Il Culto - Liceo Classico Manzoni

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Il Culto - Liceo Classico Manzoni
Febbraio 2009
Il Culto
Anno 1 Numero 5
Editoriale
02 Il Culto
Editoriale, il quinto de “Il Culto”
di Tommaso Sciotto - 3E
Dopo il numero antologico, ecco tornare il solito Culto. Ma dite che si legge, l’editoriale?
Così va meglio?
Bene, d’ora in poi l’editoriale sarà più conciso e cubitale.
Degli otto numeri previsti per quest’anno, siamo appena entrati nel secondo blocco.
Nel complesso la situazione del giornale è positiva, nonostante le riunioni siano poco
frequentate. Al momento attuale, vi partecipa solo una parte degli scriventi.
È il caso di invertire la tendenza, e fare degli scriventi una parte della redazione?
Le riunioni del martedì alle 14:30 davanti all’atrio del Manzoni sono da sempre
aperte a tutti, anche chi non intende scrivere ma solo confrontarsi con l’ambiente.
È possibile che la riunione diventi luogo di dibattito, invece di essere lo svago di pochi
veterani? È possibile che contribuisca a dare spunti, a creare iniziativa, a stimolare
immaginazione e interessi?
La telematizzazione di tutti i nostri rapporti impoverisce la nostra capacità di confronto.
Nella situazione attuale, le stesse riunioni sono povere di significato, asfittiche e
demenziali. Ma non è dai pochi che le frequentano, che ci si può aspettare una
svolta. È da chi non ha ancora parlato, chi crede di non aver nulla da dire, e anche
solo con la sua singolare presenza farebbe una grande differenza.
Tu, anonimo lettore! Hai deciso di rimanere tale per sempre?
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e ospite speciale
07 Filosofia
08 Dialogo
10 Poesia
11 Fotografia
12 Disegno
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03 Manzoni
04 Notizie e Reportage
06 Bloc Note
07 Cinema
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01 Copertina 02 Editoriale
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Sommario
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Copertina di Tommaso Sciotto: “Il Cigno Nero”
Logo “InforManzoni” di Francesca Bocchio
Logo “Bloc Note” di Amar Hadzihasanovic
Impaginazione di Tommaso Sciotto.
Contatti
Redazione
Tommaso Sciotto
Diego Begnozzi
Elia Zenoni
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Il Culto
Manzoni 03
di Michele Brezigia - 1E
“Tutto ciò che avete sempre voluto sapere. Forse.”
Consiglio
d’Istituto
del
30
gennaio: questa volta erano
presenti proprio tutti, studenti,
genitori e professori.Tralasciando
il progressivo svuotarsi della sala,
la durata di ben tre ore e mezzo,
le
interminabili
discussioni
e quel signore che quasi si è
addormentato, sintetizzeremo i
punti più interessanti del fittissimo
ordine del giorno.
Per l’Aula Magna dal 23 febbraio
si effettueranno radicali lavori di
restauro: verrà installato un nuovo
impianto audio-video al costo di
ben 18 000 euro, grazie al quale la
struttura potrà essere utilizzata per
conferenze, concerti e proiezioni
cinematografiche. I lavori, con un
po’ di fortuna, si concluderanno a
metà marzo.
Si è discusso poi del coro scolastico,
al quale si sono già iscritti una
quarantina di studenti, benché
sia aperto anche a insegnanti e
personale ATA. I finanziamenti
non sono ancora stati garantiti e
potrebbe essere necessario versare
una quota tra i 40 ed i 60 euro,
che comprenderebbe le 52 ore di
attività, suddivise in 13 settimane,
a quattro ore a settimana, ripartite
tra lezioni individuali e di gruppo.
Come già nella precedente seduta,
il preside ha espresso il desiderio
che si integrino le attività
pomeridiane con corsi di musica,
ma per il momento nulla è stato
deciso.
È stato quindi approvato il corso di
Basket del professor Taffoni, della
durata di due mesi, che prevede
quattro ore settimanali di lezione,
due al lunedì e due al venerdì. Le
iscrizioni si apriranno a breve.
Novità in vista anche per la
biblioteca: la rete wireless verrà
installata entro qualche mese (con,
tra l’altro, una spesa nettamente
inferiore
rispetto
a
quella
preventivata nell’ultimo Consiglio
d’Istituto). Inoltre si procederà
alla digitalizzazione dell’archivio;
si faciliterà il prestito dei libri
della biblioteca storica e la stessa
biblioteca, anche con l’aiuto di
alcuni genitori, rimarrà aperta tutti
i giorni dalle 10.00 alle 12.15,
mentre per l’apertura pomeridiana
bisognerà aspettare ancora.
Quindi si è passati ai libri di testo:
è stato proposto, come già fatto
dal CPM all’inizio dell’anno, di
acquistare, grazie ad una misera
sovvenzione, alcuni libri da
prestare annualmente agli studenti
del
ginnasio
(grammatiche,
manuali e simili). I dettagli non
sono stati però meglio definiti.
È stato quindi il momento di
Lanza. In modo insolitamente
sintetico (meno di dieci minuti), ha
richiesto un finanziamento di 100
euro mensili per “Informazione
Collettiva”, il nuovo giornalino del
CPM, che parlerà, diversamente da
come facciamo noi, di filosofia,
politica, attualità, cultura, senza
perdersi in inutili frivolezze.
