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Marine litter e Beach litter
Le indagini di Legambiente sui
rifiuti dispersi nel mare e sui
litorali del Mediterraneo
Giorgio Zampetti
responsabile scientifico di Legambiente
Forum Rifiuti – Roma 7/8 ottobre 2015
«L’ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto,
salvaguardato e, ove possibile, ripristinato al fine ultimo di mantenere la
biodiversità e preservare la diversità e la vitalità di mari ed oceani che siano
puliti, sani e produttivi.»
Marine Strategy, Direttiva quadro 2008/56/CE per l’ambiente marino
(recepita in Italia con il decreto legislativo del 13 ottobre 2010, n. 190)
L’obiettivo dell’Unione Europea è raggiungere il buono stato ambientale, per le
acque marine di ogni stato membro, entro il 2020. Il buono stato viene determinato
sulla base di 11 descrittori che considerano sostanzialmente tutti gli aspetti legati
all’impatto delle attività umane sull’ambiente marino come la pesca insostenibile,
l’introduzione di sostanze inquinanti, rifiuti e specie aliene, ma anche l’inquinamento
acustico sottomarino.
Uno dei descrittori riguarda i rifiuti marini e il buono stato ambientale sarà
raggiunto quando le loro proprietà e quantità non saranno dannose per
l’ambiente costiero e marino.
«L’ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto,
salvaguardato e, ove possibile, ripristinato al fine ultimo di mantenere la
biodiversità e preservare la diversità e la vitalità di mari ed oceani che siano
puliti, sani e produttivi.»
Marine Strategy, Direttiva quadro 2008/56/CE per l’ambiente marino
(recepita in Italia con il decreto legislativo del 13 ottobre 2010, n. 190)
Secondo la direttiva nel dicembre 2016 è previsto l’avvio del programma di misure
(elaborato entro il 2015) e azioni concrete atte a raggiungere o mantenere il Buono
stato ambientale determinato.
La definizione del Buono stato ambientale da raggiungere sui rifiuti marini fornita
dall’Italia è stata valutata INADEGUATA perché «al di sotto richiesto dei requisiti
minimi o privi di ambizione»
Dal report della Commissione europea al Concilio e al Parlamento Europeo
The first phase of implementation of the Marine Strategy Framework Directive
(2008/56/EC) - The European Commission's assessment and guidance
Del 20 febbraio 2014
I rifiuti marini
Dove si trovano? Sulla superficie, nella colonna d’acqua e sul fondo
del mare; sulle coste e sulle spiagge. Si stima che il 70% dei rifiuti che
entrano nell’ecosistema marino affonda: ciò che vediamo è solo la punta
dell’iceberg di un problema ben più complesso.
Da dove vengono? Da noi. Per abbandono in città, in mare e in
spiaggia. Attraverso le reti idriche urbane e industriali, per mancata
depurazione, dai fiumi, dal vento.
Quali sono? Il 90% è plastica: principalmente buste e bottiglie. Tanti i
rifiuti provenienti dalle attività di pesca. In spiaggia regnano mozziconi di
sigaretta e bastoncini dei cotton fioc.
Tutti i rifiuti, anche quelli presenti sul fondo, finiscono per frammentarsi
dando luogo alle microplastiche.
Che danni? Tartarughe, uccelli e mammiferi marini intrappolati o morti
per soffocamento; danni meccanici a imbarcazioni e attrezzature da
pesca, agli stock ittici, alti costi per la pulizia di mare e spiagge e impatti
negativi sul turismo.
Cosa fare? Per raggiungere gli obiettivi della direttiva l’Italia deve
quantificarne la presenza, l’entità dei danni e individuare le principali
fonti e le zone di accumulo per attuare soluzioni e azioni di prevenzione.
Legambiente e il monitoraggio dei rifiuti marini
galleggianti
Legambiente ha iniziato nel 2013 il monitoraggio dei rifiuti marini galleggianti, in
concomitanza con la navigazione estiva della sua storica campagna Goletta Verde.
Il protocollo utilizzato per l’indagine è stato elaborato e riadattato da ISPRA-NAT
(Dipartimento Difesa della Natura), Univ. di Pisa e Accademia del Leviatano.
Il monitoraggio è stato ripetuto
durante l’edizione 2014. In
questa occasione si è scelto di
diffondere il lavoro svolto ed i
risultati utilizzando una mappa
navigabile, sfruttando la
georeferenziazione di ogni
rifiuto osservato.
Nel 2015 Legambiente ha avviato una collaborazione con ISPRA per arricchire il
monitoraggio dei macrorifiuti galleggianti con quello relativo ai frammenti più piccoli di 5
mm e aggiungere dati inerenti alle MICROPLASTICHE.
