elettrica funzionante con
combustibile “biogas” composto per il 52% circa da gas metano.
Il “biogas” deriva dal processo di digestione e fermentazione anaerobica, in
mesofilia (temperatura di esercizio tra i 37° C ed i 41° C), di diverse tipologie di
matrici organiche vegetali, liquame zootecnico di bovino e frazione liquida di
digestato (quest’ ultima servirà come inoculo nella fase di avviamento dell’
Impianto e come “ricircolato” durante l’ ordinario funzionamento del processo
fermentativo). Le matrici organiche vegetali sono costituite da prodotti agricoli
coltivati e sottoprodotti insilabili forniti prevalentemente dai Soci del Soggetto
Attuatore ovvero recuperate nel comprensorio circostante da Aziende Agricole
conferenti e fornitrici con contratto.
All’ interno del digestore e del successivo post – fermentatore, in assenza di
ossigeno, a temperatura costante e per opera di ceppi diversi di batteri
avvengono le 4 fasi tipiche della digestione anaerobica di seguito descritte:
1) idrolisi, dove le molecole organiche che compongono le matrici vegetali o
zootecniche utilizzate subiscono la scissione in composti più semplici quali i
monosaccaridi, amminoacidi e acidi grassi;
2) acidogenesi, dove avviene l' ulteriore scissione in molecole ancora più
semplici come gli acidi grassi volatili (ad esempio acido acetico, propionico,
butirrico e valerico), con produzione di ammoniaca, anidride carbonica e
acido solfidrico quali sottoprodotti;
3) acetogenesi, dove le molecole semplici prodotte nel precedente stadio sono
ulteriormente digerite producendo biossido di carbonio, idrogeno e
principalmente acido acetico;
4) metanogenesi, con produzione di metano, biossido di carbonio e acqua.
Si ricorda che quanto sopra descritto avviene in natura all’ interno del tratto
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
intestinale di ogni animale erbivoro o che si alimenta anche con vegetali. I
liquami zootecnici contengono tutte le famiglie ed i ceppi dei batteri necessari al
processo di fermentazione.
La tecnologia di realizzazione dell’ Impianto di cui alla presente è finalizzata
alla riproduzione e all’ ottimizzare del processo naturale e spontaneo sopra
descritto e, più precisamente, è finalizzata in modo semplice alla maggior
produzione possibile di biogas, attraverso la stabilizzazione a valori costanti di
temperatura e pH dell’ ambiente ove si sviluppano i diversi ceppi batterici.
Piano di alimentazione dell’Impianto
Biomasse utilizzate:
Biomasse
Quantità utilizzata
(dato espresso in tonn./anno)
Insilato di mais
12.000
Insilato di sorgo
3.000
Insilato di triticale
5.500
Liquame bovino
2.000
Polpe surpressate di Bbietola da zucchero
1.200
Melasso da BBietola da zucchero*
Integratore: q.b.
Glicerina vegetale*
Integratore: q.b.
(*) sono integratori della dieta: verranno utilizzati solo se necessario e per
quantitativi minimi.
Tutte le matrici agricole sono prodotte in cosiddetta “filiera corta”, cioè nelle
vicinanze dell’impianto. Ci preme evidenziare che la normativa attuale prevede
un raggio massimo di 70 km per l’approvvigionamento della materia prima da
utilizzare nell’impianto per essere considerato in “filiera corta”.
Nel caso in oggetto, la distanza massima – raggio - tra l’impianto ed i terreni e le
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Aziende Agricole Socie della Cooperativa e/o le Aziende Agricole conferenti
con contratto, è inferiore ai 30 km; l’ Impianto rientra quindi ampiamente nel
limite previsto. Nel Documento 5 – “Rapporto Nuovo Piano del Traffico” sono
descritti in dettaglio da dove proverranno le produzioni agricole e i
sottoprodotti utilizzati, i percorsi stradali e il numero dei mezzi coinvolti, riferiti
ai mesi dell’anno.
Nel Documento 17 – “Relazione Tecnica Sottoprodotti” è riportata la
descrizione in dettaglio sia dei sottoprodotti che degli integratori energetici
indicati e la rispondenza ai requisiti previsti dall’articolo 184 bis del D.Lgs
152/2006. Sono inoltre allegati alla relazione il contratto di fornitura del
liquame zootecnico con le relative caratteristiche merceologiche, nonché le
schede tecniche degli altri sottoprodotti e integratori energetici che potranno
essere utilizzati dall’impianto della cooperativa Dimir gas.
