Rapporto sull`economia della provincia di Forlì
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Rapporto sull`economia della provincia di Forlì
RAPPORTO SULL’ECONOMIA della provincia di Forlì-Cesena 2009 a cura di: Ufficio Statistica e Studi CAMERA DI COMMERCIO DI FORLÌ-CESENA Area Studi e Ricerche UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena 2009 I livelli di cambiamento 5 L’economia provinciale nel 2009 Demografia Lavoro Imprenditorialità Appendice 53 63 79 Agricoltura e pesca Industria manifatturiera Edilizia Commercio interno Commercio estero Turismo Trasporti Credito 87 101 117 123 131 145 155 161 Artigianato Cooperazione 179 189 Lo scenario economico internazionale Lo scenario economico nazionale L’economia regionale nel 2009 199 211 223 Le previsioni per l’economia regionale nel 2010 243 Camera di Commercio di Forlì-Cesena II LIVELLI DI CAMBIAMENTO no alla creazione dello sviluppo. Una chiave di lettura analoga fu utilizzata nel 2007 quando la crescita economica fu analizzata comparandola con quella del benessere dei cittadini. Infine, Sant’Agostino nel 2008 fu lanciato lo slogan “il futuro non si prevede. Si fa” ad indiNon c’è niente di costancare la possibilità e, al te tranne il cambiamento. tempo stesso, la necessità di governare i camBuddha biamenti, di operare scelte forti per contraRipercorrendo le parti stare alcune dinamiche monografiche degli ulnegative preannunciate timi rapporti sull’ecodalle proiezioni statinomia della Camera di stiche. Il cambiamento, Commercio affiora un essere in grado di ricofilo conduttore comunoscerlo e di misurarlo: ne, un unico percorso questo è il filo condutnarrativo – un “viaggio” tra i numeri, - che tore che ci ha accompagnato in questi anni ha inteso accompagnare il lettore alla sco- di narrazione della nostra provincia. perta delle trasformazioni economiche e so- Il 2009, come sappiamo, per quanto avvenuto ciali della provincia. Nel 2002 il viaggio partì a livello globale rappresenta un anno di forte interrogandosi sulle chiavi di lettura e sugli rottura, un periodo nel quale ogni consideindicatori statistici più appropriati per misu- razione economica o sociale fatta precedenrare i cambiamenti in atto. Era una riflessio- temente richiede necessariamente di essere ne necessaria di fronte a cambiamenti che ripensata alla luce del nuovo contesto.Anche i nostri tradizionali strumenti di analisi fati- il nostro viaggio tra i numeri che misurano il cavano a cogliere compiutamente. Il viaggio cambiamento non può proseguire come se proseguì alla ricerca di nuove chiavi inter- nulla fosse accaduto, come se la crisi interpretative e di modalità inedite per misurare i nazionale non avesse provocato interruzioni cambiamenti; nel 2003 si focalizzò l’attenzio- e deviazioni sul nostro percorso. Parimenti, ne sulla società della conoscenza, nel 2004 il viaggio non può proseguire come se la crisi sulla complessità del sistema “Forlì-Cesena”. non avesse aperto nuove strade da esploraLa necessità di confrontarsi con realtà che re, nuove opportunità da cogliere. non fossero solo quelle italiane suggerì nel 2005 di comparare le trasformazioni avve- Dunque, prima di procedere, volgeremo lo nute nella nostra provincia con quelle del- sguardo alle nostre spalle, rivedendo quanle aree europee maggiormente avanzate. La to scritto ed interrogandoci nuovamente continua ricerca di nuovi filtri per fotografare sui cambiamenti avvenuti per capire quanto Forlì-Cesena spinse nel 2006 ad individuare la crisi dell’ultimo anno abbia modificato la e a calcolare le forme di capitale – naturale, direzione del nostro cammino. Solo allora tecnico, umano e sociale - che concorro- si potrà riprendere la strada alla ricerca di Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO “Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari, dei fiumi, delle stelle; e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi”. 5 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I LIVELLI DI CAMBIAMENTO ciò che potrà avvenire nei prossimi anni. Un futuro che, come affermato lo scorso anno, dipenderà dalla nostra capacità di leggere ed affrontare i cambiamenti. È questo un punto fondamentale, in che misura siamo in grado di leggere i cambiamenti? 6 Da decenni la teoria economica è alla ricerca di nuovi paradigmi e sperimenta differenti modelli nel tentativo di interpretare le dinamiche sociali ed economiche. Archiviato il distretto industriale di tipo tradizionale, si è affermato che la dimensione d’impresa non basta più a spiegare la strategia, abbiamo visto venire meno il valore esplicativo delle analisi basate sulle suddivisioni settoriali, così come il poco più evoluto concetto di filiera - esaurito il suo compito di spiegare logistica e distribuzione del valore aggiunto per un prodotto - ci appare insufficiente per interpretare il funzionamento di un’economia territoriale. La discussione degli economisti del territorio si è quindi concentrata su dimensioni che sono al di fuori di esso: la globalizzazione, la competizione astratta dalla dimensione territoriale stessa, l’internazionalizzazione come strumento di crescita o di salvaguardia dei risultati raggiunti nel passato sul mercato interno. Ciò che l’analisi dei numeri ci riporta sono solo pezzi di un “qualcosa” che nella sua interezza non si riesce a cogliere, la scienza economica sembra incapace di produrre una teoria dal forte potere esplicativo in grado di raccogliere tutti i frammenti e ricomporli in una visione d’insieme. Quello che i frammenti ci raccontano non sono le cause che innescano ed alimentano il processo di cambiamento, bensì gli effetti che esso produce sul territorio. Ciò che a noi appare è una perdita di coesione dell’intero sistema economico: settori che prima parevano muoversi in maniera sincronica ora sono legati a differenti dinamiche di sviluppo che trovano in altre parti del mondo i loro principali moventi; il contenuto di professioni e mestieri cambia così rapidamente da rendere necessario un ripensamento di tutto ciò che abbiamo finora chiamato formazione; la componente immateriale di molti prodotti assorbe una quota tanto grande del loro valore aggiunto da renderne i diritti di proprietà intellettuale spesso tecnicamente indifendibili. Non è solo l’economia a perdere coesione, è anche la società ad essersi disunita e smarrita. L’impatto dell’immigrazione ed il conflitto fra generazioni innescato da squilibri demografici ed economici che minano la stabilità dei sistemi di welfare ne sono tracce evidenti. Una società – come ricorda il sociologo Galimberti – fatta da una generazione di anziani sempre più anziani - e quindi dipendenti - ed una generazione di giovani economicamente non autonomi e quindi a loro volta dipendenti. La conseguenza è che la famiglia di oggi deve provvedere oltre a se stessa ad altre due generazioni. L’indebolimento economico della famiglia e della sua appartenenza a una comunità ha creato un vuoto culturale che è stato riempito dal mercato, il quale offre in vendita sotto forma di servizi a pagamento - a chi se lo può permettere badanti per la cura degli anziani, baby sitter per la cura dei figli, colf per la cura della casa. Una commercializzazione della vita intima, un impoverimento emotivo ed affettivo destinato, inevitabilmente, a segnare in profondità il nostro modello sociale. Possiamo dare un nome a questo “qualcosa” che non riusciamo a cogliere se non solamente per frammenti, chiamiamolo complessità. Forlì-Cesena attraversata dal mondo, provincia sempre meno insieme di luoghi e sempre più insieme di flussi, Forlì-Cesena sistema complesso.Tutti i sistemi economici e sociali locali sono sistemi complessi. Lo erano anche in passato, di certo i cambiamenti degli ultimi due decenni ne hanno amplificato la visibilità, hanno reso l’instabilità una norma, una deviazione irreversibile da uno stato di crescita lineare, ammesso che mai ne sia esistito uno in un’idealizzata iconografia storica. Oggi, più che in passato, Forlì-Cesena sembra essere entrata in una fase che si manifesta come di instabilità strutturale permanente e – se riconosciamo la sua complessità – essa è destinata ad operare lontana da condizioni di equilibrio perché, come afferma Paul Cilliers in “Complexity and Postmodernism”, “in un sistema complesso equilibrio, simmetria e stabilità significano crisi”. Riconoscere la complessità dei sistemi territoriali implica dal punto di vista dell’analisi economica e sociale – e, ovviamente delle Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 politiche conseguenti - un salto culturale non indifferente. I nostri numeri – ma prima ancora il percorso logico con il quale affrontiamo i cambiamenti – vanno alla ricerca e danno valore all’equilibrio, hanno come modello ideale lo stato di stabilità. Non è un caso che da decenni oramai ci affanniamo nel rincorrere attraverso modalità non più efficaci condizioni economiche e sociali raggiunte in passato e progressivamente smarrite. Tentiamo faticosamente di ristabilire quell’equilibrio tra crescita economica e coesione sociale che costituisce il vero valore aggiunto provinciale ed emiliano-romagnolo, senza aver compreso che è il concetto stesso di equilibrio ad essere radicalmente cambiato. Affermare che la nostra provincia è un sistema complesso significa porre al centro dell’attenzione la rete relazionale e riconoscere che le interazioni fra le componenti del sistema e fra queste ed il loro ambiente esterno non possono essere comprese analizzando le singole componenti. Pur scontrandosi quotidianamente con gli effetti della complessità, i nostri tradizionali filtri d’osservazione faticano a riconoscerli e a fotografarli, i numeri che ci vengono restituiti dalle analisi solo in parte riescono a raccontarci quanto sta avvenendo. Questo perché la rappresentazione di un sistema relazionale non è identificabile in una struttura, è sempre meno classificabile e riproducibile attraverso un modello fatto di equazioni lineari espressione di variabili ben definite. Nel viaggio che si propone alla ricerca di un modo nuovo di leggere i cambiamenti è dalla complessità che si vorrebbe partire. In base alla definizione data precedentemente, che colloca il sistema relazionale quale elemento centrale e qualificante, anche le organizzazioni, le imprese o le persone stesse possono essere classificate come sistemi complessi. Le analogie sono molteplici, la più rilevante ai fini di queste riflessioni consta nel fatto che il comportamento di un’azienda o di un essere umano di fronte ad un cambiamento rilevante non differisce da quello di un sistema territoriale. Si pensi ad uno stato di 1 crisi, nell’affrontarlo possono essere adottate strategie di sopravvivenza o di apertura al cambiamento, scelte che – sia che si parli di persone, imprese o territori - saranno sempre funzione dell’ambiente esterno, delle azioni compiute, delle conoscenze e delle capacità di cui si dispone, dei propri valori, dell’identità, della propria visione. Pensare alla provincia di Forlì-Cesena come sistema complesso e considerarla alla stessa stregua di una persona o di un’impresa è funzionale ad una lettura più ordinata di quanto sta avvenendo. Infatti, attraverso il ricorso a classificazioni adottate in campo sociale, è possibile ricondurre i cambiamenti socio-economici all’interno di un percorso logico comune. Le scienze sociali offrono una vasta letteratura sull’analisi dei cambiamenti, in particolare Robert Dilts1, basandosi sul lavoro sviluppato da Gregory Bateson2, ha individuato sei livelli logici che sistematizzano i fattori legati al cambiamento. Nello specifico: 1) il primo livello è connesso all’ambiente. Esso determina le opportunità ed i limiti con i quali il sistema si deve confrontare. Implica il riconoscere il dove e quando i cambiamenti sono necessari; 2) il secondo livello è quello dei comportamenti, delle azioni. Esso coinvolge il cosa deve essere fatto, quali singole azioni servono per raggiungere gli obiettivi; 3) il terzo livello riguarda le capacità, il come si è in grado di fare le cose; 4) il quarto livello inerisce i valori e le convinzioni. Risponde alla domanda sul perché vengono adottate determinate strategie ed azioni; 5) il quinto livello riguarda l’identità, il chi si è, quale è il proprio ruolo; 6) il sesto livello è quello dello spirito o della visione, il per chi o per cosa si agisce. Esso legato alla visione complessiva, alla mission. Un esempio, spesso citato dallo stesso Robert Dilts, può aiutare a comprendere i sei differenti livelli logici. Durante la costruzione di una cattedrale medievale a sei Robert Dilts è con Richard Bandler e John Grinder tra i fondatori della programmazione neurolinguistica. L’opera di Dilts ha fornito molti contributi all’evoluzione della PNL stessa, in particolare alla formulazione dei livelli logici (o neurologici), alle svariate tecniche per il cambiamento di convinzioni limitanti, ecc… 2 Gregory Bateson (1904 – 1980), antropologo, è stato uno dei più importanti studiosi dell’organizzazione sociale di questo secolo. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Camera di Commercio di Forlì-Cesena 7 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tagliatori di pietre – con capacità differenti, da quelle meno abili sino all’eccellenza - fu rivolta a turno la stessa domanda: “Che cosa stai facendo?”. “Aspetto la fine del giorno così posso andare a casa”, rispose il primo in tono seccato. Il secondo rispose: “colpisco una roccia”. Il terzo “utilizzo la mia abilità per dare forma ad una roccia”. Il quarto disse “Guadagno per dare da vivere alla mia famiglia”. Il quinto affermò “costruisco una cattedrale”, mentre il sesto rispose con gioia “creo un ambiente per aiutare le persone ad elevare il proprio spirito”. I sei tagliatori di pietre con le loro risposte sintetizzano efficacemente i differenti livelli. Il primo è legato all’ambiente (dove e quando), il secondo all’azione (al cosa faccio), il terzo alle capacità (al come agisco), il quarto ai valori (perché), il quinto alla missione e all’identità (chi), il sesto allo spirito e alla visione (per chi, per che cosa). pur mantenendone all’interno la distinzione proposta da Dilts. Il primo è quello connesso all’ambiente, al contesto di riferimento. Il secondo raggruppa il “cosa e il come”, cioè quali azioni vengono messe in campo per interagire con l’ambiente e quali sono le strategie sottostanti. Il terzo ed ultimo gruppo include tutto ciò che muove le azioni ed indirizza le strategie, i valori, l’identità e la visione. Per meglio comprendere il significato di ciascun livello con riferimento ad un sistema territoriale può essere utile leggerli in un’ottica socio-economica. Primo livello. Ambiente. Con riferimento ad un sistema territoriale esso rappresenta il contesto di riferimento, riflette l’esito delle azioni che possono avere origine esogena – come, per esempio, quelle connesse alla globalizzazione – oppure endogena, quindi gli effetti dei comportamenti e delle azioni conseguenti alle scelte operate dal territoCiò che ci si propone nelle prossime pagine rio. È in questo livello che misuriamo tutto è ripercorrere la classificazione formulata ciò che è stato costruito nei livelli superiori. da Dilts adattandola al sistema territoriale La ricchezza creata dalla provincia, il reddito “Forlì-Cesena”. Per semplicità espositiva ac- per abitante, il volume delle esportazioni efcorperò i sei livelli logici in tre soli gruppi, fettuate sono tutti esempi di risultati (cam- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 1.1.I livelli logici legati al cambiamento Fonte: Robert Dilts, i livelli di pensiero 8 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena biamenti) che derivano da nostre azioni (che a loro volta discendono dalla nostra capacità decisionale e dalla nostra visione) nonché dal contesto di riferimento, l’ambiente nel quale siamo chiamati a muoverci (globalizzazione, crisi internazionale, …). Secondo livello. Comportamenti, azioni e capacità. Esso include tutte le azioni che impattano sul primo livello, il cosa facciamo proattivamente per cambiare l’ambiente o quali comportamenti adottiamo in seguito a modificazioni esterne. Tutto ciò che mettiamo in atto per aumentare la ricchezza creata, per accrescere e meglio distribuire il reddito per abitante, per essere più competitivi sui mercati esteri sono esempi di azioni e comportamenti che adottiamo per interagire con l’ambiente. Come riusciamo a mettere in campo queste azioni e con quale efficacia dipende dalle nostre capacità, dalle strategie adottate, dalle conoscenze, dall’abilità e dal talento delle persone. Terzo livello. Convinzioni, valori, identità e visione. Il terzo livello inerisce il perché, cioè le motivazioni alla base delle azioni intraprese e come queste sono state agite (secondo livello). Possono essere motivazioni derivanti da convinzioni, per esempio lo sviluppo del territorio è strettamente correlato alla crescita del PIL, quindi metto in atto tutto ciò che porta ad aumentare la ricchezza creata sul territorio. Oppure possono essere legate ad una forte componente valoriale, per esempio aspetti legati all’inclusione sociale ed alla pari dignità possono portare a strategie che antepongono le azioni legate a questi valori ad altre basate su convinzioni ma senza un radicamento valoriale, quale la crescita indiscriminata del PIL. Convinzioni e valori discendono direttamente dalla propria identità, dalla percezione del chi si è e di quale è il proprio ruolo. Essere una provincia con una forte vocazione manifatturiera comporta strategie conseguenti, così come essere (o voler essere) una provincia con una forte coesione sociale implica l’adozione di comportamenti coerenti con i propri elementi identitari. Tutto quanto discende (…o dovrebbe discendere) dalla propria visione, dal “per chi” o “per cosa” si agisce. Può essere un obiet- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 1.2.I tre livelli logici legati al cambiamento di un sistema territoriale Fonte: adattamento Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna dei livelli di pensiero di Robert Dilts Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 9 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tivo direttamente legato all’azione - per esempio aumentare il valore delle esportazioni del 30% in cinque anni – o una visione più alta nella quale la singola azione rappresenta solamente un tassello. Essere un territorio attraente – riprendendo l’accattivante slogan del Piano Territoriale Regionale – garantire elevati livelli di crescita economica e di coesione sociale, perseguire la realizzazione della collettività attraverso la realizzazione dei singoli, sono esempi di visioni alte. Ripercorrendo i livelli dall’alto verso il basso possiamo affermare che per misurare il nostro grado di avvicinamento alla visione è necessario – sulla base della propria identità e del proprio patrimonio valoriale – dotarsi delle conoscenze e competenze necessarie per dare forma e sostanza ad azioni che abbiano effettivo impatto nel contesto di riferimento. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO In questa schematizzazione di tipo gerarchico (dove il primo livello occupa la posizione più bassa) ogni livello è fortemente connesso agli altri e la funzione di ognuno di essi è quello di sintetizzare, di organizzare e di dirigere le interazioni con il livello sottostante. Cambiamenti ai livelli più alti determinano variazioni su quelli più bassi, mentre non sempre è vero il contrario. Quando tutti i livelli logici sono allineati, il sistema territoriale (la persona, l’impresa) opera nelle condizioni ottimali per la realizzazione della propria visione. 10 Una prima riflessione che nasce seguendo la classificazione per livelli logici è che la capacità di governare con successo i cambiamenti – e, in definitiva, di dare forma e sostanza alla propria visione – può essere letta come naturale conseguenza dell’allineamento dei livelli. Un allineamento che non può essere statico – in equilibrio così come affermato precedentemente - ma che si realizza attraverso un processo di perenne riconfigurazione, perché è lo stesso contesto nel quale ci si muove ad essere in perenne riconfigurazione. ché – a differenza di quanto probabilmente accaduto negli anni precedenti - ad esserne interessati sono anche i livelli logici più alti, quelli che riguardano i valori, le convinzioni, l’identità. Quale elemento di ulteriore instabilità va aggiunto che i cambiamenti in questi livelli non stanno avvenendo per un cambio di visione (quindi dall’alto e conseguenti alla mission), ma perché le trasformazioni nei livelli più bassi si stanno ripercuotendo su quelli superiori, con esiti difficilmente prevedibili e controllabili. Sono sufficienti queste prime considerazioni per comprendere come osservare i cambiamenti applicando come filtro d’analisi la classificazione dei livelli logici consenta di leggere il processo di trasformazione della provincia attraverso una differente prospettiva, aprendo lo spazio a valutazioni che difficilmente emergerebbero seguendo schemi di analisi più tradizionali. 1. II primo livello. Ambiente L’uomo ragionevole si adatta al mondo circostante. Quello irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a sé. Quindi, l’intero progresso dipende dagli uomini irragionevoli. George Bernard Shaw Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi. Marcel Proust 1.1. Introduzione L’ambiente è stato definito come l’insieme dei fattori con i quali il sistema si deve confrontare, il “dove” e “quando” avvengono i cambiamenti, il contesto nel quale hanno luogo i comportamenti e le interazioni del sistema complesso Forlì-Cesena. È all’interno di questo primo livello che si misura l’efficacia e la qualità delle nostre azioni, è nei fattori che sottostanno all’ambiente che possiamo valutare l’allineamento di tutti i liUna seconda riflessione che discende dalla velli e, in definitiva, la realizzazione della noprima riguarda il motivo per il quale oggi stra visione. avvertiamo lo stato di instabilità strutturale in misura maggiore rispetto al passato. Ciò Raccontare l’ambiente attraverso i numeri è è dovuto all’intensità con la quale sono av- operazione estremamente ardua e soggettivenuti i cambiamenti, ma soprattutto per- va, il contesto di riferimento ed i cambiamenRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Il primo aspetto lo riassumo con l’espressione “effetto Paese”, intendendo l’appartenenza al “sistema Italia” e cosa essa comporti in termini di crescita economica. Il secondo aspetto riguarda la trasformazione demografica, in particolare il fenomeno migratorio che - per l’intensità e la velocità con la quale si è manifestato - ha interessato le province dell’Emilia-Romagna in misura superiore alle altre aree europee. Per la misurazione dell’efficacia dei comportamenti non ci si è soffermati sull’analisi dell’esito di specifiche linee d’azione – quali innovazione o internazionalizzazione, i cui risultati verranno ripresi nei livelli superiori – ma su indicatori di valenza generale, numeri che abbracciano più aspetti facilmente riconducibili alla visione complessiva. Il primo di questi indicatori è quello convenzionalmente più utilizzato, il prodotto interno lordo, espressione della ricchezza creata dalle economie locali. Tuttavia, come ormai si ripete da più parti, il PIL non è tutto, la sua misurazione rispecchia solo parzialmente il livello di sviluppo raggiunto da un sistema territoriale. Per questa ragione nelle pagine successive si propongono alcuni indicatori multidimensionali sintesi di più aspetti sociali ed economici. Nello specifico, partendo da una base dati di circa 1.500 indicatori si è calcolata la dotazione di capitale territoriale di ciascuna provincia italiana. Procediamo con ordine, partendo dall’osservazione degli effetti della globalizzazione e dall’appartenenza al sistema Italia. Senza questo passaggio difficilmente si potranno comprendere quelli successivi. 1.2. L’effetto Paese Quanto sta avvenendo in Italia è ben illustrato dai numeri. Il 2009 sarà ricordato come un anno terribile per l’economia mondiale. Secondo le stime dei principali istituti di ricerca internazionali, il prodotto interno lordo mondiale ha segnato una flessione attorno allo 0,8%, delineando così uno scenario recessivo senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. Le origini della crisi sono note, il corto circuito del sistema finanziario statunitense si è rapidamente diffuso in tutte le economie mondiali, con ripercussioni particolarmente forti nei Paesi dell’Unione Europea. In Italia la flessione del PIL nel corso del 2009 si è attestata al 4,9% e la ripresa sarà particolarmente lenta, nel 2010 e nel 2011 la crescita è prevista attorno all’1%1. Parlare di ripresa quando ad una flessione di quasi cinque punti percentuali fa seguito una variazione solo di poco superiore allo zero potrebbe sembrare fuori luogo, eppure da più parti ci vengono proposte immagini rassicuranti che illustrano la nostra capacità di reggere meglio degli altri e di ripartire più forte dei principali competitor quando il contesto internazionale lo consentirà. Peccato siano immagini artefatte che ci forniscono solo una visione parziale, ve ne sono altre, meno mostrate, che ci raccontano una realtà ben differente. È come se quelle artefatte ci presentassero solo un fotogramma, quello dell’Italia che nel 2009 ha sì registrato una diminuzione consistente del prodotto interno lordo, però in linea rispetto ad altri Paesi. Le fotografie tenute nascoste ci svelano l’intera sequenza, quella di un Paese che da anni ha smesso di crescere. Secondo i dati OCSE, se si considera - in termini reali - la ricchezza creata dall’Italia nel 2009 e la si analizza in serie storica ci si accorge che per trovare un valore più basso rispetto a quello attuale occorre risalire al 2000, un salto indietro di ben nove anni. Analizzato singolarmente questo dato può apparire non particolarmente esplicativo, risulta di maggior impatto se lo si confronta con quella degli altri Paesi. Tra le 182 nazioni I LIVELLI DI CAMBIAMENTO ti avvenuti potrebbero essere rappresentati da un elenco pressoché infinito di statistiche, l’efficacia delle azioni potrebbe essere misurata ricorrendo ad indicatori differenti, talvolta in contrasto tra loro. Di fronte ad una così ampia gamma di opzioni, si è scelto di narrare la trasformazione sociale ed economica della provincia concentrandoci su due soli aspetti, quelli che – a nostro avviso – stanno incidendo maggiormente nelle traiettorie di sviluppo provinciali e, in prospettiva futura, rivestiranno un ruolo sempre più rilevante. 1 Le stime del Fondo Monetario Internazionale diffuse a gennaio 2010 indicano per l’Italia una crescita dell’1% nel 2010 e dell’1,3% nel 2011. Nello stesso periodo la Francia crescerà rispettivamente dell’1,4% e dell’1,7%, la Germania dell’1,5% e dell’1,9%. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 11 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.3.1 Prodotto interno lordo dell’Italia in termini reali. Anni 1980-2008 e previsioni 2009-2014 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati OCSE 12 considerate dalle statistiche OCSE nessuna di esse presenta un salto temporale all’indietro della stessa entità di quello italiano. Le Isole Fiji, penultime in questa graduatoria, evidenziano un ritorno al 2003, Paesi come il Giappone o la Germania che nel 2009 diminuiscono in misura ancora più consistente rispetto all’Italia compiono un salto temporale all’indietro rispettivamente di cinque e quattro anni. Non nove. Lo stesso dato lo possiamo leggere in termini di variazione percentuale. Sempre con riferimento alle 182 nazioni, dal 2001 al 2009 solo lo Zimbabwe ha registrato una dinamica del prodotto interno lordo ancor più negativa rispetto a quella italiana. Ciò a significare che il problema dell’Italia non va ricercato (non solamente) nella crisi del 2009 ma ha radici ben più profonde, aggrovigliate ad un decennio di mancata crescita. Dunque siamo cresciuti meno di tutti. Riusciremo a ripartire più in fretta degli altri? Sembrerebbe di no, a guardare le fotografie restituite dai numeri. È vero, come ci raccontano le immagini del singolo fotogramma, che nel 2010 la crescita italiana sarà di intensità analoga a quella di larga parte delle economie avanzate. Tuttavia, è altrettanto vero che mentre per gli altri Paesi si prevede un ritmo di crescita più sostenuto negli anni a venire, per l’Italia la ripresa avrà un andamento lento. Così lento che entro il 2014 – ultimo anno di previsione OCSE – l’Italia non avrà ancora raggiunto il valore massimo che era stato toccato nel 2007. Ancora una volta il confronto con gli altri Paesi è impietoso. Dei 182 Paesi, 173 di essi entro il 2014 torneranno a superare il valo- re massimo di PIL reale raggiunto nel 2007 o nel 2008. Francia e Stati Uniti raggiungeranno questo traguardo già nel 2011, Giappone e Regno Unito nel 2012, Germania e Spagna nel 2014. Sono nove i Paesi per i quali l’orizzonte temporale dei cinque anni non è sufficiente, tra questi le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), l’Irlanda e, appunto, l’Italia. Non solo siamo cresciuti meno di tutti negli anni passati, anche in quelli a venire siamo destinati ad inseguire. Inseguire a grande distanza. Certo, a queste immagini si possono muovere alcune critiche. Una prima obiezione, con riferimento a quanto avverrà nei prossimi anni, riguarda la forte erraticità mostrata dai modelli di previsione. Vero è che, al di là dell’accuratezza delle stime, se non interverranno fatti straordinari, difficilmente l’Italia potrà deviare dal trend di bassa crescita delineato dalle previsioni. Né le misure messe in campo per contrastare la crisi sembrano avere la forza per dare nuovo impulso allo sviluppo. Al contrario, il confronto con quanto predisposto dagli altri Paesi lascia presagire che il differenziale di crescita sarà destinato ad ampliarsi. L’Italia, anche a causa dell’enorme debito pubblico, nel corso del 2009 ha destinato alle misure anticrisi risorse pari allo 0,55% del Pil, la media europea si aggira attorno all’1,2% e per molti Paesi membri supera il 2%, Germania e Spagna hanno destinato il 3%, gli Stati Uniti il 5%, la Cina addirittura il 19%. Una seconda critica ai numeri presentati riRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.3.2 Variazione del PIL nel periodo 2000-2008 e previsioni 2009-2014 guarda l’aver focalizzato l’attenzione sul solo PIL che è sempre meno esplicativo delle dinamiche di sviluppo di una società. Si tratta di un’osservazione corretta.Tuttavia, se si allarga lo sguardo ad altri indicatori, economici e non, le “cattive notizie” sembrano prevalere sulle “buone notizie”, non emergono elementi in grado - se non di ribaltare - di rendere meno fosco lo scenario dipinto dal PIL. Si cita spesso il basso livello di disoccupazione (ancorché in crescita, in novembre ha raggiunto l’8,3%) come fattore di forza rispetto ad altre realtà europee, ma non si ricorda che ciò è principalmente dovuto ad un tasso di occupazione e di attività che è di circa dieci punti percentuali inferiore alla media europea. Semplificando, non è che in Italia sia più facile trovare lavoro, semplicemente è maggiore la quota di persone che per differenti ragioni – non ultima lo scoraggiamento - ha rinunciato a cercare occupazione (e, quindi, a non figurare tra i disoccupati). Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Si potrebbe proseguire a lungo nel raccontare il ritardo accumulato dall’Italia rispetto agli altri Paesi e di come questo divario si stia ampliando ogni giorno di più. Le immagini offerte dai pochi numeri esposti sono sufficienti per comprendere come l’Italia più degli altri Paesi dovrebbe essere attenta ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo ed affrontarli con spirito proattivo e non di semplice sopravvivenza. Invece, a livello nazionale, sembrano mancare risposte in tutti i livelli di cambiamento, non si intravedono azioni forti volte ad invertire il trend negativo, le capacità che pur sono presenti non trovano adeguata valorizzazione, convinzioni e valori appaiono sempre più sfumati così come l’identità, non sembra esserci una visione di ampio respiro. Il ritardo dell’Italia si ripercuote pesantemente sulle dinamiche provinciali e regionali. Se confrontiamo l’Emilia-Romagna con le altre regioni dell’Unione Europea ci accorgiamo che continuiamo ad essere una delle aree più ricche d’Europa, ma, al tempo I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati OCSE 13 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.3.3 Tasso di attività, di occupazione e di disoccupazione. Unione Europea, Germania, Spagna, Francia, Italia e Regno Unito a confronto. Anni 2007 e 2009 Tasso di attività Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Eurostat I LIVELLI DI CAMBIAMENTO stesso, siamo tra quelle che negli ultimi anni sono cresciute meno. 14 Cesena non può avere una dinamica che si differenzi sensibilmente da quella regionale e nazionale. Le previsioni formulate nel mese Dal 2001 al 2006, ultimo anno disponibile, di novembre da Prometeia e Centro studi tra le 271 regioni europee per tasso di cre- di Unioncamere Emilia-Romagna indicano scita del prodotto interno lordo per abitan- per la provincia una diminuzione del PIL nel te agli ultimi posti della graduatoria si collo- 2009 più contenuta (-4,2%) ed una modecano tutte le regioni italiane e le dinamiche sta crescita nel 2010 (+0,5%) che si raffordegli anni più recenti non lasciano ipotizzare zerà nel 2011 (+1,2%). Alla luce di quanto un’inversione di tale andamento. Ciò sta a riscontrato a livello nazionale con stime più testimoniare la forte rilevanza dell’effetto recenti, con ogni probabilità tali previsioni Paese sulle performance territoriali. In ter- verranno leggermente corrette al rialzo. mini più brutali potremmo dire che ce la giochiamo con la Lombardia per essere l’ec- Come ricordato precedentemente le variacellenza in Italia, ma quando la palla esce dal zioni percentuali – anche quando sono calnostro cortile delimitato dai confini nazio- colate correttamente con raffronti temponali rischiamo seriamente di venire travolti rali coerenti - solo parzialmente riescono a dalle altre regioni europee. Occorre sotto- restituire con efficacia quanto sta avvenendo; lineare che il deludente risultato del PIL per ad esse è utile affiancare l’informazione deabitante è l’effetto di due differenti dinami- sumibile dai valori assoluti. Nel 2009 il valoche: la prima è legata alla bassa crescita della re aggiunto di Forlì-Cesena misurato a valori ricchezza prodotta nelle regioni italiane, la correnti è stato pari a circa 10,4 miliardi di seconda riguarda il forte aumento della po- euro, oltre duecento milioni in meno rispetpolazione, in particolare in Emilia-Romagna. to all’anno precedente. Se si considerano i Dunque, da un lato la ricchezza che cresce valori costanti, quindi deflazionando i valori meno, dall’altro il numero dei cittadini con i e rendendoli confrontabili temporalmenquali dividere quanto prodotto che aumenta te, il valore aggiunto provinciale nel 2009 considerevolmente. tornerà ai livelli raggiunti nel 2005, un salto indietro di quattro anni, non di nove come In questo contesto, appare evidente che Forlì- registrato a livello nazionale. Per raggiungere Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.4 Pil per abitante dell’Emilia-Romagna a confronto con le altre regioni europee. PIL per abitante. Valori 2006 in standard di potere d’acquisto Variazione del PIL per abitante in standard di potere d’acquisto. Anni 2001-2006 Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Eurostat Fonte: Prometeia - Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna (novembre 2009) e superare il valore massimo raggiunto nel 2007 occorreranno diversi anni di crescita apprezzabile. Forlì-Cesena meglio della media nazionale e regionale, ma – per quanto affermato - con un andamento che solo di poco si discosta da quello delle altre province italiane. L’appartenenza al “sistema Italia” ne condiziona fortemente le traiettorie di sviluppo, Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 contribuendo a modificare in profondità il tessuto economico e sociale. Ogni giorno si moltiplicano le evidenze di quanto l’ambiente di riferimento stia mutando, cambiamenti che avvengono con una velocità mai sperimentata in passato, non solo sull’onda della globalizzazione economica, ma anche sulla spinta della trasformazione demografica in atto. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 1.5 Valore aggiunto di Forlì-Cesena. Variazioni 1996- 2009 e previsioni 2010- 2011. 15 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.6. Valore aggiunto di Forlì-Cesena. Valori assoluti 1996- 2009 e previsioni 2010- 2011. (milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2000) Fonte: Prometeia - Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna (novembre 2009) 1.3 La trasformazione demografica. È sufficiente un numero, 23mila. Esso corrisponde al saldo migratorio netto registrato a Forlì-Cesena negli ultimi cinque anni. In altri termini, negli ultimi cinque anni in provincia sono arrivati dalle altre aree italiane e dall’estero, al netto di quelli che da ForlìCesena si sono trasferiti altrove, 22.755 nuovi abitanti2. È come se in soli cinque anni fosse nato un nuovo comune dalle dimensioni solo di poco inferiori a quelle di Cesenatico, una dinamica che per dimensioni e per velocità con la quale è avvenuta risulta essere notevolmente superiore a quella di larga parte delle altre realtà italiane ed europee. Oggi a Forlì-Cesena quasi un residente ogni dieci proviene da altri Paesi, oltre un quinto dei nuovi nati è straniero. Numeri destinati ad aumentare ancora nei prossimi anni, nel 2030 un residente ogni cinque sarà straniero, oltre un quarto degli abitanti con meno di 50 anni sarà di nazionalità non italiana. Quello migratorio non è il solo aspetto demografico che sta caratterizzando ForlìCesena. Ogni 100 abitanti della provincia oltre un quinto ha più di 65 anni, quasi sette ogni cento hanno almeno ottant’anni. Gli abitanti di Forlì-Cesena sono mediamente più vecchi rispetto al resto d’Europa, il tasso di vecchiaia, che misura la percentuale di anziani rispetto ai bambini, è destinato nel lungo periodo ad aumentare in misura considerevole. Forlì-Cesena analogamente alle altre provin- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 1.7a. Alcuni indicatori demografici a confronto. Forlì-Cesena. Anno 2009 e previsioni 2030. Indice di vecchiaia. Pop>64anni su pop.<15 anni *100 Percentuale di persone con almeno 80 anni Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati ISTAT 2 16 Dati di fonte ISTAT riferiti al periodo 2004-2008. Si rinvia al sito http://demo.istat.it Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ce dell’Emilia-Romagna risulta essere tra le aree più vecchie d’Europa e tra quelle maggiormente investite dal flusso migratorio in entrata, in particolare dalle aree del sud Italia e dai Paesi neo ed extra comunitari. Sono sufficienti i pochi numeri presentati in questo capitolo per comprendere quanto i cambiamenti demografici possano incidere sul valore della ricchezza pro capite e – ancor prima - sulle dinamiche sociali e sulla struttura economica. Un flusso migratorio così consistente, avvenuto in tempi brevissimi e fatto di persone che nella maggioranza dei casi presenta redditi bassi, comporta inevitabilmente squilibri sociali ed economici sul territorio. Se a ciò si aggiunge il progressivo invecchiamento della popolazione appare evidente come la tenuta del sistema di welfare e della coesione sociale sia forte- mente a rischio. I primi segnali di questi squilibri li possiamo leggere nei numeri. Se negli ultimi cinque anni la crescita economica della provincia di Forlì-Cesena ha viaggiato ad una velocità di cento chilometri orari, quella del benessere dei cittadini - calcolata utilizzando esclusivamente variabili di reddito e non di qualità della vita - si è fermata a trentatre chilometri orari, quindi ad un ritmo di marcia di tre volte inferiore3. Perché vi sia sviluppo sul territorio occorre che sia la crescita economica che il benessere presentino una dinamica positiva, affinché questo sviluppo sia sostenibile nel tempo e non produca tensioni sociali è necessario che le velocità di marcia delle due Tavola 1.7b. Alcuni indicatori demografici a confronto. Forlì-Cesena. Anno 2009 e previsioni 2030. Percentuale di stranieri sul totale popolazione Stranieri con meno di 50 anni su pop.con meno di 50anni Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati ISTAT I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 1.8 Variazione della crescita economica e del benessere a confronto. Variazione degli indicatori e percentuale di variazione del benessere rispetto alla variazione della crescita economica. Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati ISTAT 3 Il confronto tra crescita economica e benessere dei cittadini è stato oggetto della parte monografica contenuta nel rapporto economico del 2007. Si rimanda a quel rapporto per approfondimenti e metodologia utilizzata. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 17 Camera di Commercio di Forlì-Cesena componenti siano le più vicine possibile. Per decenni la provincia di Forlì-Cesena ha visto soddisfatte entrambe le condizioni, negli anni più recenti le velocità di marcia hanno iniziato a differire, nel prossimo futuro il rischio è che da una marcia rallentata si passi ad una brusca frenata. Si basa su un sistema di ponderazione che attribuisce pesi differenti alle voci che compongono il PIL, di segno positivo per quegli aspetti che aumentano il benessere, negativo per quelli che lo diminuiscono (mancanza di sicurezza, inquinamento,…). La trasformazione demografica e gli effetti che essa produce sulla società rende manifesta l’inadeguatezza del PIL quale unico indicatore del grado di sviluppo raggiunto da un territorio. Servono indicatori che sappiano andare oltre, che ci consentano di misurare i cambiamenti con un’apertura maggiore di quella espressa dalla sola valutazione della ricchezza creata. È questo il tema del prossimo capitolo. Nel 1989 Herman Daly e John Cobb hanno proposto l’Index of Sustainable Economic Welfare (ISEW). L’ISEW, oltre al valore complessivo dei beni e dei servizi finali prodotti in un paese, computa anche i costi sociali ed i danni ambientali a medio e lungo termine. L’idea alla base di questo indice è che lo sviluppo di un Paese non si basa più soltanto sulla sola crescita economica, ma anche su fattori sociali ed ambientali che definiscono la soglia dello Sviluppo Sostenibile. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO 1.4. Andare oltre il PIL. Il capitale territoriale Un altro indicatore è il SubjectiveWell-Being” (SWB), vale a dire la percezione che le persone hanno della propria vita e del grado di La sensazione che il PIL sia un indicatore soddisfazione che provano per essa. Diversi sempre meno esplicativo del livello di svilup- studi hanno evidenziato che non sempre vi po di un territorio trova ogni giorno nuovi è correlazione tra l’andamento dell’indice adepti, non solo tra economisti “fuori dagli e quello del reddito pro-capite (paradosso schemi”, anche le Istituzioni si stanno muo- della felicità o paradosso di Easterlin), a divendo alla ricerca di indicatori alternativi. mostrazione che il solo reddito non può esRecentemente le Nazioni unite e la Banca sere assunto come indicatore di benessere. mondiale hanno realizzato delle ricerche aventi come obiettivo quello di andare oltre Esistono poi altri indicatori più astratti, legati il PIL. Il governo francese ha dato manda- ad aspetti difficilmente quantificabili.Tra queto ad un gruppo di esperti – tra cui i due sti possiamo ricordare l’indice della Felicità premi Nobel per l’economia, l’americano interna lorda (FIL), una misura che ha origiJoseph Stiglitz e l’indiano Amartya Sen - di ne in Buthan e punta a valutare l’impegno individuare nuovi indicatori per misurare lo dei cittadini per la costruzione di un’econosviluppo. Dal loro lavoro è nata una misura- mia coerente con la cultura tradizionale del zione del BIL, benessere interno lordo, che Paese, basata sui valori spirituali del buddhitra i tanti fattori considerati pone l’accento smo. In realtà il FIL non è una vera misura, sulla distribuzione dei redditi, sulle attività si basa su una serie di valutazioni soggettive non legate direttamente al mercato e sulla sui valori morali. Il Dalai Lama è tra i suoi sostenibilità ambientale. principali sostenitori: La letteratura sugli indicatori alternativi al PIL comincia ad essere ampia. Senza nessuna pretesa di esaustività, può essere utile soffermarsi, seppur molto sinteticamente, su alcuni degli indici che sembrano raccogliere maggiori consensi4. Uno degli indicatori più utilizzati è l’”indicatore di progresso reale” (Genuine Progress Indicator - GPI) che ha come finalità la misurazione dell’aumento della qualità della vita. 4 18 “Come buddhista, sono convinto che il fine della nostra vita sia quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità. Per felicità però non intendo solamente il piacere effimero che deriva esclusivamente dai piaceri materiali. Penso ad una felicità duratura che si raggiunge da una completa trasformazione della mente e che può essere ottenuta coltivando la compassione, la pazienza e la saggezza. Allo stesso tempo, a livello nazionale e mondiale abbiamo bisogno di Per un approfondimento sugli indicatori alternativi al PIL si può consultare il sito http://wapedia.mobi/it/PIL Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena lustrati i principali risultati dell’elaborazione, accompagnati da un’esposizione poco più che didascalica dei dati in quanto l’obiettivo di questo capitolo è fornire un contributo alla definizione dell’ambiente e non un’anaQuesta breve rassegna di indicatori volti lisi approfondita delle componenti dello a misurare lo sviluppo da una prospettiva sviluppo. Coerentemente con l’obiettivo fisnuova per evidenziare quanto il dibattito sato, prima ancora del calcolo del capitale sull’andare oltre il prodotto interno lordo territoriale, può essere opportuno utilizzare sia vivace ma, al tempo stesso, come non si l’ampia base dati a disposizione per quantisia ancora raggiunta una metodologia sod- ficare lo sviluppo economico delle province disfacente per dare vita ad un nuovo indica- italiane secondo modalità differenti. tore che sia ampiamente condiviso. Le perplessità riguardano soprattutto la capacità di 1.4.1 Sviluppo economico misurare variabili strettamente connesse ad aspetti qualitativi della vita, cioè riuscire a Generalmente si è soliti associare lo svimisurare componenti valoriali che non pos- luppo raggiunto da un territorio al livello sono essere ricondotti al mercato ed ai qua- di prodotto interno lordo o al reddito per li non si può attribuire un prezzo. abitante. In questa analisi è stata ampliata la base degli indicatori utili alla sua misurazioNonostante questa premessa suggerisca il ne, mantenendo comunque una forte concontrario, nel tentativo di meglio definire notazione economica. Sono state considel’ambiente, proveremo a misurare lo svilup- rate tutte le variabili concernenti gli aspetti po di un territorio in maniera differente, ben produttivi (PIL per abitante, valore aggiunto consapevole dei limiti di questa operazione. pro capite, …), quelle relative alla ricchezza Lo faremo riprendendo ed aggiornando lo della popolazione (reddito, patrimonio, restudio contenuto nel rapporto sull’econo- tribuzioni, consumi, beni di lusso …) nonché mia di Forlì-Cesena del 2006. In quell’occa- la sua distribuzione. Le principali informaziosione misurammo il capitale territoriale di ni afferenti a tutti questi indicatori possono Forlì-Cesena, intendendolo come risultato essere sintetizzate - mediante tecniche stadell’interazione di cinque forme di capitale tistiche – da un unico indicatore. differenti: - capitale naturale; Forlì-Cesena appartiene al gruppo delle pro- capitale tecnico; vince italiane con un livello maggiore di svi- capitale umano; luppo economico. La ricchezza sembra se- capitale sociale. guire la direttrice della via Emilia e, fuori da Nella definizione del capitale territoriale - essa, tocca grandi province, Torino e Roma, come sostengono alcuni sociologi, tra cui e Bolzano. Come era facile attendersi, è netCarlo Trigilia - si aggiunge anche il capitale ta la spaccatura dell’Italia in tre parti, quella simbolico formato dall’insieme dei modelli di maggiormente ricca e sviluppata che comidentità individualmente e socialmente signi- prende l’Italia settentrionale e si estende ficativi: identificazione e creazione del senso fino ad includere alcune province toscane e di appartenenza. delle Marche; l’Italia centrale e la Sardegna Come nel 2006, per la quantificazione delle che presentano livelli di sviluppo (eccezion differenti dotazioni di capitale delle province fatta per Roma) non particolarmente elevati; italiane si è partiti da un dataset di indicatori l’Italia meridionale che evidenzia un forte dimolto vasto, circa 1.500, e attraverso tecni- vario di sviluppo rispetto al resto del Paese. che di analisi statistica multivariata è stato calcolato un indicatore sintetico multidi- Le ragioni di queste forti divaricazioni territomensionale per ciascuna forma di capitale5. I riali sono, in larga parte, note e possono essere dati utilizzati si riferiscono prevalentemente rintracciate all’interno delle differenti forme di agli anni 2008 e 2009. Di seguito verranno il- capitale, a partire da quello naturale. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO un sistema economico che ci aiuti a perseguire la vera felicità. Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità”. 3 Per un approfondimento della metodologia utilizzata si rimanda al rapporto economico di Forlì-Cesena del 2006. N.B: a causa di una base dati non perfettamente omogenea e per alcune differenti attribuzioni degli indicatori il risultato di questa elaborazione non è direttamente confrontabile con quella del 2006. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 19 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.9. Calcolo di un indicatore sintetico dello sviluppo economico. (all’interno di ciascun gruppo le province sono ordinate per il valore dell’indice) SVILUPPO ECONOMICO GRUPPO 1 MILANO; AOSTA; BOLOGNA; BOLZANO; MODENA; FORLÌCESENA; FIRENZE; PARMA; ROMA; RAVENNA; TRIESTE; RIMINI; REGGIO NELL’EMILIA GRUPPO 2 MANTOVA; BRESCIA; TRENTO; PIACENZA; SIENA; VERONA; BIELLA; CUNEO; VENEZIA; BERGAMO; UDINE; PADOVA; SONDRIO; BELLUNO; VARESE; TORINO; LECCO; VICENZA; ALESSANDRIA; VERCELLI; CREMONA; GENOVA; PORDENONE; PRATO; SAVONA; GORIZIA; NOVARA; PISTOIA GRUPPO 3 FERRARA; TREVISO; PAVIA; COMO; ANCONA; IMPERIA; PISA; AREZZO; LUCCA; LIVORNO; LODI; LA SPEZIA; ASTI; PESARO E URBINO; GROSSETO; ROVIGO; PERUGIA; VERBANO-CUSIO-OSSOLA; MACERATA; ASCOLI PICENO GRUPPO 4 TERNI; SASSARI; MASSA-CARRARA; VITERBO; LATINA; FROSINONE; RIETI; CHIETI; TERAMO; L’AQUILA; CAGLIARI; PESCARA; NUORO; ISERNIA; RAGUSA; CAMPOBASSO GRUPPO 5 BARI; CATANZARO; POTENZA; ORISTANO; MESSINA; MATERA; CATANIA; TARANTO; PALERMO; SALERNO; LECCE; SIRACUSA; REGGIO DI CALABRIA; AVELLINO; BRINDISI; COSENZA; NAPOLI; TRAPANI; FOGGIA; VIBO VALENTIA; BENEVENTO; CALTANISSETTA; CASERTA; AGRIGENTO; CROTONE; ENNA Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna Tavola 1.10. Calcolo di un indicatore sintetico del capitale naturale. (all’interno di ciascun gruppo le province sono ordinate per il valore dell’indice) CAPITALE NATURALE GRUPPO 1 REGGIO NELL’EMILIA; TREVISO; PORDENONE; MANTOVA; PARMA; PESARO E URBINO; VERONA; VICENZA; RIMINI; BRESCIA; MODENA; TRENTO; NOVARA; SIENA GRUPPO 2 MILANO; LODI; PIACENZA; PERUGIA; MACERATA; BOLOGNA; PRATO; FORLÌ-CESENA; BERGAMO; BOLZANO; ANCONA; PAVIA; RAVENNA; CREMONA; AREZZO; VARESE GRUPPO 3 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO PISA; ROMA; COMO; FIRENZE; PISTOIA; IMPERIA; BELLUNO; TERAMO; AOSTA; L’AQUILA; PADOVA; GORIZIA; ALESSANDRIA; LECCO; GROSSETO; TERNI; VENEZIA; ASTI GRUPPO 4 ASCOLI PICENO; TORINO; CASERTA; CUNEO; SAVONA; ROVIGO; VERBANO-CUSIO-OSSOLA; UDINE; VITERBO; MASSA-CARRARA; LA SPEZIA; LIVORNO; CROTONE; FERRARA; PESCARA; ISERNIA; CHIETI; LATINA; VERCELLI; RIETI; LUCCA; BIELLA; FOGGIA; AVELLINO; TRIESTE; AGRIGENTO; CAGLIARI; SALERNO; RAGUSA; CAMPOBASSO; GENOVA GRUPPO 5 NAPOLI; SONDRIO; CALTANISSETTA; PALERMO; REGGIO DI CALABRIA; SASSARI; VIBO VALENTIA; BENEVENTO; NUORO; CATANIA; LECCE; TRAPANI; TARANTO; CATANZARO; MATERA; BRINDISI; SIRACUSA; ORISTANO; ENNA; BARI; COSENZA; MESSINA; FROSINONE; POTENZA Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna 20 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1.4.2. Capitale naturale occidentale dell’Emilia-Romagna quella del Veneto e l’area orientale della Lombardia. In questo studio il concetto di capitale na- Forlì-Cesena appartiene al secondo gruppo, turale è da intendersi in senso più ampio ri- con una dotazione di capitale naturale anaspetto a quello che si assume convenzional- loga a quella di Bologna e Ravenna. mente, soprattutto quando si parla di ecologia o di sviluppo sostenibile. Per le finalità 1.4.3. Capitale tecnico dell’analisi, si è scelto di includere sotto la definizione di capitale naturale i dati relativi Sotto la voce capitale tecnico si è inteso al territorio, all’ambiente, ma anche al patri- comprendere tutte le risorse materiali non monio culturale-artistico e alla popolazione. considerate all’interno del capitale naturale. Gli indicatori del capitale tecnico non si liLa rielaborazione degli indicatori con mag- mitano alla quantificazione della dotazione gior potere esplicativo identificativi del ca- strutturale esistente, ma ne misurano anche pitale naturale individua una componente i risultati ottenuti. Quindi, per esempio, acprincipale fortemente correlata con i fattori canto ai dati relativi al numero delle impreche descrivono la popolazione (in partico- se ed alla loro composizione strutturale, si lare i tassi di variazione e la composizione trovano informazioni sulle modalità organizper età) e, in misura minore, con variabili zative (gruppi d’impresa), sulle performance che misurano aspetti ambientali, quali il ri- (produttività e indicatori di bilancio, …), sul corso a fonti di energia rinnovabili, l’emis- posizionamento rispetto ad alcuni fattori sione di CO2, la raccolta differenziata dei strategici (innovazione, internazionalizzaziorifiuti. Nonostante una maggior presenza ne, turismo, infrastrutture, …). di popolazione anziana le province setten- Otto province mostrano una dotazione di trionali presentano un valore più elevato di capitale tecnico sensibilmente superiore: capitale naturale, in particolare esso risulta come per lo sviluppo economico la direziomaggiore nei territori compresi tra la parte ne sembra quella della via Emilia con l’agTavola 1.11. Calcolo di un indicatore sintetico del capitale tecnico. (all’interno di ciascun gruppo le province sono ordinate per il valore dell’indice) CAPITALE TECNICO GRUPPO 1 MILANO; TORINO; BOLOGNA; ROMA; MODENA; REGGIO NELL’EMILIA; VICENZA; PARMA; BERGAMO GRUPPO 2 BELLUNO; BRESCIA; TREVISO; NOVARA; PORDENONE; RIMINI; PADOVA; VARESE; VERONA; GENOVA; SIENA; ANCONA; FIRENZE; TRIESTE; LECCO; RAVENNA; CUNEO; MANTOVA; UDINE; PIACENZA; LODI; ALESSANDRIA; COMO; FORLÌ-CESENA; VENEZIA; VERCELLI; PISA; CHIETI; GORIZIA GRUPPO 4 ROVIGO; MASSA-CARRARA; GROSSETO; IMPERIA; POTENZA; AVELLINO; CASERTA; CAGLIARI; BARI; PESCARA; CATANIA; ISERNIA; SALERNO; PALERMO; VITERBO; TARANTO; SASSARI; BRINDISI; MESSINA; FOGGIA; MATERA; VIBO VALENTIA; CALTANISSETTA; CROTONE; ENNA; LECCE GRUPPO 5 BENEVENTO; CATANZARO; TRAPANI; COSENZA; CAMPOBASSO; REGGIO DI CALABRIA; NUORO; RAGUSA; AGRIGENTO; ORISTANO I LIVELLI DI CAMBIAMENTO GRUPPO 3 FERRARA; LUCCA; AOSTA; ASTI; PRATO; TRENTO; CREMONA; PESARO E URBINO; BIELLA; AREZZO; BOLZANO; SIRACUSA; L’AQUILA; PAVIA; LATINA; RIETI; LA SPEZIA; LIVORNO; VERBANO-CUSIO-OSSOLA; NAPOLI; SAVONA; ASCOLI PICENO; SONDRIO; TERNI; PERUGIA; FROSINONE; TERAMO; MACERATA; PISTOIA Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 21 Camera di Commercio di Forlì-Cesena giunta di alcune grandi città. Forlì-Cesena appartiene al secondo gruppo, analogamente alle altre province romagnole. È interessante osservare come solo l’Emilia-Romagna si presenti pressoché compatta con valori elevati, mentre nelle altre regioni più avanzate - Piemonte, Lombardia, Veneto e Lazio – la dotazione di capitale tecnico si concentri nella provincia più importante. Un risultato attribuibile al modello di sviluppo policentrico seguito dalla nostra regione che ha portato a sviluppare eccellenze in ogni provincia. 1.4.4. Capitale umano Generalmente, quando ci si riferisce al capitale umano si intende lo stock di conoscenze e qualifiche tecniche insite nell’occupazione e derivanti dagli investimenti in istruzione e formazione. In questo studio, come fatto per le altre forme di capitale, il significato viene ampliato per includere altri fenomeni ed indicatori. Oltre ai dati relativi alla formazione e all’istruzione vengono incluse statistiche inerenti la parte- cipazione complessiva al mercato del lavoro ed altri tassi specifici di occupazione e disoccupazione. Ancora una volta è l’Emilia-Romagna a presentare i valori più elevati, tutte le province della regione si concentrano nei primi due gruppi. Il risultato è attribuibile alla elevata partecipazione al lavoro, anche femminile, e ad una disoccupazione che (fino al 2008) si colloca su livelli pressoché frizionali. Anche i numeri relativi all’istruzione ed alla formazione posizionano l’Emilia-Romagna al vertice nazionale, mentre nelle ultime posizioni si collocano le province siciliane. Il capitale umano, inteso come l’insieme delle conoscenze, delle capacità e delle competenze di cui dispone una determinata comunità, gioca un ruolo fondamentale nell’agevolare la creazione del benessere sociale ed economico. Allo stesso modo, il capitale sociale, che deriva dall’intreccio di relazioni sociali, economiche e culturali proprie di un dato territorio, risulta essenziale per il funzionamento dei sistemi sociali, anche complessi e organizzati. Tavola 1.12. Calcolo di un indicatore sintetico del capitale umano. (all’interno di ciascun gruppo le province sono ordinate per il valore dell’indice) CAPITALE UMANO GRUPPO 1 BOLOGNA; TRIESTE; PARMA; MILANO; MODENA; REGGIO NELL’EMILIA; FIRENZE; PISA; SIENA; PORDENONE; RAVENNA GRUPPO 2 ANCONA; UDINE; PADOVA; TRENTO; TREVISO; BOLZANO; VICENZA; RIMINI; PESARO E URBINO; VENEZIA; VERONA; PIACENZA; BELLUNO; VARESE; LECCO; FORLÌ-CESENA; GORIZIA; FERRARA; MANTOVA GRUPPO 3 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO LODI; ROMA; BERGAMO; COMO; AOSTA; PRATO; GENOVA; PERUGIA; NOVARA; CUNEO; BRESCIA; CREMONA; MACERATA; PAVIA; TORINO; AREZZO; PESCARA; ALESSANDRIA; ROVIGO; LUCCA; GROSSETO; PISTOIA; LIVORNO; TERNI; ASCOLI PICENO; BIELLA; VERCELLI; VERBANO-CUSIO-OSSOLA; SAVONA; CHIETI; L’AQUILA; ASTI; SONDRIO; LA SPEZIA; TERAMO; MASSA-CARRARA GRUPPO 4 IMPERIA; ISERNIA; RIETI; CAMPOBASSO; VITERBO; LATINA; FROSINONE; SASSARI; CAGLIARI; BARI; ORISTANO; BENEVENTO; POTENZA; RAGUSA; NUORO; MATERA; SALERNO; TARANTO; AVELLINO; MESSINA; COSENZA; LECCE; CATANZARO GRUPPO 5 REGGIO DI CALABRIA; BRINDISI; NAPOLI; CATANIA; FOGGIA; PALERMO; TRAPANI; VIBO VALENTIA; CASERTA; CALTANISSETTA; SIRACUSA; ENNA; CROTONE; AGRIGENTO Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna 22 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.14 Calcolo di un indicatore sintetico del capitale sociale. (all’interno di ciascun gruppo le province sono ordinate per il valore dell’indice) CAPITALE SOCIALE GRUPPO 1 BOLZANO; RAVENNA; BOLOGNA; AOSTA; PARMA; TRENTO; TRIESTE; FORLÌ-CESENA; PIACENZA GRUPPO 2 FERRARA; REGGIO NELL’EMILIA; MODENA; SAVONA; RIMINI; LIVORNO; VERCELLI; FIRENZE; LUCCA; CREMONA; SIENA; GROSSETO; BRESCIA; GENOVA; GORIZIA; PAVIA; MILANO; CUNEO GRUPPO 3 ANCONA; LA SPEZIA; BELLUNO; ALESSANDRIA; IMPERIA; MASSA-CARRARA; MANTOVA; PISA; BERGAMO; TORINO; VERBANO-CUSIO-OSSOLA; BIELLA; ASTI; VERONA; LODI; NOVARA; PESARO E URBINO; TERNI; LECCO; SONDRIO; COMO; PISTOIA; PERUGIA; UDINE; AREZZO; VARESE; VICENZA; MACERATA; PADOVA; PORDENONE; PRATO; TREVISO; VENEZIA; ASCOLI PICENO; ROMA GRUPPO 4 ROVIGO; VITERBO; CAMPOBASSO; CAGLIARI; ISERNIA; L’AQUILA; SASSARI; NUORO; ORISTANO; RIETI; PESCARA; TERAMO; POTENZA; CHIETI; LATINA; FROSINONE; MATERA; MESSINA; RAGUSA; CATANZARO; ENNA; CATANIA; SIRACUSA; BENEVENTO; LECCE; BRINDISI GRUPPO 5 TRAPANI; BARI; AVELLINO; COSENZA; SALERNO; PALERMO; REGGIO DI CALABRIA; FOGGIA; CALTANISSETTA; TARANTO; AGRIGENTO; VIBO VALENTIA; CASERTA; NAPOLI; CROTONE 1.4.5 Capitale sociale Il capitale sociale come fattore di sviluppo nasce da considerazioni di natura sociologica e ha trovato rapida diffusione prima nelle scienze politiche e più recentemente nella letteratura economica, affiancandosi al capitale tecnico e al capitale umano. Gli studi sul tema della dimensione sociale più noti sono di Bourdieu, Coleman e Putnam. Secondo Bourdieu “il capitale sociale è la somma delle risorse, materiali o meno, che ciascun individuo o gruppo sociale ottiene grazie alla partecipazione a una rete di relazioni interpersonali basate su principi di reciprocità e mutuo riconoscimento”. Per Coleman “il capitale sociale risiede nella struttura delle relazioni tra gli agenti. Non può essere rinvenuto né negli agenti stessi, né nei mezzi fisici di produzione”. Negli studi realizzati da Putnam il capitale sociale acquisisce un’accezione come risorsa collettiva e riconducibile alle “caratteristiche della vita sociale – reti, norme, fiducia – che mettono in grado i partecipanti di agire più efficacemente nel perseguimento di obiettivi condivisi. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 In questo studio per la misurazione di capitale sociale si è partiti da un dataset di oltre cinquanta indicatori, riguardanti la cultura, la sicurezza, la cooperazione, il non profit, la rete delle relazioni, l’associazionismo, il volontariato, il numero di donatori di sangue, la percentuale di votanti alle elezioni ed altro ancora. Attraverso l’analisi esplorativa è stato possibile isolare due gruppi di variabili, quelle relative al sistema relazionale alle reti sociali e quella inerente la partecipazione civica e, successivamente, un indicatore sintetico della dotazione di capitale sociale. Ai primi posti della graduatoria troviamo alcune province emiliano-romagnole, quelle del Trentino-Alto Adige, Aosta e Trieste. Anche Forlì-Cesena rientra in questo primo gruppo di territori con maggior dotazione di capitale sociale. Chiudono la graduatoria le province della Calabria, della Campania e delle Sicilia. 1.4.6 Il capitale territoriale I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna La separazione delle forme di capitale fin qui seguita è stata utile per mettere a fuoco specifiche tematiche e rappresentarle attra- 23 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.15 Calcolo di un indicatore sintetico del capitale territoriale. (all’interno di ciascun gruppo le province sono ordinate per il valore dell’indice) CAPITALE TERRITORIALE GRUPPO 1 MILANO; BOLOGNA; MODENA; REGGIO NELL’EMILIA; PARMA GRUPPO 2 TORINO; RAVENNA; TRIESTE; RIMINI; ROMA; BOLZANO; VICENZA; FIRENZE; SIENA; PIACENZA; FORLÌ-CESENA; BERGAMO; BRESCIA; TRENTO; PORDENONE; BELLUNO; AOSTA; VERONA; TREVISO; ANCONA; MANTOVA; NOVARA; PADOVA; VARESE GRUPPO 3 PISA; UDINE; LECCO; GORIZIA; CUNEO; GENOVA; FERRARA; LODI; PESARO E URBINO; VENEZIA; ALESSANDRIA; COMO; CREMONA; VERCELLI; PRATO; PAVIA; LUCCA; AREZZO; LIVORNO; BIELLA; SAVONA; PERUGIA; ASTI; MACERATA; PISTOIA; GROSSETO; LA SPEZIA; VERBANO-CUSIO-OSSOLA; TERNI; SONDRIO; ASCOLI PICENO; ROVIGO GRUPPO 4 CHIETI; L’AQUILA; IMPERIA; MASSA-CARRARA; TERAMO; PESCARA; RIETI; LATINA; ISERNIA; VITERBO; FROSINONE; CAGLIARI; SASSARI; CAMPOBASSO; POTENZA; NUORO; BARI; MATERA; ORISTANO; AVELLINO; SIRACUSA; RAGUSA; SALERNO; MESSINA; BENEVENTO; NAPOLI; CATANIA; TARANTO; CATANZARO; LECCE GRUPPO 5 BRINDISI; PALERMO; COSENZA; CASERTA; FOGGIA; REGGIO DI CALABRIA; TRAPANI; CALTANISSETTA; ENNA; VIBO VALENTIA; CROTONE; AGRIGENTO I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna 24 verso indicatori sintetici, tuttavia è evidente come questa divisione non possa essere netta, in quanto le interrelazioni tra le forme di capitale sono strettissime e difficilmente scindibili. Per esempio, la dimensione lavoro, che contribuisce alla formazione della componente del capitale umano, è fortemente correlata alla struttura produttiva ed alla sua capacità di evolvere verso forme innovative, così come l’innovazione è alimentata – e al tempo stesso alimenta – dalla formazione e dalla diffusione della conoscenza. Si procede quindi a calcolare un indicatore unico, sintesi della dotazione di capitale territoriale, attraverso la rielaborazione delle variabili più esplicative e senza distinzione di appartenenza alle tipologie di capitale. Ai primi posti si trovano le province di Milano, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma. Forlì-Cesena appartiene al secondo gruppo, al sedicesimo posto nella graduatoria nazionale. La graduatoria della dotazione di capitale territoriale presenta evidenti analogie con quella dello sviluppo economico. La correlazione tra le due variabili è altissima, da una maggior dotazione di capitale territoriale discende un livello superiore di sviluppo e, al tempo stesso, maggior sviluppo determina un accrescimento del capitale territoriale. Il legame tra queste componenti lo possiamo misurare ed esprimere graficamente. La tavola 1.16 riporta il posizionamento di ciascuna provincia rispetto all’indicatore di sviluppo economico e a quello di dotazione di capitale territoriale. L’incrocio degli assi rappresenta la media nazionale, quindi le province rappresentate dalle bolle che si trovano nel primo quadrante (in alto a destra) sono quelle che presentano valori di sviluppo e di capitale territoriale superiori alla media italiana, quelle nel terzo quadrante (in basso a sinistra) evidenziano valori inferiori. La retta che taglia diagonalmente il grafico è la retta di regressione: se il rapporto tra sviluppo e dotazione di capitale territoriale fosse lo stesso per tutte le province, tutte le bolle si disporrebbero lungo tale retta. Dal grafico si evince che la correlazione tra le due variabili è altissima, quasi tutte le bolle sono prossime alla linea di regressione. Tuttavia, alcune province presentano una distanza dalla linea più marcata e, tra queste, Forlì-Cesena che Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.16 Dotazione di capitale territoriale e sviluppo economico a confronto. L’incrocio degli assi rappresenta la media nazionale. Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna In altri termini, è come se la dotazione di capitale territoriale non fosse sufficiente a spiegare il livello di sviluppo raggiunto. Una possibile spiegazione la possiamo trovare nel capitale simbolico citato precedentemente: vi è una quinta forma di capitale, trasversale e animatrice di tutte le altre, che sfugge ad ogni tentativo di misurazione e che già oggi svolge un ruolo determinante nello spiegare le differenze di sviluppo territoriali. La condivisione di obiettivi e valori, l’identità di territorio sono alcune delle componenti relazionali che confluiscono nel capitale simbolico e fungono da forza propulsiva e moltiplicatrice delle altre forme di capitale. Fino ad oggi Forlì-Cesena è cresciuta più di quanto il suo tessuto economico, umano e sociale lasciasse ipotizzare perché meglio che altrove la capacità di essere sistema ha avuto un effetto di moltiplicatore delle risorse. Nelle province emiliane ciò era vero in passato, oggi, in particolare a Reggio Emilia, la forza del capitale simbolico sembra affievolirsi. Un indebolimento che con i nostri filtri statistici non riusciamo a misurare direttamente, ma possiamo già scorgerne gli effetti indiretti nell’ambiente, nel primo livello di cambiamento. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 1.5. Dove e quando Il racconto dei numeri è eloquente. ForlìCesena, analogamente alle altre aree dell’Emilia-Romagna, era e resta una provincia capace di produrre ricchezza e, cosa ancora più importante, di distribuirla ai suoi cittadini. Tuttavia, negli ultimi anni altre province, soprattutto europee, hanno saputo ottenere tassi di miglioramento più apprezzabili, un risultato che può essere ascrivibile principalmente a due cause. Innanzi tutto la minor crescita ha interessato tutte le aree italiane. Ciò è particolarmente evidente se il confronto con il resto d’Europa lo conduciamo considerando le variazioni comprensive del differente potere d’acquisto reale, quindi inglobando l’effetto distorsivo che l’introduzione dell’euro ha avuto nel nostro Paese in misura largamente superiore rispetto alle altre regioni dell’Unione. Ma non è solo l’introduzione dell’euro, vi sono altri, numerosi, aspetti di competenza nazionale (e non regionale o provinciale) che ci penalizzano nei confronti degli altri territori europei, tanto da poter parlare di un “effetto Paese” che costituisce una pesante zavorra che grava sulle province e sulle regioni italiane. La seconda causa è legata ad una trasformazione demografica. L’Emilia-Romagna è regione sempre più anziana e multietnica, cambia- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO si colloca al di sotto della retta di regressione ad indicare una dotazione di capitale territoriale inferiore allo sviluppo. 25 Camera di Commercio di Forlì-Cesena menti che stanno modificando radicalmente l’ambiente. Ciò è particolarmente vero per le province emiliane, ma anche in Romagna, come dimostrano i dati, il fenomeno sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti. I numeri illustrano una trasformazione che sta evolvendo con una velocità mai sperimentata in passato, toccando aspetti fondamentali quali la struttura economica e la coesione sociale. È forse questo il vero elemento di novità di questi anni, i cambiamenti non si traducono semplicemente in adattamenti – più o meno complessi – ad un modello di sviluppo conosciuto, ma ineriscono i livelli più alti, quelli dei valori, dell’identità e della visione, mettendo in discussione il modello stesso. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Effetto Paese e trasformazione demografica raccontano molto dei cambiamenti che stanno interessando l’ambiente, ma non tutto. Appare troppo semplicistico e autoassolutivo attribuire tutto ciò che non piace a cause sulle quali non si ha possibilità di decidere. Da quanto visto in questo primo livello di cambiamento si sarebbe portati a concludere che lo spazio d’azione del sistema provinciale e regionale – e, dunque, la nostra capacità di incidere sulle traiettorie di sviluppo - non è illimitato, anzi. 26 prese e persone verso i flussi abbassando l’incertezza dello spazio aperto. Lo stesso territorio deve essere reinterpretato e identificato secondo nuove logiche, da luogo delle appartenenze date a oggetto di relazioni contrattuali e contingenti in cui abitanti e imprese costruiscono consapevolmente il loro ambiente. Logiche che raramente coincidono con quelle amministrative, ma rispondono ad un’effettiva comunanza tra aziende e cittadini basata sulla condivisione di obiettivi e valori. Se nella globalizzazione si compete non più tanto per singole imprese e persone quanto per sistemi territoriali, oggi la vecchia dimensione localista del territorio delimitato dai confini amministrativi o del distretto non è più sufficiente. Secondo Bonomi, per reggere l’urto della competizione globale, diventano fondamentali le piattaforme produttive, ovvero sistemi territoriali in cui lo sviluppo locale acquisisce una dimensione più pesante. Piattaforma produttiva intesa come sistema economico che pur connettendosi alla rete dei flussi globali mantiene nel contempo una dimensione locale che investe un’area territoriale di raggio relativamente ampio, nella quale convergono diverse soggettività. Nella parte introduttiva abbiamo ricordato che il futuro non si prevede, si fa. Proviamo a leggere gli stessi cambiamenti da Un’affermazione che nasce dalla convinzione una differente prospettiva. Uno degli effetti che i numeri che racconteranno la provindella globalizzazione è quello di aver reso cia dei prossimi anni dovranno essere quelli manifesta la ri-territorializzazione come che pianifichiamo oggi conformemente alla passaggio obbligato per perseguire lo svilup- nostra visione, quelli che modelleremo nel po. Come afferma il sociologo Aldo Bonomi, tempo se saremo in grado di operare delle “nell’antropologia della globalizzazione sostan- scelte. ziata da spazi aperti per produrre per com- Può sembrare un’affermazione contradditpetere, da una società dell’incertezza ove ogni toria e priva di contatto con la realtà se ci cosa sembra in rapido mutamento e allo stato si ferma ad una prima lettura, quella che liquido e gassoso, tutto sembra fare condensa vede pressoché nulla la nostra possibilità di nell’unico spazio che sembra solido e certo: il incidere sull’ambiente. Assume forma e soterritorio. Questo diviene uno spazio di posizio- stanza se accettiamo la sfida di accogliere i ne - e a volte anche uno spazio di rappresen- flussi (che comunque arrivano) nella nostra tazione - nella dinamica ipermoderna caratte- provincia ed allo stesso tempo di accomparizzata dal conflitto tra flussi che sorvolano e gnare – con modalità nuove - verso lo spaatterrano e mutano i luoghi in cui si vive”. zio aperto gli operatori sociali ed economici Allora, il territorio – così inteso, come am- locali. biente di incontro tra luogo e flussi - divie- Cosa e come farlo attiene al secondo livello ne il luogo dove mettere in campo azioni in del cambiamento. grado di portare a valore al proprio interno i cambiamenti dettati dai flussi esterni, così come costituisce il luogo dove adottare comportamenti volti ad accompagnare imRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 2. Il secondo livello. Comportamenti, diagnosi e ricette sono le stesse di allora, si azioni, capacità individuano le stesse criticità e le medesime leve competitive sulle quali agire. Eppure neQuando vedi un affare di successo, gli ultimi quindici-venti anni sulla spinta della qualcuno una volta ha preso una decisione co- globalizzazione l’economia mondiale ha visraggiosa. suto un vero e proprio stravolgimento e con Peter Drucker essa anche quella delle province dell’EmiliaRomagna è stata attraversata – e lo è tuttoLa tendenza generale del mondo è quella di ra – da profondi cambiamenti. fare della mediocrità la potenza dominante. È come se di fronte alla trasformazione ecoJohn Stuart Mill nomica e sociale il nostro agire non fosse stato in grado di intercettare la direzione dei 2.1. Introduzione. cambiamenti, proponendo strategie ed azioni non rispondenti al mutare dell’ambiente. “L’anno si sta concludendo all’insegna della Quanto meno questo è ciò che appare ad recessione in gran parte dei Paesi europei. una prima lettura, è l’immagine che ci viene Nelle principali economie occidentali vi è restituita se fotografiamo le province della una generale incertezza sui tempi e sulla ve- regione con i tradizionali filtri. Per esempio, locità della ripresa. prendendo come chiave di lettura l’impre(…) emergono i punti di debolezza sui quali sa vent’anni fa – di fronte alle difficoltà leagire: la difficoltà di affrontare mercati sem- gate alla recessione dei primi anni novanta pre più ampi, la difficoltà ad accedere al ca- - lamentavamo l’eccessiva frammentazione pitale di rischio, la crisi di managerialità nel della struttura imprenditoriale in realtà di ricambio generazionale e nell’approccio a piccole e piccolissime dimensioni, denuncianuovi mercati. vamo i limiti della gestione familiare d’azien(…) esistono punti di forza sui quali fare da, individuavamo come fattori di criticità lo leva: la spinta imprenditoriale, una diffusa scarso numero di imprese capaci di innovacultura di produzione artigianale, alcuni in- re ed essere presenti sui mercati esteri. Se sediamenti industriali di rilievo, un sistema confrontiamo la fotografia dell‘impresa dei universitario diffuso e di qualità. primi anni novanta con quella di oggi ci ac(…) la ripresa economica premierà i com- corgiamo che poco o nulla è cambiato, troportamenti strategici delle aziende volti alla vare le differenze è esercizio da settimana crescita dimensionale e alla presenza siste- enigmistica. matica sui mercati esteri. Diversamente forti Giungiamo a conclusioni che possono esseproblemi di ristrutturazione riguarderanno re anche diametralmente opposte se sposettori quali il tessile-abbigliamento. stiamo l’analisi dalla singola impresa al siste(…) le recenti vicende conducono ad ipotiz- ma relazionale a cui appartiene. Seguendo zare un ripensamento della costituzione in questa nuova chiave di lettura è nell’evoluchiave fortemente regionalista. È inevitabile zione dell’organizzazione a rete – gruppi, diuna crescita delle competenze affidate alla stretti, filiere, cluster, solo per citare alcune regione …” delle espressioni che la rete ha adottato nel tempo – che possiamo leggere non solo i Difficile non condividere questa analisi che tentativi di adattarsi ai cambiamenti imposti restituisce una nitida fotografia dell’attuale dall’ambiente, ma anche quelli proattivi, volti scenario economico regionale ed interna- ad avere un ruolo di leadership nel processo zionale, i punti di forza e di criticità ricordati di trasformazione. sono quelli su cui concordano tutti gli economisti. Di certo, indipendentemente dalla chiave di L’aspetto bizzarro di questa nota è che è lettura adottata, in Emilia-Romagna – e in tratta dal rapporto Unioncamere Emilia- maniera ancor più marcata nel resto d’ItaRomagna sull’economia regionale del 1993. lia – il processo di cambiamento si è avviaOvviamente la bizzarria non sta nel ritro- to con ritardo rispetto alle altre economie varsi a commentare dopo 17 anni una fase avanzate. Negli anni settanta e ottanta le congiunturale negativa – rientra nella cicli- condizioni del mercato erano tali per cui ciò cità dell’economia - quanto nel fatto che che veniva prodotto trovava rapida risposta Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Camera di Commercio di Forlì-Cesena 27 Camera di Commercio di Forlì-Cesena nella domanda, interna ed estera. Alle imprese per assicurarsi elevati livelli di competitività non erano richiesti cambiamenti radicali ma semplici aggiustamenti, quasi sempre individuabili nel sistema relazionale. Per quasi tutti gli anni novanta l’economia italiana ha risposto alle difficoltà congiunturali introducendo un effetto “tossico” nelle dinamiche del mercato, la svalutazione della lira. Il deprezzamento della nostra valuta ha rappresentato una sorta di doping capace di renderci temporaneamente concorrenziali sui mercati esteri, ma ci ha distratto dal perseguire con decisione quelle trasformazioni strutturali necessarie per raggiungere una dimensione competitiva durevole nel tempo. I cambiamenti nello scenario internazionale degli anni duemila e l’ingresso nell’euro hanno reso nuovamente manifesti i limiti del sistema imprenditoriale italiano, la crisi avviatasi nella seconda metà del 2008 ne ha amplificato le criticità. L’andamento della produzione dell’industria manifatturiera riassume efficacemente quanto avvenuto negli ultimi vent’anni nell’economia regionale. Gli anni ottanta furono caratterizzati da una lunga fase espansiva del ciclo economico. La fine dell’energia a basso prezzo (nel 1979 si registrò il secondo shock pe- trolifero dopo quello del 1974), l’alto costo del denaro, la necessità di abbattere il costo del lavoro per unità di prodotto, l’esigenza di accrescere la produttività sono solo alcuni degli elementi che spinsero ad una delle più massicce fasi di ristrutturazione del dopoguerra. La ripresa vera e propria prese avvio a partire dal 1984 e negli anni seguenti l’economia crebbe a ritmo costante. Nel 1990 il rallentamento dell’economia, già prefigurato fin dalla primavera del 1989, subì un ulteriore sollecitazione a seguito della crisi del Golfo Persico. Le aspettative fino ad allora improntate all’ottimismo si raffreddarono bruscamente, alimentando un clima di sfiducia ed incertezza motivato da timori di un nuovo shock petrolifero con conseguente ripresa inflattiva. I primi anni novanta hanno inizio in un quadro congiunturale attraversato da molte ombre. Uno scenario a tinte fosche acuito dalle tensioni valutarie e dal rincaro del costo del denaro conseguente ai ripetuti aumenti del tasso di sconto decisi dalla Banca d’Italia allo scopo di difendere il cambio della lira. Le piccole e medie imprese industriali furono tra le più colpite, con ripercussioni negative sull’attività produttiva e sull’occupazione. Il 1994 segnò l’inizio della ripresa Tavola 2.1 Indagine congiunturale dell’industria manifatturiera. Emilia-Romagna. Anni 1989-2009. Totale e classi dimensionali I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Industria manifatturiera. Variazione della produzione. Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, indagine congiunturale industria manifatturiera 28 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 da metà del 2008. Un andamento deludente dettato dal mutato contesto internazionale, ma anche da una struttura produttiva che per alcuni aspetti non ha saputo adeguarsi – o non ne ha avuto la forza - alla competizione globale. Il vero elemento di novità di questa fase recessiva è il coinvolgimento dell’intero comparto manifatturiero, senza distinzione di attività economica né di dimensione d’impresa. Non è solo l’industria a dover fare i conti con trasformazioni strutturali e difficoltà congiunturali. Il settore del commercio al dettaglio, che negli anni più recenti è sempre apparso in crescita grazie al traino della grande distribuzione, dal 2008 ha iniziato a mostrare segnali di flessione. Il settore delle costruzioni da in po’ di tempo sembra essersi avvitato in una spirale negativa la cui evoluzione è tutta da decifrare. L’agricoltura vive anni di scarsa redditività delle produzioni. Il turismo stenta nel mantenere le quote di mercato conquistate, in particolare quelle straniere. Il terziario sembra crescere maggiormente nella sua componente tradizionale – cura della persona, attività di pulizia – piuttosto che nei servizi più avanzati. Sempre nel rapporto Unioncamere del 1993 citato inizialmente si affermava: “… i problemi strutturali sono tali perché esistono sia nei momenti di recessione che in quelli di crescita, salvo che nei momenti di crescita si avrebbe la forza di affrontarli ma non se ne ha la volontà; nei momenti di recessione si ha invece la volontà di affrontarli ma non se ne ha la forza”. Esattamente ciò che è avvenuto in passato e che sta accadendo ancora oggi. Negli ultimi mesi da più parti ci hanno ricordato l’etimologia della parola crisi. Ha origine dal greco krino, che significa separare, decidere. Ha quindi una valenza non negativa, indica la possibilità di scegliere. Analogamente in cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi, uno rappresenta il pericolo, l’altro l’opportunità. La nostra capacità di reagire positivamente ai cambiamenti portati dalla crisi dipende da come ed in quali tempi si riesce a vedere oltre il pericolo e a cogliere le opportunità che questa crisi porta con sé. Può essere utile riprendere l’analogia con le persone ricordata nella nota introduttiva. Una persona di fronte ad una seria difficoltà o ad uno stato di crisi può reagire in maniera differente, rimanere completamente paraliz- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO economica, trainata dal forte incremento delle esportazioni favorito dalla svalutazione della lira avvenuta nel settembre 1992. La sensibile ripresa economica degli anni successivi fu ancora in larga misura ascrivibile al commercio con l’estero. Come ricordato, il deprezzamento della lira introdusse un fattore distorsivo sostanziale rispetto alla concorrenza, generando forme di disparità sul mercato a favore di determinate realtà industriali. Di questo ne trassero vantaggio soprattutto le imprese di media e grande dimensione che, per struttura e per capacità organizzative, seppero meglio cogliere l’opportunità offerta dai mercati esteri. La forte crescita del 1995 risentì, inoltre, di un ulteriore fattore “straordinario” legato all’introduzione della legge “Tremonti”, dispositivo atto ad incentivare il processo di investimento attraverso la detassazione degli utili reinvestiti. Questo provvedimento legislativo, inserito in un contesto congiunturale già positivo, determinò una concentrazione degli investimenti - in particolare quelli di sostituzione - nel 1995, senza originare però, come si auspicava, strategie di investimento di medio-lungo periodo orientate alla crescita strutturale e alla creazione di nuova occupazione. Paradossalmente, la metà degli anni novanta rappresenta il periodo di maggiore sviluppo ma, al tempo stesso, la data nella quale collocare i prodromi della minor competitività. La crescita strettamente legata alle esportazioni ha, infatti, contribuito ad offuscare l’entità e la direzione dei cambiamenti che interessavano la struttura industriale. Nella seconda metà degli anni novanta il rafforzamento della lira sui mercati internazionali ha di fatto azzerato i vantaggi di prezzo della produzione italiana e, in parallelo, si è assistito al cambiamento dei fattori che determinavano la competitività delle aree. Nello specifico sono mutati i rapporti costi/ benefici connessi alla localizzazione stessa. Essere situati in un determinato distretto industriale, così come la sola appartenenza ad uno specifico settore, non costituivano più fattori di successo se considerati a sé stanti. Il 2000 è l’ultimo anno nel quale l’industria manifatturiera emiliano-romagnola ha segnato una crescita apprezzabile. Da allora è seguita una fase di sostanziale stagnazione, sino alla brusca discesa avviatasi nella secon- 29 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Camera di Commercio di Forlì-Cesena 30 zato ed incapace di agire, oppure mettere in campo azioni volte ad affrontare i pericoli che di volta in volta si presentano guidato dall’istinto alla sopravvivenza ed in attesa di tempi migliori, o ancora operare delle scelte forti e spesso rischiose che consentano di superare definitivamente la difficoltà. Un sistema territoriale complesso di fronte ad uno stato di crisi può avere le medesime reazioni di una persona: non fare nulla, cercare di sopravvivere, reagire proattivamente. Se negli anni passati alle fasi recessive si poteva reagire con atteggiamento attendista o, al più, con piccoli aggiustamenti, oggi, alla luce di quanto raccontato nel primo livello di cambiamento, non sembra essere così. Di certo la crisi internazionale ha richiesto interventi straordinari per fare fronte all’aprirsi di situazioni d’emergenza. Azioni e risorse economiche nel corso del 2009 sono state indirizzate – così come doveva essere fatto - agli ammortizzatori sociali ed al sostegno dell’accesso al credito, interventi che si configurano come di breve periodo rispondenti ad una logica di sopravvivenza, pensati con l’obiettivo di contenere il più possibile i danni provocati dalla recessione mondiale. Anche in questi primi mesi del 2010 la priorità sembra essere la gestione dell’emergenza, evitare la chiusura di numerose imprese, garantire l’occupazione, sostenere le persone e le famiglie che, con il perdurare della crisi, stanno pericolosamente scivolando oltre la soglia della povertà. È del tutto evidente che assicurarsi la sopravvivenza non può che essere il primo obiettivo. Tuttavia, questa sorta di navigazione a vista può rivelarsi inutile (se non dannosa) se non supportata da una strategia di più ampio respiro, che sappia vedere oltre alla gestione dell’emergenza. In altri termini è richiesta una visione e, solo successivamente, capacità e forza per mettere in campo azioni conseguenti alla visione stessa. Il tema della visione attiene al terzo livello e verrà affrontato nel prossimo capitolo, però già ora è possibile avanzare una prima considerazione che nasce dalla semplice osservazione dell’ambiente. Come già più volte raccontato è in atto una profonda trasformazione che nasce sulla spinta della globalizzazione, dalla necessità di riorganizzarsi per affrontare le nuove sfide competitive, ma anche perché un modello basato solamente sulla crescita quantitativa come sperimentato in passato non è più sostenibile. Ne discende che non è più immaginabile avere un sistema che per svilupparsi necessita perennemente di un’addizione di fattori produttivi - più imprese, più occupati, più risorse ambientali – ma occorre pensare ad un sistema basato sulla sostituzione dei fattori produttivi, imprese più forti e più avanzate, occupazione più formata, un più attento uso del territorio. È necessario andare, come si ripete da tempo e da più parti, verso la via alta dello sviluppo, puntare sull’innovazione, sulla qualità e, soprattutto, sulle persone. Indipendentemente dalla visione, un sistema territoriale per riuscire a vedere le opportunità e non solo i pericoli, per reagire proattivamente all’ambiente, per essere luogo dove realmente i flussi sono valori e non minacce non può che incamminarsi con decisione verso la via alta dello sviluppo. È un cammino che nelle province dell’Emilia-Romagna si è avviato da tempo. Si tratta di capire a che punto siamo del percorso, se – di fronte alle continue mutazioni dell’ambiente – le azioni intraprese sono sufficienti ed adeguate, oppure se occorre rivedere le strategie e perseguirle con nuove modalità. Per aiutarci nell’analisi di questo secondo livello di cambiamento, il “cosa” ed il “come”, può essere utile prendere in esame tre ambiti di intervento: il capitale umano, il commercio con l’estero e l’innovazione. È doveroso sottolineare che questi tre ambiti raccontano, ovviamente, solo una minima parte di tutto ciò che è stato fatto sul territorio, così come è opportuno premettere che non vi è alcuna intenzione di esprimere giudizi sulla qualità e sulla efficacia delle scelte effettuate. Le prossime pagine vogliono solamente fornire spunti di riflessione sull’interazione tra ambiente e comportamenti, su come tale rapporto si sia profondamente modificato nel tempo e come sia destinato a trasformarsi altrettanto radicalmente nei prossimi anni. 2.2. Il capitale umano. Creare nuovi e migliori posti di lavoro Se si desidera fotografare l’impatto della crisi internazionale sull’occupazione il primo dato da raccontare non può che essere quello della cassa integrazione guadagni. Nel corso del 2009 il numero delle ore autorizRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena zate a Forlì-Cesena è andato crescendo con ritmo quasi esponenziale rispetto al passato, di circa sei milioni di ore autorizzate nel corso dell’anno, contro le circa 670mila del 2008. Ciò che preoccupa maggiormente è la costante ricomposizione della cassa integrazione, quella ordinaria di matrice anticongiunturale viene progressivamente sostituita da quella straordinaria che, il più delle volte, annuncia la chiusura dell’impresa. stimano per il 2009 una riduzione delle unità di lavoro nella provincia di Forlì-Cesena prossima al 3%; particolarmente colpiti il comparto agricolo (-11,4%) e quello manifatturiero (-5,4%). Anche per il 2010 sembra prospettarsi una flessione occupazionale, solo nel 2011 si registrerà una timida inversione di tendenza. Il tasso di disoccupazione nel 2010 e nel 2011 secondo le stime si attesterà attorno al 6%, un punto percentuale in più rispetto al valore registrato nel 2008. I dati a disposizione non consentono an- Questi numeri, essendo previsionali, sono cora una valutazione corretta di quanti po- soggetti a costanti revisioni ed esprimono sti di lavoro siano andati perduti in questa una tendenza di fondo, difficile però stimare fase recessiva. Le previsioni realizzate da quale sarà l’impatto reale di una crisi che, ad Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia oggi, sembra ancora lontana dalla sua conTavola 2.2. Andamento della Cassa integrazione guadagni nella provincia di Forlì-Cesena. Valori mensili, periodo 2005- 2009 Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 2.3. Previsione di variazione delle unità di lavoro nella provincia di Forlì-Cesena. Anni 2009, 2010 e 2011 Fonte: Prometeia - Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna (novembre 2009) Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 31 Camera di Commercio di Forlì-Cesena clusione. Al di là dei numeri che avremo nei prossimi anni, con ogni probabilità occorrerà prepararsi ad un’emergenza lavoro che non potrà essere affrontata ancora a lungo attraverso l’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. Certo, i dati occupazionali di ForlìCesena così come quelli dell’Emilia-Romagna sono ancora tra i migliori d’Europa e ben superiori alla media nazionale, tuttavia ciò non deve essere motivo di consolazione ed esimerci dal cercare soluzioni. Un primo punto riguarda i canali utilizzati per trovare le figure desiderate. In un terzo dei casi l’assunzione avviene per conoscenza diretta, in un altro 28% dei casi attraverso i curricula ricevuti in azienda, un altro 14% su segnalazione di conoscenti. Complessivamente tre assunti ogni quattro provengono da una rete locale basata sulla conoscenza diretta o filtrata da conoscenti, ai centri per l’impiego piuttosto che alle società di lavoro interinale resta un ruolo asSe in questi mesi si parla di problema lavoro solutamente marginale. È facile supporre che - inteso come livelli occupazionali - da anni in molti casi il nuovo assunto non sarà la misi discute del problema mercato del lavoro glior scelta possibile, ma quella più semplice – inteso come qualità del posto di lavoro, un da compiere. Non sorprende che un quarto aspetto quest’ultimo che presenta criticità delle imprese consideri le figure cercate di non congiunturali bensì strutturali Alcune difficile reperimento e la metà di esse deinformazioni sul mercato del lavoro sono nunci la mancanza di candidati con adeguata desumibili dall’indagine Excelsior, una ricerca qualificazione. Non trovando quanto desideche il sistema delle Camere di Commercio rato, la soluzione, nella maggioranza dei casi, in collaborazione con il Ministero del Lavoro è quella di assumere una figura meno qualirealizza ogni anno su un campione molto ficata da formare in azienda. Mediamente il ampio di imprese con l’obiettivo di rilevare tempo di ricerca supera i 120 giorni, quindi il numero di assunzioni che le aziende pre- oltre quattro mesi. vedono di effettuare e, soprattutto, i profili professionali richiesti1. Più che sui numeri Un secondo punto riguarda la tipologia relativi alle assunzioni previste è interes- contrattuale. Meno del 18% delle nuove assante cercare di capire come si muovono le sunzioni avviene con un contratto a tempo imprese della provincia di Forlì-Cesena nella indeterminato, una percentuale nettamente loro ricerca di personale e quali sono le fi- inferiore a quella riscontrata in passato e gure cercate. più bassa anche rispetto al valore regiona- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 2.4. Canali utilizzati per il reperimento delle figure da assumere. Forlì-Cesena. Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2009 1 Si rimanda al sito www.fc.camcom.it per i dati Excelsior relativi alla provincia ed al sito www.starnet.unioncamere.it per quelli nazionali 32 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.5. Contratti a tempo indeterminato e collaboratori a progetto. Contratti a tempo indeterminato sul totale assunzioni Collaboratori a progetto rispetto al totale assunzioni Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2009 Tavola 2.6 Assunzioni per titolo di studio. Anni 2005-2009. Forlì-Cesena Anno 2005 Anno 2009 Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2009 Un terzo punto riguarda il titolo di studio richiesto. I dati Excelsior relativi all’EmiliaRomagna segnalano che progressivamente, seppur lentamente, la percentuale di occupati con titolo di studio universitario è in aumento, così come cresce la quota di lavoratori diplomati. Forlì-Cesena presenta una dinamica meno virtuosa, dal 2005 al 2009 cresce la richiesta di diplomati ma, nel contempo, si riduce quella di laureati. In regione ogni cento assunzioni 11 riguardano laureati, Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 a Forlì-Cesena solo 6. Per un terzo delle figure professionali cercate dalle imprese non è richiesta nessuna formazione specifica, la scuola dell’obbligo è più che sufficiente. L’elevata richiesta di persone con il solo titolo della scuola dell’obbligo è in controtendenza rispetto sia alle politiche di innalzamento dell’obbligo sia formativo che scolastico, sia alle aspettative dei giovani e delle loro famiglie. La diffusione di occupazioni flessibili a bassa qualificazione e l’emergere di forti differenziazioni salariali e reddituali non solo contribuiscono alla vulnerabilità materiale di una quota crescente di ceto medio, ma rischiano anche di ostacolare lo sviluppo di un’economia realmente competitiva: entrambi i fenomeni deprimono l’investimen- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO le e nazionale. Il fabbisogno di manodopera viene colmato con il ricorso al lavoro precario e ai collaboratori a progetto. Nel 2006 veniva attivata una collaborazione a progetto mediamente ogni cinque assunzioni, nel 2009 una ogni tre assunzioni. 33 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.7 Imprese che, internamente o esternamente, hanno effettuato corsi di formazione per il personale e dipendenti che hanno partecipato a corsi di formazione. Forlì-Cesena. Imprese che hanno effettuato corsi di formazione Dipendenti che hanno partecipato a corsi di formazione Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO to nelle risorse umane e nelle competenze, ostacolano la partecipazione dei lavoratori all’impresa, abbassano il livello delle aspettative individuali di crescita e quello collettivo dei consumi. Indipendentemente dal titolo di studio, per circa i tre quarti dei nuovi assunti è prevista ulteriore formazione. Nella maggioranza dei casi la formazione avverrà facendo ricorso all’affiancamento, per un quinto dei lavoratori attraverso attività corsuale interna ed esterna alle imprese stesse. Nel corso del 2008 poco meno del 30% delle imprese ha effettuato corsi di formazione ai quali hanno partecipato circa un quarto dei dipendenti. Maggior attenzione ai percorsi formativi si ritrova nelle imprese più grandi dove quasi un terzo degli addetti partecipa a corsi, un’attività che nelle piccole aziende coinvolge un dipendente ogni sei. Da questa breve rassegna di dati sembra emergere un mercato del lavoro di profilo modesto, nel quale per accedervi la conoscenza prevale sul merito, dove passare dalla precarietà – soprattutto per i più giovani – al lavoro stabile è sempre più difficile, dove l’elevata formazione scolastica, le competenze, l’abilità ed i talenti faticano a trovare collocazione. La sensazione non migliora se guardiamo alle venti figure professionali più richieste dalle imprese. Fatto cento il tota- Tavola 2.8 Le 20 figure professionali più richieste a Forlì-Cesena Figura professionale Quota Figura professionale Quota 1 Personale non qualificato dell’agricoltura 8,4% 11 Cuochi in alberghi e ristoranti 1,8% 2 Macellai, pesciaioli ed assimilati 6,9% 12 Personale di segreteria 1,7% 3 Commessi e assimilati 6,1% 13 Baristi e assimilati 1,7% 4 Camerieri ed assimilati 6,1% 14 Professioni qualificate nei servizi sanitari 1,7% 5 Add. non qualif. a serv. di pulizia in imprese.. 5,0% 15 Addetti a macchine confezionatrici di prod. ind. 1,5% 6 Contabili ed assimilati 4,6% 16 Addetti alla vendita all’ingrosso 1,3% 7 Conduttori di mezzi pesanti e camion 3,4% 17 Elettricisti nelle costruzioni civili 1,3% 8 Parrucchieri, estetisti ed assimilati 3,3% 18 Personale add. alla pulizia in esercizi albergh.ed extralb. 1,2% 9 Personale add. alla gestione degli stock 3,1% 19 Personale non qualificato delle attività industriali 1,2% 10 Registi, direttori artistici, attori, sceneggiatori 2,7% 20 Tecnici della vendita e della distribuzione 1,1% Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2009 34 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena le delle persone che verranno assunte otto di queste saranno addetti non qualificati dell’agricoltura, seguono macellai, commessi, camerieri, addetti ai servizi di pulizia. Ciò a cui assistiamo è una consistente domanda inevasa di posizioni a bassa qualificazione di difficile reperimento, mansioni che si cerca di coprire attraverso il ricorso a lavoratori stranieri. campo interventi che, in periodi meno critici, potrebbero trovare minor condivisione e maggiori resistenze. Se volessimo riassumere con una battuta quanto visto potremmo affermare che trovare (o mantenere) un posto di lavoro potrebbe essere l’imperativo dei prossimi mesi, trovare un posto di lavoro qualitativamente all’altezza sarà quello dei prossimi anni. Se nel cammino verso la via alta dello sviluppo uno degli obiettivi strategici è fare della conoscenza un differenziale competitivo, questo significa avviare un graduale processo di sostituzione di lavori impersonali svolti da lavoratori intercambiabili con lavori che si fondano sull’intelligenza delle donne e degli uomini, sulle loro differenze ed unicità. Il differenziale competitivo va ricercato nella formazione e nella capacità delle persone, nella loro creatività, nel loro talento. In altri termini potremmo dire che garantire il lavoro è la sopravvivenza, come fronteggiamo il pericolo nel breve periodo. Intraprendere con decisione i cambiamenti necessari per riformare il mercato del lavoro e della formazione costituisce la sfida, l’opportunità da cogliere per mettere in La variazione del commercio verso l’estero rappresenta, insieme alla cassa integrazione guadagni, la variabile sulla quale l’effetto della crisi risulta maggiormente evidente. Nei primi undici mesi del 2009 il calo delle esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2008 ha sfiorato il trenta per cento (28,4%), un andamento che si ritrova con dimensioni più o meno analoghe nelle altre province dell’Emilia-Romagna. Se per l’occupazione è possibile trovare soluzioni temporanee (ammortizzatori sociali in primis) per arginare le difficoltà di natura congiunturale, per il commercio verso l’estero le leve sulle quali agire come sistema territoriale per contrastare nel breve periodo gli effetti della crisi sono pressoché nulle, se non augurarsi una pronta ripresa della domanda internazionale. Ciò non significa restare immobili. In realtà questa fase del ciclo economico può rappresentare l’occasione (l’opportunità) per interrogarsi su alcuni aspetti legati alle esportazioni. Il primo - più di carattere generale Alcune riflessioni su commercio estero ed innovazione possono contribuire a sviluppare ulteriormente il ragionamento. 