Il Culto - Liceo Classico Manzoni
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Il Culto - Liceo Classico Manzoni
Febbraio 2009 Il Culto Anno 1 Numero 5 Editoriale 02 Il Culto Editoriale, il quinto de “Il Culto” di Tommaso Sciotto - 3E Dopo il numero antologico, ecco tornare il solito Culto. Ma dite che si legge, l’editoriale? Così va meglio? Bene, d’ora in poi l’editoriale sarà più conciso e cubitale. Degli otto numeri previsti per quest’anno, siamo appena entrati nel secondo blocco. Nel complesso la situazione del giornale è positiva, nonostante le riunioni siano poco frequentate. Al momento attuale, vi partecipa solo una parte degli scriventi. È il caso di invertire la tendenza, e fare degli scriventi una parte della redazione? Le riunioni del martedì alle 14:30 davanti all’atrio del Manzoni sono da sempre aperte a tutti, anche chi non intende scrivere ma solo confrontarsi con l’ambiente. È possibile che la riunione diventi luogo di dibattito, invece di essere lo svago di pochi veterani? È possibile che contribuisca a dare spunti, a creare iniziativa, a stimolare immaginazione e interessi? La telematizzazione di tutti i nostri rapporti impoverisce la nostra capacità di confronto. Nella situazione attuale, le stesse riunioni sono povere di significato, asfittiche e demenziali. Ma non è dai pochi che le frequentano, che ci si può aspettare una svolta. È da chi non ha ancora parlato, chi crede di non aver nulla da dire, e anche solo con la sua singolare presenza farebbe una grande differenza. Tu, anonimo lettore! Hai deciso di rimanere tale per sempre? S A c l U C A M A R C O N I O S T A N Z A P R I N C I P E O S T A N T I N O O R L A N D O A U R O F O R E S T E R A R C O S E R I O O R E N Z O P A R I G I U C A D E A N G E L I S A T T E O R I M O L D I I C C O L Ò P O Z Z I O M M A S O S C I O T T O N D R E A S C I O T T O L I A Z E N O N I L E S S A N D R O R E N D R E A T O D I S C O E N E D E T T A M A R A N I e ospite speciale 07 Filosofia 08 Dialogo 10 Poesia 11 Fotografia 12 Disegno B R A I O O R E 1 1 : o i L C C M M L L M N T A E A A B 03 Manzoni 04 Notizie e Reportage 06 Bloc Note 07 Cinema B c e r t a n z o n 0 01 Copertina 02 Editoriale E n M 2 Sommario F o 2 0 Copertina di Tommaso Sciotto: “Il Cigno Nero” Logo “InforManzoni” di Francesca Bocchio Logo “Bloc Note” di Amar Hadzihasanovic Impaginazione di Tommaso Sciotto. Contatti Redazione Tommaso Sciotto Diego Begnozzi Elia Zenoni [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Il Culto Manzoni 03 di Michele Brezigia - 1E “Tutto ciò che avete sempre voluto sapere. Forse.” Consiglio d’Istituto del 30 gennaio: questa volta erano presenti proprio tutti, studenti, genitori e professori.Tralasciando il progressivo svuotarsi della sala, la durata di ben tre ore e mezzo, le interminabili discussioni e quel signore che quasi si è addormentato, sintetizzeremo i punti più interessanti del fittissimo ordine del giorno. Per l’Aula Magna dal 23 febbraio si effettueranno radicali lavori di restauro: verrà installato un nuovo impianto audio-video al costo di ben 18 000 euro, grazie al quale la struttura potrà essere utilizzata per conferenze, concerti e proiezioni cinematografiche. I lavori, con un po’ di fortuna, si concluderanno a metà marzo. Si è discusso poi del coro scolastico, al quale si sono già iscritti una quarantina di studenti, benché sia aperto anche a insegnanti e personale ATA. I finanziamenti non sono ancora stati garantiti e potrebbe essere necessario versare una quota tra i 40 ed i 60 euro, che comprenderebbe le 52 ore di attività, suddivise in 13 settimane, a quattro ore a settimana, ripartite tra lezioni individuali e di gruppo. Come già nella precedente seduta, il preside ha espresso il desiderio che si integrino le attività pomeridiane con corsi di musica, ma per il momento nulla è stato deciso. È stato quindi approvato il corso di Basket del professor Taffoni, della durata di due mesi, che prevede quattro ore settimanali di lezione, due al lunedì e due al venerdì. Le iscrizioni si apriranno a breve. Novità in vista anche per la biblioteca: la rete wireless verrà installata entro qualche mese (con, tra l’altro, una spesa nettamente inferiore rispetto a quella preventivata nell’ultimo Consiglio d’Istituto). Inoltre si procederà alla digitalizzazione dell’archivio; si faciliterà il prestito dei libri della biblioteca storica e la stessa biblioteca, anche con l’aiuto di alcuni genitori, rimarrà aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.15, mentre per l’apertura pomeridiana bisognerà aspettare ancora. Quindi si è passati ai libri