UGANDA, visita ad limina 2010

Transcript

UGANDA, visita ad limina 2010
Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa
dei vescovi dell‟Uganda
Città del Vaticano, 1-8 marzo 2010
A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana
INDICE
Il Paese
Cenni storici e quadro socio-politico
La Chiesa in Uganda - Struttura
Le diocesi
Breve cronologia della Chiesa
Intervista a padre John Baptist Kauta, Segretario generale
della Conferenza episcopale ugandese
La vita della Chiesa
La visita Giovanni Paolo II in Uganda del 1993
Le precedenti visite ad limina
p.
p.
p.
p.
p.
p.
2
3
7
8
9
10
p. 20
p. 59
p. 69
1
Uganda (Republic of Uganda - Jamhuri ya Uganda)
dall‟altitudine.
Capitale Kampala
Superficie 241.038 kmq
Confini e territorio Situata
nella regione dei Grandi
Laghi, l‟Uganda è priva di
sbocchi al mare e confina con
Sudan, Kenya, Tanzania,
Ruanda
e
Repubblica
Democratica del Congo. Al
Paese appartengono parte del
lago Vittoria a Sud, dei laghi
Edoardo e Alberto a Ovest e
interamente il Lago Kyoga. Il
fiume principale è il Nilo
Bianco. Il clima è di tipo
equatoriale,
mitigato
Popolazione 28.250.000 ab. (cens. 2001); (stime 2009:
30-32.000.000 ab.)
Gruppi etnici L‟Uganda conta una cinquantina di gruppi etnici.
Tra le etnie principali ci sono i Baganda, i Bakiga, i Banyankore, i
Basoga, gli Iteso, i Langi, gli Acholi, i Bagisu, i Lugbara, i Banyoro
e i Batoro.
Lingua Inglese (ufficiale), Kiswahili (semi-ufficiale) e Lugana
(lingua usata nel commercio).
Religione Netta maggioranza cristiana composta per lo più da
cattolici (12.616.000 fedeli, pari al 44,6% della popolazione
secondo l‟Annuario Statistico della Chiesa 2007; 42% circa
secondo i dati della Conferenza episcopale) e anglicani (35,9%).
A questi vanno aggiunti gli ortodossi (1% ca) e le sette
pentecostali in crescita (4,6%). Il resto della popolazione segue
la religione tradizionale africana (intorno al 5% - dati ACS), o è
di fede musulmana (12% secondo i dati della Conferenza
episcopale)
Forma di Governo Repubblica presidenziale.
Presidente e capo del Governo Yoweri Museveni (NRM), dal 29
gennaio 1986, eletto il 9 maggio 1996, rieletto il 12 marzo 2001
2
e il 23 febbraio 2006
Unità monetaria scellino ugandese
Indice di sviluppo umano 0,49 (156° posto - 2006)
Membro di Commonwealth, EAC, OCI, ONU, UA, WTO e IGAD,
associato UE
Cenni storici e quadro socio-politico
L'Uganda deriva il suo nome da uno dei regni bantu che all'epoca
della penetrazione coloniale europea dominavano nel Paese sulla
base di un'organizzazione di tipo rigidamente regale e
aristocratico: il Regno dei Ganda (o Baganda), che comprendeva
la parte centro-meridionale del Paese. Appoggiato dagli inglesi,
esso si affermò sugli altri regni (Nyoro, Ankole, Toro ecc.) e
divenne il nucleo attorno al quale si andò costituendo il
protettorato della Gran Bretagna. Indipendente nell‟ambito del
Commonwealth dal 9 ottobre 1962, fu proclamata Repubblica
nell‟anno successivo. Il 15 aprile 1966 il Primo Ministro Milton
Obote assunse la presidenza, prima riservata al Re del Buganda,
dando vita, nel 1967, a una costituzione unitaria. Dal 1971 al
1979 il Paese è stato governato dal sanguinario generale Idi
Amin Dada, il cui regime fu caratterizzato da una feroce violenza
razziale contro le etnie Acholi e Lango e la comunità asiatica
presente nel Paese. Il dittatore fu deposto e costretto alla fuga
nel 1979 dall‟esercito tanzaniano sostenuto dai ribelli dell'UNLA
(Uganda National Liberation Army - Esercito di liberazione
nazionale dell'Uganda). L‟attuale assetto del Paese è il risultato
della vittoria (il 25 gennaio 1986) della guerriglia del Movimento
di Resistenza Nazionale (National Resistance Movement - NRM,
già National Resistance Army - NRA) di Yoweri Museveni, che
aveva combattuto sin dal 1981, dapprima contro Obote (tornato
al potere nel 1980) e poi contro il generale acholi Tito Okello
Lurwa dell'UNLA (al potere nel 1985). Nel 1987 Museveni ha
sconfitto anche l'HSM (Holy Spirit Movement) della guaritrice
Alice Auma Lakwena, rifugiatasi in Kenya. Nel 2005 nel Paese è
stato introdotto con un referendum un sistema elettorale
multipartitico (bocciato nel 2000).
I primi dieci anni del governo di Museveni sono stati
caratterizzati da una grande crescita economica, che ha toccato
anche tassi annuali del 10%. Allontanandosi dall‟ideologia
3
marxista in cui si era formato, Museveni ha adottato una politica
liberista, adeguandosi ai programmi di aggiustamento
strutturale del Fondo Monetario Internazionale e diventando uno
dei leader africani su cui Washington ha puntato di più negli anni
Novanta per ottenere un “rinascimento africano”. La sua
difficoltà a porre fine alla guerriglia condotta in Nord Uganda
dall‟"Esercito di Resistenza del Signore" (Lord's Resistance Army
- LRA) di Joseph Kony, la sua partecipazione alle guerre nella
Repubblica Democratica del Congo e, infine, i suoi palesi
tentativi di rimanere al potere ad ogni costo hanno peraltro
progressivamente eroso la credibilità di cui Museveni godeva in
ambito internazionale.
L’economia
Nonostante le riforme realizzate da Museveni, gli anni di
dittatura di Amin e le violenze della guerra civile hanno pesato
sull‟economia ugandese, anche se la fine dei combattimenti nel
Nord Uganda ha permesso una leggera ripresa economica in
questa parte del Paese. L‟80% della forza lavoro in Uganda è
impiegata nell‟agricoltura, in particolare nella La coltura
principale è il caffè, ma numerose sono anche le coltivazioni di
tè verde, tabacco, cotone, cacao, tapioca, fiori, mais, grano,
patate, banane e semi oleosi.
La guerra in Nord Uganda
A partire dal 1986 nella regione dell‟Acholiland, in Nord Uganda,
si è consumata una feroce guerra civile tra le forze governative
e il “Lord's Resistance Army” ("Esercito di Resistenza del
Signore" - LRA), una setta-movimento di sedicente ispirazione
cristiana capeggiata da Joseph Kony, che per più di venti anni ha
seminato il terrore tra le popolazioni dell‟area con stragi, razzie
e rapimenti di bambini arruolati a forza nelle sue file. Violenze
per le quali Kony è stato incriminato dal Tribunale Penale
Internazionale (TPI). All‟origine del conflitto il risentimento della
popolazione di etnia Acholi per l'ascesa al governo di Yoweri
Museveni in seguito alla sconfitta del loro rappresentante, l'ex
presidente Tito Okello dell‟UNLA (diventato UPDA - Uganda
People's Democratic Army). Il conflitto, iniziato come guerra
interna, ha presto travalicato i porosi confini che separano
l‟Uganda dai suoi vicini. In particolare quello con il Sud Sudan,
a sua volta piagato dalla guerra civile. Fin dal suo arrivo al potere,
Museveni ha sempre sostenuto il l‟Esercito di Liberazione
4
popolare del Sudan (Spla, a capo della guerriglia sud-sudanese).
Il Sudan non è stato da meno. E dal 1989 il governo islamista di
Khartoum ha dato copertura allo LRA, fornendogli anche rifugio
e campi di addestramento sul proprio territorio. La guerra ha
causato circa 300 mila morti e più di un milione e mezzo di
sfollati.
Nel 2006, il governo di Museveni ha accettato di porre fine alla
repressione nei confronti del LRA, dando inizio al processo di
pace nella città sudanese di Juba, con la mediazione dell‟ONU,
del Sudan e il sostegno dell‟Unione Africana. Nell‟agosto del 2006
le due parti hanno firmato un primo cessate-il-fuoco. I colloqui
di pace non hanno portato tuttavia alla cessazione delle ostilità.
Nel giugno 2007 i guerriglieri del LRA hanno attaccato diversi
villaggi nel Nord dell‟Uganda uccidendo o rapendo decine di civili.
Il 23 febbraio del 2008 è stato raggiunto un accordo per il
cessate-il-fuoco definitivo premessa per un Accordo finale di
pace che tuttavia Kony, in mancanza di garanzie sulla sua sorte
dopo la condanna del Tribunale Penale Internazionale dell‟Aia
(TPI), ha rifiutato di firmare. Gli scontri sono dunque proseguiti,
seppur in misura minore, nei mesi successivi, per poi riesplodere
nella primavera del 2008 e nell‟agosto del 2009 nella Repubblica
Democratica del Congo. Attualmente la situazione nel Nord
Uganda sta tornando a una relativa normalità, ma le forze del
LRA continuano le loro azioni di guerriglia contro i civili nella
Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica
Centrafricana.
Sono ancora in fase di stallo i negoziati tra il governo centrale e
il regno di Buganda (il principale tra i quattro regni ugandesi
sciolti nel '66), guidato dal re (kabaka) Ronald Muwenda Mutesi
II. Le tensioni mai sopite con il governo di Museveni, sono
sfociate lo scorso settembre in scontri nella capitale Kampala che
hanno causato una ventina di morti.
(Fonti varie - lz)
La via ugandese alla lotta all’Aids
Mentre nella stragrande maggioranza dei paesi africani il tasso
di infezione continua a crescere, l‟Uganda – considerato nella
seconda metà degli anni Ottanta l‟epicentro della pandemia da
Hiv/Aids
–
ha
conosciuto
un‟importante
diminuzione
dell‟epidemia: il tasso di infezione è crollato da circa il 20% degli
inizi degli anni Novanta a circa il 7% registrato dalle statistiche
degli ultimi anni.
5
Le ragioni di questi progressi sono diverse. Un contributo
determinante è venuto dall‟apertura con cui il governo ugandese
ha saputo affrontare il contagio, fin dalle prime manifestazioni
cliniche, senza nasconderne la gravità come invece è accaduto in
molti paesi africani. Fondamentale è stato poi l‟approccio
“multisettoriale” all‟epidemia che invece di limitarsi agli aspetti
sanitari, ha cercato di affrontare anche gli aspetti sociali ed
economici dell‟epidemia: l‟istruzione, il rafforzamento dei diritti
delle donne, il sostegno alle economie locali, ecc…. Centrale è
stata infine la promozione di una strategia capillare di
comunicazione, con la produzione di cartelloni stradali e di
programmi di informazione nelle radio, in televisione, nelle
scuole, sui mezzi pubblici e con la diffusione capillare di servizi
di assistenza e consultori.
(Fonte Amref)
6
La Chiesa in Uganda
Struttura
Conferenza episcopale ugandese
Uganda Episcopal Conference (UEC)
Presidente
Mons. Matthias SSEKAMANYA, vescovo di Lugazi
Vice-Presidente
Mons. Frederick DRANDUA, vescovo di Arua
Segretario generale
Padre John Baptist KAUTA
Nunzio apostolico
Mons. Paul TSCHANG IN-NAM, arcivescovo titolare di Amazia
La Conferenza episcopale ugandese è stata istituita nel 1960.
Opera attraverso un Segretariato che, tramite il Dipartimento
amministrativo, coordina 12 Commissioni episcopali (Liturgia e
Pastorale, Apostolato dei laici, Giustizia e Pace, Educazione,
Formazione dei sacerdoti - da cui dipendono i quattro seminari
maggiori del Paese e il St. Augustine‟s Institute -, Comunicazioni
sociali, Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Dottrina, Animazione
missionaria, Finanza, Servizi sociali e sviluppo – cui fa capo la
Caritas-Uganda e l‟Ufficio delle donne cattoliche).
La Chiesa ugandese gestisce diversi istituti educativi, tra cui
l‟UMU, l‟Università dei Martiri Ugandesi (Uganda Martyrs
University) di Kampala, fondata nel 1994.
Nel 2000 è stata fondata “Mewa”, la prima radio cattolica locale in
modulazione di frequenza, mentre dal 2001 è operativa "Radio
Sapientia" che trasmette in inglese e luganda, la lingua parlata dai
Baganda. Nel Paese è presente anche “Radio Maria”, che
trasmette in FM da Mbarara.
Il sito della Conferenza episcopale è http://www.uecon.org
7
Le diocesi
La Chiesa cattolica ugandese è presente sul territorio con quattro
arcidiocesi metropolitane e 15 diocesi più un Ordinariato militare
Arcidiocesi metr. di Gulu: Mons. John Baptist ODAMA
Diocesi di Arua: vacante
Diocesi di Lira: Mons. Giuseppe FRANZELLI
Diocesi di Nebbi: Mons. Martin LULUGA
Arcidiocesi metr. di Kampala: Mons. Cyprian Kizito LWANGA
Diocesi di Kasana-Luweero: Mons. Paul SSENOGERERE
Diocesi di Kiyinda-Mityana: Mons. Joseph Anthony ZZIWA
Diocesi di Lugazi:Mons. Matthias SSEKAMAANYA
Diocesi di Masaka: Mons. John Baptist KAGGWA
Arcidiocesi metr. di Mbarara: Mons. Paul K. BAKYENGA
Diocesi di Fort Portal: Mons. Robert MUHIIRWA
Diocesi di Hoima: Mons.Deogratias MUGANWA BYABAZAIRE
Diocesi di Cabale: Mons. Callistus RUBARAMIRA
Diocesi di Kasese: Mons. Egidio NKAIJANABWO
Arcidiocesi metr. di Torero: Mons. Denis KIWANUKA LOTE
Diocesi di Jinja: Mons. Joseph B. WILLIGERS, M.H.M.
Diocesi di Kotido: Mons. Giuseppe FILIPPI, M.C.C.I.
Diocesi di Moroto: Mons. Henry Apaloryamam SSENTONGO
Diocesi di Soroti: Emmanuel OBBO, A.J.
Ordinariato militare: in Uganda Mons. James ODONGO
8
Breve cronologia schematica della Chiesa
17 febbraio 1879 Padre P. Lourdel e Fr. Armans, i primi due dei
cinque Padri Bianchi, provenienti dal Tanganyika (oggi Tanzania)
arrivano ad Entebbe.
1882 Ritiro provvisorio dei missionari per tre anni, mentre i fedeli
laici portano avanti l‟evangelizzazione dei loro connazionali
1885: inizio delle persecuzioni dei cristiani che porta al martirio
di 22 cattolici beatificati nel 1920 e canonizzati nel 1964.
1894 Arrivo dei missionari della Società di San Giuseppe di Mill
Hill
1908 Fondazione della prima Congregazione di Suore africane, le
Bannabikira di Masaka
1910 Arrivo dei Missionari Comboniani di Verona, cui viene
affidata l‟Uganda del Nord.
1923 Erezione della Prefettura Apostolica del Nilo Equatoriale
(Nord Uganda) affidata ai Comboniani.
1927 Fondazione della prima Congregazione di Fratelli Africani, i
Bannakaroli di Masaka.
1939 Ordinazione di Mons. Kiwanuka, primo vescovo africano
1953 Istituzione della Gerarchia ecclesiastica ;
1967 Fondazione a Ggaba dell‟Istituto Pastorale dell‟Africa
Orientale poi trasferito nel 1975 a Eldoret in Kenya.
1969 L‟Uganda ospita il primo Simposio Panafricano dei vescovi
(SECAM) alla presenza di Paolo VI.
1976 Mons Emmanuel Nsubuga, arcivescovo di Kampala viene
creato cardinale.
1993 Visita Pastorale del Papa Giovanni Paolo II.
Elevazione a Basilica Minore del Santuario nazionale dei Martiri
Ugandesi
16 novembre 1994 Mons. Wamala, arcivescovo di Kampala
succeduto al card. Nsubuga viene creato cardinale.
1999 Le diocesi di Torero e Gulu vengono elevate ad arcidiocesi
metropolitane
9
Intervista a padre John Baptist Kauta, Segretario generale
della Conferenza episcopale ugandese
1. I cattolici in Uganda
L'Uganda è considerato un Paese cristiano dove i cattolici
sono in maggioranza. Quanti sono?
Sì, l'Uganda è un paese cristiano e maggioritariamente cattolico
come indicano questi dati statistici:
Cattolici 41,5 %
Anglicani 35,9%
Musulmani 12%
Ortodossi 1%
Pentecostali 4,6%
2. I motivi del successo della Chiesa cattolica in Uganda
A cosa che possiamo attribuire la crescita della Chiesa
cattolica nel Paese?
Il successo e la crescita della Chiesa cattolica in Uganda può
essere attribuito all‟attività e alla strategia scelta dai primi
missionari nel Paese. Mentre annunciavano la Parola
insegnavano a leggere, scrivere e a fare di conto. La gente
associava quindi il cristianesimo alla promozione dell‟istruzione
che era vista come un‟opportunità di sviluppo. Anche i catechisti
sono stati formati come insegnanti di queste tre materie e hanno
lavorato sodo. Con il cristianesimo è arrivata anche l‟assistenza
sanitaria secondo il principio “Mens sana in corpore sano”.
[Ricordiamo che] Gesù aveva invitato i suoi discepoli ad
annunciare il Vangelo e a guarire i malati (Mt 16,18). I missionari
hanno provveduto ad assicurare anche altri servizi sociali che
hanno dimostrato la loro attenzione per i poveri, i bisognosi e gli
oppressi. Questa opera rifletteva il messaggio evangelico di
amore e di compassione, come testimoniato dalla vita di Cristo
[Lc 4,18 ss: Gv 13,34]. Un amore vissuto in prima persona attira
l'attenzione e la risposta della gente. Naturalmente, non
10
possiamo dimenticare il potere dello Spirito Santo e l‟azione di
Dio nella conversione del nostro popolo. Una volta piantato il
seme della fede cristiana, essa è stata trasmessa alle
generazioni successive. Questa tradizione di fede ha mantenuto
viva la fiamma della fede nel nostro Paese. Così i laici impegnati
hanno contribuito e continuano a contribuire alla crescita del
cristianesimo in Uganda. Come un granello di senape esso sta
crescendo in un enorme albero.
3. Il ruolo dei laici nella Chiesa ugandese
C'è una sensazione diffusa che i laici siano “cittadini” di
seconda classe all'interno della Chiesa. Quanto sono
attivi nella in quella ugandese?
I laici, a mio parere, non si sentono cittadini di seconda classe
nella Chiesa. Dopo il Concilio Vaticano II il ruolo dei laici in
Uganda non può più essere definito di secondo piano. Al
contrario, essi partecipano attivamente alla crescita della Chiesa,
in linea con le indicazioni del Concilio [Lumen Gentium, n.d.t.].
Essi svolgono il loro ministero nei villaggi attraverso vari
movimenti apostolici (la Legione di Maria, vari gruppi di
preghiera, i movimenti di apostolato giovanile, ecc). I catechisti
sono in prima linea nei villaggi dove i sacerdoti non sono in
numero sufficiente per potere svolgere tutte le attività pastorali.
I laici condividono il governo della Chiesa, in particolare nei
Consigli Pastorali diocesani, parrocchiali e nelle Comunità
Cristiane di Base (BCC). Alcuni lavorano per la Conferenza
Episcopale Nazionale, le Curie diocesane e parrocchiali, ecc….
Sono un po‟ il braccio amministrativo della diocesi e delle
parrocchie. La Chiesa, poi, ha incoraggiato i fedeli laici ad usare
le loro professioni per svolgere un ruolo attivo nella società e
diventare “la luce e il sale della terra” [Mt 5,13 ss].
La Chiesa è impegnata a promuovere la famiglia e i valori. Essa
considera la famiglia una Chiesa domestica. La sua promozione
è direttamente collegata alla partecipazione dei laici alla vita
della Chiesa. I laici, dunque, aiutano la Chiesa in Uganda a
diventare autosufficiente e ad auto-diffondersi.
11
4. Il ruolo della Chiesa nella promozione della pace in
Uganda
Che ruolo ha svolto la Chiesa nella promozione della pace
e della riconciliazione nel Nord Uganda, dove i ribelli del
Lord's Resistance Army (LRA) combattono il governo da
più di 20 anni?
La guerra nell‟Uganda nord-orientale ha causato danni
incalcolabili in termini di vite umane e alla dignità di tante
persone. La Chiesa, come strumento di pace, ha contribuito
molto agli sforzi per la pacificazione della regione e la fine della
guerra iniziata nel 1986. Preoccupati dalla perdita di tante vite
umane, dalla mutilazione e deturpazione di così tante persone,
dalla scomparsa di bambini piccoli e innocenti, dalla distruzione
di proprietà e dalla conseguente povertà che sono una vergogna
per la coscienza della Nazione, i vescovi ugandesi hanno
pubblicato, il giorno di Pasqua del 2004 (14 aprile) una lettera
pastorale dal titolo: "La sollecitudine per la pace, l‟unità e
l'armonia in Uganda", per chiedere ai ribelli e al governo di porre
fine alla guerra.
Nel
2007
l'Uganda
Joint
Christian
Council
(UJCC),
un‟organizzazione ecumenica che riunisce la Chiesa cattolica, gli
anglicani e gli ortodossi, ha pubblicato "Una cornice per il dialogo
sulla riconciliazione e la pace in Nord Uganda". A Lira si sono
tenute tre riunioni consultive a cui hanno partecipato
parlamentari, funzionari governativi, capi religiosi e altre parti
coinvolte e che sono servite per i colloqui di pace di Juba per
porre fine alla guerra.
La Chiesa è stata in costante contatto con i capi tradizionali delle
etnie Acholi, Karamajong, Lango e Iteso perché esercitassero la
tutta la loro influenza per fermare l'attività dei ribelli. Mons. John
B. Odama, Arcivescovo di Gulu e presidente della Commissione
Giustizia e Pace della Conferenza episcopale ugandese è stato
rappresentante locale dei Vescovi nel Nord. Il suo impegno [per
la causa della pace] è documentato in tutto il mondo. Ha visitato
molti continenti per sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla
situazione delle popolazioni del Nord-Est dell'Uganda. Ha
partecipato ai colloqui di pace di Juba.
I vescovi cattolici hanno visitato la regione e hanno fatto appello
ai donatori per garantire assistenza umanitaria alla popolazione
della regione. Varie diocesi hanno partecipato alla donazione di
12
cibo, ecc. Sono state elevate preghiere in tutto il Paese per
chiedere a Dio di porre fine a questo flagello.
[Vale inoltre la pena di ricordare che] nel 2009 la Chiesa, in
collaborazione con il Consiglio interreligioso dell‟Uganda,
l‟Uganda Joint Christian Council, Trocaire [l‟agenzia caritativa
cattolica della Conferenza episcopale irlandese, N.d.T.] i Catholic
Relief Services [l‟agenzia caritativa della Conferenza episcopale
statunitense, N.d.T.] ha organizzato una Conferenza sul tema
della riconciliazione, della giustizia e della pace sostenibile. Gli
obiettivi erano uno scambio imparziale di informazioni tra le
varie parti interessate, la promozione della costruzione della
pace quale condizione per uno sviluppo sostenibile e una
convivenza pacifica, e il riconoscimento reciproco delle varie
identità e dei rispettivi valori per favorire questa convivenza
pacifica. Alla conferenza hanno partecipato leader religiosi, di
organizzazioni culturali e di ong, insieme a esponenti politici e
governativi.
5. Ecumenismo e dialogo interreligioso
Come sono i rapporti della Chiesa con le altre Chiese e
comunità cristiane (anglicana, ortodossa e evangeliche)?
La Chiesa cattolica ha un buon rapporto con le altre Chiese. Nel
1963 è stato istituito il l‟Uganda Joint Christian Council [UJCC],
cui aderiscono la Chiesa cattolica, la Chiesa anglicana e quella
ortodossa, che insieme costituiscono circa il 75% della
popolazione del Paese. L‟UJCC è stata costituita in un momento
di forti tensioni tra le Chiese cristiane in Uganda (…). È stato
costituito un forum per approfondire la loro amicizia,
promuovere l'ecumenismo, l'unità dei cristiani e analizzare le
complesse questioni di interesse comune, tra cui la democrazia,
la pace, la salute, l'istruzione, la pari dignità tra uomo e donna,
la giustizia sociale ed economica. L‟UJCC ha un segretariato, che,
attraverso i suoi dipartimenti, funge da canale di collegamento
tra le Chiese cristiane nella promozione della sua visione e
missione. I vescovi e i religiosi delle Chiese membro si riuniscono
una volta all‟anno per ricevere rapporti sulle attività dell‟UJCC e
per studiare tutti i temi che interessano il Consiglio. È stato
inoltre stabilito un canale di collegamento con il Parlamento per
mantenere le Chiese aggiornate sui progetti di legge in
13
discussione e anche per trovare un terreno comune su tutte le
questioni nazionali e religiose al centro del dibattito pubblico.