Fase di stoccaggio delle biomasse
I mezzi che trasportano le matrici da utilizzare nell’Impianto vengono pesati all’
ingresso e successivamente dirottati verso l’ entrata delle trincee. Ogni trincea
verrà caricata con il medesimo tipo di trinciato di cereale da insilare. A partire
dalla fine di settembre verranno insilate anche le polpe surpressate di bietola da
zucchero, mano a mano verranno prodotte dallo zuccherificio e consegnate
presso le trincee dell’impianto. Il carico da insilare viene rovesciato sul
pavimento della trincea, spinto e raccolto in cumuli con trattrici attrezzate con
lame o pale e compattato per togliere l’ aria. Una volta raggiunta la dimensione
corretta della trincea (anche in altezza), il materiale viene progressivamente
coperto con teli impermeabili, fermati e mantenuti in posizione da pesi, in modo
da impedire all’ aria di entrare dalle aperture che si potrebbero originare da una
non perfetta od omogenea copertura. Nello specifico, man mano che la trincea
viene riempita, è necessario il compattamento quanto più possibile completo
della massa. Questa operazione, infatti, consente di eliminare l’ossigeno dal
22
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
materiale da insilare, favorendo l’instaurarsi delle necessarie condizioni di
anaerobiosi. L’eliminazione dell’ossigeno inibisce la microflora aerobica
(dannosa) e favorisce invece una rapida e intensa fermentazione lattica, che
termina in alcune
ore, e che assicura la buona conservazione del
foraggio/matrice. Una buona compressione del foraggio/materiale è tale
quando il peso specifico apparente risulta di circa 650-700 kg/m3. Queste fasi di
riempimento e compattazione del materiale rappresentano un momento critico
per l’ottenimento di un prodotto di qualità, conservabile per diversi mesi (anche
oltre un anno) senza emissioni di cattivi odori (che sarebbero indice di un non
corretto insilamento, che, preme evidenziare, comporterebbe ingenti danni
economici). Ultimate le operazioni di carico e compressione il silo viene
sigillato, coprendolo ad esempio con un foglio plastico dello spessore di 4 - 6
mm; la pellicola deve aderire quanto più possibile alla massa insilata e non
permettere la formazione di sacche d' aria; in superficie non devono essere
presenti depressioni che potrebbero raccogliere acqua piovana, favorendo così
la rottura del telo stesso. Una buona tecnica di chiusura è quella del doppio telo:
il primo film va appoggiato sulle pareti laterali e poi rimboccato verso il centro
del silo stesso, il secondo telo va posizionato sopra il primo nel senso della
lunghezza della trincea. Una volta coperta, la massa insilata viene tenuta
compressa utilizzando sacchi pieni di sabbia e/o ghiaia appositamente
realizzati e che possono essere reimpiegati.
Il riempimento della prevasca con liquame zootecnico avviene attraverso una
apertura posta sulla sommità della stessa: il tubo di scarico del carro botte viene
direttamente posizionato presso l’ apertura e bloccato durante l’ operazione di
scarico. In questo modo si evita lo sversamento accidentale di liquame
all’esterno e quindi la formazione di cattivi odori (fermentazioni aerobiche del
materiale sversato involontariamente all’ esterno del manufatto), inoltre
l’operatore non entra in contatto con il liquame.
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Carico della tramoggia di alimentazione
L’insilato verrà prelevato quotidianamente dalle trincee con una pala gommata
dotata di apposita morsa. Il fronte e la sommità della massa insilata verranno
progressivamente scoperti dai teli solo per la porzione da asportare necessaria
per la razione quotidiana; al termine di questa operazione l’insilato verrà
coperto nuovamente. Questa operazione è particolarmente delicata in quanto
l’esposizione all’aria del materiale insilato comporta l’avvio di indesiderati
processi di ossidazione che comprometterebbero irreparabilmente la qualità del
prodotto, così come avviene in un normale allevamento zootecnico. La pala
meccanica rovescerà direttamente il proprio carico nella tramoggia preposta al
carico automatico del digestore. Il pavimento e le pareti delle trincee vuote,
ovvero in corso di svuotamento, verranno mantenute pulite da cicli di pulizia
periodici (quotidiani) programmati anche per la corretta gestione degli odori.
Fase di avviamento e collaudo dell’Impianto
La descrizione dettagliata di queste fasi è riportata nel Documento 9 –
“Procedure di Avviamento e Collaudo” fornito dalla ditta costruttrice Sebigas,
che si allega alla presente.
In fase di avviamento dell’Impianto, anche per inoculare e insediare la
necessaria microflora batterica, il digestore sarà riempito con liquame
zootecnico (bovino e/o suino a seconda della disponibilità del comprensorio
nell’ epoca di avviamento) e, come inoculo, con la frazione liquida di digestato
(circa il 4,5% di S.S.) proveniente da Impianti dotati di analoga tecnologia. Sarà
possibile definire le quantità effettivamente necessarie delle due matrici (circa
300 m3 d’inoculo di idonea qualità ed al massimo 900 m3 di liquame) solo in fase
di start-up.
24
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Utilizzo agronomico del digestato
Per “digestato” si intende il prodotto della fermentazione e della stabilizzazione
anaerobica delle matrici introdotte nel ciclo dell’ impianto. Di fatto il digestato
ha una composizione ed una consistenza molto variabile a seconda delle matrici
in ingresso nell’ Impianto.
Ha un pH basico, tra 7,5 e 8,2, contiene lo stesso quantitativo di azoto, di fosforo
e di potassio che è stato introdotto con le matrici utilizzate nel ciclo dell’
impianto; l’ azoto, in particolare, è in forma ammoniacale, mineralizzato e non
volatile.
Caratteristiche del digestato “tal quale”:
unità di misura
1 Solidi Totali
2 Solidi Volatili
Sostanza Secca
Sostanza Organica
g/kg
30 - 90
% Solidi Volatili 50 - 70
3 pH
7,5 – 8,2
4 NTK
Azoto totale Kjeldahl
g/kg
3-6
5 N-NH4
Azoto ammoniacale
%NTK
50 - 80
6 C/N
carbonio / azoto
3-8
7 Fosforo (P2 O5 )
g/kg
0,8 - 1,6
8 Potassio (K2 O)
g/kg
4-7
Fonte: Biogas, come ottenere nuovo reddito per l’ agricoltura di A. Ragazzoni, Ed. L’ Informatore Agrario, 2010.
L’impiego che le Aziende Agricole Socie del Soggetto attuatore intendono fare
del digestato ricavato è quello di utilizzarlo nei terreni in conduzione a seconda
dell’ epoca di distribuzione o dei mezzi a disposizione dell’ Azienda.