2.3. Esportare qualità I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 2.9. Andamento mensile delle esportazioni di Forlì-Cesena. Variazione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Anni 2006 -novembre 2009 Fonte: Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati ISTAT Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 35 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.10 Variazione delle quantità esportate, del valore delle esportazioni e del valore medio unitario. Anni 2001-2008 Fonte: elaborazione Area Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su database Archer Road e dati Istat I LIVELLI DI CAMBIAMENTO ed al quale non tenterò di dare risposta in questo capitolo - riguarda la sostenibilità di un modello sempre più orientato verso la domanda estera o, più correttamente, la sostenibilità di un modello nel quale la domanda interna continua ad essere particolarmente flebile. Il secondo aspetto, più specifico, è relativo alla possibilità di continuare a fare del commercio con l’estero una leva competitiva importante. Per tentare di dare risposta a questa seconda domanda occorre accantonare i dati del 2009 falsati dalla crisi internazionale e ripercorrere gli anni precedenti. 36 lore medio unitario delle esportazioni, cioè il valore per unità di quantità di export. Dal 2001 al 2008 il valore medio unitario dell’Italia è aumentato del 15%, quello del Piemonte dell’1%, il Veneto ha registrato un incremento del 9%, la Lombardia un calo del 6%. L’Emilia-Romagna con un aumento del valore medio unitario del 34% è la regione che meglio delle altre ha saputo accrescere il valore medio dei beni esportati. In altri termini, le imprese emiliano-romagnole commercializzano sui mercati esteri prodotti che valgono di più, di maggior qualità o che incorporano maggiore tecnologia. Purtroppo il dato sulla quantità delle esporRecentemente Unioncamere Emilia-Romagna tazioni provinciali non è disponibile, quindi ha realizzato uno studio alla ricerca delle ra- non è possibile replicare la stessa analisi per gioni del perché l’Emilia-Romagna sia riuscita Forlì-Cesena. Tuttavia, nello stesso periodo ad ottenere risultati apprezzabili nel com- 2001-2008 il commercio verso l’estero della mercio con l’estero dal 2001 al 2008. Per provincia è aumentato del 46,5%, un valore fare questo sono state messe a confronto le analogo a quello regionale. Se per l’Emiliaquantità esportate con i relativi valori. Romagna larga parte della crescita del valore medio unitario è dovuto ad uno spostaNegli anni esaminati tutte le regioni italiane mento verso produzioni a tecnologia alta o hanno aumentato la loro capacità esporta- medio alta – che costituiscono oltre la metà tiva, sia misurandola in termini quantitativi del portafoglio export regionale – per Forlìche di valore. Emergono però notevoli dif- Cesena parte della crescita potrebbe essere ferenze territoriali. Mentre la Lombardia ascrivibile ad un innalzamento della qualità ha accresciuto il valore complessivo delle delle produzioni. esportazioni perché ha commercializzato all’estero maggiori quantità di prodotti, le Qualità ed innovazione hanno consentito altre regioni sono cresciute perché hanno alle esportazioni regionali e di Forlì-Cesena esportato beni che valgono di più. Questo di rimanere competitive. Se si considerano le differente comportamento può essere sin- quote di mercato detenute a livello mondiatetizzato attraverso un singolo numero, il va- le, nell’ultimo quinquennio la minor cresciRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.11 Esportazioni per contenuto tecnologico. Anno 2008 e variazioni 2004-2008 (totale = 0). Emilia-Romagna e Forlì-Cesena a confronto. Esportazioni per contenuto tecnologico Variazione 2004-2008. Media = 0 Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su database Archer Road e dati Istat rilevante detenuta da Forlì-Cesena riguarda l’Eritrea, ogni centomila euro di esportazioni verso l’Eriterea 587 provengono dalla provincia romagnola. Seguono Albania, Benin, Camerun e Libia. Eritrea, Benin ed Emirati Arabi sono i mercati verso i quali la provincia negli ultimi sette anni ha guadagnato maggiori quote di mercato, Guinea, Libia e Danimarca quelli dove la flessione è stata superiore. Complessivamente sui 196 Paesi considerati Forlì-Cesena ha conquistato nuove quote di mercato in 101 di essi. Un risultato ascrivibile, come ricordato, al “cosa si esporta”. Il processo di trasformazione che sta gradualmente innalzando il livello qualitativo delle merci provinciali e regionali non riguarda solamente quelle a maggior contenuto tecOgni centomila euro commercializzati a li- nologico, ma si estende a larga parte delle vello mondiale nel 2008, 28 vengono da produzioni caratterizzanti il “made in EmiliaForlì-Cesena, quota in lieve diminuzione Romagna”. (-4,6%) rispetto al 2001. Considerando le quote di mercato rispetto ai primi dieci Le ragioni dei buoni risultati conseguiti sui partner commerciali, le imprese della pro- mercati internazionali vanno ricercati anche vincia esportano verso la Germania 50 euro nel “chi esporta”. In alcuni casi la crescita ogni centomila euro di export mondiale ver- delle quote di mercato sembra ascrivibile so il Paese tedesco, 61 verso la Francia, 44 all’abilità di poche imprese di intercettare verso il Regno Unito. Rispetto al 2001 Forlì- prima delle altre le dinamiche del settore. In Cesena – sempre con riferimento ai primi altri casi gli ottimi risultati conseguiti derivadieci Paesi - ha guadagnato quote di mercato no da un’evoluzione dell’intera filiera di apverso la Russia, gli Emirati Arabi e la Svizzera. partenenza. Un’evoluzione che quasi sempre Se si allarga l’analisi a tutti i Paesi (sono 196 nasce dalla capacità delle imprese driver di quelli considerati) la quota di mercato più trainare l’intera filiera, proponendosi come Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO ta del commercio estero dell’Italia rispetto alla variazione della domanda globale è stata consistente. Nel 2001 ogni 100mila euro commercializzati a livello mondiale 3.770 euro erano attribuibili a produzioni italiane, valore sceso a 3.288 euro nel 2008. La flessione ha riguardato tutte le regioni italiane, seppure con intensità differenti.Tra le grandi regioni esportatrici l’Emilia-Romagna è quella che ha maggiormente contenuto la riduzione, passando dai 433 euro ogni 100mila euro commercializzati nel mondo nel 2001 ai 426 euro del 2008. In termini percentuali la quota emiliano-romagnola si è ridotta dell’1,5%, un valore modesto se confrontato con il -13,7% della Lombardia ed il -20,2% del Veneto. 37 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.12 Esportazioni. Quote di mercato 2008 e 2001. Primi 10 Paesi partner commerciali di Forlì-Cesena per valore dell’export e per quota di mercato detenuta Valore dell’export 2001 2008 Quota di mercato 2001 2008 1 Germany 0,063% 0,050% 1 Eritrea 0,052% 0,587% 2 France 0,078% 0,061% 2 Albania 0,365% 0,415% 3 United Kingdom 0,038% 0,044% 3 Benin 0,149% 0,244% 4 Russian Federation 0,069% 0,087% 4 Cameroon 0,176% 0,199% 5 United States 0,012% 0,011% 5 Libyan Arab Jamahiriya 0,360% 0,163% 6 Spain 0,066% 0,056% 6 Greece 0,184% 0,163% 7 United Arab Emirates 0,020% 0,111% 7 Cyprus 0,100% 0,136% 8 Netherlands 0,053% 0,025% 8 Azerbaijan 0,185% 0,132% 9 Greece 0,184% 0,163% 9 Moldova 0,061% 0,128% 10 Switzerland 0,054% 0,066% 10 Tunisia 0,106% 0,123% Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Archer Road, ISTAT e WTO Tavola 2.13 Esportazioni. Quote di mercato 2008 e 2001. Primi 10 Paesi partner commerciali di Forlì-Cesena per crescita della quota di mercato detenuta e per decremento della quota di mercato detenuta Crescita della quota 2001 2008 Decremento della quota 2001 1 Eritrea 0,052% 0,587% 1 Guinea-Bissau 0,439% 2 Benin 0,149% 0,244% 2 Libyan Arab Jamahiriya 0,360% 3 United Arab Emirates 0,020% 0,111% 3 Denmark 0,134% 4 Seychelles 0,002% 0,082% 4 Latvia 0,108% 5 Moldova 0,061% 0,128% 5 Maldives 0,084% 6 Albania 0,365% 0,415% 6 Sierra Leone 0,080% 7 Gabon 0,019% 0,064% 7 Romania 0,134% 8 Niger 0,003% 0,048% 8 Ethiopia 0,095% 9 Cyprus 0,100% 0,136% 9 Azerbaijan 0,185% 10 Cape Verde 0,033% 0,067% 10 Syrian Arab Republic 0,085% Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Archer Road, ISTAT e WTO 2008 0,059% 0,163% 0,040% 0,031% 0,012% 0,009% 0,064% 0,025% 0,132% 0,032% Tavola 2.14 Imprese esportatrici manifatturiere e percentuale di fatturato realizzato all’estero. Forlì-Cesena. Percentuale di fatturato realizzato all’estero I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Imprese manifatturiere 1-500 addetti esportatrici Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati dell’Osservatorio congiunturale industria manifatturiera 38 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena è prima in assoluto per numero di brevetti depositati, così come risulta essere la regione con il numero più elevati di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche ogni mille giovani abitanti. I dati aggregati fotografano una posizione lusinghiera per la nostra regione, quantomeno in ambito nazionale. Tuttavia è lecito domandarsi quanto questa eccellenza sia ascrivibile a poche imprese e quanto invece sia un risultato ad ampia diffusione. Partendo da questa considerazione in questo capitolo si è scelto di non analizzare i dati tradizionali legati all’innovazione (brevetti, spesa in ricerca, addetti alla ricerca e allo sviluppo, …) ma di concentrarsi su altri aspetti che caratterizzano il rapporto tra innovazione e piccola impresa. Con questo obiettivo nel mese di novembre 2009 Unioncamere Emilia-Romagna ha realizzato una ricerca su un campione di circa duemila piccole e medie imprese (oltre il 90% delle imprese intervistate ha meno di 50 addetti) per indagare i percorsi di innovazione seguiti per introdurre elementi di innovazione al proprio interno3. I dati che vengono esposti in questo capitolo si riferiscono alle circa 300 imprese intervistate nella provincia di Forlì-Cesena. Le strade percorse si presentano estremamente diversificate, così come differente è il modo di intendere l’innovazione. Negli ultimi tre anni la metà delle imprese intervistate non ha introdotto nessun elemento di innovazione, le aziende restanti si sono concentrate soprattutto nel migliorare l’esistente, un’innovazione che, semplificando, potremmo definire di tipo incrementale. Meno di un’impresa ogni dieci ha effettuato interventi innovativi radicali che segnano un 2.4. Innovare per competere cambiamento netto rispetto al passato, sia per quanto concerne il prodotto finale sia La Germania destina all’attività di ricerca e nel processo per la sua realizzazione. sviluppo il 2,6% del proprio prodotto inter- Considerando solo le imprese che hanno no lordo, la Francia il 2,1%, l’Italia l’1,2%2. Un dichiarato di aver innovato negli ultimi tre numero è sufficiente per fotografare la si- anni, l’investimento per il principale progettuazione: se si investe in ricerca meno della to innovativo effettuato risulta essere modemetà rispetto ai principali concorrenti diffi- sto, in un quinto dei casi inferiore ai 10mila cilmente questa potrà essere una leva com- euro, per metà delle aziende non supera i petitiva di successo. 50mila euro. In quasi due terzi delle imprese L’Emilia-Romagna è seconda tra le regioni intervistate l’innovazione è innovativa solo italiane per numero di imprese innovatrici, per l’azienda stessa, non per il settore o per I LIVELLI DI CAMBIAMENTO trait d’union tra dimensione locale e la dimensione globale. L’analisi del “chi esporta” offre lo spunto per una serie di riflessioni. La prima è legata all’esiguo numero di imprese esportatrici, negli ultimi cinque anni le società della provincia che hanno commercializzato almeno una volta all’estero sono poco più di 1.600. Tuttavia solo per una piccola quota di esse le esportazioni rappresentano un’attività continuativa e non semplicemente un fatto episodico. Nel comparto manifatturiero le imprese che esportano sono meno di un quarto, a significare che tre aziende dell’industria ogni quattro commercializzano solo sul mercato nazionale. Se si vuole individuare un tasto dolente nel commercio con l’estero provinciale e regionale questo sembra risiedere nel “chi esporta”. L’organizzazione a filiera ha determinato che l’attività di internazionalizzazione fosse delegata alle poche imprese driver, cioè le aziende con le quali le piccole imprese del territorio collaboravano come subfornitrici. Oggi la struttura a rete sembra indebolirsi ed il traino delle imprese leader diviene via via meno forte. Per molte imprese essere rimasti ai margini del commercio con l’estero può rivelarsi un fattore penalizzante. E non ci si può inventare esportatori da un giorno all’altro, la presenza sui mercati esteri richiede organizzazione, capacità e conoscenze che non possono essere improvvisate. Ma prima ancora è necessaria la “cultura dell’internazionalizzazione”, cioè quel salto culturale che consente di vedere oltre la concorrenza delle economie emergenti e cogliere le opportunità che il mercato globale offre. Un salto culturale analogo è richiesto quando si parla di innovazione. 2 Fonte Eurostat, anno 2008 Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito www.rer.camcom.it e all’osservatorio sui fabbisogni tecnologici delle imprese dell’Emilia-Romagna 3 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 39 Camera di Commercio di Forlì-Cesena l’intero mercato. Questi primi numeri sembrano raccontare una scarsa attenzione delle piccole e medie imprese della provincia all’innovazione, metà di esse non ha fatto nulla, per le altre si è tradotto nella maggioranza dei casi nella sostituzione di macchinari obsoleti o piccole migliorie. Vi è comunque un 10% delle imprese che innova radicalmente, che investe oltre 500mila euro per un singolo progetto, che ritiene il proprio investimento innovativo per l’intero mercato. All’interno di questo ristretto gruppo di aziende innovatrici non si trovano solo alcune imprese più grandi, ma anche aziende con volumi di fatturato modesti che puntano forte sull’innovazione per il loro progetto di crescita. Tavola 2.15 Principali obiettivi dell’innovazione (percentuale di imprese che li ha dichiarati rilevanti) e investimenti in innovazione sul fatturato (percentuale di imprese che ha effettuato investimenti significativi o cospicui). Forlì-Cesena. Tipo di innovazione introdotto nell’impresa Classe di investimenti relativamente alla Portata dell’innovazione. Nuova, per principale innovazione l’azienda, per il settore o per il mercato Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio sui fabbisogni tecnologici Tavola 2.16 Principali obiettivi dell’innovazione (percentuale di imprese che li ha dichiarati rilevanti) e investimenti in innovazione sul fatturato (percentuale di imprese che ha effettuato investimenti significativi o cospicui). Forlì-Cesena. Investimenti in innovazione sul fatturato I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Obiettivi dell’innovazione Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio sui fabbisogni tecnologici 40 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Gli obiettivi che si pongono le imprese nel loro percorso di avvicinamento all’innovazione riguarda soprattutto la riduzione dei costi e l’aumento della produttività. Minor attenzione è rivolta all’ingresso in nuovi mercati o l’allargamento della gamma dei prodotti, così come risulta di minor interesse il miglioramento dei servizi ai clienti. Gli aspetti legati alla salvaguardia dell’ambiente non rientrano tra le motivazioni che spingono gli imprenditori all’innovazione. Le scelte di investimento riflettono fedelmente gli obiettivi, le imprese investono in macchinari e prodotti introducendo innovazioni sviluppate all’interno dell’azienda. Solo per macchinari complessi o per il software si ricorre a fornitori esterni. L’assunzione e la formazione di personale dedicato riguardano un numero ridotto di imprese. Gli strumenti utilizzati per reperire informazioni relative all’innovazione sono quelli riconducibili alla rete locale, costituita dalle fonti interne, dai fornitori e dai clienti. Un ruolo rilevante è riconosciuto alle associazioni di categoria e alla partecipazione a fiere e mostre. Canali informativi più specifici quali consulenti esterni, Università, Camera di Commercio rientrano solo in misura marginale tra le scelte delle imprese. Le ragioni sono molteplici, possono riguardare la tipologia di investimenti che si concentra in piccoli interventi di innovazione incrementale Tavola 2.17. Strumenti per reperire informazioni relative all’innovazione. Percentuale di imprese che hanno dichiarato di utilizzare spesso o sempre tali strumenti. Forlì-Cesena. Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio sui fabbisogni tecnologici I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 2.18. Aspetti che hanno favorito l’introduzione di innovazione. Percentuale di imprese che hanno dichiarato che tali voci le hanno favorite molto o abbastanza. Forlì-Cesena. Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio sui fabbisogni tecnologici Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 41 Camera di Commercio di Forlì-Cesena che non necessitano di supporto esterno, oppure possono essere ricondotte ad una scarsa conoscenza di quanto il sistema pubblico territoriale può mettere a disposizione in tema di innovazione. precedentemente in merito ai canali utilizzati per reperire il personale. Il secondo riguarda la percezione di un rischio troppo elevato, il terzo è relativo alle difficoltà del mercato (scarsa conoscenza ma anche forte concorrenza di altre imprese), il quarto seÈ stato chiesto alle imprese di indicare gli gnala la difficoltà ad accedere a finanziamenaspetti che hanno favorito il loro processo ti. L’innovazione – quando non si tratta di innovativo. Dalle risposte è possibile deli- una semplice sostituzione di macchinari obneare un percorso che diventa via via più soleti - è un’attività che viene percepita ad articolato al crescere del livello di innova- alto rischio in quanto richiede investimenti il zione. Per le imprese per le quali l’innova- ritorno dei quali non è di facile quantificaziozione significa semplicemente migliorare ne. La rischiosità di innovare veniva percepil’esistente il percorso prevede investimenti ta elevata già in anni in cui il contesto interquasi esclusivamente in macchinari e colla- nazionale era meno sfavorevole e l’accesso borazioni in ambito locale con fornitori e al credito era agevole. A maggior ragione lo clienti. Le imprese con un livello marginale di è oggi, all’interno di una fase recessiva e di innovazione radicale estendono la loro rete stretta creditizia. relazionale anche, e soprattutto, a clienti e fornitori non locali e segnalano nella parte- I risultati di questa indagine sull’innovazione cipazione a fiere e convegni un aspetto utile fotografano con efficacia a che punto siamo alla diffusione dell’innovazione. Le imprese nel cammino verso la via alta dello sviluppo. maggiormente innovative, oltre alla rete Vi sono alcune imprese di medie e grandi esterna, sviluppano anche una rete interna dimensioni che stanno procedendo a forte attraverso le conoscenze apportate dal per- velocità, competono su scala internazionale sonale e all’attività di ricerca e sviluppo. Si e spesso guidano il processo di innovazione conferma la scarsa rilevanza attribuita dalle e cambiamento del mercato.Vi sono piccole imprese alle Istituzioni e ai centri di ricerca aziende che la via alta dello sviluppo l’hanno quali referenti che possono favorire l’inno- imboccata – o la stanno imboccando – forti vazione. di scelte importanti fatte seguendo una visione strategica ben definita. Vi sono impreQuattro sono gli ostacoli principali al pro- se – la grande maggioranza – che percorcesso di innovazione che le piccole imprese rono strade che si snodano ai margini della segnalano. Il primo è la difficoltà di reperire via alta. Infine, altre ancora hanno smesso di personale qualificato, una risposta che non avanzare e attendono di vedere cosa sbusorprende se si correla con quanto visto cherà dalla prossima curva. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Tavola 2.19 Aspetti che hanno ostacolato l’introduzione di innovazione. Percentuale di imprese che hanno dichiarato come ostacoli abbastanza o molto rilevanti tali aspetti. Forlì-Cesena. Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, osservatorio sui fabbisogni tecnologici 42 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena un elevato e diffuso benessere sul territorio. Oggi, alla luce di quanto visto, questo paradigTra i tanti numeri citati per raccontare il ca- ma va ribaltato. Si è competitivi come persopitale umano, le esportazioni e l’innovazione ne e come imprese se si è inseriti all’interno è possibile individuare alcuni elementi comu- di un sistema territoriale competitivo. Non è ni. Il più importante riguarda la prospettiva un gioco di parole ma è un cambiamento di dalla quale si guardano i dati. Quando si pas- paradigma che introduce differenze sostansa dal dato aggregato a quello elementare le ziali, a partire dalla logica con la quale penconsiderazioni alle quali si giunge possono sare le politiche per lo sviluppo (industriali differire in maniera sostanziale. Forlì-Cesena, e sociali, tenere distinti questi due mondi è vista come sistema territoriale – e, dunque, sempre più privo di senso). nella sua dimensione aggregata - si presenta, tutto sommato, ben avviata verso la via alta Riprendiamo il tema dell’innovazione, l’amdello sviluppo. All’interno dei dati si ritrova- bito dove la logica di sistema è probabilmenno le tracce del cambiamento, si possono te in fase più avanzata. Molto si sta facendo individuare azioni proattive che fuoriescono a livello provinciale e regionale per creare dalla semplice logica della sopravvivenza. Se conoscenza, per diffondere e condividere scomponiamo il sistema territoriale nei suoi quella che nasce in altri parti del mondo. I elementi costitutivi, persone ed imprese, ci tecnopoli, le reti che collegano i principali accorgiamo che solo una parte di essi sta centri di ricerca pubblici – in primis l’uniavanzando, la maggioranza sta pericolosa- versità – e quelli privati sono espressione di mente rallentando e scivolando fuori dalla un deciso intervento di sistema per favorire carreggiata. l’accesso all’innovazione, per far entrare le Lavoro, esportazioni ed innovazione esempli- imprese nei flussi globali della conoscenza. ficano una tendenza che trova conferma nei A questo notevole sforzo per potenziare la numeri di altre azioni di matrice economica capacità dei centri di ricerca non sembra afo sociale, dati che sembrano dirci che voler fiancarsi un adeguato potenziamento interno percorrere la via alta dello sviluppo è fuori delle imprese. Affinché vi sia trasferimento dalla nostra portata, almeno per larga parte tecnologico è fondamentale che un’azienda delle nostre imprese. Non è una affermazio- possegga struttura e competenze in grado ne che ci coglie di sorpresa, la struttura non di interagire con i produttori di conoscenavanzata di molte aziende non è elemento di za. La presenza di personale con specifiche novità. Ciò che è nuovo è che la trasforma- competenze nella ricerca ed innovazione è zione dell’ambiente – processo che nella cri- un passaggio obbligato per relazionarsi corsi ha trovato ulteriore accelerazione – non rettamente con i centri di ricerca, per deconsente di perpetuare a lungo navigazioni a finire le proprie necessità e valutare l’adevista e logiche di sopravvivenza. O si trova la guatezza di quanto proposto. Ma saper diapropria collocazione - la propria identità, il logare con gli enti esterni non è sufficiente proprio ruolo – sul mercato globale, oppure se non si dispone anche delle competenze si è fuori. Quante e quali imprese sono in gestionali in grado di definire gli obiettivi da grado di farlo singolarmente? raggiungere e le azioni per perseguirli. Senza un adeguato potenziamento organizzativo Facciamo un passo indietro. Nel commenta- e gestionale delle imprese non può esserci re il primo livello di cambiamento si è affer- trasferimento tecnologico ed i risultati delmato che il territorio - inteso come luogo la ricerca pubblica non possono creare né capace di attrarre e portare a valore i flussi valore né ricadute positive sulle aziende del e di accompagnare i suoi abitanti (persone territorio. I risultati dell’indagine sull’innovaed imprese) nello spazio aperto – costitu- zione illustrati nel capitolo precedente sono isce l’ambiente ideale dove porsi obiettivi eloquenti, difficile pensare che siano molte che sappiano andare oltre alla sola sopravvi- le imprese con struttura e capacità adeguate venza e rispondano ad una visione più alta. per avviare con successo il processo di coPer anni abbiamo sostenuto che imprese creazione del valore attraverso la collaboracompetitive fanno il territorio competitivo. zione con enti esterni. Lo abbiamo sostenuto perché in passato era Dunque, se si vuole portare l’impresa nella vero, la competitività delle imprese garantiva via alta dello sviluppo è necessario accomRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO 2.5 Cosa e come 43 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I LIVELLI DI CAMBIAMENTO pagnarla nella logica di sistema territoriale, innanzitutto pensando a nuove modalità per consentire alle imprese di accedere alle competenze mancanti. Si può pensare a dei manager temporanei dell’innovazione (così come stanno nascendo figure analoghe per l’internazionalizzazione), cioè competenze esterne alle quali l’azienda può accedere solo per il tempo necessario; alla promozione di società per il brokeraggio tecnologico che operino in una logica di co-gestione dei progetti con l’impresa; alla formazione di figure professionali finalizzata all’assunzione nell’impresa. Le possibili soluzioni sono numerose, non è l’obiettivo di questo studio individuare quelle più efficaci. L’esempio dell’innovazione è funzionale ad evidenziare come ostacoli che la singola impresa non può affrontare singolarmente possano trovare soluzione in una logica di sistema territoriale. 3. Il terzo livello. Convinzioni, valori, identità e visione Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole Ennio Flaiano Ovunque tu vada, vacci col cuore. Confucio 3.1. Introduzione Nei capitoli precedenti più volte si è fatto riferimento al forte legame tra imprese, cittadini e territorio che caratterizza la provincia di Forlì-Cesena, una sistema di relazioni che - come ricordato nelle note introduttive - non possiamo rappresentare attraverso un modello, ma che può essere sintetizzato nei suoi tratti principali. Il racconto del terzo livello di cambiamento, al quale attengono Insistere sull’importanza del legame tra i valori, l’identità e la visione, non può che territorio ed impresa può sembrare pleo- cominciare da qui, dal ripercorrere, a grannastico in una provincia ed in una regione di linee, alcune delle tappe evolutive di tale che su questo elemento hanno costruito un rapporto. “modello di sviluppo” studiato in ogni parte del mondo. Su questo aspetto tornerò nel Negli anni sessanta il territorio costituiva prossimo capitolo, qui preme sottolineare un “contenitore” nel cui ambito si realizzava come questo rapporto in passato basato su una forte concentrazione di fasi produttive, un equilibrio di reciproca convenienza deb- in grado di attivare forti economie esterba trovare nuovi equilibri e, probabilmente, ne riducendo considerevolmente i costi di nuovi elementi distintivi che rendano il ter- transazione delle imprese. Attorno ad una ritorio un valore aggiunto sul quale investi- o più grandi imprese sorgevano numerose re e le imprese un elemento identitario del piccole e piccolissime aziende, si diffondevaterritorio stesso. no attività artigianali e commerciali, i piccoli Conoscenza tecnologica, talenti, la via alta proprietari terrieri ed i braccianti agricodello sviluppo possono risultare fattori in- li abbandonavano le campagne per avviare sufficienti per lo sviluppo delle aziende e nuove imprese o per lavorare in fabbrica. La del territorio se non vi è compresenza di specializzazione per fasi produttive rendeva un insieme di istituzioni formali ed informa- possibile scomporre e flessibilizzare i proli che consentano a persone ed imprese di cessi produttivi e creava delle forti econoperseguire i propri obiettivi individuali inte- mie di agglomerazione. ragendo e contribuendo collettivamente al Degli effetti di queste prime reti d’impresa benessere generale. locali ne beneficiano anche i cittadini. La crescita delle imprese genera ricchezza tra la Ma questo attiene già alla visione, all’identità, popolazione, il benessere diffuso ed un goal terzo livello di cambiamento. verno del territorio agito responsabilmente sostengono lo sviluppo di un’altra rete, quella sociale. A sua volta la rete sociale alimenta quella economica e favorisce lo scambio di conoscenza, del “saper fare”. La vicinanza di processo e di prodotto fu l’elemento cardine dello sviluppo di Forlì- 44 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 L’ampliarsi del divario tra entrate ed uscite della Pubblica amministrazione, l’incapacità di fronteggiare la nuova domanda sociale che si andava traducendo in domanda e servizi al di fuori della famiglia, la progressiva riduzione del carico di “responsabilità sociale” sostenuto dalle imprese private per accrescere i livelli di competitività, furono tra le principali cause della fine del welfare state conosciuto sino ad allora. Negli anni novanta la globalizzazione introdusse elementi nuovi nello scenario competitivo. L’emergere di una nuova concorrenza nelle produzioni a basso contenuto tecnologico, l’affermarsi delle tecnologie e l’ampliamento del c o m m e rcio a nuovi mercati richiesero un salto di qualità nell’organizzazione e nelle strategie di internazionalizzazione. Un salto che, come ricordato p re c e d e n temente, solo poche imprese fecero, mentre le altre trassero vantaggio dalla svalutazione della lira che le rese temporaneamente competitive. In questi anni si assiste alle prime delocalizzazioni, ad una selezione dei sub-fornitori con la creazione di legami privilegiati tra le aziende capofila e i migliori tra di essi, all’emergere di gruppi aziendali distrettuali, in molti casi estesi sino a coinvolgere consociate all’estero. Alla crisi del welfare state è corrisposto un cambiamento nelle funzioni del terzo settore. Un numero crescente di organizzazioni è passato dalle funzioni di tutela, promozione e sperimentazione alla produzione diretta, in forma stabile e organizzata, di servizi alla persona e alla comunità. Questo passaggio è stato stimolato sia dall’aumento della domanda di servizi e dalla sua crescente differenziazione, sia dalla scelta di molte pubbliche amministrazioni di delegare la produ- I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Cesena e, più in generale, dei sistemi locali negli anni sessanta e settanta. La seconda metà degli anni settanta e gli anni ottanta ebbero come elemento aggregante la condivisione di strategie orientate al consumatore. Erano anni in cui le grandi imprese dovevano contrastare la forte crescita del costo del lavoro e affrontare difficoltà legate ai canali distributivi. Contestualmente la crescita del reddito determinava la crisi della produzione standardizzata di massa e la crescita della domanda di beni personalizzati, favorendo così lo sviluppo della piccola impresa che, per flessibilità, meglio si adattava alla nuova domanda. È di questi anni l’affermazione di quella che è stata definita la “Terza Italia”, una realtà costituita dalla rete distrettuale delle piccole e piccolissime imprese del nord-est e del centro Italia. Gli anni ottanta furono anche attraversati da profondi cambiamenti nel modello sociale. La crisi degli anni settanta provocò le prime crepe nel modello di sviluppo basato su una crescita diffusa dei livelli di reddito. In quegli anni divenne evidente l’inadeguatezza dei modelli di welfare europeo conosciuti sino ad allora, nei quali il benessere era garantito dall’azione congiunta dello Stato e del mercato, con ruoli ben definiti. Lo spazio lasciato all’autonomia della società civile e alle sue organizzazioni solidaristiche era, in quel modello, marginale. L’attenzione sul settore non profit era rivolta soprattutto al fenomeno del “volontariato” e alle sue funzioni di tutela, di promozione dei diritti di cittadinanza e di sperimentazione di nuovi servizi o di nuove modalità per dar risposta a bisogni che la Pubblica amministrazione non riusciva soddisfare. Era del tutto irrilevante il suo contributo sia alla distribuzione del reddito sia alla produzione di servizi di utilità sociale. 45 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I LIVELLI DI CAMBIAMENTO zione di servizi sociali ad organizzazioni di terzo settore. Si è così cominciato a superare l’idea secondo cui le organizzazioni non profit siano realtà residuali dovute all’inefficienza di Stato e privati, ma soggetti privilegiati per produrre servizi non standardizzati in stretta connessione con le istanze ideali della società civile. 46 Nei primi anni del duemila i sistemi locali, dopo aver seguito percorsi di riaggiustamento strutturale tramite l’espulsione delle imprese rimaste al margine del mercato, si sono dovuti confrontare – senza più la possibilità di ricorrere a vantaggi concorrenziali come la svalutazione della lira - con il mercato globale, rendendo manifesta l’inadeguatezza delle reti corte locali e la necessità di agganciare le reti lunghe della conoscenza. L’economia civile acquisisce un ruolo sempre più rilevante, non solo in ambito sociale, ma anche in quello economico. La partecipazione della collettività ad iniziative non profit risulta fondamentale per il mantenimento di quella rete sociale necessaria per alimentare quella economica (e viceversa). Accanto ad organizzazioni che avevano mantenuto un ruolo di tutela di particolari gruppi di cittadini, si diffondono organizzazioni con esclusiva, o largamente prevalente, finalità produttiva. Le organizzazioni non profit operano prevalentemente in servizi di pubblica utilità alla persona caratterizzati da un elevato costo per unità erogata e un prezzo di mercato inesistente, servizi che non possono essere erogati da imprese che puntano a massimizzare il profitto, ma necessariamente da organizzazioni che hanno come obiettivo un agire imprenditoriale socialmente finalizzato. Tale assunto è stato la premessa della nascita del cosiddetto “welfare mix”, un sistema in cui entità di diverse nature (pubblici, privati, organizzazioni non profit) diventano erogatori di servizi di pubblica utilità alla persona. 3.2. I due fili rossi La brevissima navigazione nella storia del sistema territoriale di Forlì-Cesena illustra come nel perpetuo processo di metamorfosi strutturale ed organizzativa alla ricerca della competitività vi siano due punti fermi, due fili rossi che ricorrono costantemente. Il primo filo rosso è che il successo del territorio nel corso dei decenni è sempre correlato alla emersione di imprese leader capaci di orientare sotto il profilo direzionale e strategico l’agire di un gran numero di imprese di minori dimensioni. Le imprese leader ed un sistema di piccole imprese collegate in rete hanno consentito di ovviare alle limitazioni imposte dalla dimensione, hanno dato la possibilità – seppur indirettamente attraverso il legame con le imprese più strutturate – a larga parte delle aziende di essere presenti sui mercati esteri e di essere in prima linea sulla frontiera dell’innovazione. Possiamo leggerlo come una sorta di capitalismo territoriale all’interno del quale alcune imprese assumono una funzione di leadership, facendosi interpreti della proiezione internazionale e dei processi innovativi delle piccole aziende locali. Il secondo filo rosso riguarda un’altra tipologia di rete, quella sociale. Ripercorrendo l’esperienza dei sistemi locali emerge che si è avuta crescita economica, coesione sociale e qualità della vita elevata dove si è riuscito a creare consenso, dove gli obiettivi e i valori sono stati condivisi. In questi territori si è realizzato un circolo virtuoso tra imprese e cittadini, la competitività delle prime assicurava il benessere sul territorio, l’elevata qualità della vita degli abitanti garantiva le condizioni più favorevoli per la creazione e la condivisione della conoscenza che, a sua volta, alimentava la crescita economica. Un circolo virtuoso completato da una buona amministrazione del territorio ed un sistema di welfare efficiente. Questo è stato il cammino del nostro mo- Il vero valore aggiunto del “modello socio dello economico e sociale sino ad oggi. Una economico” di Forlì-Cesena è da ricercarsi lettura delle dinamiche sottostanti al per- nella diffusione della rete di relazioni formacorso seguito in questi decenni può aiutare li ed informali tra le imprese, le loro forme a comprendere quali strade si possono apri- associative e gli enti locali, ma anche all’apre davanti a noi nel prossimo futuro. porto di “esternalità positive” generate dai comportamenti altruistici tra persone, organizzazioni e collettività. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Per quanto visto gli interrogativi aperti sono tanti. Il primo riguarda il modello di sviluppo. I due fili rossi sono ancora validi? È possibile assistere ad una nuova metamorfosi del sistema territoriale mantenendo come punti cardinali le imprese leader – traino di una moltitudine di imprese ad esse collegate – e la qualità del sistema relazionale? La domanda può essere posta diversamente focalizzando l’analisi sul pilastro fondante del modello. La condivisione di obiettivi e di valori esiste ancora? Vi sono ancora quegli elementi che ci consentono di parlare di un’identità territoriale? Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Un’ulteriore riflessione può aiutare nella comprensione di quanto sta avvenendo. Un elemento caratteristico del rinnovamento che il sistema territoriale ha vissuto in questi anni riguarda le trasformazioni nel capitalismo e nella composizione sociale. Sono cambiati i fattori che determinano la concorrenzialità dei territori e conseguentemente sono emerse nuove figure detentrici dei beni competitivi. Accanto al capitalismo tradizionale – il management delle medie e grandi imprese manifatturiere e delle banche - si fa strada un’altra forma di capitalismo composto dai “possessori” delle reti - fisiche e virtuali – dalle multiutility, dalle società della logistica e del terziario avanzato. Ad un “capitalismo manifatturiero” si affianca, come afferma Bonomi, un “capitalismo delle reti”. Parallelamente si moltiplicano i possessori di partita IVA, i lavoratori atipici e altre figure lavorative che faticano a trovare voce e rappresentanza. Interrogarsi sulla tenuta dei fili rossi significa domandarsi quanto sia ancora saldo il rapporto tra capitalismo e territorio. Come ricordato i risultati positivi di Forlì-Cesena sin qui conseguiti sono derivati da un rapporto di reciproca convenienza tra le imprese leader e le molte società che con esse interagiscono. Per le piccole imprese l’essere in relazione con le medie e grandi società costituisce il tramite per connettersi con le reti lunghe. Per le società leader il forte legame territoriale e la cooperazione con le imprese del sistema territoriale hanno rappresentato un importante fattore strategico. Il radicamento delle filiere locali fino ad oggi sperimentato deriva dunque non da particolari obblighi sociali delle forme capitalistiche verso il territorio, ma dalla presenza – in questo territorio più che altrove – di altre risorse complementari, quelle legate alla capacità di generare un differenziale competitivo in termini di conoscenze originali ed esclusive. Se ne conclude che il legame tra capitalismo e territorio – o, se si preferisce, tra i due fili rossi - è tanto più stringente quanto è maggiore la capacità di far evolvere la componente su cui il territorio può agire direttamente, il capitale della conoscenza. Ma qual è la componente che genera il differenziale competitivo, cosa sostanzia il patrimonio che rende differente Forlì-Cesena? I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Caliamo questi due aspetti nel contesto socio-economico attuale. Come raccontato analizzando il secondo livello di cambiamento, la difficile fase congiunturale sta interessando la quasi totalità delle imprese, anche quelle leader. La flessione delle aziende che fanno da traino all’intero sistema determina in prima battuta un calo complessivo della competitività di tutte le imprese ad esse collegate. Le imprese leader stanno operando una selezione ancora più rigida dei subfornitori (nonché una revisione delle condizioni economiche), alcune di esse stanno spostando la produzione fuori dai confini locali, altre stanno aprendo ad aziende subfornitrici localizzate all’estero. Quello che si sta verificando è un allentamento della rete che unisce le imprese del territorio. Ciò è avvenuto, seppure in misura meno marcata, anche in passato, ma nella provincia di Forlì-Cesena si è sempre riusciti, attraverso trasformazioni delle imprese driver prima e della filiera poi, a rinsaldare le maglie della rete. Oggi tutto questo sembra più difficile, forse impossibile se tentiamo di riparare la rete con modalità vecchie. Non è solo la rete tra imprese ad indebolirsi, la loro minor competitività associata alla trasformazione demografica sta riducendo la capacità di assicurare benessere diffuso sul territorio. Come raccontano i numeri, negli ultimi anni Forlì-Cesena ha proseguito nel creare ricchezza, ma distribuendola in maniera meno omogenea rispetto al passato. Anche la rete sociale appare sempre meno capace di unire, l’economia segue strade sempre più lontane dalle istanze sociali, vi è uno smarrimento generale dovuto ad un’assenza di valori, ad un sistema di rappresentanza che fatica a rappresentare. 47 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I LIVELLI DI CAMBIAMENTO La risposta non è semplice, da quanto visto nel primo livello di cambiamento giocano un ruolo fondamentale la dotazione di capitale territoriale ed il capitale simbolico espressione dell’identità e del senso di appartenenza. Ciò che differenzia Forlì-Cesena dagli altri sistemi locali è attribuibile ad un patrimonio proprio del territorio che non sappiamo scomporre con precisione chirurgica nelle sue parti elementari. Un patrimonio la cui proprietà è diffusa, composita, identificabile con il territorio stesso. L’antropologo Gregory Bateson si domanda: “Quali sono le parti del territorio che sono riportate sulla mappa? Ora se il territorio fosse uniforme, nulla verrebbe riportato sulla mappa se non i suoi confini, che sono i punti ove la sua uniformità cessa di contro ad una più vasta matrice. Ciò che si trasferisce sulla mappa, di fatto, è la differenza, si tratti di una differenza di quota, o di vegetazione, o di struttura demografica, o di superficie. Le differenze sono le cose che sono riportate sulla mappa”. La riflessione di Bateson può essere sintetizzata con la suggestione “il ponte tra mappa e territorio è la differenza”, dove la differenza è intesa come ciò che esce dagli schemi, si comporta con modalità eteroschedastiche, porta in-formazione, novità, evoluzione creativa. Quindi come ciò che non è pianificabile, identificabile, definibile a priori. Secondo il noto costituzionalista Zagrebelsky ci sono parole indefinibili che possono essere mostrate solo nella loro assenza, come libertà e giustizia. Ciò vale nell’ambito della poesia (l’indicibile di Rilke), della logica matematica (l’indecidibile di Godel), dell’economia (benessere e sviluppo). Allora la leggibilità di un discorso sulla differenza dipende dal potere evocativo dei valori mostrati, dalla capacità di attrarre significato per parti di un organismo sociale dinamico. Questo è ciò che ci viene raccontato dall’osservazione del primo livello se tentiamo di ricercare elementi identitari, valori e visione nei cambiamenti avvenuti nell’ambiente. A risposte non dissimili si perviene seguendo un differente percorso di analisi che parte dall’osservazione del secondo livello di cambiamento. 1 48 3.3. Ridare un senso Secondo l’economista Zamagni le crisi possono essere classificate in due differenti tipologie, dialettica ed entropica. La crisi dialettica nasce da uno scontro che prende corpo in determinate società e che contiene, al proprio interno le forze per uscirne. La rivoluzione americana, la rivoluzione francese, la rivoluzione di ottobre in Russia nel 1917 sono esempi di crisi dialettica. Entropica, invece, è la crisi che tende a far collassare il sistema per implosione, senza modificarlo. Questo tipo di crisi si sviluppa quando la società perde il senso – cioè, letteralmente, la direzione – del proprio incedere. Anche di tale tipo di crisi la storia ci offre esempi notevoli: la caduta dell’impero romano; la transizione dal feudalesimo alla modernità; il crollo del muro di Berlino e dell’impero sovietico. Diverse le strategie di uscita dai due tipi di crisi. Come sottolinea Zamagni non si esce da una crisi entropica con aggiustamenti di natura tecnica o con provvedimenti solo legislativi e regolamentari – pure necessari – ma è fondamentale affrontare di petto e risolvere la questione del senso. La crisi attuale ha natura entropica e la perdita di senso è ben visibile in molte sue contraddizioni, dalla separazione della sfera economica da quella sociale, dal lavoro separato dalla creazione della ricchezza, dal mercato separato dalla democrazia. Più in generale, lo sfilacciamento dei fili rossi è conseguenza di una perdita di senso, di uno smarrimento collettivo ed individuale. Considerazioni analoghe si ritrovano negli scritti del sociologo Mauro Magatti. Magatti ha definito gli anni che stiamo vivendo come quelli del “capitalismo tecno-nichilista”1, caratterizzati dalla convinzione che nell’agire economico la tecnica possa ampliare all’infinito la libertà di azione individuale. Negli ultimi due decenni la crescita economica ha avuto come unico obiettivo un aumento indiscriminato delle opportunità individuali, nell’ipotesi che tale aumento costituisse un bene in sé, da perseguire comunque. Il profitto da mezzo e misura dell’efficienza economica si è imposto come fine in sé stesso, l’economia ha perso di vista qualunque dimensione Mauro Magatti, “Libertà immaginaria - Le illusioni del capitalismo tecno-nichilista” Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Perdita di senso intesa come direzione smarrita, ma anche come perdita di significato dell’agire, dell’essere. Se ripensiamo al differenziale competitivo raccontato dall’ambiente, al patrimonio distintivo proprio del territorio composto da tasselli non individuabili singolarmente, ci accorgiamo che in tutti questi anni c’è stato un collante ben definito che ha tenuto uniti i due fili rossi, il capitalismo con il territorio. Questo elemento aggregante va ricercato nell’avere una direzione condivisa, nell’avere identità e ruolo. In definitiva nell’avere un senso, individualmente e collettivamente. È questo che oggi si è perso e nell’analisi del secondo livello di cambiamento sono diversi gli aspetti che ce lo raccontano. La crescente difficoltà nel coniugare la competitività delle imprese con un innalzamento qualitativo dell’occupazione ne è esempio evidente ed i numeri del mercato del lavoro ne portano chiare testimonianze: il moltiplicarsi dell’occupazione precaria, i giovani che faticano ad inserirsi nel mondo lavorativo, gli stipendi che per molte categorie non consentono il mantenimento di una qualità della vita accettabile. L’estrema precarizzazione dei giovani determina, a cascata, altre ricadute negative, dalla loro prolungata permanenza nelle faRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 miglie d’origine al posponimento della procreazione. La perdita di senso nell’economia oggi appare in tutta la sua evidenza all’interno della crisi finanziaria, ma si può cogliere altrettanto chiaramente nella continua rincorsa delle imprese alla massimizzazione dei profitti a breve termine, all’indiscriminato aumento della capacità produttiva con l’obiettivo di espellere dal mercato le imprese concorrenti, all’esasperato sfruttamento delle risorse ambientali. L’elenco che certifica la deriva individualista, la scomparsa dell’etica nell’economia e le tensioni con la società potrebbe proseguire a lungo. Le contraddizioni derivanti dalla perdita di senso le possiamo leggere anche nell’assistenza socio-sanitaria. Il divario esistente tra la domanda di servizi e l’offerta pubblica viene colmato da un crescente ricorso a servizi privati sempre più diversificati, in particolare dal moltiplicarsi delle badanti Come sostiene il sociologo Ranci, al crescente bisogno assistenziale e alla crisi di sovraccarico delle famiglie sta dunque rispondendo la crescita di un nuovo settore produttivo che, da un lato contribuisce ad offrire un’opportunità di inserimento sociale e lavorativo nella maggioranza dei casi a donne immigrate, dall’altro crea un mercato del lavoro segregato e in buona parte irregolare, che offre scarsa tutela sia ai lavoratori della cura che ai cittadini in stato di maggiore fragilità. Più in generale i problemi di gestione della prima infanzia e quelli dell’invecchiamento stanno ridisegnando a fondo le modalità attraverso le quali le famiglie organizzano il loro funzionamento quotidiano. La cura, come ricorda Heidegger, non è più il prendersi cura di qualcuno, ma nei casi più fortunati, nel semplice pro-curare qualcosa a qualcuno. Di certo il passaggio al mercato privato porta alla luce nuove criticità: di solvibilità per le famiglie con reddito scarso, di fiducia e di tutela quando la cura viene affidata alle logiche spesso opportunistiche e difficilmente controllabili del mercato. Nel tentativo di risolvere le tensioni tra coesione sociale e sviluppo generalmente vengono seguite due strade. La prima pone l’impresa e l’economia al centro della visione. Secondo questo approccio l’aumento I LIVELLI DI CAMBIAMENTO sociale e di “senso”, cioè qualunque valutazione - di ordine sociale, politico o morale - che non fosse tecnica. La giustizia sociale è diventata un effetto secondario dell’azione economica, il posto di qualunque significato collettivo è stato preso dal potenziamento del desiderio individuale. La crisi sta portando alla luce tutti i limiti del “capitalismo tecno-nichilista” e l’interrogativo al quale si dovrà tentare di dare risposta riguarda la capacità di reintrodurre, seppure in forma del tutto nuova, una dimensione “sociale” e di “senso”. Come afferma Magatti “… si tratta in ultima istanza di costruire una strada che eviti le due derive opposte a cui siamo esposti: da un lato quella individualistica, che pensa il sé come un atomo indipendente e senza legami, in preda solo al suo desiderio, e dall’altro quella collettivistica, che tende continuamente a riproporsi nella forma di fondamentalismi più o meno mascherati: religiosi, etnici, territoriali. La strada, invece, è quella di riconoscere la centralità delle due dimensioni negate dal capitalismo tecno-nichilista, quella relazionale e quella del senso”. 49 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I LIVELLI DI CAMBIAMENTO delle diseguaglianze e delle esclusioni sono un passaggio ineludibile, un costo collettivo che si ridurrà nel tempo conseguentemente alla ripresa economica. Dunque è sufficiente attendere e rilanciare la crescita economica, il resto si sistemerà. L’altra strada ribalta la prospettiva, al centro si pongono i bisogni dei cittadini e le linee d’azione sono volte al potenziamento dei servizi socio-sanitari, a forme di tutela dell’economia locale, al controllo dei flussi migratori, al recupero dell’identità locale. Queste due strade hanno il difetto di scindere nettamente gli obiettivi economici da quelli sociali, una dicotomia che possiamo interpretare anche come contrapposizione tra individualismo e statalismo centralistico, tra mercato e democrazia. Come ricorda Zamagni “si ha individualismo quando ogni membro della società vuol essere il tutto, si ha centralismo quando a voler essere il tutto è un singolo componente. Nell’un caso si esalta a tal punto la diversità da far morire l’unità del consorzio umano; nell’altro caso, per affermare l’uniformità si sacrifica la diversità”. Nessuna delle due strade appare soddisfacente, per scongiurare il duplice pericolo dell’individualismo e dello statalismo centralistico è necessario ricongiungere mercato e democrazia. È la stessa strada indicata nella enciclica Caritas in Veritate di papa Benedetto XVI, che individua come via d’uscita la ricomposizione di ciò che è stato artatamente separato, si può vivere l’esperienza della socialità umana all’interno di una normale vita economica e non già al di fuori di essa. La visione da perseguire è dunque una maggior armonizzazione tra coesione sociale e 50 sviluppo economico, con un sistema territoriale capace di offrire le condizioni di equità e di stabilità sociale ed economica necessarie per poter sviluppare progetti di carriera e di vita familiare, in grado di attrarre e valorizzare le migliori risorse umane offrendo loro una qualità di vita pari alle opportunità professionali esistenti, capace di evitare la segregazione e l’esclusione sociale. È una visione che per realizzarsi ha bisogno di essere governata, innanzitutto passando da una visione del welfare come costo ad una visione del welfare come risorsa. Come suggerisce Ranci, si tratta di assumere come obiettivo delle politiche di coesione sociale non solo la socializzazione dei rischi individuali, ma anche la rimozione degli ostacoli allo sviluppo economico del territorio. Quanto raccontato nell’analisi del secondo livello di cambiamento relativamente alla co-creazione del valore tra pubblico e privato va già in questa direzione. Dal punto di vista concettuale, il sostegno al superamento degli ostacoli non va visto come un costo, ma come investimento sociale – volto alla riduzione degli ostacoli allo sviluppo - ad elevato rendimento futuro, i cui costi e benefici vanno proiettati sul medio-lungo periodo, in quanto produrrà effetti positivi nella futura configurazione degli equilibri sociali e intergenerazionali del territorio. Le politiche di coesione sociale devono avere come obiettivo l’identificazione e la realizzazione di un dividendo sociale, cioè di un insieme di vantaggi dei quali beneficiano tutti gli attori del territorio. Esempi di obiettivi degli investimenti sociali possono essere, oltre a quelli rivolti a soddisfare i bisogni dei cittadini, la crescita dell’occupazione giovanile e femminile, il sostegno alla qualificazione professionale delle nuove generazioni e Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Come detto si tratta di una visione che necessita di una governance. Anch’essa deve superare la dicotomia economia-sociale attraverso nuove forme di progettazione e gestione delle politiche, deve essere rappresentanza delle istanze del territorio, deve essere la giusta mediazione tra interessi individuali e collettivi, tra mercato e democrazia. ze riconducibili all’intelligenza emotiva. Nel terzo livello di cambiamento l’ego ha come valori la sicurezza, il controllo, il beneficio personale. Si focalizza sul proprio ruolo sociale, cosa siamo o cosa dovremmo essere, ed è orientato alla propria realizzazione. L’anima trova motivazioni interne nel servire, nel contribuire, interpreta il proprio ruolo come apporto alla collettività, si pone l’obiettivo di creare attraverso sé stessa per gli altri. Partendo da questa distinzione Dilts afferma che la possibilità di portare a termine il cambiamento con successo è tanto più elevata quanto più sono allineati la visione (quale contributo per gli altri), la missione (cosa ci rende unici, quali capacità distintive abbiamo per raggiungere la visione), l’ambizione (quali obiettivi interni al sistema ci poniamo) e ruolo (che tipo di sistema dobbiamo essere per raggiungere i nostri obiettivi). Un allineamento che presuppone la compresenza di ego ed anima ed un loro corretto equilibrio. L’allineamento di ego ed anima è condizione necessaria ma non sufficiente per portare a termine positivamente il cambiamento. Deve essere ben definita la catena causa-effetto – le strategie ed azioni - necessaria per il cambiamento stesso: 1. avere risultati chiari da raggiungere; 3.4. Perché, chi, per chi, per che cosa. 2. avere un percorso strutturato in fasi da seguire; Dal terzo livello di cambiamento, abitato dai 3. individuare le azioni necessarie per ciavalori, dall’identità e dalla visione, discendoscuna fase; no i livelli sottostanti, le strategie e le azioni 4. una mappa delle capacità e qualità necescon le quali interagiamo con l’ambiente. sarie per attuare le azioni; Secondo Robert Dilts l’identità può essere 5. avere le persone con le capacità necessavista come unione di due aspetti complerie. mentari, l’ego e l’anima. L’ego è orientato alla sopravvivenza, al riconoscimento perso- Inoltre, occorre una forte motivazione che nale, all’ambizione. L’anima è orientata alla deriva: visione, al contributo verso la società. La dif- 6. dalla desiderabilità dei risultati da ragferenza tra questi due aspetti si manifesta in giungere; ogni livello di cambiamento. 7. dalla convinzione che sia possibile ragNel primo livello l’ego tende a vedere i pegiungerli; ricoli ed i limiti, ha una visione di breve ter- 8. dal giudizio sull’appropriatezza (etica, difmine. L’anima si focalizza sulle opportunità ficoltà pratiche, …) delle azioni; come espressione di crescita. 9. dalla fiducia sul fatto che il sistema sia in Nel secondo livello l’ego tende ad essere grado di raggiungere gli obiettivi indicati; più reattivo, agisce in funzione delle strate- 10.dal senso di responsabilità e dalla capacigie utilizzando le proprie capacità cognitive. tà di essere squadra per raggiungere gli L’anima è proattiva, ha capacità e conoscenobiettivi. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I LIVELLI DI CAMBIAMENTO della popolazione immigrata, il sostegno a percorsi di transizione alla vita adulta dei giovani che consentano loro di superare gli ostacoli connessi alla precarizzazione e alla rigidità del mercato abitativo, il sostegno a politiche volte ad attrarre talenti ed offrire loro il radicamento sul territorio. Allo stesso tempo le politiche di coesione sociale devono rispondere ad una visione più ampia, quella di una crescita maggiore ed equilibrata. Nella visione ci si può spingere oltre e porsi tra gli obiettivi – sempre secondo la logica dell’investimento sociale – quello della piena e buona occupazione. Essa consentirebbe di assicurare la tutela dei posti di lavoro esistenti – anche con modalità inedite di contratti di solidarietà e sostegno al reddito - il progressivo passaggio dal lavoro precario a forme contrattuali stabili, un ruolo attivo del Pubblico nella creazione di posti di lavoro in comparti dove vi sono istanze sociali insoddisfatte. 51 Camera di Commercio di Forlì-Cesena La distinzione tra ego ed anima ricalca quella tra individualismo e collettività vista precedentemente, la loro unione costituisce il patrimonio territoriale che non riusciamo a definire e misurare, è il senso, è l’identità del territorio. Oggi il disallineamento di ego ed anima è evidente. Anche la catena causa-effetto sembra essere spezzata in più parti, a partire dalla testa, dal non avere risultati chiari da raggiungere. Così anche la catena motivazionale sembra fragile in molti dei suoi anelli. Tutto sembra essere disallineato e ciò che ci viene restituito dai dati del primo livello ne è una conferma. Nelle note introduttive sono state presentate queste pagine come il punto di arrivo di un lungo viaggio tra i numeri, la sintesi – attraverso una chiave di lettura originale - di quanto emerso in tanti anni di analisi del territorio. Come spesso capita, la fine di un percorso è l’inizio di un altro viaggio. La speranza è che questo studio possa aprire nuovi orizzonti a chi sa guardare oltre il pericolo e cogliere le opportunità. Robert Kennedy ha affermato: “Alcuni uomini vedono le cose come sono e si chiedono: Perché? Io sogno le cose come non sono mai state e dico: Perché no?”. I LIVELLI DI CAMBIAMENTO Allora proviamo a ricostruire la catena, ad allineare i livelli, a ridare un senso, a riallacciare i fili rossi. Partiamo riconciliando ego ed anima, individualismo e collettività. E da lì costruiamo, seguendo una visione che rispecchi la nostra identità ed i nostri valori, che sia sufficientemente alta da motivarci ed allo stesso tempo realizzabile con le capaci- tà che abbiamo o che possiamo avere. (Ri)costruiamo un nuovo equilibrio dinamico così come richiede la complessità, portiamo la nostra realtà territoriale “attraversata dal mondo” ed inserita nei flussi globali ad essere luogo dove si sperimenta un nuovo modello di coesione sociale e crescita economica. 52 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena D D EMOGRAFIA In base agli ultimi dati disponibili, relativi al 30/11/20091, la popolazione della provincia di Forlì-Cesena ammonta a 392.199 abitanti. Di questi, 205.394 risiedono nel comprensorio di Cesena e 186.805 in quello di Forlì. Per quanto riguarda le zone altimetriche, 316.984 abitanti risiedono in pianura, 61.151 in collina e 14.064 in montagna. Gli abitanti del Comune di Forlì sono 117.618 e quelli di Cesena 96.211. Nel periodo gennaionovembre 2009, l’incremento della popolazione provinciale è stato del 10,8‰. Il comprensorio di Cesena continua a crescere più di quello di Forlì: rispettivamen- te +11,6‰ e +9,9‰. Per quanto riguarda le zone altimetriche, si è avuta una crescita dell’11,7‰ in pianura, dell’8,1‰ in collina, e dello 0,6‰ in montagna. Per un’analisi più completa e dettagliata della struttura e della dinamica demografica provinciale si esaminano di seguito i dati relativi all’ultimo anno intero disponibile. Al 31/12/2008 nella provincia di Forlì-Cesena risulta una popolazione di 388.020 abitanti. Il saldo naturale nell’anno (differenza nati e morti) è pari a –392; è aumentata la sua passività rispetto al 2007 (-285). Di converso, il saldo mi- MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE Provincia di Forlì-Cesena - da gennaio a novembre 2009 CESENA Popolazione residente all’inizio del periodo nati nel periodo morti nel periodo iscritti nel periodo cancellati nel periodo Popolazione residente alla fine del periodo variazione ‰ 95.525 772 919 2.517 1.684 96.211 +7,2‰ 116.208 985 1.122 3.641 2.094 117.618 +12,1‰ 388.020 3.396 3.713 13.502 9.006 392.199 +10,8‰ COMPRENSORIO DI FORLI’ 184.978 1.555 1.895 6.219 4.052 186.805 +9,9‰ COMPRENSORIO DI CESENA 203.042 1.841 1.818 7.283 4.954 205.394 +11,6‰ MONTAGNA 14.055 119 187 339 262 14.064 +0,6‰ COLLINA 60.660 496 667 2.348 1.686 61.151 +8,1‰ PIANURA 313.305 2.781 2.859 10.815 7.058 316.984 +11,7‰ FORLI’ PROVINCIA DI FORLÌ - CESENA Fonte: Comuni della Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena D E M O G R A F I A COMUNI e aggregazioni territoriali 1 La fonte dei dati è Demografia online database alimentato dalle comunicazioni che i Comuni forniscono mensilmente all’Istat col modello D7B, che sono da ritenersi definitive. Tuttavia, la parte relativa alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche è suscettibile di correzioni in sede di controllo delle quadrature, allorché viene resa disponibile la serie relativa all’intero anno 2009. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 53 D E M O G R A F I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena gratorio2 (numero degli iscritti all’anagrafe meno numero dei cancellati al netto delle variazioni d’ufficio) ha registrato nel 2008 una crescita contenuta, portandosi a +5.370 (era pari a +5.316 nel 2007), avvicinandosi al valore massimo che è stato toccato nel 2003 (+5.434). Il saldo demografico totale risulta pertanto in attivo di 4.978 unità, a fronte delle 5.031 del 2007; rispetto all’anno precedente si è dunque registrato un leggero calo, mentre nel 2007 si era verificata la crescita maggiore fra quelle registrate negli ultimi venti anni. La popolazione provinciale continua comunque a crescere per effetto dei nuovi arrivi da fuori provincia. L’immigrazione dall’estero nel 2008 rappresenta, con 4.625 unità, il 48,3% dell’immigrazione da fuori provincia, dopo che nel 2007 ne aveva costituito la maggioranza assoluta, toccando la quota del 52,5%. L’emigrazione verso Paesi esteri, con 557 unità, è invece in aumento: dall’11,3% al 14,4% del totale dei trasferimenti fuori provincia. Per quanto riguarda il movimento demografico interno ai confini nazionali, composto da 4.945 immigrati e 3.303 emigrati, la quota più rilevante d’immigrazione è costituita dagli arrivi e trasferimenti da e per le altre province dell’Emilia-Romagna (1.840 immigrati, pari al 37,2% del totale; 1.676 emigrati, pari al 50,7% del totale). Le altre principali regioni per entità degli arrivi nella nostra provincia sono: la Campania (576 immigrati), la Puglia (443), la Lombardia (334) e la Sicilia (291). L’ordine di graduatoria per destinazione degli emigrati vede, invece, dopo l’Emilia-Romagna, la Puglia (214), la Lombardia (206), la Campania (204) e la Sicilia (157). Per quanto riguarda il valore netto dei nuovi arrivi dalle varie regioni (cioè il saldo fra immigrati ed emigrati), quello più significativo riguarda la Campania (+372), seguita dalla Puglia (+229), dall’Emilia-Romagna (+164) e dalla Sicilia (+134). Gli immigrati dall’estero ammontano in totale a 4.625, mentre gli emigrati sono 557. Fra i principali Paesi di provenienza in termini di flusso, la Romania, con 1.189 immigrati, supera nettamente gli altri Paesi e costituisce il 25,7% del totale dell’immigrazione dall’estero; la sua incidenza si è comunque ridotta rispetto al 2007, quando ammontava al 35,7% del totale. Seguono l’Albania, da cui provengono 565 immigrati, il Marocco con 547, la Polonia con 278, la Cina con 243 e l’Ucraina con 218. Anche per quanto riguarda l’emigrazione, il principale Paese è la Romania con 110 emigrati. Il Quaderno Popolazione, pubblicato dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera di Commercio, riporta anche il dato della consistenza della popolazione straniera residente nei Comuni e nelle aggregazioni territoriali della provincia di Forlì-Cesena. Al 31/12/2008, su una popolazione totale di 388.020 abitanti, risultano residenti in provincia 35.001 stranieri. La crescita provinciale rispetto al 31/12/2007 è stata del 14,7%, superiore a quella nazionale (+13,4%) ma inferiore a quella regionale (+15,3%). L’incidenza dei residenti stranieri sul totale della popolazione ha raggiunto la quota del 9% a fine 2008 ed è ancora maggiore in regione (9,7%) mentre è minore a livello nazionale (6,5%). L’incidenza degli stranieri è maggiore nel comprensorio di Forlì, mentre la crescita è stata quasi analoga in entrambi i comprensori: in quello di Forlì si è passati da un’incidenza dell’8,4% di fine 2007 al 9,6% di fine 2008; in quello di Cesena dal 7,5% all’8,5%. Un discorso analogo vale per i due Comuni capoluogo di Provincia: a Forlì si è passati dall’8,4% di fine 2007 al 9,6% di fine 2008, mentre a Cesena dal 6,9% al 7,8%. La quota di stranieri è in crescita in tutti i comuni della provincia, ad eccezione di Rocca San Casciano, dov’è scesa dal 4,4% al 4,3%. Col 3,5% Tredozio è il comune con più bassa incidenza di stranieri nella provincia, anche se ha comunque registrato una crescita significativa dal 2,5% dell’anno precedente. Come fenomeno ormai strutturale, la presenza straniera si polarizza in alcuni Comuni del comprensorio di Forlì (soprattutto nella fascia collinare-montana) e nell’area del basso Rubicone, ma le presenze sono ormai significative in diversi Comuni, e la crescita è comunque un fenomeno generalizzato. L’incidenza maggiore si conferma a Galeata, dov’è stata toccata quota 20,1% (dal 17,8% del 2007). Seguono Civitella di Romagna, dov’è salita dal 12,6% del 2007 al 13,6% del 2008, Savignano sul Rubicone e 2 Occorre tenere presente che il saldo migratorio comprende anche una quota di regolamentazioni anagrafiche che non corrispondono a una reale movimentazione di popolazione. 54 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena Premilcuore, entrambi col 12,4% (il primo salito dall’11,4% del 2007, il secondo con una più ampia crescita dal 10,9%), Meldola (dal 10,1% all’11,7%) e San Mauro Pascoli (dal 10,3% all’11,3%). Vi sono poi diversi Comuni con incidenze nella fascia del 10%: Castrocaro Terme e Terra del Sole (10,9%), Gatteo (10,8%), Dovadola (10,5%) e Santa Sofia (10,1%). Secondo i dati Istat aggiornati al 31/12/2008, le nazionalità più rappresentative fra gli stranieri residenti in provincia di Forlì-Cesena sono quella albanese (17,4% del totale residenti stranieri), quella rumena (15,3%) e quella marocchina (14,3%). In Emilia-Romagna le nazionalità più rappresentate fra gli stranieri residenti sono la marocchina (14,9%), l’albanese e la rumena (entrambe POPOLAZIONE RESIDENTE E STRANIERI Provincia di Forlì-Cesena Popolazione Stranieri % Stranieri su popolazione residente COMUNI Bagno di Romagna Bertinoro al 31/12/07 al 31/12/08 6.187 359 4,7 5,8 6,9 10.651 738 5,7 Borghi 2.578 158 5,4 6,1 Castrocaro-Terra del S. 6.572 719 10,0 10,9 Cesena 95.525 7.425 6,9 7,8 Cesenatico 24.956 2.092 7,3 8,4 Civitella di Romagna 3.790 517 12,6 13,6 Dovadola 1.706 179 9,3 10,5 116.208 11.130 8,4 9,6 12.837 1.068 7,4 8,3 2.505 503 17,8 20,1 Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola 10.275 944 7,8 9,2 Gatteo 8.397 909 9,5 10,8 Longiano 6.772 465 5,6 6,9 Meldola 10.143 1.186 10,1 11,7 Mercato Saraceno 6.882 610 7,7 8,9 Modigliana 4.823 409 7,8 8,5 Montiano 1.677 100 5,1 6,0 814 43 4,0 5,3 6.491 558 7,8 8,6 829 103 10,9 12,4 2.062 88 4,4 4,3 Portico - S.Benedetto Predappio Premilcuore Rocca S.Casciano Roncofreddo 3.315 329 8,8 9,9 10.714 1.210 10,3 11,3 Santa Sofia 4.243 427 9,0 10,1 Sarsina 3.696 221 5,2 6,0 16.970 2.103 11,4 12,4 Sogliano al Rubicone 3.116 272 8,0 8,7 Tredozio 1.304 45 2,5 3,5 Verghereto 1.982 91 3,6 4,6 Comprensorio di Forlì Comprensorio di Cesena 184.978 203.042 17.713 17.288 8,4 7,5 9,6 8,5 PROVINCIA DI FORLI’-CESENA 388.020 35.001 8,0 9,0 S. Mauro Pascoli Savignano sul Rub. D E M O G R A F I A residente al 31/12/08 residenti al 31/12/08 Fonte: Comuni della provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 55 D E M O G R A F I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 56 col 12,9%). In Italia le nazionalità più rilevanti sono quella rumena (20,5%), l’albanese (11,3%) e la marocchina (10,4%). Fra gli stranieri residenti in provincia, sono minorenni il 23,4% del totale (23,1% in regione, 22,2% in Italia). Coloro che, fra gli stranieri residenti, sono nati in Italia sono il 13,3% del totale provinciale (percentuale analoga a quella nazionale, a fronte del 14,2% in regione). Il rapporto dell’Osservatorio Provinciale sull’Immigrazione, redatto dall’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena in collaborazione col Polo Scientifico-didattico di Forlì dell’Università di Bologna, fornisce una fotografia approfondita del fenomeno sul territorio locale. Dai vari dati presentati (aggiornati al 1/1/2009) si conferma, come nell’anno precedente, la concentrazione della popolazione straniera nelle classi d’età più giovani, in particolare quelle inferiori ai 34 anni. Sempre come nell’anno precedente, la distribuzione dei sessi è abbastanza bilanciata, mentre negli anni scorsi prevaleva nettamente la componente maschile. In sintonia con questo dato, i ricongiungimenti familiari sono in crescita fra i motivi di rilascio dei nulla osta per i permessi di soggiorno e hanno toccato nel 2009 il valore più alto finora raggiunto. La popolazione in età scolastica continua a crescere, ma meno dell’anno precedente; l’incidenza sul totale della popolazione scolastica è dell’11,2% (12,7% in regione, 7% in Italia). La percentuale di alunni stranieri è in crescita in tutti gli ordini di scuole, ad eccezione della scuola secondaria di secondo grado. Gli stranieri sono in aumento anche fra la popolazione universitaria dei due poli di Forlì e Cesena; in particolare, è quasi raddoppiata nel polo di Cesena. Il polo forlivese resta però il più frequentato, con circa il 70% del totale. Fra gli occupati stranieri, la componente maschile è ancora in maggioranza, ma il distacco della componente femminile si riduce. Gli stranieri in cerca di occupazione ammontano al 13% del totale; fra di loro sono in forte crescita le donne (+9%). Risultano in costante aumento gli stranieri iscritti all’anagrafe sanitaria: +2,5% all’ASL di Cesena e addirittura +11% in quella di Forlì. I tassi di accesso degli stranieri al pronto soccorso restano superiori a quelli degli italiani, ma non sono in crescita rispetto all’anno precedente. Le donne straniere costituiscono il 22% delle partorienti a Cesena e il 28% a Forlì; sono mediamente più giovani delle italiane: il 60% ha meno di trent’anni. Il tasso di abortività resta notevolmente più elevato di quello medio (23 per mille a fronte del 4 per mille a Cesena, 25 per mille a fronte del 3 per mille a Forlì). Le malattie infettive non sono particolarmente diffuse fra gli stranieri ricoverati, mentre sono in crescita gli infortuni. Va sottolineato che il consumo di risorse per la salute degli stranieri è ancora inferiore al loro apporto al SSN attraverso i contributi fiscali e previdenziali. Infine, per quanto riguarda la casa, aumentano le assegnazioni agli stranieri, che costituiscono il 10% del totale (12% nel cesenate, 9% nel forlivese); le domande valide di alloggi presentate da stranieri sono però il 45% del totale, segno che non tutte le richieste vengono esaudite. I nuclei stranieri che acquistano casa non superano il 5% del totale. I dati dell’Osservatorio Provinciale sull’Immigrazione sono in larga parte confermati dal documento redatto dalla Prefettura di Forlì-Cesena, Ufficio territoriale del Governo, che si riporta qui di seguito: “Il fenomeno migratorio ha attraversato – Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 anche per il 2008 – in modo pervasivo e trasversale la totalità della realtà socio-economica della provincia. Il dibattito politico (e più spesso mediatico) si è tuttavia concentrato, come in altre parti del paese, su alcune questioni quali la costituzione di luoghi di culto islamico, il rinvenimento di (seppur piccoli) accampamenti nomadi, la gestione di episodi numericamente modesti ma radicati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, la gestione dei richiedenti lo status di rifugiato politico,la presenza irregolare di cittadini extracomunitari. Circa la prima questione, accanto all’attuale incertezza circa le decisioni assunte a tal proposito dalle amministrazioni comunali coinvolte (Forlì e Cesena), va registrata – unitamente ad una fuorviante percezione del culto religioso da parte di alcune componenti minoritarie ma tutt’altro che silenti della comunità locale – una tendenza alla gestione autonoma della questione, ovvero senza coinvolgere in alcun momento di analisi preliminare gli organi rappresentativi del Governo e dello Stato, salvo ovviamente per quanto attiene in un momento successivo ai possibili riflessi di ordine pubblico: metodologia che, se sistemica, parrebbe tradire un approccio errato al tema. Circa poi il rinvenimento di accampamenti nomadi, talora contenuti a pochi individui spesso di etnia neo-comunitaria (Romeni), la percezione comune – seppur filtrata dalle esigenze giornalistiche – parrebbe indicare una scarsa propensione alla tolleranza ed una progressiva tendenza all’irrigidimento del sentire comune nei confronti dei cittadini stranieri che versino in tali disagiate condizioni di vita. Scarsa considerazione viene peraltro registrata anche circa i cittadini richiedenti lo status di rifugiati politici, spesso abbandonati – nelle more dell’iter burocraRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 tico – a sé stessi od alle cure di poche e meritevoli associazioni. Nella medesima ottica va peraltro letta la progressiva attenzione (spesso sostenuta da alcune parti politiche attraverso la stampa locale) circa i matrimoni tra cittadini stranieri irregolari ed italiani. Irrisolte poi, anche per il 2008, le fattispecie di immigrazione clandestina proveniente – presumibilmente – dalla frontiera marittima di Ancona: durante l’anno in esame, infatti, molteplici sono stati i casi di cittadini extracomunitari ritrovati, spesso in pietose condizioni igieniche e di salute, abbandonati lungo l’autostrada da autotrasportatori solo talvolta inconsapevoli. La distribuzione sul territorio provinciale si presta a diverse letture: appare uniforme nel confronto tra area Forlivese e area Cesenate, ma puntiforme nella distribuzione tra Comuni. Tra questi, infatti, si registrano aree con una presenza pari a pochi punti percentuali sino ad altre, in particolare Galeata, che superano il 18,5%. Impossibile, peraltro, verificare eventuali fenomeni distributivi per etnia, anche stante il progressivo peso percentuale delle presenze legate ai ricongiungimenti familiari ed al lavoro stagionale. Il quadro complessivo appare in crescita, pur tenendo conto della possibile contrazione, relativa agli ingressi per motivi di lavoro subordinato, connessa alla incipiente crisi economica: crisi che, tuttavia, plausibilmente produrrà effetti minori alle aspettative sull’ingresso di cittadini extracomunitari, sia per la grande adattabilità alla sfavorevole congiuntura economica delle etnie in questione, sia per una certa propensione sistemica all’accesso al lavoro irregolare. Il costante e sempre positivo trend circa la presenza (e quindi l’ingresso) di cittadini extracomunitari sul territorio provinciale, ha indotto la totalità delle municipalità ad inter- D E M O G R A F I A Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena 57 D E M O G R A F I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 58 rogarsi in ordine all’adozione delle più idonee misure integrative e di coesione sociale. Queste, rese particolarmente complesse dalle profonde differenze culturali connesse alla provenienza dei nuovi migranti (si parla a questo proposito non di immigrazione, ma di “tante immigrazioni”), hanno tuttavia trovato un sufficiente livello di concretizzazione solo presso quelle realtà locali il cui tessuto socio-economico è stato attraversato più di altre dal fenomeno migratorio. Tre i principali temi all’attenzione già dai primi mesi del 2009: una sempre maggiore presenza di minori in età pre-scolare e scolare (talora concentrati, per motivi di lavoro, in aree decentrate della provincia, come lungo la valle del Bidente), uno stabile incremento dell’afflusso di cittadini extracomunitari over 65 (entrati nel territorio nazionale per ricongiungimento familiare), un progressivo impiego di manodopera straniera in alcuni specifici settori economici tipizzanti il territorio (come il settore avicolo, quello agricolo e, in parte, quello della pesca e quello edile). Interessante è poi assistere alle avvisaglie di un fenomeno, già riscontrato altrove nel Paese, legato alla forte propensione commerciale ed imprenditoriale di alcuni gruppi etnici, tra i quali spicca sicuramente quello proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese: propensione che, in alcuni settori merceologici, sta già assorbendo attività imprenditoriali di minore entità (ambulanti e piccoli negozi – bazar). La nazionalità di provenienza maggiormente rappresentata è sicuramente quella albanese, seguita dalla Romania, dal Marocco, dalla Repubblica Popolare Cinese, dall’Ucraina e dalla Tunisia. Gruppi che, nell’ambito occupazionale ed in quello sociale, tendono tuttavia a rimanere confinati all’interno delle proprie tradizioni nazionali, senza tuttavia mettere in luce significativi momenti di attrito. Diminuisce, nel 2008 rispetto al 2007, la differenza tra popolazione maschile (15.692) e femminile (14.817), ormai quasi identiche: frutto questo non solo dei tanti ricongiungimenti familiari a favore di mogli e madri operati da cittadini stranieri entrati per motivi di lavoro e qui residenti da anni, ma anche del considerevole ingresso di badanti e collaboratrici domestiche attraverso i cd “flussi 2007”. Si conferma l’attrattività della provincia per il radicamento dei nuclei familiari stranieri. Attrattiva legata, da un lato alla buona vitalità del mercato del lavoro (regolare e non), e dall’altro dalla presenza di una diffusa politica sociale ed abitativa di sostegno a detti nuclei familiari, segnatamente quando sprovvisti di sufficienti risorse economiche. In crescita anche l’acquisizione dello status di cittadino italiano per matrimonio con cittadini italiani. Il titolo di soggiorno più diffuso (5.006) è sicuramente costituito da quello per motivi di lavoro subordinato. Seguono poi quelli per motivi familiari (2.784), per lavoro autonomo (475) e per studio (280). Modesto il numero di permessi di soggiorno rilasciati per cure mediche e per donne in stato di gravidanza (35) e per protezione sociale ex art.18 L.40/1998 (9). La lettura dei dati consente di confermare il trend già anticipato nella scorsa annualità circa la progressiva stabilizzazione di nuclei familiari che, dopo un periodo di permanenza stagionale o per motivi meramente economici, tendono ad eleggere la provincia di Forlì-Cesena a luogo stabile di residenza per se e per la propria famiglia. In tale contesto sono in crescita le presenze (legate ai ricongiungimenti familiari) di cittadini ultrasessantacinquenni, parenti di primo grado del capofamiglia o della moglie. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena Il Sistema Sanitario Locale si è rimodulato per accogliere le esigenze della popolazione straniera già da alcuni anni:ai 18.068 stranieri iscritti al SSN fanno eco i 369 STP rilasciati nel 2008, di cui 89 per cittadini provenienti dal Marocco, 62 per quelli dall’Albania, 53 dall’Ucraina, 43 dal Senegal e 23 dalla Moldavia. Tra questi si segnala un improprio utilizzo di alcuni servizi del SSN,con una tendenza al ricorso eccessivo al Pronto Soccorso:tale circostanza,oltre ad esprimere una forte richiesta di assistenza di base, corrisponde anche ad una scarsa conoscenza dei servizi territoriali ed ad una percezione delle condizioni di salute e delle sintomatologie comuni spesso incisivamente influenzata dalle condizioni sanitarie dei paesi di provenienza. I principali settori per numero di occupati stranieri sono: costruzioni, agricoltura, ser- vizi alla persona, turismo, alberghi e ristoranti. Il mercato del lavoro della provincia è ancora caratterizzato da una offerta rivolta a lavoratori poco o non specializzati, spesso per attività manuali o stagionali. L’agricoltura ed il settore avicolo sono infatti i settori che assorbono la maggior parte della domanda di lavoro, immediatamente seguiti (per quantità degli occupati) dai servizi assistenziali e domestici,dal trasporto e dall’edilizia. La temporaneità della maggior parte dei contratti di lavoro potrebbe, unitamente all’attesa contrazione di alcuni settori produttivi o del consumo, favorire la prassi di un facile ricorso a forme di licenziamento per consentire alle aziende di conseguire immediati benefici finanziari:ipotesi che, senza una adeguata “guida” del fenomeno, potrebbe causare nel breve/medio periodo ISTANZE NULLA OSTA AL LAVORO STAGIONALE ANNI 2008 - 2009 NELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA 2008 2009 Domande presentate 1.139 1.433 Visti rilasciati 877 719 Permessi di soggiorni richiesti 792 557 RICHIESTE DI EMERSIONE INOLTRATE 1.333 Fonte: Prefettura di Forlì-Cesena Ufficio Territoriale del Governo Provincia di Forlì-Cesena Comprensorio di Forlì Comprensorio di Cesena 2.376,8 1.260,1 1.116,7 163,0 147,0 182,0 9,6 9,5 9,7 tasso generico di mortalità (x1000 abitanti) 10,7 11,5 9,9 tasso generico di fecondità (x1000 femmine da 15 a 49 anni) 42,5 43,1 42,0 170,1 187,0 155,5 superficie territoriale (Kmq) densità demografica (abitanti/Kmq) tasso generico di natalità (x1000 abitanti) indice di vecchiaia (x100 abitanti) indice di dipendenza totale (o di carico sociale) (x100 abitanti) 54,5 56,8 52,2 indice di dipendenza giovanile (x100 abitanti) 20,2 19,8 20,5 indice di dipendenza degli anziani (x100 abitanti) 34,3 37,0 32,0 indice di struttura della pop. in età lavorativa (x100 abitanti) 115,0 115,6 114,4 indice di ricambio della pop. in età lavorativa (x100 abitanti) 147,0 155,1 140,0 95,5 94,8 96,2 rapporto di mascolinità (maschi ogni 100 femmine) Fonte: Comuni della Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena D E M O G R A F I A INDICATORI DEMOGRAFICI Provincia di Forlì-Cesena e comprensori - anno 2008 3 Per una spiegazione più approfondita del significato degli indici e del metodo di calcolo si rimanda al Quaderno di Statistica Popolazione redatto dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 59 Camera di Commercio di Forlì-Cesena D E M O G R A F I A la crescita del tasso di disoccupazione ed al contempo dell’impiego irregolare tra i cittadini stranieri,a tutto danno delle reiterate iniziative per l’emersione del lavoro sommerso attuate dal 2003 ad oggi. L’offerta/domanda di lavoro è caratterizzata dal dinamismo,in parte collegato alla stagionalità di alcuni settori (agricolo e turistico),in parte legato allo stesso meccanismo amministrativo per l’ingresso per motivi di lavoro, che produce una lunga attesa dal momento dell’inoltro della domanda di accesso a quello di effettivo rilascio del nulla osta di reale ingresso sul territorio nazionale. Singolare, accanto ai settori occupazionali tradizionalmente maggioritari in provincia,è l’exploit rilevato per le istanze di ingresso per svolgere l’attività di assistenza alla persona ed alla famiglia. Va peraltro rilevato come, dall’analisi dei flussi procedurali gestiti dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, sia emersa una significativa rilevanza statistica di istanze prive dei requisiti oggettivi, segnatamente di tipo economico-finanziario: incidenza che, in alcuni settori, ha superato il 70%. Altrettanto significativa, infine, è stata la percentuale di lavoratori mai assunti, o licenziati immediatamente dopo l’assunzione, richiedenti la cosiddetta “attesa occupazione”. 3.483 infine i cittadini stranieri al 2008 iscritti nelle liste di collocamento”. 60 Per quanto attiene la distribuzione territoriale complessiva della popolazione residente, la densità demografica provinciale a fine 2008 è pari a 163 abitanti per kmq, in aumento rispetto al 2007 (161 ab/kmq). Il comprensorio cesenate presenta una densità maggiore di quello forlivese: 182 ab/kmq contro 147. Esaminando i principali indici demografici provinciali relativi al 20083, si osserva il ritorno ad una lieve crescita dell’indice generico di natalità, salito dal 9,4 del 2007 (cioè 9,4 nati su 1000 abitanti) al 9,6 del 2008; nell’anno precedente si era invece registrata una lieve flessione. Sale anche l’indice generico di mortalità: dal 10,2 per mille del 2007 al 10,7 del 2008. Torna a crescere anche l’indice generico di fecondità (dato dal numero dei nati su 1000 femmine fra i 15 e i 49 anni), che è salito dal 41,5 del 2007 al 42,5 del 2008. Un altro dato positivo è la prosecuzione della diminuzione dell’indice di vecchiaia, dato dal numero degli abitanti con più di 65 anni per ogni 100 abitanti con meno di 15 anni, che è sceso dal 173,7 del 2007 al 170,1 del 2008. Continua invece a crescere (anche se lievemente) l’indice di dipendenza, o di carico sociale, che passa dal 54,2 del 2007 al 54,5 del 2008. A questo proposito, un dato positivo è che l’aumento risulta a carico solo della componente giovanile (l’indice di dipendenza giovanile è infatti cresciuto dal 19,8% al 20,2%), mentre l’indice di dipendenza degli anziani è lievemente diminuito (dal 34,4% al 34,3%). Esaminando la situazione dei due comprensori, si conferma (con una sola eccezione) la maggiore dinamicità demografica del comprensorio cesenate rispetto a quello forlivese. Si mantiene la differenza fra i tassi di natalità nei due territori (9,5 nel comprensorio di Forlì, 9,7 in quello di Cesena); permane una forbice fra i tassi di mortalità (11,5 a Forlì, 9,9 a Cesena). In controtendenza rispetto all’andamento generale, invece, il tasso di fecondità risulta più alto nel comprensorio di Forlì (43,1 contro 42,0). Rimane molto più alto di quello cesenate l’indice di vecchiaia del comprensorio forlivese: 187,0 contro 155,5. Conseguentemente a ciò, l’indice di dipendenza degli anziani si conferma più elevato nel comprensorio di Forlì (37,0) che in quello di Cesena (32,0). Viceversa, l’indice di dipendenza giovanile è più alto nel comprensorio cesenate (20,5 contro 19,8). Anche gli indici relativi alla popolazione in età lavorativa confermano il maggior sbilanciamento demografico verso la fascia anziana del comprensorio forlivese rispetto a quello cesenate: l’indice di struttura è pari a 115,6 nel primo e a 114,4 nel secondo; ma soprattutto l’indice di ricambio è pari a 155,1 nel primo e a 140,0 nel secondo. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena SIMET: NUOVI STRUMENTI DI MONITORAGGIO Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. I-58 - Saldo naturale I-67 - Saldo migratorio Differenza tra il numero dei nati e il numero dei morti nell’ anno Differenza tra immigrati ed emigrati nell’anno Territorio: Forlì-Cesena Sesso: Tutti Territorio: Forlì-Cesena Provenienza/Destinazione: Mondo Analisi nel periodo 1995-2008 Valore anno 2008: -392 persone Valore minimo nel periodo: -1.125 persone (anno 1997) Valore massimo nel periodo: -171 persone (anno 2004) Valore medio nel periodo: -703 persone Analisi nel periodo 1995-2008 Valore anno 2008: 5.702 persone Valore minimo nel periodo: 1.125 persone (anno 1995) Valore massimo nel periodo: persone 5.702 (anno 2008) Valore medio nel periodo: 3.597 persone Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2005 Italia Albania Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Cina Romania Marocco Polonia Altro D E M O G R A F I A I-22 - Immigrati Totale immigrati alla fine del periodo considerato Composizione degli immigrati per paese di provenienza Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verrde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 61 D E M O G R A F I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 62 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Quadro nerale L L AVORO ge- Negli ultimi mesi del 2008 e nel corso del 2009 si è riscontrato un clima generalizzato di forte criticità contraddistinto da una crisi di dimensioni mondiali con caratteristiche per molti aspetti inedite che è partita dai mercati finanziari e ha determinato effetti rilevanti sull’economia reale di tutti i paesi con intensità diversa a seconda dei contesti sociali ed economici che ha interessato. Secondo gli indicatori più aggiornati la crisi sembra mostrare segnali graduali di attenuazione, ma se la sensazione prevalente a livello internazionale è che il “peggio sia passato”, sulla tenuta dei segnali congiunturali pesano ancora forti incertezze. Tra le cause di tale incertezza vi sono le ripercussioni sul mercato del lavoro che si stanno manifestando intense e persistenti. Il processo di ripresa si sta rivelando lento e difficile per una serie di ragioni: i sistemi finanziari restano in parte compromessi, il sostegno all’economia dovrà essere gradualmente abbandonato e le famiglie e le imprese dei paesi che hanno sofferto in misura più rilevante per il crollo dei mercati devono e dovranno affrontare problemi come la disoccupazione e il rischio che i flussi dei finanziamenti possano essere inadeguati o non opportunamente distribuiti, in un quadro generale difficile e delicato che prevede necessariamente strategie di “rientro” del debito pubblico. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I principali sistemi di osservazione e le valutazioni espresse dalla maggior parte degli attori della scena economica e sociale delineano un quadro che, in estrema sintesi, vede attualmente le dinamiche di creazione della ricchezza in lieve miglioramento e i livelli occupazionali in peggioramento in un contesto nel quale il credito è difficile e il libero mercato più fragile con un sistema di regole da ridisegnare. Fra i tanti aspetti che hanno caratterizzato le dinamiche finanziarie, economiche e sociali più recenti, uno dei nodi cruciali, che deve trovare soluzioni soprattutto a livello generale ma che incide e può condizionare in modo sostanziale le prospettive per agganciare e stabilizzare la ripresa, è sicuramente quello del “lavoro”. E’ un tema strettamente connesso al valore fondamentale di un livello alto di coesione sociale che va garantito e per il quale è necessario attivare strumenti e azioni per limitare la caduta dei livelli occupazionali in relazione non solo alla disoccupazione “visibile”, ma anche a quella “invisibile” (inoccupati), ai precari e ai lavoratori stranieri, promuovendo strumenti di sostegno al reddito e la riallocazione delle risorse per non disperdere le competenze. Un aspetto importante e urgente è rappresentato dalla necessità di una riforma degli ammortizzatori sociali adeguata ad un mercato del lavoro che non è più rigido come in passato. E’ strategico inoltre investire L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 63 Camera di Commercio di Forlì-Cesena L A V O R O in progettualità e risorse per migliorare le condizioni di base per l’incontro della domanda di lavoro espressa dal nostro tessuto produttivo e l’offerta di lavoro “prodotta” dagli investimenti del sistema scolastico-formativo e delle famiglie. 64 Il mercato del lavoro a livello nazionale. Le dinamiche che hanno caratterizzato nell’anno appena trascorso l’andamento del mercato del lavoro a livello nazionale sono delineate efficacemente nelle considerazioni che seguono, riferite alle valutazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica sui dati dell’indagine sulle Forze di Lavoro, disponibili, alla data di chiusura del presente rapporto nella versione definitiva e non provvisoria, solo per i primi tre trimestri dell’anno appena trascorso. Nel terzo trimestre 2009 l’offerta di lavoro ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2008, una riduzione dello 0,9% (-222.000 unità) che riguarda in ugual misura sia la componente maschile che quella femminile. Alla sostanziale stazionarietà nelle regioni centrali (+0,1%) si contrappone la riduzione in quelle settentrionali (-0,4%) e soprattutto meridionali (-2,3%). Nel Mezzogiorno la diminuzione ha interessato sia l’offerta di lavoro maschile (-1,9%), sia quella femminile (-3,1%). Il tasso di attività della popolazione lavorativa (15-64 anni) si è attestato al 62,1%, in discesa di otto decimi di punto rispetto a un anno prima. Alla flessione del livello di attività della componente maschile (dal 74,4% del terzo trimestre 2008 al 73,7%) si associa quella della componente femminile (dal 51,3% al 50,5%). La riduzione del tasso di attività ha interessato tutte le ripartizioni geografiche ed è risultata più accentuata nel Mezzogiorno (dal 52,3 al 51,0%) sia per gli uomini che per le donne. Il numero di occupati è risultato, sempre nel terzo trimestre 2009, pari a 23.010.000, in forte calo su base annua (-2,2%, pari a -508.000 unità) a causa di un’ulteriore caduta dell’occupazione autonoma, dei dipendenti a termine e dei collaboratori oltre ad una significativa flessione dei dipendenti a tempo indeterminato. In termini destagionalizzati, l’occupazione totale registra una flessione anche rispetto al secondo trimestre 2009 pari allo 0,5%. La caduta tendenziale dell’occupazione sintetizza il sensibile calo della componente maschile (-2,5%) e la consistente flessione di quella femminile (-1,7%). Per entrambe le componenti di genere, e soprattutto per quella maschile, si rileva una marcata riduzione dell’occupazione degli italiani; (-373.000 e -216.000 unità, rispettivamente per gli uomini e le donne). La crescita dell’occupazione degli stranieri invece prosegue con un ritmo sempre più rallentato (+22.000 e +58.000 unità rispettivamente). A livello territoriale, si accentua il calo degli occupati nel Nord (-2,3% rispetto al terzo trimestre 2008), prosegue il calo nel Mezzogiorno (-3,0%), mentre nel Centro la riduzione è risultata più contenuta (-0,8%) a causa sia della relativa maggiore crescita tendenziale degli occupati stranieri in questa ripartizione, sia del sostegno fornito dal settore terziario, principalmente costituito da servizi alle famiglie, alberghi e ristoranti, servizi di pulizia, di vigilanza e attività professionali autonome. Il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni ha evidenziato nel terzo trimestre 2009 il quinto arretramento tendenziale consecutivo ed è diminuito dal 59,0% del terzo trimestre 2008 al 57,5%. Al Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 calo sostenuto del tasso di occupazione femminile, passato dal 47,2% del terzo trimestre 2008 al 46,1%, si è associato quello ancora più significativo riferito alla componente maschile che passa dal 70,7% al 68,9%. Nonostante la crescita del numero di occupati, prosegue la tendenza rilevata nei due precedenti trimestri per il tasso di occupazione degli stranieri che continua a ridursi, e passa al 63,8% (68,7% nel terzo trimestre 2008) con valori pari al 77,7% per gli uomini e al 51,0% per le donne. Al calo delle posizioni lavorative indipendenti (-3,0%) si associa la consistente flessione tendenziale di quelle dipendenti (-1,9%). Per quanto riguarda la dinamica per settore, l’agricoltura manifesta una contrazione del numero di occupati del 2,7% quasi interamente concentrata nel Mezzogiorno. La forte riduzione tendenziale dell’occupazione nell’industria in senso stretto (-6,1%) riguarda sia i dipendenti sia gli autonomi, soprattutto nelle regioni settentrionali. Per il settore delle costruzioni si accentua la tendenza alla diminuzione, emersa lo scorso trimestre, con un calo degli occupati del 4,0% che interessa nell’insieme, quasi allo stesso modo, tutto il territorio nazionale. Il terziario evidenzia una nuova riduzione tendenziale dell’occupazione (-0,6%) che sintetizza il continuo calo degli autonomi e la sostanziale stabilità dei dipendenti; questa dinamica differenziata riguarda esclusivamente il Nord, mentre il Centro registra una crescita di entrambe le posizioni lavorative e il Mezzogiorno una riduzione. 281.000 occupati dei settori industria e servizi (erano 52.000 nel terzo trimestre 2008) dichiarano di non avere lavorato, nella settimana di riferimento dell’indagine, o di avere svolto un numero di ore inferiore alla norma perché in Cassa integrazione guadagni. Nel terzo trimestre 2009 il numero delle persone in cerca di occupazione è aumentato nel complesso del 18,7% rispetto al terzo 2008; la crescita su base annua del numero delle persone in cerca di occupazione interessa in misura più ampia la componente maschile e più contenuta quella femminile. Entrambe le componenti di genere risentono del rafforzamento della disoccupazione straniera, aumentata rispettivamente di 68.000 e 24.000 unità. L’incremento dei disoccupati riguarda in gran parte il Nord; nel Centro, il numero dei disoccupati torna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 a crescere in modo più ampio, mentre nel Mezzogiorno la crescita contenuta della disoccupazione riflette il moderato incremento della componente maschile e la continua flessione di quella femminile. Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione si è attestato intorno al 7,3% in deciso aumento rispetto al 6,1% del terzo trimestre 2008. Il tasso di disoccupazione maschile è aumentato dal 4,9% del terzo trimestre 2008 al 6,4%; quello femminile è passato dal 7,9% all’8,6%. Nel Nord l’innalzamento dell’indicatore (dal 3,4 al 5,1%) riguarda sia gli uomini sia le donne; nel Centro il tasso di disoccupazione si porta al 6,5% (dal 5,7% di un anno prima), con una crescita più sostenuta per la componente maschile. Nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione è pari all’11,7%, sei decimi di punto in più rispetto al terzo trimestre 2008. La crescita riguarda esclusivamente gli uomini. Il tasso di disoccupazione degli stranieri aumenta portandosi dal 6,9% del terzo trimestre 2008 al 10,6%. Un fenomeno grave che richiede attenzione è l’incremento del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni, cioè persone fuori dal mondo del lavoro, che risulta in crescita. L’aumento dell’inattività maschile riguarda adulti in attesa dei risultati di azioni di ricerca, in particolare al Sud, e giovani che ritardano l’ingresso nel mercato del lavoro; l’incremento dell’inattività femminile è ancora una volta determinato dal riproporsi del tradizionale ruolo in famiglia con l’abbandono della ricerca di un impiego non solo nel Mezzogiorno ma anche nel Centro-Nord. Nel terzo trimestre 2009 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni si attesta al 37,9%, otto decimi di punto in più rispetto a un anno prima: in aumento sia il tasso di inattività maschile (dal 25,6% del terzo trimestre 2008 al 26,3%), sia femminile (dal 48,7 al 49,5%). Il tasso si attesta al 31,0% nel Nord e al 33,9% nel Centro con aumenti, rispettivamente, di sei e quattro decimi di punto rispetto ad un anno prima. Nel Sud il tasso di inattività registra un nuovo significativo incremento (dal 47,7% al 49,0%) che interessa entrambe le componenti di genere; il tasso è particolarmente elevato per le femmine (64,2%). L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tasso di attività: rapporto tra persone appartenenti alle 65 Camera di Commercio di Forlì-Cesena L A V O R O forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento. Tasso di occupazione: rapporto tra le persone occupate e la corrispondente popolazione di riferimento. Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro. Tasso di inattività: rapporto tra persone non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento. 66 Il mercato del lavoro a livello regionale. Prima di procedere all’analisi dei dati, si ritiene utile una premessa sintetica per delineare le caratteristiche strutturali del contesto regionale nel quale la realtà provinciale si inserisce e si riconosce con le sue principali dinamiche. Il mercato del lavoro in EmiliaRomagna, al di là della situazione attuale di crisi generalizzata, è risultato negli ultimi anni particolarmente “forte”: i tassi di disoccupazione maschile sono stati rilevati mediamente a livelli “frizionali” e la forte presenza attiva delle donne e di lavoratori e lavoratrici immigrati ha garantito il turn over nel settore manifatturiero, delle costruzioni e nel “lavoro di cura”. E’ un mercato del lavoro che negli ultimi anni si è sviluppato nel complesso delle sue articolazioni e non solo quindi in relazione alle forme di lavoro atipiche. Si tratta però anche di un mercato del lavoro “invecchiato”, condizione questa che i flussi migratori, per quanto rilevanti, non sono riusciti a modificare in modo significativo. Pur in presenza di un’elevata scolarità, i livelli di istruzione nel mondo del lavoro risultano tuttora bassi; la partecipazione al sistema formativo è però elevata. Rispetto ad alcuni fenomeni riscontrati a livello nazionale, la regione nel complesso sembra “tenere” e non si rileva il forte effetto di “scoraggiamento” riscontrato in altre aree del paese. Quello regionale resta tuttora un mercato attrattivo non solo per le persone migranti dall’estero ma anche per quelle che provengono dalle regioni del Sud Italia. Secondo le valutazioni dell’Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro, rispetto al quadro nazionale, l’Emilia Romagna si conferma una regione “di punta”, con indicatori di performance per molti aspetti migliori anche della media della nostra ripartizione di riferimento, il Nord Est, e caratterizzata da una riduzione complessiva dei posti di lavoro molto più limitata. La situazione di crisi che si è verificata a partire dagli ultimi mesi del 2008 ha prodotto effetti rilevanti anche a livello regionale. La base occupazionale sembra però nel complesso avere “retto” ai contraccolpi della crisi economica internazionale grazie all’intenso utilizzo degli ammortizzatori sociali. Le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria sono aumentate a ritmi elevati fino a settembre 2009, mentre nei mesi più recenti si è notato un trend discendente anche se sempre sostenuto rispetto al 2008. Il ricorso all’integrazione straordinaria è in aumento; è però più difficile da quantificare perché include parte del ricorso agli ammortizzatori in deroga, strumento quest’ultimo che ha svolto un ruolo molto importante in un contesto difficile come quello che il sistema sociale ed economico sta attraversando. Il mercato del lavoro a livello provinciale Con le premesse appena fatte, per quanto riguarda nello specifico la provincia di Forlì-Cesena, nel corso del 2009 il mercato del lavoro ha fatto rilevare un andamento contrassegnato da spiccati elementi di difficoltà, confermato dalle valutazioni che seguono relative ai dati provenienti dalle principali fonti informative disponibili con dettaglio provinciale. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Secondo elaborazioni camerali sui dati dell’indagine Istat sulle Forze di lavoro, riferiti alla media dei primi tre trimestri del 2009, i principali indicatori di sintesi risultano come prevedibile in peggioramento rispetto al 2008. Il tasso di occupazione (15-64 anni) per il totale maschi e femmine è risultato pari al 66,8%, dato inferiore a quello regionale (69,1%), ma sempre superiore al dato nazionale pari al 57,6%. Osservando i dati per genere, si rileva che il tasso di occupazione maschile provinciale è pari al 74,1%, contro il 75,8% dell’Emilia Romagna e il 68,8% dell’Italia. Il tasso di occupazione femminile provinciale, pari al 59,5%, ampiamente distante dal valore rilevato per i maschi (74,1%), si conferma inferiore a quello regionale (62,4%) e decisamente superiore a quello nazionale (46,4%). Per una corretta lettura dei dati va detto che ai fini della rilevazione, le persone che nel corso della settimana di riferimento sono assenti per cassa integrazione sono considerate come ”occupate”. Il confronto con il dato medio dei primi tre trimestri 2008 evidenzia che i livelli occupazionali in provincia sono risultati nel complesso in sostanziale stabilità (da 66,4% a 66,8%) a causa di un ricomposizione tra i generi che ha visto un calo per la componente maschile e un lieve aumento per quella femminile; in regione il tasso complessivo fa registrare un calo (da 70,4% a 69,1%) così come a livello nazionale (da 58,8% a 57,6%). Va però detto che in provincia si era già verificato un ridimensionamento netto dei livelli occupazionali tra il 2007 e il 2008 (da 68,2% a 66,4%) che non si è verificato negli altri livelli territoriali. Il tasso di disoccupazione (15 anni e oltre), dato generale per il totale maschi e femmine, è risultato pari al 6,1%; il dato provinciale è quindi decisamente più elevato del 4,5% rilevato a livello regionale mentre resta una distanza positiva dal 7,5% nazionale. La differenza tra i tassi rilevati per genere risulta meno ampia che in passato: 5,9% per i maschi rispetto al 6,4% rilevato in relazione alla componente femminile. Il tasso di disoccupazione maschile provinciale si è portato su valori più elevati rispetto a quello emiliano-romagnolo (4,1%) ma si conferma ancora migliore rispetto a quello nazionale (6,5%). Per le femmine si rileva invece un tasso di disoccupazione provinciale nettamente superiore a quello regionale (4,9%) che resta nettamente migliore di quello na- TASSI DI OCCUPAZIONE - ETÀ 15-64 ANNI Media primi tre trimestri - Valori percentuali 2007 2008 2009 Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi Femmine Maschi e Femmine Maschi Femmine FORLI’-CESENA 68,2 66,4 75,8 56,9 66,8 74,1 59,5 EMILIA-ROMAGNA 70,2 70,4 78,7 62,0 69,1 75,8 62,4 ITALIA 58,6 58,8 70,4 47,2 57,6 68,8 46,4 Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento Fonte: elaborazione Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena su dati ISTAT 2007 2008 2009 Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi Femmine Maschi e Femmine Maschi Femmine FORLI’-CESENA 3,2 5,0 3,4 7,2 6,1 5,9 6,4 EMILIA-ROMAGNA 2,8 3,1 2,2 4,2 4,5 4,1 4,9 ITALIA 5,9 6,6 5,3 8,5 7,5 6,5 9,0 L A V O R O TASSI DI DISOCCUPAZIONE - ETÀ 15 ANNI E OLTRE Media primi tre trimestri - Valori percentuali Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro Fonte: elaborazione Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena su dati ISTAT Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 67 Camera di Commercio di Forlì-Cesena L A V O R O zionale (9%). Rispetto ai dati 2008 si rileva per il totale maschi e femmine un sostanziale peggioramento per la provincia che passa dal 5,0% al 6,1%; anche a livello regionale il tasso di disoccupazione peggiora e passa dal 3,1% al 4,5%; in evoluzione negativa anche il dato italiano (dal 6,6% al 7,5%). 68 Le valutazioni sintetiche che seguono, tratte da un’articolata e dettagliata relazione predisposta dall’Ufficio Adempimenti Amministrativi Collocamento Ordinario dell’Amministrazione Provinciale di ForlìCesena alla quale si rimanda per approfondimenti, forniscono utili spunti di riflessione al fine di comprendere l’andamento e le tendenze del mercato del lavoro nella nostra Provincia. Secondo i dati rilevati dal Sistema Informativo Lavoro, lo stock dei disoccupati con riferimento ai Centri per l’Impiego che hanno sottoscritto la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro o alla ricerca del lavoro, secondo quanto previsto dal Decreto 297/02, è risultato in forte aumento (+19,4%) rispetto al corrispondente periodo del 2008 ed è passato da 21.916 di fine 2008 a 26.157. I disoccupati con precedenti lavorativi sono passati da 19.051 a 23.057 (+21%) e sono risultati in crescita anche gli utenti in cerca di prima occupazione da 2.865 a 3.100 (+8,2%). La variazione è stata nettamente superiore per i disoccupati (+28,8%) rispetto alle disoccupate, aumentate comunque anch’esse del +13,5%. Secondo i Servizi Provinciali per l’impiego, la situazione è particolarmente preoccupante visto che la recessione continua a colpire non più solo le fasce di lavoratori più “deboli” (giovani, donne e stranieri), ma la ge- neralità dei lavoratori ed in particolar modo la componente maschile. I dati a disposizione in vari periodi dell’anno evidenziano il perdurare della congiuntura negativa che ha colpito anche il territorio provinciale, determinando forti contrazioni dell’attività produttiva con inevitabili esuberi di personale e l’utilizzo di ammortizzatori sociali ordinari (cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mobilità) e “in deroga” autorizzati dalla Regione Emilia-Romagna a favore di dipendenti di imprese esclusi dai trattamenti “ordinari” di sostegno al reddito. A tale proposito è opportuno evidenziare che nel 2009 la Regione Emilia-Romagna ha autorizzato per la provincia di Forlì-Cesena 371 imprese (l’11% del totale delle imprese a livello regionale) che hanno presentato domanda di trattamento di CIGO o di CIGS in deroga con conseguente consultazione sindacale per un totale di 576 accordi e che hanno riguardato 2.360 lavoratori in periodi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Rispetto alle province della regione, si rileva che il numero delle aziende ubicate nel territorio provinciale autorizzate ai trattamenti in deroga, colloca la provincia di Forlì-Cesena in quarta posizione dopo Bologna, Modena e Reggio Emilia. La situazione è quindi grave e sta facendo emergere situazioni difficili, nonostante l’utilizzo intenso degli ammortizzatori sociali “in deroga”, autorizzati dalla Regione che offrono anche ai lavoratori licenziati trattamenti di mobilità, di Cassa integrazione ordinaria e straordinaria legati all’attivazione tramite il Centro per l’Impiego di percorsi di politica attiva con corsi di formazione professionale finalizzati alla riqualificazione o alla specializzazione delle competenze. Il forte aumento della disoccupazione maRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 schile è stato determinato anche da un notevole incremento dello stock delle persone iscritte in lista di mobilità, a seguito sia di licenziamenti collettivi da parte di aziende con organico superiore ai 15 dipendenti, che di licenziamenti individuali da parte di piccolissime aziende con meno di 15 dipendenti. Complessivamente rispetto a fine 2008 l’aumento delle persone iscritte in liste di mobilità è stato del 33,7% con 2.780 persone iscritte e sempre con una variazione più netta per gli uomini pari al +45,1% (1.442), rispetto al +23,2% delle donne (1.338 unità). In merito alla composizione della lista di mobilità, si conferma anche per il 2009 il maggior numero delle iscrizioni a seguito di licenziamento individuale (Legge 236/93) effettuate direttamente dai lavoratori “espulsi” da imprese con organico inferiore ai 15 dipendenti con un aumento a dicembre 2009 pari al +51% e con un picco per le iscrizioni da parte della componente maschile pari al +70,1% (+36% per le donne). Anche se in minor misura, sono aumentate del 2,4% anche le iscrizioni di lavoratori licenziati a seguito di procedura collettiva di mobilità (Legge 223/91) con un +8,9% per i maschi e un –5,3% per le femmine. Rispetto al complesso delle persone disoccupate, quelle che hanno perso una precedente occupazione, sono arrivate a rappresentare l’88,1% nel 2009, mentre gli inoccupati sono passati all’11,9%. Sempre con riferimento al totale dei disoccupati, l’incremento maggiore si è verificato nella fascia di età 19/24 anni (+37,9%); il 55,5% dei disoccupati ha un età compresa tra i 30 e i 49 anni. Anche i disoccupati stranieri si confermano in crescita in tutto il territorio provinciale e rappresentano il 23,6% del totale dei diRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 soccupati (18,2% nel 2006; 19,3% nel 2007; 21,2% nel 2008;) con un sostanziale equilibrio nei tre Centri per l’Impiego (25,3% a Forlì, 21,3% a Cesena e 25 % a Savignano). In tutti i Centri per l’Impiego della provincia prevalgono le donne disoccupate che provengono dai paesi dell’Unione Europea con il 7,3% rispetto al 4,6% degli stranieri europei maschi e complessivamente, come già rilevato nel 2008, si registra una maggiore presenza di donne straniere europee nell’area di riferimento del Centro per l’Impiego di Cesena con l’8,4%. Una motivazione di questa “concentrazione” potrebbe essere data dal consolidamento dei networks etnici, cioè delle relazioni informali, familiari ed amicali sempre più radicate tra gli stranieri già insediati nel territorio provinciale e le persone ancora nel paese di origine, interessate a trasferirsi in provincia, in particolare dai paesi europei di ultimo ingresso, in particolare da Romania e Bulgaria. Gli stranieri provenienti dai paesi ExtraUE, prevalentemente uomini, sembrano continuare a preferire gli ambiti territoriali dei Centri per l’Impiego di Forlì, dove rappresentano il 26,8% del totale dei disoccupati e di Savignano sul Rubicone (27,5%). Anche i dati relativi alle comunicazioni di assunzione, trasmesse ai Centri per l’Impiego nel corso del 2009 da parte di tutti i datori di lavoro pubblici e privati, confermano, purtroppo, una congiuntura negativa. In generale il flusso delle comunicazioni di assunzione risulta diminuito del 9,9%, con dati più netti per le femmine (-11,8%) rispetto alle assunzioni maschili (-7,5%). In termini assoluti le assunzioni di donne sono state 48.424 unità rispetto a 40.042 di uomini. In relazione alle tipologie contrattuali si ri- L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 69 L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 70 leva il calo sostanziale (-25%) del tempo indeterminato che conferma il trend negativo già registrato nel 2008 e costituisce il 12,5% delle assunzioni. Le assunzioni a tempo determinato sono la tipologia di contratto maggiormente utilizzata e rappresentano l’87,5% del totale delle assunzioni ed anch’esse risultano diminuite del 7,2%. Nell’ambito del tempo determinato, risultano in diminuzione (-35,6%) anche i contratti di somministrazione. Per quanto riguarda le assunzioni di lavoratori stranieri si rileva, analogamente agli italiani, una generale diminuzione pari al 7%, più netta per le lavoratrici straniere (-9,4%). In merito alle cessazioni dei rapporti di lavoro si rileva rispetto al 2008 un generale aumento pari all’11,2% (nettamente inferiore all’aumento rilevato nel periodi 2007-2008), maggiormente significativo (+36,7%) per la scadenza dei contratti a termine e con una particolare intensità per gli uomini (+43,2%) rispetto alle donne (+32,7%). In particolare, nel corso dell’anno, si è registrato un aumento delle cessazioni per scadenza dei contratti a termine (+36,7%). Risultano aumentate del 6,4% le dimissioni, mentre risultano leggermente in calo quelle per risoluzione in periodo di prova (-0,9%). Le cessazioni per motivi più direttamente riconducibili alla crisi, ovvero legate a licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, riduzione di personale o cessazione di attività, in generale risultano diminuite dello 0,5%; significativa è la ripartizione di genere: aumento del 10,8% per i maschi e diminuzione del 13,9% per le femmine. Secondo il Servizio Provinciale per l’Impiego, da una prima lettura si potrebbe intendere che, visto il minor numero di tali licenziamenti, si sia ridotta la dimensione della crisi, ma la diminuzione può derivare dal minor numero dei contratti instaurati, sono calati nettamente. Per delineare meglio le dinamiche del mercato del lavoro sono importanti le valutazioni predisposte dall’Ufficio Prevenzione e Gestione Crisi aziendali dell’Amministrazione Provinciale, che ha il compito, qualora in sede sindacale non venga raggiunto un accordo, di procedere all’esame congiunto con le parti sociali preliminare alla messa in mobilità del personale o al ricorso agli inter- venti di cassa integrazione straordinaria. Tali procedure si applicano esclusivamente alle aziende che occupano almeno 15 dipendenti e che intendono richiedere interventi di cassa integrazione straordinaria o procedere al licenziamento di almeno cinque lavoratori nell’arco temporale definito in sede di accordo. Pertanto le valutazioni riportate di seguito, per quanto di notevole significatività, sono parziali perché non comprendono le crisi delle aziende di piccole dimensioni che rappresentano una parte consistente del tessuto produttivo locale. Gli esiti della crisi generale si sono fatti sentire nel tessuto produttivo locale a partire dalla fine del 2008: dopo un primo semestre con dati nella norma, le situazioni di difficoltà si sono avvertite a partire dal mese di luglio per raggiungere valori molto elevati nei mesi da ottobre a dicembre. La situazione ha continuato poi ad essere allarmante per tutto l’anno 2009 e non si rilevano nei primi mesi del 2010 segnali di miglioramento. Nel corso del 2009 sono pervenute all’Ufficio Prevenzione e Gestione Crisi Aziendali 84 comunicazioni di avvio procedure: 32 per ricorso alla mobilità, 38 si sono concluse con accordo per la richiesta di CIGS, 8 con la sottoscrizione di contratti di solidarietà, 6 sono state ritirate. I lavoratori coinvolti sono stati rispettivamente: 459 per la mobilità, 1.860 per la CIGS, 307 per i contratti di solidarietà; la prevalenza degli operai rispetto agli impiegati è stata netta. Il notevole incremento nel 2009 delle richieste di concessione della CIGS (diversamente rispetto alle modalità tipiche di gestione delle crisi) è stato determinato dalle indicazioni del Ministero e della Regione di ricorrere a tutti gli strumenti a disposizione per garantire la conservazione dei posti di lavoro, evitando quando possibile il ricorso drastico al licenziamento nella prospettiva di una ripresa dell’economia. Il macrosettore più colpito è risultato anche quest’anno quello “Industriale” con 54 aziende, la maggior parte, per numerosità, nella Metalmeccanica, nel LegnoArredamento, nel Tessile-AbbigliamentoCalzature. Anche il Terziario risulta essere stato colpito dalla crisi con 23 aziende in difficoltà, appartenenti principalmente ai comparti del Commercio, Turismo e Servizi, Trasporto e Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena UTENTI DEI CENTRI PER L’IMPIEGO della Provincia di Forlì-Cesena in stato di disoccupazione (*) Maschi Femmine Disoccupati con precedenti lavorativi al 31 dicembre 2009 9.706 al 31 dicembre 2008 7.441 Variazione % 30,4% Inoccupati in cerca di prima occupazione al 31 dicembre 2009 1.079 al 31 dicembre 2008 930 Variazione % 16,0% Totale Disoccupati al 31 dicembre 2009 10.785 al 31 dicembre 2008 8.371 Variazione % 28,8% Specifica per fasce di età - stock 15/18 anni al 31 dicembre 2009 al 31 dicembre 2008 Variazione % 19/24 anni al 31 dicembre 2009 al 31 dicembre 2008 Variazione % 25/29 anni al 31 dicembre 2009 al 31 dicembre 2008 Variazione % 30/49 anni al 31 dicembre 2009 al 31 dicembre 2008 Variazione % oltre 50 anni al 31 dicembre 2009 al 31 dicembre 2008 Variazione % Specifica per iscritti in lista di mobilità L. 223/91 - stock Maschi Totale Incidenza % su Totale disoccupati stesso anno 13.351 11.610 15,0% 23.057 19.051 21,0% 88,1% 86,9% 2.021 1.935 4,4% 3.100 2.865 8,2% 11,9% 13,1% 15.372 13.545 13,5% 26.157 21.916 19,4% Femmine Totale Incidenza % su Totale disoccupati stesso anno 141 99 42,4% 91 91 0,0% 232 190 22,1% 0,9% 0,9% 1.155 719 60,6% 1.236 1.015 21,8% 2.391 1.734 37,9% 9,1% 7,9% 1.138 870 30,8% 1.663 1.468 13,3% 2.801 2.338 19,8% 10,7% 10,7% 5.809 4.583 26,8% 8.721 7.800 11,8% 14.530 12.383 17,3% 55,5% 56,5% 2.542 2.100 21,0% 3.661 3.171 15,5% 6.203 5.271 17,7% 23,7% 24,1% Maschi Femmine Totale Lavoratori licenziati a seguito di procedura collettiva di mobilità al 31 dicembre 2009 442 319 761 al 31 dicembre 2008 406 337 743 Variazione % 8,9% -5,3% 2,4% Lavoratori iscritti L. 236/93 a seguito di licenziamento individuale al 31 dicembre 2009 1.000 1.019 2.019 al 31 dicembre 2008 588 749 1.337 Variazione % 70,1% 36,0% 51,0% Totale iscritti in lista di mobilità al 31 dicembre 2009 1.442 1.338 2.780 al 31 dicembre 2008 994 1.086 2.080 Variazione % 45,1% 23,2% 33,7% Incidenza % su Totale disoccupati stesso anno Incidenza % su Totale iscritti in lista 2,9% 3,4% 27,4% 35,7% 7,7% 6,1% 72,6% 64,3% 10,6% 9,5% (*) a seguito della presentazione della dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento ed alla ricerca di un’attività lavorativa ai sensi del D. Lgs. n. 297/02 Fonte: Sistema Informativo Lavoro dell’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena Servizi provinciali per l’impiego - Ufficio Adempimenti amministrativi collocamento ordinario Elaborazione: Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 L A V O R O Dato di Stock 71 Camera di Commercio di Forlì-Cesena COMUNICAZIONI DI ASSUNZIONE pervenute ai Centri per l’Impiego della provincia (*) Dato di Flusso Totale Assunzioni Gennaio/Dicembre 2009 Gennaio/Dicembre 2008 Variazione % Specifica per tipologia contrattuale Maschi 40.042 43.268 -7,5% Maschi Femmine Totale 48.424 54.886 -11,8% Femmine 88.466 98.154 -9,9% Totale Tempo indeterminato orario pieno Gennaio/Dicembre 2009 4.882 2.646 Gennaio/Dicembre 2008 6.384 3.760 Variazione % -23,5% -29,6% Tempo indeterminato part-time Gennaio/Dicembre 2009 1.196 2.362 Gennaio/Dicembre 2008 1.336 3.295 Variazione % -10,5% -28,3% Tempo determinato orario pieno Gennaio/Dicembre 2009 29.489 32.208 Gennaio/Dicembre 2008 30.833 35.118 Variazione % -4,4% -8,3% Tempo determinato part-time Gennaio/Dicembre 2009 4.475 11.208 Gennaio/Dicembre 2008 4.715 12.713 Variazione % -5,1% -11,8% Contratti di somministrazione: ulteriore specifica del t. determinato (*) Gennaio/Dicembre 2009 1.851 1.227 Gennaio/Dicembre 2008 2.952 1.828 Variazione % -37,3% -32,9% Specifica per nazionalità Cittadinanza extraUE/Stati UE Gennaio/Dicembre 2009 Gennaio/Dicembre 2008 Variazione % L A V O R O Specifica per settori produttivi 72 Maschi 13.041 13.693 -4,8% Maschi Femmine 11.893 13.122 -9,4% Femmine Incidenza % su Totale assunzioni stesso anno Incidenza % su Totale assunzioni stesso anno 7.528 10.144 -25,8% 8,5% 10,3% 3.558 4.631 -23,2% 4,0% 4,7% 61.697 65.951 -6,5% 69,7% 67,2% 15.683 17.428 -10,0% 17,7% 17,8% 3.078 4.780 -35,6% 3,5% 4,9% Totale 24.934 26.815 -7,0% Totale Incidenza % su Totale assunzioni stesso anno 28,2% 27,3% Incidenza % su Totale assunzioni stesso anno Agricoltura Gennaio/Dicembre 2009 8.467 7.925 16.392 18,5% Gennaio/Dicembre 2008 8.407 9.321 17.728 18,1% Variazione % 0,7% -15,0% -7,5% Industria Gennaio/Dicembre 2009 11.318 5.069 16.387 18,5% Gennaio/Dicembre 2008 13.015 4.254 17.269 17,6% Variazione % -13,0% 19,2% -5,1% Servizi Gennaio/Dicembre 2009 18.141 24.841 42.982 48,6% Gennaio/Dicembre 2008 19.283 26.238 45.521 46,4% Variazione % -5,9% -5,3% -5,6% Pubblica Amministrazione / Enti Locali Gennaio/Dicembre 2009 2.116 10.589 12.705 14,4% Gennaio/Dicembre 2008 2.563 15.073 17.636 18,0% Variazione % -17,4% -29,7% -28,0% (*) assunzioni pervenute dai datori di lavoro privati e pubblici, a seguito di obbligo previsto dalla vigente normativa (L. 296/06), riferite alle assunzioni di lavoratori in aziende del territorio provinciale di tutte le tipologie di lavoro subordinato, a progetto, CO.CO.CO., associazioni in partecipazione, socio-lavoratore di coop., nonchè di tirocini formativi Fonte: Sistema Informativo Lavoro dell’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena Servizi provinciali per l’impiego - Ufficio Adempimenti amministrativi collocamento ordinario Elaborazione: Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Logistica, Pulizie. Nel settore agricolo sono pervenute richieste di Cassa Integrazione in deroga e mobilità per 7 aziende del comparto Avicolo e anche cooperative e consorzi. Per quanto concerne le diverse dinamiche territoriali, secondo la ripartizione tipica dei Centri per l’Impiego, dall’analisi dei dati raccolti è possibile evidenziare una maggiore concentrazione di aziende in crisi nel forlivese (53 richieste di incontro) rispetto al cesenate e a Savignano dove sono state 31. Fra i fenomeni significativi per interpretare le dinamiche occupazionali nel 2009 va segnalato l’andamento degli ammortizzatori sociali e in particolare degli interventi di Cassa Integrazione Guadagni; va precisato però che i dati disponibili, forniti dalla sede provinciale INPS, si riferiscono alle ore autorizzate e non a quelle realmente effettuate. Le ore relative agli interventi di integrazione salariale ordinaria, pari a 3.431.705, sono nel complesso notevolmente aumentate rispetto al 2008 (+563,1%). Gli aumenti hanno riguardato tutti i settori manifatturieri con variazioni molto elevate principalmente nel settore “chimico”, nella “meccanica”, nel “legno” (che comprende il mobile imbottito) e nel “tessile”. Nel settore “edile” l’aumento è stato del 59,6%, mentre nel “commercio” non ci sono state ore autorizzate. I settori con il maggior numero di ore autorizzate sono stati: “meccanica” (1.644.360), “legno” (622.807), “chimica” (437.922), “pelli e cuoio (222.844), nel settore “edile” (artigianato e industria edile, estrazione trasporto lapidei) sono state autorizzate 284.025 ore. Per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria, i dati elaborati e forniti dalla COMUNICAZIONI DI CESSAZIONE dei rapporti di lavoro pervenute ai Centri per l’Impiego della provincia (*) Dato di Flusso Maschi Femmine Totale Incidenza % su Totale cessazioni stesso anno Totale Cessazioni Gennaio/Dicembre 2009 42.955 49.770 92.725 Gennaio/Dicembre 2008 38.804 44.574 83.378 Variazione % 10,7% 11,7% 11,2% Specifica per motivo cessazione (più ricorrente) Maschi Femmine Totale Incidenza % su Totale cessazioni stesso anno Fine contratto a termine Gennaio/Dicembre 2009 21.378 31.486 52.864 57,0% Gennaio/Dicembre 2008 14.925 23.733 38.658 46,4% Variazione % 43,2% 32,7% 36,7% 906 723 1.629 1,8% 2,0% Risoluzione in periodo di prova Gennaio/Dicembre 2009 Gennaio/Dicembre 2008 873 770 1.643 3,8% -6,1% -0,9% Gennaio/Dicembre 2009 7.969 6.246 14.215 15,3% Gennaio/Dicembre 2008 7.539 5.824 13.363 16,0% Variazione % 5,7% 7,2% 6,4% 3.283 2.147 5.430 5,9% 6,5% Variazione % Licenziamento/Riduzione/Chiusura azienda Gennaio/Dicembre 2009 Gennaio/Dicembre 2008 2.963 2.495 5.458 Variazione % 10,8% -13,9% -0,5% (*) Comunicazioni di cessazione pervenute dai datori di lavoro privati e pubblici, a seguito degli obblighi previsti dalla vigente normativa (L. 296/06) Fonte: Sistema Informativo Lavoro dell’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena Servizi provinciali per l’impiego - Ufficio Adempimenti amministrativi collocamento ordinario Elaborazione: Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 L A V O R O Dimissioni 73 L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena sede INPS di Forlì rilevano un forte aumento pari al 673,7%; le ore autorizzate sono passate a 1.222.674; da notare che si tratta come prevedibile di un fenomeno di progressiva “ordinarizzazione” della CIG straordinaria e che in tale valore sono comprese 320.457 ore di cassa integrazione in deroga. Mentre nel 2008 solo per alcuni settori del settore manifatturiero si rilevavano ore autorizzate (alimentare, meccanica, chimica, carta e poligrafiche), nel 2009 in quasi tutti i comparti sono stati necessari interventi. Da segnalare il settore legno per il quale nel 2008 non sono state autorizzate ore mentre per il 2009 il monte ore è passato a 655.849, stesso andamento per vestiario, abbigliamento, arredamento (119.017). Tra i comparti di maggior rilievo nell’economia provinciale e in difficoltà va citata la meccanica (+622,5%). L’edilizia è passata da zero ore del 2008 a 60.282 del 2009. Il commercio ha fatto registrare un aumento del 304,7% (27.974 ore nel 2009). Purtroppo le procedure attualmente a disposizione della sede INPS provinciale non consentono la rilevazione puntuale del numero dei lavoratori in relazione alle ore complessive di integrazione salariale ordinaria e straordinaria. Il ricorso alla cassa integrazione in deroga, che ha fortemente caratterizzato il 2009, estendendo ai lavoratori esclusi in precedenza dalla normativa le misure di sostegno al reddito, è risultato per certi aspetti di difficile rilevazione e ha richiesto un ulteriore approfondimento per cercare di delineare, nei limiti del possibile, un quadro generale delle misure adottate nel territorio provinciale. Lo schema sintetico che segue, che riporta dati per la provincia provenienti da più fonti, è riferito al periodo gennaio-dicembre 2009. - CIG ordinaria: fonte INPS Forlì e Regione Emilia-Romagna su INPS Italia ore totali autorizzate 3.431.705 (totale settori compresa edilizia) - CIG straordinaria * fonte INPS Forlì ore totali autorizzate 902.217 (totale settori compresa edilizia) - CIG in deroga: fonte Regione EmiliaRomagna ore totali autorizzate 1.367.597 * I dati sulla cassa integrazione straordinaria sono diversi da quelli pubblicati dall’INPS nazionale e ripresi nella newsletter della Regione Emilia Romagna, in quanto l’INPS nazionale ha incluso nelle ore di integrazione straordinaria una parte delle ore 74 in deroga che non si è in grado di quantificare. Informazioni di particolare importanza che permettono di delineare con maggior precisione la situazione del mercato del lavoro provinciale sono sicuramente quelle fornite dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì-Cesena - DPL alla quale sono affidate competenze che vanno dall’attività ispettiva a quella della conciliazione, compresa l’attività dell’Osservatorio provinciale sulla cooperazione, tutte funzioni esercitate a garanzia della regolarità dei rapporti di lavoro e della salute e sicurezza in particolare nei cantieri edili. In merito alle situazioni di irregolarità riscontrate nel 2009, l’attività svolta dal Servizio Ispezione del Lavoro – SIL della Direzione Provinciale del Lavoro in collaborazione con INPS, INAIL, AUSL, Comando Carabinieri, GDF e Questura si è concentrata nei settori dell’edilizia, manifatturiero, trasporti-logistica, pubblici esercizi, commercio, agricoltura, industria, con riferimento specifico anche ai fenomeni degli appalti-somministrazione e cooperative in genere. Nel settore dell’edilizia, la vigilanza tecnica ha poi interessato circa un centinaio di cantieri, con l’ispezione di oltre centocinquanta aziende, risultate irregolari per più del 50%. Nelle imprese del settore agricolo, a fronte dell’attività ispettiva, che si è concentrata nel periodo della raccolta delle fragole, pesche e della potatura delle viti, sono state riscontrate irregolarità contributive. Da rilevare a tal proposito il maggiore utilizzo di pensionati, mentre l’impiego di extracomunitari è in linea con l’anno precedente. In particolare, durante il periodo della vendemmia, si è rilevato un ricorso piuttosto marcato al “lavoro accessorio” con l’utilizzo di voucher. Nel corso dell’anno, il Ministero del Lavoro, ha previsto campagne mirate, su obiettivi sensibili individuati a livello nazionale, quali la grande distribuzione e le “etnie”, molte realizzate congiuntamente a INPS e INAIL. Nella grande distribuzione sono emerse irregolarità di lieve entità; diversa la situazione, invece, per le “etnie” dove sono stati individuati lavoratori in nero e clandestini. Inoltre, attività di controllo significative, concordate a livello territoriale nell’ambito di un apposito Piano d’Azione voluto Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 dalla Prefettura e che ha coinvolto buona parte degli istituti di vigilanza, coordinati dalla DPL e dalle Forze dell’Ordine, hanno riguardato in particolare il settore tessileabbigliamento e manifatturiero nei quali sono risultati occupati numerosi lavoratori cinesi e sono stati accertati reati in relazione a presenza di clandestini, violazione di norme in materia di igiene e sicurezza, nonché reati di ordine pubblico. Nel complesso, l’attività 2009 è stata ulteriormente intensificata, portando ad oltre un migliaio il numero delle aziende ispezionate, con un riscontro di irregolarità di circa il 50%. Particolarmente complessi, specifici e significativi sono stati anche gli interventi del Servizio Politiche del Lavoro – SPL della Direzione Provinciale del Lavoro, in materia di conciliazioni e controversie di lavoro, sia con riferimento alle richieste individuali/plurime per l’espletamento dei tentativi obbligatori di conciliazione davanti alle Commissioni di Conciliazione di Forlì e di Cesena e/o ai Collegi del Pubblico Impiego, sia in relazione alle problematiche interessanti la collettività dei lavoratori di un’azienda. Il grado di conflittualità riscontrato sul territorio provinciale, anche a causa della diffusa situazione di crisi, ha subito un incremento superiore al 35% rispetto all’anno 2008. Positivi i risultati raggiunti considerato che il numero dei verbali di conciliazione sottoscritti nel corso dell’anno 2009 si attesta intorno al 75% rispetto alle controversie di lavoro trattate. Fondamentale nell’attività di mediazione il ruolo “super partes” svolto dai membri delle Commissioni di Forlì e di Cesena che hanno contribuito con il loro operato a far intendere la conciliazione quale reale opRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 portunità di risoluzione delle conflittualità e non solo un passaggio obbligato dal punto di vista procedurale. Intensa anche l’attività di sensibilizzazione e di consulenza alle aziende in crisi, prestata in fase di stipula dei Contratti di solidarietà di tipo “B”, al fine di evitare licenziamenti collettivi presso realtà aziendali con un numero di dipendenti superiore a 15 unità. Rispetto al 2008, vi è stato inoltre un incremento della vertenzialità collettiva, specie, nel caso di cambi d’appalto, nel settore del pulimento e del facchinaggio. Interessati al fenomeno sono risultati comunque i settori del mobile imbottito, metalmeccanico, nautica, case di cura private, trasporti, vigilanza privata. La conflittualità ha riguardato in particolare le aziende che si sono aggiudicate “appalti al ribasso” nel settore dei servizi di pulizia, del facchinaggio e della logistica che spesso hanno fatto registrare una scarsa correttezza nell’applicazione dei CCNL e la mancata corresponsione degli stipendi, anche per lunghi periodi. Sono stati necessari interventi oltre che sulle imprese stesse, anche sugli enti committenti, responsabili dell’affidamento dei servizi e delle opportune verifiche formali e sostanziali. In merito ai flussi di ingresso di lavoratori extracomunitari, sempre il Servizio Politiche del Lavoro – SPL della Direzione Provinciale del Lavoro ha fornito allo Sportello Unico per l’Immigrazione - SUI le informazioni ed i pareri dovuti in relazione alle fasi delle procedure di competenza (correttezza dei rapporti di lavoro, contrattualistica e redditività dei datori di lavoro, intesa come verifica della capacità economica di far fronte a costi retributivi e contributivi del personale da assumere). Al 31/12/2009 i pareri complessivamente L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 75 L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 76 espressi sono stati 2.841, comprensivi dei positivi, negativi, riesami, stagionali, extra e neocomunitari. In particolare sono state “evase” tutte le domande collegate alle quote previste dai flussi 2007, nonché tutte le restanti, “ripescate” dal decreto flussi 2008, inerenti il lavoro domestico in generale e le domande per lavoro subordinato presentate per le nazioni con quote specifiche (Albania, Bangladash, Marocco, Moldavia, Nigeria, Senegal, Tunisia). Per tali tipologie di lavoro il decreto flussi 2008 aveva previsto 495 quote, ma ne sono state effettivamente utilizzate 340, in quanto molte sono state le domande prive dei requisiti di ammissibilità. Per quello che riguarda il lavoro stagionale 2009, alla provincia di Forlì-Cesena sono state assegnate 2.000 quote e le domande complessivamente ricevute sono state 1.376, con un effettivo utilizzo di 1.162 quote. I settori economici interessati sono stati per le richieste “non stagionali”, prevalentemente quello domestico (comprese le badanti), il manifatturiero e l’edilizia; mentre per le richieste stagionali, sono stati l’agricoltura e il comparto alberghiero. Per ulteriori elementi di riflessione si rimanda al capitolo Demografia nel quale sono riportate le valutazioni curate dalla Prefettura di Forlì - Ufficio Territoriale del Governo - relative ad aspetti sociali ed economici dell’impatto demografico e nel mondo del lavoro dei flussi migratori nella provincia. Le valutazioni sull’andamento degli infortuni sul lavoro in provincia, elaborate dalla Direzione INAIL di Forlì, rappresentano un’opportunità di riflessione sul tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavo- ro. Gli ultimi dati disponibili riportano, per il 2008, 11.772 infortuni denunciati in provincia rispetto agli 11.717 del 2007. Dal confronto tra i due dati si rileva un trend leggermente negativo (+0,5%) ancor più significativo se rapportato al trend regionale (-5,3%) e nazionale (-4,1%). Per quanto riguarda le tipologie degli infortuni denunciati possiamo evidenziare un lieve aumento di quelli “in occasione di lavoro”*: 10.472 casi denunciati nel 2007 a fronte di 10.548 casi denunciati nel 2008 (+0,7%). Gli infortuni in itinere** invece registrano un trend positivo (-1,7%): gli eventi di questa tipologia denunciati nel 2007 sono stati 1.245 a fronte dei 1.224 denunciati nel 2008. Una riflessione a parte merita il complesso fenomeno degli infortuni mortali. In provincia gli infortuni mortali denunciati nel 2007 sono stati 13 a fronte dei 9 denunciati nel 2008 (-30,8%). Occorre precisare, ai fini dell’analisi, che il 66,7% degli infortuni mortali denunciati nel 2008 è avvenuto su strada (4 infortuni mortali su strada “in occasione di lavoro”, 2 infortuni mortali su strada “in itinere”). Inoltre, un fenomeno che ha assunto connotati preoccupanti negli ultimi anni, è quello delle morti dovute ad incidenti che coinvolgono trattori agricoli, sia nei campi che su strada. Già a partire dal 2007 si era notato il ripetersi di incidenti in relazione a questa tipologia di mezzi, con esiti gravi o mortali, per la maggior parte dovuti al ribaltamento durante le fasi di lavorazione sui terreni agricoli. I primi dati del 2009 pubblicati da ASAPS (Associazione Sostenitori della Polizia Stradale) sembrano confermare il fenomeno al punto che, tenuto conto Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Premesso che i risultati oggetto di commento sono relativi alle imprese private non agricole con dipendenti e poichè la rilevazione è stata effettuata nei mesi di gennaio e febbraio 2009, quando ancora gli effetti della crisi non si erano manifestati in tutta la loro gravità, è opportuno dare risalto non tanto agli aspetti quantitativi di previsione emersi a suo tempo, ma agli aspetti qualitativi con particolare riferimento alle tipologie di figure professionali richieste. A titolo indicativo, va detto comunque che per la prima volta dall’avvio della rilevazione (1997) le previsioni occupazionali 2009 hanno fatto rilevare per la provincia un saldo negativo, così come negative sono risultate le variazioni per la regione e l’Italia. La ripartizione delle professioni più richieste dalle imprese è stata la seguente: 4,6% per professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata specializzazione, 12,2% per professioni tecniche, 8,8% impiegatizie, 25,7% professioni qualificate nel commercio e nei servizi, il 16,8% per operai specializzati, il 12,4% per e conduttori d’impianti e operai semiqualificati ed il restante 19,5% per professioni non qualificate. Le figure indicate come le più richieste fra le professioni tecniche sono state quelle dell’amministrazione e dell’organizzazione, delle scienze ingegneristiche e dei rapporti con i mercati. Tra le professioni impiegatizie le previsioni hanno indicato la rilevanza del personale addetto alla gestione degli stock, degli approvvigionamenti e dei trasporti e il per* in occasione di lavoro: qualsiasi attività svolta con fina- sonale di segreteria. lità lavorative. ** in itinere: infortunio occorso durante il normale per- Nell’area delle professioni relative alle atcorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello tività commerciali e ai servizi sono stati di lavoro; durante il normale percorso che collega due evidenziati gli “addetti alla ristorazione e ai luoghi di lavoro se il lavoratore ha più rapporti di lavoro e, qualora non sia presente il servizio di mensa aziendale, pubblici esercizi”, gli “addetti alle vendite durante il normale percorso di andata e ritorno dal luo- al minuto”, e le professioni qualificate nei go di lavoro a quello di consumazione abituale dei pasti. servizi personali e in quelli sanitari. Tra gli operai specializzati i più richiesti A completamento dei vari aspetti trattati, sono stati indicati gli “addetti alle lavorae in considerazione del fatto che anche nel zioni alimentari”, “meccanici, montatori, tessuto sociale ed economico locale è ri- riparatori, manutentori di macchine fisse levante la problematica di un incontro non e mobili”, “addetti alle costruzioni e loro ottimale tra domanda e offerta di lavoro, si rifiniture “, “fonditori, saldatori, lattonieri e ritiene utile riportare di seguito una sintesi montatori di carpenteria metallica”. relativa ai principali risultati provinciali del Nel gruppo dei “conduttori di impianti e Sistema Camerale Excelsior, che consen- operai addetti a macchinari fissi e mobili” te di delineare alcune caratteristiche della i più richiesti sono risultati i “conduttori domanda di lavoro delle imprese. di veicoli a motore”, gli “operai addetti Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 L A V O R O dell’esiguo numero di questi veicoli rispetto ai milioni di mezzi che circolano sulle strade, risulta quasi più pericoloso lavorare a bordo di trattori sui campi che viaggiare in autostrada. Per quanto riguarda invece le malattie professionali manifestatesi nel 2008 e denunciate all’Inail, con 714 casi, Forlì-Cesena si colloca tra le tre province della Regione con il più alto indice di rischio connesso all’insorgenza di patologie di origine professionale. Inoltre 59 delle 227 denunce di malattia professionale relative al settore agricolo (in prevalenza patologie osteoarticolari) presentate in Regione nell’arco dell’anno 2008, sono riferibili a Forlì-Cesena. Questo fenomeno certamente preoccupante va letto alla luce delle risultanze di un’analisi del tessuto economico provinciale da cui si evince la presenza sul territorio, in particolare nel cesenate, di alcune tra le maggiori imprese del paese per produzione e trasformazione alimentare, le quali impiegano migliaia di lavoratori. Per arginare questo preoccupante fenomeno l’INAIL, le AUSL, le Direzioni Provinciali del Lavoro, l’Ufficio Territoriale del Governo, le Associazioni di Categoria, collaborano da tempo sensibilizzando le varie componenti della filiera (lavoratori, datori di lavoro, patronati, medici) al fine di diffondere la cultura della prevenzione e della sicurezza intesa come piena consapevolezza del valore dell’integrità psicofisica dell’individuo. 77 Camera di Commercio di Forlì-Cesena le reperimento il personale addetto all’accoglienza, all’informazione e all’assistenza della clientela, mentre fra le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi le professioni qualificate nei servizi sanitari. Fra gli operai specializzati figurano gli ebanisti, attrezzisti e addetti al trattamento del legno ed assimilati, fra i “semiqualificati” gli operai addetti a macchinari fissi per l’industria alimentare. L A V O R O a macchine confezionatrici”, gli “addetti all’assemblaggio di prodotti industriali”. Infine per quanto concerne il personale non qualificato è risultata rilevante la domanda di personale addetto ai servizi di pulizia, magazzinieri. Il 25,5% delle assunzioni è stato previsto in relazione a figure professionali che le imprese considerano difficili da reperire. Fra le professioni intellettuali e tecniche le più difficili da reperire sono gli specialisti delle scienze della vita e i tecnici paramedici. Nel gruppo degli impiegati risulta di diffici- 78 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I I MPRENDITORIALITÀ Nel 2009 gli effetti della crisi economicofinanziaria internazionale in atto già dall’anno precedente si sono fatti sentire in modo significativo anche sulla dinamica del sistema imprenditoriale provinciale. Si notano infatti un saldo negativo fra aperture di nuove imprese e cessazioni e una flessione, per quanto contenuta, del numero delle imprese attive. Il settore che appare più colpito dalla difficile situazione attuale è quello manifatturiero, più esposto agli effetti della caduta della domanda estera, che registra una significativa flessione nel numero delle imprese attive. mere, alla fine del 2009 le imprese “registrate” presso la Camera di Commercio di Forlì-Cesena sono risultate 44.801, delle quali 40.650 attive. Nel corso dell’anno si sono iscritte 2.619 imprese e ne sono cessate 2.875 (dato al netto delle cancellazioni d’ufficio); il saldo è dunque negativo (-256 unità). Il dato riflette la tensione a cui è sottoposto il sistema imprenditoriale provinciale a seguito della crisi economica: nel 2008 infatti tale saldo era positivo (+136). Rispetto al 2008 sono aumentate le cessazioni (2.875 a fronte di 2.832), ma soprattutto sono diminuite le nuove aperture (2.619 a fronte di 2.968); un segnale, queLa provincia di Forlì-Cesena, si conferma sto, del fatto che, come già rilevato nei primi un territorio con imprenditorialità diffusa. Il trimestri dell’anno, le difficoltà economiche rapporto fra abitanti e imprese attive si man- non hanno avuto tanto l’effetto di spingere tiene meno elevato rispetto agli altri ambiti molte imprese locali fuori dal mercato, quanterritoriali: un’impresa ogni 9,5 abitanti, con- to piuttosto quello di rendere difficoltoso o tro una ogni 10,1 in regione e una ogni 11,4 disincentivare l’ingresso nel sistema di nuovi a livello nazionale. imprenditori. Secondo Movimprese, banca dati di InfocaIMPRENDITORIALITA’ Forlì-Cesena Emilia-Romagna Italia imprese attive 31/12/2009 popolazione * 31/12/2008 40.650 388.019 imprese ogni 1.000 abitanti 104,8 abitanti per impresa 9,5 427.890 4.337.979 98,6 10,1 5.283.531 60.045.068 88,0 11,4 I M P R E N D I T O R I A L I T À Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Movimprese (Infocamere) e Istat (* Bilancio demografico 2008) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 79 Camera di Commercio di Forlì-Cesena CONSISTENZA DELLE IMPRESE ATTIVE FORLI’-CESENA EMILIA ROMAGNA ITALIA variazione % Anno 2009 su Anno 2008 variazione % Anno 2009 su Anno 2008 variazione % Anno 2009 su Anno 2008 Anno 2009 incidenza % Anno 2009 incidenza % Anno 2009 incidenza % I M P R E N D I T O R I A L I T À Sezioni di attività economica A Agricoltura B Pesca C Estrazione di minerali D Manifatturiera E Energia 8.445 -2,0 100 -2,0 69.190 -2,2 1.922 +3,3 0,3 0,5 870.750 -2,4 11.828 +1,2 0,3 25 -3,8 0,1 213 +0,5 0,1 3.937 -3,3 0,1 4.923 -2,3 15,3 56.711 -2,5 15,8 631.866 -1,7 14,3 47 +9,3 0,1 261 +13,5 0,1 4.508 +9,7 0,1 F Costruzioni 6.568 -0,2 20,4 73.599 -1,6 20,5 806.120 -0,2 18,3 G Commercio e rip.autoveicoli 8.941 -0,4 27,8 97.385 -0,3 27,1 1.441.834 -0,4 32,7 H Alberghi e ristoranti 2.052 +0,2 6,4 22.322 +0,7 6,2 283.658 +1,8 6,4 I Trasporti, magazz. e comunicaz. 1.811 -3,0 5,6 17.833 -2,9 5,0 186.548 -1,9 4,2 J Interm.monetaria e finanziaria 678 -0,4 2,1 8.410 -0,6 2,3 108.360 +0,2 2,5 K Att.immobil.,noleggio, informatica e ricerca 4.742 +1,1 14,7 56.756 +1,1 15,8 616.884 +1,6 14,0 L Pubblica amm.ne 0,0 0 - 0,0 0 +0,0 0,0 M Istruzione 101 +6,3 0,3 1.248 +2,1 0,3 20.441 +3,3 0,5 N Sanità e altri serv. sociali 198 +2,6 0,6 1.733 +2,4 0,5 27.559 +4,3 0,6 O Altri serv.pubblici, sociali e personali 1.937 +1,1 6,0 19.394 +0,7 5,4 242.242 +1,8 5,5 P Serv. domestici 0,0 0 - 0,0 0 +0,0 0,0 Nc attività non classificate 0,3 0,6 0 0 82 +3,8 TOTALE 40.650 -0,7 TOTALE (esclusa Sez. A - Agricoltura) 32.205 -0,4 Società di capitale 5.363 +4,3 Società di persone 8.116 -1,5 17.918 -1,3 808 Società di capitale Società di persone 0,3 913 +0,0 427.890 -0,9 26.996 -29,0 5.283.531 -0,6 358.700 -0,7 4.412.781 -0,3 16,7 73.947 +1,7 25,2 80.177 -1,8 20,6 893.386 +2,9 20,2 22,4 866.373 -1,1 19,6 55,6 196.354 -1,3 54,7 2.543.674 -1,1 57,6 +1,8 2,5 8.222 +2,4 2,3 109.348 +2,6 2,5 126 +6,8 1,5 823 +5,4 1,2 10.280 +8,7 1,2 992 +2,9 11,7 9.116 +0,7 13,2 54.245 +1,5 6,2 7.248 79 -2,8 85,8 58.592 -2,7 84,7 794.694 -2,8 91,3 +3,9 0,9 659 -1,6 1,0 11.531 +0,9 1,3 100,0 100,0 100,0 Natura giuridica (esclusa Sez. A - Agricoltura) Ditte individuali Altre forme Natura giuridica (Sez. A - Agricoltura) Ditte individuali Altre forme Fonte: Movimprese (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 80 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPRESE ATTIVE PER SETTORE Forlì-Cesena - 31/12/2009 19% 21% 4% 5% 29% 22% Agricoltura e pesca Alberghi e Ristoranti Industria e Costruzioni Trasporti Commercio Servizi e altro 0,5% sul settore, ha registrato l’aumento di tre unità rispetto al numero di imprese attive del 2008: da 21 a 24. Il settore delle costruzioni, che costituisce il 20,4% del totale delle imprese non agricole, ha registrato una lieve flessione dello 0,2%. Occorre ricordare che questo settore è interessato da un fenomeno di forte frammentazione e che, dietro la presenza di numerose micro-imprese, spesso si nascondono situazioni effettive di lavoro parasubordinato. Un po’ più consistente la flessione del commercio e riparazione di autoveicoli (-0,4%), settore che rappresenta il 27,8% del totale. Le attività manifatturiere (15,3% delle imprese) registrano il calo più consistente fra i settori più significativi dell’imprenditoria provinciale: -2,3%; il dato conferma quanto già noto, cioè che il settore è quello che ha ANDAMENTO DELLE IMPRESE ATTIVE (esclusa Agricoltura) 125 indice (1996=100) 120 115 110 105 100 1997 1998 1999 2000 2001 Forlì - Cesena 2002 2003 2004 Emilia - Romagna 2007 2008 I M P R E N D I T O R I A L I T À Le imprese attive hanno fatto rilevare una flessione dello 0,7% rispetto al 2008, minore di quella regionale (-0,9%) e leggermente maggiore di quella nazionale (-0,6%). Le variazioni calcolate al netto del settore agricolo mostrano per la provincia di Forlì-Cesena una più lieve diminuzione dello 0,4%, a fronte del -0,7% regionale e del -0,3% nazionale. Secondo le analisi che seguono, che escludono il settore agricolo in quanto presenta dinamiche e caratteristiche particolari, le imprese attive sono risultate 32.205. La movimentazione nel corso dell’anno in esame è stata la seguente: 2.393 iscrizioni e 2.448 cessazioni al netto delle cancellazioni d’ufficio (saldo: -55). Osservando i settori più rilevanti, quanto a numerosità di imprese, l’unico a registrare un incremento è stato quello delle “attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca” (+1,1% rispetto al 2008), comparto in cui opera il 14,7% delle imprese attive non agricole. All’interno di questo composito settore, la componente più significativa è quella delle attività immobiliari (55,4% sul totale del settore K), che ha registrato una crescita dello 0,9%. Seguono le “altre attività professionali e imprenditoriali” col 32,4% del totale, che si mantengono stabili con un +0,1%. L’”informatica e attività connesse”, che ha un’incidenza del 9,6%, ha registrato una significativa crescita del 5,6%; il “noleggio macchine e attrezzature senza operatore” (2,1%) è salito da 100 a 101 imprese attive (+1%). Infine la “ricerca e sviluppo”, che incide solo per lo 2009 2005 2006 Italia Fonte Infocamere (Movimprese) La crescita anomala riscontrata in Italia nel 2008 è dovuta ad operazioni d’ufficio effettuate dalla Camera di Commercio di Roma Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 81 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I M P R E N D I T O R I A L I T À risentito maggiormente e per primo dell’impatto della crisi economica internazionale e della caduta della domanda estera. Infine può essere interessante segnalare la crescita dell’1,1% del settore “Altri servizi pubblici, sociali e personali”, pari al 6% del totale. Prosegue il calo delle imprese agricole, con un tasso del -2% rispetto al 2008. Passando all’analisi delle forme giuridiche delle imprese attive (escludendo le imprese agricole), i dati evidenziano che la situazione di crisi ha determinato il consolidamento del sistema produttivo - a tutti i livelli territoriali - nelle sue componenti strutturalmente più robuste, ossia le società di capitali e le altre forme giuridiche; queste sono le uniche due tipologie che registrano una crescita, in un contesto generale all’insegna della flessione, anche se contenuta. Le società di capitale in provincia nel 2009 hanno fatto registrare una crescita annua del 4,3%. Questa forma giuridica rappresenta il 16,7% delle imprese non agricole provinciali. L’aumento provinciale è risultato maggiore sia di quello regionale (+1,7%) sia di quello nazionale (+2,9%). L’incidenza provinciale di questa forma giuridica (16,7%) resta comunque minore di quella regionale (20,6%) e nazionale (20,2%). Le “altre forme” giuridiche in provincia sono cresciute dell’1,8%, crescita minore di quella regionale (+2,4%) e nazionale (+2,6%). L’incidenza provinciale è del 2,5%, incidenza analoga a quella nazionale, mentre in regione è del 2,3%. Le ditte individuali, pari al 55,6% delle imprese (54,7% in regione, 57,6% in Italia), sono diminuite dell’1,3%. Le società di persone, pari al 25,2% del totale (22,4% in regione, 19,6% in Italia), sono diminuite dell’1,5%. Complessivamente i tassi di crescita delle imprese registrate relativi al 2009 (elaborati al netto dell’agricoltura e depurati dall’effetto prodotto dalle cancellazioni d’ufficio) mostrano per la provincia e per l’Emilia-Romagna un andamento negativo, in controtendenza rispetto a quello nazionale (rispettivamente -0,15%, -0,25% e +0,76%). Al 31/12/2009 le imprese artigiane risultano essere 13.991 (206 in meno rispetto al 2008); la movimentazione è stata di 1.002 iscrizioni e 1.204 cessazioni (al netto delle cancellazioni d’ufficio). In provincia nel corso del 2009 sono stati dichiarati 61 fallimenti (7 in più rispetto al 2008). Di questi, 18 riguardano il settore manifatturiero, 12 il commercio e 8 i trasporti. Un dato un po’ sorprendente è che 50 riguardano società, e solo 11 ditte individuali. Per quanto riguarda gli imprenditori stranieri, cioè nati al di fuori dei confini nazionali, secondo i dati elaborati da Infocamere, fra 2008 e 2009 le persone con cariche nate all’estero sono salite da 3.719 a 3.876 (+4,2%), mentre gli italiani sono diminuiti dello 0,8%. Fra gli stranieri, quelli nati in paesi extracomunitari sono cresciuti del 4,9%, quelli nati in paesi comunitari del 2,3%. Rispetto al numero totale degli stranieri con cariche, 2.488 sono da riferirsi ad imprese individuali, gestite quindi da imprenditori stranieri, 871 operano in società di persone, 427 in società di capitale. I paesi di nascita più ricorrenti sono, a parte la Svizzera con 424 persone, l’Albania con 579, la Cina con 316, la Romania con 311, il Marocco con 304 e la Tunisia con 209. I settori economici1 nei quali la presenza di stranieri è più rilevante sono in ordine di importanza: costruzioni (1.474 persone); commercio (870); attività manifatturiere (457); “attività dei servizi alloggio e ristorazione” (333); “trasporto e magazzinaggio” (138) e agricoltura (122). Da evidenziare anche il ruolo dell’imprenditoria femminile nel tessuto produttivo locale che è oggetto di uno specifico monitoraggio da parte di Infocamere. Sono infatti disponibili anche i dati relativi alle imprese femminili presenti nel Registro Imprese delle Camere di Commercio e individuate secondo quanto previsto dalla legge 215/92 e successive precisazioni. Al 30.6.2009 in provincia sono risultate attive 8.698 imprese femminili su un totale di 40.807 imprese, corrispondenti al 21,3%; incidenza lievemente superiore a quella regionale (20,9%), ma inferiore a quella nazionale (24,4%). Per quanto riguarda la disaggregazione per settore di attività, in provincia il 27,3% delle imprese femminili appartiene al commercio 1 Nel database delle persone di StockView non è disponibile la classificazione delle attività economiche ATECO 2002, utilizzata nel presente capitolo, ma solo la ATECO 2007. I dati relativi ai settori economici di attività degli imprenditori stranieri quindi non sono confrontabili ai dati sui settori economici presenti in altra parte del capitolo. 82 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ed il 21,1% all’agricoltura. Seguono, in ordine di importanza, il settore degli “alberghi e ristoranti” (10,8%), le “altre attività dei servizi” (10,6%),il settore manifatturiero (8,5%) e le attività immobiliari (6,2%). Se si prendono in considerazione i primi 6 settori in ordine di importanza, che raggruppano l’84,5% delle imprese femminili della provincia, quello più femminilizzato è il settore delle “altre attività di servizi” con oltre la metà delle imprese totali esistenti in provincia (54%). Tale settore comprende attività quali lavanderie, estetiste, parrucchiere ecc. L’analisi delle imprese femminili per natura giuridica mostra come il 65,9% siano imprese individuali, il 24,4% società di persone e solo il 8,3% società di capitali (la loro incidenza però è in aumento: erano il 7,2% al 30 giugno 2008). Nel territorio operano anche 90 cooperative “femminili” (1%). Il confronto col dato regionale e nazionale vede nella provincia di Forlì-Cesena una minore incidenza delle società di capitali ed una maggiore delle società di persone rispetto al resto del territorio: infatti le prime in RegioIMPRENDITORI PER CLASSE DI ETA’ - 31/12/2009 valori assoluti indici di composizione Forlì-Cesena non disponibile 36 0,1% meno di 30 anni 3.175 4,7% fra 30 e 49 anni 32.290 47,4% 50 anni e più 32.654 47,9% TOTALE 68.155 100,0% Emilia-Romagna non disponibile 290 0,0% meno di 30 anni 33.362 4,7% fra 30 e 49 anni 343.035 48,0% 50 anni e più 337.266 47,2% TOTALE 713.953 100,0% 18.300 0,2% Italia non disponibile meno di 30 anni 474.552 5,8% fra 30 e 49 anni 4.047.795 49,9% 50 anni e più 3.578.730 44,1% TOTALE 8.119.377 100,0% Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ne sono il 13% ed in Italia il 12,3%, mentre le società di persone sono rispettivamente il 21% ed il 19,7%. E’ possibile valutare l’impresa femminile anche relativamente al grado di presenza femminile, cioè alla percentuale di quote possedute da donne quando si tratta di forme societarie. Vengono previsti tre gradi di presenza crescenti: “maggioritaria”, “forte” ed “esclusiva”. Sul totale delle imprese individuate come “femminili”, il 92,4% è a presenza “esclusiva”, il 6,9% “forte” e solo lo 0,7% “maggioritaria”. Se si escludono le imprese individuali, per le quali ovviamente esiste solo la modalità “esclusiva”, in quanto l’analisi viene fatta sulle titolari di impresa, le imprese femminili possedute da donne in forma esclusiva sono l’83,6% per le società di capitali, il 77,3% per le società di persone ed il 40% per le cooperative della provincia. In regione ed in Italia tale fenomeno è ancor più accentuato, ad eccezione delle società di capitale in Emilia-Romagna, dove il numero d’imprese a presenza esclusiva femminile è pari al 79,2%. Infine, un altro dato utile da esaminare per avere un’idea più chiara della struttura imprenditoriale locale è quello della distribuzione delle persone con cariche per classi di età. Ripartendo le persone secondo tre classi d’età - minore di 30 anni, fra 30 e 49 anni, 50 anni e oltre - in provincia di ForlìCesena si registra nel 2009 un dato che può destare qualche preoccupazione: la classe più anziana, infatti, col 47,9% del totale ha superato per incidenza - anche se di poco la classe mediana (47,4%), che fino all’anno precedente era la più numerosa e che rimane tale negli altri ambiti territoriali (regionale e nazionale). In Emilia-Romagna la classe degli over 50 (47,2%), pur meno numerosa, segue comunque da vicino quella fra i 30 e i 49 anni (48%), mentre la prevalenza della classe d’età mediana su quella più anziana è un po’ più pronunciata a livello nazionale (49,9% a fronte di 44,1%). La classe degli under 30 è la meno numerosa in tutti gli ambiti territoriali (4,7% in provincia e in regione, 5,8% in Italia). Il dato può destare preoccupazione per il futuro sul piano del ricambio generazionale delle imprese, d’altra parte riflette un fenomeno più generale, ovvero l’invecchiamento complessivo della popolazione. I M P R E N D I T O R I A L I T À Camera di Commercio di Forlì-Cesena 83 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SIMET: Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. I-350– Cariche sociali nelle imprese attive Numero di cariche sociali nelle imprese attive Territorio: Forlì-Cesena Analisi nel periodo 2000-2008 Valore nell’anno 2008: 68.559 persone Valore minimo nel periodo: 66.457 persone (anno 2000) Valore massimo nel periodo: 68.853 persone (anno 2007) Valore medio nel periodo: 68.078 persone I-350– Cariche sociali nelle imprese attive – Analisi dell’imprenditoria femminile italiana I M P R E N D I T O R I A L I T À Territorio: Forlì-Cesena Nazionalità: Italiana Incidenza % delle cariche di sesso femminile sul totale Periodo di riferimento: 2008 Nazionalità: Italiana Sesso: Femmine Il grafico rappresenta le serie storiche in cui, fatto 100 il valore del primo anno disponibile (2000), gli anni successivi sono di conseguenza riproporzionati. Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2008, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 2000 al 2008 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. 84 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I-350– Cariche sociali nelle imprese attive – Analisi per età degli imprenditori italiani Territorio: Forlì-Cesena Nazionalità: Italiana Incidenza % delle cariche di età tra 18 e 29 anni sul totale Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Nazionalità: Italiana Fascia d’età: 18-29 anni Il grafico rappresenta le serie storiche in cui, fatto 100 il valore del primo anno disponibile (2002), gli anni successivi sono di conseguenza riproporzionati. Territorio: Forlì-Cesena Nazionalità: Straniera Analisi nel periodo 2000-2008 Valore nell’anno 2008: 3.719 persone Valore minimo nel periodo: 1.374 persone (anno 2000) Valore massimo nel periodo: 3. 719 persone (anno 2008) Valore medio nel periodo: 2.476 persone Modalità di lettura del cruscotto. Il valore dell’indicatore nel 2008, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 2000 al 2008 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione azzurra del cruscotto individua un’area centrata sulla media dei valori nel periodo e di ampiezza pari al doppi della deviazione standard. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I M P R E N D I T O R I A L I T À I-350– Cariche sociali nelle imprese attive – Analisi per nazionalità degli imprenditori Andamento storico dell’imprenditoria straniera 85 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Composizione delle cariche sociali per nazionalità: confronto storico Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2000 Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Italiana Extra Comunitaria Non classificata Comunitaria Composizione delle cariche sociali per classe di natura giuridica I M P R E N D I T O R I A L I T À Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Nazionalità: Italiana Imprese infdividuali Società di persone Società di capitale Cooperative Altre forme Composizione delle cariche sociali per nazionalità nelle imprese individuali Composizione delle cariche sociali per settore di attività nelle imprese individuali straniere Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2007 Classe di natura giuridica: Imprese individuali Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2007 Classe di natura giuridica: Imprese individuali Nazionalità: Straniera F Italiana 86 Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Nazionalità: Italiana Extra Comunitaria Comunitaria G D I Altro F (Costruzioni), G (Commercio all’ingrosso e al dettaglio; Riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa), D (Attività manifatturiere), I (Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni) Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ne quanto dalla diminuzione dei prezzi al produttore. Prima di analizzare l’andamento dei vari comparti si riporta la situazione imprenditoriale secondo i dati del Registro delle Imprese. Alla fine del terzo trimestre 2009 risultano iscritte al Registro della Camera di Com- IMPRESE AGRICOLE E TOTALE IMPRESE Situazione al 30/9/2009 IMPRESE AGRICOLE TOTALE IMPRESE Imprese agricole ogni 100 imprese della provincia Indice di composizione agricoltura sul totale regionale Indice di composizione totale imprese sul totale regionale Piacenza 6.141 28.974 21,2% 8,7% 6,7% Parma 7.024 43.416 16,2% 10,0% 10,1% Reggio Emilia 7.564 53.011 14,3% 10,7% 12,3% Modena 9.593 68.668 14,0% 13,6% 16,0% Bologna 10.703 88.256 12,1% 15,2% 20,5% Ferrara 9.246 34.920 26,5% 13,1% 8,1% Ravenna 8.971 38.189 23,5% 12,7% 8,9% Forlì-Cesena 8.533 40.781 20,9% 12,1% 9,5% Rimini 2.658 33.792 7,9% 3,8% 7,9% 70.433 430.007 16,4% 100,0% 100,0% 876.598 5.297.780 16,5% - - EMILIA-ROMAGNA ITALIA P E S C A AGRICOLTURA L’annata agraria 2009 è stata una delle peggiori annate degli ultimi anni, soprattutto per le coltivazioni frutticole e per le diverse coltivazioni erbacee fra cui in particolare i cereali. I redditi delle aziende agricole sono stati erosi ulteriormente non tanto dall’aumento dei costi di produzio- E A A GRICOLTURA E PESCA A G R I C O L T U R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Stock View (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Ateco 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 87 Camera di Commercio di Forlì-Cesena mercio di Forlì-Cesena 8.533 imprese agricole, che rappresentano il 12,1% delle imprese agricole della regione e il 20,9% delle aziende attive in provincia. In regione presentano valori superiori a quest’ultimo le province di Ravenna, Ferrara e Piacenza. La distinzione delle aziende agricole iscritte al Registro Imprese per natura giuridica rivela che in provincia di Forlì-Cesena l’85,4% è costituito da ditte individuali; l’incidenza è maggiore rispetto al dato regionale (84,9%), ma inferiore a quello nazionale (91,4%). La forma societaria è rappresentata in provincia per l’1,5% da società di capitali e per il 12,2% da società di persone; il restante 0,9% è costituito da consorzi e cooperative. Va segnalato che l’incidenza delle società di capitali nelle imprese agricole della provincia è superiore sia al dato regionale (1,1%) che a quello nazionale (1,1%). Se si confronta la struttura della natura giuridica delle imprese agricole col totale delle attività, in agricoltura si ha una netta prevalenza delle imprese individuali; tutto ciò IMPRESE PER NATURA GIURIDICA Situazione al 30/9/2009 Totale attività Agricoltura P E S C A Forlì-Cesena Società di capitale 13,4% 1,5% Società di persone 22,4% 12,2% Imprese individuali 62,0% 85,4% Altre forme TOTALE 2,2% 0,9% 100,0% 100,0% A G R I C O L T U R A E Emilia-Romagna IMPRENDITORI PER CLASSE DI ETA’ Situazione al 30/9/2009 Totale attività <30 anni 47,2% 28,9% 48,3% 69,1% 100,0% 100,0% 4,6% 2,7% 47,9% 28,2% TOTALE Società di persone 20,9% 13,1% Emilia-Romagna Imprese individuali 59,6% 84,9% <30 anni 2,1% 0,9% 100,0% 100,0% 30-49 anni 50 anni e oltre TOTALE Italia Società di capitale 17,0% 1,1% Italia Società di persone 17,4% 6,2% <30 anni Imprese individuali 63,3% 91,4% 2,3% 1,3% 100,0% 100,0% Altre forme TOTALE 2,0% 50 anni e oltre 1,1% TOTALE 4,6% 30-49 anni 17,5% Altre forme Agricoltura Forlì-Cesena Società di capitale Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 88 conferma che l’agricoltura è basata soprattutto sull’impresa diretto-coltivatrice a carattere famigliare. Dallo stesso Registro si possono rilevare informazioni anche sull’età degli imprenditori, elemento non secondario per valutare il ricambio e la propensione all’innovazione. Suddividendo questi ultimi per classe di età si possono individuare tre gruppi distinti in “giovani” (fino a 29 anni) “adulti” (dai 30 ai 49 anni) e “anziani” (50 anni e oltre). Il confronto con gli altri territori evidenzia una percentuale di giovani imprenditori agricoli pari al 2% in provincia, 2,7% in regione e 3,7% in Italia. Esaminando il complesso di tutte le attività economiche della provincia, i “giovani” rappresentano il 4,6% degli imprenditori, stessa proporzione si rileva a livello regionale (4,6%), mentre in Italia i “giovani” sono il 5,9%. L’incidenza di questa classe, sia in agricoltura che nel complesso delle attività economiche, è, anche per il 2009, in lieve calo rispetto allo scorso anno in tutti i territori analizzati. La classe intermedia, dai 30 ai 49 anni, rappresenta il 28,9% degli imprenditori agricoli della provincia, dato leggermente superiore a quello regionale (28,2%) e inferiore al nazionale 47,5% 69,1% 100,0% 100,0% 5,9% 3,7% 30-49 anni 49,7% 33,2% 50 anni e oltre 44,5% 63,1% 100,0% 100,0% TOTALE Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena (33,2%). Nel complesso delle attività tale classe rappresenta il 47,2% degli imprenditori forlivesi; la percentuale è di qualche punto inferiore rispetto al valore regionale e nazionale. In provincia il restante 69,1% è rappresentato da imprenditori agricoli appartenenti alla classe degli “anziani”, valore analogo a quello regionale (69,1%), ma superiore al dato nazionale (63,1%). Se si considerano tutte le attività, la percentuale di imprenditori con 50 anni e più in provincia è del 48,3%, in regione del 47,5% e in Italia del 44,5%. IMPRESE ATTIVE PER SETTORE Forlì-Cesena - 31/12/2009 Altri prodotti 2,4% PRODUZIONE LORDA VENDIBILE Forlì-Cesena - Annata 2009 Variazione su annata precedente per grandi comparti a prezzi costanti prezzi plv volume fisico COLTIVAZIONI ERBACEE -9,2% -12,8% -3,8% COLTIVAZIONI LEGNOSE -35,5% -34,9% +0,7% PRODOTTI ZOOTECNICI +6,6% +7,2% +0,6% TOTALE GENERALE -8,0% -8,3% -0,3% E revoli. Le difficoltà non hanno tuttavia frenato alcune interessanti iniziative volte ad incrementare e valorizzare la qualità ed il legame con il territorio di alcuni prodotti. A questo proposito si segnala la costituzione del “grano Romagnolo” e della “farina di grano Romagnolo”, le iniziative tecniche e promozionali a favore di vini DOC e DOCG, dell’olio d’oliva DOP, di frutta, ortaggi e derivati del latte (fra i quali spicca il “Formaggio di Fossa”). Per quanto riguarda le opportunità legate all’introduzione in provincia di prodotti agricoli ad impiego energetico, va rilevato che si è raffreddato l’entusiasmo iniziale dei produttori. Il comparto non è stato tuttavia abbandonato, nel 2009 alcuni agricoltori hanno attivato biodigestori aziendali ed hanno costruito impianti fotovoltaici per la produzione di energia verde. Queste iniziative, unite alle esperienze di coltivazione di colza ad impiego energetico, sono per ora modeste, ma potrebbero avere in futuro interessanti sviluppi. Per quanto riguarda l’andamento della produzione lorda vendibile il valore com- P E S C A Coltivazioni legnose Bovini, ovini, 19,0% caprini, suini 3,9% Pollame 36,8% Continuando nell’analisi dei dati strutturali, per il mercato fondiario continua il trend già in atto dal 2007, registrando un valore dei terreni agricoli in ulteriore ripresa, non tanto per la redditività delle attività agricole, quanto piuttosto per la ricerca di “beni rifugio” alternativi agli investimenti finanziari dopo le recenti vicende internazionali. Su questo fenomeno ha inciso anche la continua diminuzione di disponibilità di superfici agricole coltivabili destinate ad aree edificabili, a zone artigianali e industriali. La progressiva erosione dei prezzi di alcune importanti produzioni agricole, soprattutto per i cereali e per le coltivazioni frutticole, ha accentuato il diffuso disinteresse da parte delle giovani generazioni che si affacciano al mondo dell’impresa. Di conseguenza, è proseguita, anche nell’annata in esame, la tendenza all’invecchiamento degli imprenditori agricoli, come già rilevato dai dati del Registro delle Imprese. Le prospettive future non sono rosee per il settore: i produttori agricoli lamentano le difficoltà di competere in un mercato internazionale sempre più globalizzato, sul quale si vanno affacciando ogni anno nuovi competitori che operano in condizioni produttive nettamente più favo- Coltivazioni erbacee 20,0% A G R I C O L T U R A Uova 17,9% Fonti: Servizio Agricoltura e Spazio Rurale Amministrazione Prov.le Forlì-Cesena e Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 89 Camera di Commercio di Forlì-Cesena PRODUZIONE LORDA VENDIBILE IN AGRICOLTURA - FORLI’-CESENA INDICI CON VALORI A PREZZI CORRENTI (NON DEFLAZIONATI) 1996 1997 1998 1999 100,0 101,3 94,8 Cereali 100,0 82,8 Patate e ortaggi 100,0 97,3 COLTIVAZIONI LEGNOSE 100,0 95,8 119,8 COLTIVAZIONI ERBACEE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 90,5 98,7 109,8 112,4 120,6 124,4 110,5 83,2 89,7 89,7 98,7 92,3 87,9 97,8 115,4 135,1 157,5 107,5 105,3 2007 2008 2009 94,0 105,4 74,3 di cui: 86,2 100,2 93,5 106,8 86,8 106,8 153,6 120,2 100,2 91,5 96,8 107,5 69,2 92,7 114,6 143,8 108,9 166,4 136,1 101,9 137,2 142,2 172,4 111,9 di cui: - vite 100,0 113,3 176,7 180,0 163,3 156,7 116,2 142,0 161,4 148,4 135,5 142,0 122,6 122,6 - pesco e nettarine 100,0 89,3 107,8 59,2 104,1 132,0 94,0 182,3 120,3 80,8 141,0 137,2 191,7 PRODOTTI ZOOTECNICI 100,0 94,6 83,3 104,8 107,0 95,3 111,8 98,7 88,6 93,8 122,0 125,0 134,0 - bovini 100,0 105,3 105,3 100,0 100,0 100,0 101,9 101,9 81,5 81,5 91,7 81,5 71,3 81,5 - suini 100,0 94,2 74,5 67,0 59,6 63,3 55,9 59,6 52,1 - avicoli 100,0 93,2 89,0 81,5 107,1 106,5 88,6 108,8 96,8 84,9 85,5 125,1 123,2 135,2 - uova 100,0 100,0 96,4 92,8 117,1 110,8 116,9 136,1 115,1 106,4 125,6 153,5 172,7 183,2 TOTALE GENERALE 100,0 97,1 87,3 104,8 114,8 103,0 125,0 113,5 90,1 99,6 di cui: 96,8 78,8 67,3 71,2 100,0 78,2 97,7 98,8 117,4 128,1 111,8 Fonti: Servizio Agricoltura Amm.ne provinciale Forlì-Cesena, Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena A G R I C O L T U R A E P E S C A PRODUZIONE LORDA VENDIBILE IN AGRICOLTURA - FORLI’-CESENA INDICI CON VALORI A PREZZI DEFLAZIONATI 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2009 100,0 99,5 91,5 86,0 91,5 99,1 98,8 103,7 104,9 91,6 67,6 75,1 81,6 57,1 Cereali 100,0 81,3 86,6 85,2 91,5 77,8 88,1 80,4 90,1 72,0 86,8 122,7 93,0 77,0 Patate e ortaggi 100,0 95,5 89,2 83,5 90,7 104,1 118,8 135,4 90,6 87,3 74,4 83,2 53,2 COLTIVAZIONI LEGNOSE 100,0 94,1 115,7 84,4 111,5 113,6 133,5 86,0 COLTIVAZIONI ERBACEE 2003 di cui: 88,1 106,2 129,7 95,8 143,1 114,8 77,4 di cui: - vite 100,0 111,3 170,6 171,1 151,4 141,4 102,2 122,1 136,1 123,1 110,2 113,5 94,9 94,3 - pesco e nettarine 100,0 87,8 104,1 56,3 96,6 119,2 82,7 156,8 101,5 67,0 114,6 109,7 148,4 76,6 PRODOTTI ZOOTECNICI 100,0 92,9 87,0 79,2 97,2 96,6 83,8 96,2 83,2 73,4 76,3 97,5 96,7 103,0 - bovini 100,0 103,4 101,7 95,0 92,7 90,3 89,6 87,6 68,8 67,6 74,6 65,2 55,2 62,7 - suini 100,0 64,0 66,0 90,3 68,8 64,0 56,5 49,4 51,5 44,6 46,1 40,1 - avicoli 100,0 91,5 85,9 77,4 99,3 96,1 78,0 93,5 81,7 70,4 69,5 100,0 - uova 100,0 98,2 93,1 88,2 108,6 100,0 102,8 117,0 97,1 88,2 102,1 122,7 133,6 140,8 TOTALE GENERALE 100,0 95,1 93,8 82,9 95,8 81,0 di cui: 92,6 76,2 97,2 103,6 90,6 107,5 80,3 93,8 95,4 103,9 99,1 85,9 Fonti: Servizio Agricoltura Amm.ne provinciale Forlì-Cesena, Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 90 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Per quanto riguarda l’andamento meteorologico, le precipitazioni, registrate nel periodo gennaio-marzo, per quanto superiori alla media, non hanno pregiudicato l’emergenza delle colture a semina primaverile né lo sviluppo vegetativo di quelle E Nel complesso il valore della produzione agricola è diminuito, nel 2009, dell’8,3%; tale diminuzione è imputabile quasi esclusivamente alla forte contrazione dei prezzi alla produzione. Il calo è risultato a carico soprattutto delle produzioni vegetali: più vistoso per le produzioni arboree, il cui valore complessivo è sceso del 34,9% rispetto al 2008, con punte vicine al 50% per pesche e actinidia. Anche per le coltivazioni erbacee si sono riscontrate grosse difficoltà nonostante la buona qualità delle produzioni. I cali più vistosi si sono avuti per i cereali, soprattutto il frumento, con diminuzioni del valore complessivo di oltre il 20%. Nel comparto delle coltivazioni erbacee solo le foraggere e qualche orticola presentano segni positivi. Per quanto riguarda la zootecnia, il valore complessivo delle produzioni risulta in aumento (+7,2%), per l’effetto combinato dell’aumento dei prezzi (+6,6%) e del volume fisico (+0,6). All’interno del comparto l’aumento è dovuto soprattutto al buon andamento delle produzioni avicunicole (+8,3% l’aumento del valore complessivo della produzione sia di carne che di uova), mentre continuano a registrare difficoltà alcune voci della zootecnica “pesante”, fra cui soprattutto i suini: gli incassi complessivi delle aziende suinicole sono diminuiti, nel corso del 2009, dell’8,8%. La gravità della situazione dell’agricoltura si coglie appieno se si analizza l’andamento in un arco sufficientemente lungo. Dal 1996 al 2009, la produzione agricola nel suo complesso, considerata a prezzi correnti, cioè a valori non deflazionati, è aumentata dell’11,8%, ma con una situazione alquanto differenziata fra i tre comparti. Quello delle coltivazioni erbacee risulta pesantemente diminuito (-25,7%), mentre le coltivazioni legnose registrano un aumento dell’11,9%, vicino alla m e d i a dell’intero settore agricolo. Il solo settore che regge nel lungo periodo è quello zootecnico (+34%), soprattutto per la buona performance del settore avicolo. Nello stesso arco di tempo, se si depura il valore della produzione agricola della perdita del potere d’acquisto secondo le variazioni dell’indice dei prezzi al consumo registrato dall’Istat (+30,1% dal 1996 al 2009), il valore complessivo della produzione agricola del 2009 è nettamente inferiore a quello del 1996 di ben 14,1 punti percentuali, così differenziato: coltivazioni erbacee -42,9%, coltivazioni legnose -14% mentre le produzioni zootecniche presentano un aumento del 3%. A G R I C O L T U R A plessivo della produzione provinciale è stato di 585 milioni di euro. Tale valore è stato realizzato dalle aziende agricole della provincia sulla base delle stime fatte congiuntamente all’Assessorato Provinciale all’Agricoltura e dei prezzi alla produzione rilevati nel corso dell’anno dall’Ufficio Prezzi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena. La PLV così calcolata risulta distribuita nei tre grossi comparti: 117 milioni di euro (pari al 20%) sono relativi alle coltivazioni erbacee, 111 milioni alle produzioni frutticole (il 19%) e 357 milioni di euro all’intero settore zootecnico (pari al 61% del totale della produzione provinciale). P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 91 Camera di Commercio di Forlì-Cesena in atto, seminate nell’autunno 2008. Infatti nei primi 3 mesi sono caduti 65,7 mm di acqua in più rispetto alla media climatica. Il ciclo vegetativo di tutte le specie coltivate è proceduto pertanto regolarmente. I mesi di aprile, maggio e tutto il periodo estivo, sono stati caratterizzati da minori precipitazioni e da un andamento stagionale asciutto, intercalato da piogge sparse, saltuarie e di breve durata. Ottimali, quindi, le condizioni metereologiche al momento della trebbiatura dei cereali a ciclo autunnale-primaverile (grano, orzo, avena) e delle specie a ciclo primaverile-autunnale (sorgo, mais, girasole). Il protrarsi della stagione asciutta, o comunque le poche piogge autunnali decisamente insufficienti a disporre i terreni nelle condizioni necessarie per una buona lavorazione, hanno costretto gli operatori a rinviare l’inizio delle semine autunnali, rispetto al periodo ottimale. Le semine sono state spostate in novembre a causa di un ottobre molto piovoso (130,9 mm), e si sono concluse entro la fine del mese. In sintesi, l’andamento climatico dell’annata 2009 è decorso in modo favorevole al conseguimento di produzioni di buona qualità (aspetto sul quale ha influito positivamente anche la presenza contenuta di crittogame e artropodi parassiti) sia per le colture erbacee che per le arboree, mentre le rese unitarie sono risultate in prevalenza più basse della media. Tendenzialmente modesta la pezzatura dei frutti penalizzata sia dalla siccità estiva che dal comportamento dei frutticoltori scoraggiati, nell’esecuzione delle cure colturali e degli apporti nutritivi ai frutteti, dall’insoddisfacente andamento dei prezzi dei prodotti. Dopo l’impennata del 2008, i prezzi dei principali “mezzi tecnici” per l’agricoltura hanno subito un sensibile ridimensionamento, per riportarsi, con l’eccezione dei fitofarmaci, a livelli analoghi a quelli della campagna agraria 2007. Secondo l’ISMEA, con riferimento al mese di novembre, i prezzi dei mezzi di produzione sono diminuiti nell’ultimo anno del 4,6%. Il forte rallentamento della domanda sui mercati internazionali, come conseguenza della crisi economica che ha colpito nel corso dell’anno anche i paesi emergenti (principali consumatori di questi prodotti), unito alla vistosa riduzione dei prezzi delle materie prime e dei semilavorati (fosforiti, fosfati di ammonio, ecc.) 140 35,0 120 30,0 100 25,0 80 20,0 60 15,0 40 10,0 20 5,0 0 Gennaio Febbraio Pluviometria Climatica Marzo Aprile Maggio Pluviometria Annata 2009 Giugno Luglio Min. Climatiche Agosto Max Climatiche Fonte: Arpa Regione Emilia-Romagna Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 92 Settembre Ottobre Novembre Dicembre Min. Annata 2009 Temperature °C Precipitazioni (mm) A G R I C O L T U R A E P E S C A ANDAMENTO CLIMATICO - Piovosità e temperature mensili 0 Max Annata 2009 I dati climatici si riferiscono alla media del periodo 1991 - 2005 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena nonché dei prodotti energetici (derivati petrolio in particolare), ha fatto sì che i prezzi dei concimi, che nel 2008 avevano subito incrementi medi del 30% ed oltre, siano rientrati esattamente nei valori del 2007. I prezzi unitari dei mangimi per la zootecnia, che nel 2008 avevano raggiunto quotazioni decisamente elevate, hanno subito nel 2009 una riduzione valutabile intorno al 25%. Tale riduzione di prezzo dipende dal forte ridimensionamento delle quotazioni di mercato di grano e cereali zootecnici, iniziato già a partire dal raccolto 2008 e proseguito per tutto il 2009. Questa diminuzione, pur rendendo un po’ meno precaria la situazione, non è stata tuttavia sufficiente a rendere attivi i bilanci degli allevamenti, penalizzati ancora da un mercato scarsamente ricettivo per la maggioranza delle specie allevate, ad eccezione del comparto avicolo che ha usufruito, invece, di quotazioni favorevoli. A seguito della progressiva diminuzione dei prezzi del greggio, iniziata a partire dalla fine dell’anno precedente e proseguita nel 2009, anche le quotazioni dei carburanti per agricoltura hanno subito un notevole ridimensionamento. Sono apparsi in controtenden- za i soli prodotti fitosanitari con aumenti fra il 3 e il 4%. Per quanto riguarda le superfici, dopo l’exploit della campagna cerealicola 2008, nel corso della quale si era rilevata una sensibile espansione delle superfici investite a grano tenero e duro (+20% rispetto alla precedente annata), il raccolto 2009 ha riportato tali superfici al livello delle medie tradizionali con una riduzione valutabile intorno al 20%. Da rilevare, nell’anno, un sensibile incremento del grano duro. Netta la contrazione delle superfici ad orzo sostituito, nelle aree collinari, dalla medica. Rispetto al 2008 fra le colture erbacee primaverili principali sono apparse in netta diminuzione le superfici investite a mais, peraltro di scarso rilevo nella nostra provincia, stazionarie quelle investite a sorgo, in leggero incremento le coltivazioni di girasole. Rimangono invariate rispetto al 2008 le già modeste superfici ad orzo primaverile, favino e pisello proteico. In diminuzione la superficie investita a colza. E’ proseguita nel 2009, invece, l’espansione della superficie a colture portaseme e ad orticole in pieno campo a destinazione industriale, quali pomodoro, spinacio, fa- PREZZI MEDI DI ALCUNI MEZZI DI PRODUZIONE euro/tonnellata 400,00 P E S C A 380,00 360,00 340,00 320,00 300,00 E 260,00 240,00 220,00 200,00 180,00 160,00 140,00 120,00 100,00 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 anni mangime completo per pollo da carne (*) mangime completo per galline ovaiole (*) mais nazionale (**) A G R I C O L T U R A prezzi medi 280,00 (*) Valutazioni indicative delle Associazioni delle imprese produttrici di alimenti per animali sulla base delle medie annue dei principali componenti degli alimenti per animali rilevati nelle Borse di Milano e Bologna, in sacchi da 50 kg. resi franco magazzino del venditore. (**) Rilevazioni settimanali sulla piazza di Forlì Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 93 A G R I C O L T U R A E P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 94 giolino, patata e cipolla. Invariata, rispetto all’ultimo biennio, la superficie coltivata ad orticole specializzate. Ridotta a poco più di 300 ha, localizzati tutti nel comprensorio cesenate, la superficie investita a fragola penalizzata quest’anno da produzioni modeste e da prezzi al produttore non remunerativi Per le coltivazioni arboree, dopo la sosta del 2008, sono ripresi, sia pure per ora in misura modesta rispetto a quanto verificatosi nelle precedenti annate, gli abbattimenti senza rimpiazzo sia di pesche tradizionali che di nettarine. La ripresa degli espianti, al momento abbastanza contenuta, è da imputarsi principalmente al crollo delle quotazioni al produttore verificatosi nel corso della campagna agraria 2009 dopo i buoni prezzi realizzati nella precedente annata. In assenza di un’auspicabile inversione di tendenza del mercato, la ripresa degli abbattimenti potrebbe portare, nei prossimi anni, un ulteriore e grave depauperamento di una produzione altamente specializzata che ha costituito per decenni un vanto della nostra provincia per l’alta professionalità dei produttori locali. Migliore la situazione nel comparto delle pomacee, in particolare del melo, per il quale è proseguito, sia pure in misura ridotta rispetto al 2008, l’impianto di nuove cultivar (Modi e Pink Lady) promosso dalle cooperative ortofrutticole provinciali. Per queste due nuove varietà la reazione dei consumatori è stata positiva. Sono stati realizzati, inoltre, nuovi impianti di actinidia delle varietà di “Kiwi giallo”. Pressoché invariate, rispetto al 2008, le superfici investite a vite da vino; anche se nel corso dell’annata si sono verificati alcuni abbattimenti senza sostituzione. In ulteriore incremento la superficie investita ad olivo che, nelle zone pedecollinari e di bassa collina, si sta rivelando di notevole interesse. Per le avversità fitopatologiche, l’andamento climatico prevalentemente asciutto della maggior parte dell’anno ha ostacolato lo sviluppo delle crittogame parassite sulla quasi totalità delle colture erbacee ed arboree rendendo meno necessari gli interventi di difesa. Per la vite, i normali trattamenti sono stati adeguati per portare alla vendemmia un prodotto sano e di ottima qualità, esente da danni diretti ed indiretti da Peronospora, Oidio e Botrite. La pressione della ticchiolatura delle Pomacee è stata nettamente inferiore a quella riscontrata nel 2008: il normale ciclo di interventi è stato sufficiente a difendere adeguatamente la produzione. Analoga a quella delle suddette colture la situazione fitosanitaria delle orticole per i parassiti fungini, ad eccezione della cipolla da seme, che ha riscontrato notevoli problemi per il controllo della peronospora, nonostante l’uso di principi attivi diversi di recente immissione in commercio. A questo andamento generalmente positivo, ha fatto eccezione il grano duro, specie se ristoppiato, e saltuariamente anche quello tenero, interessato da diffusi attacchi di “mal del piede”, riducendone le produzioni in modo determinante. Per quanto concerne gli artropodi, la presenza di insetti ed acari è stata modesta sia sulle colture erbacee che arboree, ivi compresa quella di Cydia molesta e di Ricamatori, che nel 2008 avevano arrecato ingenti danni alla produzione peschicola. Di maggior rilievo, gli attacchi di Cydia funebrana sui susini e di Carpocapsa sulle pomacee; in entrambi i casi ben controllati con l’impiego di alcuni formulati specifici a bassa tossicità. Forti Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena difficoltà si sono riscontrate, invece, per il controllo degli aleurodidi, presenti su diverse specie di orticole, in particolare sedani e cavoli. Da segnalare, infine, su alcuni vigneti, specie di collina, la presenza di Cocciniglia, fitofago parassita che, ricomparso da pochi anni, costituisce un problema non indiffe- rente nella vicina provincia di Ravenna ed appare attualmente in fase di espansione anche nella nostra provincia. In conclusione, con le poche eccezioni citate, il 2009 si è presentato, dal punto di vista fitosanitario, decisamente positivo. Prezzi medi alla produzione 1991-2009 4,00 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 90 91 92 93 94 95 96 97 Actinidia 98 99 00 Fragole P. C. 01 02 03 Fragole Serra 04 05 06 07 08 09 Ciliegie Prezzi medi alla produzione 1991-2009 0,60 0,50 0,40 P E S C A 0,30 0,20 0,10 0,00 90 91 92 93 94 95 96 97 98 00 Pere 01 02 03 04 05 06 07 08 09 02 03 04 05 06 07 08 09 Mele Prezzi alla produzione 1991-2009 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 90 91 92 93 94 95 Pesche normali 96 97 98 Albicocche 99 00 01 Pesche nettarine A G R I C O L T U R A E Cachi 99 Albicocche Fonte: Ufficio Prezzi - Camera Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 95 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Per quanto riguarda le produzioni, l’andamento stagionale che ha accompagnato tutto il ciclo vegetativo e la trebbiatura, ha consentito di conseguire, per il grano tenero, produzioni di buon livello qualitativo. Sul grano duro si è riscontrata, invece, un’elevata percentuale di cariossidi bianconate. La scarsità di piogge dei mesi primaverili e le elevate temperature verificatesi a decorrere dal mese di maggio, viceversa, hanno influito negativamente sulle rese unitarie sia per il grano che per l’orzo. Tali rese si sono rivelate, in special modo nei terreni asciutti di collina, nettamente inferiori a quelle del 2008. Tutto il prodotto è risultato di buona qualità; con pesi specifici non elevati e sensi- POLLO BIANCO PESANTE - PREZZI MEDI 1,50 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Medie mensili 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Media annua UOVA SELEZIONATE pezzatura L euro/100 PZ 11,00 10,00 9,00 P E S C A 8,00 7,00 6,00 5,00 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Media annua E Medie mensili A G R I C O L T U R A TACCHINI maschi pesanti PREZZI MEDI 2,00 1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Medie mensili 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Media annua Fonte: Ufficio Prezzi - Camera Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 96 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 E A G R I C O L T U R A con punte di 100, contro i 60-65 della precedente annata. I prezzi al produttore, per le specie sopra citate, hanno conosciuto un andamento altalenante: valori leggermente superiori rispetto alla “chiusura” 2008, nei primi mesi dell’anno, parziale cedimento in corrispondenza del nuovo raccolto e modesta ripresa Le quotazioni di mercato del grano tenero a fine 2009. e duro, che già da dicembre 2008 avevano Le produzioni di girasole non sono state evidenziato un forte ridimensionamento ri- elevate attestandosi in media sui 25-27 ql/ spetto alla media precedente, hanno subito Dicembre 2009 Gennaio 2009 Luglio2009 un’ulteriore diminuzione in gennaio e nei €/ql €/ql €/ql mesi successivi. Le quotazioni dell’orzo si sono invece mantenute, con modeste oscil- Mais 12,50-12,60 12,20-12,30 13,40-13,50 lazioni, ai livelli raggiunti a dicembre 2008, nazionale nettamente inferiori alla media della prece- Sorgo di dente campagna, con riferimento ai prezzi produzio13,0-13,2 11,3-11,5 13,3-13,5 ne locale medi sulla piazza di Forlì: La dinamica dei prezzi che ha caratterizzato il mercato cerealicolo 2009 ha scoraggiato ha. I prezzi liquidati ai produttori hanno raggiunto la quota di 21-22 €/ql. Gennaio 2009 Luglio2009 Dicembre 2009 Decisamente deludenti le produzioni unita€/ql €/ql €/ql rie dei pochi ettari coltivati a colza: (15-20 Grano ql/ha) e altrettanto insoddisfacenti i prezzi tenero di 17,2-17,7 16,8-17,2 16,9-17,3 al produttore (27-28 €/ql). Il forte ridimenforza sionamento delle quotazioni al produttore, Grano verificatosi alla vigilia delle semine, e le intenero 17,0-17,5 15,80-16,10 15,80-16,10 certezze sulla futura evoluzione di questo speciale (bianco) specifico mercato, hanno ridotto le semine autunnali 2009 a poche decine di ettari. Grano tenero fino 15,80-16,10 14,7-15,10 14,4-14,7 Nel comparto delle colture orticole specia(rosso) lizzate, i prezzi al produttore si sono manGrano tenuti per quasi tutto l’anno, tranne poche 19,10-19,6 23,5-23,8 18,0-18,20 duro eccezioni, su livelli decisamente insoddisfacenti. Una modesta ripresa, che ha interesOrzo 12,9-13,2 12,3-12,5 12,9-13,10 sato alcuni prodotti nel periodo settembrei coltivatori dopo l’ottimismo suscitato dai ottobre, per la sua evidente breve durata, buoni risultati commerciali delle campagne ha inciso poco sui ricavi medi annuali degli 2007 e 2008. orticoltori. Con riferimento alle colture primaverili, le La produzione delle colture foraggere, la cui colture erbacee a raccolta autunnale, con superficie è in aumento rispetto al 2008, sol’eccezione del sorgo, sono state penalizza- prattutto nelle zone collinari, è stata penate dalle ritardate semine per le difficoltà di lizzata dalla siccità estiva. Nonostante i tre lavorazione dei terreni siccitosi, dalla catti- sfalci effettuati (contro i due in media del va preparazione degli stessi letti di semina e 2008), lo scarso sviluppo vegetativo delle dalla scarsità di piogge nel periodo estivo- piante ha prodotto quantitativi unitari inautunnale. Le produzioni unitarie di mais feriori a quelli della precedente annata. In in coltura asciutta, tecnica prevalente nella compenso i prezzi al produttore del fieno di nostra provincia rispetto a quella irrigua, si medica imballato sono stati soddisfacenti già sono attestate sui 50-60 ql/ha; quelle degli a partire dal primo sfalcio; successivamente appezzamenti irrigui hanno raggiunto i 70- sono aumentati fino a raggiungere livelli de80 ql/ha. Il sorgo da granella ha dato rese cisamente interessanti in dicembre. di ottimo livello e nettamente superiori a Passando alle colture arboree, per quanto quelle del 2008, con medie di 80-85 ql/ha e riguarda la vite da vino, la superficie è sta- P E S C A bilmente inferiori, specialmente per l’orzo, a quelli dell’annata precedente: da 76 a 78 per frumento tenero e duro e da 63 a 65 per l’orzo. Di buon livello, ed in linea con quelli rilevati nel biennio precedente, i tenori proteici: per il grano superiori al 12% su oltre l’85% del prodotto raccolto. 97 A G R I C O L T U R A E P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 98 ta pressoché invariata rispetto allo scorso anno, e la coltura è stata favorita dall’andamento climatico e dall’assenza di patologie significative fornendo un prodotto sano e di ottima qualità. Anche la resa di uva per ettaro, con la tradizionale differenziazione fra vigneti collinari e vigneti di pianura, è apparsa più che soddisfacente e superiore di circa il 10% a quella della vendemmia 2008. I vigneti DOC hanno prodotto in media 9095 ql/ha nelle zone collinari e 130-135 ql/ha in quelli di pianura. Questi risultati positivi non sono stati tuttavia confortati da un’equa remunerazione per i produttori. Il mercato dei vini, infatti, già in difficoltà nel 2008, è stato penalizzato da un ulteriore rallentamento della richiesta evidenziando quotazioni inferiori del 20-25%. Anche le colture frutticole, a seguito dell’andamento stagionale tendenzialmente asciutto e favorite dalla pressoché totale assenza di attacchi parassitari, hanno fornito prodotti sani e di ottima qualità. Contrariamente a quanto avvenuto per la vite, la carenza di piogge ha influito negativamente sulla pezzatura dei frutti che sono apparsi in prevalenza di modeste dimensioni e, quindi, sulle rese per ettaro, attestatesi su valori medio-bassi. I prezzi realizzati dai produttori frutticoli sono stati in generale deludenti: per il mercato di pesche e nettarine i prezzi hanno raggiunto livelli inferiori ai costi di produzione. Per l’olivo la resa unitaria della campagna 2009 è stata nettamente superiore alla media: 45-50 ql/ha. Ottima anche la qualità delle drupe per la totale assenza di Dacus. La resa media in olio delle olive si è attestata intorno al 15%. Dal punto di vista economico anche questa produzione ha risentito negativamente della crisi generale dei con- sumi che ha interessato il mercato dell’olio di oliva, provocando una recessione delle quotazioni del prodotto di circa del 30% rispetto ai valori precedenti. Passando all’analisi delle produzioni zootecniche, per quanto riguarda i bovini, il patrimonio delle vacche da latte è sempre stato, nella nostra provincia, di modeste dimensioni. Negli ultimi anni, inoltre, la riduzione del numero dei capi e la chiusura delle stalle di piccole dimensioni sono state costanti. Le cause principali di questo andamento sono da ricercarsi per un verso nella scarsa remuneratività del latte, prodotto quasi esclusivamente per consumo fresco, e dall’altro nel clima secco che rende i nostri terreni poco adatti a supportare tale tipo di allevamento. Il prezzo del latte alla stalla, nel 2009, ha registrato una flessione solo parzialmente compensata dai minori costi di produzione dovuti al consistente calo del prezzo dei mangimi. Per migliorare il reddito, diversi produttori hanno installato distributori automatici di latte fresco in alcuni punti del territorio urbano. Resta sostanzialmente invariato il patrimonio provinciale di bovini da carne, costituito, per circa il 70%, da capi di Razza Romagnola e per il rimanente 30% da Limousine e Pezzata Rossa. Anche i bovini da carne vengono allevati quasi esclusivamente nelle zone di alta collina e montagna, zone in cui la possibilità di pascolo per 6-7 mesi all’anno permette di contenere i costi di produzione. I prezzi dei vitelli da ristallo, che rappresentano la maggior parte del prodotto provinciale, hanno subito, durante il 2009, una costante diminuzione, attestandosi su valori non remunerativi, condizionati soprattutto dalle offerte degli ingrassatori meglio organizzati, a scapito dell’anello più debole della filiera. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 PESCA Nel Mercato Ittico di Cesenatico nell’anno 2009 sono stati commercializzati 21.815 ql di prodotto per un valore di € 7.031.829. Da tali dati emerge, rispetto all’anno precedente, una diminuzione del 5,7% della quantità e dello 0,6% del fatturato. Il prezzo medio delle transazioni registrato nel 2009 ammonta ad euro 3,22 €/Kg, superando, seppur di poco, il buon livello dell’anno precedente (pari a 3,06 €/kg). La domanda di prodotto si è mantenuta su ottimi livelli durante tutto il periodo e ha permesso di mantenere un buon prezzo medio. Da segnalare l’abbondanza del pescato nei mesi di maggio, giugno, luglio e settembre con la riapertura della pesca E La provincia di Forlì-Cesena, con un patrimonio di 3 milioni e 380 mila galline ovaiole è una delle principali aree di produzione italiana di uova da consumo; infatti nel 2009 si sono prodotte poco meno di 950 milioni di pezzi di uova. Il prezzo, per il terzo anno consecutivo, è risultato in deciso aumento con una lieve diminuzione nelle ultime settimane: la media del 2009 è risultata superiore a quella del 2008 dell’8,3%. Per i conigli sono ulteriormente diminuite le quantità rispetto al 2008, di quasi il 6% a causa del proseguimento della chiusura degli allevamenti di piccola dimensione. I prezzi, partiti da ottimi livelli all’inizio del 2009 hanno subito una brusca flessione in aprile per poi risalire decisamente nella seconda parte dell’anno. Mediamente nel 2009 i prezzi sono aumentati del 10,1%. Ulteriore diminuzione per la consistenza dei colombi, i cui prezzi sono aumentati del 7,2% nel corso del 2009. A G R I C O L T U R A Per gli allevatori di suini, dopo quasi 3 anni di delusioni, anche il 2009 si è rivelato negativo, pur in presenza di una diminuzione dei costi dei mangimi. Solo le aziende meglio organizzate e con problemi sanitari contenuti hanno realizzato utili modesti che non ripianano le perdite precedenti. Il patrimonio provinciale e le quotazioni degli ovini non sono variati rispetto al 2008. Rimane decisamente insoddisfacente il prezzo del latte che rappresenta circa il 50% della produzione provinciale, mentre il prodotto trasformato ha realizzato discrete quotazioni. Il modesto miglioramento della redditività è dovuto esclusivamente ai minori costi di alimentazione. La produzione avicola provinciale è composta da tre voci principali: pollo da carne, tacchino e uova da consumo fresco. La produzione del pollo da carne è lievemente diminuita nel corso del 2009, attestandosi attorno ai 13 milioni di capi presenti in allevamento e con una produzione annua di oltre 57 milioni di capi. Il prezzo per i produttori è stato remunerativo per i primi sette-otto mesi dell’anno, poi, per eccesso di produzione e non conseguente aumento dei consumi, le quotazioni sono diminuite fino a raggiungere, a fine anno, valori di poco superiori a 0,70 euro/ kg. Nel complesso dell’anno 2009 il prezzo è diminuito, rispetto al 2008, dello 0,9%. I costi di produzione sono risultati in diminuzione soprattutto per effetto del calo del prezzo dei cereali. Diminuita anche la produzione di tacchini attestatasi, nel corso del 2009, a poco meno di 1 milione e 900 mila capi. Il prezzo ha subito lo stesso andamento di quello del pollo con una diminuzione, rispetto al 2008, di oltre il 5%. P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 99 Camera di Commercio di Forlì-Cesena dopo il fermo biologico. Gli acquirenti del Mercato Ittico di Cesenatico, composto da grossisti, ristoratori e dettaglianti, ha riconfermato, nel corso dell’intero periodo, il proprio interesse verso il pescato della marineria. La produzione può essere suddivisa in tre macro categorie: pesci, molluschi e crostacei. In particolare i pesci rappresentano il 69,1% del quantitativo pescato e il 37% del fatturato, i crostacei il 17,3% del pescato e il 40% dell’introito e infine i molluschi il 13,6% del prodotto commercializzato e il 23% del fatturato totale. In particolare, tra le principali tipologie, nel 2009 sono stati registrati i seguenti quantitativi di prodotto: Sgombri (15.285 kg), Tonni (16.339 kg), Bobe (1.928 kg), Caponi (17.534 kg), Ghiozzi (32.522 kg), Merluzzi (21.110 kg), Palamite (17.145 kg), Saraghi (8.269 kg), Sogliole (18.415 kg), Suri (40.766 kg), Triglie (201.979 kg), Polpi (1.087 kg), Canocchie (325.688 kg), Scampi (5.231 kg), Alici (580.823 kg), Sarde (229.455 kg), Cefali (174.607 kg), Moli (32.125 kg), Calamari (7.647 kg), Seppie (87.319 kg), Mazzancolle (21.048 kg), Lumachine (43.685 kg), Murici (138.224 kg). Il prodotto è di buona qualità e garantito mediante l’adozione di protocolli di igiene e qualità. Per quanto riguarda le prospettive del settore si segnalano le preoccupazioni degli operatori in vista dell’entrata in vigore della normativa che prevede dimensioni minime delle maglie da pesca maggiori di quelle attualmente consentite: ciò porterà sicuramente ad una drastica diminuzione del pescato1. P E S C A QUANTITA’ E VALORE DELLA PESCA NEL MERCATO ITTICO DI CESENATICO A G R I C O L T U R A E PERIODO VAR % SU PERIODO PRECEDENTE QUANTITA’ (qli) VALORE IN EURO quantità valore Anno 1997 29.679 4.176.803 Anno 1998 23.458 3.702.169 -21,0 -11,4 Anno 1999 25.371 3.952.284 +8,2 +6,8 Anno 2000 23.699 4.621.317 -6,6 +16,9 Anno 2001 17.145 5.575.227 -27,7 +20,6 Anno 2002 15.376 4.676.466 -10,3 -16,1 Anno 2003 15.149 5.516.352 -1,5 +18,0 Anno 2004 22.019 6.507.940 +45,3 +18,0 Anno 2005 30.539 8.693.424 +38,7 +33,6 Anno 2006 25.653 7.356.681 -16,0 -15,4 Anno 2007 23.339 7.131.270 -9,0 -3,1 Anno 2008 23.136 7.076.309 -0,9 -0,8 Anno 2009 21.815 7.031.829 -5,7 -0,6 N.B.: sono esclusi i quantitativi provenienti da altri mercati Fonte: Gesturist Cesenatico spa su dati del Mercato Ittico di Cesenatico Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1 Per altre considerazioni sul settore si veda anche il paragrafo sulla pesca nel capitolo “Cooperazione” del presente Rapporto 100 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Il panorama economico internazionale, descritto approfonditamente in appendice a questo rapporto, è stato segnato da una lunga fase di contrazione che si è via via rivelata la più severa recessione dagli anni Trenta. Mentre nei primi mesi l’economia mondiale ha continuato a decrescere a ritmi sostenuti, a partire dalla seconda metà dell’anno alcuni segnali di ripresa sono venuti dai principali paesi emergenti, e si sono lentamente propagati anche alle economie più sviluppate. Le stime per i prossimi mesi stilate da istituti di ricerca e da organismi internazionali prevedono comunque il perpetrarsi di tassi di crescita modesti ed altalenanti per le aree economiche più importanti. A fine anno, l’OCSE ha stimato che il PIL mondiale del 2009 sia arretrato dell’1,7% rispetto all’anno precedente; a trascinare verso il basso sono state le principali aree sviluppate (Giappone, Eurozona e Stati Uniti). Per il 2010 si prevede invece una crescita (in media del 3,4%) trainata prevalentemente dai paesi emergenti; questa previsione è stata ritoccata al rialzo nelle prime settimane dell’anno. In generale il 2009 è stato caratterizzato da alcuni fattori di forte criticità, quali la netta contrazione del commercio internazionale e MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Produzione, fatturato e ordinativi variazioni riscontrate al 30/9/2009 negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti SETTORE DI ATTIVITÀ PRODUZIONE a volume fisico FATTURATO a valori correnti ORDINI DAL MERCATO INTERNO ORDINI DAL MERCATO ESTERO Alimentare +2,4 +3,6 +1,0 +0,4 Confezioni -9,9 -12,4 -10,7 +0,7 Calzature -11,0 -11,8 -15,3 -14,6 Legno e mobili -0,8 -13,8 -15,0 -7,2 Chimica e plastica -12,9 -12,2 -11,9 -1,5 Metalmeccanico -18,7 -18,8 -20,8 -10,4 Altre industrie -9,4 -11,1 -9,5 -6,7 Manifatturiero -10,1 -11,9 -13,2 -6,7 M A N I F A T T U R I E R A I I NDUSTRIA MANIFATTURIERA I N D U S T R I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Media delle variazioni riscontrate per singolo trimestre rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 101 Camera di Commercio di Forlì-Cesena gli enormi disavanzi dei bilanci pubblici dei principali paesi, dovuti all’adozione di politiche economiche di rilancio dell’economia, di sostegno alla finanza e di tutela delle fasce deboli. Non manca qualche segnale di cauto ottimismo, legato al rimbalzo dei mercati finanziari e all’incremento negli indici di fiMANIFATTURIERO - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione +25 +20 +15 +10 +5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 I N D U S T R I A MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento 102 stazionarietà 2° trim 2009 3° trim 2009 diminuzione ducia degli investitori, degli imprenditori e dei consumatori; la grande incognita rimane, tuttavia, la reazione delle economie sviluppate all’ormai imminente riduzione delle straordinarie politiche di stimolo messe in campo da governi ed autorità monetarie dall’autunno 2008. Le massicce iniezioni di liquidità da parte delle maggiori banche centrali hanno avuto un impatto significativo non soltanto sulle borse (che dai minimi di marzo hanno recuperato buona parte delle perdite accumulate nel corso del 2008), ma anche sui prezzi delle materie prime. Il prezzo del petrolio, che ad inizio anno è partito da una quota attorno ai 50 dollari, è lentamente cresciuto nel 2009 fino a chiudere fra i 70 e gli 80 dollari al barile, sostenuto dalla vivacità della domanda cinese nonostante la debolezza dei consumi statunitensi.Anche i prezzi delle materie prime non energetiche hanno registrato un trend positivo. Ripercussioni sensibili su importanti comparti manifatturieri possono derivare dal rincaro di alcune materie prime quali i metalli industriali (rame e alluminio) e gli alimentari (tè, zucchero). E’ degno di nota anche il rialzo del prezzo dell’oro, che ha chiuso l’anno a 1.200 dollari l’oncia. Anche l’andamento delle materie prime nel medio periodo rimane un’incognita dato che l’attuale rialzo non è dovuto all’incremento della domanda industriale, quanto piuttosto all’accumulazione di scorte da parte della Cina e ad altri fattori prettamente speculativi. Sempre secondo le stime dell’OCSE, nei paesi della zona Euro si è verificato un calo del prodotto interno lordo attorno al 4%, risultato peggiore rispetto alla performance statunitense; le previsioni di crescita per il 2010 sono dello 0,9%. Per quanto riguarda le valute, l’euro ha recuperato buona parte delle precedenti perdite nei confronti del dollaro, ma senza ritornare a toccare i massimi storici di metà 2008.Tale apprezzamento, legato a sua volta a fattori prettamente speculativi, ha indebolito la competitività dei prodotti europei sui mercati mondiali. Anche le prospettive dei mercati valutari rimangono altamente incerte nel medio termine: nei giorni in cui si chiudono queste note si assiste ad un forte indebolimento dell’euro dovuto ai timori sulla solidità dei bilanci pubblici di alcuni paesi membri, quali Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda ed Italia. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ferenze creditizie e dal peggioramento dei conti pubblici dovuto al calo delle entrate tributarie (-2,5%). Nonostante ciò, l’indice di fiducia dei consumatori italiani misurato da ISAE si è attestato mediamente su livelli superiori allo scorso anno: ha segnato il suo minimo ad inizio del 2009 evidenziando in seguito un costante miglioramento fino a novembre; da allora si è stabilizzato, condizionato da preoccupazioni per i prossimi mesi e della percezione di un aumento dei prezzi al consumo. Anche l’analogo indice della fiducia delle imprese manifatturiere ha mostrato un recupero rispetto al minimo dei primi mesi dell’anno, pur rimanendo in media al di sotto dei valori del 2008; sono apparsi in ripresa le aspettative sul livello della domanda e sulla riduzione delle giacenze, accompagnati da un recupero del grado di utilizzo degli impianti, da una riduzione degli ostacoli all’attività produttiva e da un migliore giudizio MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Grado di utilizzo degli impianti, domanda dall’estero ed esportazioni medie degli ultimi 12 mesi - 30/9/2009 SETTORE DI ATTIVITÀ % DI UTILIZZO IMPIANTI % DI EXPORT SUL FATTURATO % DI DOMANDA ESTERA SU TOTALE Alimentare 83,7 4,2 4,0 Confezioni 66,2 14,3 12,7 Calzature 66,6 37,2 34,4 Legno e mobili 67,2 28,7 27,2 Chimica e plastica 71,1 27,5 27,9 Metalmeccanico 69,2 28,7 27,2 Altre industrie 71,8 28,3 22,5 Manifatturiero 71,5 24,5 22,7 I N D U S T R I A Già reduce da una lunga fase di crescita inferiore alla media europea, l’Italia ha risentito della crisi più profondamente degli altri membri della UE: secondo le stime di Bankitalia, il 2009 si è chiuso con una forte flessione del PIL (-4,9%), e il prossimo biennio dovrebbe essere caratterizzato da una crescita modesta, con un aumento del PIL pari allo 0,7% nel 2010 e all’1% nel 2011; non si prevede, cioè, alcun rilancio produttivo, ma una ripresa lenta sostenuta quasi esclusivamente dalla domanda estera. I consumi e gli investimenti privati, nonostante il recupero del terzo trimestre del 2009, resteranno condizionati dalle scarse capacità di spesa delle famiglie, su cui grava l’impennata della disoccupazione; infatti sta crescendo il numero delle famiglie con un reddito talmente basso da collocarle al di sotto della soglia di povertà. Le prospettive di ripresa per l’economia italiana sono condizionate negativamente anche dall’aumento delle sof- M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 103 104 Fatturato (a valori correnti) 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Vendite all’estero 28 27 26 25 24 23 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena (-16,6%), dei prodotti chimici (-14,3%), e del comparto della moda (tessile, abbigliamento, pelli) con una perdita del 12,2%. Fra i settori manifatturieri considerati, l’unico con risultati positivi è quello della produzione farmaceutica (+2,6%).Anche gli ordinativi dell’industria, rilevati anch’essi dall’Istat, hanno segnato una contrazione rilevante (-24,7%), con una riduzione della domanda estera del 26,5%. Di conseguenza si è verificata anche una forte riduzione del fatturato (-20,2%). La rilevazione congiunturale predisposta da Unioncamere, limitata alle imprese manifatturiere al di sotto dei 500 addetti ed aggiornata a settembre 2009, restituisce un quadro migliore nei risultati ma pur sempre negativo (-14,8% della produzione nella media dei primi nove mesi rispetto al corrispondente periodo del 2008). Per quanto riguarda gli investimenti, le imprese manifatturiere ed estrattive contattate da ISAE a novembre stimano una contrazione della spesa sia per il 2009, sia in previsione per il 2010. A frenare la dinamica degli investimenti sembrano essere principalmente la scarsa domanda e la difficoltà nell’accesso alle risorse finanziarie. Di converso, le decisioni di spesa sono stimolate da “fattori Percentuale sul totale delle vendite nei 12 mesi sulla propria posizione competitiva sul mercato interno e su quelli esteri ad eccezione dell’ambito UE. Secondo la rilevazione effettuata dall’Istat, l’indice della produzione industriale nei primi undici mesi del 2009 è stato mediamente inferiore del 18,4% al dato dell’analogo periodo dell’anno precedente (-19,0% per le sole attività manifatturiere), segnalando gravi difficoltà nel corso dell’intero anno. Le contrazioni più forti si sono verificate nei settori dei beni intermedi, dei beni strumentali e dei beni di consumo durevoli. Fra i settori che, a livello nazionale, hanno avuto i risultati produttivi più negativi vanno citati i vari comparti del metalmeccanico (metallurgia e fabbricazione dei prodotti in metallo, fabbricazione di macchinari, attrezzature, apparecchiature elettriche e mezzi di trasporto, tutti con cali oltre il 20%); molto negativi anche quelli della fabbricazione di articoli in gomma e plastica (-21,7%), del legno, della carta e della stampa Tassi di crescita I N D U S T R I A M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena INDUSTRIA MANIFATTURIERA LOCALE Secondo la banca dati StockView di Infocamere (con aggiornamento al 30 settembre 2009), nella provincia di Forlì-Cesena il settore manifatturiero (cioè la sezione D della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) conta 4.955 imprese attive che occupano 35.078 addetti. La dimensione media è di 7,1 addetti per impresa; le imprese con oltre 19 addetti sono il 6,7% ed impiegano il 56,3% degli addetti del settore. Sul totale delle attività provinciali (compresa l’agricoltura) il settore manifatturiero rappresenta il 12,2% delle imprese e il 27,0% degli addetti; le società di capitali sono salite a 1.044 e rappresentano il 21,1% del totale delle imprese manifatturiere contro il 13,1% rilevato nel totale delle attività. Nel settore industriale le ditte individuali sono il 46,7%. Sul territorio provinciale l’andamento congiunturale dell’industria manifatturiera è monitorato dalla Camera di Commercio attraverso una rilevazione trimestrale rivolta ad un campione di aziende con almeno 10 addetti; i questionari raccolti per ogni trimestre sono stati mediamente attorno ai 190 e le imprese rispondenti danno lavoro complessivamente ad oltre 17.000 addetti. Da questa indagine, i cui risultati sono disponibili sul sito della Camera di Commercio al quale si rimanda per un’analisi più dettaglia- MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Ordini esteri Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita Ordini interni M A N I F A T T U R I E R A negli ordini e nel fatturato. Il quadro è stato costantemente negativo per tutto l’anno, anche se i tassi di caduta paiono in attenuazione. I N D U S T R I A tecnici” legati allo sviluppo tecnologico. In entrambi gli anni gli investimenti sono prevalentemente indirizzati alla sostituzione di impianti obsoleti e, in misura marginale, all’ampliamento della capacità produttiva e ai processi di razionalizzazione. Per la grande maggioranza degli intervistati, i processi di razionalizzazione sono rivolti soprattutto all’automazione della produzione attuale e, solo in misura minore, contemplano l’introduzione di nuove tecniche produttive ed il risparmio energetico. Le spese di ampliamento sono svolte nella maggior parte dei casi nel quadro dei programmi produttivi esistenti, anche se per il 2010 una quota elevata di imprese (il 65%) dichiara di voler introdurre nuovi prodotti. Le spese ambientali riguardano principalmente la protezione di suolo, aria ed acqua ed in misura minore il trattamento dei rifiuti e la riduzione del rumore. Sul piano occupazionale, la rilevazione dell’Istat sulle forze di lavoro, aggiornata a settembre, indicava per gli occupati alle dipendenze nell’industria in senso stretto (4.065.000 persone) un significativo calo (-5,9%) rispetto a settembre 2008. Anche l’economia regionale ha ricalcato l’andamento negativo vissuto dal paese nel suo complesso. Secondo l’indagine condotta da Unioncamere sulle imprese manifatturiere fra 1 e 500 addetti, in Emilia-Romagna la produzione industriale ha avuto una diminuzione rispetto al 2008 simile ad dato complessivo italiano (-14,9% nella media dei primi nove mesi), con contrazioni analoghe 105 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ta, sono tratti numerosi indicatori fra i quali si sono scelti, per il commento sintetico che segue, quelli che evidenziano l’andamento medio del periodo da ottobre 2008 a settembre 2009 rispetto ai 12 mesi precedenti, in quanto riferiti ad un periodo sufficientemente lungo per eliminare le distorsioni dovute a fenomeni stagionali e ad altri fattori occasionali. Da tale rilevazione emerge che l’industria manifatturiera provinciale, in analogia con quanto riscontrato a livello regionale e nazionale, anche se in misura un po’ più contenuta ha conosciuto un brusco rallentamento nella maggioranza dei settori osservati. Per problemi di significatività del campione non è purtroppo possibile cogliere separatamenMANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Occupazione +6,0 Tassi di crescita +4,0 +2,0 0 -2 -4 I N D U S T R I A 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. M A N I F A T T U R I E R A -6 te i risultati di alcuni settori minori o emergenti a livello provinciale come quello della carta, stampa ed editoria, quello della nautica e quello del fitness. Il volume fisico della produzione su base annuale è diminuito del 10,1%. La quasi totalità dei settori osservati ha ottenuto un risultato negativo; l’unico che ha ancora un saldo positivo è l’alimentare, mentre tutti gli altri evidenziano un arretramento rispetto allo scorso anno, che va da quello abbastanza contenuto del legno e mobili a quello, assai preoccupante, del metalmeccanico. Il dato è stato negativo anche fra tutte le classi di addetti osservate: l’unica classe ad avere un saldo al di sotto del 10% è quella delle imprese con oltre 250 addetti. La contrazione produttiva, quantitativamente più elevata di quella segnalata lo scorso anno, ha presentato una larga diffusione fra le imprese: quelle che hanno indicato un aumento della produzione nel terzo trimestre 2009 rispetto al terzo 2008 sono state appena il 20,7% (erano il 49,0% lo scorso anno) mentre sono aumentate le segnalazioni negative che hanno raggiunto il 66,3% contro il 36,5% del 2008. Il grado di utilizzo degli impianti, attestatosi al 71,5%, è risultato inferiore a quello calcolato un anno fa di quasi dieci punti percentuali. Il fatturato, misurato a valori correnti, è diminuito dell’11,9%. Le vendite sono state realizzate per il 24,5% all’estero; nei confronti della media regionale permane un differenziale negativo di qualche punto sia per la MANIFATTURIERO - Forlì-Cesena Addetti variazione percentuale al 30/9/2009 rispetto ai 12 mesi precedenti SETTORE DI ATTIVITA’ TITOLARI E DIRIGENTI IMPIEGATI OPERAI E APPRENDISTI ADDETTI TOTALI Alimentare -1,3 +6,3 +4,0 +3,8 Confezioni +14,3 +4,5 +1,4 +2,4 Calzature -3,2 +3,2 +1,6 +0,9 Legno e mobili +2,5 -0,9 -4,1 -3,8 Chimica e plastica -2,6 +2,3 -5,7 -4,0 Metalmeccanico -0,4 +3,0 -3,5 -2,4 Altre industrie +2,6 +2,4 -4,5 -2,2 Manifatturiero +0,3 +3,0 -1,8 -1,0 Media delle variazioni riscontrate per singolo trimestre rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere 106 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I N D U S T R I A trazioni dell’attività oltre la soglia del 50%. Produzione e fatturato si registrano in netta diminuzione a causa della drammatica carenza di commesse. Le esportazioni, completamente ferme ad inizio anno, hanno in seguito mostrato qualche accenno di ripresa, incoraggiando qualche impresa a tornare ad investire sui mercati esteri. In generale gli investimenti sono stati molto contenuti, anche se sul finire dell’anno c’è stato qualche movimento in più. La principale difficoltà incontrata nel 2009, cioè la mancanza di commesse, ha aggravato il problema, strutturale per le imprese locali, della debolezza finanziaria. Alle minori vendite si è aggiunta l’enorme difficoltà nel riscuotere i crediti dai clienti, anch’essi in difficoltà, dalla Pubblica Amministrazione, a sua volta condizionata dalle scarse risorse disponibili, ed anche dalla grande distribuzione che si trova spesso in posizione di predominanza contrattuale nei confronti dei fornitori. Questa situazione per aziende che, come si è più volte evidenziato, sono generalmente poco capitalizzate, ha aumentato le difficoltà di accesso al credito; l’ottenimento di finanziamenti è spesso avvenuto grazie all’intervento dei consorzi fidi, che è risultato particolarmente gradito agli istituti bancari. Continua a destare preoccupazione la situazione occupazionale che, come di consueto, Il quadro che emerge fino a settembre è fra si dimostra una variabile più lenta nel riseni peggiori degli ultimi decenni; per quanto tire delle oscillazioni congiunturali. Al mosi stia notando un rallentamento della ca- mento si rilevano elevati ricorsi alla Cassa duta, non ci sono ancora cenni di ripresa. Integrazione Ordinaria, che stanno trasforLe imprese più penalizzate sono quelle che mandosi in interventi straordinari; nei prosoperano nella subfornitura, e specialmente simi mesi si vedrà se i lavoratori coinvolti quelle che non hanno operato un’accurata avranno possibilità di rientro in azienda o se differenziazione della clientela restando, a andranno incontro alla disoccupazione. volte, legate ad un unico committente; mol- In conclusione, nell’attuale quadro di massite di queste aziende hanno registrato con- ma incertezza, le potenzialità per tornare a percentuale di imprese esportatrici sia per la quota di esportazione sul fatturato. Complessivamente la domanda è risultata in calo del 12,1%; la componente interna è diminuita del 13,2% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 22,7% degli ordinativi, è stata inferiore del 6,7%; il periodo di produzione assicurata dagli ordini già acquisiti al 30 settembre era di quasi 62 giornate lavorative, valore inferiore a quello indicato per il 2008 che era di 68 giorni. Anche l’occupazione registra una contrazione: il numero degli addetti è diminuito dell’1,0% e, in particolare, la sola componente operaia è diminuita dell’1,8%. I settori che maggiormente hanno perso addetti sono quelli della chimica e della plastica, del legno e dei mobili e il metalmeccanico; tutte le classi al di sotto dei 250 addetti hanno registrato un risultato negativo, in particolare quelle fra i 10 e i 19 addetti. Confrontando la media di ore effettivamente lavorate si registra un calo dell’8% rispetto al periodo precedente; fra le imprese intervistate, infatti, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni negli ultimi 12 mesi è cresciuto sensibilmente per effetto del maggior incremento della componente ordinaria, decuplicata, che è risultata elevata in tutti i settori, ad eccezione dell’alimentare, e in tutte le classi di addetti. M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 107 Camera di Commercio di Forlì-Cesena crescere risiedono nell’innovazione e nella qualità dei prodotti, ma anche e soprattutto nella modernizzazione delle strutture aziendali, con l’attuazione di riforme organizzative che puntino ad una maggiore progettualità, ad una migliore incisività degli apparati commerciali, nonché ad una più consona defini- zione dei rapporti con fornitori e clientela, e con creditori e debitori. Le prospettive per il quarto trimestre 2009 evidenziate dagli operatori intervistati, perlopiù di segno positivo, corrispondono all’incirca a quelle espresse lo scorso anno; l’occupazione è, però, prevista ancora in calo. METALMECCANICO - Forlì-Cesena Si passano ora in rassegna i settori più rilevanti per la manifattura provinciale, che sono riportati in ordine decrescente di numero di addetti occupati; a tale proposito si tenga presente che gli addetti sono riferiti all’impresa nella sua globalità, e non più alle singole unità locali come avveniva in passato. variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 METALMECCANICO - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 -25,0 I N D U S T R I A METALMECCANICO - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento 108 stazionarietà 2° trim 2009 3° trim 2009 diminuzione METALMECCANICO Il settore “metalmeccanico” è individuato come l’insieme delle divisioni comprese fra la 27 e la 35 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche e cioè da quelle attività che vanno dalla produzione di metalli e leghe, alla produzione e lavorazione di prodotti in metallo, costruzione di macchine di ogni genere e di mezzi di trasporto, costruzione di apparecchi elettrici, elettronici ecc.; nella provincia esso conta 1.853 imprese attive che occupano 13.330 addetti. La dimensione media è di 7,2 addetti per impresa e le imprese con oltre 19 addetti sono il 7,7% ed impiegano il 56,7% degli addetti del settore. Per il 45,4% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 25,6%. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 37,4% delle imprese e il 38,0% degli addetti e resta, quindi, uno dei settori di maggiore rilievo dell’industria locale. Come avvenuto a livello nazionale, anche in provincia l’andamento è stato fortemente negativo; a settembre le imprese che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009, rispetto allo stesso dello scorso anno, sono state molto meno che nel 2008 (16,7% contro il 47,2%) mentre quelle che hanno riscontrato una diminuzione della produzione (75,0%) sono raddoppiate rispetto allo scorso anno (34,7%). Le maggiori difficoltà si sono riscontrate fra le imprese più orientate alla subfornitura, specialmente se legate prevalentemente ad un unico cliente. Il volume fisico della produzione industriale è diminuito del 18,7% con un utilizzo degli impianti precipitato alla quota del 69,2%. Il fatturato, realizzato per il Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 LEGNO E MOBILI - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 LEGNO E MOBILI - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. METALMECCANICO - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento stazionarietà 2° trim 2009 I N D U S T R I A LEGNO E MOBILI Il settore “legno e mobili” (divisione 20 e classe 36.1 della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2002) e cioè tutte le industrie del legno e della fabbricazione di mobili in genere, fra le quali in provincia fanno spicco quelle della produzione di mobili imbottiti, comprende 755 imprese attive che occupano 5.478 addetti. La dimensione media è di 7,3 addetti per impresa; le imprese con oltre 19 addetti sono il 5,2% ed impiegano il 52,8% degli addetti del settore. Per il 47,4% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 17,2%. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 15,2% delle imprese e il 15,6% degli addetti. Le imprese provinciali che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009, rispetto allo stesso dello scorso anno, si sono dimezzate mentre quelle che hanno riscontrato una diminuzione della produzione sono passate dal 34,6% del 2008 al 50,0% di quest’anno. La produzione è diminuita dello 0,8% con un utilizzo degli impianti pari al 67,2%. Il fatturato, realizzato per il 28,7% all’estero, è diminuito del 13,8% a valori correnti. Complessivamente si rileva una contrazione degli ordini: la domanda interna è diminuita del 15,0% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 27,2% degli ordinativi, è stata inferiore del 7,2%. Il numero degli addetti è diminuito del 3,8%; la sola componente operaia è diminuita del 4,1%. L’utilizzo dell’istituto della Cassa Integrazione Guadagni da parte delle imprese intervistate è stato di gran lunga superiore rispetto ai livelli già elevati dello stesso trimestre dello scorso anno e concentrato prevalentemente sugli interventi di tipo ordinario. Tassi di crescita 28,7% all’estero, si è abbassato del 18,8% a valori correnti. Anche la domanda, complessivamente, è risultata in calo del 18,1%; la domanda interna è diminuita del 20,8% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 27,2% degli ordinativi, è stata inferiore del 10,4%. Il numero complessivo degli addetti è diminuito del 2,4%; gli operai sono diminuiti addirittura del 3,5%. Il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni rilevato fra le imprese del campione è stato considerevolmente superiore allo scorso anno dovuto esclusivamente ad interventi di tipo ordinario mentre la straordinaria è quasi scomparsa. Le prospettive per il quarto trimestre evidenziano una ripresa della produzione e del fatturato, anche dovuta a ragioni di stagionalità e stagnazione della domanda; l’occupazione è indicata ancora in diminuzione. 3° trim 2009 diminuzione 109 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Secondo l’opinione degli imprenditori contattati i prossimi mesi saranno caratterizzati dalla stagnazione per quanto riguarda la produzione con riflessi insoddisfacenti anche sul fatturato; ci si aspetta, però, una ripresa nel flusso di ordinativi, specie dal mercato ALIMENTARE - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 ALIMENTARE - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 I N D U S T R I A ALIMENTARE - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento 110 stazionarietà 2° trim 2009 3° trim 2009 diminuzione italiano. Ancora in calo l’occupazione. ALIMENTARE Il settore “alimentare” (divisioni 15 e 16 della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2002) è costituito da tutte le industrie alimentari e delle bevande e dall’industria del tabacco che in provincia di Forlì-Cesena non è rappresentata; esso comprende 922 imprese attive che occupano 4.297 addetti. La dimensione media è di 4,7 addetti per impresa e le imprese con oltre 19 addetti sono il 2,2% ma impiegano il 42,1% degli addetti del settore. Per il 50,9% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 7,6% con numerose imprese di dimensione rilevante in particolare quelle operanti nella macellazione degli avicoli. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 18,6% delle imprese e il 12,2% degli addetti. La favorevole situazione che si era segnalata negli scorsi anni per l’industria alimentare locale, in particolare per il comparto avicolo, si è protratta anche per quest’anno anche se a ritmi sempre più contenuti; si tratta, infatti, dell’unico settore che, almeno fino a settembre, non ha riportato il segno meno. Le imprese che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009 rispetto allo stesso dello scorso anno sono passate dal 53,3% al 33,3% mentre quelle che hanno riscontrato una diminuzione della produzione (27,8%) sono all’incirca la stessa percentuale del 2008; a settembre si è avuto ancora un aumento della produzione del 2,4% con un utilizzo degli impianti pari all’83,7%. Il fatturato, realizzato per il 4,2% all’estero, è cresciuto del 3,6% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita dello 0,7%; la domanda interna è aumentata dell’1,0% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 4,0% degli ordinativi, è stata superiore dello 0,4%. Il numero degli addetti è aumentato del 3,8%; la sola componente operaia è aumentata del 4,0%. Non è stato dichiarato alcun ricorso ad interventi di Cassa Integrazione Guadagni negli ultimi 12 mesi delle imprese intervistate. Nelle previsioni fatte dagli intervistati per l’ultimo trimestre 2009 traspare ancora ottimismo anche se in misura minore dello scorso anno: ci si aspetta un buon andamento degli ordini con riflessi positivi anche Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 CALZATURE - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 CALZATURE - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. CALZATURE - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento stazionarietà 2° trim 2009 I N D U S T R I A CALZATURE Il settore “calzature” (divisione 19 della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2002) comprende tutte le attività di lavorazione delle pelli e del cuoio in genere; per la nostra provincia, tuttavia, il settore è fortemente caratterizzato dalla produzione di calzature e parti di calzature (tomaie, tacchi, suole, sottopiede ecc.) e pertanto si è ritenuto di definirlo con l’appellativo di “calzature”; è costituito da 281 imprese attive che occupano 3.978 addetti. La dimensione media è di 14,2 addetti per impresa; le imprese con oltre 19 addetti sono il 14,6% ed impiegano il 75,0% degli addetti del settore. Per il 54,4% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 20,6%. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 5,7% delle imprese e l’11,3% degli addetti. Il calzaturiero locale, caratterizzato da produzioni di fascia più alta, ha attraversato una fase congiunturale non soddisfacente per le imprese maggiori ed ancor più per i piccoli laboratori. Infatti, le imprese che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009, rispetto allo stesso dello scorso anno, sono scese dal 50,0% del 2008 ad appena il 5,3%, mentre quelle che hanno riscontrato una diminuzione della produzione sono salite dal 50,0% di anno scorso all’89,5% di quest’anno; negli ultimi dodici mesi la produzione è diminuita dell’11,0% sui dodici mesi precedenti con un utilizzo degli impianti pari al 66,6%. Il fatturato, realizzato per il 37,2% all’estero, è diminuito dell’11,8% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in calo del 17,4%; la domanda interna è diminuita del 15,3% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 34,4% degli ordinativi, è stata inferiore del 14,6%. Il numero degli addetti è aumentato dello 0,9%; la sola componente operaia è aumentata dell’1,6%. L’utilizzo dello strumento della Cassa Integrazione Guadagni ordinaria è stato assai rilevante e di gran lunga superiore ai livelli rilevati nel 2008. Nel terzo trimestre vi è stato anche qualche intervento di straordinaria. Le prospettive espresse per i mesi successivi indicano ancora una buona fiducia nella domanda interna ma difficoltà sui mercati esteri. La produzione si riavvierà ma senza apprezzabili effetti sul fatturato; l’occupazione è attesa in diminuzione. Tassi di crescita su produzione e fatturato. L’occupazione è invece prevista in calo con una percentuale superiore a quella del 2008. 3° trim 2009 diminuzione 111 Camera di Commercio di Forlì-Cesena CHIMICA E PLASTICA In provincia il settore “chimica e plastica” (divisioni 24 e 25 della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2002) è caratterizzato da una prevalenza di imprese che lavorano i materiali plastici ma con presenza anche di produttori di materie prime di tipo CHIMICA E PLASTICA - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 CHIMICA E PLASTICA - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 I N D U S T R I A CHIMICA E PLASTICA - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento 112 stazionarietà 2° trim 2009 3° trim 2009 diminuzione termoplastico e termoindurente, colorifici ed aziende chimiche vere e proprie; esso comprende 157 imprese attive che occupano 2.597 addetti. La dimensione media è di 16,5 addetti per impresa; le imprese con oltre 19 addetti sono il 20,4% ed impiegano il 77,2% degli addetti del settore. Per il 15,3% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 60,5%. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 3,2% delle imprese e il 7,4% degli addetti. Le imprese che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009 rispetto allo stesso dello scorso anno sono scese dal 70,6% al 25,0% mentre quelle che hanno riscontrato una diminuzione della produzione sono cresciute dal 17,6% del 2008 al 62,5% di quest’anno. La produzione è diminuita del 12,9% con un utilizzo degli impianti pari al 71,1%. Il fatturato, realizzato per il 27,5% all’estero, è diminuito del 12,2% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in calo dell’11,6%; la domanda interna è diminuita dell’11,9% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 27,9% degli ordinativi, è stata inferiore dell’1,5%. Il numero degli addetti è diminuito del 4,0%; la sola componente operaia è diminuita del 5,7%. Fra le imprese intervistate si è riscontrata una progressiva impennata nel ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni ordinaria. Complessivamente le prospettive appaiono molto scoraggianti: ad un livello produttivo sensibilmente inferiore si accompagnerà la diminuzione del fatturato, degli ordini interni e dei livelli occupazionali. CONFEZIONI Il settore “confezioni” (divisioni 17 e 18 della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2002) è composto dalle industrie tessili, dalle maglierie e da quelle di confezionamento di articoli di vestiario ed appare in continua riduzione nel numero dei laboratori, nella loro dimensione e nella loro attività, sempre meno manifatturiera e sempre più commerciale; esso comprende 386 imprese attive che occupano 2.068 addetti. La dimensione media è di 5,4 addetti per impresa; le imprese con oltre 19 addetti sono il 6,0% ed impiegano il 43,7% degli addetti del settore. Per il 60,9% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 16,3%. Sul Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 CONFEZIONI - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 +15 3° trimestre 2009 CONFEZIONI - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 CONFEZIONI - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento stazionarietà 2° trim 2009 3° trim 2009 diminuzione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 scontrato una diminuzione della produzione sono raddoppiate passando dal 40,0% del 2008 al 78,6% di quest’anno. La produzione è diminuita del 9,9% con un utilizzo degli impianti pari al 66,2%. Il fatturato, realizzato per il 14,3% all’estero, è diminuito del 12,4% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in calo del 7,1%; la domanda interna è diminuita del 10,7% mentre quella estera, che ha rappresentato il 12,7% degli ordinativi, è stata superiore dello 0,7%. Fra le imprese rispondenti all’indagine il numero degli addetti complessivo è aumentato del 2,4%; la sola componente operaia è aumentata dell’1,4%. Il ricorso ad ammortizzatori sociali quali la Cassa Integrazione Guadagni è stato ancora più elevato rispetto allo scorso anno a causa degli accresciuti interventi di tipo ordinario, raddoppiati rispetto allo scorso anno, e alla comparsa anche di interventi straordinari. Le previsioni a breve per le imprese tessili e dell’abbigliamento appaiono ancora sfavorevoli ma con tassi che assumono valori meno negativi di quelli del 2008 per produzione e fatturato ed occupazione; le aspettative sulla domanda, in particolare quella estera, sono positive ed anche l’occupazione è attesa in recupero. ALTRE INDUSTRIE Il settore qui definito “altre industrie” raggruppa tutte le divisioni non comprese nei settori precedenti della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2002: si parla di attività per le quali, a causa della minore concentrazione sul territorio provinciale, non si è ritenuto di poterne dettagliare gli andamenti separatamente. Le attività aggregate sono quelle della fabbricazione e lavorazione della carta, della stampa e dell’editoria, della lavorazione di minerali non metalliferi, del recupero e preparazione per il riciclaggio. Complessivamente si tratta di 601 imprese attive che occupano 3.330 addetti. La dimensione media è di 5,5 addetti per impresa e le imprese con oltre 19 addetti sono il 6,0% ed impiegano il 48,2% degli addetti del settore. Per il 39,1% si tratta di ditte individuali mentre le società di capitale sono il 25,6%. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 12,1% delle imprese e il 9,5% degli addetti. Le imprese che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009 ri- I N D U S T R I A totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 7,8% delle imprese e il 5,9% degli addetti. Le imprese che hanno dichiarato un andamento positivo nel terzo trimestre 2009 sono state appena il 7,1% contro il 53,3% di anno scorso mentre quelle che hanno ri- M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 113 Camera di Commercio di Forlì-Cesena spetto allo stesso dello scorso anno sono state un po’ meno (30,0% contro il 35,5%) mentre quelle che hanno riscontrato una diminuzione della produzione sono salite dal 48,4% del 2008 al 63,6%. La produzione è diminuita del 9,4% con un utilizzo degli impianti pari al 71,8%. Il fatturato, realizzato ALTRE INDUSTRIE - Forlì-Cesena variazioni medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione Fatturato Ordini Interni Ordini Esteri Occupazione -25 -20 -15 -10 -5 +0 +5 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2008 - +10 per il 28,3% all’estero, è diminuito dell’11,1% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in calo del 10,3%; la domanda interna è diminuita del 9,5% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 22,5% degli ordinativi, è stata inferiore del 6,7%. Il numero degli addetti è diminuito del 2,2%; la sola componente operaia è diminuita del 4,5%. Il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni è cresciuto rispetto al 2008 anche se resta uno dei settori più misurati nell’impiego di questo strumento. Le prospettive espresse dagli operatori per l’ultimo trimestre appaiono incoraggianti: la ripresa della domanda, sia italiana che estera, consentirà un incremento della produzione e del fatturato. Permane leggermente negativa l’occupazione. +15 3° trimestre 2009 ALTRE INDUSTRIE - Forlì-Cesena 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2008 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2009 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita M A N I F A T T U R I E R A Produzione (a volume fisico) +20,0 +15,0 +10,0 +5,0 0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 I N D U S T R I A ALTRE INDUSTRIE - Forlì-Cesena Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte 100% 50% 0% 3° trim 2008 4° trim 2008 1° trim 2009 aumento 114 stazionarietà 2° trim 2009 3° trim 2009 diminuzione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SIMET: Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. Imprese per intensità tecnologica - Tassonomia di Pavitt La Tassonomia di Pavitt è una classificazione dei settori merceologici compiuta sulla base delle fonti e della natura delle opportunità tecnologiche e delle innovazioni, dell’intensità della ricerca e sviluppo e della tipologia dei flussi di conoscenza. Definisce le seguenti categorie: • Settori dell’industria tradizionale (industrie alimentari e delle bevande, produzione di oli e grassi, industria tessile, abbigliamento, oreficeria e gioielleria, ceramica, giocattoli, edilizia) • Settori con elevate economie di scala (fabbricazione della carta, editoria, prodotti petroliferi, industria chimica, profumi e cosmetici, gomma, industria metallurgica, elettrodomestici, autoveicoli, motoveicoli) • Settori caratterizzati da offerta specializzata (industria meccanica, fabbricazione di macchine per la produzione di energia, industria cantieristica, fabbricazione di mezzi di trasporto) • Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo (industria farmaceutica, informatica elettronica e telecomunicazioni, fabbricazione di apparecchiature per il controllo dei processi industriali, strumenti ottici e attrezzature fotografiche, apparecchi medicali e ortopedici, veicoli spaziali) I-286 – Imprese attive Incidenza % Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo rispetto alle attività manifatturiere Composizione del settore manifatturiero rispetto alla Tassonomia di Pavitt Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Settore di attività: Attività manifatturiere Settori dell’industria tradizionale Settori caratterizzati da offerta specializzata Territorio: Emilia-Romagna Periodo di riferimento: 2008 Settore di attività: Attività manifatturiere Settori con elevate economie di scala Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo I N D U S T R I A Analisi nel periodo 2000-2008 Valore nell’anno 2008: 5,16 % Valore minimo nel periodo: 5,01 % (anno 2004) Valore massimo nel periodo: 5,25 % (anno 2000) Valore medio nel periodo: 5,12 % M A N I F A T T U R I E R A Territorio: Forlì-Cesena Settore di attività: Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo in rapporto alle attività manifatturiere Modalità di lettura del cruscotto Il valore dell’indicatore nel 2008, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 2000 al 2008 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 115 I N D U S T R I A M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 116 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 E E DILIZIA L’ampiezza del ciclo di produzione che caratterizza l’industria delle costruzioni, ha fatto sì che gli effetti di frenata che si sono verificati con inaspettata repentinità in altri settori si siano propagati più lentamente nell’attività edilizia. Nel corso del 2009 si è verificato un certo rallentamento ma non nella misura grave rilevata, ad esempio, in certi settori manifatturieri. Ovviamente, questa caratteristica inerzia, che in questi frangenti ha prodotto effetti positivi, rappresenterà un fattore frenante quando l’economia tornerà in una fase espansiva e sarà, quindi, opportuno mettere in campo politiche economiche con lo scopo di attivare al più presto questo settore portante per il sistema produttivo italiano. Il clima di fiducia delle imprese italiane di costruzioni, è, però, restato per tutto il 2009 su livelli molto bassi. Secondo l’inchiesta condotta dall’Isae su un panel di circa 500 imprese, a dicembre, l’indice, considerato al netto dei fattori stagionali, recupera leggermente rispetto al valore di novembre ma si posiziona comunque su un valore che resta tra quelli più bassi registrati nell’ultimo decennio. D’altro canto, a dicembre si registra anche un minor pessimismo sia nei giudizi sui piani di costruzione sia nelle prospettive sull’occupazione; pure il saldo delle previsioni sui prezzi praticati nel settore sale leggermente rimanendo, comunRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 que, su valori bassi. Le previsioni sulla durata dell’attività assicurata sono improntate al pessimismo se confrontate con quelle del trimestre precedente. Scende leggermente il numero di imprese che non ha trovato ostacoli limitanti l’attività di costruzione: si tratta di una porzione minoritaria rispetto alla percentuale di coloro che dichiarano di trovarne che resta decisamente più elevata. L’ostacolo principale è l’insufficienza di domanda seguita da vincoli finanziari. Il miglioramento dell’indice generale è omogeneo a livello settoriale: l’indice del clima recupera sia nell’edilizia (comprendente quella residenziale e quella non residenziale) sia nel settore delle opere non edificatorie. Secondo l’Istat le incertezze rilevate a fine 2008, nel 2009 si sono progressivamente accentuate; nel terzo trimestre l’indice grezzo della produzione nelle costruzioni ha segnato una diminuzione del 12,8% rispetto al terzo trimestre del 2008. L’indice corretto per i giorni lavorativi, per il medesimo arco temporale, è stato calcolato in contrazione del 13,6%. Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2009 ed il corrispondente periodo del 2008, l’indice grezzo e quello corretto per i giorni lavorativi hanno registrato entrambi una variazione negativa (-12,7% il primo e -12,5% il secondo). Da giugno i costi di costruzione hanno subìto, dopo anni di crescita, una riduzione; a settembre l’Istat calcola, relativamente E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 117 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ai fabbricati residenziali, una diminuzione dell’1,0%, nel trimestre esaminato, rispetto a quello corrispondente del 2008. Questo indicatore, ora calcolato coerentemente con quanto stabilito dal Regolamento comunitario sulle statistiche economiche congiunturali, come è noto, misura la variazione dei costi diretti di realizzazione di un fabbricato residenziale prendendo in considerazione la mano d’opera, i materiali, i trasporti e i noli necessari alla sua realizzazione. Hanno subìto un rialzo i costi della mano d’opera (+2,3%) mentre sono rimasti praticamente stabili quelli dei trasporti e dei noli (-0,1%). Ad abbassare l’indice generale hanno contribuito i prezzi dei materiali (complessivamente diminuiti del 5,9%); fra questi spiccano i ribassi dei metalli (-36,0%) che lo scorso anno subirono un forte rincaro (+25,5%); in riduzione anche i materiali e le apparecchiature elettriche (-6,9%), i laterizi e i prodotti in calcestruzzo (-3,5%), mentre sono cresciuti i prezzi degli impianti di sollevamento (+5,6%), dei materiali per l’impermeabilizzazione e l’isolamento termico, delle apparecchiature idrico-sanitarie e degli impianti di riscaldamento (tutti compresi fra l’1 e il 2%). Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, l’occupazione nel settore delle costruzioni in Italia conta a settembre 714.000 autonomi, che sono apparsi sostanzialmente stabili (-0,1%), e 1.196.000 occupati alle dipendenze (-6,1% rispetto a settembre 2008). Il settore dell’industria delle costruzioni (ramo F della codifica delle attività economiche Istat Ateco 2007) nel territorio di Forlì-Cesena è senza dubbio un settore importante nel tessuto economico: le imprese che hanno depositato il loro bilancio per l’anno 2007 assommavano un valore della produzione di 1,6 miliardi di euro ed un valore aggiunto di 330 milioni. Secondo la IMPRENDITORI PER CLASSE DI ETÀ E NAZIONALITÀ Settore F (Costruzioni) - Forlì-Cesena - imprese attive al 31/12/2009 stranieri italiani % stranieri sul totale da 18 a 29 anni 287 522 35,5% da 30 a 49 anni 1.081 4.739 18,6% da 50 a 69 anni 101 2.939 3,3% 5 438 1,1% 1.474 8.638 14,6% >= 70 anni TOTALE Fonte: Infocamere (StockView) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPRENDITORI PER CLASSE DI ETÀ E NAZIONALITÀ Settore F (Costruzioni) - Forlì-Cesena Imprese attive al 31/12/2009 stranieri italiani 80,0% 70,0% E D I L I Z I A 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% da 18 a 29 anni da 30 a 49 anni da 50 a 69 anni >= 70 anni Fonte: Infocamere (StockView) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 118 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 banca dati StockView di Infocamere il settore è rappresentato da 6.752 imprese attive che impiegano 16.580 addetti. Negli ultimi 12 mesi si sono contate meno iscrizioni (il 6,7% dello stock delle registrate a fine anno) e più cessazioni (9,0%). Il turn-over rimane comunque uno dei più elevati fra i settori provinciali. Si tratta di una struttura imprenditoriale diffusa, ma anche alquanto frammentata: la dimensione media è di appena 2,5 addetti per impresa e le imprese con oltre 19 addetti (poco più di 60) superano appena l’1% anche se impiegano il 25% degli addetti del settore. Per il 70,5% si tratta di ditte individuali (unica natura giuridica a segnare una diminuzione), mentre le società di capitale sono l’11,7%. Questi dati, anche se non perfettamente confrontabili con quelli precedenti a causa della riclassificazione delle attività economiche, paiono suggerire un leggero irrobustimento della compagine imprenditoriale meglio strutturata, cioè, quella costituita da società di capitale e con oltre 19 addetti. Si riscontra anche una particolare concentrazione di imprenditori stranieri. Analizzando i dati sulle cariche sociali, per il settore edile provinciale, risulta che ogni 100 cariche in imprese attive 14,6 sono coperte da individui nati in paesi stranieri: 11,0 da persone nate in paesi extracomunitari (in maggioranza albanesi, che da soli costituiscono il 4,8%, seguiti da tunisini, macedoni, svizzeri, marocchini e serbi) e 3,6 da nati in paesi dell’Unione Europea (rumeni, bulgari e polacchi). Il 92,8% degli stranieri ha meno di 50 anni contro il 60,9% degli imprenditori italiani. I dati, disponibili per la provincia fino a settembre, evidenziano una congiuntura in netto rallentamento rispetto allo scorso Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 anno. Le indicazioni derivanti dalla rilevazione sulla congiuntura condotta da Unioncamere per i primi tre trimestri del 2009, prospettano, a livello regionale, una riduzione media del volume d’affari (-3,9%); nella provincia di Forlì-Cesena, sempre in relazione al volume d’affari, la situazione appare analoga, ma con un calo più contenuto (-2,9%): ad un primo trimestre negativo hanno fatto seguito un secondo in recupero (in controtendenza rispetto alla media regionale) ed un terzo in decisa contrazione. La quota di imprese che hanno dichiarato diminuzione nel terzo trimestre rispetto al precedente è stata del 33%, percentuale di poco inferiore a quella registrata nel 2008 che fu del 36%. Per quanto riguarda la produzione, la quota di imprese che hanno dichiarato una diminuzione nel terzo trimestre è stata del 28% contro il 35% dello scorso anno. Nel mercato dell’edilizia residenziale si registra una flessione progressiva della produzione e lo stock di immobili invenduti comincia a costituire un problema. Le cause molteplici del rallentamento sono ancora quelle evidenziate lo scorso anno: in primo luogo molti manufatti, a seguito dell’ insostenibilità dei mutui accesi dalle famiglie, sono ritornati sul mercato direttamente, per cessione del proprietario, o indirettamente attraverso gli istituti di credito. L’aspettativa di un calo dei prezzi degli immobili si è realizzata in misura marginale; a sostenere i prezzi concorre l’alto costo finanziario a carico delle aziende che hanno intrapreso la promozione immobiliare, le quali, vendendo al di sotto di un certo livello, realizzerebbero una perdita. Inoltre numerosi operatori del settore segnalano la concentrazione di un discreto patrimonio immobiliare nelle mani E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 119 E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena di investitori con disponibilità finanziaria di dubbia origine. Per ultimo va notato che anche gli istituti di credito in conseguenza delle difficoltà economiche, incontrate dai sottoscrittori dei mutui, si sono ritrovate a gestire pacchetti immobiliari insolitamente consistenti senza avere, in molti casi, le competenze sufficienti. Ci sono poi segmenti abitativi come quello medio-alto, qualitativamente ben progettati e realizzati con finiture di un certo pregio, che continuano a dimostrare vivacità. Le compravendite, in generale si sono ridotte anche se ad un livello inferiore rispetto alle altre province della regione. L’edilizia industriale è stata poco attiva e limitatamente alle opere ancora aperte; in altre parole, si sta ricalcando l’andamento della congiuntura nel manifatturiero che, nel 2009, come descritto nel capitolo precedente, ha attraversato momenti veramente duri. Le ristrettezze economiche degli enti locali, frutto delle scarse risorse a disposizione e dei vincoli imposti dal “patto di stabilità”, hanno determinato una scarsa attuazione delle opere pubbliche, l’unico vero volano per l’industria delle costruzioni, che sono risultate su livelli fra i più bassi degli ultimi anni. Per le imprese della provincia non è sempre facile riuscire ad aggiudicarsi le gare, specie se il prezzo è l’unico parametro di riferimento, ma lo spread fra i ribassi delle imprese esterne e quelli delle locali si sta riducendo significativamente. Comincia ad essere utilizzato il modello del project financing. Oltre ai vincoli consueti (come i costi elevati e il grosso impatto della burocrazia), le problematiche segnalate più di frequente dalle imprese riguardano sostanzialmente la scarsità della domanda testimoniata anche dall’esiguo numero di progetti in essere. Per far fronte a queste difficoltà le imprese stan- no attuando strategie differenziate. Alcune hanno iniziato a sondare mercati esterni, anche con successo, altre hanno differenziato la loro offerta tentando di rientrare nell’ambito delle opere pubbliche, altre ancora hanno avviato processi interni di riorganizzazione, ma spesso con poca disponibilità di spesa per gli investimenti necessari. In generale si è teso a comprimere le spese, specialmente quelle generali ma, nonostante ciò, si è verificata l’erosione degli utili. L’altro aspetto rilevante è quello creditizio è aumentata sia l’incidenza degli oneri finanziari che la difficoltà di riscossione dei crediti sia nei confronti dei privati che della clientela pubblica. L’edilizia è costituita da una delle filiere più lunghe e complesse fra i settori produttivi, caratterizzata da un’alta intensità di lavoro; tuttavia l’incidenza della manodopera tende a diminuire. L’occupazione ha mostrato segni di cedimento. Il numero dei dipendenti per i quali sono stati fatti versamenti presso le Casse Edili della provincia è diminuito sensibilmente anche quest’anno (-8,1% nell’annata edile che va da ottobre 2008 a settembre 2009 rispetto alla precedente); la contrazione è riscontrabile in tutte le classi di età dei dipendenti, ma la fascia di età compresa fra i 30 e i 50 anni è diminuita in misura inferiore rispetto ai più giovani ed ai più anziani. L’età media delle maestranze è però cresciuta. Anche le ore lavorate, denunciate dalle 1.541 imprese iscritte presso le Casse Edili, confermano una diminuzione dell’8,9% rispetto all’anno precedente. Nel 2009, per la sola gestione edilizia, vi è stato un aumento (+59,6% sul 2008) nell’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni sia negli interventi ordinari (circa 284.000 ore), concessi per scarsità di ordinativi e per problematiche climatiche, sia per quelli straordinari (80.000 ore). CASSE EDILI Forlì-Cesena - anni edili 2007/08 e 2008/09 2007/08 2008/09 NUMERO IMPRESE 1.671 1.541 -7,8% DIPENDENTI 9.146 8.404 -8,1% 10.559.041 9.619.629 -8,9% ORE LAVORATE var. % 2008/09 su 2007/08 Fonte: Casse Edili della provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 120 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena imprese poco capitalizzate o che non hanno investito adeguatamente nel fattore umano. Sono a rischio anche le imprese più piccole, in maggioranza artigiane, che non dispongono di un adeguato portafoglio ordini, ma che spesso trovano nel subappalto e nell’esternalizzazione delle fasi costruttive linfa per la loro attività; è già evidente che sono proprio queste a pagare il prezzo più alto dell’attuale crisi. Paiono, invece, resistere meglio quelle imprese che si sono preoccupate di dotarsi di risorse e delle necessarie competenze tecniche, finanziarie e commerciali. In conclusione il 2009 è andato meno peggio del previsto con contenuti cali produttivi e fatturati in tenuta ma anche con perdita occupazionale, scarsi investimenti e qualche chiusura. Si intravede la capacità di ripresa ma questa non avverrà a breve ed occorrerà tempo per raggiungere nuovamente i soddisfacenti livelli degli scorsi anni. E D I L I Z I A Tale situazione occupazionale non è giudicata grave, ma merita attenzione. Si assiste infatti, alla riduzione del subappalto, che trasferisce il problema sulle imprese piccole, e ad un più frequente ricorso ai “contratti di cantiere”, assunzioni a tempo determinato legate all’esecuzione di una specifica opera. Vi è poi un’area “grigia” di lavoro non del tutto regolare, caratterizzata da sfruttamento e scarsa sicurezza, che cerca la sua giustificazione nel contenimento dei costi; si tratta, senza dubbio, di forme di concorrenza sleale ed occorrerebbero interventi volti a rendere il lavoro regolare più competitivo di quello irregolare. Anche le prospettive evidenziano che il settore è effettivamente entrato in una fase negativa caratterizzata sempre più da scarsità della domanda, pubblica e privata, a cui si associano problemi di natura finanziaria. Restano più forti le preoccupazioni per le Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 121 E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 122 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Il 2009 è stato un altro anno difficile per il commercio, che ha risentito del protrarsi degli effetti della crisi economica internazionale. In particolare, il settore ha sofferto per la stagnazione dei consumi che ha fatto seguito alle difficoltà occupazionali e al conseguente aumento degli interventi della Cassa Integrazione Guadagni, in vari settori di attività, specialmente in quello manifatturiero. Gli operatori del settore rilevano inoltre che, dopo la manifattura e l’edilizia, nel 2009 anche il commercio è stato interessato direttamente da difficoltà occupazionali. Le indagini sull’andamento del settore rilevano concordemente una netta e generalizzata contrazione delle vendite. La dinamica imprenditoriale mostra invece un saldo meno negativo fra nuove aperture e cessazioni di attività rispetto all’anno precedente, con un aumento delle prime e una diminuzione delle seconde. Alcuni operatori segnalano che l’aumento di attività commerciali non è necessariamente un segno di “salute” del settore: il commercio potrebbe essere diventato un “rifugio” per chi è stato colpito da difficoltà occupazionali in altri settori, come già avvenuto alcuni decenni fa. Questa opzione, oltre a essere molto meno praticabile di allora, potrebbe essere però “dannosa”, se le nuove attività non sono sostenute da una vera iniziativa imprenditoriale. In tal senso si segnala l’opportunità di informazioRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ne e formazione degli aspiranti commercianti, affinché possano compiere scelte imprenditoriali alla luce di una maggiore conoscenza complessiva dell’andamento economico del settore, adattandole al contesto in cui devono operare, e quindi concentrarsi nei settori merceologici con migliori possibilità di successo. Gli operatori rilevano concordemente la diminuzione del valore medio della spesa delle famiglie, e anche l’orientamento su prodotti di minor prezzo, cosa che testimonia con chiarezza la crisi dei consumi e della fiducia innescata dal peggioramento della situazione occupazionale nei vari settori di attività economica. Ne risulta particolarmente colpita la spesa in beni di consumo durevole (autoveicoli e beni con ciclo di vita di almeno tre anni). Inoltre, la restrizione della capacità di spesa delle famiglie ha prodotto un riassetto dei comportamenti dei consumatori: molto ridimensionati appaiono i consumi d’impulso; la spesa ora è effettuata in modo molto più ragionato, e valutata non solo dal singolo individuo ma dall’intera famiglia. Poiché l’andamento del settore commerciale è legato al livello dei consumi e quest’ultimo a quello dell’occupazione, le previsioni degli operatori a breve termine non sono improntate all’ottimismo; ci si aspetta che il commercio sia l’ultimo anello della catena nella ripresa economica e che un apprezzabile miglioramento non potrà verificarsi fin- I N T E R N O C C OMMERCIO INTERNO C O M M E R C I O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 123 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 124 ché non si avrà una ripresa significativa dei consumi. Un rapido miglioramento dell’andamento del settore industriale produrrebbe effetti positivi anche per il commercio; l’approssimarsi della conclusione del ciclo della cassa integrazione guadagni fa invece temere un possibile peggioramento della situazione occupazionale e quindi un’evoluzione in direzione contraria a quella auspicata. Alcuni operatori, poi, hanno percepito un inasprimento delle difficoltà del settore tipiche del periodo estivo, difficoltà che in certi casi hanno portato a condizioni critiche in termini di liquidità e nel far fronte alle spese. A questo proposito, però, taluni osservano che questa situazione può essere la spia di un’insufficiente opera di capitalizzazione da parte delle imprese commerciali che sarebbe stato opportuno affrontare quando la congiuntura era più favorevole. Per quanto riguarda l’andamento dei settori merceologici nel territorio provinciale, l’unico che sembra uscire quasi indenne dalla crisi è quello alimentare; dato comprensibile, poiché si tratta di un settore tipicamente anticiclico. Ha accusato invece difficoltà, dopo diversi anni di ottimi risultati, il settore della tecnologia, hi-fi e telefonia, in particolare nel primo semestre dell’anno; nel secondo semestre si è verificata una ripresa, trainata però soprattutto dalla telefonia e dai piccoli gadget. Continua ad essere in sofferenza invece il settore dell’abbigliamento e calzature, dove i commercianti cercano di contrastare la crisi col ricorso sempre più ampio e frequente alle vendite promozionali. In questo clima di difficoltà, l’andamento delle vendite del periodo natalizio non è stato particolarmente brillante; si segnalano in positivo quelle dei giocattoli e degli articoli da regalo. L’andamento della stagione è stato migliore nella grande distribuzione, dove le vendite natalizie sono state soddisfacenti, soprattutto per quanto riguarda i giocattoli, addobbi e multimedia; quest’ultimo settore, in particolare, è stato trainato dalla discesa dei prezzi e dall’avvento del digitale terrestre televisivo. Come già detto, i commercianti, in particolare nel settore abbigliamento, hanno cercato di contrastare la difficile congiuntura con un ampio ricorso alle formule di vendita promozionale; gli operatori registrano la massiccia adozione di queste ultime, nonché dei saldi di fine stagione. E’ opinione diffusa che nell’attuale situazione di difficoltà, sia necessario rivedere la struttura dei prezzi, riducendo per q u a n t o possibile le spese. Non sembra più sostenibile l’attuale bipolarismo tra prezzo pieno in alta stagione e prezzo scontato nella stagione dei saldi; occorre invece andare verso prezzi più uniformi e su un livello più moderato. Indubbiamente questa situazione implica una riduzione del margine di redditività per gli imprenditori, ma non si intravedono alternative, almeno finché non sarà finita l’attuale crisi delle vendite. Altri, invece, sottolineano che le piccole e medie imprese hanno già risposto positivamente a questa sfida, in particolare quelle a conduzione familiare che hanno più margini di flessibilità nella riduzione delle spese fisse. Anche la grande distribuzione ha risentito pienamente della crisi generalizzata del settore; in particolare risultano in difficoltà il “non alimentare” e l’elettronica. Alcuni gruppi stanno reagendo ampliando i nuovi servizi, come i carburanti, il parafarmaceutico e l’ottica. Nell’alimentare invece stanno prendendo quota le “private label”, ovvero i Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena mentata sensibilità dei consumatori ai temi della qualità della vita in generale e della qualità dell’alimentazione in particolare, sta riportando interesse per i piccoli negozi di vicinato alimentari. I pochi esercizi rimasti di questa tipologia, infatti, si sono specializzati su proposte di qualità che stanno incontrando il favore della clientela. Le Associazioni di Categoria segnalano che anche il commercio ambulante, solitamente avvantaggiato in momenti di crisi rispetto a quello in sede fissa, ha registrato quest’anno difficoltà; in particolare, è stato penalizzato dal maltempo nella stagione natalizia che ha contribuito a determinare un andamento non soddisfacente delle vendite. Tra gli indicatori esplicativi del contesto generale, l’indice del clima di fiducia dei consumatori, misurato dall’ISAE, mostra un progressivo e notevole miglioramento nel corso del 2009. Si è partiti nel primo trimestre con valori in linea con quelli del quarto trimestre 2008; il valore più basso dell’anno, pari a 99,9, è stato toccato in marzo. A partire da aprile si è registrata una crescita continua dell’indice di fiducia fino al mese di settembre (113,6), per poi subire nuovamente una contenuta flessione in ottobre (111,7) e raggiungere infine in dicembre il valore più elevato dell’anno (113,7). I N T E R N O prodotti marchiati dalla stessa catena distributiva, che hanno raggiunto un peso stimato sul valore medio del carrello spesa di circa il 20% e la cui crescita risulta maggiore di quella media delle vendite, sia in valore che in quantità. Alcune Associazioni di Categoria del territorio forlivese ritengono che la distanza e il costo dello spostamento fuori dal centro, per raggiungere i punti vendita, stiano iniziando a penalizzare, nell’attuale crisi dei consumi, le grandi strutture rispetto a quelle piccole e medie del centro storico. Altre Associazioni, in particolare del territorio cesenate, ribadiscono invece la penalizzazione dei negozi del centro storico rispetto alle grandi strutture, in termini di difficoltà di accesso delle auto al centro (costo e mancanza dei parcheggi), blocchi del traffico ecc. Altri operatori, sempre del territorio cesenate, sottolineano che, pur nella comune difficoltà, i negozi del centro storico sembrano comunque soffrire maggiormente rispetto ai punti vendita nei centri commerciali. Ciò a causa della capacità delle grandi strutture di attuare politiche commerciali unificate e coordinate (per esempio offrire prezzi “calamita” su certi prodotti che attraggano i consumatori), di cui beneficiano anche i punti vendita presenti nelle gallerie commerciali; al contrario, nel centro storico appare più difficile riuscire ad ottenere questo risultato. D’altra parte però, l’au- INDICATORE DEL CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI ITALIANI ISAE - Clima totale - indice base 1980=100 116 114 112 C O M M E R C I O 110 108 106 104 102 100 98 96 94 2005 2006 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 2008 2009 125 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Nel 2009 l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una brusca frenata, diretta conseguenza della crisi economica. Partendo da un valore dell’1,5% in gennaio, si è scesi costantemente fino a toccare una situazione di deflazione a luglio (-0,1%). In seguito l’indice ha ripreso lentamente a salire fino a ritornare all’1% in dicembre. L’indice del Comune capoluogo di Forlì ha registrato un andamento analogo: partendo dall’1,9% di gennaio è sceso fino al -0,1% di luglio, ed è poi risalito fino allo 0,5% di dicembre. Confrontando l’andamento dell’indice nazionale con quello di Forlì, si nota che quest’ultimo ha registrato costantemente valori più alti nel primo semestre dell’anno, e valori più bassi nel secondo. La crescita media annua dell’indice dei prezzi è stata dello 0,7% sia in Italia che a Forlì. C O M M E R C I O I N T E R N O Analizzando l’andamento medio dell’indice Istat nazionale del valore delle vendite del commercio al dettaglio nel periodo gennaio-novembre 2009 (ultimo dato disponibile), si riscontra una flessione dell’1,8% rispetto ai primi undici mesi dell’anno precedente. Per una migliore valutazione del dato occorre tenere presente che tale indice incorpora sia la variazione delle quantità, sia INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER LE FAMIGLIE DI OPERAI E IMPIEGATI AL NETTO DELLA SPESA PER TABACCHI AUMENTI PERCENTUALI ANNUALI NELL’ANNO 2009 Forlì Italia Gennaio 1,9 1,5 Febbraio 1,7 1,5 Marzo 1,2 1,0 Aprile 1,4 1,0 Maggio 0,8 0,7 Giugno 0,6 0,4 Luglio -0,1 -0,1 Agosto 0,0 0,2 Settembre 0,0 0,1 Ottobre 0,0 0,2 Novembre 0,2 0,7 Dicembre 0,5 1,0 Media annuale 0,7 0,7 Fonte: Istat Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 126 quella dei prezzi, e che, nello stesso periodo di tempo, questi ultimi sono cresciuti dello 0,8%; ne deriva quindi che la contrazione delle vendite, in termini reali, è stata ancora maggiore. Il settore alimentare ha registrato una diminuzione dell’1,7%, il non alimentare dell’1,9%. La grande distribuzione ha registrato una flessione dello 0,4%, le imprese operanti su piccole superfici del 2,9%. All’interno della grande distribuzione, la flessione maggiore ha interessato gli ipermercati (-1%), seguiti dagli hard discount (-0,8%) e dai supermercati (-0,6%); in crescita invece il valore delle vendite negli esercizi non specializzati (+1%)e negli specializzati (+0,3%) a prevalenza non alimentare. Il valore delle vendite è diminuito del 2,9% nelle piccole imprese (fino a 5 addetti), del 2,7% nelle medie imprese (da 6 a 49 addetti) e dello 0,4% nelle grandi imprese (oltre 50 addetti). L’indagine congiunturale sul commercio al dettaglio di Unioncamere Italiana e Unioncamere Emilia-Romagna mostra per la provincia di Forlì-Cesena un andamento decisamente negativo, anche se migliore di quello nazionale e sostanzialmente in linea con quello regionale. Nei primi nove mesi del 2009 le vendite in provincia sono diminuite del 3,4% rispetto ai primi nove mesi del 2008. Nello stesso periodo, a livello regionale si è avuta una contrazione del 3,2% e a livello nazionale del 4,6%. Per quanto riguarda i singoli trimestri, in provincia le vendite hanno accusato un calo in ciascuno dei primi tre; si è avuto un miglioramento fra il primo trimestre (-3,9%) ed il secondo (-1,9%), e poi un brusco peggioramento nel terzo, dove la diminuzione è stata del 4,3%). INDAGINE CONGIUNTURALE SUL COMMERCIO AL DETTAGLIO Andamento delle vendite nel trimestre di riferimento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente variazione percentuale ForlìCesena EmiliaRomagna Italia I° trimestre 2009 -3,9 -2,7 -5,1 II° trimestre 2009 -1,9 -2,9 -3,8 III° trimestre 2009 -4,3 -3,8 -4,8 MEDIA -3,4 -3,2 -4,6 Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere italiana e Unioncamere Emilia-Romagna Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Una dinamica simile si è verificata anche a livello nazionale, ma con valori nettamente peggiori di quelli provinciali, specialmente nei primi due trimestri (rispettivamente: -5,1%, -3,8% e -4,8%). In regione invece si sono registrate perdite meno cospicue, ma una dinamica improntata a un progressivo peggioramento nel corso dei tre trimestri (rispettivamente: -2,7%, -2,9% e -3,8%). Le previsioni degli operatori per l’evoluzione nei 12 mesi successivi, sempre rilevate dall’indagine congiunturale di Unioncamere, segnalano un graduale ritorno dell’ottimismo: il numero di coloro che si aspettano un miglioramento dell’andamento del settore in provincia è andato costantemente aumentando nel corso dei primi tre trimestri dell’anno, e parallelamente è diminuito il numero di coloro che prevedono una situazione stabile, cosicché alla fine del terzo trimestre la percentuale di chi prevede un miglioramento è tornata a superare quella di chi prevede la stabilità. Questa dinamica è in sintonia col miglioramento del clima di fiducia dei consumatori rilevato nello stesso periodo. L’andamento è stato sostanzialmente analogo anche negli altri livelli territoriali. La banca dati StockView di Infocamere, basata sul Registro delle Imprese, fornisce i dati sulla struttura imprenditoriale del settore commerciale. Al 30/9/2009 le imprese attive del commercio nella provincia di Forlì-Cesena sono risultate 8.945; rispetto al 30/9/2008 si è registrata una flessione dello 0,6%. In regione si è rilevato un calo simile (-0,4%) e in Italia invece una leggera crescita (+0,4%). L’incidenza del commercio sul totale delle imprese provinciali compresa l’agricoltura (21,9%) è minore sia di quella regionale (22,7%) sia soprattutto di quella nazionale (27,2%). Le imprese di vendita e riparazione di auto e motoveicoli con 1.073 unità costituiscono IMPRESE ATTIVE DELLA SEZIONE G (Commercio) e delle divisioni G50 - Vendita, manutenzione, e riparazione di auto e moto veicoli G51 - Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio (escl. auto e moto) G52 - Commercio al dettaglio (escl. auto e moto) 30/9/2008 30/9/2009 var. % 09/08 incidenza % 2008 (*) incidenza % 2009 (*) 1.084 1.073 -1,0% 12,0% 12,0% G51 3.407 3.389 -0,5% 37,8% 37,9% G52 4.511 4.483 -0,6% 50,1% 50,1% G 9.002 8.945 -0,6% 100,0% 100,0% 41.142 40.781 -0,9% 21,9% 21,9% G50 11.768 11.763 -0,0% 12,0% 12,1% G51 37.467 37.307 -0,4% 38,2% 38,2% G52 48.746 48.487 -0,5% 49,8% 49,7% G 97.981 97.557 -0,4% 100,0% 100,0% 433.412 430.007 -0,8% 22,6% 22,7% G50 170.536 171.493 +0,6% 11,9% 11,9% G51 454.089 457.732 +0,8% 31,6% 31,8% G52 810.916 811.759 +0,1% 56,5% 56,3% G 1.435.541 1.440.984 +0,4% 100,0% 100,0% TOTALE IMPRESE 5.255.230 5.297.780 +0,8% 27,3% 27,2% TOTALE IMPRESE EMILIA ROMAGNA TOTALE IMPRESE ITALIA C O M M E R C I O G50 I N T E R N O FORLI’-CESENA (*) incidenza % all’interno del ramo G e G su totale Fonte: Infocamere, banca dati StockView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 127 il 12% del totale del commercio (dato in linea con gli altri ambiti territoriali). Rispetto all’anno precedente si è avuta una flessione dell’1%, mentre a livello regionale il comparto è rimasto stabile e a quello nazionale si è avuto un lievissimo risultato positivo dello 0,6%. Il commercio all’ingrosso e intermediari (3.389 imprese attive) rappresenta il 37,9% del commercio provinciale, dato leggermente inferiore a quello regionale (38,2%) e decisamente superiore a quello nazionale (31,8%). In provincia si è registrata una flessione dello 0,5%, analoga a quella regionale (-0,4%), mentre a livello nazionale si è avuta una crescita dello 0,8%. Infine, con 4.483 imprese il commercio al dettaglio e riparazione di beni personali e per la casa rappresenta la componente maggioritaria del settore commerciale provinciale (50,1%). Questa incidenza è in linea con quella regionale (49,7%), ma inferiore a quella nazionale (56,3%). Il comparto registra una diminuzione dello 0,6% in provincia e dello 0,5% in regione, a fronte di una situazione stabile a livello nazionale (+0,1%). Esaminando brevemente la movimentazione degli esercizi commerciali in provincia di Forlì-Cesena, si rileva, come accennato in precedenza, che nei primi nove mesi del 2009 sono aumentate, rispetto allo stesso periodo del 2008, le aperture di nuove attività, mentre sono diminuite le cessazioni di attività esistenti. Complessivamente, si sono registrate 394 nuove aperture a fronte di 563 cessazioni di esercizi, per un saldo negativo di –169 unità. Rispetto allo stesso periodo del 2008, le aperture sono aumentate del 5,1%, mentre le cessazioni sono diminuite del 14,8%. Nel commercio al dettaglio si sono avute 217 aperture a fronte di 306 cessazioni, per un saldo negativo di -89 unità; le aperture sono aumentate del 16%, mentre le cessazioni sono diminuite del 12,8%. Si conferma l’incremento tendenziale dell’imprenditoria extracomunitaria, che è una realtà ormai consolidata nel territorio provinciale. In particolare, l’insediamento è forte nei settori dell’ortofrutta, dell’alimentare e dei pubblici esercizi. Per quanto riguarda gli alimentari, l’offerta è rivolta soprattutto a prodotti etnici e relativi alle usanze di alimentazione della popolazione straniera residente nel territorio; i pubblici esercizi invece vedono anche la presenza di una clientela italiana. Analizzando i dati di StockView sulle persone con cariche nelle imprese attive del commercio al dettaglio e limitando l’esame alle imprese individuali, in cui la carica di titolare coincide con la persona fisica dell’imprenditore, in provincia di Forlì-Cesena risultano, al 30/9/2009, 401 titolari di imprese individuali extracomunitari1, pari al 12,7% del totale. Il ISCRIZIONI E CESSAZIONI Settore commercio - Forlì-Cesena - da gennaio a settembre 2008 Divisione ATECO C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 2009 2009/2008 Iscrizioni Cessazioni Saldo Iscrizioni Cessazioni Saldo Iscrizioni Cessazioni G 50 Commercio, manutenzione e riparazione autoveicoli e motocicli 40 46 -6 29 45 -16 -27,5% -2,2% G 51 Commercio ingrosso e intermediari del commercio escluso autovetture 148 264 -116 148 212 -64 0,0% -19,7% G 52 Commercio al dettaglio (escluso autovetture) e riparazione beni personali 187 351 -164 217 306 -89 16,0% -12,8% TOTALE 375 661 -286 394 563 -169 5,1% -14,8% Fonte: Infocamere, banca dati StockView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1 Si precisa che quanto rilevato dalla banca dati StockView e definito “nazionalità” è il Paese di nascita della persona, desunto dal codice fiscale presente nella visura dell’impresa. Va inoltre tenuto presente che all’interno dei Paesi extracomunitari è presente anche la Svizzera, Paese in cui risultano nati anche alcuni imprenditori di nazionalità italiana.anche la Svizzera, Paese in cui risultano nati anche alcuni imprenditori di nazionalità italiana 128 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Secondo le valutazioni delle Associazioni di Categoria, sul versante dei rapporti fra le diverse tipologie distributive non ci sono stati nel 2009 particolari cambiamenti nel territorio provinciale. L’apertura di un nuovo centro commerciale a Faenza non sembra aver causato particolari ripercussioni sul sistema distributivo provinciale, forse anche perché (oltre alla crisi che colpisce anche la grande distribuzione) ormai queste strutture attingono allo stesso bacino di utenza, e quindi a questo punto sembrano innescare una competizione all’interno della grande distribuzione piuttosto che fra diverse tipologie distributive. Nel territorio forlivese ci si attende un cambiamento significativo con l’apertura del nuovo iper e relativo centro commerciale, che dovrebbe avvenire fra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. Nel territorio cesenate le ultime aperture significative per dimensioni risalgono a qualche anno fa, al momento si è in una fase di stabilizzazione e non si prevedono nuove aperture. Alcuni operatori però lamentano un forte turnover fra i negozi Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 del centro storico con un elevato numero di cessazioni, e segnalano che la scomparsa di attività commerciali dal centro potrebbe causare una dequalificazione urbana. Un punto di forza delle piccole e medie imprese del commercio - affermano alcuni operatori - è che esse hanno una struttura snella e possono quindi permettersi una gestione più flessibile delle spese. In particolare, come già detto in precedenza, nell’attuale congiuntura di crisi che richiede una revisione della struttura dei prezzi, possono permettersi di rivedere i propri costi; e questo perché poggiano su un modello a conduzione familiare. E’ pertanto da valorizzare, anche da parte degli Amministratori Pubblici, il contributo all’occupazione, non solo degli imprenditori ma anche dei nuclei familiari. Un altro punto di forza delle PMI del centro storico è che quest’ultimo costituisce una sorta di centro commerciale a cielo aperto e presenta una forte attrattività nei confronti dei consumatori. Ma affinchè questo fattore di competitività non vada disperso occorrono politiche di pianificazione urbanistica e commerciale da parte delle Amministrazioni Locali di sostegno, soprattutto con una pianificazione della viabilità, del traffico e dei parcheggi che incentivi e non scoraggi l’accesso dei consumatori: un fattore critico è, ad esempio, il costo della sosta. A questo proposito, pressoché tutte le Associazioni di Categoria sottolineano che la competitività dei centri storici dovrebbe essere pensata e gestita in termini di area omogenea. Gli imprenditori del centro devono impegnarsi per mettere in atto politiche commerciali il più possibile unificate, come ad esempio iniziative promozionali e di marketing comuni, una gestione concerta- C O M M E R C I O fenomeno è dunque decisamente significativo, anche se non ha ancora raggiunto l’incidenza registrata a livello regionale (15,7%) e nazionale (14,6%). Il confronto con l’anno precedente non è possibile a causa del cambiamento della codifica delle attività economiche (da ATECO 2002 ad ATECO 2007) adottata dal database StockView Persone. Molto più modesta è la presenza di imprenditori provenienti da altri Paesi della Ue: 41 persone, pari all’1,3% (analogamente all’incidenza nazionale), a fronte dell’1,4% regionale. Il restante 86% delle persone titolari d’imprese individuali provinciali è italiano, a fronte dell’82,8% regionale e dell’83,7% nazionale. I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 129 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 130 ta dei prezzi e degli orari di apertura ecc., in modo da competere come entità omogenea sia con gli altri centri storici, sia coi centri commerciali della grande distribuzione. Le Associazioni del comprensorio forlivese segnalano che nel centro storico di Forlì uno sforzo in questa direzione è iniziato sotto la spinta del Comune, con un organismo che raccoglie diverse Associazioni di Categoria e che vede anche l’apporto della Camera di Commercio. Si sottolinea però che, se gli imprenditori devono indubbiamente fare la loro parte con politiche commerciali unificate, gli Amministratori Locali devono a loro volta creare le condizioni strutturali per la competitività di un’area omogenea, soprattutto, come già detto, a livello di pianificazione urbanistica e di viabilità. Anche nel centro storico di Cesena gli imprenditori stanno mettendo in atto politiche di promozione unificate, con l’apertura serale nel periodo estivo e l’organizzazione di interventi di animazione in vari punti del centro. Alcune Associazioni fanno però presente la necessità di maggiore sostegno da parte degli Enti locali in termini di risorse finanziarie. Altre Associazioni del cesenate, condividendo l’opportunità di una regia comune delle iniziative promoziona- li, auspicano una sorta di piano provinciale degli eventi, in cui le varie iniziative dei diversi centri storici vengano coordinate e non si sovrappongano. Ritengono inoltre che un’altra potente risorsa a fini commerciali sia la promozione turistica del territorio, per cui andrebbero abbinate le iniziative commerciali (aperture dei negozi, politiche promozionali) agli eventi culturali (mostre ecc.). Le iniziative promozionali come le “notti bianche” continuano nel complesso a far rilevare risultati soddisfacenti, anche se non si è più riscontrato il picco di successo raggiunto con la prima edizione; ma questo forse è dovuto anche al fatto che è difficile mantenere il livello d’interesse dovuto al fattore novità. Infine si ribadisce che un altro elemento indispensabile per la competitività delle PMI commerciali è la formazione degli imprenditori e del personale, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza al cliente; infatti, come più volte segnalato in passato, la qualità e il servizio alla clientela sono fattori indispensabili per rendere le piccole imprese competitive ancor più nella situazione economica attuale. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C C OMMERCIO ESTERO Le stime le da diversi per il 2009 decenni a del Fondo questa parte Monetario caratterizzaInternazionale ta, fra l’altro, (FMI), riviste dalla singorecentemenlare concote nell’ambimitanza di to del World andamenti Economic negativi un Outlook po’ ovunque Update del 26 nel mondo gennaio 2010, anche se, va parlano di una contrazione dell’economia detto, con intensità e durata diversi. Le premondiale pari allo 0,8%. Si tratta della più in- visioni FMI per il futuro lasciano intravedere tensa recessione registrata a livello mondia- un certo ottimismo, anche se la ripresa vie- 2008 (*) 2009 (*) var. % 2009/2008 INDICI DI COMPOSIZIONE 2008 (*) 2009 (*) SU EMILIA-ROMAGNA Piacenza 1.860.456 1.659.561 -10,8% 5,1% 6,1% Parma 3.493.225 2.870.914 -17,8% 9,6% 10,6% Reggio Emilia 6.578.402 4.879.410 -25,8% 18,1% 17,9% Modena 8.313.879 6.146.794 -26,1% 22,8% 22,6% Bologna 8.367.117 6.074.277 -27,4% 23,0% 22,3% Ferrara 1.675.183 1.046.689 -37,5% 4,6% 3,8% Ravenna 2.555.596 1.949.137 -23,7% 7,0% 7,2% 2.313.921 1.635.947 -29,3% 6,4% 6,0% 1.276.640 924.410 -27,6% 3,5% 3,4% 36.434.417 27.187.138 -25,4% 100,0% 100,0% Forlì-Cesena Rimini EMILIA-ROMAGNA EMILIA-ROMAGNA SU ITALIA ITALIA 278.197.384 213.933.690 -23,1% 13,1% 12,7% C O M M E R C I O VALORI ASSOLUTI E S T E R O ESPORTAZIONI Province dell’Emilia-Romagna e Italia Gennaio-Settembre - valori in migliaia di euro (*) - Dati provvisori Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 131 C O M M E R C I O E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 132 ne prevista con intensità variabile da paese a paese e non tutte le economie invertiranno nel 2010 la propria tendenza recessiva. Il PIL mondiale è previsto per il 2010 in aumento del 3,9%, con i paesi sviluppati che dovrebbero crescere del 2,1% a fronte di un aumento del 6,0% per le economie emergenti ed in via di sviluppo. In questo contesto, è previsto che l’Italia registri una variazione del PIL pari all’1,0% nel 2010 e all’1,3% nel 2011, stima rivista in rialzo rispetto ai dati, sempre FMI, dell’ottobre 2009. Questo è lo scenario nel quale si è mosso il commercio mondiale nel 2009 ed il contesto prospettico nel quale si muoverà nel corso dei prossimi anni. La situazione appena descritta deve essere combinata col fatto, messo in luce anche in occasione del rapporto dello scorso anno, che il commercio estero mondiale, da diverso tempo a questa parte, mostra la tendenza ad amplificare le variazioni del PIL, ciò a seguito del crescente livello di interdipendenza delle economie mondiali, aspetto quest’ultimo tipico del processo di globalizzazione. Non deve quindi stupire che la contrazione dello 0,8% del PIL mondiale stimata per il 2009 si sia tradotta, sempre secondo le ultime stime disponibili dell’FMI, in una contrazione del commercio mondiale (di beni e servizi) pari al 12,3%. Le previsioni per il 2010 parlano di una variazione positiva del commercio mondiale pari al 5,8%, di portata, quindi, sostanzialmente pari alla metà della diminuzione dell’anno passato. Le variazioni delle esportazioni sono previste pari ad un +5,5% per le economie avanzate, contro un +5,9% delle economie emergenti ed in via di sviluppo. a livello provinciale risulta, quindi, più consistente rispetto a quella riportata a livello regionale (-25,4%) e nazionale (-23,1%). A seguito di ciò, il peso delle esportazioni della provincia sul totale regionale risulta in attenuazione, passando da 6,4% dei primi nove mesi del 2008, al 6,0% dello stesso periodo dell’anno appena concluso. Quest’ultimo fenomeno risulta in controtendenza rispetto a quanto registrato nel corso del decennio precedente che aveva visto una tendenza di fondo all’aumento dell’incidenza delle esportazioni della provincia sul totale regionale e di questo sul totale nazionale. Alcune province della regione, segnatamente Piacenza e Parma (rispettivamente, -10,8 e -17,8%), hanno risentito in misura minore della flessione del commercio mondiale. Tale fenomeno, ascrivibile alla composizione settoriale dei diversi territori della regione, ha avuto ripercussioni sulla posizione occupata da Forlì-Cesena nella graduatoria regionale di composizione delle esportazioni. In particolare, Forlì-Cesena risulta attualmente davanti alle sole province di Ferrara e Rimini. Queste stesse modificazioni hanno portato avvicendamenti anche alla testa della classifica, dove Modena ha “sorpassato” Bologna divenendo la prima provincia esportatrice della regione. Il peso delle esportazioni dell’Emilia-Romagna sul dato nazionale è complessivamente diminuito passando dal 13,1% del 2008 al 12,7% del 2009, tornando, sostanzialmente, a valori di incidenza prossimi a quelli del 2007 (ma corrispondenti ad un valore assoluto inferiore). La nostra è una delle regioni italiane ad avere il maggior grado di apertura all’economia mondiale; è, quindi, normale che abbia risentito più di altre della forte Le esportazioni italiane nei primi nove mesi diminuzione del commercio internazionale. del 2009 hanno registrato una flessione, secondo gli ultimi dati ISTAT a disposizione, Dall’analisi dell’export per settore emerge del 23,1%, a fronte di una variazione del che la riduzione dell’export ha interessato, 5,0% registrata l’anno passato rispetto ai anche se con intensità variabile, tutti i settori primi nove mesi del 2007. dell’economia provinciale. Fanno eccezione Il valore delle esportazioni della provincia i “prodotti petroliferi raffinati” e gli “articoli di Forlì-Cesena registrato nel periodo genna- farmaceutici, chimico-medicinali e botanici” io – settembre 2009 è stato pari a 1.635.947 che hanno però un’incidenza limitata sulle migliaia di euro, mostrando un calo, rispet- esportazioni provinciali. Limitando l’analito allo stesso periodo dell’anno precedente, si ai settori con un peso superiore all’1%, pari al 29,3%. L’anno passato si era registra- al fine di fornire valutazioni significative, è ta una variazione positiva pari al 6,3%, in ral- possibile notare come i settori che riportalentamento rispetto all’aumento registrato no le diminuzioni più contenute siano stanel 2007 (+11,2%). La contrazione rilevata ti i prodotti alimentari, bevande e tabacchi Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ESPORTAZIONI PER SETTORE Gennaio-Settembre - valori in migliaia di euro 2008 (*) 2009(*) variaz.% 2009/2008 ForlìCesena 2009(*) EmiliaRomagna 2009(*) Italia 2009(*) 174.667 163.777 -6,2% 10,0 1,9 1,6 353 174 -50,7% 0,0 0,1 0,4 147.938 139.724 -5,6% 8,5 8,5 6,8 CB13-Prodotti tessili 21.187 17.703 -16,4% 1,1 0,9 2,6 CB14-Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 67.868 47.638 -29,8% 2,9 9,0 5,1 250.023 203.671 -18,5% 12,4 2,1 4,0 66.075 44.896 -32,1% 2,7 1,1 2,1 69 214 209,6% 0,0 0,1 3,2 49.549 41.942 -15,4% 2,6 5,3 6,1 5.192 6.065 16,8% 0,4 1,7 4,1 CG-Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 143.519 117.499 -18,1% 7,2 11,3 6,3 CH-Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti 266.930 168.403 -36,9% 10,3 7,6 11,0 61.675 36.324 -41,1% 2,2 2,0 3,2 CJ-Apparecchi elettrici 172.322 134.898 -21,7% 8,2 4,6 5,8 CK-Macchinari ed apparecchi n.c.a. 524.039 287.983 -45,0% 17,6 29,2 19,0 66.097 32.828 -50,3% 2,0 10,2 10,2 CM31-Mobili 110.538 98.131 -11,2% 6,0 1,4 2,4 CM323-Articoli sportivi 167.900 80.178 -52,2% 4,9 0,4 0,2 11.928 10.621 -11,0% 0,6 1,9 2,9 0 0 0,0 0,0 0,1 E-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI E RISANAMENTO 3.930 1.944 -50,5% 0,1 0,2 0,3 J-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ DEI SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE 1.664 1.110 -33,3% 0,1 0,4 0,5 0 16 0,0 0,0 0,0 R-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO 153 54 0,0 0,0 0,0 S-PRODOTTI DELLE ALTRE ATTIVITA’ DI SERVIZI 0 0 0,0 0,0 0,0 302 154 -48,9% 0,0 0,1 2,1 2.313.921 1.635.947 -29,3% 100,0 100,0 100,0 CLASSIFICAZIONE CPATECO A-PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELLA SILVICOLTURA E DELLA PESCA B-PRODOTTI DELL’ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE CA-Prodotti alimentari, bevande e tabacco CB15-Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili CC-Legno e prodotti in legno; carta e stampa CD-Coke e prodotti petroliferi raffinati CE-Sostanze e prodotti chimici CF-Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici CI-Computer, apparecchi elettronici e ottici CL-Mezzi di trasporto CM-Prodotti delle altre attività manifatturiere (esclusi mobili e articoli sportivi) D-ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA M-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE V-MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO, MERCI NAZIONALI DI RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE TOTALE -64,6% E S T E R O INDICI DI COMPOSIZIONE C O M M E R C I O Forlì-Cesena (*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 133 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C O M M E R C I O E S T E R O (-5,6%), i mobili (-11,2%) e le sostanze ed i prodotti chimici (-15,4%). I settori che hanno risentito di più della crisi sono, invece, stati - sempre fra quelli con un peso sull’export complessivo superiore all’1% – gli articoli sportivi (-52,2%), i mezzi di trasporto (-50,3%) e i macchinari e le apparecchiature (-45,0%). Un’attenzione particolare merita sicuramente il comparto della meccanica. Nella classificazione per attività attualmente in uso (Ateco 2007) questo comparto è costituito da 5 settori (metalli e prodotti in metallo, apparecchi elettronici ed ottici, apparecchi elettrici, macchinari e mezzi di trasporto) che pesano nel loro complesso per oltre il 40,0% sulle esportazioni della provincia. Tale peso, pur confermando l’inclinazione anche di questa provincia per la meccanica mette in luce una specificità locale con una diversa composizione settoriale dell’economia. Di particolare interesse risulta il settore degli articoli in pelle e simili (il secondo settore per peso sulle esportazioni provinciali) che, pur avendo registrato una contrazione delle esportazioni rispetto all’anno passato (-18,5%), subisce un aumento della propria incidenza sulle esportazioni complessive della provincia che raggiunge il 12,4%, a fronte di una media regionale di poco superiore al 134 2,0%. Nell’ambito del “settore” degli articoli in pelle e similari può essere interessante focalizzare l’attenzione sulle calzature che rivestono una notevole importanza per l’economia provinciale. Pur avendo registrato una flessione dell’export pari al 17,9%, le calzature hanno visto aumentare la propria importanza sull’export locale, con un peso che è arrivato a superare l’11,0%. Oltre la metà (54,6%) delle calzature esportate dall’Emilia-Romagna proviene dalla provincia di Forlì-Cesena. La contrazione delle esportazioni di calzature registrata a livello provinciale è, sostanzialmente, in linea con quanto registrato a livello nazionale (-17,2%) mentre più contenuta risulta la diminuzione a livello regionale (-14,8%). Notevole, poi, il ruolo giocato dalle esportazioni di prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca che registrano in provincia un peso pari al 10,0%, ben al di sopra di quanto fatto rilevare a livello regionale (1,9%) e nazionale (1,6%). L’incidenza dell’altro settore che normalmente viene considerato parte del comparto alimentare, cioè, l’industria alimentare (alimentari, bevande e tabacchi) è, in provincia, in linea coi valori registrati a livello regionale (8,5%), ma superiore a quanto rilevato a livello nazionale (6,8%). Altri due settori di specializzazione locale SCAMBI CON L’ESTERO PER AREA GEOGRAFICA Gennaio-Settembre 2009 - valori assoluti e variazione AREA 2009 (*) import var 2008-2009 export import export Unione Europea 557.373.364 987.077.965 -25,7% -26,5% Europa extra UE 36.727.538 215.920.560 -12,0% -31,1% Africa settentrionale 28.612.561 43.623.995 -7,0% -36,0% Altri paesi africani 42.877.409 35.480.029 -16,8% -27,7% America settentrionale 47.548.918 92.757.242 83,5% -29,5% America centro-meridionale 34.329.559 32.324.622 -13,3% -37,8% 5.310.744 78.487.232 -57,7% -40,7% Medio Oriente Asia centrale 31.547.754 26.639.752 1,0% -26,1% Asia orientale 144.546.971 103.983.902 -27,0% -32,1% 2.581.625 19.651.832 -27,2% -43,4% 931.456.443 1.635.947.131 -21,4% -29,3% Oceania e altri territori TOTALE GENERALE (*) Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Isole Faeroer, Andorra, Gibilterra Turchia, Albania, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Fed.di Russia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro, Rep. Iugoslava di Macedonia Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SCAMBI CON L’ESTERO PER AREA GEOGRAFICA Gennaio-Settembre 2009 - incidenza percentuale AREA Unione Europea IMPORTAZIONI Forlì-Cesena ESPORTAZIONI Emilia Romagna Forlì-Cesena Emilia Romagna 59,8% 66,7% 60,3% 56,6% Europa extra UE (*) 3,9% 5,7% 13,2% 11,5% Africa Settentrionale 3,1% 1,4% 2,7% 3,3% Altri paesi africani 4,6% 1,0% 2,2% 1,9% America Settentrionale 5,1% 3,1% 5,7% 7,4% America Centrale e del Sud 3,7% 3,7% 2,0% 2,9% Medio Oriente 0,6% 0,6% 4,8% 5,8% Asia Centrale 3,4% 1,7% 1,6% 2,0% Asia Orientale 15,5% 15,5% 6,4% 7,3% 0,3% 0,6% 1,2% 1,3% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Oceania e altri territori TOTALE GENERALE (*) Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Isole Faeroer, Andorra, Gibilterra Turchia, Albania, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Fed.di Russia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro, Rep. Iugoslava di Macedonia Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 E S T E R O Dall’analisi delle esportazioni per mercato di destinazione è possibile notare che nei primi nove mesi del 2009, analogamente a quanto registrato nei primi nove mesi del 2008, il maggior mercato di sbocco per le imprese della provincia è costituito dall’Unione Europea, verso cui sono indirizzate il 60,3% delle esportazioni della provincia, percentuale in ulteriore aumento rispetto all’anno passato (58,1%). L’orientamento verso l’Unione Europea delle imprese della provincia rimane ancora leggermente superiore a quello regionale. Alle spalle dell’Unione Europea, l’area che maggiormente assorbe le esportazioni di Forlì-Cesena è costituita dall’Europa extra-UE, con un peso del 13,2%. La stessa situazione si riscontra a livello regionale, anche se con una minore intensità (11,5%). L’Europa nel suo complesso risulta, quindi, essere destinataria di ben il 73,5% delle esportazioni della provincia (l’anno scorso era il 71,6%) e del 68,1% di quelle emiliano-romagnole (l’anno scorso era il 69,8%). Le successive posizioni significative sono occupate dall’Asia Orientale (6,4%) e dall’America Settentrionale (5,7%) e dal Medio Oriente (4,8%). E’ possibile passare da un’ottica statica ad una dinamica concentrandosi sulle variazioni subite dalle esportazioni verso le diverse aree geo-economiche. L’area che ha fatto registrare la minore contrazione è stata l’Asia Centrale (-26,1%), seguita dall’Unione Europea (-26,5%) e dagli Altri Paesi Africani (-27,7%). Le aree verso le quali è, invece, stata più forte la contrazione delle esportazioni sono state l’Oceania e gli altri Territori (-43,4%), il Medio Oriente (-40,7%) e l’America centrale e meridionale (-37,8%) e Settentrionale (-29,5%). I dati a disposizione consentono di affinare l’analisi dei mercati di sbocco con l’identificazione dei paesi che attraggono maggiormente le esportazioni provinciali. Il paese leader di questa graduatoria è la Germania col 15,2%, in ulteriore aumento rispetto al dato registrato per i primi nove mesi del 2008 (13,6%). Alle spalle della maggiore C O M M E R C I O possono essere considerati quello dei mobili, che registra un peso in provincia del 6,0% contro una media regionale dell’1,4%, e quello degli articoli sportivi, che riporta un peso sulle esportazioni totali del 4,9% contro una media regionale dello 0,4%. Mentre i mobili hanno riportato una contrazione delle esportazioni inferiore al dato medio provinciale (-11,2%), gli articoli sportivi, come detto più sopra, hanno più che dimezzato il valore del proprio export. 