Non abbiamo invece rapporti formali con le Chiese evangeliche.
Hanno chiesto di essere ammesse alla UJCC e la loro domanda
è attualmente all‟esame dei suoi membri.
Che rapporti ha la Chiesa ugandese con le altre religioni
(Islam, religioni tradizionali africane ecc.)
Nel 2000 è stato istituito il Consiglio interreligioso dell'Uganda
(IRCU) cui aderisce la Chiesa cattolica, gli anglicani, gli ortodossi,
l'Islam e la Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Questo
organismo è stato creato per incoraggiare la cooperazione e la
pace tra i suoi membri.
Nel 2002 l‟IRCU è stato incaricato di lavorare sull‟Hiv/Aids in
collaborazione con l‟Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli
Stati Uniti. Con le sovvenzioni della USAID, l‟IRCU assiste le
persone contagiate o colpite dal virus, fornendo farmaci
anti-retrovirali e le cure palliative, e promuove un‟opera di
educazione e sensibilizzazione dell‟opinione pubblica.
L‟IRCU recentemente ha avviato vari programmi nel campo della
pace, dei diritti umani, del buon governo, della comunicazione,
dell'informazione pubblica e dell‟opera di advocacy. Tutti questi
sforzi hanno l‟approvazione della Chiesa cattolica che è
rappresentata dall‟arcivescovo di Kampala in seno al Consiglio
di Presidenza, mentre il Segretario Generale e altri due membri
sono nel Consiglio Esecutivo.
Quali sono i rapporti con le Religioni tradizionali africane
(RTA)?
La Chiesa cerca di mantenere buoni rapporti con le Religioni
tradizionali africane attraverso la sua Commissione per il dialogo
interreligioso (…). I valori positivi delle Religioni Tradizionali
Africane non vengono respinti, ma sono utilizzati per
promuovere l'inculturazione del cristianesimo in Uganda. Aspetti
negativi come la poligamia, la stregoneria e sacrifici umani non
sono invece accettati. La Chiesa è cosciente del fatto che, anche
se il nostro popolo è cristiano, restano alcuni retaggi
incompatibili con i valori cristiani e la fede. Più la Chiesa conosce
le Religioni Tradizionali Africane meglio è per tutti.
14
6. Sfide pastorali
Il problema delle sette. Le sette sono in aumento o in
calo?
Come ho già detto, i fedeli delle Chiese pentecostali sono quasi
il 5%. Non abbiamo cercato informazioni per valutare se le sette
sono in aumento o meno. Sappiamo che la loro libertà di culto,
la musica e la danza esercitano una forte attrazione su alcuni
fedeli cattolici. Di conseguenza, come Chiesa dobbiamo lavorare
per fare in modo che le nostre liturgie siano apprezzate dal
nostro popolo. È necessario affrontare l‟inculturazione della
nostra liturgia.
In che modo le sette rappresentano una sfida pastorale
per la Chiesa in Uganda?
C‟è la defezione dei nostri giovani attirati dalle loro liturgie e
incontri di preghiera. Per conquistare seguaci si usano denaro e
beni materiali, finti ministeri di guarigione e si cerca di mettere
in cattiva luce la Chiesa cattolica.
Come ha risposto
dell’omosessualità?
la
Chiesa
ugandese
alla
sfida
L‟insegnamento della Chiesa cattolica in materia di
omosessualità è chiara e resta che gli atti omosessuali sono
immorali e contrari alla legge divina e naturale. La Bibbia dice
che l'omosessualità è severamente vietata (“Non avrai con un
uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa
abominevole” - Lev. 18,22). Inoltre, il Catechismo della Chiesa
Cattolica afferma che "gli atti omosessuali sono contrari alla
legge naturale, e in nessun caso possono essere approvati”
(Catechismo, n.: 2357).
Tuttavia, la Chiesa insegna anche il messaggio cristiano del
rispetto, della compassione e della sensibilità. La Chiesa ha
sempre chiesto ai suoi fedeli di odiare il peccato, ma di amare il
peccatore. Considerando il fatto che tutti sono chiamati da Dio
a compiere la Sua volontà e a pentirsi dei propri peccati (Mc
1,14-15) (…), gli omosessuali devono convertirsi e pentirsi.
Hanno anche bisogno di sostegno, di comprensione e di amore
perché tutti si sforzano di entrare nel Regno di Dio.
15
Un parlamentare ha presentato un progetto di legge per
contrastare - ha detto - l'influenza degli omosessuali nel
Paese. Il progetto prevede sanzioni molto dure tra cui
l’ergastolo e la pena di morte per gli omosessuali. Qual è
la posizione della Chiesa su questo provvedimento?
Secondo la Chiesa il progetto di legge è in contrasto con
l‟approccio cristiano al problema. Il difetto principale della
proposta è che prende di mira il peccatore e non il peccato.
L'introduzione della pena di morte e del carcere per atti
omosessuali colpisce le persone invece di cercare di aiutare
persone che hanno bisogno di conversione, pentimento,
sostegno e speranza. Il Vangelo di Luca dice: “Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non
giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete
condannati; perdonate e vi sarà perdonato” (Lc (6,36-37).
Inoltre, la proposta di perseguire coloro che non denunciano atti
omosessuali mette a rischio il segreto e la deontologia
professionale di persone, come genitori, sacerdoti, consulenti,
insegnanti, medici e dirigenti che offrono sostegno e consulenza
per la riabilitazione degli omosessuali. Il progetto di legge non
prevede misure per promuovere la loro riabilitazione. Come
Chiesa cattolica, abbiamo la missione di raggiungere tutti i
membri del Popolo di Dio, dal momento che Cristo ha dimostrato
che nessuno è fuori dalla Sua grazia e dal Suo amore (…) La
criminalizzazione di tali opere di aiuto è in contrasto con i valori
fondamentali della fede cristiana. Inoltre, a nostro avviso, la
proposta di legge non è necessaria, dal momento che gli atti di
sodomia sono già un puniti dall‟attuale Codice Penale (…).
7. Il ruolo della Chiesa in lotta contro la povertà
Cosa fa la Chiesa nella lotta alla povertà in Uganda?
La Chiesa, attraverso i suoi uffici nazionali e diocesani della
Caritas, svolge un ruolo attivo contro la povertà, promuovendo
iniziative comunitarie per migliorare le condizioni di vita delle
famiglie. Tra le attività specifiche per raggiungere questo
obiettivo vi sono corsi di formazione in agricoltura sostenibile e
in imprenditoria locale in tutte le 19 diocesi cattoliche
16
dell‟Uganda. Il risultato sarà di aumentare la produzione
alimentare delle famiglie e il reddito.
8. Il ruolo della Chiesa nella lotta contro l'Hiv/Aids in
Uganda
Qual è il ruolo svolto dalla Chiesa nella lotta contro l'Hiv/
Aids in Uganda?
Nel 1995, la Conferenza episcopale ha istituito L‟”Hiv/Aids Focal
Point” per aiutare il popolo ugandese a superare questa sfida.
Secondo il National Hiv Zero Behavioral Survey (Nhsbs) del
2004/5, 1 milione di persone sono state infettate dall‟Hiv, di cui
il 64% adulti di età compresa tra i 15 e i 49 anni, lo 0,7% bambini
di età inferiore ai 5 anni e il 5.8 % di età compresa tra i 50 e i
59 anni. Anche se molto è stato fatto in questo Paese per educare
la popolazione, siamo preoccupati dall'alto numero di nuovi
contagi. L‟indagine più recente sulle modalità di trasmissione
dell'Hiv indica che ci sono oltre 100.000 nuovi casi di infezione
ogni anno in Uganda. Dai rapporti di monitoraggio abbiamo
rilevato tre distinte fasi dell‟epidemia: una fase di rapida
diffusione dal 1980 al 1992, con un tasso superiore al 18%, un
calo dal 18% al 6,4% dal 1992 al 2002 e una terza fase di
stabilizzazione con all‟orizzonte minacce di un nuovo aumento
della diffusine del virus.
Quali sono concretamente le iniziative intraprese dalla
Chiesa ugandese contro l’Aids?
- Pianificazione multi-settoriale
Data la natura pluridimensionale del problema dell‟Hiv/Aids in
Uganda, il “Focal Point” ha supportato sei sezioni del
Segretariato cattolico per l'Uganda nella pianificazione di
interventi in base ai compiti specifici loro assegnati.
- Mobilitazione delle risorse e accesso ai finanziamenti:
[Negli ultimi anni] si è registrato un aumento significativo dei
fondi destinati alla lotta all'Hiv/Aids a livello mondiale e
nazionale. Abbiamo visto la messa in opera del Fondo globale per
la Lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria e del Piano
d'Emergenza per la lotta all'Aids del Presidente degli Stati Uniti
(PEPFAR). L‟Uganda ha beneficiato di alcuni dei fondi di queste
17
iniziative globali. Il “Focal Point” ha lavorato instancabilmente
per aiutare le diocesi e le altre istituzioni della Chiesa ad
accedere autonomamente a queste risorse attraverso la
condivisione delle informazioni, la valutazione delle domande di
finanziamento, consulenze e altre forme di promozione delle loro
capacità operative. Essa ha peraltro rilevato con preoccupazione
che alcune delle somme stanziate, in particolare quelle del Fondo
Globale, non sono state usate in modo corretto a causa degli
elevati livelli di corruzione nel Paese.
- Promozione dei rapporti di partneriato e del networking
L'”Hiv/Aids Focal Point” ha continuato a promuovere partneriati
attraverso i quali il Segretariato cattolico per l'Uganda (UCS) ha
presentato istanze per promuovere il bene comune in questo
campo. Queste reti di collaborazione sono servite come
piattaforme di azione di advocacy comune, ad accedere a
informazioni cruciali e, in alcuni casi, alla mobilitazione sinergica
di risorse. Si può rilevare con soddisfazione che grazie a queste
iniziative e sotto gli auspici del Consiglio interreligioso
dell'Uganda (IRCU), il Segretariato è riuscito a presentare una
richiesta congiunta di 18 milioni di dollari alle agenzie
governative degli Stati Uniti per estendere l‟erogazione di servizi
di prevenzione, assistenza e cura da parte delle organizzazioni
confessionali (FBO). Oltre un terzo di questo denaro è servito a
sostenere le iniziative della Chiesa cattolica in diverse diocesi
negli ultimi cinque anni. (…)
In linea con la politica di decentramento del Governo, abbiamo
promosso rapporti collaborazione con le autorità locali, al fine di
migliorare il coordinamento, ma anche di accrescere la visibilità
dei servizi cattolici per l‟Aids. Il Segretariato ha potuto rilevare
una accresciuta rappresentanza del personale diocesano del
“Focal Point” nelle Commissioni distrettuali per la lotta contro
l‟Aids (DHACs) (…)
Grazie a questa maggiore visibilità e rispetto negli ambienti
nazionali ed internazionali, il “Focal Point” ha potuto partecipare
ad una serie di eventi in Uganda e all‟estero. Tra questi il Joint
Aids Review and Partnership Forum, gli eventi del Fondo globale
per la lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria, la Conferenza
internazionale sull'AIDS, consultazioni on-line e fisiche con la
società civile. Il “Focal Point” ha avuto l‟onore di partecipare alla
costituzione del Network contro l‟Aids della Caritas
Internationalis decisa in occasione dell'ultima Conferenza
internazionale sull'Aids in Messico.
18
- La prevenzione
Sebbene le cure contro l‟Aids siano diventate negli ultimi sei anni
più accessibili, la Chiesa e altri partner hanno dovuto fare molto
di più per prevenire nuovi contagi. A tal fine, il Dipartimento ha
collaborato con tutte le diocesi per estendere le loro iniziative sul
fronte della prevenzione. Dieci diocesi hanno potuto accedere a
sovvenzioni a questo fine. Il dipartimento si propone di
estendere l‟opera di prevenzione attraverso il mainstreaming
delle iniziative dei vari dipartimenti del Segretariato cattolico per
l'Uganda e la diocesi, in modo da ampliare la copertura e l‟entità
dei servizi offerti. Da segnalare, infine, che nel 2005, la
Conferenza episcopale ha ospitato delegati da 8 Paesi
dell‟AMECEA (l‟Associazione dei Membri delle Conferenze
Episcopali dell‟Africa Orientale, N.d.T. ), per discutere di Aids e
delle strategie per combatterla.
(Intervista realizzata da John-Baptist Munyambibi del
Programma Inglese Africa. Testo scritto in inglese senza audio traduzione a cura di L. Zengarini)
19
La vita della Chiesa
Inaugurata la "Ugandan Martyrs University"
NKOZI, 27 ott 94 - Il 18 ottobre in Uganda è stata ufficialmente
inaugurata una nuova università cattolica: è la "Ugandan Martyrs
University" di Nkozi. Istituita dalla Conferenza episcopale
ugandese, la nuova università ha già iniziato i suoi corsi l'anno
scorso e attualmente ha due facoltà: una di Etica e una di
Economia Aziendale. Nelle intenzioni dei vescovi ugandesi essa
dovrà formare una classe dirigente capace di promuovere lo
sviluppo del paese secondo i principi cristiani. Il Rettore è il Padre
Bianco Michael Lejeune, che ha insegnato etica in diverse
università europee, tra cui quella di Lovanio, in Belgio, quella di
Dundee, in Scozia e quella di Friburgo, in Germania. Gli altri
docenti sono in maggioranza di nazionalità ugandese. Molti di loro
hanno rinunciato a cattedre importanti negli stati uniti per
insegnare nel loro paese.
Il card. Wamala chiede agli oppositori di Museveni di non
ricorrere alle armi
KAMPALA 10 gen 95 - Il cardinale ugandese Emmanuel Wamala,
ha recentemente rivolto un appello agli oppositori al Presidente
Yoweri Museveni affinché rinuncino all'idea di ricorrere alle armi
contro il governo. Parlando a un‟omelia in un'omelia nella
cattedrale di Kampala, il porporato si è rivolto in modo particolare
al "Movimento Giovanile del Buganda" che ha minacciato di
iniziare la lotta armata se il governo non concederà uno statuto
autonomo al Regno del Buganda (i bugandesi sono il più grande
gruppo etnico del paese). "Non e' necessario che gli ugandesi
entrino in guerra (con il governo) per ottenere una nuova
costituzione, - ha detto il card. Wamala - coloro che hanno
minacciato di farlo non sono che degli egoisti". Egli ha inoltre
esortato i delegati dell'Assemblea Costituente a promulgare una
costituzione che garantisca prioritariamente il rispetto dei diritti
umani.
L'Assemblea Costituente deve ancora decidere se adottare un
forma di governo federale, più centralizzato, o uno più decentrato
e se introdurre il multipartitismo. Da parte loro, i bugandesi
reclamano l'introduzione un sistema federale e la restaurazione
della monarchia.
20
Il cardinale Emmanuel Wamala, esorta il governo
Museveni a cercare una "soluzione politica" alla ribellione
armata dell'"Esercito di Resistenza del Signore
KAMPALA, 15 mar 96 - L'arcivescovo di Kampala, in Uganda, il
cardinale Emmanuel Wamala, ha vivamente esortato il governo
del presidente Yoweri Museveni a cercare una "soluzione politica"
alla ribellione armata dell'"Esercito di Resistenza del Signore"
(Lra), che sabato scorso aveva attaccato un convoglio nell'uganda
settentrionale, provocando la morte di almeno cento persone. In
una dichiarazione il cardinale ha detto che "occorre trovare una
soluzione politica per porre fine a questa guerra civile, che ha
provocato la perdita indiscriminata di centinaia di vite umane e
ingenti distruzioni, causando indicibili sofferenze ai nostri fratelli
e sorelle del nord". al dialogo con l'lra, un movimento a carattere
cristiano-integralista guidato dall'ex-catechista Joseph Kony, si è
detto disposto leader Komakech, esponente del partito nazionale
liberale dell'opposizione. l'invito a dialogare con i ribelli e' stato
invece respinto dal portavoce dell'esercito Keril Magara, per il
quale e' impossibile "negoziare con criminali che uccidono civili
innocenti".
Lettera pastorale dei vescovi ugandesi dedicata alla donna
e al suo ruolo nella Chiesa e nella società
KAMPALA, 29 lug 97 - I vescovi dell'Uganda hanno recentemente
pubblicato una lettera pastorale dedicata alla donna e al suo ruolo
nella chiesa e nella società. La lettera, indirizzata ai cattolici e a
tutte le persone di buona volontà, è intitolata: "Siate miei
testimoni: la vocazione e la missione delle donne nella chiesa e
nella società". Nei suoi 51 capitoli, il documento parla
dell'uguaglianza stabilita da dio tra i due sessi, ma spesso
ignorata e negata da molti uomini africani, mostra i principali
ostacoli alla sua affermazione e suggerisce i modi per affrontare
la situazione delle donne maltrattate. Innanzitutto, i presuli
insistono sui fondamenti dottrinali dell'uguaglianza tra uomini e
donne: dagli insegnamenti biblici ai piu' recenti insegnamenti
della Chiesa. Essi pongono quindi in evidenza alcuni degli ostacoli
che impediscono l'affermazione di tale principio, tra i quali
denunciano un "complesso di superiorità degli uomini" da cui
consegue l'esclusione delle donne da posizioni di responsabilità
nella società e la loro oppressione in famiglia. questa situazione
di subalternità e' favorita e perpetuata dalla mancanza di
istruzione. I vescovi esortano quindi le famiglie, le autorità e gli
21
agenti pastorali a promuovere l'istruzione femminile a tutti i livelli
ed esprimono gratitudine per il lavoro svolto in questo campo da
tutte le organizzazioni impegnate nella promozione della donna,
che, rilevano, continua ad essere una parte fondamentale del
servizio missionario e locale della chiesa. infine, dopo avere
sottolineato che le donne sono il perno della famiglia e
dell'economia nazionale, rifacendosi all'insegnamento di Giovanni
Paolo II, esortano ad una maggiore comprensione e
apprezzamento del "genio femminile".
Lanciata la prima radioemittente in FM della Conferenza
episcopale dell’Uganda
LIRA 11 feb 00 – “Mewa”, la prima radioemittente in FM della
Chiesa ugandese sarà operativa, dal prossimo ottobre, a Lira, nel
nord dell‟Uganda. Lo ha dichiarato all‟agenzia Misna il direttore
padre John Fraser. Il missionario, 66 anni, di nazionalità scozzese
e appartenente alla famiglia comboniana, è stato per anni
impegnato nel campo delle comunicazioni sociali negli Stati Uniti
e in Canada. Padre Fraser ha inoltre svolto, per 21 anni, il suo
apostolato nella diocesi di Lira, ed è un conoscitore della realtà
locale. “La nostra radio Mewa – rileva il religioso – sebbene abbia
un carattere diocesano, rientra nel contesto più generale di un
network di emittenti locali, promosso dalla Conferenza episcopale
ugandese. Il piano editoriale – continua padre Fraser – prevede
una attenzione, non solo a tematiche religiose, ma anche di
attualità”. Attualmente in Uganda è già presente “Radio Maria”,
che trasmette in FM da Mbarara. Al momento non è previsto un
inserimento di questa nota emittente nella rete radiofonica
progettata dai vescovi dell‟Uganda. Chi intendesse sostenere
Radio Mewa può rivolgersi direttamente a padre Fraser:
[email protected]
Dolore ma anche condanna dei vescovi ugandesi per il
suicidio collettivo di 400 adepti di una setta
NSAMBYA, 24 mar 00 – Un profondo dolore ma anche una ferma
condanna sono stati espressi ieri, 23 marzo, dai vescovi
dell‟Uganda in merito alla morte collettiva di quasi 400 persone
avvenuta venerdì, 17 marzo, nei pressi di Kanungu nell‟ambito
della setta denominata Movimento per la restaurazione dei Dieci
Comandamenti. I presuli, che hanno interrotto “il silenzio del
ritiro” in corso all‟Istituto Sant‟Agostino di Nsambya a causa della
gravità dell‟evento, hanno definito l‟accaduto “un atto barbarico”,
22
che, “per quanto commesso in nome di una qualche religione è”
assolutamente “riprovevole e inaccettabile nella religione
Cattolica e lo condanniamo” nel modo più assoluto, come “un tale
atto merita”. Ricapitolate le modalità di coinvolgimento dei due
ex-preti diocesani Dominic Kataribabo e John Kamagara nella
setta. I vescovi dell‟Uganda hanno ricordato l‟impegno “della
maggior parte dei nostri cattolici della zona, preti, religiosi e
credenti laici”, nel tentare di impedire ai loro amici e ai loro
parenti di seguire i dettami della setta. “Alcuni sono rientrati nella
Chiesa – annotano i vescovi -, ma altri sono rimasti sulle loro
posizioni”. “Molte delle vittime dell‟orrenda morte in massa –
proseguono i presuli – erano innocenti”, persone indotte da
ossessi a seguire una forma di religiosità rigettata dalla Chiesa
cattolica. In considerazione di ciò è stato espresso l‟invito “a tutti
i credenti, anche a quei gruppi” che proclamano di avere visioni,
di fare riferimento alle “autorità della Chiesa e al suo
insegnamento autentico” in modo da evitare, fra l‟altro, di
“perdersi, sulle orme del gruppo” suicidatosi, venerdì scorso.
Dopo aver, infine, richiamato i fedeli all‟unità, i vescovi
dell‟Uganda invitano a pregare e ad esprimere tutte le forme di
compassione ai parenti e agli amici delle vittime dell‟ “inferno” di
Kanungu.
Un missionario italiano sulla setta del Movimento per la
restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio
KAMPALA 2 mag 00 - "La gente ormai associa i cattolici e gli altri
cristiani alla setta del Movimento per la restaurazione dei dieci
comandamenti di Dio. Siamo diventati lo zimbello del paese.
Ormai per le congregazioni religiose che indossano l'abito e per i
preti col collare romano andare in giro per strada è difficile". E‟
quanto ha scritto a Fides un missionario cattolico italiano che ha
chiesto l'anonimato. E' questo il prodotto dell'eccidio compiuto a
Kanungu il 17 marzo, quando centinaia di adepti della setta del
Movimento per la restaurazione dei dieci comandamenti di Dio
furono bruciati vivi. Da allora sono state scoperte molte fosse
comuni e le vittime della setta hanno ampiamente superato il
migliaio. Joseph Kibwetere, il cosiddetto "profeta" datosi alla fuga
prima dell'assassinio di massa, è ancora ricercato. La denuncia
del religioso italiano trova conferme anche tra esponenti di altre
confessioni cristiane. Oltre 70 leader religiosi appartenenti a 37
denominazioni cristiane si sono riunite a Kampala per affrontare
il problema. Hanno denunciato che "secondo molti ministri di
23
culto il loro lavoro è diventato molto più difficile. Il colletto da
religioso non è più simbolo di dignità, integrità e santità".
Intanto l'arcivescovo di Mbarara, mons. Paul Bakyenga, ha
pubblicamente invitato in cattedrale gli ex appartenenti alla setta
che si sono salvati ed i familiari delle vittime. Tutte queste
persone attualmente vivono nascoste ed hanno paura.
L'arcivescovo li ha invitati a non temere e a tornare alla Chiesa
Cattolica. Inoltre mons. Bakyenga ha dato disposizioni perché il
suo clero si adoperi per il ritorno immediato di quanti lo chiedono.
Assieme al dipartimento di psichiatria di Mbarara la chiesa locale
ha anche avviato un programma per informare clero e laici sui
metodi migliori per aiutare i sopravvissuti e i familiari delle
vittime.
I vescovi cattolici dell' Uganda chiedono l'immediato ritiro
delle truppe dell' Esercito regolare ugandese e dell'
Esercito patriottico ruandese (Rpa) dalla RDC
KISANGANI, 20 giu 00 - I vescovi cattolici dell' Uganda hanno
chiesto l'immediato ritiro delle truppe dell' Esercito regolare
ugandese (Updf) e dell' Esercito patriottico ruandese (Rpa) dalla
Repubblica Democratica del Congo. Lo ha reso noto il cardinale
Emmanuel Wamala, arcivescovo di Kampala, il quale ha riferito
anche della soddisfazione dei vescovi per la presa di posizione da
parte del Papa e delle Nazioni Unite che hanno condannato
l'occupazione del Congo. Come è noto, nei giorni scorsi truppe
ugandesi e ruandesi sono penetrate nel territorio della Repubblica
Democratica del Congo occupando la città di Kisangani e i suoi
dintorni. "Invitiamo i leader civili e militari a porre fine al più
presto a questo inutile sacrificio di vite umane", ha detto Wamala,
rammaricandosi nello stesso tempo di aver visto vanificato il suo
sforzo di far sedere al tavolo della pace il presidente ugandese
Yoweri Museveni e quello ruandese Paul Kagame.
