Leggi l`intervista ad Antonio Petrucci

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Intervista ad Antonio Perrucci
Direttore Servizio Analisi Economiche e di Mercato
Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni
1. Perché la diffusione della banda larga è importante e qual è la relazione con lo sviluppo
economico?
Numerosi studi hanno dimostrato in maniera incontrovertibile che esiste una relazione diffusa tra l’ICT
(tecnologia dell’informazione e della comunicazione), dunque la rete a banda larga, e la crescita economia e
sociale di un paese. I paesi che hanno maggiormente investito nella banda larga hanno conosciuto tassi di
crescita maggiore (dati diffusi dall’OCSE). Questo impatto economico si manifesta da un lato a livello
microeconomico garantendo una qualificazione delle forze lavoro e dall’altro a livello macroeconomico
contribuendo alla crescita del Prodotto Interno Lordo. Sono infrastrutture che consento la fertilizzazione di
tutto il tessuto produttivo attraverso un effetto diretto nei settori dell’alta conoscenza, quali quelli a stretto
contatto con l’ICT, e un effetto indiretto su tutti gli altri settori, anche della pubblica amministrazione.
Ciò giustifica le diverse iniziative internazionali delle Digital Agenda, come quelle messe in atto dall’Australia o
dall’Unione Europea che sta fissando molteplici obiettivi di diffusione della fibra ottica. Infine per comprendere
l’importanza della banda larga è sufficiente pensare al recente discorso alla nazione del Presidente degli Stati
Uniti d’America che ha parlato di banda larga in termini di necessaria innovazione.
2. È giusto parlare di accesso a internet come servizio universale? Come viene considerato dai
teorici della regolamentazione?
La banda stretta rientra già tra le prestazioni del servizio universale. Da anni si sta discutendo se estendere
l’accesso alla banda larga, ma attualmente la direttiva europea non impone tale diffusione come obbligo, bensì
lascia libero ogni paese di decidere. La Finlandia, per esempio, ha scelto di recente di inserire la larga banda,
con capacità di 1Mb, come servizio universale. Sono molti i paesi europei che si danno da fare per ridurre il
digital divide, e dunque coprire il territorio con un numero limitato di accessi anche alla banda ultra larga.
3. Qual è la situazione italiana e qual è il ruolo dell’Autorità in questo processo?
L’Autorità da un lato promuove la concorrenza nei settori sottoposti a disciplina (in questo caso la rete fissa) e
dall'altro deve garantire che le imprese possano fornire il servizio sulla base dei costi sostenuti, ossia con un
orientamento al costo.
Inoltre, è compito dell’Autorità garantire l’accessibilità a tutta la popolazione per il carattere sociale che hanno
le telecomuncazioni.
A livello internazionale, tutti i paesi si stanno dotando di un programma di incentivi, favorendo
l’infrastrutturazione anche con l’intervento pubblico. Ad esempio, in Francia il governo francese ha stanziato
due miliardi per portare la banda larga nelle aree rurali e altrettanto cerca di fare l’Inghilterra. La questione di
fondo è che non c’è una domanda in Italia che giustifichi un investimento così elevato da parte del privato,
considerando che si parla di 13-15 miliardi di euro per coprire quasi tutto il territorio nazionale.
È evidente però che in previsione, analizzando i servizi che offre la banda larga, sicuramente la domanda
anche in Italia crescerà e qualche impresa dovrà investire. In molte aree la diffusione della fibra ottica avverrà
anche attraverso la forma dei finanziamento pubblici, come sta avvenendo in alcune provincie italiane con
iniziative pregevoli, quali quelle promosse dalla Provincia autonoma di Trento, ma anche dalla provincia di
Lucca o dalle regioni Marche, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Infine, la banda larga è un passaggio epocale, di grande significato, che deve però avvenire in un mercato di
concorrenza e non di monopolio. Non si può passare dal rame alla fibra e perdere i progressi che sono stati
realizzati in termini di concorrenza.
4. Quando si parla di diffusione delle reti di nuova generazione (NGN) si parla di infrastruttura
più che di servizio, da tale punto di vista il favorire iniziative che facciano solo la vendita
all’ingrosso semplifica la parte di regolamentazione?
Una delle maggiori difficoltà a cui tutti i regolatori italiani devono far fronte, è legata al fatto che si parla di
una rete che non c’è, ossia che dovrà essere realizzata, ma per ora è necessario stabilire delle regole per una
rete che ancora non esiste.
Tutti i servizi attualmente esistenti, quali quelli di telefonia, di comunicazione, ecc. vengono dati in un mercato
di concorrenza estesa. Le nuove regole, dunque, dovranno da un lato consolidare l’attuale grado di
concorrenza e dall’altro lato fornire dei ritorni per l’investitore. Ed è qui che nasce il problema, perché
l’operatore dominante, Telecom Italia, non ha l’interesse di realizzare la sua rete secondo le condizioni dettate
dalla regolamentazione.
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Posto che l’Autorità non può imporre una scelta architetturale a Telecom Italia o altre imprese, appare però
necessario co-investire sia da un punto di vista Privato-Privato che, e ben vengono anche forme di
partecipazione, Pubblico-Privato.
Ciò agevola la costruzione di una rete che altrimenti faticherebbe a nascere. Tutto ciò naturalmente deve
avvenire rispettando due condizioni: il co-investimento deve riguardare la realizzazione dell’infrastruttura e
non i servizi che su essa possono essere veicolati; deve nascere un dialogo tra le varie reti che vengono
implementate nel territorio.
Va benissimo le iniziative a macchia di leopardo ma alla fine la rete deve essere interoperabile.
5. Qual è il piano dell’azione regolamentare nel 2011?
Vorrei innanzitutto chiarire che la delibera 1/11/CONS non contiene delle linee guida come è stato
erroneamente indicato da qualche giornalista, ma rappresenta un quadro delle regole. Una volta ottenuta
l’approvazione dal Parlamento Europeo ed effettuata la consultazione pubblica sarà possibile stabilire una serie
di decreti attuativi in grado di prendere in esame ogni singola situazione. È un percorso particolarmente
laborioso, iniziato a fine 2009 e che ora ha la sua impostazione cornice e che solo successivamente
contemplerà una serie di provvedimenti attuativi.
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