di testo: è stato proposto, come già fatto dal CPM all’inizio dell’anno, di acquistare, grazie ad una misera sovvenzione, alcuni libri da prestare annualmente agli studenti del ginnasio (grammatiche, manuali e simili). I dettagli non sono stati però meglio definiti. È stato quindi il momento di Lanza. In modo insolitamente sintetico (meno di dieci minuti), ha richiesto un finanziamento di 100 euro mensili per “Informazione Collettiva”, il nuovo giornalino del CPM, che parlerà, diversamente da come facciamo noi, di filosofia, politica, attualità, cultura, senza perdersi in inutili frivolezze. La discussione è stata accesa e lunga. Dopo una ventina di minuti si è approvato il finanziamento, nonostante l’opposizione del preside e l’astensione del professor Mazzini, a condizione che si presenti come testata indipendente, slegata, almeno formalmente, dal CPM. I nostri rappresentanti, tutti quanti uniti, si sono quindi battuti per ottenere un documento che enunci i criteri di valutazione della condotta. Anche qui la discussione è stata accesa, ma tra poco i criteri saranno formalizzati. Veniamo ora al concerto: programma fitto e musiche di ogni genere. Questa volta non più SOLO composizioni originali ma anche del “repertorio acquisito” (ovvero tutto ciò che si vuole). Per le iscrizioni, se c’è ancora posto, potete rivolgervi al grande organizzatore dell’evento, in 3E. È inutile che dica di chi si tratta. Qualcosa non va? Volete far presente che il nostro Liceo sta andando a rotoli? Questa rubrica vi fa schifo? Avete un annuncio da far pubblicare? Scrivete tutto a [email protected], gradiremo ogni minima segnalazione. Manzoni 04 Il Culto Il gioco del “Sì, ma” di Diego Begnozzi - 1C Partecipanti: da due a sei. È importante che fra di essi corra un sottile astio, che assicuri la continuità del giuoco. I partecipanti devono essere pronti a qualsiasi astuzia pur di non dar ragione agli altri concorrenti. Terreno di giuoco: non esistono restrizioni di sorta. Questo giuoco può essere praticato in palestre, aule, boschi e piscine, in qualsiasi località scelta dai partecipanti. L’importante è che i partecipanti si trovino a loro agio, così da esaltare le loro capacità retoriche. Durata: il giuoco non ha limiti di tempo fissi; i partecipanti dovranno quindi accordarsi preventivamente sulla durata della disputa. L’orario minimo dovrebbe aggirarsi sui sessanta minuti, per far sì che il discorso venga articolato in più punti, quello massimo sui cent’ottanta per non far scemare l’attenzione del pubblico ed evitare spiacevoli situazioni, come atti di violenza o migrazioni di massa verso un campo da calcio. Scopo del giuoco: il partecipante dovrà aver verbalmente ragione degli avversari. Un’apposita giuria, composta da tre membri scelti a caso fra il pubblico, eliminerà il concorrente incapace di rispondere con prontezza. L’ultimo partecipante rimasto in gara sarà decretato vincitore. In caso di pareggio alla fine del tempo concesso la giuria, dopo il computo dei punti bonus (vedi apposito paragrafo) sceglierà il miglior oratore. È interessante notare come la verità non sia strettamente necessaria. Il concorrente, infatti, potrà inventare panzane a suo piacimento, pur di umiliare l’avversario. Regole: le regole sono poche e semplici: la più importante è che ogni intervento deve essere introdotto da “si, ma”. Ciò fa si che non si giunga mai ad una conclusione ma si spazi fra vari temi senza concludere nulla. Il partecipante deve tassativamente ribattere entro 5 secondi. Se così non accade, il giocatore sarà squalificato. Ogni “ehm”, “mah”, “diciamo” o interiezioni di tale natura comporteranno una penalità, e così ogni pausa nel discorso superiore ai tre secondi. Dopo tre penalità il giocatore viene squalificato. La pronuncia, inoltre, deve essere chiara. Bandite espressioni dialettali o strani accenti locali: la giuria Notizie sulla Coca Cola Company vigilerà su questo e a sua discrezione sancirà penalità o, nei casi più gravi, l’eliminazione. Il linguaggio scurrile, pur essendo ammesso a causa del grande favore di pubblico che incontra, non è incoraggiato. Punti bonus: esistono determinate parole che, se inserite nel discorso, fanno acquistare a colui che le ha pronunciate punti bonus, da calcolarsi nel computo finale. Queste parole devono essere scelte prima dell’inizio della disputa dalla giuria, e comunicate una sola volta ai concorrenti. Non è necessario inserire queste parole in un contesto logico, in quanto la difficoltà maggiore sta nel ricordarsi le parole stesse. Ad esempio, potremmo trovare: CPT + 1 punto Botte + 1 p. Xenofobia + 2 p. Precariato + 2 p. Crew Padanterrona +3 p. Ordunque - 1 p. IPC -1 p. Plutocrazia - 2 p. Onorevole - 3 p. Notizie e Reportage di Tommaso Gola e Matteo Conti - 1D La “Coca Cola” è la bibita più venduta al mondo, ed è la seconda parola più diffusa dopo “okay”. E’ la regina dei soft drink: fattura circa 22 miliardi di dollari l’ anno, detiene il 50% del mercato globale delle bevande gassate, produce 400 marchi differenti acquistabili in 232 nazioni. E’ in assoluto il logo che vale di più. Qual è il segreto di questo incredibile successo? Dietro questo segreto si nascondono una verità fatta di accuse di violazioni dei diritti umani, gravi danni all’ ambiente e danni nei confronti dei lavoratori. Iniziamo questo viaggio nel mondo della coca-cola, parlando della bevanda in se stessa. Nel sito della coca-cola si afferma che l’aspartame contenuto nella bevanda non provoca alcun danno, che la caffeina non provoca ipertensione, malattie cardiovascolari … ETC e infine afferma che contribuisce alla dieta, poiché apporta liquidi e zuccheri. Per smontate queste tesi basta dire che l’aspartame può provocare gravi danni ai bambini e ch un alto consumo della coca-cola può far diventare obesi (quindi se ci tenete alla linea, smettetela di berla). Un caso interessante è ciò che accadde nel giugno del 1999 in Lussemburgo, Francia e Belgio. Qui la coca-cola fu ritirata dai mercati dopo numerosi casi d’intossicazione. Allo stesso modo in Polonia nel 1999 (acque minerali) e tra il 2000 e il 2002 negli USA (succhi Minute Maid). Secondo Greenpeace commercializza prodotti OGM. Passiamo ora alle malefatte di coca-cola in India e Colombia. In India la coca-cola è accusata di sfruttamento, intimidazione, sfruttamento delle risorse, evasione fiscale e frode. Nel villaggio di Mehdiganj la coca-cola ha illegalmente occupato una parte delle risorse, in particolare l’elettricità, e inoltre è accusata di aver diffuso prodotti tossici nei vicini campi. Gli abitanti del villaggio si sono riuniti davanti allo stabilimento della coca-cola per manifestare, ma sono stati gentilmente accolti da 200 poliziotti e cinquanta guardie armate private. La coca-cola per creare la sua bevanda necessita di grandi quantità d’acqua potabile ( un litro di coca-cola equivale a sette litri d’acqua potabile).Nel villaggio di Kundus la multinazionale ha prosciugato le falde d’acqua potabile degli abitanti che sono costretti a percorrere lunghe distanze in cerca d’ acqua. Inoltre ha venduto i propri prodotti tossici ai contadini Il Culto Notizie sindacalisti, oltre ad altri 64 nel 2003. SINALTRAINAL, il sindacato delle imprese imbottigliatrici della Coca-Cola e della Nestlè, registra negli ultimi dieci anni quattordici dirigenti assassinati, due esiliati, quarantotto sfollati e due desaparecidos. Segue la lista dei lavoratori assassinati dal 1986 al 1996. facendoli passare per concimi. Molti di questi contadini hanno subito gravi danni alla salute. Se questo vi sembra poco, ora v’illustreremo il caso Colombia. Coca-Cola è accusata di violazione dei diritti umani, assassinio, sequestro, trasferimenti forzati, false denunce e intimidazioni nei confronti dei sindacati. Tra il 1991 e il 2002 in Colombia sono stati assassinati dai paramilitari 1925 1986 Héctor Daniel Useche Beron (Nestlé of Colombia) 1989 Luis Alfonso Vélez (Nestlé of Colombia) 1993 Harry Laguna Triana (Cicolac Ltda) 1994 José Eleaser Manco David (Coca Cola) Luis Enrique Giraldo Arango (Coca Cola) 1995 Luis Enrique Gomez Granada (Coca Cola) 1996 José Manuel Becerra (Cicolac Ltda) 1996 Toribio de la Hoz Escorcia (Cicolac Ltda) Alejandro Hernandez V. (Cicolac Ltda) Isidro Segundo Gil Gil (Coca Cola) José Libardo Herrera Osorio (Coca Cola) e Reportage 05 Ovviamente le malefatte della CocaCola non sono passate inosservate e la multinazionale ha subito numerosi processi che l’hanno costretta a rivelare le proprie colpe e a pagare numerosi danni. Nel 1999 la Coca-Cola è stata condannata a pagare 195,5 milioni come risarcimento per la discriminazione dei lavoratori afroamericani. L’unico modo per liberarsi di aziende come queste è il boicottaggio dei loro prodotti. Tutto ciò che qui abbiamo scritto, è solo un piccolo esempio delle colpe della CocaCola, e voglio ricordarvi che nel mondo non esiste solo questa multinazionale, ma tante altre che seguono queste politiche. In conclusione speriamo con questo breve articolo di avere fatto un po’ di chiarezza sul mondo perverso della coca-cola e delle multinazionali. Per altre informazioni e per valutare le fonti vi consigliamo questi siti. www.coca-cola.com www.nococacola.com