Solo la conversione e il perdono potranno far uscire
l’Uganda dalla guerra, affermano leader cattolici,
protestanti e musulmani ugandesi in un documento
diffuso alla fine del 2000
KAMPALA, 9 gen 01 – Solo la conversione e il perdono potranno
far uscire l‟Uganda dalla guerra. E‟ questo, in sintesi, quello che
hanno dichiarato cattolici, protestanti e musulmani ugandesi in un
documento diffuso alla fine dell‟anno, che traccia un panorama
dell‟attuale disastrata situazione del paese africano. Nel
24
settentrione dell‟Uganda in particolare la metà della popolazione
vive accampata in miseria. Nei campi di raccolta, noti
benignamente come “villaggi protetti”, sono all‟ordine del giorno
uccisioni e sequestri. La situazione è aggravata dalla diffusione
dell‟epidemia Ebola. Bambini ugandesi – annotano ancora i
religiosi – sono detenuti in Sudan e molti di loro vengono arruolati
a forza tra le milizie musulmane sudanesi. “I bambini –
commentano i religiosi – sono la gioia delle nostre case e il nostro
futuro. Quando i bambini vengono brutalmente trattati, la gioia
e le speranze delle nostre famiglie vengono meno”. L‟Uganda
settentrionale è una terra fertile, ma i contadini patiscono le
conseguenze di un sistema ingiusto, che premia gli uomini d‟affari
senza scrupoli. Dinnanzi a questo desolante quadro prospettato
dagli uomini religiosi, la conversione e il perdono rimangono
l‟unica strada, che potrà condurre il Nord dell‟Uganda verso la
pace e la prosperità. Nella loro analisi cattolici, protestanti e
musulmani non dimenticano di guardare oltre frontiera, in
particolare alla zona dei Grandi Laghi ed invitano il governo di
Kampala a ritirare le sue truppe dal territorio della Repubblica
Democratica del Congo. Il documento è stato sottoscritto, per
parte cattolica, da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu,
e dal vicario foraneo di Kitgum mons. Matthew Ojara. Per parte
protestante e musulmana hanno firmato esponenti della
cosiddetta Chiesa dell‟Uganda e delle comunità musulmane di
Gulu e di Kitgum.
I rappresentanti cristiani e musulmani di etnia Acholi
aprono un sito su Internet per promuovere il dialogo
KITGUN, 19 mag 01 - In Uganda i rappresentanti cristiani e
musulmani di etnia Acholi hanno aperto un sito su Internet per
promuovere la pacifica convivenza tra le diverse etnie e comunità
religiose del Paese. Si tratta del sito dell'Acholi Religious Leaders
Peace
Initiative
(Arlipi,
in
sigla),
un'associazione
interconfessionale a cui aderiscono la Chiesa cattolica, quella
anglicana e quella ortodossa e la comunità musulmana.
L'associazione è stata fondata tre anni fa con l'obiettivo di unire
gli Acholi, senza distinzione di credo religioso, affinché si facciano
promotori di una cultura del dialogo e della pace che possa
prevenire i conflitti tra le varie comunità etniche e religiose in
Uganda. L'Arlipi è inoltre attivamente impegnata nella difesa dei
diritti umani e nella promozione della giustizia sociale e dello
sviluppo. L'indirizzo del nuovo sito è www.acholipeace.org .
25
I vescovi ugandesi inaugurano la nuova emittente
cattolica "Radio Sapientia"
KAMPALA, 27 lug 01 - La Conferenza episcopale ugandese ha
recentemente inaugurato una nuova emittente cattolica in
modulazione di frequenza. Si tratta di "Radio Sapientia" e
trasmette in inglese e luganda, la lingua parlata dai baganda,
una delle principali etnie del paese. La nuova stazione
radiofonica propone programmi educativi e di attualità con
un'attenzione particolare alla morale, ai diritti umani, al sociale
e alla promozione umana a tutti i livelli. "Radio Sapientia"
trasmette 18 ore al giorno, coprendo attualmente un raggio di
200 kilometri, ma i suoi promotori sperano di allargare la sua
diffusione ad altre regioni del paese. L'emittente si autofinanzia
con la pubblicità e non dipenderà quindi finanziariamente dalla
Conferenza episcopale ugandese.
I leader religiosi Acholi, cattolici, protestanti e musulmani,
lanciano un appello per la chiusura dei campi profughi
nella regione
GULU -, 28 lug 01 ligiosi Acholi, cattolici, protestanti e musulmani,
hanno lanciato un appello per la chiusura dei campi profughi
esistenti in questa tormentata regione del nord Uganda. “Lasciate
andare la mia gente” è il titolo di un ponderoso documento che
l‟Arlpi (Acholi Religious Leaders Peace Initiative) ha presentato
ufficialmente ieri nel corso di una riunione di esponenti religiosi
dell‟Uganda settentrionale e del Sud Sudan, in svolgimento
presso il seminario Alokolum, a Gulu (nord Uganda). Il testo
contiene una notevole quantità di dati riguardo al conflitto in atto
da quindici anni nel nord Uganda fra le truppe governative e lo Lra
(Esercito di resistenza del Signore), un movimento armato che
mantiene le proprie basi oltre il confine sudanese. Circa 460mila
persone dei distratti di Gulu, Kitgum e Pader (praticamente la
metà della popolazione dell‟Acholiland) vivono in quelli che
vengono chiamati “villaggi protetti” ma in realtà sono veri e propri
campi profughi. A partire dal 1996, la gente è stata costretta
dall‟esercito ugandese, che non ha esitato a ricorrere alle maniere
forti, ad abbandonare le proprie case e averi per radunarsi in
queste aree prive delle necessarie strutture abitative, sanitarie e
di sostentamento. Dopo alcuni mesi, i militari sono intervenuti
con la forza per costringere a rientrare nei campi quelle comunità
che avevano tentato di fare ritorno ai villaggi di origine. Le
26
condizioni di vita nei campi sono estremamente disagiate. In
particolare viene segnalata una cronica mancanza di cibo. Le
autorità sostengono che il trasferimento nei “villaggi protetti” è
una misura destinata a tutelare la popolazione ma di fatto gli
alloggi dei militari sono spesso collocati al centro del campo,
lasciando i civili in prima linea, soli a fronteggiare le incursioni dei
ribelli. Secondo i leader religiosi Acholi questo stato di cose, con
centinaia di migliaia di persone praticamente sequestrate da
cinque anni, non può essere ulteriormente tollerato. Per questo
motivo chiedono che le strutture vengano chiuse entro la fine di
quest‟anno e ai civili venga consentito di tornare a casa. Come già
accennato, la questione è stata trattata nell‟ambito di una
riunione degli esponenti religiosi del nord Uganda e del Sud Sudan,
“Insieme per la pace”. Intervenendo ieri pomeriggio, monsignor
Paride Taban, vescovo di Torit (Sudan), ha sottolineato le
violenze di cui i ribelli dello Lra sono autori anche oltre confine.
Si è inoltre scagliato contro i rappresentanti che il governo di
Khartoum invia ai negoziati di pace per il Sud Sudan, a sua volta
sconvolto dalla guerra fra il regime islamico e lo Spla (Esercito di
liberazione popolare del Sudan). Li ha accusati di condurre il
negoziato senza alcuno slancio. “Loro alloggiano in alberghi a
cinque stelle e vengono profumatamente pagati – ha affermato il
presule – noi, invece, per parlare di pace ci riuniamo in un
seminario e i dollari che abbiamo nelle tasche sono rappresentati
dalla nostra gente”.
"La riduzione del debito e lo sradicamento della povertà in
Uganda: i ruoli e le responsabilità della Chiesa Cattolica" il
tema al centro di un convegno a Kampala nel 2001
KAMPALA, 21 nov 01 - "La riduzione del debito e lo sradicamento
della povertà in Uganda: i ruoli e le responsabilità della Chiesa
Cattolica" è stato il tema al centro di un convegno che ha visto
riuniti nei giorni scorsi a Kampala i vescovi ugandesi insieme ai
delegati di diverse organizzazioni caritative cattoliche, tra cui la
Caritas Internationalis, e del Pontificio Consiglio della giustizia e
della pace. Al termine dell'incontro i presuli hanno pubblicato una
dichiarazione in cui vengono riassunti i temi affrontati e le
conclusioni dei lavori. Nella prima parte del documento i vescovi
ricordano come l'impegno da sempre profuso dalla Chiesa a
favore dei poveri abbia il suo fondamento nella "dottrina sociale
cattolica", la stessa che ha ispirato in questi ultimi anni i suoi
appelli per la remissione del debito internazionale dei Paesi poveri
27
e per una radicale riforma di quelle strutture che perpetuano la
povertà nel mondo e in Uganda. La missione della Chiesa a favore
dei poveri, precisa infatti il documento, non consiste solo nel
fornire loro aiuto e assistenza, ma anche nel difendere le
categorie sociali più deboli e i loro diritti e quindi nel denunciare
e sradicare le cause strutturali della povertà, che la
globalizzazione dell'economia, "se non guidata dalla preminente
attenzione per la dignità e i diritti della persona umana", rischia
di aggravare. Tra i principali "fattori che oggi impediscono
l'emancipazione dei poveri e lo sviluppo" i vescovi segnalano
appunto l'ormai intollerabile "peso del debito internazionale".
L'Uganda è tra i primi Paesi che hanno beneficiato delle iniziative
internazionali a favore dei Paesi poveri altamente indebitati (HIPC)
e ha già elaborato un proprio Piano di azione per lo sradicamento
della povertà (PEAP) istituendo anche uno speciale Fondo, il PAF.
Iniziative che i vescovi giudicano positivamente, ma che,
precisano, per essere efficaci hanno bisogno di un maggiore
coinvolgimento della società civile a tutti i livelli e in tutte le sue
articolazioni, a cominciare dalla sua cellula primaria che è la
famiglia. Si tratta in sostanza di applicare quel principio da
sempre sostenuto dalla Chiesa che è quello della sussidiarietà e
che si può realizzare solo in una democrazia che sia veramente
partecipativa. Tutto questo, prosegue il documento, comporta per
la Chiesa nuove sfide: da un lato, si tratta di sensibilizzare la
società, a cominciare dalla famiglia e dalle comunità di base, al
valore della solidarietà, un valore radicato nella tradizione
ugandese, ma che deve andare "oltre i confini dei singoli clan,
gruppi etnici e religiosi" per inglobare tutta la Nazione. Dall'altro,
si tratta appunto di sradicare la povertà quale causa prima dei
conflitti nei singoli Paesi e nel mondo. Di qui l'impegno dei vescovi
ugandesi a promuovere "il dialogo, la partecipazione e la
collaborazione con tutte le persone e le organizzazioni che
difendono la sacralità della vita, la dignità della persona umana
e il bene comune". Il documento conclude quindi con un appello
al Governo ugandese e ai Paesi donatori a favorire la
partecipazione della società civile nella lotta alla povertà secondo
il principio della sussidiarietà, a riconoscere il ruolo delle
organizzazioni non governative, a promuovere una corretta
informazione per rendere più effettiva questa partecipazione e a
rendere più trasparente la gestione dei servizi sociali e della
distribuzione delle risorse in modo che non sia lasciato spazio ad
abusi da parte dei politici e dei funzionari statali.
28
L’arcivescovo cattolico di Gulu, mons. John Baptist Odama,
è il nuovo presidente dell'Arlpi
GULU, 26 apr 02 - L‟arcivescovo cattolico di Gulu, monsignor John
Baptist Odama, è il nuovo presidente dell'Arlpi (Acholi Religious
Leaders Peace Initiative), la nota associazione interreligiosa del
Nord Uganda, una delle espressioni più significative della società
civile del Paese africano. Lo ha annunciato alla MISNA padre
Carlos Rodriguez Soto, portavoce dell'Arlpi, che ha anche reso
nota la nomina del vescovo anglicano di Kitgum, Baker Ochola,
alla carica di vice-presidente della stessa organizzazione. Sorta
nel febbraio del 1998, l'Arlpi si è distinta nel sostenere il processo
di riconciliazione nei distretti Acholi e nella regione del Karamoja,
con l'intento di ridare speranza alla stremata popolazione civile.
L'elezione della nuova dirigenza dell'Arlpi - di cui fanno parte:
cattolici, anglicani, ortodossi e musulmani - è avvenuta ieri ed è
stata annunciata in serata da Kampala.
Marcia per la pace in Nord Uganda organizzata dall’Arlpi
(Acholi Religious Leaders Peace Initiative)
GULU 28 set 02 - Una marcia per portare la pace in nord Uganda.
Si tratta dell'iniziativa promossa dall' Arlpi (Acholi Religious
Leaders Peace Initiative), il cartello delle comunità religiose
presenti nei distretti Acholi del nord Uganda, che nei prossimi
giorni porterà per strada migliaia di persone. L'Arlpi, presieduto
dall'arcivescovo di Gulu monsignor John Baptist Odama, ha
diramato un comunicato nel quale si informa che domenica 29
settembre un corteo si snoderà da 'Kaunda Grounds' (il campo
sportivo al centro di Gulu) fino a Pece Acoyo, una località a cinque
chilometri da Gulu, teatro dell'ultimo massacro di civili in ordine
di tempo. A guidare il corteo sarà monsignor Odama, con lui il
vescovo anglicano di Kitgum, Baker Ochola, e il leader religioso
musulmano Musa Khalil. I leader religiosi delle tre principali
confessioni hanno colto l'occasione per lanciare l'ennesimo
appello alla pace. L'Arlpi, di cui tutti e tre fanno parte, negli ultimi
mesi è stato attivamente impegnato in una difficile e delicata
opera di mediazione tra il governo ugandese e i ribelli dell'Esercito
di resistenza del Signore (Lra), per cercare di porre fine ad un
conflitto che da oltre 15 anni insanguina i distretti 'Acholi' del nord
Uganda. Nonostante i tanti richiami a trovare una soluzione
pacifica alla crisi, gli atti di violenza nelle ultime settimane sono
29
aumentati ancora. Proprio oggi, Radio Uganda ha diffuso la notizia
della distruzione della sede di Radio Wa, la radio diocesana di Lira,
da parte delle bande dell'Lra. Radio Uganda, nel suo notiziario, ha
detto semplicemente che nella notte era stata incendiata a Ngeta
una stazione radio in FM ad opera di ribelli.
La drammatica situazione in nord Uganda: l’appello di un
parroco nella missione di Kitgum
KAMPALA, 16 apr 03 - “Siamo disperati, non ne possiamo più.
Fate qualcosa perché la nostra gente sta morendo!”. E‟ l‟accorato
appello lanciato attraverso l‟agenzia Misna da padre Josef Gerner,
comboniano tedesco, parroco della missione di Kitgum
nell‟arcidiocesi di Gulu, per risolvere la tragica situazione in cui
vive la popolazione civile dei distretti d‟etnia acholi nel nord
Uganda. “Le zone rurali sono talmente infestate dai ribelli
dell‟Esercito di resistenza del Signore (Lra) che ogni giorno e ogni
notte compiono saccheggi nei villaggi ad un ritmo frenetico”, con
il risultato che “se la nostra povera gente non muore per le
pallottole muore poi di fame perché in queste condizioni non è
possibile coltivare i campi, né tanto meno inviare aiuti umanitari
che possano soddisfare le minime esigenze alimentari di qualsiasi
comune mortale”. Schiere di bambini, dice sempre il religioso,
cercano rifugio di sera nelle missioni cattoliche perché temono
d‟essere sequestrati dai ribelli. Per padre Gerner, giunto in
Uganda per la prima volta nel 1971, quanto sta accadendo nei
distretti di Gulu, Kitgum e Pader è “immorale, perché è in
flagrante violazione dei diritti umani e avviene nel più totale
disinteresse da parte della comunità internazionale” . Manca in
sostanza la “volontà politica” per risolvere questa crisi che rischia
di “cancellare dalla faccia della Terra” l‟etnia acholi. “Per noi è
Venerdì Santo tutti i giorni”, ha concluso padre Gerner chiedendo
preghiere in questa Settimana Santa in cui la Chiesa celebra la
passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Ancora un appello dall’arcidiocesi di Gulu, nel Nord
Uganda, per richiamare l’attenzione sulla guerra civile che
attanaglia soprattutto i distretti dell’etnia Acholi
GULU, 30 mag 03 - “Di fronte alle continue violenze che
insanguinano il Nord Uganda, sento il desiderio di rivolgermi alla
Chiesa italiana, da cui provengo come missionario, per chiedere
preghiere”. Ancora un appello dall‟arcidiocesi di Gulu, nel Nord
30
Uganda, per richiamare l‟attenzione sulla guerra civile che
attanaglia soprattutto i distretti dell‟etnia acholi: Gulu, Kitgum e
Pader. A lanciarlo, attraverso l‟agenzia Misna, è un altro
missionario comboniano della parrocchia di Kitgum, padre
Tarcisio Pazzaglia, italiano di 69 anni. “Ogni giorno, ripeto, ogni
giorno vi sono imboscate dei ribelli contro la povera gente”, ha
detto il missionario. Numerosi minori sono stati sequestrati in
questi anni dall‟Esercito di Liberazione del Signore (Lra) con
l‟intento di farne dei bambini soldato. La missione di Kitgum è
diventata meta di “continui pellegrinaggi di sfollati che chiedono
cibo, coperte, medicine. Gente che fugge alla morte”. Un dramma,
rileva padre Pazzaglia, che si svolge nell‟indifferenza della
comunità internazionale: “La nostra è una guerra dimenticata,
una guerra che non è sotto i riflettori della grande stampa
internazionale”. Di qui l‟appello alla Chiesa italiana cui il
missionario chiede “preghiere, perché qui nel Nord Uganda, in
tutti questi anni di violenze molte sono state le promesse fatte dai
politici di risolvere questa crisi, senza però ottenere risultati
concreti. Solo i leader religiosi - cattolici, protestanti e musulmani
- sono schierati decisamente in favore della pace. Sono sempre
più convinto che la preghiera d‟intercessione sia l‟unica arma che
abbiamo, unitamente alla solidarietà evangelica, per ridare
speranza al nostro popolo. Pregate per noi!”.
Il card. Sepe in Uganda per il centenario
dell'evangelizzazione della regione di Mbarara
MBARARA, 3 giu 03 - "Il seme del Vangelo, gettato dai missionari
nel cuore dei vostri padri e dei vostri avi ha germogliato e ha dato
molte belle spighe. La vostra comunità è cresciuta come quella dei
primi cristiani”. Così il cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della
Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, si è rivolto,
domenica scorsa, alla Chiesa ugandese in occasione della solenne
celebrazione per il centenario dell'evangelizzazione della regione
di Mbarara. Erano presenti tutti i vescovi ugandesi, altri vescovi
venuti appositamente dall'estero, il Nunzio apostolico, sacerdoti,
religiosi, religiose e migliaia di fedeli. "Guardando questa
assemblea liturgica, così festosa, solenne e colorita, piena di gioia
e di entusiasmo, mi viene spontaneo paragonarla a quella
celebrata dalla prima comunità cristiana dopo la Pentecoste - ha
detto il cardinale Sepe nell'omelia -. Migliaia di persone
accorrevano da tutte le parti, come ci dicono gli Atti degli Apostoli,
31
per sentire parlare Pietro e gli altri discepoli. Da varie città,
villaggi e paesi, siete accorsi anche voi a migliaia per partecipare
a questa celebrazione, per incontrare il Signore e per consolidare
la vostra fede e poterla manifestare con sempre maggiore
coraggio". Il Prefetto del dicastero missionario ha quindi
ripercorso le tappe dell'evangelizzazione della regione ugandese
di Mbarara: dalla prima missione a Nyamitanga Hill, come si
chiamava Mbarara, fondata nel 1902 dai Padri Bianchi, allo
sviluppo dell'attuale comunità cristiana. "Questa bella realtà
tuttavia ha bisogno di essere consolidata e rafforzata" ha
sottolineato il Cardinale, ricordando le odierne sfide
all'evangelizzazione e soprattutto "la precaria situazione al Nord,
dove la gente soffre per l'insicurezza e la violenza". Oggi la
Provincia ecclesiastica di Mbarara conta 2.770.000 cattolici, il
45,5 per cento della popolazione di oltre 6 milioni di abitanti.
"Questa realtà ci fa capire che il lavoro di evangelizzazione ha
ancora davanti a sé un lungo percorso - ha sottolineato perciò il
cardinale Sepe -. Ci sono infatti ancora tanti milioni di persone che
hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo e alle quali dovete
proclamare il Vangelo”.
Celebrazione eucaristica presieduta dal card. Sepe al
Santuario di Namugongo per la Festa liturgica dei Martiri
dell’Uganda
NAMUGONGO, 4 giu 03 - Centinaia di migliaia di pellegrini sono
affluiti, ieri, al Santuario di Namugongo, alla periferia di Kampala,
in occasione della festa liturgica dei Martiri d'Uganda. Di fronte al
Santuario dedicato a San Carlo Lwanga e ai suoi compagni
martirizzati il 3 giugno 1886, i vescovi della conferenza episcopale
hanno concelebrato l‟Eucaristia insieme al cardinale Crescenzio
Sepe, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei
popoli. Nel corso della liturgia l'assemblea ha ricordato in
particolare la popolazione del Nord Uganda, stremata dalla guerra
civile che insanguina i distretti acholi. La giornata è stata di sole
con temperatura ben oltre i 40 gradi. Ernest, un giovane
dell'università di Makerere, dichiara: "Sono qui perché credo che
i Martiri d'Uganda siano i patroni della nostra terra e coloro che
possono proteggere il Paese dalle sventure che colpiscono oggi
l'Africa, ovvero l'Aids e guerre", ha detto un giovane universitario.
Il cardinale Sepe, all‟omelia, ha ricordato come “i maritri
dell‟Uganda sono accomunati dalla sequela di cristo come
discepoli e come apostoli. In quanto discepoli hanno modellato la
32
loro vita sylle parole di Gesù; come apostoli hanno offerto il dono
della conversione agli altri, diventando missionari tra la loro
stessa gente. Questi figli dell‟Africa – ha aggiunto il porporato –
sono un esempio ed una sfida per quanti oggi non hanno la forza
e il coraggio di rimanere fedeli e si lasciano portare lontano dalla
comuinità cristiana da nuove dottrine, tradiscono la fede,
abbandonano la Chiesa o vivono come se fossero nemici del
popolo cristiano”.
Il card. Wamala contro terzo mandato presidenziale del
capo di Stato ugandese Yoweri Museveni
Kisubi, 18 ott 03 - I giovani dovrebbero sostenere l‟arcivescovo
di Kampala, il cardinale Emmanuel Wamala, nella sua „battaglia‟
per impedire il terzo mandato presidenziale del capo di Stato
ugandese Yoweri Museveni. E‟ questo l‟invito di don Lawrence
Kanyike, dell‟università di Makerere, agli studenti cattolici
dell'Uganda. “Benché il punto di vista del cardinale sia personale
– ha detto in occasione del 30esimo consiglio nazionale dei
giovani studenti cattolici a Kisubi, nei pressi di Entebbe – il suo
gregge ha il dovere di appoggiarlo con convinzione”, secondo
quanto riporta il quotidiano indipendente „Monitor‟. L'arcivescovo
ddi Kampala si è pubblicamente opposto alla proposta del
governo di eliminare l‟attuale limite di due mandati presidenziali:
una mossa che, se approvata, spalancherebbe la porta del terzo
incarico consecutivo a Museveni, con un ulteriore deficit di
democrazia e il rischio di una „presidenza a vita‟ come accade in
altri Stati africani. Davanti a oltre duecento delegati da tutte le 19
diocesi ugandesi, il sacerdote ha detto che gli esponenti della
Chiesa “hanno il dovere di prendere posizione a fianco degli
oppressi”. Sfortunatamente, ha aggiunto don Kanyike, “i
presidenti che hanno guidato il Paese dal 1966 ad oggi l‟hanno
fatto sporcandosi le mani di sangue. E‟ ora che i leader religiosi
giochino il ruolo profetico che spetta loro”.
La via della pace in Sudan e quella della pace in Uganda
sono legate, afferma Mons. John Baptist Odama
KAMPALA, 18 nov 03 - “La via della pace in Sudan e quella della
pace in Uganda sono legate: la riconciliazione nazionale nel nostro
grande vicino porterà sicuramente sviluppi positivi anche in
Uganda”. Lo afferma in un‟intervista all‟agenzia Fides Mons. John
Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nel nord Uganda sconvolto
33
da anni dalla guerriglia dell‟Esercito di Liberazione del Signore
(LRA). I conflitti in Sudan e in Uganda sono collegati, perché i
governi di Kampala e Khartoum per anni si sono combattuti
indirettamente finanziando le opposte guerriglie. In Sudan è stata
raggiunta un‟intesa tra governo e guerriglia per porre fine a 20
anni di guerra nelle regioni meridionali del paese. Un processo di
riconciliazione regionale che secondo Mons Odama “avrà benefici
anche in Uganda” e che quindi deve continuare ad essere
“sostenuto dalla comunità internazionale” in particolare dagli
Stati Uniti e dall‟Unione Europea. Intanto purtroppo la guerriglia
continua ad attaccare obiettivi civili nel nord Uganda. Mercoledì
si era diffusa la notizia, poi rivelatasi falsa, dell‟uccisione in
un‟imboscata di padre Matthew Okun Lagoro, un sacerdote
ugandese che dirige una parrocchia in una zona al confine con
l‟Uganda. “Padre Lagoro è vivo poiché è riuscito a sfuggire per
miracolo ai suoi aggressori”, ha informato mons. Odama.
