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http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2012/10/20/Ariane-6-gigante-spalleVega_7664626.html
Ariane 6, un gigante sulle spalle di Vega
Un’occasione per l'intero sistema Italia
20 ottobre, 18:07
Realizzare il prossimo Ariane, il 'gigante' tra i lanciatori europei, sulla base di Vega: potrebbe essere questa
una delle decisioni all’esame dei ministri dei Paesi membri dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) in programma a
novembre in Italia. Secondo l’amministratore delegato di Avio, Francesco Caio, si tratta di un'occasione
determinante per l'intero sistema Italia.
“Confidiamo che Vega possa essere la piattaforma di base per il prossimo Ariane”, ha spiegato Caio in
occasione dell'Open day organizzato nello stabilimento di Colleferro. La decisione potrebbe essere presa nel
corso dell'incontro tra ministri europei prevista a Caserta il prossimo 20 novembre per pianificare le politiche
spaziali comuni per i prossimi anni. Il nuovo lanciatore Ariane 6 sarà probabilmente più piccolo del suo
predecessore e più flessibile.
“All'incontro ministeriale europeo – ha proseguito Caio – l'Italia si presenta forte del successo ottenuto con
Vega. Il nuovo lanciatore ha rappresentato un cambio di paradigma, grazie ad esempio alla soluzione della
fibra di carbonio, che ha consentito una maggiore efficienza e una riduzione dei costi. Nel momento in cui si
dovrà decidere del nuovo lanciatore, l'Italia può – ha rilevato - ora presentarsi con una propria piattaforma
tecnologica. Col vantaggio inoltre di ospitare questa ministeriale, e subito dopo il successo di Vega”.
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Caio (Avio), Vega rappresenta il futuro
Una tecnologia superiore a quella dei concorrenti
20 ottobre, 17:34
Vega, il nuovo lanciatore europeo con l'anima italiana, rappresenta il il vertice dell'innovazione tecnologia del
settore. I nuovi concorrenti privati come Space X sono ancora 'indietro': lo ha spiegato Francesco Caio,
amministratore delegato di Avio in occasione dell'Open day organizzato nello stabilimento dell’azienda a
Colleferro.
“Con Vega – ha spiegato Caio – abbiamo avuto un enorme salto tecnologico. E’ un progetto che rappresenta
da un lato innovazione, dall'altro una riduzione dei costi in tutte le fasi dalla realizzazione alla gestione, con il
risultato di abbassare il costo di accesso allo spazio per chi fa ricerca”.
Ultimo nato nella famiglia dei lanciatori europei, Vega è realizzato interamente in fibra di carbonio: una
soluzione tecnologica sviluppata a circa venti anni di distanza che ha permesso di ridurre, rispetto alle
strutture in acciaio tipo Ariane 5, il peso di oltre 4 volte. “Confidiamo che Vega possa essere la piattaforma su
cui sviluppare il prossimo Ariane”, ha commentato Caio.
Il settore dei lanciatori, gli 'ascensori' per lo spazio, sta trovando in questi anni un numero di concorrenti
crescenti, testimoniata dal successo della californiana Space X. “Un'azienda privata, che gode comunque di
ampi benefici attraverso contributi statali, ma che non impiega tecnologie innovative come quelle messe in
campo da Vega”, ha spiegato l'amministratore di Avio.
In relazione all'incontro dei ministri dei paesi membri dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) in programma a
Caserta il prossimo 20 novembre per pianificare le politiche spaziali comuni per i prossimi anni, Caio ha
spiegato che “lo spazio e' fatto di programmi di lungo periodo. Già lavoriamo per la realizzazione dei vettori
che saranno impiegati per i prossimi lanci programmati fino al 2020”.
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http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2012/10/19/-Primo-boccone-suolo-marzianoCuriosity_7661798.html
Primo 'boccone' di suolo marziano per Curiosity
Il rover laboratorio si prepara ad analizzare il primo campione
19 ottobre, 21:18
Primo 'boccone' di suolo marziano per il rover della Nasa Curiosity. Il rover laboratorio ha infatti inserito il
primo campione di suolo marziano nel laboratorio chiamato Chemistry and Mineralogy (CheMin), per
determinare che tipo di minerali contiene.
''Identificare in modo preciso i minerali – sottolinea John Grotzinger del California Institute of Technology che
lavora alla missione - è importante perché i minerali registrano le condizioni ambientali in cui si formano''. Fra
i compiti del laboratorio vi è anche comprendere la natura delle piccole particelle più chiare e luminose
scoperte durante le operazioni di raccolta dei campioni, nel foro scavato dalla paletta.
