Cultura - Sonzogno
Transcript
Cultura - Sonzogno
37 GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2014 Cultura S Letti per voi Isabella Spagnoli ono venuta a Aotearoa su una nave chiamata Niobe. Ho attraversato un oceano di dolore e viaggiato su un fiume di lacrime. Sono approdata su sponde sconosciute, ho percorso terre che mi hanno bruciato l’anima. Ma sono qui. E non oserete più sfidarmi». E’ farcito di avventura e passione il terzo libro della saga di successo, ideata da Sarah Lark, autrice tedesca innamorata della Nuova Zelanda (terra che conobbe grazie al suo mestiere di guida turistica) che successivamente a «Nella terra della nuvola bianca» e «Il canto dei Maori», ci regala «Ritorno a Kiward Station» (Sonzogno) terzo ca- A BOLOGNA L'«UNIVERSO» DI KLINGER Una mostra che racconta un universo di un artista che si muoveva perfettamente tra vita e sogn». E’ la rassegna «Max Klinger. L’inconscio della realtà», da oggi al 14 dicembre, a Bologna a Palazzo Fava, realizzata grazie alla generosità di Paola Giovanardi Rossi «RITORNO A KIWARD STATION», SARA SARK E LA SUA SAGA NEOZELANDESE pitolo della saga che ha incantato migliaia di lettori. Facendo un passo indietro, nella storia, occorre ricordare ai lettori che l’eroina del primo romanzo, Gwyneira McKenzie, giovane sposina inglese, arrivata in Nuova Zelanda, animata da speranze e sogni, aveva fondato una grande e accogliente fattoria in quella che da subito le era sembrata una terra ricca di fascino nella quale costruirsi un futuro a sua misura. Sono passati gli anni e oggi, l’ultimo romanzo, vede, invece, protagonista, Gloria, la sua ribelle e indomita nipoteche per volontà dei genitori deve fare il viaggio in senso contrario. La ragazza che adora il suo paese dalla natura selvaggia e dai paesaggi infiniti è costretta a partire per Londra, dall’altra parte del globo, per studiare come si conviene a tutte le ragazze di buona società. Gloria viene assalita dall’angoscia alla sola idea di abbandonare Kiward Station, le corse a cavallo, la libertà provata nel passeggiare con i suoi cani e soprattutto le piange il cuore nel dover rinunciare alla compagnia del suo amico del cuore, Jack. Ma il destino ha deciso per lei e la ragazza viene sradicata dal suo mondo , obbligata a vivere in una società che la umilia e che mina la sua anima maori. Mentre la Grande guerra si abbatte sul- le persone che ama, Gloria, non smette di sognare di ritornare alla sua amata isola nel Pacifico, in cerca di chi le fa battere il cuore e che da senso alla sua vita. L’autrice, attraverso questo viaggio avventuroso, mescola abilmente realtà e fantasia permettendo ai lettori di immergersi totalmente nella cultura esotica e negli affascinanti paesaggi della Nuova Zelanda, terra da conoscere anche grazie ad un libro ottimamente scritto.u ® Ritorno a Kiward Station di Sara Lark Sonzogno, pag. 621,A 20,00 Mostra «La collezione Renato Bruson. Boldini, Fattori, Lega, Segantini, Signorini e i vedutisti veneti dell’Ottocento» GLI ACUTI colorati del grande baritono Sabato alle 17 all’Auditorium del Carmine, poi inaugurazione a Palazzo Bossi Bocchi Stefania Provinciali D a Boldini a Fattori: la passione per la pittura dell’Ottocento ha attraversato il cuore di Renato e Tita Bruson che hanno composto, dal nulla, un corpus negli anni arricchito con acquisti mirati e selezionati secondo una precisa scelta di gusto. Era il 28 maggio di quest’anno quando, con atto notarile controfirmato dalle parti, settanta opere di quel nucleo sono state donate dai collezionisti alla Fondazione Cariparma, perché entrassero a far parte delle raccolte d’arte della Fondazione stessa e divenissero fruibili al più vasto pubblico. Dal 28 settembre al 25 gennaio (presentazione sabato 27, ore 17, all’Auditorium del Carmine, inaugurazione a seguire, a Palazzo Bossi Bocchi) «La collezione Renato Bruson. Boldini, Fattori, Lega, Segantini, Signorini e i vedutisti veneti dell’Ottocento» è per la prima volta in mostra, corredata da catalogo, nella sede della Fondazione Cariparma, per raccontare non solo uno scorcio di pittura italiana ma anche quell’incontro personale che rievoca musica e colore e che trapela dalle scelte del celebre baritono. Non è un caso che i Bruson abbiano scelto Parma come luogo della donazione: la città dove hanno trovato i loro migliori amici, la città del Teatro Regio dove il celebre baritono, debuttando in una importante serata nella “Forza del Destino” di Verdi, iniziò l’ascesa verso una grande carriera. Le tematiche, i pittori, la composizione stessa del