I missionari operanti in Uganda in parte soddisfatti delle
dichiarazioni del vicesegretario generale dell’Onu Jan
Egeland sulla grave situazione che si registra nel nord del
Paese
KAMPALA, 13 nov 03 - I missionari operanti in Uganda sono
soddisfatti, anche se con una punta di amarezza, delle
dichiarazioni del vicesegretario generale dell‟Onu e responsabile
delle questioni umanitarie, Jan Egeland, sulla grave situazione
che si registra nel nord del paese, sconvolto da anni dalla
guerriglia del sedicente “Esercito di Liberazione del Signore” (Lra).
Al termine di una visita di due giorni, il rappresentante dell‟Onu,
ha fatto una sorta di “mea culpa”, ammettendo che la comunità
internazionale e il governo ugandese hanno fatto poco o nulla per
aiutare le martoriate popolazioni dell‟area. "Siamo soddisfatti
perché le dichiarazioni di Egeland hanno avuto una fortissima
ripercussione internazionale. Siamo contenti anche del fatto che
la stampa ugandese, inclusa quella governativa, abbia dato molto
spazio alle dichiarazioni del rappresentante dell'Onu, che ha
definito quello del nord Uganda uno dei peggiori disastri umanitari
del mondo", ha dichiarato padre Gabriele Durigon, missionario
comboniano italiano che da 36 anni lavora a Kitgum, il distretto
che insieme a quelli di Gulu, Lira e Pader, costituisce il cuore del
territorio abitato dalle popolazioni di etnia Acholi e Lango, ma
anche il terreno preferito dallo “Lra” per le sue violenze e
scorribande. Un dramma, ricorda padre Durigon che si è
34
sviluppato “nel disinteresse generale”e di cui “adesso anche il
mondo sembra essersi accorto”, come conferma padre Sebat
Ayelé, missionario eritreo dalla fine degli anni '70 in Uganda.
"Adesso la comunità internazionale sembra essersi accorta che
quello del Nord Uganda è un problema enorme. Si decida quindi
ad aiutare al più presto il Paese e la sua gente a risolverlo", ha
dichiarato il religioso. In 17 anni la guerra condotta dallo “Lra” nel
nord Uganda ha provocato almeno 100mila morti, oltre 1 milione
di sfollati interni, e 25mila bambini, rapiti e successivamente
ridotti in schiavitù o arruolati a forza nelle file della guerriglia.
I progetti dei JRS in Uganda
KAMPALA, 13 nov 03 – Formazione alla leadership cristiana,
alfabetizzazione degli adulti, programmi di assistenza
infermieristica, celebrazione dell‟Eucaristia. Sono i progetti che
sta portando avanti il Jesuit Refugee Service (Jrs) nel campo
profughi di Rhino, nel nord Uganda, dove la maggioranza dei
rifugiati proviene dal Sudan. Il servizio di assistenza ai rifugiati
della Compagnia di Gesù è presente nella regione in ben 40
campi profughi, dove oltre a promuovere varie attività pastorali,
si occupa anche dei bisogni materiali dei più vulnerabili e cerca
di offrire mezzi di sostentamento per renderli economicamente
autosufficienti. Tra le varie iniziative in questo ambito, si segnala
ad esempio il progetto per mettere in piedi un
allevamento,fornendo ai profughi le prime coppie che, si spera,
si moltiplicheranno e forniranno cibo alla gente che ne ha
bisogno.“In tutti questi progetti - spiega nell‟ultimo numero del
notiziario del Jrs il direttore del programma pastorale nel campo
di Rhino, padre Vitus Sedlemeir - il Jrs tenta di contribuire alla
vita di fede dei rifugiati e di aiutarli a creare opportunità di
arricchimento”.
Mons. John Baptist Odama soddisfatto dei colloqui con
l’inviato delle Nazioni Unite
GULU 14 nov 03 - “Siamo rimasti soddisfatti dei colloqui che
abbiamo avuto con l‟inviato delle Nazioni Unite”. E‟ il giudizio che
mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu nel nord Uganda,
ha espresso all‟agenzia Fides commentando l‟incontro che i
rappresentanti della cosiddetta Iniziativa di pace dei leader
religiosi Acholi (Acholi Religious Leader's Peace Iniziative, Arlpi)
hanno avuto con Jan Egeland, sottosegretario generale ONU per
35
gli affari umanitari. Al centro dei colloqui vi era il problema della
guerriglia del cosiddetto Esercito di Liberazione del Signore Lra),
che dalla fine degli anni ‟80 insanguina il nord Uganda. “Ci siamo
incontrati nel pomeriggio di domenica 9 novembre nella mia
abitazione - dice mons Odama -. Noi come leader religiosi della
regione abbiamo chiesto in primo luogo al signor Egeland un
intervento diretto della comunità internazionale, ed in
particolare dell‟ONU, nel conflitto che sconvolge da anni la nostra
terra ( ) In particolare domandiamo che sia creato un sistema
di controllo internazionale della frontiera tra Sudan e Uganda per
evitare che i guerriglieri che agiscono in entrambi i paesi si
rifugino da una parte o dall‟altra.” Mons. Odama aggiunge che
è stato “rivolto un appello per l‟invio con urgenza di aiuti
umanitari ai profughi interni provocati dalla guerra, che sono
circa 1 milione e 300mila”. “Il signor Egeland ci ha assicurato
l‟intervento dell‟ONU per quel che concerne l‟aiuto umanitario”
dice l‟arcivescovo di Gulu. “Sul piano politico egli ha affermato
che le Nazioni Unite possono impegnarsi in una mediazione solo
con il consenso del governo ugandese”. Egeland, che ha
descritto la situazione nel nord Uganda come “la più grande crisi
ignorata e dimenticata a livello mondiale”, ha lanciato un appello
urgente per la raccolta e l‟invio nel nord Uganda di 130 milioni
di dollari di beni di prima necessità.
Visita in Uganda del card. Javier Lorrano Barragán
KITGUM, - Il cardinale Javier Lorrano Barragán, presidente del
Consiglio pontificio per la pastorale della salute, ha appena
concluso una sua visita presso i tre ospedali cattolici nel nord
Uganda, e precisamente nelle città di Lacor, Kalongo e Kitgum. “Il
cardinale è stato molto turbato da ciò che ha visto”, ha raccontato
alla Misna padre Tarcisio Pazzaglia, missionario comboniano a
Kitgum, “ha potuto constatare la miseria, la sofferenza e la paura
della popolazione del nord Uganda. Come tutti quelli che per la
prima volta vengono a vedere ciò che accade con i propri occhi,
anche il cardinale è rimasto molto impressionato e scosso”, ha
aggiunto il missionario. Il porporato non ha comunque mancato
di notare le buone condizioni delle strutture ospedaliere - il San
Giuseppe di Kitgum, il Santa Maria di Lacor (nel distretto di Gulu)
e il Kalongo (nel distretto di Pader) – malgrado la catastrofica
situazione causata dalla povertà e dalla guerriglia del sedicente
Esercito di resistenza del signore (Lra) che semina morte e terrore
tra la popolazione da più di 18 anni. “A Kalongo – ha proseguito
36
padre Pazzaglia – il cardinale Barragán ha assistito all‟arrivo di
due feriti, caduti in un imboscata dei ribelli sulla strada che
congiunge Kalongo a Patongo, ha potuto così costatare
direttamente la tragedia che quotidianamente vivono queste
persone”. Prima di rientrare a Kampala, il rappresentate della
Santa Sede ha assicurato che la Chiesa è vicina agli ugandesi
vittime di questa guerra e che riferirà della situazione nel nord
Uganda al suo rientro in Vaticano.
Appello dei Comboniani per la fine della guerra nel Nord
Uganda
CINCINNATI, 29 apr 04 - I missionari comboniani della Provincia
nordamericana hanno rivolto un appello agli Stati Uniti e al
Canada chiedendo il loro intervento per porre fine alla guerra nel
nord Uganda. In un documento presentato al termine di
un‟assemblea nella città di Cincinnati (Ohio), i religiosi chiedono
al presidente George W. Bush e al primo ministro di Ottawa Paul
Martin di “lavorare per la realizzazione di politiche realistiche per
fermare le violenze e creare le infrastrutture per una pace
duratura”. Nella richiesta, sottoscritta dal Superiore provinciale
Dennis W. Conway e della responsabile delle Missionarie
Comboniane in Nord America, suor Mariateresa Goffi, si chiede
inoltre a Usa e Canada di fare il possibile per fermare l‟assistenza
politica, materiale e militare ai ribelli in nordugandesi. Nei distretti
settentrionali del Paese africano, sono attivi da 18 anni i miliziani
del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lord‟s Resistance
Army, Lra), che compiono ogni tipo di soperchierie contro la
popolazione civile, soprattutto di etnia acholi. Citando i dati resi
noti dall‟Onu, i Comboniani ricordano a Bush e Martin che la
ribellione “ha costretto circa un milione e mezzo di civili ad
accamparsi nei campi per sfollati, dove vivono in condizioni di
estrema povertà e totalmente dipendenti dagli aiuti esterni per la
sopravvivenza”. I Comboniani ricordano anche che in questi anni
“oltre 20.000 bambini sono stati sequestrati per essere sfruttati
come bambini-soldato o ridotti in schiavitù sessuale.
Appello dei vescovi ugandesi per la pace in Nord Uganda
KAMPALA, 13 mag 04 . "Non possiamo rimanere in silenzio di
fronte a questo grande male che affigge il nostro paese. Non
possiamo dire che è stato fatto abbastanza per ristabilire la pace".
Così i Vescovi ugandesi si rivolgono ai governanti e al popolo
37
dell'Uganda per denunciare la guerra civile che dal 1986 affligge
il paese. Il forte richiamo alla responsabilità di tutti per porre fine
alla guerra civile in Uganda è contenuto nella lettera pastorale
intitolata "Preoccupazione per la pace, l'unità l'armonia in
Uganda". . I Vescovi chiedono a governo e guerriglia di
"impegnarsi in modo sincero e onesto in negoziati di pace e di
trovare un accordo per il completo cessate il fuoco". I Vescovi
chiedono altresì alle popolazioni delle regioni interessate dalla
guerra di "formare un forte movimento popolare per la pace per
esercitare pressioni su esercito e guerriglia perché siedano al
tavolo delle trattative. Chiediamo ai donatori ugandesi e stranieri
di dare completo supporto al movimento per la pace".Nelle
lettera pastorale, i Vescovi, effettuano anche un'ampia
valutazione della condizioni politiche, economiche e sociali del
paese. Si esprime apprezzamento per il processo di transizione
verso una piena democrazia: "La revisione costituzionale appena
conclusa è un segnale che ci stiamo avviando verso la transizione,
da un sistema a partito unico a un sistema multipartitico". I
Vescovi richiamo il pieno rispetto dei diritti umani e
dell'indipendenza e dell'autonomia del sistema giudiziario e
legislativo.Nelle
raccomandazioni
conclusive,
i
vescovi
riaffermano l'impegno della Chiesa cattolica a collaborare con il
governo per riportare la pace in Uganda, raccomandando di
"smilitarizzare gli animi, sostituendo il linguaggio della violenza
con quello della pace".
Rapporto dell’Associazione dei Religiosi dell'Uganda sulla
situazione in Nord Uganda
KAMPALA 31 lug 04 "Un segno di attenzione verso le popolazioni
del nord Uganda vittime della guerra civile". Così i religiosi
dell'Uganda definiscono la presentazione di fronte al Parlamento
di un rapporto sulla situazione nel Nord del Paese redatto
dall'Associazione dei Religiosi dell'Uganda (Aru). Nel Nord
Uganda è in corso da 18 anni una sanguinosa guerra civile
condotta dalla guerriglia della Lra (Lord's Resistance Army)
contro la popolazione civile. Sono partico! larmente presi di mira
i bambini arruolati a forza nelle fila delle guerriglia, spesso dopo
aver visto i proprio genitori uccisi in modo atroce. Il rapporto,
che è stato presentato giovedì, è il frutto della visita di una
delegazione di una trentina di religiosi di diverse congregazioni
nella regione. Il testo è stato redatto dalla commissione
"Giustizia e Pace" dell'Aru e riprende diverse indicazioni
38
contenute nella lettera pastorale dei vescovi intitolata
"Preoccupazione per la pace, l'unità l'armonia in Uganda" . "Sia
il documento dei religiosi che la lettera pastorale - dicono alcuni
religiosi - oltre a esprimere profonda preoccupazione per la
guerra del nord Uganda, affrontano anche altre tematiche, in
particolare il problema della corruzione e la questione della
democrazia con il passaggio da un sistema a partito unico al
multipartitismo. Purtroppo i giornali locali hanno dato ampio
spazio a questi problemi, che sono certamente importanti, ma
poco al dramma della guerra, che è la preoccupazione principale
della Chiesa in Uganda". Bisognerà valutare l'impatto
dell'intervento della Corte Internazionale sul processo di resa dei
ribelli. I guerriglieri, infatti, depongono le armi avvalendosi della
legge di amnistia varata di recente dalle autorità ugandesi"
affermano le nostre fonti. Nel frattempo, continuano le
operazioni militari dell'esercito ugandese contro il quartier
generale della LRA, nel Sudan meridionale, condotte col
consenso del governo sudanese. Un portavoce militare ugandese
ha dichiarato che sono stati uccisi 120 ribelli e che il capo della
LRA, Joseph Koni, è sfuggito di poco alla cattura.
Una delegazione di vescovi ugandesi in visita in Nord
Uganda
GULU, 1 dic 04 - Una delegazione di vescovi dell‟Uganda
meridionale sta visitando in questi giorni il Nord dell‟ Uganda,
teatro di scontri tra governativi e ribelli del cosiddetto Esercito di
Resistenza del Signore (Lra). Il governo, in segno di distensione,
ha sospeso la taglia di 25 milioni di scellini keniani, pari a 14 mila
euro, sulla testa di Joseph Kony, capo dell‟Lra. Di fatto la tregua
regge e questo permette ai vescovi di svolgere la loro missione
di solidarietà nelle tre diocesi del Nord Uganda, quelle di Gulu, di
Lira e di Soroti. “Siamo veramente lieti di questa visita, che
testimonia l‟unità della Chiesa ugandese e la solidarietà di tutti i
vescovi verso la popolazione dell‟uganda Settentrionale così
provata da tanti anni di guerra”. . Lo ha detto un missionario
proprio di Gulu, che ha voluto ringraziare in modo particolare il
cardinale Emanuel Wamala, arcivescovo di Kampala, perché –
aggiunge il missionario “ci è particolarmente vicino”.
39
Riapre il Seminario Maggiore nel Nord Uganda
GULU 27 set 05 - Nel nord dell‟Uganda è stato riaperto il
Seminario Maggiore della arcidiocesi di Gulu. “È un simbolo di
speranza per il futuro della Chiesa e della pace nella regione” ha
detto l‟arcivescovo mons. John Baptist Odama. “Il Seminario era
rimasto chiuso negli ultimi due anni a causa della guerra civile
che imperversa nella zona - spiega mons. Odama - Ora che la
situazione è migliorata, con la riapertura del Seminario vogliamo
dare a tutta la popolazione dell‟arcidiocesi un gesto concreto di
speranza e di fiducia per il futuro”. Il seminario, che si trova ad
Alokolum, verrà ufficialmente inaugurato il 15 ottobre, ma l‟11
settembrescorso mons. Odama vi ha già fatto visita agli studenti
e agli insegnanti. “Ho portato il mio saluto e ho incoraggiato tutti
a proseguire nel loro lavoro, così prezioso per la vita della
Chiesa” ha detto l‟arcivescovo, ad accoglierlo il quale sono stati
il rettore del Seminario, don Sabino Odoki, e diversi sacerdoti. Il
seminario di Alokolum ospiterà circa 150 studenti assistiti da 14
insegnanti.
Vescovo ugandese chiede rispetto per la posizione della
Chiesa contraria ai profilattici
MAKASA, 10 dic 05 - In Uganda il vescovo di Makasa ha chiesto
ad esponenti politici e sociali di rispettare l'insegnamento della
Chiesa contraria, nella lotta all'Aids, all'uso dei profilattici.
"Troviamo sempre critiche ed attacchi e tentativi di farci tacere
- ha detto mons. Adrian Kivumbi Ddungu - ogniqualvolta
esponiamo il nostro pensiero anti-profilattici. I promotori del
profilattico - ha aggiunto il vescovo di Makasa - ci dicono che noi
dovremmo limitarci ad insegnare il catechismo. Siffatte persone
creano situazioni ingannevoli anche per i preti che,
sfortunatamente, rendono la nostra gente più vulnerabile di
fronte all'Aids".
I vescovi ugandesi propongono una Commissione per la
Verità e la Riconciliazione per risolvere i conflitti nel
Paese
KAMPALA, 13 dic 05 - Una soluzione ai conflitti che insanguinano
da tempo l‟Uganda potrebbe venire dalla istituzione di una
Commissione Verità e Riconciliazione, una sorta di conferenza
nazionale. La suggeriscono al governo di Kampala i vescovi
ugandesi in una lettera pastorale intitolata “Verso un Uganda
40
democratico e pacifico basato sul bene comune” (Towards a
Democratic and Peaceful Uganda based on the common good).
“Suggeriamo - scrivono i vescovi - di istituire uno strumento per
la riconciliazione (possibilmente una conferenza nazionale) per
discutere e analizzare i conflitti nel Paese e trovare un accordo
per risolverli”. La commissione, chiariscono i vescovi “deve
vedere la partecipazione più ampia possibile e deve essere
caratterizzata dall‟apertura e dalla sincerità da parte di ogni
ugandese che in un modo o in un altro ha contribuito alla
sanguinosa situazione passata e attuale”. I vescovi si soffermano
anche sulla situazione politica ugandese, esprimendo
soddisfazione per i progressi fatti dalla democrazia multipartitica,
con la registrazione di ben 33 partiti politici che competeranno
nelle elezioni del prossimo marzo 2006. esprimono
preoccupazione che alcuni di essi ” stanno già formando o
progettano di creare brigate giovanili per promuovere i loro
programmi attraverso l‟uso della violenza”. I vescovi allargano
quindi lo sguardo ai conflitti che ancora insanguinano l‟Uganda.
“Ancora una volta rinnoviamo il nostro appello al governo per
mettere fine alla guerra nel nord senza altri ritardi. Riconosciamo
i significativi risultati raggiunti con la riduzione dei rapimenti, la
maggior sicurezza sulle strade e la resa di diversi combattenti del
Lord's Resistance Army (LRA), grazie all‟azione del Governo, alla
legge di amnistia e agli sforzi della mediatrice Betty Bigombe e
dei diversi gruppi politici e religiosi del nord Uganda”.
Infine un appello ai fedeli. “Come Chiesa – scrivono i vescovi gli agenti pastorali, i sacerdoti, i religiosi, i catechisti, le
Commissioni Giustizia e Pace dell‟intero Paese devono educare la
popolazione alla transizione politica attraverso un‟accurata
informazione. Nel loro compito devono essere guidati i da una
profonda imparzialità per mantenere la fiducia di tutte le parti
che competono per il potere politico”.
I vescovi ugandesi invitano i parlamentari a non ratificare
il protocollo di Maputo che legalizza l'aborto
KAMPALA, 27 gen 06 - I vescovi dell‟Uganda esprimono la loro
forte opposizione alle norma sul diritto all‟aborto contenute nel
Protocollo sui Diritti delle Donne in Africa (conosciuto anche
come Protocollo di Maputo) adottato dalla seconda Sessione
ordinaria dell‟Unione Africa a Maputo l‟11 luglio 2003. Il
Protocollo di Maputo non è stato ancora ratificato dal Parlamento
ugandese. Per questo motivo la Conferenza Episcopale
41
Ugandese ha pubblicato, il 19 gennaio, una “Lettera aperta al
governo e al popolo dell‟Uganda sulla ratifica del Protocollo della
Carta dei Diritti degli Individui e dei Popoli: sui diritti delle donne
in Africa”. La norma del Protocollo che ha suscitato l‟opposizione
della Chiesa cattolica è quella contenuta nell‟articolo 14 al
paragrafo 2c che stabilisce di “proteggere i diritti riproduttivi
delle donne autorizzando l‟aborto medico nei casi di stupro,
incesto, e quando la continuazione della gravidanza mette in
pericolo la salute fisica e mentale della madre o la vita della
madre o del feto”. Per evitare che le donne si trovino in queste
condizioni i vescovi indicano un‟ strada. “Siamo convinti –
scrivono - che solo un consistente e sincero programma di
educazione a una corretta e totalmente umana pratica della
sessualità può fermare la diffusione di questo tipo di
comportamenti che porta a stupri, incesti, e infine alle
“gravidanze indesiderate”. “Le situazioni di forte sofferenza
menzionate nel testo del Protocollo – aggiungono i vescovi - non
possono dare origine al diritto di sopprimere una vita innocente.
Questo si applica ancora meno a un non bene definito “pericolo
per la salute fisica e mentale della madre o la vita della madre
o del feto”, che di fatto, apre la porta all‟aborto su richiesta”.
Finora 38 Paesi africani hanno firmato il Protocollo di Maputo; di
questi 16 lo hanno ratificato, 3 (Libia, Rwanda, Senegal) hanno
espresso riserve proprio sul paragrafo 2c dell‟articolo 14.
Appello dei Superiori religiosi per la pace e la democrazia
in Uganda e nella regione dei Grandi Laghi
KAMPALA, 4 feb 06 - “Noi religiosi cattolici dell‟Uganda, vogliamo
aggiungere la nostra voce alle tante altre voci che, in queste
ultime settimane e mesi hanno espresso la loro preoccupazione
sugli sviluppi della situazione politica e sociale in questo
particolare momento della storia del nostro Paese”. E‟ quanto si
legge in una dichiarazione dell‟Associazione dei Superiori degli
Istituti Religiosi dell‟Uganda (Amsriu), dove il 23 febbraio si
voterà per l‟elezione del Presidente. Nel documento, i Superiori
denunciano le difficoltà dell‟attuale processo democratico in
Uganda; il conflitto civile nel nord-est del Paese tra le forze
governative e il cosiddetto “Esercito di Liberazione del Signore”
(Lra); la corruzione; le responsabilità dell‟Uganda nella guerra
civile nella vicina Repubblica Democratica del Congo e le
distorsioni della campagna elettorale in corso. La dichiarazione
si sofferma anche sulla guerra civile nel nord-est del Paese:
42
“Dopo 20 anni – denuncia – il Governo non è riuscito a risolvere
questo scandaloso conflitto! Intanto, quasi 2 milioni di sfollati
interni sono costretti a vivere in condizioni inumane. Circa mille
sfollati muoiono ogni settimana, una vergogna per il Governo e
noi tutti”. Nonostante queste preoccupazioni, i Superiori religiosi
ugandesi affermano di non avere comunque perso la speranza
sul fatto che “non è troppo tardi per il Governo e tutte le parti
interessate di rimediare alla situazione”. Essi invitano, in
conclusione, tutti i religiosi e le persone di buona volontà a
partecipare, il prossimo 19 gennaio, a una giornata di riflessione
e preghiera per la pace in tutte le diocesi ugandesi. E un
rinnovato appello ad un intervento più deciso della comunità
internazionale per la soluzione della guerra civile in Uganda e per
la pacificazione di tutta la Regione dei Grandi Laghi è stato
lanciato nei giorni scorsi anche dall‟arcivescovo di Gulu, mons.
John Odama. Intervenendo a un incontro informale del Consiglio
di Sicurezza dell‟Onu a New York, il presule ha affermato che la
soluzione dei conflitti in Uganda, Rdc e Sudan è possibile solo in
un quadro globale di pacificazione e stabilizzazione della
Regione.
Istitutita in Uganda la Commissione episcopale per
l'educazione cattolica
KAMPALA, 29 apr 06 - Anche i vescovi dell'Uganda hanno deciso
di dare vita ad una Commissione per l'Istruzione cattolica,
realizando così un progetto avviato tre anni fa con l'intento di far
offrire dalle scuole cattoliche una educazione di qualità. La
cerimonia di insediamento della nuova Commissione episcopale
ha avuto luogo, sabato 22 aprile, a Kampala. Il presidente della
Conferenza episcopale ugandese, mons. Paul Bakyenga
arcivescovo di Mbarara, ha ringraziato tutti coloro che, a
cominciare dal Nunzio, mons. Christophe Pierre, hanno
permesso di ottemperare ad uno degli inviti del recente
documento pontificio sulla educazione cattolica.