Secondo i ricercatori queste piccole particelle brillanti sono materiale marziano e non appartengono al veicolo.
Vari piccoli frammenti brillanti di materiale sul suolo hanno influenzato le attività del rover nei giorni scorsi.
Fra questi un pezzetto di circa 1,3 centimetri di lunghezza scoperto accanto al rover che ha addirittura fermato
le attivitàdi Curiosity. Dalle osservazioni fatte dagli stessi strumenti del rover, il frammento si è poi rivelato un
pezzetto caduto dal veicolo. ''Continueremo ad analizzare se il materiale caduto dal rover ci deve preoccupare
durante le operazioni future. Le particelle di Marte invece diventano foraggio per gli studi scientifici della
missione''.
rileva il responsabile scientifico della missione, Richard Cook del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Il
campione di regolite marziana appena 'assaggiato' da Curiosity è una porzione di suolo setacciata dalla paletta
chiamata Rocknest che il rover usa per raccogliere i campioni. Prima di consegnare il materiale al laboratorio, il
rover ha scosso il materiale nella camera di trattamento dei campioni, per pulire le superfici interne di ogni
residuo portato dalla Terra. Ripetizioni aggiuntive di questo metodo di pulizia, spiegano gli esperti, saranno
usate anche in futuro prima della consegna di ulteriori campioni a un altro laboratorio del rover, il Sample
Analysis at Mars investigation, che studia la chimica dei campioni
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http://www.casertanews.it/public/articoli/2012/10/20/112726_istituzioni-caserta-vertice-esa-gaudio-casertanon-deve-perdere-evento.htm
Vertice Esa, Del Gaudio: Caserta non deve perdere l’evento
Sabato 20 Ottobre 2012
ISTITUZIONI |
Caserta - "Caserta non può e non deve perdere questa importante opportunità. Siamo
pronti a mettere a disposizione le nostre piazze ed i nostri splendidi siti monumentali affinchè la Conferenza
Interministeriale dell'Esa si svolga nella nostra città". Il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio interviene così sulla
notizia del possibile trasferimento del prestigioso vertice da Caserta a Napoli. "Sono da giorni in costante
contatto con il Ministero della Pubblica istruzione, con quello dei Beni culturali, dove mi sono recato ieri, con il
presidente dell'Agenzia spaziale italiana Enrico Saggese, con il Soprintendente regionale Angelini e con la
Soprintendente David. Abbiamo scritto – prosegue il sindaco - numerose note ufficiali per far si che Caserta
resti, come previsto, location di questo evento internazionale. Ora, lo ribadisco anche pubblicamente: qualora
venisse confermata l'indisponibilità della Reggia, mettiamo gratuitamente a disposizione dell'Agenzia spaziale
europea il Belvedere di San Leucio, Parco Maria Carolina e Piazza Carlo III, luoghi certamente idonei ad
ospitare la manifestazione. Sarebbe paradossale – ha concluso Del Gaudio - che Caserta venisse utilizzata
soltanto per la cena di gala e non per i lavori della conferenza. Ho informato anche il sig. Prefetto, che
ringrazio per la disponibilità e per la collaborazione, della nostra volontà di mettere in campo ogni sforzo ed
ogni iniziativa utile a raggiungere il nostro obiettivo."
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Ed. del 22 ottobre 2012
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http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-10-19/strano-caso-staminali-orbita-201049.shtml?uuid=AbrLavuG
21 ottobre 2012
Lo strano caso delle staminali in orbita
Colonizzare nuove terre è intrinseco nell'uomo. Anche quando si tratta di altri mondi. Sono infatti numerosi i
progetti di ricerca che si concentrano su come rendere abitabili altri pianeti. A partire dalla possibilità di far
crescere piante in serre spaziali in grado di fornire calorie agli astronauti, riciclare nutrienti, fornire acqua
potabile e ossigeno, ma anche un supporto psicologico.
I progetti dell'Esa e della Nasa che studiano come produrre cibo in assenza di gravità e quali siano le piante in
grado di vivere in condizioni anomale sono già in fase avanzata. Con importanti prospettive anche per il
Pianeta terra. Gli esperimenti, infatti, potrebbero contribuire allo sviluppo di nuove forme di agricoltura nelle
zone aride della Terra o aiutare a sviluppare più velocemente alberi che crescono in aree forestali andate
perdute.