135 E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena economia del continente troviamo un altro paese europeo, la Francia, col 10,9%, anch’essa in aumento rispetto all’omologo periodo del 2008 (9,7%). In terza posizione si colloca la Russia che col 5,7% ha scalzato il Regno Unito che passa dal 6,5% dei primi nove mesi del 2008 al 5,3% dell’omologo periodo del 2009. La Spagna è scesa dalla quinta alla sesta posizione col 4,5% dell’export forlivese e cesenate (l’anno passato era il 5,2%). La prima nazione non europea nella graduatoria in analisi è costituita dagli Stati Uniti, che occupano la quinta posizione con un peso pari al 4,8%, in ulteriore ridimensionamento rispetto al 5,0% dell’anno passato (a sua volta in contrazione rispetto al 6,0% del 2007). Fra i paesi non europei è interessante la situazione di Hong Kong, per la sua natura di porta di ingresso alternativa verso la Cina, e del Giappone che dimostra un dinamismo inaspettato del PIL nella fase di uscita dalla crisi internazionale. Secondo le previsioni del FMI il PIL giapponese crescerà dell’1,7% nel 2010 e del 2,2% nel 2011, forse segnando la fine della stazionarietà ultradecennale dell’economia nipponica. Hong Kong assorbe l’1,5% dell’export provinciale mentre il Giappone ne acquista l’1,8%. Entrambe le percentuali sono in aumento rispetto ai dati dell’anno passato, anche se ancora contenute. Anche nei confronti dei singoli paesi è pos- Per valutare il grado di innovatività delle esportazioni della provincia di ForlìCesena, i prodotti sono stati riclassificati in base al contenuto tecnologico intrinseco al prodotto stesso e alla tecnologia utilizzata nel processo produttivo, venendo così a creare una nuova classificazione dei prodotti in tre macroclassi corrispondenti a diversi livelli di contenuto tecnologico incorporato. Dall’analisi degli ultimi dati provinciali disponibili, relativi all’anno 2008, emerge che le esportazioni di “prodotti specializzati e high tech” rappresentano il 39,4% del totale provinciale, mentre costituiscono il 50,8% di quello regionale, il 43,6% di quello del Nord-est ed il 41,5% di quello nazionale. Il confronto coi dati corrispondenti del 2007 mette in luce un ridimensionamento rispetto all’anno passato del peso delle esporta- CONTENUTO TECNOLOGICO DI IMPORT ED EXPORT Anno 2008 - valori assoluti in migliaia di euro e composizione sul totale provinciale IMPORTAZIONI Agricoltura materie prime Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech 110.992 7,3 952.905 62,5 459.708 30,2 Emilia Romagna 1.657.996 5,8 16.569.864 57,6 10.524.425 36,6 Nord-Est 5.815.403 7,3 46.734.264 58,7 27.059.233 34,0 81.444.995 21,6 176.170.529 46,7 119.668.433 31,7 Forlì-Cesena C O M M E R C I O sibile analizzare, invece del peso sulle esportazioni provinciali, la variazione rispetto ai valori registrati per l’anno passato. Le variazioni delle esportazioni nei confronti dei 20 maggiori partner commerciali della provincia sono negative. Considerando solo i paesi col maggior peso, si devono registrare le variazioni del Regno Unito (-42,4%), della Spagna (-39,2%), degli Stati Uniti (-32,3%) e della Russia (-29,9%). Più contenute le variazioni dell’export nei confronti di Germania (-21%) e Francia (-20,1%). ITALIA ESPORTAZIONI Agricoltura materie prime Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Forlì-Cesena 235.369 7,7 1.620.094 52,9 1.204.939 39,4 Emilia Romagna 862.645 1,8 22.498.835 47,4 24.102.637 50,8 Nord-Est 2.322.821 2,0 62.515.225 54,4 50.130.374 43,6 ITALIA 7.266.885 2,0 206.747.343 56,5 151.791.862 41,5 Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati ISTAT 136 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPORTAZIONI PER SETTORE Gennaio-Settembre - valori in migliaia di euro A-PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELLA SILVICOLTURA E DELLA PESCA 2008 (*) 2009(*) variaz.% 2009/2008 ForlìCesena 2009(*) EmiliaRomagna 2009(*) Italia 2009(*) 81.219 81.005 -0,3% 8,7 4,7 3,3 527 685 30,1% 0,1 1,4 15,4 193.461 184.368 -4,7% 19,8 15,3 7,6 CB13-Prodotti tessili 15.341 13.950 -9,1% 1,5 1,4 1,6 CB14-Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 54.008 76.346 41,4% 8,2 6,9 3,9 CB15-Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 20.758 22.200 6,9% 2,4 1,7 2,3 CC-Legno e prodotti in legno; carta e stampa 86.485 56.877 -34,2% 6,1 3,8 2,7 677 425 -37,2% 0,0 0,5 1,9 95.042 65.583 -31,0% 7,0 10,0 8,7 9.963 12.110 21,6% 1,3 1,8 5,5 66.689 56.481 -15,3% 6,1 4,4 3,2 196.984 79.327 -59,7% 8,5 9,4 8,2 CI-Computer, apparecchi elettronici e ottici 99.542 73.505 -26,2% 7,9 4,9 7,3 CJ-Apparecchi elettrici 46.428 41.895 -9,8% 4,5 3,8 3,5 141.059 109.663 -22,3% 11,8 9,8 6,5 25.399 15.638 -38,4% 1,7 15,7 11,5 6.424 4.842 -24,6% 0,5 1,5 0,5 B-PRODOTTI DELL’ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE CA-Prodotti alimentari, bevande e tabacco CD-Coke e prodotti petroliferi raffinati CE-Sostanze e prodotti chimici CF-Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici CG-Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi CH-Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti CK-Macchinari ed apparecchi n.c.a. CL-Mezzi di trasporto CM31-Mobili CM323-Articoli sportivi 19.846 17.141 -13,6% 1,8 0,3 0,2 CM-Prodotti delle altre attività manifatturiere (esclusi mobili e articoli sportivi) 16.215 13.621 -16,0% 1,5 2,1 2,3 D-ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA 4.786 1.351 -71,8% 0,1 0,1 1,0 E-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI E RISANAMENTO 3.015 2.920 -3,1% 0,3 0,2 0,7 J-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ DEI SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE 1.169 986 -15,7% 0,1 0,3 0,5 0 0 -80,1% 0,0 0,0 0,0 280 137 -51,3% 0,0 0,0 0,0 4 0 -100,0% 0,0 0,0 0,0 295 400 35,7% 0,0 0,0 1,9 1.185.614 931.456 -21,4% 100,0 100,0 100,0 M-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE R-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO S-PRODOTTI DELLE ALTRE ATTIVITA’ DI SERVIZI V-MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO, MERCI NAZIONALI DI RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE TOTALE E S T E R O CLASSIFICAZIONE CPATECO INDICI DI COMPOSIZIONE C O M M E R C I O Forlì-Cesena (*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 137 C O M M E R C I O E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 138 zioni di prodotti appartenenti a questa classe di contenuto tecnologico per la provincia di Forlì-Cesena. Le esportazioni dei “prodotti tradizionali e standard” sono il 52,9% del valore provinciale, il 47,4% di quello regionale, il 54,4% di quello del Nord-est ed il 56,5% di quello nazionale. Il peso di questo tipo di esportazioni colloca la provincia, sostanzialmente, a metà strada tra la situazione media a livello regionale (che vede una minore incidenza di questa tipologia di prodotti) e quella media a livello nazionale (che, invece, ne registra un’incidenza maggiore). Nel confronto con l’anno passato, il peso di questa classe tecnologica di prodotti è in aumento, anche se con intensità diverse, in tutti gli ambiti territoriali in analisi. Le esportazioni dei prodotti dell’agricoltura e materie prime sono il 7,7% del totale provinciale, l’1,8% di quello regionale, il 2% di quello del Nord-est e il 2% di quello nazionale, a conferma della marcata vocazione agricola della provincia. Va notato, come già fatto l’anno passato, che le esportazioni di prodotti dell’agricoltura sono, giustamente, considerate in maniera a se stante nella classificazione adottata dall’Istituto Tagliacarne e qui riproposta. Il semplice fatto che un prodotto sia di origine agricola, infatti, non dice nulla sul livello tecnologico del processo produttivo che ne ha consentito l’ottenimento. Un prodotto agricolo può, infatti, essere il frutto di un processo produttivo residuale ed anacronistico oppure uno dei maggiori ritrovati della ricerca e tecnologia contemporanea, basti pensare ai processi bio-tecnologici che spesso sostengono l’agricoltura e allo sforzo tecnologico e organizzativo implicito nella commercializzazione del prodotto (selezione e cernita, packaging, catena del freddo, delivery nel minor tempo possibile, ecc). L’esportazione di prodotti agricoli da parte della provincia di Forlì-Cesena deve, quindi, essere considerata come segnale della forte specializzazione territoriale in questo comparto, che ha visto la nascita di molte imprese cresciute con successo nel settore e che contribuiscono in maniera positiva e notevole all’accrescimento del livello tecnologico complessivo dell’area. Questa considerazione è in grado di porre sotto nuova luce il differenziale esistente con la media regionale in termini di esportazioni di prodotti ad alto contenuto tecnologico. Infatti, una cospicua parte dell’export provinciale di prodotti dell’agricoltura potrebbe essere annoverata tra le esportazioni di livello tecnologico medio alto o alto, andando a limare il gap esistente con la media regionale. Il valore delle importazioni per i primi nove mesi del 2009 è pari a 931.456 migliaia di euro, con una diminuzione del 21,4% rispetto allo stesso periodo del 2008, che aveva invece registrato un aumento rispetto al 2007. Le importazioni hanno, quindi, segnato una diminuzione del proprio valore notevole, anche se inferiore alla corrispondente riduzione del valore delle esportazioni. I settori dell’import che hanno fatto registrare le performance più significative durante il periodo in osservazione, avendo cura di prendere in considerazione soltanto i settori con un peso superiore all’1,0% al fine di salvaguardare la significatività dell’analisi, sono stati i metalli e prodotti in metallo (-59,7% con un peso sull’export complessivo della provincia pari all’8,5%), i mezzi di trasporto (-38,4% con un peso pari all’1,7%), legno e prodotti in legno (-34,2% con un Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena peso pari al 6,1%) e le sostanze ed i prodotti chimici (-31,0% con un peso del 7,0%). La variazione media di segno negativo non si è, però, tradotta in una diminuzione dell’import di tutti i settori. In particolare va notata la performance del settore degli articoli di abbigliamento che ha fatto registrare un aumento di oltre il 41% del valore delle importazioni, combinato con un peso sull’import provinciale complessivo dell’8,2%. Notevole il peso delle importazioni di calzature che sono aumentate di oltre il 50% nei primi nove mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. In aumento anche le importazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici che hanno registrato una variazione pari a +21,6%, combinato ad un peso dell’1,3%. Altro settore, tra quelli più significativi, a registrare un aumento dell’import è quello de- migliaia di euro indici di comp. sul totale export migliaia di euro indici di comp. sul totale import 1 0004-Germania 248.236 15,2% 125.048 13,4% 2 0001-Francia 178.326 10,9% 3 0075-Russia 93.994 5,7% 2 0720-Cina 97.232 10,4% 3 0003-Paesi Bassi 87.725 9,4% 4 0006-Regno Unito 86.675 5,3% 4 0011-Spagna 71.087 7,6% 5 0400-Stati Uniti 78.058 6 0011-Spagna 73.261 4,8% 5 0001-Francia 69.384 7,4% 4,5% 6 0400-Stati Uniti 46.926 5,0% 7 0009-Grecia 56.051 3,4% 7 0017-Belgio 38.309 4,1% 8 0060-Polonia 52.767 3,2% 8 0038-Austria 20.653 2,2% 9 0003-Paesi Bassi 50.186 3,1% 9 0006-Regno Unito 19.982 2,1% 10 0039-Svizzera 46.339 2,8% 10 0064-Ungheria 19.768 2,1% 11 0017-Belgio 43.159 2,6% 11 0063-Slovacchia 18.604 2,0% PAESE PAESE 1 0004-Germania 12 0038-Austria 36.969 2,3% 12 0664-India 17.171 1,8% 13 0732-Giappone 30.142 1,8% 13 0500-Ecuador 16.775 1,8% 14 0740-Hong Kong 24.495 1,5% 14 0052-Turchia 15.551 1,7% 15 0647-Emirati Arabi Uniti 24.159 1,5% 15 0302-Camerun 15.302 1,6% 16 0052-Turchia 23.907 1,5% 16 0066-Romania 12.425 1,3% 17 0061-Ceca, Repubblica 19.110 1,2% 17 0666-Bangladesh 12.163 1,3% 18 0066-Romania 18.765 1,1% 18 0204-Marocco 11.975 1,3% 19 0664-India 16.950 1,0% 19 0528-Argentina 10.705 1,1% 20 0030-Svezia 16.459 1,0% 20 0690-Vietnam 10.687 1,1% Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 E S T E R O PRIMI 20 PAESI PER PROVENIENZA DELL’IMPORT Forlì-Cesena - Gennaio-Settembre 2009 C O M M E R C I O PRIMI 20 PAESI PER DESTINAZIONE DELL’EXPORT Forlì-Cesena - Gennaio-Settembre 2009 gli articoli in pelle e simili che combina una crescita del 6,9% con un’incidenza sull’import provinciale pari al 2,4%. Parallelamente a quanto fatto per le esportazioni, è possibile fare alcune considerazioni in merito al comparto della meccanica nel suo complesso. Questo riveste un ruolo notevole anche nell’ambito delle importazioni, col 34,4% del totale, che va a confrontarsi col 43,6% della media regionale e col 37% a livello nazionale. Anche per quanto riguarda le importazioni, quindi, la meccanica è il comparto con il peso maggiore, anche se le peculiarità dell’economia territoriale che sono state messe in evidenza più sopra, fanno si che il settore non abbia a ForlìCesena la stessa importanza che riveste a livello regionale. Il comparto nel suo complesso ha fatto registrare una diminuzione delle importazioni pari al 37,2% che non si Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 139 Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPORT-EXPORT PER PAESE Forlì-Cesena - Gennaio-Settembre 2009 (*) - valori in migliaia di euro PAESI IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI SALDO COMMERCIALE UNIONE EUROPEA Francia 69.384 178.326 +108.942 Paesi Bassi 87.725 50.186 -37.539 Germania 125.048 248.236 +123.188 Regno Unito 19.982 86.675 +66.693 Irlanda 9.076 7.568 -1.509 Danimarca 9.886 13.196 +3.310 Grecia 9.415 56.051 +46.637 Portogallo 2.607 15.834 +13.227 Spagna 71.087 73.261 +2.174 Belgio 38.309 43.159 +4.850 Lussemburgo 2.578 2.911 +332 Svezia 8.100 16.459 +8.359 Finlandia 9.324 9.252 -72 Austria 20.653 36.969 +16.316 0 1.733 +1.733 Estonia 303 1.535 +1.233 Lettonia 92 1.538 +1.446 C O M M E R C I O E S T E R O Malta Lituania 242 2.161 +1.919 Polonia 7.102 52.767 +45.665 Repubblica Ceca 7.840 19.110 +11.270 Slovacchia 18.604 13.201 -5.404 Ungheria 19.768 13.480 -6.288 Romania 12.425 18.765 +6.340 Bulgaria 3.215 7.270 +4.055 Slovenia 4.607 11.800 +7.193 Cipro 0 5.630 +5.630 Provviste di bordo UE 0 6 +6 557.373 987.078 +429.705 Altri Paesi d’Europa 36.728 215.921 +179.193 Africa Settentrionale 28.613 43.624 +15.011 Altri paesi africani 42.877 35.480 -7.397 America Settentrionale 47.549 92.757 +45.208 America Centrale e del Sud 34.330 32.325 -2.005 5.311 78.487 +73.176 TOTALE Unione Europea Vicino e medio Oriente Asia Centrale 31.548 26.640 -4.908 Asia Orientale 144.547 103.984 -40.563 2.582 19.652 +17.070 931.456 1.635.947 +704.491 Oceania e altri territori TOTALE GENERALE (*) - Dati provvisori Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 140 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 L’esame delle importazioni per provenienza geografica indica un forte orientamento all’Unione Europea anche negli acquisti dall’estero. Dalla UE la provincia acquista il 59,8% delle proprie importazioni, una percentuale minore di quanto registrato a livello regionale (66,7%). Seguono per importanza l’Asia Orientale con il 15,5%, l’America Settentrionale, col 5,1% e gli altri Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Paesi Africani col 4,6%. Passando a considerare i singoli paesi, è possibile notare come, anche per quel che riguarda le importazioni, il maggior partner commerciale della provincia sia la Germania, col 13,4%, seguita dalla Cina che negli anni è divenuto il secondo paese per provenienza delle importazioni. La quota cinese dell’import provinciale risulta sostanzialmente stabile nel corso dei primi nove mesi del 2009, passando dal 10,3% al 10,4. Alle spalle della Cina, la terza posizione è detenuta dai Paesi Bassi col 9,4% delle importazioni. Giova comunque rammentare che l’ammontare delle importazioni che risultano provenire dai Paesi Bassi è fortemente influenzato dal cosiddetto “effetto Rotterdam” dovuto al fatto che molte merci indirizzate ai paesi europei raggiungono il continente via nave tramite il porto di Rotterdam e, quindi, in Olanda possono effettuare le operazioni doganali per essere poi riesportate verso altri paesi dell’UE, tra cui l’Italia. Anche per le importazioni è possibile svolgere l’analisi relativa al contenuto tecnologico del prodotto importato o del processo produttivo che ne ha consentito l’ottenimento. Rispetto alla media regionale, anche quest’anno l’import di prodotti dell’agricoltura (e materie prime) è superiore in provincia (7,3%) che a livello regionale (5,8%). Possiamo registrare la stessa situazione anche per i prodotti tradizionali e standard (62,5% in provincia contro il 57,6% in regione). Per converso, il peso delle importazioni di prodotti specializzati ed high tech in provincia è pari al 30,2% mentre in regione raggiunge il 36,6%. La situazione appena delineata differisce da quella registrata l’anno passato in cui l’incidenza dei prodotti tradizionali sulle importazioni complessive era minore in provincia rispetto al livello medio regionale. I dati finora utilizzati per l’analisi dell’export e dell’import della provincia di Forlì-Cesena possono essere tra loro combinati rendendo possibile l’analisi dei saldi commerciali, che per la provincia di Forlì - Cesena nei primi nove mesi del 2009 è in attivo per 704.491 migliaia di euro, in calo rispetto allo stesso periodo del 2008 (quanto era pari a 1.128.306 migliaia di euro). Questo fenomeno è dovuto al fatto che, pur in notevole diminuzione, le importazioni hanno subi- C O M M E R C I O traduce, però, in un andamento uniforme dei diversi settori aggregati nel comparto. Le variazioni vanno dal -59,7% del settore dei metalli e prodotti in metallo (con un peso pari all’8,5%), al -9,8% del settore degli apparecchi elettrici (con un peso del 4,5%). Nessuno dei settori che compongono il comparto meccanica riporta una variazione in controtendenza rispetto alla media, cioè, un aumento delle importazioni. Altro comparto molto importante per la realtà provinciale di Forlì-Cesena è l’agroalimentare (prodotti dell’agricoltura e alimentari) che rappresenta una quota notevole delle importazioni della provincia, pari al 28,5%, ed ha dimostrato una elasticità contenuta nei confronti della crisi economica. Com’é noto, infatti, il settore viene detto a-ciclico per la sua limitata dipendenza dalle diverse fasi del ciclo economico. Nel contesto dell’attuale calo generalizzato delle importazioni il comparto ha limitato le perdite facendo registrare un -0,3% dei prodotti dell’agricoltura e di un -4,7% dei prodotti delle industrie alimentari. Il peso del comparto è di tutto rilievo anche a livello regionale (20,0%), ma trova in provincia di Forlì-Cesena uno dei suoi punto di maggior focalizzazione. La peculiarità regionale, ed ancora di più quella provinciale, può essere colta con maggiore chiarezza prendendo a riferimento l’omologo dato a livello nazionale che registra un peso del comparto pari al 10,9%. Altro settore sul quale è opportuno soffermarsi è quello del “legno e prodotti in legno”, questo alla luce del ruolo che il settore riveste nell’ambito dell’economia locale. Il settore ha infatti in provincia un peso (6,1%) quasi doppio rispetto a quello che possiede a livello regionale (3,8%) e più che doppio rispetto a quello nazionale (2,7%). Anche le importazioni di questi prodotti hanno subito una forte contrazioni rispetto a quanto registrato nei primi nove mesi del 2008, pari al 34,2%. E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 141 Camera di Commercio di Forlì-Cesena per il loro ammontare quelli nei confronti delle maggiori economie del continente: Germania (+123.188 migliaia di euro), Francia (+108.942 migliaia di euro) e Regno Unito (+66.693 migliaia di euro). Di particolare interesse anche il saldo positivo riportato nei confronti della Grecia che risulta essere il quarto in ordine di grandezza (46.637 migliaia di euro) nonostante le ridotte dimensioni dell’economia del paese. Ciò è dovuto ad un notevole sbilanciamento tra import ed export verso la Grecia pur in assenza di volumi complessivamente molto elevati, partner commerciale però che che sta attualmente vivendo una situazione di grave crisi a seguito dell’elevato deficit. C O M M E R C I O E S T E R O to una contrazione inferiore a quella a cui sono andate incontro le esportazioni. Il saldo commerciale è positivo nei confronti di quasi tutte le aree geo-economiche ad eccezione degli Altri Paesi Africani, dell’America Centrale e Meridionale, dell’Asia Centrale e Orientale, per valori, comunque, sostanzialmente contenuti. Scendendo a livello dei singoli paesi dell’UE è possibile notare come il saldo commerciale risulti positivo in tutti i casi ad eccezione dei Paesi Bassi (-37.539 migliaia di euro), dell’Ungheria (-6.288 migliaia di euro), della Slovacchia (-5.404 migliaia di euro) e dell’Irlanda (-1.509 migliaia di euro) e Finlandia. Fra i saldi commerciali positivi spiccano 142 I dati delle importazioni, a mano a mano che si passa dal livello nazionale a quello provinciale, perdono di significatività poiché i prodotti commercializzati vengono attribuiti ad un determinato territorio sulla base della documentazione necessaria ai fini doganali. Mentre per muoversi da uno stato all’altro dell’UE o per attraversare il confine doganale comune è necessario che la merce sia accompagnata dalla prevista documentazione (Intrastat nel primo caso, DAU nel secondo), per muoversi all’interno del territorio italiano la merce non deve essere accompagnata da nessuna documentazione rilevante ai fini statistici per il commercio estero. Di conseguenza, una merce proveniente, ad esempio, da un paese extra UE che sia stata acquistata da un importatore emilianoromagnolo che ne curi le pratiche doganali può, in un secondo momento, essere ceduta ad un cliente di un’altra regione che la utilizza per il proprio processo produttivo, senza che la cosa venga in alcun modo registrata dalle statistiche sul commercio estero. Questo fa si che la merce in questione risulti definitivamente registrata come import dell’Emilia-Romagna non essendo possibile annotare l’uscita verso la regione terza in questione. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SIMET Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. I-631 - Saldo commerciale normalizzato Rapporto tra il saldo export-import e il totale di import ed export, moltiplicato per 100 Territorio: Emilia-Romagna Analisi nel periodo 2000-2008 Valore nell’anno 2008: 33,53% Valore minimo nel periodo: 25,75 % (anno 2003) Valore massimo nel periodo: 34,94 % (anno 2007) Valore medio nel periodo: 30,39 % Analisi nel periodo 2000-2008 Valore nell’anno 2008: 24,55 % Valore minimo nel periodo: 23,14 % (anno 2007) Valore massimo nel periodo: 27,41 % (anno 2001) Valore medio nel periodo: 25,05 % C O M M E R C I O E S T E R O Territorio: Forlì-Cesena Modalità di lettura dei cruscotti. Il valore dell’indicatore nel 2008, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 2000 al 2008 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 143 Camera di Commercio di Forlì-Cesena I-607 - Valore monetario export Somma dei valori movimentazione di export (euro) Composizione delle movimentazioni di export per contenuto tecnologico dei prodotti Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2000 Prodotti specializzati Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Prodotti tradizionali in evoluzione Prodotti standard Prodotti dell’agricoltura Prodotti tradizionali Prodotti High Tech C O M M E R C I O E S T E R O Composizione delle movimentazioni di export per categoria merceologica dei prodotti (divisione CPAteco) Territorio: Forlì-Cesena Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2000 Periodo di riferimento: 2008 DK 29 AA 01 DC 19 DA 15 DJ 27 DH 25 DB 18 DM 35 DJ 28 DL 31 ALTRO Composizione delle movimentazioni di export per paese di destinazione Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2000 Germania 144 DN 36 DK 29 (Macchine ed apparecchi meccanici), DN 36 (Mobili e altri prodotti delle industrie manufatturiere n.c.a.), AA 01 (Prodotti dell’agricoltura e della caccia), DC 19 (Cuoio, articoli da viaggio, borse, marocchineria, selleria e calzature), DA 15 (Prodotti alimentari e bevande), DJ 27 (Prodotti della metallurgia), DH 25 (Articoli in gomma e materie plastiche), DB 18 (Articoli di abbigliamento; pellicce), DM 35 (Altri mezzi di trasporto), DJ 28 (Prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti), DL 31 (Macchine ed apparecchi elettrici n.c.a.) Francia Stati Uniti d’America Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2008 Regno Unito Spagna Paesi Bassi Austria Belgio Grecia Russia Emirati Arabi Altro Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 T T URI SMO Un insieme di opportunità, dalla suggestione degli antichi borghi, alle occasioni di benessere e relax offerte da località marittime, termali o montane, dalle tradizioni enogastronomiche alla tipicità delle produzioni artigianali e artistiche, espressioni di un tessuto sociale composito, è quanto propone al turista il nostro territorio, ricco di testimonianze del passato e al tempo stesso proiettato verso la ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate e innovative. La consapevolezza che la memoria dei luoghi sia un punto di forza da conservare e tramandare, ha reso possibile il recupero strutturale dei piccoli centri, nella salvaguardia dei tanti aspetti che li contraddistinguono. A questo si sono aggiunte le proposte di itinerari, spesso inconsueti, e la realizzazione di manifestazioni che arricchiscono l’offerta e soddisfano chi va alla scoperta delle eccellenze, mosso dall’interesse e dalla curiosità. E’ un intero territorio che “fa sistema” per potenziare al massimo e in modo complementare le risorse di cui dispone; e in questa linea si muovono anche le Camere di Commercio di Forlì-Cesena e Ravenna, secondo un’ottica di collaborazione e con un disegno strategico di valorizzazione delle singole peculiarità. Un diverso modo di far turismo si sta affermando già da tempo, non più e solo “il mare” – da anni la meta preferita dei turisti, sia italiani che stranieri – ma anche le terme con Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 l’ampia gamma di pacchetti dedicati sia alla cura che al benessere, o le foreste del Parco, nel crinale a cavallo tra Toscana ed Umbria, o ancora le città d’arte, con le mostre, veri e propri “eventi” culturali in grado catalizzare l’attenzione anche al di fuori dei confini nazionali. Costa ed entroterra insieme per rendere competitiva l’offerta turistica con azioni che vedono a fianco l’uno dell’altro il pubblico e il privato, nel potenziamento delle infrastrutture finalizzato al miglioramento dei trasporti, nel contribuire all’ammodernamento del sistema ricettivo attraverso la riqualificazione degli esercizi, nelle proposte promozionali che si sviluppano lungo un arco di tempo più ampio della solita stagione estiva. Per ciò che riguarda la struttura ricettiva della provincia, la ricerca di soluzioni migliorative è motivo ricorrente di questi ultimi anni in cui viene avvertita più forte la necessità di rispondere alle richieste dei turisti mediante l’adeguamento di locali, impianti ed organizzazione dei servizi. Questo è in linea con quanto sta avvenendo da anni in tutta la penisola: infatti, secondo l’indagine del Centro Studi Consodata, società del gruppo Pagine Gialle, sul territorio nazionale il numero degli alberghi, a 3, 4 e 5 stelle, negli ultimi sei anni, è cresciuto rispettivamente del +84%, del 49% e del 14,6%; mentre è calato del 28,3% quello delle strutture a una stella e del -13,2% quello degli alberghi a 2 stelle. T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 145 Camera di Commercio di Forlì-Cesena L’esigenza di miglioramento è la costante che si lega all’evoluzione del concetto di vacanza, non più e non solo intesa come svago nelle località di villeggiatura, ma, secondo una più raffinata cultura del turismo, come occasione per praticare sport, approfondire la conoscenza dei luoghi e delle tradizioni, concedersi pause di relax nei centri benessere o gustare le tipicità enogastronomiche. Un buon rapporto qualità-prezzo è comunque alla base del consenso riscosso dalle nostre strutture, specialmente in un momento di crisi generalizzata. Molta attenzione quindi alla formula del “tutto compreso”, senza però rinunciare alla qualità dei servizi. La consistenza della struttura ricettiva rilevata dalla Provincia di Forlì-Cesena nel 2009 nel periodo gennaio-dicembre, appare, rispetto allo stesso periodo 2008, sostanzialmente stabile. Infatti nel complesso, nel 2009, gli esercizi alberghieri, complementari e privati della provincia di Forlì-Cesena raggiungono il numero di 2.911 (+1%), con 25.128 camere (-0,9%), 23.032 bagni (+0,8%) e 76.978 posti letto (-1,8%). Leggerissima variazione per gli esercizi alberghieri che, comprese le 16 residenze turistico alberghiere, si attestano sui 596 esercizi (-0,2% rispetto al 2008). I più numerosi sono gli alberghi a tre stelle, in numero di 368 (+0,5%); gli hotel a quattro stelle sono 36 (-2,7%); diminuiscono ancora gli esercizi a due stelle, 128 (-0,8%); come pure in calo gli alberghi a una stella che diventano 48 (-4%). Il numero totale dei letti, nell’alberghiero, ammonta a 44.942 e quello dei bagni a 19.957, con un rapporto di 1 bagno ogni 2,2 letti (leggero calo rispetto ai dati 2008, con percentuale pari, rispettivamente a -0,6% e -1,6%). Non sono presenti in RICETTIVITA’ Forlì-Cesena - da gennaio a dicembre 2009 Numero esercizi Classificazione e tipologia ESERCIZI ALBERGHIERI T U R I S M O Posti letto 0 0 0 0 4 stelle 36 2.350 2.425 5.331 3 stelle 368 13.052 13.500 31.272 2 stelle 128 2.738 2.847 5.588 1 stelle 48 732 730 1.420 Residenze turistico alberghiere 16 470 455 1.331 596 19.342 19.957 44.942 16 925 348 3.410 0 0 0 0 Campeggi (*) Villaggi turistici (*) Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (*) 23 2.312 302 10.060 Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 198 371 449 1.247 Alloggi agroturistici e country house 106 590 509 1.344 Ostelli per la gioventù 12 247 260 1.118 Case per ferie 53 1.068 986 7.017 Rifugi alpini 3 23 20 157 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale Totale es. alberghieri e es. complementari ALLOGGI PRIVATI IN AFFITTO Bagni 5 stelle Totale ESERCIZI COMPLEMENTARI Camere Bed & Breakfast 411 5.536 2.874 24.353 1.007 24.878 22.831 69.295 97 181 148 354 Altri alloggi privati 1.807 69 53 7.329 Totale 1.904 250 201 7.683 2.911 25.128 23.032 76.978 TOTALE GENERALE (*) Camere = Piazzole; Bagni = WC Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena 146 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 provincia strutture alberghiere di categoria 5 stelle. In sintesi, gli alberghi a qualificazione medioalta (tre e quattro stelle, secondo il monitoraggio effettuato dalla Provincia di Forlì-Cesena), rappresentano il 67,8% degli esercizi alberghieri, e l’81,4% dei posti letto; mentre gli alberghi di categoria “basic” (uno e due stelle), costituiscono il 29,5%, con il 15,6% dei posti letto. Sono compresi negli “esercizi complementari” i campeggi, i villaggi turistici, gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, gli agriturismi, gli ostelli, le case per ferie, i rifugi alpini, per un totale di 411 esercizi (+3% rispetto al 2008) con numero totale di letti pari a 24.353 (-2,7%). Pressoché stabile il numero degli agriturismi che da 104 (2008) diventano 106 nel 2009, con 1.344 letti, contro i 1.348 dell’anno passato. Invariato il numero dei campeggi: 16; gli ostelli sono 12, i rifugi 3, le case per ferie 53. I Bed & Breakfast e gli alloggi privati nella provincia sono 1.904, per un totale di 7.683 posti letto; in particolare i bed & breakfast sono 97 (+21,3%), con il relativo aumento di letti che diventano 354 (+14,9%). I dati desunti dal Registro Imprese, riguardanti la consistenza delle imprese attive, connesse al turismo (codifica ATECO 2002 ramo H: alberghi, ristoranti e pubblici esercizi) al quarto trimestre 2009 evidenziano una situazione di stabilità, 2.052 pari al +0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2.047). Riguardo alla forma giuridica le società di capitale sono aumentate del 10%, quelle di persone e le imprese individuali invece sono diminuite rispettivamente dello 0,1% e dell’1,8%. Il settore in Emilia-Romagna conta, alla stessa data, 22.322 imprese attive, lo 0,7% in più Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 rispetto al 2008, (+1,8% in Italia). Sotto il profilo della forma giuridica, analogamente a quanto accade nella nostra provincia, crescono maggiormente le società di capitale (+4,9%), stazionarie le società di persone (0%), in leggerissima crescita le ditte individuali (+0,2%). Secondo i dati del Registro Imprese, (codice I della nuova classificazione ATECO 2007: attività dei servizi di alloggio e di ristorazione), nel quarto trimestre 2009 il numero delle persone che ricoprono cariche in imprese (titolari di ditte individuali o amministratori di società) in provincia di Forlì-Cesena è pari a 4.726, di cui il 7% costituito da stranieri (333). In Emilia-Romagna l’incidenza degli stranieri è del 9,6% sul totale delle cariche del comparto (sono 68.155 le persone con cariche, di cui 3.876 stranieri). Per ciò che riguarda la stagione turistica 2009 nella regione EmiliaRomagna, si può delineare una situazione all’insegna di sostanziale “tenuta”: nei primi nove mesi del 2009, l’impatto della crisi è apparso meno forte di quanto ci si potesse attendere in termini di fluissi di arrivi e presenze; questo evidenzia il “Rapporto 2009 sull’economia regionale” di Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, stilato sulla base dei dati delle singole province e con il contributo di alcune indagine campionarie condotte dal Centro Studi Turistici e da Trademark per conto dell’Osservatorio turistico dell’EmiliaRomagna. Arrivi e presenze si sono mantenuti sugli stessi livelli 2008. “La stabilità dei pernottamenti è stata determinata dalla clientela italiana (+1%) a fronte della diminuzione del 3,6% evidenziata dagli stranieri.” Nei primi nove mesi del 2009 si è registrata una ripresa della clientela di lingua tedesca, austriaci e tedeschi infatti hanno evidenziato T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 147 Camera di Commercio di Forlì-Cesena aumenti sia negli arrivi che nelle presenze. La Francia si è confermata il terzo cliente, però con una lieve diminuzione degli arrivi. In decremento i flussi dai paesi scandinavi e dall’est europeo (russi, polacchi, cechi e sloveni); flessioni pure nel turismo statunitense e cinese. La diminuzione di presenze si è verificata soprattutto nelle strutture alberghiere, mentre una maggiore “tenuta” ha dimostrato l’extralberghiero, forse a causa dei minori costi. In sintesi, nel quadrimestre giugno-settembre 2009 il turismo regionale, evidenziando un mantenimento delle posizioni di mercato, ha mostrato “un andamento decisamente migliore rispetto a quanto avvenuto nel Paese. La sostanziale stabilità della zona costiera ha reso meno amare le flessioni rilevate nelle città d’arte e affari (-8,9%), nell’Appennino (-3,9%) e nelle Terme (-2,7%). Il trend della concentrazione dei flussi turistici nei fine settimana si è confermato, con punte decisamente elevate per le zone costiere (41%) e montane (40%). La sostanziale tenuta della stagione estiva è da attribuire anche al fa- vorevole andamento meteorologico e agli effetti di una serie di investimenti promocommerciali (L’APT Servizi ha attuato una significativa politica a questo fine) che hanno aumentato la visibilità della Riviera romagnola sui mezzi di informazione anche stranieri.” Nel complesso, la stagione turistica 2009 nella nostra provincia ha avuto un andamento significativamente a luci e ombre: arrivi in leggero aumento e presenze in calo: infatti in totale, da gennaio a dicembre 2009 si sono registrati 1.005.762 arrivi (contro i 993.959 del 2008, pari a +1,2%), e 5.944.135 presenze (6.006.698 del 2008, pari a -1%). E’ stato quindi “sfondato il tetto” del milione di arrivi, purtroppo con leggera flessione delle presenze. Per quanto riguarda i turisti italiani è positiva la percentuale di incremento negli arrivi, pari, rispetto all’analogo periodo del 2008, a +2,4%, mentre si può considerare stazionario il dato delle presenze con -0,3%; la valutazione del movimento degli stranieri presenta dati di segno negativo: infatti arri- MOVIMENTO DEI CLIENTI NEL COMPLESSO DEGLI ESERCIZI RICETTIVI DISTINTI PER SETTORE E NAZIONALITA’ Forlì-Cesena - da gennaio a dicembre 2009 ITALIANI T U R I S M O arrivi STRANIERI presenze arrivi 2009 var.% su 2008 2009 var.% su 2008 PROVINCIA 834.896 +2,4 4.923.212 -0,3 L. MARINE 533.039 +3,5 4.083.353 +0,2 L. TERMALI TOTALI presenze arrivi presenze presenza media var.% su 2008 2009 var.% su 2008 2009 var.% su 2008 2009 var.% su 2008 170.866 -4,2 1.020.923 -4,6 1.005.762 +1,2 5.944.135 -1,0 5,9 133.796 -1,4 919.294 -4,3 666.835 +2,5 5.002.647 -0,7 7,5 2009 112.109 -2,7 443.231 -5,6 8.690 +3,9 33.511 +6,7 120.799 -2,2 476.742 -4,8 3,9 L. MONTANE 17.540 -0,0 50.464 -6,7 1.408 -25,3 5.781 -11,9 18.948 -2,5 56.245 -7,3 3,0 L. PARCHI MONTANI 20.197 -6,1 61.330 -11,8 2.101 -19,7 11.418 -8,3 22.298 -7,6 72.748 -11,3 3,3 C. INTERESSE STORICO ARTISTICO 139.898 +4,1 259.756 +5,4 23.515 -16,7 47.430 -14,4 163.413 +0,5 307.186 +1,8 1,9 L. INTERESSE STORICO ARTISTICO E L. LIMITROFE GRANDI CENTRI 12.113 +1,6 25.078 +13,7 1.356 -13,6 3.489 -9,3 13.469 -0,1 28.567 +10,3 2,1 LEGENDA AREE Località marine: Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone Località termali: Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole Località montane: Borghi, Civitella di Romagna, Dovadola, Galeata, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Predappio, Rocca San Casciano, Roncofreddo, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Verghereto Località in parchi montani: Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia, Tredozio Città di interesse storico artistico: Cesena, Forlì Località di interesse storico artistico: Forlimpopoli, Longiano, Montiano Località limitrofe a grandi centri di attrazione turistica: Gambettola Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 148 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena MOVIMENTO DEI CLIENTI DISTINTI PER SETTORE E TIPOLOGIA RICETTIVA Forlì-Cesena - da gennaio a dicembre 2009 arrivi var. % su 2008 presenze var. % su 2008 presenza media ALBERGHIERI PROVINCIA 822.976 0,6 3.968.993 -0,6 4,8 L. MARINE 547.400 1,6 3.248.147 -0,0 5,9 L. TERMALI 97.384 -2,2 379.651 -4,8 3,9 8.060 -11,3 24.049 -18,0 3,0 L. MONTANE L. PARCHI MONTANI 4.371 -14,3 15.042 -10,8 3,4 C. INTERESSE STORICO ARTISTICO 155.724 -0,1 280.181 0,2 1,8 L. INTERESSE STORICO ARTISTICO E L. LIMITROFE GRANDI CENTRI 10.037 3,1 21.923 14,1 2,2 PROVINCIA 163.873 4,1 1.641.860 -1,8 10,0 L. MARINE 105.651 7,2 1.458.880 -1,9 13,8 L. TERMALI 21.214 -0,8 65.837 0,2 3,1 L. MONTANE 10.044 3,0 30.678 2,0 3,1 L. PARCHI MONTANI COMPLEMENTARI 17.798 -5,9 56.903 -11,4 3,2 C. INTERESSE STORICO ARTISTICO 6.001 11,9 23.539 23,4 3,9 L. INTERESSE STORICO ARTISTICO E L. LIMITROFE GRANDI CENTRI 3.165 -9,6 6.023 -2,6 1,9 PROVINCIA 18.913 3,2 333.282 -2,5 17,6 L. MARINE 13.784 3,4 295.620 -1,3 21,4 L. TERMALI 2.201 -13,7 31.254 -13,7 14,2 844 40,9 1.518 20,2 1,8 ALLOGGI PRIVATI IN AFFITTO L. MONTANE L. PARCHI MONTANI C. INTERESSE STORICO ARTISTICO L. INTERESSE STORICO ARTISTICO E L. LIMITROFE GRANDI CENTRI 129 4,9 803 -13,5 6,2 1.688 14,2 3.466 4,1 2,1 267 6,8 621 19,2 2,3 PROVINCIA 1.005.762 1,2 5.944.135 -1,0 5,9 L. MARINE 666.835 2,5 5.002.647 -0,7 7,5 L. TERMALI 120.799 -2,2 476.742 -4,8 3,9 18.948 -2,5 56.245 -7,3 3,0 L. MONTANE L. PARCHI MONTANI 22.298 -7,6 72.748 -11,3 3,3 C. INTERESSE STORICO ARTISTICO 163.413 0,5 307.186 1,8 1,9 L. INTERESSE STORICO ARTISTICO E L. LIMITROFE GRANDI CENTRI 13.469 -0,1 28.567 10,3 2,1 LEGENDA AREE Località marine: Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone Località termali: Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole Località montane: Borghi, Civitella di Romagna, Dovadola, Galeata, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Predappio, Rocca San Casciano, Roncofreddo, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Verghereto Località in parchi montani: Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia, Tredozio Città di interesse storico artistico: Cesena, Forlì Località di interesse storico artistico: Forlimpopoli, Longiano, Montiano Località limitrofe a grandi centri di attrazione turistica: Gambettola T U R I S M O TOTALE Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 149 T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 150 vi -4,2% e presenze -4,6%. Se consideriamo le componenti delle presenze turistiche nel complesso, calcolate in percentuali, notiamo che l’82,8% sul totale generale, proviene dall’Italia e il 17,2% dai paesi esteri. L’alberghiero, che raccoglie l’81,8% degli arrivi totali e il 66,8% delle presenze, vede un incremento dello 0,6% negli arrivi e una flessione di uguale valore (-0,6%) nelle presenze; gli esercizi complementari, che ospitano il 16,3% degli arrivi e il 27,6% delle presenze, mostrano incremento del +4,1% negli arrivi e calo dell’1,8% nelle presenze; gli alloggi privati in affitto comprendono l’1,9% degli arrivi e il 5,6% degli arrivi e rilevano + 3,2% di arrivi e -2,5% di presenze rispetto al 2008. Nettamente più numerosi gli arrivi dei turisti italiani nelle strutture alberghiere, rispetto a quelle complementari (679.864 arrivi negli alberghi, 137.012 nelle strutture complementari, e 18.020 negli alloggi privati), con percentuali in aumento, riferite allo stesso periodo dell’anno passato, pari a +1,6% negli alberghi, +6,4% nelle strutture complementari e +3,4% nelle private. Si registra +0,6% riguardo alle presenze italiane nell’alberghiero, -1,6% con riferimento alle presenze extralberghiere e -2,3% negli alloggi privati. Mettendo a confronto le aree si ricava che gli italiani preferiscono le località marine, con l’82,9% delle presenze totali nazionali, seguite dalle località termali con il 9% delle presenze e dalle città d’arte con il 5,3% delle presenze. Gli stranieri scelgono, nell’ordine, le località marine (con il 90% delle presenze straniere), seguite dalle città d’arte (con il 4,6% delle presenze) e le terme (con il 3,3% delle presenze). Dai dati relativi ai turisti italiani divisi per regione, si nota come le presenze più numerose provengano, come è immaginabile, dall’Emilia-Romagna, con 1.682.144 presen- ze che costituiscono il 34,2% sul totale delle presenze italiane; seguono la Lombardia con il 26,2% e il Piemonte con il 7,1%. Continua a scendere la curva che disegna l’andamento del periodo medio di soggiorno da parte di italiani e stranieri, con un valore medio che da 6,9 giorni nel 2004, si abbassa a 5,9 nel 2009. Il valore cambia a seconda delle località di soggiorno: la durata media in località marine è pari a 7,5 giorni, in luoghi termali è uguale a 3,9 giorni, in quelle montane (inclusi i parchi), nel complesso, è di 3,1 giorni, mentre nelle città d’arte è pari a 1,9. Il comparto marittimo registra all’interno del settore il più alto numero di arrivi e presenze (le presenze corrispondono quest’anno all’84,2% di tutte le presenze turistiche della provincia), concentrati nei quattro comuni costieri (Cesenatico, Gatteo, S.Mauro, Savignano). I dati che emergono dal comparto nell’arco dell’intero anno 2009, rapportato al corrispondente periodo dell’anno precedente, mostrano un andamento relativamente stabile: in crescita nel complesso gli arrivi (+2,5%), in lieve calo le presenze (-0,7%). Continua la flessione del flusso degli stranieri: gli arrivi infatti sono calati dell’1,4%, mentre le presenze del -4,3%. Situazione inversa per i turisti italiani, con gli arrivi a +3,5% e le presenze a +0,2%. Fra i comuni della costa Cesenatico è quello che registra il più alto movimento con 486.557 arrivi complessivi (+4,6% rispetto al 2008) e 3.762.586 presenze (+0,3% rispetto al 2008); il dato disaggregato mostra l’unico segno “meno” riferito alle presenze della componente straniera, -2,2% rispetto al 2008. (gli arrivi stranieri invece sono cresciuti del 2,8%) Buona percentuale di arrivi di italiani, con un +5% rispetto all’anno pasRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 sato. Situazione in chiaro-scuro a Gatteo, con 117.890 arrivi contro i 114.883 del 2008 (variazione percentuale uguale a +2,6%), ma flessione delle presenze, da 804.519 passate a 793.994, con un calo percentuale del -1,3%. Annata pessima per San Mauro Pascoli che, rispetto all’anno passato, presenta risultati negativi sia in termini di arrivi (38.382) che di presenze (275.023), rispettivamente -16,5% e -9,8%. Flessione del flusso turistico a Savignano, dove si riscontrano valori pari –2% negli arrivi e a -1,3% nelle presenze. Un comparto, quello costiero, che nel complesso ha retto alla crisi, mantenendo un buon livello di servizi, incrementando le iniziative destinate ai turisti, attuando una politica di destagionalizzazione dei soggiorni attraverso l’organizzazione di eventi sportivi - molto attesi e partecipati gli appuntamenti cicloturistici -, culturali o enogastronomici che raggiungono diverse categorie di persone. La “prossimità” dei luoghi, inoltre, la convenienza dei prezzi abbinata all’alta gamma di offerte ricettive, nonché la tradizione che lega generazioni di turisti a queste spiagge, rappresentano altrettanti elementi a favore di un turismo che, seppure sempre più all’insegna del “mordi e fuggi”, qui trova soluzioni adatte ad ogni tipo di esigenza. Altri fattori favoriscono il territorio: dalla proposta di nuove formule e nuovi spazi per il divertimento - basti pensare ai parchi tematici, agli stabilimenti balneari ed alberghi dotati di attrezzature per garantire un completo relax – ai ricchi calendari-eventi che comprendono sagre, mercatini, degustazioni, spettacoli, mostre; dalla cura delle aree nei centri storici alla ricerca di soluzioni per garantire la tutela ambientale e la sicurezza in ogni sua forma. Si prospettano nuove sfide riguardanti soprattutto le infrastrutture (collegamenti viari e aeroportuali con il resto del Paese, parcheggi) e la riqualificazione di un sistema ricettivo alla ricerca delle soluzioni tecnologicamente più avanzate. Andamento negativo per il comparto termale nella stagione 2009, infatti gli arrivi complessivi relativi al periodo gennaio-dicembre 2009 sono diminuiti come pure le presenze. Nei dodici mesi del 2009, rispetto allo scorso anno, gli arrivi nel totale evidenziano una flessione del -2,2%, le presenze del -4,8%; in particolare, e contrariamente a quanto si è verificato negli altri comparRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ti, gli arrivi e le presenze dei turisti italiani sono scesi, con percentuali pari a -2,7%, e a -5,6%. Gli stranieri sono in aumento, con incrementi del +3,9% per gli arrivi, e del +6,7% per le presenze. L’esame dei dati delle singole località porta a considerazioni diverse: nel complesso deludente l’andamento della stagione a Bagno di Romagna, dove gli arrivi (68.094) sono in calo del -4,8%, rispetto a gennaio-dicembre 2008; -7,8% per le presenze complessive (269.771). Brusca inversione di tendenza, quindi, nell’attività turistica di Bagno, rispetto ai dati molto positivi del 2008, nonostante le tante iniziative per vivacizzare il centro termale. Particolare rilievo viene dato dalle istituzioni locali, oltre che alle rinomate acque, al patrimonio culturale e naturalistico, attraverso le visite ai palazzi storici locali, dove sono allestite mostre d’arte, e grazie agli itinerari disegnati sul territorio, volti alla scoperta delle bellezze, ben salvaguardate, della montagna. Per quanto riguarda lo stabilimento termale di Fratta Terme, compreso nel comune di Bertinoro, attivo già da due anni, il 2009 si è chiuso con un bilancio positivo: le terme, che sorgono su un’area di circa 2.000 metri quadrati, circondate da un ampio parco e in grado di offrire servizi diversificati per la cura e il benessere psicofisico, hanno contribuito notevolmente all’incremento turistico; infatti gli arrivi e le presenze a Bertinoro raggiungono percentuali del +2,6% (arrivi) e+7,6% (presenze), rispetto al 2008. Positivo anche il flusso degli stranieri: +12,2% negli arrivi e +14,5% nelle presenze. A Castrocaro Terme si è registrato, nel totale, leggero incremento negli arrivi (29.341), pari al +0,2% rispetto allo scorso anno, ma calo nelle presenze (128.906), -4,8%. In flessione le presenze italiane, -5,6%, però quelle straniere sono in aumento: +7,5%. Continua l’impegno di operatori ed istituzioni per la valorizzazione di un territorio che può disporre, oltre allo stabilimento termale con centro benessere ed ampio parco gratuitamente aperto, di un centro storico, di una Rocca, di percorsi naturalistici, di molteplici realtà artigianali, commerciali e di ristorazione, a disposizione del turista più esigente. Annata sotto tono per le località turistiche dell’Appennino forlivese e cesenate. Infatti è calata l’affluenza dei turisti nel territorio montano e collinare, da gennaio a T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 151 T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 152 dicembre 2009, rispetto al corrispondente periodo 2008. I dati nella loro globalità registrano infatti un -2,5% negli arrivi e un -7,3% nelle presenze. Calano le presenze degli italiani, -6,7%, e degli stranieri, con percentuale pari a -11,9%. Fra le località montane con più spiccata vocazione turistica, Sarsina, Rocca San Casciano, Modigliana, Predappio, hanno evidenziato percentuali negative negli arrivi e nelle presenze; a Verghereto positivi gli arrivi (+1,3%) e negative le presenze (-11,3%). A Mercato Saraceno -7,4% negli arrivi e -10,1% nelle presenze; a Civitella aumentano gli arrivi, +2,9%, ma -15,6% nelle presenze; a Galeata, percentuali positive, +22,8% negli arrivi e +57,1% nelle presenze, seppure riferite a valori numerici bassi. Relativamente ai centri inseriti nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia e Tredozio), si osserva un andamento turistico sfavorevole: presentano segno negativo nel complesso gli arrivi (-7,6%) e le presenze (-11,3%). Arrivi e presenze di italiani sono in flessione (rispettivamente -6,1% e -11,8%), come pure gli arrivi e le presenze degli stranieri (rispettivamente -19,7% e -8,3%). Santa Sofia, che mostra fra queste località un maggiore flusso turistico, evidenzia percentuali positive negli arrivi (+2,7%), ma negative nelle presenze (-10,2%). A Portico e San Benedetto si segnalano -21% negli arrivi e -3,9% nelle presenze; Premilcuore registra -4,2% negli arrivi ma +13,5% nelle presenze, Tredozio vede un forte calo di arrivi (-50,1%) e di presenze (-53%). Il nostro Appennino, su cui si estende la vasta area verde del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, rappresenta un’opportunità per il territorio, concentrando tanti elementi di attrazione per il turista amante della vita all’aria aperta e dello sport: una fitta rete di sentieri ben segnalati, - in previsione il ripristino dell”Alta via dei parchi”, 450 Km. sulla dorsale appenninica dal passo della Cisa al Santuario della Verna - indicati in pubblicazioni aggiornate, sono percorribili sia d’estate che d’inverno, veri e propri itinerari attrezzati per il trekking, il turismo equestre, la mountain bike, o piste per sciatori e passeggiate per chi usa le ciaspole, ma anche mete per il turismo religioso e culturale (eremi, vecchi borghi abbandonati, scavi archeologici), e fonte di notizie e curiosità per gli amanti della natura con la possibilità di osservare flora e fauna locali (diga di Ridracoli e “Idro”, l’eco-museo attiguo, giardini botanici). Fra le priorità emergenti rientra l’esigenza di inserire il ricco programma di iniziative, annualmente proposto, in un più ampio progetto di promozione dell’area, a livello nazionale, verso nuovi mercati. Negli ultimi anni i territori montani hanno attirato un numero crescente di turisti che, pur avendo accorciato il periodo di permanenza, hanno usufruito in larga misura delle strutture agrituristiche, in notevole sviluppo. Importante nella promozione del territorio, l’associazione “Strada dei Vini e dei Sapori dei colli di Forlì e Cesena” che punta sull’incontro tra gastronomia, vini, tradizioni e cultura del territorio per raggiungere il turista curioso alla ricerca del “sapore” tipico di questa terra. Itinerari - che si snodano per 287 Km. complessivi - attraverso paesaggi attraenti sono spesso abbinati ad interessanti iniziative nel campo dell’arte, come le mostre che da alcuni anni sono allestite a Forlì e a Cesena, utili a mantenere viva l’attenzione verso aspetti inconsueti dei luoghi. Per ciò che riguarda il turismo nelle città d’arte, Forlì e Cesena, oltre alla componente congressuale e d’affari, è in crescita già da alcuni anni il flusso di visitatori alle mostre organizzate dalle due città, veri eventi di rilevanza nazionale che promuovono ad ampio raggio il territorio. Il trend è in crescita: gli arrivi, nei due centri principali di Forlì e Cesena, sono aumentati complessivamente dello 0,5% nell’anno 2009 rispetto al 2008, le presenze del +1,8%. In aumento gli arrivi e le presenze dei turisti italiani (rispettivamente +4,1% e +5,4%), in linea con il trend dell’anno il calo degli stranieri (arrivi -16,7% e presenze -14,4%). Più numerosi, in termini assoluti, gli arrivi (89.546) e le presenze(175.268) nel comune di Forlì, rispetto a quelli di Cesena (arrivi 73.867 e presenze 131.918). Come percentuali di aumento, rispetto al 2008, però Cesena supera Forlì: arrivi a Forlì, di segno negativo, -4,4%, a Cesena +7%, presenze a Forlì -4%, a Cesena +10,5%. Percorsi cittadini alla scoperta dei tanti luoghi nascosti e interessanti, manifestazioni che puntano sulle tradizioni gastronomiche, “pacchetti” che comprendono visite a mostre, accessi alla terme, sconti in ristoranti, negozi, musei, sono alcune delle iniziative che Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena MOVIMENTO DEI CLIENTI NEGLI ESERCIZI RICETTIVI DISTINTI PER NAZIONALITA’ Provincia di Forlì-Cesena gennaio-dicembre 2009 NAZIONALITA’ Austria Belgio Bulgaria Cipro Croazia Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Islanda Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Norvegia Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Russia Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Svizzera e Liecht. Turchia Ucraina Ungheria Altri Europei Canada U.S.A. Messico Venezuela Brasile Argentina Altri America Lat. Cina Giappone Corea del Sud India Altri: Asia Israele Altri Medio Or. Egitto Africa Med. Sud Africa Altri Africa Australia Nuova Zelanda Altri Paesi TOTALE STRANIERI TOTALE ITALIANI TOTALE GENERALE Arrivi 8.971 8.903 410 58 439 1.171 102 196 11.500 36.374 429 370 25 119 183 918 54 563 2.817 20.436 277 2.741 2.047 2.155 4.201 564 598 1.607 1.605 19.012 254 547 885 4.391 508 1.458 145 82 460 178 479 683 460 60 137 260 220 313 154 515 97 369 292 103 1.217 143.112 679.864 822.976 Presenze 57.164 62.497 2.380 124 1.106 6.396 488 544 71.338 255.886 869 1.151 44 423 436 6.755 97 2.624 11.895 65.746 1.194 10.060 11.582 15.908 8.149 2.277 1.474 4.230 7.723 125.512 1.236 2.671 3.410 14.679 1.226 3.882 350 199 1.250 474 1.217 1.283 1.284 164 402 852 372 1.103 808 2.781 471 1.403 880 215 7.195 785.879 3.183.114 3.968.993 ESERCIZI COMPLEMENTARI E ALLOGGI PRIVATI Arrivi 776 982 43 6 56 1.282 18 252 1.291 8.377 68 106 55 15 56 47 5 196 3.932 1.934 50 567 2.255 238 237 104 58 301 661 1.718 32 67 141 515 54 261 9 5 38 25 184 27 50 2 11 284 52 31 21 96 14 38 45 16 50 27.754 155.032 182.786 Presenze 5.082 9.078 651 14 342 12.893 65 1.520 10.367 65.578 308 1.076 770 25 242 364 37 1.589 41.740 14.798 318 3.767 16.583 2.680 1.464 1.108 355 1.623 6.653 12.733 89 973 586 4.306 194 996 47 13 307 112 7.195 138 359 6 38 2.196 172 354 343 1.212 63 611 151 100 660 235.044 1.740.098 1.975.142 TOTALE 2009 Arrivi 9.747 9.885 453 64 495 2.453 120 448 12.791 44.751 497 476 80 134 239 965 59 759 6.749 22.370 327 3.308 4.302 2.393 4.438 668 656 1.908 2.266 20.730 286 614 1.026 4.906 562 1.719 154 87 498 203 663 710 510 62 148 544 272 344 175 611 111 407 337 119 1.267 170.866 834.896 1.005.762 Presenze 62.246 71.575 3.031 138 1.448 19.289 553 2.064 81.705 321.464 1.177 2.227 814 448 678 7.119 134 4.213 53.635 80.544 1.512 13.827 28.165 18.588 9.613 3.385 1.829 5.853 14.376 138.245 1.325 3.644 3.996 18.985 1.420 4.878 397 212 1.557 586 8.412 1.421 1.643 170 440 3.048 544 1.457 1.151 3.993 534 2.014 1.031 315 7.855 1.020.923 4.923.212 5.944.135 Var.% 2009/2008 Arrivi +4,6 +14,4 -23,4 +190,9 +0,4 -7,8 +14,3 -26,0 -3,2 -3,0 -32,2 -64,2 +95,1 +81,1 -50,6 +2,2 -43,8 -8,9 -2,1 +11,5 -43,7 -42,4 -1,0 -12,4 -28,4 -5,1 -12,3 -27,3 -11,4 +5,6 -3,1 -14,1 -21,3 -11,0 +54,8 -13,6 -24,1 -4,4 +26,1 -31,4 +19,0 -33,6 +12,1 -65,2 -18,2 -28,4 +42,4 -16,3 +41,1 -22,9 -21,3 -22,8 -39,4 +9,2 -35,9 -4,2 +2,4 +1,2 Presenze -0,2 +7,2 -5,2 +106,0 +30,9 -2,6 +76,1 -26,9 +3,2 -1,9 -32,7 -27,4 +415,2 +165,1 -69,6 -7,1 -46,8 -18,5 -1,9 -24,6 -21,5 -42,2 +37,7 -18,8 -29,8 -25,0 -9,0 -10,9 -7,1 +2,2 +4,3 +47,2 -20,1 -22,6 +47,0 -17,0 -40,3 +14,6 -7,0 -25,5 +111,6 -16,8 +16,3 -76,0 +11,7 -16,6 +27,1 -25,1 +58,5 -17,8 -3,6 -12,2 -52,7 +7,9 -20,0 -4,6 -0,3 -1,0 NOTE: Altri Paesi America Latina: Colombia, Guyana, Ecuador, Cile, Perù, Bolivia, Paraguay, Uruguay, Suriname. Altri Paesi Medio Oriente: Siria, Irak, Iran, Giordania, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, Yemen. T U R I S M O ESERCIZI ALBERGHIERI Africa Mediterranea: Libia, Tunisia, Algeria, Marocco. Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 153 Camera di Commercio di Forlì-Cesena della clientela estera (era il 30,6% nel 2008), con una durata media del loro soggiorno di 7,2 giorni; tuttavia nella stagione 2009 si è riscontrato un calo, rispetto ad analogo periodo 2008, delle presenze tedesche pari al 1,9%. E’ cresciuto invece il flusso dei turisti svizzeri che si collocano al secondo posto, per numero di presenze, nella graduatoria del movimento dei clienti nelle strutture ricettive distinti per nazionalità, flusso che ha registrato un incremento di arrivi (+5,6%) e di presenze (+2,2%), rispetto al precedente anno. Seguono per numerosità i francesi con meno arrivi (-3,2%), ma più presenze (+3,2%). I polacchi sono al quarto posto con +11,5% di arrivi e -24,6% di presenze. Seguono, ancora, i Belgi, con incremento degli arrivi (+14,4%) e delle presenze (+7,2%). L’Austria registra +4,6% negli arrivi e -0,2% nelle presenze; calo dei turisti olandesi (-2,1% negli arrivi e -1,9% nelle presenze); considerevole l’aumento delle presenze dei turisti provenienti dalla Repubblica Ceca (+37,7% a fronte di -1% negli arrivi). Danimarca e Romania, assieme a Svezia e Regno Unito, evidenziano percentuali negative sia negli arSe si considera la composizione del movi- rivi che nelle presenze. Male anche il turismo mento turistico straniero risulta in ripre- proveniente dalla Russia con -29,8% per le sa il flusso dei turisti tedeschi che quest’anno presenze, come pure quello di provenienza costituiscono, in quanto a presenze, il 31,5% spagnola con presenze in calo del 10,9%. T U R I S M O hanno animato la vita locale, alla cui promozione hanno contribuito i Club di prodotto in collegamento con l’aeroporto, con le locali associazioni di categoria e gli Enti. Numerosi eventi si sono susseguiti nel corso dell’anno, sia a Forlì che a Cesena, in particolare la mostra su Antonio Canova (dal 25 gennaio e al 21 giugno per un totale di 150.000 visitatori) e quella dedicata alla sua intensa attività per recuperare le opere d’arte trafugate da Napoleone, oltre al Festival del cibo da strada, e alla Notte Bianca di Cesena chiamata anche Notte per la Cultura che coinvolge biblioteche, teatri e luoghi d’arte della città. A queste manifestazioni si aggiungono gli avvenimenti sportivi, gli appuntamenti fieristici e le attività svolte da Casa Artusi, il centro di cultura gastronomica unico in Italia dedicato alla cucina domestica; fra queste attività la più rinomata è senza dubbio la Festa Artesiana, che per una settimana trasforma Forlimpopoli in un teatro dove è possibile gustare buoni piatti, ascoltare musica, assistere a spettacoli, intervenire a dibattiti e convegni. 154 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena T T RASPORTI Il 2009 è stato un altro anno difficile per il settore dei trasporti, aggravato anche dalla recessione avviata sin dalla fine del 2008 e non ancora risolta. La diminuzione degli scambi con l’estero, della domanda interna ed estera ha comportato un parallelo calo della domanda di merci da trasportare. In tale contesto è aumentata la pressione competitiva sulle imprese che devono far fronte a pressanti richieste di sconti e riduzione dei prezzi da parte dei clienti, rendendo critico il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario dei bilanci aziendali e riducendo le risorse destinate al miglioramento degli impianti e al rinnovo del parco veicolare. TRASPORTI TERRESTRI DI MERCI E PASSEGGERI (Compresi quelli ferroviari e mediante condotte - Ateco 2002 - I60) al 30/9/2009 var % 2009/2008 imprese unità locali imprese unità locali imprese unità locali Piacenza 1.076 1.216 1.045 nd -2,9% nd Parma 1.036 1.227 1.007 nd -2,8% nd Reggio Emilia 1.695 1.900 1.626 nd -4,1% nd Modena 2.403 2.753 2.293 nd -4,6% nd Bologna 4.143 4.563 4.012 nd -3,2% nd Ferrara 1.050 1.166 1.019 nd -3,0% nd Ravenna 1.337 1.450 1.279 nd -4,3% nd Forlì-Cesena 1.641 1.800 1.570 nd -4,3% nd Rimini 1.003 1.107 960 nd -4,3% nd EMILIA-ROMAGNA 15.384 17.182 14.811 nd -3,7% nd ITALIA 142.565 161.042 138.618 nd -2,8% nd T R A S P O R T I al 30/9/2008 Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena NB.: i dati sulle unità locali del 2009 sono disponibili ma non confrontabili con quelli del 2008 per il cambio di classificazione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 155 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Dal lato dei costi, se da una parte il prezzo del gasolio per autotrazione è sceso rispetto ai massimi raggiunti a maggio-giugno 2008 (ma il prezzo da marzo ha ripreso a salire), dal 1° maggio 2009 sono aumentati significativamente i pedaggi autostradali come si evince dal seguente prospetto. Variazioni dei pedaggi autostradali dal 1° maggio 2009 Autostrade per l’Italia +2,48% Milano-Serravalle +2,61% Centro Padane +1,59% Brescia-Padova +1,61% Venezia-Padova +1,57% Autocisa +0,66% Autobrennero +0,51% Raccordo autostradale Valle d’Aosta +0,73% Torino-Savona +1,83% Autofiori +2,90% Raccordo Gran San Bernardo +2,71% Sitaf (Frejus) +4,57% Tangenziale di Napoli +6,63% Salt (Autostrada ligure-toscana) +4,55% Sat (Tirrenica) +5,14% Asti-Cuneo +9,30% Satap (Torino-Milano) +19,46% Torino-Piacenza +12,63% T R A S P O R T I Fonte: Anas 156 Secondo le principali organizzazioni di rappresentanza del settore i trasporti nazionali a carico completo hanno registrato, nei primi sei mesi del 2009, una flessione di oltre il 25%, sia in termini numerici che di fatturato. La riduzione dei volumi nell’ambito dei traffici internazionali, nel corso del primo semestre 2009, è ben documentata anche dalla netta riduzione dei transiti di mezzi pesanti lungo i principali valichi alpini; infatti, secondo l’AISCAT, nel periodo gennaio-giugno 2009 si è rilevato: Frejus -21,0%, Traforo del Monte Bianco -11,9%, Gran San Bernardo -16,3%, Brennero -20,0%. I trasporti corrieristici, pur mostrando anch’essi un segno negativo, hanno risentito in misura minore della crisi. In effetti la riduzione dei volumi e la tendenza a ridurre al minimo le scorte lungo le filiere, ordinando il venduto, hanno favorito in parte il ricorso al corriere e al collettamista. Le spedizioni internazionali registrano una flessione in tutte le modalità: -21% aereo, -28% ferrovia, -22% mare, -25% su gomma. Anche a livello di aree geografiche si rileva un’uniforme riduzione delle spedizioni, con punte massime verso l’Asia (-27%), il Giappone (-26%) e l’Europa dell’Est (-25%). Valori meno negativi hanno caratterizzato le relazioni con l’Unione Europea e l’Africa. Tutti i principali porti italiani, ad eccezione di Taranto, hanno visto ridursi il numero di container (espresso in Teu): Genova -11,7%, Trieste -15,8%, La Spezia -21,1%, Livorno -27,9%. Il traffico aereo si è ridotto nel complesso del 31,5%, con punte del -34,4% a Malpensa, del -26,5% a Orio al Serio e del -18% a Fiumicino. L’IRU (International Road Transport Union) nello scorso settembre ha svolto un’indagine presso le Associazioni aderenti di 74 Paesi sulla situazione del settore nel primo semestre 2009, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il carattere globale della crisi economica, ma anche il peso dei Paesi ad economia matura nel contesto generale, nonché la segnalazione del valore minimo e di quello massimo dei parametri esaminati, inducono a considerare con attenzione i risultati forniti dall’IRU, che possono essere così riassunti: a) il rendimento economico del trasporto interno in ton/km è diminuito in un intervallo che va dal 10% al 20%; b) il rendimento economico del trasporto internazionale in ton/km è diminuito dal 20% al 30%; c) il fatturato del trasporto interno si è ridotto dal 10% al 20%; d) il fatturato del trasporto internazionale si è ridotto dal 20% al 30%; e) le tariffe del trasporto sono diminuite di oltre il 10%; f) il numero di autisti impiegati è diminuito di oltre il 10%; g) l’immatricolazione di nuovi camion si è ridotta almeno del 30%; h) il numero di fallimenti è aumentato almeno del 20%; Inoltre, sempre dalla stessa fonte, non si prevede che il settore possa riprendere il suo tasso normale di crescita (+1,5% annuo) prima del 2011. Secondo i dati del Registro delle Imprese, la consistenza del settore del trasporto su Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena strada di persone e merci (esclusi quelli ferroviari e mediante condotte) a livello provinciale, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese che operano singolarmente o associate in cooperative, a fine settembre 2009, è risultata pari a 1.570 imprese attive. Rispetto al 30/9/2008, i dati continuano a segnalare un forte ridimensionamento delle imprese del settore. Infatti, il numero complessivo di queste risulta pari a 1.641 determinando, quindi, una variazione negativa del 4,3%. Tale diminuzione registrata per la provincia di Forlì-Cesena è tra le più marcate fra tutte le province dell’Emilia Romagna: solamente Modena presenta una variazione più negativa (-4,6%). La provincia di Parma, invece, è quella che mostra la performance migliore all’interno del contesto regionale, seppur presentando un diminuzione del -2,8%. Il dato medio riscontrato per l’EmiliaRomagna (-3,7%) denota una performance peggiore di ciò che si registra a livello nazio- nale (-2,8%). Osservando un arco di tempo sufficientemente ampio che parte da settembre 2000, si nota che le imprese sono diminuite complessivamente del 15,2%; il dato é di poco inferiore a quello regionale (-16%) e superiore a quello nazionale (-11,2%). Per quanto riguarda la struttura del settore dei trasporti di merci su strada va rilevato che gli addetti medi per impresa sono risultati pari a 2,4 in provincia a fronte della media di 3,2 registrata nel complesso dei comparti. Come si evince dalla relativa tabella, tale indicatore, con riferimento alla nostra provincia, è tra i più bassi rilevati nelle province della regione. La frammentazione del settore in unità di piccole dimensioni è attestata su dati meno elevati di quanto emerso a livello regionale e ancor più a livello nazionale, ad eccezione di alcune province emiliane. Piacenza e Parma, infatti, presentano valori decisamente superiori. Si conferma dunque la prevalenza di imprese TRASPORTI TERRESTRI (Ateco H.49.3 e H.49.4) TOTALE ATTIVITÀ Addetti per impresa nei trasporti Addetti per impresa totali Addetti nei trasporti ogni 100 addetti totali Imprese nei trasporti ogni 100 imprese totali imprese addetti imprese addetti (*) Piacenza 1.037 8.106 28.974 88.159 7,8 3,0 9,2 3,6 Parma 1.003 5.167 43.416 159.392 5,2 3,7 3,2 2,3 Reggio Emilia 1.621 5.538 53.011 204.996 3,4 3,9 2,7 3,1 Modena 2.290 6.773 68.668 258.847 3,0 3,8 2,6 3,3 Bologna 3.992 11.311 88.256 360.160 2,8 4,1 3,1 4,5 Ferrara 1.020 2.232 34.920 95.600 2,2 2,7 2,3 2,9 Ravenna 1.274 3.847 38.189 125.837 3,0 3,3 3,1 3,3 Forlì-Cesena 1.559 3.796 40.781 129.755 2,4 3,2 2,9 3,8 957 2.265 33.792 106.731 2,4 3,2 2,1 2,8 14.753 49.035 430.007 1.529.477 3,3 3,6 3,2 3,4 137.521 468.150 5.297.780 17.685.643 3,4 3,3 2,6 2,6 Rimini EMILIA-ROMAGNA ITALIA NB.: I dati della presente tabella, elaborati con l’ateco 2007, non sono confrontabili con i dati della tabella precedente (elaborati con l’ateco 2002) (*) Il dato degli addetti del totale attività della provincia di Bologna è riferito al 30.9.2008 in quanto il dato del 30.9.2009 è in attesa di essere verificato Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 T R A S P O R T I TRASPORTI TERRESTRI DI MERCI E PASSEGGERI AL 30/9/2009 (Esclusi quelli ferroviari e mediante condotte - Ateco 2007) 157 Camera di Commercio di Forlì-Cesena T R A S P O R T I di piccole dimensioni, i cosiddetti “padroncini”, caratteristica che si evidenzia anche dall’incidenza delle imprese artigiane sul totale delle imprese dei trasporti: infatti a fine settembre 2009 il settore dei trasporti terrestri presenta in provincia di Forlì-Cesena una percentuale di imprese artigiane attive sul totale pari al 91,4%, a fronte della media emiliano-romagnola dell’89,3% e nazionale del 74,4%. Il settore dei trasporti di merci e passeggeri a fine settembre 2009 rappresenta il 3,8% del totale delle imprese, rapporto lievemente inferiore a quello del 2008. In ambito regionale solo la provincia di Bologna ha evidenziato un’incidenza più elevata, pari al 4,5%; a livello nazionale tale rapporto si attesta sul 2,6%. La percentuale scende se si effettua il confronto in termini di addetti alle imprese; in questo caso si ha una percentuale del 2,9%. Spicca nel panorama regionale il dato di Piacenza che presenta un rapporto di 9,2% di addetti nei trasporti sul totale degli addetti. Le restanti province assumono valori che vanno da 2,1% a 3,2%. Il traffico autostradale, secondo i dati forniti dalla Società Autostrade, è relativo ai tre caselli presenti: Forlì, Cesena e Cesena Nord. Relativamente ai primi nove mesi del 2009, il traffico è così distribuito: nel casello di Forlì è transitato il 36,3% dell’intero traffico provinciale, su quello di Cesena il 24,8% e su quello di Cesena Nord il 38,9%. Rispetto allo scorso anno è lievemente aumentata l’incidenza del casello di Cesena Nord mentre è diminuito quello forlivese e di Cesena. L’importanza del casello di Cesena Nord va crescendo nel tempo: infatti nel 1996 tran- sitava il 29,6% dell’intero traffico provinciale, inoltre su questo casello è concentrata quasi la metà del traffico pesante provinciale (il 48,3%); questa incidenza è aumentata ulteriormente rispetto ai primi 9 mesi del 2008. Ovviamente gran parte del traffico è da imputare al collegamento con la superstrada E45 e ai raccordi con la città di Ravenna, con la sua struttura portuale e con la statale Romea. Per quanto riguarda la distinzione dei veicoli questi vengono classificati in “pesanti” e “leggeri”: i primi rappresentano il traffico merci o quello di grossi vettori quali i pullman, mentre i secondi sono relativi al traffico delle autovetture o dei piccoli vettori. Il traffico complessivo dei tre caselli nei primi nove mesi del 2009, è apparso invece in lieve riduzione (-0,9%) rispetto allo stesso periodo del 2008. Infatti il traffico medio giornaliero è stato complessivamente di 53.439 veicoli, rispetto ai 53.947 del periodo precedente. Osservando i dati dei singoli caselli, quello di Cesena Nord presenta un lievissimo aumento (+0,2%), mentre si registrano diminuzioni per quello di Forlì (-1,9%) e quello di Cesena (-1,3%). Considerando un periodo più lungo e confrontando anni interi (dal 1996 al 2008) si conferma la vivacità del casello di Cesena Nord (+113,2%). Nello stesso arco di tempo la variazione per Cesena è stata del +23,6% e per Forlì del +57,4%. Fra i 53.439 veicoli transitati in media giornalmente in provincia, il 76,2% è costituito da veicoli leggeri e il 23,8% da veicoli pesanti. La lieve riduzione dell’ultimo periodo (-0,9%), è da attribuire al traffico pesante (-7,9%), mentre quello leggero (+1,5%) è in aumento; nel periodo 1996-2008 il traffico di veicoli pesanti è però MOVIMENTO DI VEICOLI NEI CASELLI AUTOSTRADALI Transiti giornalieri medi - Provincia di Forlì-Cesena VEICOLI ENTRATI E USCITI Leggeri Pesanti TOTALE anno 1996 24.600 7.730 32.330 anno 2008 39.173 13.609 52.782 gen 2008-set 2008 40.105 13.842 53.947 gen 2009-set 2009 40.697 12.742 53.439 var 2009-2008 1,5% -7,9% -0,9% var 2008-1996 59,2% 76,1% 63,3% Fonte: Società Autostrade Spa Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 158 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 cresciuto del 76,1%, mentre quello dei veicoli leggeri è aumentato del 59,2% con variazione, nel complesso, del 63,3%. Per quanto riguarda i trasporti aerei va rilevato che la compagine azionaria della società che gestisce l’aeroporto Ridolfi di Forlì, la SEAF S.p.A., dal 31/1/2009 è composta principalmente dal Comune di Forlì, dalla Regione Emilia-Romagna, dall’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena e dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena. Secondo i dati elaborati dall’Associazione Italiana Gestori Aeroporti con sede in Roma, l’aeroporto di Forlì ha movimentato nel 2009 lo 0,4% del totale dei passeggeri del traffico commerciale nazionale (poco più di 130 milioni di viaggiatori) e l’8,8% di quello dei quattro aeroporti della Regione (5.931.570): Parma, Bologna, Forlì e Rimini. Gli aeroporti della Regione hanno movimentato nel 2009 il 4,6% del traffico commerciale nazionale. I collegamenti di linea interni da Forlì sono attivi con le città di Catania, Palermo e Cagliari. Il volo per Roma, pur avendo tariffe molto scontate, è stato annullato. I collegamenti verso i Paesi dell’Unione Europea comprendono: Germania (Berlino); Francia (Parigi), Inghilterra (Londra), Cecoslovacchia (Praga), Romania (Bucarest, Cluj) e Polonia (Katowice, Varsavia, Wroclaw). Fra i paesi extra-UE i collegamenti sono con Ucraina (Ivano-Frankovsk, Kiev), Russia (Mosca), Albania (Tirana) ed Egitto (Sharm El Sheikh). Seaf e Wind Jet (che ha base operativa anche all’Aeroporto di Forlì) hanno ufficialmente concordato nuove destinazioni e “conferme” (cioè voli attivi già nel 2009) per la prossima stagione estiva. I voli prenderanno il via il prossimo 27 marzo e termineranno il 28 ottobre con le seguenti destinazioni: Londra (Gatwick), Amsterdam, Berlino, Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Parigi, Bruxelles, Praga, Mosca, San Pietroburgo, Bucarest, Samara, Catania, Palermo, Zante, Olbia. Dalla fine di dicembre è attivo un volo settimanale su Nis (località turistica invernale e culturale della Serbia, che dette i natali all’imperatore Costantino), la cui frequenza verrà raddoppiata nella stagione estiva. Si tratta del primo collegamento in assoluto fra Italia e Serbia. In estate, poi, è prevista anche una rotta su Cefalonia, confermata quella di Riga e aggiunta quella di Tallin (Estonia). Per quanto riguarda il traffico del 2009, va sottolineato che l’abbandono dello scalo forlivese da parte della compagnia Rayan Air si è tradotto in una diminuzione del numero di velivoli e di passeggeri, anche se sono stati fatti accordi con altre compagnie che si sono perfezionati nel corso dell’anno. Nel corso del 2009, da gennaio a dicembre, sono stati movimentati, con voli di linea e charter, 521.244 passeggeri rispetto ai 770.856 del 2008, con una diminuzione del 32,4%. La diminuzione dei passeggeri è da attribuirsi in prima battuta ai voli charter (-44,7%), e secondariamente ai voli di linea (-31,8%) che rappresentano il 96,4% del totale dei passeggeri movimentati. Analizzando i dati per nazionalità, la diminuzione maggiore si è riscontrata per i voli internazionali all’interno dell’Unione Europea (-62%), mentre i voli extra UE sono diminuiti del 16%; in aumento, invece, i voli nazionali, del +12,2%. Va sottolineato che i voli interni alla UE hanno movimentato, nel 2009, il 31,3% dei passeggeri, rispetto al 55,8% del 2008, mentre per quelli nazionali i due valori sono stati, rispettivamente, il 54,8 e il 33,1%. Per quanto riguarda il futuro dell’aeroporto di Forlì le linee di sviluppo nel medio-lungo periodo, secondo le indicazioni del Piano T R A S P O R T I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 159 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Industriale di SEAF, la società che gestisce l’aeroporto Ridolfi, saranno le seguenti: a) consolidamento e sviluppo tendenziale del traffico low cost al servizio del Turismo delle Province romagnole in direzione soprattutto della de-stagionalizzazione (migliore utilizzo delle strutture ricettive): l’obiettivo è di arrivare ad 1.300.000 passeggeri nel 2012 rispetto ai 523.000 passeggeri riscontrati nel 2009 e agli 800.000 previsti per il 2010; b) cessione del 60% delle azioni di SEAF, entro il 30/9/2010, a socio privato da ricercarsi con procedura ad evidenza pubblica (a fine 2009 è pervenuto il nulla osta da parte del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture sulle modalità e le caratteristiche della privatizzazione); c) la privatizzazione punterà a promuovere 3 nuove linee di attività (formazione piloti di grandi aeromobili, manutenzione velivoli e attività cargo) in grado di garantire l’equilibrio del bilancio entro il 2013; parallelamente alla privatizzazione SEAF conta di ottenere la gestione totale dell’Aeroporto entro il 31/3/2010; d) coinvolgimento sempre maggiore del territorio romagnolo attraverso un piano di marketing territoriale coordinato dalle Camere di Commercio di Forlì-Cesena e Ravenna; e) sviluppo di ricavi non aviation (negozi ed attività economiche varie) favorito da nuovi investimenti connessi sia all’ottenimento della concessione totale sia alla creazione di una nuova area per servizi aeroportuali. T R A S P O R T I MOVIMENTO COMMERCIALE NELL’AEROPORTO DI FORLI’ (a) gennaio - dicembre 160 Aeromobili Passeggeri (b) var.% 2009/2008 2008 2009 Linea 5.722 5.424 -5,2 Charter 376 261 -30,6 Totale 6.098 5.685 -6,8 Linea 736.790 502.390 -31,8 Charter 34.066 18.854 -44,7 Totale 770.856 521.244 -32,4 Fonte: S.e.a.f. Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena (a) Escluso l’aviazione generale. (b) Escluso i passeggeri transitati direttamente: 1.011 nell’anno 2004, 3.009 nell’anno 2005, 2.229 nel 2006, 1.639 nel 2007, 6.752 nel 2008 e 1.504 nel 2009 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C C REDITO Il finanziamento dell’economia. La più grave crisi economica dal dopoguerra innescata dall’insolvenza dei mutui ad alto rischio statunitensi ha interessato anche il sistema bancario italiano, anche se in misura molto meno accentuata rispetto ad altri paesi: Stati Uniti d’America e Regno Unito in particolare. Secondo uno studio di Mediobanca R&S sui piani governativi di stabilizzazione finanziaria delle banche, in Europa l’esposizione netta complessiva dei governi a fine 2009 ammontava a 1.028 miliardi di euro, a fronte dei 1.968 miliardi di dollari erogati negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno ampiamente superato l’Europa per quanto concerne il numero degli istituti destinatari degli interventi: 838 contro 66 a fine 2009. Gli interventi si sono per lo più esplicati in garanzie pubbliche sugli attivi o sui passivi e, in qualche caso, in iniezioni di capitale. Nel corso del 2009 i governi inglese e tedesco sono stati quelli più impegnati sul fronte della stabilizzazione finanziaria rispettivamente con 711 miliardi e 171 miliardi di euro, seguiti dall’Olanda che ha impegnato 62 miliardi di euro. In Italia gli interventi sono risultati relativamente limitati, con un ammontare di 4,1 miliardi di euro pari allo 0,4% del totale. I cosiddetti Tremonti Bond sono stati erogati ad appena quattro istituti bancari e nessuno di essi aveva la sede amministrativa in Emilia-Romagna. L’acuirsi delle difficoltà finanziarie di famiglie e imprese ha causato una rapida espansione degli accantonamenti ai fondi rischi su crediti, oltre al deterioramento della qualità dei portafogli prestiti. Questa situazione ha indotto le banche ad una particolare cautela Per localizzazione della clientela (1) Prestiti “vivi” Milioni FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA Var % 14.451 3,7 149.314 0,2 1.503.454 -0,6 C R E D I T O Prestiti “vivi” per localizzazione della clientela (valori in milioni di euro) e tassi di variazione sui dodici mesi precedenti al 30/11/2009 (1) Banche. Nella clientela sono escluse le Istituzioni finanziarie e monetarie. Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 161 Camera di Commercio di Forlì-Cesena nell’erogazione dei crediti e a una maggiore richiesta di garanzie, soprattutto nei confronti delle imprese di più piccole dimensioni. Nell’ambito dell’economia forlivese sono emersi segnali di rallentamento nella concessione dei prestiti, anche se in misura più contenuta rispetto a quanto avvenuto in Emilia-Romagna. Occorre tuttavia sottolineare, per una migliore comprensione dei dati, che dal mese di dicembre 2008 le statistiche del credito della provincia di Forlì-Cesena non comprendono più la clientela residente nella Repubblica di San Marino, cosa questa che ha pesato soprattutto, come vedremo in seguito, sulla consistenza dei depositi. dici mesi). In Emilia-Romagna è stata registrata una crescita assai moderata, rispetto a novembre 2008, pari allo 0,2%, inferiore al trend del 2,4%. Nel Paese è stata invece rilevata una diminuzione tendenziale dello 0,6%, in contro tendenza rispetto al trend di +1,4%. L’aumento percentuale dei prestiti “vivi” bancari forlivesi è risultato, nonostante il rallentamento palesato nei confronti dell’evoluzione degli undici mesi precedenti, il più elevato delle province emilianoromagnole, assieme a Ravenna, precedendo Bologna (+2,8%) e Piacenza (+1,8%). Nelle restanti province sono stati registrati andamenti negativi, in un arco compreso tra il -0,8% di Modena e il -4,8% di Parma. Se analizziamo l’evoluzione dei prestiti “vivi” sotto l’aspetto settoriale, possiamo notare che la fase di decelerazione è stata essenzialmente determinata dal gruppo delle imprese, che è costituito dalle società non finanziarie e dalle famiglie produttrici. Si tratta in pratica del variegato mondo della produzione di beni e servizi destinabili alla vendita che, a fine novembre 2009, ha significato quasi il 70% delle somme prestate dalle banche forlivesi. E’ da dicembre 2008 che la crescita tendenziale dei prestiti erogati alle imprese appare Secondo i dati elaborati dalla Banca d’Italia, a fine novembre 2009, i prestiti “vivi” che corrispondono ai finanziamenti erogati alla clientela residente (non sono comprese le istituzioni monetarie e finanziarie) al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, sono tendenzialmente aumentati del 3,7%, con un rallentamento prossimo ai due punti percentuali rispetto al trend degli undici mesi precedenti (l’indisponibilità dei dati 2007 non consente di abbracciare i doIMPIEGHI PER ABITANTE AL 31 DICEMBRE 2008 Valori in euro 41.869 C R E D I T O CESENA FORLÌ CESENATICO 39.130 32.966 30.934 TOTALE PROVINCIALE SAVIGNANO SUL RUBICONE GATTEO SAN MAURO PASCOLI GAMBETTOLA FORLIMPOPOLI LONGIANO SANTA SOFIA BAGNO DI ROMAGNA PREDAPPIO MELDOLA MERCATO SARACENO BERTINORO SARSINA CASTROCARO T. E TERRA DEL SOLE MODIGLIANA RONCOFREDDO VERGHERETO 29.214 28.106 26.688 26.685 21.839 17.232 16.735 16.466 14.558 13.873 13.733 12.319 10.310 10.065 8.767 6.221 5.103 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 Fonte: Banca d’Italia e Istat. Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna 162 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 in rallentamento. Dall’aumento tendenziale del 12,2% riscontrato in quel mese si è gradatamente passati al +6,3% di giugno per poi approdare al +3,8% di novembre 2009, vale a dire tre punti percentuali in meno rispetto all’evoluzione media degli undici mesi precedenti. La crisi economica, con conseguente avvitamento del ciclo produttivo, è alla base di questo andamento, ma come accennato in apertura di capitolo, è anche da considerare la maggiore attenzione esercitata dalle banche nell’erogare prestiti. Per quanto in rallentamento, la provincia di Forlì-Cesena ha tuttavia evidenziato una maggiore tenuta rispetto al resto delle province emiliano-romagnole, se si considera che solo Ravenna e Piacenza hanno registrato aumenti, per altro più contenuti, pari rispettivamente al 3,2 e 0,2%. Nelle altre province sono state rilevate diminuzioni, in un arco compreso tra il -1,3% di Bologna e il -4,6% di Ferrara. Sulla base di questi andamenti si può ipotizzare che il sistema bancario forlivese e cesenate sia stato più attento alle esigenze delle imprese, cosa questa che potrebbe derivare dalla forte diffusione di banche di prevalente respiro locale, quali gli istituti di credito cooperativo, e quindi più vicine alle esigenze di imprese che operano nello stesso territorio. Secondo un’indagine dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, oltre un quinto delle imprese intervistate ha dichiarato di avere rapporti continuativi con istituti bancari appartenenti al mondo cooperativo, in misura largamente superiore alla percentuale del 13,3% relativa a tutto il territorio regionale. Un’altra causa può essere rappresentata dalla struttura economica della provincia di Forlì-Cesena, dove è ancora importante il ruolo delle attività agricole, soprattutto collegate alla filiera agroalimentare, sia in termini di imprese che in termini di occupati. A ciò si associa un livello di industrializzazione inferiore a quello medio regionale (se si escludono alcuni settori strategici quali ad esempio la metalmeccanica) e ad una dinamica favorevole del processo di terziarizzazione dell’economia. Proprio la presenza di un’importante filiera agroalimentare ha permesso l’implementazione di una solida rete relazionale tra mondo imprenditoriale e sistema bancario, che è da considerarsi un indubbio vantaggio in termini di leva allo sviluppo locale. Se analizziamo l’andamento provinciale dei Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 prestiti “vivi” per i grandi rami di attività – in questo caso i dati si riferiscono a settembre 2009 – si può notare che il rallentamento più vistoso ha riguardato le imprese edili, il cui incremento tendenziale si è attestato al 2,7%, a fronte del trend del 7,0% registrato nei nove mesi precedenti (non è possibile analizzare i dodici mesi a causa dell’indisponibilità dei dati 2007). Anche in questo caso, la provincia di Forlì-Cesena ha tuttavia evidenziato l’aumento regionale più sostenuto precedendo Rimini (+2,1%) e Parma (+2,0%). L’industria manifatturiera, alla quale è stato destinato più di un quinto dei prestiti “vivi”, ha registrato un incremento tendenziale del 6,5%, che si è confrontato con un trend del 9,7%. Il rallentamento è stato superiore ai tre punti percentuali, ma ancora una volta resta un tasso di variazione che si è distinto dagli andamenti negativi riscontrati sia in regione (-5,1%) che in Italia (-6,0%). Più segnatamente nessuna provincia dell’Emilia-Romagna ha registrato incrementi dei prestiti all’industria manifatturiera, con cali che hanno oscillato tra il -10,9% di Rimini e il -4,1% di Modena. Se si considera che questi andamenti sono maturati in una situazione di crisi profonda oltre che generalizzata, si ripropone il discorso della maggiore attenzione che il sistema bancario che opera a livello locale ha riservato alla propria clientela in termini di disponibilità di credito, dimostrando che nei momenti particolarmente avversi gioca un ruolo fondamentale il legame tra banca e territorio. Il settore dei servizi non si è sottratto alla fase di generale rallentamento dei prestiti, facendo registrare nei confronti del trend, prossimo al 6%, una diminuzione del tasso di crescita superiore ai due punti percentuali. Anche in questo caso la provincia ha mostrato un andamento più intonato rispetto a quanto avvenuto in Emilia-Romagna (+0,3%) e Italia (+0,5%). Tra le province della regione si è collocata al secondo posto come tasso di crescita (+3,4%), alle spalle di Ravenna (+4,9%), precedendo Modena (+1,0%). Nelle rimanenti province le variazioni hanno oscillato tra la stazionarietà di Rimini e il -3,6% di Ferrara. Per quanto concerne la dimensione delle imprese – i dati sono sempre riferiti alla situazione di settembre 2009 – il rallentamento più vistoso dei prestiti “vivi” ha riguardato quelle con almeno venti addetti, il C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 163 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 164 cui incremento tendenziale, pari al 4,3%, si è praticamente dimezzato rispetto al trend dei nove mesi precedenti. Le piccole imprese con meno di venti addetti sono apparse più “impermeabili” alla fase di rallentamento, in virtù di una crescita tendenziale che si è avvicinata al trend: +2,4% contro +3,9%. Questo andamento di sostanziale tenuta risalta ancora di più se confrontato con quanto avvenuto in Emilia-Romagna. Forlì-Cesena è stata la sola provincia ad accrescere i prestiti alle piccole imprese, a fronte di generalizzati cali, compresi tra lo 0,3% di Rimini e il -6,6% di Ferrara. L’erogazione del credito da parte delle banche in provincia non ha quindi penalizzato eccessivamente la piccola impresa, che di solito è più debole contrattualmente rispetto alle imprese più strutturate. A tale proposito va sottolineato che in provincia di Forlì-Cesena circa il 56% degli impieghi bancari è detenuto da banche la cui dimensione è definita “piccola” e “minore”, vale a dire con fondi medi intermediati compresi fra 1,3 e 9 miliardi di euro. In regione si ha una percentuale corrispondente pari al 34,3%, che nel Paese scende al 31,7%. Per quanto riguarda i prestiti “vivi” erogati alle famiglie consumatrici e assimilabili, ovvero istituzioni sociali private e soggetti non classificabili, la situazione rilevata a novembre 2009 dalla Banca d’Italia è stata caratterizzata da un aumento tendenziale del 2,8%, superiore al trend dell’1,5% relativo agli undici mesi precedenti. La crisi economica, unitamente ad una maggiore attenzione nel concedere prestiti, non ha provocato rallentamenti, come invece avvenuto per le imprese. In ambito emiliano-romagnolo, segnato da una crescita tendenziale del 2,5%, anch’essa superiore al trend dell’1,0%, sono state quattro le province che hanno evidenziato un tasso di crescita più sostenuto di quello di Forlì-Cesena, in un arco compreso tra il +3,4% di Ravenna e il +6,5% di Rimini. Per quanto concerne i finanziamenti oltre il breve termine, occorre sottolineare che da dicembre 2008 ne è stato modificato il concetto, riducendo il limite oltre un anno anziché diciotto mesi. Diventa pertanto problematico ogni confronto di medio e lungo periodo. In questo caso ci si limita ad osservare che l’evoluzione del 2009, almeno fino a settembre (ultimo dato disponibile), è apparsa moderatamente positiva. Alla sostanziale stabilità registrata a marzo 2009, rispetto alla situazione di dicembre 2008, sono subentrati gli incrementi congiunturali di giugno (+0,8%) e settembre (+1,9%). Se confrontiamo la situazione di quest’ultimo mese con quella di dicembre 2008 si ha un aumento del 2,6%, appena inferiore a quello riscontrato in regione (+3,3%), ma superiore rispetto all’evoluzione nazionale (+1,7%). Se analizziamo più dettagliatamente l’evoluzione del 2009, è da sottolineare la crescita del 6,5%, riscontrata tra giugno e settembre, relativa ai finanziamenti destinati all’acquisto di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari, che è apparsa più ampia di quella registrata in Emilia-Romagna (+5,4%) e Italia (+4,1%). Resta da chiedersi se questo recupero sia stato un segnale di ritrovata fiducia delle imprese verso la ripresa, oppure la conseguenza dei finanziamenti destinati alla ricostituzione del circolante. Sempre in tema di investimenti effettuati dal mondo della produzione di beni e servizi destinabili alla vendita, emerge una situazione di segno negativo relativa ai finanziamenti destinati all’agricoltura. Le difficoltà vissute Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 dal settore primario, penalizzato dai diffusi cali dei prezzi alla produzione e da consumi alimentari stagnanti, non hanno contribuito certamente a creare un clima disteso, influenzandone gli investimenti. Nel corso dei primi nove mesi del 2009 è stata registrata una serie di decrementi congiunturali, dovuti per lo più alla scarsa intonazione della voce più importante, quale la costruzione di fabbricati non residenziali rurali, la cui consistenza di finanziamenti, pari a circa il 62% del totale, è scesa a settembre del 7,0%, rispetto alla situazione di fine 2008, conformemente a quanto avvenuto in regione (-7,7%) e Italia (-3,6%). Nell’ambito dei mutui destinati alle famiglie per l’acquisto dell’abitazione è emersa una situazione di sostanziale stabilità. La diminuzione congiunturale dell’1,7% registrata a settembre ha raffreddato il trend dei finanziamenti, riducendo la crescita rispetto a dicembre 2008 a un modesto +0,8%, a fonte degli aumenti del 2,9 e 5,8% registrati rispettivamente in Emilia-Romagna e Italia. La frenata dei consumi dovuta alla crisi ha influenzato i finanziamenti concessi dalle banche alle famiglie per l’acquisto di beni durevoli. A tale proposito le rilevazioni condotte da Prometeia-Findomestic hanno registrato in provincia di Forlì-Cesena una generalizzata diminuzione della spesa destinata all’acquisto di auto, sia nuove che usate, elettrodomestici e mobili. A fine settembre la consistenza dei finanziamenti bancari è scesa del 18,4% rispetto a dicembre 2008, in regione (-9,0%), mentre in Italia è stata registrata una sostanziale stazionarietà. Nessun’altra provincia dell’Emilia-Romagna ha registrato un calo più elevato, in un arco compreso tra il -2,9% di Ferrara e il -15,0% di Piacenza. In estrema sintesi la clientela forlivese-cesenate, in un momento economicamente difficile, ha evidenziato un andamento decisamente più cauto rispetto ad altre realtà regionali e non, quanto meno sotto l’aspetto del ricorso al sistema bancario. Se rapportiamo il credito bancario destinato all’acquisto di beni durevoli alla popolazione residente a inizio anno, la provincia di ForlìCesena ha registrato a fine settembre 2009 un importo pro capite relativamente contenuto, pari a circa 218,14 euro, a fronte della media regionale di 274,70 e nazionale di 356,08. In Emilia-Romagna solo una provincia ha evidenziato un indebitamento inferioRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 re a quello forlivese, vale a dire Rimini, con 195,71 euro per abitante. La provincia più esposta della regione è risultata Reggio Emilia, con un importo per abitante di 315,71 euro, seguita da Modena con 313,14 euro. In ambito nazionale, la provincia di Forlì-Cesena è risultata tra le province meno indebitate, vale a dire 101° su centosette province. Il rapporto per abitante più contenuto è stato rilevato a Carbonia-Iglesias (152,93 euro per abitante), quello più elevato a Sassari (1.345,86 euro). Un ulteriore aspetto degli impieghi bancari riguarda la classificazione per gruppi dimensionali di banche. I dati, raccolti da Bankitalia, sono disponibili dal quarto trimestre del 2008. Le banche sono suddivise a seconda della consistenza dei fondi medi intermediati. Quelle “maggiori” sono definite tali in quanto amministrano fondi intermediati superiori ai 60 miliardi di euro; quelle “grandi” rientrano nella fascia compresa tra 26 e 60 miliardi di euro; le “medie” si collocano tra i 9 e 26 miliardi di euro; le “piccole” stanno fra 1,3 e 9 miliardi. Chiudono la classificazione le banche “minori”, i cui fondi intermediati sono inferiori a 1,3 miliardi di euro. Fatta questa premessa, la situazione riferita a settembre 2009 è stata caratterizzata dalla vivacità espressa dalle banche di più ridotte dimensioni economiche. Rispetto a dicembre 2008 le banche “piccole” e “minori”, che in provincia di Forlì-Cesena, come visto precedentemente, incidono maggiormente rispetto alla media sia regionale che nazionale, hanno accresciuto i propri impieghi rispettivamente dell’1,5 e 6,3%, a fronte della crescita media dello 0,5%. Nelle rimanenti dimensioni, gli impieghi sono invece diminuiti, in un arco compreso tra il -0,7% delle banche “grandi” e il -5,2% di quelle “maggiori”. In pratica, sono stati gli istituti più piccoli a sostenere l’offerta di credito, in un momento certamente tra i più difficili per l’economia forlivese-cesenate, e non solo. In relazione al rapporto impieghi per abitante, secondo le statistiche più recenti di Bankitalia nei comuni con un congruo numero di sportelli bancari a fine 2008, è stato nuovamente il comune di Cesena ad occupare la prima posizione in ambito provinciale, con un rapporto pro capite di 41.869 euro, equivalente alla decima posizione della graduatoria regionale (undicesima nel 2007). Seguono Forlì, con 39.130 euro (16° in regione) e la C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 165 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 166 località turistica di Cesenatico con 32.966 euro (28° in regione). Tutti gli altri comuni hanno evidenziato valori inferiori alla media provinciale di 30.934 euro, in un arco compreso tra i 29.214 euro di Savignano sul Rubicone e i 5.103 di Verghereto. In relazione all’evoluzione dei crediti di firma, a settembre 2009 sono ammontati in provincia di Forlì-Cesena a quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro, a fronte di 14 miliardi e 712 milioni di euro di impieghi. Con questa tipologia di crediti la banca s’impegna ad assumere o garantire un’obbligazione del cliente tramite avalli, fideiussioni e accettazioni. Le ragioni che spingono un cliente a richiedere un’apertura per credito di firma possono essere diverse: evitare esborsi di denaro per effettuare depositi cauzionali, agevolare la conclusione di scambi commerciali, in particolare con i mercati esteri. Altre motivazioni possono essere rappresentate dalla necessità di garantire le proprie obbligazioni per partecipare a gare e appalti o di ottenere a condizioni migliori un credito per cassa. Il rallentamento del ciclo economico e il conseguente aumento della rischiosità insita in tali operazioni (la banca può essere chiamata ad adempiere l’obbligazione del cliente o a trasformare il credito di firma in un credito per cassa, nel caso d’insolvenza dell’affidato) è senz’altro alla base della flessione tendenziale del 7,5% riscontrata a settembre, che si è aggiunta al calo del 4,8% registrato a giugno. Per trovare un’altra diminuzione occorre risalire all’estate del 2004 (-2,7%). In Emilia-Romagna solo la provincia di Parma ha accresciuto i crediti di firma (+5,2%). In tutte le altre province le diminuzioni hanno oscillato tra -0,9% di Ravenna e -10,1% di Piacenza. Per quanto concerne le previsioni sull’evoluzione del credito, Prometeia nel rapporto dello scorso gennaio ritiene che nel 2010 il miglioramento del quadro congiunturale dovrebbe portare a una graduale ripresa del credito all’economia nazionale, in particolare quello a breve termine alle imprese. A fine 2010 si stima un aumento del 4,4%, a fronte del calo dello 0,8% previsto per il 2009. Relativamente al settore delle famiglie, continuerebbero a pesare la perdurante incertezza sulle prospettive occupazionali e reddituali, a causa del massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, cassa integrazione guadagni in primis. Secondo l’istituto di ricerche econometriche, si dovrebbe registrare una crescita del 5,6% a fine 2010, equivalente a un flusso annuale di 28 miliardi di euro, leggermente inferiore all’incremento del 5,8% relativo al 2009. Come avvenuto nell’anno passato, anche nei prossimi anni le modalità di contabilizzazione delle cartolarizzazioni potrebbero alterare la dinamica effettiva della domanda di impieghi da parte delle famiglie che risulterà governata da due impulsi di segno opposto. Da un lato, sottolinea Prometeia, la ripresa ciclica ne favorirà la crescita, dall’altro l’incremento dei tassi d’interesse e condizioni meno rischiose sui mercati finanziari favoriranno l’allocazione del risparmio delle famiglie verso attività finanziarie, sottraendo fondi al mercato immobiliare. La qualità del credito. La qualità del credito in provincia ha risentito anch’essa del momento di profonda crisi economica, anche se in termini relativamente meno evidenti rispetto a quanto riscontrato in regione e in Italia. Secondo i dati della Banca d’Italia, aggiornati a novembre 2009, le sofferenze bancarie sono cresciute del 25,1% rispetto alla situazione dello stesso mese dell’anno precedente, in netta contro tendenza rispetto al trend decrescente riscontrato mediamente negli undici mesi precedenti (-2,3%). Più segnatamente, le sofferenze sono apparse in costante diminuzione tra dicembre 2008 e giugno 2009, per poi aumentare gradatamente dal mese successivo fino a culminare nell’aumento a due cifre di novembre. Più grave è stato l’andamento regionale che, a novembre, è stato caratterizzato da un incremento tendenziale del 44,6%, che ha consolidato la tendenza espansiva in atto dal mese di aprile. Nei confronti del trend degli undici mesi precedenti si è verificato un appesantimento prossimo ai quaranta punti percentuali. Nel Paese la crescita tendenziale dello scorso novembre è risultata ancora più sostenuta (+46,6%), con un peggioramento nei confronti del trend di poco inferiore ai quarantuno punti percentuali. Se spostiamo l’analisi alle altre province dell’Emilia-Romagna troviamo situazioni generalmente più negative, in qualche caso piuttosto accentuate, di quella forlivese-cesenate. Solo la provincia di Parma ha registrato un incremento più contenuto, pari al 21,6%, mentre Ferrara ha eviRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena denziato lo stesso incremento di Forlì-Cesena. Nelle rimanenti province gli aumenti sono stati compresi tra il +34,4% di Piacenza e il +96,1% di Reggio Emilia. Il rapporto sofferenze/prestiti totali bancari si è attestato a novembre 2009 al 2,59%, in leggero peggioramento rispetto al trend del 2,32% registrato nei dodici mesi precedenti. In Emilia-Romagna il corrispondente rapporto si è attestato al 3,16% (2,61% il trend), in Italia al 3,64% (3,01% il trend). La provincia di Forlì-Cesena ha pertanto evidenziato, e non è una novità, una rischiosità dei prestiti abbastanza contenuta. Tra dicembre 2007 e novembre 2009 il rapporto sofferenze/impieghi si è mantenuto costantemente sotto la soglia del 3%. In regione, solo due province, vale a dire Bologna e Ravenna, hanno evidenziato una situazione meglio intonata di quella di Forlì-Cesena, con un rapporto sofferenze/ prestiti totali pari rispettivamente al 2,56 e 2,06%. La situazione relativamente più difficile è stata nuovamente registrata a Ferrara (6,88%). In ambito nazionale Forlì-Cesena si è collocata nel gruppo delle province più virtuose, occupando la nona posizione, preceduta, oltre che da Ravenna e Bologna, anche da Livorno, Sondrio, Trento, Siena, Milano e Trieste, che è la provincia che ha vantato il migliore rapporto sofferenze/prestiti (1,34%). La situazione più negativa ha riguardato la provincia di Carbonia-Iglesias, con un rapporto pari al 14,16%. La buona qualità del credito forlivese-cesenate trae origine della peculiarità del sistema produttivo. In ambito settoriale, gli incrementi dei crediti in sofferenza delle famiglie consumatrici e assimilabili e delle imprese, che comprendono le società non finanziarie e le famiglie produttrici, si sono sostanzialmente equivalsi: +25,9% le prime; +24,9% le seconde. Di ben altro tenore sono apparsi gli incrementi tendenziali della regione e del Paese. Per l’Emilia-Romagna famiglie e imprese hanno accusato rispettivamente aumenti tendenziali del 48,7 e 43,6%, che in Italia si attestano a +43,4 e +48,1%. Rispetto al trend degli undici mesi precedenti, il gruppo delle imprese forlivesi ha evidenziato un forte cambiamento di rotta, se si considera che le sofferenze erano diminuite mediamente dello 0,8%. Un analogo andamento ha riguardato le famiglie consumatrici, il cui incremento del 25,9% si è confrontato con un trend in calo del 7,0%. Il rapporto sofferenze/prestiti totali delle imprese si è attestato al 2,88%, a fronte del trend del 2,57% riscontrato nei dodici mesi precedenti. Un analogo andamento ha riguardato le famiglie, il cui rapporto è salito Percentuale delle sofferenze sui prestiti totali. Periodo dicembre 2007 - novembre 2009. 