Grande celebrazione per i martiri di Namugongo
KAMPALA, 4 giu 06 - Una grande celebrazione – con la presenza
decine di migliaia di fedeli e di tutti i vescovi ugandesi – si è avuta
ieri non lontano dalla capitale Kampala per ricordare i martiri di
Namugongo, i santi Carlo Lwanga e i 21 compagni che insieme
a qualche decina di giovani anglicani furono trucidati tra il 1885
e il 1886 per ordine del re Mwanga. La celebrazione eucaristica
43
ha avuto luogo sulla spianata del „Santuario dei martiri‟ nella
località di Namugongo, circa 15 chilometri a sudest della capitale
ugandese, in una sorta di arena naturale dove i presuli hanno
celebrato su un isolotto all‟interno di un piccolo lago. Canonizzati
nel 1964 da Paolo VI, che li ricordò durante il suo pellegrinaggio
in Africa del 1969 con una celebrazione sulle loro tombe, i martiri
di Namugongo vengono comunemente considerati i protettori
dell‟Africa moderna, che malgrado squilibri, guerre e malattie,
è capace di generare, attraverso la sua società civile, straordinari
testimoni di speranza. "Questi martiri africani – disse Paolo VI aprono una nuova epoca di rigenerazione cristiana e civile.
L'Africa, bagnata dal sangue di questi martiri, primi dell'era
nuova… risorge libera e redenta. La tragedia che li ha divorati è
talmente inaudita ed espressiva, da offrire elementi
rappresentativi sufficienti per la fondazione morale di un popolo
nuovo, per la fondazione di una nuova tradizione spirituale”.
Appello per la pace dell'arcivescovo di Gulu
GULU, 13 lug 06 - In Uganda un forte incoraggiamento perché il
governo e l‟Esercito di Resistenza del Signore (LRA) raggiungano
un accordo di pace è stato rivolto da mons. John Baptist Odama,
arcivescovo di Gulu, nel nord Uganda, che presiedeva la
celebrazione annuale della Santa Infanzia di San Kizito, presso la
Parrocchia Amuru. Nel suo appello, mons. Odama ha ricordato
che sono proprio i bambini le principali vittime del conflitto tra
l‟esercito e il tristemente noto LRA, che è formato in gran parte
da bambini soldato reclutati a forza. Secondo stime
approssimative, in 20 anni di guerra civile nel nord dell‟Uganda,
oltre 35mila bambini sono stati rapiti dalla guerriglia e costretti
a combattere nelle proprie fila. L‟arcivescovo di Gulu è, tra l‟altro,
del movimento denominato Iniziativa per la pace dei responsabili
religiosi Acholi (ARLPI), formato dai leader religiosi del nord e
dell‟est Uganda, che da anni chiedono alle parti di risolvere il
conflitto attraverso il dialogo. Il parroco di Amuru, don Romano
Ouma, ha ricordato che nella sua parrocchia si trova il secondo
più grande campo di sfollati del nord Uganda, con una
popolazione di 50mila persone.
Settimana di preghiera per la pace nell’Acholiland
KAMPALA, 10 gen 07 - Più di 7mila pellegrini dal Sud Sudan e
dalla Repubblica Democratica del Congo sono in questi giorni in
44
Nord Uganda per partecipare a una settimana di preghiere per il
ritorno della pace in questa regione, da vent‟anni messa a ferro
e a fuoco dai guerriglieri del movimento cristiano
fondamentalista dell‟Esercito di Resistenza del Signore (Lra). La
settimana di preghiera, iniziata lunedì all‟Università dei Martiri
ugandesi nella regione di Lira, è stata promossa dalla
Commissione di Giustizia e Pace e dalla diocesi di Gulu nel
quadro delle iniziative organizzate per la Giornata Mondiale della
Pace del 1° gennaio. L‟obiettivo dell‟iniziativa, spiega il
segretario esecutivo della Commissione Lam Cosmos, è di ridare
un filo di speranza alle martoriate popolazioni della regione,
conosciuta come Acholiland. Nel programma della settimana
oltre a incontri di preghiera, figurano Messe, conferenze e
incontri di riflessione sulle possibilità di giustizia e riconciliazione
nell‟area.
I ribelli dello Lra, sotto il comando dell‟ex-catechista Joseph Kony,
hanno iniziato la loro assurda crociata contro il governo di
Kampala alla fine degli anni ‟80 causando morte e distruzione. Il
bilancio delle vittime di questa guerra dimenticata è
impressionante: migliaia di morti e scomparsi, 20mila minori
rapiti per essere arruolati come bambini-soldato, oltre un
milione e mezzo di sfollati costretti a vivere in campi profughi in
condizioni disumane, violazioni dei diritti umani e tanta miseria.
La scorsa estate, con la mediazione della Comunità di Sant‟Egidio,
i rappresentanti del governo ugandese e dei ribelli hanno iniziato
trattative che hanno portato ad un precario armistizio.
Appello per la pace nel Nord Uganda
ROMA, 20 mar 07 - Una delegazione di organizzazioni e di
personalità religiose è stata ricevuta, nella settimana scorsa, nel
Ministero degli Esteri italiano. La delegazione ha così voluto
perorare la causa della pace in Nord Uganda, per la quale, due
mesi fa, inviò proprio alla Farnesina un appello. Della
delegazione facevano parte rappresentanti di istituti missionari
e di organizzazioni di volontariato. Tutti hanno espresso la
speranza che, il 26 marzo, i ribelli ugandesi dell'LRA e il governo
riprendano i colloqui di pace. Ripetendo le parole
dell'arcivescovo di Gulu, mons. John Baptist Odama, i firmatari
dell'appello hanno fatto presente che è necessario un diretto
coinvolgimento dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite.
L'Unione Europea, infatti, insieme agli Stati Uniti sostiene in
questo momento l'economia ugandese.
45
Alla plenaria del giugno del 2007 i vescovi ugandesi
esprimono solidarietà al vescovo di Gulu
KAMPALA, 19giu07 - In Uganda i vescovi continuano a sostenere
gli sforzi del loro confratello, l'Arcivesovo di Gulu mons.
Jean-Baptiste Odama. Egli, infatti, è impegnato nei negoziati a
Juba, in Sudan, per restituire alla pace quella parte della
arcidiocesi di Gulu, che confina con il Sudan meridionale. Questa
vicinanza dei vescovi ugandesi ad un loro confratello è stata
espressa nel corso della loro recente plenaria a Nsambya.
Naturalmente non è mancato un appello alla pacificazione tra
l'esercito regolare ugandese e i ribelli dell'Esercito di Resisitenza
del Signore in lotta ormai da anni. Per quanto attiene alla vita del
loro paese i vescovi ugandesi hanno preso in esame le tristi
condizioni in cui versano i luogi di pena in Uganda e i problemi
che vessano le famiglie. Circa la vita della Chiesa i vescovi hanno
terminato la revisione dei testi che regolamentano la formazione
al sacerdozio nei seminari. E' stato deliberato, infine, un nuovo
segretariato della Commissione per le comunicazioni sociali.
Inaugurato a Kampala il Centro Giustizia e Pace Giovanni
Paolo II
KAMPALA, 21 nov 07 - Un nuovo centro cattolico è stato
inaugurato in Uganda per promuovere gli insegnamenti sociali
della Chiesa. Si chiama Centro Giustizia e Pace Giovanni Paolo
II (JPIIJPC in inglese) ed è stato inaugurato nell‟Istituto
Sant‟Agostino di Kampala il 10 novembre. Si tratta di
un‟iniziativa di cinque istituti missionari, vale a dire i Missionari
di Mill Hill, i Missionari dell‟Africa, i Missionari Comboniani, la
Congregazione di Santa Croce e la Compagnia di Gesù..
“Questo centro è una provvidenza – ha detto mons. Paul
Bakyenga, arcivescovo di Mbarara -, perché le vere
congregazioni missionarie, che hanno portato la fede in Uganda,
sono quelle che con il Centro Giustizia e Pace Giovanni Paolo II
ci ricordano come la nostra fede deve fare giustizia e pace in
questo paese”. Da parte sua, il cardinale Emmanuel Wamala,
arcivescovo emerito di Kampala, ha ribadito nell‟omelia della
Santa Messa inaugurale, che la pace non è solo l‟assenza della
guerra ma include giustizia e riconciliazione. Padre Giuseppe
Filippi, il responsabile della dirigenza del Centro, ha detto che
tutti gli ugandesi devono lavorare per la pace nel loro paese ed
ha infatizzato il bisogno di promuovere l‟insegnamento sociale
46
della Chiesa come parte della nuova evangelizzazione lanciata
da Giovanni Paolo II.
Le Chiese cristiane dicono no all’abolizione
dell’insegnamento della religione nelle scuole
KAMPALA, 6 mag 08 - In Uganda le Chiese cristiane si oppongono
a un progetto governativo che vuole abolire l‟insegnamento della
religione nelle scuole. La proposta è contenuta in una circolare
presentata nei giorni scorsi al Parlamento che prevede anche la
soppressione dei finanziamenti pubblici alle scuole confessionali
che continuano a percepire rette. Secondo i leader cristiani
ugandesi si tratta di un‟iniziativa “inaccettabile” in un Paese in
cui la sfida più grande è oggi la difesa dei valori morali. In questo
senso si è espresso il pastore anglicano Grace Kaiso, segretario
esecutivo del Consiglio cristiano unito dell‟Uganda (UJCC), che
riunisce le Chiese anglicana, cattolica e ortodossa: “Studieremo
la circolare, reagiremo, ma non possiamo accettare che qualcuno
pensi che l‟insegnamento religioso non sia importante”, ha
dichiarato l‟esponente religioso. Un giudizio condiviso da diversi
leader politici che si sono pronunciati a favore del mantenimento
dell‟insegnamento della religione nelle scuole in Uganda, dove
l‟84% della popolazione è cristiana, anche se in questi ultimi
decenni la pratica religiosa è in declino.
Riserve della Chiesa alla nuova legge agraria
NAMUGONGO, 5 giu 08 – In Uganda la Chiesa esprime delle
riserve in merito alla nuova legge sulla proprietà agraria. Lo ha
ribadito, martedì scorso, il presidente della Conferenza
episcopale, mons. Matthias Ssekamanya, vescovo di Lugazi, al
termine della Messa nel Santuario dei Martiri di Namugongo.
Martedì 3 giugno ricorreva la festa dei Martiri dell‟Uganda e più
di un milione sono stati i pellegrini che hanno frequentato quel
giorno il santuario. “La Chiesa – ha spiegato il presidente dei
vescovi ugandesi – dice che il Land Amendment Bill del 2007
sulla proprietà agraria non è la giusta cura per risolvere il
dilagante problema degli sfratti. Se approvato - aggiunge mons.
Ssekamanya – può rappresentare un ulteriore sconvolgimento
nel delicato rapporto tra proprietari ed affittuari”. La cosa
migliore dice il vescovo “è un‟ampia consultazione tra tutte le
parti interessate al fine di raccogliere informazioni sufficienti a
stabilire una completa e corretta politica agraria”. In Uganda si
è venuta a determinare una complessa situazione per quel che
47
concerne la proprietà agraria. Negli ultimi anni con la
popolazione che cresce al 3,2 per cento all'anno, sono aumentati
i contrasti tra proprietari che possiedono i titoli legali sulle terra,
e gli inquilini che hanno vissuto sulla terra per generazioni, ma
che non hanno alcun titolo giuridico. All'inizio dell'anno le
autorità locali hanno pubblicato una lista con centinaia di casi di
sfratti che sono stati effettuati in modo ingiusto e illegale.
L‟emendamento approvato affida al governo di Kampala poteri
più ampi a scapito però delle amministrazioni locali.
Celebrata in Uganda la “Giornata dei Martiri ugandesi”
all’insegna del perdono
KAMPALA, 5 giu 08 - E‟ stata la richiesta di perdono alla Chiesa
ugandese da parte della famiglia di colui che compì il massacro di
Namugongo, 122 anni fa, a segnare la Giornata dei martiri
ugandesi. Nella cittadina a circa 15 chilometri a sudest della
capitale Kampala, vennero assassinati 25 cristiani, protestanti e
cattolici al culmine di una campagna di uccisioni ordinate dal re
Mwanga e che provocarono almeno 45 vittime. “Abbiamo
perdonato e li abbiamo accolti nel corpo di Cristo e nel ministero
della Chiesa ugandese” ha detto, come riporta la Misna, il
reverendo Samuel Balagadde Ssekkadde, vescovo anglicano di
Namirembe, davanti a decine di vescovi e migliaia di pellegrini
ugandesi fra cui una delegazione di parrocchie keniane partita nei
giorni scorsi da Nairobi. Le vittime di Namugongo furono
canonizzate nel 1964 da Paolo VI, che li ricord= durante il suo
pellegrinaggio in Africa del 1969 con una celebrazione sulle loro
tombe. I martiri, straordinari testimoni di speranza, vengono
comunemente considerati i protettori dell‟Africa moderna. Nella
stessa giornata mons. Matthias Ssekamanya, vescovo di Lugazi
e presidente della Conferenza episcopale dell'Uganda, al termine
della Messa presso il santuario dei Martiri di Namugongo, ha detto
che "la Chiesa esprime delle riserve sullo spirito e la sostanza del
Land Amendment Bill del 2007. La Chiesa afferma che il proposto
emendamento della legge sulla proprietà agraria non Þ la giusta
cura per risolvere il problema dilagante degli sfratti. Se approvato,
può rappresentare un ulteriore sconvolgimento nel delicato
rapporto tra proprietari e affittuari in buona fede "ha continuato
Mons. Ssekamanya. "La Chiesa ritiene inoltre che il progetto di
legge abbia ostacolato una consultazione politica a livello
nazionale che sarebbe stato opportuno tenere. Riteniamo che la
terra sia un bene molto importante e sia un elemento vitale di
48
sussistenza. La Chiesa ritiene che sia opportuna un'ampia
consultazione con tutte le parti interessate al fine di raccogliere
informazioni sufficienti a stabilire una completa e corretta politica
agraria", ha aggiunto. In Uganda - riferisce l'Agenzia Fides - nel
corso dei decenni, si Þ creata una complessa situazione per quel
che concerne la proprietà agraria. Negli ultimi anni con la
popolazione che cresce al 3,2 per cento all'anno, sono aumentati
i contrasti tra proprietari che possiedono i titoli legali sulle terra
e gli inquilini che hanno vissuto sulla terra per generazioni, ma
che non hanno alcun titolo giuridico. All'inizio dell'anno le autorità
locali hanno pubblicato una lista con centinaia di casi di sfratti che
sono stati effettuati in modo ingiusto e illegale. La riforma delle
legge sulla proprietà agraria affida al governo centrale poteri più
ampi a scapito per= delle autonomie locali.
Il cardinale Wamala invita i giovani a promuovere la pace
KAMPALA, 02 set 08 – Promuovere la pace, la giustizia e la
riconciliazione nei Paesi dell‟Africa orientale: è l‟invito lanciato ai
giovani dall‟arcivescovo emerito di Kampala, in Uganda, il card.
Emmanuel Wamala. Il porporato si è rivolto a ragazzi di diverse
confessioni religiose dell‟Africa orientale, radunati a Namugongo,
presso il Santuario cattolico dei martiri ugandesi, n occasione di
una conferenza sul dialogo interreligioso, organizzata
dall‟AMECEA (Associazione dei membri delle Conferenze
episcopali dell‟Africa dell‟est). In particolare, parlando ai giovani,
il card. Wamala ha ricordato come la giovinezza sia sinonimo di
potenzialità, il che spiega perché “la Chiesa cattolica punti sulla
vitalità dei giovani”, capaci di apportare “cambiamenti positivi”
nelle comunità dei rispettivi Paesi. Il porporato ha infine messo
in guardia gli adolescenti dai rischi del materialismo e della
secolarizzazione che “tendono ad alienare l‟umanità da Dio” e li
ha invitati a non allontanarsi dalle principali istituzioni religiose.
Un Centro Giustizia e Pace intitolato a Giovanni Paolo II
in ogni diocesi ugandese
KAMPALA, 11 set 08 - La situazione postbellica in Uganda con
tutti i problemi e le difficoltà di ordine sociale e materiale ha
spinto i vescovi a favorire la nascita in ciascuna delle 19 diocesi
di un centro che promuova la conoscenza della dottrina sociale
cattolica tra le famiglie, tra le scuole e le istituzioni. I vescovi
ugandesi sono certi che questa iniziativa favorirà, tra l'altro, la
promozione della pace nel martoriato paese. L'opera è intitolata
49
a Giovanni Paolo II. Si chiama, infatti, Centro Cattolico Giustizia
e Pace Giovanni Paolo II, e vedrà coinvolti in ogni parrocchia il
clero, i catechisti, gli operatori di pastorale matrimoniale. Il
metodo di lavoro consisterà nello svolgimento di brevi seminari,
ai quali potranno partecipare anche esponenti
politici ed amministravi, anche non cattolici.
L’arcivescovo di Gulu chiede la fine del conflitto tra
Governo e LRA
KAMPALA, 15 gen 09 – È un appello bilaterale quello lanciato ieri
da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, in Uganda:
parlando con i giornalisti, infatti, il presule ha chiesto sia ai ribelli
della LRA (Lord‟s Resistence Army) sia al governo dell‟Uganda,
di porre fine ad un annoso confitto che li vede su fronti opposti
dal 1987 e di mettere subito in atto il cessate-il-fuoco. “La guerra
ha già provocato moltissime vittime”, ha detto mons. Odama,
ribadendo poi che il costo economico di un conflitto è
sicuramente più elevato di quello delle trattative di pace. Infine,
l‟arcivescovo di Gulu ha esortato il leader della LRA, Joseph Kony,
a non avanzare proposte poco realistiche al governo ugandese,
altrimenti l‟Esecutivo lo riterrà responsabile della mancata firma
di un documento di pace.
Cattolici, anglicani ed ortodossi uniti contro la corruzione
KAMPALA, 25 mar 09 – I pubblici ufficiali corrotti stanno
mandando in rovina l‟Uganda; il governo e la popolazione
dovrebbero agire in fretta per porre fine a questa piaga. Così, in
sintesi, l‟Uganda Joint Christian Council (UJCC), organismo che
racchiude esponenti cattolici, anglicani ed ortodossi, lancia
l‟allarme sulla corruzione che attanaglia il Paese. In una nota
diffusa nei giorni scorsi, l‟UJCC sottolinea che la corruzione e
l‟abuso d‟ufficio sono il risultato “della decadenza morale e della
depravazione” e dovrebbero essere combattute “con vigore e
senza sosta, di casa in casa, di strada in strada, di comunità in
comunità e di istituzione in istituzione”. Ribadendo che le
persone corrotte agiscono contro la volontà del Signore, i leader
dell‟UJCC si dicono “profondamente rattristati dal fatto che
l‟Uganda stia perdendo miliardi di scellini, ogni anno, a causa
della corruzione di pubblici ufficiali, inclusi coloro che hanno
perfezionato l‟arte dell‟inganno attraverso il pagamento per un
lavoro scadente o non portato a termine”. Questo spiega, si
legge ancora nella nota, il perché di “edifici fatiscenti, di strade
50
disastrate e di medicinali carenti nei centri sanitari nazionali”. Di
qui, l‟appello a tutti i leader religiosi perché diano il via alla “lotta
contro la corruzione, sensibilizzando i cittadini dell‟Uganda”.
“Chiediamo al governo – continua la nota – di portare davanti
alla giustizia coloro che perpetrano la corruzione, recuperando i
fondi pubblici ed i beni sottratti indebitamente, e di approvare
provvedimenti di legge, ancora in sospeso, cruciali per la lotta”
contro questa piaga. “La battaglia non sarà facile – conclude
l‟UJCC – ma è necessaria, se vogliamo assicurare un futuro alle
giovani generazioni ed ai loro discendenti”.
Appello dell’arcivescovo di Gulu John Baptist Odama per
la liberazione dei bambini prigionieri dell’ Esercito di
Resistenza del Signore
KAMPALA, 31 mar 09 – L‟Iniziativa di pace dei leader religiosi
Acholi (Acholi Religious Leader's Peace Iniziative - ARLPI) ha
chiesto alla comunità internazionale di intervenire per la
liberazione dei bambini-soldato ancora detenuti dall‟Esercito di
Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army - LRA) di Joseph
Kony. L‟appello - riferisce l‟agenzia CISA - è stato lanciato dal
presidente del movimento interreligioso da anni impegnato per
la pacificazione della martoriata regione del Nord Uganda, mons.
John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu. Lo ha fatto
intervenendo a una cerimonia di preghiera per la pace promossa
dall‟organizzazione non governativa “Invisibile Children” in
ricordo delle vittime della strage compiuta dallo LRA nel 2004 nel
campo profughi di Lukodi. Durante la cerimonia, presenziata
anche dagli ambasciatori di Francia e della Repubblica
Democratica del Congo e da un alto funzionario del governo degli
Stati Uniti, il vescovo anglicano Nelson Onono-Onweng ha rivolto,
da parte sua, un nuovo appello al leader ribelle a deporre le armi
per riportare finalmente la pace nella regione.
La guerra che ha insanguinato l‟Uganda settentrionale dal 1986
ha causato circa 300 mila morti e un milione e mezzo di sfollati.
Il processo di pace avviato a Juba nel 2006 con la mediazione
dell‟ONU, del Sudan e il sostegno dell‟Unione Africana ha subito
una battuta di arresto dopo il mandato di cattura emesso dal
Tribunale Penale Internazionale dell‟Aia (TPI) contro Kony che di
conseguenza rifiutato di firmare l‟Accordo finale di pace già
pronto un anno fa. Intanto nelle mani delle sue milizie
continuano a restare migliaia di ragazzi e ragazze rapiti e
trasformati in macchine di morte o schiave sessuali.
51
Ad ottobre, il terzo Simposio mondiale dello Scoutismo
interreligioso
KAMPALA, 06lug09 – Dopo la Spagna, nel 2003, e Taiwan, nel
2006, tocca ora all‟Africa, e precisamente all‟Uganda, ospitare il
Simposio mondiale dello Scoutismo interreligioso (SMSIR).
Giunto alla terza edizione, l‟evento avrà luogo a Kampala, dal 21
al 25 ottobre prossimo e vedrà la partecipazione di 250
responsabili, provenienti da 160 Paesi. “A livello mondiale – si
legge in una nota – l‟impegno in un dialogo interreligioso pacifico
non è mai stato, probabilmente, così importante come oggi”.
Secondo
il
segretario
generale
aggiunto
dell‟Unione
internazionale degli scuot musulmani, Hussain Sahl, l‟Uganda è
stata scelta come riconoscimento “del suo contributo notevole
alla fraternità dello scoutismo mondiale”. Il programma
dettagliato dell‟evento sarà consultabile prossimamente sul sito
Internet www.wsis2009.org.
I 150 anni dall’arrivo dei primi Padri Bianchi in Uganda
KAMPALA, 13 lug 09 - I Padri Bianchi, più conosciuti come
Missionari d‟Africa, hanno chiesto umilmente perdono per tutti i
possibili torti inflitti al popolo ugandese dal loro arrivo nel Paese,
nel 1879. L‟occasione è stata una solenne celebrazione, domenica,
per commemorare il 150° anniversario dell‟evento. La
celebrazione – riferisce l‟agenzia CISA - si è svolta nella chiesa di
Mapeera-Nabulagala, a Kasubi, luogo storico per la Chiesa locale
da cui partì la missione dei Padri Bianchi nell‟allora Buganda. Una
missione che nella sua storia ha conosciuto anche ombre, come
ha voluto sottolineare il
Superiore Provinciale della
Congregazione padre Rudi Lehnertz: “Quando siamo venuti qui
abbiamo portato con noi le rivalità che avevano diviso la Chiesa in
Europa (…), causa delle stesse rivalità che dividono oggi gli
ugandesi”, ha detto il sacerdote. Non solo. Contro gli
insegnamenti del loro fondatore, il card. Charles Lavigerie, molti
Missionari Bianchi non hanno saputo rispettare le culture degli
africani: “Pensavamo che la nostra cultura fosse superiore e in
diverse occasioni abbiamo cercato di imporla ai popoli dell‟Africa”.
Questa mancanza di rispetto non risponde alla volontà di Dio, ha
sottolineato padre Lehnertz, che ha quindi chiesto a nome di tutta
la Congregazione “perdono per tutte quelle volte in cui abbiamo
manifestato disprezzo verso gli africani e la loro cultura”. Alla
cerimonia erano presenti, tra gli altri, anche l‟arcivescovo di
52
Kampala Cyprian Kizito Lwanga e il suo predecessore il card.
Emmanuel Wamala. Quest‟ultimo ha voluto dedicare un
commosso ricordo al padre Simeon Lordel (Mapeera) e fratel
Delmas Amans (Amansi), i primi Missionari d‟Africa a mettere
piede in questo territorio: “La loro fede in Dio era profonda e fu
questa convinzione religiosa a permettere loro di fare proseliti in
breve tempo”, ha detto il porporato. Mons. Lwanga, da parte sua,
si è detto d‟accordo la proposta di padre Lehnertz di avviare la
causa di beatificazione per questi due straordinari missionari
francesi.