Il digestato verrà prelevato dallo stoccaggio e con adeguati mezzi trasportato
presso i terreni dei soci ove si intenderà distribuirlo. L’epoca di distribuzione,
oltre a tenere in debita considerazione i vincoli stagionali, sarà funzionale al
migliore utilizzo agronomico dello stesso.
Preme evidenziare che presso l’Impianto vi saranno due forme di digestato da
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
gestire: la frazione solida o palabile (con circa il 30% di sostanza secca), stimata
in circa 5.000 ton/anno, e la frazione liquida (con circa il 5% di sostanza secca),
stimata in circa 19.000 ton/anno, ovvero circa 24.000 ton/anno complessive.
La gestione/distribuzione del digestato presenta una specifica caratterizzazione
stagionale: di fatto, il digestato uscirà dall’Impianto e verrà distribuito negli
appezzamenti da coltivare o coltivati solo in taluni periodi dell’ anno, nel pieno
rispetto dei limiti imposti dalla normativa vigente in materia di spandimenti al
suolo ed in relazione al cosiddetto stato di “tempera” dei terreni da lavorare.
Le epoche nelle quali saranno realizzati gli spandimenti al suolo sono:
-
in prearatura dei terreni, a garanzia di un interramento profondo;
-
in fase di primo affinamento del letto di semina, se per quest’ultima
lavorazione del terreno potrà essere previsto un adeguato interramento del
digestato distribuito;
-
in sarchiatura o fresatura (prima dell’esecuzione della lavorazione)
-
in copertura, per le coltivazioni a semina primaverile che prevedono
lavorazioni tra le fila oppure che si avvantaggiano di una distribuzione di
digestato liquido anche solamente quale apporto irriguo.
Secondo la letteratura scientifica disponibile (vedi progetto SEQ-CURE, LIFE06
ENV/IT/000266: Sistemi integrati per accrescere il sequestro di carbonio,attraverso la
produzione
di
colture
energetiche
fertilizzate
con
residui
organici.
(http://www.crpa.it/nqcontent.cfm?a_id=3995)) è dimostrato che questi sono i
periodi ovvero le epoche migliori per la distribuzione del digestato sui terreni
agricoli poiché dal punto di vista agronomico si esaltano le sue ottime
caratteristiche chimico-fisiche, consentendo quindi di sfruttare al massimo i
molteplici benefici che questo materiale porta ai nostri terreni. Infatti, nel corso
degli anni, a causa della progressiva scomparsa delle attività zootecniche e del
conseguente scarso o nullo utilizzo di concimi organici come il letame, i terreni
agricoli della nostra provincia si stanno progressivamente impoverendo di
sostanza organica (humus). I benefici dell’utilizzo del digestato possono essere
riassunti
in
un
notevole
effetto
ammendante
(miglioramento
delle
caratteristiche soprattutto fisico meccaniche, che si traduce in un minor
26
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
dispendio energetico per le lavorazioni del terreno e di una maggiore capacità
di trattenere l’acqua nel terreno) e di un ottimo apporto di sostanza organica e
di elementi fertilizzanti, sia micro che macroelementi, quali azoto, fosforo e
potassio, nello loro forme prontamente disponibili per le coltivazioni. Tali
apporti, se gestiti nei modi e nei tempi corretti, secondo le migliori pratiche
agronomiche disponibili, consentono la limitazione se non la completa
sostituzione dei fertilizzanti di origine minerale, permettendo di migliorare
fortemente il bilancio energetico e ambientale delle coltivazioni, come
dimostrato da numerosissime ricerche scientifiche condotte in merito.
Da evidenziare infine che il digestato avrà già subito una completa maturazione
presso i siti di stoccaggio di oltre 70 giorni. In complesso i circa 150 giorni
complessivi di ritenzione (41 + 39 + 70) sono più che sufficienti per garantire
una digestione completa della biomassa e grazie a questa pratica il digestato
non rilascia alcun odore indesiderato.
Per una descrizione dettagliata relativa alla gestione del digestato si fa esplicito
riferimento agli allegati alla Richiesta di Autorizzazione Unica di cui alla
presente, in particolare al Documento 5 “Rapporto Nuovo Piano del Traffico” e
al “P.U.A. - Piano di Utilizzazione Agronomica degli effluenti”, quest’ ultimo
redatto in riferimento alla normativa vigente in materia della Regione Emilia
Romagna.
Gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria
Si rimanda al già citato Documento 3 Piano di gestione ordinaria e straordinaria
dell’ Impianto Relazione SEBIGAS, Parte 1 e Parte 2.
La verifica del funzionamento dell’Impianto, per i parametri di controllo e le
segnalazioni di eventuali allarmi, sarà possibile anche tramite collegamento
remoto (sms su cellulare, segnalazione su tablet pc, ecc..). Il collegamento sarà
attivo sia verso i soci che verso il personale addetto, oltre che verso la centrale di
controllo della Ditta costruttrice dell’ Impianto e della Ditta fornitrice del
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
cogeneratore e titolare della relativa assistenza full service.