Ma l'"esplorazione" della biologia in assenza di gravità è fondamentale anche per ottenere preziose
informazioni sulla fisiologia e il metabolismo di tutte le cellule, che siano di origine vegetale, animale o umana.
«In un ambiente dove la gravità è nulla come nelle stazioni orbitanti, o molto bassa come sulla luna o Marte, le
piante non crescono come sulla Terra e hanno una fisiologia e un metabolismo diverso – spiega Sergio Mugnai,
che segue la ricerca che le università europee propongono a Esa, nella sede olandese di Noordwijk –.
Sappiamo che nelle radici esistono dei sensori che percepiscono la gravità, da qui, partono dei segnali di tipo
fisiologico e metabolico che possono modificarne sviluppo e crescita». E proprio questi segnali saranno oggetto
di studio di un progetto, chiamato Gravi2, che verrà portato avanti dall'astronauta italiano Luca Parmitano, che
partirà a settembre 2013 e resterà in orbita fino a marzo 2014. L'esperimento è il seguito di Gravi1, che aveva
l'obiettivo di stabilire il limite minimo di stimolo gravitazionale, la tappa successiva è studiare la risposta
genetica e metabolica delle piante nello spazio.
Un altro esperimento italiano sulle piante è svolto all'Università di Firenze da Stefano Mancuso, con cui Mugnai
ho collaborato per dieci anni prima di trasferirsi in Olanda, e riguarda un test fatto a bordo del penultimo
viaggio dello Space Shuttle sulla specie botanica arabidopsis, considerata un modello per le piante, perché ha
un ciclo di vita molto veloce e un Dna, già sequenziato, che è ridotto rispetto alle altre specie vegetali. I semi
di arabidopsis che sono germinati nello spazio e sono tornati sulla terra sono ora sotto screening genetico e i
risultati saranno pubblicati tra poco. Quelli preliminari indicano che alcuni geni vengono soppressi, o ridotti di
intensità, perché in assenza di gravità non servono.
E la stessa cosa sembra accadere nell'uomo. «Sto studiando gli effetti sui tessuti ossei, sull'endotelio dei vasi
sanguigni e sulle cellule staminali – riprende Mugnai, che oggi a Bergamoscienza partecipa alla tavola rotonda
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dal titolo "Vivere nello spazio: desiderio e realtà" –. Il dato più interessante è che in assenza di gravità, che è
fonte di stress per le cellule, le staminali reagiscono e si differenziano in maniera diversa rispetto alla Terra». È
già noto che gli astronauti quando rientrano dalle missioni spaziali hanno un grado di osteoporosi molto
avanzata (un mese nello spazio equivale a due anni sulla Terra), proprio perché la formazione di nuovo osso
non viene stimolata se non serve contrastare la forza di gravità. «La ricerca – dice – ha lo scopo di portare
nello spazio le staminali per capire se e come possono differenziarsi in cellule ossee. Al momento infatti si è
visto che le staminali totipotenti che dovrebbero trasformarsi in cellule ossee, in maniera autonoma si
sviluppano invece in cellule neuronali». Le cellule, insomma, diventano, a seconda dell'ambiente, quello che è
necessario. E uno scheletro robusto in assenza di gravità non è di grande utilità. Però, l'aspetto più curioso è il
fatto che le staminali si candidano a diventare cellule cerebrali. Si potrebbe azzardare a dire che per vivere
nello spazio occorre "cervello". «Per comprendere meglio questo comportamento, si metteranno le staminali a
contatto con la vitamine D, fondamentale per lo sviluppo osseo, e a quel punto si vedrà se realmente si
svilupperanno in cellule ossee o diventeranno, in maniera indipendente, un altro tipo di tessuto. Di fatto, le
staminali, così come le meristematiche delle radici delle piante, nello spazio hanno un comportamento diverso
rispetto alla Terra. Ora il nostro compito è capire come possiamo "guidarne" lo sviluppo in determinate cellule,
attraverso l'uso di composti chimici o farmaci specifici».