La discussione è stata accesa e
lunga. Dopo una ventina di minuti
si è approvato il finanziamento,
nonostante
l’opposizione
del
preside e l’astensione del professor
Mazzini, a condizione che si
presenti come testata indipendente,
slegata, almeno formalmente, dal
CPM.
I nostri rappresentanti, tutti quanti
uniti, si sono quindi battuti per
ottenere un documento che enunci
i criteri di valutazione della
condotta. Anche qui la discussione
è stata accesa, ma tra poco i criteri
saranno formalizzati.
Veniamo
ora
al
concerto:
programma fitto e musiche di
ogni genere. Questa volta non più
SOLO composizioni originali ma
anche del “repertorio acquisito”
(ovvero tutto ciò che si vuole).
Per le iscrizioni, se c’è ancora
posto, potete rivolgervi al grande
organizzatore dell’evento, in 3E.
È inutile che dica di chi si tratta.
Qualcosa non va? Volete far presente che il nostro Liceo sta andando a rotoli? Questa rubrica vi fa schifo? Avete
un annuncio da far pubblicare? Scrivete tutto a [email protected], gradiremo ogni minima segnalazione.
Manzoni
04 Il Culto
Il gioco del “Sì, ma”
di Diego Begnozzi - 1C
Partecipanti: da due a sei. È importante
che fra di essi corra un sottile astio,
che assicuri la continuità del giuoco.
I partecipanti devono essere pronti a
qualsiasi astuzia pur di non dar ragione
agli altri concorrenti.
Terreno di giuoco: non esistono restrizioni
di sorta. Questo giuoco può essere
praticato in palestre, aule, boschi e piscine,
in qualsiasi località scelta dai partecipanti.
L’importante è che i partecipanti si trovino a
loro agio, così da esaltare le loro capacità
retoriche.
Durata: il giuoco non ha limiti di tempo
fissi; i partecipanti dovranno quindi
accordarsi preventivamente sulla durata
della disputa. L’orario minimo dovrebbe
aggirarsi sui sessanta minuti, per far sì che
il discorso venga articolato in più punti,
quello massimo sui cent’ottanta per non
far scemare l’attenzione del pubblico ed
evitare spiacevoli situazioni, come atti di
violenza o migrazioni di massa verso un
campo da calcio.
Scopo del giuoco: il partecipante
dovrà aver verbalmente ragione degli
avversari. Un’apposita giuria, composta
da tre membri scelti a caso fra il pubblico,
eliminerà il concorrente incapace di
rispondere con prontezza. L’ultimo
partecipante rimasto in gara sarà decretato
vincitore. In caso di pareggio alla fine del
tempo concesso la giuria, dopo il computo
dei punti bonus (vedi apposito paragrafo)
sceglierà il miglior oratore. È interessante
notare come la verità non sia strettamente
necessaria. Il concorrente, infatti, potrà
inventare panzane a suo piacimento, pur
di umiliare l’avversario.
Regole: le regole sono poche e semplici: la
più importante è che ogni intervento deve
essere introdotto da “si, ma”. Ciò fa si che
non si giunga mai ad una conclusione ma
si spazi fra vari temi senza concludere
nulla. Il partecipante deve tassativamente
ribattere entro 5 secondi. Se così non
accade, il giocatore sarà squalificato. Ogni
“ehm”, “mah”, “diciamo” o interiezioni di
tale natura comporteranno una penalità,
e così ogni pausa nel discorso superiore ai
tre secondi. Dopo tre penalità il giocatore
viene squalificato. La pronuncia, inoltre,
deve essere chiara. Bandite espressioni
dialettali o strani accenti locali: la giuria
Notizie sulla Coca Cola Company
vigilerà su questo e a sua discrezione
sancirà penalità o, nei casi più gravi,
l’eliminazione. Il linguaggio scurrile, pur
essendo ammesso a causa del grande
favore di pubblico che incontra, non è
incoraggiato.
Punti bonus: esistono determinate parole
che, se inserite nel discorso, fanno
acquistare a colui che le ha pronunciate
punti bonus, da calcolarsi nel computo
finale. Queste parole devono essere scelte
prima dell’inizio della disputa dalla giuria,
e comunicate una sola volta ai concorrenti.
Non è necessario inserire queste parole in
un contesto logico, in quanto la difficoltà
maggiore sta nel ricordarsi le parole stesse.
Ad esempio, potremmo trovare:
CPT + 1 punto
Botte + 1 p.
Xenofobia + 2 p.
Precariato + 2 p.
Crew Padanterrona +3 p.
Ordunque - 1 p.
IPC -1 p.
Plutocrazia - 2 p.
Onorevole - 3 p.
Notizie
e
Reportage
di Tommaso Gola e Matteo Conti - 1D
La “Coca Cola” è la bibita più venduta al
mondo, ed è la seconda parola più diffusa
dopo “okay”. E’ la regina dei soft drink:
fattura circa 22 miliardi di dollari l’ anno,
detiene il 50% del mercato globale delle
bevande gassate, produce 400 marchi
differenti acquistabili in 232 nazioni. E’ in
assoluto il logo che vale di più. Qual è il
segreto di questo incredibile successo?
Dietro questo segreto si nascondono una
verità fatta di accuse di violazioni dei diritti
umani, gravi danni all’ ambiente e danni
nei confronti dei lavoratori.
