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La soppressione leopoldina delle corporazioni religiose a Pisa: il caso della Nicosia di Calci Barbara Bertelli La riforma ecclesiastica di Pietro Leopoldo in Toscana «Chi sarà incaricato del governo della Toscana dovrà avere uno speciale occhio e attenzione continua sopra gli affari ecclesiastici, che sono dei più importanti in Toscana»1. Come dichiara lo stesso Pietro Leopoldo nel rendiconto del suo operato nel Granducato, le Relazioni del Governo di Toscana, la riforma ecclesiastica ebbe un peso rilevante all’interno dell’attività riformatrice da lui attuata in un quarto di secolo. L’obiettivo era quello di riorganizzare la Chiesa a livello locale, favorendo il ruolo dei parroci a discapito dell’associazionismo laicale, e di ridistribuire le sue ricchezze. Tra le varie azioni riformatrici atte a raggiungere questo scopo, rivestono particolare importanza le soppressioni delle confraternite laicali e degli ordini regolari. Proprio la soppressione di alcuni di questi andò a colpire piuttosto duramente il tessuto sociale e le strutture della chiesa, provocando l’abbandono o il riutilizzo degli edifici e l’immissione di beni sul mercato. Entrambe le operazioni ebbero comunque effetti sul patrimonio culturale ed artistico, ed è proprio dall’analisi di tali effetti che si può tentare di definire meglio ciò che all’epoca veniva considerato un bene artistico o a cui si attribuiva un valore di memoria storica. In questo intervento ho provato a ricostruire la percezione del patrimonio, quale emerge da una fonte in genere poco frequentata a questo fine, cioè dagli inventari redatti al momento della soppressione degli enti religiosi. Finora ignoti, gli inventari da me rinvenuti, per il modo in cui sono organizzati, per le personalità che li hanno redatti, per il contesto in cui sono stati decisi ed elaborati, per i dati che permettono di recuperare riguardo alla collocazione e soprattutto al valore di stima dei beni registrati diventano testimonianza importante di una serie di operazioni non prive di tensioni. Essi permettono di individuare quanto veniva ritenuto meritevole di tutela, quanto era considerato utile per il culto e quanto invece si giudicava legittimo liberare da vincoli ed immettere nella libera circolazione commerciale. In altri termini, si può tentare di ricostruire il modo in cui si forma e si condivide, in questo contesto, il concetto di patrimonio. Per una corretta analisi di questo tipo di documenti è stato utile partire dalla ricostruzione del sistema di soppressioni attuato a Pisa da Pietro Leopoldo e del suo funzionamento in generale, per dare poi il 1 P. D’ASBURGO LORENA, Relazioni sul governo della Toscana, (3 voll.) a cura di A. Salvestrini, Firenze, L. S. Olschki, vol. I (1969)- II (1970)-III (1974), vol. I, p. 184. 1 necessario spazio alla descrizione delle procedure che vennero seguite e alle motivazioni che le animarono. Su queste basi, mi sono soffermata sullo studio di un singolo caso che, data la documentazione più ampia, avrebbe potuto offrire numerosi aspetti di interesse per la nostra riflessione. La soppressione leopoldina di conventi e monasteri fu un’operazione parcellizzata, mirata, non sistematica, tant’è vero che non si attuò tramite un’unica ordinanza, come sarebbe accaduto per le successive soppressioni napoleoniche del 1808-1810 o per quelle messe in atto nel 1866 dallo Stato italiano, ma con una serie di disposizioni diverse e diluite nel tempo2. Posto come obiettivo politico e ideologico il rafforzamento del giurisdizionalismo a discapito dei privilegi ecclesiastici in campo giuridico ed economico, la soppressione degli enti religiosi, insieme alla riorganizzazione parrocchiale ed alla conseguente sottomissione dei monaci ai vescovi locali, divenne anche un importante strumento economico3: attraverso la ridistribuzione o l’alienazione delle proprietà fornì denaro e beni necessari alla realizzazione del suo obiettivo. 2 Sul riformismo ecclesiastico di Pietro Leopoldo vedi: E. PASSERIN D’ENTREVES, L’ambiente culturale pisano nell’ultimo settecento: il trionfo e la crisi del riformismo anticuriale in alcuni carteggi di colti pisani, in «Bollettino Storico Pisano», XXII-XXIII (1953-1954), pp. 54-121; id., La riforma “giansenista” della Chiesa e la lotta anticuriale in Italia nella seconda metà del Settecento, in «Rivista storica italiana», LXXI, 1959, pp. 209-234; M. ROSA, Giurisdizionalismo e riforma religiosa nella Toscana leopoldina, in «Rassegna Storica Toscana», XI, 1965, pp. 257-300; N. RODOLICO, Stato e Chiesa in Toscana durante la reggenza lorenese: 1737-1765, Firenze, F. Le Monnier, 1972; F. SCADUTO, Stato e Chiesa sotto Leopoldo I Granduca di Toscana (1765-1790), Firenze, Ademollo, 1885, rist. Livorno, Bastogi, 1975; G. GRECO, La parrocchia a Pisa nell’età moderna (secoli XVIIXVIII), Pisa, Pacini Editore, 1984; C. FANTAPPIÈ, Riforme ecclesiastiche e resistenze sociali: la sperimentazione istituzionale nella diocesi di Prato alla fine dell'antico regime, Bologna, Il Mulino, 1986; C. FANTAPPIÈ, Il monachesimo moderno tra ragion di Chiesa e ragion di Stato: il caso toscano (XVI-XIX sec.), Firenze, L. S. Olschki, 1993. Alla soppressone leopoldina di enti religiosi sono stati dedicati numerosi studi tra cui ricordiamo O. FANTOZZI MICALI, P. ROSSELLI, Le soppressioni dei conventi a Firenze. Riuso e trasformazioni dal secolo XVIII in poi, Firenze, Libreria Ed. Fiorentina, 1980 e F. BISOGNI, Da Pietro Leopoldo a Napoleone: tutela e dispersione dei beni culturali a Siena e in Toscana, in Ideologie e patrimonio storico-culturale nell'età rivoluzionaria e napoleonica a proposito del trattato di Tolentino, Atti del Convegno (Tolentino, 18-21 settembre 1997), Roma, Ministero per i Beni Culturali, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 2000, pp. 563-605. 3 Pietro Leopoldo mirò ad espellere dal Granducato i gruppi dichiaratamente vicini alle posizioni del cattolicesimo romano, considerati avversi al nuovo regime, dimostrandosi invece più clemente nei confronti di quelli meno esplicitamente avversi al governo e ai vescovi locali, e di quelli la cui casa madre si trovava in Toscana. 2 Nel 1786 Pietro Leopoldo predispose un piano generale di razionalizzazione della rete monastica ampiamente espresso nelle Relazioni sul Governo di Toscana4. Il piano prevedeva il reimpiego delle risorse derivate da vendite e incameramenti di beni a fini assistenziali ed educativi, ma la destinazione ad utile pubblico dei fondi introitati non era una novità per il territorio pisano, questo tipo di azione prendeva forma di solito nel mantenimento di scuole pubbliche, sostentamento di ospedali, ed era stato più volte consigliato nelle Relazioni nonché adottato dal fratello Giuseppe in area lombarda. Tale soluzione era già stata sperimentata a Pisa in un paio di occasioni: nel 1780 furono alienati i beni del soppresso convento di Nicosia e i ricavati della vendita vennero utilizzati, per sistemare un conservatorio per ragazze orfane5; analogamente, nel 1782 la soppressione di 11 compagnie laicali fornì i mezzi economici necessari alla costruzione del nuovo cimitero suburbano sulla via Pietrasantina6. La vicenda pisana nei documenti d’archivio A Pisa il processo di riforma ebbe inizio con la riorganizzazione delle parrocchie attraverso interventi di soppressione ed accorpamento di cure, concordati con l’arcivescovo Franceschi. Proseguì poi con la soppressione degli ordini regolari7. Stando ai documenti relativi alle inchieste promosse da Pietro Leopoldo per conoscere la situazione del territorio, i conventi di frati in Toscana si ridussero da 345 a 215 tra il 1767 e 1789; più drastica la situazione delle monache, che a Pisa, tra il 1765 e il 1786, videro ridursi i conventi da 15 a 78. Le tracce documentarie di parte di questa operazione sono reperibili negli Archivi di Stato di Pisa e di Firenze e nell’Archivio Arcivescovile di Pisa; la documentazione, omogenea nella forma e nei contenuti, riguarda i conventi di S. Caterina, S. Frediano, S. Francesco, S. Michele degli Scalzi, S. Michele in Borgo, S. Agostino di Nicosia e S. Torpè9 e, nella quasi totalità dei casi, concerne gli atti 4 I. BIAGIANTI, La soppressione dei conventi in età napoleonica, in La Toscana nell’età rivoluzionaria e napoleonica, a cura di I. Tognarini, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1985, pp. 443-469 vedi p. 444. 5 P. D’ASBURGO LORENA, op. cit., vol. I, pp. 180, 210, vol. II, pp. 486, 490. 6 B. BERTELLI, Le soppressioni Leopoldine di compagnie religiose a Pisa e la costruzione del cimitero suburbano. Normative, procedure e forme di tutela, risorsa internet (http://municipalia.sns.it/index.php?id=150) 7 Per un’analisi approfondita sul tema degli interventi riformatori in territorio pisano si rimanda ai contributi di Gaetano Greco: in particolare vd. La parrocchia a Pisa nell’età moderna (secoli XVIIXVIII), Pisa, Pacini 1984, e La Chiesa cittadina a Pisa nella prima età lorenese, in “Sovrani nel giardino d’Europa. Pisa e i Lorena” a cura di R. P. Coppini e A. Tosi, Ospedaletto (Pisa), Pacini, 2008, pp. 101-110. 8 P. D’ASBURGO LORENA, op. cit., vol. I, pp. 383-384. 9 Nell’Archivio Arcivescovile di Pisa è conservata la documentazione relativa ai conventi di S. Caterina e S. Frediano; nell’Archivio di Stato di Pisa si trovano i documenti relativi ai conventi di S. Francesco, S. Pietro in Vincoli, S. Michele degli Scalzi, S. Michele in Borgo e S. Agostino di Nicosia; 3 relativi alla soppressione degli enti e l’inventariazione ed eventuale vendita dei loro beni; unica eccezione il materiale relativo a S. Michele in Borgo, che consiste in una serie di inventari dei beni tutti precedenti alla soppressione. Ma vediamo la successione cronologica degli eventi che riguardano alcuni dei casi. 1773 Soppressione del monastero di S. Michele degli Scalzi. Il 4 agosto 1773 il notaio del tribunale del commissariato Grisostomo Dini, secondo gli ordini espressi nella lettera della Segreteria di Stato del 31 luglio 1773 e trasmessi all’Auditore e Vicario Cercignani, si era recato presso il monastero di S. Michele degli Scalzi e, alla presenza di testimoni e dell’Abate Lucantonio Campana, di Don G. B. Campana, abate di merito, e di Don Odoardo Teti aveva preso possesso del monastero consegnandolo al Commissario di Pisa, unitamente all’inventario dei beni mobili. 1774. Nel 1774 i monaci Olivetani di Agnano, che occupavano il convento di S. Pietro in Vincoli, vennero trasferiti in quello di S. Michele degli Scalzi. Il 22 aprile 1774, su richiesta di Cercignani e nel rispetto sia del motuproprio dell’11 settembre 1773 sia della lettera di Giulio Rucellai10 del 2 aprile 1774, il Dini consegnò il monastero di S. Michele degli Scalzi (soppresso otto mesi prima) agli Olivetani provenienti da S. Pietro in Vincoli e due mesi dopo, il 12 giugno 1774 consegnò gli immobili di pertinenza all’ospedale dei Trovatelli. Il trasferimento dei monaci avvenne il 28 giugno 1774 e in quell’occasione fu redatto l’inventario dei «mobili di chiesa ed altri arredi sacri» della chiesa di S. Pietro in Vincoli eretta a prioria per farne consegna a Giuseppe Miniati, il sacerdote a cui la chiesa fu assegnata per volere granducale. L’esempio mette in evidenza alcuni effetti dell’attività riformistica in atto, quali l’avvicendarsi, in una stessa sede, di comunità religiose diverse e la conseguente ridistribuzione o dispersione del patrimonio mobile e immobile; da quanto esposto si rileva anche come, in una situazione del genere, l’uso di compilare gli inventari dei beni ad ogni mutamento di stato, fornisca allo studioso la possibilità di accedere ad uno strumento che si rivela di fondamentale importanza, se utilizzato al fine di seguire le tracce dei beni stessi. nell’Archivio di Stato di Firenze, si trovano documenti relativi al convento di S. Torpè e S. Michele degli Scalzi. 10 Giulio Rucellai tra il 1727 e il 1731 insegnò diritto civile all'Università di Pisa; fu Segretario del Regio Diritto e in qualità di Ministro ispirò numerose delle riforme liberali promosse dal Granduca Pietro Leopoldo. 4 1783-1784. Il convento dei Padri Barnabiti di S. Frediano venne soppresso su ordine di Pietro Leopoldo del 25 agosto 1783. L’inventario degli arredi sacri venne redatto dal cancelliere generale arcivescovile R. Pacchioni11 insieme a Sebastiano Zucchetti12. Non abbiamo testimonianze documentarie dell’avvenuta vendita dei beni mobili, ma da una lettera del 4 febbraio 1784, scritta da Francesco Seratti13 all’arcivescovo di Pisa, si ricava la volontà da parte di quest’ultimo di vendere gli immobili del soppresso collegio di S. Frediano. Il Granduca autorizzò tale operazione. 