3,50 3,00 2,50 1,50 1,00 dic-07 apr ago Forlì-Cesena dic-08 apr Emilia - Romagna ago C R E D I T O 2,00 Fonte: Banca d’Italia Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 167 Camera di Commercio di Forlì-Cesena al 2,95%, in peggioramento rispetto al trend del 2,65%. Questi segnali negativi, comunque più attenuati, come visto, rispetto a quanto avvenuto in Emilia-Romagna e Italia, sono stati confermati dall’evoluzione delle sofferenze rettificate. Questo indicatore rapporta i flussi in un trimestre ai prestiti riferiti ai dodici mesi che terminano nel periodo indicato, che nel nostro caso, è riferito al trimestre luglio-settembre 2009. In questo periodo le sofferenze rettificate sono arrivate ad incidere per lo 0,83%, superando leggermente il trend dei nove mesi precedenti, pari allo 0,77%. Al di là del peggioramento della decadenza dei crediti, la provincia di ForlìCesena ha confermato anche sotto questo aspetto di beneficiare di una migliore qualità del credito rispetto alle altre province della regione, che hanno tutte registrato incidenze superiori all’1%, in un arco compreso tra l’1,27% di Ravenna e il 4,21% di Reggio Emilia. Se spostiamo il confronto all’ambito nazionale, la provincia di Forlì-Cesena si colloca ai vertici della graduatoria, superata soltanto da Trieste e Sondrio, entrambe con una percentuale dello 0,82%. Le situazioni più problematiche sono state rilevate nelle province di Isernia (19,25%), Ancona (4,57%) e Crotone (4,55%). Se analizziamo l’andamento delle sofferenze rettificate per grandi settori, si può notare che sono state le imprese a registrare l’incidenza più elevata (0,96%), rispetto alla percentuale dello 0,82% delle famiglie. In entrambi i casi si è verificato un leggero peggioramento nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna e Italia. Il rela- tivo maggiore deterioramento del credito delle imprese rilevato nel terzo trimestre, trova una sua spiegazione nel difficile momento vissuto dall’economia a causa della peggiore crisi economica del dopoguerra. Nonostante ciò, Forlì-Cesena ha evidenziato l’indice più contenuto della regione, precedendo Ravenna (1,56%), Parma (1,63%) e Piacenza (1,73%). Ultima, Reggio Emilia, con una percentuale piuttosto pronunciata, pari al 5,69%. Se proiettiamo la situazione di Forlì-Cesena in ambito nazionale, si ha la terza migliore posizione, alle spalle di Sondrio (0,89%) e Lodi (0,76%). In estrema sintesi, la crisi economica ha avuto effetti decisamente meno ampi rispetto ad altre realtà del Paese. Le situazioni più critiche a carico delle imprese hanno riguardato ancora una volta Isernia (28,10%), seguita da Ancona (7,26%) e Crotone (6,46%). Per quanto riguarda le sofferenze rettificate delle famiglie, Forlì-Cesena ha nuovamente mostrato una delle incidenze più contenute dell’Emilia-Romagna, occupando la seconda posizione alle spalle di Ravenna (0,79%), davanti a Parma (0,85%), Bologna (1,03%) e Piacenza (1,17%). Ultima, Reggio Emilia, con una quota pari all’1,54%. In ambito nazionale, Forlì-Cesena si è trovata a ridosso delle prime posizioni occupando l’undicesima posizione. La prima posizione è spettata a Trieste con un tasso di decadimento pari allo 0,60%. All’estremo si trovano le province di Crotone (2,38%) e Napoli (2,26%). Anche in questo caso occorre annotare che le famiglie forlivesi hanno evidenziato una maggiore “resistenza” alla crisi, dimostrando una solvibilità maggiore rispetto ad altre realtà del Paese, che potrebbe dipendere dalla buona liquidità delle Sofferenze per localizzazione della clientela al 30/11/2009 Enti segnalanti: BANCHE C R E D I T O Sofferenze(1) 168 Milioni FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA Di cui: imprese (1) Var % (2) Milioni % Sofferenze Var % (2) / prestiti totali 385 25,1 298 24,9 2,59 4.879 44,6 3.909 43,6 3,16 57.985 46,6 44.940 48,1 3,64 (1) Comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita. Eventuali differenze tra i dati di fonte “Segnalazioni di vigilanza” e quelli di fonte “Centrale dei rischi” possono essere ricondotte a marginali differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei due sistemi informativi. (2) Variazione a 12 mesi. Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 famiglie. A tale proposito va sottolineato che in termini di depositi bancari è stato registrato un valore medio per famiglia di 29.558 euro (24.211 euro la media nazionale), che ha consentito alla provincia di Forlì-Cesena di occupare l’undicesima posizione in ambito nazionale, su 107 province. L’indisponibilità di dati provinciali relativi ad altri crediti a rischio, i cosiddetti “finanziamenti deteriorati”, non consente di approfondire il discorso sulla qualità del credito. I dati regionali hanno tuttavia registrato una recrudescenza di queste poste. Secondo i dati aggiornati allo scorso settembre, le partite incagliate che riguardano esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, prevedibilmente superabile in un congruo periodo di tempo, sono cresciute del 69,1% rispetto alla situazione di dicembre 2008, con un picco del 92,6% relativo al gruppo delle “società e quasi società non finanziarie”. Nell’ambito delle esposizioni scadute o sconfinanti da più di 90 giorni, l’incremento relativo alla totalità della clientela emiliano-romagnola è stato del 90,3% e anche in questo caso sono state le “società e quasi società non finanziarie” a evidenziare la crescita più sostenuta (+116,2%). Le condizioni del credito. In una fase congiunturale caratterizzata dalla crisi globale, sia finanziaria che reale, l’indagine condotta dalla Banca d’Italia presso le principali banche regionali, che hanno rappresentato poco meno della metà dei prestiti alle imprese, ha evidenziato relativamente al primo semestre 2009 un calo della domanda rispetto al semestre precedente e un ulteriore, sebbene moderato, irrigidimento delle condizioni di offerta praticate dalle banche. La diminuzione della domanda è apparsa più accentuata per le imprese manifatturiere ed edili. A questo ha contribuito il sensibile calo degli investimenti, solo in parte compensato solo in parte dalle maggiori richieste di credito connesse al finanziamento del circolante e la ristrutturazione del debito. Dal lato dell’offerta, le banche emiliano-romagnole hanno operato una moderata restrizione dei criteri per l’erogazione dei prestiti alle imprese, legata anche al deterioramento della qualità del credito. L’inasprimento si è concentrato sui finanziamenti concessi alle imprese edili e si è manifestato per lo più attraverso un incremento degli spread, specie sui prestiti Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 più rischiosi, e richieste di maggiori garanzie. In base al sondaggio condotto dalla Banca d’Italia su un campione di unità produttive operanti in regione, il 40% delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi e quasi il 60% di quelle edili hanno registrato un inasprimento delle condizioni di accesso al credito, principalmente attraverso un peggioramento delle condizioni di costo e di garanzia sui nuovi finanziamenti e, per le imprese delle costruzioni, anche con un incremento dei tassi di interesse sui prestiti concessi in precedenza. Le richieste di rientro, anche parziale, dalle posizioni debitorie già in essere avrebbero riguardato il 7% delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi, e il 14% nel comparto edile, in sostanziale linea con quanto rilevato nel Paese. Secondo le attese delle banche, nella seconda parte del 2009 la domanda di credito si sarebbe dovuta stabilizzare sostenuta da quella delle imprese manifatturiere. Anche le politiche creditizie sarebbero dovute risultare più distese, tranne per il settore delle costruzioni verso il quale si sarebbe dovuto mantenere un atteggiamento più cauto. Se analizziamo lo scenario nazionale offerto dall’indagine sul credito bancario (BLS) che Eurosistema effettua dal gennaio 2003 nell’area dell’euro, possiamo notare gli effetti della crisi sui criteri applicati per l’approvazione di prestiti e l’apertura di linee di credito a favore delle imprese. Il relativo indice di diffusione ha cominciato a dare qualche segno di appesantimento (il valore appare positivo) a partire da aprile 2008, quando ancora la crisi non si era manifestata nella sua pienezza, per peggiorare gradatamente fino a gennaio 2009, toccando il valore record di 0,50. Dal trimestre successivo la situazione di irrigidimento è andata attenuandosi fino a scendere, in ottobre, al valore di 0,06, prossimo alla stabilità. Si è registrato in sostanza un miglioramento che sembra accompagnare aspettative orientate ad una certa ripresa dell’economia. Questa affermazione sembra confermata dalle previsioni a breve termine effettuate dalle banche italiane, che hanno previsto negli ultimi tre mesi del 2009 un ulteriore allentamento dei criteri applicati per l’approvazione di prestiti e l’apertura di linee di credito a favore delle imprese, con indici che dovrebbero tornare negativi, sia pure moderatamente. Nella realtà forlivese-cesenate, l’Osservato- C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 169 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 170 rio 2009 sul credito predisposto dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, sulla base di una rilevazione effettuata però in gennaio 2009, ha registrato un certo deterioramento del rapporto banca-impresa, anche se in misura meno accentuata rispetto al resto della regione. Ad un 13,0% di imprese che ha giudicato in miglioramento la quantità di credito disponibile negli ultimi tre anni (11,2% in regione) si è contrapposto un 17,6% che l’ha considerata in peggioramento, a fronte della media regionale del 24,6%. Il saldo è risultato pertanto negativo per oltre quattro punti percentuali, in misura tuttavia inferiore a quanto registrato nelle altre province dell’EmiliaRomagna, dove i saldi sono oscillati tra i -5,6 punti percentuali di Rimini e i -25,6 di Ferrara. Un’analoga situazione emerge in termini di durata temporale del credito. La provincia di Forlì-Cesena continua a registrare un peggioramento delle condizioni, con un saldo negativo di 3,1 punti percentuali, ma ben al di sotto della media regionale (-11,9). L’appesantimento dei costi d’istruttoria c’è stato, ma il relativo saldo (-8,3 punti percentuali) si è discostato anch’esso significativamente dalla media emilianoromagnola (-17,6%). Nelle altre province emiliano-romagnole i saldi negativi sono stati compresi tra -9,4 punti percentuali di Ravenna e -26,0 di Parma. In questo scenario “restrittivo”, il sistema bancario forlivese, come osservato precedentemente, ha rallentato il trend di prestiti “vivi”, pur differenziandosi positivamente dal resto della regione. Lo scenario di rallentamento è emerso anche in termini di accordato operativo totale dei finanziamenti per cassa concessi alla clientela residente in provincia, aggregato questo che corrisponde all’ammontare del credito direttamente utilizzabile dal cliente. A settembre 2009 è sta- to rilevato un aumento tendenziale del 2,5% (+4,2% in regione), che è apparso al di sotto del trend dei dodici mesi precedenti di oltre due punti percentuale (-0,9 punti percentuali in regione). La crescita dell’ “utilizzato”– corrisponde all’ammontare del credito effettivamente erogato alla clientela – è risultata più vivace rispetto all’evoluzione delle somme accordate, attestandosi al 5,6%, anch’essa in attenuazione rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+9,1%). La percentuale di “utilizzato” sull’ “accordato” si è attestata al 71,4%, superando leggermente il trend del 70,8% dei dodici mesi precedenti. In EmiliaRomagna l’aumento dell’ “utilizzato” è risultato più contenuto (+1,3%), oltre che inferiore alla crescita delle somme accordate, pari al 4,2%. La percentuale di utilizzo sull’accordato è risultata del 68,0%, inferiore di oltre tre punti percentuali a quella della provincia. Se spostiamo il campo di osservazione al credito a breve termine, che è quello maggiormente utilizzato dalle imprese e che appare, almeno teoricamente, più sensibile alle oscillazioni del ciclo economico, emerge una situazione di segno opposto. A settembre 2009 l’accordato operativo a breve termine (fino a un anno e non più con limite a 18 mesi) rilevato nella provincia di Forlì-Cesena è diminuito del 4,5% rispetto alla situazione di marzo, in misura tuttavia più contenuta rispetto a quanto avvenuto in regione (-7,0%) e Italia (-8,5%). Nelle altre province emiliano-romagnole sono state registrate diminuzioni superiori, in un arco compreso tra il -5,6% di Piacenza e il -10,5% di Ferrara. I corrispondenti finanziamenti a breve termine utilizzati sono diminuiti anch’essi e in misura ancora più sostenuta rispetto alle somme accordate (-8,1%), ma in misura più contenuta rispetto a quanto avvenuto in Emilia-Romagna (-11,7%). Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 lità del credito. I depositi bancari. I depositi costituiscono uno dei principali aspetti della raccolta bancaria. Le statistiche messe a disposizione dalla Banca d’Italia comprendono sotto questa voce i depositi con durata prestabilita, a vista, overnight e rimborsabili con preavviso, oltre a buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti, pronti contro termine passivi e, a partire da dicembre 2008, anche gli assegni circolari. Occorre inoltre tenere presente che nello stesso mese Bankitalia non ha più compreso, tra la clientela forlivese-cesenate, i residenti nella Repubblica di San Marino. Questa modifica ha avuto effetti tutt’altro che trascurabili sulle somme imputate a Forlì-Cesena, che hanno subito un calo piuttosto pronunciato, tra novembre e dicembre 2008, pari al 20,8%, a fronte della crescita regionale dello 0,9%. A fine novembre 2009 le somme depositate nella totalità delle banche dai clienti residenti in provincia di Forlì-Cesena sono ammontate a circa 6 miliardi e 839 milioni di euro, con una crescita del 5,4% rispetto al mese di dicembre 2008. Si tratta di un incremento decisamente apprezzabile, che è apparso più ampio rispetto a quanto riscontrato sia in Emilia-Romagna (+1,4%) che Italia (+2,3%). In regione solo due province, vale a dire Ferrara e Rimini, hanno evidenziato una crescita dei depositi più sostenuta di quella forlivese, pari rispettivamente a +6,1 e + 16,6%. Non sono mancate le diminuzioni come nel caso di Bologna (-0,2%) e Reggio Emilia (-8,8%). Il gruppo più importante, ovvero quello delle famiglie “consumatrici” e assimilabili (70% delle somme depositate) ha registrato, in novembre, un aumento del 7,8% rispetto alla situazione di dicembre 2008, distinguendosi C R E D I T O Il raffreddamento delle somme accordate dalle banche in termini di credito a breve termine, che è quello maggiormente utilizzato dalle imprese, non ha fatto che seguire il trend di minore utilizzo, ma in termini molto più contenuti. In estrema sintesi il sistema bancario della provincia di Forlì-Cesena sembrerebbe avere adottato politiche più attente alle esigenze delle imprese. La sostanziale stabilità dell’accordato operativo totale, registrato a settembre nei confronti di marzo (+0,3%), a fronte della diminuzione del 4,5% riscontrata per il credito a breve termine, potrebbe derivare dalla rinegoziazione dei crediti, nel senso che talune imprese possono avere ottenuto dalle banche la possibilità di allungare le scadenze, portando il proprio credito a breve sul mediolungo termine. Se così fosse, almeno parzialmente, dovremmo concludere che il sistema bancario forlivese, caratterizzato da aziende molto radicate nel territorio (in provincia ve ne sono undici che hanno la sede amministrativa), ha avuto un occhio di attenzione verso il mondo delle imprese, soprattutto in un momento piuttosto difficile. Da sottolineare infine che a settembre 2009 quasi il 45% di tutto il credito utilizzato dalla clientela forlivese è stato coperto da garanzie reali fornite dai clienti, a fronte della media regionale del 38,2% e nazionale del 42,3%. Il fenomeno è in costante espansione. A fine settembre 1997 si regitrava una percentuale del 23,4%, che cinque anni dopo è salita al 31,7%. Le banche hanno cercato comprensibilmente di tutelarsi nel concedere i prestiti, specialmente in un periodo denso di problemi. Qualche interrogativo può semmai sorgere sull’entità della percentuale di garanzie sull’utilizzato, apparsa tra le più ampie della regione nonostante la relativa migliore qua- 171 Camera di Commercio di Forlì-Cesena significativamente da quanto avvenuto sia in regione (+0,8%) che nel Paese (+0,9%). Anche in questo caso Forlì-Cesena è risultata tra le province più dinamiche dell’Emilia-Romagna, alle spalle di Rimini (+20,9%) e Ferrara (+11,4%). Tra dicembre 2008 e novembre 2009 le famiglie forlivesi-cesenati hanno accresciuto i propri depositi di oltre 348 milioni di euro. Questa performance, inferiore soltanto a quelle evidenziate dalle province di Ferrara (circa 368 milioni di euro in più) e Rimini (quasi 741 milioni di euro in più) è maturata in un contesto economico spiccatamente negativo, che ha ridotto in provincia l’occupazione e il reddito disponibile delle famiglie. In un momento di crisi profonda le famiglie forlivesi-cesenati hanno assunto comportamenti prudenti, preferendo risparmiare in attesa di tempi migliori, e tutto ciò a scapito dei consumi, se si considera che le vendite al dettaglio sono diminuite mediamente fra gennaio e settembre 2009 del 3,4% e che un analogo andamento ha riguardato gli acquisti di beni durevoli scesi nel 2009 del 7,8% in termini di spesa media famigliare. Per quanto concerne le imprese - hanno coperto circa il 27% delle somme depositate - i relativi depositi registrati a novembre sono cresciuti del 4,5% rispetto alla situazione di dicembre 2008. In termini assoluti è stato un accrescimento di circa 80 milioni di euro. Si tratta di una cifra rispettabile, che è maturata in un contesto congiunturale spiccatamente recessivo. Con tutta probabilità, in un momento di profonda incertezza, le imprese hanno preferito dirottare sui depositi le somme destinate agli investimenti, in attesa di un rilancio dell’economia, ma non possono essere esclusi gli effetti, non ancora quantificabili, legati al rientro dei capitali. A tale proposito, nel 2009 lo scudo fiscale ha fatto rientrare a livello nazionale 95 miliardi di euro, corrispondenti a oltre sei punti di prodotto interno lordo, con un gettito per l’Erario pari a 4,75 miliardi di euro. Differentemente da quanto visto per le famiglie consumatrici, la provincia di Forlì-Cesena si è discostata meno sensibilmente dall’andamento regionale (+3,0%), che è stato caratterizzato dalla vivacità espressa dalla provincia di Modena (+9,9%). In ambito comunale, secondo i dati aggiornati a dicembre 2008, il comune che ha vantato il più elevato rapporto depositi per abitante è risultato Cesena, con poco più di 18.000 euro. In ambito regionale si è classificato al diciottesimo posto, sui 222 rilevati. Seguono Forlì e San Mauro Pascoli - nella graduatoria regionale occupano rispettivamente la 19esima e 29esima posizione - rispettivamente con 17.915 e 16.498 euro. L’ultima posizione della provincia è quella di Roncofreddo, con 3.805 euro per abitante, che corrisponde anche all’ultima posizione in Emilia-Romagna. Il comune più dotato di depositi dell’EmiliaRomagna è risultato Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini, con 54.232 euro per abitante, seguito da Bologna con 31.510 e Collecchio con 28.707. I tassi d’interesse. Da dicembre 2008 la Banca d’Italia ha divulgato dati provinciali sui tassi d’interesse riferiti ai rischi autoliquidanti, a scadenza e a revoca, consentendo oltre che un’analisi, sia pure limitata, del trend, anche interessanti confronti con le altre province della regione. I tassi d’interesse relativi alle operazioni auto liquidanti riguardano un categoria della Centrale dei rischi nella quale confluiscono operazioni caratterizzate C R E D I T O Depositi per localizzazione della clientela (valori in milioni di euro) e tassi di variazione sugli undici mesi precedenti al 30/11/2009. Per localizzazione della clientela (1) Depositi Milioni Var % (2) FORLI’-CESENA 6.839 5,4 EMILIA-ROMAGNA 83.042 1,4 ITALIA 958.737 2,3 (1) Banche. Nella clientela sono escluse le Istituzioni finanziarie e monetarie. (2) Su dicembre 2008. Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna 172 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena da una forma di rimborso predeterminato, quali i finanziamenti concessi per consentire l’immediata disponibilità dei crediti che il cliente vanta verso terzi. Si tratta nella sostanza di operazioni che configurano uno smobilizzo di crediti, quali ad esempio lo sconto di portafoglio. Le operazioni a scadenza si riferiscono ad una categoria di censimento della Centrale dei rischi relativa a operazioni di finanziamento con scadenza fissata contrattualmente e prive di una fonte di rimborso predeterminata, quali ad esempio mutui e anticipazioni attive non regolate in conto corrente. Quelle a revoca riguardano le aperture di credito in conto corrente concesse per elasticità di cassa e per le quali l’intermediario si riserva la facoltà di recedere, a prescindere dall’esistenza di una giusta causa, come ad esempio i conti correnti attivi senza scadenza predeterminata. Si tratta in sostanza dei tassi applicati alle operazioni più praticate dalle banche verso la propria clientela e quindi altamente rappresentativi del fenomeno. In un contesto di politiche monetarie espansive al fine di stimolare l’economia, i tassi d’interesse bancari sono apparsi in rientro. Nel 2009 la Banca centrale europea è inter- venuta varie volte sul tasso di riferimento “fixed rate”. In gennaio lo ha ridotto dal 3,25 al 2,50%, facendolo poi scendere progressivamente all’1,0% di maggio, livello che si è mantenuto inalterato fino alla fine dell’anno. Le conseguenze sul tasso Euribor, ovvero il tasso medio che regola le transazioni finanziarie in euro tra le banche europee, non sono mancate. Quello a tre mesi, che serve generalmente da base per i tassi sui mutui indicizzati, dal 2,859% di inizio anno è sceso allo 0,700% di dicembre. Nello stesso arco di tempo quello a dodici mesi è passato dal 3,025 all’1,248%. Il livello medio del 2009 è risultato più contenuto di quello rilevato nel 2008, vale a dire 3,425 punti percentuali in meno per l’Euribor a tre mesi e 3,216 punti in meno per quello a dodici mesi. L’abbassamento dell’Euribor è stato determinato soprattutto dalla garanzia illimitata del Governo sui prestiti interbancari, che ha “tamponato” la sfiducia reciproca tra le banche, dopo la crisi dei mutui ad alto rischio statunitensi. Nell’ambito dei titoli di Stato quotati al Mercato telematico della Borsa di Milano, la curva dei tassi si è andata appiattendo. Il tasso dei Bot è passato dall’1,503% di gennaio allo DEPOSITI PER ABITANTE AL 31 DICEMBRE 2008 Valori in euro 18.049 CESENA FORLÌ SAN MAURO PASCOLI 17.915 16.498 16.381 GATTEO TOTALE PROVINCIALE GAMBETTOLA FORLIMPOPOLI BERTINORO CESENATICO SANTA SOFIA SARSINA SAVIGNANO SUL RUBICONE MODIGLIANA LONGIANO BAGNO DI ROMAGNA MELDOLA CASTROCARO T. E TERRA DEL SOLE PREDAPPIO MERCATO SARACENO VERGHERETO RONCOFREDDO 14.280 12.191 12.012 11.596 11.445 10.861 10.709 10.678 C R E D I T O 9.970 9.825 9.401 9.308 7.275 7.026 6.785 5.730 3.805 0 5.000 10.000 15.000 20.000 Fonte: Banca d’Italia e Istat. Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 173 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 174 0,660% di dicembre dopo avere toccato in settembre il minimo dello 0,557%. Quello dei Cct a tasso variabile è sceso dal 2,816 al minimo di dicembre dell’1,009%. I Ctz si sono ridotti dal 2,065% all’1,233% e anche in questo caso settembre ha registrato il valore minimo pari a 1,066%. Il tasso dei Buoni poliennali del tesoro è diminuito dal 4,624 al 3,946%. Per quanto concerne il Rendistato, che rappresenta il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli pubblici, si è passati dal 4,008% di gennaio al 3,212% di dicembre. Se confrontiamo il livello medio dei tassi del 2009 con quello del 2008, possiamo notare che il ridimensionamento più ampio ha interessato i Cct (-2,970 punti percentuali). Quello più contenuto ha riguardato i titoli di più ampia durata quali i Btp (-0,460 punti percentuali), a dimostrazione delle aspettative inflattive. In provincia di Forlì-Cesena i tassi attivi si sono allineati alla tendenza di generale rallentamento. Quelli applicati alle operazioni ai rischi autoliquidanti della totalità della clientela, tra dicembre 2008 e settembre 2009 sono scesi dal 5,81 al 3,09%. Rispetto al dato medio regionale è emerso un miglior trattamento, generalmente superiore ai 0,30 punti percentuali. In regione nessuna provincia ha registrato tassi più contenuti. Se guardiamo alle condizioni proposte alle società non finanziarie e famiglie produttrici, che comprendono gran parte del mondo della produzione di beni e servizi destinabili alla vendita, emerge un differenziale con il valore medio regionale, ancora più ampio rispetto a quello osservato per la totalità della clientela (a settembre è stato di 0,40 punti percentuali), che testimonia una maggiore attenzione del sistema bancario forlivese-cesenate verso le imprese locali, dovuta alla migliore qualità del credito e al forte radicamento nel territorio delle banche. In settembre il tasso si è attestato al 3,07%, a fronte della media regionale del 3,47% e nazionale del 3,99%. Nessuna provincia dell’Emilia-Romagna ha registrato tassi più contenuti. Nell’ambito delle famiglie, i tassi attivi applicati alle operazioni autoliquidanti hanno mostrato un andamento meno lineare, nel senso che dalla situazione più onerosa di dicembre 2008 si è passati a tassi leggermente più convenienti tra marzo e giugno, per arrivare a settembre, con un tasso del 5,27%, a una situazione pienamente allineata al tasso medio regionale. Per quanto concerne i tassi attivi applicati alle operazioni sui rischi a scadenza, la provincia di Forlì- Cesena si è allineata alla fase di generale rientro. Dal 6,01% di dicembre 2008 si è progressivamente scesi al 3,23% di settembre 2009. In questo caso ForlìCesena ha registrato tassi meno convenienti rispetto a quelli medi regionali, pur limando qualcosa, essendo lo spread sceso dai 0,41 punti percentuali di dicembre 2008 ai 0,34 di settembre. Nell’ambito delle imprese, tra dicembre 2008 e settembre 2009 il tasso è sceso dal 6,15 al 2,98%, in misura leggermente più ampia rispetto a quanto registrato in regione, in quanto il differenziale a sfavore si è ridotto nello stesso arco di tempo da 0,15 a 0,11 punti percentuali. La situazione si riequilibra per quanto riguarda i tassi applicati alle famiglie “consumatrici” e istituzioni sociali private. Dal 5,90% di dicembre 2008, superiore a quello medio regionale di 0,07 punti percentuali, si passa al 3,41% di settembre, riducendo lo spread a sfavore ad appena 0,03 punti percentuali rispetto alle condizioni proposte mediamente in EmiliaRomagna. Anche nel caso dei tassi relativi ai rischi a revoca si registra un generale rientro. Gli interessi applicati alla clientela sono di norma superiori a quelli relativi alle operazioni auto liquidanti e a scadenza, in quanto presumono una maggiore rischiosità, tanto che le banche si riservano la facoltà di recedere anche senza giusta causa. Si tratta in sostanza di operazioni la cui natura è fortemente influenzata dai cicli economici. Dal 7,77% di dicembre 2008 praticato alla totalità della clientela si scende progressivamente al 5,49% di settembre 2009, mantenendo condizioni più convenienti rispetto alla media regionale per tutto il periodo preso in esame, anche se è emersa una tendenza al riallineamento in quanto lo spread si è ridotto da 0,47 a 0,27 punti percentuali. In Emilia-Romagna solo la provincia di Bologna ha proposto a settembre tassi più contenuti (4,84%). Il differenziale a favore deriva dalle migliori condizioni riservate alle imprese, il cui spread ha oscillato tra i 0,69 punti percentuali di dicembre 2008 e i 0,49 di settembre. La situazione cambia di segno relativamente alle famiglie “consumatrici”. La discesa dei tassi c’è stata, da 8,57% di dicembre 2008 a 6,19% di settembre 2009, ma il livello dei tassi si è costantemente mantenuto oltre la media regionale, con un differenziale Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 che è salito, nello stesso arco di tempo, da 0,17 a 0,26 punti percentuali. Gli sportelli bancari e i servizi telematici. Nell’arco di un anno è proseguito lo sviluppo della rete degli sportelli bancari. A fine settembre 2009 ne sono stati registrati in provincia di Forlì-Cesena 358 rispetto ai 353 di fine settembre 2008 e 342 di fine settembre 2007. A fine marzo 1996 se ne contavano 232. In Emilia-Romagna nell’arco di un anno si è passati da 3.564 a 3.590, in Italia da 33.734 a 33.993. Al di là della crescita tendenziale, dal tetto massimo di 361 sportelli raggiunto a fine dicembre 2008 si è gradatamente passati, come descritto precedentemente, ai 358 di settembre. Questo andamento, che ha sostanzialmente ricalcato quanto avvenuto in regione e in Italia, potrebbe essere il segnale dell’inizio di una fase di razionalizzazione, determinata dalla necessità di comprimere i costi in un momento segnato dal deterioramento della qualità del credito. La diffusione sulla popolazione forlivese è di 92 sportelli ogni 100.000 abitanti rispetto alla media regionale di 83 e nazionale di 57. In Emilia-Romagna solo una provincia, vale a dire Rimini, ha evidenziato una densità maggiore, pari a 97 sportelli ogni 100.000 abitanti. Se spostiamo il confronto al territorio nazionale, la provincia di Forlì-Cesena ha mantenuto la terza posizione raggiunta nel 2008, alle spalle, come detto, di Rimini (97 sportelli ogni 100.000 abitanti) e Trento (106). La densità più contenuta è appartenuta alle province di Crotone (21) e Caserta (23). La totalità dei comuni di Forlì-Cesena è servita da sportelli bancari. In Emilia-Romagna la percentuale scende al 96,8%, in Italia al 73,0%. Se analizziamo la situazione dei comuni del Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 forlivese-cesenate, possiamo vedere che la densità maggiore (i dati si riferiscono in questo caso alla situazione di fine dicembre 2008) è nuovamente appartenuta al comune di Portico e San Benedetto, (terzo in regione dietro Tornolo e Santarcangelo di Romagna), con uno sportello ogni 407 abitanti, a fronte della media provinciale di 1.075. Seguono Verghereto (496), Tredozio (652), Premilcuore (829) e Dovadola (843). La minore densità è stata rilevata a Montiano, con 1 sportello ogni 1.677 abitanti, davanti a Castrocaro Terme e Terra del Sole con 1.643. Nel comune di Forlì ogni sportello ha servito mediamente 1.128 abitanti, a Cesena 946. Per quanto concerne la classificazione degli sportelli per gruppi istituzionali - situazione a settembre 2009 - in provincia di ForlìCesena prevalgono le società per azioni (64,5% del totale), anche se in misura più contenuta rispetto alla media emilianoromagnola del 77,0% e nazionale del 78,0%. Questa tangibile differenza dipende dal fatto che in provincia di Forlì-Cesena è molto forte il peso delle banche di Credito cooperativo, eredi delle “antiche” Casse rurali e artigiane, la cui incidenza, pari al 26,0%, è risultata la più elevata dell’Emilia-Romagna, davanti a Rimini (24,1%) e Ravenna (14,1%). In ambito nazionale solo sei province sulle centosette esistenti hanno evidenziato un’incidenza maggiore, in un arco compreso fra il 26,2% di Caltanissetta e il 60,8% di Trento. Questi dati, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, sottintendono la dimensione squisitamente locale del sistema bancario forlivese, nella quale sono le dimensioni più piccole a gestire la quota più ampia di impieghi e depositi. Le banche di Credito cooperativo, che in taluni casi operano dagli inizi dello scorso secolo, sono concepite in C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 175 Camera di Commercio di Forlì-Cesena modo da far utilizzare il risparmio depositato prevalentemente in ambito locale. Strutturate come cooperative, devono accordare finanziamenti prevalentemente ai propri soci, che hanno l’obbligo di risiedere ed operare con continuità nel territorio in cui si trova la banca. Per quanto concerne le banche Popolari cooperative, il loro peso in provincia di Forlì-Cesena si è attestato al 9,5% rispetto all’11,1% regionale e 8,9% nazionale. L’incidenza percentuale di queste banche ha subito un drastico ridimensionamento tra giugno e settembre 2007. In provincia di Forlì-Cesena sono diminuite da 40 a 32, in EmiliaRomagna da 609 a 373. Alla base di questa flessione, c’è la trasformazione in società per azioni di alcuni istituti. Per il resto si conferma l’assenza di filiali di banche estere. Gli undici sportelli presenti in regione sono localizzati nelle province di Bologna, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna e Reggio Emilia, a fronte dei 270 attivi in Italia, in gran parte localizzati tra Milano (130), Roma (46) e Brescia (19). La classificazione degli sportelli bancari per gruppi dimensionali di banche, conferma l’esistenza di tutta una rete di piccoli istituti, coerentemente con la larga diffusione delle banche di Credito cooperativo. A settembre 2009 gli sportelli delle banche “piccole” e “minori”, ovvero con una consistenza media di fondi intermediati inferiore ai 9 miliardi di euro, incidevano per il 67,3% del totale degli sportelli, a fronte della media regionale del 41,4% e nazionale del 38,6%. In ambito regionale, solo le province di Ravenna e Rimini avevano registrato percentuali più ampie, rispettivamente pari al 67,9 e 71,8%. Un’interessante analisi riguarda la media degli impieghi per sportello. A settembre 2009 spicca nuovamente l’elevato rapporto delle banche “medie” - i fondi intermediati sono compresi tra i 9 e i 26 miliardi di euro - pari a poco meno di 223 milioni e mezzo di euro, a fronte della media generale di oltre 41 milioni di euro. In Emilia-Romagna il corrispondente rapporto per sportello si è attestato su valori largamente inferiori a quelli forlivesi, attorno ai 56 milioni e 732 mila euro, mentre in Italia ci si è attestati sui circa 53 milioni e 870 mila euro. Il dato forlivese degli impieghi per sportello delle banche “medie” appare di conseguenza quasi anomalo e di difficile interpretazione, a meno di conoscere l’esposizione di ogni singola banca. Resta solo da sottolineare che le banche”medie” in Italia sono trentacinque e che nessuna ha sede amministrativa nella provincia. Per quanto concerne i depositi medi per sportello, che possono essere interpretati come una sorta di indice di produttività, a settembre 2009 sono state le banche “grandi” a evidenziare il valore medio più elevato, pari a circa 27 milioni e 286 mila di euro. Seguono più distanziate quelle “medie” con una quota per sportello di circa 18 milioni e 329 mila di euro. Le banche “minori”, quelle con il più basso livello di fondi medi intermediati, si sono aggirate sui 16 milioni e mezzo per sportello, appena al di sopra della media regionale. La forte ramificazione di questi istituti, che spesso coincidono con il gruppo istituzionale delle banche di credito cooperativo, ha permesso di vantare un rapporto superiore a quello di banche fortemente strutturate, ma meno ramificate, quale quelle “maggiori”, attestate su circa 13 milioni e Dimensione e diffusione del sistema bancario Al 30/9/2009 C R E D I T O Sportelli 176 N.(1) FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA Comuni serviti (2) Var % (3) Comp % N. Comp % 358 1,4 10,0 (4) 30 100,0 3.590 0,7 10,6 (5) 330 96,8 33.993 0,8 - 5.917 73,1 (1) Numero di sportelli autorizzati, a piena operatività. Banche. (2) Comuni serviti da almeno uno sportello bancario. (3) Variazione percentuale sui 12 mesi precedenti. (4) Quota percentuale su totale Emilia-Romagna (5) Quota percentuale su totale Italia. Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 305 mila euro. L’ultima analisi sulla struttura bancaria riguarda i servizi telematici offerti dalle banche alla propria clientela. Per quanto concerne i Pos attivati da banche e intermediari finanziari, vale a dire le apparecchiature che consentono l’addebito automatico sul proprio conto bancario delle spese sostenute presso gli esercizi commerciali, a inizio 2009 ne sono risultati attivi 8.314 rispetto ai 7.654 di inizio 2008 e 7.053 di inizio 2005. Se rapportiamo il loro numero alla popolazione residente, la provincia di Forlì-Cesena ne ha registrati 2.143 ogni 100.000 abitanti, a fronte della media emiliano-romagnola di 2.559 e nazionale di 2.152. Si tratta del più basso rapporto della Regione. La maggiore diffusione appartiene a una provincia ad alta vocazione turistica quale Rimini, con 3.913 Pos ogni 100.000 abitanti. Nell’ambito degli Atm – si tratta di apparecchiature automatiche abilitate a operare con il pubblico per effettuare determinate operazioni (i bancomat sono tra questi) - a inizio 2009 ne sono risultati attivi 470, rispetto ai 461 di inizio 2008 e 303 di inizio 1998. La crescita è apparsa in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna, la cui consistenza è salita, tra inizio 2008 e inizio 2009, da 4.673 a 5.319 unità. In rapporto alla popolazione, Forlì-Cesena registra una densità di 121,1 Atm ogni 100.000 abitanti, appena al di sotto della media regionale di 122,6 e ben oltre quella nazionale di 83,2. In ambito emilianoromagnolo, la provincia di Forlì-Cesena ha guadagnato la terza posizione, preceduta da Ravenna (159,2) e Bologna (140,1). I servizi di home e corporate banking, che rappresentano i servizi dispositivi e/o informativi prestati alla clientela per via telematica, a inizio 2009 hanno coinvolto quasi 90.000 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 famiglie (erano poco più di 79.000 a inizio 2008) e 14.297 tra enti e imprese (12.845 nell’anno precedente). Siamo alla presenza di un andamento fortemente dinamico, se si considera che a inizio 1998 erano interessate appena 262 famiglie e 1.596 tra enti e imprese. Un analogo andamento ha caratterizzato la regione, i cui servizi alle famiglie, tra inizio 1998 e inizio 2009, sono cresciuti da 5.421 a 1.232.640, mentre per le imprese si è passati da 24.277 a 202.605. La densità dei servizi alle famiglie di home e corporate banking sulla popolazione vede Forlì-Cesena nuovamente in terz’ultima posizione tra le province dell’Emilia-Romagna, con 2.314 clienti ogni 10.000 abitanti, a fronte della media regionale di 2.842 e nazionale di 2.206, seguita da Ferrara (1.808) e Piacenza (1.967). La densità più elevata è stata nuovamente riscontrata a Bologna con 3.823 servizi alle famiglie ogni 10.000 abitanti. Per quanto concerne enti e imprese, Forlì-Cesena, con una densità di 368 clienti ogni 10.000 abitanti, si è collocata al terz’ultimo posto in Emilia-Romagna, guadagnando una posizione rispetto alla situazione di inizio 2008. Il primo posto è stato nuovamente occupato da Modena, con una densità di 565 clienti ogni 10.000 abitanti, seguita da Bologna con 558. I servizi di Phone banking che sono attivabili tramite la digitazione di codici via telefono, a inizio 2009 hanno coinvolto poco più di 50.000, vale a dire il 17,0% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. La flessione, che potrebbe dipendere dalla diffusione degli stessi servizi tramite la rete internet e che ha riguardato anche Emilia-Romagna (-9,0%) e Italia (-8,9%), ha interrotto la tendenza espansiva in atto da lunga data (a inizio 1998 si contavano 2.329 servizi di Phone banking). La diffusione sulla popolazione è conseguen- C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 177 Camera di Commercio di Forlì-Cesena temente scesa da 1.583 a 1.290 servizi ogni 10.000 abitanti, a fronte della media emiliano-romagnola di 1.806 e nazionale di 1.673. A causa della flessione, la provincia di Forlì- Cesena si è collocata in penultima posizione, lasciandosi alle spalle la sola provincia di Ferrara (1.118). A inizio 2008 era al terzultimo posto davanti a Ferrara e Piacenza. NOTE ALLA LETTURA DEI DATI Prestiti totali: sono dati dalla somma dei prestiti “vivi”, dei pronti contro termine e sofferenze. Prestiti “vivi”: si tratta dei finanziamenti erogati al netto delle operazioni pronti contro termine e delle sofferenze. Impieghi: finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari. L’aggregato ricomprende: rischio di portafoglio, scoperti di conto corrente, finanziamenti per anticipi (su effetti ed altri documenti salvo buon fine, all’importazione ed esportazione), mutui, anticipazioni non regolate in conto corrente, riporti, sovvenzioni diverse non regolate in conto corrente, prestiti su pegno, prestiti contro cessioni di stipendio, cessioni di credito, impieghi con fondi di terzi in amministrazione, altri investimenti finanziari (accettazioni bancarie negoziate, commercial papers, ecc.), sofferenze effetti insoluti ed al protesto di proprietà. L’aggregato è al netto degli interessi e delle operazioni pronti contro termine. C R E D I T O Famiglie: il gruppo comprende le famiglie consumatrici (individui o gruppi di individui nella loro qualità di consumatori), le istituzioni sociali private nonché i soggetti non classificabili dagli enti segnalanti. Imprese: il gruppo fa riferimento al settore “produttivo”, rappresentato dalle società non finanziarie e dalle famiglie produttrici. Le imprese con meno di 20 addetti si riferiscono alle imprese individuali, società semplici, di fatto, in accomandita semplice e in nome collettivo con un numero di addetti inferiore a 20. Quelle con almeno 20 addetti si riferiscono alle società semplici, di fatto, in accomandita semplice e in nome collettivo con un numero di addetti almeno pari a 20, società di capitali, cooperative e altre tipologie giuridiche (ad esempio consorzi) per l’esercizio di attività d’impresa. Sofferenze: ammontare dell’intera esposizione, escluso le sofferenze su titoli e assimilati, nei confronti di soggetti non bancari classificati in sofferenza.. Depositi: raccolta effettuata dalle banche sotto forma di depositi (con durata prestabilita, a vista, overnight e rimborsabili con preavviso), buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti e pronti contro termine passivi. Da dicembre 2008 comprendono anche gli assegni circolari. Per ogni ulteriore approfondimento si rimanda al Bollettino Statistico edito dalla Banca d’Italia ed al relativo glossario. 178 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 A A RTIGIANATO Punto di forza da sempre dell’economia locale, l’artigianato della provincia di Forlì-Cesena rappresenta un fattore determinante nello sviluppo del territorio, fonte e risorsa di esperienze e professionalità, competenza nella tradizione e dinamismo innovativo, proiettato verso il futuro ma ancorato ad un passato sul quale è tuttora fondata la storia dei luoghi e delle comunità. E’ dunque un importante elemento, che sostenuto da “intelligente” passione, costituisce il “tessuto connettivo” del sistema produttivo locale; infatti le imprese artigiane di ForlìCesena - presenti in numero di 14.038 su un totale provinciale di imprese pari a 40.781 (comprese quelle dell’agricoltura) - rappresentano, al 30/9/2009, il 34,4% del totale, con attività concentrate soprattutto nei set- tori edile (40,4%), manifatturiero (22,4%), altre attività di servizi (servizi alla persona, 11,1%), trasporti e magazzinaggio (10,4%); gli imprenditori, titolari e soci, sono 19.879, di cui 3.966 donne (il 20% del totale), i collaboratori familiari 2.314 (di cui 962 donne). I dati riferiti alla regione Emilia-Romagna rilevano una consistenza di 145.278 imprese artigiane su un totale di 430.007 imprese, equivalente al 33,8% del totale. Per l’Italia si evidenziano valori pari a 1.469.809 imprese artigiane, che costituiscono il 27,7% del totale di 5.297.780 imprese. Questo comparto, come molti altri, ha vissuto l’anno 2009 tra difficoltà e incertezze, in attesa della ripresa che però stenta a manifestarsi. IMPRESE ARTIGIANE Distribuzione per natura giuridica Forlì-Cesena settembre 2008 settembre 2009 var. % sett. 2009/sett. 2008 composizione 2009 IMPRESA INDIVIDUALE 10.355 10.212 -1,4% 72,7% SOCIETA’ DI PERSONE 3.364 3.300 -1,9% 23,5% SOCIETA’ DI CAPITALE 462 488 5,6% 3,5% COOPERATIVE 26 26 0,0% 0,2% CONSORZI 12 11 0,0% 0,1% 1 1 0,0% 0,0% 14.220 14.038 -1,3% 100,0% ALTRE FORME TOTALE IMPRESE ARTIGIANE A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 179 A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 180 A livello regionale, secondo il “Rapporto 2009 sull’economia regionale” di Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, “il settore ha risentito sensibilmente della crisi globale. I primi nove mesi del 2009 si sono chiusi con un bilancio decisamente negativo.” Secondo l’indagine del sistema camerale, per l’artigianato manifatturiero dell’EmiliaRomagna il periodo gennaio-settembre 2009, rispetto ad analogo periodo 2008, è contraddistinto da flessione della produzione (-15,4%), basso profilo delle vendite (in flessione del 14,6%), calo della domanda (-16,1%), diminuzione dell’export (-4,6%), ridimensionamento anche del periodo assicurato dal portafoglio ordini (che rimane sotto la soglia dei due mesi, fatto che non succedeva dall’estate 2003); decremento, vicino all’1%, nei prezzi di vendita. L’abbassamento dei listini è emblematico delle fasi congiunturali avverse, momento in cui si cerca di stimolare la domanda anche a costo di ridurre i margini di guadagno. Per quanto concerne il credito, “l’attività del Consorzio di garanzia Unifidi, costituito nell’anno 1977 su iniziativa delle Associazioni regionali CNA e Confartigianato, è apparsa in sensibile aumento. Tra gennaio e settembre 2009 sono state deliberate 9.793 operazioni rispetto alle 7.778 dell’analogo periodo 2008, per un totale di circa 706 milioni e 653 mila euro, che ha superato del 38,7% l’importo dell’anno precedente. Le somme garantite sono ammontate a 268 milioni e 438 mila euro, a fronte dei 198 milioni e 200 mila euro del primi nove mesi del 2008”. Ciò è dovuto al ristagno dei finanziamenti bancari alle imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni, alle quali sono richieste sempre più massicce garanzie, al fine di evitare un significativo aumento delle insolvenze. In ogni caso “il credito rappresenta da sempre un fattore vitale per il settore artigiano che annovera imprese spesso sottocapitalizzate e che di conseguenza dipendono esclusivamente dal sistema bancario per le occorrenze di esercizio e per finanziare i piani di investimento”. Una nota significativa riguarda gli ammortizzatori sociali: “Secondo i dati EBER, Ente bilaterale artigiano dell’Emilia-Romagna, gli accordi di sospensione e riduzione di attività stipulati in regione a tutto il 21 giugno 2009 hanno toccato vette decisamente elevate. Tra sospensioni e riduzioni di attività sono state concesse complessivamente 11.827.155 ore. La situazione dei soli primi sei mesi 2009 ha superato largamente il quantitativo erogato nei 5 anni precedenti. I settori che hanno registrato il maggior numero di ore sono stati il meccanico (69,1% del totale) e il tessile/abbigliamento (10,9%).” In generale la consistenza delle imprese artigiane regionali, attive a fine settembre 2009 (145.278), è calata dell’1,8%, rispetto al 2008. Il calo è da attribuire essenzialmente alla diminuzione dei settori numericamente più consistenti, quali costruzioni (-1,9%), manifatturiero (-2,5%, specialmente nel comparto lavorazione dei prodotti in metallo che comprende tutta la gamma di lavorazioni meccaniche generali in subfornitura), commercio e riparazioni (-1,6%), trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (-4%). In aumento però le “attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca” (+2,3%). Se si rapporta la consistenza delle imprese artigiane con la popolazione residente in Emilia-Romagna, si osserva un’incidenza di 335 imprese attive ogni 10.000 abitanti, dato che pone la nostra regione al primo posto, assieme alla Valle d’Aosta, in Italia (la media nazionale è di 245 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPRESE ARTIGIANE Forlì-Cesena - Consistenza al 30 settembre 2009 Bagno di Romagna Bertinoro Borghi Castrocaro-Terra del Sole Cesena Cesenatico Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato Saraceno Modigliana Montiano Portico e San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Roncofreddo San Mauro Pascoli Santa Sofia Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Tredozio Verghereto PROV. DI FORLI’-CESENA MONTAGNA FORLIVESE COLLINA FORLIVESE PIANURA FORLIVESE COMPRENSORIO DI FORLI’ MONTAGNA CESENATE COLLINA CESENATE PIANURA CESENATE COMPRENSORIO DI CESENA MONTAGNA COLLINA PIANURA VALLE DEL TRAMAZZO VALLE DEL MONTONE VALLE DEL RABBI VALLE DEL BIDENTE VALLE DEL SAVIO VALLE USO-RUBICONE AREA DEL BASSO RUBICONE GRANDI CENTRI COMUNI DI CINTURA COMUNI MARITTIMI COMUNI TERMALI 2008 2009 243 356 87 283 3.055 1.186 177 69 3.873 454 94 454 413 269 451 301 193 49 35 245 24 77 101 474 116 174 697 103 53 105 14.211 175 1.642 4.683 6.500 348 815 6.548 7.711 523 2.457 11.231 246 464 269 838 823 340 2.307 6.928 1.996 2.770 882 242 350 87 281 3.022 1.181 176 65 3.837 441 92 433 411 271 443 303 186 48 33 243 22 72 99 471 111 169 686 102 49 104 14.030 166 1.607 4.628 6.401 346 808 6.475 7.629 512 2.415 11.103 235 451 265 822 818 336 2.272 6.859 1.972 2.749 873 Var. % 2009/ 2008 -0,4% -1,7% 0,0% -0,7% -1,1% -0,4% -0,6% -5,8% -0,9% -2,9% -2,1% -4,6% -0,5% 0,7% -1,8% 0,7% -3,6% -2,0% -5,7% -0,8% -8,3% -6,5% -2,0% -0,6% -4,3% -2,9% -1,6% -1,0% -7,5% -1,0% -1,3% -5,1% -2,1% -1,2% -1,5% -0,6% -0,9% -1,1% -1,1% -2,1% -1,7% -1,1% -4,5% -2,8% -1,5% -1,9% -0,6% -1,2% -1,5% -1,0% -1,2% -0,8% -1,0% A R T I G I A N A T O COMUNI e aggregazioni territoriali N.B.: Nei totali 2008 e 2009 mancano, per il 2008, 9 imprese e per il 2009, 8 imprese senza l’indicazione del Comune Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 181 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A R T I G I A N A T O imprese ogni 10.000 abitanti). I dati di seguito riportati sono desunti da Stock View, la banca dati del Registro Imprese che rileva la consistenza e la distribuzione sul territorio nazionale, provinciale e comunale, di tutti i soggetti economici tenuti all’iscrizione nel Registro stesso. Secondo tali informazioni nella provincia di Forlì-Cesena le imprese artigiane iscritte al 30/9/2009 sono 14.038 con un saldo negativo pari a -182 unità, equivalente ad un calo dell’1,3%, rispetto alla stessa data 2008. Il comprensorio di Forlì conta 6.401 posizioni attive (flessione pari all’1,5% rispetto al 2008), quello di Cesena 7.629 (calo dell’1,1% rispetto al 2008). Calano numericamente le iscrizioni, in misura maggiore rispetto a quanto avvenuto nel 2008 e in modo diverso a seconda delle località: in calo le imprese nelle località di montagna, (512 nel 2009 pari a -2,1%), di segno negativo le attività in collina (-1,7%) e in pianura (-1,1%). La montagna forlivese con 166 imprese è numericamente meno consistente di quella cesenate che invece conta 346 imprese. La collina forlivese detiene un maggior numero di attività artigiane, con 1.607 imprese contro le 808 del cesenate. Più forte la pianura cesenate, con 6.475 imprese, (decremento dell’1,1% rispetto al 2008), a confronto con la pianura forlivese che presenta 4.628 imprese (calo dell’1,2% rispetto al 2008). Considerando ancora le aggregazioni territoriali, si evidenzia come non siano presenti segni “più” nelle percentuali di variazione tra il 2008 e il 2009, indizio di indebolimento generalizzato del comparto. 182 Esaminando la consistenza per Comune a fine settembre 2009, si nota come le attività artigiane siano numericamente in aumento soltanto a Longiano (+0,7%) e a Mercato Saraceno (+0,7%). Negli altri comuni le oscillazioni della percentuale vanno dal -0,4% di Bagno di Romagna e Cesenatico al -8,3% di Premilcuore; dal -0,5% di Gatteo al -7,5% di Tredozio; dal -0,7% di Castrocaro al -6,5% di Rocca San Casciano. Per ciò che riguarda la natura giuridica delle imprese provinciali, sono in calo le imprese individuali che da 10.355 nel 2008 passano a 10.212 nel 2009 (-1,4%). Diminuiscono le società di persone che da 3.364 diventano 3.300 nel 2009 (-1,9%), crescono però le società di capitale, che da 462, nel 2008, diventano 488 a settembre 2009 (+5,6%); le cooperative sono 26, in numero invariato rispetto all’anno precedente, i consorzi scendono a 11. Nella graduatoria per indici di composizione le imprese individuali, che rappresentano il 72,7% delle imprese artigiane, sono al primo posto, seguite dalle società di persone con il 23,5%, le società di capitale costituiscono il 3,5%, le cooperative lo 0,2%, e i consorzi lo 0,1%. Una struttura provinciale quindi con forte prevalenza di microimprese: sono infatti 7.751 le aziende con un addetto dichiarato e 4.555 quelle con un numero di addetti da 2 a 5. Riguardo al numero di imprese iscritte per rami di attività, i dati 2009 di Stock View sono suddivisi secondo la classificazione Ateco 2007 dell’ Istat, pertanto non sono confrontabili con i dati 2008, classificati in base alla precedente codifica Ateco 2002. Dall’analisi dei dati al 30/9/2009 si rileva come più consistente il comparto delle “costruzioni”, con 5.676 imprese (40,4% del totale delle imprese artigiane); il settore del “manifatturiero” è il secondo con 3.149 aziende attive (22,4% del totale); segue il comparto “altre attività di servizi” con 1.561 imprese (sono compresi in questa classe tutti i servizi alla persona, 11,1% del totale); il settore “trasporti e magazzinaggio” è il quarto con 1.459 imprese (10,4%). Il settore “commercio ingrosso e dettaglio e riparazione” conta 667 imprese (4,8%); le “attività dei servizi di alloggio e ristorazione” sono invece 543 (3,9%); le “attività professionali, scientifiche e tecniche” sono 299 (2,2%); il settore “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese”, fra le quali si annoverano le imprese di informatica, sono 239 (1,7%). Nel settore dell’artigianato artistico si osservano 224 imprese che hanno ottenuto il riconoscimento di “Lavorazioni artistiche tradizionali e dell’abbigliamento su misura”, ai sensi del DPR 288/2001. Tali lavorazioni comprendono un insieme di attività che usano diversi materiali (cuoio, fotografia, legno, metalli, manufatti tessili, vetro, ceramica, pietra, prodotti alimentari) per una produzione di qualità spesso legata alle tradizioni culturali del territorio. Anche il turismo ha “scoperto” queste botteghe che appartengono al tessuto storico dei luoghi e ha inserito nei propri itinerari dei percorsi dedicati all’espressione di queste tipicità. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Se si esaminano i dati elaborati dalla CPA sulla base del Paese di nascita, risulta che i nuovi imprenditori artigiani iscritti nel corso dell’anno sono 1.138, 167 in meno rispetto al 2008 (-12,8%); continua a scendere il numero degli iscritti provenienti dalla provincia di Forlì-Cesena, che passano dal 60,3% del 2001 al 49,8% del 2009. Gli iscritti dalle restanti province della regione Emilia-Romagna costituiscono il 5,5 % (percentuale quasi in linea con quella del 2008), dalle altre regioni italiane il 17,8% (20,3% nel 2008); da Paesi Extracomunitari il 19,1% (nel 2008 il 21,8%), infine dai paesi della Comunità Europea il 7,8% (7,1% nel 2008): la composizione di questo 7,8% è costituito, per citare solo le percentuali più alte, per il 73% da persone nate in Romania, per il 9% in Polonia, per il 7,9% in Bulgaria. Secondo i dati rilevati sulla base della cittadinanza e forniti dalla CPA forlivese, sono calate nel complesso le iscrizioni di extracomunitari all’Albo rispetto all’anno 2008: 254 IMPRESE ISCRITTE ALL’ALBO ARTIGIANI per ramo di attività economica(*) Forlì-Cesena - consistenza al 30 settembre 2009 Indice di composizione 2009 A Agricoltura, silvicoltura pesca 76 0,5% B Estrazione di minerali da cave e miniere 13 0,1% 3.149 22,4% 1 0,0% C Attività manifatturiere D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz... E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d... F Costruzioni G Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... H Trasporto e magazzinaggio 32 0,2% 5.676 40,4% 667 4,8% 1.459 10,4% I Attività dei servizi alloggio e ristorazione 543 3,9% J Servizi di informazione e comunicazione 140 1,0% K Attività finanziarie e assicurative 1 0,0% L Attivita’ immobiliari 0 0,0% M Attività professionali, scientifiche e tecniche 299 2,1% N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle im... 239 1,7% 0 0,0% 28 0,2% O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale ... P Istruzione Q Sanita’ e assistenza sociale R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver... S Altre attività di servizi T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro p... X Imprese non classificate TOTALE 31 0,2% 101 0,7% 1.561 11,1% 0 0,0% 22 0,2% 14.038 100,0% (*) Nell’ambito dei diversi rami sono previste attività specifiche dell’artigianato, in particolare: - A: servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia - G: riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa - I: catering e banqueting, ristorazione da asporto, gelaterie e pasticcerie di produzione propria - N: noleggio di macchinari e attrezzature, Informatica e attività connesse - P: autoscuole, scuole di pilotaggio - R: restauratori - S: lavanderie, parrucchieri, barbieri e trattamenti estetici Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 A R T I G I A N A T O 2009 183 Camera di Commercio di Forlì-Cesena nel 2009 contro i 303 nel 2008. Di questi 202 sono titolari e 52 collaboratori, le donne sono 29. Dei 254 iscritti, 128 sono attivi nel campo dell’edilizia (64 sono di nazionalità albanese); 22 (cinesi) nel settore tomaifici/ pelletteria, 19 (cinesi) nell’abbigliamento, 16 (di cui 15 cinesi) nella produzione di salotti e tappezzerie. Nel 2009 sono 82 (12 sono le donne) le iscrizioni di persone che provengono da Paesi comunitari, di cui 77 titolari e 5 collaboratori, impiegati in prevalenza nel campo dell’edilizia e dei lavori ad essa connessi. Stabile il numero delle imprenditrici (con carica di titolari, soci, amministratrici), che rappresentano in provincia il 20% del totale delle persone con carica (sono 3.966 su un totale di 19.879 unità), percentuale che non si discosta da quella dell’anno passato (19,9%). La maggior parte di queste donne ha dimostrato di saper tenere con fermezza la rotta nel mare della crisi, coniugando la capacità di condividere il management con il coraggio di chiedere aiuto, secondo uno stile “slow and steady”, cioè “meditato e sicuro”, che è diventato oggetto di studio da parte di molti economisti. A tale proposito, l’occupazione femminile - è quanto sostiene Confartigianato Donne Impresa - può rappresentare una leva di sviluppo per la società civile, capace di recepire le istanze di questa importante componente dell’universo lavorativo, attraverso l’impegno comune, prioritario, di associazioni, istituzioni e governi locali e dando spazio ad un modello di welfare, con particolare riferimento a bambini e anziani, al passo con i tempi. Il quadro provinciale che emerge dai dati e dalle considerazioni espresse dai testimoni “privilegiati”, dai rappresentanti, cioè, delle Associazioni di Categoria, riguardo all’andamento congiunturale del settore, riflette la situazione economica generale caratterizzata da una crisi che iniziata già negli NUOVI IMPRENDITORI ARTIGIANI Iscritti (solo titolari) per paese di nascita PROVENIENZA 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 valori assoluti Provincia di Forlì-Cesena Altre provincie dell’Emilia-Romagna Altre Regioni d’Italia Paesi dell’Unione Europea Paesi extra-comunitari TOTALE 871 898 769 789 758 703 677 587 567 95 95 78 85 87 103 86 75 63 293 309 293 286 314 289 272 265 202 23 11 18 33 32 27 148 93 89 163 214 256 276 333 370 316 285 217 1.445 1.527 1.414 1.469 1.524 1.492 1.499 1.305 1.138 indici di composizione Provincia di Forlì-Cesena A R T I G I A N A T O Altre provincie dell’Emilia-Romagna Altre Regioni d’Italia Paesi dell’Unione Europea Paesi extra-comunitari TOTALE 60,3% 58,8% 54,4% 53,7% 49,7% 47,1% 45,2% 45,0% 49,8% 6,6% 6,2% 5,5% 5,8% 5,7% 6,9% 5,7% 5,7% 5,5% 20,3% 20,2% 20,7% 19,5% 20,6% 19,4% 18,1% 20,3% 17,8% 1,6% 0,7% 1,3% 2,2% 2,1% 1,8% 9,9% 7,1% 7,8% 11,3% 14,0% 18,1% 18,8% 21,9% 24,8% 21,1% 21,8% 19,1% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% variazione sull’anno precedente Provincia di Forlì-Cesena 3,1% -14,4% 2,6% -3,9% -7,3% -3,7% -13,3% -3,4% Altre provincie dell’Emilia-Romagna 0,0% -17,9% 9,0% 2,4% 18,4% -16,5% -12,8% -16,0% -8,0% -5,9% -2,6% -23,8% -15,6% 448,1% -37,2% -4,3% -9,8% -23,9% Altre Regioni d’Italia Paesi dell’Unione Europea Paesi extra-comunitari TOTALE 5,5% -5,2% -2,4% 9,8% -52,2% 63,6% 83,3% -3,0% 31,3% 19,6% 7,8% 20,7% 11,1% 5,7% -7,4% 3,9% 3,7% -2,1% -14,6% 0,5% -12,9% -12,8% Fonte: Commissione Provinciale per l’Artigianato - Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 184 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ultimi mesi del 2008, si è venuta aggravando nel 2009 coinvolgendo in varia misura tutti i comparti del nostro sistema produttivo. Tuttavia, nonostante nel 2009 l’economia sia stata sostanzialmente “ferma”, il sistema “ha tenuto” e già le previsioni per il 2010 evidenziano una debole ripresa sulla quale puntare; certamente per arrivare nuovamente ai livelli del 2008 e recuperare il fatturato perso, occorreranno anni. In ogni caso il 2010 sarà cruciale per la sopravvivenza di molte imprese che nel frattempo hanno tentato varie strade per “rimanere a galla”: dalla ristrutturazione aziendale, alla migliore organizzazione del lavoro, dalla riduzione delle ore lavorative al taglio dei costi, tutto questo orientato verso una struttura più snella e competitiva. All’interno di ogni settore, comunque, ci sono aziende che grazie alla flessibilità o all’ innovazione della produzione, oppure per avere lavorato su nicchie di mercato o di prodotto, sono avviate al superamento dello stallo che la crisi ha imposto. Permangono evidenti difficoltà per alcuni importanti comparti: è il caso del metalmeccanico, settore molto legato agli eventi dei mercati internazionali, che ha risentito della crisi in maniera improvvisa e immediata. Segue il comparto edile, dove è calata drasticamente la componente di edilizia pubblica e dove prevalgono ristrutturazioni e lavori di limitata entità. In sofferenza pure il trasporto, con margini di guadagno sempre più ristretti, per costi e concorrenza sempre più alti, specie da parte di vettori esteri, dove concorre all’aggravamento dei problemi il nodo “infrastrutture” ancora lontano da una soluzione apprezzabile; difficoltà pure per il comparto del mobile imbottito, soggetto a una forte concorrenza, spesso sleale. La Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 produzione calzaturiera, dell’abbigliamento e della moda in generale - il cosiddetto “Made in Italy” - è in forte rallentamento, nonostante l’estesa professionalità e l’alta qualità dei manufatti siano da considerarsi fattori competitivi determinanti. Nel settore della nautica, al quale sono riconducibili 39 mestieri altamente specializzati, dopo mesi di stallo, si riscontrano segnali di ripresa. Migliore situazione per quanto riguarda l’agroalimentare, dove le imprese che lavorano su prodotti di nicchia si ritagliano un mercato soddisfacente, o per il comparto dei servizi alla persona, anche se qui incide la contrazione dei consumi - in ripresa a tale proposito le attività di riparazione. In questo comparto però la ricerca di standard più elevati garantisce risposte all’insegna della qualità e rapportate alle singole, diverse esigenze. I servizi innovativi legati alle fonti energetiche rinnovabili e alle energie alternative, fanno parte di un settore di nicchia che agisce su un mercato ancora con margini di sviluppo, dove trovano spazio adeguato le imprese che combinano funzioni diverse, offrendo servizi tra loro complementari. Alcuni problemi ricorrenti, evidenziati dalle Associazioni di categoria, interferiscono pesantemente sull’andamento del comparto artigiano, in particolare il calo dell’occupazione, anche se più contenuto rispetto a quello delle altre province emiliano-romagnole. Altri problemi rilevati sono: la necessità di continuare a usufruire anche nel 2010 degli ammortizzatori sociali; l’accesso al credito, tanto più importante in questo contesto di crisi, l’improrogabile esigenza di snellimento delle procedure burocratiche attraverso una gestione semplificata, con tempi certi, da parte delle pubbliche amministrazioni. A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 185 A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 186 Infine è segnalata come questione strategica la necessità che tutto il comparto parli con un’unica voce, per far capire come le dinamiche economiche attuali non possano non tenere conto del tessuto provinciale che è fatto prevalentemente di piccole imprese. Dalle indagini condotte a livello regionale per conto delle Associazioni di categoria, vengono confermate le difficoltà che emergono in tutto il comparto. Secondo l’”Osservatorio congiunturale sull’artigianato e la piccola impresa in Emilia-Romagna” (indagine realizzata da Confartigianato Federimprese EmiliaRomagna, in collaborazione con AES - Analisi Economiche e Sociali - che coinvolge un campione di oltre 900 imprese regionali dei settori manifatturiero, edilizia/costruzioni, servizi alle imprese, servizi alle persone e analizza indicatori quali fatturato, ordini, occupazione e investimenti), nel secondo semestre 2009 si confermano, a livello regionale, per la produzione/domanda, sensibili ridimensionamenti, anche se più contenuti rispetto al semestre precedente, con una variazione, su base annua, pari a -5%. Analoga flessione del giro d’affari anche per il fatturato (-5,5%); in questa seconda parte dell’anno si assiste a un generale contenimento dei prezzi. Nell’occupazione si evidenziano gli andamenti poco positivi già registrati nel semestre passato, con il ridimensionamento degli organici aziendali, per fronteggiare i costi; bassa propensione agli investimenti e calo delle esportazioni anche più accentuato di quello del primo semestre. La provincia di Forlì-Cesena, assieme a Piacenza, dimostra di avere però maggiori possibilità di recupero nel 2010; si prevede infatti un incremento dei volumi di produzione/domanda e fatturato. Sulla base dei dati della rilevazione TrendER, “Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa in Emilia-Romagna”, realizzato da CNA Emilia-Romagna con Federazione Banche di Credito Cooperativo, Istat, Unioncamere E.R. e Regione, nel primo semestre 2009, l’andamento congiunturale appare di segno negativo, con micro e piccole imprese in affanno; sono in particolar modo le imprese della produzione a manifestare maggiore debolezza con ridimensionamento degli ordini e del fatturato, degli investimenti e dell’export. Nelle aziende CNA di Forlì-Cesena, nell’anno 2009, sul versante “occupazione”, si riscontra l’assunzione di 570 apprendisti (+1,6% rispetto al 2008) con la formula di apprendistato “professionalizzante”, contratto a contenuto formativo. Sono invece 516 gli apprendisti in regola con la vecchia normativa (-23,6% rispetto al 2008). I collaboratori coordinati a progetto sono 853 al 31/12/09, soprattutto inseriti nel campo della “produzione, costruzioni e installazione di impianti”, ma anche nei settori “comunicazione e terziario avanzato” e artigianato artisticotradizionale. Gli extracomuntari occupati come dipendenti al 31/12/2009, secondo la CNA, risultano essere, rispetto al totale degli occupati, il 13% (in termini numerici: 1.558) e sono in flessione, rispetto al 2008, del 5,2%. Le aziende con alle dipendenze cittadini extraUE rappresentano il 29,5% del totale delle imprese, in crescita dello 0,4% rispetto al 2008. Albanesi, cinesi e marocchini, seguiti da senegalesi e tunisini, sono le nazionalità più rappresentate, impiegati in gran parte nei settori metalmeccanico, legno e mobile imbottito (728), edile (344), autotrasporto (114), tessile, abbigliamento e calzature (103). Sempre secondo statistiche CNA i lavoratori dipendenti, cittadini europei, sono in totale 537 (in calo del 3,9% rispetto al Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena loro aziende. Da parte delle imprese artigiane, nel 2009 rispetto al 2008, il ricorso a UNIFIDI Emilia-Romagna, - il Confidi regionale unitario dell’artigianato -, è sensibilmente aumentato, con una crescita degli importi deliberati. Secondo i dati CNA nel 2009 si sono riscontrati oltre 79 milioni di euro di finanziamenti agevolati, contro i quasi 54 milioni del 2008, per un totale di pratiche deliberate pari a 1.211 (l’importo medio di ogni pratica è di circa 65.000 euro); da sottolineare il fatto che solo il 20% dei finanziamenti è destinato ad investimenti, mentre il restante 80% è utilizzato per ricostruire la necessaria liquidità. Secondo Federimpresa Confartigianato Emilia-Romagna sono stati erogati finaziamenti, attraverso Consorzi Fidi ed operazioni di leasing, per 70 milioni di euro. A R T I G I A N A T O 2008; nel forlivese però +2,5%, nel cesenate -9,6%), di cui 359 rumeni, 80 bulgari e 54 polacchi. Gli autonomi stranieri sono, a fine 2009, 571 (di cui 134 cittadini europei e 437 extracomunitari), in numero complessivo pressoché invariato rispetto al 2008, attivi nell’edilizia in numero di 277. Sulla base delle informazioni fornite dalle Associazioni di Categoria, di grande rilevanza appare, per l’anno 2009, il problema dell’accesso al credito e del rapporto con le banche, infatti numerose imprese della provincia si sono impegnate a trovare credito per liquidità, finalizzato a portare avanti l’attività, pur in presenza di un calo del fatturato, in attesa della auspicata ripresa. Gli imprenditori evidenziano gli effetti negativi dell’applicazione automatica delle norme di Basilea 2, dalla parte delle banche, riconoscendo ai Confidi il finanziamento delle Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 187 A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 188 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 C C OOPERAZIONE Prima di analizzare l’andamento congiunturale dei vari settori nel 2009, si possono prendere in esame alcune informazioni desunte dai bilanci dell’anno 2008 delle imprese associate alle tre Centrali Cooperative: Lega delle Cooperative, Confcooperative e Associazione Generale delle Cooperative Italiane. I dati, ovviamente, sono relativi all’anno 2008, non essendo disponibili informazioni più aggiornate al momento in cui si scrive. Tali dati si riferiscono al numero delle imprese associate, ai soci, agli occupati e al valore della produzione indicato nei bilanci depositati. A fine 2008 le imprese associate erano 554, con un numero di soci complessivo in provincia pari a 166.443. Gli occupati totali erano 25.842, comprendendo fra questi sia i soci lavoratori che i lavoratori non soci. Il valore globale della produzione dell’anno 2008 ammontava a 5.874 milioni di euro. Tutti gli elementi considerati presentano, rispetto al 2007, aumenti in taluni casi anche consistenti in quanto il 2008 è stato un anno positivo per l’economia provinciale; le difficoltà, che si sono protratte per tutto l’anno successivo, cominciarono a presentarsi negli ultimi mesi dell’anno. Le imprese associate aumentarono del 2,0% ed il numero dei soci del 5,1%. Consistente anche l’aumento degli occupati (+13,4%) e del valore della produzione (+9,5%). Venendo all’anno 2009, anche il settore cooperativo ha risentito della grave crisi economica di cui si è fatto cenno. Prima di passare all’analisi dei principali comparti, si analizzano alcuni dati sulla consistenza e sulla struttura delle imprese cooperative secondo i dati del Registro delle Imprese. Al 30/09/2009 risultano iscritte 765 imprese cooperative con sede in provincia di ForlìCesena di cui 539 attive. Si rammenta, infatti, che un’impresa può essere iscritta, ma non avere ancora iniziato o aver interrotto l’attività, per molteplici motivi. Le cooperative attive della provincia di Forlì-Cesena rappresentano l’1,3% del totale delle imprese (1,2% il dato regionale e 1,5% quello nazionale) e costituiscono il 10,3% di tutti i CENTRALI COOPERATIVE Forlì-Cesena - Bilancio sociale 2007 Soci Imprese associate Occupati Valore produzione (mln €) 2008 var 2007-2008 158.324 166.443 5,1% 543 554 2,0% 22.791 25.842 13,4% 5.362 5.874 9,5% C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonti: AGCI - CCI - LNCM - sede di Forlì Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 189 Camera di Commercio di Forlì-Cesena sodalizi nell’intera regione. Per quanto riguarda i settori di attività, secondo la codifica Ateco 2007, il 14,1% delle cooperative della provincia di Forlì-Cesena svolge attività “artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, l’11,5% appartiene al settore delle “costruzioni”; quello definito “sanità e assistenza sociale” rappresenta il 10,6% del totale delle cooperative e comprende realtà di rilevanza nazionale da un punto di vista occupazionale; lo stesso peso, in quanto a numerosità, hanno le cooperative agricole; quelle che svolgono “attività professionali, scientifiche e tecniche” rappresentano il 10% del totale delle cooperative. Le restanti sono distribuite in una serie di settori fra i quali “attività manifatturiere”, “servizi alle imprese”, “informazione e comunicazione”. Segue ora un’analisi sull’andamento dell’anno 2009 fornita dalla Direzione Provinciale del Lavoro, mediante l’esame dei principali comparti in cui operano le imprese cooperative. Per alcune considerazioni di carattere generale si rimanda ai capitoli corrispondenti del presente Rapporto. Il 2009, come detto a più riprese, è risultato un “anno nero” anche per l’economia provinciale. La crisi congiunturale iniziata a fine 2008, causata dalla crisi finanziaria americana che si è poi ripercossa pesantemente sull’Europa, ha generato una situazione di ulteriore difficoltà sul nostro territorio a cui si è risposto con il ricorso massiccio agli strumenti di difesa dell’occupazione: aumento esponenziale della cassa integrazione ordinaria, uso più accentuato della straordinaria, attivazione di contratti di solidarietà, messa in mobilità di decine di lavoratori e richieste di CIG in deroga per le tante aziende artigiane e cooperative non aventi diritto agli ammortizzatori. In questo contesto le imprese cooperative, rispetto ad altre, hanno assorbito meglio gli effetti della situazione congiunturale descritta. Lo spirito solidaristico ha giocato in questo caso un ruolo importante, in particolare sul fronte della tenuta della manodopera impiegata con i contratti di solidarietà e la collaborazione tra imprese mediante i consorzi e accordi trasversali. Oltre a ciò, un ruolo strategico per aiutare a uscire dalla crisi viene esercitato dalle cooperative di garanzia e, fra gli istituti di credito, dalle Banche di Credito Cooperativo che si sono mostrate particolarmente sensibili e attente alle sorti dell’economia IMPRESE COOPERATIVE Situazione al 30/9/2009 IMPRESE COOPERATIVE C O O P E R A Z I O N E REGISTRATE Piacenza Parma ATTIVE cooperative ogni 100 imprese Indice di composizione cooperative sul totale regionale Indice di composizione totale imprese sul totale regionale 582 345 1,2% 6,6% 6,7% 791 554 1,3% 10,6% 10,1% Reggio Emilia 1011 696 1,3% 13,3% 12,3% Modena 1257 863 1,3% 16,5% 16,0% Bologna 1588 1.115 1,3% 21,3% 20,5% Ferrara 502 365 1,0% 7,0% 8,1% Ravenna 542 451 1,2% 8,6% 8,9% Forlì-Cesena 765 539 1,3% 10,3% 9,5% Rimini 477 316 0,9% 6,0% 7,9% 7.515 5.244 1,2% 100,0% 100,0% 151.218 79.288 1,5% - - EMILIA-ROMAGNA ITALIA Fonte: Stock View (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 190 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 del territorio. Passando ai singoli settori, le cooperative di consumo nel 2009 hanno fatto registrare, rispetto alle vendite, una situazione differenziata, ma nel complesso in aumento fra le varie tipologie di prodotti commercializzati. Per il 2010 è prevista l’apertura di 2 supermercati e dell’Ipermercato a Forlì con diverse iniziative per diversificare l’attività all’interno dei punti vendita. Il comparto avicolo, ossatura e punto di riferimento dell’economia provinciale, ha fornito segnali interessanti di ripresa rispetto a due anni prima. Il 2009, infatti, ha visto una crescita di fatturato e occupazione rispettivamente del 4% e del 3%. Oltre un terzo della produzione nazionale è riferita alla provincia di Forlì-Cesena ove operano grosse realtà cooperative molto attive nell’acquisire nuovi mercati anche puntando sulla diversificazione del prodotto. La produzione locale è stata particolarmente apprezzata nel corso della scorsa Fiera Avicola con la presenza di ben 40 delegazioni estere. Le Associazioni del comparto legate alla cooperazione hanno inoltre intrapreso un’importante campagna informativa rispetto alla qualità e genuinità del prodotto e alle proprietà nutrizionali. La campagna vitivinicola del 2009 si attesta su valori molto vicini a quelli fatti registrare nel 2008. La quantità del prodotto lavorato è aumentata dell’8% rispetto al 2008. La gradazione alcolica va dai 10 gradi per l’uva bianca agli 11 gradi per la rossa. Per la qualità del prodotto primeggia il rosso Sangiovese rispetto ai bianchi Trebbiano e Albana. Va segnalato il fenomeno già temuto da qualche anno: la sovrapproduzione dei rossi rispetto ai bianchi. Gli operatori lamentano che in tutti i PaeRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 si nordici quali Germania, Gran Bretagna, Olanda, Belgio e in Francia (per quest’ultima su richiesta), la possibilità di arricchire il mosto con zucchero, mentre in tutte le Nazioni del bacino del mediterraneo tale pratica è proibita. Questo, ovviamente, appesantisce il mercato aumentando la quantità del prodotto commercializzato a scapito della qualità. La richiesta italiana di vietarne l’utilizzo non è stata accolta. E’ stata invece penalizzata la tecnica italiana di utilizzare i mosti concentrati: infatti ne è previsto l’utilizzo, ma a dosi decrescenti nei prossimi anni, fino a scomparire nel 2013. Le cooperative locali continuano comunque a puntare sulla qualità aumentando di anno in anno la gamma dei vini commercializzati con i marchi a denominazione di origine. E’ necessario, peraltro, sviluppare ulteriormente una campagna mirata di marketing per far conoscere sempre più il prodotto, soprattutto all’estero. Si sta tentando la diffusione del prodotto locale anche negli Usa, Sud America e Sud Est Asiatico, oltre che in Germania e nell’Est Europa già in atto da tempo. Il comparto ortofrutticolo è una delle principali branche per aspetti socio-economici non solo all’interno del settore agricolo, ma più in generale all’interno dell’economia provinciale, come dimostrato anche dalle significative presenze delle produzioni locali all’interno della rassegna internazionale MACFRUT di Cesena e con la partecipazione, per la prima volta, della grande distribuzione organizzata e di numerosi operatori di paesi esteri quali Spagna, Francia, Germania, Russia e Turchia. E’ sempre più accentuata la presenza dei paesi dell’Est Europa e del bacino mediterraneo. Nonostante il miglioramento costante delle qualità della produ- C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 191 Camera di Commercio di Forlì-Cesena zione locale nonché tecniche di imballaggio e macchinari sempre più sofisticati, la domanda rimane complessivamente bassa e i prezzi spuntati dai produttori risultano non remunerativi. Va segnalato lo sforzo delle cooperative locali per la certificazione della produzione. Una nota particolare riguarda il settore peschicolo caratterizzato da quotazioni così basse da non poter coprire i costi di produzione. Nel 2009 la domanda è rimasta sempre debole sia in Italia che all’estero dovuta anche alla crisi economica che ha investito l’intera Europa. Come più volte rilevato occorre uniformare la produzione tuttora troppo frazionata e disomogenea, concentrare l’offerta, rendere sempre più efficiente la logistica e creare una rete di organizzazione di produttori che svolga un’efficace azione di raccordo all’interno dei paesi dell’U.E. Un’attività collegata strettamente all’ortofrutta è quella dei surgelati: in questo settore opera una cooperativa che si conferma fra le prime realtà italiane del comparto ad ha in atto un impegnativo piano di espansione degli investimenti produttivi e tecnologici. La situazione del settore dei trasporti continua ad essere difficile e vi sono segnali poco rassicuranti anche per il futuro. Nonostante i tentativi di razionalizzazione del settore, volti a diminuire la eccessiva parcellizzazione, i margini di profitto sono bassi. Le imprese faticano a competere, in un mercato sempre più concorrenziale, coi vettori dei paesi dell’Est Europa poiché la committenza sceglie chi garantisce il prezzo più basso. In tale situazione prolifera il lavoro illegale e la presenza di società non rispettose delle “regole” fondamentali come il pagamento dei contributi e il rispetto dei tempi di guida e riposo dei lavoratori. Occorre sostenere le imprese sane con interventi finanziari che favoriscono competenza e professionalità e mettere a punto un ”patto tra imprese committenti” teso al rilancio di un settore così vitale per la nostra economia. Alcune coo- IMPRESE COOPERATIVE ATTIVE ISCRITTE AL REGISTRO IMPRESE Forlì-Cesena - consistenza al 30 settembre 2009 C O O P E R A Z I O N E Settori Ateco 2007 IMPRESE ATTIVE A Agricoltura, silvicoltura pesca B Estrazione di minerali da cave e miniere C Attività manifatturiere D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz... E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d... F Costruzioni G Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... H Trasporto e magazzinaggio I Attività dei servizi alloggio e ristorazione J Servizi di informazione e comunicazione K Attività finanziarie e assicurative L Attivita’ immobiliari M Attività professionali, scientifiche e tecniche N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle im... O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale ... P Istruzione Q Sanita’ e assistenza sociale R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver... S Altre attività di servizi T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro p... X Imprese non classificate TOTALE Indice di composizione imprese 57 0 36 1 4 62 31 28 15 25 14 21 54 33 0 14 57 76 9 0 2 10,6% 0,0% 6,7% 0,2% 0,7% 11,5% 5,8% 5,2% 2,8% 4,6% 2,6% 3,9% 10,0% 6,1% 0,0% 2,6% 10,6% 14,1% 1,7% 0,0% 0,4% 539 100,0% Fonte: Stock View (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 192 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 perative della provincia hanno sottoscritto contratti di solidarietà con le OO.SS. dei lavoratori: a fronte di una diminuzione del salario per un periodo definito, viene garantita la salvaguardia dei posti di lavoro. E’ necessario pertanto che la committenza non si estranei da tali problematiche privilegiando come criterio di scelta quello del massimo ribasso. Anche le istituzioni devono dimostrare concretamente di agevolare le aziende del settore con aiuti finanziari e sgravi contributivi oltre a combattere abusivismo e illegalità. Il comparto edile nel 2009 ha notevolmente sofferto per la situazione congiunturale che ha investito anche la nostra provincia. Nonostante la meritoria opera calmieratrice svolta dalla Cooperazione in un mercato sempre più inflazionato, i prezzi delle case di civile abitazione continuano a essere alti pur incrementandosi l’invenduto. Le opere pubbliche, purtroppo, non decollano e gli appalti, rispetto alle infrastrutture, non tengono conto dei reali costi sostenuti dalle cooperative. Diminuiscono gli appalti e non vi sono segnali di ripresa di questo comparto considerato il volano dell’economia. Le imprese lamentano anche ritardi nei pagamenti da parte degli enti appaltanti. I settori tessile-abbigliamento e mobile imbottito si sono indeboliti nel tempo per un mercato sempre più concorrenziale, sia interno che estero. La presenza sempre più massiccia di società formate da lavoratori extracomunitari, spesso non in regola e a prezzi fuori mercato, hanno determinato la chiusura di piccoli o medi sodalizi non in grado di competere rispetto a tali situazioni. La congiuntura sfavorevole nell’intero comparto non permette inoltre come in passato di riconvertire la produzione e quindi la riRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 qualificazione del personale. Le cooperative del comparto pulimento si sono sempre contraddistinte per la qualità del servizio offerto, per le attrezzature e per il personale impiegato, ma la congiuntura sfavorevole e il sistema degli appalti al massimo ribasso continua a generare una situazione distorta. Diversi enti continuano ad assegnare le attività di pulimento a società provenienti da fuori regione, spesso poco solvibili, provocando successivi interventi delle autorità preposte alla vigilanza per mancato o ritardato pagamento alle maestranze occupate e per il non rispetto delle norme contrattuali. Vi è inoltre un uso frequente e spesso ingiustificato del sub-appalto che, in caso di infortuni, rende difficoltoso individuare le singole responsabilità. Per il facchinaggio e la logistica, i sodalizi della provincia si distinguono per le attrezzature impiegate e la professionalità degli addetti, ma hanno visto diminuire le commesse sia per la crisi che per la concorrenza di piccole cooperative non locali formate integralmente da extracomunitari che, in taluni casi, sono privi del permesso di soggiorno. Le cooperative di questo comparto vengono periodicamente monitorate dall’Osservatorio provinciale istituito presso la Direzione Provinciale del Lavoro. L’Osservatorio provinciale permanente sulla Cooperazione, istituito in ogni provincia dal Ministero del Lavoro, sta curando in particolar modo gli interventi di irregolarità in questo segmento produttivo. Da anni il settore della pesca ha perso vitalità sia per la qualità che per la quantità del pescato. Nonostante la notevole pescosità del mare Adriatico, da alcuni anni si registrano cali nel pescato. Il riscaldamento delle acque, inol- C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 193 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C O O P E R A Z I O N E tre, incide negativamente su alcune specie della nostra marineria quali sgombro, sardina, saraghina, che prediligono, invece, acque fresche. Nel 2009 fra le specie più pescate sono apparse in leggero aumento rispetto all’anno 2008: palombi, mazzole, sogliole, triglie, seppioline, canocchie; sono risultate in diminuzione: merluzzi, paganelli, mazzancolle, calamari, scampi, cefali e sardine. Tra i rimedi per salvaguardare la produzione è necessario definire “regole comuni” e i cosiddetti “comportamenti di pesca transfrontaliera”. Per aiutare il settore, la Regione Emilia-Romagna ha erogato 4,5 milioni di euro per ammodernare i pescherecci e i luoghi di sbarco. Discreta la situazione complessiva dell’acquacoltura con un buon prodotto e prezzi in leggero rialzo; quasi nulla la produzione di vongole veraci. L’approvazione del Regolamento comunitario, in vigore dal prossimo giugno 2010, che prevede una dimensione maggiore della maglia delle reti per la pesca fuori dalle tre miglia, desta non poche preoccupazioni fra i pescatori. Rispetto ai pesci di piccola taglia come quelli pescati nel nostro mare, la produzione potrebbe ridursi in maniera drastica con inevitabili ripercussioni sui posti di lavoro. Qualche sviluppo positivo per i pescatori si potrebbe ottenere con l’espansione della pesca-turismo grazie all’apposita legge istitutiva che ne favorisce lo sviluppo. La crisi della nostra economia ha chiamato all’appello le cooperative di credito cooperativo e quelle di garanzia per la continua richiesta di accesso al credito da parte delle nostre aziende. Le Banche di credito cooperativo hanno continuato a sostenere le nostre aziende in crisi con tassi agevolati e facilitazioni creditizie così come le cooperative di garanzia istituite dalle varie associazioni di rappresentanza. E’ necessario che le banche, oggi più che mai, aiutino le cooperative di garanzia accogliendo le diverse esigenze rappresentate. L’incremento dell’attività delle cooperative di garanzia si è attestato su un +40 % del totale dei finanziamenti rispetto all’anno 2008. Oltre a ciò è necessario monitorare i rapporti con altri Enti finanziatori quali Provincia, Comuni e Camera di Commercio. Un sottoinsieme delle imprese cooperative è costituito da quelle definite “sociali” che operano nel settore dei servizi alle persone con difficoltà, fornendo assistenza o favorendo il loro inserimento lavorativo. Questo tipo di imprese è regolamentato da un’apposita legge (381/1991) che classifica le cooperative in: operanti in ambito socio-sanitario assistenziale (tipo a), operanti nell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà (tipo b) oppure nei due ambiti in forma mista. Al 31/12/2009 in provincia di Forlì-Cesena si registra un totale di 85 cooperative sociali (42 nel forlivese e 43 nel cesenate). Scendendo nel dettaglio possiamo notare la CONSISTENZA DELLE COOPERATIVE SOCIALI Forlì-Cesena anno Comprensorio di Forlì Comprensorio di Cesena Totale 2000 32 30 62 2001 37 36 73 2002 42 39 81 2003 43 41 84 2004 47 44 91 2005 50 46 96 2006 50 48 98 2007 47 42 89 2008 45 43 88 2009 42 43 85 Fonte: Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì - Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 194 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tel e Libera Professione da parte dell’ASL di Forlì; l’affidamento di servizi di supporto da parte del Comune di Bertinoro; l’affidamento di gestione del Centro Donna del Comune di Forlì; il servizio di attività teatrale con finalità terapeutica per il Dipartimento Salute Mentale. Così pure è proseguita l’attività per garantire la continuità dei laboratori presso la Casa Circondariale di Forlì e va segnalato il prestigioso riconoscimento “Cooperambiente” assegnato ad una cooperativa sociale forlivese. Anche per le cooperative sociali le principali difficoltà sono dovute ai ritardati pagamenti da parte degli Enti a fronte dei servizi offerti, alla pratica del massimo ribasso tuttora esercitato dagli Enti appaltanti, alla non considerazione dei costi contrattuali e dei costi vivi sostenuti dalle cooperative stesse. Le cooperative locali danno prova di coesione anche partecipando a gare in associazioni temporanee d’impresa (ATI). E’ necessario inoltre che si sviluppino forme di collaborazione anche che fra cooperative sociali e mondo profit. C O O P E R A Z I O N E presenza di 40 cooperative sociali del “tipo a” in provincia (22 nel territorio forlivese e 18 in quello cesenate); 28 del “tipo b” (rispettivamente 12 e 16) e 17 di forma mista (8 per Forlì e 9 per Cesena). La cooperazione sociale, punta di eccellenza sia per i valori che rappresenta e per i servizi erogati ai più deboli che come elemento trainante del welfare locale, risente delle difficoltà dovute al restringimento della spesa sociale delle pubbliche amministrazioni: si riscontrano flessioni negli appalti e nelle convenzioni, pagamenti ritardati, frequenti inserimenti di “pseudo-cooperative” provenienti da fuori regione che acquisiscono lavori con offerte fuori mercato. Anche in questo ambito opera il citato Osservatorio Provinciale sulla Cooperazione. L’attività del Gruppo di Lavoro Paritetico sulla Cooperazione Sociale nel 2009, oltre agli incontri per facilitare l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati con l’istituto del salario d’ingresso, ha esaminato bandi per l’affidamento a cooperative di tipo (b) di compiti quali: il servizio di prenotazione e disdette telefoniche Cup- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 195 C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 196 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ESTRATTO DAL RAPPORTO SULL’ECONOMIA REGIONALE 2009 a cura di UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA L O SCENARIO ECONOMICO INTERNAZIONALE 199 L O SCENARIO ECONOMICO NAZIONALE 211 L ’ECONOMIA REGIONALE NEL 2009 223 L E PREVISIONI PER L’ECONOMIA REGIONALE 243 NEL 2010 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 197 Camera di Commercio di Forlì-Cesena O S C E N A R IO E C O N O M IC O L L I N T E R N A Z IO N A L E L’economia mondiale L’economia mondiale sta gradualmente iniziando ad emergere dalla più grave recessione del dopoguerra. La recessione mondiale si è quindi arrestata e si sta ora profilando una ripresa, in larga parte riconducibile al sostegno delle politiche economiche espansive adottate nei principali paesi. La ripresa che si è avviata nella prima metà dell’anno in molte economie emergenti, si è successivamente diffusa ai paesi sviluppati, ma nella maggior parte di questi la crescita risulterà altalenante e modesta per lungo tempo. Rimane comunque molto elevata l’incertezza sulla solidità della ripresa. L’avvio della fase di uscita dall’attuale condizione di politiche monetarie e fiscali eccezionalmente espansive pone la questione della sostenibilità della ripresa. Centrale è assicurare un’evoluzione positiva della domanda privata tenuto conto del venir meno degli stimoli fiscali e monetari, dell’esaurirsi del ciclo positivo delle scorte, di una disoccupazione elevata e crescente, della limitata disponibilità di credito e dell’esigenza di risanamento dei bilanci delle famiglie. Prodotto e commercio mondiale L’espansione del prodotto mondiale nel 2008 non è andata oltre il 2,2%, ma il peso della crisi ha gravato notevolmente sull’anno che giunge al termine, per il quale si registra un’eccezionale contrazione dell’1,7%, per quanto questa risulti inferiore alle previsioni ben più negative elaborate all’inizio dell’anno. Nelle previsioni degli organismi internazionali, la crescita dell’economia mondiale avrà ritmi contenuti per l’anno in corso, ma nel 2010 si collocherà in media attorno al 3%, mentre quella dei paesi avanzati risulterà appena al di sopra dell’1%. Le più recenti previsioni dell’Ocse risultano comunque leggermente più ottimistiche e stimano una crescita del prodotto mondiale al 3,4%. Un notevole sostegno alla crescita giungerà dalla ripresa del commercio mondiale. Cresciuto di solo il 3% nel 2008, esso si ridurrà in media del 12,5% al termine di quest’anno. L’espansione delle economie emergenti ha avviato la ripresa, che si è diffusa ai Paesi avanzati fornendo sostegno al commercio mondiale nella seconda metà del 2009. La crescita del commercio internazionale risulterà più tangibile nel 2010, quando giungerà a toccare il 6%. Cambi Durante i momenti di maggiore incertezza determinati dalla rapidità e forza della crisi mondiale, il dollaro si era rivalutato sensibilmente e rapidamente, in quanto ritenuto la valuta di rifugio di maggiore sicurezza per i capitali internazionali. Con il miglioramento delle condizioni sui mercati internazionali si è esaurita la fase di ricomposizione dei portafogli degli investitori in favore di attività denominate in valute ritenute più sicure. Il dollaro ha quindi ripreso a indebolirsi, come nel periodo antecedente lo scoppio della crisi, sia a causa del permanere dello squilibro esterno degli Stati Uniti, sia per la politica adottata dalla Fed, che prevede tassi di intervento prossimi allo zero e un’eccezionale espansione quantitativa. Il dollaro si è quindi trovato ad essere la valuta di elezione per quanti intendono indebitarsi a basso costo per poi investire in attività e valute a maggiore rendimento. I paesi emergenti, dal canto loro, hanno mostrato (1) Fonte: CPB, in Financial Times (2) Fonte:Thomson Reuters Datastream; in Financial Times. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 (3) (4) A P P E N D I C E (1) Volume del commercio mondiale, indice (2005=100). (2) Riduzione della produzione industriale e del Pil dal picco al minimo del ciclo 2008-2009. (3) Attività dell’industria manifatturiera, indice dei responsabili degli acquisti Pmi, (<50 contrazione). (4) Attività del settore dei servizi, indice dei responsabili degli acquisti Pmi, (<50 contrazione) Fonte:Thomson Reuters Datastream; Markit in Financial Times 199 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Saldo di conto corrente della bilancia dei pagamenti in miliardi di dollari. Indebitamento e debito pubblico in percentuale del Pil. Fonte: Fmi in Finacial Times Fonte: Fmi in Finacial Times una maggiore capacità sia di affrontare la crisi, grazie alla minore esposizione dei loro sistemi finanziari, sia di uscirne rapidamente, anche senza un’effettiva recessione. Non avendo dovuto sostenere l’attività economica con sostanziali stimoli fiscali, essi si trovano nella favorevole condizione di avere un limitato ammontare di debito pubblico in rapporto al Pil divenendo destinatari di ingenti flussi di capitali. La conseguente svalutazione del dollaro è stata forte nei confronti dell’euro, ma particolarmente ampia rispetto alle valute dei paesi emergenti (ad eccezione della Cina) e dei paesi esportatori di commodities. Nonostante le pressioni internazionali, il renminbi cinese è rimasto invece invariato nei confronti del dollaro. Il Governo cinese dall’estate del 2008 ha di nuovo mantenuto fisso il cambio con il dollaro con ciò ponendo fine alla strisciante rivalutazione precedente. Per contenere la perdita di competitività internazionale legata all’apprezzamento della loro valuta e smorzare il rischio di nuove bolle speculative, alcuni paesi emergenti hanno deciso di adottare misure di controllo sui movimenti di capitale. Dato il consisten- A P P E N D I C E Cambi e quotazione dell’oro. Dic.2005 – Nov.2009 Euro / Dollaro statunitense ($ per €) Dollaro statunitense / Yen (¥ per $) Dollaro statunitense / Real brasiliano (R$ per $) Dollaro statunitense / Chinese Renminbi (Yuan per $) Dollaro statunitense / Rupia indiana (Rs per $) Oro. COMEX gold 1 futures chain front month. 2005-2009 Fonte: Finacial Times 200 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena te ammontare di tali flussi di capitale, queste misure da sole difficilmente potranno riuscire a capovolgere la tendenza all’apprezzamento delle valute di questi paesi. Sarà invece l’avvio della cosiddetta exit strategy, con il graduale abbandono dell’attuale politica monetaria americana, nel 2010, che porterà ad un nuovo rafforzamento del dollaro e a sostenere progressivamente il contenimento delle pressioni al rialzo sulle valute di alcuni paesi emergenti. Prezzi delle materie prime Il prezzo in dollari del petrolio, secondo il Fondo monetario internazionale, ha fatto registrare un incremento del 36,4% nel 2008, nonostante, dopo i picchi dell’estate a oltre 140 dollari il barile, le quotazioni siano rapidamente crollate con l’aggravarsi repentino della crisi mondiale. La tendenza negativa si è arrestata con il barile a 32 dollari. Dopo i forti rialzi registrati dall’inizio dell’anno, a partire da giugno le quotazioni del petrolio hanno fluttuato tra i 60 e i 70 dollari al barile, per poi salire ulteriormente nella fascia tra i 70 e gli 80 dollari al barile. Tale andamento risulta il riflesso di tendenze contrastanti: da un lato, le notizie circa il rafforzamento della domanda di greggio nei paesi emergenti, soprattutto dell’Asia e in particolare da parte della Cina; dall’altro, l’aumento delle scorte nei paesi dell’Ocse, in particolare negli Stati Uniti ove le quotazioni del Wti sono risultate per lunghi periodi a sconto e non a premio rispetto a quelle del Brent. Dall’inizio dell’anno le quotazioni del Wti sono salite del 63,4%. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2009 le quotazioni del petrolio risulteranno mediamente inferiori a quelle dello scorso anno del 36,6%. La diffusione della ripresa dell’attività e quindi l’aumento della domanda dovrebbe nuovamente mettere sotto pressione i prezzi dei prodotti petroliferi e l’oro nero dovrebbe vedere le quotazioni salire del 24.3% nel 2010. Anche per le materie prime non energetiche l’aumento delle quotazioni in dollari del 2008 (+7,5%), sarà seguito da una pesante riduzione (-20,3%) nella media del 2009. Ma dai primi mesi dell’anno i prezzi in dollari delle materie prime non energetiche hanno continuato a segnare cospicui rialzi, riflettendo gli incrementi più notevoli nei comparti maggiormente sensibili al ciclo economico, quali quello dei metalli di base (rame e alluminio) dei metalli preziosi e di alcuni prodotti agricoli industriali (the, zucchero). Dall’inizio dell’anno, la quotazione del rame è aumentata del 118,3%, il prezzo del mais è sceso del 5,8%, quello del grano dell’8,7%, mentre le quotazioni dello zucchero e del cotone sono salite rispettivamente dell’87,8% e del 50,9%. Il Fondo monetario internazionale ritiene che la tendenza positiva delle quotazioni proseguirà Petrolio: NYMEX WTI Crude Oil Front Month Rame: COMEX high grade copper futures Mais: CBT future Soia: CBT future Zucchero bianco: LIFFE sugar no5 futures chain fr Cotone: ICE Us c1 cotton no2 futures chain A P P E N D I C E Prezzi delle materie prime. Dic. 2005 – Nov. 2009 Fonte: Finacial Times Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 201 Camera di Commercio di Forlì-Cesena anche nel 2010, facendo segnare in media un nuovo leggero incremento (+2,4%). Caso a parte l’andamento di mercato dell’oro. Dai minimi della primavera scorsa le quotazioni dell’oro sono andate progressivamente aumentando, parallelamente alla crescente consapevolezza del rischio connesso alla quotazione e alla posizione internazionale del dollaro americano e, in senso lato, del rischio di perdita di valore dei segni monetari. Si tratta di preoccupazioni indotte dall’eccezionale crescita della liquidità sui mercati e della quota del debito pubblico rispetto al Pil nelle economie dei principali paesi sviluppati. La quotazione dell’oro ha quindi superato prima quota 1.000, poi a inizio dicembre quota 1.200 dollari per oncia. Mercati finanziari Le condizioni dei mercati finanziari internazionali hanno continuato a migliorare, sostenute da una maggior fiducia degli investitori. Sono proseguiti il forte rialzo dei corsi azionari, la riduzione degli spread sulle obbligazioni societarie, l’allentamento delle tensioni nei mercati interbancari. Le azioni di politica monetaria e fiscale messe in atto prontamente e su vasta scala da governi e banche Curva dei rendimenti per scadenza. 