www.terrelibere.it www.tmcrew.org Chi volesse approfondire ulteriormente e firmare una petizione, ci contatti in 1D. Israele e Palestina – lo stato attuale di Julien Dallemand - 1B La situazione nella striscia di Gaza è tragica: da una parte Israele, che chiede con insistenza ai paesi arabi di essere riconosciuto; dall’altra Hamas, che in questa guerra punta a martirizzarsi, così da guadagnarsi la stima dei palestinesi e degli altri paesi arabi. Nel mezzo, le vere vittime di questi sessant’anni (i conflitti iniziarono nel maggio del 1948): i civili, soprattutto quelli palestinesi, che non dispongono degli stessi mezzi degli israeliani. Gli ultimi scontri sono durati circa tre settimane (dal 28 dicembre al 18 gennaio): gli Israeliani hanno bombardato i territori palestinesi con i loro aerei e scagliando razzi. Il risultato è stato: 5000 abitazioni totalmente distrutte; altre 20000 gravemente danneggiate; 1300 civili uccisi; oltre 5300 feriti; diverse moschee rase al suolo; decine di edifici internazionali, tra cui anche scuole e sedi dell’ ONU, abbattuti. Tra gli israeliani, invece, le vittime sono state solo 13, dieci deille quali erano militari. Ipocrite e simboliche della stupidità di questa guerra, a mio parere, sono state le parole del primo ministro dello Stato ebraico Ehoud Olmert, il quale si è detto dispiaciuto per l’elevato numero di civili morti, ma ha anche affermato che le colpe di questi massacri sono di Hamas, accusato di aver “preso la popolazione Bomba al fosforo israeliana su Gaza palestinese in ostaggio”. Inoltre, il governo israeliano, insieme a USA, UE e ONU, si ostina a non riconoscere Hamas e ad accettare come unico potere legittimo quello di Al-Fatah, il partito fondato nel 1959 da Yasser Arafat, nonostante abbia perso le ultime elezioni. Lo scorso 18 gennaio 2009 è stata concordata una tregua che non sembra destinata a durare, visto che da una parte i capi di Hamas incitano a una terza Intifada, dall’altra la recentissima vittoria alle elezioni legislative in Israele ha aumentato il potere di Tzipi Livni, presidente del partito Kadima, nonché decisa sostenitrice di una guerra che sembra infinita. Probabilmente ora toccherà ai paesi membri dell’UE (in particolare Sarkozy ha già espresso il suo interesse per la questione) e all’America di Obama fare da mediatori fra le due fazioni, nella speranza che questo conflitto possa finire senza ulteriore spargimento di sangue. Tutti sperano in uno stop definitivo: forse sono in pochi a volerlo. 0& Il Culto They Might Be Giants di Sofia Simonetti - 1E Due motivi per amare i They Might Be Giants: nei primi anni della loro carriera musicale, dopo una lunga serie di sfortunati incidenti di scassinamento/ furto/rottura di polso hanno registrato le proprie canzoni su un sistema tecnicamente definito come Dial-ASong, ma per noi comuni mortali è più un ‘Registriamo-Canzoni-Su-NastroSegreteria-Telefonica’. In secondo luogo, potrete porre fine alle vostre notti insonni interrogandovi sul testo della frase finale della sigla di Malcolm (e so che ognuno di voi se l’è chiesto almeno una volta nella vita. La verità è che non c’è arrivato ancora nessuno, in ogni caso potete provare su Google). I due John componenti del gruppo (Flansburgh e Lindell) si conoscono e cominciano a scribacchiare canzoni ma senza mai formare ufficialmente un gruppo nel loro liceo, a Lincoln, in Massachusetts , nei primi anni ’80. Dopo essersi divisi per studiare in due college diversi si riuniscono a Brooklyn per proseguire la propria carriera e diventano i beniamini della scena underground locale (effettivamente chiunque pagherebbe per andare a sentire un gruppo che intitola una sua canzone Youth Culture Killed My Dog, dove la voce sembra quella dei Belle And Sebastian e il ritornello quello di una sigla di un cartone giapponese old school), facendo però fatica ad ottenere un contratto discografico che arriva solo nell’86 con la Bar/None Records, che produce l’album di debutto omonimo. Tanto tanto sintetizzatore e chitarra, temi oscuri ma ironici e a volte un po’ a caso (= Traccia n°15, Chess Piece Face, Faccia di pedina di scacchi). Due anni dopo abbiamo il sequel Lincoln, che riprende lo stile surreale di They Might Be Giants con l’aggiunta di temi politico-satirici ((‘Purple Toupee’, ‘Pencil Rain’, ‘Kiss Me, Son of God’) ma anche amorosi (‘Ana Ng’, ‘They’ll Need a Crane’,’I’ve Got a Match’); nella prima settimana di vendita il disco superò The Joshua Tree degli U2. Nel ’90 il terzogenito e forse più celebre Flood, di cui ricordiamo le hit Istanbul (Not Constantinople), Birdhouse In Your