1784. La soppressione del convento dei Padri Domenicani di S. Caterina fu ordinata con lettera della Segreteria del Regio Diritto dell’8 aprile 1784 indirizzata al commissario di Pisa; solo quattro giorni dopo, il 12 aprile, il notaio Grisostomo Dini stendeva l’atto di possesso e l’inventario dei beni per farne consegna all’arcivescovo; quest’ultimo, nello stesso giorno, nominava il decano Sebastiano Zucchetti per ricevere in sua vece l’edificio e i beni di S. Caterina allo scopo di erigere un convitto ecclesiastico. Diversamente dai precedenti esempi, in cui l’edificio dell’ente soppresso viene venduto o accoglie comunità religiose diverse, in questo caso si assiste ad una sua trasformazione d’uso; l’immobile rimane di proprietà ecclesiastica e presumibilmente anche gli arredi contenuti al suo 11 Si tratta probabilmente di Filippo Ranieri Pacchioni, citato in L. CANTINI, Storia del commercio e navigazione dei pisani, Firenze, Stamperia già Albizziniana, 1797, p. XV; il cancelliere arcivescovile Filippo Ranieri Pacchioni risulta attivo nel 1801 quando stende gli atti della seconda visita pastorale della diocesi pisana effettuata dall’arcivescovo Angiolo Franceschi, vedi L. CARLETTI, C. GIOMETTI, Una chiesa ai margini, San Giorgio dei Tedeschi a Pisa tra storia materiale e storia della tutela, Pisa, ETS, 2009, p. 96. 12 Al canonico Sebastiano Zucchetti, abile collezionista di ‘primitivi’, si deve il primo nucleo di dipinti dell’attuale raccolta del Museo Nazionale di S. Matteo di Pisa. Nel 1796 infatti lo Zucchetti donò all’Opera della primaziale le circa 120 tavole su fondo oro «in vista del decoro della patria, del vantaggio, e benefizio, che potranno risentirne gli apprendisti della Pittura»; prima di giungere all’attuale collocazione, la collezione fu ospitata inizialmente nella Cappella Dal Pozzo in Camposanto, in seguito fu spostata nell'ex Seminario dei Chierici (oggi sede del Museo dell'Opera), poi nel Casino de' Nobili (Piazza Garibaldi), nel Palazzo Pretorio, in Casa Bracci (Via Oberdan), infine in un edificio in Via San Frediano (oggi sede dell'Istituto Statale d'Arte). 13 Nominato segretario del Dipartimento degli Affari Esteri nel 1768 divenne presto segretario del Consiglio di Stato. La sua carriera giunse al culmine con la nomina di consigliere di Stato, ottenuta grazie all’appoggio dimostrato verso la politica riforme di Pietro Leopoldo, ma ebbe un picco discendente con la nomina di Governatore di Livorno, ruolo che ricoprì dal 1789 al 1796. dopo questo forzato esilio, tornò a Firenze grazie a Ferdinando III, di cui fu consigliere intimo, che lo richiamò affidandogli la presidenza del Consiglio. All’arrivo dei francesi il Seratti si rifugiò in Sicilia alla corte dei Borboni per i quali fu Ministro delle Relazioni Estere. Nel 1813 deciso a rientrare in Toscana, fu catturato dai corsari che lo condussero come schiavo a Tunisi, dove morì poco più tardi. 5 interno e poiché nei documenti rintracciati14 non c’è testimonianza di una vendita. Si può solo supporre che tali arredi siano stati lasciati in loco o redistribuiti. Il 16 giugno 1784, l’intero complesso di S. Michele degli Scalzi, occupato dai monaci Olivetani, venne soppresso ed eretto in prioria, come dieci anni prima era accaduto alla precedente sede degli stessi monaci, S. Pietro in Vincoli. In base ai documenti rinvenuti nell’Archivio di Stato di Firenze15 possiamo affermare che la soppressione fu effettuata ancora ad opera del notaio Dini e che vennero nuovamente inventariati i beni mobili; tali beni, stimati da appositi periti (Francesco Bardi e Francesco Ricci) furono in parte consegnati al sacerdote, in parte posti in vendita. 1784. Il convento di S. Torpè, sede fino a quel momento dei frati di S. Francesco da Paola, venne incorporato il 12 novembre 1784 e consegnato ai monaci Vallombrosiani. I beni mobili risultano descritti attraverso documenti diversi, a seconda della destinazione: si sono rintracciati l’inventario steso all’atto di possesso e alcuni elenchi, datati 31 dicembre 1786, recanti i beni consegnati e venduti agli eredi di Tommaso Nencini, ai monaci Vallombrosiani, al prete Giovan Battista nome Carugini e ad alcuni privati. 1786. Giustificandola col «poco servizio reso al pubblico», il 19 agosto 1786, il Granduca ordinò la soppressione dei Minori Conventuali del convento di S. Francesco, affidando al Padre provinciale il compito di distribuire i frati in altri conventi; il 24 agosto il vicario del Tribunale del Commissariato di Pisa procedette alla soppressione e alla consegna di tutto il patrimonio ai Padri Agostiniani; contestualmente venne redatto l’inventario dei beni ad opera di Grisostomo Dini e Gaspero Carpi. 14 In merito alla soppressione del convento di S. Caterina nell’Archivio Arcivescovile di Pisa sono conservati gli atti di soppressione, una lettera dell’arcivescovo e l’inventario dei beni. 15 I documenti relativi a S. Michele degli Scalzi conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze che sono stati analizzati sono i seguenti: un inventario dei beni redatto nel 1784; una lettera dell’arcivescovo Angelo Franceschi all’amministratore del Patrimonio Ecclesiastico Mariano Frosini datata 1785, un elenco di arredi e due ricevute tutti relativi al trasferimento di arredi provenienti o destinati a S. Michele degli Scalzi; una giustificazione di spesa (1785) per il notaio Francesco Gaetano Pazzini da cui si ricava l’avvenuta inventariazione, distribuzione e vendita dei beni; alcune ricevute dell’amministrazione del Patrimonio Ecclesiastico di Pisa datate tra il 1786 e il 1788 in cui si attesta la vendita di mobili, libri, utensili, arredi del soppresso monastero di S. Michele degli Scalzi. 6 I documenti rinvenuti negli archivi pisani e fiorentini da soli certamente non bastano a descrivere la totalità dell’operazione di soppressione e riorganizzazione di enti religiosi effettuata a Pisa, tuttavia ne restituiscono un’immagine che, considerata l’entità sia quantitativa, sia di rilevanza storica, religiosa e artistica, dei beni inventariati e poi distribuiti o venduti, non lascia indifferenti; l’intervento è documentato nell’arco di soli dieci anni, dal 1773 al 1784, e riguardò ben sei tra i maggiori conventi pisani. Il modo di procedere fu diverso a seconda dei casi: i beni vennero incamerati e venduti oppure, quando l’edificio soppresso divenne sede di un altro ordine conventuale, o mutò la destinazione d’uso, se ne effettuò una semplice consegna. In ogni caso però vennero redatti metodici inventari dei beni redatti adottando un criterio topografico espresso sia nella descrizione della successione delle stanze, sia nell’elencazione degli oggetti, enumerati secondo la loro disposizione all’interno dei vari ambienti. Oltre ai casi appena elencati, quello della soppressione del convento di S. Agostino di Nicosia, presso Calci, è risultato il più interessante dal punto di vista della consistenza e tipologia documentaria, una peculiarità che ha determinato la scelta di trattare questo caso in modo più approfondito. La documentazione rinvenuta16, che a differenza degli altri casi comprende i documenti della vendita dei beni, si è rivelato materiale interessante, che ha condotto ad alcune riflessioni sui meccanismi di stima, vendita e distribuzione dei beni. 16 I documenti relativi a all’abbazia di S. Agostino di Nicosia conservati presso l’Archivio di Stato di Pisa che sono stati analizzati sono i seguenti: il rescritto riguardante la soppressione della badia dei canonici lateranensi di Nicosia; un inventario dei beni redatto nel 1780 al momento della soppressione; lo stato attivo e passivo della canonica; la stima dei beni appartenenti all’abbazia posti a Pisa; il Motuproprio che destina al conservatorio dei poveri orfani il patrimonio della soppressa canonica di Nicosia; varie lettere relative al patrimonio della Nicosia; l’ordine di trasferimento delle cartapecore all’archivio di Firenze; varie lettere riguardanti l’archivio diplomatico; la lettera con cui il Granduca concede alla religione dei padri riformati di Fiesole la chiesa canonica e l’orto della soppressa abbazia di Nicosia; l’Editto riguardante la vendita dei beni mobili della Nicosia; la Memoria dei mobili venduti della soppressa Nicosia; varie lettere riguardanti la vendita dei beni mobili della Nicosia; la lettera riguardante l’inventario dei beni mobili della Nicosia; vari documenti relativi alla vendita dei beni mobili della Nicosia. 7 Il Convento di S. Agostino di Nicosia. Storia17 Fu nel 1264 che il Beato Ugo da Fajano (o Fagiano) fondò sulle pendici del Monte Verruca, presso Calci, il Monastero e la chiesa intitolati a S. Agostino18; il luogo è conosciuto col nome di Nicosia, in ricordo della località con lo stesso nome sull’isola di Cipro, di cui il Beato Ugo era stato vescovo. Il monastero fu posto sotto la regola di S. Agostino e unito alla chiesa pisana di S. Paolo all’Orto19. Gli agostiniani furono uniti nel Cinquecento ai Canonici regolari di S. Salvatore (scopetini) di Bologna, che aggiunsero il proprio titolo a quello di S. Agostino. Secondo quanto risulta dalle Relazioni, furono i monaci stessi ad avanzare una supplica al Granduca20: dichiaravano di essere rimasti in sette, distribuiti tra quel convento e la casa consorella di S. Maria degli Angeli a Siena, e richiedevano di essere secolarizzati e pensionati. Pietro Leopoldo, con l’intento di impedire l’arrivo in Toscana di monaci ‘forestieri’, pensò di sopprimere le due canoniche di Pisa e di Siena, di destinare il convento di Nicosia ai frati zoccolanti21 e i suoi fondi a luoghi pii. Il convento della Nicosia venne soppresso il 3 aprile del 1780. Già in precedenza, nelle Relazioni, il Granduca aveva dichiarato la volontà di utilizzare le «rendite della Badia di Nicosia ridotta quasi 17 Per le notizie storiche riguardanti la Nicosia vedi: A. ZUCCAGNI, Indicatore topografico della Toscana Granducale ossia compendio alfabetico delle principali notizie di tutti i luoghi del Granducato, Firenze, G. Polverini, 1856, p. 241; G. CAPPELLETTI, Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, G. Antonelli, vol. VXIII, p. 409 (1864); M. E. MARTINI, La storia di Calci, raccolta di notizie edite ed inedite intorno a luoghi, cose persone e fatti della Valle Graziosa, Pisa, Lischi, 1976, pp. 370-373 (l’autore indica erroneamente come data di soppressione il 22 settembre 1771, confondendo probabilmente con la data in cui il patrimonio di Nicosia passa al conservatorio dei poveri orfani); O. FANTOZZI MICALI, P. ROSSELI, Itinerari della memoria badie, conventi e monasteri della Toscana (province di Firenze, Pisa, Pistoia, Siena), Firenze, Alinea, 1987, p. 18 e scheda 26; La soppressione degli enti ecclesiastici in Toscana-secoli XVII-XIX. Censimento dei conventi e dei monasteri soppressi in età leopoldina, a cura di Anna Benvenuti, Firenze, Consiglio Regionale della Toscana, 2008, pp. 133-135 (con riferimenti archivistici). 18 Mario Martini precisa che monastero e chiesa furono intitolati anche alla Vergine Maria e a S. Tommaso Apostolo, in effetti la prima pietra fu posta il giorno di S. Tommaso e il complesso fu inaugurato il giorno dell’Immacolata (M. E. MARTINI, La storia di Calci, raccolta di notizie edite ed inedite intorno a luoghi, cose persone e fatti della Valle Graziosa, Pisa, Lischi, 1976, pp. 370). 19 Martini (Op. cit. p. 372) sostiene che l’aggregazione avvenne fin dalla costituzione del monastero, mentre nel censimento operato a cura di Anna Benvenuti (Op. cit., p. 133) la scheda relativa a Nicosia afferma che ciò avvenne il secolo successivo. 20 La supplica presentata dai monaci è ricordata nella relazione della visita effettuata dal Granduca a Pisa dal 5 al 16 luglio 1779 vedi P. D’ASBURGO LORENA, Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A. Salvestrini, Firenze, L. S. Olschki, vol. II (1970), p. 490. 21 I frati Zoccolanti facevano parte del ramo rinnovato dell’Ordine dei frati Minori Francescani. Dediti alla questua, mendicanti e stretti osservatori delle Regole e del Testamento di San Francesco sulla rinuncia in materia di povertà, fin dal 1386 furono denominati ‘zoccolanti’ dal popolo perché la loro regola prevedeva l’obbligo di calzare dei veri e propri zoccoli in legno e cuoio. 