Iniziamo questo viaggio nel mondo
della coca-cola, parlando della bevanda
in se stessa. Nel sito della coca-cola si
afferma che l’aspartame contenuto nella
bevanda non provoca alcun danno, che
la caffeina non provoca ipertensione,
malattie cardiovascolari … ETC e infine
afferma che contribuisce alla dieta, poiché
apporta liquidi e zuccheri. Per smontate
queste tesi basta dire che l’aspartame
può provocare gravi danni ai bambini e
ch un alto consumo della coca-cola può
far diventare obesi (quindi se ci tenete
alla linea, smettetela di berla). Un caso
interessante è ciò che accadde nel giugno
del 1999 in Lussemburgo, Francia e Belgio.
Qui la coca-cola fu ritirata dai mercati dopo
numerosi casi d’intossicazione. Allo stesso
modo in Polonia nel 1999 (acque minerali)
e tra il 2000 e il 2002 negli USA (succhi
Minute Maid). Secondo Greenpeace
commercializza prodotti OGM.
Passiamo ora alle malefatte di coca-cola in
India e Colombia.
In India la coca-cola è accusata di
sfruttamento, intimidazione, sfruttamento
delle risorse, evasione fiscale e frode.
Nel villaggio di Mehdiganj la coca-cola
ha illegalmente occupato una parte delle
risorse, in particolare l’elettricità, e inoltre
è accusata di aver diffuso prodotti tossici
nei vicini campi. Gli abitanti del villaggio
si sono riuniti davanti allo stabilimento
della coca-cola per manifestare, ma sono
stati gentilmente accolti da 200 poliziotti
e cinquanta guardie armate private. La
coca-cola per creare la sua bevanda
necessita di grandi quantità d’acqua
potabile ( un litro di coca-cola equivale a
sette litri d’acqua potabile).Nel villaggio di
Kundus la multinazionale ha prosciugato
le falde d’acqua potabile degli abitanti
che sono costretti a percorrere lunghe
distanze in cerca d’ acqua. Inoltre ha
venduto i propri prodotti tossici ai contadini
Il Culto
Notizie
sindacalisti, oltre ad altri 64 nel 2003.
SINALTRAINAL, il sindacato delle imprese
imbottigliatrici della Coca-Cola e della
Nestlè, registra negli ultimi dieci anni
quattordici dirigenti assassinati, due esiliati,
quarantotto sfollati e due desaparecidos.
Segue la lista dei lavoratori assassinati dal
1986 al 1996.
facendoli passare per concimi. Molti di
questi contadini hanno subito gravi danni
alla salute.
Se questo vi sembra poco, ora
v’illustreremo il caso Colombia.
Coca-Cola è accusata di violazione
dei diritti umani, assassinio, sequestro,
trasferimenti forzati, false denunce e
intimidazioni nei confronti dei sindacati.
Tra il 1991 e il 2002 in Colombia sono
stati assassinati dai paramilitari 1925
1986
Héctor Daniel Useche Beron (Nestlé of
Colombia)
1989
Luis Alfonso Vélez (Nestlé of Colombia)
1993
Harry Laguna Triana (Cicolac Ltda)
1994
José Eleaser Manco David (Coca Cola)
Luis Enrique Giraldo Arango (Coca Cola)
1995
Luis Enrique Gomez Granada (Coca Cola)
1996
José Manuel Becerra (Cicolac Ltda)
1996
Toribio de la Hoz Escorcia (Cicolac Ltda)
Alejandro Hernandez V. (Cicolac Ltda)
Isidro Segundo Gil Gil (Coca Cola)
José Libardo Herrera Osorio (Coca Cola)
e
Reportage 05
Ovviamente le malefatte della CocaCola non sono passate inosservate e
la multinazionale ha subito numerosi
processi che l’hanno costretta a rivelare
le proprie colpe e a pagare numerosi
danni. Nel 1999 la Coca-Cola è stata
condannata a pagare 195,5 milioni
come risarcimento per la discriminazione
dei lavoratori afroamericani. L’unico
modo per liberarsi di aziende come
queste è il boicottaggio dei loro prodotti.
Tutto ciò che qui abbiamo scritto, è solo un
piccolo esempio delle colpe della CocaCola, e voglio ricordarvi che nel mondo
non esiste solo questa multinazionale, ma
tante altre che seguono queste politiche.
In conclusione speriamo con questo breve
articolo di avere fatto un po’ di chiarezza
sul mondo perverso della coca-cola e delle
multinazionali.
Per altre informazioni e per valutare le
fonti vi consigliamo questi siti.
www.coca-cola.com
www.nococacola.com
www.terrelibere.it
www.tmcrew.org
Chi volesse approfondire ulteriormente e
firmare una petizione, ci contatti in 1D.
Israele e Palestina – lo stato attuale
di Julien Dallemand - 1B
La situazione nella striscia di Gaza è
tragica: da una parte Israele, che chiede
con insistenza ai paesi arabi di essere
riconosciuto; dall’altra Hamas, che in
questa guerra punta a martirizzarsi, così
da guadagnarsi la stima dei palestinesi
e degli altri paesi arabi. Nel mezzo,
le vere vittime di questi sessant’anni (i
conflitti iniziarono nel maggio del 1948):
i civili, soprattutto quelli palestinesi, che
non dispongono degli stessi mezzi degli
israeliani.