Per la manutenzione dell’Impianto è prevista la stipula di contratti dedicati con
durata poliennale (vedi Documento 19 Allegati Tecnici Manutenzione ordinaria
e straordinaria) dove, in estrema sintesi, sono previste le seguenti operazioni:
- manutenzione ordinaria preventiva sui componenti dell’Impianto da
effettuarsi tramite visite periodiche intervallate ogni 2000 ore di esercizio in
riferimento ad un monitoraggio preventivo programmato e costante;
- operazioni di manutenzione straordinaria di tipo prevedibile da eseguirsi su
parti impiantistiche e sulle apparecchiature installate, da effettuare negli
intervalli di tempo e secondo le modalità stabilite nei manuali di funzionamento
e manutenzione delle macchine stesse;
- operazioni di manutenzione straordinaria di tipo non prevedibile necessarie al
ripristino della funzionalità ed al funzionamento dell’ Impianto a seguito di
arresti e/o guasti accidentali non risolvibili dal Soggetto Attuatore;
- attività di assistenza biologica periodica, ogni 90 giorni ovvero quando se ne
ravvisi la necessità, all’ Impianto finalizzato al monitoraggio del processo di
biodigestione e di produzione di biogas, attività tesa ad un pronto e puntuale
intervento qualora dovessero manifestarsi criticità capaci di compromettere e
ridurre la produttività dell’ Impianto stesso. L’attività di monitoraggio verrà
effettuata sul digestato prelevato da ogni digestore per la verifica di parametri
chimici e chimico-fisici.
E’ doveroso integrare il corposo programma di manutenzione ordinaria così
come redatto dalla Ditta che ha progettato l’Impianto e lo realizzerà, con una
breve sintesi degli interventi di manutenzione giornaliera comandati alla
maestranza dell’Impianto:
-
pulizia delle aree della trincea da cui si è prelevato il materiale caricato
nell’ Impianto,
-
pulizia del mezzo impiegato e controllo dei misuratori della sua
efficienza,
-
pulizia dei piazzali di manovra e pulizia delle aree limitrofe la tramoggia
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
di carico o l’ imboccatura della prevasca qualora ci si sia riforniti di
liquame,
-
controllo di tutte le valvole di sicurezza e dei manometri posti nei vari
tratti delle tubazioni,
-
verifica ed ispezione della perfetta tenuta di tutte le tubazioni,
-
esecuzione di più controlli giornalieri al monitor del personal computer
di gestione,
-
monitoraggio e governo dell’ Impianto circa la valutazione del suo
perfetto funzionamento e del perfetto funzionamento di ogni sua parte o
sezione,
-
verifica del cogeneratore e del suo perfetto funzionamento, compreso la
verifica della chiusura delle aperture del container onde evitare il
propagarsi di rumore.
Lo schema del Programma di manutenzione periodica, ordinaria e straordinaria
proposto dalla Ditta SEBIGAS, progettista e costruttrice dell’ Impianto, è
allegato alla Domanda di cui all’ oggetto della presente.
Preme evidenziare che prima di ogni intervento di manutenzione a qualsiasi
parte dell’Impianto, a garanzia di una corretta esecuzione dell’intervento e della
sicurezza degli addetti all’intervento, se necessario verrà programmato il
consumo o lo smaltimento in fiaccola del biogas contenuto nei gasometri. In
questo modo si evita la diffusione di odori sgradevoli.
Per quanto riguarda gli agitatori (mixer) posti all’interno dei digestori e delle
vasche (richiesta chiarimento numero 20 dell’Arpa), questi sono regolabili per
altezza e inclinazione e possono essere rimossi senza dover svuotare i digestori.
I duomi dei mixer sono ovviamente a chiusura ermetica e corredati da una
estensione in lamiera verso l’ interno del digestore avente una dimensione tra i
65 cm e i 40 cm. In fase di manutenzione dei mixer, innalzando il livello del
contenuto all’interno del digestore fino al superamento della soglia
rappresentata dall’ estensione in lamiera dei duomi dei mixer stessi, si può
procedere all’ apertura del duomo del mixer ed alla sua estrazione senza fare
uscire biogas dal digestore o dal post – fermentatore: le uniche esalazioni di
29
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
odore che si hanno sono solamente quelle del biogas contenuto nel piccolo
volume delimitato da queste lamiere.
La gestione delle operazioni di pulizia
Le operazioni di pulizia verranno eseguite per evitare che residui di materiale
rimangano esposti all’ aria e siano quindi fonte di emissioni odorigene in
conseguenza di fenomeni di ossidazione e/o fermentazioni.
Saranno oggetto di pulizia giornaliera le trincee che sono utilizzate, i piazzali di
manovra antistanti le trincee ed il fronte di carico della tramoggia preposta al
riempimento del digestore.
L’apertura di carico della prevasca dei liquami sarà oggetto di pulizia
successivamente ad ogni intervento di riempimento.
Gestione delle acque
Data la complessità di questo argomento si rimanda al Documento 10 Gestione
delle Acque e alla Tavola 11 - SEBIGAS 042 107 007 D-04 Planimetria Tubazioni
Fognature e Tavola 12 SEBIGAS 042 107 007 D-04 Planimetria Superfici Scolanti
Gestione dei rifiuti
Si intende fare esplicito riferimento alla Relazione Tecnica AB Energy all’interno
del Documento 11 “Fascicolo Relazione AB Energy” circa l’ Impianto di
produzione biogas e di energia elettrica e sulle caratteristiche dell’ Impianto ai
sensi del D.Lgs 387/2003 e sulle emissioni in atmosfera ai sensi del DPR 53/98 e
del D.Lgs 152/06 redatta a cura della Ditta AB Energy con sede in Comune di
Orzinuovi (BS).
Tutti gli stoccaggi delle materie prime liquide (oli minerali) e dei rifiuti liquidi
sono dotati di bacini di contenimento.