8 senza monaci»22 per creare a Pisa una casa di accoglienza per le «donne vaganti» e proponeva a tale scopo di unire i due conservatori di ragazzi orfani in una casa sola e sopprimere uno dei conventi di monache meno numerosi per stabilirvi le più giovani; la richiesta avanzata dai monaci divenne quindi un’occasione vantaggiosa per il Granduca, che poteva facilmente ottenere il risultato desiderato, raggiungendolo attraverso una concessione anziché un’imposizione. Così nel 1780 in merito ai beni della Nicosia dichiarava: «si devono vendere tutti e che il più presto sarà il meglio, ma pare che si voglia mandare in lungo per far durare le spese di amministrazione: nonostante l’Auditore spera che dentro l’anno si abbia a compiere la vendita e che potrà esservi d’avanzo, tutto venduto, un 2 in 3 mila scudi d’entrata. Questi fondi sono destinati per stabilire un conservatorio in Pisa, necessarissimo per le ragazze orfane […] e prendendo poi il luogo o il conservatorio presente della Quarconia»23 e usava parole indicative della celerità richiesta all’operazione e della necessità di produrne una ricaduta immediata: «far sollecitare gli stati attivi e passivi di Nicosia, venderne gli argenti, mobili, e tutti gli effetti spezzatamente e con prontezza per pagare subito in conseguenza i debiti di mano in mano»24. Con motuproprio del 22 settembre 1781 venne istituito il Conservatorio dei Poveri orfani (detto Quarconia), a cui furono destinati i beni della soppressa canonica di Nicosia che, oltre ad alcuni poderi, possedeva edifici in città, tra cui risultano il Casino dei Nobili posto a Pisa in Piazza Garibaldi ed un ospizio posto in via S. Viviana. Contemporaneamente il Granduca emise anche un regolamento nel quale illustrava la procedura della consegna dei beni da parte dell’economo ai deputati del Conservatorio25. Nel medesimo 1781, dopo due mesi, con motuproprio del 10 novembre26, il Granduca concesse poi chiesa, canonica e orto della soppressa Nicosia ai Padri Riformati di Fiesole (zoccolanti), perché creassero un convento dipendente dalla Vernia, a patto che vi risiedessero almeno sei religiosi e i laici indispensabili all’assistenza della popolazione. Inoltre poiché il Granduca voleva che tale «stabilimento [fosse] fatto sollecitamente», avrebbe fatto «loro assegnare dal patrimonio della detta soppressa abbazia quegl’arredi sacri» che sarebbero stati «necessari per la chiesa» ed un sufficiente vitto, fin quando non sarebbero stati in grado di procurarselo con le questue. 22 Id. p. vol. II, p. 486, relazione della visita effettuata dal Granduca a Pisa dal 5 al 16 luglio 1779. Id. p. vol. II, p. 509, la dichiarazione è contenuta in una nota per il Seratti all’interno della relazione relativa alla visita effettuata dal Granduca in Val di Nievole e Pisa nell’agosto del 1780. 24 P. D’ASBURGO LORENA, op. cit., vol. II, p. 510. 25 Provvedimento e regolamento si trovano in ASPi, Commissariato 1455, cc. 1204 r, 1205 r, v.; l’accurata perizia dei beni urbani fu stesa dai periti G. Michele Piazzini ingegnere e Giovan Battista Toscanelli maestro muratore (ASPi, Commissariato 1455, cc. 902 r, v; 922 r; 1016 r-1037 r). 26 ASPi, Commissariato 1455, cc. 1230 r, v. 23 9 Procedure per la soppressione del convento L’incorporazione dei beni del convento di Nicosia avvenne il 3 aprile del 1780, a seguito della lettera27 del 31 marzo dello stesso anno, inviata da Stefano Bartolini, Segretario del Regio Diritto, all’Auditore del Commissariato di Pisa, per informarlo che il Pontefice aveva accordato la richiesta avanzata dal Granduca di sopprimere i due monasteri di Nicosia a Calci e di S. Maria degli Angeli a Siena. Nella lettera del Bartolini si davano alcune indicazioni sulla procedura da seguire: dopo aver preso possesso, in nome di Sua Altezza Reale, della Canonica e di tutto il patrimonio spettante alla medesima, si sarebbe redatto l’inventario dei beni e lo stato attivo e passivo del patrimonio, accordando ai monaci un mese di permanenza in loco e permettendo a ciascuno di essi di portare con sé le cose di uso privato. Il 3 aprile 1780 Grisostomo Dini e Achille Patani, due notai civili del Tribunale del Commissariato di Pisa, si presentarono presso il monastero per prendere possesso dei beni e redigerne l’inventario; il tutto avvenne alla presenza di Paolo Zucchetti, Abate di Governo dell’Abbazia. Il Dini consegnò al Patani, il «vero, reale, attuale e corporale possesso di detta canonica e orto annesso alla med.ma» avendolo fatto, come voleva la prassi, «passeggiare per essa, aprire e serrare usci e finestre, datoli in mano pezzi di calcinacci» e poi «datoli in mano zolle di terra, rametti d’ulivo e altri frutti» consegnò anche un pezzo di terra e due poderi28. Come ordinato dal Granduca, contestualmente alla presa di possesso si iniziò la stesura dell’inventario dei «mobili, masserizie, argenti, libbri, etc, esistenti non tanto nella canonica di d.a Nicosia, che nella chiesa annessa alla medesima» e del bestiame dei poderi di attinenza all’abbazia29, firmato dal notaio Dini il 4 maggio 1780 giorno in cui, avvenuto il riscontro dei beni descritti, ne fu fatta consegna a Giovan Battista Fazzi, economo eletto per l’amministrazione della soppressa abbazia. Analisi dell’inventario dei beni redatto al momento della soppressione L’inventario procede con criterio topografico, descrivendo il contenuto di ogni ambiente secondo questo ordine: scuderia, fienile, alcune camere, granaio, stalla, chiesa, claustro, procura, archivio, dispensa, bottega di legnaiolo, refettorio, forno, cantina, grotta, tinaio, stanze del quartiere a piano terra, “arcova”, dormitorio, libreria, foresteria, camere, stanze del quartiere di sopra, Podere di Rezzano, Podere della Barcigaglia. Al termine è posta una «Nota della roba esistente nella cappella della fattoria di Calcinaia», che si differenzia dalla prima parte per l’adozione di un diverso criterio di organizzazione dei manufatti, non più topografico, bensì per raggruppamenti in base alla tipologia. 27 ASPi, Commissariato 1455, cc. 647 r, v e 704 r, v. ASPi, Commissariato 1455, cc. 648 r, v e 703 r. 29 Inventario della Nicosia di Calci, ASPi, Commissariato 1455, cc. 712 r-767 v. 28 10 Alla descrizione della chiesa, che segue quella della stalla e precede quella del claustro, non è riservata una particolare attenzione ma, all’interno di essa, più accurata rispetto alle altre categorie, risulta la descrizione degli argenti che, dato il valore intrinseco del materiale che li costituisce, è completa del peso di ogni singolo pezzo. Il corpo principale del documento elenca gli oggetti contenuti nelle varie stanze, uno di seguito all’altro, apparentemente senza seguire un criterio gerarchico: dopo aver enumerato porte e finestre, si procede all’annotazione dell’arredo, ponendo sullo stesso piano sedie, letti, quadri e padelle. Gli oggetti di interesse artistico sono quindi elencati tra gli altri, senza particolare evidenza. Assai sommaria risulta ad esempio la descrizione dei dipinti, tanto da rendere spesso impossibile una loro identificazione: priva di misure, fornisce indicazioni poco precise sulle dimensioni («grande», «piccolo», «di mezzana grandezza») e raramente sulla forma («bislungo», «ottagonale») o sul supporto (tavola, tela, rame). Viene invece conferita più importanza alla cornice, di cui vengono forniti dettagli circa il colore o la forma («nera», «filettata d’oro», «di noce», «dorata a velatura», «intagliata»); il più delle volte, quando è presente, anche il soggetto è espresso in modo generico, senza dovizia di particolari («Madonna col Bambino», «Santi», «fiorami», «battaglia», «ritratto», «fatti di storia sacra»); sporadiche le indicazioni sull’autore, provenienza o età dei dipinti, così come i giudizi critici. Degli oltre 250 dipinti presenti nell’inventario, solo di tre di essi si indica l’autore: «un quadretto con cornice di colore scuro che rappresenta una donna opera del Melani»30, «un quadro grande antico dipinto in tavola dal Vanni31 pisano che rappresenta l’Assunzione della Beata Vergine»32 e «una tavola che rappresenta la Beata Vergine col Gesù Bambino in collo dipinto da Alvar Petri de Portugalli anno 1422»33. Quest’ultimo, di cui la nota d’inventario -tradendo un singolare apprezzamento- ne rivela sia l’autore, sia la data di esecuzione, è oggi a noi noto e conservato presso il museo Nazionale di San Matteo di Pisa. La firma di Alvaro Pirez da Evora, oggi non più leggibile, fu riferita dal Da Morrona che descrive il quadro con queste parole: «fra i quadri degli altari vi osserviamo una Madonna dipinta 30 ASPi, Commissariato 1455, c. 758 v; il dipinto è ricordato in una delle camere che si affacciano sull’orto. 31 L’identificazione del pittore risulta problematica. Furono almeno tre i Vanni attivi a Pisa nel XVII secolo: Francesco, Francesco Maria e Giovanbattista, ma tutti di origine senese (vedi F. Paliaga, Pittori, incisori e architetti pisani nel secolo di Galileo, Ghezzano (Pisa), Felici, 2009.); inoltre l’aggettivo «antico» riferito al dipinto, farebbe pensare ad un’epoca precedente. A questo proposito Leopoldo Tanfani Centofanti nel suo testo Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa, Spoerri, 1897 [rist. anast. Bologna Forni, 1972] (pp. 482-488) cita due possibili nomi: Vanni di Bono e il più noto Turino Vanni da Rigoli attivo dall’ultimo ventennio del 1300 fino al 1438. 32 ASPi, Commissariato 1455, c. 733 r; il dipinto è ricordato nella dispensa. 33 ASPi, Commissariato 1455, c. 718 v; il dipinto è ricordato in chiesa, all’altare della Beata Vergine. 11 sull’asse in campo d’oro. Non cattive le teste ci comparvero; ed era la migliore quella del putto, i cui piedi per altro non posavano sul piano. Nelle vesti notammo le pieghe piuttosto diritte ed i lembi dorati. L’autore vi lasciò scritto “Alvarus Petri de Portogalli pinxit”»; l’erudito fornisce dettagli forzatamente omessi dalla breve voce d’inventario: oltre all’iscrizione ad esempio annota il fondo oro, ma anch’egli, pur ritenendo evidentemente il dipinto particolarmente degno di nota34, trascura di annotare la presenza di due angeli ai lati del trono. Il particolare non risulta neanche dalla sintetica voce d’inventario che, essenzialmente identificativa, probabilmente svolgeva perfettamente la sua funzione, senza bisogno di alcuna annotazione di apprezzamento. Al contrario, un’annotazione in questa direzione -unico caso nell’inventario- si rintraccia per la tavola dell’altare dei Santi Stefano e Lorenzo, definita «pittura assai stimata»35, ma trascurata dalla letteratura storico-artistica. Ma se l’assenza nei testi di letteratura storico-artistica di un dipinto citato dall’inventario è facilmente comprensibile e denota lo scarso interesse dimostrato dagli eruditi nei confronti dell’opera, di più difficile comprensione risulta invece il caso opposto, cioè l’assenza nell’inventario di un dipinto registrato dalla letteratura, come avviene nel caso della tavola di Cecco di Pietro descritta nel volume III della Storia della pittura di Cavalcaselle e Crowe. Nel tracciare l’attività di Cecco di Pietro nel testo si afferma: «di questo pittore veramente mediocre abbiamo veduto in Pisa presso il Signor Remedio Fezzi, una tavola colla Vergine che tiene il putto ritto sulle ginocchia in atto di benedire colla destra mentre tiene spiegato nell’altra mano un rotolo», e in nota viene specificato: «in basso leggesi la seguente iscrizione in parte guasta “…ccus petri de pisis me pinxit A. D. MCCCLXX…” le figure sono metà circa del naturale e nel cartello tenuto dal putto si legge “ego sum lux mundi via veritas et vita”. Questa tavola trovavasi nella Nicosia presso Calci, ai lati aveva le figure di S. Giovanni Battista e San Bartolommeo apostolo, le quali tavole furono comprate dal marchese De La Tour Dupin»36. Non risultano tavole rispondenti a questa descrizione né nell’inventario redatto al momento della soppressione, né nel resoconto della vendita, ma dobbiamo considerare che tali documenti sono di un secolo precedenti alla Storia della pittura; e nel frattempo il dipinto potrebbe aver mutato aspetto a seguito di tagli o aggiunte o potrebbe essere giunto alla Nicosia in un’epoca successiva. Inoltre, a rendere la questione ancora più spinosa è l’assenza di un riferimento 34 È l’unico dipinto della Nicosia che l’erudito descrive nei suoi testi riguardanti i monumenti di Pisa. ASPi, Commissariato 1455, c. 719 r: «La tavola dell’altare che rappresenta i Santi Stefano, e Lorenzo con sopra un angiolo che tiene una corona per mano; pittura assai stimata»; il dipinto, chiaramente non apprezzato dagli eruditi, era forse molto amato dai fedeli. 