nucleo collezionistico non possono far a meno di «celebrare» una voce possente, fatta di calore e tensioni nascoste, di amore per l’opera e per la vita. Un legame nel tempo rinnovato con la terra della musica e della pittura dove le passioni di Bruson hanno trovato casa. Così, nulla toglie, davanti alla qualità di certi dipinti, di certi ritratti femminili del pittore ferrarese- sono quattordici le opere di Boldini presenti- forti di un vortice artistico e gestuale che racchiude in se personalità ed emozione, di lasciarsi IL CATALOGO CON LA GAZZETTA Il catalogo della mostra «La collezione Renato Bruson» sarà venduto in abbinamento alla Gazzetta di Parma, da sabato 27 settembre in edicola a 20 euro più il prezzo del quotidiano. Capolavori Tre dei dipinti donati da Bruson: «Signora bionda in abito da sera» di Boldini, «Carro di paglia scortato da soldati a cavallo» di Fattori e «Ritratto di donna» di Alciati. La pittura, una passione coltivata fin dall'inizio della carriera «Il segreto senso dello stile» di un artista Gian Paolo Minardi II « Un’opera male eseguita o fiacca- mente eseguita è come un quadro visto al buio, non si capisce», queste parole di Verdi mi sono riaffiorate come subliminale rimbalzo tra la passione per la pittura che Renato Bruson ha coltivato, segretamente, fin dagli inizi della sua carriera e l’assolutezza dei suoi approdi artistici. Un lascito anche questo che possiamo suggellare con il «senso dello stile», inteso non come modellatura esteriore ma come chiave per entrare dentro la musica, comprenderne i segnali più segreti e tradurli in suono. Questa è la lezione of- fertaci da Bruson, coi suoi punti di forza in quella coerenza e nella consapevolezza che si sono intrecciate nel plasmare la voce in funzione di un esito artistico, con quella concentrazione che esclude ogni vanità come ogni gratuito effettismo. Ripercorrendo il suo lungo itinerario interpretativo possiamo così individuare la progressività della conquista stilistica con cui ha messo a fuoco quella speciale tipologia vocale che è la voce baritonale, terreno che trova nella poetica romantica donizettiana la prima felice fioritura per poi ricevere una più decisiva, perentoria definizione in termini organicamente drammaturgici dal- l’intuizione verdiana. E’ questo tirocinio donizettiano compiuto da Bruson che gli ha consentito il recupero di una misura originaria, in termini di duttilità di eloquio, di sensibilità timbrica, di definizione poetica – Christian Springer parlerà di una « Bariton-Renaissance» - che culminerà con la rivelazione dei grandi personaggi verdiani, ognuno affrontato con quella inclinazione introspettiva e sensibilità infallibile, che conserviamo nella memoria come rivelazioni incancellabili: Simone, Macbeth, Miller, il marchese di Posa, incarnati nella pregnanza di quella devastazione interiore che si faceva devastazione fisica.u andare all’immaginario per comporre in un unicum le arti. Su tutte le opere boldiniane presenti domina uno dei rari pastelli di grandi dimensioni, il superbo ritratto al vero di «Signora bionda in abito da sera», ripresa di spalle a far risaltare la splendida schiena nuda e con un enorme ventaglio nero di struzzo nella mano guantata. Ben diversa è la «macchia» di Giovanni Fattori, in mostra con quattro opere, e degli «altri» che testimoniano una squisita coerenza da parte del collezionista nel comporre la collezione per nuclei di «scuole». Emerge in particolare un’attenzione alla pittura toscana che coglie lo stile naturalista, dai tempi del Caffè Michelangiolo, e da spazio, poi, alla sensibilità di una figurazione intrisa di colori e di sentimento ed alla «macchia», a partire da Giovanni Fattori, i cui soggetti militari fanno riferimento al culto macchiaiolo per l’epopea risorgimentale. Due delicatissime tavolette di Silvestro Lega ed una di Odoardo Borrani riportano agli anni di Piagentina, quando i ‘ribelli’ del Michelangiolo scelsero polemicamente la campagna quale genuina ispiratrice di una moderna pittura che privilegiasse l’ispirazione ‘dal vero’. Così il Ritratto di fanciulla di Telemaco Signorini, il più internazionale fra i macchiaioli che include nella raffigurazione di giovani popolane suggestioni ricavate dalle ardite istantanee di Toulouse-Lautrec. I dipinti di Niccolò Cannicci, di Eugenio Cecconi, di Angelo Tommasi sono racconto della trasfigurazione lirica della vita contadina intesa in una visione più universale del destino umano. Con i quadri di Ulvi Liegi, di Mario Puccini e di un giovane Armando Spadini la ‘serie’ si