L’arcivescovo di Kampala lancia un appello alla calma
dopo gli scontri tra la popilzia e i sostenitori del re del
Buganda
KAMPALA, 17 set 09 – A nome di circa 300 capi religiosi –
cristiani, musulmani ed appartenenti alle religioni tradizionali
dell‟Uganda – l‟arcivescovo di Kampala, mons. Cyprien Kizito
Lwanga, ha lanciato un appello alla calma, dopo le gravi violenze
verificatesi in città negli ultimi giorni. Almeno 21 persone, infatti,
sono rimaste uccise tra giovedì 10 e domenica 13 settembre, a
causa degli scontri tra le forze dell‟ordine e i sostenitori del re
Ronald Muwenda Mutebi II. Mutebi è il sovrano del Buganda, uno
dei quattro antichi regni dell'Uganda; abolito nel 1966 e
ripristinato 16 anni fa, ma solo con funzioni di rappresentanza.
Si tratta di una regione spesso in contrasto con il presidente
ugandese Yoweri Museveni, perché esige maggior potere e la
restituzione delle terre confiscate 23 anni fa. In questo contesto,
mons. Kizito Lwanga ha quindi lanciato il suo appello alla pace,
cogliendo anche l‟occasione di una conferenza organizzata dal
Consiglio interreligioso dell‟Uganda e svoltasi sul tema “La
riconciliazione nazionale duratura, la giustizia e la pace”.
L‟incontro ha visto la presenza di esponenti religiosi di diverse
confessioni, ma anche esponenti universitari e personalità
politiche. “In quanto leader religiosi – ha detto mons. Kizito
Lwanga nel suo intervento – noi rifiutiamo profondamente gli atti
di violenza che hanno avuto luogo nella capitale e che sono
un‟onta per il nostro Paese”. “La violenza genera la violenza - ha
sottolineato dal suo canto l‟arcivescovo di Gulu, mons.
Jean-Baptiste Odama – e provoca non solo la morte delle
persone, ma anche la distruzione della nazione”. Quindi,
ribadendo che coloro che vogliono la violenza commettono un
atto di sabotaggio nei confronti dello sviluppo pacifico del Paese,
53
tutti i capi religiosi si sono accordati sulla possibilità di fare da
mediatori tra il governo e il regno di Baganda. Una delegazione
di esponenti religiosi è stata, quindi, istituita per incontrarsi con
le autorità politiche. Dal suo canto, il rappresentante del
Baganda, presente alla conferenza, ha invitato i giovani del
regno a restare calmi e all‟astenersi dalle violenze. “Non
risolveremo il conflitto con gli scontri – ha detto – bensì con un
approccio pacifico”.
La Chiesa ugandese lancia una campagna contro le
violenze domestiche
KAMPALA, 10 nov 09 – Una campagna nazionale contro le
violenze domestiche. A lanciarla è la Chiesa ugandese che ha
deciso di intraprendere una grande battaglia per sradicare
questa piaga molto diffusa nel Paese. L‟iniziativa – riferisce il
quotidiano locale “The Monitor” ripreso dall‟agenzia Apic – è
stata promossa in collaborazione con l‟organizzazione caritativa
cattolica irlandese “Trocaire”, l‟Ambasciata d‟Irlanda in Uganda
e con la diocesi di Down e Connor che ha recentemente
sottoscritto un accordo in questo senso con l‟arcidiocesi di
Kampala. La campagna mira innanzitutto a fare prendere
coscienza della diffusione e gravità delle violenze coniugali, un
fenomeno diffuso nel Paese, ma di cui si parla poco, perché molte
donne evitano di denunciare le violenze subite dai propri mariti
per il timore di essere ripudiate. Si tratterà poi di vedere come
contrastare concretamente questa piaga, ha spiegato
l‟arcivescovo di Kampala mons. Cyprian Lwanga: “La Chiesa non
può restare passiva quando c‟è un aumento di casi di uomini che
uccidono le mogli e di donne che uccidono i loro mariti”, ha detto
il presule.
La Chiesa cattolica ugandese non si pronuncia per il
momento sulla proposta di legge che prevede in alcuni
casi la pena di morte per il reato di omosessualità
KAMPALA, 14 dic 09 - Il Parlamento ugandese sta esaminando
una controversa proposta di legge che vuole inasprire le pene
contro le pratiche omosessuali, che sono illegali nel Paese. La
proposta, presentata dal deputato David Bahati, arriva a
prevedere la pena di morte per rapporti omosessuali che
coinvolgano persone portatrici di handicap, minorenni o
siero-positive. Secondo i suoi sostenitori, il provvedimento mira
a tutelare la famiglia e i valori tradizionali della cultura ugandese.
54
Contro la legge si sono mobilitate le organizzazioni per i diritti
umani, ma anche diversi leader cristiani, soprattutto negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna. Cauta invece la reazione della Chiesa
cattolica locale che non si è ancora ufficialmente pronunciata in
merito. Interpellato dall‟agenzia CNS, il segretario generale della
Conferenza episcopale mons. John Baptist Kauta si è limitato ad
esprimere la preoccupazione dei vescovi per la crescente
ostentazione dell‟omosessualità nel Paese: “La questione
dell‟omosessualità è importata, non appartiene alla cultura
tradizionale dell‟Uganda”, ha dichiarato il presule. L‟attuale legge
contro l‟omosessualità prevede fino 7 anni di carcere per gli
omosessuali e vieta qualsiasi forma di “propaganda” a favore
dell‟omosessualità. L‟Uganda peraltro non è l'unica nazione
africana in cui essa è considerata illegale e in cui si vogliono
ulteriormente inasprire le pene. In Nigeria l'omosessualità è già
punita con il carcere e anche la morte e i legislatori stanno
considerando l‟ipotesi di rendere più dure le sanzioni contro chi
la promuove. Essa è illegale anche in Kenya. I rapporti
omosessuali sono stati inoltre banditi di recente in Burundi e nel
vicino Rwanda è allo studio un progetto analogo.
I leader cristiani ugandesi chiedono correttezza per le
elezioni del 2011
30 dic 09 - In preparazione delle elezioni generali del 2011 i
leader cristiani hanno diffuso una lettera pastorale con una serie
di raccomandazioni affinché le consultazioni popolari si svolgano
in modo libero, corretto e credibile. Il documento, elaborato dal
Consiglio cristiano unito d‟Uganda, che riunisce le Chiese
cattolica,
anglicana
e
ortodossa,
vuole
evidenziare
semplicemente ciò che già è stabilito dalla Costituzione - hanno
precisato i firmatari. In più, i vescovi ugandesi sollecitano tutti
gli aventi diritti al voto a iscriversi nelle liste degli elettori e a
partecipare alle elezioni come “atto di patriottismo”, dando la
propria preferenza in modo responsabile senza seguire il
cosiddetto voto di scambio, una pratica “pericolosa” per il Paese.
“Non vogliamo vedere ripetersi irregolarità come la privazione
del diritto di esercizio del voto, nè anomalie nella registrazione
dei votanti e scarso controllo” ha detto l‟arcivescovo ortodosso
Jonah Lwanga che presiede il Consiglio. I presuli, riferisce
l‟agenzia
Misna,
sollecitano
il
governo a finanziare
adeguatamente la Commissione elettorale e ad approvare le
riforma elettorale entro il prossimo febbraio, così che ci sia il
55
tempo adeguato per informare ed educare i votanti sulle nuove
regole; chiedono inoltre che le carte d‟identità siano rilasciate a
tutti gli aventi diritto molto prima dell‟avvio delle registrazioni
elettorali in modo da garantire che partecipino solo i cittadini
ugandesi. Dopo le elezioni del 2006, l‟opposizione consegnò
diverse denunce di presunte malversazioni alla Corte Suprema;
pur condividendo l‟opinione sulla necessità di contrastare le
irregolarità e l‟estorsione di voti con la violenza o la corruzione,
i vescovi hanno chiesto ai partiti di opposizione di non boicottare
le attività della commissione elettorale che criticano per
inefficienza e parzialità. La lettera pastorale di 16 pagine,
intitolata “Verso libere e corrette elezioni presidenziali,
parlamentari e amministrative nel 2011” è stata firmata
dall‟arcivescovo della Chiesa d‟Uganda Henry Luke Orombi,
dall‟arcivescovo ortodosso Jonah Lwanga e dall‟arcivescovo
cattolico mons. Cyprian Kizito Lwanga.
In una lettera i vescovi ugandesi chiariscono la loro
posizione in merito alla controversa proposta di legge
contro gli omosessuali
KAMPALA, 12 gen 10 - I vescovi ugandesi condividono l‟impegno
del governo per difendere la famiglia e i valori tradizionali, ma
sono contrari a un inasprimento della legge contro gli
omosessuali, perché ritengono che la legislazione attuale in
materia sia più che adeguata. Lo ha puntualizzato mons. Cyprian
Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, in una recente lettera
dove chiarisce la posizione dell‟Episcopato locale in merito alla
controversa proposta di legge che vuole inasprire le pene contro
le pratiche omosessuali. “Gli insegnamenti della Chiesa cattolica
sull‟omosessualità sono chiari e restano che gli atti omosessuali
sono immorali e costituiscono una violazione della legge divina
e naturale”, afferma la lettera, pubblicata sul sito dell‟emittente
cattolica ugandese “Radio Sapientia” e ripresa dal sito
www.lifesitenews.com. Tuttavia, “la Chiesa insegna anche il
messaggio cristiano del rispetto, della compassione e della
sensibilità. Gli omosessuali devono convertirsi e pentirsi, ma
hanno anche bisogno di sostegno, comprensione e amore”. In
questo senso, a giudizio dei vescovi ugandesi, il testo in
questione non corrisponde all‟”approccio di attenzione cristiano”,
in quanto “prende di mira il peccatore e non il peccato”.
“L‟introduzione della pena di morte e di pene detentive per gli
omosessuali – si legge nella lettera – colpisce le persone, anziché
56
cercare di offrire aiuto e assistenza compassionevoli a individui
che hanno bisogno di conversione, pentimento, sostegno e
speranza”. I presuli ugandesi evidenziano altresì i pericoli insiti
in alcune norme che prevedono sanzioni anche contro chi omette
di denunciare atti omosessuali. Queste disposizioni, scrivono,
“mettono a repentaglio la riservatezza e le norme di deontologia
professionale di persone come genitori, sacerdoti, psicologi,
insegnanti, medici che offrono sostegno e consulenza per la
riabilitazione degli omosessuali”. “La criminalizzazione di questa
opera di aiuto – rimarcano i presuli – si scontra con i valori
centrali della fede cristiana”. In conclusione, la lettera afferma
che il provvedimento “non è necessario”, dal momento che gli
atti omosessuali sono già illegali nell‟attuale codice penale del
Paese.
Contro la nuova legge, che sarà presentata al Parlamento tra
febbraio e marzo, si sono mobilitate in queste settimane varie
organizzazioni per i diritti umani, ma anche diversi leader
cristiani, per lo più di Paesi occidentali. Il suo promotore, il
deputato David Bahati, ha tuttavia rifiutato sinora di modificare
il testo. Il Presidente Yoweri Museveni, da parte sua, si è detto
contrario all‟introduzione della pena di morte per gli omosessuali
e il governo si è impegnato a modificare questa norma.
Leader religiosi di 4 Paesi dell’Africa centrale disposti a
mediare con i ribelli ugandesi
KAMPALA, 6feb10 - “La pace non ha colore politico o religioso.
Perché i nostri sforzi di pace abbiano successo, bisogna
sostenerli con la preghiera. Preghiamo insieme per la pace nei
nostri cuori, preghiamo per le vittime, preghiamo per coloro che
imbracciano le armi affinché si convertano alla pace e preghiamo
perché le risoluzioni e le raccomandazioni di questa conferenza
portino dei frutti” ha affermato mons. Marcel Utembi Tapa,
arcivescovo di Kisangani, nella sua omelia della Messa di
chiusura della conferenza dei leader religiosi sulla questione dei
guerriglieri ugandesi dell‟Lra. La conferenza - riferisce l'agenzia
Fides - si è tenuta dal 2 al 4 febbraio a Kisangani (capoluogo della
Provincia Orientale, nell‟est della Repubblica Democratica del
Congo). Vi hanno partecipato i leader religiosi delle aree dove è
attivo l‟Lra: nord dell‟Uganda, est della Repubblica Democratica
del Congo, sud Sudan e Repubblica Centrafricana. In particolare
le delegazioni erano così composte: 5 rappresentati del sud
Sudan; 2 dell‟Uganda; 3 del Centrafrica; 8 della RDC ai quali si
57
è aggiunto il Ministro dell‟Interno della Provincia Orientale, che
rappresentava il governo provinciale. I partecipanti alla
conferenza hanno espresso il loro apprezzamento per l‟iniziativa
ed hanno auspicato che serva a riportare la pace nella regione.
Alla fine dei lavori è stato creato un comitato regionale composto
da 9 membri rappresentanti le diverse delegazioni, incaricato di
formulare delle proposte di negoziazione con l‟Lra. Nel suo
discorso di chiusura, l‟arcivescovo di Kisangani ha affermato che
i capi religiosi sono pronti a mediare nei negoziati di pace con il
gruppo di guerriglia se verrà loro richiesto.
58
Giovanni Paolo II e l’Uganda
Giovanni Paolo II ha visitato l‟Uganda dal 5 al 10 febbraio 1993 in
occasione del suo 57° viaggio internazionale in Benin, Uganda e
a Khartoum (3-10 febbraio 1993)
DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA
DI BENVENUTO
Aeroporto internazionale di Entebbe, 5 febbraio 1993
(…)
Tutti gli Ugandesi sono chiamati a mettere da parte i
conflitti del passato
Vengo in Uganda con un profondo affetto per tutta la sua gente.
Il mio viaggio mi porta qui in un significativo momento di svolta
per lo sviluppo di questo Paese. Questo è un periodo di
ricostruzione, non soltanto dell‟economia, ma specialmente del
tessuto morale della nazione. Nessuno può ignorare le
considerevoli sfide che devono essere affrontate, ma voi state già
dimostrando che gli Ugandesi, attingendo prima di tutto alle loro
ricche risorse umane, sono pienamente capaci di fare di questa
terra una casa pacifica e sicura per ognuno. Tutti gli Ugandesi
sono chiamati a mettere da parte i conflitti del passato, per
cercare la riconciliazione reciproca e per lavorare insieme
nell‟edificazione di una società nella quale la dignità della persona
e il rispetto dei diritti umani costituiscano la norma di condotta per
tutti. In questo grande sforzo, la Chiesa Cattolica continuerà a
svolgere il suo ruolo, in sintonia con la propria natura e missione
religiosa, in un‟efficace e generosa collaborazione con tutti i
settori della popolazione. Come in tutti i miei viaggi, questa visita
ha un fine eminentemente religioso e pastorale. È la visita del
Vescovo di Roma, il Successore di San Pietro, alle Chiese locali in
questa terra. Essendo colui al quale è affidata la cura della Chiesa
universale, avverto una speciale responsabilità verso le giovani
Chiese dell‟Africa. Ho cercato di visitarle il più spesso possibile,
pregando con loro e rallegrandomi della loro fresca vitalità e della
loro gioiosa fedeltà al Signore. Nel corso di queste visite, è mia
sollecitudine rafforzare la fede dei miei fratelli e sorelle cattolici (cf.
Lc 22, 32), e incoraggiare la loro unità nell‟unico Vangelo di Gesù
Cristo che è morto per i nostri peccati ed è poi risorto come
promessa della vita nuova (cf. Rm 4, 25). Sono ansioso di
59
celebrare, a Kampala, a Gulu, a Kasese e a Soroti la grazia della
nostra adozione come amati figli di Dio (cf. 1 Gv 3, 1-2). Desidero
inoltre tendere la mano dell‟amicizia ai Cristiani di altre
confessioni, ai quali siamo legati essendo incorporati in Cristo
tramite la grazia del Battesimo. Siate certi, cari Amici, del fermo
impegno della Chiesa Cattolica per la crescita della comprensione
e della cooperazione ecumeniche. Anche ai seguaci delle altre
tradizioni religiose offro i miei cordiali saluti e i migliori auguri.
DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II CELEBRAZIONE NEL
SANTUARIO DEI MARTIRI UGANDESI DI NAMUGONGO
Kampala, 7 febbraio 1993
(…)
Rendiamo grazie per tutti coloro che hanno proseguito il
lavoro dei martiri impegnandosi a costruire una Chiesa
realmente cattolica e realmente africana
San Paolo disse agli Efesini: “Se un tempo eravate tenebra, ora
siete luce nel Signore” (Ef 5, 8). Quanto sono state eloquenti le
parole di Papa Paolo VI nella sua omelia in occasione della
canonizzazione dei martiri dell‟Uganda!
“Chi avrebbe potuto prevedere che insieme alle grandi figure
storiche dei martiri e dei confessori africani come Cipriano,
Felicita e Perpetua e lo straordinario Agostino, un giorno
avremmo citato gli amati nomi di Charles Lwanga, Matthias
Mulumba Kalemba e i loro venti compagni?” chiese il Papa (18
ottobre 1964). In verità i martiri dell‟Uganda sono diventati luce
nel Signore! Il loro sacrificio ha accelerato la rinascita della Chiesa
in Africa. Ai nostri giorni, l‟intera Africa è chiamata alla luce di
Cristo! L‟Africa è chiamata a scoprire la sua vera identità nella luce
della fede nel Figlio di Dio. Tutto ciò che è realmente africano,
tutto ciò che c‟è di vero, buono e nobile nelle tradizioni e nelle
culture africane è destinato a compiersi in Cristo. I martiri
dell‟Uganda lo dimostrano chiaramente: essi erano i più autentici
degli africani, degni eredi delle virtù dei loro avi. Nell‟abbracciare
Gesù Cristo essi aprirono la porta della fede al loro popolo (cf. At
14, 27), affinché la gloria del Signore potesse risplendere
sull‟Uganda e sull‟Africa. È giusto che qui a Namugongo rendiamo
grazie a Dio per tutti coloro che si sono prodigati e che hanno
pregato e versato il loro sangue per la rinascita della Chiesa in
60
questo continente. Rendiamo grazie per tutti coloro che hanno
proseguito il lavoro dei martiri impegnandosi a costruire una
Chiesa realmente cattolica e realmente africana. In primo luogo
desidero sottolineare l‟eccezionale servizio svolto dai vostri
catechisti. Ultimamente alcuni di loro sono stati chiamati, come i
martiri del passato, a dare la loro vita per Cristo. La storia della
Chiesa in Uganda dimostra chiaramente che generazioni di
catechisti hanno dato “un contributo singolare ed insostituibile
alla propagazione della fede e della Chiesa” (cf. Ad gentes, 17) nel
vostro paese.
La vostra fede deve manifestarsi chiaramente nella vostra
obbedienza al Vangelo
Come fu evidente questo anche all‟alba della Cristianità in Uganda!
Nonostante il fatto che loro stessi avessero conosciuto Cristo solo
da poco tempo, i vostri martiri condivisero gioiosamente con gli
altri la Buona Novella su Colui che è “la via, la verità e la vita” (Gv
14, 6). Essi capirono che “la fede si rafforza donandola”
(Redemptoris missio, 2). Cari catechisti: ciò che avete
liberamente ricevuto dovete liberamente donare (cf. Mt 10, 8)!
Approfondite la vostra conoscenza della fede della Chiesa affinché
possiate condividere ancora più pienamente le sue ricchezze con
gli altri. Cercate sempre di pensare con la Chiesa. Soprattutto
dovete dedicarvi alla preghiera personale. Solo se il vostro
ministero è alimentato dalle preghiera e sostenuto da
un‟autentica vita cristiana porterà frutti duraturi. La vostra
catechesi non dovrà mai essere solo insegnamento su Dio e sulla
sua Chiesa. Essa deve essere anche scuola di preghiera dove i
battezzati imparano a crescere in un rapporto sempre più
profondo e consapevole con Dio Padre, con Gesù, il primogenito
tra molti fratelli e sorelle (cf. Rm 8, 29), e con lo Spirito Santo, che
dona vita eterna. Il frutto della luce di Cristo si deve manifestare
chiaramente nella bontà delle vostre vite! Voi dovete essere
l‟esempio di una fede profondamente radicata in un rapporto
personale con Gesù, vissuto in piena comunione con la Chiesa. La
vostra fede deve manifestarsi chiaramente nella vostra
obbedienza al Vangelo, nella vostra vita di carità e di servizio
verso il prossimo e nel vostro impegno missionario verso coloro
che ancora non credono o che non seguono più la fede ricevuta
con il battesimo. Prendete a cuore la lezione di San Paolo: siate
esempio di pazienza e carità verso tutti sapendo che se non avete
61
amore voi non sarete nulla (cf. 1 Cor 13).
(…)
Laici dell’Uganda, voi dovete essere sale della terra e luce
del mondo
“Rivestiti di luce, perché viene la tua luce” (Is 60, 1). Le parole
di Cristo sono rivolte a voi, laici impegnati dell‟Uganda! A ognuno
di voi Cristo dice: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre buone opere e rendano gloria al vostro
Padre che è nei cieli” (Mt 5, 16). Quanto ha bisogno il popolo
ugandese della luce del Vangelo per disperdere l‟oscurità lasciata
da lunghi anni di tensioni civili, violenza e paura. Oggi l‟Uganda
si trova a un crocevia: il suo popolo ha bisogno del sale della
parola di Dio per fare emergere le virtù dell‟onestà, della bontà,
della giustizia e dell‟interesse per la dignità degli altri, che sole
possono garantire la ricostruzione del suo Paese su un solido
fondamento. L‟Uganda ha bisogno di sentire la voce di Dio! Quanti
dei vostri fratelli e sorelle non hanno ancora incontrato Cristo! A
tutti voi ripeto oggi la sfida che Papa Paolo VI vi ha lasciato: voi
dovete divenire missionari nel vostro Paese! Fate sì che il vostro
entusiasmo si unisca a un impegno sempre più sincero per
lavorare per l‟unità di tutti coloro che professano il nome di Cristo.
I rapporti tra cristiani dovrebbero essere caratterizzati
dall‟armonia e da uno spirito di rispetto reciproco. Nonostante le
divisioni, gli sforzi per promuovere l‟unità cristiana sono un segno
evidente della riconciliazione che Dio desidera compiere in mezzo
a noi (cf. Redemptoris missio, 50).
Laici dell‟Uganda! “Voi dovete essere sale della terra e luce del
mondo” (cf. Mt 5, 13-14). Se le vostre opere contengono il sale
della “bontà, giustizia e verità”, le vostre vite diventeranno
veramente luce per i vostri vicini. Cristo vi chiama a vivere una
vita gradita a Dio. Quando siete rinati nelle acque del battesimo
siete stati nuovamente creati, vi è stato permesso di partecipare
alla sua vita divina e siete stati inviati a portare testimonianza a
Colui che ci ha chiamati dalle tenebre nel suo regno di luce (cf. Col
1, 13). San Paolo lo dice molto chiaramente: “e non partecipate
alle opere infruttuose delle tenebre” (Ef 5, 11). Voi avete
rinunciato a Satana e alle sue opere. Voi siete stati salvati al
prezzo del sangue di Cristo, quindi non dovrete mai rinnegarlo
adorando idoli o abbandonando la vostra vita cristiana per le
vuote promesse di una cultura di morte! “Se un tempo eravate
62
tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef 5, 9). Fate sì che i martiri
siano la vostra ispirazione! Essi non hanno professato Cristo solo
con le loro parole. Essi hanno manifestato il loro amore per Dio
osservando i suoi comandamenti (cf. 1 Gv 5, 3). L‟immagine di
Cristo si rifletteva in loro con una forza spirituale che ancora oggi
attira le persone verso di lui. Nella loro vita e nella loro morte i
martiri hanno rivelato la forza della croce, la forza di una fede più
forte della paura, una vita che trionfa sulla morte, una speranza
che illumina il futuro, e un amore che riconcilia i più acerrimi
nemici.
(…)
DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI MEMBRI DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE UGANDESE
Kampala, 7 febbraio 1993
(…)
Il ricordo della visita di Paolo VI
La mia presenza in Uganda riporta alla memoria la Visita Pastorale
di un altro Papa pellegrino, il mio amato predecessore Paolo VI,
che fu il primo Successore di Pietro dei tempi moderni a porre
piede sul suolo africano. I quattro di voi che sono stati ordinati
Vescovi nel 1969 rappresentano il legame vivente tra quella
storica Visita e l‟incontro di questa sera. A quella cerimonia di
ordinazione, Papa Paolo parlò dei sacri doveri dei Vescovi, che
ricevono “una straordinaria effusione di Spirito Santo”, affinché
possano essere “veicoli e strumenti dell‟amore di Cristo per gli
uomini”. “I Vescovi sono ministri”, ha osservato il Papa, “sono
servitori; essi non sono per se stessi, bensì per gli altri... Essi sono
per la Chiesa, e alla Chiesa offrono tutta la loro vita (cf. 2 Cor 12,
15)... Perché è a voi, amati fratelli, Vescovi delle Chiese nuove o
molto giovani, che si richiede l‟amore pastorale in misura
maggiore” (Discorso per l‟Ordinazione dei Vescovi, Kampala, 1°
agosto 1969). Questo amore pastorale, di cui il Papa parlò con
tale sentimento, è una partecipazione dell‟amore del Figlio di Dio
stesso (cf. Pastores dabo vobis, 23). Il dono di sé, che lo Spirito
Santo rende capaci di offrire a quanti ricevono i Sacri Ordini,
rappresenta una partecipazione alla donazione di sé del Buon
Pastore che dà la vita per il suo gregge (cf. Gv 10, 11). Questa
carità pastorale è il fondamento per ogni bene che noi siamo in
63
grado di compiere nella Chiesa, perché la comunione di amore
che unisce i membri del Corpo di Cristo può costruirsi soltanto
nell‟amore.