E’ possibile che presso il vano ufficio presente nel complesso dell’Impianto
30
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
vengano generati rifiuti: questi rifiuti in particolare si devono intendere
assimilabili ai rifiuti domestici e verranno smaltiti secondo quanto prevede la
normativa comunale di gestione dei rifiuti assimilabili ai domestici.
31
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
EMISSIONI E VALUTAZIONE DEL CUMULO DEGLI IMPATTI
Nel Documento 15 Tabella Riepilogativa dei Punti di Emissioni sono riportati i
dati tecnici relativi a tutti i punti di emissione dell’Impianto in oggetto.
In considerazione della presenza di altro impianto a digestione anaerobica ( Soc.
Agricola Mascarino 2 Casello d’Argile) nelle vicinanze dell’impianto oggetto
della presente istanza, e in ottemperanza a quanto indicato nella DGR
1570/2011 al paragrafo 3, lettera G) b), dell’Allegato I, in questo capitolo della
presente Relazione Tecnica si è provveduto a valutare il potenziale cumulo degli
impatti derivanti dalla concentrazione dei due impianti, attraverso l’utilizzo di
modelli previsionali come di seguito descritti.
Emissioni sonore
Si rimanda alla perizia acustica allegata nel Documento 14 Relazione Impatto
Acustico
Ricaduta degli inquinanti emessi dal camino
Questa analisi è stata commissionata alla società internazionale AMEC Earth
and Environmental GmbH, Piazza Don Mapelli 1, 21020 Sesto San Giovanni
(MI) le cui conclusioni sono riportate nel Documento 12: “Analisi delle ricadute
al suolo delle emissioni inquinanti atmosferiche”, a cui si intende fare esplicito
riferimento e di cui di seguito si riporta un estratto.
Modello adottato
La stima delle concentrazioni a livello del suolo degli inquinanti è stata eseguita
con
AERSCREEN,
ovvero
un
metodo
semplificato
riconosciuto
dall’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti (rif. U.S. Environmental
32
Alberghini Marco
Protection
Dottore Agronomo
Agency,
Screening
http://www.epa.gov/scram001/dispersion_screening.htm).
models
-
AERSCREEN
insieme a SCREEN3 è tra i modelli più largamente utilizzati.
Va ricordato che, essendo AERSCREEN un modello semplificato, in esso viene
adottato un approccio conservativo nell’identificazione e quantificazione degli
effetti considerando il “caso peggiore” (worst case), sull’assunto che, se
l’inquinamento valutato nel suo caso peggiore non supera una soglia specifica,
può essere allora considerato sicuramente non significativo anche nelle altre
condizioni di scenario meno conservative.
AERSCREEN può svolgere un’analisi di sorgenti puntuali, areali e volumetriche
semplici, nonché di torce, ed effettuare stime degli effetti short term, includendo
il calcolo delle concentrazioni massime al livello del suolo in funzione della
distanza.
Emissioni oggetto della valutazione
Le emissioni inquinanti atmosferiche oggetto di questa analisi delle ricadute al
suolo derivano da un impianto di cogenerazione modulo JENBACHER JGS 320
GS NL di potenza nominale complessiva a pieno carico pari a 999 kWe elettrici
alimentato a biogas e della potenza termica complessiva di kWt 2462, sotto
forma di biogas ottenuto dalla fermentazione anaerobica di biomasse e liquame.
L’impianto di cogenerazione in oggetto è da considerarsi scarsamente rilevante
agli effetti dell’inquinamento atmosferico in quanto possiede una potenza
termica inferiore a 3 MWt per cui le emissioni da esso provenienti non sono
soggette ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell’art. 272,
comma 1, del D.Lgs. n.152/2006.
Rimangono comunque cogenti i valori limite di cui all’Allegato I alla Parte V del
D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i. (Parte III, punto 1) che l’impianto dovrà rispettare.
Le emissioni inquinanti atmosferiche legate all’impianto biogas in oggetto (vedi
Documento 15 Tabella Riepilogativa dei Punti di Emissioni) sono dovute ai fumi
combusti in uscita dal motore e nella tabella a seguire vengono riportate la
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
caratteristiche del camino di scarico e i valori di concentrazione degli inquinanti.
Tecnologie di contenimento delle emissioni inquinanti
Per il contenimento delle emissioni inquinanti il modulo di generazione JGS 320
GS NL si avvale di differenti tecnologie considerate le migliori disponibili.
La prima riguarda la prevenzione della formazione di sostanze inquinanti
mediante un sistema di regolazione sulla combustione denominato Leanox,
un’altra riguarda l’abbattimento del monossido di carbonio generato durante la
combustione mediante un catalizzatore ossidante.
Qualora sussistano condizioni particolari per il mancato contenimento delle
emissioni inquinanti, es. regolazione Leanox in avaria, il quadro di comando del
modulo di generazione indica istantaneamente tramite display alfanumerico ed
è in grado di fermare l'impianto. Il monitoraggio delle sostanze inquinanti
avviene tramite tronchetto filettato normalizzato montato sulla linea fumi.
Nel Documento 11 – Fascicolo Relazione AB Energy sono riportate in dettaglio
le caratteristiche tecniche del cogeneratore che sarà fornito e poi assistito full
service dalla ditta AB Energy SpA - via Artigianato, 27 - 25034 Orzinuovi (BS).
Risultati della simulazione con Aerscreen
Con i dati di emissione indicati in precedenza, che rappresentano le condizioni
emissive peggiori in quanto valori massimi autorizzati, sono state effettuate le
simulazioni con il modello AERSCREEN delle concentrazioni massime di
inquinanti al suolo derivanti dalle emissioni atmosferiche dell’impianto di
34
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
cogenerazione a biogas.