Soul (Ah! Meraviglia) e Particle Man, i cui video furono ‘interpretati ‘dai personaggi delle Tiny Toon Adventures, serie di cartoni animati della Warner. Questo fece attirare ulteriore attenzione verso il gruppo da parte dei bambini (non mi sembra il caso di storcere in naso, gli ABBA sembrano dei personaggi di Star Trek con la parrucca ma la gente li ascolta ancora) per via delle melodie bizzarre tipiche delle loro canzoni. Per il resto degli anni ’90 la band intraprende progetti sperimentali e si decentralizzadalnucleooriginalediJohn e John, ma dopo i più tradizionalmente rockettari (e incisi con un batterista umano, sorpresa) Apollo 18 (1992), John Henry (1994), Factory Showroom (1996) e Severe Tire Damage (1998) il nucleo originale si ricompatta per la pubblicazione (esclusivamente su internet per la prima volta, alla faccia di Thom Yorke) di Long Tall Weekend. Dal 2000 in poi salutano l’ultimo briciolo di dignità artistica che li teneva in piedi da vent’anni per registrare un paio di raccolte per bambini con la Disney Sound. Beata gioventù.. Tecktonique – la moda del momento di Julien Dallemand - 1B Da qualche mese si è diffusa una nuova moda: la Tectonik. Questo ballo è una fusione di vari stili, che prende spunto un po’ dall’ hip-hop un po’ dai balli su musica dance anni ‘80, house e techno. In realtà, la Tectonik nacque nel 2000 come marca di abbigliamento e di altri prodotti vari, come gadgets e energydrinks. Quello che oggi è conosciuto come il ballo Tectonik si sviluppò agli inizi del terzo millennio in Belgio, per poi diffondersi in Francia e in particolare a Parigi, dove si trova il luogo di ritrovo di molti dei migliori ballerini internazionali: il “Metropolis”. In questa discoteca, situata nella periferia parigina, si svolgono ormai da anni sfide tra killers e/o killeuse (così si chiamano i ballerini, a seconda che siano maschi o femmine). Ilsuccessocontinentaleemondialediquesta moda è legato alla diffusione e al successo di molti video di queste “battle” su YouTube. In questo modo il fenomeno è esploso in Francia nel 2006 e successivamente in Italia, Germana, Spagna, Portogallo, Giappone, Canada... Il ballo è caratterizzato da veloci e continui movimenti delle braccia, mentre le gambe sono meno utilizzate. Possiamo dividere la Tectonik in quattro diverse correnti: la “danse electro”, la “milky way”, l’ “hardstyle” e la “jumpstyle”. Le differenze sono soprattutto stilistiche, legate alla fluidità dei movimenti o alla loro violenza. Un caso a parte è la jumpstyle, nella quale si eseguono dei salti muovendo le gambe e i piedi in aria e quasi senza l’ uso delle manie delle braccia, che caratterizzano invece gli altri tre stili. I vari ballerini spesso formano dei “team”, delle squadre di ballerini, che poi si sfidano nelle “battle”. I ballerini hanno vari stili di abbigliamento, che variano dal rock, al punk, all’ house, al gothic. Molti si ispirano a modelli cyberpunk e Nu Rave, caratterizzati da capigliature con creste, ciuffi e frange. Spesso indossano pantaloni e magliette attillate, canottiere o felpe con colori fortemente in contrasto tra di loro, oltre a vistosi polsini o guanti. Le squadre più famose sono la SMDB, composta da tre ragazzi che ballano milky-way, e la Wantek, di cui fanno parte quattro ragazzi, ai quali si sono aggiunti nuovi membri. I team più famosi attirano oggi molti sponsor e hanno creato intorno a loro un gigantesco business. Il Culto Cinema 07 Shaft il Detective di Filippo Fix-it Siracusa- 3B Immaginatevi neri, nella New York degli anni ’70. Fatto? Ok. Ora immaginatevi detective. Di quelli che conoscono i poliziotti, ma ci iltgano spesso e volentieri. Ora immaginate di venire a sapere che i due sgarri che avete appena accoppato sono i leccapiedi di uno dei più pericolosi gangster neri, di quelli in giacca e cravatta che non guardano il colore di nessuno. Vi chiederete: perché Bumpy Jonas (Moses Gunn) ha messo alle mie calcagne due dei suoi sgherri migliori? La risposta è semplice: mentre cerca di riavere Harlem, da tempo in mano alle Black Panthers, tramite un accordo con gli Italiani – sempre mafiosi, diamine – sua figlia è rapita. Shaft deve ritrovarla, con Bumpy sicuro che siano stati proprio gli italiani a rapirla. E così il nostro detective, interpretato con maestria da Richard Roundtree, si dovrà mettere in affari con i suoi vecchi compagni militanti nelle Black Panthers; un solo uomo non può sfidare un’organizzazione come quella degli italiani. Ma deve promettere loro un grasso compenso. Sì, perché una pantera non lavora piacevolmente per un boss della mafia, sapendo