Gli ultimi scontri sono durati circa tre
settimane (dal 28 dicembre al 18
gennaio): gli Israeliani hanno bombardato
i territori palestinesi con i loro aerei e
scagliando razzi. Il risultato è stato:
5000 abitazioni totalmente distrutte;
altre 20000 gravemente danneggiate;
1300 civili uccisi; oltre 5300 feriti; diverse
moschee rase al suolo; decine di edifici
internazionali, tra cui anche scuole e sedi
dell’ ONU, abbattuti. Tra gli israeliani,
invece, le vittime sono state solo 13, dieci
deille quali erano militari.
Ipocrite e simboliche della stupidità di
questa guerra, a mio parere, sono state
le parole del primo ministro dello Stato
ebraico Ehoud Olmert, il quale si è detto
dispiaciuto per l’elevato numero di civili
morti, ma ha anche affermato che le
colpe di questi massacri sono di Hamas,
accusato di aver “preso la popolazione
Bomba
al fosforo israeliana su
Gaza
palestinese in ostaggio”.
Inoltre, il governo israeliano, insieme
a USA, UE e ONU, si ostina a non
riconoscere Hamas e ad accettare come
unico potere legittimo quello di Al-Fatah, il
partito fondato nel 1959 da Yasser Arafat,
nonostante abbia perso le ultime elezioni.
Lo scorso 18 gennaio 2009 è stata
concordata una tregua che non sembra
destinata a durare, visto che da una parte i
capi di Hamas incitano a una terza Intifada,
dall’altra la recentissima vittoria alle
elezioni legislative in Israele ha aumentato
il potere di Tzipi Livni, presidente del partito
Kadima, nonché decisa sostenitrice di una
guerra che sembra infinita.
Probabilmente ora toccherà ai paesi
membri dell’UE (in particolare Sarkozy
ha già espresso il suo interesse per la
questione) e all’America di Obama fare
da mediatori fra le due fazioni, nella
speranza che questo conflitto possa finire
senza ulteriore spargimento di sangue.
Tutti sperano in uno stop definitivo: forse
sono in pochi a volerlo.
0& Il Culto
They Might Be Giants
di Sofia Simonetti - 1E
Due motivi per amare i They Might
Be Giants: nei primi anni della loro
carriera musicale, dopo una lunga serie
di sfortunati incidenti di scassinamento/
furto/rottura di polso hanno registrato
le proprie canzoni su un sistema
tecnicamente definito come Dial-ASong, ma per noi comuni mortali è
più un ‘Registriamo-Canzoni-Su-NastroSegreteria-Telefonica’. In secondo
luogo, potrete porre fine alle vostre
notti insonni interrogandovi sul testo
della frase finale della sigla di Malcolm
(e so che ognuno di voi se l’è chiesto
almeno una volta nella vita. La verità è
che non c’è arrivato ancora nessuno, in
ogni caso potete provare su Google).
I due John componenti del gruppo
(Flansburgh e Lindell) si conoscono e
cominciano a scribacchiare canzoni
ma senza mai formare ufficialmente
un gruppo nel loro liceo, a Lincoln, in
Massachusetts , nei primi anni ’80.
Dopo essersi divisi per studiare in due
college diversi si riuniscono a Brooklyn
per proseguire la propria carriera
e diventano i beniamini della scena
underground locale (effettivamente
chiunque pagherebbe per andare a
sentire un gruppo che intitola una sua
canzone Youth Culture Killed My Dog,
dove la voce sembra quella dei Belle
And Sebastian e il ritornello quello di
una sigla di un cartone giapponese old
school), facendo però fatica ad ottenere
un contratto discografico che arriva solo
nell’86 con la Bar/None Records, che
produce l’album di debutto omonimo.
Tanto tanto sintetizzatore e chitarra,
temi oscuri ma ironici e a volte un po’
a caso (= Traccia n°15, Chess Piece
Face, Faccia di pedina di scacchi).
Due anni dopo abbiamo il sequel
Lincoln, che riprende lo stile surreale di
They Might Be Giants con l’aggiunta di
temi politico-satirici ((‘Purple Toupee’,
‘Pencil Rain’, ‘Kiss Me, Son of God’)
ma anche amorosi (‘Ana Ng’, ‘They’ll
Need a Crane’,’I’ve Got a Match’);
nella prima settimana di vendita il disco
superò The Joshua Tree degli U2.
Nel ’90 il terzogenito e forse più celebre
Flood, di cui ricordiamo le hit Istanbul
(Not Constantinople), Birdhouse In
Your Soul (Ah! Meraviglia) e Particle
Man, i cui video furono ‘interpretati ‘dai
personaggi delle Tiny Toon Adventures,
serie di cartoni animati della Warner.
Questo fece attirare ulteriore attenzione
verso il gruppo da parte dei bambini
(non mi sembra il caso di storcere in naso,
gli ABBA sembrano dei personaggi di
Star Trek con la parrucca ma la gente
li ascolta ancora) per via delle melodie
bizzarre tipiche delle loro canzoni.