Grafico 1
Grafico 2
Nei grafici riportati nel Documento 12: “Analisi delle ricadute al suolo delle
emissioni inquinanti atmosferiche” sono rappresentati gli andamenti delle
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
concentrazioni al suolo in funzione della distanza dal punto di emissione. Le
concentrazioni riportate sono quelle massime orarie e medie annue. Sempre nel
Documento sono allegati i file output delle simulazioni effettuate con
AERSCREEN. A titolo di esempio si riporta nel grafico 1 la concentrazione
massima oraria al suolo delle polveri e nel grafico 2 la concentrazione media
annua al suolo degli NOx.
Analisi dei risultati
Per ciascuna matrice ambientale d’interesse e per ciascun inquinante tipico del
processo in analisi, la valutazione degli effetti si basa sul confronto tra il
contributo aggiuntivo (CA) al livello di inquinamento nell’area geografica
interessata che determina il processo in esame ed il corrispondente requisito o
Standard di Qualità Ambientale (SQA) che deve essere salvaguardato.
In sintesi, i risultati emersi dallo studio sono i seguenti:
-
per il CO, i valori di concentrazione al suolo derivanti dall’emissione
dell’impianto in esame rappresentano in ogni caso un contributo
assolutamente non significativo rispetto a questo SQA;
-
per l’NOx, nelle situazioni peggiori simulate dal modello, il contributo
derivante dalle emissioni dell’impianto in esame è ben al di sotto dei limiti
essendo nel punto di massima ricaduta a 100 metri solo il 20% circa dell’SQA
orario e il 13% circa dell’SQA annuale;
-
per le polveri e nella fattispecie per il PM10 è previsto un valore limite medio
giornaliero di 50 µg/mc da non superare più di 35 volte per anno civile e un
valore limite medio annuale di 40 µg/mc; quindi, i valori di concentrazione
al suolo di polveri derivanti dall’emissione dell’impianto in esame
rappresentano in ogni caso un contributo assolutamente non significativo
rispetto a questo SQA;
-
per i composti organici totali non esiste uno standard di qualità ambientale
con cui confrontare il contributo immissivo derivante dall’impianto in
esame.
36
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Risulta quindi che i centri abitanti si trovano ad una distanza tale per cui i valori
di massima ricaduta si trovano ad essere ridotti di 1/4 rispetto ai valori nel
punto di massima ricaduta situato a 100 metri dall’impianto, così come i casolari
intorno risultano distanti oltre il punto di massima ricaduta.
Cumulo degli impatti con impianto biogas di altra ditta
A 1700 metri dall’impianto biogas in esame si trova un altro impianto biogas
(Mascherino 2) con una potenzialità del tutto analoga a quella in esame, avente i
seguenti limiti alle emissioni: CO 800 mg/Nmc; NOx 500 mg/Nmc; COT 150
mg/Nmc.
Si può desumere che per l’impianto Mascherino 2 i valori di ricadute al suolo
siano del tutto analoghi a quelli dell’impianto in esame almeno per quanto
riguarda NOx e COT mentre per il quanto riguarda il CO i valori differiscono
considerevolmente, ma questo è un inquinante di relativo interesse visto
l’elevato valore di SQA.
Grafico 3
37
Alberghini Marco
Con
queste
Dottore Agronomo
premesse
il
cumulo
degli
impatti
può
essere
valutato
sovrapponendo i valori di massima ricaduta nel raggio di massima influenza
dei due impianti cioè 1700 metri. A titolo di esempio nel grafico 3 viene
riportato il risultato di questa sovrapposizione per gli NOx, da cui si evince che
la cumulabilità dei contributi immissivi dei due impianti non è significativa
poiché al massimo si arriva ad una concentrazione oraria di 55 µg/mc quindi
comunque ben al di sotto dello Standard di Qualità Ambientale.
Direzione delle ricadute al suolo degli inquinanti atmosferici
Come è stato già evidenziato, i modelli di screening non danno un’indicazione
della direzione delle ricadute al suolo. D’altra parte però nei modelli di
simulazione come AERSCREEN i valori in funzione della distanza dalla
sorgente emissiva sono il risultato della situazione meteo climatica peggiore
(worst case). È comunque verosimile che non si possa verificare una situazione
contestuale in cui le ricadute massime orarie dei due impianti si vadano
incontro tra di loro, visto che a 1,7 km di distanza le rose dei venti sono le
medesime. Per tale motivo la simulazione di sovrapposizione dei contributi dei
due impianti risulta essere estremamente conservativa.
Per quanto riguarda invece le ricadute al suolo medie annue, queste seguono
tipicamente
la
direzione
dei
venti
prevalenti
e
quindi
si
possono
presumibilmente ipotizzare lungo il quadrante opposto a quello di prevalente
provenienza dei venti. Quindi rispetto all’impianto, nei mesi invernali si hanno
venti prevalenti dal versante ovest e quindi ricadute al suolo in prevalenza
verso est (cioè verso San Pietro in Casale, distante 4,75 km), mentre nei mesi
estivi abbiamo venti prevalenti dal versante est e ricadute al suolo in maggior
parte verso ovest (quindi verso Pieve di Cento, distante 3,25 km). Mediamente
nell’anno comunque prevalgono i venti da ovest.
38
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Conclusioni
Secondo il modello di simulazione utilizzato le emissioni generate dall’impianto
biogas in oggetto rispettano ampiamente i limiti previsti dagli Standard di
Qualità dell’Aria anche tenendo conto dell’effetto cumulativo con l’altro
impianto biogas a 1,7 km di distanza.
