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dossier i nuovi cAmpioni
Musica
Mist sound
da un vero villain delle telenovelas, l’attore Lisardo. Accetterà il corteggiamento
tornando alla villa in piena notte, per accorgersi che il cattivo gradirebbe in realtà
pratiche sadomaso. Troppo. Fuga precipitosa dalla villa in lacrime (llorar, llorar),
mentre il fidanzato annoiato ha già lasciato l’hotel. Lieto fine sulla riva del lago,
sotto la pioggia, coi due amanti in lacrime
(llorar, e ancora llorar).
Un osservatorio sulle classifiche discografiche dei MIST
propone dolci melodie su amori contrastati, inni calcistici per
la Nazionale, bamboline K-pop e duetti di post-punk elettronico.
Questo si ascolta e si balla nei nuovi Paesi emergenti.
di Alberto piccinini
Jesse & Joy – Llorar (Messico)
Jesse e Joy, fratello e sorella, sono un duo
messicano di qualche fama alternativa. Il
loro ultimo successo è uno dei temi della
telenovela Coronas de Lagrimas, grande
fenomeno televisivo della scorsa stagione
in Argentina e in Messico. Il cuore vintage
della storia riporta alle origini del genere:
l’amore contrastato e tragico tra il bravo
figlio di una famiglia povera, che cerca di
nascondere le proprie origini, e la capricciosa figlia di un perfido e ricco avvocato.
Ma la canzone, una generica ballata di
amanti che si allontano (che a noi ricorda
da vicino certe cose di Laura Pausini), ri-
serva parecchie soprese nel videoclip girato senza economia di mezzi dallo stesso
regista della telenovela, Pedro Torres. Seguiamo la notte brava di una coppia annoiata di ricchi creativi cittadini (due attori
televisivi noti al pubblico più giovane),
invitati al party esclusivo di un grande
collezionista d’arte a Michoacán (qui, un
cospicuo finanziamento del governo locale restituisce ottimamente l’incanto
della zona). L’amore tra i due è al capolinea: lui sempre attaccato allo smartphone, lei rassegnata. Proprio durante
la festa la ragazza sarà fatta oggetto delle
attenzioni del collezionista, interpretato
Z Jesse e Joy al latin
Grammy Awards di las
vegas dove hanno
vinto quattro premi.
REUTERS/CONTRASTO/STEVE MARCUS
Z le Sistar, star del
K-pop coreano, al
Dream Festival di
Seoul.
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JUdiKA – indonesiaku (indonesia)
Davvero curioso questo inno dedicato a
una nazionale di calcio che non c’è, composto da Ananda Sukarlan – 44enne gloria internazionale del pianismo classico
– e cantato da Judika, popstar di grido,
vincitore a suo tempo dell’immancabile
concorso televisivo Indonesian Idol. Inizia così: “Sono nato sotto una luna rossa
(come il colore delle maglie della squadra, ndr)/ nel seno di madre Indonesia”.
La canzone, che a noi fa l’effetto degli
inni giallorossi di Antonello Venditti, si
ascolta in un film di successo uscito all’inizio dell’anno: Hani iri pasti menang
(Questo giorno sarà vittorioso). Sinossi
approssimativa: la Nazionale di calcio indonesiana si qualifica per la fase finale
del Mondiale 2014 e viene eliminata soltanto ai quarti di finale dal Brasile, ma la
stella Gabriel Omar Baskoro deve fare i
conti in patria con la lealtà al suo allenatore, le sfrenate ambizioni del padre,
l’ombra della mafia delle scommesse
sulla sua carriera. Nella realtà la Nazionale indonesiana si è qualificata ai Mondiali soltanto una volta e in età coloniale,
1938. La mafia globale delle scommesse
invece è viva e vegeta, ha il suo centro
proprio da quelle parti, e controlla la
quasi totalità del calcio mondiale come
ogni tanto si scopre attraverso scandali
e inchieste.
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dossier
REUTERS/ CONTRASTO/LEE JAE-WON
tAccuino culturAle
sistAr – Give it to me (sud Corea)
Psy, il rapper coreano che ha invaso il
mondo l’anno passato non è un caso solitario. In Corea, da almeno quindici anni
la musica per ragazzini è dominata dal
cosiddetto K-pop, diffuso capillarmente
in tutta l’area. Canzonette modellate fino
all’ossessione sui generi americani, costruite a tavolino da vere e proprie factory
produttive come la Starship Entertaiment
che ha messo in piedi 4 anni or sono,
dopo lunghi e studiati casting, questo
quartetto di ragazze, le Sistar. Give it to
me, loro ultimo singolo già vendutissimo,
fa sfoggio di coreografie, pose sexy,
cambi d’abito, alto budget, lontani riferimenti a Madonna, a Rhianna e così via.
numero 49 settembre/ottobre 2013
L’effetto, per noi, è piuttosto spiazzante.
Si direbbe che l’esotismo, in questo caso,
non si annidi nella differenza, ma nella
somiglianza indistinguibile con l’originale
occidentale, al punto che dopo un po’ non
sai più chi copia chi. Le quattro bamboline, in ogni caso, sembrano uscite da
un’animazione al computer.
KiM Ki o – insan insan (turchia)
Le Kim Ki O sono un duo di Istanbul, due
ragazze: Ekin Sanaç e Berna Göl. Sintetizzatori e basso, nient’altro. La loro musica non è fatta per le classifiche di canzoni pop ma appartiene di diritto alla
scena indipendente internazionale. Rielabora in maniera estremamente sofisti-
cata il post-punk elettronico, richiama i
Joy Division, i Suicide, l’elettropop inglese:
è materia per critici e appassionati. In
più il loro album Ground, uscito lo scorso
marzo per un’etichetta francese, esplora
– dicono – “la depressione e la disperazione che hanno preceduto la protesta”.
Piazza Taksim. “Non c’era altro da fare
che scendere in piazza, ed è stato come
il punk – dice ancora Sanak – un vero laboratorio di creatività”. Insan, insan, significa “Umano, umano”. La canzone
esce con un videoclip che fa collage di
vecchi film, riprese di esplosioni, sport
estremi, immagini dei vicoli di Istanbul,
girato dalle documentariste turche Zeynep
Dadak e Merve Kayan.
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