36 G. B. CAVALCASELLE, J. A. CROWE, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, Firenze, successori Le Monnier, 1886-1908, vol. III (1885), pp. 314-315; sulla vicenda cfr. D. LEVI, Erudizione locale e ricognizioni straniere. Alcuni aspetti della storiografia artistica in “L’immagine immutata. Le arti a Pisa nell’Ottocento”, a cura di R. P. Ciardi, Pisa, Cassa di Risparmio di Pisa, 1998, p. 264, nota 156. 35 12 cronologico circa l’acquisto effettuato dal marchese De La Tour Dupin: il marchese potrebbe avere acquistato il dipinto prima della soppressione leopoldina oppure in seguito, ipotizzando che il dipinto sia sopravvissuto in loco dopo la vendita o che ci sia pervenuto in un secondo momento. Troppe sono le possibili ipotesi che potrebbero spiegare questa discrepanza tra le informazioni registrate dell’inventario e quelle fornite dalla letteratura ed è quindi molto difficile darne un’interpretazione; probabilmente sarebbe troppo semplicistico leggervi soltanto il segno del mutato valore artistico attribuito a Cecco di Pietro nel corso di un secolo, ma è un aspetto da non trascurare. Sono sporadiche anche le informazioni riguardanti la provenienza o lo spostamento di opere in altri ambienti registrate dall’inventario; esse si limitano a questi due casi: a proposito di tre dipinti che, all’epoca dell’inventario, si trovano nella sala della foresteria, si tiene a precisare che provenivano dalla «chiesa antica»37, a proposito del quadro raffigurante S. Anna, presente in una delle camere che si affacciano sul chiostro, si registra la provenienza dalla Compagnia del Crocifisso con queste parole: «Un quadretto con cornice dorata che rappresenta S. Anna che è della Compagnia del Crocifisso come asserì il Padre Abate»38. Data l’attestata rarità di questo tipo di dettagli, è lecito domandarsi quale sia stato il motivo che solo in questi due casi abbia spinto l’autore dell’inventario a fornire indicazioni relative alla provenienza delle opere. Riflettendo sull’argomento sembrerebbe plausibile che l’indicazione della primitiva sede mirasse a conferire loro maggiore pregio. Ad esempio nel primo caso si fa riferimento ad una «chiesa antica», e se è noto come l’aggettivo ‘antico’ all’epoca stesse ad indicare piuttosto qualcosa di ‘vecchio’ che non ‘antico’ secondo l’accezione moderna, è pur vero che una chiesa molto vecchia potrebbe essere una sede particolarmente venerata e quindi garanzia di antichità e pregio per l’opera. Nel caso del dipinto raffigurante S. Anna, la provenienza segnalata è la compagnia del Crocifisso. Purtroppo le limitate indicazioni non consentono di identificare con sicurezza tale compagnia, ma si possono avanzare almeno due diverse ipotesi basate sulle relazioni amministrative e geografiche dei luoghi: ritengo che Vicopisano e Calcinaia siano le due possibili sedi della menzionata compagnia del Crocifisso; in merito alla prima ipotesi occorre precisare che il regolamento attuativo delle riforme municipali per il territorio pisano volute da Pietro Leopoldo nel 1776 prevedeva che Vicopisano, divenuta Comunità e sede di una Cancelleria, comprendesse i comuni di Vicopisano, Buti, Cucigliana, San Giovanni alla Vena, Lugnano e Noce, Caprona, Uliveto e Montemagno (presso cui sorgeva il convento di S. Agostino di Nicosia); inoltre proprio nella pieve di Vicopisano esiste un altare dedicato al SS. Crocifisso, presso cui si riuniva una compagnia sotto quel titolo. Circa la possibilità che la 37 38 ASPi, Commissariato 1455, c. 749 v. ASPi, Commissariato 1455, c. 754 r. 13 compagnia avesse invece sede a Calcinaia, oltre alla prossimità geografica con Vicopisano (da cui dista soli tre chilometri), gioca un ruolo importante il fatto che proprio a Calcinaia, il convento di Nicosia possedesse una fattoria i cui beni, come già ricordato, sono inventariati di seguito a quelli del convento e degli altri poderi di sua pertinenza e proprio a Calcinaia sorge una chiesa della compagnia del Crocifisso, eretta nel XVII secolo. Nessuna delle due compagnie sopra elencate risulta però essere particolarmente importante, tanto da essere ricordata nell’inventario. I beni urbani dell’abbazia di Nicosia Sempre in obbedienza agli ordini contenuti nella lettera del 31 marzo 1780, il 6 aprile 1780, il Notaio Dini si recò all’Ospizio della Nicosia, posto in Via S. Viviana a Pisa, e procedette, alla presenza di Angiol Maria Lupetti, cameriere dell’Abate Zucchetti, e di Giovan Battista Fazzi39, all’inventariazione di «mobili, masserizie, attrezzi, et altro esistenti nel medesimo di pertinenza della d.a Nicosia»40. Tra gli oggetti elencati, con lo stesso criterio usato per l’inventario del convento, troviamo tre quadri: uno «di mezzana grandezza con la cornice nera filettata d’oro che rappresenta un santo», uno «in tela che rappresenta un Crocifisso con cornice nera e con piccole riportate, e dorate a vernice» e uno all’altare della cappella pubblica della fattoria di Calcinaia, anch’esso in tela, «che rappresenta il Nostro Beato Arcangelo». Se ne ricava uno scarso interesse per l’arredo artistico dell’ospizio. L’edificio oltre alle zone di servizio come la cucina o la scuderia, era costituito, secondo quanto risulta dall’inventario, da un’anticamera, tre camere e due sale, ma relativamente a queste cinque stanze vengono descritti soltanto due dipinti: un crocifisso e un santo. La vendita A pochi mesi di distanza dalla soppressione, nel giugno dello stesso anno, il Granduca decise di porre in vendita i beni mobili della Nicosia. Con Motuproprio dell’8 giugno 178041 il Granduca ordinava la vendita al pubblico incanto dei beni delle due soppresse abbazie di S. Maria degli Angeli presso Siena e di Nicosia presso Pisa, vendita dalla quale sarebbero state escluse le chiese e le canoniche; gli incanti di Nicosia sarebbero stati ordinati dal Tribunale del Commissariato di Pisa e il denaro sarebbe stato depositato nella Cassa «dell’Uffizio de’ Fossi». 39 Giovan Battista Fazzi, l’economo eletto per l’amministrazione della soppressa abbazia, era il medico condotto di Calci; nel 1774 risulta tra i componenti il consiglio dei XXX e negli anni 1779-1780 figura tra i consiglieri del Magistrato comunitativo di Pisa (vedi D. BARSANTI, Pisa in età Leopoldina, Pisa, ETS, 1995, pp. 81, 167 e 169). 40 ASPi, Commissariato 1455, cc. 769 r-773 r; il riscontro dell’inventario venne eseguito dal Fazzi il 10 maggio 1780. 41 ASPi, Commissariato 1455, c. 1045 r, v. Il documento è trascritto in Appendice (Documento 1). 14 Diversa la sorte riservata alle ‘cartapecore’ del convento: in una lettera42 inviata all’Auditore del Commissariato di Pisa il 13 aprile 1780, il segretario del Regio Diritto Stefano Bartolini comunicava che Pietro Leopoldo ne ordinava il trasporto all’Archivio Diplomatico istituito dal Granduca stesso, con un atto di politica culturale di grande modernità, circa due anni prima a Firenze43. La nuova istituzione, che raccoglieva le antiche pergamene sciolte provenienti dagli uffici pubblici del Granducato di Toscana44 e sollecitava il deposito anche di quelle di proprietà privata, era estremamente innovativa: aperta anche ad un pubblico di studiosi, oltre che per i soliti motivi amministrativi, si distingueva per la particolare attenzione riservata all’aspetto culturale. Le pergamene dell’abbazia di Nicosia dirette a Firenze vennero sistemate in un baule e in un sacco e consegnate, nel luglio 1780, al «navicellaio». Con questo atto il Granduca dimostrava un’indiscussa volontà di conservazione della patrimonio documentario, sentito oltre che come strumento culturale, anche come deposito della memoria da tutelare e trasmettere alle generazioni future. La vendita dei mobili dell’abbazia di Nicosia ebbe grande risonanza; l’editto che ne annunciava e disponeva l’alienazione venne trasmesso a tutte le comunità, intimandone l’affissione «nei luoghi soliti» di maggior frequenza di popolo45, così da ottenere la massima evidenza e, di conseguenza, massima affluenza di pubblico interessato all’acquisto. Tale divulgazione risultò efficace, tanto che, come si legge nel documento di resoconto della vendita («stima e vendita dei beni del convento»), «il calore dell’asta hà aumentato il valore di essi [mobili] per la somma di lire millesettecentosessantatre scudi 5 denari 6, che £ 1738.13.2 sopra li mobili esistenti nella ved. Canonica di Calci ed altre £ 24.12.4 sopra quelli esistenti nell’ospizio di Pisa, come il tutto si osserva dal detto ristretto»46. Così si esprimevano i periti responsabili della valutazione dei beni47 dopo aver confrontato i prezzi di stima con quelli di vendita, esito che è confermato anche da un ulteriore documento, il cosiddetto 42 ASPi, Commissariato 1455, c. 1047 r, v. Le carte dovettero impiegare un po’ di tempo a raggiungere Firenze se, dopo un sollecito per la mancata consegna, ancora a settembre una lettera che non riporta né il mittente, né il destinatario, ma probabilmente spedita dal Commissario di Pisa al Segretario del Regio Diritto a Firenze, precisa che, pur essendo stata fatta la spedizione dalla Dogana il 14 luglio, ma «stante la scarsezza dell’acqua nel fiume Arno», ancora non si è presentato «qualche navicellaio sicuro», tramite il quale poterle spedire (vd. ASPi, Commissariato 1455, c. 1054 r, v). 43 L’Archivio Diplomatico di Firenze, il cui primo direttore fu Ferdinando Fossi, venne istituito da Pietro Leopoldo con Motuproprio del 24 dicembre 1778. 44 La consegna delle pergamene era obbligatoria per gli uffici centrali e periferici del granducato di Toscana, tutte le magistrature, comunità, luoghi pii e conventi soppressi, mentre era facoltativa per i privati. 45 Il provvedimento si trova in ASPi, Commissariato 1455, c. 1320 r (vd. Documento 2 in Appendice), mentre le dichiarazioni dell’avvenuta affissione dell’editto, tra il 22 e il 23 giugno 1780, nelle comunità di Livorno, Vicopisano, Cascina, Pontedera si trovano alle cc. 874, 1317 r, 1318 r, c. 1319 r. 46 ASPi, Commissariato 1455, cc. 1340 v-1341 r; vd. Documento 3 in Appendice. 47 Francesco Bardi e Francesco Ricci ‘pubblici stimatori’, vd. Documento 3 in Appendice. 15 «Ristretto»48, ossia una sorta di bilancio generale, dato dalla sintesi delle stime e delle entrate, redatto al termine dell’intera operazione di inventariazione, stima e vendita dei beni, da cui si evince ad esempio che, a parte alcuni oggetti invenduti, alcuni beni mobili vennero lasciati ai Padri, altri ai ‘serventi’, mentre una parte degli arredi sacri rimaneva per uso della chiesa. Il resoconto della vendita Il resoconto della vendita, che restituisce nel dettaglio i valori delle stime e dei prezzi, è un documento composto da 65 carte49 che, dopo una breve introduzione a chiarimento delle procedure adottate durante l’operazione, si presenta in forma di elenco a più colonne: nella prima troviamo un numero progressivo assegnato ad ogni oggetto50, nella seconda una sintetica descrizione di tale oggetto, nella terza il valore stimato e nell’ultima il prezzo di vendita. La prima parte, citata anche nel ‘Ristretto’ dove viene definita “Inventario Generale”, è l’«inventario, stima e ripresa di vendita dei mobili esistenti nella soppressa Nicosia di Calci» e riporta l’elenco di tutti gli oggetti presenti nei vari ambienti, seguendo la distribuzione geografica degli stessi, come avviene nell’inventario redatto per la soppressione. Seguono poi elenchi separati che raggruppano gli stessi oggetti a seconda dell’esito della vendita ripetendone i numeri identificativi: la «nota dei mobili restati invenduti», la «nota delle robe restate invendute [che] furono fatte trasportare a Pisa per essere state le medesime subbastate più, e diverse volte, e non essere trovato un oblatore alcuno le quali esistono al presente nel Tribunale del Commissariato di Pisa per rimettersi nelle mani e dalla custodia dell’ecc.mo sig. dottor Fazzi economo»; la «dimostrazione di come furono distribuiti i lotti della biancheria», l’«inventario e stima della libreria riportata in corpo sotto la nota delle robe invendute», l’«inventario, stima e ritratto di vendita dei mobili esistenti nell’ospizio di Pisa», l’«inventario e stima degli argenti riportata estensivam. nell’inventario generale nel quale si vede il ritratto di essi», la «nota e valuta dei mobili stati rilasciati ai PP. e questi scorporati dall’inventario generale», la «nota e valuta 48 ASPi, Commissariato 1455, cc. 1404 v-1405 r.; vd. Documento 4 in Appendice. ASPi, Commissariato 1455, le carte hanno una doppia numerazione dovuta all’inserimento del fascicolo, con carte numerate da 1 a 126, nella filza di documenti del Commissariato; ciò ha comportato l’apposizione di una nuova numerazione uniformata a quella progressiva delle carte nella filza: cc. 1340 r-1405 r. In Appendice è riprodotta una tabella sinottica che riporta una selezione di oggetti di interesse artistico presenti nell’elenco, in relazione ai quali sono state aggiunte informazioni presenti nell’inventario redatto al momento della soppressione. 