Emissioni odorigene
Per valutare tale impatto è stata eseguita per prima cosa un’analisi
anemometrica cioè riguardante intensità e direzione dei venti che caratterizzano
la zona in cui si realizzerà l’impianto biogas proposto. Tale analisi è riportata
nel Documento 6 “Analisi anemometrica e rose dei venti”. L’elaborazione dei
dati su una serie storica quindicennale (dal 1991 al 2005) ha permesso di
descrivere intensità e direzione prevalente dei venti (rose dei venti) come media
dei 15 anni e più in dettaglio come media dei 15 anni nei mesi di gennaio e
luglio, scelti come mesi rappresentativi della stagione invernale ed estiva. Si
riportano le considerazioni conclusive del Documento 6 “Analisi anemometrica
e rose dei venti”: “Nei mesi invernali abbiamo venti prevalenti provenienti dal
versante ovest e quindi verso San Pietro in Casale mentre nei mesi estivi
abbiamo venti prevalenti provenienti dal versante est e quindi verso Pieve di
Cento. Mediamente nell’anno comunque prevalgono i venti da ovest.
Nel contesto territoriale dove insisterà l’impianto biogas, i venti deboli o assenti
che possono determinare la formazioni di ristagni d'aria sono generalmente più
frequenti nel periodo invernale, quando le basse temperature di per se stesse
limitano le reazioni chimiche che possono sviluppare odori sgradevoli
(fermentazioni, ossidazioni ecc), che si possono accidentalmente verificare al di
fuori delle condizioni di processo controllato di un impianto biogas
tradizionale.
Nel periodo estivo sono invece più frequenti i periodi con venti di intensità
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
variabile, sufficiente a favorire la dispersione (diluizione) spontanea di composti
che possono risultare osmogeni, composti peraltro normalmente già presenti
ovunque si pratichi una normale attività agricola.
Alla luce di tale analisi, è possibile affermare che l’impatto di eventuali
composti odorigeni nei confronti delle zone limitrofe al sito preso in esame può
ragionevolmente ritenersi estremamente limitato.”
Nel Documento 6/A “Rose dei venti applicate a immagini satellitari” sono
rappresentate le rose dei venti sopra citate applicate alle immagini satellitari di
google map. Sono riportate anche la localizzazione e le distanze dal sito sia dei
comuni e centri abitati, che delle abitazioni nelle immediate vicinanze, oltre al
sito dove sorge l’impianto biogas della Società Agricola “Mascherino 2” di
Castello d’Argile.
Il Documento 2 “Rapporto odori” analizza le possibili fonti di emissioni
odorigene e le misure di mitigazione che saranno adottate dall’impianto biogas
in oggetto. Come si evince dal suddetto rapporto, seguendo le Linee Guida della
Regione Emilia Romagna saranno adottate misure di prevenzione e mitigazioni
(copertura con recupero biogas e odori della vasca di stoccaggio del digestato,
ecc.) tali per cui l’impatto in termini di emissioni odorigene dell’impianto biogas
proposto sono da ritenersi trascurabili. È stato inoltre predisposto un piano di
autocontrollo delle missioni odorigene (vedi Documento 13 “Monitoraggio delle
emissioni odorigene”) come previsto sempre dalle Linee guida, che verrà
eseguito quando l’impianto sarà attivo sia all’esterno (2 punti di rilievo) che
all’interno (3 punti) del sito. Sarà cura e interesse della cooperativa porre
rimedio ad eventuali criticità che potessero emergere da tale monitoraggio
durante il funzionamento dell’impianto.
Per quanto riguarda il potenziale effetto cumulato delle emissioni odorigene
dell’impianto biogas in oggetto con quelle dell’impianto della Società Agricola
“Mascherino 2”, si può ritenere che tale effetto cumulato sia trascurabile,
essendo la distanza tra i due impianti (1,7 km in linea d’aria) sufficientemente
ampia e considerando che direzione e intensità dei venti sono le medesime nei
due siti.
40
Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Qualità dell’aria e rumore indotto dal traffico
Dall’analisi del traffico generato dall’iniziativa in oggetto, riportata nel
Documento 5 Rapporto Nuovo Piano del Traffico, si evince che nell’arco
dell’anno l’incremento di traffico causato dall’iniziativa in oggetto rispetto al
monitoraggio eseguito dalla Provincia di Bologna (Settore Pianificazione e
Trasporti) sui tratti di provinciale SP11 interessati ( sezioni 195, 241 e 239) risulta
inferiore all’1% (vedi Tavola 3 del Documento 5 Rapporto Nuovo Piano del
Traffico). In particolare il valore massimo di incremento (0,56%) si registra una
sola volta, nel mese di agosto, e rispetto alla sola sezione 195 del monitoraggio.
Per valutare l’effetto cumulato con il traffico che verrà generato dall’impianto
della Società Agricola Mascherino 2, i risultati ottenuti nel Documento 5
Rapporto Nuovo Piano del Traffico , come esposto in particolare al paragrafo 6,
sono stati ritenuti rappresentativi anche per questo impianto. Ciò in quanto la
ditta costruttrice è la medesima, il piano di alimentazione si suppone sia simile e
la viabilità interessata (SP11) probabilmente (ma non necessariamente) la stessa
utilizzata dall’iniziativa in oggetto. Raddoppiando quindi il numero dei viaggi
nell’arco dell’anno e di conseguenza il relativo incremento di traffico rispetto
alla situazione attuale si evince che anche in questo scenario non si supera l’1%
di aumento del traffico, con la sola eccezione del mese di agosto quando rispetto
alla sezione di rilievo 195 si ha un aumento dell’1,12%.