Per il resto degli anni ’90 la band
intraprende progetti sperimentali e si
decentralizzadalnucleooriginalediJohn
e John, ma dopo i più tradizionalmente
rockettari (e incisi con un batterista
umano, sorpresa) Apollo 18 (1992),
John Henry (1994), Factory Showroom
(1996) e Severe Tire Damage (1998)
il nucleo originale si ricompatta per
la pubblicazione (esclusivamente su
internet per la prima volta, alla faccia di
Thom Yorke) di Long Tall Weekend. Dal
2000 in poi salutano l’ultimo briciolo
di dignità artistica che li teneva in piedi
da vent’anni per registrare un paio di
raccolte per bambini con la Disney
Sound. Beata gioventù..
Tecktonique – la moda del momento
di Julien Dallemand - 1B
Da qualche mese si è diffusa una nuova
moda: la Tectonik. Questo ballo è una
fusione di vari stili, che prende spunto un
po’ dall’ hip-hop un po’ dai balli su musica
dance anni ‘80, house e techno.
In realtà, la Tectonik nacque nel 2000
come marca di abbigliamento e di altri
prodotti vari, come gadgets e energydrinks. Quello che oggi è conosciuto come
il ballo Tectonik si sviluppò agli inizi del
terzo millennio in Belgio, per poi diffondersi
in Francia e in particolare a Parigi, dove si
trova il luogo di ritrovo di molti dei migliori
ballerini internazionali: il “Metropolis”. In
questa discoteca, situata nella periferia
parigina, si svolgono ormai da anni sfide
tra killers e/o killeuse (così si chiamano i
ballerini, a seconda che siano maschi o
femmine).
Ilsuccessocontinentaleemondialediquesta
moda è legato alla diffusione e al successo
di molti video di queste “battle” su YouTube.
In questo modo il fenomeno è esploso
in Francia nel 2006 e successivamente
in Italia, Germana, Spagna, Portogallo,
Giappone, Canada...
Il ballo è caratterizzato da veloci e continui
movimenti delle braccia, mentre le gambe
sono meno utilizzate. Possiamo dividere
la Tectonik in quattro diverse correnti:
la “danse electro”, la “milky way”, l’
“hardstyle” e la “jumpstyle”. Le differenze
sono soprattutto stilistiche, legate alla
fluidità dei movimenti o alla loro violenza.
Un caso a parte è la jumpstyle, nella quale
si eseguono dei salti muovendo le gambe
e i piedi in aria e quasi senza l’ uso delle
manie delle braccia, che caratterizzano
invece gli altri tre stili.
I vari ballerini spesso formano dei “team”,
delle squadre di ballerini, che poi si sfidano
nelle “battle”. I ballerini hanno vari stili
di abbigliamento, che variano dal rock,
al punk, all’ house, al gothic. Molti si
ispirano a modelli cyberpunk e Nu Rave,
caratterizzati da capigliature con creste,
ciuffi e frange. Spesso indossano pantaloni
e magliette attillate, canottiere o felpe con
colori fortemente in contrasto tra di loro,
oltre a vistosi polsini o guanti.
Le squadre più famose sono la SMDB,
composta da tre ragazzi che ballano
milky-way, e la Wantek, di cui fanno parte
quattro ragazzi, ai quali si sono aggiunti
nuovi membri. I team più famosi attirano
oggi molti sponsor e hanno creato intorno
a loro un gigantesco business.
Il Culto
Cinema 07
Shaft il Detective
di Filippo Fix-it Siracusa- 3B
Immaginatevi neri, nella New York degli
anni ’70. Fatto? Ok. Ora immaginatevi
detective. Di quelli che conoscono
i poliziotti, ma ci iltgano spesso e
volentieri. Ora immaginate di venire
a sapere che i due sgarri che avete
appena accoppato sono i leccapiedi
di uno dei più pericolosi gangster
neri, di quelli in giacca e cravatta che
non guardano il colore di nessuno. Vi
chiederete: perché Bumpy Jonas (Moses
Gunn) ha messo alle mie calcagne due
dei suoi sgherri migliori? La risposta
è semplice: mentre cerca di riavere
Harlem, da tempo in mano alle Black
Panthers, tramite un accordo con gli
Italiani – sempre mafiosi, diamine – sua
figlia è rapita. Shaft deve ritrovarla, con
Bumpy sicuro che siano stati proprio gli
italiani a rapirla. E così il nostro detective,
interpretato con maestria da Richard
Roundtree, si dovrà mettere in affari con
i suoi vecchi compagni militanti nelle
Black Panthers; un solo uomo non può
sfidare un’organizzazione come quella
degli italiani. Ma deve promettere loro
un grasso compenso. Sì, perché una
pantera non lavora piacevolmente
per un boss della mafia, sapendo che
questo si verrà a riprendere, prima o
poi, Harlem, diventato il quartiere-covo
delle pantere e strappato alla criminalità
organizzata nera. Ottimo film, da
notare il primo Blaxploitation (filone
che ha a che fare con i neri, come dice
il nome stesso) ad essere prodotto da
una Major, la Metro-Goldwin-Mayer
(quella col leone che ruggisce, per
intenderci). Il personaggio di Shaft è
il tipico detective: ironico, simpatico,
determinato. Si muove in una giungla,
la città di New York, avendo a che
fare con tutti i più strani animali senza
Il rinascimento della filosofia
essere nessuno di loro, né un poliziotto
corrotto, né un mafioso, né una pantera.