Gran parte di questi studi "spaziali" hanno ricadute non solo per la medicina, la biologia e la botanica, ma
anche sul fronte tecnologico. Un esempio sono i led, la nuova frontiera dell'illuminazione anche sulla Terra,
perché non scaldano, consumano pochissimo e hanno una lunghezza d'onda unica, per cui si può scegliere
quella che serve per far crescere le piante nel modo migliore. «Altra possibile applicazione terrestre arriva
dall'uso di particolari substrati, sterili, molto assorbenti ma capaci di rilasciare acqua lentamente, e che
possono essere impiegati sulla terra, nelle zone aride, fino alle coltivazioni in acqua, cioè l'idroponica, con la
prospettiva di impiegarla nello spazio, sfruttando tecnologie avanzate» conclude Mugnai. Un desiderio che può
trasformarsi in realtà.
21 ottobre 2012
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http://interno18.it/attualita/28024/caserta-perde-la-conferenza-sullaerospazio-del-gaudio-non-ci-sta
Caserta 'perde' la conferenza sull'aerospazio, Del Gaudio non
ci sta
Il sindaco mette a disposizione gratuitamente il Belvedere di San Leucio, Parco Maria Carolina e Piazza Carlo
III
Caserta - La Conferenza interministeriale sull’aerospazio - in programma dal 19 al 21 novembre a Caserta - si
terrà a Napoli. La decisione a causa dei recenti crolli che hanno interessato la Reggia di Caserta (indicata come
prima sede) nell'ultimo periodo. Questioni di sicurezza, dunque. Sta di fatto che Caserta perde un'occasione
importante dal momento che era previsto l'arrivo in città dei ministri europei dello Sviluppo e della ricerca
scientifica. Ma il sindaco Pio Del Gaudio non ci sta e rilancia.
“Caserta non può e non deve perdere questa importante opportunità. Siamo pronti a mettere a disposizione le
nostre piazze ed i nostri splendidi siti monumentali affinchè la Conferenza Interministeriale dell’Esa si svolga
nella nostra città”. Il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio interviene così sulla notizia del possibile trasferimento
del prestigioso vertice da Caserta a Napoli.
“Sono da giorni in costante contatto con il Ministero della Pubblica istruzione, con quello dei Beni culturali,
dove mi sono recato ieri, con il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Enrico Saggese, con il Soprintendente
regionale Angelini e con la Soprintendente David. Abbiamo scritto – prosegue il sindaco - numerose note
ufficiali per far si che Caserta resti, come previsto, location di questo evento internazionale. Ora, lo ribadisco
anche pubblicamente: qualora venisse confermata l’indisponibilità della Reggia, mettiamo gratuitamente a
disposizione dell’Agenzia spaziale europea il Belvedere di San Leucio, Parco Maria Carolina e Piazza Carlo III,
luoghi certamente idonei ad ospitare la manifestazione. Sarebbe paradossale – ha concluso Del Gaudio - che
Caserta venisse utilizzata soltanto per la cena di gala e non per i lavori della conferenza. Ho informato anche il
sig. Prefetto, che ringrazio per la disponibilità e per la collaborazione, della nostra volontà di mettere in campo
ogni sforzo ed ogni iniziativa utile a raggiungere il nostro obiettivo.”
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AGGIORNAMENTO. Il sindaco Pio Del Gaudio ha convocato ad horas un incontro con i vertici di Esa e Asi, in
relazione alla sopraggiunta indisponibilità della Reggia per lo svolgimento del vertice interministeriale europeo
dell'aerospazio previsto nel prossimo mese di novembre, cui ha partecipato anche Donatella Cagnazzo,
presidente di Confindustria Turismo.
"Nonostante le gravose problematiche sopraggiunte negli ultimi giorni - afferma il sindaco - c'è stata
l'immediata disponibilità all'incontro da parte dei vertici di Asi ed Esa, che ringrazio. Ad essi ho ribadito, a
nome dell'intera città, la necessità di mantenere a Caserta la centralità dell'atteso evento, fondamentale per il
rilancio economico e di immagine della città, cui non possiamo rinunciare in alcun modo. A loro ho proposto
soluzioni che, nonostante le difficoltà più generali sotto i profili logistici e gestionali, possano garantire la
visibilità della Città. Sono fiducioso nell'accoglimento delle mie istanze".
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http://scienza.panorama.it/occhi-al-cielo/curiosity-analisi-suolo-marte
Curiosity inizia l'analisi del suolo di Marte
Il laboratorio spaziale della Nasa ha prelevato il primo campione di suolo del Pianeta rosso per scoprirne la
composizione22-10-201212:17
di Redazione
Primo "assaggio" di suolo marziano per il rover della Nasa Curiosity . Il rover laboratorio ha infatti inserito il
primo campione di suolo marziano nel laboratorio chiamato Chemistry and Mineralogy (CheMin), per
determinare che tipo di minerali contiene.