→ I risultati saranno resi noti a novembre in un convegno organizzato da Legambiente.
Legambiente e il monitoraggio dei rifiuti marini
galleggianti
Area
Oggetti
su kmq
Goletta
Verde
Goletta
Verde
Tirreno centromeridionale
Tirreno centrosettentrionale
13,3
Traghetto
Livorno -Bastia
Traghetto
Fiumicino Ponza
2013
2014
Mar Tirreno
5,1
(± 1,7)
2,14
(± 0,2)
2,4
(± 0,6)
Oggetti su kmq
26
±13,6
Mar
Adriatico
Mar Ionio
(± 2,6)
27
±2
7
± 1,7
Oltre 90% è
PLASTICA
Plastica
Buste
Framm.
Bottiglie
Cassette di
polistirolo
Altro
93,8%
27%
15%
23%
10%
6,2%
98,5%
32%
14%
46%
9%
1,5%
90,4%
28%
20%
48%
7%
9,6%
96,8%
17%
11%
28%
33%
3,2%
Plastica
91%
90%
85%
Rifiuti plastici prevalenti
34% bottiglie di plastica
29% buste di plastica
41% buste di plastica
20% rifiuti da pesca (polistirolo e reti)
27% polistirolo
18% buste di plastica
Elevata presenza di buste e frammenti
di buste nell’Adriatico nel 2014 e
riduzione nel Tirreno rispetto al 2013
il 20% viene
dalla PESCA
Legambiente e il monitoraggio dei
rifiuti spiaggiati
Per integrare lo studio sulla marine litter, nel mese di maggio 2014 Legambiente ha iniziato a curare
l’indagine sulla beach litter in concomitanza con la campagna di Spiagge e fondali puliti.
24 spiagge italiane e 5 in altri Paesi del Mediterraneo in Grecia, Spagna, Francia e Tunisia, grazie alle
organizzazioni di Clean up the Med.
Nel maggio 2015 l’indagine è stata ripetuta su un totale di 54 spiagge: 29 in Italia e 25 negli altri paesi
costieri del Mediterraneo.
È stato applicato un protocollo comune messo a punto dal Ministero dell’Ambiente e ISPRA.
Legambiente e il monitoraggio dei
rifiuti spiaggiati – nel 2015
29 spiagge in Italia
Un’area complessiva pari a
136.040 mq
(quasi 20 campi da calcio)
22 114 rifiuti  17 rifiuti ogni 100 mq
oltre i tre quarti sono più piccoli di 25 cm
il 80 % del totale è PLASTICA  il 6,5 % dalla PESCA
 dato interessante, la diminuzione di frammenti
delle buste di plastiche. 2% spiagge italiane vs 7% spiagge
Mediterraneo: grazie alla messa al bando.
Il 5 % è rappresentato da RIFIUTI SANITARI  l’83% è
stato registrato su spiagge distanti meno di 1 km dalla foce di
un corso d’acqua o prossime a scarichi o fossi
 inefficienza dei sistemi depurativi
Che fare? Che fare? Che fare? Che fare?
• Cambio dello stile di vita, comunicazione ed educazione anche per i turisti.
Uscire dalla logica usa & getta
• Dotare le spiagge di cestini coperti, promuovere la raccolta differenziata e
distribuzione di portacenere tascabili
• Miglioramento delle operazioni di pulizia dei litorali, incremento di quelle sui
fondali. Coinvolgimento dei cittadini, aziende, amministrazioni e
professionisti (sub) con iniziative di volontariato
• Efficientamento dei sistemi depurativi (grigliatura primaria) e campagne di
sensibilizzazione rivolte allo smaltimento improprio di oggetti nella toilette
• Al bando alcuni prodotti (ad esempio i sacchetti di plastica non
compostabile)
• Diminuzione degli imballaggi ma anche sostituzione con materiali
riutilizzabili o biodegradabili e compostabili
• Promozione di politiche industriali di chimica verde
• Sensibilizzazione e coinvolgimento pescatori per riportare a terra rifiuti
pescati (incentivi)
• Promuovere la buona gestione dei rifiuti in mare aperto e la raccolta dei
rifiuti nei porti
..dipende da ognuno di noi..
Per approfondire:
• Mappa navigabile risultati indagine Marine
Litter di Legambiente:
http://www.legambiente.it/marinelitter/
• Mappa navigabile risultati indagine Beach
Litter di Legambiente :
http://www.legambiente.it/beachlitter/
• http://www.legambiente.it/contenuti/dossie
r/beach-litter-2015-indagine-s...
• - Galleria su flickr #Schifidaspiaggia:
https://flic.kr/s/aHskc6Ae69
Contatti:
Ufficio scientifico di Legambiente
[email protected]