“Scontro” tra neri e bianchi a go-go:
ad esempio, guardando una penna
bic, un poliziotto bianco dice a Shaft
che non è poi così nero. E Shaft subito
risponde, prendendo una tazza bianca:
“e tu non sei poi così bianco”. Il tutto
accompagnato da un’ottima colonna
sonora Funky-Soul (il tema del film ha
vinto l’Oscar). Se si è appassionati dei
polizieschi con quel pizzico di noir, è
assolutamente da vedere.
Filosofia
di Giada Cipollone - 2C
Nasce la filosofia in un solo momento,
immersa in uno spazio vuoto nel cuore
dell’uomo che chiede al mondo l’origine
di sé.
E’ inizialmente la ricerca del principio, la
ricerca dell’archè, la richiesta del perché
esiste la natura, la domanda dell’uomo
che nasce nel corpo. La filosofia
presocratica è la preistoria, l’antichità che,
senza risposte, rimanda le domande alla
ricerca di pensiero e verità:con Socrate
e Platone incomincia la vera filosofia che
si configura nel suo significato letterale:
amicizia,amore per la sapienza.
E’ ora la ricerca dell’uomo, la ricerca
del divino, la richiesta del perché esiste
il pensiero, la domanda dell’uomo che
nasce nell’anima.
Ed ecco che “la filosofia si dispiega come
libero esercizio del pensiero, che si sottrae
a qualunque rigida norma o definizione..
se incontra un qualche confine è solo
per oltrepassarlo” (G. Giorello). Infatti la
classicità della filosofia supera la ricerca
delle leggi della fisica (intesa come
fysis natura), esce dalla tradizione per
entrare nell’uomo, oltre la religione, oltre
la politica:è solo un dialogo, un dibattito
tra individui consapevoli di non sapere,
che pretendono da sé una ricerca senza
fine, senza invadere un confine che la
coscienza pone come limite dell’uomo.
Il margine da oltrepassare è quello della
ragione, che nel Medioevo filosofico è
completato dalla fede: agostinianamente
il dialogo si instaura tra fede e ragione, tra
filosofia e teologia:l’uomo si incammina,
Dio lo soccorre. La Divina Commedia è
il viaggio proiettato dinanzi a ciascuno,
nel cammino della vita, che scorge la
prospettiva del divino illuminata dalla fede
di ogni uomo.
Ma nel suo Rinascimento, che si ripete nel
nostro tempo, la filosofia è illuminata da
una concezione prospettivistica che parte
dall’umano, dall’abilità di contestualizzare
gli insegnamenti del passato. E, come
allora, oggi rinasce la necessità di pensare,
attraverso un senso critico che concede
un’analisi delle mentalità del passato e
un’ereditarietà costruttiva per la filosofia
del presente. Cresce la voglia di filosofia
in questa rinascita culturale che, dopo il
fallimento dell’ideologia, cerca una nuova
meditazione solitaria senza la pretesa di
giungere “alle certezze della scienza, alla
consolazione della fede o al fascino delle
arti” (R. Bodei): la filosofia si presenta come
partenza per un cammino infinito, punto
primo di un cerchio che non esaurisce il
proprio giro, forza vitale del pensiero tra il
mistero e l’assurdo. Il filosofo non insegna,
non ha nulla da insegnare; il filosofo non
aiuta a risolvere le questioni esistenziali,
il dubbio è in tutti come in lui: il filosofo è
l’uomo sveglio, che parla, offrendo il suo
pensiero allo studio della storia, offrendo
alla vita la ricerca delle risposte, offrendo
al futuro la sua ultima domanda.
08 Il Culto
Dialogo fra Luciano e Virgilio
Dialogo
di Federico Moretti - 1B e Tommaso Sciotto - 3E
Virgilio: “Anf, casa!”
Luciano: “Oh, bel Virgilio, hai
avuto visite!”
V: “Visite? Eccome! Quella Trifena,
e Melitta... e la Corinna, ah! Poi
c’era una che pareva Venere,
‘spetta si chiamava...
L: Vantati, vantati alla prima
occasione! Come se ci avessi
riempito anche, dico... un’ampollina,
delle tue preziose stille!
V: Ma––come ti permetti!
L: Parlo dei versi, suino: mille stateri
d’oro che non ne hai scritto uno.
V: Te li darei volentieri, ma sono al
verde.
L: Ebbene, tra cinque minuti
Augusto esce dal bagno.
V: Non ho scampo, devo affogarlo
immediatamente!
L: ... Ci sei rimasto, tra i vivi!
Respirare o no, conta poco per
noi.
V: Bene, devo trovare qualcuno che
me li scriva, questi porci esametri.
L: E lasciami dire: HAI avuto visite,
le hai avute QUI, si tratta di quel
tuo affezionatissimo etruschetto.
V: Ed è gagliardo?
L: Neanche troppo.
V: E che voleva allora?
L: Eh era convinto di ritrovarsi in
tale bolgia di gironi in cui l’avresti
guidato e––
V: Per Ercole, QUELLO? Mi avete
sbeffeggiato fino a vomitarvi
il pancreas! “Virgi ci sono i
diavolacci! Virgi dammi i giunchi
della salute! Virgi fa caldo! Virgi fa
freddo!”
L: Dimentichi “Virgi svengo!”.
V: Dah!
L: Insomma, o l’etruschetto o il
principe: uno te lo sorbirai per
forza.
V: GASP Augusto no! Dov’è il mio
figlieppoeta?
L: Eh... vedi quella fossa?