(…)
Il riconoscimento della dignità di ogni persona umana è
una componente essenziale per una sana vita civile
La vostra Lettera Pastorale tratta estesamente dei molti modi in
cui i cattolici dell‟Uganda possono offrire il proprio contributo
all‟ordine civile. Vi appellate a un nuovo vigore per la costruzione
della nazione giunta a un punto cruciale della sua storia. Poiché il
popolo dell‟Uganda esce da un periodo di violenza e di
sconvolgimento sociale, esso sta cercando di ricostruire la
nazione, e così emerge una pressante necessità da parte dei
membri della comunità cattolica di dedicarsi generosamente alle
opere di solidarietà. Qui, come in tutti i Paesi e le nazioni, i beni
più importanti da rafforzare nella vita della popolazione sono
quelli spirituali e morali. Senza questi essa non avrà mai uno
“sviluppo” degno di questo nome. Tra i componenti essenziali di
una sana vita civile vi sono elementi quali il riconoscimento della
dignità di ogni persona umana, il rispetto per i diritti che sono
radicati in tale dignità – soprattutto il diritto alla vita e il diritto alla
libertà religiosa – e un impegno effettivo ad assicurare il
benessere dei poveri, dei deboli e degli indifesi (cf. Sollicitudo rei
socialis, 33, 42). Costruire una società che consideri queste realtà
come un patrimonio prezioso significa costruire la cultura della
pace, un ambiente in cui i cittadini riusciranno sempre più
facilmente a raggiungere gli obiettivi per cui sono stati creati. Per
la maggior parte del periodo trascorso dall‟indipendenza
dell‟Uganda, questi beni spirituali sono stati – triste a dirsi – presi
d‟assalto in ragione della lotta che spesso ha opposto quanti
detenevano il potere contro il popolo e che ha messo cittadino
contro cittadino. Il fatto che la nazione stia emergendo dalle
ombre di quegli anni non significa che tutte le minacce alla cultura
della pace siano passate. Perfino adesso la tentazione di
mantenere in vita e di nutrire passati rancori può rappresentare
una minaccia al benessere della società. In questo momento della
storia dell‟Uganda, quindi spetta alla Chiesa rispondere con
sempre maggiore fedeltà all‟ingiunzione di Dio di essere una
comunità riconciliatrice (cf. Reconciliatio et paenitentia, 8). I
membri del popolo di Dio vivono con la profonda sensazione di
64
essere stati molto perdonati e che devono a loro volta perdonare
(cf. Mt 18, 23-35). Questa consapevolezza dovrebbe fruttificare in
una disponibilità da parte di tutti i fedeli dell‟Uganda a mettere da
parte l‟odio e in tal modo testimoniare la verità che lo spirito di
misericordia è più forte dello spirito di vendetta. A questo
proposito non possiamo esimerci dal menzionare il ruolo specifico
dei responsabili laici cattolici. A loro sono affidati gli ambiti
dell‟ordine temporale: la politica, l‟economia, la direzione della
società (cf. Lumen gentium, 31; Christifideles laici, 15). In questi
campi essi “sono chiamati ad impegnarsi direttamente nel dialogo
o in favore del dialogo per la riconciliazione” (Reconciliatio et
paenitentia, 25) e in Uganda la necessità di tali passi verso il
ristabilimento dell‟armonia è veramente pressante. Nessuno,
naturalmente, deve pensare che invitando i cittadini cattolici
dell‟Uganda ad operare per il rinnovamento della comunità voi
implichiate che questo dovere spetti soltanto a loro. No, la
cooperazione dei cristiani di tutte le Chiese e le Comunità
Ecclesiali tra di loro, come pure con i seguaci di altre religioni, non
è soltanto benvenuta, ma è indispensabile (cf. Messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace 1992, n. 6-7).
(…)
L’origine e il modello dell’inculturazione è il mistero
dell’Incarnazione
Riguardo a quanto avete scritto nella vostra Lettera Pastorale su
un rinnovato impegno a proseguire l‟inculturazione della fede
cristiana, spero vivamente che il lavoro dell‟Assemblea Speciale
del Sinodo dei Vescovi per l‟Africa getterà nuova luce su questo
compito difficile e delicato. Saggiamente avete fatto eco ai Padri
del Concilio nel sottolineare che l‟origine e il modello di questa
inculturazione è il mistero dell‟Incarnazione (cf. Ad gentes, 22).
Nell‟unione di Dio e uomo in Cristo, nulla della verità divina è
andata perduta, e ogni affermazione, ogni azione di Cristo non
erano nient‟altro che manifestazioni del Figlio Unigenito (cf.
Concilio di Efeso, Denz. 255; Catechismo della Chiesa Cattolica,
n. 468). Tutti i tentativi odierni di esprimere questa Parola
ineffabile nelle realtà culturali di un popolo o di una razza devono
similmente garantire che nulla venga perduto o aggiunto alla
rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Solo quanti veramente
conoscono Cristo, e veramente conoscono il proprio retaggio
culturale, possono discernere come la Parola Divina possa essere
65
opportunamente presentata attraverso il mezzo di tale cultura. Ne
consegue che non può esistere un‟autentica inculturazione se
questa non proceda dalla contemplazione della Parola di Dio e
dalla crescita nella somiglianza a lui attraverso la santità di vita.
E alla fine spetta al Magistero della Chiesa giudicare quali nuove
voci siano riuscite ad esprimere l‟eterno mistero di Dio Uno e Trino
e del suo amore per noi. Poiché il Catechismo della Chiesa
Cattolica, di recente pubblicazione, offre una presentazione
completa e sistematica delle ricchezze della Buona Novella,
mantenute “sempre integre e vive nella Chiesa” (Dei Verbum, 7),
esso rappresenta un supporto provvidenziale nel compito
dell‟inculturazione. Il Catechismo è “una norma sicura per
l‟insegnamento della fede” (Fidei depositum, 4), e quindi confido
che voi e tutti coloro che collaborano con voi troveranno una guida
chiara e affidabile nel predicare che Gesù è il nostro solo e unico
Mediatore col Padre, nell‟insegnare il ruolo della Chiesa quale
segno e strumento di salvezza per tutta l‟umanità, nell‟esporre le
esigenze morali della vita di grazia, e nello spiegare la relazione
delle religioni non cristiane con la Rivelazione.
La necessità di rafforzare la vita familiare
Sono perfettamente d‟accordo con l‟enfasi che avete posto nella
vostra Lettera Pastorale sulla necessità di rafforzare la vita
familiare. In effetti, il rafforzamento della vita familiare è un passo
essenziale per rinnovare la società, poiché è nella casa che la
cultura di una società viene trasmessa, nutrita e il suo futuro
viene determinato. Lo Stato, così come la Chiesa, deve fare della
tutela e della promozione della famiglia una delle sue maggiori
priorità. Le famiglie cristiane di questa nazione hanno un ruolo
cruciale da svolgere nella società civile, eppure il loro compito è
allo stesso modo essenzialmente ecclesiale. È opportuno
ricordare che la famiglia cristiana è giustamente chiamata una
“Chiesa in miniatura (Ecclesia Domestica)”, poiché è “inserita a tal
punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo,
della missione di salvezza propria di questa” (Familiaris consortio,
49). In questa comunione stabilita con il Sacramento del
Matrimonio, i coniugi diventano, come la Chiesa – una comunità
salvata, che è anche chiamata ad essere una comunità salvifica
attraverso la condivisione dell‟amore di Cristo con gli altri, prima
e innanzitutto con i figli e le figlie donati a loro da Dio (cf. Ivi).
L‟azione pastorale della Chiesa deve essere specificamente volta
ad aiutare i genitori cristiani ad adempiere a questa nobile
66
vocazione.
(…)
Il ruolo dei giovani nell’annuncio del Vangelo
La vostra Lettera Pastorale dà particolare importanza al ruolo che
i giovani dell‟Uganda possono svolgere nel proclamare la Buona
Novella della Salvezza. Troviamo qui un‟eco dei sentimenti dei
Padri del Concilio Vaticano II: i giovani “debbono divenire i primi
e immediati apostoli dei giovani...; anche i fanciulli hanno la loro
attività apostolica” (Apostolicam actuositatem, 12). Poiché “prima
ancora di essere azione, la missione è testimonianza e
irradiazione” (Redemptoris missio, 26), quanti debbono ancora
raggiungere la maturità sono tuttavia ben capaci di manifestare la
bellezza di un genuino approccio cristiano alla vita. Finché
verranno aiutati a rispondere alla grazia del Battesimo,
l‟entusiasmo dei giovani per il futuro li renderà testimoni efficaci
della verità che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”
(Rm 8, 28). Allo stesso modo, quella giovanile energia nell‟aiutare
gli altri diventa un riflesso dell‟esempio dello stesso Signore di
essere il servitore di tutti (cf. Mt 20, 28). Una tale testimonianza
all‟amore di Cristo non può fare a meno di attrarre gli altri a lui.
L‟apostolato missionario dei giovani cattolici ugandesi ha bisogno
di essere incanalato attraverso gruppi parrocchiali e movimenti e
associazioni giovanili. Qui dovrete discernere ciò che è sano e
utile, e quale forma di associazione rifletta autenticamente il
carattere del vostro popolo. Ho espresso altrove la mia
convinzione che lo Spirito Santo stia preparando una “nuova
primavera del Vangelo” (cf. Redemptoris missio, 86). Non
dovremmo sorprenderci se Egli si servirà dei “piccoli” (cf. 1 Cor
1, 26-29), di quelli che sono nella primavera della loro vita, per
raggiungere il suo obiettivo.
DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA
DI CONGEDO
Aeroporto internazionale di Entebbe 10 febbraio 1993
L’Uganda è chiamata a essere la prima artefice del suo
futuro e può contare in questo sulla Chiesa cattolica
67
Con le sue abbondanti risorse umane e naturali, l‟Uganda è
chiamata a essere la prima artefice del suo futuro! Soprattutto,
voi vi trovate a dover determinare il contesto fondamentale dello
sviluppo dell‟Uganda come nazione. Questo è un momento
decisivo per la vostra storia. Le generazioni presenti e future
vivranno in armonia e prospereranno come popolo finché tutti i
diritti fondamentali dell‟uomo e le libertà verranno custodite
gelosamente nelle leggi del vostro Paese e difese nell‟esercizio
della giustizia. In una società giusta e ben ordinata il bene
comune sarà meglio servito dalla partecipazione responsabile dei
cittadini alla vita pubblica (cf. Christifideles laici, 42) e la
solidarietà fra tutti i settori della popolazione, che è un‟esigenza
vitale diverrà una realtà dal momento in cui le vostre istituzioni
sociali garantiranno a tutto il popolo il suo diritto a partecipare
attivamente alla vita economica, politica e culturale dell‟Uganda!
Sebbene la missione primaria della Chiesa, il suo dovere supremo,
sia quello di annunziare a tutti i popoli la Morte e la Risurrezione
salvifiche di Gesù Cristo (cf. Redemptoris missio, 3), allo stesso
tempo la Chiesa è profondamente impegnata nella dimensione
sociale della vita umana. Questa sollecitudine appartiene alla sua
missione evangelizzatrice come “una parte essenziale del
messaggio cristiano” (cf. Centesimus annus, 5).
Per questa ragione l‟Uganda può contare sulla Chiesa Cattolica
per promuovere il progresso della società attraverso i numerosi
servizi educativi e sociali che essa offre. Senza reclamare diritti
speciali o privilegi, la Chiesa chiede soltanto la libertà necessaria
per compiere la propria missione di predicare il Vangelo nella sua
pienezza e di servire la famiglia umana secondo i suoi principi (cf.
Gaudium et spes, 76).
(…)
68
LE VISITE AD LIMINA
Di seguito alcuni estratti dai discorsi di Giovanni Paolo II in
occasione delle precedenti viste ad limina
20 giugno 1988
(…)
La Chiesa in Uganda è costantemente nutrita dalla
memoria dei suoi martiri
La Chiesa in Uganda è costantemente nutrita dalla memoria dei
suoi martiri. San Charles Lwanga e i suoi compagni sono la
speciale testimonianza della chiamata del vostro popolo a
condividere il mistero salvifico della croce e della risurrezione di
Cristo. Essi riconoscono la priorità essenziale delle verità del
Vangelo, prima di ogni altro interesse, nel determinare il loro
comportamento cristiano. La memoria dei martiri serve ad
assicurare a noi in ogni circostanza che "le sofferenze del tempo
presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio
ci manifesterà" ( Rm 8, 18). Il messaggio cristiano ha il suo centro
nella croce e nella risurrezione di Gesù Cristo. È, perciò, un
messaggio di speranza e di coraggio. In unione con Cristo, con il
sostegno dell'amore di Dio che lo Spirito riversa nei nostri cuori (cf.
Rm 5, 5), voi non siete mai soli nell'affrontare le prove e i rischi
del vostro pellegrinaggio terreno. Il Signore stesso protegge voi
e il vostro popolo.
Una delle gravi conseguenze della guerra civile che ha
turbato il vostro Paese è stata la distruzione di una
formazione catechistica e spirituale
In quanto pastori voi comprendete che il vostro compito è quello
di guidare il Popolo di Dio a scoprire ed accettare la sua degna
vocazione cristiana e a cercare quella "santità senza della quale
nessuno può vedere il Signore" ( Eb 12, 14). Voi siete consapevoli
del vostro compito di "dare un esempio personale di santità, in
carità, umiltà e semplicità di vita . . . (e) e di fare ogni sforzo per
promuovere la fede cristiana secondo la vocazione propria di
ciascuno" ( Codex Iuris Canonici, can 387 ). Io vi incoraggio e vi
sostengo in questo lavoro e vi raccomando alla benedetta Vergine
69
Maria, alla quale nell'anno mariano guarda l'intera Chiesa con
rinnovata devozione e fiducia.
Nella vostra lettera pastorale "Con un cuore nuovo e uno spirito
nuovo", avete richiamato l'attenzione del vostro popolo
all'imperativo della santità e dell'apostolato al quale tutti sono
chiamati, e per il quale lo Spirito Santo dispensa grazie speciali fra
tutti i fedeli (cf. Lumen Gentium, 12). Una delle gravi
conseguenze della guerra civile che ha turbato il vostro Paese è
stata la distruzione di una formazione catechistica e spirituale. A
causa di ciò avete registrato un decadimento morale in molti
aspetti della vita privata e pubblica. La ricostruzione della nazione
è dunque un bisogno non solo materiale, ma soprattutto spirituale
e morale. Le coscienze necessitano di essere indirizzate verso
quei valori etici che sono essenziali alla costruzione di una civiltà
umana. In questo compito enorme i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi
ed i laici di Uganda sono chiamati a dare il loro contributo e,
soprattutto, quella visione di fede e quella forza carica di speranza
che nascono da una vita autenticamente cristiana.
(…)
Essere vicini ai giovani
I vostri sacerdoti hanno un unico compito da svolgere
nell'evangelizzare e catechizzare la gioventù in Uganda. Essi
possono essere particolarmente vicini ai giovani, da amici e da
guide, insegnando la dottrina cattolica in parrocchia e a scuola,
e stimolandoli a partecipare ad iniziative culturali, sociali e
caritative. Dovete continuamente incoraggiare i vostri preti in
questo compito, invitarli a dare il meglio di loro stessi, del loro
tempo e delle loro energie, per la formazionemorale spirituale
delle giovani generazioni. Questo è un grande contributo alla
Chiesa e alla società.
Il numero crescente di vocazioni che registrate in alcune
regioni un segno di speranza
Il numero crescente di vocazioni che registrate in alcune regioni
costituisce un segno di speranza, ed una ulteriore responsabilità
pastorale per voi. So che vi state impegnando per offrire a quei
giovani che desiderano farsi preti o dedicarsi alla vita religiosa
un'adeguata preparazione per la vita e le responsabilità che li
attendono. Ogni sforzo e sacrificio fatto in questa direzione è
70
importante per il futuro della Chiesa nel vostro Paese. La vostra
preoccupazione di migliorare il livello culturale dei preti, dei
religiosi e dei laici, attraverso programmi di formazione
permanente, così da metterli nella condizione di affrontare le sfide
crescenti portate alla dottrina cattolica e ai principi morali, mostra
come abbiate chiara consapevolezza del fatto che ogni genuino
progresso sociale dipende dal risvegliarsi nelle coscienze di un
senso di responsabilità e di solidarietà in ogni aspetto della vita.
La missione della Chiesa abbraccia l'intera persona umana - corpo
e anima - che vive in questo modo ma è destinata alla vita eterna.
I servizi sociali e gli interventi per lo sviluppo sono un aspetto
molto importante della testimonianza di una comunità cristiana,
ma essi non possono sostituirsi alla missione primaria della
Chiesa di evangelizzare e diffondere il Regno di Dio. Questo è vero
soprattutto per vescovi e preti, il cui compito principale è di agire
"in persona Christi", così da trasmettere i frutti della redenzione
conquistati dal Signore Gesù nella sua passione e risurrezione.
(…)
Il vostro esempio di reciproca comprensione, aiuto e
collaborazione nel quadro della Conferenza episcopale
ugandese dà maggior vigore ai vostri appelli alla
riconciliazione
Nelle vostre lettere pastorali avete offerto un insegnamento
chiaro e dettagliato su molti importanti aspetti della vita. Avete
rivolto numerosi appelli per la riconciliazione e il perdono tra tutti
i settori della popolazione. (…) Il vostro esempio di reciproca
comprensione, aiuto e collaborazione nel quadro della Conferenza
episcopale ugandese dà maggior vigore al vostro appello. Nella
ricostruzione di una unità è anche molto importante continuare ad
integrare giovani provenienti da diverse zone del Paese in un
ambiente di seminario pieno di unità ed armonia, specialmente
nei vostri seminari maggiori, così che possano imparare ad
accettarsi gli uni gli altri come fratelli in Cristo e come araldi di un
solo Vangelo di grazia (cf. At 20, 24). La stessa cosa vale per le
comunità religiose. Noto che avete già invitato molti cattolici
provenienti diverse parti del Paese a ritornare a praticare la
religione facendoli incontrare l'un con l'altro in fede e fraternità in
occasione di pellegrinaggi e celebrazioni speciali. Possano queste
ed altre iniziative, comprese quelle realizzate dal Segretario
cattolico, portare frutti abbondanti per la Chiesa e per l'intera
71
società civile. I passi intrapresi per incrementare le relazioni
ecumeniche contribuiscono pure direttamente a superare antiche
divisioni. Sono felice di apprendere che il Consiglio unitario
cristiano ha ripreso le sue attività e che in molte aree la
collaborazione con i cristiani non cattolici sta facendo molti
progressi. L'iniziativa per l'unità da parte della Chiesa può essere
ancor più rafforzata dall'incoraggiare, in ciascuna diocesi, rapporti
fraterni tra Vescovo e preti, siano essi ugandesi o missionari, e tra
preti, religiosi e laici tra loro e con il loro Vescovo. Analizzando i
principi e le direttive contenute nei documenti del Concilio e nel
Codice di diritto canonico concernenti la struttura della Chiesa
locale, troviamo un appello a ciascuno di accettare una
condivisione di responsabilità per la vita e la crescita della Chiesa.
Senza alcuna diminuzione del ruolo specifico e dell'autorità
dell'ordinario, è giusto che i membri della Chiesa locale, laici
compresi, acquisiscano un proprio senso di responsabilità per
l'evangelizzazione e l'apostolato. Attraverso il Battesimo e la
Cresima ai laici è stato affidato un compito nella comunità
ecclesiale per il quale è essenziale che essi siano sempre più
aiutati e motivati.
(…)
11 maggio 1992
(…)
Sono particolarmente consapevole delle prove e delle
difficoltà che hanno ostacolato il vostro ministero
episcopale
Nel considerare la vostra grave responsabilità nella cura del
popolo di Dio, sono particolarmente consapevole delle prove e
delle difficoltà che hanno ostacolato il vostro ministero episcopale.
Il ristabilimento dell‟ordine civile in molte parti dell‟Uganda non
ha ancora portato al lenimento definitivo dei dolorosi ricordi di
conflitti e di violenze. E in alcune regioni le persone non sono
ancora riuscite a superare il dolore e l‟insicurezza causati
dall‟attività di forze ostili. So che voi e i vostri predecessori vi siete
preoccupati di chieder conto a quanti violano la dignità umana dei
loro concittadini. In tal modo la Chiesa manifesta la profondità
della propria fedeltà evangelica a Cristo, il Principe della Pace, che
72
ci ha insegnato ad amare sia gli amici che gli avversari. Avete
dimostrato amore per le vittime innocenti parlando in loro difesa.
Avete richiamato quanti hanno peccato contro la giustizia al
cammino che condurrà alla riconciliazione con Dio e il prossimo.
L‟impegno nell‟insegnamento e nella tutela dell‟ordine morale
stabilito dal Creatore è stato il fondamento di tutti i vostri sforzi
per educare il vostro gregge sui diritti di tutte le persone,
soprattutto le donne, i bambini, i rifugiati e i meno favoriti. Dato
il vostro ruolo di autentici maestri della dottrina sociale della
Chiesa, va menzionato in modo particolare il vostro contributo al
processo di preparazione di una nuova Costituzione per il vostro
paese. Nella vostra Lettera pastorale Collettiva e nel vostro lungo
Memorandum su questo argomento, cercate giustamente di
illuminare le realtà attuali della società ugandese con la saggezza
di Dio, e fate appello ai fedeli affinché svolgano un ruolo attivo e
responsabile nel portare a compimento questa importante
impresa. In questo campo, come in tutte le fasi della vita civile,
spetta specificamente ai laici dirigere il corso degli eventi
nell‟ordine temporale attraverso l‟azione politica. I Vescovi e i
sacerdoti sono sempre pronti ad assisterli in questo compito,
soprattutto attraverso la formazione di coscienze cristiane, ma i
Pastori non intendono mai usurpare il ruolo dei fedeli laici di
operare per il bene comune in uno spirito di servizio (cf. Gaudium
et spes, 76 e Christifideles laici, 42).
Il problema dei rifugiati del Nord e del Sud Uganda
3. Nell‟esaminare il vostro rapporto quinquennale, osservo che le
iniziative per lo sviluppo sociale ed economico non sono state in
grado di tenere il passo con i bisogni del popolo ugandese. Mentre
la maggiore responsabilità del miglioramento di questa situazione
tocca agli stessi ugandesi, mi sono spesso rivolto alla comunità
internazionale perché offra un aiuto efficace. Continuerò a
insistere sull‟appello alla solidarietà che i popoli dell‟Africa
rivolgono ai loro fratelli e alle loro sorelle più fortunati, affinché
ogni essere umano possa partecipare giustamente ai benefici
della creazione. La Conferenza Episcopale dell‟Uganda ha indicato
che una delle preoccupazioni sociali urgenti che esige una risposta
concertata da parte della comunità cristiana è l‟assistenza ai
rifugiati del Nord e del Sud del vostro paese. Vi sollecito a cercare
modi di offrire cura pastorale a questi fratelli e sorelle che
invocano solidarietà umana e spirituale. La generosità nei
confronti di stranieri che si trovano senza patria in un paese
73
estero rappresenta sempre una importante espressione di
autentico amore cristiano, poiché la carità che esce dai confini
della propria famiglia e della propria razza, tribù o nazione - fino
ad abbracciare i propri nemici (cf. Mt 5, 44) - è la legge della
Nuova Alleanza e il segno della nuova creazione.