50 Per rigore di informazione faccio notare che il numero progressivo non sempre rispetta un ordine crescente nell’elenco, ad esempio a c. 1352 v questa è la successione dei numeri della prima colonna: 189, 197, 124, 170, 170, 208, 209, 210, 211; l’impressione è che nel compilare l’elenco i periti abbiano numerato gli oggetti sulla base dell’inventario redatto al momento della soppressione, questo spiegherebbe anche il ripetersi di uno stesso numero identificativo per oggetti diversi (nel caso portato ad esempio il numero 170 è associato sia ad un messale con coperta, che ad una croce in rame), che nell’inventario precedente erano raggruppati sotto una stessa voce; anche molte delle descrizioni ricalcano quelle dell’inventario suddetto spesso sintetizzandole. 49 16 degli utensili e arredi sacri rilasciati per uso della chiesa, e questi scorporati dall’inventario generale», e per finire il «bilancio generale» (detto ‘Ristretto’). Esito della vendita Quasi tutti gli oggetti posti in vendita furono effettivamente alienati e si può supporre che l’asta ebbe una certa vivacità se il prezzo pagato per mobili, utensili e argenti fu del 12 % superiore al valore calcolato dalla perizia (£ 1738.13.2 contro le £13910.6.2 stimate). I manufatti cui fu attribuito il valore maggiore furono, come è facile intuire, gli argenti; in particolare il prezzo più alto fu pagato per sei candelieri da altare con un piede di croce (n. 199 dell’elenco) del considerevole peso di più di quarantaquattro libbre che, a £ 6 l’oncia, vennero valutati e pagati ben £ 320251. A fronte dei prezzi raggiunti dagli argenti, la valutazione dei dipinti appare particolarmente bassa: la maggior parte è stimata poche lire e tra quelli più apprezzati ci sono i soggetti di genere (paesi, fiori, marine, battaglie); ad esempio due quadri raffiguranti marine (n. 597), valutati £ 24, vennero venduti a £ 41; niente al confronto di «un apparato in terzo, cioè pianeta, due tonicelle, stola, manipoli e borsa, tutto di broccato con gallone di oro» (n. 141) valutato £ 160 e poi pagato ben £ 346, ma comunque un buon prezzo. Nonostante ciò, tra i pezzi più contesi dell’intera asta oltre naturalmente ad alcuni argenti52, vi sono anche molti dipinti che furono alla fine pagati il doppio del prezzo di partenza53. I meno apprezzati risultano «quattro quadri grandi con cornice nera, ed il contorno dorato», presenti in sagrestia di cui si specificavano i soggetti nell’inventario della soppressione: il Beato Stefano, il Beato Arcangelo, S. Lucia, e S. Donato; furono gli unici quadri presenti all’asta che, insieme soltanto a qualche tendina, rimasero invenduti o comunque privi di un’assegnazione e, dopo essere stati messi in vendita più volte senza successo, vennero trasportati al Tribunale del Commissariato di Pisa per essere consegnati all’economo Fazzi in attesa di destinazione. Difficile capire il motivo per cui gli acquirenti 51 Purtroppo non abbiamo un termine di paragone che ci aiuti a stabilire se il prezzo pagato per l’argento rientrava nella norma, o se c’era un plusvalore legato a considerazioni artistiche o tecniche. Si può però circoscrivere l’analisi mettendo in rapporto i prezzi di stima adottati per i vari pezzi d’argento del convento di Nicosia. Esaminando il documento che registra i prezzi di stima e di vendita, si ricava che la stima dell’argento all’oncia variò da un minimo di lire 5 ad un massimo di lire 6 e 1/3 (questi i valori registrati: 5, 5.13.4, 5.15, 5 2/3, 5.6.8, 6, 6 1/3), dunque i sei candelieri furono valutati un prezzo molto alto. 52 Un calice con patena (n. 194) valutato £ 157.10 e pagato £ 191.10, due sottocoppe (n. 206) valutate £ 359.7.6 e pagate £ 409.7.8, prezzi decisamente alti se si pensa che un canterale in noce (n. 510) veniva stimato £ 40 e un «letto con caprette di ferro, tre tavole d’albero, saccone, due materasse, capezzale, coltrone, coperta, torna letto a fiamme tessuto di bambagia celeste» stimato £ 80. 53 Tra gli altri forse il lotto più conteso fu quello composto da 34 dipinti, 6 quadretti a stampa sfondati e tre cornici (dal n. 614 al n. 629), valutati nel complesso poco meno di £ 27 vengono acquistati insieme ad alta mobilia (la cui stima complessiva ammontava a circa £ 10) per £ 82; seppur comprensivo di altri mobili, il prezzo pagato, raffrontato alla somma dei singoli prezzi stimati, risulta ben più del doppio. 17 rimasero indifferenti a questi dipinti. Un’ipotesi è che fossero danneggiati, ma nella descrizione non si fa nessun riferimento al loro stato di conservazione quindi, considerando che nei documenti si trova spesso la definizione ‘lacero’ in riferimento a dipinti chiaramente in cattivo stato, si può presumere che questi fossero in buone condizioni; dunque non resta che considerare la possibilità che nella decisione per l’acquisto o meno dei dipinti abbiano influito questioni di gusto, esigenze di arredo, legate ad esempio alle dimensioni, o valutazioni economiche. Dall’attenta analisi dei documenti emergono altri interessanti spunti di approfondimento. Ad esempio risulta alquanto bizzarra la suddivisione effettuata tra i beni destinati ai monaci e quelli destinati alla chiesa. Tra gli oggetti lasciati ai monaci, insieme a quelli di utilità pratica come letti, tavolini e canterali, troviamo ben ventuno quadri, un reliquiario e quattro forchette in argento; al contrario per uso della chiesa vengono lasciati palchetti, panche, sedie, inginocchiatoi, candelieri, carteglorie, aspersori, libri, reliquiari, una pianeta e l’organo (valutato ben £ 420), ma nessun dipinto. Naturalmente i ventuno ‘dipinti’ descritti dai documenti potrebbero essere delle stampe, ma è curioso che alla chiesa non rimanga nessun quadro. Il caso più interessante risulta dal confronto del materiale appena esposto con fonti di epoca successiva. Nel tentativo di rintracciare l’attuale collocazione dei dipinti, si è cercato di seguirne le tracce nella letteratura posteriore alla soppressione ed è emerso un fatto assai singolare. Nei documenti settecenteschi relativi al convento di Nicosia si perdono le tracce di cinque dipinti. Essi sono presenti nell’inventario redatto al momento della soppressione di cui, ma poi non risultano né tra quelli venduti, né tra gli invenduti, né tra quelli mandati in deposito al tribunale del Commissariato, né tra quelli lasciati ai padri monaci e neppure, infine, tra gli oggetti lasciati per uso della chiesa. Tre di essi, però, riappaiono collocati alla Nicosia negli inventari redatti da Annibale Marianini negli anni 18601863. I cinque dipinti, vengono così descritti nell’inventario della soppressione redatto nel 1780 54: quattro di essi sono collocati in chiesa, il primo all’altare di S. Agostino è descritto come «un quadro che rappresenta S. Agostino in piedi, e di sotto un quadro di mezzana grandezza che rappresenta il nostro Beato Arcangelo con cornice dorata a velatura sopra la quale sono dieci voto d’argento con parecchi altri voti»; il secondo posto sull’altare della Beata Vergine è una «tavola che rappresenta la Beata Vergine col Gesù Bambino in collo dipinto da Alvar Petri de Portugalli anno 1422»; il terzo si trova all’altare del Crocifisso descritto come «la tavola dell’altare che rappresenta il Santissimo crocifisso 54 cfr. la tabella sinottica in Appendice dove alla descrizione dei dipinti, in blu, corrisponde il riferimento alla carta dell’inventario redatto alla soppressione. 18 con a piedi S. Tommaso d’Aquino»; il quarto, all’altare di S. Stefano e S. Lorenzo: «la tavola dell’altare che rappresenta i Santi Stefano, e Lorenzo con sopra un angiolo che tiene una corona per mano; pittura assai stimata»; il quinto si trova in una camera ed è «un quadretto con cornice nera filettata d’oro che rappresenta il Beato Arcangelo». Di questi cinque dipinti non abbiamo più riscontro nei documenti analizzati, fino al secolo successivo, quando tre di vengono così descritti nel convento di Nicosia da Annibale Marianini55: «fra i quadri degli altari vi osservai una Madonna in campo d’oro lo stile un po’ duro le pieghe dritte ed i lembi rati – l’autore volle scrivere il suo nome così Alvarus Petri de Portogalli pinxit. Forse l’istesso autore di un quadro più grande da me ammirato nella cattedrale di Volterra?» e ancora «il primo quadro a destra entrando si presenta un bel quadro in tela di B.a 4. e 2. ¾ San Lorenzo e Santo Stefano e dipinto con senso di colore e correttamente disegnato sul gusto di G da S Giov. –nella parte superiore del quadro vi è una gloria di cherubini freddamente dipinta per far risaltare un angeletto nudo (…) che scende a distribuire la palma ai primi martiri. Le figure sono in piedi e vi domina il giallo e il violetto» e infine «un vecchio quadro di Sant’Agostino che fu portato qui per dar luogo ad una tela del Bacchini piuttosto brutta». Conclusioni Eccezion fatta per la Madonna di Alvaro Pirez, che sappiamo trovarsi al Museo Nazionale di San Matteo, non abbiamo purtroppo nessuna traccia per poter individuare l’attuale collocazione di questo ingente patrimonio alienato, poiché non è rimasta memoria di chi fossero gli acquirenti. La letteratura storica, come abbiamo visto, ci offre un valido aiuto, più spesso per quanto riguarda i dipinti che, grazie alle indicazioni di autori o soggetti, risultano più facilmente individuabili rispetto ad altri oggetti, che rimangono così nell’anonimato; ma qualche volta, come in questo caso, anche questi oggetti fanno parlare di sé: così un turibolo (probabilmente il n. 192) viene ricordato da Annibale Marianini nella pieve di Calci con queste parole «nella vicina canonica mi furono mostrati dalla gentilezza del proposito molte belle argenterie e arredi sacri acquistati dalla vicina Certosa a Nicosia, e tra questi un antico turribolo di stile gotico conservatissimo»56. È probabile che nell’Ottocento lo stile ‘gotico’ del turibolo gli valesse un apprezzamento maggiore rispetto a periodi precedenti. Sebbene l’unico vero atto di tutela emerso dallo studio della vicenda sembra essere stato quello attuato da Pietro Leopoldo a favore delle pergamene, dall’analisi dei documenti di stima e di vendita, sono comunque emersi dati importanti che hanno permesso di capire, ad esempio, quali furono gli oggetti 55 A. MARIANINI, Inventario dei beni artistici nel Compartimento di Pisa (1860-1863), a cura di M. Burresi, Pisa, Soprintendenza per i Beni A.P.P.S.A.E., Pontedera, Bandecchi & Vivaldi, 2007, pp. 99 e 106. 56 Ibid. p. 16. 19 più contesi e quali le tipologie cui veniva attribuito maggior valore economico; ed è anche attraverso dati di questo tipo, apparentemente insignificanti, che è possibile seguire i primi passi del formarsi del concetto di patrimonio culturale. 20 APPENDICE DOCUMENTARIA 1. Motuproprio per la vendita dei beni delle soppresse abbazie della Nicosia di Calci e di S. Maria degli Angeli presso Siena, 8 giugno 1870. ASPi, Commissariato 1455, c. 1045 r, v. 2. Editto della vendita dei beni del convento di Nicosia, 21 giugno 1780. Commissariato 1455, c. 1320 r. 3. Stima e vendita dei beni del convento di Nicosia. Commissariato 1455, cc. 1340 v-1341 r. 4. Ristretto di tutte le stime assieme riunite della soppressa Nicosia di Calci, consistenti nei soli mobili, argenti, utensili di chiesa, biancheria, e batteria da cucina. Commissariato 1455, cc. 1404 v-1405 r. 5. tabella sinottica. 