V: Oh no! È morto? È MORTO!
L: ... Siamo tutti morti.
V: Ah. Giusto. Quindi?
L: E quindi il tuo figlieppoeta s’è
inoltrato alla ricerca del vero
Inferno.
V: Che stupido! E cos’ha trovato?
L: Niente, a parte un mucchietto
d’ossa non poco interessante: pareva
uno scheletro umano! Aristotele
aveva iniziato a ricomporlo, ma
dopo ore di puntiglioso lavoro
cadde appisolato, e il Bue, bruca
bruca...
V: La buona volta del macello?
L: No. Se hai davvero scritto
le Georgiche, sai che i buoi
ruminano.
V: ... Avete aspettato che gli
tornasse su e––
L: ––Non ci siamo mossi: la
turgida anima d’un uomo in forze
si divincolò dal turbolento gozzo
e spalancò la mascella in un «Chi
dunque osa dunque turbare i miei
eternoduranti sonni!?», al che ci
spaventammo non poco, temendo
d’esserci imbattuti in uno di quei
millenari millantatori tutti desideri
e maledizioni.
V: Oh no!
L: Ma spalmatasi via la feccia, si
drizzò – noi impietriti, Dante lì
lì per svenire –, e dopo averci
terrorizzati per un buon quarto
d’ora coi tremendi bulbi fissi al
vuoto, interrogato da Aristotele:
«Chi sei? E perché mai guardi noi
così?», «Omero sono io, e né ci vedo
una gran cippa». Più sconvolto da
quella risposta che dalla lacerante
attesa – ecco che Dante stramazza
–, gli dissi rispondendo: «Ebbene,
tu dichiari di essere Omero, ma
vi è tra noi un tale, che da secoli
s’afferma te. O mente egli, o tu».
«Chi osa profanare il mio sacro
nome multienigmatico, io sono
Omero e né all’infuori dunque di
me deve con la bocca chiamarsi
alcuno Omero, che lo faccio tosto
a porco».
V: Uhm, lunga breve breve, lun––
L: Già è incomprensibile, devi
anche contare le sillabe?
V: Ma è il grande Omero, ogni sua
par––
L: E bravo, chi te lo dice?
V: Oh. . . beh. . . Ma, come ne siete
venuti a capo?
L:
Abbiamo
convocato
un’Assemblea
Infernale
per
stabilire chi fosse, dei due, l’Omero
autentico. Vestiamo uno di blu,
Il Culto
Dialogo 09
vignette di Matteo Maffi - 5G
l’altro di rosso. Sta per cominciare
l’agone e non ti salta fuori il pio
Aristotele con questa storia del
sacrificio? E tutti: AL BUE! AL BUE!
. . . E Bue fu. Che corrida! Aiace si
offre buero, ma Aristotele rivendica
l’ onore delle armi (perché s’era
alzato, altrimenti?), e si va al
sorteggio. Povero Aiace, eh? Solo
all’idea si pianta un pugnale nelle
gengive: non succede nulla, ma
per sicurezza lo allontaniamo.
Ora immaginati Aristotele – che
non ha mai sfiorato una spada col
lembo della tunica – armato fino ai
denti e pronto a coprirsi di bovino
cruore. Sgomenti e vani i muggiti
di Tommaso: nessuna pietà, rigore
sistematico – sezionato organo a
organo.
V: Che cruenta biecitudine!
L: E floscio fu il banchetto: tutto
fumo e niente arrosto. Il grasso
colava a terra in copiosi fiotti (non
v’era altro), e fu con nostro sommo
stupore che, a grumo a grumo, lo
vedemmo assumere. . . un volto già
noto.
V: Cosa? Cioè––
L: Tommaso risorse dal suo scolo di
grasso.
V: Che sch––
L: Non riuscimmo neanche a ripulire
l’arena in tempo per l’agone,
sicché nel riprendere la sua
posizione l’Omero rosso scivolò
carambolando, e uno sciame
d’anime si lanciò in suo soccorso,
pattinando in una spontanea ma
efficace coreografia. Accorsero
spettatori da tutto l’Ade – sembrava
allora tema di tale adunanza
proprio la danza su grasso.
V: Anche tu, hai partecipato?
L: No, io me la ridevo a bordo
campo con Diogene.
V: Cinici!
L: Insomma, era una cosa da
niente. L’Omero rosso (quello da
sempre fra noi), lucido di tutto unto,
s’aggrappò infine al suo piedistallo
e cominciò a cantare.
Gorgheggia il nero Xanto
di morte e sangue assai,
e fa al Pelide: “Guai
s’oltre m’inquini: non vivrai pel
vanto!”
L: Cessato appena il canto (l’Iliade,
non lo sai?), pensiamo tutti “Mai
saprà l’opposto deliziarci tanto!––
V: Ma se tu improvvisi versi
così... cosa me ne faccio di Dante
Alighieri?
Luciano,
dulcissime
rerum!
L: No, guarda, tieniti il dulcissime
rerum per l’etruschetto.
V: Sapientissume... et... super...
L: Lasciami le ginocchia, pussa via!
V: Vir... optume... et...
L: Che fai, tocchi?
V: Ehm, uhrm...
L: Posso continuare
o ne hai ancora
per molto? – A quel
punto della gara,
sale sul piedistallo
l’Omero blu – nessuno gli
dava un obolo. Ma ecco il labbro
polisonante scuotere i nostri
precordi.