L’emergenza AIDS
Una seconda e ancor più drammatica sfida che si presenta alla
Chiesa dell‟Uganda è rappresentata dalla epidemia dell‟AIDS. I
dati indicano chiaramente la gravità della crisi, una crisi che tocca
non soltanto i portatori del virus, ma anche le comunità di cui
fanno parte. Qui occorre pensare soprattutto ai bambini, ai
coniugi e agli altri membri delle famiglie dei colpiti. Tutto ciò che
la Chiesa in Uganda ha già fatto e che è impegnata a fare a questo
riguardo, come avete sottolineato nella vostra Lettera pastorale
sull‟argomento, è un mezzo attraverso il quale lo Spirito di Cristo
rende presente nel mondo la vittoria sul peccato e la morte
ottenuta per noi con la Croce. Nella lotta contro questa affezione
è dovere speciale dei Vescovi della Chiesa sottolineare che ogni
atto teso a prevenire e a curare deve fondarsi su una chiara
comprensione dell‟autentica dignità e del destino trascendente
dell‟uomo. Da una parte dovete incoraggiare uno stile di vita
permeato dall‟amore che trascende l‟individuo e che è capace di
un grande sacrificio personale. Dall‟altra, la cura da offrire a
quanti soffrono di Aids e HIV rappresenta un‟espressione della
solidarietà che unisce i membri della famiglia di Dio agli ammalati
(cf. Discorso alla Conferenza Internazionale sull‟AIDS, 15
novembre 1989). Come Maria era ai piedi della Croce per
partecipare all‟agonia di suo Figlio, così la Chiesa è accanto a
quanti sono colpiti dall‟AIDS. Nell‟amorevole sollecitudine dei
Pastori e dei fedeli laici che si occupano degli ammalati e fanno
loro visita, la Chiesa spezza l‟isolamento che tanto spesso
provano coloro che soffrono. Nel Vangelo della speranza e
dell‟amore che i cristiani proclamano con le parole e ancor più
eloquentemente con le azioni, gli ammalati sono in grado di
scoprire il significato più profondo delle proprie sofferenze in
unione col mistero del Calvario, e di riconoscere che nel Cristo
Risorto essi non sono più “vittime”, bensì vincitori sulle forze del
peccato e del male.
74
L’impegno missionario della Chiesa ugandese e la cura
pastorale delle famiglie
Il periodo trascorso dalla vostra ultima visita “ad limina” ha visto
la pubblicazione della mia Lettera Enciclica Redemptoris missio, in
cui invito la Chiesa a rinnovare il suo impegno missionario. (cf. n.
2). Spero che voi e i vostri collaboratori abbiano trovato in questa
riflessione sulla missione “ad gentes” della Chiesa una conferma
ai vostri numerosi sforzi di rispondere all‟appello del Concilio
Vaticano II di diffondere “ovunque il regno di Cristo” e di
preparare “le strade a lui che viene” (Ad gentes, 1). Il fatto che
una larga parte della popolazione dell‟Uganda non abbia ancora
ascoltato il Vangelo, e il rapido aumento del numero dei giovani,
indicano che la consegna del Signore di andare e predicare (cf.
Mc 16, 15) non ha perso nulla della sua urgenza nel vostro paese.
Sei anni fa, nella vostra Lettera pastorale dal titolo Con un Nuovo
Cuore e un Nuovo Spirito, avete notato l‟urgenza di un‟attività
missionaria rivolta ai giovani e della formazione religiosa dei
bambini e dei giovani adulti. Prego sinceramente affinché il
Signore vi dia forza in questo importante servizio. L‟istruzione
religiosa dei bambini e dei giovani nelle scuole e nelle parrocchie
rappresenta un elemento cruciale della cura pastorale che essi
ricevono dalla Chiesa, e quindi va incoraggiato ogni sforzo che
fate per garantire la completezza e l‟efficacia della catechesi
migliorando la qualità dell‟istruzione e la formazione degli
insegnanti. Vi chiedo di portare l‟assicurazione della mia
gratitudine ai religiosi e ai catechisti impegnati in questo compito
vitale. Un altro importante settore di preoccupazione per la
Chiesa in Uganda è la cura pastorale delle famiglie. Condivido la
vostra apprensione quando vedete quanti membri del vostro
gregge non possono partecipare pienamente all‟Eucaristia perché
la loro situazione coniugale non corrisponde alle aspettative di
Cristo per i suoi seguaci, e quando osservate come un‟inadeguata
vita familiare nuoccia sia alla Chiesa che alla società. Confido che
continuiate a fare tutto quanto è in vostro potere per promuovere
iniziative che sostengano i mariti e le mogli cristiane nella loro
vocazione e che appoggino il matrimonio monogamo, fedele e
indissolubile, quale fondamento della vita familiare.
Garantire che vi sia un numero sufficiente di sacerdoti
esemplari e ben preparati
Dio vi ha dato i membri del vostro presbiterio perché siano i vostri
75
principali collaboratori nell‟assolvimento dei vostro doveri di
Pastori. Il forte impegno della Conferenza Episcopale dell‟Uganda
nella formazione permanente dei sacerdoti è un chiaro
riconoscimento di questo fatto. Istituzioni quali Il Centro
Diocesano Nazionale di Rinnovamento del Clero intendono aiutare
i sacerdoti a “ravvivare il dono di Dio che è in loro” (cf. 2 Tm 1,
6) e sostenerli in un processo di conversione permanente. In
questo approfondimento dell‟identificazione del sacerdote con
Cristo Sommo Sacerdote, nulla potrà mai sostituire il vostro ruolo
personale. Che possiate sempre trasmettere ai vostri sacerdoti il
vostro zelo di portare cuori a Cristo. Sostenete i vostri sacerdoti
nella loro decisione di essere fedeli. Legateli sempre più
strettamente a voi con la sollecitudine paterna e fraterna che
manifestate loro, soprattutto nei primi anni dopo l‟ordinazione.
Siete stati particolarmente benedetti da Dio con un‟abbondanza
di candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. Di conseguenza, il
rapido aumento del numero di seminaristi sta esigendo troppo
dalle risorse dei seminari attualmente disponibili. In qualsiasi
progetto di espansione delle risorse, la maggiore sollecitudine
deve essere quella di garantire che vi sia un numero sufficiente
di sacerdoti esemplari, ben preparati alle loro responsabilità nella
formazione sacerdotale, al servizio di tali istituzioni. Il fatto che la
Conferenza Episcopale dell‟Uganda tenga ogni anno una seconda
Assemblea Plenaria proprio allo scopo di esaminare lo stato dei
seminari, parla in modo eloquente della vostra grave
preoccupazione di migliorare questi programmi di formazione
sacerdotale. Affido a voi l‟ultima Esortazione postsinodale,
Pastores dabo vobis. Spero che, insieme alle “Direttive sulla
Formazione nei Seminari Maggiori” della Congregazione per
l‟Evangelizzazione e a tutti gli altri importanti documenti conciliari
e postconciliari, vi aiuti a raggiungere questo obiettivo. Anche i
religiosi e le religiose, la cui testimonianza e le cui attività sono
tanto importanti nelle vostre Diocesi, hanno uno speciale diritto
alla vostra sollecitudine pastorale. La voce del pastore deve
incoraggiarli a condurre vite esemplari di castità, povertà e
obbedienza, tutti segni della carità soprannaturale che li unisce in
comunità che debbono trascendere ogni frazionalismo ed essere
caratterizzate dall‟integrità di vita. I Superiori di queste Comunità
Religiose hanno particolarmente bisogno del sostegno del
Vescovo per mettere a punto validi programmi di formazione e
per fornire ai propri membri l‟assistenza - sia morale che
spirituale - di cui hanno bisogno al fine di restare fedeli alla
76
vocazione ricevuta da Cristo.
(…)
13 ottobre 1997
(…)
La necessità della riconciliazione in Uganda
Nelle vostre relazioni quinquennali dimostrate di essere
profondamente consapevoli della necessità della riconciliazione.
Mentre sottolineate giustamente che si sono fatti molti progressi
nella promozione della pace e della sicurezza della vostra nazione
nella sua interezza, non trascurate però il fatto tragico che la
violenza continua a colpire alcune aree del vostro Paese, con
frequenti atti di aggressività. Questo è un chiaro segno che,
sebbene l'Uganda stia emergendo dalle ombre di un passato
deturpato dalla lotta, dalla tensione e dello spargimento di sangue,
non tutte le minacce contro la pace sono state eliminate ed è
ancora forte la tentazione di tenere in vita e alimentare i vecchi
rancori. Per tale motivo la Chiesa in questo momento della storia
dell'Uganda deve rispondere con maggiore enfasi al pressante
appello di Dio a essere una comunità riconciliante.
Il ruolo dei laici e l’importanza della catechesi
Un ruolo particolare in questo campo viene svolto dai laici poiché
sono affidate loro le questioni di ordine temporale: la politica,
l'economia, la guida della società (cfr Lumen gentium, n. 31;
Christifideles laici, n. 15). In tali settori sono chiamati a
«impegnarsi direttamente nel dialogo o in favore del dialogo per
la riconciliazione» (Reconciliatio et Poenitentia, n. 25). Per questo,
è particolarmente importante che voi, in quanto Pastori di anime
e guide del popolo di Dio, garantiate l'esistenza di programmi
diocesani e parrocchiali che offrano un'adeguata formazione ai
laici. Ora che il Direttorio Generale per la Catechesi rivisto è stato
pubblicato, un Direttorio Nazionale potrebbe essere molto utile
per garantire una maggiore assimilazione della dottrina della
Chiesa da parte del vostro popolo.
La catechesi è un elemento talmente importante della missione
della Chiesa da richiedere la costante e sollecita azione della
77
vostra Conferenza Episcopale nel soddisfare le esigenze di
formazione dei fedeli, rivolgendo un'attenzione particolare ai
giovani e ai bambini che non ricevono un'educazione formale. I
catechisti dovrebbero essere l'oggetto della vostra particolare
sollecitudine pastorale. Grazie alla loro fede e alla loro devozione
profonde hanno svolto un ruolo preminente fin dagli inizi della
Chiesa in Uganda e sono ancora oggi chiamati a offrire un
contributo generoso ed esemplare all'istruzione religiosa delle
proprie comunità. I vari Centri di Formazione Catechetica
dovrebbero essere aiutati ad ampliare e ad arricchire i propri
programmi affinché i catechisti possano acquisire sempre più le
abilità di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente a ciò
che viene chiesto loro.
In generale, i laici ugandesi stanno assumendo un ruolo sempre
più attivo e responsabile nella vita della loro Chiesa locale. Nelle
piccole comunità cristiane, nelle associazioni e nei movimenti,
essi stanno crescendo in fede e in santità cristiana. Attraverso i
consigli pastorali diocesani e parrocchiali e altri organismi
nell'ambito della comunità, essi contribuiscono a edificare la
Chiesa come comunione di tutti i suoi membri. Quest'abbondanza
di impegno e di entusiasmo è affidata alla vostra guida pastorale
come una grazia e al contempo un dovere. Essa è la base sui cui
potete preparare tutto il Popolo di Dio in Uganda a celebrare il
prossimo Grande Giubileo dell'anno 2000, come un gioioso
rinnovamento di fede, che rechi una trasformazione in Gesù
Cristo «lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8).
La Chiesa in Uganda svolge un ruolo molto attivo
Grazie ai vostri sforzi, sia individuali sia collettivi, la Chiesa in
Uganda svolge un ruolo molto attivo nella creazione e nella
promozione di strutture e istituzioni che permettono alla società
di far fronte alle necessità e alle aspirazioni del popolo. Nei campi
dell'educazione, della sanità e dei servizi sociali la presenza
cattolica è particolarmente forte e la vostra guida rafforza i fedeli
nell'affrontare alcuni problemi molto difficili. Fra questi ricordo il
flagello dell'AIDS che ha colpito il vostro Paese in modo
particolarmente grave. Nella vostra Lettera Pastorale Let your
light shine (Fate brillare la vostra luce), avete osservato che
questa tragica situazione «deve essere affrontata con solidarietà,
con molto amore e con sollecitudine verso le vittime, con molta
generosità verso gli orfani e con molto impegno per una rinnovata
78
condotta di vita morale cristiana» (n. 28). In tal modo avete
lanciato un appello a riflettere sulle più profonde questioni morali
e sociali connesse a questa malattia e avete esortato tutti ad
assumere una ferma posizione contro una pericolosa crisi dei
valori, che in molte persone è già causa d'indebolimento dello
spirito e d'indifferenza verso la virtù e verso ciò che costituisce il
progresso autentico della società.
L’inculturazione del Vangelo
Una risposta adeguata a questa sfida richiede un'inculturazione
efficace del messaggio cristiano, un compito difficile e delicato
«poiché pone in questione la fedeltà della Chiesa al Vangelo e alla
Tradizione apostolica nell'evoluzione costante delle culture»
(Ecclesia in Africa, n. 62). In Uganda, questa inculturazione si
trova a dover affrontare alcune sfide specifiche, in particolare
negli ambiti del matrimonio e della vita familiare. I vostri sforzi
indefessi per guidare le coppie alla scoperta della verità e della
bellezza delle esigenze implicite nella loro nuova vita insieme in
Cristo sono un aspetto indispensabile del ministero che esercitate.
L'unità di vita ecclesiale nota come «Chiesa domestica » deve
sempre occupare un posto particolare nella sollecitudine
pastorale della Chiesa. L'Esortazione Apostolica Familiaris
consortio offre un valido punto di riferimento per una catechesi
efficace, in particolare nell'area vitale della preparazione
matrimoniale. Bisogna aiutare i fedeli a comprendere il significato
e la dignità sacramentale del matrimonio, e tutta la comunità
cristiana dovrebbe sostenerli vigorosamente affinché vivano
pienamente il proprio impegno.
La famiglia
Nel processo di conversione della vita familiare attraverso la
grazia e la luce del Vangelo il concetto di paternità e di maternità
responsabili esige un'attenzione particolare (cfr loc. cit., 28 e seg).
Essere genitore significa condividere l'opera di Dio in quanto
Autore di vita. Il contesto adeguato per portare nel mondo una
nuova vita umana è l'unione permanente ed esclusiva che i
coniugi stabiliscono attraverso il reciproco dono di sé completo e
duraturo. L'insistenza della Chiesa sul matrimonio monogamico
non è l'imposizione di un ideale estraneo che va ad alterare le
tradizioni locali. La Chiesa, in fedeltà al suo Signore, proclama
piuttosto che «Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore
79
ha iscritto nel cuore dell'uomo e della donna... I coniugi cristiani
sono chiamati a partecipare realmente all'indissolubilità
irrevocabile, che lega Cristo alla Chiesa sua sposa, da lui amata
sino alla fine (Ibidem, n. 20). Il medesimo documento esorta ogni
Vescovo a «far sì che la propria diocesi sia sempre più una vera
“famiglia diocesana”, modello e sorgente di speranza per tante
famiglie che vi appartengono» (Ibidem, n. 73).
Un aiuto inestimabile per i laici che lottano per vivere l'amore
coniugale secondo la volontà di Dio è la fedeltà dei sacerdoti e dei
religiosi al proprio impegno di celibato e di verginità: «Il
matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere
l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il suo popolo» (Ibidem, n.
16). Ciò che ogni alleanza richiede è la fedeltà. Nella nostra epoca,
che ha così tanto bisogno di una profonda conversione dei cuori
circa la morale sessuale e l'amore coniugale, dobbiamo avere
fiducia nel fatto che il Signore chiama ancora molti dei suoi
seguaci al celibato per la salvezza del Regno dei Cieli (cfr Mt 19,
22). Dobbiamo anche convincerci che Egli è ancor più generoso
nel rafforzare coloro che ha scelto mentre cercano di rispondere
a questa chiamata, con tutti i sacrifici che una risposta sentita alla
vocazione al celibato o alla verginità implica. L'esempio di
sacerdoti e di religiosi che tengono autenticamente fede alla loro
chiamata aiuterà i laici a sopportare l'abnegazione che
l'obbedienza al disegno di Dio sulla sessualità umana implica. In
tal modo, tutto il santo popolo di Dio condurrà una vita veramente
feconda e troverà la felicità duratura (cfr Familiaris consortio, n.
16).
L’importanza della formazione sacerdotale
La formazione sacerdotale deve rimanere sempre una delle vostre
priorità. Vi incoraggio a far sì che i vostri seminari continuino a
pretendere dai vostri seminaristi ottimi risultati accademici e una
formazione pastorale e spirituale altrettanto qualitativamente
elevata. È essenziale che la formazione sacerdotale consolidi
saldamente i candidati in un rapporto di profonda comunione e
amicizia con Gesù il Buon Pastore (cfr Pastores dabo vobis, n. 42).
I sacerdoti e i religiosi richiedono la vostra guida e il vostro
sostegno fraterni e possono beneficiare grandemente di
programmi
di
formazione
permanente
che
ravvivino
efficacemente il dono di Dio che è in loro (cfr 2 Tm 1, 6). È
particolarmente importante che le religiose abbiano a
80
disposizione direttori spirituali e confessori competenti e validi,
sacerdoti che abbiano familiarità con la vita consacrata e siano in
grado di rafforzarle nel loro impegno.
(…)
20 settembre 2003
(…)
I conflitti in Uganda
Tristemente, alcune parti del vostro Paese attualmente sono
coinvolte in situazioni di conflitto armato e anarchia. Soprattutto
nel nord, la sventura della guerra sta portando una miseria
incalcolabile, sofferenza e morte, colpendo perfino la Chiesa e
prendendo di mira i suoi ministri e i suoi figli. Anche nell'ovest
e nel nord-est, episodi di violenza e di ostilità affliggono il Paese,
consumando la vita e le energie della vostra gente. Assicurando
voi e il vostro popolo della mia vicinanza spirituale in queste
terribili circostanze, mi unisco a voi nel condannare ogni atto di
spargimento di sangue e di distruzione. Rivolgo un pressante
appello alle parti coinvolte, affinché rinuncino all'aggressione e
si impegnino a lavorare insieme ai loro concittadini, con coraggio
e nella verità, per costruire un futuro di speranza, di giustizia e
di pace per tutti gli ugandesi. Il clima politico e sociale attuale
è un chiaro appello a offrire espressioni concrete e di vasta
portata della responsabilità collegiale e della comunione che vi
uniscono nel servizio dell'unica "famiglia di Dio" (cfr Ef 2, 19).
Vi esorto a fare tutto quanto vi è possibile per promuovere tra
voi un autentico spirito di solidarietà e di sollecitudine fraterna,
specialmente attraverso la condivisione delle risorse, sia
materiali sia spirituali, con le altre Chiese che sono nel bisogno.
Desidero incoraggiare gli sforzi della vostra Conferenza
negli ambiti dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e
dello sviluppo
Come Vescovi avete il gravoso compito di affrontare questioni di
particolare importanza per la vita sociale, economica, politica e
culturale del vostro Paese, al fine di rendere la Chiesa presente
in modo sempre più efficace in tali ambiti. Elaborare le
implicazioni del Vangelo per la vita cristiana nel mondo e
81
applicarle alle nuove situazioni è fondamentale per la vostra
guida ecclesiale: è questo il tempo in cui i cattolici, insieme agli
altri cristiani, devono portare la freschezza del Vangelo nella
lotta per difendere e promuovere i valori fondamentali sui quali
è costruita una società veramente degna dell'uomo.
A questo riguardo, desidero incoraggiare gli sforzi della vostra
Conferenza negli ambiti dell'assistenza sanitaria, dell'educazione
e dello sviluppo; essi servono a dimostrare chiaramente
l'impegno della Chiesa per il benessere integrale dei suoi figli e
delle sue figlie e di tutti gli ugandesi, a prescindere dalla fede
religiosa. Meritevoli di una particolare menzione sono le diverse
iniziative relative al HIV/AIDS che, in perfetta armonia con
l'insegnamento della Chiesa, cercano di assistere quanti sono
affetti da questa malattia e di tenere il pubblico debitamente
informato su di essa.
La formazione dei laici deve essere una priorità
Se la Chiesa vuole assumere il posto che le compete nella società
ugandese, l'adeguata formazione dei laici deve essere una
priorità nella vostra missione di predicatori e insegnanti. Questa
formazione spirituale e dottrinale deve essere volta ad aiutare i
laici, uomini e donne, a svolgere il loro ruolo profetico in una
società che non sempre riconosce o accetta la verità e i valori del
Vangelo. I laici devono essere anche efficacemente coinvolti
nella vita della parrocchia e della Diocesi, nelle strutture
pastorali e amministrative (cfr Ecclesia in Africa, n. 90). I vostri
sacerdoti, in particolare, devono essere preparati ad accettare
volentieri questo ruolo più attivo dei laici e ad assisterli nello
svolgerlo. Molto importanti, in questo stesso contesto, sono gli
sforzi volti a superare i conflitti tribali e le tensioni etniche; infatti,
queste rivalità non hanno posto nella Chiesa di Cristo e servono
solo a indebolire il tessuto generale della società.
In effetti, sono le Chiese locali che consentono di "incidere in
profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella
società e nella cultura". È questa la "rivitalizzazione pastorale"
di cui ho scritto nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio
ineunte (cfr n. 29), e comporta un rinnovamento della comunità
cristiana e della società che passi attraverso la famiglia. Il
rafforzamento della comunione di persone nella famiglia è il
grande antidoto all'egocentrismo e al senso di isolamento oggi
tanto prevalenti. È quindi ancor più necessario accogliere
l'espresso invito che il mio predecessore Papa Paolo VI ha rivolto
82
a tutti i Vescovi: "lavorate con ardore e senza sosta alla
salvaguardia e alla santità del matrimonio, perché sia sempre più
vissuto in tutta la sua pienezza umana e cristiana" (Humanae
vitae, n. 30).
L'attenzione verso i giovani rimane di fondamentale
importanza.
Nel cercare di far fronte alle sfide del futuro, l'attenzione verso
i giovani rimane di fondamentale importanza. "Il futuro del
mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni (...).
Cristo attende i giovani" (Tertio Millennio adveniente, n. 58).
Come confermano chiaramente le celebrazioni della Giornata
Mondiale della Gioventù, i giovani hanno la forte capacità di
dedicare le loro energie e il loro zelo alle esigenze della
solidarietà con gli altri e alla ricerca della santità cristiana.
L'intera comunità cattolica deve adoperarsi per assicurare che le
giovani generazioni siano ben formate e adeguatamente
preparate per adempiere alle responsabilità che competeranno
loro, e che in qualche modo già competono loro.
L’impegno nell’educazione
Un forte impegno verso le scuole cattoliche è un modo
particolarmente efficace per assicurare un'adeguata formazione
dei giovani ugandesi. Queste scuole devono cercare di offrire un
ambiente educativo adatto perché i bambini e gli adolescenti
possano maturare permeati dall'amore di Cristo e della Chiesa.
La specifica identità delle scuole cattoliche deve riflettersi in
tutto il programma di studi e in ogni ambito della vita scolastica,
affinché esse possano essere comunità in cui la fede viene
alimentata e gli alunni sono preparati per la loro missione nella
Chiesa e nella società. È inoltre importante continuare a cercare
dei modi per portare un solido insegnamento morale e religioso
anche nelle scuole pubbliche, e per promuovere, presso
l'opinione pubblica, un consenso circa l'importanza di questo
genere di formazione. Questo servizio, che può risultare da una
più stretta collaborazione con il Governo, è una forma
importante di partecipazione cattolica attiva nella vita sociale del
vostro Paese, soprattutto perché viene offerto senza
discriminazioni religiose o etniche e nel rispetto per i diritti di
tutti.
83
La fioritura delle vocazioni
Mentre le vostre Chiese locali cercano di adempiere al mandato
missionario ricevuto dal Signore stesso (cfr Mt 28, 19), non
possiamo non rendere grazie per le vocazioni con le quali siete
benedetti. Vi esorto ad assicurare che i vostri programmi
vocazionali promuovano e proteggano con zelo questo dono di
Dio. I giovani candidati devono ricevere un'adeguata formazione
pastorale e teologica, che li radichi saldamente in una solida
tradizione spirituale e li prepari a far fronte ai complessi problemi
che la modernizzazione della società presenta. Vi incoraggio a
proseguire i vostri sforzi per dare un personale qualificato ai
vostri centri di formazione, specialmente ai vostri cinque
Seminari Maggiori.
Volgendomi ora verso coloro che sono i vostri più stretti
collaboratori nella vigna del Signore, vi ricordo di aiutare i vostri
sacerdoti a crescere sempre nell'apprezzamento del privilegio
unico di agire in persona Christi. Mentre si dedicheranno in modo
sempre più completo alla loro missione nella castità e semplicità
di vita, la loro opera diventerà sempre più una fonte di gioia
incommensurabile e di pace. Per quanto riguarda la solitudine
che può talvolta accompagnare il ministero pastorale, i vostri
sacerdoti devono essere incoraggiati, nella misura in cui la
situazione locale lo consente, a fare vita in comune e a orientare
i loro sforzi interamente verso il sacro ministero. Devono riunirsi
il più spesso possibile, sia tra di loro sia con voi, i loro padri
spirituali, per un fraterno scambio di idee, di consigli e di
fraternità (cfr Pastores dabo vobis, n. 74).
Parimenti, le comunità dei religiosi e delle religiose in Uganda
guardano a voi per ricevere un sostegno e una guida: anche loro
devono essere oggetto della vostra cura pastorale e della vostra
sollecitudine di Pastori del gregge che Cristo vi ha affidato (cfr
Lumen gentium, n. 45; Christus Dominus, n. 15 e 35). Non
possiamo, inoltre, non menzionare i catechisti, i quali svolgono
un ruolo essenziale nel far fronte alle esigenze spirituali delle
vostre comunità, specialmente in quelle aree in cui non vi sono
sacerdoti sufficienti per predicare il Vangelo ed esercitare il
ministero pastorale. Pertanto, essi devono possedere una
profonda consapevolezza del loro ruolo ed essere aiutati in ogni
modo possibile ad affrontare le loro responsabilità e i loro
obblighi verso le loro famiglie.
(…)
84