21 Documento 1 Motuproprio per la vendita dei beni delle soppresse abbazie della Nicosia di Calci e di S. Maria degli Angeli presso Siena, 8 giugno 1870. ASPi, Commissariato 1455, c. 1047 r, v «Sua Altezza Reale comanda che tutti i beni di suolo e tutti i mobili delle due soppresse abbazie di S. Maria degli Angeli presso Siena e di Nicosia presso Pisa, previe le stime, siano venduti al pubblico incanto per liberarsi al maggiore e migliore offerente, salva però sempre quanto alli stabili da vendersi spezzatamente la sovrana approvazione. Che gl’incanti de’ beni della soppressa Abbazia di Siena siano ordinati dal supremo Magistrato del concistoro, e per quelli dell’Abbazia di Pisa dal Tribunale di quel Commissariato. Che dall’incanto e vendita siano eccettuate le sole chiese e canoniche e loro annessi di fabbriche quando ve ne siano. Che il denaro delle vendite sia di mano in mano depositato in Siena nella Cassa del Monte de’ Paschi, ed in Pisa in quella dell’Uffizio de’ Fossi. Che siano affrancati tutti i pesi de’ quali si trovassero gravati i beni, e le chiese delle predette due abbazie, consegnando i capitali corrispettivi a chi occorre. Che si condonino i rispettivi debiti agli attuali contadini mezzaioli per dependerla di mezzeria, ed il simile si faccia con qualunque altro contadino che in avanti sia stato mezzaiolo de’ predetti beni, e che apparisse acceso debitore di mezzeria ai libri di amministrazione; ed a tal effetto i rispettivi economi, ne faranno gli opportuni spogli e saldi de’ conti. Ed il Senator Segretario del Regio Diritto dia le partecipazioni ed ordini necessari. Dato lì otto giugno millesettecento ottanta V. Albeti C. Bonsi Concorda con l’originale Franc. Tallinacci» 22 Documento 2 Editto della vendita dei beni del convento di Nicosia, 21 giugno 1780. Commissariato 1455, c. 1320 r. «L’Ill.mo Sig. Aud. Vicario […] del Com.to di Pisa per il presente pubb.o editto fa intendere come sotto di 24 e 25 del corrente mese di giugno 1780 nella Nicosia di Calci saranno per mezzo di pubblico incanto offerti in vendita tutti i mobili, argenti, arredi sacri e che vi si trova sopra le stime state fatte dai pubblici stimatori per rilasciarsi al maggior, e migliore offerente notificando altresì, che la vendita principierà nella mattina di ciascuno di detti g.ni alle ore otto e durerà fino alla sera, e qualora negli indicati due g.ni non sia possibile di vendersi tutto, sarà continuata la vendita nei successivi g.ni di festa, finattantoché non sarà venduto tutto: che però chi vuol attendere alla compra di detti mobili comparisca nei soprad.i g.ni in detta Nicosia avvertendosi altresì tutti quelli che compreranno che dovrà passarsi subito il prezzo di ciascun capo di roba in mano dell’economo E t.to q.sto di 21 giugno 1780 […] A 21 giugno 1780 fu scritto ai […] di Vicopisano, Cascina, e Pontedera ove fu rimesso l’editto sud.o perché fosse affisso in dd. Luoghi A di giugno d.o fu affisso l’editto sud.o alla porta del Pret. e sotto le sette colonne […] in Calci». 23 Documento 3 Stima e vendita dei beni del convento di Nicosia. Commissariato 1455, cc. 1340 v-1341 r. «Noi appiè soscritti pubblici stimatori della Città e comunità di Pisa essendoci trasferiti fino sotto li 21 del decorso giugno del corrente anno 1780 ed altri giorni susseguenti nel comune di Calci, e nominatam. nella soppressa canonica della Nicosia, ed ivi a norme degli ordini statici dati dal tribunale di V. S. Ill.ma si procedé a fare le stime di tutti li mobili, argenti, utensili di chiesa e di tutto altro in detta canonica esistente, quale ritrovassimo ammontare alla somma, e quantità di Lire tredici mila novecento undici, scudi 6 e denari 2, come si riscontra dall’inventario generale descritto in questo da carte 1 a 66, come pure vista e osservata la libreria coll’assistenza dell’ecc.mo Sig.re Dott.re Malanima si […] alla stima della medesima, quale si trovò ascendere alla somma di lire mille ventinove denari (?) 8 come all’inventario che in questo da carte 86 a 92. Ed in ultimo luogo tresferitici all’Ospizio di Pisa, ove parimente veduti, ed osservati tutti li mobili in detto ospizio esistenti, e dato a ciaschedun capo il suo valore ritrovassimo ascendere quelli alla somma e quantità di lire trecentonovant’otto e scudi 6 come si osserva dall’inventario ostensibile che in questo da carte 100 a 104. Che visti ed ammassati tutti li detti prodotti di stima viene a realizzarsi tutta la valuta di essi alla somma, e quantità di lire quindici mila trecento trent’otto scudi 12 denari 10 come si può osservare dal ristretto, o sia bilancio, che in questo da carte 125 a 126. E stati da noi esattamente riscontrati i prodotti di stima, con quelli di vendita, aviamo ritrovato che il calore dell’asta hà aumentato il valore di essi per la somma di lire millesettecentosessantatre scudi 5 denari 6, che £ 1738.13.2 sopra li mobili esistenti nella ved. Canonica di Calci ed altre £ 24.12.4 sopra quelli esistenti nell’ospizio di Pisa, come il tutto si osserva dal detto ristretto; in fede di che ci firmiamo Francesco Bardi Pub. Stim.re m. p. Francesco Ricci Pub. Stim.re m. p.» 24 Documento 4 Ristretto di tutte le stime assieme riunite della soppressa Nicosia di Calci, consistenti nei soli mobili, argenti, utensili di chiesa, biancheria, e batteria da cucina. Commissariato 1455, cc. 1404 v-1405 r. Dal prodotto della stima e valuta dei mobili, argenti, utensili di chiesa, biancheria, e batteria da cucina, per quelli ritrovati esistere nel monastero della soppressa Niccosia di Calci, come si osserva dalle stime, ed inventario ostensibile descritto in questo da carte 1 a carte 66 Dal prodotto della stima e valuta della libbreria ritrovata esistere nel monastero di Calci, pure essa descritta ostensibilm.te, con suoi marginali di stime in questo da carte 86 a 92 Dal prodotto della stima e valuta dei mobili ritrovati esistere nell’Ospizio di Pisa, come dall’inventario e stima, ostensibilmente descritta in questo da carte 100 a carte 104 Total prodotto delle stime £ 15338.12.10 Per l’app.o aumenti fatti le medesime al calore dell’asta Per aumento, e ripresa mag.re fatto sopra le stime dei mobili et. £ 1738.13.2 esistenti nel monast. della soppressa Niccosia di Calci sopra la porz.ne di quelli venduti Per detto sopra li mobili esistenti nell’Ospizio di Pisa £ 24.12.4 Totale aumenti sopra i mobili venduti £ 1763.5.6 £ 1763.5.6 Stime = battono pari con le riprese di contro £ 17101.19.4 Sfogo che si dà alle di contro descritte partite Dal ristretto degli argenti, mobili, biancheria, utensili di chiesa, e batteria da cucina, per quelli restati venduti alla pubblica asta e che esistevano nel monastero della soppressa Niccosia di Calci, il quale si vede descritto nei secondi marginali in questo da carte 1 a carte 66 Dal ritratto dei mobili ritrovati esistere nell’Ospizio di Pisa, come si osserva dai secondi marginali che in questo da carte 100 a 104 Incassato Prodotti di robe restate Da una nota di mobili restati invenduti da quelli esistenti nella £ 794.19.8 soppressa Niccosia di Calci, descritta in questo separatam. Da carte 69 a 77 25 £13910.6.2 £ 1029.-.8 £ 398.6.- £ 12641.14.8 £ 300.5.£ 12941.19.8 Da una nota di libri ritrovati esistere nella sud.ta soppressa £ 1029.-.8 Niccosia, pure esistenti, invenduti e questa descritta separatam. in questo da carte 107 a 111 e riportata in corpo sotto la nota dei mobili invenduti in questo a carta 77 Total prodotto delle robe restate invendute £ 1824.-.4 £ 1824.-.4 Per una nota di più e diversi mobili stati rilasciati ai R.mi PP Abate Zucchetti, Morandini e Scorzi, di quelli esistenti nella soppressa Niccosia di Calci descritta in questo da c. 113 a 116 Per la valuta di altri mobili rilasciati ai sud.i PP di quelli esistenti nell’Ospizio di Pisa descritti in questo a c. 116 Per la valuta di quelli rilasciati ai serventi descritti in questo a c. 116 Total valuta dei mobili rilasciati ai sopradescritti £ 1164.-.- £ 988.16.8 £ 122.13.4 £ 52.10.£ 1164.-.- Per una nota di utensili di chiesa rilasciati per uso alla medesima e descritti in questo da c. 119 a c. 123 £ 1171.18.4 Riprese con aumenti battono pari con le riprese di contro £ 1171.18.4 26 Documento 5 Tabella sinottica La tabella presenta una selezione degli oggetti di interesse artistico presenti nel resoconto della vendita dei mobili della Nicosia (cc. 1-66) («Stima e vendita dei beni del convento di Nicosia», Doccumento 3 in Appendice). Nella prima colonna è indicato il numero identificativo; nella seconda è stata trascritta la descrizione degli oggetti, aggiungendo tra parentesi tonde la loro collocazione come la si ricava dal documento stesso e, in qualche caso, alcune notizie aggiuntive ricavate dall’inventario redatto al momento della soppressione del convento –cui si riferiscono i numeri di carta presenti nell’ultima colonna-; sempre da quest’ultima fonte si ricavano le descrizioni di oggetti non più presenti nell’inventario della vendita (evidenziate con carattere blu); la terza colonna riporta le stime, mentre nella quarta sono indicati i prezzi di vendita e, nel caso l’oggetto non sia stato venduto, dove è stato possibile se ne è indicata la destinazione (oggetti lasciati ai Padri Abati, oggetti lasciati in uso alla chiesa) ricavando i dati dal documento stesso. N. Descrizione cc. 1-66 22 un cielo da baldacchino da chiesa con cornice dorata a oro £ 14.-.buono (stalla e fienile) 23 34 cassapanca vecchia (stalla e fienile) £ -.3.4 tre quadretti che rappresentano tre santi dipinti in tavola £ -.13.4 (camera del cocchiere) 53 sei candeglieri grandi di ottone di peso tutti tali quali stanno £ 315.14.libbre 412 compresovi il piede stallo, e sua croce, che avendo avuto reflessione alla terra che esiste dentro i medesimi ed all’anima di ferro si valutano (chiesa) due candeglieri d’ottone mezzani di p. libbre 22 senza anima £ 22.-.(chiesa) 54 55 56 Stima un baldacchino dorato a oro di zecchino con farbalà d’amuer £ 6.-.giallo con la guarnizione, essendocene di argento esistente il med. sopra il ciborio (chiesa) quattro candeglieri bassi di metallo inargentato (chiesa) £ 1.68.- 60 due carte glorie intagliate, e dorate assai vecchie e di nessun valore (chiesa) 63 quattro candeglieri di ottone con croce simile di mezzana £ 45.-.- 27 Vendita Rif. Inv. soppress . c. 714 v £ 14.-.(per i numeri 22 e 23) idem c. 714 v £ 3.2.c. 716 r Acquistati insieme ad altri mobili £ 315.14.c. 717 v (altare magg.) Rilasciati per uso della chiesa Rilasciati per uso della chiesa Rilasciati per uso della chiesa Rilasciate per uso della chiesa Rilasciati per c. 717 v (altare magg.) c. 717 v (altare magg.) c. 717 v (altare magg.) c. 717 v (altare magg.) c. 718 r 64 grandezza di p. once 49 senza anima (chiesa, altare di S. Agostino) due piccoli candeglieri di legno con velatura per le messe £ -.6.8 basse (chiesa, altare di S. Agostino) 65 una muta di cartelle nuove inargentate (chiesa, altare di S. £ 2.-.Agostino) 66 all’altare diversi voti d’argento di p. once 1 e […] 22 che a 6 £ 11.10.l’oncia (chiesa, altare di S. Agostino – nell’inv. della soppressione si specifica: i voti risultano essere posti sopra al quadro del Beato Arcangelo) Un leggio tinto di nero (chiesa, altare di S. Agostino) £ -.5.- 67 68 69 un quadro che rappresenta S. Agostino in piedi, e di sotto un quadro di mezzana grandezza che rappresenta il nostro Beato Arcangelo con cornice dorata a velatura sopra la quale sono dieci voto d’argento con parecchi altri voti (chiesa, altare di S. Agostino – descritto nell’inv. redatto al momento della soppressione) quattro candeglieri d’ottone di mezzana grandezza con sua £ 46.-.croce di peso tali quali stanno senza anima libbre 46 (chiesa, altare della Beata Vergine) due candeglieri piccioli di legno a velatura (chiesa, altare della £ -.6.8 Beata Vergine) 70 una muta di cartaglorie (chiesa, altare della Beata Vergine) 71 un leggio tinto di nero (chiesa, altare della Beata Vergine) 72 tavola che rappresenta la Beata Vergine col Gesù Bambino in collo dipinto da Alvar Petri de Portugalli anno 1422 (chiesa, altare della Beata Vergine – descritto nell’inv. redatto al momento della soppressione) quattro candeglieri d’ottone di mezzana grandezza con sua £ 34.-.croce di p. libbre 34 senza l’anima (chiesa, altare del Crocifisso) una muta di cartaglorie nuove inargentate (chiesa, altare del £ 2.-.Crocifisso) 73 74 75 £ 2.-.- due tavolette tinte di celeste con filett.to acquetta nelle quali vi £ 8.