04 Dic. 2009 Stati Uniti centrali sono state in grado di evitare il tracollo del sistema finanziario e di condurre al miglioramento delle condizioni dei mercati osservate negli ultimi mesi, tanto da ricondurne gli indicatori di stress a livelli pre-crisi. La fiducia nei mercati è stata inoltre sostenuta da una serie di dati positivi provenienti dall’economia reale e dai risultati delle imprese. In particolare sul mercato interbancario gli spread, i differenziali tra i tassi sui depositi interbancari senza garanzia a tre mesi e i tassi dei contratti swap sugli indici overnight con uguale durata (overnight index swaps), si sono andati riducendo sui livelli di inizio del 2008 per l’euro e della prima metà del 2007 per il dollaro e la sterlina. Anche sul mercato obbligazionario gli spread per i titoli societari e governativi hanno continuato a ridursi. I mercati azionari di tutto il mondo, almeno da marzo, hanno avviato una generalizzata e sostanzialmente ad ora ininterrotta fase di ripresa grazie all’eccezionale liquidità presente nel sistema, ai bassissimi livelli dei tassi di intervento, alle prospettive di ripresa dell’economia mondiale e ai positivi risultati societari. Le banche centrali dei principali paesi avanzati, oltre alla riduzione dei tassi di intervento, hanno continuato a fornire ampia liquidità. Ciò ha determinato il quasi azzeramento dei tassi a breve, la riduzione dei tassi a più lungo termine, un notevole aumento della pendenza della curva dei tassi per scadenza e un’enorme rigonfiamento dei bilanci delle banche Mercato interbancario,differenziali tra i tassi sui depositi interbancari senza garanzia a tre mesi e i tassi dei contratti swap sugli indici overnight con uguale durata (overnight index swaps) Euro zona A P P E N D I C E Fonte: European Commission, Directorate-General for Economic and Financial Affairs, European Economic Forecast, Autumn 2009 Dimensione dei bilanci di alcune banche centrali (numeri indice; 5 gennaio 2007 = 100; dati settimanali) Giappone Fonte: Finacial Times 202 Fonte:Thomson Reuters Datastream, in Banca d’Italia, Bollettino economico n.58, Ottobre 2009 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tassi sui prestiti senza garanzia (Libor) e assistiti da garanzia (Repo) Primi dieci paesi per emissioni di obbli- Volatilità del mercato azionario Usa, gazioni bancarie private con garanzia CBOE Vix Index statale, miliardi di dollari Fonte:Thomson Reuters Datastream Fonte: Dealogic, in Financial Times centrali. Il miglioramento delle condizioni finanziarie, tuttavia, ha consentito di ridurre l’utilizzo di alcuni degli strumenti eccezionali adottati durante la crisi (come la Term Auction Facility e la Term Securities Lending Facility della Fed). Prosegue invece il sostegno al credito alle famiglie e alle imprese che risulta comunque limitato. Si tratta dell’offerta di liquidità a fronte di asset-backed securities garantite da prestiti a famiglie e imprese e di titoli garantiti da mutui commerciali (commercial mortgage backed securities). La Fed ha prorogato questa azione sino alla prima metà Fonte:Thomson Reuters Datastream del 2010. In effetti, proprio l’eccezionale liquidità presente nel sistema e gli ingenti acquisti di titoli governativi operati dalle banche centrali e dal sistema bancario hanno ingenerato un’apparente contraddizione, la compresenza di una notevole ripresa dei mercati azionari e del permanere su livelli estremamente ridotti dei rendimenti dei titoli governativi. Questi due fenomeni presi singolarmente parrebbero erroneamente indicare l’esistenza di ipotesi opposte sulle prospettive economiche sui mercati obbligazionari e azionari. Stati Uniti: S&P 500 Europa: FTSEurofirst 300 Index Brasile: Sao Paulo Se Bovespa Index Russia: RTS Index India: S&P CNX 500 Index - NSE Cina: Shanghai Composite Index A P P E N D I C E Mercati azionari. Dic. 2005 – Nov. 2009 Fonte: Finacial Times Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 203 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Stati Uniti L’economia degli Stati Uniti si sta gradualmente riprendendo da una severa recessione. La fase di riduzione del prodotto interno lordo è terminata nel corso dell’estate. Nel terzo trimestre del 2009 si è avviata la fase di ripresa determinata in ampia parte dagli effetti delle politiche anticicliche adottate. Gli stimoli di politica fiscale forniti al sistema sono stati notevoli. L’allentamento della politica monetaria ha riportato condizioni molto favorevoli alla crescita sui mercati finanziari. Insieme questi fattori sosterranno la ripresa, anche se questa risulterà un po’ più debole di quella sperimentata in passato al termine di fasi di recessione ciclica. Ci si attende comunque che la ripresa dell’attività continui a rafforzarsi, stante il permanere delle misure di stimolo e un favorevole ciclo delle scorte. Se il prodotto interno lordo nel 2009 si ridurrà di un 2,5%, le attese sono per una sua ripresa di analoga ampiezza nel corso del 2010. Si prospetta anche una ripresa dei consumi privati, che sarà però contenuta in considerazione del fatto che è in corso un intenso processo di aggiustamento del bilancio delle famiglie statunitensi, con una rapida riduzione del debito e la ricostituzione dell’attivo, e che le condizioni del mercato del lavoro restano problematiche. In particolare, la disoccupazione tenderà a ridursi lentamente ad iniziare solo dalla metà del 2010. Il miglioramento delle condizioni nei mercati finanziari e la ripresa della domanda finale dovrebbero fornire un sostegno alla ripresa degli investimenti La previsione economica dell’Ocse – principali aree e paesi dell’Ocse. 2008 2009 2010 Prodotto mondiale (a) 2,2 -1,7 3,4 Commercio mondiale (b,c) 3,0 -12,5 6,0 Paesi dell’Ocse Pil (b,d) Consumi fin. privati (b,d) Consumi fin. pubb.(b,d) Investimenti f. lordi (b,d) Domanda interna tot. (b,d) Esportazioni (b,d,e) Importazioni (b,d,e) Saldo di c/c in % Pil (d,e) Inflazione (deflatt. Pil) (b) Inflazione (p. cons.) (b) Tasso disoccupazione (f) Indebit. pubblico % Pil Tasso int. breve (3m) (g) 0,6 0,5 2,4 -1,9 0,2 2,9 -0,2 -1,6 2,5 -3,5 -1,1 2,2 -12,1 -3,7 -12,8 -13,9 -0,9 1,3 1,9 1,0 1,6 0,6 1,7 6,4 5,2 -0,8 0,8 5,9 -3,5 8,2 -8,2 9,0 -8,3 A P P E N D I C E Germania 204 2008 2009 2010 2008 2009 2010 2008 2009 2010 Stati Uniti Giappone Euro Area (1) 0,4 -0,2 3,0 -3,6 -0,7 5,4 -3,2 -4,9 2,1 3,8 5,8 -6,5 3,2 Francia -2,5 -0,6 2,0 -14,3 -3,4 -10,8 -14,8 -3,0 1,3 -0,4 9,2 -11,2 0,9 2,5 1,3 1,8 2,1 2,5 6,8 6,2 -3,4 0,9 1,7 9,9 -10,7 0,3 -0,7 0,6 0,8 -5,0 -0,9 1,8 0,9 3,2 -0,9 1,4 4,0 -2,7 0,7 Spagna -5,3 -0,7 1,1 -12,8 -3,4 -25,1 -14,7 2,5 0,0 -1,2 5,2 -7,4 0,5 1,8 1,2 2,3 -0,8 1,1 10,8 5,9 2,8 -1,7 -0,9 5,6 -8,2 0,3 0,5 0,3 2,0 -0,7 0,5 -4,0 -1,0 2,3 -10,6 -3,1 0,9 0,0 1,1 -1,0 0,2 -0,8 2,2 3,3 7,5 -2,0 4,7 -0,6 1,0 0,2 9,4 -6,1 1,2 -0,1 0,5 0,9 10,6 -6,7 0,8 Regno Unito Pil (b,d) 1,0 -4,9 1,4 0,3 -2,3 1,4 0,9 -3,6 -0,3 0,6 -4,7 1,2 Consumi fin. privati (b,d) 0,2 0,8 -0,5 1,0 0,6 0,3 -0,6 -5,1 -1,1 1,2 -3,0 -0,2 Consumi fin. pubb.(b,d) 2,0 2,3 1,5 1,1 1,5 1,3 5,5 4,4 1,3 2,5 2,8 3,3 Investimenti f. lordi (b,d) 2,3 -8,7 1,3 0,4 -6,8 -0,3 -4,4 -15,3 -5,3 -3,3 -16,1 -5,2 Domanda interna tot. (b,d) 1,5 -1,5 0,4 0,6 -2,2 1,0 -0,5 -6,2 -1,6 0,3 -5,5 0,3 Esportazioni (b,d,e) 2,4 -14,4 7,2 -0,6 -11,0 4,7 -1,0 -13,5 5,5 1,0 -10,6 4,4 Importazioni (b,d,e) 3,9 -8,2 5,1 0,6 -10,0 2,9 -4,9 -20,1 -0,4 -0,8 -13,3 0,9 Saldo di c/c in % Pil (d,e) 6,6 4,0 4,5 -2,3 -2,1 -2,1 -9,6 -5,3 -3,8 -1,6 -2,6 -2,4 Inflazione (deflatt. Pil) (b) 1,5 0,9 0,2 2,5 1,0 0,5 2,5 0,3 0,2 2,9 1,1 1,5 Inflazione (p. cons.) (b) 2,8 0,2 1,0 3,2 0,1 1,0 4,1 -0,4 0,8 3,6 2,1 1,7 Tasso disoccupazione (f) 7,2 7,6 9,2 7,4 9,1 9,9 11,3 18,1 19,3 5,7 8,0 9,3 Indebit. pubblico % Pil 0,0 -3,2 -5,3 -3,4 -8,2 -8,6 -4,1 -9,6 -8,5 -5,3 -12,6 -13,3 Tasso int. breve (3m) (g) 4,7 1,2 0,8 4,7 1,2 0,8 4,7 1,2 0,8 5,5 1,2 0,6 Previsione chiusa con le informazioni al 16 novembre 2009. (1) Riferita ai tredici paesi dell’area dell’euro membri dell’Ocse. (a) Riferito solo ai paesi dell’Ocse più Brasile, Russia, India e Cina, che rappresentano l’81% del prodotto mondiale considerato a parità di potere d’acquisto ai livelli del 2005. (b) Tasso di variazione percentuale sul periodo precedente. (c) Tasso di crescita della media aritmetica del volume delle importazioni mondiali e delle esportazioni mondiali. (d) Valori reali. (e) Beni e servizi. (f) Percentuale della forza lavoro. (g) Stati Uniti: depositi in eurodollari a 3 mesi. Giappone: certificati di deposito a 3 mesi. Area Euro: tasso interbancario a 3 mesi. Fonte: Oecd, Economic Outlook, 19th November 2009. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: European Commission, Directorate-General for Economic and Financial Affairs, European Economic Forecast, Autumn 2009 Debito pubblico. Spread rispetto a titoli decennali del debito della Germania (punti base) Fonte: Financial times nel corso del prossimo anno, anche se essa risulterà ancora al di sotto del trend di lungo periodo. Nel sistema bancario si è ridotto Il rischio di nuovi fallimenti, ma persiste l’esigenza di una notevole ricapitalizzazione del sistema necessaria per fare fronte alle attese di un nuove perdite. L’espansione non troverà il sistema creditizio pronto a sostenerla pienamente. In prospettiva a breve termine, la Federal Reserve e il Governo dovranno gradualmente ridurre le misure di sostegno economico adottate man mano che la ripresa economica prende piede e si dimostra sostenibile. Non sarà facile individuare un adeguato processo temporale per giungere ad eliminare gli stimoli adottati, ma l’eccessivo permanere nel tempo delle misure di sostegno rischia di svincolare le aspettative di inflazione dal controllo della Fed e di determinare bolle speculative sia nei mercati finanziari, sia in quelli dei beni reali. Giappone Il Giappone già in recessione nel corso del 2008, vedrà il Pil ridursi del 5,3% alla fine dell’anno. Ma la severa recessione che lo ha colpito a seguito della crisi mondiale ha toccato il fondo, grazie ad una ripresa del ciclo delle scorte, al sostegno derivante dalle politiche di stimolo adottate, al miglioramento delle conRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 dizioni dei mercati finanziari e ad un rimbalzo delle esportazioni. Il livello della produzione resta comunque ampiamente al di sotto di quello normale. Nonostante ciò ci si attende che la crescita vada accelerando e risulti dell’1,8% nel 2010, anche grazie a nuovi piani di aumento della spesa pubblica, nonostante l’attuale forte rivalutazione dello yen vada a limitare le possibilità che la crescita delle esportazioni possa sostenere lo sviluppo. La spesa per consumi dovrebbe risultare in crescita già nella media del prossimo anno, grazie al sostegno fornito dall’espansione dei benefici sociali rivolti alle famiglie. Gli stimoli fiscali adottati hanno contribuito a controbilanciare in parte gli effetti della tendenza negativa dell’occupazione e dei salari sulla domanda interna. In particolare la disoccupazione dovrebbe continuare a salire e toccare l’inusuale livello del 5,6% nel 2010. Gli investimenti privati dovrebbero invece trovare un minimo solo nel corso del prossimo anno. È opportuno e vi sono ampie indicazioni in merito, che la Banca del Giappone applichi misure di espansione della quantità di moneta, oltre a mantenere i tassi di interesse all’attuale basso livello, sino a che l’andamento dei prezzi non ritorni ad essere stabilmente positivo. L’ulteriore impiego della politica fiscale è reso difficile dall’esistenza di un ampio deficit di bilancio e di un livello eccezionalmente elevato di debito pubblico accumulato. Per agire sulla leva fiscale occorre un programma di riequilibrio del bilancio pubblico che comprenda riforme fiscali e strutturali, a partire dal settore dei servizi. Area Euro La brusca riduzione dell’attività economica subita dall’area dell’euro pare essere terminata prima di quanto atteso, contemporaneamente ad un ulteriore miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari, all’applicazione di notevoli misure di stimolo derivanti dalla politica fiscale e allo stabilizzarsi della domanda di esportazioni. Nel secondo trimestre del 2009 l’attività economica nell’area dell’euro ha toccato il punto di minimo. Dopo le forti contrazioni segnate tra la fine del 2008 e l’inizio di quest’anno, il Pil si è ridotto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. La crescita è tornata nel terzo trimestre, quando il Pil è salito dello 0,4% in termini congiunturali, nonostante la riduzione del 4,1% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Il miglioramento della domanda mondiale, congiuntamente agli effetti ritardati del deprezzamento registrato dall’euro nella seconda metà del 2008, ha frenato il calo delle esportazioni dell’area. Alla luce della flessione degli investimenti, la domanda finale interna è stata sostenuta dal rialzo dei consumi pubblici e dall’apporto dato alla spesa delle famiglie dalle misure di sostegno adottate, tra cui gli incentivi alla rottamazione delle automobili. A P P E N D I C E Tassi di crescita del credito nell’area euro 205 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 206 Nel corso dell’anno si sono progressivamente rafforzati gli indicatori congiunturali qualitativi. È proseguito il rialzo dell’indice dei responsabili degli acquisti, dei servizi e dell’industria e anche gli indicatori del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese sono di nuovo migliorati. La produzione industriale dell’area è aumentata in tutti i principali paesi. Continuano invece a scendere le vendite al dettaglio. Sulla persistente debolezza dei consumi pesano le sfavorevoli condizioni del mercato del lavoro. L’inflazione al consumo ha fatto registrare variazioni negative da giugno. Continua la forte decelerazione dei prestiti bancari al settore privato, tanto che per i prestiti alle imprese si assiste ad una vera riduzione in trmini assoluti. La dinamica del credito ha riflesso sia gli effetti sulla domanda di una congiuntura debole e di incerta evoluzione, sia condizioni di offerta ancora restrittive, come segnalato dall’indagine sul credito bancario condotta dall’Eurosistema (Bank Lending Survey). In prospettiva numerosi fattori, tra cui in particolare la ristrutturazione dei bilanci degli operatori finanziari e le crescente disoccupazione, contrasteranno il percorso della ripresa che risulterà debole. Il 2009 dovrebbe chiudersi con una riduzione del Pil del 4,0% e la ripresa non dovrebbe andare oltre un aumento dello 0,9% nel 2010. Le esportazioni accuseranno una forte caduta in termini reali nella media del 2009 (-14,2%), ma la ripresa del commercio internazionale ne permetterà un discreto aumento nel 2010 (+2,1%). Nel 2009 le importazioni, sempre in termini reali, diminuiranno meno delle esportazioni, anche per le misure introdotte di sostegno alla domanda. Nel corso del 2010, la lenta ripresa dei consumi ne limiterà la crescita, che non andrà oltre l’1,1%. Si avrà cosi una lieve riduzione del disavanzo dei conti correnti in percentuale del Pil. Gli investimenti chiuderanno il 2009 con una caduta del 10,6% e la loro ripresa tarderà a seguire quella del complesso dell’attività economica, tanto che si prospetta una loro lieve diminuzione anche nel 2010 (-1,0%). I consumi privati si ridurranno dell’1,0% al termine del 2009, per mantenersi poi sostanzialmente stabili nel corso del prossimo anno. La variazione dei prezzi al consumo dovrebbe mantenersi positiva in media d’anno nel 2009 e salire leggermente nel 2010, escludendo il rischio della deflazione e rimanendo comunque al di sotto dell’1,0%. Come già accennato, a determinare l’evoluzione dei consumi è principalmente la condizione del mercato del lavoro. La disoccupazione, infatti, continuerà a salire anche a ripresa già ampiamente avviata, nonostante nella fase di recessione un’ampia serie di misure temporanee sia stata introdotta per ridurre la perdita di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione salirà dal 7,5% del 2008 al 9,4 del 2009, ma aumenterà anche l’anno prossimo per giungere a quota 10,6%. La condizione dei bilanci pubblici dei paesi dell’area si aggraverà notevolmente. Pur considerando il solo rapporto tra indebitamento e Pil, esso passerà dal 2,0% del 2008 al 6,1% nel 2009 e salirà ancora al 6,7% nel 2010. Per molti paesi dell’area viene a porsi la questione della sostenibilità del bilancio, ma soprattutto del livello del debito pubblico, questione che si riflette prontamente nelle valutazioni dei mercati obbligazionari, come dimostra l’aumento dello spread sui titoli del debito pubblico greco, e sulla valutazione internazionale della solidità dell’euro. Particolarmente importante è stato il ruolo della Banca centrale europea che si è trovata ad affrontare la crisi come unica autorità di politica economica per l’intera area, mentre è emersa la mancanza di un soggetto capace di andare oltre al coordinamento delle politiche fiscali dei singoli paesi. Il coordinamento è risultato difficile e l’azione dei singoli governi ha mancato di coerenza e non è stata esente da tentazioni di scaricare sugli altri paesi i costi fiscali o occupazionali della crisi. Con l’avvio del 2009, la Bce ha continuato la manovra di riduzione dei tassi già avviata lo scorso anno in un ottica di espansione della politica monetaria. Il 15 gennaio ha annunciato un’ulteriore riduzione del tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento principali, a valere dal 21 gennaio, di 50 punti base (0,5%), al 2,00%. Queste operazioni vengono effettuate a tasso fisso e non più variabile dall’ottobre dello scorso anno. L’intervento è stato accompagnato da una diminuzione di ben 100 punti, all’1,00%, del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, mentre il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è stato mantenuto fisso al 3,00%. La manovra intendeva riportare a 200 punti base il corridoio formato dai tassi di interesse sulle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti, intorno al tasso applicato all’operazione di rifinanziamento principale. L’intervento aveva l’obbiettivo di spingere le banche ad utilizzare le operazioni di rifinanziamento principali, rendendo relativamente più onerose quelle marginali e, soprattutto, di ampliare il credito disponibile al sistema economico rendendo meno remunerativi i depositi detenuti presso la banca centrale dalle banche, con l’intento di spingere alla riattivazione del mercato interbancario. Nella stessa logica si trova la ratio degli interventi annunciati il 5 marzo, per una riduzione di 50 punti base dei sopraccitati tre tassi di interesse a decorrere dall’11 marzo, e il 2 aprile, per un’ulteriore diminuzione dei tre tassi di 25 punti base a decorrere dall’8 aprile. Il 7 maggio la Bce ha annunciato un ulteriore intervento, con il quale a decorrere dal 13 maggio il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema è stato ridotto di 25 punti base, all’1,00% e il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è stato ridotto di 50 punti base, all’1,75%. In questa occasione, per ridurre ulterior- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena La previsione economica dell’Ocse – economie emergenti Brasile Sud Africa 2008 2009 2010 2008 2009 2010 Pil (b,d) 5,1 0,0 4,8 3,1 -2,2 2,7 Saldo di c/c in % Pil (d,e) -1,8 -1,4 -1,9 -7,4 -4,9 -5,7 Inflazione (p. cons.) (b) 5,9 4,2 4,4 11,0 7,3 6,1 Indebit. pubblico % Pil -2,0 -3,5 -1,7 -1,0 -7,3 -5,3 tre i flussi del credito bancario a favore delle imprese non finanziarie e delle famiglie continuano a ridursi sensibilmente. Da un lato si è assistito ad una riduzione della domanda, ma questo fenomeno ha risentito e continua risentire di notevoli fattori di offerta, in particolare derivanti dalle condizioni della combinazione rischio/liquidità delle banche. Tenuto quindi conto della bassa inflazione, delle restrizione delle condizioni del credito e del permanere del livello dell’attività ben al di sotto di quello precedente la crisi e più ancora del livello potenziale, l’attuale condizione di politica monetaria espansiva dovrebbe essere mantenuta ben oltre l’inizio del 2010. Ciò non contrasta con i ripetuti segnali con i quali la Bce ha comunicato di prepararsi all’uscita dagli interventi di emergenza. Questa dovrà essere graduale e condurre ad un incremento dei tassi di riferimento. Inoltre le prospettive di crescita a medio termine saranno migliori se si potrà definire un piano di consolidamento dei bilanci pubblici credibile, capace di consolidare la fiducia nella stabilità dell’eurosistema. Gli effetti indotti dalla crisi sui paesi dell’area dell’euro e il mutamento del quadro di riferimento e degli attori principali dell’economia impongono l’adozione di riforme strutturali in grado di rafforzare il mercato comune, aumentare la pressione competitiva nel sistema e la sua efficienza. In particolare si pone a livello di area dell’euro la questione dell’assenza di un’unica autorità di controllo sovrannazionale e dell’esigenza del rafforzamento del ruolo di supervisore del sistema finanziario. Altre aree e paesi Brasile Anche in Brasile la ripresa si è avviata nel corso del secondo trimestre, dopo due trimestri di recessione. L’attività è ripresa decisamente grazie ad un dinamico andamento dei consumi privati e ad una continua e rapida ripresa della produzione industriale, che si era ridotta nei mesi precedenti. In numerosi settori manifatturieri l’attività ha ricondotto il grado di utilizzo della capacità produttiva a livelli prossimi a quelli antecedenti la crisi. Gli effetti negativi della crisi si rilevano tuttora in una mancata ripresa degli inve- Russia 2008 2009 5,6 -8,7 6,0 3,6 14,1 11,7 4,8 -6,7 2010 4,9 4,1 6,9 -6,0 India 2008 6,1 -2,5 9,1 -8,8 2009 6,1 -1,9 7,8 -10,1 2010 7,3 -2,0 7,1 -9,0 China 2008 2009 9,0 8,3 9,8 6,4 5,9 -1,1 1,1 -1,8 2010 10,2 5,4 0,1 -0,9 A P P E N D I C E mente il costo del finanziamento al sistema, senza giungere ad annullare la remunerazione dei depositi detenuti presso la banca centrale, la Bce ha accettato di ridurre a 150 punti base il corridoio formato dai tassi di interesse sulle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti. La Bce ha comunque sempre chiaramente voluto escludere uno spostamento più marcato nella direzione di tassi di rifinanziamento prossimi allo zero. Per sostenere la liquidità la Bce ha effettuato operazioni di rifinanziamento a un anno mediante asta a tasso fisso pari al tasso ufficiale e con aggiudicazione integrale degli importi domandati. La richiesta di fondi è stata pari a 442 miliardi a giugno e a 75 miliardi di euro a settembre. La Bce ha annunciato che l’operazione successiva sarà l’ultima a tasso fisso e con aggiudicazione integrale delle richieste. Successivamente agli interventi le condizioni di liquidità nel mercato monetario sono rimaste abbondanti, tanto da mantenere l’Eonia - over night - poco al di sopra del tasso sui depositi presso l’Eurosistema (pari allo 0,25%). In giugno la Bce ha approvato un programma di acquisto di un massimo di 60 miliardi di obbligazioni garantite (covered bonds) emesse nell’area, una limitata misura di espansione quantitativa, se considerata rispetto ai notevoli piani messi in atto dalla Fed e dalla Banca d’Inghilterra. Le condizioni del mercato interbancario sono progressivamente migliorate, per una minore percezione del rischio di controparte, ma non normalizzate. Il differenziale tra i tassi sui prestiti senza garanzia (Euribor) e quelli assistiti da garanzia (Eurepo) – una misura del premio per il rischio – è sceso ampiamente e risulta ben lontano dai picchi toccati all’apice della crisi, ma è ancora al di sopra dei livelli prevalenti prima del suo inizio, mentre i volumi risultano ancora ridotti. Nel complesso le condizioni dei mercati finanziari e del credito sono migliorate, ma sono tutt’altro che ottimali. I costi di finanziamento per le società non finanziarie e per le famiglie si sono ridotti sensibilmente in termini assoluti dai massimi toccati lo scorso autunno, anche se non in termini reali. Le grandi società con rating primari hanno effettuato notevoli operazioni di finanziamento, ma le imprese minori e in difficoltà restano escluse dai canali finanziari. Inol- Note alla tabella Ocse precedente. Fonte: Oecd, Economic Outlook, 19th November 2009. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 207 Camera di Commercio di Forlì-Cesena stimenti, che seguiranno in una fase successiva del ciclo. Ci si attende che la domanda interna cresca fortemente nella fase finale dell’anno e per tutto il prossimo, sostenuta da un insieme di politiche ancora ampiamente espansive. Ciò, nonostante sia terminata a settembre la fase di politica monetaria espansiva, che aveva condotto ad una riduzione del tasso di interesse di riferimento di 500 punti base in 12 mesi. La politica fiscale è ancora espansiva e il bilancio continua ad indebolirsi, per effetto di fattori ciclici, per la spinta all’aumento delle spese di funzionamento dell’amministrazione e degli interventi messi in atto appositamente per fronteggiare la crisi. Saranno quindi necessari interventi di riequilibrio nel corso del 2010. Nel complesso il prodotto interno lordo dovrebbe non dovrebbe fare segnare alcuna riduzione quest’anno e ritornare a crescere nel 2010 (+4,8%) a valori prossimi a quelli ante crisi. Sud Africa La recessione mondiale ha colpito l’economia del Sud Africa e il prodotto interno lordo si ridurrà del 2,2% nel 2009. L’attività dovrebbe però riprendersi nel corso del quarto trimestre e accelerare nel corso del 2010, nonostante i numerosi problemi strutturali che il paese deve affrontare, tra cui la problematicità della fornitura di energia elettrica. L’inflazione dovrebbe rientrare entro il livello obiettivo tenuto conto del basso tasso di attività rispetto al potenziale A P P E N D I C E Russia, tasso di crescita del prodotto interno lordo, anno su anno. 208 Fonte:Thomson Reuters Datastream e dell’effetto deflazionistico indotto dalla rivalutazione registrata nei mesi scorsi dal rand. La recessione ha ridotto il deficit di conto corrente per l’anno in corso, ma la ripresa dovrebbe ridare fiato ad una crescita delle importazioni superiore a quella delle esportazioni. La ripresa è ancora agli inizi e dovrebbe essere sostenuta da interventi di spesa pubblica, anche per il prossimo anno, ma il paese ha la necessità di mantenere un equilibrio di medio termine che renda sostenibile il debito, aspetto per lungo tempo assicurato del precedente responsabile delle finanze, Trevor Manuel. Questo richiederà sostanziali restrizioni alla spesa nella fase positiva del ciclo che si apre e, tenuto conto delle necessità del paese, di un opportuno aumento dell’efficienza della spesa pubblica. Russia In Russia il prodotto interno lordo si è ampiamente ridotto a seguito della crisi mondiale, che ha prodotto una profonda recessione nel paese. La banca centrale ha ritenuto di dovere intervenire con una riduzione del tasso di interesse anche alla fine di novembre, facendolo scendere di 50 punti base al 9%. Si tratta della nona riduzione consecutiva da aprile. Il 2009 si chiuderà comunque con una caduta del Pil dell’8,7%. Dopo una iniziale forte ripresa nella seconda parte di quest’anno, determinata dalle politiche di sostegno adottate e dal miglioramento del quadro congiunturale internazionale, il ritmo di crescita dell’attività economica dovrebbe riportarsi verso il potenziale con un incremento nel 2010 del 4,9%. L’inflazione dovrebbe continuare a scendere nonostante l’avvio della ripresa anche nel corso del 2010. Il saldo positivo di conto corrente si è ridotto nel 2009 per effetto della minore domanda mondiale di energia, ma dovrebbe aumentare di nuovo nel 2010, anche a seguito del miglioramento delle ragioni di scambio, prima che la ripresa della domanda di importazioni determini una sua nuova diminuzione. Il saldo positivo derivante dal commercio e l’afflusso netto di capitali dall’estero dovrebbero permettere di ricostituire le riserve internazionali, che erano state ridotte di un terzo impiegandole in difesa del rublo tra l’estate dello scorso anno e l’inizio del 2009. Tenuto conto India, produzione dell’industria manifatturiera, tassi di variazione tendenziale. Cina, crescita del volume delle esportazioni, anno su anno Fonte:Thomson Reuters, in Finanacial Times Fonte:Thomson Reuters Datastream Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 della forte recessione passata e del livello di inflazione contenuto, gli stimoli di politica fiscale introdotti non dovrebbero essere rimossi rapidamente e continuare a essere impiegati per mitigare gli effetti di forti oscillazioni della domanda. India L’economia dell’India ha superato positivamente i rovesci della crisi mondiale. Dopo un rapido e profondo rallentamento nella seconda parte del 2008, anno che si è chiuso con un incremento del Pil del 6,1%, la crescita del prodotto interno lordo si è riavviata già nel corso della prima metà del 2009 e si è progressivamente rafforzata, tanto che nel secondo trimestre ha registrato un incremento del 7,9% in ragione d’anno. Pare addirittura timida la previsione di una crescita del 6,1% nella media del 2009, se non per il notevole peso dell’agricoltura che ha risentito di una modesta stagione delle piogge monsoniche. La crescita dovrebbe superare il 7% nel 2010 e proseguire a tassi sostenuti. La ripresa ha stimolato il processo di crescita dei prezzi e l’inflazione dovrebbe rimanere elevata nei prossimi anni, un handicap grave per un paese che deve cercare di mantenere un livello minimo di consumo adeguato per una massa enorme di popolazione rurale povera. La ripresa dell’inflazione imporrà quindi un pronto ritiro delle politiche di stimolo monetario e fiscale adottate per contrastare gli effetti della recessione nei paesi avanzati. La banca centrale dell’India, dopo avere abbassato sei volte il tasso Repo da ottobre 2008 e introdotto altre misure straordinarie per attenuare l’impatto della crisi finanziaria, ha richiesto un aumento del coefficiente di riserva delle banche per drenare la liquidità presente sul mercato e restringere l’espansione del credito. Nell’ottica di un processo di ricomposizione delle riserve internazionali che ha interessato numerosi paesi a fronte di un paventato ridimensionamento del ruolo del dollaro, la banca centrale indiana ha acquistato 200 tonnellate di oro dal Fmi. Si tratta di un importo limitato, ma di un’operazione significativa. La riduzione dell’ampio deficit fiscale costituirà un problema di particolarmente difficile soluzione data la sua ampiezza e la tipologia delle spese (in particolare il costo dei dipendenti della pubblica amministrazione) che ne hanno determinato l’ampliamento. Cina In Cina la crescita economica si è riavviata con forza nel secondo trimestre dell’anno, grazie all’eccezionale ampiezza degli stimoli fiscali e monetari adottati. Ci si attende che l’economia cinese cresca più dell’8% nel 2009 e ancor più nel 2010, andando al di là del 10%. I provvedimenti di stimolo hanno determinato un forte incremento della domanda, anche se più degli investimenti che dei consumi, tanto che per l’anno in corso la riduzione delle importazioni risulterà Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 pari alla metà di quella delle esportazioni e la crescita di queste ultime risulterà inferiore a quella delle prime nel 2010. L’attivo di conto corrente si ridurrà di un terzo quest’anno e scenderà ulteriormente l’anno prossimo. Il governo cinese ha posto particolare attenzione all’evoluzione del proprio commercio estero tanto che dall’estate del 2008 ha interrotto il graduale processo di rivalutazione dello yuan rispetto al dollaro e ha ripreso a gestire una politica di cambio fisso con il dollaro. Ciò ha determinato una sostanziale svalutazione della valuta cinese rispetto a quasi tutte le altre, certamente rispetto all’euro, in particolare rispetto alle valute dei paesi esportatori di commodities, ma soprattutto nei confronti di quelle degli altri paesi grandi esportatori dell’Asia, con cui la Cina compete sui mercati dei paesi sviluppati. L’andamento dei prezzi farà registrare un decremento di quelli al consumo nel corso del 2009 e l’anno prossimo l’inflazione non dovrebbe costituire un problema. La politica di stimolo fiscale adottata non ha messo in questione l’equilibrio della finanza pubblica, l’indebitamento resta limitato e tenderà a ridursi. Inoltre, partendo da una posizione di surplus di bilancio e di attivo netto pubblico, il governo è nelle condizioni di sostenere a lungo un’eventuale ampia spesa in disavanzo. La composizione della spesa pubblica e quindi la tipologia dello stimolo fornito dovrebbero essere riorientate per favorire la crescita dei consumi, sostenendo i servizi sociali, in particolare l’educazione, la sanità e le pensioni, e riducendo l’eccessivo peso sul Pil degli investimenti pubblici e privati. Un quadro ben diverso emerge se si considera la crescita del credito, attraverso la quale è passata ampia parte della politica di stimolo del governo cinese, che ha sostanzialmente impartito l’ordine alle banche di proprietà statale, che hanno un peso enorme, di allargare i cordoni e finanziare gli investimenti pubblici e delle imprese di proprietà statale. Ne è risultata una vera e propria esplosione dei nuovi finanziamenti concessi. Da un lato la spesa in infrastrutture può apparire comunque giustificabile. Dall’altro sono molto diffuse ipotesi non chiaramente infondate, relative all’esistenza di un notevole eccesso di capacità e alla destinazione della nuova espansione del credito alla creazione di nuova capacità produttiva o al sostegno di una possibile bolla immobiliare. Appaiono allora preoccupanti i richiami al pericolo che l’espansione del credito finisca per generare, tra l’altro, una notevole accumulazione di crediti di pessima qualità nei bilanci delle principali banche cinesi. A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 209 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 210 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 O S C E N A R IO E C O N O M IC O L L Camera di Commercio di Forlì-Cesena N A Z IO N A L E I conti economici nazionali Prodotto interno lordo La fase di recessione dell’economia italiana, in atto dal secondo trimestre 2008, è andata fortemente accentuandosi, con un netto peggioramento dell’andamento congiunturale, nel corso del primo e secondo timestre del 2009. Il terzo trimestre dell’anno ha però fatto registrare un incremento congiunturale del prodotto interno lordo dello 0,6% che ha interrotto la serie negativa durata cinque trimestri. Nei primi nove mesi dell’anno, il prodotto interno lordo italiano ha subito comunque un taglio del 5,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Al contrario di quanto avvenuto lo scorso anno gli enti internazionali e gli istituti di ricerca che elaborano previsioni hanno recentemente rivisto in senso positivo le stime economiche nel corso degli ultimi mesi, seguendo l’emergere nei dati congiunturali progressivamente disponibili di una ripresa dell’attività economica anche nei paesi sviluppati, che appare comunque debole e incerta. Le più recenti previsioni riguardanti l’Italia, elaborate tra ottobre e novembre, hanno risentito del miglioramento del quadro dell’economia internazionale, nonostante il permanere di un elevato livello di incertezza. Le attese relative alla variazione del Pil reale per il 2009 sono orientate verso una riduzione compresa tra il 4,7 e il 4,9%. Il più recente miglioramento congiunturale ha fornito sostegno all’ipotesi di una ripresa che possa andare oltre il contributo fornito da un positivo ciclo delle scorte e che nel 2010 riesca a portare ad una crescita del Pil compresa tra lo 0,5 e l’1,1%. Nella Relazione previsionale e programmatica di settembre, le indicazioni fornite dal Governo appaiono ancora allineate con le più recenti previsioni, avendo prospettato una riduzione del Pil del 4,8% nel 2009 e una sua successiva crescita dello 0,7% nel 2010. Commercio estero La pesante flessione del commercio internazionale si è riflessa anche nei dati dei conti economici trimestrali, a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, secondo i quali, nei primi sei mesi del 2009 le importazioni sono scese del 17,5% in termini reali, mentre la riduzione delle esportazioni è risultata più ampia pari a -22,9%, rispetto all’analogo periodo del 2008. Si è determinato quindi un sensibile peggioramento del saldo riferito ai primi sei mesi. Effettuando l’analisi a valori correnti, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, risulta che le importazioni si sono ridotte del 21,0%, mentre la discesa delle esportazioni appare leggermente superiore, pari a -22,0%. Ciò nonostante la diversa dinamica Previsioni per l’economia italiana effettuate negli ultimi mesi, variazioni percentuali annue a prezzi costanti salvo diversa indicazione. 2009 Prodotto interno lordo Importazioni Esportazioni Domanda interna Consumi delle famiglie Consumi collettivi Investimenti fissi lordi - macc. attrez. mezzi trasp. - costruzioni Occupazione [a] Disoccupazione [b] Prezzi al consumo Saldo c. cor. Bil Pag [c] Avanzo primario [c] Indebitamento A. P. [c] Debito A. Pubblica [c] -4,8 -16,1 -19,9 n.d. -1,7 0,5 -11,7 -17,2 -6,1 -2,5 8,5 0,1 -2,8 -0,5 5,3 115,1 Fmi set-09 -5,1 n.d. n.d. -4,3 -1,7 2,0 -13,3 n.d. n.d. -1,7 9,1 [2] 0,7 -2,5 n.d. 5,6 115,8 Isae ott-09 -4,7 -15,3 -20,2 n.d. -1,7 1,3 -12,1 -18,0 -6,7 -2,7 7,6 0,8 n.d. -0,6 5,3 114,8 Prometeia ott-09 -4,9 -15,4 -19,8 -3,6 -1,8 1,1 -12,4 -18,5 -7,0 -2,4 7,5 0,8 [4] -3,0 -0,4 5,3 115,8 Ref.Irs ott-09 Ue Com. nov-09 -4,8 -15,2 -18,6 -3,6 -1,8 0,9 -12,9 -18,4 -7,1 -2,7 n.d. 0,8 -2,9 -0,6 5,6 115,5 -4,7 -15,7 -20,2 0,0 -1,5 1,2 -12,2 -19,87 -6,8 -2,6 7,8 0,8 -2,4 -0,5 5,3 114,6 Ocse nov-09 -4,8 -15,8 -20,3 -3,6 -1,9 1,7 -12,6 [6] -19,0 -6,7 n.d. 7,6 [1] 0,7 -2,7 n.d. 5,5 n.d. A P P E N D I C E Governo set-09 [a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Saldo commerciale (in % del Pil). [6] Investment in equipment. RAPPORTO SULL’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA - 2009 211 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena dei prezzi, di forte deflazione per il complesso delle importazioni a fronte di un lieve incremento del deflatore delle esportazioni. Il saldo estero negativo si è rapidamente ampliato passando da -748 milioni di euro dei primi sei mesi del 2008, a -2.878 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno in corso. I dati doganali grezzi, in valore, riferiti solo alle merci, mostrano a partire dal novembre dello scorso anno i pesanti effetti del crollo del commercio mondiale dovuto alla crisi finanziaria internazionale. Nei primi nove mesi del 2009 le esportazioni complessive hanno segnato, rispetto allo stesso periodo del 2008, una diminuzione del 23,1% e le importazioni del 24,9%. Il saldo è stato negativo per 2.332 milioni di euro, con una netta riduzione rispetto al passivo di 9.884 milioni di euro rilevato nello stesso periodo del 2008. Nello stesso periodo, ma con riferimento al commercio con la sola Unione Europea, le esportazioni sono diminuite del 25,5% e le importazioni del 21,6%. Il saldo è risultato positivo per 1.345 milioni di euro, in forte diminuzione rispetto all’attivo di 9.876 milioni di euro registrato nel corrispondente periodo del 2008. Il commercio con i paesi extra Ue27, ha visto diminuire le esportazioni del 19,7% e le importazioni del 28,8%. Il rallentamento economico globale ha frenato le esportazioni, ma ha determinato una sostanziale diminuzione del valore della componente riferita alle materie prime e in particolare ai prodotti energetici delle importazioni, sia per effetto della riduzione dei prezzi, sia per la diminuzione della domanda derivante dal forte calo dell’attività economica in Italia. Il saldo del commercio con i paesi extra Ue27 é stato negativo per 3.680 milioni di euro, risultando notevolmente inferiore al disavanzo di 19.759 milioni di euro registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, da gennaio a settembre 2009, la dinamica del commercio globale dei soli prodotti delle attività manifatturiere è stata sostanzialmente in linea con quella del complesso del commercio. La riduzione delle esportazioni (-23,1%) è risultata lievemente superiore a quella delle importazioni (-22,7%). Il saldo positivo per l’Italia si è ridotto a 36.259 milioni di euro. Il miglioramento congiunturale a livello internazionale e interno avvenuto nel corso del terzo trimestre si è riflesso nelle indicazioni delle più recenti previsioni, formulate tra ottobre e novembre, per le quali l’evoluzione del commercio estero nel 2009 dovrebbe subire una pesante caduta, che sará peró inferiore a quanto riferito ai primi sei mesi dell’anno. Con riferimento ai beni e servizi ci si attendono riduzioni reali comprese tra il 20,3 e il 18,6% per le esportazioni e tra il 15,8 e 15,2% per le importazioni. Nel 2010 il consolidamento atteso della ripresa dell’attività a livello mondiale dovrebbe determinare incrementi delle esportazioni compresi tra l’1,4 e il 3,5%, mentre la più lenta ripresa nazionale dovrebbe condurre a un aumento delle importazioni leggermente inferiore, tale da risultare tra l’1,0 e il 2,8%. Le attese indicate a settembre dal Governo sono di una forte riduzione delle esportazioni (-19,9%), sensibilmente superiore alla diminuzione delle importazioni Previsioni per l’economia italiana effettuate negli ultimi mesi, variazioni percentuali annue a prezzi costanti salvo diversa indicazione. 2010 A P P E N D I C E Governo set-09 Prodotto interno lordo Importazioni Esportazioni Domanda interna Consumi delle famiglie Consumi collettivi Investimenti fissi lordi - macc. attrez. mezzi trasp. - costruzioni Occupazione [a] Disoccupazione [b] Prezzi al consumo Saldo c. cor. Bil Pag [c] Avanzo primario [c] Indebitamento A. P. [c] Debito A. Pubblica [c] 0,7 0,9 1,2 n.d. 0,5 0,4 1,7 2,5 1,0 -0,1 8,8 1,5 -2,5 0,0 5,0 117,3 Fmi set-09 0,2 n.d. n.d. 0,2 0,7 1,3 -1,3 n.d. n.d. -1,2 10,5 [2] 0,9 -2,3 n.d. 5,6 120,1 Isae ott-09 0,6 1,5 1,7 n.d. 0,6 0,3 0,7 2,4 -0,7 -0,6 8,6 1,7 n.d. -0,2 5,1 117,3 Prometeia ott-09 0,5 2,8 3,5 0,4 0,3 0,3 0,2 1,8 -1,1 -0,4 8,7 1,4 [4] -3,3 -0,7 5,7 119,8 Ref.Irs ott-09 Ue Com. nov-09 0,7 1,5 2,1 0,3 0,4 0,9 -0,5 1,8 -2,6 -1,1 n.d. 1,4 -2,8 -0,4 5,5 119,0 0,7 2,0 1,6 n.d. 0,8 0,4 0,1 0,9 -0,6 -0,4 8,7 1,8 -2,4 -0,6 5,3 116,7 Ocse nov-09 1,1 1,0 1,4 1,0 0,7 0,7 0,6 [6] 0,8 0,4 n.d. 8,5 [1] 0,9 -2,3 n.d. 5,4 n.d. [a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Saldo commerciale (in % del Pil). [6] Investment in equipment. 212 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Investimenti Secondo i dati dei conti economici trimestrali gli investimenti hanno fatto registrare una caduta del 14,2% nel periodo da gennaio a giugno di quest’anno sullo stesso periodo del 2008. Gli investimenti in macchinari e attrezzature hanno subito una forte riduzione (-18,7%), ma hanno risentito della straordinaria congiuntura negativa soprattutto quelli destinati all’acquisto di mezzi di trasporto (-28,9%), mentre è risultata più limitata la riduzione della spesa per investimenti in costruzioni (-8,1%). Le simulazioni più recenti (ottobre - novembre) confermano, per il 2009, la forte riduzione degli investimenti fissi lordi in termini reali, attesa su valori compresi tra -12,9 e -12,1%, determinata dalla pesante caduta che ci si attende per gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (tra -19,8 e -18,0%) e dalla flessione di quelli in costruzioni, compresa tra -7,1 e -6,7%. L’uscita dalla crisi attesa per il 2010 si farà attendere per quanto riguarda gli investimenti, che per crescere nuovamente avranno bisogno di una conferma della sostenibilità della ripresa, in particolare nel settore delle costruzioni. Gli investimenti fissi lordi in termini reali oscilleranno con variazioni comprese tra -0,5 e +0,7%, sostenuti da una buona intonazione degli acquisti di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, attesi in aumento tra lo 0,8 e il 2,4%, e appesantiti dall’incertezza attorno agli investimenti in costruzioni, che dovrebbero avere variazioni ricomprese tra -2,4 e +0,4%. Le attese del Governo manifestate a settembre per la variazione degli investimenti fissi lordi reali per l’anno in corso sono risultate allineate con le stime successivamente pubblicate dagli enti di ricerca, con l’indicazione di una caduta complessiva dell’11,7%. Le stime del Governo per il 2010 paiono invece più ottimistiche riguardo alla crescita degli investimenti, attesa all’1,7 nel complesso, grazie ad una favorevole stima degli investimenti in costruzioni. Il sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi condotto da Banca d’Italia tra il 22 settem- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 bre e il 14 ottobre, in merito agli investimenti delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi privati non finanziari, con almeno 20 addetti, rileva che la maggioranza delle imprese (59,2%) stima di effettuare una spesa nominale per investimenti fissi in linea con quella, già però modesta, pianificata alla fine dello scorso anno. La situazione appare più difficile nell’industria, ove questa percentuale non va oltre il 55,1%, e migliore nel settore dei servizi (64,0%). Le aziende che prevedono investimenti superiori ai piani sono solo il 10,8%, 10,3% nell’industria e 11,3% nei servizi. La spesa per investimenti risulterà, invece, inferiore a quella programmata per il 30,0% delle imprese.Ancora una volta, questa quota è più elevata per le aziende dell’industria (34,6%), in particolare per quelle con 200 o più addetti, mentre appare meno negativo l’andamento nei servizi, ove investirà meno del programmato il 24,7% delle imprese. Le principali ragioni a cui vengono ricondotti i minori investimenti sono, nell’ordine, le variazioni della domanda, i fattori finanziari e l’incremento del grado di incertezza. Con riferimento alle prospettive per il 2010, il 19,2% delle imprese prevede un aumento della propria accumulazione, il 25,0 un calo. Si conferma la maggiore pesantezza della condizione dell’industria rispetto a quella dei servizi, nella prima il 27,7% delle imprese programma di ridurre la spesa per investimenti rispetto al 2009 rispetto al 19,6% che ritiene di aumentarla, mentre nei secondi queste due percentuali risultano rispettivamente pari al 21,8 e al 18,7%. Consumi delle famiglie Nonostante la lenta evoluzione dell’aggregato, anche i consumi delle famiglie hanno avuto un marcato andamento negativo nella prima metà dell’anno. Sulla base dei dati dei conti economici trimestrali, a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, i consumi delle famiglie hanno subito una diminuzione del 2,3% sullo stesso periodo del 2008. Secondo le più recenti previsioni, la ripresa avviata nel terzo trimestre dell’anno dovrebbe permettere un miglioramento dell’andamento della spesa per consumi delle famiglie nella media del 2009, che dovrebbe comunque subire una flessione compresa tra l’1,9 e l’1,5%. A fronte dell’incertezza, della debole condizione del mercato del lavoro e, in particolare, della crescente disoccupazione, non ci si aspetta certo che la moderata ripresa indicata per il 2010 veda una pronta crescita dei consumi, che resterà al di sotto del punto percentuale, compresa tra lo 0,3 e lo 0,8%. Nonostante i provvedimenti a sostegno dei consumi, anche se prevalentemente diretti a favore di alcuni settori industriali, di cui ci si attende la reiterazione in qualche forma, il Governo, a settembre, ha prospettato una riduzione dei consumi dell’1,7% per quest’anno e un incremento di solo lo 0,5% per A P P E N D I C E (-16,1%) per il 2009, variazioni seguite da una moderata inversione di tendenza prospettata per il prossimo anno, che dovrebbe portare ad un incremento delle esportazioni dell’1,2%, leggermente superiore all’aumento dello 0,9% delle importazioni di beni e servizi. Per le sole merci, a prezzi costanti, secondo Prometeia, le esportazioni dovrebbero diminuire del 20,1% nel 2009, di contro ad una riduzione del 15,6% delle importazioni. Per l’istituto bolognese la tendenza dovrebbe invertirsi nel 2010 e la ripresa del commercio internazionale determinerebbe una crescita delle vendite all’estero (3,2%) più ampia dell’aumento degli acquisti dall’estero (2,7%), questi ultimi ancora frenati dalla più lenta ripresa della domanda nel nostro paese. 213 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena Clima di fiducia dei consumatori, indice destagionalizzato, base 1980=100 Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso i consumatori. il 2010. L’indice Isae del clima di fiducia dei consumatori ha toccato un minimo a marzo di quest’anno, ritornando sui livelli di dicembre ed agosto dello scorso anno, appena al di sopra del dato di luglio 2008 che costituisce un minimo dell’indice dal novembre 1993. Da allora si è avviata una fase di forte ripresa che ha portato ad agosto la fiducia dei consumatori alle quote toccate tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007, livello al quale si è mantenuta tra oscillazioni limitate, senza dare segni di un ulteriore sostanziale miglioramento (Fig. 1.2.1). Restano lontani i livelli del periodo 19982002. La media dell’indice, nei primi undici mesi del 2009, si è comunque collocata a quota 107,2 un livello ampiamente superiore rispetto al valore di 100,7 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Il sottoindice relativo al quadro economico generale del paese è nettamente migliorato rispetto allo scorso anno, avendo invertito da marzo la tendenza negativa precedente. Anche l’indice relativo alla situazione personale ha mostrato un miglioramento rispetto al 2008, proseguendo la tendenza positiva avviata dalla metà dello scorso anno. A P P E N D I C E I prezzi 214 Prezzi delle materie prime La tensione sui prezzi delle materie prime si è mantenuta elevatissima sino a luglio 2008, poi la tendenza si è invertita e con l’aggravarsi della crisi economica internazionale si è avviata una rapidissima discesa delle quotazioni, che hanno toccato i minimi a dicembre 2008, con una riduzione dell’indice in dollari del 62,2% tra luglio e dicembre. Da livelli minimi, si è avviata una ripresa dei prezzi delle materie prime che è poi proseguita ininterrotta da gennaio a tutto novembre dell’anno in corso, riportando le quotazioni su livelli elevati, anche se nel complesso inferiori ai record dello scorso anno, ma che per alcuni prodotti agricoli rappresentano record pluriennali. Questi andamenti testimoniano dell’elevata tensione che permarrà sui mercati delle materie prime, in particolare con la ripresa della crescita mondiale. L’indice generale Confindustria in dollari, ponderato con le quote del commercio mondiale, ha rilevato una riduzione del 44,7% nella media dei primi otto mesi del 2009, sullo stesso periodo del 2008, ma nel corso dell’anno l’aumento dell’indice tra gennaio e agosto è stato del 50,3%. Tra gennaio 2002 e agosto 2009 l’incremento dell’indice è comunque stato pari al 201,8%. Anche l’indice generale Confindustria in euro, ponderato con le quote del commercio italiano, se nella media dei primi otto mesi dell’anno ha visto un decremento del 37,6% sull’analogo periodo dello scorso anno, ha però a messo a segno un aumento del 40,5% tra gennaio e agosto. In questo caso, rispetto a gennaio 2002 l’incremento dell’indice è stato pari all’80,9%. Ció conferma l’importante ruolo svolto da un euro forte nel contenere l’onere e la dinamica di questi fattori di costo a vantaggio dell’industria nazionale. Prezzi alla produzione Nei primi nove mesi del 2009, grazie alla diminuzione tendenziale dei prezzi di energia e materie prime e a causa della pressione esercitata dalla riduzione della domanda, la dinamica dell’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali (Istat) ha segnato un decremento del 5,2%. Le variazioni tendenziali mensili dell’indice hanno assunto un segno negativo a partire dal dicembre dello scorso anno e un’ampiezza sensibile da giugno sino a settembre. Sempre nei primi nove mesi dell’anno, l’indice relativo ai prezzi dei prodotti venduti sul mercato interno ha registrato una diminuzione tendenziale del 6,0%, mentre per i beni venduti sul mercato estero l’indice è diminuito del 2,8% in termini tendenziali. Nello stesso periodo, l’indice dei soli prodotti trasformati e manufatti ha registrato una diminuzione, pari al 5,6%. In particolare si segnalano le riduzioni fatte segnare dai prodotti petroliferi raffinati (-30,8%), dalla metallurgia e prodotti in metallo (-8,9%) dai prodotti chimici (-3,4%) e dai prodotti alimentari, bevande e tabacco. Secondo le previsioni di ottobre di Prometeia, la dinamica dell’indice generale dei prezzi alla produzione, pari al 5,8% nel 2008, sarà ovviamente negativa nel 2009, -5,2%, ma invertirà nuovamente il segno nel 2010, anche se non andrà oltre un incremento dell’1,7%. La variazione dell’indice dei prezzi dei soli manufatti non alimentari, dopo l’incremento minimo dell’1,5% dello scorso anno, dovrebbe risultare in lieve riduzione quest’anno, -1,6%, per poi fare comparire un lieve segno posititvo l’anno prossimo, +0,4%. Prezzi al consumo A fine 2008, l’andamento dei prezzi al consumo, compresi i tabacchi, aveva fatto segnare un aumento del 3,3% per l’indice generale per l’intera collettività nazionale (NIC), del 3,4% per l’indice generale per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e del 3,5% per l’indice generale armonizzato Ue (IPCA). La dinamica dei prezzi ha messo in luce un rallentamento già da Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 settembre 2008 che è proseguito durante tutti i primi dieci mesi del 2009. Il pericolo costituito dall’instaurarsi di una fase di deflazione non è più al centro dell’attenzione della Banca centrale europea, che comincia a considerare i tempi per attuare una manovra di uscita dall’attuale fase di politica monetaria espansiva, in termini di tassi, ma soprattutto di offerta di moneta. Nei primi dieci mesi del 2009, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le variazioni degli indici, compresi i tabacchi, è risultata comunque positiva ed è stata pari allo 0,8% sia per l’indice riferito alla collettività nazionale, sia per quello riferito alle famiglie di operai e impiegati. Nello stesso periodo l’indice armonizzato Ue ha fatto segnare un aumento dello 0,7%. Secondo il Governo, l’inflazione media annua, misurata dal deflatore dei consumi, dovrebbe risultare sostanzialmente nulla (+0,1%) nel 2009, per risalire nel 2010 a seguito della ripresa e della crescita dei prezzi internazionali delle materie prime. L’orizzonte delle previsioni più recenti non è sostanzialmente difforme, ma segnala una tenuta dell’inflazione anche a fronte della crisi dell’anno in corso. Nella media del 2009, la crescita dei prezzi al consumo dovrebbe essere compresa tra lo 0,7 e lo 0,8%. La cauta ripresa mondiale prevista per il 2010 non dovrebbe risvegliare rilevanti pressioni inflazionistiche e la dinamica dei prezzi resterà contenuta in una fascia compresa tra lo 0,9 e l’1,8%. La finanza pubblica Nella Relazione previsionale e programmatica di settembre il Governo ha fornito le usuali indicazioni per le principali voci di finanza pubblica, facendo riferimento alla prospettiva di una riduzione del prodotto interno lordo del 4,8% nel 2009, seguita da una lenta ripresa nel 2010 (+0,7%). Le entrate finali dovrebbero scendere dell’1,4% nel 2009, per poi aumentare dell’1,0% nel 2010. Tale andamento risulterebbe determinato da una riduzione delle entrate tributare del 2,9% nel 2009, per le quali è prevista una ripresa in linea con il Pil nel 2010 (+0,7%). A sua volta l’andamento delle entrate tributarie appare determinato soprattutto da quello delle imposte indirette. Queste ultime farebbero registrare una caduta del 4,5% nell’anno in corso e un incremento dell’1,9% nel 2010. I contributi sociali non dovrebbero fare segnare più di una lieve flessione nell’anno in corso (-0,4%) e poi aumentare di ben il 2,0% nel 2010. Sulla base di questa ipotesi il governo ha prospettato un lieve aumento della pressione fiscale nel 2009 al 43,0% del Pil, dal 42,8% dello scorso anno, cui farà seguito una leggera diminuzione nel 2010, al 42,5%. Andamento opposto a quello delle entrate dovrebbero avere le spese totali finali al netto degli interessi che salirebbero nel 2009 del 5,0% e dovrebbero mantenersi stabili nel 2010 (+0,1%). Le spese correnti al netto degli inte- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 ressi risulterebbero in aumento sia nell’anno in corso (+3,8%) sia, ma in minore misura, l’anno prossimo (+1,3%). Le spese in conto capitale, che sono tipicamente molto più variabili, anche perché molto meno rilevanti, dovrebbero fare registrare un netto incremento (+17,6%) al termine del 2009, seguito però da un’altrettanto decisa riduzione nel 2010 (-11,4%). Il saldo primario si ridurrà notevolmente e invertirà il segno, passando dal +2,4 dello scorso anno a -0,5% del Pil nel 2009, determinando un disavanzo pari a 6.933 milioni di euro, con un peggioramento in termini assoluti di 44.845 milioni di euro. La spesa per interessi dovrebbe diminuire lievemente in assoluto e in percentuale del Pil nel 2009, passando dal 5,1% del 2008 al 4,8%, per risalire nuovamente nel 2010 al 4,9%. L’indebitamento netto dovrebbe quindi fare registrare un sostanziale incremento, salendo dal 2,7% del Pil del 2008, al 5,3% nel 2009, per poi ridursi solo lievemente al 5,0% nel 2010. Anche per effetto della recessione, l’incidenza del debito pubblico sul Pil registrerà una notevole impennata, passando dal 105,7% del 2008, al 115,1 nel 2009, per salire ulteriormente nel 2010 al 117,3%. Questo quadro preoccupante, che ha determinato l’apertura di una procedura di infrazione per violazione del patto di stabilità anche nei confronti dell’Italia, risente comunque in ampia misura della sottostante ipotesi relativa ad una ripresa della crescita nel 2010, la cui solidità appare non molto affidabile. Inoltre l’elevato debito pubblico espone a gravi rischi nel caso di un innalzamento dei tassi d’interesse a livello europeo non accompagnato da un’adeguata ripresa dell’attività economica a livello nazionale, che potrebbe determinare una crescita della spesa per interessi destabilizzante per il rapporto tra debito e Pil. Le recenti previsioni relative alla finanza pubblica sono concordi nel prospettare un’evoluzione verso un quadro di potenziale destabilizzazione del rapporto tra debito pubblico e Pil. Questo rapporto costituisce non solo un enorme vincolo per l’operare della politica economica del Governo, ma un fattore di rischio elevato a fronte di un possibile aumento dell’onere del finanziamento del debito o di una crisi di fiducia nella sostenibilitá del debito da parte degli investitori internazionali. Nella migliore delle ipotesi gli effetti di una necessaria politica di rientro graveranno a lungo sulla crescita potenziale del paese. Secondo le stime, l’avanzo primario dovrebbe risultare quest’anno negativo e compreso tra -0,6 e -0,4% del Pil, ma la debolezza della ripresa non ne permetterà il ritorno a valori positivi nemmeno nel corso del prossimo anno, quando dovrebbe risultare compreso entro una fascia di valori tra -0,2 e -0,7% del Pil. Il rapporto tra indebitamento netto della A.P. e Pil risulterà particolarmente elevato, sia per il 2009, compreso tra il 5,3 e il 5,6%, sia per il 2010, con valori tra il 5,1 e il 5,7%. Nelle stime, il rapporto tra A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 215 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena debito della Pubblica amministrazione e Pil dovrebbe risultare su livelli compresi tra 114,6 e 115,8% a fine 2009 e peggiorare ulteriormente nel 2010 verso livelli compresi in una gamma di valori tra il 116,7 e 119,8%. A P P E N D I C E I tassi di interesse e il credito 216 Tassi ufficiali Con l’avvio del 2009, la Banca centrale europea ha continuato la manovra di riduzione dei tassi in corso in un’ottica di espansione della politica monetaria. Il 15 gennaio ha annunciato una nuova riduzione del tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento principali, a valere dal 21 gennaio, di 50 punti base (0,5%), al 2,00%. Queste operazioni vengono effettuate a tasso fisso e non più variabile dall’ottobre dello scorso anno. L’intervento è stato accompagnato da una diminuzione di ben 100 punti, all’1%, del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, mentre il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è stato mantenuto fisso al 3,00%. La manovra intendeva riportare a 200 punti base il corridoio formato dai tassi di interesse sulle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti, intorno al tasso applicato all’operazione di rifinanziamento principale. L’intervento aveva l’obbiettivo di spingere le banche ad utilizzare le operazioni di rifinanziamento principali, rendendo relativamente più onerose quelle marginali e, soprattutto, di ampliare il credito disponibile al sistema economico, rendendo meno remunerativi i depositi detenuti presso la banca centrale dalle banche, con l’intento di spingere alla riattivazione del mercato interbancario. Nella stessa logica si trova la ratio degli interventi annunciati il 5 marzo, per una riduzione di 50 punti base dei sopracitati tre tassi di interesse a decorrere dall’11 marzo, e il 2 aprile, per un’ulteriore diminuzione dei tre tassi di 25 punti base a decorrere dall’8 aprile. Il 7 maggio la Bce ha annunciato un ulteriore intervento, con il quale a decorrere dal 13 maggio il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema è stato ridotto di 25 punti base, all’1,00% e il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è stato ridotto di 50 punti base, all’1,75%. In questa occasione per ridurre ulteriormente il costo del finanziamento al sistema, senza giungere ad annullare la remunerazione dei depositi detenuti presso la banca centrale, la Bce ha accettato di ridurre a 150 punti base il corridoio formato dai tassi di interesse sulle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti. La Bce ha comunque sempre chiaramente voluto escludere uno spostamento più marcato nella direzione di tassi di rifinanziamento prossimi allo zero. Credito La più grave crisi economica dal dopoguerra innescata dall’insolvenza dei mutui ad alto rischio statunitensi, ha interessato anche il sistema bancario italiano, anche se in misura molto meno accentuata rispetto ad altri paesi, Stati Uniti d’America e Regno Unito in particolare. L’acuirsi delle difficoltà finanziarie di famiglie e imprese ha causato una rapida espansione degli accantonamenti ai fondi rischi su crediti, oltre al deterioramento della qualità dei portafogli prestiti. Questa situazione ha indotto le banche ad una particolare cautela nell’erogazione dei crediti e a una maggiore richiesta di garanzie, soprattutto nei confronti delle imprese di più piccole dimensioni. Secondo Banca d’Italia, in agosto la crescita sui dodici mesi dei finanziamenti concessi dalle banche al settore privato non finanziario è scesa al 2,2% (correggendo per l’effetto contabile delle cartolarizzazioni). Un anno prima il credito cresceva a tassi molto più alti, del 10% circa. La dinamica dei prestiti bancari è riconducibile sia agli effetti sulla domanda della difficile congiuntura economica, sia a condizioni di offerta che permangono restrittive. Le banche italiane partecipanti all’indagine sul credito bancario dell’Eurosistema (Bank Lending Survey) hanno segnalato un continuo inasprimento delle condizioni, seppure ad un ritmo progressivamente più moderato. Indicazioni di difficoltà di accesso al credito bancario continuano a provenire dalle indagini presso le imprese, anche in questo caso, tuttavia, emergono segnali che il ritmo con cui procede la restrizione si stia attenuando. Secondo i dati divulgati dall’Istituto di via Nazionale, a fine settembre 2009 si è registrata una diminuzione dello 0,5% tendenziale dei prestiti “vivi” concessi alla clientela residente (i finanziamenti erogati al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine). Rispetto alla crescita rilevata a fine dicembre 2008 c’è stato un rallentamento superiore ai quattro punti percentuali. Il rallentamento è apparso più evidente per le imprese (l’aggregato comprende le società non finanziarie e le famiglie produttrici), i cui prestiti “vivi” sono diminuiti tendenzialmente, dell’1,3%. A fine dicembre 2008 si era registrato invece un tasso di crescita pari al 6,7%. L’aumento tendenziale dei prestiti “vivi” si è invece attestato al 3,9% per quelli a favore delle famiglie consumatrici, considerate assieme alle istituzioni sociali private e ai soggetti non classificabili dagli enti segnalanti. La qualità degli attivi bancari continua a peggiorare. In settembre le sofferenze bancarie hanno fatto registrare un aumento del 25,5% rispetto all’analogo periodo del 2008. I flussi di nuove sofferenze rettificate (che tengono cioè conto della posizione del debitore nei confronti dell’intero sistema bancario e non soltanto di un singolo intermediario) in rapporto ai prestiti complessivi, annualizzato e al netto dei fattori stagionali, ha raggiunto l’1,6 nel primo trimestre Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tassi di mercato I tassi d’interesse bancari hanno continuato a ridursi, sostanzialmente in linea con gli andamenti osservati nell’insieme dell’area dell’euro. Il costo dei prestiti a breve termine alle imprese, inclusi quelli in conto corrente, è sceso in agosto, nella media, al 4,0%, 2,8 punti percentuali in meno rispetto a ottobre 2008, quando è iniziata la riduzione dei tassi ufficiali nell’area dell’euro. Il costo medio dei nuovi mutui alle famiglie è diminuito al 2,5% per le erogazioni a tasso variabile e al 5,0 per quelle a tasso fisso (rispettivamente 3,0 e 0,8 punti percentuali in meno). Il differenziale tra il tasso applicato sui prestiti a breve termine a famiglie e imprese e quello corrisposto sui depositi in conto corrente si è ristretto, in media, a quattro punti percentuali. Secondo Prometeia, il tasso sui Bot a tre mesi sceso dal 3,8% del 2008 allo 0,8% del 2009, dovrebbe mantenersi in media sullo stesso livello anche per il 2010. Il tasso medio sugli impieghi bancari, dovrebbe passare dal 6,8% del 2008 al 4,8% nel 2009, ma poi risultare leggermente cedente e scendere lievemente al 4,6% nel 2010. I tassi di politica monetaria dovrebbero rimanere invariati fino a quasi tutto il 2010, i mercati si attendono tassi a breve termine più elevati dai primi mesi del prossimo anno, che dovrebbero arrivare attorno al 2,0% a fine anno. Il tasso inter- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 bancario a 3 mesi dovrebbe iniziare a salire tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, anticipando l’azione della politica monetaria. L’Euribor a 3 mesi dovrebbe giungere attorno all’1,5% a fine 2010. I rendimenti dei titoli governativi dovrebbero avviare un lieve trend crescente dai primi mesi del prossimo anno, ma il progressivo irrigidimento della politica monetaria porterà ad un appiattimento della curva dei rendimenti per scadenza, dovuto ad un relativo aumento dei tassi sui titoli a breve rispetto a quelli a lunga scadenza. Il mercato del lavoro Gli effetti della crisi internazionale hanno determinato una svolta negativa per le condizioni del mercato del lavoro. Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nel primo semestre 2009, rispetto all’analogo periodo del 2008, l’offerta di lavoro è diminuita lievemente, -0,4% (-112 mila unità) e le forze di lavoro si sono ridotte a quota 24 milioni e 996 mila unità. È in particolare questa diminuzione dell’offerta che testimonia la difficile condizione del mercato del lavoro. Il tasso di attività della popolazione da 15 a 64 anni è sceso di poco più di un mezzo punto rispetto a un anno prima, portandosi al 62,5%. Gli occupati sono risultati in media poco più di 23 milioni 84 mila, 291 mila unità in meno pari ad un decremento tendenziale dell’1,2%. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni si è ridotto di 1,1 punti rispetto a un anno prima, risultando pari al 57,7%. La riduzione tendenziale dell’occupazione nei macrosettori è stata pari a -2,1% in agricoltura e a -2,8% nell’industria in senso stretto, non è andata oltre un -0,2% nelle costruzioni, mentre se è risultata contenuta anche per il complesso dei servizi, -0,8%, nel solo settore del commercio ha però raggiunto un’ampiezza pari a -3,8%. Il calo dell’occupazione è stato sostanzialmente determinato dalla diminuzione delle posizioni lavorative indipendenti, scese di 240 mila unità (-4,0%), mentre quelle dipendenti hanno subito solo una marginale limatura (-0,3%, -51 mila unità), certamente grazie all’impiego della cassa integrazione guadagni. L’esame dell’andamento dell’occupazione per posizione professionale, carattere dell’occupazione e tipologia di orario mostra nel complesso una riduzione degli occupati a tempo parziale (-2,3%, -79 mila unità) maggiore di quella subita da quelli a tempo pieno (-1,1%, -213 mila unità). Ciò è dovuto all’andamento riferito all’occupazione indipendente, per la quale gli occupati a tempo pieno sono scesi del 2,9% (-152 mila unità) e quelli a tempo parziale sono invece stati decimati (-11,0%, -89 mila unità). Ben diverso l’andamento per i dipendenti per i quali nel complesso una sostanziale invarianza degli aggregati (risultano in diminuzione dello 0,4%, -62 mila unità, quelli a tempo pieno e in aumento dello 0,4%, +10 mila unità A P P E N D I C E ed è salito all’1,9% nel secondo trimestre. Il tasso di ingresso in sofferenza è andato crescendo ad un ritmo particolarmente marcato per le imprese (2,1% nel primo trimestre e 2,6% nel secondo). Come evidenziato dai dati della Banca d’Italia, la raccolta bancaria complessiva, tra depositi, buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti, pronti contro termine passivi e assegni circolari, è cresciuta tendenzialmente nello scorso settembre del 7,3%. Rimangono in calo i depositi detenuti dalle imprese, un segnale della loro difficoltà finanziaria. Secondo Banca d’Italia, nel primo semestre del 2009, in presenza di un forte aumento delle perdite su crediti, la redditività bancaria è peggiorata. Sulla base delle relazioni consolidate, gli utili dei cinque maggiori gruppi, gli accantonamenti e le rettifiche di valore a fronte del rischio di credito sono più che raddoppiati e hanno assorbito il 54% del risultato di gestione, una quota che era pari a circa un quinto nel primo semestre del 2008. Anche se i dati non risentono ancora delle operazioni di ricapitalizzazione pubblica di alcune banche del campione, i coefficienti patrimoniali dei cinque maggiori gruppi italiani sono migliorati rispetto alla fine del 2008, a seguito sia dall’incremento degli aggregati patrimoniali, attribuibile per la maggior parte all’accantonamento di una quota rilevante dell’utile del periodo, sia da una diminuzione nei volumi delle attività ponderate per il rischio e da un contenimento della loro rischiosità media. 217 A P P E N D I C E Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena 218 quelli a tempo parziale) è la risultante di andamenti divergenti per gli occupati permanenti e a termine. I primi sono aumentati nel complesso dello 0,9%, +140 mila unità, per effetto di un aumento dello 0,7%, +91 mila unità, delle posizioni a tempo pieno e del 2,4%, +49 mila unità delle posizioni a tempo parziale. I secondi, che costituiscono elemento di flessibilità del mercato del lavoro, sono invece stati espulsi in ampia misura, come era facile attendersi, e sono diminuiti dell’8,3%, -192 mila unità, per effetto di una riduzione leggermente più ampia per le posizioni a tempo pieno (-8,6%, -152 mila unità) che per quelle a tempo parziale (-7,2%, -39 mila unità). Nonostante la diminuzione dell’offerta la difficile condizione del mercato del lavoro si è riflessa in un ancora limitato aumento delle persone in cerca di occupazione (+10,3%, pari a 179 mila unità), sullo stesso periodo del 2008, che ha portato il totale a quota 1 milione 912 mila, con un aumento del tasso disoccupazione, che è salito dal 6,9% al 7,7% nei primi sei mesi del 2009. Le previsioni più recenti prospettano per il 2009 una flessione dell’occupazione (espressa in unità di lavoro standard) compresa tra il 2,7 e il 2,4%. La debole ripresa attesa per il 2010 non dovrebbe avere la forza di invertire l’andamento dell’occupazione che risulterà cedente, con variazioni stimate tra -1,1 e +0,0%. Il tasso di disoccupazione tenderà a salire nel 2009, passando dal 6,8% del 2008 a valori compresi tra il 7,5 e il 7,9%, per proseguire con analoga tendenza nel corso del 2010, raggiungendo in media un livello tra l’8,5 e il 8,7%. Le indicazioni elaborate dal Governo a settembre sono negative e continuano ad apparire in linea con quanto prospettato nelle previsioni successive. Nella Relazione previsionale e programmatica il tasso di disoccupazione veniva indicato all’8,5%, per il 2009, prevedendone un lieve incremento all’8,8% nel 2010. Nei primi nove mesi del 2009, in media, l’occupazione nelle grandi imprese ha subito un calo di -1,5% al lordo della Cig e del 3,9% al netto della Cig, rispetto allo stesso periodo del 2008. La variazione complessiva non palesa la diversa ampiezza della riduzione dell’occupazione nell’industria e nel settore dei servizi.Tra gennaio e settembre l’occupazione nell’industria al lordo della Cig si è ridotta del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2008, ma al netto ha subito una caduta dell’8,6%. Il quadro è meno drammatico nei servizi, settore nel quale la diminuzione è stata dello 0,9% al lordo e dell’1,3% al netto della Cig. All’interno dell’industria gli andamenti registrati sono stati non solo di diversa ampiezza, ma anche di segno opposto. L’occupazione alle dipendenze al netto Cig si è ridotta del 10,7% nelle grandi imprese manifatturiere, in particolare di oltre il 14,0% nella fabbricazione di macchinari e attrezzature e in quella di mezzi di trasporto, ma nelle grandi imprese delle costruzioni è risultata in forte aumento (+8,5%). Nonostante la condizione negativa del mercato del lavoro, nel periodo gennaio-ottobre 2009, le retribuzioni orarie contrattuali hanno messo a segno un aumento del 3,2% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Cassa integrazione guadagni Nel periodo da gennaio ad ottobre 2009, le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni ordinaria, di matrice prevalentemente anticongiunturale, sono risultate oltre 421 milioni, in aumento di otto volte sullo stesso periodo del 2008. Occorre ricordare che, come tutti gli indicatori del mercato del lavoro, la Cig riflette l’andamento del ciclo economico con un certo ritardo e risente di tempi amministrativi. Le ore autorizzate di cassa ordinaria hanno superato la quota di 50 milioni di ore al mese a partire da maggio e a quel livello si sono mantenute, con la sola eccezione stagionale dei mesi di luglio e agosto, tanto che sono ben più di 115 milioni le ore autorizzate solo nei mesi di settembre e ottobre. Il fenomeno non pare quindi destinato a ridursi rapidamente, se non per il raggiungimento dei termini massimi applicabili. Nel complesso, si tratta di valori che non trovano riscontro nel passato e sono avvicinati solo dagli oltre 229 milioni di ore autorizzate nel 1983 e dagli oltre 240 milioni di ore autorizzate nel 1993, anche se, per un confronto corretto, occorre considerare che i cambiamenti della normativa intercorsi hanno notevolmente ampliato i soggetti per cui può essere richiesta l’autorizzazione. La ripresa della Cig ordinaria è stata determinata, in termini di contributi percentuali, dal rilevante settore delle industrie meccaniche, che ha fatto registrare un incremento di dodici volte delle ore, per una quota del 60,4%; dalla metallurgia, per il 10,1%; dalla chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche, per il 9,4%, e dall’industria della moda (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature), per l’8,7%. Sempre nel periodo tra gennaio e ottobre, le ore autorizzate per interventi straordinari, concesse per stati di crisi aziendale oppure per ristrutturazioni, sono risultate quasi 240 milioni, con un aumento del 163,4% rispetto ai primi dieci mesi del 2008. Ancora più che per l’ordinaria, l’aumento del ricorso alla cassa straordinaria riguarda i mesi appena trascorsi. Solo da luglio le ore autorizzate ogni mese hanno superato quota 30 milioni e tra luglio e ottobre le ore autorizzate di cassa straordinaria sono risultate pari a oltre 137 milioni. Nel complesso, si tratta di valori assoluti rilevanti, anche se in questo caso non senza precedenti. Tenuto conto delle variazioni della normativa intercorse, i dati inducono a fare riferimento agli oltre 250 milioni di ore autorizzate sia nel 1993, sia nel 1994. Non lontani appaiono comunque i livelli toccati nel periodo dal 1981 al 1988, che andarono Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Istat. Indice destagionalizzato della produzione industriale. Periodo: settembre 2007 - settembre 2009 Fonte: Istat. Indice destagionalizzato degli ordinativi dell’industria. Periodo: settembre 2007 - settembre 2009 Fonte: Istat. da minimi di oltre 310 milioni sino ad un picco di 548 milioni di ore nel 1984. Il perdurare della crisi potrebbe portarci vicino a tali livelli nel corso del 2010. Al forte aumento della Cig straordinaria rilevato fino ad ora hanno contribuito in particolare i settori della meccanica, per una quota del 34,9%; della moda (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature), per il 17,8%; dei trasporti e comunicazioni, per il 12,5%; e del commercio, per il 12,4%. Per concludere le ore di integrazione salariali autorizzate riferite alla gestione speciale edilizia sono aumentate del 92,2%, passando da 29 milioni 181 mila a 56 milioni 98 mila ore. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 I settori Industria Come sottolinea Prometeia nel suo Rapporto di previsione dell’ottobre scorso, il crollo dell’attività industriale che si è verificato dalla seconda metà del 2008 non ha eguali nel passato. Il livello della produzione industriale rimarrà per lungo tempo inferiore a quello precedente la crisi. Anche nel caso di una ripresa dell’attività economica complessiva, verrà a determinarsi un ridimensionamento dell’importanza del settore industriale, non solo in termini relativi al settore dei servizi, ma in termini assoluti, con pesanti ripercussioni in termini di valore aggiunto, ma più ancora di riduzione della struttura industriale e dell’occupazione. L’esperienza delle recessioni del 1981 e del 1992, meno profonde dell’attuale, mostra quali sono gli effetti in termini di processi di ristrutturazione delle imprese, riallocazione dei processi produttivi e degli addetti tra settori e aree del paese e a livello globale. A ciò si aggiunge che le difficoltà del sistema creditizio, ad ora tutt’altro che risolte, sia a livello internazionale, sia in ambito nazionale, potrebbero avere pesanti ripercussioni negli anni a venire sulle imprese industriali. In particolare ne potrebbero risentire particolarmente quelle piccole e medie imprese che hanno fatto da sempre particolare affidamento sul credito e che non hanno, e difficilmente potranno avere, accesso al mercato, come fonte alternativa di finanziamento. Nei primi nove mesi del 2009, il dato grezzo del fatturato dell’industria ha registrato un crollo del 21,8%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La riduzione è stata di minore ampiezza per il fatturato realizzato sul mercato nazionale (-20,4%), mentre quello derivante dai mercati esteri si è ridotto del 25,0%. La crisi ha quindi severamente colpito i settori industriali maggiormente orientati ai mercati internazionali. Nello stesso periodo, il fatturato del solo settore manifatturiero ha fatto segnare una caduta del 22,1%. In termini congiunturali, l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha fatto segnare variazioni mensili negative a partire dal maggio 2008 sino a marzo 2009. Successivamente l’indice si mantenuto sostanzialmente stabile sino a luglio, ha fatto registrare una fittizia impennata ad agosto, prontamente cancellata con una variazione di segno opposto a settembre. Nei primi nove mesi del 2009, l’indice grezzo della produzione industriale ha fatto segnare un arretramento del 20,5%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nello stesso periodo l’indice della sola produzione manifatturiera ha subito una riduzione di analoga ampiezza (-20,9%). Sulla base delle previsioni Isae, nel 4° trimestre 2009, l’indice grezzo della produzione industriale dovrebbe subire una nuova riduzione ten- A P P E N D I C E Indice destagionalizzato del fatturato dell’industria. Periodo: settembre 2007 - settembre 2009 219 A P P E N D I C E Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena 220 Grado di utilizzo degli impianti e ore lavorate, indice destagionalizzato, Indice trimestrale destagionalizzato della produzione nelle costruzioni. Periodo: II trimestre 2005 - II trimestre 2009 Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese manifatturiere ed estrattive. Fonte: Istat. denziale dell’8,2%, tale da determinare nel complesso del 2009 una diminuzione della produzione industriale del 17,6% rispetto ad un anno prima. Secondo Prometeia, nella media dell’anno corrente, l’indice generale della produzione industriale subirà una diminuzione del 16,0% rispetto allo scorso anno. L’istituto ritiene che il miglioramento della congiuntura internazionale possa condurre anche ad una ripresa dell’attività industriale italiana tanto da prospettare un incremento della produzione industriale dell’1,7% nel corso del 2010. Al di là dell’analisi congiunturale, gli indici della produzione sollecitano una breve riflessione sulla questione industriale, sulle prospettive di esistenza di un ampio e competitivo settore industriale nel nostro Paese. Infatti, l’esistenza e la forza del settore costituiscono un fattore chiave alla base delle possibilità di sviluppo del paese. Ma proprio la dimensione e la competitività del settore industriale sono in discussione nel lungo periodo. Il dato grezzo dell’indice della produzione industriale, a base 2005=100, si trovava a quota 90,4 nel 1990 a quota 104,2 nel 2000, ma dopo una buona espansione durata solo il biennio 2006-2007, l’attuale recessione ha ridotto a quota 86,6 la media dell’indice nell’anno mobile che termina a settembre 2009. Ricordiamo ancora che delle numerose cause della questione industriale italiana, molte non dipendono da caratteri specifici del settore industriale stesso, ma sono da attribuire ad aspetti afferenti ad altri settori che contribuiscono a definire il sistema paese e la sua mancanza di competitività complessiva. L’andamento degli ordini ha messo in luce qualche miglioramento congiunturale tra giugno e settembre, con la pesante eccezione della flessione rilevata ad agosto. Nel complesso però, da gennaio a settembre 2009, per l’indice grezzo degli ordini è stata registrata una riduzione tendenziale ancora più pesante di quella del fatturato e della produzione, pari al 27,6%. Come per il fatturato, la diminuzione è stata meno ampia per gli ordini provenienti dal mercato nazionale, -26,4%, e più ampia per gli ordinativi esteri, ri- dottisi di quasi un terzo rispetto allo stesso periodo del 2008, -29,8%. Questi dati offrono sostegno all’attesa di un lungo periodo di difficoltà per i settori dell’industria nazionale più avanzati e più orientati all’esportazione. Il grado di utilizzo degli impianti industriali, secondo quanto risulta dall’inchiesta trimestrale Isae, nella media del periodo da gennaio a settembre, si è fortemente ridotto, passando dal 75,8 al 65,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’impiego della capacità produttiva ha toccato un minimo nel secondo trimestre dell’anno e l’aumento registrato nel terzo trimestre è stato molto limitato. In assenza di una pronta e sostanziale ripresa, il permanere di un grado di utilizzo degli impianti così ridotto determinerà effetti negativi non solo sulla programmazione degli investimenti, ma sulla consistenza della struttura industriale. Secondo l’indagine Isae, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive, dopo avere toccato un minimo lo scorso marzo è andato progressivamente e quasi ininterrottamente migliorando sino a novembre. Nonostante ciò il clima non è certo dei migliori e l’indice a novembre si colloca a quota 78,8 ben al di sotto anche del non elevato livello toccato nel settembre del 2008 (81,0). Tra gennaio e novembre, la media dell’indice è risultata pari a 70,4, rispetto alla quota di 84,4 dello stesso periodo dello scorso anno. Il peggioramento del grado di fiducia è giustificato dal netto peggioramento dei giudizi delle imprese riguardo alla consistenza del portafoglio ordini (l’indice passa a -57,9 da -22,0) e da una netta inversione della valutazione delle attese di produzione (l’indice passa a -9,3 da 4,6), mentre sono migliorate le valutazioni riferite all’accumulazione di scorte di magazzino (l’indice passa a 2,7 da 6,8). Costruzioni Come atteso è negativo il quadro nel settore delle costruzioni. A partire dal secondo trimestre 2008, la produzione ha registrato per sei trimestri conseRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive, indice destagionalizzato, base 2000=100 Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio.Tasso di variazione percentuale tendenziale. Periodo: settembre 2007 - settembre 2009 Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese manifatturiere ed estrattive. Fonte: Istat. Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese delle costruzioni. Clima di fiducia delle imprese delle commercio, indice destagionalizzato, base 2000=100. Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese del commercio al minuto tradizionale e della grande distribuzione. Clima di fiducia delle imprese dei servizi, indice destagionalizzato. Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese dei servizi. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 cutivi variazioni congiunturali di segno negativo. Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2009 e il corrispondente periodo del 2008, l’indice Istat della produzione corretto per gli effetti di calendario e l’indice grezzo hanno registrato diminuzioni, rispettivamente, del 12,5% e del 12,7%. L’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore delle costruzioni (Isae) ha mostrato notevoli oscillazioni nel corso dell’anno, ma dopo avere toccato nuovamente a gennaio il minimo del novembre 2008, ha avviato una moderata tendenza positiva, divenuta più marcata tra settembre e ottobre, quando ha toccato quota 80,4. Nel periodo da gennaio ad ottobre, in media, l’indice è sceso a quota 73,9 da 85,3 dello scorso anno. Considerando le serie componenti l’indice, al di là delle oscillazioni congiunturali, sono notevolmente peggiorati sia i giudizi sui piani di costruzione, l’indice è sceso a -32,6 da -14,6, sia, in minore misura, i giudizi riflessi nell’indice delle tendenze della manodopera, sceso a -12,8 da -6,8. Si tratta dell’indice che esprime il saldo tra il numero di imprenditori che prevedono nei prossimi tre mesi un incremento dell’occupazione presso la propria azienda e quelli che si orientano verso un decremento. Commercio e servizi Nel periodo gennaio-settembre del 2009 il valore delle vendite complessive del commercio, a prezzi correnti, è diminuito in termini tendenziali del 2,1%. Si tratta di una riduzione consistente, tenuto conto che la rilevazione avviene ai prezzi correnti e che da gennaio a settembre di quest’anno i prezzi al consumo (Nic), comprensivi dei tabacchi, sono aumentati dello 0,8%, nonostante la crisi. L’analisi delle vendite per forma distributiva conferma il quadro congiunturale negativo del commercio a fronte della debolezza dei consumi. Nei primi nove mesi dell’anno le vendite della grande distribuzione hanno registrato una flessione dello 0,4%, quelle delle imprese operanti su piccole superfici del 3,2%. Nello stesso periodo le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dell’1,7% e quelle di prodotti non alimentari del 2,2%. D’altra parte, le vendite dei discount alimentari sono aumentate dello 0,7% e quelle degli esercizi specializ- A P P E N D I C E Clima di fiducia delle imprese delle costruzioni, base 2000=100 221 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena Il clima di fiducia dei servizi di mercato, a inizio anno, è rimasto sui minimi assoluti, -32 a febbraio, mai toccati dall’avvio della rilevazione Isae per l’intero comparto, nel gennaio 2003. Quindi è andato progressivamente migliorando, sino a giungere a novembre (-2) sui livelli, non certo elevati, dell’estate dello scorso anno. Ciò nonostante se si considera la media dei primi undici mesi dell’anno, l’indice si è attestato a quota -14,3 in netto peggioramento rispetto al livello di -0,5 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Nello stesso periodo, nei sottosettori considerati il clima di fiducia peggiora sia per le imprese di servizi destinati alle famiglie, l’indice passa da -6,9 a -18,1, sia per i servizi destinati alle imprese, l’indice scende da 6,4 a -12,0, mentre si allevia il clima negativo nelle imprese dei servizi finanziari, per le quali l’indice passa da -14,8 a -3,8. A P P E N D I C E zati sono salite dello 0,3%. Il clima di fiducia delle imprese del commercio (Isae) ha anch’esso toccato un livello minimo a marzo, per poi avviare una fase di ripresa, nonostante le flessioni segnate a settembre e ottobre, che ha ricondotto l’indice a novembre (102,0) sui livelli dell’ottobre dello scorso anno. Comunque nei primi undici mesi del 2009, la media dell’indice si è collocata a quota 96,20 rispetto ad un valore di 105,8 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Esaminando le serie che entrano nella definizione del clima di fiducia, nella media del periodo da gennaio a novembre, sono nettamente peggiorati i giudizi relativi all’andamento corrente degli affari, si sono sostanzialmente ridotte le aspettative nei giudizi sulle attese del volume futuro delle vendite e sono diminuite le valutazioni relative ad un eccesso delle giacenze. 222 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 LL ’ E CON O M IA R E G IO N A L E Camera di Commercio di Forlì-Cesena N E L 2 00 9 […] In questo contesto di profonda e ramificata crisi economica, secondo le stime redatte nello scorso novembre da Unioncamere regionale e Prometeia, l’Emilia-Romagna dovrebbe chiudere il 2009 con un decremento reale del Pil del 4,6%, che si aggiunge alla diminuzione dello 0,7% rilevata nell’anno precedente. Rispetto alla stima effettuata nello scorso maggio, si ha un peggioramento prossimo a un punto percentuale. Nei confronti del successivo scenario proposto a settembre (-4,8%) emerge invece una leggera attenuazione della stima negativa del Pil, pari a 0,2 punti percentuali, quasi a significare che il punto più acuto della fase recessiva sia stato superato. Al di là di questa considerazione, come vedremo nei capitoli successivi, i segnali negativi sono risultati piuttosto diffusi. Se dovessimo paragonare l’economia al tempo atmosferico dovremmo dire che il cielo emiliano-romagnolo è risultato prevalentemente nuvoloso come nel resto del Paese, con poche zone di sereno. L’agricoltura è stata caratterizzata da prezzi alla produzione in sensibile diminuzione, con contraccolpi sulla redditività delle aziende. Per l’Assessorato regionale all’agricoltura si prospetta una flessione in valore prossima al 9%. Produzione, fatturato e ordini di industria e artigianato sono apparsi in forte cadu- ta, mentre la Cassa integrazione guadagni ha toccato vette inusuali soprattutto in termini anticongiunturali. L’edilizia ha evidenziato cali di attività, occupazione e consistenza delle imprese. Per quanto riguarda il commercio, il basso profilo della spesa delle famiglie – si stima un calo reale dell’1,3% - si è tradotto in un minore volume di vendite, che non ha risparmiato alcun segmento distributivo. Il netto ridimensionamento del commercio mondiale ha raffreddato l’export, che ha accusato nei primi otto mesi del 2009 una flessione di ampie e straordinarie proporzioni (-25,8%). Nel settore del credito i prestiti bancari hanno segnato il passo, mentre si è appesantito il flusso di nuove sofferenze. L’accesso al credito è divenuto più difficile ed è contestualmente aumentata la richiesta di garanzie, con conseguente forte incremento dell’attività dei Consorzi fidi. Come non accadeva da anni, c’è stato un ridimensionamento congiunturale tra marzo e giugno degli sportelli bancari. Protesti e fallimenti sono apparsi in ripresa. La disoccupazione è cresciuta, pur rimanendo su livelli largamente inferiori a quelli medi nazionali. Nell’ambito dei trasporti, quelli stradali hanno registrato un ridimensionamento delle attività, e lo stesso è avvenuto per le merci trasportate per via aerea. Note decisamente negative per il porto di Ravenna, che ha accusato una flessione di straordinarie proporzioni. La compagine imprenditoriale è apparsa in lieve ridi- Prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna. Variazioni percentuali in termini reali sull’anno precedente. Periodo 1980 – 2011. 8,0 6,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010* A P P E N D I C E 4,0 '* previsioni 2009-2011 Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e Scenario economico Unioncamere Emilia-Romagna - Prometeia. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 223 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 224 mensionamento, a causa dei cali accusati dalle forme giuridiche “personali”, solo parzialmente compensati dall’aumento delle società di capitale. Qualche nota positiva non è tuttavia mancata, ma è risultata circoscritta a pochi aspetti dell’economia dell’Emilia-Romagna. L’occupazione, limitatamente ai primi sei mesi del 2009, è riuscita sostanzialmente a tenere, fatte le debite cautele a causa dei margini d’errore dovuti alla campionarietà dei dati (+0,3%), ma è da sottolineare il ruolo determinante del massiccio impiego degli ammortizzatori sociali. I trasporti aerei hanno visto crescere leggermente il movimento passeggeri, grazie allo scalo bolognese che ha compensato i vuoti emersi negli altri aeroporti della regione. Il turismo è riuscito sostanzialmente a tenere, grazie soprattutto alla ripresa registrata nel trimestre luglio-settembre. Il raffreddamento dei consumi ha contribuito a tenere sotto controllo l’inflazione. I prezzi al consumo sono apparsi in rientro, segnando, relativamente al capoluogo di regione, tre variazioni tendenziali negative nel trimestre lugliosettembre, cosa questa mai accaduta da vent’anni a questa parte. Un altro aspetto positivo è stato rappresentato dalla riduzione dei tassi d’interesse. Lo scenario economico predisposto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, redatto nell’ultima decade dello scorso novembre, ha interpretato i segnali negativi emersi dai vari indicatori, disegnando per il 2009 un quadro dalle tinte decisamente scure, anche se leggermente più sfumate rispetto allo scenario proposto a fine estate. Oltre alla diminuzione del Pil, stimata, come descritto precedentemente, al 4,6%, per la domanda interna si prevede un calo, in termini reali, del 3,2%. Dal 1990 ad oggi solo nel 1993 si ebbe una diminuzione superiore alla soglia del 3%, pari anch’essa al 3,2%. Su questo andamento ha pesato soprattutto la flessione prossima al 12% accusata dagli investimenti fissi lordi e in questo caso si tratta della variazione negativa più pesante dal 1990. La minore acquisizione di capitale fisso è anch’essa frutto della crisi economica e conseguentemente di aspettative venate da un prevalente pessimismo. Secondo l’indagine Confindustria EmiliaRomagna tra le aziende associate è diminuita la platea d’imprese intenzionate a investire e un analogo andamento è stato evidenziato da un’indagine della Banca d’Italia. Per quanto concerne i consumi finali, alla moderata crescita di quelli delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni sociali private, si è contrapposta la diminuzione della spesa delle famiglie, stimata all’1,3%, in leggero peggioramento rispetto al calo dell’1,1% riscontrato nel 2008. Nella stima effettuata nello scorso settembre si prospettava una diminuzione più ampia pari al 2,1%. Al di là dell’attenuazione del calo, rimane tuttavia uno scenario negativo che ha tratto origine dalla perdurante debolezza delle vendite al dettaglio emersa dalle indagini effet- tuate dal sistema camerale. Le esportazioni di beni, in uno scenario dominato dal forte ridimensionamento del commercio internazionale, sono state previste in diminuzione in termini reali del 22,9%, ampliando il calo del 2,5% rilevato nel 2008. Negli anni precedenti al biennio 2008-2009, prendendo come base il 1992, è stata registrata una variazione negativa solo nel 2003 (-0,9%). In questo caso la stima di novembre ha evidenziato una situazione meno intonata rispetto a quella prospettata sia a maggio (-10,1%) che a settembre (-18,7%), scontando i pessimi andamenti, per altro comuni alle altre regioni, rilevati da Istat. Per quanto concerne la formazione del reddito, il valore aggiunto ai prezzi di base dei vari rami di attività è stimato in calo in termini reali del 4,8% rispetto alla situazione del 2008. L’unica eccezione ha riguardato agricoltura, silvicoltura e pesca, che però è stata penalizzata da prezzi alla produzione prevalentemente cedenti, tant’è che ad un aumento reale del valore aggiunto dell’1,8% è corrisposta una diminuzione a valori correnti dell’1,3%. Negli altri rami di attività spicca il negativo andamento dell’industria in senso stretto (estrattiva, manifatturiera ed energetica) per la quale è stata prospettata, nello scenario di novembre, una flessione reale prossima al 13%, che ha aggravato il quadro già negativo emerso nel 2008 (-3,3%). Il quadro pessimistico offerto dallo scenario di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia trova fondamento nel forte deterioramento dei vari indicatori su produzione, vendite e ordinativi emerso dalle indagini congiunturali del sistema camerale, soprattutto nella prima metà dell’anno. Per le costruzioni si prevede un andamento negativo, anche se in termini più contenuti rispetto a quanto osservato per l’industria in senso stretto (-3,1%). In questo caso non si tratta della variazione più negativa dal 1990. Andò peggio nel 1994, quando venne registrata una flessione del 7,2%. Il ridimensionamento delle attività ha avuto effetti sull’intensità del lavoro. Alla sostanziale tenuta dell’occupazione, intesa come consistenza degli addetti, è corrisposto un minore impiego del lavoro, in parte riconducibile, per l’occupazione alle dipendenze, al massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, Cig in primis. Lo scenario predisposto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia prevede una diminuzione delle unità di lavoro, che misurano il volume di lavoro svolto, pari al 2,1%. Si tratta della variazione più negativa dai primi anni ’90. Ogni ramo di attività ha contribuito al calo, con una particolare intensità per l’industria in senso stretto (-6,1%). Per quanto concerne i parametri caratteristici del mercato del lavoro, è da sottolineare la crescita del tasso di disoccupazione al 3,7% dal 3,2% del 2008. L’Emilia-Romagna si è tuttavia collocata su livelli tra i più contenuti del Paese. Passiamo ora a illustrare più dettagliatamente alcuni Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 temi specifici della congiuntura del 2009, rimandando ai capitoli specifici coloro che ambiscono ad un ulteriore approfondimento. La demografia delle imprese è stata caratterizzata da un leggero decremento della consistenza delle imprese attive pari allo 0,8%, che ha interrotto la tendenza espansiva in atto da lunga data. Il saldo tra imprese iscritte e cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale, è risultato negativo per 1.484 unità, in contro tendenza rispetto all’attivo di 1.914 imprese rilevato nei primi nove mesi del 2008. In ambito nazionale l’Emilia-Romagna è tuttavia risultata la quinta regione italiana in termini di diffusione delle imprese sulle popolazione, con 991 imprese ogni 10.000 abitanti. Tra i settori, agricoltura e industria hanno registrato decrementi pari rispettivamente al 2,2 e 1,5%, a fronte della stabilità del terziario. In ambito industriale è da sottolineare il calo dell’1,1% accusato dall’edilizia. Analogo andamento per l’industria manifatturiera (-2,0%), che ha risentito principalmente delle diminuzioni accusate dalle industrie della moda e metalmeccaniche. La tenuta dei servizi è da attribuire in particolare agli aumenti riscontrati nei comparti delle attività immobiliari, noleggio, informatica ecc. e degli “altri servizi pubblici, sociali e personali”, che hanno compensato i cali rilevati nel commercio, nei trasporti e nell’intermediazione finanziaria. Si è ulteriormente rafforzato il peso delle società di capitale, mentre hanno perso terreno le forme giuridiche “personali”, ovvero società di persone e ditte individuali. Diminuiscono tutte le cariche, soprattutto i soci, mentre è continuata l’onda lunga degli stranieri. Dalle 18.768 cariche ricoperte a fine settembre 2000 si è progressivamente passati alle 49.316 di fine settembre 2009. Per quanto concerne l’imprenditoria femminile, a fine giugno 2009 sono risultate attive in Emilia-Romagna quasi 90.000 imprese, vale a dire l’1,9% in più rispetto all’analogo periodo del 2008 (+1,3% in Italia). Questo andamento si è distinto dalla sostanziale stazionarietà emersa a fine giugno 2009 nella totalità del Registro delle imprese (+0,1). L’andamento del mercato del lavoro è stato caratterizzato da luci e ombre. Al minore impiego del lavoro – le relative unità sono previste in diminuzione del 2,1% – dovuto alla portata della crisi economica non è corrisposto un analogo andamento per la consistenza dell’occupazione, che è riuscita sostanzialmente a tenere grazie, soprattutto, al massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali. Il numero di occupati è mediamente ammontato in Emilia-Romagna a circa 1.973.000 unità, con un incremento dello 0,3% rispetto al primo semestre del Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 2008, equivalente, in termini assoluti, a circa 5.000 persone. Nella prima metà del 2008 era stata rilevata una crescita più sostenuta, pari all’1,6%, che era equivalsa a circa 32.000 persone in più. Per quanto modesto, l’incremento regionale dell’occupazione è tuttavia apparso in contro tendenza rispetto a quanto avvenuto in Italia (-1,2%) e nella ripartizione nord-orientale (-0,5%). Fra le regioni italiane solo il Trentino-Alto Adige ha registrato una crescita dell’occupazione (+1,4%) superiore a quella rilevata in Emilia-Romagna, mentre quindici regioni hanno accusato cali in un arco compreso tra il -0,1% della Sicilia e il -5,6% dell’Abruzzo, ma in questo caso il terremoto può avere avuto la sua tragica parte. Sotto l’aspetto del genere, le donne sono cresciute del 2,8%, a fronte della diminuzione dell’1,6% accusata dagli uomini, mentre dal lato della posizione professionale sono stati gli occupati dipendenti a contribuire alla moderata crescita dell’occupazione (+0,5%), compensando la diminuzione dello 0,3% rilevata nell’occupazione indipendente. In ambito settoriale è emerso un andamento disomogeneo. L’agricoltura è cresciuta notevolmente (+9,3%) e gran parte di questo andamento è da attribuire all’impennata degli occupati autonomi (+15,2%), a fronte della flessione del 6,5% accusata dall’occupazione alle dipendenze. L’industria ha chiuso i primi sei mesi del 2009 all’insegna della sostanziale stabilità. Rispetto alla prima metà del 2008 l’occupazione è mediamente cresciuta di circa 2.000 addetti, per una variazione positiva dello 0,3%. La natura campionaria della rilevazione ci induce a parlare più di sostanziale stabilità che di effettiva crescita dell’occupazione, ma al di là di questa doverosa considerazione, resta tuttavia un andamento comunque positivo, soprattutto se si considera che è maturato in uno dei periodi più bui dell’economia nazionale e mondiale. Dal lato del genere, alla crescita degli uomini, pari allo 0,9%, si è contrapposta la diminuzione dell’1,4% delle donne. Per quanto concerne la posizione professionale, sono stati gli occupati alle dipendenze a determinare la tenuta del settore industriale, con una crescita dell’1,1%, a fronte della diminuzione del 3,1% accusata dagli occupati autonomi. Per quanto riguarda i principali comparti industriali, all’incremento dell’industria in senso stretto (+1,7%) si è contrapposta la flessione del 5,2% delle costruzioni e installazioni impianti. I servizi hanno arrestato la tendenza espansiva che aveva caratterizzato gli anni precedenti. La consistenza degli occupati è scesa dello 0,3%. Dal lato del genere, sono stati gli uomini a pagare il prezzo maggiore, con una diminuzione del 4,5%, a fonte della crescita del 3,4% evidenziata dalle donne. A deprimere l’occupazione settoriale sono state soprattutto le attività commerciali, compresa la riparazione dei beni di consumo, che hanno accusato un decremento del 4,1%, largamente imputabile alla flessione del 9,7% A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 225 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 226 manifestata dagli occupati indipendenti. Nell’ambito delle attività del terziario diverse dal commercio c’è stato invece un leggero incremento (+1,0%). Sul fronte della disoccupazione sono emersi segnali piuttosto negativi. Le persone in cerca di occupazione sono risultate circa 88.000, vale a dire il 29,2% in più rispetto al primo semestre 2008. L’appesantimento della disoccupazione si è associato all’aumento del relativo tasso salito dal 3,3 al 4,3%. A crescere è stata soprattutto la componente maschile (+68,4%), a fronte dell’incremento decisamente più contenuto delle donne (+2,6%). Sotto l’aspetto della condizione, le persone con precedenti esperienze lavorative sono aumentate sensibilmente (+40,7%), a fronte della diminuzione di quelle senza precedenti lavorativi (-17,8%). Per quanto concerne le non forze di lavoro è da sottolineare la crescita, pari al 36,1%, dei “pigri”, ovvero coloro che cercano un lavoro non attivamente, che si è tuttavia associato al decremento (-10,5%) delle persone che non cercano un lavoro, pur essendo disponibili a lavorare, in pratica gli scoraggiati. La crisi economica ha lasciato un po’ di ruggine sull’impalcatura del mercato del lavoro emilianoromagnolo, ma i dati fondamentali sono rimasti su livelli eccellenti, se confrontati con quelli delle regioni italiane. Nel secondo trimestre del 2009 la regione ha evidenziato il migliore tasso di occupazione nazionale sulla popolazione in età 15-64 anni, arrivando a sfiorare la soglia del 70%, che è uno degli obiettivi contemplati dalla strategia di Lisbona. In termini di tasso di attività, pari al 72,9%, è stato riscontrato un analogo primato. Per quanto concerne il tasso di disoccupazione, solo una regione, vale a dire il Trentino-Alto Adige, ha evidenziato, nella media del primo semestre, un rapporto più contenuto, pari al 2,8%, rispetto a quello dell’Emilia-Romagna (4,3%). Per quanto riguarda l’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali è emerso uno scenario improntato a un certo pessimismo. Secondo le aspettative manifestate dalle imprese, nel 2009 l’occupazione di industria e servizi dovrebbe diminuire dell’1,8%, dopo anni segnati da previsioni positive. Inutile sottolineare che la grave crisi ha avuto un ruolo predominante nel raffreddare le aspettative. L’annata agraria 2008-2009 è stata caratterizzata, sotto l’aspetto climatico, da un inverno sostanzialmente piovoso, con qualche nevicata che ha toccato anche le zone di pianura. Le temperature hanno visto una certa alternanza tra periodi gelidi e più temperati. Da sottolineare l’irruzione di aria fredda del 19 marzo che ha causato un sensibile abbassamento delle temperature: all’aeroporto di Borgo Panigale la minima del 22 è scesa a -3.1ºC, stabilendo un nuovo record per la terza decade di marzo. Le gelate hanno colpito i frutteti già in risveglio, risparmiando tuttavia la Romagna grazie alla maggiore copertura nuvolosa. La primavera è stata caratterizzata dalla particolare piovosità di aprile, cui è seguito un maggio sostanzialmente povero di precipitazioni. In giugno c’è stato un’alternarsi di periodi freschi e decisamente caldi, con precipitazioni a carattere prevalentemente temporalesco, con piogge tuttavia inferiori alle attese nell’Emilia. Con l’avvento dell’estate, le precipitazioni sono andate diradandosi, ma non sono mancati gli ormai consueti eventi disastrosi causati dalle grandinate, tipo quella, particolarmente violenta, che ha investito molte zone del ferrarese nella giornata del 9 luglio. Il ciclo di precipitazioni è poi ripreso nel mese di settembre, senza tuttavia toccare picchi particolari. In ottobre c’è stata un’alternanza di periodi caldi e più freddi, che ha lasciato il posto a un novembre caratterizzato da copiose precipitazioni e temperature sostanzialmente miti. Secondo le prime valutazioni dell’Assessorato regionale all’agricoltura si profila un’annata tra le più negative sotto l’aspetto economico. Si stima un calo del valore della produzione prossimo al 9%, che riporta il settore agricolo emiliano-romagnolo ai livelli di crisi del biennio 2005-2006. Si prevedono ripercussioni fortemente negative sui bilanci delle aziende agricole, già in difficoltà per gli ingenti costi di produzione sostenuti anche nelle precedenti annate. All’origine di questo andamento è il sensibile ribasso dei prezzi agricoli indotto dalla crisi economica generale. A tale proposito i prezzi del frumento e del mais quotati alla Borsa di Bologna nel corso del 2009 sono apparsi costantemente su livelli inferiori a quelli dell’anno precedente, con punte particolarmente elevate nell’ambito delle varietà di duro. Per quanto concerne la zootecnia, spicca il basso profilo del settore suinicolo. Le quotazioni dei grassi da macello, da oltre 156 a 176 kg, sono apparse costantemente in calo da maggio, contribuendo a una flessione media, relativamente ai primi undici mesi, pari al 7,8%. Le quotazioni medie dei vitelli baliotti da vita pezzati neri rilevate dalla Camera di commercio di Modena nei primi dieci mesi del 2009 sono apparse in ripresa da febbraio, determinando una crescita media del 39,5% rispetto all’analogo periodo del 2008. In flessione sono invece apparse le quotazioni dei vitelloni maschi da macello Limousine e delle vacche da macello pezzate nere. In ambito avicunicolo, le rilevazioni della Camera di commercio di Forlì-Cesena hanno registrato tra gennaio e ottobre una situazione prevalentemente in ripresa. Nell’ambito dei polli allevati a terra, alla lieve diminuzione dei prezzi di quelli “leggeri”, si è contrapposto l’aumento di quelli pesanti, pari al 2,9%. Per le galline allevate a terra è emersa una tendenza espansiva, soprattutto per quelle medie. Per quelle allevate in batteria sono stati registrati aumenti a due cifre. Segnali di pesantezza invece per il mercato dei tacchini, i cui prezzi sono nuovamente scesi nei primi Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 professionale più consistente, vale a dire gli occupati indipendenti (+15,2%), a fronte della flessione del 6,5% di quelli alle dipendenze, equivalente in termini assoluti a circa 1.000 addetti. Per quanto riguarda il settore della pesca, la caduta della domanda mondiale ha avuto effetti sul commercio estero. L’export di pesci e altri prodotti della pesca e prodotti dell’acquacoltura dell’Emilia-Romagna è apparso in diminuzione, nei primi sei mesi del 2009, del 9,6% rispetto all’analogo periodo del 2008, annullando, di fatto, i progressi registrati nella prima metà dell’anno precedente (+8,9%). In Italia è stata rilevata una diminuzione in valore del 6,5%, a fronte del calo dell’1,5% delle quantità esportate. Dall’incrocio di questi andamenti è emersa una certa pesantezza delle quotazioni implicite all’export, che sono scese del 5,1% rispetto alla prima parte del 2008. Gran parte del pescato dell’Emilia-Romagna è stato destinato, e non è una novità, al mercato europeo. I principali acquirenti nel mondo sono risultati Spagna (54,5%), Francia (13,5%), Germania (12,5%), Regno Unito (7,5%), Olanda (4,3%) e Tunisia (3,5%). I primi sei clienti hanno assorbito quasi il 96% dell’export emiliano-romagnolo, denotando una concentrazione difficilmente riscontrabile in altri prodotti. Il ridimensionamento dell’export è da attribuire in primo luogo all’arretramento del principale cliente, ovvero la Spagna, i cui acquisti sono diminuiti in valore del 6,9% rispetto alla prima metà del 2008. Segno positivo per la Francia, che ha conquistato la seconda posizione, scalzando la Germania, in virtù di un incremento del 16,7%. Per quanto concerne i rimanenti clienti, il mercato tedesco ha accusato una flessione del proprio import di pesce pari al 9,5%. Stessa tendenza per il Regno Unito, ma su toni molto più accentuati (-21,6%). Note negative, ugualmente pronunciate, per Olanda e Svizzera, con diminuzioni rispettivamente pari al 18,8 e 73,9%. La Tunisia ha registrato una crescita del 7,3% che l’ha portata ad essere il sesto cliente del pescato dell’Emilia-Romagna. E’ da sottolineare che nella prima metà del 2007 l’ex colonia francese non aveva effettuato alcun acquisto. La compagine imprenditoriale di pesca, piscicoltura e servizi annessi a fine settembre 2009 è stata costituita da 1.931 imprese attive, vale a dire il 4,7% in più rispetto all’analogo periodo del 2008, in contro tendenza rispetto alla diminuzione generale dello 0,8%. Il saldo tra iscrizioni e cancellazioni, escluse quelle d’ufficio che, come noto, non hanno alcuna valenza congiunturale, è risultato in attivo di 54 unità, in misura più sostenuta rispetto al surplus di 25 imprese dell’anno precedente. Sotto l’aspetto della forma giuridica, il settore della pesca, piscicoltura e servizi connessi dell’Emilia-Romagna, si è distinto dal resto del Registro imprese per la bassa incidenza delle so- A P P E N D I C E dieci mesi del 2009 attorno al 5-6%, nei confronti dell’analogo periodo del 2008. Le quotazioni delle uova sono apparse in generale ripresa, con incrementi che hanno oscillato tra il 4 e il 5%. Per i conigli il mercato è apparso vivace, con aumenti per leggeri e pesanti attorno al 13%. Per quanto concerne l’andamento produttivo delle principali produzioni erbacee, sono diminuite le rese e le superfici coltivate a cereali, con l’unica eccezione del sorgo da granella. La riduzione dei raccolti è apparsa piuttosto pronunciata per frumento tenero e mais. Tra le altre coltivazioni erbacee sono diminuiti significativamente i raccolti di fava da granella, asparago, patate, fragole, girasole, mentre sono apparsi in crescita quelli di pisello proteico, carote, meloni, pomodoro e, soprattutto, soia. Tra le coltivazioni legnose le rese unitarie sono apparse prevalentemente in recupero, con le eccezioni di ciliegie, mele e actinidia. Gli aumenti più consistenti dei raccolti hanno riguardato albicocche e pere. La vendemmia è stata giudicata di ottima qualità, con livelli produttivi superiori di circa il 10% a quelli dell’annata precedente. In un quadro produttivo cedente (la produzione dei primi dieci mesi è scesa del 2,9%) il mercato del Parmigiano-Reggiano ha dato segnali di pesantezza fino a settembre. Dal mese successivo è emersa una ripresa, che è stata consolidata dal deciso rialzo dei prezzi all’origine dei contratti pubblicati in novembre, arrivati agli 8,31 euro al kg. Al 26 di novembre risultava venduto l’86,6% delle partite disponibili (millesimo 2008), in notevole aumento rispetto alla quota registrata un anno prima, relativa al millesimo 2007 (69,4%). L’export di prodotti agricoli, animali e della caccia della prima metà del 2009 - circa il 92% delle merci ha preso la strada dell’Europa - ha risentito anch’esso della crisi globale, registrando una flessione del 13,0% rispetto all’analogo periodo del 2008 (-12,1% in Italia). Il principale cliente, vale a dire la Germania, ha evidenziato una flessione del 21,7%. Non altrettanto è avvenuto per il secondo tradizionale cliente, ovvero la Francia, che ha accresciuto i propri acquisti del 6,0%. A fine settembre 2009 la consistenza delle imprese attive nei settori dell’agricoltura, caccia e silvicoltura si è ridotta del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2008, consolidando il pluriennale trend negativo, in gran parte determinato da un’effettiva riduzione e ristrutturazione del sistema imprenditoriale, da attribuire soprattutto a motivi economici e al mancato ricambio di chi si ritira dal lavoro. L’occupazione è apparsa in ripresa. Nel primo semestre 2009 è mediamente ammontata a circa 87.000 addetti, vale a dire il 9,3% in più rispetto all’analogo periodo del 2008, che a sua volta aveva registrato una crescita del 6,9% rispetto all’anno precedente. L’aumento è stato determinato dalla posizione 227 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A P P E N D I C E cietà di capitale, risultate appena 20 sulle 1.931 totali (1,0% del totale). Chi esercita la pesca lo fa prevalentemente in forma individuale (81,6% del totale) oppure associandosi ad altre persone (14,4%). A fine settembre 2009 le cooperative in attività sono risultate 56, le stesse della situazione in atto nell’analogo mese del 2008. 228 L’industria in senso stretto ha evidenziato una situazione pesantemente negativa, che dovrebbe tradursi in una flessione reale del valore aggiunto prossima al 13,0%, largamente superiore alla diminuzione del 3,3% riscontrata nel 2008. Questa stima dai chiari connotati recessivi ha trovato puntuale conferma nelle indagini congiunturali effettuate dal sistema camerale nelle imprese fino a 500 dipendenti. Nei primi nove mesi del 2009 la produzione dell’EmiliaRomagna è mediamente diminuita del 14,9% rispetto ai primi nove mesi del 2008, che a loro volta avevano registrato un decremento dello 0,6%. Il fatturato, a fronte di prezzi praticati alla clientela scesi dell’1,5%, è diminuito del 15,0% rispetto alla crescita zero riscontrata nei primi nove mesi del 2008. A questa situazione, tra le più negative degli ultimi vent’anni, non è stata estranea la domanda che è risultata in calo del 15,3%, e anche in questo caso c’è stato un netto peggioramento rispetto al decremento dello 0,6% registrato tra gennaio e settembre 2008. Il ridimensionamento del commercio internazionale ha avuto effetti sulle esportazioni, che sono scese dell’8,2%, in netta contro tendenza rispetto all’incremento dell’1,6% dei primi nove mesi del 2008. Questo andamento si è coniugato alla flessione delle vendite all’estero rilevate da Istat, che nei primi sei mesi del 2009 sono diminuite del 26,8% rispetto all’analogo periodo del 2008. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è sceso sotto i due mesi (non era mai accaduto in passato), risultando più che dimezzato rispetto al livello dei primi nove mesi del 2008. La recessione non si è tuttavia riflessa sull’occupazione, grazie al massiccio impiego della Cassa integrazione guadagni che nei primi dieci mesi del 2009 ha autorizzato 31 milioni e 323 mila ore per interventi anticongiunturali rispetto agli oltre 1 milione 900 mila ore dello stesso periodo del 2008. Secondo le indagini Istat sulle forze di lavoro la consistenza degli occupati è mediamente ammontata, nel primo semestre 2009, a circa 538.000 addetti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’analogo periodo del 2008, equivalente, in termini assoluti, a circa 9.000 persone. Dal lato del genere, sono stati gli uomini a sostenere la crescita (+3,0%), a fronte della diminuzione dello 0,9% accusata dalle donne. Per quanto concerne la posizione professionale è stata l’occupazione alle dipendenze a determinare il rialzo, con una crescita del 2,4%, a fronte della flessione del 3,2% degli autonomi. Sotto l’aspetto delle unità di lavoro totali, che misurano il volume di lavoro effettivamente svolto, lo scenario predisposto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia ha prospettato per il 2009 una flessione del 6,1%, che si è sommata al decremento dell’1,9% registrato nel 2008. Nell’ambito delle unità di lavoro dipendenti la diminuzione è salita al 6,4%. Se si considera che la tendenza emersa dalle forze di lavoro è risultata di segno positivo si può ben cogliere l’impatto avuto dalla Cig. L’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali ha offerto un quadro a tinte grigie, e non poteva essere diversamente visto il clima di profonda incertezza che ha permeato il periodo nel quale sono avvenute le interviste, ovvero i primi mesi del 2009. Sono state previste 26.270 uscite a fronte di 15.080 entrate, equivalenti a un calo percentuale del 2,5% su base annua. Sotto l’aspetto del credito, la minore domanda di finanziamenti, unitamente ad una maggiore cautela adottata dalle banche nel concederli, è sfociata nello scorso settembre in un calo tendenziale del 5,1%, in linea con quanto avvenuto in Italia (-6,0%). Le dichiarazioni di fallimento sono apparse in crescita. Nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna tra gennaio e settembre 2009 ne sono state registrate 77 rispetto alle 56 dello stesso periodo dell’anno precedente. La compagine imprenditoriale si è articolata a fine settembre 2009 su 57.705 imprese attive, vale a dire l’1,9% in meno rispetto all’analogo periodo del 2008. Il saldo fra iscrizioni e cessazioni, al netto delle cancellazioni d’ufficio che, come noto, non hanno alcuna valenza congiunturale, è risultato negativo per un totale di 973 imprese, in misura più sostenuta rispetto al passivo di 366 imprese dell’anno precedente. La diminuzione sarebbe risultata ancora più accentuata se non vi fosse stato l’afflusso netto di 325 imprese dovuto alle variazioni avvenute all’interno del Registro delle imprese. L’industria delle costruzioni dovrebbe chiudere il 2009 negativamente. Secondo lo scenario economico predisposto nello scorso novembre da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, il valore aggiunto dovrebbe diminuire in termini reali del 3,1%, in peggioramento rispetto alla situazione negativa registrata nel 2008 (-1,7%). Le indagini effettuate dal sistema camerale hanno evidenziato una situazione in linea con quanto previsto nello scenario previsionale. Nei primi nove mesi del 2009 il volume d’affari è risultato mediamente in calo del 3,9%, ampliando il moderato decremento dello 0,7% registrato nell’analogo periodo dell’anno precedente. Il ridimensionamento del fatturato ha riguardato ogni classe dimensionale, con una particolare accentuazione nella dimensione da 50 a 500 dipendenti, che Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 degli investimenti (da 1,2 miliardi a 236 milioni) per effetto dell’eccezionale valore economico raggiunto nei primi otto mesi del 2008 dovuto alla maxi gara di project financing per la realizzazione dell’Autostrada regionale Cispadana, dell’importo di 1,095 miliardi di euro. Al netto di tale maxi opera anche il trend economico sarebbe stato indicativo di una fase espansiva (+137%). Note negative per i fallimenti. Tra gennaio e settembre 2009, in cinque province, vale a dire Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, ne sono stati dichiarati 53 contro i 35 dell’analogo periodo dell’anno precedente. L’indagine del sistema camerale sul commercio interno ha registrato segnali negativi, più ampi di quelli emersi nel 2008. Nei primi nove mesi del 2009 è stato rilevato un decremento nominale delle vendite al dettaglio pari al 3,2% rispetto all’analogo periodo del 2008, più ampio del calo dello 0,5% registrato nell’anno precedente. Nella piccola e media distribuzione le diminuzioni sono salite rispettivamente al 5,8 e 5,0%, mentre in quella grande il calo è risultato limitato all’1%. In ambito settoriale sono stati i prodotti non alimentari ad accusare la diminuzione più sostenuta (-4,8%), con una punta del 6,6% relativa ai prodotti dell’abbigliamento e accessori. Per i prodotti alimentari il calo è stato del 3,0%. Secondo l’indagine di Unioncamere nazionale e Ref sulle vendite dei soli supermercati e ipermercati, nel primo semestre del 2009 c’è stato un aumento del 2,7% rispetto all’analogo periodo del 2008, in rallentamento rispetto alla crescita del 3,9% riscontrata l’anno precedente. Questo andamento è da attribuire alla diminuzione del 3,2% accusata dai prodotti non alimentari, a fronte dell’incremento del 4,0% rilevato per gli alimentari e i prodotti destinati alla cura degli animali, della casa e della persona. Il basso profilo congiunturale si è riflesso sull’occupazione. Nella prima metà del 2009 gli addetti del commercio e della riparazione di autoveicoli, motoveicoli e beni per la casa e di consumo sono mediamente ammontati a circa 302.000 unità, vale a dire il 4,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008 che, a sua volta, aveva registrato una crescita del 5,0%. Il calo è da attribuire agli addetti indipendenti (-9,7%), a fronte della stabilità di quelli alle dipendenze. Per quanto concerne il genere, sono stati i maschi a far pendere negativamente la bilancia dell’occupazione (-8,9%) rispetto all’aumento del 2,1% rilevato per le femmine. Una tendenza negativa è emersa dall’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, secondo la quale il 2009 dovrebbe chiudersi per il commercio al dettaglio con un saldo negativo di 560 dipendenti rispetto all’attivo di 1.690 previsto per il 2008. Altri segni negativi sono emersi nel “Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli” (-1,1%) e nel A P P E N D I C E ha accusato una flessione del 4,5%. Le difficoltà emerse nell’’industria edile hanno trovato conferma anche dalle indagini di Bankitalia e dell’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa. La scarsa intonazione di produzione e fatturato si è associata al negativo andamento dell’occupazione. Nei primi sei mesi del 2009 è stato registrato un calo medio del 5,2% rispetto all’analogo periodo del 2008, equivalente in termini assoluti a circa 7.000 addetti. La diminuzione è stata essenzialmente determinata dai dipendenti (-7,2%), a fronte della più moderata diminuzione di quelli autonomi (-3,0%). Sotto l’aspetto del volume di lavoro svolto, lo scenario Unioncamere Emilia-Romagna – Prometeia redatto nello scorso novembre prevede un calo delle unità di lavoro pari all’1,7%, destinato a salire al 3,7% nella sola occupazione dipendente. L’indagine Excelsior, che valuta le intenzioni di assumere delle imprese edili con almeno un dipendente, ha registrato un clima negativo, in linea con la tendenza emersa nelle rilevazioni sulle forze di lavoro. Secondo le previsioni delle aziende effettuate nei primi mesi dell’anno il 2009 dovrebbe chiudersi con una diminuzione dell’occupazione alle dipendenze pari al 2,8%. La compagine imprenditoriale è apparsa in calo ed erano anni che non accadeva. A fine settembre 2009 le imprese attive iscritte nel relativo Registro sono risultate 74.129, vale a dire l’1,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. Tra gennaio e settembre il saldo tra iscrizioni e cessazioni, escluso le cancellazioni d’ufficio, è risultato ampiamente negativo (-1.108), in contro tendenza rispetto allo stesso periodo del 2008, quando si registrò un attivo di 272 imprese. In ambito immobiliare c’è stata una riduzione del 20,3% delle compravendite, mentre i prezzi delle abitazioni sono apparsi in ridimensionamento. Il rallentamento dell’attività produttiva, unitamente ad una maggiore cautela da parte delle banche nell’erogare prestiti, ha determinato un significativo riflusso della dinamica del credito. Nei primi nove mesi del 2009 i prestiti “vivi” sono aumentati di appena l’1,0%, in rallentamento rispetto alla crescita del 10,9% riscontrata a fine dicembre 2008. Per quanto riguarda le opere pubbliche, la dinamica degli appalti è apparsa di segno spiccatamente negativo. I bandi di gara delle opere pubbliche appaltate nella prima metà del 2009 sono diminuiti sia in numero (-51,0%), che in valore (-70,8%). Un analogo andamento ha caratterizzato le aggiudicazioni, con flessioni per numero di gare e importi pari rispettivamente al 45,1 e 48,5%. Per quanto concerne il partenariato pubblico-privato, tra gennaio e agosto 2009 sono state messe a gara 94 opere pubbliche. Rispetto al corrispondente periodo del 2008 le iniziative sono quasi triplicate (da 38 gare a 94), a fronte di un forte ridimensionamento 229 Camera di Commercio di Forlì-Cesena commercio all’ingrosso (-1,9%). E’ in sostanza emerso un clima improntato al pessimismo, in sintonia con quanto evidenziato nella prima metà dell’anno dall’indagine sulle forze di lavoro. Alla flessione dell’occupazione indipendente emersa dall’indagine sulle forze di lavoro si è associato un analogo andamento per quanto concerne la compagine imprenditoriale iscritta nel Registro delle imprese. A fine settembre 2009, escludendo gli alberghi e pubblici esercizi, sono risultate attive in Emilia-Romagna 97.557 imprese rispetto alle 97.981 dello stesso mese del 2008, per una variazione negativa dello 0,4%, in contro tendenza rispetto a quanto registrato nel Paese (+0,4%). Per quanto riguarda i fallimenti dichiarati nel commercio e riparazione di beni di consumo è emerso un andamento negativo. Nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, relativamente ai primi nove mesi del 2009, ne sono stati conteggiati 53 rispetto ai 36 dell’analogo periodo del 2008, per una variazione percentuale del 47,2%, leggermente inferiore alla crescita generale del 48,7%. Nella prima metà del 2009 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono ammontate a oltre 18 miliardi di euro, vale a dire il 26,8% in meno rispetto all’analogo periodo del 2008. La flessione regionale si è allineata a quanto avvenuto nelle altre regioni italiane – l’unica eccezione è stata la Liguria cresciuta del 10,4% – con toni un po’ più accentuati rispetto a quanto emerso sia nel Nord-est (-23,4%) che nel Paese (-24,2%). La caduta del commercio mondiale, a seguito della più grave crisi economica del dopoguerra, si è fatta sentire pesantemente. Negli anni passati non erano mai stati riscontrati cali di tali proporzioni. Il Veneto, che ha registrato una flessione più contenuta di quella registrata per l’Emilia-Romagna, ha ripreso la seconda posizione tra le regioni esportatrici italiane, che nella prima metà del 2008 aveva perduto a favore dell’Emilia-Romagna. Il primo posto è stato occupato dalla Lombardia, con una quota del 28,7%. La flessione dell’export è andata in crescendo, essendo passata dal calo del 23,0% del primo trimestre a quello del 30,2% dei tre mesi successivi. Dati aggregati riferiti ai primi otto mesi del 2009, hanno evidenziato una situazione ancora negativa (-25,8%), anche se meno accentuata rispetto alla flessione rilevata nel primo semestre. Per quanto concerne i vari prodotti, quelli metalmeccanici, che hanno inciso per il 55,0% del totale dell’export, hanno accusato un calo tra i più vistosi, (-33,7%), superiore di circa sette punti percentuali a quello generale. In questo ambito i disagi maggiori sono stati vissuti da autoveicoli, rimorchi e semiri- Cassa integrazione guadagni ordinaria. Ore autorizzate per dipendente dell’industria. Periodo gennaio-ottobre 2009. Sardegna 7,29 Calabria 11,06 Sicilia 31,16 Liguria 33,59 Lazio 38,93 Mmbria 42,25 Toscana 44,59 Marche 44,75 Trentino-alto adige 45,85 Veneto 49,33 A P P E N D I C E Campania 53,93 Molise 57,27 Emilia-romagna 58,04 59,35 Friuli-venezia giulia Italia 77,64 Puglia 78,52 Basilicata 78,55 109,32 Lombardia 142,61 Abruzzo Valle d'aosta 176,50 185,57 Piemonte 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Inps e Istat. 230 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Per quanto concerne il turismo, dai dati raccolti ed elaborati da sette Amministrazioni provinciali relativi al periodo gennaio-agosto è emersa una sostanziale tenuta dei flussi di arrivi e presenze, da attribuire principalmente alla buona intonazione dei mesi estivi. Questo andamento, che si può leggere positivamente alla luce del calo dei consumi dovuto alla crisi econo- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 mica, ha tratto origine dalla clientela italiana, che ha compensato i vuoti lasciati dagli stranieri, soprattutto provenienti dai paesi scandinavi e dell’Est europeo. Sotto l’aspetto della tipologia degli esercizi, sono state le strutture diverse dagli alberghi a manifestare il maggiore dinamismo. Se focalizziamo l’analisi dei flussi turistici sul quadrimestre giugno-settembre, che costituisce il cuore della stagione turistica, possiamo notare che nel complesso delle quattro province costiere, oltre a Bologna, è emerso un andamento che possiamo interpretare positivamente. Alla crescita dell’1,3% degli arrivi si è associato l’aumento dell’1,6% delle presenze. Questo risultato è stato determinato soprattutto dalla buona intonazione osservata nel trimestre luglio-settembre (+3,2% gli arrivi; +2,7% le presenze), dopo i deludenti risultati conseguiti in giugno, caratterizzato da un calo delle presenze pari al 2,4%. Il sostegno alla crescita della stagione estiva è venuto dalla clientela italiana (+2,0% sia per gli arrivi che le presenze), mentre gli stranieri hanno evidenziato una diminuzione degli arrivi (-1,4%) unita ad una sostanziale stabilità dei pernottamenti. Dal lato della tipologia degli esercizi, sono state le presenze extra-alberghiere a crescere significativamente (+3,5%), a fronte del moderato aumento rilevato negli alberghi (+0,8%), da ascrivere esclusivamente alla clientela italiana (+1,1%), a fronte del leggero calo degli stranieri (-0,8%). Il periodo medio di soggiorno della stagione estiva si è attestato poco oltre i sei giorni e mezzo, senza variazioni significative nei confronti dell’anno precedente. Il traffico marittimo è apparso in forte diminuzione. Secondo i dati dell’Autorità portuale di Ravenna, nei primi sei mesi del 2009 il movimento merci è sceso del 27,3% nei confronti dell’analogo periodo del 2008. Si tratta di un risultato che si può definire straordinario nella sua negatività, avvenuto in un contesto di brusco calo, superiore al 12%, del commercio mondiale. A soffrire maggiormente sono state le merci secche, mentre una maggiore tenuta è stata manifestata dalle rinfusa liquide (sono compresi i prodotti petroliferi), che rivestono tuttavia un ruolo marginale nell’economia portuale ravennate. Per quanto concerne la movimentazione dei container, che sono tra le voci a più elevato valore aggiunto, i primi sei mesi del 2009 hanno registrato un calo in teus abbastanza contenuto, pari al 2,4%, sintesi dell’aumento del 58,8% dei “vuoti” e della flessione dell’11,1% dei “pieni”, che hanno costituito circa l’80% della movimentazione. Nel settore del trasporto aereo, l’andamento complessivo del traffico passeggeri rilevato negli scali commerciali di Bologna, Forlì, Parma e Rimini è risultato di segno moderatamente positivo, in contro tendenza rispetto a quanto avvenuto in Italia. Nei primi dieci mesi del 2009 i passeggeri arrivati e A P P E N D I C E morchi (-36,7%). I prodotti della moda, che nel primo semestre hanno costituito la seconda posta più importante dell’export dell’Emilia-Romagna con una quota dell’11,3%, sono diminuiti in misura più contenuta (-9,3%), in contro tendenza rispetto a quanto avvenuto nella prima metà del 2008. I prodotti agroalimentari (10,0% la quota sul totale delle esportazioni) hanno subito anch’essi un calo, pari al 6,3%, che ha parzialmente compensato l’incremento dell’11,7% rilevato nel primo semestre 2008. I prodotti della trasformazione dei minerali non metalliferi (comprendono l’importante comparto delle piastrelle in ceramica), che rappresentano la quarta voce più importante dell’export emiliano-romagnolo (8,6% del totale), hanno accusato una flessione piuttosto accentuata, pari al 24,5%. Nell’ambito degli altri prodotti manifatturieri hanno prevalso nettamente le diminuzioni, che sono apparse piuttosto accentuate nei prodotti del legno, chimici e della stampa e riproduzione di supporti registrati. Gli unici segni positivi, di entità tuttavia modesta, sono stati registrati nei prodotti farmaceutici (+0,2%) e della carta e prodotti in carta (+2,8%). Per quanto riguarda i mercati di sbocco, è stato riscontrato un generale ridimensionamento. Il continente europeo ha acquistato circa il 68% delle merci esportate dall’Emilia-Romagna, con un calo della quota, rispetto ai primo semestre 2008, pari a quasi due punti percentuali, dovuta ad una flessione dell’export del 28,6%, a fronte della diminuzione generale del 26,8%. Un calo dello stesso tenore ha riguardato l’Unione europea allargata a 27 paesi, la cui quota è ammontata al 57,2%, a fronte del 58,6% registrato nell’anno precedente. La flessione più ampia dell’export è stata riscontrata verso il Nord-America (-34,3%), con un ridimensionamento della quota al 7,6% rispetto al’’8,5% della prima metà del 2008. Negli altri ambiti continentali è stata registrata una relativa maggiore tenuta. L’Asia ha accusato una diminuzione del 15,9%, l’Africa del 6,9%. Se apriamo una finestra sul colosso cinese, si registra un decremento più contenuto rispetto alla media del continente asiatico (-7,5%). La minore intensità dei cali ha consentito ai continenti asiatico e africano di fare salire le proprie quote di export rispettivamente al 14,3 e 5,4%. L’Oceania e altri territori ha confermato la propria marginalità nell’ambito del commercio estero emiliano-romagnolo, con un’incidenza dell’1,3%, praticamente la stessa rilevata nell’anno precedente (1,4%). 231 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 232 partiti nei quattro aeroporti commerciali dell’EmiliaRomagna sono risultati poco più di 5 milioni, con un aumento dell’1,0% rispetto all’analogo periodo del 2008. Questo risultato che assume una particolare valenza, essendo maturato in un contesto di crisi globale, è stato determinato dal buon andamento rilevato nell’aeroporto di Bologna, che ha compensato i vuoti emersi negli scali di Forlì, Parma e Rimini. Segno meno per le merci scese del 3,1%. Nel principale aeroporto della regione, il Guglielmo Marconi di Bologna, i primi dieci mesi del 2009 si sono chiusi con un bilancio più che positivo. I passeggeri movimentati sono aumentati dell’11,2% rispetto all’analogo periodo del 2008, per effetto della forte crescita dei voli Low Cost, più che triplicati rispetto all’anno precedente, a fronte delle flessioni accusate sia dai voli di linea (-5,3%) che charter (-24,1%). Le rotte nazionali sono cresciute più velocemente (+13,7%) di quelle internazionali (+10,2%) e per entrambe è stato decisivo l’apporto dei voli a basso costo, che ha colmato i vuoti lasciati da quelli di linea e charter. Gli aeromobili movimentati sono risultati quasi 51.000, vale a dire il 3,6% in più rispetto ai primi dieci mesi del 2008. Coerentemente con quanto osservato relativamente al traffico passeggeri, la crescita è dipesa dai voli Low Cost, più che raddoppiati rispetto all’anno precedente. Il trasporto merci via aerea è apparso in leggero aumento (+1,9%), mentre la posta è cresciuta del 56,6%. L’aeroporto Federico Fellini di Rimini ha chiuso i primi dieci mesi del 2009 con un bilancio negativo. Alla diminuzione del 5,1% degli aeromobili movimentati, passati da 7.479 a 7.096 (è compresa l’aviazione generale) si è associato l’andamento ancora più negativo del movimento passeggeri - a Rimini il grosso del traffico è costituito di norma dai voli internazionali (sono curati da ventotto compagnie straniere a fronte delle quattro nazionali) sceso da 400.140 a 351.564 unità, per una variazione negativa pari al 12,1%. Sotto l’aspetto della nazionalità, sono da sottolineare gli incrementi del 52,7 e 18,5% registrati rispettivamente per tedeschi e inglesi. Altri aumenti di una certa entità hanno interessato francesi, norvegesi, svizzeri e, soprattutto, albanesi la cui movimentazione è salita da 3.484 a 14.329 passeggeri. I cali sono però apparsi prevalenti. I russi che hanno inciso per oltre un terzo del movimento passeggeri, hanno accusato una flessione del 36,6% rispetto ai primi dieci mesi del 2008. Altre consistenti diminuzioni sono state registrate per bielorussi, belgi, lussemburghesi, finlandesi, olandesi, austriaci, cechi, israeliani, greci, tunisini e spagnoli. Per i voli nazionali è stato rilevato un calo del 2,1%. Note negative per l’aeroporto Luigi Ridolfi di Forlì, che nei primi dieci mesi del 2009 ha accusato una flessione del 38,4% del traffico passeggeri rispetto all’analogo periodo del 2008, scontando soprattutto gli ampi cali riscontrati sia nei voli di linea (-37,8%) che charter (-43,4%). Segni negativi anche per i transiti, scesi da 6.709 a 946, e l’aviazione generale, che esula dall’aspetto meramente commerciale, i cui passeggeri sono diminuiti del 4,9%). Per quanto concerne la provenienza e destinazione dei voli, è da sottolineare il sensibile riflusso delle rotte internazionali, sia in ambito Unione europea (-67,93%), che extra-Ue (-16,5%). I voli interni, che hanno costituito circa il 55% del movimento complessivo dei passeggeri sono invece cresciuti del 12,7. Gli aeromobili movimentati hanno evidenziato un andamento speculare a quello del traffico passeggeri. La diminuzione complessiva del 16,8% è stata determinata sia dai collegamenti di linea, scesi del 13,8%, che charter (-30,8%). Note ugualmente negative per l’aviazione generale, i cui aeromobili movimentati sono passati da 1.959 a 1.522 unità (-22,3%). La movimentazione degli aerei cargo si è azzerata. In tutto è stata movimentata appena una tonnellata di merce trasportata da aerei “misti”, confermando l’andamento dei primi dieci mesi del 2008. L’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma ha chiuso i primi dieci mesi del 2009 con un bilancio negativo. Il movimento passeggeri è diminuito del 13,7% rispetto all’analogo periodo del 2008. I voli di linea che hanno rappresentato la quasi totalità dei passeggeri movimentati, sono calati del 12,8%. Il ridimensionamento dei traffici se da un lato può derivare dalla situazione generale di crisi economica, dall’altro sconta l’adozione di aerei meno capienti sulla tratta per Roma, oltre alla temporanea diminuzione dei collegamenti con Londra. Gli aeromobili movimentati sono risultati quasi 8.900, con un calo del 7,9% rispetto ai primi dieci mesi del 2008. Quelli di linea sono diminuiti dell’8,0%. Stesso andamento per charter e aerotaxiaviazione generale, che hanno accusato flessioni rispettivamente pari al 36,8 e 6,9%. Del tutto assente il movimento merci, in linea con quanto emerso nei primi dieci mesi del 2008. Nell’ambito del credito, la maggiore attenzione adottata dalle banche nel concedere prestiti, unitamente a una domanda in rallentamento per motivi legati alla sfavorevole congiuntura che non invoglia a investire, ha avuto l’effetto di appiattire la curva dei prestiti. Secondo i dati divulgati dalla Banca d’Italia, a fine settembre 2009 l’incremento tendenziale dei prestiti “vivi” concessi alla clientela residente in Emilia-Romagna è stato di appena lo 0,4%, a fronte della diminuzione dello 0,5% riscontrata in Italia. Rispetto alla crescita rilevata a fine dicembre 2008 c’è stato un rallentamento superiore ai cinque punti percentuali, praticamente lo stesso riscontrato in Italia. La qualità del credito è apparsa in deterioramento. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 a fronte di 1.990 uscite, per una variazione negativa dell’1,1%, in contro tendenza rispetto a quanto prospettato per il 2008 (+1,7%). Da sottolineare infine il nuovo calo tendenziale della compagine imprenditoriale, pari a settembre all’1,3%. L’artigianato manifatturiero ha evidenziato un andamento dal sapore spiccatamente recessivo, ampliando la fase negativa emersa nel 2008. Secondo l’indagine del sistema camerale, il periodo gennaio-settembre si è chiuso in Emilia-Romagna con una flessione media della produzione del 15,4% (-17,9% in Italia), in netto peggioramento rispetto al decremento del 2,6% riscontrato nei primi nove mesi del 2008. Al forte calo produttivo si è associato un analogo andamento delle vendite, scese del 14,6% rispetto ai primi nove mesi del 2008, che a loro volta avevano registrato una diminuzione dell’1,9%. Note ugualmente negative per la domanda, che ha accusato una flessione del 16,1%, largamente superiore al calo del 2,2% rilevato nell’anno precedente. Anche l’export ha perso colpi, anche se in misura meno evidente rispetto all’andamento di produzione, vendite e domanda. La diminuzione media dei primi nove mesi del 2009 è stata del 4,6% (-6,3% in Italia), ma in questo caso dobbiamo annotare un andamento in contro tendenza rispetto all’aumento dell’1,2% registrato nell’anno precedente. La consistenza delle imprese attive manifatturiere è diminuita, a fine settembre 2009, del 2,5% rispetto all’analogo periodo del 2008, in misura più elevata rispetto al decremento dell’1,8% dell’universo delle imprese artigiane. Per quanto concerne i finanziamenti, è da sottolineare la sensibile crescita dell’attività del Consorzio fidi Unifidi, da attribuire al ristagno dei finanziamenti bancari alle imprese, specialmente di piccole dimensioni. Gli importi deliberati nei primi nove mesi del 2009 sono aumentati del 38,7% rispetto all’analogo periodo del 2008. Per quanto concerne l’andamento economico della cooperazione, desunto dai primi dati di preconsuntivo forniti dalle centrali regionali di AGCI, Confcooperative e Legacooperative, si prospetta per il 2009 un andamento prevalentemente in ombra. Per quanto concerne le imprese aderenti alla Legacooperative si prospetta una sostanziale stabilità per l’occupazione e un lieve calo per valore della produzione e utili. Nell’ambito delle società aderenti a Confcooperative anche queste hanno risentito della crisi dei consumi, oltre che del generalizzato pessimismo che si è diffuso un po’ in tutti i settori. Una più oculata gestione del credito da parte delle banche, unitamente a un generale calo del fatturato, hanno portato, soprattut- A P P E N D I C E In settembre le sofferenze bancarie sono aumentate del 20,9% rispetto all’analogo periodo del 2008 (+25,5% in Italia). Il relativo rapporto sui prestiti totali è salito al 3,0% rispetto alla quota del 2,5% rilevata un anno prima. Il contributo più consistente alla crescita delle sofferenze è venuto dalle imprese, che hanno registrato un aumento tendenziale del 21,9%, a fronte della flessione dell’8,8% registrata a fine dicembre 2008. Il corrispondente rapporto sui prestiti totali è salito al 3,6%, contro il 2,9% dell’anno precedente. Il deterioramento della qualità del credito ha trovato eco anche nei flussi di sofferenze rettificate. Nella media dei quattro trimestri terminanti a settembre 2009, sono ammontate all’1,77% della consistenza dei prestiti a inizio periodo, a fronte della quota dell’1,0% rilevata nell’anno precedente. Il peggioramento è apparso più ampio per le imprese, la cui incidenza è salita al 2,26% contro l’1,22% di settembre 2008. La raccolta bancaria complessiva, tra depositi, buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti, pronti contro termine passivi e assegni circolari, è cresciuta tendenzialmente nello scorso settembre del 4,1% (+7,3% in Italia), in rallentamento rispetto all’aumento del 9,0% registrato a fine dicembre 2008. Le famiglie consumatrici e assimilabili, che hanno inciso per circa il 66% del totale dei depositi bancari, hanno evidenziato un andamento espansivo, rappresentato da una crescita tendenziale del 7,8%, che è apparsa tuttavia in netto rallentamento rispetto all’evoluzione di fine dicembre 2008 (+20,2%) e dei primi otto mesi del 2009, segnati da un incremento medio del 12,0%. Le imprese hanno registrato una crescita tendenziale, a settembre, del 2,9%, che ha interrotto la fase negativa che aveva caratterizzato i primi otto mesi del 2009. In un contesto di politiche espansive i tassi attivi praticati alla clientela dell’Emilia-Romagna sono risultati in generale regresso e lo stesso è avvenuto per quelli passivi. Il tasso d’interesse medio sui prestiti a breve termine è sceso a giugno al 4,76% rispetto al 7,03% di dicembre 2008. Quello a medio e lungo termine è sceso sotto il 4%, vale a dire 200 punti base in meno rispetto alla situazione di dicembre 2008. E’ continuato lo sviluppo della rete degli sportelli bancari. A fine giugno 2009 sono risultati 3.592 rispetto ai 3.546 di fine giugno 2008. Per quanto i livelli siano più ampi di quelli riscontrati un anno prima, il mese di giugno ha registrato una diminuzione rispetto al trimestre precedente. Per trovare un andamento simile occorre risalire ai primi tre mesi del 1996, quando si registrò un calo del 2,4%. Per quanto riguarda l’occupazione, secondo l’indagine Excelsior sui relativi fabbisogni, il 2009 dovrebbe chiudersi per il settore del “Credito, assicurazioni e servizi finanziari” in termini negativi. Le aziende del settore hanno previsto di assumere 1.470 persone, 233 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A P P E N D I C E to nella seconda parte dell’anno ed in alcuni settori, anche ad un calo dell’occupazione. I dati forniti da AGCI hanno evidenziato diminuzioni sia per il fatturato che l’occupazione complessiva, data dalla somma del numero dei soci lavoratori e dei dipendenti non soci. Nel corso 2009 Unioncamere Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna e le centrali cooperative hanno avviato i lavori per la realizzazione di un osservatorio sulla cooperazione. Obiettivo principale dell’osservatorio è quello di costituire un database delle società cooperative emiliano-romagnole che raccolga le tutte le informazioni disponibili. I primi risultati dell’osservatorio verranno diffusi nel corso del 2010, tuttavia già oggi è possibile dare alcune anticipazioni. A giugno 2009 le cooperative emiliano-romagnole attive erano 5.545 articolate sul territorio regionale in 10.097 unità locali. Complessivamente le unità locali sono cresciute del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, incremento che è risultato più consistente per le cooperative di garanzia fidi e per quelle di produzione e lavoro. Due comparti sono risultati in calo, i consorzi agrari e quello dei trasporti. Gli occupati a metà 2009 erano 175.554, mostrando una sostanziale tenuta rispetto all’anno precedente (+0,1%). In forte crescita i consorzi fidi - anche per raggiungere la dimensione richiesta dalle nuove disposizioni legislative - e le cooperative sociali. Calano gli occupati nel settore agricolo, nella pesca e – in misura minore – nel comparto della produzione e lavoro e del trasporto. 234 Gli ammortizzatori sociali che sono diffusamente commentati nel capitolo dedicato al mercato del lavoro, hanno avuto un larghissimo impiego, a testimonianza della particolare gravità della crisi. Nei primi dieci mesi del 2009 la Cassa integrazione guadagni nel complesso delle tre gestioni, ordinaria, straordinaria e speciale edilizia, è arrivata a superare i 46 milioni e mezzo di ore autorizzate, rispetto ai circa 6 milioni e 300 mila dell’analogo periodo del 2008. La sola Cig ordinaria, la cui matrice è squisitamente anticongiunturale, è ammontata a poco meno di 31 milioni e 694 mila ore, a fronte dei quasi 2 milioni di ore dei primi dieci mesi del 2008. Gli interventi dell’Ente bilaterale Emilia-Romagna a favore delle imprese artigiane si sono esplicati, fino al 13 giugno 2009, in 11.827.155 ore, superando il quantitativo erogato nei cinque anni precedenti. Le iscrizioni nelle liste di mobilità dei primi dieci mesi sono ammontate a 23.231, con un incremento del 75,5% rispetto allo stesso periodo del 2008. Un’analoga tendenza ha riguardato le domande di disoccupazione che nello stesso arco di tempo sono risultate 153.328 contro le 100.609 di un anno prima. La sola disoccupazione ordinaria, che riguarda i lavoratori licenziati, ha sfiorato le 95.000 domande, praticamen- te il doppio del quantitativo rilevato nei primi dieci mesi del 2008. Nei primi otto mesi del 2009 i protesti cambiari levati nella totalità delle province dell’Emilia-Romagna a carico dei residenti hanno evidenziato nel loro complesso una tendenza spiccatamente espansiva, che possiamo ascrivere ai problemi di liquidità innescati dalla crisi economica. Gli effetti protestati e i relativi importi sono aumentati rispettivamente del 10,0 e 31,7% rispetto all’analogo periodo del 2008. La crescita complessiva delle somme protestate è stata determinata da ogni tipo di effetto. Le diffuse tratte accettate-cambiali pagherò si sono avvicinate ai 70 milioni di euro, superando del 40,1% l’importo dei primi otto mesi del 2008. L’importo medio è salito da 1.744 a 2.153 euro. Anche le tratte non accettate (non sono oggetto di pubblicazione sul bollettino dei protesti cambiari), che hanno inciso per oltre il 5% del totale delle somme in protesto, sono apparse in forte aumento, risultando praticamente raddoppiate rispetto all’importo dell’anno precedente. Anche in questo caso c’è stato un incremento dell’importo unitario salito da 2.115 a 4.794 euro. Gli assegni sono cresciuti del 21,1%, arrivando a quasi 90 milioni di euro. Il relativo importo medio per effetto è ammontato a 3.556 euro, contro i 2.970 dei primi otto mesi del 2008. Per quanto riguarda i fallimenti, la situazione emersa in cinque province dell’Emilia-Romagna, vale a dire Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, è risultata di segno ampiamente negativo, in linea con lo scenario di crisi economica che ha caratterizzato l’economia dell’Emilia-Romagna. I fallimenti dichiarati nell’insieme delle cinque province nei primi nove mesi del 2009 sono risultati 278 rispetto ai 187 dell’analogo periodo del 2008, per un aumento percentuale pari al 48,7%. Da sottolineare la crescita del 51,4% accusata dalle industrie edili, mentre negli ambiti manifatturiero e commerciale gli incrementi sono stati rispettivamente del 37,5 e 47,2%. Per quanto concerne gli investimenti, come anticipato in apertura di capitolo, le stime di Unioncamere - Prometeia redatte nello scorso novembre, hanno stimato per il 2009 una flessione in termini reali di quelli fissi lordi prossima al 12%, in ampio peggioramento rispetto al decremento registrato nel 2008, pari al 3,1%. Il riflusso degli investimenti è maturato in un contesto congiunturale decisamente sfavorevole, segnato dalla crisi finanziaria, con conseguente caduta della fiducia. A dimostrazione del forte deterioramento congiunturale occorre sottolineare che la stima degli investimenti ha subito nel corso dell’anno un drastico peggioramento, se si considera che in marzo Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena si prevedeva un calo del 7,3% e che nelle successive stime di maggio, settembre e novembre la diminuzione si è aggirata stabilmente attorno al 12%. La tradizionale indagine che Confindustria EmiliaRomagna effettua ogni anno sui propri associati ha evidenziato una propensione ad investire in rallentamento. I dati della rilevazione sono stati raccolti nei primi mesi del 2009, ovvero nel periodo nel quale la crisi economica è apparsa particolarmente acuta, ed era pertanto comprensibile che le imprese ridimensionassero i propri programmi di investimento. La crisi ha inoltre costretto la maggioranza delle imprese (64,4%) a rivedere la programmazione strategica dei propri investimenti. Più della metà delle imprese ha rivisto i propri piani, privilegiando l’innovazione di prodotto, mentre il 43,1% ha dichiarato di intervenire attraverso l’innovazione dei mercati di sbocco. Il 42,4% ha reagito ristrutturando il processo produttivo, il 36,3% ha ridotto il personale e il 23,2% ha ridimensionato la capacità produttiva. Fatta questa premessa, nel 2009 quasi l’83% delle imprese intervistate da Confindustria avrebbe previsto di effettuare investimenti, in diminuzione rispetto alla percentuale del 91,7% del 2008. Come sottolineato precedentemente, la riduzione della propensione ad investire è stata per lo più determinata da fattori congiunturali, con in testa l’insufficiente livello della domanda attesa indicato da circa il 53% degli imprenditori, a fronte del 21,9% registrato nel 2008. C’è stato in sostanza un peggioramento di circa trenta punti percentuali, estremamente indicativo, se mai vi era qualche dubbio, dello spessore della crisi economica in atto. Al di là del ridimensionamento, resta tuttavia una propensione ad investire che si può tuttavia giudicare relativamente buona. Come sottolineato da Confindustria, l’indagine ha evidenziato con chiarezza come vi sia una strategia orientata al rafforzamento degli investimenti in ricerca e innovazione e internazionalizzazione. L’area della “Ricerca e sviluppo” ha rappresentato la destinazione principale degli investimenti con una quota del 44,8%, in leggero miglioramento rispetto a quanto realizzato nel 2008 (44,6%). La necessità di innovare è sempre più avvertita dalle imprese, con il dichiarato scopo di presentare sul mercato prodotti sempre più di qualità, in grado di affrontare una concorrenza sempre più agguerrita. Rispetto al 2008, il 26,5% delle imprese ha previsto di accrescere la spesa, a fronte del 16,8% che l’ha invece prevista in calo. La seconda posizione è stata occupata dagli investimenti in formazione, con una quota del 43,2%, più contenuta rispetto all’incidenza del 46,0% rilevata nel 2008. La formazione del personale non è che la naturale risposta alle difficoltà di reperimento di talune mansioni ed è anch’essa alla base dello sviluppo delle imprese. La frase appare scontata, ma occorre considerare che, secondo l’indagine Excelsior sul fabbisogno occupazionale, nel 2009 circa un quarto delle assunzioni previste di personale “non stagionale” nell’industria è stato dichiarato di difficile reperimento. Quasi il 27% degli imprenditori intervistati da Confindustria ha previsto di aumentare la spesa rispetto al 2008, a fronte dell’11,8% che ha invece manifestato l’intenzione di diminuirla. Una parte importante degli investimenti di una economia è costituita da quelli pianificati dalle società che gestiscono i servizi pubblici locali. Confservizi, Associazione regionale delle società e aziende pubbliche, private, miste e degli enti che gestiscono i servizi pubblici locali indica che nel biennio verranno TIPOLOGIA Telecomunicazioni/telefonia Elettricità, calore ecc. Gas metano Acquedottistica Igienico - ambientale Trasporto pubblico locale Edilizia pubblica residenziale Edilizia sanitaria Edilizia industriale Attrezzature e tecnologie industriali Informatica Attrezzature e tecnologie sanitarie TOTALE 2009 0,97 105,85 35,40 230,80 130,36 143,70 93,32 213,31 35,18 38,86 27,54 58,48 1.113,76 2010 BIENNIO 0,81 65,10 35,40 285,30 94,40 115,92 73,52 113,03 17,84 47,17 25,02 51,54 925,06 1,78 170,96 70,80 516,10 224,75 259,62 166,84 326,34 53,02 86,03 52,56 110,02 2.038,82 A P P E N D I C E Investimenti programmati per il biennio 2009-2010 (in milioni/Euro). Fonte: Associazione regionale Confservizi Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 235 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A P P E N D I C E Cassa integrazione guadagni. Ore autorizzate. Emilia-Romagna. Periodo gennaio-ottobre 2008/2009. Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Inps. 236 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 investiti più di 2 miliardi di Euro, principalmente in edilizia sanitaria e trasporto pubblico locale. Il terzo investimento per importanza è stato rappresentato dalle “Linee di produzione”, con una quota del 40,4%, di circa nove punti percentuali inferiore a quanto realizzato nel 2008. La frenata è evidente ed è dipesa soprattutto dal peggioramento del clima congiunturale, che non ha invogliato a programmare investimenti di una certa onerosità, come possono essere quelli legati al rinnovamento delle linee di produzione, macchinari ecc. Non sono mancate le ripercussioni sulla spesa. Alla percentuale del 28,2% di imprese che ha previsto un incremento rispetto al 2008 si è contrapposta la quota del 35,1% di chi invece ha ipotizzato diminuzioni. Al quarto posto troviamo gli investimenti in ICT (Informatica, telecomunicazioni e contenuti multimediali), con una quota del 36,3%, di oltre dodici punti inferiore a quanto realizzato nel 2008. Per quanto concerne la spesa, ha prevalso la platea di imprese che ha preventivato diminuzioni (27,8%) rispetto a quella che ha invece ipotizzato aumenti (18,1%). Al di là della tendenza al ridimensionamento, due imprenditori su tre hanno tuttavia dichiarato che l’implementazione di tecnologie informatiche può contribuire all’accrescimento del valore aggiunto, favorendo la competitività dell’azienda. L’indagine Confindustria EmiliaRomagna ha individuato le aree prioritarie nelle quali investire in ICT, vale a dire produzione (34,3%), marketing (25,3%) e progettazione (20,7%). La “Tutela ambientale” si è confermata al quinto posto come destinazione degli investimenti, con una percentuale del 26,3%, leggermente inferiore a quanto realizzato nel 2008 (28,1%). Negli altri ambiti di destinazione, hanno perso peso gli investimenti in nuovi immobili e mezzi di trasporto, mentre al contrario hanno guadagnato importanza gli investimenti produttivi e commerciali all’estero, rispettivamente di circa uno e cinque punti percentuali in più rispetto a quanto realizzato nel 2008. Sotto l’aspetto degli investimenti commerciali all’estero – la relativa quota ha sfiorato il 20% - circa un terzo degli imprenditori ha previsto in aumento la relativa spesa, contro l’8,9% che l’ha invece prevista in diminuzione. Per quanto riguarda le scelte di investimento per dimensione di impresa, le previsioni per il 2009 hanno evidenziato la maggiore propensione ad investire delle medie imprese, da 50 a 249 addetti, con una percentuale del 97,3%. Seguono le grandi imprese con 250 addetti e oltre con una quota del 91,4%. Gli effetti della crisi si sono fatti principalmente sentire nelle piccole imprese fino a 49 addetti, la cui propensione a investire è scesa al 74,7%, rispetto alla quota dell’84,6% rilevata nel 2008. Sotto l’aspetto della destinazione degli investimenti, le grandi imprese appaiono nuovamente più orientate Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 a spendere per “Ricerca e sviluppo”, davanti a “ICT” e “Formazione”. Nelle medie imprese è privilegiata la “Formazione”, seguita da “Ricerca e sviluppo” e “ICT”. Nella piccola dimensione fino a 49 addetti il primo posto è occupato da “Ricerca e sviluppo”, seguita da “Formazione” e “Linee di produzione”. In sostanza dimensione tutte le dimensioni d’impresa hanno evidenziato una sostanziale linea comune, al di là delle varie graduatorie delle destinazioni d’investimento, rappresentata dalla necessità di ottimizzare la gestione aziendale, sfruttando l’informatica e di innovare i propri prodotti tramite la ricerca, senza tralasciare l’aspetto della formazione del personale. E’ grazie a questa attività che il sistema industriale dell’Emilia-Romagna è riuscito a competere sui mercati internazionali, nonostante la fine di quell’arma a doppio taglio che era la svalutazione del cambio. La qualità insomma come mezzo per affermarsi e resistere sui mercati, soprattutto nei momenti di crisi come quello vissuto nel 2009. Il maggiore freno delle decisioni di investimento è stato rappresentato, come accennato precedentemente, dal peggioramento delle attese, dovuto alla particolare gravità della crisi economica. Tra i fattori congiunturali si segnala anche l’elevata spesa sostenuta nell’anno precedente, che è stata indicata come ostacolo dall’11,6% delle imprese intervistate (era l’8,5% nel 2008). Nell’ambito dei fattori strutturali, troviamo al primo posto la difficoltà a reperire risorse finanziarie necessarie a sostenere la spesa per investimenti. Si tratta del secondo fattore d’ostacolo dopo la contrazione della domanda. La percentuale si è attestata al 35,3%, la più alta dal 2000 ad oggi, rispetto al 16,9% rilevato nel 2008. Come sottolineato da Confindustria, il picco raggiunto nel 2009 conferma la rilevanza del tema dei bassi livelli di capitalizzazione delle imprese, nonché delle sue dirette conseguenze sulla possibilità di accesso al credito e sulla capacità di autofinanziamento degli investimenti da parte delle imprese. In quelle piccole fino a 49 addetti gli ostacoli finanziari sono stati dichiarati da quasi il 40% delle imprese, rispetto al 30,0% di quelle medie e 20,0% di quelle grandi. In sostanza la piccola impresa evidenzia una abbastanza comprensibile maggiore “debolezza” sotto l’aspetto della capitalizzazione e del rapporto con il sistema creditizio. Nel 2008 la difficoltà a reperire risorse umane era stata considerata il principale ostacolo a investire con una percentuale del 22,7%. Nel 2009 diventa il quinto motivo, con una quota del 10,8%. Il ridimensionamento è anch’esso da attribuire al basso profilo del ciclo economico. La crisi ha inoltre aumentato la disponibilità di figure professionali specializzate, rendendo meno difficile la ricerca di personale. Secondo quanto emerso dall’indagine Excelsior sul fabbisogno occupazionale, nel 2009 il 23,6% delle assunzioni A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 237 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indice generale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati. Variazioni percentuali sullo stesso mese anno precedente. Periodo gennaio 2000 – ottobre 2009. 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 gen 2000 lug gen 2001 lug gen 2002 lug gen 2003 lug gen 2004 lug Bologna gen 2005 lug gen 2006 lug gen 2007 lug gen 2008 lug gen 2009 lug Italia A P P E N D I C E Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. 238 previste dall’industria è stato considerato di difficile reperimento, in misura inferiore rispetto alla percentuale del 34,3% del 2008. Il terzo impedimento ad investire è stato costituito dalle difficoltà amministrative e burocratiche, con una percentuale del 17,9%, leggermente superiore a quella riscontrata nel 2008 (16,5%). Dal 2000 al 2004 questo fattore critico ha mostrato un trend discendente, per poi evidenziare fino al 2007 una risalita interrotta dalla riduzione avvenuta nell’anno successivo. Al di là di questo andamento un po’ altalenante, resta tuttavia un fattore di criticità tra i più importanti, che non ha risparmiato alcuna dimensione d’impresa, con una particolare accentuazione per quella grande da 250 addetti e oltre. Da sottolineare infine che l’inadeguatezza infrastrutturale è stata indicata come ostacolo ad investire da circa il 5% delle imprese, confermandosi tra i fattori meno critici. Il dato è in effetti un po’ sorprendente, se si considera che il problema della carenza di infrastrutture è sottolineato molto spesso come un fattore frenante per lo sviluppo. L’indagine della Banca d’Italia ha registrato, nell’ambito delle imprese industriali della regione, un clima tutt’altro che favorevole agli investimenti, che hanno risentito della sensibile flessione delle attività, delle profonde incertezze delle aspettative e del basso utilizzo della capacità produttiva. A inizio primavera le imprese intervistate programmavano di ridurre di oltre il 20% gli investimenti previsti per tutto l’anno. In settembre è stata rilevata un’ulteriore correzione al ribasso in quanto il 43% delle imprese ha dichiarato che effettuerà investimenti nel 2009 inferiori a quelli programmati a fine 2008, contro appena l’8% che ha invece manifestato l’intenzione di aumentarli. Per la maggiore parte degli intervistati la recessione potrebbe determinare, in assenza di una ripresa della domanda, una riduzione permanente della capacità produttiva. Un ulteriore contributo all’analisi degli investimenti proviene dall’indagine effettuata dall’Osservatorio sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti), che ha interessato un campione di 5.040 imprese manifatturiere e del terziario, comprendendo la riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporti, magazzinaggio e comunicazioni e servizi alla persona. Premesso che i dati sono da interpretare con la dovuta cautela, in quanto si basano sulla contabilità delle aziende che è redatta seguendo altre finalità e con una scansione temporale non infrannuale, e quindi non sempre interpretativa dell’andamento reale, nel primo semestre 2009 è emersa una situazione di segno spiccatamente negativo. Gli investimenti totali sono scesi del 41,7% rispetto all’analogo periodo del 2008, che a sua volta era risultato sostanzialmente stabile (-0,2%). Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Per quanto concerne il sistema dei prezzi, il 2009 è stato caratterizzato da un generale rientro, dovuto alla crisi economica e al conseguente raffreddamento della domanda. E’ da dicembre 2008 che gli incrementi dei prezzi al consumo registrati nella città di Bologna – concorre alla formazione dell’indice nazionale - sono scesi sotto la soglia del 2%, per culminare, nel trimestre luglio-settembre, in diminuzioni tendenziali comprese tra lo 0,4 e 0,7%. Negli ultimi vent’anni non erano mai state rilevate contrazioni rispetto all’anno precedente. In ottobre l’indice è tornato a risalire, ma in misura assai contenuta (+0,1%), oltre che inferiore rispetto a quanto avvenuto in Italia (+0,2%). In Italia è dallo scorso gennaio, quindi con un mese di ritardo rispetto alla città di Bologna, che l’indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (al netto dei tabacchi) ha registrato aumenti inferiori al 2%, con il minimo di –0,1% toccato a luglio. Lo scenario deflattivo dell’inflazione bolognese è da attribuire soprattutto alla decelerazione di uno dei capitoli più influenzati dall’andamento del prezzo del petrolio, vale a dire quello dei “trasporti”, che in ottobre ha registrato un decremento medio annuo pari al 2,5%. Un’altra variazione negativa, pari all’1,9%, ha riguardato il capitolo delle “comunicazioni”, i cui prezzi hanno riflesso le diminuzioni delle apparecchiature e materiale telefonico. Negli altri ambiti sono rimaste sostanzialmente al palo le spese legate a “ricreazione, spettacolo e cultura” (+0,4%). Gli aumenti che si sono distinti maggiormente da quello medio annuo dello 0,7% sono stati riscontrati nelle bevande alcooliche e tabacco (+4,2%), negli “al- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 tri beni e servizi” (+2,5%) e nei prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,0%), che hanno inciso, questi ultimi, per circa il 15% della spesa media mensile famigliare dell’Emilia-Romagna. A proposito del petrolio, per quanto sia apparso in ripresa nel corso del 2009 – dai 41,17 dollari a barile di gennaio è arrivato, tra qualche oscillazione, ai 71,07 di ottobre - ha tuttavia evidenziato un livello medio di prezzo inferiore di quasi la metà rispetto ai primi dieci mesi del 2008. Gli effetti di questa situazione sono stati puntualmente registrati dall’Osservatorio prezzi del Comune di Bologna. In ottobre, per un pieno di benzina di 50 litri, sono stati spesi 6,85 euro in meno rispetto all’anno precedente. Per un pieno equivalente di gasolio il risparmio è salito a 12,45 euro. Per una percorrenza media annua di 10.000 km. un automobilista bolognese ha speso oltre 105 euro in meno all’anno se possiede un’auto di media cilindrata a benzina e 166 in meno se alimentata a gasolio. Per restare in ambito energetico, nell’ambito del gas destinato al riscaldamento e alla cottura dei cibi, una famiglia media bolognese, che consumi 1.177 metri cubi in un anno, si troverebbe a risparmiare quasi 198 euro. Tra i beni più rincarati nella città di Bologna rispetto a ottobre 2008 troviamo al primo posto la passata di pomodoro da 1 kg (+15,8%), seguita da pomodori pelati da 1 kg. (+12,4%) e detersivo per lavatrice in polvere da 1 kg. (+10,0%). Sopra la soglia del 9% di incremento troviamo soltanto la pentola a pressione da 5 litri (+9,9%). Tra i prodotti meno costosi si sono collocati ai primi posti il gas GPl da 10 litri (-21,1%), seguito da gas di rete uso domestico (-19,9%), gasolio con servizio e fai da te da 10 litri (-18,4%), gasolio da riscaldamento da 100 litri (-16,1%) e latte fresco intero o parzialmente scremato confezione da 1 litro (-14,3%). In ambito regionale la crescita tendenziale relativamente più elevata dell’indice generale ha riguardato a ottobre la città di Rimini (+2,4%), che dispone però di una base diversa da quella degli altri capoluoghi dell’Emilia-Romagna. Le variazioni più contenute sono state registrate nelle città di Ferrara (-0,5%) e Ravenna (-0,1%). Nei rimanenti capoluoghi (è esclusa Reggio Emilia che nel 2009, pur effettuando la rilevazione dei prezzi, non ha effettuato il calcolo dell’indice) si è oscillato dalla crescita zero di Forlì al +0,7% di Parma. L’evoluzione dell’indice non significa affatto che una città sia più “cara” rispetto a un’altra, in quanto è diverso il livello generale dei prezzi da città a città. Se sommiamo i prezzi medi di settembre 2009 relativi al paniere di alcuni prodotti di uso corrente, possiamo notare (vedi tabella 2.1.2) che è stata la città di Rimini a sostenere la spesa maggiore, con 172,75 euro, A P P E N D I C E Più segnatamente, gli acquisti di macchinari sono apparsi in diminuzione del 63,9%, in misura superiore al comunque forte calo rilevato per gli investimenti destinati alle immobilizzazioni materiali (-41,6%). Segnali negativi sono venuti inoltre dall’indagine effettuata da Confartigianato Federimprese Emilia-Romagna su artigianato e piccola impresa. Nel primo semestre del 2009 è stata registrata una diminuzione dei volumi investiti pari al 4% rispetto al semestre precedente, con una riduzione al 12,4% della percentuale di imprese che hanno investito. Si tratta del valore più basso da quando sono state avviate le rilevazioni congiunturali, vale a dire il primo semestre 2003. Gli investimenti sono stati destinati per lo più alla sostituzione/rinnovo delle attrezzature (42,5%), all’acquisto di nuovi automezzi (18,0%), all’innovazione/automazione del lavoro (12,3%) e all’acquisto di immobili (12,3%). Gli investimenti finalizzati all’ampliamento della capacità produttiva hanno evidenziato una quota piuttosto contenuta, pari all’8,2%, cosa questa abbastanza comprensibile visto il contesto congiunturale tra i più negativi dal dopoguerra. 239 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Per i soli cereali la diminuzione è salita al 20,6%. I metalli sono stati caratterizzati da una flessione del 27,0%, che ha consolidato la fase di rientro avviata nel 2008. Le diminuzioni sono risultate generalizzate, con una accentuazione particolare per il nickel (-51,1%). Le previsioni per il 2010 di Unioncamere EmiliaRomagna e Prometeia, redatte a novembre, hanno descritto per l’Emilia-Romagna uno scenario di lenta ripresa. Questo andamento si colloca in un quadro generale sostanzialmente dello stesso tenore. Le misure di politica economica adottate dai vari Governi hanno cercato di stimolare la ripresa dell’attività economica. A luglio e poi a settembre l’indicatore anticipatore elaborato dall’Ocse (Composite Leading Indicator) ha colto qualche segnale di ripresa all’interno del gruppo dei sette paesi più industrializzati, soprattutto per Italia e Francia. Le tensioni sui mercati finanziari si sono raffreddate rispetto alla fase acuta della crisi, mentre i mercati azionari hanno beneficiato di un significativo recupero rispetto ai minimi toccati nel marzo scorso, inoltre i differenziali dei titoli del debito pubblico rispetto a quelli di riferimento si sono sensibilmente contratti rispetto ai primi mesi del 2009. A P P E N D I C E davanti a Parma (170,15 euro) e Piacenza (162,39). La spesa più contenuta è stata registrata a Modena, con 145,31 euro, e Bologna con 149,60 euro. L’alleggerimento dell’inflazione è maturato in un contesto di rientro dei prezzi industriali alla produzione (la rilevazione è nazionale) e dei corsi delle materie prime. I primi sono diminuiti tendenzialmente in ottobre del 5,3%, consolidando la tendenza al calo avviata sul finire del 2008. Nella media dei primi dieci mesi il decremento è stato del 5,2%, in contro tendenza rispetto alla crescita del 6,1% dei primi dieci mesi del 2008. Le materie prime, secondo l’indice Confindustria espresso in euro, sono diminuite nella media dei primi otto mesi del 2009 del 37,6% rispetto all’analogo periodo del 2008, che a sua volta era apparso in crescita del 34,5% nei confronti dell’anno precedente. Il picco del decremento delle materie prime si è avuto nel primo bimestre, poi dal mese successivo la diminuzione dei prezzi si è un po’ attenuata. Tra le materie prime più importanti, l’oro nero ha evidenziato nei primi otto mesi del 2009 una flessione media del 44,3%, in contro tendenza rispetto alla crescita del 49,5% riscontrata nell’anno precedente. Anche i prezzi dei prodotti alimentari sono apparsi in calo, facendo registrare un decremento medio del 15,2%. 240 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Al di là della ripresa, sia pure lenta, restano tuttavia assai marcate le perdite di occupazione, mentre permane incertezza sull’intensità e solidità della ripresa economica mondiale, soprattutto nel medio periodo. Come ammonisce Bankitalia, c’è il rischio che con l’esaurimento delle politiche espansive e il venire meno del ciclo di ricostituzione delle scorte, i consumi privati tornino a ristagnare, anche a causa dei crescenti ed elevati livelli di disoccupazione, della limitata disponibilità di credito e dell’esigenza delle famiglie di risanare i propri bilanci. Le stime per il 2010, come accennato, tornano a mostrare segni positivi. Secondo il World economic outlook del Fmi dello scorso ottobre, il Pil dei paesi avanzati tornerebbe a crescere dell’1,3%, dopo la diminuzione prevista per il 2009. Più segnatamente Giappone e Stati Uniti d’America dovrebbero uscire dalla recessione, mostrando incrementi pari rispettivamente all’1,7 e 1,5%. Un po’ meno vigorosa dovrebbe apparire l’inversione di tendenza nell’ambito dell’Europa monetaria, il cui Pil è stimato in crescita di appena lo 0,3%, a fronte della flessione del 4,2% patita nel 2009. Per i principali partners dell’Italia, vale a dire Germania e Francia si prospettano incrementi piuttosto timidi, rispettivamente attestati allo 0,3 e 0,9%. Per il Regno Unito si prevede una crescita dello 0,9%, dopo la flessione del 4,4% patita nel 2009, mentre la Spagna rimarrebbe ancora in una situazione recessiva (-0,7%), anche se in termini più blandi rispetto a quanto prospettato per il 2009 (-3,8%). Il 2010 appare in sostanza come un anno ponte verso un triennio che dovrebbe essere caratterizzato da aumenti del Pil più pronunciati e quindi in grado di stimolare l’occupazione. In ambito asiatico, il colosso cinese accelererebbe di mezzo punto percentuale rispetto al già cospicuo aumento del 2009, stimato all’8,5% e un analogo andamento dovrebbe caratterizzare l’India, il cui Pil, secondo l’outlook dello scorso ottobre, dovrebbe aumentare nel 2010 del 6,4% rispetto all’incremento del 5,4% del 2009. In questo contesto, nel 2010 il Prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna, secondo lo scenario predisposto nello scorso novembre da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia, dovrebbe crescere in termini reali dello 0,9%, recuperando parzialmente sulla flessione del 4,6% prospettata per il 2009. Nell’anno successivo si dovrebbe avere un aumento più significativo pari all’1,5%. La domanda interna dell’Emilia-Romagna dovrebbe crescere nel 2010 dello 0,7%. La modestia dell’incremento rispecchia il moderato tono dei consumi delle famiglie, il cui aumento previsto, pari allo 0,6%, recupererebbe solo parzialmente sulla diminuzione dell’1,3% prevista per il 2009. Gli investimenti tornerebbero a crescere dell’1,4%, dopo la pesante flessione dell’11,9% attesa per il 2009. Nel 2011 dovrebbe subentrare un miglioramento relativamente più tan- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 gibile, sia per i consumi finali che per gli investimenti fissi lordi. Il maggiore sostegno alla crescita del Pil verrà dall’export di beni, che dovrebbe tornare a risalire, in coincidenza con la ripresa del commercio internazionale, dopo la forte flessione accusata nel 2009. Secondo lo scenario predisposto da Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia il 2010 dovrebbe chiudersi con un aumento reale del 3,6%, destinato a salire al 4,3% nell’anno successivo. Il valore aggiunto, che misura il concorso dei vari settori economici alla formazione del reddito, dovrebbe riprendere un po’ di fiato. Dalla flessione del 4,8% del 2009 si dovrebbe salire nell’anno successivo a +1,1%, per poi arrivare nel 2011 a +1,6%. La leggera ripresa è da attribuire all’industria in senso stretto, che tornerebbe a vedere un segno positivo (+2,2%), dopo la caduta registrata nel 2009 (-12,9%), che dovrebbe ripetersi nel 2011 (+2,1%). L’edilizia manterrebbe il basso profilo emerso nel 2009 (-3,1%), anche se in termini meno accentuati (-0,2%). Per i servizi si prevede un parziale recupero rispetto alla diminuzione dell’1,7% attesa per il 2009. Dal 2011 il tasso di crescita dovrebbe tornare a superare la soglia dell’1%. Tra i vari ambiti del terziario, il comparto più dinamico dovrebbe essere quello dell’intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari e imprenditoriali, per il quali si prospetta un aumento dell’1,4%, destinato a migliorare nel 2011. Il comparto che include le attività commerciali e dei trasporti si limiterà nel 2010 a mantenere i bassi livelli conseguiti nel 2009. Per registrare un segno positivo occorre attendere il 2011, quando si prevede un aumento dell’1,1%. L’agricoltura, ma i capricci del clima sono imprevedibili, mostrerebbe un leggero segno negativo (-0,1%) che dovrebbe tuttavia essere corroborato da una lieve risalita dei prezzi, dopo la caduta registrata nel 2009. La moderata crescita del Pil prevista per il 2010 non sarà in grado di aumentare l’occupazione. Prima che ciò avvenga la ripresa dovrà consolidarsi, migliorando il clima congiunturale e quindi le aspettative delle imprese e ciò potrà avvenire solo dal 2011. La consistenza degli occupati è prevista in calo dello 0,5%, mentre il volume di lavoro svolto, misurato in termini di unità di lavoro, rimarrà praticamente invariato (+0,1%), dopo la flessione del 2,1% attesa per il 2009. Solo dal 2011 si avrà un significativo miglioramento dell’intensità del lavoro svolto e una ripresa del numero di occupati, che tuttavia non riuscirà a incidere sulla disoccupazione, il cui tasso salirà al 5%, record negativo dal 2000. In estrema sintesi il 2010 si prospetta come un anno ponte verso un nuovo ciclo di crescita, ma occorreranno almeno quattro anni prima che si ritorni ai livelli ante-crisi. In conclusione, bisogna sottolineare ancora una volta che le previsioni sono da valutare con molta cautela, A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 241 Camera di Commercio di Forlì-Cesena corsi delle materie prime, petrolio in primis, per rimescolare gli scenari proposti e quindi vanificare le stime di crescita. A P P E N D I C E in quanto le incognite sono sempre dietro l’angolo. Basta una catastrofe naturale oppure una grave crisi politica internazionale, con conseguenti tensioni sui 242 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena E PREVISIONI PER L’ECONOMIA L L REGIONALE NEL 2010 La crisi economica internazionale ha colpito duramente nel corso del primo semestre dell’anno, in particolare le economie dei paesi sviluppati. La progressiva trasmissione all’economia reale degli effetti positivi delle manovre di politica fiscale e monetaria adottate ha portato al maturare di segnali di ripresa e ad una lieve, ma continua, revisione al rialzo delle stime da parte di organismi internazionali, governi ed enti di ricerca. Affinché queste previsioni di uscita dalla crisi possano essere confermate, occorre, da un lato, che le misure di intervento adottate da governi e banche centrali e organismi internazionali riescano a garantire la sostenibilità della ripresa e, dall’altro, che possano essere elaborati efficaci programmi di uscita dall’attuale eccezionale coordinamento di politiche fiscali e monetarie espansive, senza determinare un arresto della ripresa o indurre l’avvio di un processo inflazionistico e la creazione di bolle finanziarie. Una regione fortemente integrata economicamente e notevolmente orientata alla commercializzazione sui mercati internazionali come l’Emilia-Romagna non poteva non risentire della crisi mondiale. Tuttavia il sistema economico regionale sembra avere mostrato una maggiore resistenza rispetto ad altre realtà del nostro Paese. Secondo la previsione elaborata a novembre da Unioncamere Emilia-Romagna, Prometeia, Scenario economico provinciale, la riduzione dei livelli di attività indotta dalla crisi è stata molto forte in EmiliaRomagna nel corso del 2009, anche se meno marcata rispetto a quella media nazionale. Per l’anno in corso è attesa una riduzione del Pil emiliano-romagnolo del 4,6%.La ripresa avviata a livello internazionale dovrebbe condurre alla fine della recessione anche in regione. La ripresa del Pil sarà però graduale nel 2010 (0,9%) e tenderà a consolidarsi solo nel 2011, con un incremento stimato dell’1,5%. La regione dovrebbe quindi subire una flessione meno ampia rispetto alla media nazionale (-4,9%) nel 2009 e mostrarsi relativamente più capace di agganciare la ripresa internazionale sia nel 2010 che nel 2011. Lo scenario emiliano-romagnolo è stato fortemente caratterizzato da una forte caduta delle esportazioni Previsione per l’Emilia-Romagna e Italia.Tassi di variazione percentuali su valori concatenati, anno di riferimento 2000. Conto economico Prodotto interno lordo Domanda interna(1) Spese per consumi delle famiglie Spese per consumi AAPP e ISP Inv es timenti fiss i lordi Importazioni di beni dall’estero Esportazioni di beni verso l’estero Valore aggiunto ai prezzi base Agr ic oltura Indus tr ia Cos truz ioni Serv iz i Comm., rip., alb. e rist., trasp. e com. Intermed. mon. e fin., att.à imm. e imprend. Altre attiv ità di serv iz i Totale Unita’ di lavoro Agr ic oltura Indus tr ia Cos truz ioni Serv iz i Comm., rip., alb. e rist., trasp. e com. Intermed. mon. e fin., att.à imm. e imprend. Altre attiv ità di serv iz i Totale Rapporti caratteristici Tasso di occupazione(2)(3) Tasso di disoccupazione(2) Tasso di attività(2)(3) Reddito disponibile a prezzi correnti Emilia Romagna 2009 2010 Italia 2011 2008 2009 2010 2011 -0,7 -1,3 -1,1 0,4 -3,1 -7,0 -2,5 -4,6 -3,2 -1,3 1,0 -11,9 -13,7 -22,9 0,9 0,7 0,6 0,3 1,4 0,9 3,6 1,5 1,3 1,1 0,4 2,5 1,8 4,3 -1,0 -1,1 -1,0 0,6 -3,0 -7,0 -4,5 -4,9 -3,6 -1,9 1,1 -12,9 -15,6 -20,1 0,5 0,2 0,2 0,3 0,3 2,7 3,2 1,2 0,8 0,7 0,4 1,6 3,4 3,9 6,2 -3,3 -1,7 0,7 0,4 1,8 -12,9 -3,1 -1,7 -2,4 -0,1 2,2 -0,2 0,8 0,0 -0,6 2,1 1,1 1,5 1,1 2,4 -3,2 -1,2 -0,2 n.d. -0,3 -13,4 -5,8 -2,5 n.d. -1,0 1,7 -1,3 0,7 n.d. -1,0 1,6 0,2 1,4 n.d. 1,2 0,4 -0,4 -1,6 -0,8 -4,8 1,4 1,0 1,1 1,9 1,5 1,6 n.d. n.d. -0,9 n.d. n.d. -5,0 n.d. n.d. 0,8 n.d. n.d. 1,3 2,8 -1,9 -1,3 2,0 4,2 -1,7 -6,1 -1,7 -0,6 -0,3 -1,9 -0,1 -0,5 0,4 0,6 -0,9 1,8 2,1 1,2 1,1 -2,1 -1,7 -0,6 0,6 n.d. -1,3 -6,3 -3,1 -1,2 n.d. -1,6 -0,5 -1,9 -0,1 n.d. -0,7 1,4 0,7 0,8 n.d. 0,3 0,6 0,8 -1,4 -0,5 -2,1 0,1 0,2 0,1 1,3 1,1 1,3 n.d. n.d. -0,1 n.d. n.d. -2,4 n.d. n.d. -0,4 n.d. n.d. 0,8 46,5 3,2 48,0 3,1 45,7 3,7 47,4 -0,3 45,0 4,9 47,4 1,4 44,9 5,0 47,3 3,1 39,4 6,7 42,3 2,8 38,8 7,5 41,9 0,0 38,3 8,7 41,9 1,3 38,1 9,0 41,9 2,7 A P P E N D I C E 2008 (1) Al netto della variazione delle scorte (2) Rapporto percentuali (3) Quota sulla popolazione presente totale. Fonte: Unioncamere E.R. - Prometeia, Scenario economico provinciale, novembre 2009. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 243 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Previsione per Emilia-Romagna e Italia. Principali variabili di conto economico.Tassi di variazione percentuali su valori concatenati, anno di riferimento 2000. Emili-Romagna Italia A P P E N D I C E Fonte: Unioncamere E.R. - Prometeia, Scenario economico provinciale, novembre 2009 244 di beni nel 2009 (-22,9%). La pesante riduzione del commercio mondiale, determinata dalla crisi e dal blocco del credito, ha duramente colpito la regione, data l’elevata apertura internazionale che la caratterizza e la rilevante incidenza del commercio estero nella formazione del Pil. A determinare questo risultato ha contribuito anche il notevole rilievo per il commercio estero regionale dei settori delle macchine e apparecchi meccanici e dei materiali da costruzione, che essendo fortemente pro-ciclici, hanno subito un notevole contraccolpo in questa fase. L’andamento delle esportazioni a livello nazionale non è risultato sostanzialmente meno pesante (-20,1%). Nel 2010, con il consolidarsi della ripresa del commercio internazionale, le esportazioni regionali dovrebbero recuperare prontamente (+3,6%) e mostrare una dinamica leggermente superiore rispetto a quella del complesso delle vendite all’estero nazionali (+3,2%.). Negativo anche l’andamento della domanda interna regionale nel 2009 (-3,2%). Si tratta comunque di un risultato meno pesante rispetto a quello nazionale (-3,6%). Nel corso del 2010 la domanda interna regionale dovrebbe mettere in luce una ripresa (+0,7% ) più pronta rispetto al quadro nazionale che rimarrà di sostanziale stasi (+0,2%). L’andamento della domanda interna nel 2009 è stato appesantito dalla riduzione della spesa per consumi delle famiglie (-1,3%). Quest’ultima ha certamente risentito della riduzione del reddito disponibile a prezzi correnti (-0,3%), tenuto conto che i prezzi al consumo, nonostante la crisi, hanno continuato a fare registrare variazioni positive, seppure inferiori all’1,0%. Inoltre, hanno inciso negativamente sui consumi delle famiglie la restrizione del credito, il peggioramento del clima di fiducia e l’andamento del mercato del lavoro. Questi fattori continueranno a fare sentire il loro effetto negativo e, nonostante una prospettata ripresa del reddito disponibile, nel 2010, la crescita dei consumi delle famiglie non sarà sostenuta, anche se più elevata a livello regionale (+0,6%), che nazio- nale (+0,2%). È stata invece la contrazione degli investimenti dell’11,9% nel 2009 a incidere sostanzialmente sull’andamento della domanda interna. Nonostante gli effetti derivanti dagli incentivi statali nel comparto dei mezzi di trasporto e dalle agevolazioni fiscali sui macchinari introdotte dal cosiddetto decreto anti crisi, a livello nazionale gli investimenti hanno fatto registrare una contrazione leggermente superiore (-12,9%). I caratteri e l’ampiezza della crisi internazionale, il clima di fiducia negativo, le aspettative sfavorevoli sull’evoluzione della domanda e la limitata disponibilità del credito, oltre all’esigenza di comprimere al massimo i costi a fronte dell’elevata incertezza hanno suggerito alle imprese di rinviare i limitati piani di investimento programmati per l’anno in corso. In questo caso un consolidamento della ripresa nel 2010 potrebbe permettere di riavviare i programmi di investimento, per i quali si prospetta una crescita dell’1,4% a livello regionale, ben al di sopra dell’incremento dello 0,3% atteso a livello nazionale, e di sostenere una più forte accelerazione nel corso dell’anno seguente. A livello di macro settori, l’industria risulta il comparto di gran lunga più penalizzato dall’attuale fase economica (Fig. 2.15.2). Il valore aggiunto industriale ha subito una marcata riduzione nel 2009 (-12,9%) e dovrebbe rappresentare una quota del 25,1% del valore aggiunto regionale. Sensibile anche la diminuzione del valore aggiunto prodotto dalle costruzioni (-3,3%), mentre la riduzione nel settore dei servizi (-1,7%) appare determinata soprattutto dalla flessione che ha interessato i servizi del commercio, riparazione, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni. A livello nazionale non è andata meglio per nessuno dei settori considerati, in particolare il valore aggiunto dell’industria è sceso del 13,4% e quello delle costruzioni del 5,8%. La ripresa attesa per il 2010 dovrebbe vedere un andamento del valore aggiunto regionale nuovamente migliore di quello nazionale, Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Previsione per Emilia-Romagna e Italia. Valore aggiunto complessivo e dei principali settori. Emili-Romagna Tassi di variazione percentuali (1) Quote (2) Italia Tassi di variazione percentuali (1) Quote (2) sia nel complesso, sia in tutti i macro settori, anche se le differenze rimarranno contenute. In particolare quello prodotto dall’industria regionale dovrebbe salire del 2,2% e quello originato dai servizi dello 0,8%, mentre si prospetta una più lontana ripresa del settore delle costruzioni, che dovrebbe registrare una nuova riduzione (-0,2%). Dall’esame degli indicatori relativi al mercato del lavoro, l’Emilia-Romagna presenta una situazione più vitale rispetto ad altre realtà. Nei dati sulle forze di lavoro del secondo trimestre 2009, la regione è tra le poche che continua ad evidenziare un incremento tendenziale degli occupati. Ma l’occupazione misurata dall’indagine Istat contabilizza come occupati anche i lavoratori in cassa integrazione guadagni e il loro numero risulta quest’anno in forte incremento. Attraverso le lenti dell’indagine Istat, l’attuale fase del mercato del lavoro non vede ancora espulsioni, ampiamente procrastinate in regione attraverso un impiego della Cig superiore a quello nazionale, mentre registra ancora gli ingressi nell’insieme degli occupati, che quindi appaiono in leggera crescita. Diverso il quadro se si considera l’occupazione espressa in unità di lavoro, indicatore dell’input effettivo di lavoro impiegato nei processi produttivi e al netto dei lavoratori posti in Cassa Integrazione Guadagni. Essa è attesa in calo marcato a fine 2009 (-2,1%). La crisi sta colpendo più intensamente gli occupati dell’industria regionale, che nell’anno in corso si ridurranno del 6,1%. Marcata anche la riduzione dell’impiego di unità di lavoro nelle costruzioni (-3,1%) mentre sembrano relativamente meno interessati dalla crisi i servizi e l’agricoltura (-1,7% per entrambi). L’andamento appare lievemente meno negativo di quello riferito a livello nazionale sia nel complesso, sia in ognuno dei macrosettori considerati, in particolare nelle costruzioni. La stessa differenza relativa si dovrebbe verificare, nel 2010, però con un andamento positivo. La moderata ripresa dell’attività economica, permetterà alla regione di registrare un Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 complessivo marginale incremento dell’impiego di lavoro (+0,1%), che si consoliderà successivamente, mentre a livello nazionale si registrerà ancora una lieve riduzione. In regione, la riduzione dell’impiego di lavoro nell’industria (-0,1%) e nelle costruzioni (-0,5%), sarà controbilanciata da un incremento nei servizi (0,4%). Gli indicatori relativi al mercato del lavoro evidenziano un quadro che, seppure in deterioramento, continua a presentare la regione come caratterizzata da elevata occupazione e alta partecipazione al mondo del lavoro, in particolare rispetto al quadro nazionale. Il tasso di attività (calcolato sulla popolazione presente totale) è atteso pari al 47,4% per il 2009, in calo dal 48,0% dello scorso anno, non tenderà a risalire nei prossimi anni. Nelle stime, il tasso di occupazione scende dal 46,5% del 2008 al 45,7% e si ridurrà ulteriormente nei prossimi anni a quota 45,0%. Il tasso di disoccupazione, che è salito dal 3,2% dello scorso anno al 3,7% del 2009, aumenterà ulteriormente nel 2010 al 4,9%. La tendenza non mostra segni di interruzione nemmeno per il 2011. Possiamo sintetizzare il quadro dicendo che la crisi vede un inadeguato incremento delle forze di lavoro rispetto alla popolazione presente, in conseguenza dei primi fenomeni di scoraggiamento e di una minore immigrazione, e l’avvio della fase di aumento dei disoccupati, destinata a proseguire a lungo, anche successivamente al consolidarsi della ripresa. Nel complesso si tratta di un quadro piuttosto pesante, che imporrà al sistema economico locale e alle singole imprese un’estrema capacità di adattamento a condizioni competitive in rapido mutamento e metterà a prova la tenuta del sistema sociale regionale. A P P E N D I C E (1) Calcolati a valori concatenati, anno di riferimento 2000. (2) Quote percentuali calcolate a valori correnti. Fonte: Unioncamere E.R. - Prometeia, Scenario economico provinciale, novembre 2009 245 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 246 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 Camera di Commercio di Forlì-Cesena - A.G.C.I. - Forlì ANITA – Associazione Nazionale Trasportatori – Roma A.P.I. – Associazione Piccole e medie Imprese di Forlì-Cesena A.R.P.A. Emilia-Romagna - Bologna Assaeroporti - Associazione Italiana Gestori Aeroporti - Roma Assalzoo - Roma Associazione Interprovinciale Allevatori di Forlì-Cesena e Rimini - Forlì Azienda USL di Cesena - Servizio Veterinario Azienda USL di Forlì - Servizio Veterinario Aziende del campione provinciale dell’indagine sull’industria manifatturiera B.C.E. - Banca Centrale Europea Banca d’Italia C.N.A. di Forlì-Cesena Commissione Provinciale per l’Artigianato di Forlì-Cesena Caritas Italiana - Roma Casse Edili della provincia di Forlì e CEDAIER di Bologna Commissioni per rilevazione prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Comuni della Provincia Forlì-Cesena Federimpresa Confartigianato ForlìCesena Confartigianato Donne Impresa Confcommercio di Cesena Confcommercio di Forlì Confcooperative di Forlì-Cesena Confesercenti di Cesena Confesercenti di Forlì Confetra – Roma Confindustria Forlì-Cesena - Unione degli Industriali della Provincia di Forlì-Cesena Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì - Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale EUROSTAT F.M.I - Fondo Monetario Internazionale Gesturist Cesenatico Spa – Cesenatico Il Sole 24 Ore - Banche dati I.N.A.I..L. – Sede di Forlì-Cesena Infocamere - Banche dati StockView e Movimprese I.N.P.S. - Sede di Forlì-Cesena I.S.A.E. - Istituto di studi e analisi economica I.S.M.E.A - Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica Istituto Guglielmo Tagliacarne di Roma Lega delle Cooperative di Forlì-Cesena Mercato Ittico - Cesenatico Ministero del Tesoro O.C.S.E. - O.E.C.D. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) Osservatorio Turistico Regionale Prefettura di Forlì-Cesena - Ufficio Territoriale del Governo Prometeia Provincia di Forlì-Cesena - Servizio Agricoltura e Spazio Rurale Provincia di Forlì-Cesena - Servizio Istruzione, Formazione e Politiche del Lavoro Provincia di Forlì-Cesena - Ufficio Turismo Provincia di Forlì-Cesena - Ufficio Statistica Turistica Provincia di Forlì-Cesena - Ufficio Prevenzione e Gestione Crisi Aziendali Provincia di Forlì-Cesena - Osservatorio Provinciale sull’Immigrazione Regione Emilia Romagna S.E.A.F. - Società per l’Esercizio Aeroporti - Forlì Società Autostrade SpA - Roma Stampa locale e nazionale Unioncamere Emilia Romagna - Banche dati Unioncamere Italiana - Centro Studi - Indagine Congiunturale su Manifattura e Costruzioni Unioncamere Italiana - Centro Studi - Indagine Congiunturale sul Commercio al Dettaglio Unioncamere Italiana - Progetto Excelsior Unioncamere Italiana - Starnet W.T.O. - World Trade Organization Si ringraziano tutti coloro che con cortesia e disponibilità hanno fornito dati e informazioni rendendo possibile la realizzazione di questo volume. Il rapporto è stato chiuso in data 19 febbraio 2010 ed è consultabile su Internet nel sito: http://www.fc.camcom.it/studiestatistica/ Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2009 247 A fianco delle imprese Per lo sviluppo economico del territorio ALBI E RUOLI tel. 0543/713240 [email protected] Albo imbottigliatori di vini DOCG, DOC e IGT - Albo commissionari, mandatari e astatori di prodotti ortofrutticoli, ittici e carnei - Ruolo Agenti e Rappresentanti di Commercio - Ruolo Agenti di affari in mediazione - Ruolo Periti ed Esperti - Ruolo Conducenti di veicoli o natanti adibiti ad autoservizi pubblici non di linea - Registro nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche - Elenco tecnici degustatori di vini DOCG e DOC - Elenco nazionale dei tecnici ed esperti assaggiatori di oli d’oliva extravergini e vergini - Autorizzazione abbattimento alberi di olivo - Certificazione e riconoscimento vini DOCG, DOC e IGT – Rilascio fascette per vini a DOCG - Licenze di macinazione - MUD (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale) - Rilascio nulla osta, parametri extracomunitari ALBO IMPRESE ARTIGIANE tel. 0543/713280-285 [email protected] Iscrizione all’Albo delle imprese artigiane - Tenuta Elenchi Previdenziali IVS-ART - Riconoscimento qualifiche professionali Acconciatori - Estetisti - Riconoscimento artigianato artistico e tradizionale BIBLIOTECA tel. 0543/713466 [email protected] Emeroteca - Gazzette Ufficiali della Comunità Europea -Banche Dati giuridiche (legislazione vigente in Italia, legislazione regionale, sentenze della Cassazione Civile e della Giurisprudenza, Sole 24 Ore) - Quotidiani economici e locali - Pubblicazioni economiche, giuridiche, di storia locale, di agricoltura e zootecnia BREVETTI E MARCHI tel. 0543/713270 [email protected] Deposito marchi e brevetti - Ricerche su marchi e brevetti depositati ESTERO E INTERNAZIONALIZZAZIONE - Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese Sede di Forlì-Cesena tel. 0543/713250 [email protected] Servizio traduzione di breve corrispondenza commerciale in inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo - Contributi per la partecipazione a fiere e mostre specializzate all’estero e per programmi di penetrazione commerciale in forma aggregata - Risposta quesiti in materia fiscale, doganale e trasporti internazionali e in contrattualistica e contenzioso internazionale - Ricerca partner all’estero - Seminari di aggiornamento - Informazioni commerciali su imprese straniere - Recupero crediti esteri - Directory Import-Export - Servizio assistenza per i mercati bosniaco, cinese, indiano, moldavo, rumeno, russo, Sud-est asiatico, statunitense,svizzero e del Nord Africa – EEN (Enterprise Europe Network) - Progetti integrati per la penetrazione dei mercati stranieri – Progetto Temporary Management – Progetto Internazionalizzazione delle filiere METROLOGIA LEGALE tel.0543/713205 [email protected] Controllo degli strumenti metrici - Saggio e Marchio dei metalli preziosi - Rilascio e rinnovo delle autorizzazioni ai Centri Tecnici per i tachigrafi digitali - Ispezioni PREZZI E PROTESTI tel. 0543/713255 [email protected] Registro informatico protesti - Visure e cancellazione protesti - Listino settimanale prezzi - Deposito listini - Visti su offerte commerciali, listini prezzi e fatture - Listino opere edili PROMOZIONE tel. 0543/713245 [email protected] Sportello Nuove Imprese per la creazione di nuove imprenditorialità - Seminari formativi per le imprese - Interventi finanziari a favore delle imprese - Interventi in favore del rapporto scuola-impresa Azioni di marketing territoriale - Sostegno al credito e alla diffusione della cultura finanziaria REGISTRO IMPRESE tel. 0543/713232 [email protected] Registro Imprese e REA; iscrizioni abilitanti - Comunicazione Unica d’impresa - Visure e Certificati - Bilanci - Elenchi - Assetti societari - Bollatura e vidimazione libri sociali e registri - Infoimprese - Certimpresa – Rilascio Carte Cronotachigrafiche – Rilascio firma digitale, carta nazionale dei servizi - Accesso al Portale Nazionale www.impresa.gov.it per servizi interattivi alle imprese - Emissione di certificati per l’attività di import export – Assistenza e servizi per l’accesso telematico a informazioni, banche dati ed adempimenti nei confronti della pubblica amministrazione STATISTICA E STUDI tel. 0543/713265 0543/713474 (Indici Istat segreteria telefonica) [email protected] Sportello di informazione economico-statistica - Biblioteca dei Numeri - Banche dati statistiche (Registro Imprese, Starnet, ISTAT, Unioncamere ER, Excelsior) - Demografia on-line - I numeri del territorio - Congiuntura on-line - Principali pubblicazioni: Rapporto annuale sull’economia, Giornata dell’Economia, I numeri dell’Economia e Quaderni di statistica - Osservatori e Indagini statistiche sui settori economici della provincia (industria, commercio, trasporti, turismo) TUTELA DEL MERCATO tel. 0543/713486-492 [email protected] Camera Arbitrale - Camera di Conciliazione - Osservatorio sulle clausole vessatorie - Redazione contratti standard - Revisione degli usi - Manifestazioni a premio - Sanzioni Quadro di Angelo Ranzi CAMERA DI COMMERCIO DI FORLI’–CESENA Orari per il pubblico: da Lunedì a Venerdì dalle 9.00 alle 12.30 Corso della Repubblica 5 - 47121 - FORLI’ Telefono: 0543/713111 - Fax: 0543/713502 Via Gaspare Finali 32 - 47521 – CESENA Telefono: 0547/21901 - Fax: 0547/23157 www.fc.camcom.it – [email protected] Rapporto sull’Economia della provincia di Forlì-Cesena 2009 Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Forlì-Cesena Presidente: Tiziano Alessandrini Segretario Generale: Antonio Nannini Responsabile Ufficio Statistica e Studi: Cinzia Cimatti La predisposizione del rapporto è stata curata dai seguenti redattori: Cinzia Cimatti, Paola Mettica, Luciano Ravaioli, Fabio Strada,Vanni Ugolini della Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Guido Caselli, Matteo Beghelli, Federico Pasqualini dell’Area Studi e Ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna Progettazione grafica: Videoimpaginazione e stampa: Grafiche MDM s.r.l. Fotografie: Ferdinando Cimatti, Nazario foto, Fotogiornale Sabatini e archivio Grafiche MDM FEBBRAIO 2010