reportage immersione KT

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SERIE TECNICA : IL RELITTO DEL K.T.
Mercoledì primo Agosto ore 13 circa , con l’ amico Massimo Gervasini arriviamo al diving
center DWS di Santa Margherita Ligure.
La giornata si presenta sotto i migliori auspici : sole splendido, mare quasi calmo e
stranamente – dal mio punto di vista – poca gente in giro trattandosi del mese di Agosto.
L’obiettivo della giornata è rappresentato da una immersione tecnica sul relitto del K.T,
imbarcazione affondata durante la 2^ guerra mondiale a seguito di un attacco aereo nella
zona prospiciente Sestri Levante e sulla quale non mi dilungo a descrivervi le vicende
relative essendo trattate in modo esaustivo sul Web.
Abbiamo a ns. completa disposizione la barca del diving (circa 10 mt. di lunghezza) con
pilota e marinaio e nessun altro sub a bordo. Cosa avremmo potuto pretendere di meglio ?
Il trasbordo delle attrezzature sulla barca – nonostante il validissimo aiuto fornitoci dal
personale del diving – si e’ rivelato abbastanza stressante, vuoi per il caldo ma soprattutto
per i pesi davvero rilevanti delle attrezzature composte da :
nr. 2 bibo per il trimix (15+15 e 12+12)completamente attrezzati .
nr. 2 mono per il nitrox (10 l)
nr. 2 mono per l’ossigeno (10 l)
nr. 2 tanichette zavorrate con pallone di risalita e relativa sagola
nr. 2 doppi sistemi di illuminazione
nr. 1 cintura di zavorra di 4 kg. per il sottoscritto (Massimo scende senza zavorra)
nr. 2 mute ( una umida da 5+ 5 mm ed una semistagna da 6mm)
pinne, maschere ecc.
Il raggiungimento del punto di immersione avviene senza alcun problema e richiede circa
25 minuti navigando in assetto planante.
Il relitto – opportunamente segnalato con un parabordo bianco a fungere da” pedagno” –
richiede qualche minuto per essere identificato .
Dobbiamo rendere merito alla esperienza dell’amico Tonino del diving center DWS che –
attraverso alcuni punti cospicui presenti sulla costa – riesce a navigare nella direzione
corretta indirizzandosi al largo ed identificando il pedagno ,peraltro scarsamente visibile
causa la presenza di un’onda di circa un metro.
Ormeggiata la barca alla cima del pedagno, iniziano i ns. preparativi per l’immersione,
peraltro precedentemente pianificata a tavolino in ogni suo dettaglio.
Il relitto si trova ad una quota massima di – 59 metri ed abbiamo pianificato un tempo di
fondo max = 20 minuti.
Durante l’immersione abbiamo previsto l’utilizzo dei seguenti gas:
trimix di fondo 17 / 38 (17% O2 e 38 % di He)
EAN 40 decompressivo ( 40 % di ossigeno) a partire dai 30 mt
O2 decompressivo (sosta finale a ai – 6 mt.)(solo a scopo cautelativo)
La decompressione verrà effettuata utilizzando le tabelle TSA , non e’ previsto l’utilizzo di
alcun computer decompressivo.
Il “run time” totale ammonta a 68 minuti pertanto così suddivisi:
20 min di fondo (inclusa la discesa)
48 min di decompressione alle varie quote
Una volta entrati in acqua ( con non poche difficoltà soprattutto per raggiungere la plancia
di poppa della imbarcazione) e scambiatoci il segnale di OK, iniziamo la discesa seguendo
la cima del pedagno.
L’assetto di entrambi risulta ottimale così come la velocità di discesa che in 2 minuti ci
consente di arrivare – 40 mt circa sulla struttura più alta del K.T. rappresentata da una
specie di tripode che probabilmente fungeva da albero di supporto per antenne radio ecc.
La visibilità è buona e ci consente di apprezzare l’intero relitto che appare in perfetto
assetto di navigazione adagiato su di un fondo sabbioso.
Ci scambiamo un ulteriore segnale di OK e raggiungiamo velocemente prima il ponte
inferiore e poi la fiancata di destra puntando sulla prua e raggiungendo la stessa proprio di
fronte al tagliamare in prossimità del fondo.
Qui la visibilità diminuisce a causa del fondo sabbioso ma non ci impedisce di apprezzare
la presenza degli occhi di cubia con le relative ancore posizionate nella loro sede.
Risaliamo lungo il tagliamare e raggiungiamo il cassero di prua sul quale – in posizione di
tiro – appare una magnifica mitragliatrice di tipo pesante ormai abbondantemente ricoperta
di incrostazioni variopinte.
Proseguiamo verso poppa sulla fiancata di sinistra che appare quasi completamente
avvolta da una rete da pesca di notevoli dimensioni.
Rimango stupito per la presenza sui ponti delle doghe in legno di tec che – dove non
distrutte dalla potenza della esplosione che ha causato l’affondamento – appaiono
perfettamente in ordine ed allineate, prive di incrostazioni ed apparentemente in ottimo
stato di conservazione.
Sul ponte principale notiamo adagiati alcuni pesci “cappone” , nugoli di “donzelle” e molti
saraghi che si avvicendano tra le varie zone del relitto.
Raggiunta la zona di poppa – totalmente irriconoscibile a seguito della esplosione che ha
procurato danni devastanti – notiamo un grosso anello posizionato in verticale che
probabilmente costituiva – nella sua posizione originale in orizzontale – la rotaia sulla
quale ruotava una seconda mitragliatrice pesante.
Una occhiata al timer ci ricorda che il tempo trascorre inesorabilmente e pertanto –
seguendo il ponte di destra verso la prua- ci avviamo verso il tripode a cui e’ agganciato il
pedagno.
Durante il percorso notiamo alcuni dentici di buona taglia che nuotano parallelamente a
noi sopravanzandoci di una decina di metri.
A circa metà nave si apre sul ponte inferiore un boccaporto di notevoli dimensioni che
consente la penetrazione allo interno del relitto.
La scarsa visibilità nella zona di maggior fondo ed il trascorrere del tempo ci inducono a
rinunciare – per questa volta- alla visita della stiva.
Raggiunta la cima del pedagno, iniziamo la ns. lenta risalita che si concluderà dopo 48
minuti.
L’aspetto che maggiormente ci ha colpiti in questa immersione - comparandola con
immersioni precedentemente effettuate su altri relitti – è rappresentato dalla “ricchezza”
del relitto che non appare – a differenza di altri – come “un grosso ammasso di rottami”
privo ormai di alcun interesse ma che è in grado tuttora di solleticare la curiosità del
subacqueo e suscitare emozioni di un certo tipo.
Pur se fattibile, sconsigliamo vivamente l’immersione con aria sul K.T. per i seguenti
motivi :
gravi rischi di esposizione alla azoto data la profondità
tempi di fondo inevitabilmente ridotti che limitano la visita al relitto
soste deco troppo lunghe
Un grazie a Massimo che ancora una volta si è rivelato un compagno di immersione
validissimo ed alla prossima.
Carlo Noce (Nox)