-.esistono 54 voti di argento che sono stati considerati quali stanno senza pesare (chiesa, altare del Crocifisso) la tavola dell’altare che rappresenta il Santissimo crocifisso con a piedi S. Tommaso d’Aquino (chiesa, altare del Crocifisso– descritto nell’inv. redatto al momento della soppressione) quattro candeglieri di ottone con sua croce compagna di p. £ 29 28 uso della chiesa Rilasciati per c. 718 r uso della chiesa Rilasciate per c. 718 r uso della chiesa Rilasciati per uso della chiesa Rilasciato per c. 718 v uso della chiesa c. 718 r Rilasciati per uso della chiesa Rilasciati per uso della chiesa Rilasciate per uso della chiesa Rilasciato per uso della chiesa c. 718 v c. 718 v c. 718 v c. 718 v c. 718 v Rilasciati per c. 719 r uso della chiesa Rilasciate per c. 719 r uso della chiesa Rilasciati per c. 719 r uso della chiesa c. 718 v Rilasciati per c. 719 r 76 103 libbre 29 senza l’anima (chiesa altare di S. Stefano e S. Lorenzo) una muta di carteglorie nuove inargentate (chiesa altare di S. £ 2.-.Stefano e S. Lorenzo) la tavola dell’altare che rappresenta i Santi Stefano, e Lorenzo con sopra un angiolo che tiene una corona per mano; pittura assai stimata (chiesa, altare di S. Stefano e S. Lorenzo) un aspersorio d’ottone con la tavoletta per la benediz.ne con £ 1.10.cornici filettate d’oro (chiesa, coro) 110 un organo a nove registri (chiesa, cantoria) £ 420 112 due statue che rappresentano due mori (chiesa sagrestia nell’inv. della soppressione si specifica: torcieri) quattro quadri grandi con cornice nera, ed il contorno dorato (chiesa, sagrestia - nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano il Beato Stefano, il Beato Arcangelo, S. Lucia, e S. Donato) […] Tabernacolo di noce con entro un crocifisso con cristallo davanti, e sei reliquiari di legno intagliati e dorati con diverse reliquie (chiesa, sagrestia) due reliquiari di rame inargentati (chiesa, sagrestia) due cassette di pero con suoi cristalli da tutte le parti (chiesa, sagrestia) £ 8.-.- 114 116 117 118 £ 10 £ 120.-.£ 1.6.8 £ 14.-.- 119 una cassetta grande intagliata e dorata col cristallo davanti £ 12.-.(chiesa, sagrestia) 120 una reliquia della Santa Croce di S. Anna S. Agostino, S. Stefano e il Beato Arcangelo con le rispettive autentiche che tre […] in argento (chiesa, sagrestia) reliquia di S. Lorenzo martire quale esiste in frà le altre segnata di n. 120 (chiesa, sagrestia – nell’inv. della soppressione si specifica: regalata dal Padre Abate Zucchetti) dieci medaglioni di gesso parte rotti e di nessun valore (chiesa, sagrestia – nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano il Salvatore, la Vergine, S. Pietro ed altri Santi) ARGENTERIA un ostensorio d’argento con ferro e vite sotto il piede dell’Angelo con raggi di rame dorato e cerchio simile con viti dietro del medesimo d’argento e lunetta dentro di esso d’argento dorato con suo porta fuori d’argento senza dorare, e cristallo attorno del cerchio di vari colori di pero tal quale sta libbre sette e once una che si considera tutto di valuta una croce di pero nera di ebano con il Cristo e sfogliami d’argento, considerata tal quale sta di valuta un calice con sua patena d’argento che la coppa ed il gambo di esso dorata dentro, e fuori a basso rilievo di once ventitre che a £ 6 l’oncia imp. 121 122 188 190 191 29 £ 6.-.- uso della chiesa Rilasciate per c. 719 r uso della chiesa c. 719 r Rilasciato per c. 721 v uso della chiesa Rilasciato per c. 721 v uso della chiesa £ 8.10.10 c. 722 v Trasportati al c. 722 v tribunale del commissariat o di Pisa Rilasciati per c. 723 r uso della chiesa c. 723 r Rilasciate per c. 723 r uso della chiesa Rilasciata per c. 723 r uso della chiesa Rilasciata per c. 723 v uso della chiesa c. 723 v c. 723 v £ 300.-.- £ 314.-.- c. 727 r £ 60.-.- £ 60.5.- c. 727 r £ 138.-.- £ 138.-.- c. 727 r 192 193 194 194 195 195 196 197 198 198 198 198 198 199 200 201 202 203 203 204 un turribile d’argento con il piedestallo in cattivo ordine di peso once venticinque e […] 12 alquanto sudicio al di dentro che tal piede stà si valuta £ 5.13.4 l’oncia una bugia d’argento senza mocchette di peso once 6 e […] 3 ½ che a £ 5.15 l’oncia imp. un calice con sua patena d’argento che la coppa del calice e la patena del medesimo dorata solamente al di fuori con il gambo lavorato a basso rilievo di peso once ventitre che a £ 6 l’oncia imp. un calice con sua patena che la coppa del medesimo dorata dentro, e fuori, che nel gambo e nella contraccoppa di esso esprime la Passione di N.ro Signore in piccoli ovati dorati di p. once ventisei e […] 6 che a £ 6 l’oncia una pisside d’argento con coppa al di dentro dorata di peso once dodici e […] 9 che considerato il valore della copertina si valuta £ 6 l’oncia che in tutto importa altra pisside con coppa e coperchio della medesima dorata al di dentro di peso once 20 con copertina ricamata di oro, che compresovi la valuta di detta copertina di circa £ 6 1/3 l’oncia che in tutto imp.a una chiavina d’ar.to per il ciborio una secchiolina per l’acqua santa di peso once nove e […] 22 ½ che a £ 6 l’oncia importa una piccola guantiera d’argento di peso once otto e […] 18 che a £ 6 l’oncia imp. un campanello d’argento di peso once sette e […] 18 senza il battaglio per essere q.st di ferro che si valuta £ cinque 6.8 l’oncia una pace di argento di peso once cinque e […] 16 che a £ 6 l’oncia imp. un sigillo d’Arg. del titolo di peso once tre e […] 17 ½ che a £ 5.6.8 l’oncia imp. due piccoli angeli d’argento di peso once sei e […] 1 che a £ 6 l’oncia sei candeglieri d’argento, alti da altare con il piede della croce di peso al netto d’anima di legno e vite di ferro libbre quarantaquattro e once cinque e […] 16 che a £ 6 l’oncia imp. una corona d’argento fissa alla Madonna un pastorale d’argento in n. sette pezzi di peso libbre tre once dieci e […] 23 che a £ 5.15 l’oncia imp. una croce con suo Cristo d’argento dorato il tutto al netto senza anima libbre tre once 2 e […] 16 che a £ 6 l’oncia un anello con cerchio d’argento con vetro colorito in mezzo un anello con cerchio d’argento dorato con cristallo bianco in mezzo un calice con piede di rame e con coppa e patena di argento 30 £ 144.10.- £ 144.10.- c. 727 v £ 35.6.8 £ 35.6.8 c. 727 v £ 138 £ 147.10.- c. 727 v £ 157.10.- £ 191.10.- c. 727 v £ 74.5.- £ 74.5.- c. 727 v £ 126.13.4 £ 126.13.4 c. 727 v £ 2.6.8 £ 59.12.6 Rilasciata per c. 727 v uso della chiesa £ 59.12.6 c. 727 v £ 52.10.0 £ 52.10.0 c. 727 v £ 41.6.5 £ 41.6.8 c. 727 v £ 34.-.- £ 34.-.- c. 727 v £ 19.17.6 £ 19.17.8 c. 727 v £ 36.5.6 £ 36.5.6 c. 727 v £ 3202.-.- £ 3202.-.- c. 727 v £ 8.-.- £ 270.-.8 £ 8.-.c. 728 r Rilasciati per uso della chiesa £ 281.15.c. 728 r £ 232.-.- £ 232.-.- c. 728 r £ 3.6.8 £ 3.-.- £ 5.-.£ 3.-.- c. 728 r c. 728 r £ 56.-.- Rilasciati per c. 728 r val.to tal quale stà 205 205 205 206 206 207 207 207 189 197 124 170 170 208 209 210 211 212 213 257 263 266 268 un bacile d’argento centinato di lavori a basso rilievo di p. libbre 3 e once 1 che a £ 6 l’oncia quattro posate d’argento di peso once 15 che a £ 5 2/3 l’oncia sono £ 85 che compresovi £ 32 valuta di quattro coltelli in tutto un mesci roba d’argento di peso libbre 2 once 7 ½ che a 5.68 l’oncia imp. due sottocoppe d’argento centinate con coppa a vite di p. libbre cinque once 2 e […] 2 che a £ 5.15 l’oncia un bricco da caffè di argento con manico e palline di legno color ebano di p. tale quale stà once 16 e […] 4 ½ che a £ 5 l’oncia sono £ 80.18.10 due posate d’argento cioè cucchiari e forchette di p. once sette e […] 12 che a £ 5.13.4 l’oncia due coltelli con manico d’argento e lame di ferro valutati tali quali stanno un cucchiarone d’argento di p. once sei e […] 10, che a £ 5.13.4 l’oncia una navicella da turribile d’argento con suo cucchiarino simile di p. once otto e […] 15 che a £ 6 l’oncia un Aspersorio d’argento con piccola anima di ferro e dentro la palla la spugna che tal quale stà di p. once sette […] 13 ½ che a £ 5 l’oncia imp. tre vasetti di argento per gli oli santi che sono descritti in questo sotto l’istesso numero senza tirar fuori la valuta, i quali sono in p. once 2 […] 12 ½ che a £ 6 l’oncia importano imp. un messale con coperta foderata di velluto cremisi con sfogliami, fibbie, e segnaletto d’argento, che tal quale stà si valuta una croce prelatizia di rame dorato ent. reliquie una copertina bianca ricam. d’oro una detta di raso bianco, che ambi dette copertine furono vend.te unitam. alla pisside una muta di cartelle di pero nero con sfogliami di argento altra muta di carteglorie con sfogliami di rame dorato, e inargentato sei boccioli grandi di ottone quali furono pesati e stimati con i candelieri grandi d’ottone descritti sotto il n. 53 ventiquattro boccoli d’ottone mezzani di p. libbre 7 cinque quadri che rappresentano ritratti con cornice nera (Procura – nell’inv. della soppressione si specifica: di principi, e principesse di casa Medici) un quadretto che rappresenta il Galli (procura – nell’inv. della soppressione si specifica: in rame) cinque quadri che tre rappresentano tre sibille, e due cagnolini con cornice nera filettata d’oro (procura) un quadro sopra il caminetto (camera – nell’inv. della 31 £ 222.-.- uso della chiesa £ 222.-.- £ 117.-.- Rilasciate ai PP £ 168.-.- £ 168.-.- c. 728 r £ 359.7.6 £ 409.7.8 c. 728 r £ 80.18.10 £ 80.19.- £ 42.10.- £ 42.10.- c. 728 r £ 16.-.- £ 16.-.- c. 728 r £ 36.7.- £ 36.7.- c. 728 r £ 51.15.- £ 51.15.- £ 37.15.3 £ 37.15.4 £ 15.2.6 £ 15.2.8 £ 110.-.- £ 110.-.- £ 3.-.- £ 3.-.c. 728 v c. 728 v £ 20.-.£ 10.-.- £ 28.-.£ 21.-.- c. 728 v c. 728 v c. 728 v £ 7.-.- £ 7.-.- c. 728 v £ 14.-.- Rilasciati PP £ -.10.- £ -.13.4 c. 731 r £ 10.-.- £ 15.-.- c. 732 r £ -.3.4 £ 1.-.- c. 732 v ai c. 730 v 270 274 329 348 356 356 357 358 436 481 483 495 497 498 499 500 501 502 503 soppressione si specifica: che rappresenta una marina con diverse navi) quattro quadretti vecchi (camera – nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano vari paesi) un quadro grande che rappresenta l’Assunta (dispensa – nell’inv. della soppressione si specifica: antico, dipinto in tavola dal Vanni pisano) due quadretti (bottega del legnaiolo - nell’inv. della soppressione si specifica: dorati che rappresentano uno S. Ranieri e l’altro S. Antonio Abate) £ 1.-.- £ 3.-.- c. 732 v £ 3.-.- £ 3.-.- c. 733 r £ 3.-.£ 1.-.(valutati con altri oggetti) due quadri in tavola (antirefettorio - nell’inv. della £ 4.-.£ 4.-.soppressione si specifica: grandi dorati che rappresentano S. Agostino, S. Giovanni Grisostomo, S. Michele Arcangelo, e S. Giovanni Battista) dieci quadri grandi con cornice nera filettata d’oro (refettorio - £ 10.-.£ 20.-.nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano dieci apostoli) altro quadro grande (refettorio - nell’inv. della soppressione si £ 1.6.8 £ 9.10.specifica: rappresenta il Salvatore) (per i numeri 356, 357, 358) altro quadro che rappresenta la S.ta famiglia £ 3.-.Idem altro quadro bislungo (refettorio - nell’inv. della soppressione £ 2.-.idem si specifica: che rappresenta S. Gio. Evangelista) quattro quadri tutti rotti (cucina) £ -.2.£ -.6.tre quadri grandi che rap.no paesi con cornice nera intagliata, e £ 30.-.£ 57.-.dorata a vernice (quartiere a piano terra, sala) un quadro sopra il caminetto (quartiere a piano terra, sala - £ -.13.4 £ 35.-.nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresenta un (venduto con principe di casa Medici) 12 sedie) due statue di creta (quartiere a piano terra, anticamera - £ 3.-.£ 3.10.nell’inv. della soppressione si specifica: giacenti sopra d’una base di pero fatta di creta che una di queste nella base, è rotta) quattro quadri che rapp. battaglie con cornice a velatura £ 20.-.Rilasciati ai (quartiere a piano terra, anticamera) PP due quadri con cornice nera rappr.ti fatti di storia (quartiere a £ 14.-.Rilasciati ai piano terra, anticamera) PP il ritratto di S. A. R. con cornice dorata (quartiere a piano £ 8.-.Rilasciato ai terra, anticamera) PP un quadro con due figure cornice nera filettata d’oro (quartiere £ 6.-.£ 10.-.a piano terra, anticamera) quattro quadri bislunghi con cornice intagliata e che due £ 16.-.£ 28.5.rappresentano fatti d’Istoria, e due baccanali (quartiere a piano terra, anticamera) quattro quadretti con cornice nera filettata d’oro che £ 8.-.£ 15.5.rappresentano bestiami (quartiere a piano terra, anticamera) (per i numeri 502, 503, 504) un quadretto sopra la finestra (quartiere a piano terra, £ -.13.4 idem anticamera - nell’inv. della soppressione si specifica: che 32 c. 733 r c. 736 r c. 736 v c. 736 v c. 736 v c. 736 v c. 739 v c. 742 r c. 742 r c. 743 r c. 743 r c. 743 r c. 743 r c. 743 r c. 743 r c. 743 r c. 743 v 504 515 516 517 518 522 545 558 567 568 587 588 589 590 591 597 598 606 607 608 rappresenta S. Maria Maddalena) due piccioli ritratti con cornice a velatura (quartiere a piano £ 2.