Eterna è Ogigia: eo ipso
non sarà il loco mio!
Perciò le dico addio
e bacio te, mia splendida Calipso.
Troppo commossi per valutare
alcunché,
decidemmo
di
aggiornare la seduta all’indomani
(assegniamo ad Aiace di rivoltare
la clessidra una sessantina di volte,
così da calmarsi lui, e lasciare noi
alle nostre faccende).
V: Faccende? Che impegni può
avere un morto, tali da sottrarlo
al canto non di uno, ma di due
Omero?
L: Vedo che hai colto.
V: In che senso?
L: Gli Omero sono appunto due.
Così almeno sancimmo, ritenendo
entrambi troppo eccelsi per negare
ad uno il nome ed il prestigio. Al
rosso l’Iliade, al blu l’Odissea – e
se ne andarono soddisfatti... ma
perché piangi?
V: . . . Guarda chi arriva!
Augusto: Virgi! Virgi! Eccomi!
Dante: Ed esco infine a riveder...
VIRGILIO?
V: Moriendum est.
Poesia
10 Il Culto
Esegesi metafisica aprioristica
di Francesca Bocchio - 2E
Il poeta si propone, in questo sonetto di
33 quartine modellate sulle terzine di
Dante (da notare anche la simbologia del
numero), di esprimere la sua concezione
della vita e del mondo che lo circonda al
lettore, visto che non ha nessuno disposto
ad ascoltarlo, nemmeno gli uccellini.
Essi infatti erano già stati prenotati con
grande anticipo da Cenerentola.
Le metafore presenti nel secondo emistichio
sono tutte e 123 inerenti alla caccia,
soprattutto quella della donna (recupera
quindi gli stilemi provenzali e stilnovisti) e
del cibo (recupera quindi la fame dopo il
2 di picche).
Passiamo ora all’analisi delle figure
retoriche, che ricorrono in gran quantità,
varietà e caso.
Il chiasmo al verso 3,5 presenta due
accostamenti quanto mai inediti, ovvero
vita – morte / male – bene: questa visione
dualistica è esemplare del profondo
contrasto interiore, del discidium, del
pathos, del mal de vivre, del cane del
poeta, Bubi, tragicamente investito da un
pulmino azzurro delle suore.
Risulta un po’ forzato il triplo enjambement
con chiusura in spaccata sagittale; diverso è
invece il discorso per lo squisito omoteleuto
delle parole “amato” e “supermercato” e
per il poliptoto al verso 0 dell’espressione
formulare “polipo di polistirolo”.
Magistrale è l’uso delle cesure, atte a
sottolineare i termini – chiave della poesia,
ossia: “koala”, “kimono” e “kamikaze”,
nelle quali è per altro palese l’allitterazione
della consonante f.
Concludiamo espletando che, nelle ultime
diciotto quartine e nella sesta terzina spuria
(di dubbia attribuzione, secondo alcuni
filologi), ci sono frequenti riferimenti ai
due capisaldi della lirica in lingua volgare,
Odo delle Colonne (assiduo frequentatore
della zona di Porta Ticinese), e ovviamente
il Petrarca, nel suo periodo ante1304.
Riempitivo
Granitico
Do Minore
Pensoso sta l’Autore a sua scrittura
senza ch’alcuna idea gli venga in mente
decente, tutte son tempo sprecato.
Quand’ecco che egli –sì!– tutto d’un fiato
lo stato suo, lo stato suo presente
descrive: il bianco vuoto, sua tortura.
Tastare il respiro
condensato, le mani
spaccate dal freddo.
L’istinto di mordere
e sbranare, il calore
di due occhi nella notte.
Come il sangue
che cola dal labbro,
la vita sgorga a fiotti.
di Andrea Sciotto - 1E
di Emiliano Mariotti - 2F
di Andrea Sciotto - 1E
do minore
due signore
buon odore
gran clamore
IL
!!!
O È PRONTO
PRANZ
presto!
è pronto il pesto
scrivo un testo
lesto
Torino
di Emiliano Mariotti - 2F
Arcaica, austera.
Nostalgia dell’ordine
sabaudo.
Freddo pungente:
crollo del paltò
alzato nel vento.
Grigia fuori,
esplosiva di rabbia
proletaria, dentro.
Picchetti ai cancelli:
ultimo baluardo.
Si lotta, ma
vince il disilluso.
Si accetta aspramente
ciò che è.
Nebbia che sa tanto
di passato.
Venezia
di Emiliano Mariotti - 2F
Vecchi testardi
resistono tra i flash
giapponesi.
Poca vita, tanti
soldi. Spesi male.
Trappole per idioti
giramondo.
Finzione a palate.
Magia sprecata:
mielosi romantici.
Tradizioni asservite
al denaro. Gondole
per i cinesi, cineserie
per meridionali.
Troppi ristorantini.
Pochi panni stesi.
Morte.
come un furfante
che saltante
tra le piante
vede tante
uova
e trova
una nuova
prova:
saltare
e cantare
con fare
solare
nuvola
scivola
rotola
!
A TAVOLA!!
Il Culto
Fotografia 11
“Pallone gonfiato” di Flavia De Mattia - 3C
“Il Salto di Nelli” di Rocco Soldini - 2F
12 Il Culto
di
Francesca Bocchio