Da colloqui intercorsi con esperti del settore viabilità e infrastrutture come ad
esempio l’ingegner Andrea Simone, professore associato presso la Facoltà di
Ingegneria dell’Università di Bologna, Dipartimento di Ingegneria delle
Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento del Territorio (DISTART),
ci è stato confermato che, su un tratto di infrastruttura stradale come quella
considerata, aumenti di traffico dell’ordine del’1% non determinano alcun
impatto significativo sia in termini di deterioramento dell’infrastruttura stessa,
sia in termini di qualità dell’aria e di rumore indotto, e quindi, secondo il parere
del Prof. Simone, non sono generalmente richiesti ulteriori approfondimenti.
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Il Documento 18 “Rapporto impatti della viabilità sugli Standard di Qualità
dell’Aria (SQA)” analizza comunque gli scenari che si potrebbero configurare in
seguito all’introduzione dei due impianti biogas nel territorio. Di seguito si
riporta un estratto di questo studio.
Il territorio del comune di San Pietro in Casale ricade nelle cosiddette zone di
colore verde, ovvero nelle quali sono rispettati gli Standard di Qualità dell’Aria
(SQA), in base alla zonizzazione territoriale di riferimento per i PM10 e gli NO2
elaborata da Regione Emilia Romagna. Nelle zone verdi si deve perciò utilizzare
un criterio cautelativo per mantenere la qualità dell’aria ambiente.
Nello studio è stata adottata una procedura semplificata messa a punto
dall’Arpa regionale per il calcolo ex ante dei contributi alla qualità dell’aria
locale, determinati dalle emissioni dell’impianto e dai relativi trasporti della
biomassa in entrata e in uscita, che andrebbero a sommarsi ai valori misurati
oggi. Questo strumento, sarà disponibile ad accesso libero sul sito web
www.biomasse-emissionizero.emilia-romagna.it, unitamente alla descrizione
della metodologia utilizzata per la sua realizzazione ed alla indicazione dei
parametri e dei fattori di riferimento (nel momento in cui si scrive il sito è
accessibile al seguente indirizzo http://service.arpa.emr.it/biomasse/).
Lo strumento è costituito da un algoritmo (abaco) che attraverso l’inserimento
di alcune informazioni sostanziali consente di valutare il rischio di superamento
dei limiti di legge previsti dalla normativa vigente nell’area di realizzazione del
nuovo impianto (1 Km2) e nella zona limitrofa (4 Km2). È possibile inoltre
eseguire la stima del cumulo di più impianti collocati nelle vicinanze, indicando
il numero complessivo e sommando la potenza termica e il numero dei
trasporti. Nel caso di impianti distanti più di 1 km la ricaduta va valutata solo
sull'area di 4 km2.
Il risultato dell’elaborazione eseguita dal software evidenzia che in nessun caso
vengono superati gli indicatori della qualità dell’aria (SQA). Ciò significa che i
due impianti biogas non modificano la situazione dell’area interessata che
rimane nella cosiddetta “zona di colore verde”, dove cioè sono rispettati gli
Standard di Qualità dell’Aria.
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Alberghini Marco
Dottore Agronomo
Nonostante i risultati della valutazione preliminare siano chiaramente negativi,
per maggiore chiarezza e trasparenza si è proceduto comunque al calcolo delle
emissioni legate alla viabilità del presente progetto, seguendo la metodologia
indicata dai “Criteri per l’elaborazione del computo emissivo per gli impianti di
produzione di energia a biomasse” che sono attualmente in discussione in
ambito regionale.
Al fine di realizzare una completa e oggettiva analisi degli effettivi impatti sulla
mobilità e viabilità stradale pubblica correlati all’iniziativa in oggetto, si è tenuto
conto dei mezzi pesanti (viaggi di andata e ritorno) che trasportano le derrate
agricole attualmente prodotte dai soci della cooperativa ai tradizionali centri di
stoccaggio, conservazione e lavorazione (situazione ante-operam) e quelli
generati dalla gestione delle biomasse in entrata ed in uscita dall’impianto di
digestione anaerobica (situazione post-operam).
Infine, i dati di emissione così calcolati sono stati messi a confronto con le stime
delle emissioni da traffico veicolare desumibile dal “Piano di Gestione della
Qualità dell’Aria” della Provincia di Bologna.
Le conclusioni dello studio sono le seguenti:
“L’iniziativa DimirGas in oggetto si collocherebbe in un territorio come quello
di San Pietro in Casale classificato nella normativa regionale in materia come
“area verde”, cioè che non presenta superamenti degli Standard di Qualità
dell’Aria (SQA).
I risultati della simulazione eseguita con l’algoritmo (Abaco) disponibile sul sito
web dell’ARPA Emilia Romagna confermano che l’impianto biogas in oggetto
non determina nessun superamento degli Standard di Qualità dell’Aria sia
nell’area di installazione dell’impianto (1 km2), sia nell’area prossima
all’impianto (4 km2). Tale risultato è stato confermato anche considerando
l’effetto cumulato con l’impianto biogas già autorizzato della Società Agricola
“Mascherino 2” distante 1,7 km in linea d’aria.
Il calcolo delle emissioni riconducibili al traffico generato dall’iniziativa
Dimirgas permette di affermare che tali emissioni risultano trascurabili rispetto
allo scenario emissivo provinciale.”
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