-.terra, anticamera anticamera - nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano uno il ritratto del R.mo P.e Abate Ballerini e l’altro quello del R.mo Padre Abate Seravallini) due quadri con cornice intagliata, filettata di oro che uno £ 8.-.rappresenta il N.ro Signore e l’altro S. Ran.ri (camera) un quadro con cornice nera filettata di oro rappresentante S. £ 3.-.Francesco (camera) quattro quadri con cornice nera filettata di oro (camera nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano il primo un Ecce Homo il secondo la Maddalena il terzo S. Caterina, ed il quarto S. Agata) quadretto ovato con cornice nera filettata d’oro (camera nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano la Sacra Famiglia) dodici ovatini di gesso (andito - nell’inv. della soppressione si specifica: con cornici colorate di verde che rappresentano imperatori romani) quattro mensole di gesso sopra delle quali due statue (secondo scafale - nell’inv. della soppressione si specifica: che le statue sono tre e che rappresentano delle Forze) un ovato rappresentante S. M.a Vergine (arcova) 33 c. 743 v £ 11.-.- c. 744 r £ 4.-.- £ 12.-.c. 744 r (per i numeri 516 e 517) idem c. 744 r £ 2.-.- £ 5.10.- c. 744 r £ -.2.- £ -.4.- c. 744 v £ 1.6.8 £ 2.-.- c. 746 v £ 6.-.- Rilasciato ai c. 747 v PP £ 1.-.c. 748 r cinque quadretti con cornice nera (arcova - nell’inv. della £ -.16.soppressione si specifica: che sono di carta di Francia de quali il più grande rappresenta la morte, e gl’altri diverse Sante) tredici ovati che quattro mezzani, e nove piccoli (arcova - £ 3.-.nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano fiori eccettuati due che sono due ritrattino) tre quadri grandi con cornice nera della chiesa antica (sala £ 6.-.della foresteria) un quadro che rappresenta Gesù morto (sala della foresteria) un quadro con cornice di noce che rappresenta un ritratto (sala della foresteria) cinque medaglioni di gesso (sala della foresteria) due quadri bislunghi con cornici macchiate e filettate di oro (sala della foresteria) due quadri grandi rappresentanti marine due quadretti piccoli (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano fiori e uccelli con cornice nera filettata d’oro) due quadri bislunghi con cornice nera filettata d’oro (camera nell’inv. della soppressione si specifica: che rappresentano uno Nostro Signore morto, e l’altro un martirio) quattro quadri che rappresentano quattro sibille con cornice nera filettata d’oro (camera) quattro quadri di mezzana grandezza che rappres.no paesini con cornice nera filettata d’oro (camera) idem £ 6.-.- c. 748 r £ -.10.£ -.16.8 £ 9.10.c. 749 v (per i numeri 587-591) idem c. 749 v idem c. 749 v £ -.3.4 £ -.13.4 idem idem c. 749 v c. 749 v £ 24.-.£ -.13.4 £ 41.-.£ 1.6.8 c. 749 v c. 749 v £ 14.-.- £ 17.10.- c. 750 r £ 2.-.- £ 6.-.- c. 750 r £ 1.6.8 £ 5.1.- c. 750 v 614 615 616 617 618 620 625 626 627 629 635 636 641 644 645 646 653 654 655 659 663 un quadretto con cornice nera filettata d’oro che rappresenta il Beato Arcangelo (camera) due quadri con cornice nera filettata d’oro che rappresentano £ 1.6.8 paesi (camera) un quadro della chiesa antica descritto in altra stanza (terza camera - nell’inv. della soppressione si specifica: senza la cornice che rappresenta la Beata Vergine S. Agostino S. Tommaso e due altri Santi) nove quadretti di varie grandezze con cornice nera assai laceri (terza camera) sei quadretti in stampa sfondati (terza camera) cinque quadri mezzani che sono dipinti in tavola (terza camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano una Madonna, ed altri Santi i quali sono dorati e consimili nella pittura a quelli che sono nell’antirefettorio) tre cornici di quadri della chiesa antica (terza camera) quattro quadretti con cornice nera filettata d’oro che rappr.no paesi (terza camera) due quadretti che rappresentano grotteschi (terza camera) dodici quadrettini con cornice nera filettata d’oro che cinque in olio e sette in stampa (terza camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano Santi) un quadro ovato in rame che rappresenta il ritratto di una donna (terza camera - nell’inv. della soppressione si specifica: la cognata del Padre Abate Ballerini) otto quadrettini con cornice nera filettata d’oro che rappresentano frutti ottagonali (salotto che guarda il chiostro) tre quadretti con cornice nera filettata d’oro che rappresentano paesi (salotto che guarda il chiostro) quattro quadri mezzani con cornice nera filettata d’oro che rappresentano paesi (secondo salotto) cinque quadri con cornice nera che rappresentano ritratti di Casa Medici (sala - nell’inv. della soppressione si specifica: che uno di questi, ovato rappresenta il Sig. Ballerini) tre quadri con cornice nera filettata d’oro che rappresentano paesi (sala) un ovatino che rappresenta puttini (sala) sei quadri con cornici intagliate e dorate che rappresentano fiori (camera) un quadro con cornice dorata a velatura che rappresenta il Galli (camera) sei ovati con cornice nera filettata d’oro che rappresentano paesi ritrov. In n. sette (camera) un quadretto col Santiss. Crocifisso (camera) £ 82.-.c. 750 v (per i numeri da 614 a 629 e altri mobili) idem c. 751 r £ 1.-.- idem c. 751 r £ -.3.4 £ 5.-.- idem idem c. 751 r c. 751 r £ 3.-.£ 4.-.- idem idem c. 751 r c. 751 v £ 2.10.£ 2.-.- idem idem c. 751 v c. 751 v £ 7.-.- idem c. 751 v £ 2.-.- £ 5.-.- c. 752 r £ 2.-.- £ 5.8.- c. 752 r £ 20.-.- £ 35.-.- c. 752 v £ 15.-.- £ 19.10.- c. 752 v £ 5.-.- £ 12.10.- c. 752 v £ 1.-.£ 20.-.- £ 2.-.£ 34.-.- c. 752 v c. 753 r £ 4.-.- £ 12.-.- c. 753 r £ 5.-.- £ 8.5.- c. 753 v £ -.10.- Rilasciato ai c. 753 v PP £ 11.-.c. 753 v sei quadri con cornice dorata a velatura che rappresentano £ 10.-.Santi (camera) un quadretto con cornice dorata che rappresenta S. Anna che è della Compagnia del Crocifisso come asserì il Padre Abate 34 c. 750 v c. 754 r 677 678 685 689 705 706 714 715 716 717 718 724 725 726 239 240 241 248 249 250 768 (camera buia) un ovatino (salotto - nell’inv. della soppressione si specifica: £ -.6.8 rappresenta un paese) sei quadretti con cornice nera filettata d’oro che tre grandi e £ 3.-.tre piccoli (salotto - nell’inv. della soppressione si specifica: sono tanti rami rappresentanti fatti dell’Istoria sacra) un quadretto con cornice nera che rappresenta un Crocifisso £ -.6.8 (camera) undici stampe in rame con cornici nere che sette grandi e £ 4.-.quattro piccole (camera) due quadri mezzani con le cornici verdi (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano vasi di fiori) otto quadretti con le cornici verdi che rappresentano uccelli (camera) un quadretto con cornice rossa che rappresenta Nostro Signore sotto la croce (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: è di carta) tre quadri con cornici nere (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano S. Carlo S. Caterina, e S. Teresa) due quadri con cornice nera con fiori (camera) un quadro con cornice verde (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresenta un vaso di fiori) un quadretto con la cornice verde con S. Gaetano due quadri con cornice nera filettata d’oro (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano paesi) un quadro senza cornice che rappresenta la nascita un quadro con stampa in rame con bastoni n. undici stampe con bastoni di legno (camera) due quadretti di legno filettati d’oro che rappresentano vari animali (camera) un altro quadretto con cornice scuro opera del Melani (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresenta una donna) quarantatre stampe con bastoni neri, e parte con cornice nera, ed un quadretto filettato d’oro (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresenta la Nascita di Maria Vergine) tre quadri con cornice nera che rappres. fiori, e frutti (camera) £ 1.18.- c. 755 v £ 2.10.- £ 14.-.c. 755 v (vend. con una croce grande) £ 3.7.c. 756 v £ -.8.- £ 2.-.- £ -.1.8 £ -.13.4 £ 5.1.c. 757 r (per i n. 714718) idem c. 757 r £ -.10.£ -.6.8 idem idem £ -.5.£ -.4.- idem c. 757 r £ 2.8.c. 757 v (per i n. 724726) idem c. 757 v idem c. 757 v £ 2.-.c. 758 v £ 1.14.c. 758 v £ 1.-.£ -.2.£ 1.10.£ -.13.4 c. 756 v c. 757 r c. 757 r £ -.3.4 Rilasciato ai c. 758 v PP £ 4.-.- £ 4.11.- £ -.10.- £ 1.1.c. 759 v (per i n. 249250) idem c. 759 v un quadro con la cornice nera che rappresenta lo sposalizio di £ -.10.Maria Vergine (camera) due quadri de quali uno rappresenta il volto santo e l’altro al £ -.13.4 Beatissima Vergine (camera) 35 £ 11.10.c. 755 r (vend. con uno specchio) £ 8.15.c. 755 r c. 759 r £ 3.9.c. 760 r (vend. con altro oggetto) 779 780 781 789 293 805 806 807 808 809 811 812 816 817 818 819 820 825 826 833 834 835 cinque quadri, che due più grandi e gli altri bislunghi rappresent. paesi con cornice nera filettata d’oro (camera) due quadretti con cornice nera filettata d’oro (camera nell’inv. della soppressione si specifica: uno dei quali rappresenta S. Brunone e l’altro S. Maria Maddalena) quattro quadri con cornice nera filettata di oro che rappresentano quattro arti (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: la Geometria, la Pittura, la Musica ed il Ballo) quattro quadri con cornice nera rappresentanti Santi (camera nell’inv. della soppressione si specifica: il transito di S. Giuseppe, S. Antonio S. Barbara, ed il Padre Abate Rosi) quattro quadri di più grandezze rappresentanti fiori, e frutti (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: dipinti a olio che hanno alle quattro cantonate ciascuno di essi un intaglio dorato e cornici marmorizzate) un reliquiario grande antico con intagli dorati un reliquiario piccolo in mezzo vi è dipinto Nostro Signore (camera) un quadretto rappresentante la Santa Casa di Loreto (camera) un quadro rappresentante S. Torpè con cornice dorata a velatura (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: vestito da guerriero) due quadretti con cornice dorata a velatura (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: in uno v’è S. Antonio da Padova, e nell’altro un crocefisso ambedue) un rame tirato in tela con cornice nera (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: vi è Santa Maria Maddalena) £ 2.10.- £2.7.- c. 761 r £ -.13.4 £ 2.10.- c. 761 r £ 4.-.- £ 4.2.- c. 761 r £ 3.-.- £ 3.-.- c. 762 r £ 8.-.- Rilasciati PP £ 1.6.8 £ 2.6.8 £ 4.10.c. 763 r Rilasciato ai c. 763 r PP £ 4.12.c. 763 r Rilasciati ai c. 763 r PP £ 1.6.8 £ 3.-.£ 3.-.- £ 4.-.- £ -.6.8 £ 3.-.c. 763 v (per i n. 811812) idem c. 763 v due quadri in stampa che in uno vi è Venere nell’altro una £ -.10.donna (camera) tre quadri con cornice scura che rappresentano paesi (camera) £ 2.-.un quadro senza cornice che rappresenta un ritratto (camera) un quadro con cornice scura che rappresenta Nostro Signore sotto la croce (camera) due quadri rotti che rappresentano un ritratto non esistono (camera) un reliquiario antico di legno (camera) due quadri che rappresentano fiorami con cornice nera filettata d’oro (camera) due quadretti in stampa con cornice nera (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano uno la Regina Maria Clementina, e l’altro Mariolina Corvini) un quadro con cornice dorata (camera) due quadri con cornice nera filettata d’oro che rappresentano fiorami (camera) tre quadretti con cornice dorata in cattivo stato (camera nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano Marco Marino il Padre […] gesuita e Nostro Signore nel deserto 36 ai c. 762 r £ 1.-.£ -.13.4 c. 763 r £ 5.7.c. 763 v (per i n. 816818) idem c. 763 v idem c. 763 v c. 764 r £ 1.6.8 £ 3.-.- £2.-.£ 6.1.- c. 764 r c. 764 v £ -.3.4 £ 2.-.- c. 764 v £ 3.-.£ 2.6.8 £ 4.5.£ 2.10.- c. 765 r £ 1.6.8 £ 2.-.- c. 765 r 840 cinque quadri che rappres. paesi (camera) £ 1.6.8 841 un ritratto con cornice nera filett. d’oro (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresenta S. Girolamo) tre quadretti in tavola in cattivo stato (camera) due detti con cornice nera (camera - nell’inv. della soppressione si specifica: rappresentano due immagini della Beata Vergine) un quadretto rappresentante S. Girolamo (camera) un quadretto in stampa che rappresenta S. Monaca (camera) £ -.6.8 £ 2.10.c. 765 v (per i n. 840843) idem c. 765 v £ -.3.4 £ -.6.8 idem idem c. 765 v c. 765 v £ -.5.£ -.1.- £ -.10.£ -.6.8 c. 766 r 842 843 844 851 37