''Identificare in modo preciso i minerali" spiega John Grotzinger del California Institute of Technology che
lavora alla missione "è importante perché i minerali registrano le condizioni ambientali in cui si formano''. Fra i
compiti del laboratorio vi è anche comprendere la natura delle piccole particelle più chiare e luminose scoperte
durante le operazioni di raccolta dei campioni, nel foro scavato dalla paletta.
Secondo i ricercatori queste piccole particelle brillanti sono materiale marziano e non appartengono al veicolo.
Vari piccoli frammenti brillanti di materiale sul suolo hanno influenzato le attività del rover nei giorni scorsi. Fra
questi un pezzetto di circa 1,3 centimetri di lunghezza scoperto accanto al rover che ha addirittura fermato le
attività di Curiosity. Dalle osservazioni fatte dagli stessi strumenti del rover, il frammento si è poi rivelato un
pezzetto caduto dal veicolo.
''Continueremo ad analizzare se il materiale caduto dal rover ci deve preoccupare durante le operazioni future.
Le particelle di Marte invece diventano foraggio per gli studi scientifici della missione'' rileva il responsabile
scientifico della missione, Richard Cook del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Il campione di regolite
marziana appena "assaggiato" da Curiosity è una porzione di suolo setacciata dalla paletta chiamata Rocknest
che il rover usa per raccogliere i campioni. Prima di consegnare il materiale al laboratorio, il rover ha scosso il
materiale nella camera di trattamento dei campioni, per pulire le superfici interne di ogni residuo portato dalla
Terra. Ripetizioni aggiuntive di questo metodo di pulizia, spiegano gli esperti, saranno usate anche in futuro
prima della consegna di ulteriori campioni a un altro laboratorio del rover, il Sample Analysis at Mars
investigation, che studia la chimica dei campioni.
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http://www.tgdaily.com/space-features/66998-esa-steps-up-search-for-earth-like-planets
ESA steps up search for Earth-like planets
Posted on October 22, 2012 - 07:18 by Emma Woollacott
The European Space Agency (ESA) has awarded funding to a project aimed at identifying Earth-like planets
that could be capable of supporting life.
The CHaracterizing ExOPlanet Satellite (CHEOPS) will begin researching planets outside our solar system as
early as 2017.
"The CHEOPS mission is a milestone on the path of researching exoplanets in the near vicinity of our solar
system," says astrophysicist Christopher Broeg, project manager at the Center for Space and Habitability
(CSH) of the University of Bern.
"It may bring us closer to the distant goal of one day discovering a planet that has characteristics similar to
the Earth and might conceivably be capable of sustaining life."
CHEOPSwill use the transit method, which detects the dimming of a star as a planet passes, to measure the
diameter of exoplanets with great precision.
The planet’s mass can be established using the radial velocity method, as used byt he Harps detector on the
3.6-metre telescope at ESO's La Silla Observatory in Chile, and the two results combined to calculate its
density. This in turn reveals whether the planet is composed of rock, ice or gas and whether it has an
extensive atmosphere.
The researchers are particularly interested in the properties of small planets with diameters one to six times
that of the Earth.
The CHEOPS satellite will weigh around 200 kilogrammes and carry a telescope 30 centimetres in diameter
and 1.5 metres long. It will be launched into near-Earth orbit, where it will circle above the day/night
terminator at an altitude of 800 kilometres.
From there, it will observe some 500 bright stars and characterize their planets over a three-and-a-half-year
period, says the team.
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http://www.telegraph.co.uk/science/space/9622524/Britain-on-mission-to-tap-Moon-water.html
By Richard Gray, Science Correspondent
8:00AM BST 21 Oct 2012
Britain on mission to tap Moon water
A mission to land Europe’s first spacecraft on the Moon is to search for water that could be used to help
astronauts survive during future manned visits to the lunar surface.
It could be the plot of a science fiction novel: a mission to find water on the moon, paving the way for man to
settle on its surface.
But by 2018 a mission which includes British technology hopes to have landed a robot probe on the surface of
the Moon to find out if it has ice present under the surface.
Finding ice would upend scientific orthodoxy and the results of previous lunar missions, which suggested that
the Moon was dry.
The £500 million voyage, scheduled for 2018, is being planned by the European Space Agency, of which
Britain is a leading member.
It will also be man’s first attempt at landing an object on the south pole of the Moon.