che questo si verrà a riprendere, prima o poi, Harlem, diventato il quartiere-covo delle pantere e strappato alla criminalità organizzata nera. Ottimo film, da notare il primo Blaxploitation (filone che ha a che fare con i neri, come dice il nome stesso) ad essere prodotto da una Major, la Metro-Goldwin-Mayer (quella col leone che ruggisce, per intenderci). Il personaggio di Shaft è il tipico detective: ironico, simpatico, determinato. Si muove in una giungla, la città di New York, avendo a che fare con tutti i più strani animali senza Il rinascimento della filosofia essere nessuno di loro, né un poliziotto corrotto, né un mafioso, né una pantera. “Scontro” tra neri e bianchi a go-go: ad esempio, guardando una penna bic, un poliziotto bianco dice a Shaft che non è poi così nero. E Shaft subito risponde, prendendo una tazza bianca: “e tu non sei poi così bianco”. Il tutto accompagnato da un’ottima colonna sonora Funky-Soul (il tema del film ha vinto l’Oscar). Se si è appassionati dei polizieschi con quel pizzico di noir, è assolutamente da vedere. Filosofia di Giada Cipollone - 2C Nasce la filosofia in un solo momento, immersa in uno spazio vuoto nel cuore dell’uomo che chiede al mondo l’origine di sé. E’ inizialmente la ricerca del principio, la ricerca dell’archè, la richiesta del perché esiste la natura, la domanda dell’uomo che nasce nel corpo. La filosofia presocratica è la preistoria, l’antichità che, senza risposte, rimanda le domande alla ricerca di pensiero e verità:con Socrate e Platone incomincia la vera filosofia che si configura nel suo significato letterale: amicizia,amore per la sapienza. E’ ora la ricerca dell’uomo, la ricerca del divino, la richiesta del perché esiste il pensiero, la domanda dell’uomo che nasce nell’anima. Ed ecco che “la filosofia si dispiega come libero esercizio del pensiero, che si sottrae a qualunque rigida norma o definizione.. se incontra un qualche confine è solo per oltrepassarlo” (G. Giorello). Infatti la classicità della filosofia supera la ricerca delle leggi della fisica (intesa come fysis natura), esce dalla tradizione per entrare nell’uomo, oltre la religione, oltre la politica:è solo un dialogo, un dibattito tra individui consapevoli di non sapere, che pretendono da sé una ricerca senza fine, senza invadere un confine che la coscienza pone come limite dell’uomo. Il margine da oltrepassare è quello della ragione, che nel Medioevo filosofico è completato dalla fede: agostinianamente il dialogo si instaura tra fede e ragione, tra filosofia e teologia:l’uomo si incammina, Dio lo soccorre. La Divina Commedia è il viaggio proiettato dinanzi a ciascuno, nel cammino della vita, che scorge la prospettiva del divino illuminata dalla fede di ogni uomo. Ma nel suo Rinascimento, che si ripete nel nostro tempo, la filosofia è illuminata da una concezione prospettivistica che parte dall’umano, dall’abilità di contestualizzare gli insegnamenti del passato. E, come allora, oggi rinasce la necessità di pensare, attraverso un senso critico che concede un’analisi delle mentalità del passato e un’ereditarietà costruttiva per la filosofia del presente. Cresce la voglia di filosofia in questa rinascita culturale che, dopo il fallimento dell’ideologia, cerca una nuova meditazione solitaria senza la pretesa di giungere “alle certezze della scienza, alla consolazione della fede o al fascino delle arti” (R. Bodei): la filosofia si presenta come partenza per un cammino infinito, punto primo di un cerchio che non esaurisce il proprio giro, forza vitale del pensiero tra il mistero e l’assurdo. Il filosofo non insegna, non ha nulla da insegnare; il filosofo non aiuta a risolvere le questioni esistenziali, il dubbio è in tutti come in lui: il filosofo è l’uomo sveglio, che parla, offrendo il suo pensiero allo studio della storia, offrendo alla vita la ricerca delle risposte, offrendo al futuro la sua ultima domanda. 08 Il Culto Dialogo fra Luciano e Virgilio Dialogo di Federico Moretti - 1B e Tommaso Sciotto - 3E Virgilio: “Anf, casa!” Luciano: “Oh, bel Virgilio, hai avuto visite!” V: “Visite? Eccome! Quella Trifena, e Melitta... e la Corinna, ah! Poi c’era una che pareva Venere, ‘spetta si chiamava... L: Vantati, vantati alla prima occasione! Come se ci avessi riempito anche, dico... un’ampollina, delle tue preziose stille! V: Ma––come ti permetti! L: Parlo dei versi, suino: mille stateri d’oro che non ne hai scritto uno. V: Te li darei volentieri, ma sono al verde. L: Ebbene, tra cinque minuti Augusto esce dal bagno. V: Non ho scampo, devo affogarlo immediatamente! L: ... Ci sei rimasto, tra i vivi! Respirare o no, conta poco per noi. V: Bene, devo trovare qualcuno che me li scriva, questi porci esametri. L: E lasciami dire: HAI avuto visite, le hai avute QUI, si tratta di quel tuo affezionatissimo etruschetto. V: Ed è gagliardo? L: Neanche troppo. V: E che voleva allora? L: Eh era convinto di ritrovarsi in tale bolgia di gironi in cui l’avresti guidato e–– V: Per Ercole, QUELLO? Mi avete sbeffeggiato fino a vomitarvi il pancreas! “Virgi ci sono i diavolacci! Virgi dammi i giunchi della salute! Virgi fa caldo! Virgi fa freddo!” L: Dimentichi “Virgi svengo!”