chiude nel segno di aperture sperimentali verso il postimpressionismo e, nel caso delle nature morte di Giovanni Bartolena, verso la sintesi formale e cromatica che i toscani coglievano nella pittura di Cézanne.Più romantici e intrisi di umori simbolisti si rivelano certi pennelli veneti tra i quali Ettore Tito, presente con un capolavoro l’incantevole ritratto di donna intitolato Azzurri, Alessandro Zezzos, ed in particolare Guglielmo e Beppe Ciardi, rappresentati da paesaggi e malinconiche vedute della laguna. E proprio Guglielmo Ciardi e Pietro FragiacomoTutti assieme testimoniano la vivacità e la curiosità del collezionista che ha saputo cogliere anche le origini, nella loro fase ancora naturalista, grandi maestri del Simbolismo quali Gaetano Previati e Giovanni Segantini o nella certezza di una giovanile Natura Morta pervasa di sommessa poesia di Giovanni Segantini o di poetiche solitudini lagunari di Pietro Galter, la cui pittura è meno noto ma non per questo meno ricco di suggestioni.u Dizionario L'edizione 2015 dello Zingarelli anche in versione digitale. Con 55 «definizioni d’autore», da Armani a Verdone Da coriaceo a ingente, le parole da salvare Con una scelta di vocaboli «firmati» da esponenti della cultura, della scienza, del costume Paolo Petroni II Un vocabolario che riflette su se stesso, che accanto alle parole, quelle di ogni dizionario che si rispetti, aggiornato ogni anno di neologismi e nuovi acquisti, ragiona sulle parole attraverso i brevi interventi di 55 personaggi, esponenti della cultura, della scienza, del costume, che ne hanno scelta ognuno una significativa per lui, da Sguardo di Oliviero Toscani a Stile di Giorgio Armani o Ironia di Carlo Verdone, solo per fare tre esempi. E’ l’edizione 2015 dello storico Zingarelli. Si chiama «Definizioni d’autore» questo contributo di esponenti di rilievo di vari settori sulla definizione personale di una parola che potesse essere rivelatrice della loro personalità e del loro lavoro. Nascono così queste 55 piccole narrazioni o ricordi personali, punti di vista originali sul significato di una parola, messi ciascuno a corollario nella scheda lessicografica della voce di riferimento nel vocabolario, che diventa qualcosa di nuovo, di più ricco, da leggere. Così alla parola Canto, una delle più grandi cantanti italiane, Mina, scrive: «Il canto è un grido, un ululato a gola aperta. Sfiora e urta e sfonda e spacca e libera e imprigiona». E basterebbe questo esempio per capire quali squarci aprano tali definizioni particolari sulla normale presentazione dei vari vocaboli, facendo andare oltre lo sguardo, il pensiero, costringendo a riflettere uno studioso, uno studente o un lettore comune e a scoprire come ogni parola possa essere un mondo. Così chi meglio di Caterina Caselli Sugar, cantante ed editore discografico, può farci intendere cosa sia il Talento, mentre il concetto di Maschera (quante indossate a teatro o nei film) è di Toni Servillo. Le loro riflessioni ne genereranno molte altre. Come sarà per la parola Sapore che ci fa assaggiare lo chef Bruno Barbieri; il senso della Vit- toria spiegato dall’olimpionica Sara Simeoni, e quello dello Spazio affidato a chi lo conosce bene, l’astronauta Luca Parmitano. Tutto questo accanto alle 144mila parole e 380mila significati dello Zingarelli 2015. E ancora la segnalazione di oltre 3mila «Parole da salvare», come Coriaceo, Ingente, Onere, Perorare, il cui uso diviene sempre meno frequente perchè si privilegiano sinonimi più comuni ma meno espressivi; 964 sfumature di significato; 44600 locuzioni e frasi idiomatiche. Lo Zingarelli 2015 in versione digitale contiene oltre al testo integrale: l’Enciclopedia Zanichelli aggiornata; il dizionario delle lingua italiana Tommaseo Bellini (1865-1879); l’Analizza- tore morfologico che fornisce l’analisi grammaticale delle forme coniugate dei verbi e delle forme flesse di sostantivi, aggettivi, pronomi. Ma questa edizione speciale coinvolgerà comunque per quella sua capacità di illuminare, accendere idee e ricordi, leggendo, per esempio che «E’ elegante a suo modo ogni cosa che è o sa apparire semplice, sobria...» come scrive Carla Fracci, mentre il regista Gabriele Salvatores ha ragionato sul concetto di realismo e il suo rapporto con il cinema che è «un tacito accordo tra film e spettatore basato sull’accettazione della finzione e sulla sospensione del principio di realtà...».u ® Zingarelli 2015 a cura di Mario Cannella e Beata Lazzarini Zanichelli ed. 2688 pagine con dvd e programma scaricabile A 81,00versione base A 65,50.