Dr Simon Sheridan, a research fellow at the Open University who is part of the team designing instruments for
the spacecraft, said: “We want to see if the resources are there to let astronauts live off the land.
“There is evidence of vast deposits of volatile chemicals like water from orbiting missions, but this will be the
first ground-based mission to look in a polar region.”
The Lunar Lander, the size of a car and weighing about 1,800lbs, will blast off from Earth by rocket, then
detach and descend to the Moon’s surface in a 12-minute flight.
An artificial intelligence system, directing engines and rocket propulsion, will help the craft to avoid craters and
boulders as it comes into land at the Moon’s south pole.
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At its landing spot, it will bore a few inches into the ground. A key instrument designed by British scientists will
analyse the soil and beam the results by radio signal back to Earth.
If Lunar Lander is successful, it would open up the prospect of settling on the Moon.
Water is heavy and expensive to transport into space, so extracting it from the lunar surface would be a major
step towards helping people live on the Moon – mirroring the plot of the Tintin cartoon book Explorers on the
Moon, published 60 years ago, which portrays it as having caves filled with ice.
Experts have long believed that the Moon’s surface was completely arid. Recent measurements from orbiting
spacecraft, however, have suggested that water may exist in the soil, with large deposits at its poles and in
the shadows of meteor craters.
Richard Fisackerly, Lunar Lander spacecraft engineer at ESA, added: “We want to target very specific surface
sites. We hope to carry out more ambitious missions in the future where we might want to land a sample
return vehicle near to another lander.
“As well as testing the technology there is a lot of science to be done. We hope to investigate the environment
there, what the properties of the dust are and look for oxygen, hydrogen and even water in the form of ice.”
Lunar exploration has previously been dominated by the United States and the Soviet Union. Only the
Americans have put men on the moon, with the last Apollo landing in 1972.
The ESA, based in Paris, has 19 member nations which provide 80 per cent of its funding, with the European
Union providing the remaining 20 per cent. Science ministers from the member nations are due to meet later
this year to discuss further funding for the mission.
Bérengère Houdou, Lunar Lander project manager at ESA, said: “The primary goal of the mission is to place
Europe in a strategic role in the future exploration of the Moon.
“The kind of landing we are trying to do will be much more accurate than what the Russians and Americans
tried before. We are aiming for a specific landing site so it will need to navigate itself while avoiding any
hazards on the ground.
“We have been doing some tests on the engines in the past month and had some quite positive results
already.”
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http://www.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=278063&rubrica=15
Progetto spaziale svizzero vince selezione
19.10.2012 | 17:37
Un progetto di ricerca spaziale capitanato dall'Università di Berna è stato selezionato oggi dal programma
scientifico dell'Agenzia spaziale europea (ESA). Nel 2017 un satellite di nuova generazione, battezzato
CHEOPS, partirà alla ricerca di pianeti extrasolari.
Si tratta del primo progetto della nuova categoria di satelliti denominata "classe S" (small class), si legge in
una nota odierna dell'Università di Berna. Con questi, l'ESA intende incoraggiare ricercatori innovativi, in grado
di ottenere risultati significativi attraverso missioni spaziali più modeste, aggiunge l'ateneo.
CHEOPS (CHaracterizing ExOPlanet Satellite), di concezione essenzialmente elvetica, è stato selezionato dai 19
membri dell'ESA fra altri 25 candidati. Assieme all'Università di Berna, nel progetto figurano anche l'Università
di Ginevra, lo "Swiss Space Center" del Politecnico di Losanna e il Politecnico di Zurigo.
Cinque nazioni hanno sin d'ora annunciato di voler prendere parte alla missione: Belgio, Gran Bretagna, Italia,
Austria e Svezia. Resta aperta la possibilità di cooperazioni con altri Stati.
Stando alle direttive dell'Agenzia spaziale, i progetti della classe S devono costare al massimo 150 milioni di
euro. L'agenzia contribuisce con 50 milioni. CHEOPS dovrebbe costare ancora meno e sarà sovvenzionato per
un terzo dall'ESA, per un terzo dalla Svizzera e per un terzo dalle altre nazioni partecipanti alla missione.
CEOPS è un piccolo satellite di circa 200 chili di peso con un telescopio di 30 centimetri di diametro e di un
metro e mezzo di lunghezza. Sarà lanciato su un'orbita posta a 800 chilometri dalla superficie terrestre, dove
ruoterà lungo la frontiera fra notte e giorno.
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