. V: Dah! L: Insomma, o l’etruschetto o il principe: uno te lo sorbirai per forza. V: GASP Augusto no! Dov’è il mio figlieppoeta? L: Eh... vedi quella fossa? V: Oh no! È morto? È MORTO! L: ... Siamo tutti morti. V: Ah. Giusto. Quindi? L: E quindi il tuo figlieppoeta s’è inoltrato alla ricerca del vero Inferno. V: Che stupido! E cos’ha trovato? L: Niente, a parte un mucchietto d’ossa non poco interessante: pareva uno scheletro umano! Aristotele aveva iniziato a ricomporlo, ma dopo ore di puntiglioso lavoro cadde appisolato, e il Bue, bruca bruca... V: La buona volta del macello? L: No. Se hai davvero scritto le Georgiche, sai che i buoi ruminano. V: ... Avete aspettato che gli tornasse su e–– L: ––Non ci siamo mossi: la turgida anima d’un uomo in forze si divincolò dal turbolento gozzo e spalancò la mascella in un «Chi dunque osa dunque turbare i miei eternoduranti sonni!?», al che ci spaventammo non poco, temendo d’esserci imbattuti in uno di quei millenari millantatori tutti desideri e maledizioni. V: Oh no! L: Ma spalmatasi via la feccia, si drizzò – noi impietriti, Dante lì lì per svenire –, e dopo averci terrorizzati per un buon quarto d’ora coi tremendi bulbi fissi al vuoto, interrogato da Aristotele: «Chi sei? E perché mai guardi noi così?», «Omero sono io, e né ci vedo una gran cippa». Più sconvolto da quella risposta che dalla lacerante attesa – ecco che Dante stramazza –, gli dissi rispondendo: «Ebbene, tu dichiari di essere Omero, ma vi è tra noi un tale, che da secoli s’afferma te. O mente egli, o tu». «Chi osa profanare il mio sacro nome multienigmatico, io sono Omero e né all’infuori dunque di me deve con la bocca chiamarsi alcuno Omero, che lo faccio tosto a porco». V: Uhm, lunga breve breve, lun–– L: Già è incomprensibile, devi anche contare le sillabe? V: Ma è il grande Omero, ogni sua par–– L: E bravo, chi te lo dice? V: Oh. . . beh. . . Ma, come ne siete venuti a capo? L: Abbiamo convocato un’Assemblea Infernale per stabilire chi fosse, dei due, l’Omero autentico. Vestiamo uno di blu, Il Culto Dialogo 09 vignette di Matteo Maffi - 5G l’altro di rosso. Sta per cominciare l’agone e non ti salta fuori il pio Aristotele con questa storia del sacrificio? E tutti: AL BUE! AL BUE! . . . E Bue fu. Che corrida! Aiace si offre buero, ma Aristotele rivendica l’ onore delle armi (perché s’era alzato, altrimenti?), e si va al sorteggio. Povero Aiace, eh? Solo all’idea si pianta un pugnale nelle gengive: non succede nulla, ma per sicurezza lo allontaniamo. Ora immaginati Aristotele – che non ha mai sfiorato una spada col lembo della tunica – armato fino ai denti e pronto a coprirsi di bovino cruore. Sgomenti e vani i muggiti di Tommaso: nessuna pietà, rigore sistematico – sezionato organo a organo. V: Che cruenta biecitudine! L: E floscio fu il banchetto: tutto fumo e niente arrosto. Il grasso colava a terra in copiosi fiotti (non v’era altro), e fu con nostro sommo stupore che, a grumo a grumo, lo vedemmo assumere. . . un volto già noto. V: Cosa? Cioè–– L: Tommaso risorse dal suo scolo di grasso. V: Che sch–– L: Non riuscimmo neanche a ripulire l’arena in tempo per l’agone, sicché nel riprendere la sua posizione l’Omero rosso scivolò carambolando, e uno sciame d’anime si lanciò in suo soccorso, pattinando in una spontanea ma efficace coreografia. Accorsero spettatori da tutto l’Ade – sembrava allora tema di tale adunanza proprio la danza su grasso. V: Anche tu, hai partecipato? L: No, io me la ridevo a bordo campo con Diogene. V: Cinici! L: Insomma, era una cosa da niente. L’Omero rosso (quello da sempre fra noi), lucido di tutto unto, s’aggrappò infine al suo piedistallo e cominciò a cantare. Gorgheggia il nero Xanto di morte e sangue assai, e fa al Pelide: “Guai s’oltre m’inquini: non vivrai pel vanto!” L: Cessato appena il canto (l’Iliade, non lo sai?), pensiamo tutti “Mai saprà l’opposto deliziarci tanto!