De pictura, 1979 - Fondazione Giulio e Anna Paolini
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De pictura, 1979 - Fondazione Giulio e Anna Paolini
De pictura, 1979 Matita, chiodi e collage su tela preparata, iscrizione autografa su tela rovesciata, frammenti di fotografie Nove elementi 80 x 120 cm ciascuno, misure complessive 245 x 365 cm Firmato, titolato e datato al recto, sull’elemento centrale: “Giulio Paolini / De pictura / 1979” Staatsgalerie Stuttgart, Stoccarda Acquistato nel 1980, n. inv. 3366 Nove tele accostate a minimi intervalli a formare un grande quadro di 3 x 3 elementi riproducono il disegno di un ambiente in prospettiva: sulle due pareti laterali si trovano due quadri, avvalorati nella loro verosimiglianza dalla presenza di chiodi veri lungo lo spessore del lato verticale a vista. La stanza disegnata 1 in prospettiva è abitata da un personaggio togato , che guarda il quadro esposto sul quarto lato della stanza virtuale, di cui, dal nostro punto di vista, vediamo soltanto il verso. La tela rovesciata reca iscritti la firma, il titolo e la data che certificano l’autenticità del quadro che sfugge al nostro sguardo e nello stesso tempo dell’opera che guardiamo. Nella mano alzata, la figura trattiene alcuni frammenti fotografici di Parnaso (1979) – il profilo della mano prosegue su uno dei particolari lacerati – mentre altri frammenti della stessa immagine sono sparsi al suolo. Se la controfigura rispecchia il nostro stesso sguardo di fronte all’opera, le fotografie lacerate, la tela rovesciata e i chiodi lungo i lati delle tele disegnate pongono in risalto il diaframma che divide la prospettiva ideale della figura in costume dentro il quadro dal nostro sguardo “cieco”, confinato al di qua di quel limite invalicabile. Il titolo riprende quello del noto trattato di Leon Battista Alberti (De pictura, 1435), in cui per primo l’autore teorizzò le istanze della nuova visione rinascimentale, fondata sulla costruzione prospettica, in relazione alla sua applicazione in pittura. Insieme alle opere Parnaso e Liber veritatis, De pictura ha delineato il tema dell’esposizione personale del 1979 a Milano intitolata “Atto unico in tre quadri”, che segna una tappa di rilievo nell’indagine intorno all’atto visivo dell’autore-spettatore di fronte all’opera, ossia all’“atto unico” costantemente rimesso in gioco da Paolini. “I tre quadri esposti costituiscono una sorta di partitura scenica. In tre momenti successivi ma intercambiabili ho tentato di condensare, attraverso la sovrapposizione delle coordinate, le tracce fondamentali del mio lavoro fino a oggi. Ogni linea, ogni punto dell’assieme ripercorre e intravede, nello stesso 2 tempo, l’itinerario complessivo di una ricerca” . L’opera costituisce la versione più compiuta di una serie di varianti realizzate fra il 1977 e il 1979. 1 La figura in costume antico è ripresa dal volume di T. Hope, Costumes of the Greeks and Romans, Dover, New York 1962, tav. 285 (nell’opera di Paolini è rovesciata rispetto all’originale). 2 L’artista nell’intervista di A.C. Quintavalle, in “Panorama”, Milano, novembre 1979 (ripubblicato in Giulio Paolini. La voce del pittore - Scritti e interviste 1965-1995, a cura di M. Disch, ADV Publishing House, Lugano 1995, p. 178). Cfr. la documentazione iconografica della mostra in questo sito web nella sezione “Esposizioni personali”. Esposizioni e bibliografia cfr. M. Disch, Giulio Paolini. Catalogo ragionato 1960-1999, Skira editore, Milano 2008, vol. 2, pp. 966-967, cat. n. 417. © Maddalena Disch