–– V: Ma se tu improvvisi versi così... cosa me ne faccio di Dante Alighieri? Luciano, dulcissime rerum! L: No, guarda, tieniti il dulcissime rerum per l’etruschetto. V: Sapientissume... et... super... L: Lasciami le ginocchia, pussa via! V: Vir... optume... et... L: Che fai, tocchi? V: Ehm, uhrm... L: Posso continuare o ne hai ancora per molto? – A quel punto della gara, sale sul piedistallo l’Omero blu – nessuno gli dava un obolo. Ma ecco il labbro polisonante scuotere i nostri precordi. Eterna è Ogigia: eo ipso non sarà il loco mio! Perciò le dico addio e bacio te, mia splendida Calipso. Troppo commossi per valutare alcunché, decidemmo di aggiornare la seduta all’indomani (assegniamo ad Aiace di rivoltare la clessidra una sessantina di volte, così da calmarsi lui, e lasciare noi alle nostre faccende). V: Faccende? Che impegni può avere un morto, tali da sottrarlo al canto non di uno, ma di due Omero? L: Vedo che hai colto. V: In che senso? L: Gli Omero sono appunto due. Così almeno sancimmo, ritenendo entrambi troppo eccelsi per negare ad uno il nome ed il prestigio. Al rosso l’Iliade, al blu l’Odissea – e se ne andarono soddisfatti... ma perché piangi? V: . . . Guarda chi arriva! Augusto: Virgi! Virgi! Eccomi! Dante: Ed esco infine a riveder... VIRGILIO? V: Moriendum est. Poesia 10 Il Culto Esegesi metafisica aprioristica di Francesca Bocchio - 2E Il poeta si propone, in questo sonetto di 33 quartine modellate sulle terzine di Dante (da notare anche la simbologia del numero), di esprimere la sua concezione della vita e del mondo che lo circonda al lettore, visto che non ha nessuno disposto ad ascoltarlo, nemmeno gli uccellini. Essi infatti erano già stati prenotati con grande anticipo da Cenerentola. Le metafore presenti nel secondo emistichio sono tutte e 123 inerenti alla caccia, soprattutto quella della donna (recupera quindi gli stilemi provenzali e stilnovisti) e del cibo (recupera quindi la fame dopo il 2 di picche). Passiamo ora all’analisi delle figure retoriche, che ricorrono in gran quantità, varietà e caso. Il chiasmo al verso 3,5 presenta due accostamenti quanto mai inediti, ovvero vita – morte / male – bene: questa visione dualistica è esemplare del profondo contrasto interiore, del discidium, del pathos, del mal de vivre, del cane del poeta, Bubi, tragicamente investito da un pulmino azzurro delle suore. Risulta un po’ forzato il triplo enjambement con chiusura in spaccata sagittale; diverso è invece il discorso per lo squisito omoteleuto delle parole “amato” e “supermercato” e per il poliptoto al verso 0 dell’espressione formulare “polipo di polistirolo”. Magistrale è l’uso delle cesure, atte a sottolineare i termini – chiave della poesia, ossia: “koala”, “kimono” e “kamikaze”, nelle quali è per altro palese l’allitterazione della consonante f. Concludiamo espletando che, nelle ultime diciotto quartine e nella sesta terzina spuria (di dubbia attribuzione, secondo alcuni filologi), ci sono frequenti riferimenti ai due capisaldi della lirica in lingua volgare, Odo delle Colonne (assiduo frequentatore della zona di Porta Ticinese), e ovviamente il Petrarca, nel suo periodo ante1304. Riempitivo Granitico Do Minore Pensoso sta l’Autore a sua scrittura senza ch’alcuna idea gli venga in mente decente, tutte son tempo sprecato. Quand’ecco che egli –sì!– tutto d’un fiato lo stato suo, lo stato suo presente descrive: il bianco vuoto, sua tortura. Tastare il respiro condensato, le mani spaccate dal freddo. L’istinto di mordere e sbranare, il calore di due occhi nella notte. Come il sangue che cola dal labbro, la vita sgorga a fiotti. di Andrea Sciotto - 1E di Emiliano Mariotti - 2F di Andrea Sciotto - 1E do minore due signore buon odore gran clamore IL !!! O È PRONTO PRANZ presto! è pronto il pesto scrivo un testo lesto Torino di Emiliano Mariotti - 2F Arcaica, austera. Nostalgia dell’ordine sabaudo. Freddo pungente: crollo del paltò alzato nel vento. Grigia fuori, esplosiva di rabbia proletaria, dentro. Picchetti ai cancelli: ultimo baluardo. Si lotta, ma vince il disilluso. Si accetta aspramente ciò che è. Nebbia che sa tanto di passato. Venezia di Emiliano Mariotti - 2F Vecchi testardi resistono tra i flash giapponesi. Poca vita, tanti soldi. Spesi male. Trappole per idioti giramondo. Finzione a palate. Magia sprecata: mielosi romantici. Tradizioni asservite al denaro. Gondole per i cinesi, cineserie per meridionali. Troppi ristorantini. Pochi panni stesi. Morte. come un furfante che saltante tra le piante vede tante uova e trova una nuova prova: saltare e cantare con fare solare nuvola scivola rotola ! A TAVOLA!! Il Culto Fotografia 11 “Pallone gonfiato” di Flavia De Mattia - 3C “Il Salto di Nelli” di Rocco Soldini - 2F 12 Il Culto di Francesca Bocchio